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-L’Angelo della Famiglia -
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Ciao ragazzi oggi voglio raccontarvi una storia bellissima; direi una
storia dai connotati angelici!
Voi credete nell’esistenza dell’Angelo custode ? Molti di voi sono certo di si,
altri forse sono più scettici, altri ancora non ci pensano proprio.
Però vado ancora oltre, credete nell’angelo protettore della famiglia?
Questo forse vi suona nuovo ! Eppure la storia che mi appresto a narrarvi, è
una storia vera al cento per cento, perché vissuta direttamente dal sottoscritto,
e sembra dar ragione a quelli che ci credono !
Voi , in questo momento starete pensando che in realtà esiste l’angelo della
famiglia; infatti fin da piccoli vi hanno sempre detto che la mamma è l’angelo
del focolare e quindi anche della famiglia. Io questo non lo nego!
E’ vero, sicuramente la mamma e’ l’angelo terreno della famiglia, ma io ho
sempre percepito che ne esiste anche un altro al di sopra della natura umana,
un angelo ultraterreno che ama e soprattutto protegge ogni singolo
componente della famiglia.
Personalmente ne ho avuto tante prove tangibili che ora passo a raccontarvi;
prima però è giusto che mi presenti :
“ Mi chiamo Maurizio e nasco a Firenze una domenica di luglio del 1939,
quando in Europa sta scoppiando la seconda guerra mondiale. Vengo
battezzato nel Battistero, così come ogni altro fanciullo che nasceva in quel
periodo a Firenze.
Battistero di Firenze
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Cresciuto nel rispetto dei valori umani e sociali appresi dalla famiglia prima e
dalla società poi, e nel conforto quotidiano della fede cristiana trasmessami
dai genitori, arrivo direttamente a parlarvi del primo episodio in cui ho
percepito nettamente la presenza del mio Angelo Custode, che poi sarebbe
diventato l’ angelo della mia famiglia.
Cap. 1 - Anni della fanciullezza.
A - 1947 - Frequento la terza elementare in una scuola di un piccolo paese,
sulle colline che attorniano Firenze , dopo Scandicci, zona che oggi è
tristemente nota come la zona del mostro di Firenze; ma io ricordo una
campagna bellissima che allora accompagnò la mia crescita per circa cinque
anni ; dalla prima alla quinta elementare.
Dunque, quel giorno, in classe, veniva fatta l’estrazione dei premi di una Riffa
che aveva interessato tutta la scuola. Io ne ero estremamente felice, perché
avevo contribuito con impegno alla vendita del pacchetto di biglietti che mi
aveva affidato la maestra. Purtroppo non ero riuscito a venderli tutti ; così
l’ultimo rimasto lo avevo comprato io e mentalmente avevo pensato :
“ se vinco offrirò il Premio alla mamma.”
Il primo premio era un grande vaso da fiori alto
almeno 80 cm. e di una bellissima ceramica dai
mille colori. Lo so, oggi potrebbe sembrare un
regalo di poco conto, ma all’epoca per tutti noi
ragazzi sembrava un dono da favola, come la
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lampada di Aladino per capirsi.
Arrivati all’estrazione, iniziano con il terzo premio, poi il secondo ed infine
arriva l’estrazione del primo premio. Nel preciso istante in cui il ragazzo
bendato infila la mano nel contenitore dei biglietti per l’estrazione del primo
premio, sento nel mio corpo una strana vibrazione e come un forte calore, e
subito dopo viene letto il numero estratto, era il mio.
Mi venne quasi da piangere per la gioia ! Ma mi trattenni e pensai “ grazie
angelo mio ” , Lui sapeva quanto desiderassi regalarlo alla mia mamma.
In seguito, qualcuno a cui avevo raccontato il fatto , cercò di spiegarmelo
come un fatto fortuito e che il mio desiderio di fare un regalo a mia mamma
era così forte che dopo aver conosciuto il numero estratto, mi ero
emozionato.
Non è assolutamente vero! Ricordo perfettamente che quelle mie sensazioni
si erano sviluppate prima dell’estrazione, nel momento in cui il ragazzo
inseriva la sua mano nell’urna. Per me l’angelo aveva guidato la mano del
ragazzo sul mio biglietto, io lo so, ne sono certo.
Ma passiamo oltre , al secondo episodio; secondo me altrettanto miracoloso.
Anno - 1948 – Frequentavo la terza elementare. Da un certo momento, non
ricordo bene come ne perché, ma eravamo al secondo trimestre, inizio a
zoppicare.
All’inizio i miei non si preoccupano molto, passerà, dicono; ma dopo qualche
tempo visto che zoppicavo sempre più frequentemente, si decidono a farmi
visitare. Prima da un dottore, poi da un secondo, ritenuto più bravo, e infine
non avendo ricevuto alcuna notizia confortante, decidono di portarmi
direttamente all’ ”Ospedalino Majer” così si chiamava l’ospedale dei bambini
a Firenze ed esiste ancora questo Ospedale .
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Qui, dopo una visita abbastanza accurata,i medici decidono di ricoverarmi.
Non esiste ancora una diagnosi precisa, per questo vogliono tenermi in
osservazione.
All’inizio pensano possa essere una forma di rachitismo per cui l’osso di una
delle due gambe si sta accorciando.
Così viene deciso di mettermi dei pesi alla gamba con la quale io zoppicavo.
Più di una settimana sono rimasto in quel lettino con dei grossi pesi che mi
tiravano la gamba. Non vedendo alcun risultato, anzi dopo la terapia io
zoppicavo anche di più, decisero di chiamare altri medici e fecero un consulto
di gruppo.
Io ero un ragazzo, ma non ero stupido, al vedere tutti quei camici bianchi
intorno al mio lettino, mi preoccupai alquanto e ricordo che spesso mi
rivolgevo al mio angelo custode con la preghiera nota
“ Angelo di Dio che sei il mio Custode…” etc etc ; finalmente uscirono con
una diagnosi precisa, si trattava di “ Cossite acuta” malattia oggi nota come
tumore osseo. Io, naturalmente questa cosa la seppi solo in seguito dai miei
genitori.
Ricordo però molto bene le facce dei miei genitori e quella di mia nonna
Rosina che nell’occasione si era unita a
loro. Sembravano dei Cadaveri viventi,
oggi si direbbe: tre zombi.
Io non capivo , ma ero veramente molto
preoccupato. Ancora e con insistenza mi
rivolsi al mio Angelo custode oltre che
al buon Gesù.
Ospedale pediatrico Mayer di Firenze
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Alcuni giorno dopo a quel consulto infausto, i miei genitori vennero a
prelevarmi dall’Ospedale.
“ Perché usciamo ? Dove mi portate ? “
Mi raccontarono che mamma si era ricordata di avere un cugino che faceva
l’assistente al Professor Scaglietti, primario dei reparti di Ortopedia e
Traumatologia degli ospedali di Firenze e di Bologna, una vera eminenza
grigia nel campo delle ossa. Così erano riusciti ad ottenere un consulto presso
questo professore.
Non dimenticherò mai quel giorno !
Ero in quella stanza dell’Ospedale Palagi di Firenze, quando vidi venire verso
di me un omone grande e grosso con un bel camice bianco e con una folta
barba bianca. Con una voce stentorea come fosse un babbo Natale, mi disse :
“Sali sul lettuccio” e così feci ; ma lui riprese : “ non così, ma a pancia
sotto” . Poi mise il suo grande ditone indice in un zona del mio fondo schiena
e mi chiese : ” fa male qui? ” Si, si , risposi io.
La diagnosi fu immediata : “ Questo è un ascesso interno dovuto a qualche
puntura andata in suppurazione ” E la terapia fu altrettanto rapida : “ Portate il
ragazzo a casa e fategli molti impacchi caldi nella zona che vi ho mostrato,
finche l’ascesso uscirà fuori ; poi i medici lo cureranno. Così fu e così ancora
una volta il mio angelo mi aveva protetto. In seguito i dottori si resero conto
che permanendo in quella situazione per qualche altro giorno il Pus avrebbe
attaccato la spina dorsale, con conseguenze che lascio solo immaginare .
Ma passiamo oltre :
Cap. 2 - Anni della giovinezza.
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A - 1965 – Avevo oltre venticinque anni; prima domenica del mese di giugno,
con la seicento prestatami dai genitori, in compagnia della mia ragazza , mi
reco al mare e mi fermo sulla spiaggia di una caletta nei pressi di Livorno.
Ci stendiamo entrambi sui nostri asciugamani, mentre mi rendo conto che
siamo solo noi due in quella caletta, forse perché
la stagione era appena all’inizio. Il mare era abbastanza
mosso. Dopo un po’ , la mia ragazza si tuffa in mare
mentre io resto a guardia degli oggetti che avevamo
con noi, una radiolina etc; essa arriva subito al centro
della caletta e pochi minuti dopo, rientra a riva, nuotando
tranquillamente; Io naturalmente, da buon maschio latino,
voglio subito dimostrarle che non sono da meno e mi tuffo.
Con poche bracciate arrivo anche io al centro della caletta.
Mentre galleggio sull’onda lunga, guardo verso di lei e mi accorgo che, lei è
distesa al sole e sembra addormentata . Le onde diventano sempre più alte e
paurose, mi consentono di vedere la spiaggia solo a momenti alterni.
Dato che quella era per me la prima uscita dell’anno e che la mia
preparazione fisica era abbastanza scarsa, per aver passato tutti quei mesi a
studiare per i miei studi di ingegneria, ho realizzato che dovevo rientrare
subito a riva per non perdere le poche forze rimaste.
Così inizio a nuotare con vigore per rientrare. Dopo pochi minuti mi rendo
conto che nuotavo a vuoto, la corrente mi riportava sistematicamente al
centro della caletta.
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Comincio ad avere paura ed intensifico gli sforzi per rientrare ( per inciso
voglio dire che non ero pratico del mare di scoglio,in quanto di norma le mie
vacanze le trascorrevo sul mare di spiaggia, presso Viareggio ) ma più
nuotavo, più mi stancavo senza riuscire ad avvicinarmi alla riva.
L’onda era sempre più grossa e solo quando ero sulla cresta riuscivo ancora a
vedere la ragazza che riposava; inizio ad agitare le braccia per segnalare la
mia difficoltà ma lei è sempre li distesa. Le mie forze sono all’estremo, non ce
la faccio più, grido: “aiuto, aiutoooo” , ma non succede niente. Inizio ad
andare su e giù dentro l’acqua ed ogni volta ne bevo un po’di più .
Ricordo come in quel momento, mi sono rivolto a Dio ed ho chiesto aiuto al
mio angelo , poi mi sono lasciato andare, senza più alcuna forza . Pochi
istanti dopo , mentre affondavo per l’ennesima volta, mi sento afferrare per i
capelli (meno male che ne ho sempre avuti tanti! ) e restando appena
semicosciente mi sento trascinare via da mani robuste.
Due giovani livornesi scesi nella caletta alcuni istanti prima, mi avevano visto e
sentito e si erano gettati generosamente per salvarmi. Grazie Dio mio, grazie
Angelo mio che hai mandato quei due bravi giovani ! Vorrei poterli
ringraziare ancora!
Ancora emozionato dal ricordo di quel fatto, passo all’ultimo episodio
capitatomi prima di avere una mia famiglia.
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A- 1966 – Servizio militare.
Da pochi giorni sono partito per il Servizio Militare. Quella mattina di fine
ottobre, ci devono fare la puntura sul petto che io sapevo essere piuttosto
potente, per averlo sentito da chi già l’aveva fatta. Siamo tutti in fila indiana, a
petto nudo e passiamo davanti a due infermieri in camice bianco; il primo ci
spalma sul petto una sostanza rossa con un pennello, probabilmente era
tintura di iodio, ed il secondo inietta con una siringa abbastanza grossa il
siero “antitutto”. Io , che ero e sono ancora un tipo abbastanza emotivo, mi
faccio coraggio ed avanzo senza timore verso il mio turno.
Appena ricevuta la mia dose di siero, mi congratulo con me stesso per essere
riuscito a superare tranquillamente ed indenne quella situazione. Ma dopo
altri sei, sette secondi mi accascio a terra senza capire più niente.
Nei momenti successivi mi è capitata una cosa, a dir poco incredibile ed al
tempo stesso meravigliosa, mi trovavo in un mondo strano, etereo, come se
fossi su delle soffici nuvole ed una luce intensa, quasi accecante, era tutto
intorno; una sensazione bellissima e quasi afrodisiaca pervadeva tutta la mia
persona. Io ad un certo momento mi trovavo in alto e vedevo sotto di me un
gruppo di persone affannarsi intorno ad una lettiga; solo un po’ dopo ho
intravisto che loro stavano tutti agitati sopra l’immagine del mio corpo, fermo,
steso su quel lettuccio.
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Qualche tempo dopo ( ho saputo solo in seguito che sono rimasto in quello
stato per oltre 2 minuti e mezzo) ad alcuni richiami insistenti che a me
sembravano venire dal fondo di una valle oscura, ho riaperto gli occhi ed ho
visto intorno a me una schiera di persone in camice bianco che si affannava
per riportarmi alla vita, così loro dissero poi, perché avevano temuto di
perdermi; ripeto questo fu il commento di un dottore che si trovava sul posto
dopo che mi ero ripreso.
Dove ero finito in quel breve lasso di tempo ? Quella sensazione dolce e così
appagante in cui mi ero trovato, cosa era? Come avevo fatto a vedere il mio
corpo steso su quel lettuccio? A queste domande non ho mai saputo
rispondere ; con il tempo ho cercato di non pensarci più, ma oggi, che mi
sono deciso a parlarne, ho la certezza di aver avuto, allora, un aiuto da
qualcuno che mi ama profondamente e che voleva che tornassi in me .
Forse il mio amico Angelo, forse mio fratello Gesù, non lo so, ma sono sicuro
che sia stato un intervento Superiore.
Cap. 3 – Dopo il matrimonio. (L’Angelo diventa l’Angelo della Famiglia)
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In sei anni, dal 1968 al 1973, mia moglie Paola mi regala quattro bellissimi
bambini. Tutti maschi. Marco; Gaetano; Michele e Mauro.
Io mi sono laureato in ingegneria e lavoro i primi anni a Milano presso l’Alfa
Romeo. In seguito faccio alcuni trasferimenti, sempre per motivi di lavoro ,
portandomi sempre dietro tutta la famiglia. Così da Milano arrivo a Roma
dove è nato il mio quarto figlio Mauro nel giugno del 73.
Poi da Roma a Napoli , dove producevo particolari meccanici per l’Alfa Sud di
Pomigliano e proprio qui avevo preso casa in un appartamento di un bel
residence che era dotato di 2 piscine, campi da tennis etc..
Per inciso voglio raccontarvi che, essendo io ormai un uomo devoto alla
propria fede cristiana, ogni sera le mie preghiere , erano soprattutto “ Padre
nostro” – “ Ave Maria” e “ Angelo Custode”
Ma questa ultima preghiera adesso suonava così : “Angelo di Dio che sei il
“nostro” Custode etc…etc…” si perché io sapevo che il mio Angelo Custode
adesso si sarebbe occupato ed avrebbe custodito la mia intera nuova famiglia.
Ed oggi , pubblicamente lo ringrazio di cuore perché così e’ stato, sempre.
Tornando alla abitazione a Pomigliano, era il 1974, in Primavera, tutti e
quattro i miei figli erano nel piccolo parco del residence a giocare, sull’erba;
non c’era alcun pericolo. Le piscine erano attorniate da una robusta rete
metallica ed i cancelli chiusi a chiave. All’improvviso piombò in casa Marco, il
più grande – sei anni – gridando : ” Papà, Mamma, Mauro è caduto nella
piscina…“ .
( per inciso Mauro aveva solo un anno )
Con due salti, per le due rampe di scale
eravamo giù nel giardino.
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Affannati ed impauriti, scavalcammo la
rete di protezione e affacciati al bordo della piscina, riuscimmo a vedere sul
fondo asciutto il piccolo mauro che gattonava.
Le piscine fortunatamente erano vuote per la pulizia periodica; lui era passato
da un foro della rete e vi era caduto dentro da un’altezza ricordo di circa tre
metri. Ma il nostro Angelo lo aveva protetto. Non aveva un graffio.
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A-1975 - Responsabile in una ditta di Cucine Componibili.
Ho da poco cambiato lavoro ed andiamo ad abitare in una villetta in un
ameno paesino della Valle dell’Arno, San Giustino Vald’Arno – situato su una
collinetta a metà strada fra Montevarchi ed Arezzo.
In questa mia nuova funzione di responsabile di produzione, estremamente
interessante, desideravo crescere rapidamente , per questo, i primi tempi,
resto in fabbrica anche dodici ore al giorno; cercando di imparare tutto nel
più breve tempo possibile.
Cucina componibile
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Un giorno , mentre mi trovavo fra le linee di produzione, vedendo un grosso
truciolo di plastica che sembrava poter compromettere il buon andamento
della linea, intromisi la mano destra fra gli ingranaggi della catena, per tentare
di toglierlo; non sembravano esserci impedimenti.
Ma quasi contemporaneamente al mio movimento, ecco una piccola fresa che
girava a mille, si sposta rapidamente nella direzione della mia mano ed in un
attimo mi ritrovo con uno squarcio largo e profondo sul dorso della stessa.
Urgentemente fui trasportato al più vicino ospedale, a Montevarchi, mentre il
sangue usciva copioso. Al pronto soccorso, il medico di turno, mi esaminò
attentamente la mano e dopo aver tamponato il sangue disse all’infermiera di
preparare ago e filo, così avrebbe ricucito la ferita. Qualcuno si chiederà
“ beh ?” Sono cose che capitano! Dov’è l’intervento dell’Angelo?
Eccolo; alcuni secondi dopo , il primario ortopedico che stava arrivando in
Ospedale, passa dal pronto soccorso, e chiede al dottore : “ Tutto bene ?” -
“ Si, si, ecco stavo per effettuare questo intervento di ricucitura alla mano di
questo signore”. Il professore si avvicina, mi prende la mano con la sua mano
sinistra e con la destra allarga leggermente la ferita, facendomi anche un pò
male; quindi dice al dottore : “dottore mi segua”.
Si ritirarono alcuni minuti in una stanzetta attigua, dalla quale sentii uscire
alcune grida allarmanti. Era il primario che stava rampognando severamente il
medico del pronto soccorso.
Dopo poco rientrò il medico che ordinò all’infermiera di farmi subito il foglio
di ricovero perché avrei dovuto essere operato al più presto. Avevo un
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tendine reciso completamente, un secondo tendine che stava per staccarsi ed
una parte del metacarpo frantumato.
Il mio Angelo Custode aveva mandato il Professore esattamente nel momento
che serviva. Io non ci credo soltanto, lo so per certo. Per inciso; se mi avessero
ricucito come stavano per fare, sarei rimasto probabilmente invalido alla
mano destra per tutta la vita. Grazie Angelo mio e grazie Buon Dio!
Alcuni mesi dopo, sempre a San Giustino, era un giorno di festa ed io e mia
moglie avevamo deciso di uscire per portare i ragazzi a fare un giro in
macchina. Esco dal garage in retromarcia con l’auto e mi accingo a fare
manovra di conversione in giardino, prima però mi fermo per vedere dove
stavano i bambini, Marco e Gaetano stavano sul marciapiede della villetta
fermi, mentre Paola dall’altro lato teneva per mano i piccoli. Cosi decido di
fare l’inversione in giardino sempre in retromarcia.
Eseguo la manovra e subito sento un forte grido “ Fermo, fermoooo “.
Michelino aveva lasciato la mano della mamma ed era venuto verso la
macchina per entrare, ma durante la manovra, un fianco dell’auto lo aveva
buttato a terra e lui era steso sul ghiaino con il viso insanguinato; sulla
manina sinistra si vedevano i segni del battistrada della ruota anteriore.
Sembrava come morto, quando lo tirammo su da terra; il volto era sporco di
terra e sangue ed io non riuscivo a capire se lo avessi colpito in testa con la
gomma dell’auto; ero terrorizzato. Lo sdraiammo sul sedile posteriore
dell’auto e mentre Paola gli teneva la testa, io correvo a tutta birra verso
l’ospedale di Arezzo che non era il più vicino, ma sicuramente il più rapido da
raggiungere senza troppe curve della strada.
Correvo e pregavo, pregavo e correvo ! Ad un tratto: “ Papà ..…. Mamma.. !
Dove andiamo ?”
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Si era ripreso dallo choc. Paola nel frattempo gli aveva ripulito il viso con un
fazzoletto. Arrivati al pronto soccorso dell’ospedale, Michi, così lo
chiamavamo allora, era perfettamente tornato in se; visto che al pronto
soccorso c’era una coda di gente incredibile, decidemmo che non ce n’era più
bisogno. Era salvo e stava bene. Il nostro Angelo della famiglia aveva operato
di nuovo. E quante volte ancora ci ha assistiti nei piccoli e grandi problemi!
Alcuni mesi dopo infatti, sempre a San Giustino, mentre ero in fabbrica al
lavoro, arriva mia moglie tutta trafelata e fuori di se con Gaetano piccolo in
braccio. Anche lui sembrava come morto, la testa e le gambe ciondolavano.
“Maurizio, Maurizio, aiuto lo ha investito un motorino davanti casa! “ gridava .
Altra corsa in macchina verso l’ospedale, ed altra corsa inutile; dopo pochi
minuti Nino si era ripreso e stava benissimo.
Cap. 4 – Carsoli ( al confine fra Lazio e Abruzzo).
Primavera del 1976 – Lasciata la fabbrica di San Giustino Val d’Arno, mi ero
da poco trasferito a Carsoli per un lavoro simile ma di maggior prestigio.
Avevamo traslocato da poco, tanto che alcuni mobili armadio messi nella
camera dei bambini dovevano ancora essere legati fra loro e solo in seguito
riempiti. Io e Paola eravamo in cucina
indaffarati nel sistemare gli oggetti a
trasloco appena ultimato.
Ad un tratto sentiamo un tonfo terribile provenire da una cameretta dei
ragazzi; ci precipitiamo dentro e vediamo Marco ( aveva circa sette anni) che
tentava di alzare uno di quei mobili, pesanti da non credere, perché era
caduto a terra.
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“ Marco lascia stare ci penso io, non ti preoccupare”. dissi e lui “ Ma papà !!
Sotto il mobile c’è Mauro !! “
Immediatamente alziamo il mobile e da una nicchia a giorno dello stesso esce
fuori Mauretto ( aveva circa 2 anni) incollume ed alquanto divertito.
Cosa era successo? Dopo ci hanno raccontato che tentavano di fare la scalata
del mobile. Mauro era riuscito ad arrivare al primo ripiano a giorno mentre
Marco era riuscito ad arrivare più in alto, quasi in cima. Essendo in equilibrio
instabile, il mobile era piombato a terra, proiettando marco per terra in fondo
alla stanza e Mauro con l’aiuto del nostro caro Angelo della famiglia era
rimasto nel vano a giorno. Non è solo fortuna, bisogna credere ed avere fede!
Sempre a Carsoli, nell’appartamento preso in affitto al secondo piano di un
condominio , avevo fatto costruire un caminetto in un angolo della sala.
Questa era situata di fronte alla cucina subito dopo il portone di ingresso; poi
vi era un lungo corridoio e vi erano la camera di Mauro e Michi, i piccoli, poi
quella di Marco e Gaetano ed in fondo al corridoio la nostra.
Una notte, nel sonno, sento come una voce che mi chiama. Mi sveglio e
cerco di capire chi o cosa fosse stato quel verso sentito. Non riesco a capire e
decido di andare nelle camere dei bambini per verificare. Apro la prima
camera, ma niente, Marco e Gaetano dormono tranquilli.; apro la seconda
camera ed ancora niente Michi e Mauro dormono. Solo mi sembra che
Michele si agiti un po’ nel sonno. Ma niente di che allarmarsi. Decido di
tornare a letto; quando sento alcuni rumori sospetti verso la porta d’ingresso.
Mi posi sul chi va là, “ saranno ladri pensai”; così mi avvicinai al portone
d’ingresso. Cautamente aprii la porta ma non vidi nessuno per le scale, tutto
buio. Ancora una volta decisi di tornarmene a letto; ma mentre passavo
davanti alla porta chiusa della sala, sentii “ cric, croc ” come dei topi che
rosicavano.
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Aprii la porta ed un nugolo di
fiamme e fumo mi investì.
La legna che tenevo di scorta
Sotto il caminetto aveva preso
fuoco , la sala si era riempita
di fumo nero, alcune sedie si
erano già incendiate. Le fiamme
stavano per estendersi al resto
dei mobili. Io e Paola gettammo acqua in abbondanza per oltre un’ora , meno
male che quella notte non l’avevano tolta; infatti spesso in quel paese la
chiudevano!
Riuscimmo così ad evitare un incendio che avrebbe potuto estendersi a tutta
la palazzina ; il fuoco aveva già creato un foro nella soletta davanti al
caminetto e alcune scintille stavano cadendo nell’appartamento sottostante.
Inoltre siamo stati fortunatissimi che la porta della sala era chiusa, altrimenti
tutto quel fumo con l’ossido di carbonio ci avrebbe fatti passare dal sonno
terreno a quello eterno! In seguito ho riflettuto molto e spesso mi sono
chiesto:
“ Chi mi ha chiamato nel sonno ?” I ragazzi dormivano tutti serenamente; era
stato forse il nostro Angelo, oppure ? Anche a questa domanda non ho mai
avuto risposta, ma non importa, io lo so!
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Cap. 5 – Fiuggi ( al centro della bella terra Ciociara).
Nel 1978 ci trasferiamo a Fiuggi, dove risiedo tutt’ora, perché avevo preso
servizio alla Videocolor di Anagni.
Questa cittadina ha visto crescere i miei figli che, giunti ragazzi, vi sono
diventati uomini. Ma quante peripezie anche qui! Quanto volte ho dovuto
preoccuparmi, soffrire e infine ringraziare il buon Dio e Lui, il nostro Angelo
Custode per averci ed averli sempre protetti da se stessi e dai pericoli esterni!
Come quella volta che mi vennero ad avvertire che mio figlio Michele ( aveva
credo 13 anni) era stato investito da una macchina nella via Diaz ( zona
chiamata girone); sceso dall’ autobus, tornando da scuola, aveva attraversato
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la strada, un po’ disattento, dietro l’autobus ed era stato preso in pieno da un
auto che proveniva dalla corsia opposta. Noi abitavamo a 150 mt. da quel
sito; cosi mi precipitai di corsa a piedi per soccorrerlo, ma arrivato sul posto
non c’era più.
Mi dissero che lo avevano portato d’urgenza con una macchina al pronto
soccorso cittadino che si trova presso la città vecchia. Corsi di nuovo a casa a
prendere la mia auto e via come un razzo verso il pronto soccorso.
Premevo sull’acceleratore e pregavo “ Dio mio…Dio mio… ti prego ! “ ;
arrivato sul posto mi precipitai dentro la saletta, non sapevo niente, ma vidi
Michele seduto sulla lettiga che parlava col dottore, si stava riprendendo dallo
schoc! Per grazia di Dio non aveva subito traumi gravi !! Dopo poco
tornammo a casa sereni e felici dello scampato pericolo.
Al Campeggio
In quegli anni, dalla fine della scuola a giugno fino ai primi di settembre, ero
solito portare Paola con i ragazzi al mare al Lido dei Pini, in campeggio ; io
poi li raggiungevo il venerdì sera e ripartivo per il lavoro al lunedì mattina. Un
giorno di luglio del 1985, ero appena tornato a casa dal lavoro e stavo
cenando, quando mi arriva una telefonata da una signora che conoscevo
perché aveva la tenda vicina alla nostra roulotte: “ signor Garofalo, venga
presto al Camping … suo figlio Mauro ha avuto un brutto incidente con la
bici, ora si trova al pronto soccorso di Anzio con sua moglie !”.
Ancora con il boccone in bocca, mi precipito in auto e mi metto a correre
come un pazzo prima per le strade di Fiuggi, poi giù per la superstrada di
Anagni e via verso il Campeggio.
Quando vi andavo, normalmente, le altre volte, non impiegavo meno di
un’ora e venti minuti; quella sera in 50 minuti ero al Campeggio.
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Non vi dico quanti pensieri mi attraversarono la mente durante tutto quel
tempo e quante preghiere! Perché mi avevano chiamato? Altre volte erano
successi piccoli incidenti con bici o altro, ma non mi avevano mai fatto correre
così. Era successo qualcosa di grave ?
Insomma, finalmente arrivo in campeggio e mi precipito a piedi verso la
roulotte, da lontano vedo che intorno ad essa si è radunata un folla di
persone. “ Dio mio, Dio mio cosa sarà successo ?” e correndo, con gran
timore, entro dentro la roulotte; Mauro era steso sul letto e la mamma gli
teneva una borsa del ghiaccio premuta sulla testa. Mi tranquillizzò subito,
“ Maurizio non ti preoccupare tutto ok adesso. Al pronto soccorso mi hanno
detto soltanto di tenerlo in osservazione questa notte e che dovrebbe andare
tutto a posto!”. Quasi mi venne da piangere per la gioia dello scampato
pericolo, l’ennesimo che il mio / nostro Angelo Custode ci aveva regalato.
Un’altra volta capitò a Michele un incidente con la bicicletta, sempre al
campeggio, in questo caso il ragazzo cadendo violentemente si era infilato
nel petto un freno con grande fuoriuscita di sangue e col rischio di tagliarsi
una vena del collo con conseguenze gravissime, ma ancora il nostro Angelo è
intervenuto limitando il tutto ad una medicazione al più vicino pronto
soccorso.
Sissignori, bisogna credere all’angelo della famiglia e dargli fiducia. Lui
cercherà sempre di fare di tutto per proteggerci. Soltanto in rarissimi casi non
riesce, ma sempre ci prova. Dipende anche da quanta fede abbiamo noi in Lui.
Non vorrei annoiarvi con questi miei ricordi, ma credo possano essere una
reale testimonianza di quanto possa fare quell’Angelo di cui parlo nel titolo,
soprattutto quando lo accompagniamo con una fede piena e sincera.
I ragazzi stanno diventando grandi
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Andando avanti nel mio escursus, arriviamo a quando i ragazzi, divenuti ormai
giovanotti, iniziano ad andare in giro con l’auto. Devo premettere che a tutti
avevo sempre promesso che non avrei mai comprato loro né motociclette né
motorini perché non mi fidavo né mi fido di un mezzo a due ruote che và
tanto veloce. “ Però appena avrete 18 anni, prometto che vi farò prendere la
patente , anzi vi farò io stesso la scuola guida” – infatti ero abilitato come
Istruttore di guida, per averlo fatto anche durante il servizio militare.
Dunque siamo nel 1987 una sera di autunno ; Marco il più grande, che da
pochi mesi aveva ottenuto la patente, era andato a fare un giro con amici,
usando la Talbot della mamma.
Noi non ci preoccupavamo perché sapevamo che era un giovane giudizioso.
Alle ventitre circa, come al solito, ci eravamo messi a dormire. Ad un certo
punto della notte ci sveglia una scampanellata. Guardo l’orologio, sono le due
passate, mi preoccupo, apro e mi viene incontro la mamma di un amico di
Marco, con il quale egli era uscito ; “E Marcooo ? ” gridai subito !
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“Niente, niente, non ti preoccupare ; Marco sta bene vieni avanti Marco non
temere!” mi rispose. Marco si era fatto precedere da lei forse perché temeva
la mia reazione, dato che aveva distrutto la macchina, Ma era sano e salvo .
In una strada periferica di Fiuggi, ad una curva , a causa delle foglie cadute e
bagnate dalla pioggia recente, la macchina era slittata prima verso sinistra poi
a destra sul ciglio della strada finendo di schiantarsi fra un palo della luce ed il
dosso del ciglio stradale. Macchina distrutta ma lui e i suoi amici usciti tutti
indenni. L’Angelo aveva fatto gli straordinari, aiutando lui e tutti i suoi amici.
Ci sono state tante altre situazioni di pericolo in cui io mi sono trovato io o
qualcuno dei miei cari, ma sempre il nostro carissimo Angelo familiare ci è
stato vicino, pronto a proteggerci. Accennerò soltanto ad un ultimo episodio
capitato a mio figlio minore.
Anche lui , appena presa la patente, verso i diciotto anni, un giorno si fece
prestare l’automobile per fare un giretto intorno a Fiuggi con un amico.
Anche lui slittò alla stessa curva dove aveva avuto l’incidente suo fratello,
sempre a causa delle foglie fradice e di una guida ancora non sicura; questa
volta però l’auto dopo un testa coda, si ribaltò e finì ribaltandosi in un
dislivello sottostante.
Il tettuccio dell’auto si schiacciò dentro l’abitacolo dalla parte del passeggero;
ma, ecco l’intervento del caro Angelo il suo amico a fianco non si fece un
graffio, perchè stava con il sedile tutto disteso per fare una dormitina. Così
sia lui che il suo amico uscirono indenni dall’auto semidistrutta.
Basta non voglio più annoiarvi, ma ho voluto narrare quanto sopra come
testimonianza per chi crede ed anche per chi non crede dell’esistenza del
Soprannaturale. Questo, che è sicuramente una Forza d’Amore e non di male,
ha operato, opera ed opererà sempre per il bene di coloro che Gli danno
fiducia.