L'Anfiteatro Flavio Nei Suoi Venti Secoli Di Storia

407

Transcript of L'Anfiteatro Flavio Nei Suoi Venti Secoli Di Storia

P.

COLAGROSSI

'

>

L'AMTEATEO FLAVIONEI SUOI VENTI SECOLI DI STORIA

(CON

It

ILLUSTRAZIONI E

6

TAVOLE)

FIRENZELiBKEKiA Editrice Fiorentina

ROMALibreria " Propaganda1913,,

Quirioo Castello

fvif

PROPRIET LETTERARIAStabilimento Tipografico S. Giuseppe

-

Via Pandolfini 26, Firenze.

AL

R.MO P.

PACIFICO MONZA

MINISTRO GENERALE DEI FRATI MINORI

QUEST'UMILE LAVORO

INTOKNO AL GRANDE ANFITEATROIN CUI L'ILLUSTRE

APOSTOLO MINORIT

LEONARDO DA PORTO MAURIZIOMEDIT SOVENTE

ED INSEGN A MEDITARELA PASSIONE DI CRISTO

INDICE GENERALE.

PrefazioneInivoditzione

Storia generale degli antiteatri

.....I.

l'ng.

1

3

P.\RTE

Dalle origini al secolo VI dell' era

volgare.

Capitolo Primo.

Edificazione

Dedicazione

comraeiiiorative

Spese approssimative

Feste inaugurali Epigrafi..

Medaglie.

l^'f(l-

31

Capitolo Secondo.

mensioniClipei

Descrizione della parte esterna

dell'

Anfiteatro Flavio

Di-

Architettura

Materiali usati nella costruzione

Perni e sprangheDescrizionePortici

Sezione.

(aptoln Terzo.Ipogei

dell'interno

dell'Anfiteatro

..... FlavioVelario,

Statue

/'ai/.

41

sotterranei

Cavea

.

Arena Anemoscopio..

Architettone notare che le aperture dalle quali nei giuochisi

si

facevano

uscire le belve,

dissei-o in

ogni tempo portae.

Le paroleludis

di Plauto (1) son

Citiiis

a foro fugiunt, quam ex portale fiere, e

cum

emissus ut lepusle

;

parola con cui dopo l'invenzione degli ani teatri furono chiamate anche

boc-

che delle cellette dalle quali uscivanole

quindi anche

gli sportelliil

che

chiudevano; come accade anche adesso,

c.he si

dice porta tanto

vano che

r imposta che lo chiude.

Conosciuto ci che fossero negli anfiteatri

i

postica e le portae posticiae,

vediamo dove

quelli e queste fossero.

Le bocchevanole fiere.

dei postica

doveano comunicare coU'arena,

se

da

essi

sbuca-

Negli anfiteatri non v'erano che due porte che immettessero

nell'arena, e questegioi-e:

due grandi porte

si

trovavanodirla

alle estremit dell'asse

magtibiti-

una era

la principale, e

potremmo

pompae ;

l'altra era la

nensis.fiereil

A

nessuno potr cadere in mente che da queste porte sbucassero

le

propriamente dette. Nella parete poi che attorniava l'arena e sostenevafine,

terrazzo del podio, non v'erano n potevano esservi porte a quel

perch

dietro di quella parete girava

un corridoio, il quale era destinato, come in breve vedremo, ad uso delle persone ragguardevoli che occupavano il ripianodel podio.

Ma

anche dato e non concesso che nella parete attorno all'arenaporte allo scopo suddetto,davanti?!...il

vi fossero state

come questeluogo peril

si

sarebbero potute

chiamare posticae se stavano

Mastretti,

dove adunque dovremo noi ricercarenell'

quale:

le fiere

sbuca-

vano neir arena ? Non altrove cheoscuri e

ipogeo dell'arena stessa in quei pozzisi

necessariamente coperti da sportelli di legno. Se poi mi

domandasse

la ragione pei- cui quei pozzi si fossero potutipoi,

chiamare postica

(almeno dal sec. IV inIl

epoca degli esempi che possediamo), risponderei:1"

sostantivo neutro posticum ha due significati:2 bottino degli

uscio di dietro dellag'

casa;i

agiamenti

(2).

In questo secondo senso

interpreti ed

lessicografi spiegano quell'

appositum posticum

di Lucilio (3): Pistrino aple cellette in cui si

positum posticum

sella, culina.

Ed invero

racchiu-

devano

le fiere,

per poi da esse farle sbucaredisse

sull'

arena, aveano la forma discrisse

veri bottini;li) (2) (3)

cosicch non

male Ammiano allorch

che Massi-

Pers. 3, 3, 30.

O

cessi.

Sat. lib. Vili.

60

PAKTE

I.

-

DALLE ORIGINI AL SECOLO

VI

DELL'ERA VOLGAREquando uscivano

mino era furibondo come erano spessofinalmente libere dai disserrati bottini.del

le fiere

anflteatrali,

E

qui

si

noti che nella lapide Veliternasi

IV secolo cadente, che noi gi riportammo, non

legge portis posiicis,d'

porte, cio, della parte

posteriore dell' anfiteatro (espressione,il

altronde,(1),

dare-

non potersi intendere, come saggiamente osservalativamente a quegli anfiteatrii

eh. Lanciani

che

quali stanno sul limite estremo disolii,

una

citt,

ovvero

in quelli

che avevano o uno o due o quattro

ingressi,

ovvero a

met

incassati sotterra),

ma

portis posticiU, con due

ossia gli sportelli deiof-

bottini.

Unai

porta appunto posticia era quella che una leonessa (per non

fendere

ss.

Taraco e compagni, tornatasene

al bottino

donde era

uscita, e

trovatane chiusa la bocca) tent di rompere coi denti.Nell'Anfiteatro Flavio lecorsie paralleleall'

celle

per(2).

le fiere

erano

72, disposte

in quattro

asse maggiore

Cinque ambulacri,che contenevano

tre rettilinei e

due

mistilinei,ai

fiancheggiavano

le corsie

le celle.

Parallelamentealtri due,

lati curvilinei

degli ultimi deifraloro.

cinque ambulacri ne correvano

comunicantile

tutti

Negli

ambulacri venivano all'occorrenza dispostefatte uscire dalle

macchine [pegmata),

le quali,

aperture del pavimento

dell'

arena, andavano crescendo, e

taloradi

si

elevavano ad altezza considerevolesi

(3).

Queste macchine, dal regno

Vespasiano a quello di Adriano,

costruirono sulla(4)

summa Sacra:

Via,

neir officina

summum

choragiimi. In Marziale

leggiamo

Inde sacro veneranda petes Palatia

clivo,

Plurima qua summi fulget imago ducis.

Nec te detineat miri radiata Colossi. Quae Rhodium moles sincere gaudet opus,Flecte vias hac

E

nel libro Spectaculorum, Epig.

II,

dice:

Hic ubi sidereus proprius videt astra Colossus Et crescunt media pegmata celsa via.

Lo deduciamo pur anchefece ad Adriano:

dalle osservazioniillud(il

che

1'

architetto

ApoUodoroet va-

quod sublime

tempio di Venere e Roma)

(1)(le

Lanciani,

loc. cit., p. 222.

Non

s'

intende che cosa abbiano a fare col Colosseoil

partae

jyosticae), cio

con un monumentoil

quale non aveva n fronte n schiena,quali

ma

che invece era uniforme in tuttoposticaesi

perimetro, e contava 80 archi d'ingresso.... Leporinein quegli anfiteatrii

possono immaginare facilmente

stanno sul

limite

estremo

di

una

citt,

come

il

pompeiano; ovvero a met incassatiil

sotterra,

come

il

tusco-

lano; ovvero in quelli che,tro soli ingressi.

come

tuscolano ed

Lesi Il

sigle dell' iscrizione

Felice Lampadio)

prestano

del resto,

il pompeiano avevano o uno o due o quatromana (che parla dei restauri fatti da R. Cecina ad altri supplementi come sarebbe, per esempio

PublICIS(2)

etc.

.

parere del eh." Huelsen lo riporteremo al61.(3)

e.

V, parte(4)

I.

Seneca, Epist.

V. la Tavola

IV fuori

testo.

Epig.

LXXI,

1.

I.

CAPITOLO

IH.

-

DESCRIZIONE DELL'INTERNO DELL'ANFITEATRO ECC.ut exloco superiori

61

cuum cuum

fieri oportebat,

in

Sacram Viam magis(1).

conspi-

esset et in concavitatc machiias exciperet, ita ut latenter in eo

com-

pingi et ex occulto in theatrum duci possent

Doposecolo IV;Neil'

r edificazione del tempio di Venere

e

Roma, queir

officina fu trai

slatata nella regione d' Iside e Serapide, e l ce la ricordano

lagionarl del

ma anche

cosi distava

poco dall'Anfiteatro.laterali v'erano,

ambulacro centrale e nei duedi scale,

addossate alle pareti,ballatoio,

delle

branche

per

le quali

s'

ascendeva ad un

che ricor-

reva in alto dinanziI

alle celle delle fiere.dell'

muri di sostruzione

arena sono composti di grandi massi di(2).

tra-

vertino, di tufo e di costruzione laterizial'

A

m. 6,08 circa dal pianooltre al

del-

arena

v'

un pavimento ad opus spicatum, nel quale,si

canale per

lo

scolo delle acque,

veggono massi quadrati

di pietra

tiburtina,

con una

bocchetta incavata nel mezzo.Dalla parte settentrionalestrada sotterraneas'

apre suU' andamentolarga

dell'

assesi

minore unadirige versodi

o cripto-portico,

m.

2,95, la

quale

r Esquilo.

Un

altro cripto-portico, con

un accesso della larghezzasull'

m. 2,17asse

che poteva chiudersi con una saracinesca, trovasimaggiore, in direzioneelevato sopradel Laterano.dell'Il

andamento

dell'

pavimentora.

di

questo

sotterraneo,

quello dell' ipogeo

arena

1,50 circa,

a cagione di unola direzione.

speco, che corre sotto al

pavimento del corridoio, seguendone;

Ai

lati

del cripto-portico vi sono otto celledi scales

con queste e con quello co25, larghedell'

municano per mezzoil

due grandi stanze, lunghe m.trova allo

m. 3,20

;

pavimento delle qualibasso del

stesso livello di quello

arena, edisi-

quindi pi

pavimento del cripto-portico e dellesei

celle

laterali

m. 1,50 circa. Si conservano tuttoramili a quellidell'

massi quadrilateri di travertino,

ambulacro curvilineo,

mail

aventi

le

bocchettele

munite di

boccolari metallici.

Altrele

bocchette,

ma

senza metallo,

vediamo nel suoloidea di assidel-

di cinque delle otto celle

che fiancheggiano

cripto-portico. Questi massi el'

queste bocchette,verticali giranti,l'

la cui

forma circolare suscita naturalmentetraccedel grande

sono

movimento dei meccanismisi

ipogeo

dell'

arena.

Da

questo corridoio, per mezzo di due scale,

ascende

al

piano del vestibolo ad esso soprapposto. Le due scalette sboccano nel detto

vestibolo in prossimit della porta libitinense.II

cripto-portico spurgato

per la lunghezzale pareti

di

m. 83,90; esso,

fino al

portico esterno dell'Anfiteatro,

ha

composte

di grandi massi di tra-

vertino, dalle quali sporgono a distanze pressoch uguali cinque pilastri, con(1)

Dio., in Adr.

(2)

Lee.

varie opinioni degli archeologi suU' epoca di queste costruzioni le esporremo alla

parte III,

V.

62

PARTE

I.

-

DALLE ORIGINI AL SECOLO

VI

DELL'ERA VOLGARE

giunti nella parte superiore da piattabande formate di grossi cunei di travertino. Il tratto interno del cripto-poriico

fu

probabilmente coperto da

soffitto

di

legname. Questa strada sotterranea, uscita fuori dal perimetro dell'Anfitea-

tro,

ha

le pareti e la volta di

mattoni; e a m. 12 circa dal perimetro stesso,

lascia a destra

un altro corridoio con piano inclinato; cosicch dopo un lungoil

percorso doveva sboccare sopratterra. Quest' ultimo corridoio,

cuisi

andamentodirama dal

seconda la curva dell'Anfiteatro, a m. 6 circa dal punto ovecripto-portico traversatosoglia di travertino.

da una

porta, la quale

ha un arco

laterizio e la

Un

terzo cripto-portico,

uguale a quello ora descritto,1'

si

apriva

dalla

parte opposta, seguendo sempre

andamento

dell'

asse maggiore. Gi fu esso

scoperto in gran parte negli scavi praticati dal Governo Francese nei primi

anni del secolo

XIX

(1);

ora rimane interrato,

come perdell'

la

met

pur in-

terrato r ipogeo dell' arena.

Di un quarto cripto-portico, suU' andamentoquello chesi

asse minore, incontro ain

dirige

ali'

Esquilino, se ne ha

un

indizio

un pozzo scoperto

a Sud-Ovest dell'Anfitefvtro, e precisamente dinanzi all'arco mediano esterno,

che dava accesso

al

pulvinare imperiale.

Oltre a questi quattro cripto-portici, disposti simmetricamente sull'anda-

mento dei dueuna

assi

maggiore e minore, veil

n'

un quinto,

il

quale, partendo

dal sottopodio presso

pulvinare imperiale (dal quale viil

si

discendeva per

scala), ricorre sotto

cuneo V, giusta

la

numerazione degli archi, ed a

pochi metri dal perimetro dell'Anfiteatro rivolge, ad angolo quasi retto, dallaparte del Laterano.Il

pavimento

di questo

corridoio era a mosaico; la volta era adorna didi tanto in tanto, ora a destra;

stucchi, dei quali

rimangon tracce; ed aveva

ora a sinistra, degli abbaini, dai quali prendeva luce

le pareti

erano dipinte,in-

ma

nel basso

avevano uno zoccolo

di

marmo. Sembra andasse con pianoda dove sboccavail

clinato a riuscire sopratterra poco lungist descritto.Si ritiene

corridoio

(2) te-

Fu sgombratocomunemente,

dalle terre e macerie per circa 37 metri.e credo a ragione,(3),

che questo cripto-portico fosseil

queir andito angusto ricordato da Dione

dove

congiurato Claudio Pomsi

peiano tent di uccidere Commodo, allorch questi per quell'anditoall'Anfiteatro. Io ritengo

recava

con alcuni archeologi che questo cripto-portico fosse

senz'altro opera di

Commodo.

(1) Cf.

Supplemento all'opera del Desgodefz, Part.

I,

e.

XXI.

L,'

Anfiteatro Flavio,

p.

60

(2) (3)

Tav. VI.

Similmente a piano inclinato.L. LXXII,e.

IV.

CAPITOLO

IH.

-

DESCRIZIONE DELL' INTERNO DELL'ANFITEATRO ECC.di descrivere la cavea.il

G3

MaIl

gi

tempo

La cavea

del nostro Anfiteatroil

era divisa in cinque parti:

podio, tre ordini di gradi ed

portico

(I).

podio (determinato da una praecinctio e dal rispettivo iter)(2) ai

era com-

posto di un ordine di sette gradiaperti nella praecinctio, e didispostii

quali

si

accedeva per dodici vomitorl

un ripiano largo circa due metri (dove venivan

snhsellia),

il

quale, girando a pie della piccola gradinata,di

dava im-

mediatamente suir arena. Esso era munito

un parapetto a transenna, edgi'a-

avevadinata.

otto vomitor propri, pei quali

s'

accedeva indipendentemente dalla

La larghezza

dello spazio occupato dall' iter della praecinctio dalla gra-

dinata e dal

ripiano (presa

orizzontalmente)

di5,

m. 8 circa.

Ilil

muro

del

podio, che faceva fronte

suU' arena, era alto

m.

compreso

parapetto a

transenna.

Che

il

podio fosse formato(3),

come

1'

ho descritto, risulta dalle espressioni

degli antichi scrittori

confermate

dall'

esame

dei suoi ruderi.

Sotto

il

ripiano dei subsellia v' era un ambulacro, al quale s'accedeva dal

corridoio che girava a pie delle scale dei vomitort del detto ripiano. L'am-

bulacro aveva m. 1,80 circa di larghezza; e nella parete opposta a quella chefronteggiavalari,1'

arena, aveva,, in ogni

quarto

dell'ovale, sei nicchie

rettango-

quattro delle quali della larghezza di m. 2: le altre due erano di minortutte peralte

larghezza;

avevano una profondit ugualecirca.

di

un metro, e tutteil

ugualmente eranscrive:

m. 2

A proposito di questoili

corridoio,

Nibby

(4)

di

marmo

era inoltre fasciato

corridore sotto di esso (ripiano delriquadri allorch vennero scostucchi analoghi per lo

podio) che oggi parte dell' arena, nel qualepertistile

conservavano

tracce did'

essere stati

ornati di

a quelli della sala

ingresso

degl' Imperatori .i

Io congetturoil

che

ivi fossero gli

agiamenti o cessi per

personaggi che occupavano

ripiano

del podio. Si vedono tuttora nel basso delle nicchie le cloache coperte a ca-

(1)

V. Tav. II fuori testo.I

(2)i

gradi doveau essere talmente larghi da potervisi assidere una persona, e posarvi

pienamente

da Vitriivio soddisfa palmopede ne plus pede et digitis sex: latitudines eorum ne plus pedes duo semis ne minus pedes duo constituantur In misura metrica equivarrebbe, poco pi poco meno, a dire i gradi siano non meno alti di m. 0,37, n pi di m. 0,41; e larghi non pi di m. 0,75, n meno di m. 0,60. Le mipiedi l'altro

che sedeva nel grado

superiore.i

La misura

prescritta

allo scopo. Egli

vuole che

gradus ne minus

alti sint

.

:

sure dei gradi dell'Anfiteatro Flavio, prese su quei pochi residui che sfuggirono alla devastazione, sono le seguenti: altezza'

m. 0,40

larghezza 0,72.i

(.3)

"Nel podio vi dovette

essere Vordo

subselUorum per

Senatori,

giusta la legge di

Augusto (SuET.,Jirt Atig. XLIV); e vi fu anche una gradinata, giacch Suetonio dice che Domiziano quingenas tesseras in singulos cuneos equestres et senatokii ordini.s pronuncicmt(SuET., in(4)

Dom.

IV).p. I,

Roma

ant.,

pag. 427.

64

PARTE

I.

-

DALLE ORIGINI AL SECOLOn'

VI DELL*

ERA VOLGAREI'

panna, e qualcuna vedel pavimento.

anche nei

piloni tra

una nicchia e

altra, al

piano

Eran

essi

indispensabili, e specialmente in quei luoghi

ove

le

persone

si

trattenevano per lunghe ore e talvolta per una intiera giornata.

Suetonio scrisse di Augusto che nel circoet

spectabat interdum e pulvinari,;

quidem cum coniuge ac

liberis,

sedens spectaculo plurimas horastutti

aliquando

totos dies aderat

(1).

Tal comodo dovette esservi peri

gli ordini della

gradatio, e probabilmente furono ridotti a tal uso

vuoti dei sottoscala.

ma

Lo

studiato sistema di chiaviche nel substrato dell'Anfiteatro servi a smaltirele

parimente

acque piovane e

le

immondezze

degli agiamentl.il

La formai

del podio era ovale, e secondavadi

perimetro

dell'

arena;

due grandi ingressi

questa

lo

interrompevano, facendogli formare duei

bracci. Nel centro di ciascuno di essi v' erano

due suggesti; dei quali quello

a sud-ovest erail

il

pulvinare imperiale; ce

lo

indicano e la sua posizione edil

passaggio chiamato giustamente di Commodo,

quale termina precisamente

a quel suggesto.nobile

Ho

detto

la

sua posizione,

perch trovasi nella parte pisulle

dell'Anfiteatro:altre,li

parte che fu

sempre rappresentatala regia

medaglie a

preferenza delle

e che rivolta veiso

Palatina. Ivi sedeva

r

Imperatore, e di

presiedeva agli spettacoli.era difronte aldall'

L'altro suggesto

pulvinare, ed era

destinato principalaial

mente

al

magistrato delegato

Imperatore a presedere in sua vecei

giuochi. Si

accedeva

ai suggesti(2);

persi

due ingressi principali,

rivolti

1'

uno

Celio e l'altro all'Esquilinodiciotto pilastri

e

passava per due

saloni, divisi ciascuno

da

di travertino,

con arcate e volte ornate di stucchi.il

Prima

del terremoto

del 422, scrive

eh. Lancianii

(3),

lungo

1'

orlo del

suggesto

pi basso della cavea (dove sedevano

personaggi clarissimi) al disopra delatti-

podio correva una cornice marmorea, modinata a somiglianza delle basi

che

(4),

e questa cornice reggeva

il

parapetto o pluteo che forse era di bronzo,

forse di

marmo. Lo scuotimentole

della terrai

avendo rovesciato gi nell'arenamassi marmorei della cornice

cornice e parapetto, colui che condusseo

risarcimenti nell'Anfiteatro non volleI

non pot riporrefatti

cose al luogo loro.

fu-

ronodeidi

girare di 90, disi

modoch

la corniceil

che prima stava sulla frontepiano di sotto, cioil

medesimi

trov sul piano di sopra, edla fronte.

piano

posatura primitivo, divenne

Su

di

essa furono incise una o pi

lunghissime leggende a lettere assai grandi,fareil

le quali

leggende vennero cos a

giro di tuttoSuBT., in Aug.,

il

suggesto o di tutto

il

podio

.

(1)

XLV.V-X.del " Bull.

(2)(3)(4)

V. Tav.Loc.cit.

II, lett.

pag. 423-424.flg.

V. Tav. 21-22,

2.

Comm.

ann. VIII, serie

2.

1880.

CAPITOLO

III.

-

DESCRIZIONE DELL' INTERNO DELL'ANFITEATRO ECC.

(i

Nel podio, comestri,

si

disse,

avevano

il

loroil

posto

i

personaggi pi

illu-

e da prima

i

Senatori, ai quali (secondoin vigore in ogni

decreto emanato da Auguil

sto (1) e

che a mio parere fu:

tempo) era riservato

primo ordineet

dei sibselliaHticts,

ordine che nell'Anfiteatro Flavio fu probabilmente primus

e situato

senza dubbio

nel ripiano del podio

immediatamente

pros-

simo

all'

arena. Dissi

primus

et

nnicus, perch

lo

spazio di due metri non

pot essere capace che di un solo ordine di subsellia, attesoch dietro di essi

dovea rimanere

lo

spazio sufficiente per

il

passaggio.

Oltre ai Senatori, sedevano nei gradi del podio le persone investite delle

pi alte dignit

sacerdotali,

i

darissimi delle famiglie deigli

Senatori,

i

viri

consulares,

i

magistrati curuli e

ambasciatorile

esteri.

Prudenzio

ci attesta

che avean posto nel podio eziandiofurono sempreesse aveano

Vestali, le(2).

quali nei pubblici giuochi

tenute in

considerazione

Cicerone accenna alvirgovestalis,

posto che(L.(3).

nei giuochi gladiatori:

nec

si

huius

Nattae)

propinquasto,

et necessaria,

locum suum gladiatoi'ium concessa huicdata per

Augu-

facendo eccezione

alla disposizione

le

donne, assegn alle Vevestalibus locum

stali

un posto ragguardevole nel teatro:

Solis virginibus*;

in theatro

separatim

et

contra praetoris tnbiinal dedit

e Prudenzio,

come

ora dicevamo, ce le indica sedute nel podio del nostro Anfiteatro, anzi nella

miglior parte di esso:Ai

quoniam podii

melim'

favisset, irrisimi se

credens,

populum romanum aavevanoil

quifu-

vela ducebant in amphitheatro interimi praeceperat

;

e questi

marinai

rono certamente

i

Misenati, perch essi

loro quartiere nella stessa:

regione dell'Anfiteatro. Nel Curiosimi e nelgio....

De Eegionibus leggiamo

III Re-

Castra Misenatium. Preziosa indicazione topografica, la quale, mentre

ci

rende certi della vicinanza del quartiere dei Misenati all'Anfiteatro, d purvaloi;p alla scoperta di

anche

un frammento

d' iscrizione, in

cui

si

fa

menzione

dei Castra Misenatium, rinvenuto dall' Henzenqualidellesi

tra le

schede del Fea, nelle

attesta che

il

frammento fu scoperto fuoriossia

della parte semicircolare

terme di Tito

(3),

poco lungi dal nostro Anfiteatro.

La

situazione del quartiere dei marinai della flotta di

Ravenna

(in

Tra-

stevere, presso la

naumachia

di

Augusto,

al servizio della

quale erano desti-

nati quei militi) rafforza l'argomento desunto dalla vicinanza del quartiere dei

Misenati all'Anfiteatro Flavio, e prova che essi appunto eranostinati

i

classarli de-

a tendere

il

velario.dell'

Nel 1776, alle radici

Esquilino verso

il

Colosseo,

i

rinvenne un rarosi

anemoscopio(1)(2)

di

marmo,

il

quale fu trasportato al Museo Vaticano, e tuttora

Calp.,

loc. cit.

In Coim. Di Traiano. Ann. deWIslit. 1862,p. 64.

(3)

92

PAKTE

I.

-

DALLE ORIGINI AL SECOLO

VI

DELL'EKA VOLGAREun prisma dodecagonale,gli

ammira

sulla Loggia del Belvedere. Esso consiste in

largo (da faccia a faccia) m. 0,555,

e

alto

m. 0,30:

spigoli,

formati dalle

facce laterali, sono adorni di un risalto cilindrico di m. 0,03 di diametro; esulla faccia superiore (orizzontale), ai

quattro punti cardinali, sono incisi in

bella paleografia le seguenti parole:

MERIDIES

-

SEPTENTRIO

-

ORIENS

-

OCCIDENS

.

(V. Fig.

.9).

Rapporto 1

:

iO

Fig. 8.'

Nel centro

v'

un

foro circolare del diametro di m. 0,045si

:

in esso fu inlafis-

trodotta l'asta della banderuola, e tuttora

vede l'impiombatura. cheforo,

sava. Dal residuo dell'asta che rimane incassato nel

sappiamo che

la

grossezza di detta asta era di m. 0,025. (V. Fig.

4").

Sulle facce laterali vi sono incisi in caratteri molto spontanei, edbelli,i

anche

nomi dei venti

(in

greco ed in latino) in questo modo:

ZE4>I

POS

FAVONIVSQuesto raro istrumento trovato pressodei Biavi?il

(V. Fig. 5)

Colosseo, appartenne alla Mole

CAPITOLO

IH.

DESCRIZIONE DELL* INTERNO DELL'ANFITEATRO ECC.

93

Non sarebbefosse stato

certo irragionevole opinare, che, sull'alto dell'Anfiteatro, vi

un indice esatto dei venti per norma del comandante dei Misenati;o di tendere le vele soltanto da quella parte in se gi distese, ordinare diritirare quelle

affinch questi, conosciuta con certezza la direzione del vento, potesse (qualora impetuoso) dar ordine

cui

rimanevano asi

riparo, ovvero,

che

trovavano nella direzione del vento. La forma del velario richiedeva

senza dubbio una sorveglianza diligente: poich la grande apertura centrale

ZE9PC $

hi

WS

Mmmmmmmmmmmmmm^m^^^^m',Fg. 4.^

lasciava libero adito ai venti; e questi, se

si

fossero introdotti sotto

il

velario

ed avessero invaso la parte che trovavasi di fronte, avrebbero fatto sollevare

violentemente

le vele, le quali,

agitandosi soverchiamente, avrebbero recato

non poca molestiadanneggiare

agli spettatori e causato gravi danni.

Che

il

vento potesse

gli edifici destinati ai pubblici spettacoli, si pu ragionevolmente argomentare dalla stessa loro struttura a cielo aperto : e che talora il vento l'abbia realmente danneggiati, lo possiamo dedurre da Plauto, il quale nella

sua commedia

Curcullio

(1),

fa narrare alla

giovane Planesium, ci che

siaci,

a questa accadde allorquando, ancor fanciulletta, assist agli spettacoli dioniove aveala condotta Archestrata sua nutrice. Non appena questa avea

(1)

5, 2, 47.

94

PARTE

I.

-

DALLE ORIGINI AL SECOLO

VI

DELL'ERA VOLGARE

adagiato la fanciulletta nel teatro, levossi un vento tanto turbinoso, che pose a soqquadro l'intiero edificio (1).

La formaottenereil

&&\\' anemoscopio

rinvenuto presso

il

Colosseo adattissima per

fine

sopra indicato. Occorreva

infatti

che

\\'

comandante avesseprisma dode-

sott'occhio e quasi direi, stando

a tavolino, la Rosa dei venti, e vedesse lail

direzione dei medesimi. Pertanto sarebbe stato necessario che

Fig

."

cagonale marmoreo stasse sul terrazzo dell'Anfiteatro, nel senso del meridiano

astronomico locale, e sopra un piedistallo alto 90 centimetri circa: vale acollocato in modo, che,

dire,

una personadell'

in piedi,

volendo, avesse potuto vederei

comodamentedei

il

piano superiore

istrumento e leggere agevolmente(2).

nomi

venti incisi sulle facce laterali

E

perch, guardando la faccia supe-

(1)

Questo

fatto fu inventato

da Plauto,

ma

verisimile

;

n pu

dirsi

cosa che non pot

accadere, o che non fosse mai accaduta.(2)

Cosa peraltro non necessaria ad un nocchiero, cuilati

(posti

i

quattro punti cardinali)

bastava vedere Vindice fermato in uno qualsiasi dei

della faccia dodecag'og'ana superiora

CAPITOLO

IH.

-

DESCRIZIONE DELL' INTERNO DELL'ANFITEATRO ECC.

95

riore dell' istrumento, si potesse vedere la precisa direzione del vento, io con-

getturo che la banderuola fosse fissata ad un cannello metallico lungo quantol'asta;

che

il

cannello fosse appoggiato liberamente sulla punta dell'asta, eddi

in basso

munito

un indice orizzontale,

il

quale, secondando

il

movimento

della banderuola, avrebbe mostrato sul piano, la direzione del vento.

La ban-

deruola

poi,

avrebbe dovuto superare

l'altezza dell'atticola

dell'Anfiteatro, af-

finch potesse esser tale,

mossa liberamente da ogni vento; esoliditfin

grossezza dell'asta

da potersi innalzare con ognidel

oltre a

due metri; altezza

che, aggiunta a quella

piedestallo e del

prisma soprappostogli, avrebbe un metro e mezzo almeno.i

permessoLiv

alla

banderuola di superare

l'attico di

cura

di evitare la

violenza molesta del vento egli antichi.

danni dei quali spesso

causa,

non cosa nuova presso

Vitruvio prescrive che nell'edi-

ficazione di

una nuova

citt,

s'abbia riguardo alla direzione dei venti; e vuole,

che, costruita

la cinta, nel centro dell'area

da questa racchiusa,

si

descriva,

sopra

tin

levigato piano di

marmoe db,

(da lui chiamato

marmoreum amus-

sium), orizsontalmente disposto {ovvero sul suolo stesso spianato a perfezionee livellato), la e delle

Rosa dei venti;

a

fin di stabili'e la direzione delle vie otto venti principali; e(l).

piazze tra l'una e l'altra regione deglii

per

liberare da molestia

cittadini etutti gli

da malanni

la loro salute

In conclusione: se in

antichi teatri ed anfiteatri

era cosa pru-

dente prevenire

i

pericolosi effetti del vento, nell'Anfiteatro Flavio era di nesi

cessit assoluta. Se quell'immenso velario, a tant'altezza,

fosse lasciato senzaivi veri-

sorveglianza e a discrezione dei venti,ficareibiil

si

sarebbe facilmente potuto

fatto.

immaginato da Plauto:

Exoritur ventus: turbo: spectaculaspecial-

ruunt

Questa necessit evidente, e la prudenza degli antichi,

mente

nelle cose pubbliche,

mi hanno indotto a congetturare che

(\v\e\Vane-

moscopio rinvenuto in prossimit del Colosseo, sia appartenuto alle Mole Vespasianea per la sorveglianza del velario.

E

la

mia congettura trova appoggiosulla faccia superiore del-

nella bella paleografia delle quattro parole

incise

V anemoscopio

;

paleografia che, per la forma e

regolarit delle lettere,

pu

convenire benissimo all'et dei Flavi. Anche

le lettere dei

nomi dei

venti, si

potrebbero forse riportare a quei tempi; perch, quantunque siano state eseguite con minor cura e con

una paleografia che tende

al corsivo,

pur nondi-

oW'anemoacopio, per sapere quale dei dodici venti soffiasse; e neppure gli era necessariaper raggiungere lo

scopo suddetto, giacch bastava die egli conoscessesi

la

direzione del

vento (qualunque esso(1)

fosse) per dare gli ordini opportuni.lib.I,

ViTRuv. De arch.et

cap. VI, 55. Tim per anyulos inter duas ventorum regiones,et

et

platearum

angiportoruni videntur debere dirigi descriptiones. His enim rationihus

ea

divisione exclusa erit ex habitationibus et vicisdirectos ventos erunt conformatae,

ventorum

vis molesta.

Oum enim plateae cantra

ex aperto

coeli spatio impettis

ac flatus frequens conclnsus

in faucibus angiportoruni veiementioribus viribns pervayabitur.

96

PAKTEdi

1.

-

DALLE ORIGINI AL SECOLO

VI DELL' ERA

VOLGARE

meno sono

buona forma. Che

se taluno volesse ritenere quei caratteri per

un'opera posteriore all'et dei Flavi,

non credo che potrebbesi

farli

discendere

pi gi degli inizi del secolo terzo; ed in questo casodere, chei

dovrebbe conchiufatti

nomi dei venti furono

incisi ai

tempi dei grandi restauri

da

Eliogabalo e Severo Alessandro nel nostro Anfiteatro.

* * *

Dopo d'aver contemplatospontaneoil

cosi

minutamente questa stupenda mole, sorge

desiderio di sapere chi ne fosse l'architetto.

Vana speranza:Il

il

nomeziale,

di questo

grande giace sepoltoscrittori

in

un oblio inesplicabile.

silenzio dei

classici e degli antichi

reca veramente maraviglia! Lo stesso Maral

che tanti epigrammi dedic

Flavio Anfiteatro, non ne fa parola.

Chi mai fu quell'ingegno sublime che diresse questa grandiosa e sontuosa

opera?

questa la

domanda chedotti;

in tutti

i

tempi, e sempre indarno,

si

fatta

costantemente daidispute infruttuose.

questo l'oggetto perenne di congetture, questioni ecerto; e finch questo

Non possediamo documento

non ap-

parisca, l'architetto del

Colosseo ci sar sempre ignoto. Nondimeno, per ra-

gione di storia, riporteremo qui le differenti opinioni, lasciando a ciaschedunola piena libert di accettare quella

che creder pi verisimile.scrive:

Giuseppe Antonio Guattanicensurare

(1)

Gli intendenti

non lasciano

di

le parti di quest'edificio (del

Colosseo), trovandovi profili inesatti,

modinature cangiantiSerlio piacquei'osi

di altezza, di

misure e distanze non corrispondenti. Alchele

poco tutte

le cornici,

chiam tedesche.

(!),

deducen-

In nota poi aggiunge: done che l'AROHiTETTO fu Sicuramente un tedesco Marziale, ne fa autore un certo Rabirio, architetto della casa di Domiziano, perch di tutta la fabbrica vorrebbedi cui

darne l'onore a quell'Augusto,

il

pane mangiava.fa

Ma

a tutti noto

il

dolce stomachevole di quel suo

epigramma. Se nevigore dialtro, e

generalmente autore un certo Gaudenzio cristiano, introvasi) nel sotterraneo di S. Martina;

una iscrizione (che.

oscura per

che poco persuade

Dalle parole del Guattani rileviamo chiaramente chedell'Anfiteatro o fu

il

preteso architetto

un tedesco, o

fu Rabirio,

o,

finalmente, un cristiano di

nomeunte-

Gaudenzio.

La prima opinione

del Serlio,

Che Vespasiano

si

fosse servito di

desco, non sarebbe cosa da recar maraviglia.

Le province Germaniche erano

gi soggette all'Impero, ed uno schiavo di quelle regioni, reso libero, pot be-

(1)

Loc.

cit.,

Tom.

II,

p. 7.

CAPITOLO

III.

-

DESCRIZIONE DELL,' INTERNO DELL'ANFITEATRO ECC.

97

nissimo servire l'Imperatore in qualit di architetto. L'opera di artisti libertil)restataai

reggitori

dell'Impero non una novit perla

gli

archeologi.

Maun

dedurre assolutamentepo' troppo!

nazionalit dell' architetto dalle modinature i

Molto pi che la fretta con cui furono eseguitiil

lavori dell' Anfiil

teatro, tradi

pensiero dell'architetto. Forse un anacronismo trassele goffe

Serlio a

quella conclusione, credendo di vedervi rispecchiatedegli edifici settentrionali dell'epoca,

cornici

gotiche

come

si

suol dire, antico-moderna.

La seconda opinione ne poggiano al LV epigramma

fa architetto Rabirio. I sostenitori di

questa s'ap-

del

lib.

VII

di Marziale,

il

quale dice:

Astra polumque tua cepisti mente, Rablri,

Parrhasiam mira qui struis antePhidiacosi

donmm;

dig-na Jovi dare

tempia parabit

Has

petat a nostro Pisa

Tonante manus

Ma

chi

non vede che qui Marziale non parla

dell'Anfiteatro, bensi della

costruzione di una

domum

diretta da Rabirio,

il

quale era architetto non di

Vespasiano

ma

di

Domiziano'^

E

chi ignora che

quando nell'anno 80

fu so-

lennemente dedicato

(l'Anfiteatro) esso

era stato recato a compimento, salvoi

forse nei particolari dell'ornamentazione,

quali saranno stati perfezionati dal

Domiziano

? (1).

La

terza opinione, finalmente, sostenuta dal Marangoni e da altri scrittori,

attribuisce la direzione del nostro augusto

monumento ad un

cristiano di

nome

Gaudenzio.Il

Nibby

(2).

dice che ai suoi tempiI

i

pi s'inclinavano ad

accettare

quest'opinione

moderni per

la rigettano

unanimemente.tuttii

Ci che fece credere al Marangoni e a

seguaci di quest'opinioneiscri-

che fosse Gaudenzio l'architetto dell'Anfiteatro Flavio, fu una lapide conzione cristiana rinvenuta nel cimitero diS.

Agnese

(3).

Riporto qui

le

parole

del Bellori contemporaneo della scoperta:

Non

pigeat hic inscriptionem ve-

terem advertere quae Amphitheatri Flavii architecto adscribitur, elapsis annisreperta erutaque in coemeterio divae Agnetis via Nomentana.... ncque spuria

reque recens, sed orthographia et caractheres longe sequiorem Vespasiano Augusto aetatem indicant

(4).

La

paleografia di questa lapide, la quale,

come

dice

il

Muratori, gi

esi-

steva presso Pietro

da Cortoialoc.

e schedis Ptolomaeis, ci riporterebbe (secondo

(1) Cfr.(2) (3)

Lanciani,cit., p.

cit.,

p. 274,

Loc.

400.

V. Aringhi, Rom. Soft.

Tom.

IV,

p.

1878, n.

4.

Marangoni, Memorie

storiche

dell'Anf. Flavio, p. 27.(4)

Venuti,

ecc.

Bellori, Vestigia Vet. Rom. Tav. XXVIII.

98

PARTE

I.

-

DALLE ORIGINI AL SECOLOilil

VI

DELL'ERA VOLGAREsecolo

Nibby)

(1) al

V

dell'orca

volgare; ed

Nibby stesso aggiunge che

l'iscrizione

non

dichiara che Gaudenzio fosse l'architetto,

mala-

che solo

si

pu dedurre aver Gaudenzio

vorato in quest'Anfiteatro. Detta epigrafe non stata mai pubblicata conforme all'originale.Il

Marangoni,

il

Visconti,

il

Marucchi,

ecc.,

ce la presentano in caratteri comuni di stampa;e

bench l'abbianoripi'odotta esattamentealla disposizione

ri-

guardo

delle

parole,i

sono

stati inesatti

riguardo

ai

segni,

quali' dal

Marangoni e dal Marucchi furono espressitondi, e dal Visconti in

forma

di lunghi apici.il

L'Aringhi,

il

Venuti,

il

Nibby,

P. Scaglia

ed

i

recenti Bollandisti la riproducono altri

in caratteriil

comunii

di

stampa (come

il

Nibby,

Venuti ed

Bollandisti), altri inil

un facsimileP.

arbitrario

(come l'Aringhi ed

Scaglia);

maglia

tutti

inesattamente in quanto alla dispoil

sizione delle parole. Solo l'Aringhi ed

P. Scaaltri la

esprimono con pi verit degliapici.io

forma degli

Ora avendo

fortunatamente saputo

es-

sersene test fatto un calco dal Sig. Attilio Menazzi (una copia del qualesi

conserva nel-

l'Accademia di

S.

Luca) ed avendone potutol'iscri0").

avere una fotografia, posso presentare

zione nella sua reale genuit. (Vedi Fig.

Nel Gori

(2)

leggo

:

Una

lapideS.

marmoAgnesedi

rea, rinvenuta nelle

catacombe di

lungo la via Nomentana, parlando in

nome

un Gaudenzio costruttoremiato dalla citt da

di

un teatro del cru-

dele Vespasiano, e che in luogo di essere prelui nobilitata col detto

moreli-

numento,

fu

condannato a morte pella sua

gione cristiana, indusse nel Marangoni

l'opi-

nione che fosse costui l'architetto del Colosseo.

Ma

in(1)(2)

primo luogoLoc.cit.cit.,

la paleografia

irregolare

Loc.

p. 11.

CAPITOLO

ni.

-

DESCRIZIONE DELL'INTERNO DELL'ANFITEATRO ECC.

99

e scorretta di quest'iscrizione che hoS.

nuovamente copiata nel sotterraneo

di

Martina, indica chiaramente che non dell'epoca di Vespasiano o de' suoi

figli,

ma

sibbene del

V

secolo riproduzione forse di qualche leggenda popolare(sic);

contraria alla verit storicaloro ribellione,

giacch Vespasiano puni

i

giudei per la

non perseguit mai

cristiani,

nemici naturali degli ebrei. In

secondo luogo in detta iscrizione

si(?)

parla non dell'Anfiteatro Flavio,

ma

di

un teatro costrutto da VespasianoIl

non

si

sa in quale citt

.

Marangoni

(1),

dal canto suo, ragiona cos:

Ella cosa di riflessione,

come, essendo l'opera di questo Anfiteatro cosi eccellente per l'architettura, edi

ammirabil lavoro, e giudicata da Marziale molto pi pregevole di tutte

le

pi celebrate maraviglie del mondo, n egli n altri scrittori di quel secoloe de' susseguentiziale stesso,

abbiano fatta memoria del suo ingegnosissimo architetto. Mardi

che visse nei tempi

Vespasiano, di Tito e di Domiziano, ce-

lebra con elogio ben singolare quella di Rabirio, architetto di Domiziano, perla fabbrica di

un palagio

sul Palatino,

dicendo che avendola eretta emulatrice

del cielo conveniva dirsi che la di lui

mente avesse penetrato

il

cielo e

com-

presa la nobilt e bellezza deglimigliantissima('2).

astri,

avendo fabbricata una casa ade con tutta giustizia,

essi so-

Or quanto pi degnamente,il

avrebbe

dovuto immortalare

nome

e la

memoria

dell' architetto di

questa grande ed

ammirabile opera dell'Anfiteatro, uomo senza dubbio a quei giorni celebratissirao,

ed anche da s conosciuto. Siami pertanto lecito di attribuire questoscrittorisi

si-

lenzio all'odio di questo ed altri

Gentili di que' secoli,

che alla

cri-

stiana

religione

portavano, invidiando

bella

gloria

al

grande architettoancora martiredi

dell'Anfiteatro, per essere egli Cristiano, e per tal cagione

Ges

Cristo.

La congettura (prosegue) sembrami non mal fondata sopra un' iscrizione in marmo, delia lunghezza di sette palmi e poco pi di unoche serbasi nella Confessione della chiesa di santa Martinapidoglio....

anticalargo,

alle radici del

Cam-

Lein

lettere di questa lapide

non sono

di

eccellente scultura, bench fatte

tempo

di Vespasiano, in cui fiorivano in

Roma

le

buone

arti;

e molte pa-

role di essa

non sono staccate:i.

ma

ci

non dee recar maraviglia, posciachscolpire questa iscrizionetuttii

non poterono

fedeli, fra le loro angustie, fare

da

qualche eccellente maestro gentile; e perci anche quasicimiteriali sono per lo pi di cattivi o

monumentiquantunque

non ben formati

caratteri,

siano de' tempi migliori. Di questa iscrizione non fecerato, ecc.... .

memoria

Marsilio Ono-

(1) (2)

Loc.

ct.,

p. 25.

Epig. gi citato.

I

100

PARTEIl

I.

-

DALLE ORIGINI AL SECOLO

VI

DELL'ERA VOLGAREla

tenore dell'epigrafe gi noi l'abbiamo veduto. Qui baster riportarne(1) fa

traduzione, che lo stesso Marangoni

nella nostra italiana favella:

Cosi dunque tu premi, o Vespasiano crudele? Premiato sei colla morte, o Gaudenzio.Gioisci,

Roma, ovequeg'li,

all'autore di tua gloria

Promise

mati

Che

altro teatro

ogni premio ti d Cristo prepar nel cielo

Quivi (continua

lo stesso

Marangoni)

(2), si

pone

la

parola theatrum per

contrapposto all'Anfiteatro, poich

ne' teatri si

rappresentavano cose gioconde

e dilettevoli, e negli Anfiteatri spettacoli funesti e sanguinosi. Quindi che

questo Gaudenzio potrebbe dirsi che, essendo cristiano, fosse in premio di avereretta questa gran fabbrica, con tanta gloria difatto morire. Potrebbesi

Roma, da Vespasiano

stessoi

per opporre che Vespasiano non incrudeli controsotto di lui

Cristiani;tiri;

ma

a ci

pu rispondersi che anche

non mancarono mar-

poich, sebbene non rinnov editti contro di essi,

nuUadimeno continuava

la

persecuzione di Nerone: imperciocch, per testimonianza del Martirologiosi

Romano,

ha

di S.

Apollinare vescovo di Ravenna:

22.

Julii.

Qui sub Ve-

spasiano Caesare gloriosum martyrium consumava

Inoltre

certo ch'ei(3),

fece ricercare ed uccidere tutti quelli ch'erano della stirpe disi

David(4);

e che

eccit

una grande strage

e persecuzione contro gli Ebreiil

e

non v'hai

dubbio che a quei tempi sottostiani di

nome

di Ebrei compresi eranoGentili; e

anche

Cri-

Roma, come

si

ha dagli

stessi scrittori

specialmente Do-

miziano, figliuolo di Vespasiano medesimo, fece morire diversi, qui in mores

Judeorum transierant

(5),

cio che abbracciata aveano la cristiana fede: quindi

che, stante l'addotta iscrizione, potrebbe argomentarsi che Gaudenzio, perfetto cristiano, fosse stato l'eccellente architetto dell'Anfiteatro Flavio.... .

Questa opinione del Marangoni piacque

al Marini,

e la disse elegans

(6).

Ma

i

moderni, ripeto, la rigettano unanimemente; ritengono la lapide per

falsa,

e molti attribuiscono la falsificazione a Pirro Ligorio.

A

diredi

il

vero,

quando

comparveespresse

la lapide, Pirro Ligorio era gi

morto da pi

un mezzo secolo:

sarebbe stato meglio l'avessero questi attribuita ad un redivivo Ligono, comesi

De Rossi a riguardo delle poche lapidi cristiane falsificate. Nunquam in christianis epitaphiis acclaraatio ad impera torem apparetil il

scrive(1) (2)(3)

P. Sisto 0. C. R.cit.cit.,

(7),

nelle sue Notiones Archaeologiae Christianae.

Loc.Loc.

p. 28.1.

EuSEB., Hist. Eccl.,Bar.,Dio.,

3,

e.

15.

(4)

Ad1.

Ann., 74.

(5)(6)(7)

67.vet.

Marini, Aptid Mai, Script,Voi.I,

nov.

coli.

Tom. V,

p, 380.

pars prior,

p. 418.

CAPITOLO

III.

-

DESCRIZIONE DELL' INTERNO DELL'ANFITEATRO ECC.

101

La

foi'ina delle lettere,

aggiunge

il

Marucchi,(di

i

segni d'interpunzione, l'intiero

testo,

rivelano la falsit dell'iscrizione

Gaudenzio)

(1).

non il

certo che la paleografia di quest'epigrafe,affatto ordinaria; e

come pure

la

sua dicitura,

nessuno potr senza dubitarne asserire, come fece

Marangoni, che quella lapide sia dei tempi dei Flavi.

Ma

chi ne sar stato

l'autore?

A

quale scopo questa falsificazione?

Non

forse per speculazione,i

come

fanno

gli

odierni spacciatori di andclrit?

Ovvero per ingannareil

posteri?...

Nell'uno e nell'altro caso dobbiam dire che

falsificatore noli

si

sarebbe mala lapide siai

nifestato molto atto ed esperto nel suo vile officio. Difatti, o

che

stata falsificata a scopofalsificatore

di

lucro, o a fine d'ingannare; inpo'

ambedueS.

casi

il

avrebbe dovuto imitare un

meglio la paleografia e

lo stile del-

l'epoca. Oltre a questo

perch nasconderla e sotterrarla nel cimitero di

Agnese?

A

suo luogo

(2)il

esamineremo particolareggiatamenteloro valore. Fin d'ora per(3);

tutte e singole le opi-

nioni, e

vedremo

dobbiamo dichiarare arbitrariaSic premia servas

l'osservazione del Goriesserestorica

giacch la lapidedi qualchela

non pu

una riproduzionee non

leggenda popolare contraria alla verit

;

pu essere per

semplicissima ragione che latutti.

wWM storicaetc.

circa l'architetto del Colosseo finora ignota a

(1)

Elevi, d'archol. chrtienne, voi.t.

I,

p.

20 Cf. Deleuaye, L' amphithtrc Flavien,

ap. Aialecta Bollandiana,(2) (3)

XVI,4.

1897, p. 216.

ParteLoc.

IV, Quesiione

cit.

CAPITOLO QUARTO.Spettacoli celebrati nell'Anfiteatro Flavio dall'inaugurazione al secolo VI, ed abolizione dei medesimi.

KRoma,durantei

EL capo primo gi descrvemmo

le

sontuosissime feste celebrate in

in occasione dell'inaugurazione dell'Anfiteatro fatta

da Tito nell'anno 80i

dell'era nostra.

Ora passiamo a incordare

gli spettacoli

che vi diedero

suoi

successori, fino al secolo VI.

Domizianoil

(81-96),

figlio di

Vespasiano e

fratello di

Tito,

fece celebrare

suo impero, sontuosi spettacoli in quell'Anfiteatro, che egli avea por-

tato a perfetto

compimento. Di questi giuochi ce ne parla Suetonio(l);

e fra

vari spettacoli vi fu pur data unasi

pugna navale. Ma avvedutosi Domizianof

che l'Anfiteatro nonpressoalil

prestava ai grandi combattimenti navali,il

costruire

Tevere una naumachia,

cui materiale fu poscia impiegato da Traiano(2).

risarcimento dei due fianchi del Circo Massimo, che s'erano incendiati

In questa

naumachia

si

potevano azzuffare delle verela

flotte (3);

ma

tali

giuochi

non son da confondersi contro Flavio.

pugna navale che Domiziano

die nell'Anfitea-

Domiziano am assaiuomini

le

venationes e

gli spettacoli gladiatori; e talvolta,

perfin di notte, alla luce delle faci, assisteva ai certami esibiti

non

solo dagli

ma

pur dalle donne

;

e per tutto

il

tempo

degli spettacoli intrattenegli

vasi, talor seriamente,

con un fanciullo, puerulus, che

stavala

ai

piedi ve-

stito di scarlatto, coccinatus, e

che era una maraviglia per

sua portentosa

sebben piccola testa

(4).

(1)

In Domit.,SuKT.,

e.

IV.e.

(2)(3)

SuET. in Dom.loc.cit.;

V.spect. ep. IV,

Marx. De4.

XXII.

(4)

SuBT.

in

Domit.

Spectacula assiduo magnifica et sumptuosa edidit non in;

Am-

phitheatro modo,

verum

et in circo

ubi practer solemnes bigarum quadrigarumque cursus

praelium etiam duplex, equestre ac pedestre commisit; at in Ampltheatro navali quoque.

104

PAKTE

I.

-

DALLE OKIGINI AL SECOLO

VI

DELL'ERA VOLGAREcapite,

Io penso che questo fanciullo portentoso

parvoqueserio,

prediletto1'

da

Domiziano e

col quale fahulabatur

nonnumquani

possa esserein

undi-

cenne Q. Sulpicio Massimo coronato dallo stesso Domiziano

Campidoglio,

per avere, nel concorso poetico indetto nel terzo lustro o certame dell'agonecapitolino, riportato l'onore del primato sopra cinquantadue competitori, gre-

camente poetando:

il

cui sepolcro(1).

venne

in luce nel 1871 nel

demolire la torre

destra della Porta Salaria

Unglia,il

d,

seduto sulle gradinate dell'Anfiteatro, trovavasi un padre di fami

quale, parlando, asser che

un Trece o Mirmillone, non poteva paal

ragonarsi a quel gladiatore che allora dava uno spettacoloputolo

popolo

.

Risa-

Domiziano ordin che dai gradus quegli passasse

tosto nell' arena, e

divenisse preda dei cani. Dietro le spalle gli mise la scritta:

Empiamente

ha parlato questo parmulario

,

ossia fautore dei Traci,

i

quali,

come

si

disse

nell'introduzione, erano armati di

parma

(2).

Marziale

(3) scrisse l'ultimo

epigramma dopo

la

morte

di

Domiziano;il

poi-

ch dice diavere avuto

luii

che pi giovevole cosa sarebbe stata alla gente Flavia

non

due degnissimi Imperatori Vespasiano e uno dei pi bravi arcieri

Tito,

che l'aver

sortito

questo terzo Cesare, malvagio e scelleratissimo.

Domiziano

fudi

(4);

talvolta

prendeva

di

mira

la

palma destragevale

uncon

fanciullo,tant' arte

che,

in

lontananza,

teneva stesa, e vifragli

diri-

frecce(5).

da

farle

passare innocue

intervalli

delle dita

Namet

venationes gladiatoresque et noctibus ad lychnuchos; nec virorum

modo pugnas

sed

feminarum

Ac per

oiniie gladiatorutn spectaculuui ante

pedes eius stabat puerulus coc-

cinatus portentoso parvoque capite, cxim quo plurimum fahulabatur,

nonnumquam

serio....

Edidit uavales pugnas paene iustarum classiuin, effosso et circumstructo iuxta Tiberini lacu,

atque inter maximos imbres perspectavit(1) Cf.

.

Visconti C. Ludovico.

Il sepolcro del fanciullo Q. Sulpicio,,

Massimo. - G. Hbn-

ZEN, Sepolcri antichi rinvenuti alla Porta Salaria. " Bull. dell'Ist.Inscrpt. Lai. et Graec. cutn

1871, p. 98.

L.

Ciofi,

Carmine graeco extemporali Q. Sulpicii Maximi, Roma 1871. Lanciani, Pagan and ChriE. Parker, Tombs in and near Rome, Oxford, 1877, p. X.

stian

Rome.(2)

SUET.

ibid., 10.

Patrem

famlias,

quod Threcem Myrmilloni parem munerario

imparem(3)

dixerat, detractum spectaculis in arenam, canibus obiecit,

cum hoc

titulo

:

Impie

locutus parmularius

Se pure fu egli cheSuET.,Ice. cit.

lo scrisse.

(4) (B)

SuBT., in

Dom,ita

19:

Armonim

nullo,

sagittarum vel praeeipuo studio tenebatur.;

Centenas varii generis feras saepe inetiam ex industria

Albano socessu conflcientem spectavere plerique atque quarumdam capita figcntem ut duobus ictibus quasi cornua efflceret.

Nonnumquampalmam,

in

pueri procul stantis, praebentisque pr scopo dispensam dextrae

manus

sagittas tanta arte direxit, ut

omnes per

intervalla digitorum innocue evaderent ,

CAPITOLO

IV.

-

SPETTACOLI CELEBRATI NELL'ANFITEATRO FLAVIO ECC.

105

NoU'anfitoiitro della sua villa

Albana

te'

conibattei'c co^^li strali,

da vicinoil

e senza armatura, contro gli orsi della Numidia, Acilio Ghibrione,

quale fu

console nell'anno 91 dell'era volgare:Profuit ergo nihil misero qiiod cominiis timon Figebat numidait albana ntidus arena(1).

Lo

stesso Imperatore uccideva a centinaia le belve di vario genere, e tra(2).

queste uccise un enorme leone africano

Se giuochi tanto magnifici faceva celebrare in Albano, quanto pi sontuosi

non

li

avr dati nell'Anfiteatro Flavio? Marziale, chei

fu

il

descrittoreci

ufficiale degli spettacoli celebrati sotto

Flavi nel nostro Anfiteatro,

d unaal

chiara idea della singolarit e magnificenza dei suddetti spettacoli esibitipopolo.

Una

donna, dice

il

poeta, vinse ed

uccise un

leone.

Uno

dei pi

grandi facinorosi venne

affisso

ad una croce, ed esposto non ad unil

falso orso,

comedalo,

nella

commedia

di

Nevio

mimo edsbran(3).

attore Laureole, sibbene ad

un

vero orso della Caledonia, che

lo

Un

condannato, che, come Deorso,

dovea volare per isfuggire(4).il

agli artigli di

un

cadde a

terra,

e fu

lacerato dalla belvaleone, che

Un

rinoceronte col corno palleggi un torolo

(5).

Un

avea

ferito

suo maestro o mansuetario mentre(6).

percuoteva, fu

per ordine dell'Imperatore, ucciso colle freccela testa dai colpi del bestiario, se la la ruota,

Un

orso, che,

per difenderee,

copriva colle zampe anteriori,

facendo

fuggiva per la sanguinosa arena; fu costretto a fermarsi, rimasto

preso al vischio

come un

uccello

(7).

Il

bestiario Carpoforo merit di

essere

anteposto a Meleagro e ad Ercole, perch, nello stesso giorno e nello stessospettacolo, uccise venti fiere: tra le qualisonte,

due giovenche, unarena un

bufalo,

un

bi(8).

un orso ed un leone

di

gran mole, insieme ad un velocissimo pardodell'

Una macchinasi

elev in alto nel mezzo

toro, sul cui dorso(9).

era

stata imposta l'effgie di

Domiziano camuffato da Ercole

Simili

macchine

lavoravano, come abbiam detto, nell'officina

summumsi

choragium ; ed erano

composte con tanta maestria, che da s medesimealtoi

elevavano, mandando in

vari piani in esse occultamente contenuti; variavano inoltre di forma,

(1) lev., Sat.(2)

IV, V. 99, et sgg.Vili, cp.

Secondo

Dione

(I.

LVII,

14) Acilio trafiggeva

i

leoni.

Maut., Marx.,

1. 1.

LUI.

(3)(4)

Vili, ep. VI.

Epig. VII.Epig. Vili. Epig. IX.ep.

(5)(6)

(7) Ibid.,

(8) Ibid., ep.

(9) Ibid., ep.

X. XIV, XXII XV.

et

XXV.

106

PAKTE

I.

-

DALLE ORIGINI AL SECOLO VI DELL'ERA VOLGAREdispie-

o svolgendosi le parti che erano unite, o riunendosi per s stesse legate, od abbassandosi lentamente le elevatei;

e su di esse apparivano talvolta

gladiatori, fuochi dilettevoli ed altre sorprese di questo genere.toro,

Un

elefante,tigretoro,

dopo aver ucciso unriusci

s'inginocchi innanzi a Domiziano

(1);

una

a lacerare un leone (cosa nuova e non mai prima avvenuta) e un

che, stimolato colle

fiamme per

tutta l'arena,in-

aveva

colie corna alzato in ariail

molti fantocci, pilae, e che rimase

ultimo ucciso da un elefante,(2) .

quale

lo

palleggi alla sua volta colla proboscideSotto lo stessoin

Domiziano venne accomodata l'arena del nostro Anfiteatronella cui sottoposta

modo da rappresentare Rodope,

pianura,

come

in

un

teatro, Orfeo cantava, e intorno a lui ballavano scogli e selve

con ogni ge-

nere di uccelli e di animali mansueti e feroci. Orfeo era rappresentato da unreo,il

quale rimase lacerato da un ingrato orsoalletela,

(3).

I

fanciulli

si

aggrappa-

vanovano

corna dei

tori;

o,

correndo essi sulle groppe dei medesimi, agita-

venabuU ed

aste,

senza ricevere nocumento di sortastesso Marziale:

(4).

Altri spettacoli somiglianti ci ricorda lognifici e straordinari,

spettacoli

ma-

che

noi,

per brevit, tralasciamo di

riferire.

Traiano

am

moltissimo

gli spettacoli

venator e gladiatori

(.5)

e ne fece

dare in gran copia e di magnifici. L'Henzen(6) scrisse: Ipse vero Traianiis,ut vir bellicosus ac fortis, valdeiis

laetatus est, triumphos suos venationibus

ac gladiatorum muneribus magnificentissimis ornavi t. Pel suo trionfo Dacico(a.

108) fece combattere nell'Anfiteatro 11,000 belve feroci e 10,000 gla(7).

diatori

Questi spettacoli, dice

il

Gori

(8),

ebbero luogo non solo nell'Aninfatti scrive,

fiteatro Flavio,

ma

anche in quello edificato da Traiano. Pausania(9),

che questo Imperatore costrusse un gran teatro rotondotro, (?) posto,

ossia

un

anfitea-

secondo Sparziano, nelil

Campo Marzio

e distrutto in seguitofosse

da

Adriano contro

voto di

tutti (10),

non gi perch Adriano

nemico degli

spettacoli anfiteatrali,

ma

perch

si

era dichiarato rivale di Apollodoro, cele

bre architetto di cui servivasi Traiano

(1) Ibid., ep.(2) Ibid.,(3)

XVI.

ep. XVIII.

Ibid., ep.1.

XX.XXXII.

(4) Ibid.,(5)(6)

V., ep.

Plinio, Paneg. 33, 34; Dio., 68, 10.Dissert. della Pont. Acc. iVArcheol.

Tom. XI,

p. 80.

(7)(8)

Dio.,

1.

LXVIII,p. 25.

16.

Loc.

cit.

(9)

Pausania, Descriz. della Grecia,

lb.

V,

e.

XII

:

-.

i

margini

figure. In

mezzo a queste

dipinta, nascente dal terreno,

una pianta consia

fiori simili

Questa scoperta mi sembra

una confermade Colisaeo.

della

mia supposizione che:

qui, cio, fosse la chiesa di S. Nicol

Fu

chiesa titolare; edtitolo)

i

due

Cai'dinali Foscari e

Grimano

(i

quali furono

insigniti di questo

ce ne

sono la prova.L'Armellini(.3)

afferma che questa chiesa era ancora

in piedi sotto S.

Pio V.

VII. Chiesa di S. Maria de Metri o.Il

Camerario,

il

Codicein poi

di

Torino ed

il

Signorili ricordano questa chiesa;Il

ma

dal secolo(1)

XVI

non se ne ha pi memoria.

Codice

di

Torino

la

Mabili.on,

loc. cit.

p. 190.p.

(2) (3)

" BulL A. Com. an. XXIII,Chiese, ecc., loc. cit., p. 139.

124.

208

PARTE

III.

-

DAL SECOLO XV;

AI

TEMPI PRESENTI

chiamaMetrio

Sellarla de MetrioI

in

una bolla

di

Urbanoil

V;

detta S. Maria de

(1).

topografi non

hanno saputo

indicai'e

luogo preciso di questail

chiesa, e vi fu chi la colloc

lontanissimo dal Colosseofi-a S.

Codice

di

Torino

per ce ne d

l'

indicazione precisa, e la pone

Salvatore de Arcu Trasisito preciso della

e la chiesa dei Ss.

Abdonfu

e Sennen. Ora, conoscendosi e dell'ultima

il

prima

S.

Arco di CostantinoMaria de Metrio

Colosso di Nerone,li

chiaro che

alla Mta Sudante o

presso; e la voce Metrio (cor-

ruzione evidente di Mta) ce ne la conferma.

Vili. Chiesa de' Ss.

Abdon

e Sennen.

Questa chiesa fu erettasalme

sul luogo

ove furono gettate, dopoadire, aiteil

il

martirio, leSolis, ossia

dei gloriosi Martiri Persiani: vale

simulacrum

davanti al famoso Colosso Neroniano. Difatti, trail

basamento del Colosso edsi

tempio

di

Venere e Roma,

al

cadere

del secolo scorso,

trov una granci-

quantit di ossa umane, le quali vengono a dimostrarci la presenza di un

mitero

svoltosi attorno a questa chiesa. Essa ricordata dal Camerario, daldi

Codicei-ia

Torino

(il

quale,

come dicemmo,

la

nomina dopo

la chiesa di S.

Ma-

de Metrio), dal catalogo del Signorili e da quellonegli

di Pio V, ritrovato dal-

l'Armellini

archivi secreti del Vaticano.

Da

questo catalogo egli argoil

menta, e giustamente, che la nostra chiesa durantesolo era intatta,

pontificato di Pio

V

non

ma

vi si

compievano ancoranota

gli atti di culto;lo stato

poich l'esten-

sore del suddetto

catalogo

esattamentee

materiale di ciascuna(2).

chiesa, e di quella dei Ss.

Abdon

Sennen nulla osserva

Lo

stesso chia-

rissimo scrittore la suppone disti'utta alla fine del secolo

XVI

o sugli inizi del

XVII

secolo.

Ed

ora, chiusa questa

lunga parentesi,

alla quale

mi hanno condotto

le

questioni sulle chiese di S. Salvatore de Rota e S. Giacomo, torniamo all'ar-

gomento.I

Pontefici, nel

prender possesso della loro suprema dignit colla famosail

e solenne cavalcata alla basilica Lateranense, solevano ascendereglio;

Campido-

poscia,

attraversato

il

Foi'o,

passavano innanzi

il

Colosseo, e prosegui-

vano peri

la via

che conduce

al Laterano. Gli

Ebrei erano in dovere di preparareS.

soliti

apparati e di ornare la strada dall'Arco di Tito fino all'Anfiteatro.il

Pio V,

nel possesso che prese

23 Gennaio 1566, volle, con tutta la cavalcata, pas-

sare per entro lo stesso Colosseo,

come pure

fece nella sua presa di possesso

Gregorio XIII(1)

(-3).

Archiv. secr. S.S. Reg. Urh. V,

Tom.

VITI, fol. IGO.

(2) (3)

Armbll.,

loc.

cit.'

p. r)23.p. 121.

Cancellieri, Possexsi,

CAPITOLONel

I.

-

VARIE VICENDE DEL COLOSSEO NEI SECOLI XV E XVI ECC.si

209

lilyi-0

dei decreti del 1574(f.

trova

il

seguente decreto del Consiglio

secreto del 15 Ottobre

548):tutte le

Giovanni Battista Cecchini primo Conservatore propose: Perchil

opere cominciate deuono hauere

suo debito

fine,

per ce par necessario che

mancando ancora molta quantit

di

Trauertini per finire la restaurazione del

Ponte Santa Maria, et per idesso non se ne possono far venire et per questoessendone detto che nel Coliseo u ne gran quantit sottocascati etle

ruine d sonno

non sono

in

opera quali

si

potrebbero far cauare per questo biso-

gno. Per l'habbiamo uoluto esporre alle S.S. V.V. acci possino sopra di cifare quelle risoluzioni che gli parr

.

Deci'etum

extitit

omnium Patrum astantium assensu quod capianturomnesil

et

fodiantur expensis Po. Ro.

lapides morraorei et Tiburtini existentes inColiseo, diruti et nullo pacto eoeftbdi possint in

ruinis amphitheatri Domitiani vulgo detto

niuncti

et applicati dicto

Amphitheatro, sed etiam

omnibus

aliis locis

publicis pr supplemento operis Pontis Sauctae Mariae sine

tamende-

praeiudicio aedificiorum antiquorum pr quibus exequendis

curam habere

beat magister Mathaeus architectus.in dictis locis

Quoque omnes statuae.

et antiquitates

quae

reperiantur sint ipsius Populi i-omani

Il

Sommoil

Pontefice Sisto V, fu uno

dei Papi che

pi ricordi lasci nel-

l'alma Citt.

Costru pi Egli solo in cinque anni di pontificato, dice giusta-

mentecessori

prof. R. Corsetti (1),

che1'

in

pi secoli la maggior parte dei suoi sucSisto

Poteva dunque

operosissimo

V

trascurare

l'

Anfiteatrolavori,utilit;

Flavio? Non era possibile: egli pens ben

tosto diin pari

far ivi grandiosi

onde conservarlo e renderlo nuovamente,

tempo, di pubblica

bench con non lieve dannotali

dell' integiit

archeologica di quelle

monumen-

reliquie, se tali lavori fossero stati eseguitL)

Ai tempi di Sistoloro fatiche:il

V

molti poveri di

Roma non avean modoil

di vivere colle

lavoro scarseggiava; ed

provvido Pontefice escogit la ma-

niera di sovvenire agli indigenti ed evitare che andassero mendicando per laCitt. Sul finire del secolo

XVI,

Sisto

V

dava incarico a Domenico Fontana,

per-

ch riducesse

il

Colosseo ad abitazione e lanificio; giacch l'arte di lavorare la

lana era allora in

Roma

molto negletta.

Il

suddetto architetto fece

il

disegno

dell' edificio restituito

nella sua

originaria circonferenza: quattro porte odal

ingressi con altrettante scaletica

immettevano

monumento. Nel mezzodovean servire peri

dell'an-

arena dovea sorgere una fonte: altresi

fonti

il

lavoro;cia-

e per le abitazioni degli operai

destinavano

portici esterni,

dando a

scuno di

quelli,

gratuitamente, due

stanze. Gli altri portici

dovean adattarsi

(l)

//14.

passato topografico

e storico dell' Istit.

Massimo

olle

Terme,

p.

43

Roma

1898.

210

PARTE

IH.

-

DAL SECOLO XV

Al

TEMPI PRESENTIlavoro:15,

a stanze e a laboratori. Gi erasi intrapreso

il

i

commerciantila

di lana

avevano gi ricevuto da

Sisto

V

la

somma

di;

000 scudi perla

provvista

della materia da lavorarsi nel

nuovo

lanificio

quando

morte del Ponteficesolo,

venne a troncare l'attuazionediceil

di

queir opera

(1).

Se vivea un altr'anno

Fontana,

il

progetto sarebbe stato una realt, con.

immensa

utilit

pub-

blica e specialmente dei poveriet araphitheatrum,

E

il

Mabillon

(2)

aggiunge:

Vixisset Syxtus

stupendum

illud opus,

integratum nunc haberemus!(3):

V Ma

ascoltiamo

le

parole dello stesso Fontana

Acci, iui

si

facesse l'arte dellala parte di denle

lana, per utile delia citt ditro al

Roma, volendo che a torno per

piano

di terra vi fossero le loggie couerte, etli

disopra scouerte, con

botteghe, e stanze per abitatione per

lavoratori di detta arte, e che ogn'vno

dovesse hauer vna bottegha con due camere e loggia scouerta avanti tornotuttoil

teatro,

hauendo gi dato ad alcuni mercatanti scudi quindicimila accidi

cominciassero ad introdur detta arte, volendocifar fontane

pi far condurre l'acqua per

per comodit di detta arte et per vso degli habitatori, e di gi haueuani

cominciato a far leuare tutta la terra che

stana torno et a spianar la stradaacci fosse tutta piana,si

che viene da torre de Conti,di si

et

va

al Coliseo,

come hoggi

vedono

li

vestigj di detto

cauamento, et vidi

lauoraua con sessanta carrette

di caualli, etil

con cento huomini,

Coliseo saria stato ridotto inS.

modo che se il Pontefice uiueva anco un anno, habitatione. La qual opera si faceva principalmente

da N.

acci tutti

li

poveri dile

Roma

hauessero hauuto da trauagliare, et dapi-

viuere senza andare per

strade mendicando; poi che non aueriano pagatoil

gione alcuna di casa qual voleva fosse franca,

saria stato di grand' vtile alla

pouert, et anco ai mercatanti di lana, che haueriano smaltita la loro mercatantia in

Roma, senza hauerla da mandarcitt fosse tutta

fuori della citt,

con animo di fare

che detta.

piena di artegiani di tutte(4),

le sorti .

Nell'archivio Capitolino

negli atti di

Girolamo Arconio, notaro dei Con-

servatori, troviamo:

A

di 21 di

marzo 1594

hauendo

(

Conservatori)

in-

teso che certi di questi che lavorano di

carniccia per fare la colla ceruona

haueuano occupato alcuni archiClementeGuardianifittatoli

di sopra del teatro del Colosseo uerso Santo

mandarono a

farli

mettere imprigioni, quali mostrarono cheloro data licentia et

li

della

compagnia del Gonfalone l'aueuano1'

af-

per una libbra di cera

anno

il

Termineremo questo capitoloColosseo verso1'

col riferire alcune scoperte fatte pressoci

anno 1594, delle qualidi

d notizia

il

Vacca

(5):

Accanto

(1)1.

V. Bellori, Vita18.Iter. If al. p.

D. Fontana,

o.

lo

stesso

Fontana DeV

Obelisco Vaticano

II, p.(2) (3)

76, n. 29.

Di alcune

fabh. fatte inf.

Roma11.

ed

iti

Napoli,

lib. II,(6)

RomaLoc.

1590, p. 1822.

tav. 19.

(4)

Credeuz. IV, voi. 104,

cit.

CAPITOLO

r.

-

VARIE VICENDE DEL COLOSSEO NEI SECOLI XV E XVI ECC.

211

11

Coliseo, dice quest'autore, verso SS. Gio. e Paolo vi

una vigna, mi ricordoquadri di tra-

(circa l'anno 1594) vi fu trovatavertini, e

una gran plateaquando Pio IVle

di grossissimi

due

capitelli Corintii; e

Terme

Diocletiane restaur,

e dedicoUe allacipale,

Madonna

degli Angeli, mancandogli un capitello nella:

nave

prin-

che per antichit vi mancava, vi mise uno di quellidi

e vi tu trovatadi

una barca

marmo da 40 palmi

longa, et

una Fontana molto adornaet

marmi,

e credetemi, chedi

aueua hauto pi fuoco che ac(iua;

ancora molti condotti

piombo

.

I

CAPITOLO SECONDO.II

Colosseo nel secolo XVII.

N.ell'akchivioda' ss.

capitolino

(1)

troviamo che

il

5 Agosto del 1639

fu data

Conservatori licenza a Bramante Bassi di poter far cavare e ricercareedifizi",

nel circuito del Colosseo ed altri antichi

colla condizione ivi. Il

apposta,

sopra la porzione tangente di quello che viindagini fatte dal

si

fosse trovato

risultato delle(2)

Bramante(la

noi

l'

ignoriamo: sappiamo invece

che circa

cinque anni dopoe

notte seguente al 21

Maggio

dell'

anno 1644) crollarono

caddero tre archi e mezzofei;e

dell' Anfiteatro, e

che coi materiali caduti Ur-

bano Vili

edificaresi

il

famoso palazzo Barberini.

Nell'anno 1671

torn all'idea di nuovamente servirsi dell'Anfiteatro per

darvi spettacoli pubblici, e specialmente la cccia di tori.

Ad

ottenere lo scopo,

faceva d'uopoI

il

permesso del Card.

Altieri

ed

il

consenso del Senato Romano.si

signori

Giuseppe Guicciardi e Giambattista Galantesi

rivolsero offlcialmente

a quegli e a questo, e l'ottennero. Ecco quantol'archivio Capitolino(3):

legge in un Memoriale del-

Anno

1671. Giugno. Registro di

memoriale per

la

concessione della facolt richiesta da Giuseppe Guicciardi e Gio. Battista Galante, di potere fare la caccia del toro dentroil

Colosseo.

Fu dato dala

questiri-

due

il

memoriale all'Eminentissimo Cardinale

Altieri

padrone, da cui fu

messa l'informazione a Monsignor Governatoregui,ss.

di

Roma, dopo

quale ne se

che

il

Cardinale concedette la facolt; indi esposero altro memoriale ai

Conservatori del Popolo

Romanoquando

per l'esecuzione della grazia di far giuo-

chi di tori ed altri animali nell'Anfiteatro,

promettendo

di farvi

risarcimentoil

notabile e di grande spesa,

i-

detti

signori avessero prestato

loro

consenso. Quindi l'Eccellenze loro, in conformit dell'esposta concessione impetrata, e(1)

non

altrimenti, concedettero agli oratori, che potessero valersi per

Arni. VI,

Tom.

i2,

p. 65.

(2) (3)

Questa notizia ce

la

porge

il

diarista Gigli. Ci.

Moroni, Diz. di erud.

voc. Colosseo

Armadio XI, tom.

22, p. 222.

214

PARTE

III.

-

DAL SECOLO XV

AI TEMPI PRESENTI

seii

anni delle parti del Colosseo spettanti al Popolo Romano, per potervi fareil

giuochi espressi, con condizione per, che non fosse impeditoil

transito, ec-

cettuandone solo

tempo de'giuochi:

e

che per l'Eccellentissimo, sig. Senatore,

Conservatori, Priore ed Ufficiali di Campidoglio, restasse palco e luogo capacedi

20 persone, del quale potessero valersi senza pagamento alcuno; qual dea'

creto fu fatto e sottoscritto

23 di Giugno del medesimo mese ed annoesecuzioneil

.

Era gi per mettersi

in

decreto,

quando Clemente X, adEccoin

istanza del P. D. Carlo Tornassi, cred bene annullarlo.Il

qual modo.Anfiteatro

lodato Tomassi pubblic successivamente due opuscoli

sull'

Flavio. In essi l'autore cerc di dimostrare la santit del

luogo, la

venera-

zione in cui dovea tenersi, ed

il

rispetto che

i

fedeli

dovean nutrire per quel-

r Arena, gi santificata dal sangue cristiano. Gli opuscoli del Tomassi produsseroil

loro effetto: l'Anfiteatro fu tosto recintosi

da muri; s'allontanaronosi

legli

profanazioni;

mise nella maggior devozione possibile, ein

principiarono

opportuni preparativi per solennizzai'e

esso

la

prossima ricorrenza del-

l'Anno Santo (1675). In quella circostanza Clementeseo vari quadri rappresentantiil

X

f'

dipingere nel Colos-

mai'tirio di alcuni eroi dellail

Chiesa nascente.

Terminate

le feste giubilai^,:

suUodato Tomassi pubblic un altro opucol

scoletto col titolo

Breve relazione dell'Anfiteatro, consacratoMartiri,serratoe

sangue pre-

zioso d' innumerabili

dedicato

ad onore

de'

medesimi

l'anno del giubileo 1675. In questo opuscolo, l'autore, dopo aver trattato dell'uso

che erassi

fatto dell'Anfiteatro nei passati tempi, riferisce

quantole

si

pro-

gett e

fece nel Colosseo durante

VAnno Santo

(1675).

Ecco

sue testualivisi

parole:

EIII.

stato poi questo luogo in grandissima venerazione,la

e

rap-

presentava ogni annodi

passione del Signore: qual uso dur sino al tempo

Paolo

Ed

il

b.

Pio

V

soleva dire, che chi voleva reliquie andasse aaisi-

prendere la terra del Colosseo, ch'era impastata col sangue de' Martiri. Edtempi nostri, sonoio

testimonio, che ogni qualvolta sono ivi passato col

gnor cardinale Ulderico Carpegna, questo piissimo signore ha sempre

fatto fer-

mare

la carrozza

con fare

la

commemorazione

de'

ss.

Martiri, che ividi

glorio-

samente trionfarono: e perci sono stato sempre divotissimoquale ancora persuadevosi

questo santo

luogo: e gli anni addietro con certa occasione feci una scrittura simile a questa, collai

devoti volerlo serrare, per togliere moltia' ss.

abusi che vi

facevano, e sacrarlo totalmenteil

Martiri.

Ebbe

allora la

scrittura per divina misericordia

suq primario inteso effetto: ed ora ultima-

menteesibito

il

secondo, con

modo

affatto totale dellail

Divina Provvidenza, essendosi(fu

a fare ci spontaneamente

signor principe Panfilio

questo

il

prin-

cipe D. Gio. Battista Panfilio, signore pissimo e libralissimo in fare elemosine

ed opere

di piet)

cosa da

me nondi

aspettata, sapendo che questo signore

te-

neva

tanti impieghi ed

impegni

elemosine giornaliere

Consultatone dun-

CAPITOLOquenegozio colsig.

II.

-

IL

COLOSSEO NEL SECOLO XVII

215perizia e pari

il

cavalier Bernino, egli, colla sua

somma

piet, la

stimando che questa era un' opera degnissima e necessaria, non solo pera' ss.

devozione

Martiri,la

ma anchedi

per la conservazione di una macchina,

che come mostrava

grandezza

Roma,

cosi era

anche

l'idea dell'architet-

tura di questa; e che perci non solo bisognava non toccare niente del vecchio,

ma neanche

nasconderlo, deliber che

si

serrassero solamente

gli

Archi

con alcuni muriper renderlo agiore verso

forati,

per potersi godere anco. di fuori la parte interiore: esi

tutti

venerabile e santotre arcate, le

accomodassero due facciate,tre inferiori

la

magtre

Roma

di

prime

per

l'

ingresso con

ferrate, e sopra (juella di

mezzo

un' iscrizione, e ne' tre archi superioriss.

si ei'-

gesse una gran croce, vessillo e trofeo de'si

Martiri; e che

una

sirail

facciata

facesse anco d'una sola arcata, verso

s.

Giov. in Laterano, designando pal'ara,

rimenti nel centro del Colosseo, ove prima era

o altare ove

si

sacrifi-

cava a Giove, un piccolo tempio, per non impediredeiss.

la

gran macchina,Altieri,il

in

onore

Martiri. Si diede conto di tutto al sig. Cardinale

quale ne

ricev contento grandissimo; e per la buona spedizione dell'opera, assegn alsig.

Giacinto del Bufalo, signore per la gran piet e prudenza ragguardevolecitt, e

a tutta laal

con

effetto

ed

affetto

grandissimo ha ridotta l'opera quasi

fine

con applauso e devozione

di tutta

Roma;

e molti

non han

lasciato,

n

lasciano di trascrivere le iscrisaoni che sono le seguenti:

Nella facciata verso Occidente

:

ET

.

AMPHITIIEATRVM FLAVIVM NON TAM 0PERI8 MOLE ET ARTIFICIO AC VETERVM SPECTACVLORVM MEMORIA QVAM SACRO INNVMERABILIVM MARTYRVM CRVORE ILLUSTRE VENERABVNDVS HOSPES INGREDERE AVGVSTO MAGNITVDINIS ROMANAE MONVMENTO IN EXECRATA CAESARVM SAEVITIA HEROES FORTITVDINIS CHRISTIANAE SVSCIPE ANNO JVBILARI ET EXORA MDCLXXV..

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

Nella facciala verso san Gio. in Laterano:

AMPHITEATRVM. . . .

.

VVLGO.

.

COLOSSAEVM. .

OB NERONIS COLOSSVM ILLI APPOSITVM VERIVS OB INNVMERABILIVM SS. MARTYRVM CRVCIATORVM MEMORIAM IN EO-

.

.

.

CRVCIS TROPHEVM ANNO JVBILARI MDCLXXV... .

Fin qui

il

devoto Tornassi.

216

PARTEIl

III.

-

DAL SECOLO XV

AI

TEMPI PRESENTI

progetto di erigere nel Colosseo un tempiettoil

(1)

non venne

attuato, sia

per non ingombrare

centro dell'arena, sia perch la chiesuola, detta della

Piet

(e della

quale gi parlammo), trovavasi ancora in istato di discreta con-

servazione.I

cancelli di ferro, che;

dovean chiuderei

i

due

ingressi, furono supplitii

con

porte di legno

e sopra le iscrizioni ed'gli

dipinti esterni, raffiguranti

Martiri,

furono erette due grandi croci. Tuttirati,

archi del primo ordine vennerosi

mul'in-

lasciando in essi piccole feritoie, onde dai portici

potesse vedere

terno dell'edificio; e questa chiusura, attesa la grandezza dell'Anfiteatro, im-

port una spesa non lieve. Sulla sommit

dell'

Anfiteatro

venne eretta una

grande croce

di legno, la

quale varie volte fu atterrata dall'impeto dei venti

e successivamente rinnovata.

Con questi progettinel secolo XVII.disegnodi (questo

e con questi lavori finirono le

vicende del Colosseo

(1) Il

tempietto era stato

g'i fatto

dal cav. C. Fontana.

CAPITOLO TERZO.Il

Colosseo nel secolo

XVIil.

-BBiAM A,

visto nel precedente capitolo che in occasione dell'

Anno Santoad essereCle-

(167I furono murati tutti gli archi interni dell'ordine inferiore dell'Antiteatro

Flavio. Gli archi esterni per rimasero aperti, edil

i

portici seguivano

ricettacolo dei(1)li

malviventi.

Onde impedire uni

tanto

male,

il

Papa

mente XI

f'il

chiudere:

portici furono ridotti a deposito di letame, collo

scopo di trarne

salnitro per la vicina fabbrica di polvere; ed a questo igno-

bile uso servirono fino all'anno 1811.Il

3 Febbraio del 1703(3);

per effetto del terremoto

(2)

cadde un arco

dell'Anfiteatro

e coi materiali caduti e con quellisi

rinvenuti nella fondaRipetta.Il

mentaValesio

delle case dei Serlwpi,(4),il

costru la scalinata del porto di(6)

Fea

(5),

ed

il

Cancellieri

descrivono la caduta di que