L’Amore più grande -...

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L’Amore più grande Renza Guglielmetti È lo slogan che ha accompagnato i giorni dell’Ostensione della Sindone a Torino dal 9 aprile al 24 giugno di quest’anno. Questo misterioso telo narra, nell’insieme delle tracce che appaiono su di un unico lato, la tragedia di un uomo crocifisso. La tradizione secolare lo identifica con il telo funerario in cui venne avvolto il corpo di Gesù dopo la sua morte. Le recenti analisi scientifiche hanno messo in evidenza la straordinaria coincidenza tra le impronte del telo sindonico con le torture subite da Gesù e riportate dai vangeli. Tutte e quattro i racconti evangelici concludono con la narrazione della fine violenta del protagonista, con i giorni della cattura, del doppio pro- cesso giudaico e romano, della con- danna a morte per crocifissione, pena riservata agli schiavi, ai prigionieri di guerra e ai peggiori criminali. Come mai un simile epilogo per un uomo che ha passato la vita “facendo del bene” a tutti? Ciò che gli è successo, per dirla con Enzo Bianchi: «acca- de sempre ai giusti e a tutti quelli che nella Storia si sono opposti al male». La morte di Gesù ci rivela il vero volto di Dio. Chi sia Dio lo si può comprendere solo entrando nella lo- gica e nel significato della croce. Si tratta infatti di comprendere, di decifrare perché Gesù non si ribella, non si sottrae alla ingiusta condanna.

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L’Amore più grandeRenza Guglielmetti

È lo slogan che ha accompagnato i giorni dell’Ostensione della Sindone a Torino dal �9 aprile al 24 giugno di quest’anno. Questo misterioso telo narra, nell’insieme delle tracce che appaiono su di un unico lato, la tragedia di un uomo crocifisso. La tradizione secolare lo identifica con il telo funerario in cui venne avvolto il corpo di Gesù dopo la sua morte. Le recenti analisi scientifiche hanno messo in evidenza la straordinaria coincidenza tra le impronte del telo sindonico con le torture subite da Gesù e riportate dai vangeli. Tutte e quattro i racconti evangelici concludono con la narrazione della fine violenta del protagonista, con i giorni della cattura, del doppio pro-cesso giudaico e romano, della con-danna a morte per crocifissione, pena riservata agli schiavi, ai prigionieri di guerra e ai peggiori criminali. Come mai un simile epilogo per un uomo che ha passato la vita “facendo del bene” a tutti? Ciò che gli è successo,

per dirla con Enzo Bianchi: «acca-de sempre ai giusti e a tutti quelli che nella Storia si sono opposti al male».La morte di Gesù ci rivela il vero volto di Dio. Chi sia Dio lo si può comprendere solo entrando nella lo-gica e nel significato della croce. Si tratta infatti di comprendere, di decifrare perché Gesù non si ribella, non si sottrae alla ingiusta condanna.

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Lui che aveva trascinato le folle con un insegnamento eccezionale, mai udito prima e salvato molti dalla ma-lattia e dalla morte, ora non fa nulla per togliersi da una situazione che sta precipitando verso il peggio. Sotto la croce si leverà la beffa: «Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!... Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso» (Mt 27,40.42).Tutto questo pare dunque smenti-re clamorosamente tutto quello che Gesù aveva detto e operato ma so-prattutto la sua pretesa di essere il Figlio di Dio.In realtà, la sua libera e consapevole offerta di sé fino alla morte significa

la sua assoluta coerenza e fedeltà a quel volto di Dio che è venuto a rive-lare agli uomini: Dio è Padre, Dio è Amore. È un Dio che non si impone all’uomo ma sempre e solo si propo-ne alla sua libertà. Scrive a proposito Armando Matteo in Nel nome del Dio sconosciuto (Padova 20��): «Dio non è un padre-terno beato, uno Zeus focoso e gioco-so, Dio non è cattivo e non avvelena ogni cosa. Dio è il Padre che lo ha inviato per sciogliere i legami iniqui che l’uomo crea quando si separa dal Suo amore ed è padre a tal punto che non diventa “nemico” neppure dei nemici del Suo Figlio. Né la corona di spine, né gli sputi ingiuriosi, né il processo farsa, né il fardello della croce possono cambiare il Suo nome: Dio non odia coloro che in Gesù lo odiano, Dio non respinge coloro che in Gesù Lo respingono, Dio non uc-cide coloro che in Gesù Lo uccidono. Il “no” che la folla grida a Gesù non sposta di un millimetro il “sì” all’uo-mo che alberga nel Suo cuore». Impressiona il silenzio di Gesù duran-te il processo, non accusa e non si di-fende. Solo ama, coerente con l’agire del Padre che «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45).Può accadere davvero che si passi una vita a voler bene a una perso-na e che questa mai se ne accorga, né tanto meno corrisponda all’amore ricevuto. È una croce. La croce di una vita. Piccolo, povero segno di un Amore più grande.

EditoriALE pag. �L’Amore più grande doMANdE & (qualche) riSPoStA Possiamo ancora parlare di anima? pag. 3

fLASh dAi cENtri pag. 7• Notizie dalle sedi• Banchetti... Sindone• Notte di Vangelo• Campagne pubblicitarie• Albania• «Grafie» a FinaleL’Eco dEL dio NAScoSto Titolo pag. �4

diciAMoLo coN L’ArtE pag. �9La Sindone e i ritratti di Gesù rELigioNi cuLti MAgìALa Torino magica trarealtà e mistero pag. 23

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DOMANDE & (qualche) RISPOSTA

Possiamo ancora parlare di anima?a cura di Fiorella Danella

Se ci poniamo la domanda: «cos’è l’anima?» probabilmente non sapre-mo trovare le parole adatte per dirlo, tantomeno per descriverla. Nono-stante questo percepiamo di «avere un’anima».Varlam Salamov nel suo libro i racconti della Kolyma narra un drammatico episodio.Nel Gulag di Kolyma, dove era sta-to deportato per motivi di opinio-ne, un giorno la guardia chiede ai detenuti che non avevano portato a termine il lavoro, di consegnare le loro protesi.Salamov è giovane e non ha prote-si da consegnare, la guardia allora, quasi per scherzo gli dice: – allora tu mi darai la tua anima. Lui si rifiuta e come punizione fini-rà per quattro settimane in uno dei terribili pozzi di pietra, al gelo con solo un po’ d’acqua e un pezzo di pane. Ne uscirà rovinato nel fisico per tutta la vita e dirà, ricordando quell’episodio:«Stavo per morire per qualcosa che non credevo neanche di avere. Ma nel momento in cui mi è stato chie-sto di dare, ho capito essere la cosa più preziosa che avessi». (guarda il video sul nostro blog: http://parliamone.informacristo.org)

oggi, dopo vari tentativi di elimi-narla dalla nostra cultura, l’anima riappare sotto forma di una ricerca di “spiritualità”. È interessante no-tare come questo nuovo sentire si ripropone sia pure in forme variega-te, proprio in ambienti non credenti. una “rivincita dell’anima”?Qui di seguito proponiamo uno stral-cio dal libro Anima di Ermis Segatti.

L’anima: una “pericolosa inclinazione”?

È in questa parte del mondo, più precisamente nell’Europa occiden-

«Stavo per morire per qualcosa che non credevo neanche di avere. Ma nel momento in cui mi è stato chiesto di dare, ho capito essere la cosa più preziosa che avessi».

Varlam Salamov

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DOMANDE & (qualche) RISPOSTA

tale, che alcuni filoni importanti di pensiero manifestano una dichiara-ta insofferenza e anche contrarietà a ogni riferimento all’anima in quanto termine che evoca una sfera spirituale e un’identità sulla cui esistenza espri-mono dubbi radicali. Per alcuni, qualunque richiamo al-l’anima con riferimento religioso o trascendente suona come una “peri-colosa inclinazione”. Il silenzio e il sospetto sull’anima solitamente van-no di pari passo con l’affermazione dell’ateismo. […]

La cultura europea non si identifica certo nella sua prodigiosa complessi-tà con questa visione, ma tale feno-meno culturale altrettanto certamente le appartiene. Una sua formulazione intransigente trova qui la sorgente, al punto che se altrove la si incontra è materiale di importazione. Nessuna ipotesi di civiltà ha mai prodotto in sé un’affermazione dell’ateismo su base materialistica tanto coerente e programmatica.

Interessante sarebbe chiedersi per-ché proprio qui, e forse le ragioni si potrebbero trovare anche in alcune vicende storiche del cristianesimo in questa parte del pianeta Terra. Ma sarebbe troppo semplicistico vedere solo in esse “la” causa della rimozio-

ne dell’anima in alcuni filoni culturali dell’Europa. Nel corso del suo svilup-po storico si affermarono con sempre maggior determinazione prospettive di organizzazione della politica e della società, della vita personale e di relazione con l’ambiente che por-tarono a considerare la sfera religiosa e spirituale non più necessaria, anzi irrilevante o addirittura ostile, mentre all’orizzonte pareva essere alla por-tata la soluzione di tutti i problemi, compresi quelli spirituali sulla base di risposte di carattere puramente sto-rico e funzionale. Si apriva l’orizzon-te del welfare state [stato sociale], del benessere finalmente possibile, con la sua promessa di felicità a portata. Lo evocava una delle parole d’ordine più efficaci quando si prometteva «a cia-scuno secondo i propri bisogni».

L’anima: una “cosa inutile”?

Avendo associato l’anima alla sfera del superfluo, se non dell’inutile, le venne negata dignità di pensiero e di indirizzo propositivo dell’esisten-za, supponendo che solo a prescin-dere dalle sue aleatorie esigenze si sarebbe stati in grado di affrontare con mentalità scevra di pregiudizi ciò che era considerato davvero rea-le. Non stupisce perciò che l’idea stessa dell’anima, insieme al mondo

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DOMANDE & (qualche) RISPOSTA

spirituale e religioso di cui era par-te integrante, siano quasi spariti dal vocabolario, sostituiti da altre parole che dovevano garantire una maggiore “visibilità” e affidabilità per il mondo delle scienze sperimentali, all’insegna della controllabilità e verificabilità.In questa atmosfera si preferiva piutto-sto parlare di psiche, cervello, pulsio-ni, condizioni ambientali e infrastrut-turali, ecc. Si ritenne di conseguenza che tutto dell’uomo fosse riconduci-bile a cause organiche e materiali che si sarebbero evolute in reazione alle sollecitazioni dell’ambiente da forme elementari verso sistemi sempre più funzionali. Dentro tale logica, l’ani-

ma, per come da sempre se ne era pensato, appariva quasi una variabile senza bussola, tanto più se presenta-va soglie di mistero. Eventualmente avrebbe segnalato solo segreti in at-tesa di essere totalmente compresi e svelati.

Sintomatico quanto si verificò nel-l’area a suo tempo sovietica, che si voleva di stretta osservanza materia-listica, “ateistico-scientifica”, come recitava una rivista molto ambiziosa dell’ateismo militante.Nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, dopo decenni di robusta propaganda, cominciarono a farsi sentire inattese domande di sen-so, di carattere etico ed esistenziale, soprattutto tra le nuove generazioni. I responsabili dell’istruzione “ateisti-co-scientifica” si chiesero se esiste-va un manuale che avesse preso in considerazione questi argomenti ed eventualmente avesse suggerito an-che le risposte. Si resero conto che non esisteva.

Una rivincita dell’anima?

Alle soglie del terzo millennio, sui temi evocati dall’anima si avverte, invece, sempre più esplicito un rio-rientamento, anche dall’interno di filoni un tempo negazionisti e affini. Spesso questo nuovo sentire prende

DOMANDE & (qualche) RISPOSTA

forma e nome intorno a una paro-la che in molte tradizioni all’anima sempre fu collegata come suo reca-pito e luogo naturale: “spiritualità” è la parola sulla quale converge una rinnovata attenzione e attrazione.Il riferimento alla spiritualità ripre-sa da non credenti mette a disagio inaspettatamente non pochi credenti, alcuni dei quali rimangono sorpresi, altri perplessi e altri persino risentiti.Si tratta di questo, in sostanza.Ammesso apertamente che sono si-gnificativi e rilevanti gli ambiti un tempo tradizionalmente patrimonio della sfera religiosa sotto la voce spiritualità, nello stesso tempo si ri-vendica fermamente che per viverla e proporla si può prescindere da qual-siasi riferimento a una fede definita: nel caso, soprattutto al cristianesimo. E proprio la parola “spiritualità” rap-presenterebbe il termine privilegiato per designare il tratto distintivo di una “religiosità” laica, a prescinde-re da ogni fede costituita e anche su base atea dichiarata.

Gli esiti sono molto variegati. In ge-nere queste proposte di spiritualità attraversano varie correnti o altrettan-to varie fonti di pensiero senza assu-

merne alcuna in modo definitivo ed esclusivo. In questo forse intercettano un relativamente largo consenso poi-ché incontrano un contesto di gran-de mobilità delle tradizioni e di presa di distanza critica nei loro confronti. Possono rispondere a esigenze tanto di approfondimento personale auto-nomo quanto di disimpegno, di at-tendismo almeno temporaneo rispetto a ogni identificazione che orienti a scelte durature.Si tratta di un universo ancora mol-to fluido. Contribuisce in ogni caso a riconsiderare l’idea che si era con troppa leggerezza propagata: quel-la di una sparizione definitiva di esigenze spirituali sorgenti dal pro-fondo dell’anima. Qualcuno si era anche avventurato ad assicurare che sarebbero scomparse «fin dai suoi più reconditi recessi». Ed è sintomatico che a contrastare questa profezia di sventura per l’anima siano non cre-denti, i quali nel riaprire spazi alla spiritualità ci tengono a ripetere che proprio in quanto non credenti espri-mono e cercano spiritualità.Una “rivincita dell’anima”?

(Tratto da: Ermis Segatti, Anima, Piemme, 20�4)

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Notizie dalla sedeÈ noto che con l’era telematica molte persone preferiscono comunicare tra-mite Internet (mail, facebook, twitter, ecc…), ma di tanto in tanto qualcu-no varca la porta del centro d’ascolto di corso Marconi, a volte perché vi passa davanti e resta incuriosito dal-la “originalità” delle vetrine, oppure perché ha fatto esperienza altrove dell’esistenza della nostra Associa-zione.Certamente un ruolo importante lo hanno svolto i recenti «Incontri-cafè» e «Cine-cafè», ma ultimamente ab-

biamo avuto il piacere di parlare con una persona che ammirava proprio i nostri messaggi in vetrina. Tale per-sona è approdata al Buddismo, ab-bandonando la sua fede originaria. Durante l’interessante conversazio-ne, alla mia curiosità sul perché di tale passaggio, ha risposto con mol-ta schiettezza e semplicità che non riusciva a dialogare abbastanza nel-l’ambito della sua precedente espe-rienza religiosa.Quel giorno aveva intuito che con noi si poteva parlare liberamente.

Torino

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torino - Banchetto in via garibaldi

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Banchetti… SindoneNon si tratta di banchi o gazebo per la vendita di immagini o souvenir in occasione dell’Ostensione della Sindone a Torino dal �9 aprile al 24 giugno 20�5.

Piuttosto, come Associazione Infor-maCristo, abbiamo pensato di essere partecipi a questo evento con una postazione in via Garibaldi e di ciò siamo stati veramente contenti.

Il clima, infatti, era particolarmente bello, anche per la coincidenza con le celebrazioni del Bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco.

Nella storica zona di Valdocco, infat-ti, il “santo dei giovani” ha dato ini-zio alla meravigliosa avventura che ha portato alla nascita dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, in-teramente dediti alla cura dei giovani sotto ogni aspetto: educativo, sociale, culturale, spirituale...

Non sottovalutiamo anche, in con-temporanea, la riapertura del Museo Egizio (primo nel mondo dopo il Cairo) dopo gli imponenti lavori di restauro che l’hanno reso una vera attrattiva mondiale.

E quasi a benedire il tutto e a dare un forte segnale di fede, ma anche di concretezza d’impegno di vita da par-te di tutti, Papa Francesco ci ha fatto

visita nei giorni 2� e 22 giugno con una carrellata di incontri a comincia-re dal mondo del lavoro, dei poveri e dei malati per finire con i giovani ai quali ha parlato con molto coraggio («il Papa deve rischiare» ha detto) in piazza Vittorio Veneto dove, al matti-no, aveva celebrato la Messa.

Insomma, Torino sembrava accostare all’abito “industriale” con il quale è stata conosciuta negli ultimi decenni, quello culturale, turistico, commer-ciale, spirituale con il quale è entrata nella novella Europa.

In questo suggestivo e movimenta-to scenario in cui si respirava anche tanto spirito di collaborazione, di lodevole servizio da parte di opera-tori, forze dell’ordine e volontari, ci siamo inseriti con molta discrezione, ma con altrettanta fiducia nel cerca-re di venire incontro, nei limiti delle nostre possibilità e competenze, alle domande che certamente sarebbe-ro affiorate nel cuore delle persone durante questo tempo di forte soffio dello Spirito.

Nella suddetta via Garibaldi, davan-ti al piccolo banchetto allestito per l’occasione, molte persone hanno benevolmente accolto soprattutto i depliant su Gesù e le domande esi-stenziali, mentre qualcuno si è intrat-tenuto in amichevole conversazione.

f.c.

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AlbAElena Cillario

Notte di VangeloSabato �� maggio 20�5. Tra i diversi eventi importanti che si svolgono in cit-tà c’è anche una Veglia di preghiera ed evangelizzazione organizzata dai Grup-pi GAM, InformaCristo e La Comunità, nella Chiesa di San Giovanni, in centro storico. La piazza è piena di gente, la serata è calma, il clima mite. Padre Celestino ci aspetta sorridente insieme al Parroco. I giovani arrivano con don Eligio, sono sereni, hanno voglia di pregare insieme. Alcuni hanno la chitarra per animare la serata. La veglia ha inizio con l’Ado-razione e l’invio in missione di diversi giovani. Dopo un po’ di tempo i ragazzi escono dalla Chiesa per volantinare per le vie della città. Che bello vedere anche giovani coppie con i loro bambini che vanno, convinte, nelle periferie di Alba, proponendo alla gente una serata diver-sa dal solito… Molte persone, intanto, si fermano a parlare con me e prendono il materiale dell’Associazione, altri vogliono sapere lo scopo della se-rata ed entrano a pregare. Arrivano anche giovani dai paesi vicini, Manera, Montelupo, Feiso-glio, Neive, Monteu, Lequio e… Alba: Paolo, Iolanda, Maria, Virgi-nio, Clara, Manuela, Luciano, con tanta voglia di lasciarsi amare da Dio, sotto lo sguardo benedicente di Maria SS. Quale contrasto con il mondo dila-niato da tanta violenza e crudeltà! Durante la Veglia si riflette sulla

grandezza di due santi innamorati di Maria: Don Bosco e Domenico Savio, veri esempi di vita santa per i giovani di oggi! Infine, dopo circa due ore e mezza di preghiera, termina la Veglia. Siamo tutti contenti di aver seminato qualcosa di bello e di buono per Gesù e per Maria. Gioia e pace sono nel no-stro cuore. Presto sarà Pentecoste e io chiedo allo Spirito Santo di aiutarci a vivere nel cuore del mondo con il cuore di Dio.

campagna pubblicitariaIl �9 maggio ha avuto inizio in Alba e dintorni la campagna pubblicitaria su Dio; il messaggio è: «Cristo è speranza per il futuro». Ottantaquattro manifesti sono sui muri della città, insieme a cinquanta locandi-ne in negozi, uffici, scuole. Sono rimasti visibili per un mese. Seminare, semina-re sempre senza stancarsi, con fiducia e convinzione. I risultati li sa Dio.

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Notizie dalla sede

La 21a edizione della mostra «Gra-fie dell’anima» è stata presentata ad aprile nel Duomo di Cuneo, su invito del parroco Don Roberto Gallo, ami-co della nostra associazione e sacer-dote “aperto alle periferie”. Abbiamo attuato un particolare aggiornamento di cui l’aspetto più interessante è stato l’esposizione all’esterno, sot-to i portici, di una serie di pannelli introduttivi che hanno sollecitato e interessato i passanti; sono stati pos-

sibili dialoghi, interventi e interessan-ti episodi. In seguito sono state ri-chieste due presentazioni della stessa mostra tramite cd, prima dal gruppo “religiosità Bahai” e poi dall’Asso-ciazione dei Presidi emeriti di Cuneo. Particolarmente interessati ed entu-siasti questi ultimi che, ringraziando con un’offerta, hanno programmato altri incontri sui temi successivi già preparati dalla sede. Successivamente è stata ripresa la presentazione della mostra anche ai detenuti nel carcere «La Felicina» di Saluzzo.

CuneoMirella Lovisolo

«Grafie dell’Anima» a Cuneo

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Il cellulare è un’opportunità per In-formaCristo. È arrivata una richiesta di materiale dalla Sicilia, girata subito alla sede centrale. Inoltre arrivano te-lefonate di persone che approvano o che contestano o pongono domande. Un signore da una città piemontese in grande sofferenza, visto il manifesto e il numero, ha telefonato chiedendo-ci di pregare per lui. Ha concluso gli incontri telefonici ringraziando per aver ottenuto aiuto e serenità. Ringraziamo il Signore.

campagna manifesti Con il manifesto cristo speranza per il futuro è stata realizzata una bella campagna di diffusione a Cuneo con

manifesti collocati in punti strategici, poi a Fossano, Savona e in parte a Busca. Qui è iniziato un punto luce nella casa di Riposo dove passa molta gente e anche gli ospiti, che sono au-tosufficienti, sono interessati. Sempre per questo manifesto abbiamo fatto a Cuneo un simpatico sitting senza ga-zebo con esposizione e distribuzione del materiale sotto i portici. C’è stata attenzione al manifesto e interessanti incontri.

Albania È stata programmata una missione (tavolino sulla strada con presenta-zione e distribuzione dei dépliant di InformaCristo tradotti in albanese)

cuneo - L’ultima campagna manifesti

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a Scutari e Tirana. Sono anche sta-ti realizzati, con l’amica albanese, tornata per un breve periodo, dei foglietti sull’arte paleocristiana del-l’Albania con mosaici e i simboli che annunciano il Vangelo e la fede delle origini cristiane del territorio. Sarebbe bello poter arrivare a donare informazioni su Gesù e la sua parola con i dépliant e i beni culturali locali a questo popolo rimasto per troppo tempo escluso e sradicato dalla fede e dalla cultura! Poiché non sono arri-vate conferme da parte delle persone

disponibili all’aiuto per il dialogo in albanese, rimandiamo l’iniziativa a quando sarà possibile.

“Grafie” a Finale Abbiamo accettato con gioia la ri-chiesta dell’amico Giuseppe Testa di Finale di presentare la mostra Gra-fie dell’Anima tra luglio e agosto nel chiostro del convento di Finale Pia, vivace centro turistico estivo. Ringraziamo il Signore per la nuova opportunità.

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GenovALaura Rossi

cristo speranza per il futuroLe attuali situazioni politiche ed econo-miche a livello mondiale sono causa di scoraggiamento e pessimismo, incertez-za per il domani. «Come sarà il futuro dei nostri figli?»

Noi di InformaCristo vorremmo che, nonostante le lotte e le tante difficoltà, non venisse meno la gioia della speran-za come auspica papa Francesco. Per questo, desiderando di far arrivare a tutti un messaggio di speranza, abbiamo pro-posto il manifesto cristo speranza per il futuro. Dio ci offre sempre le forze e la luce per andare avanti. Ha promesso la sua presenza fino alla fine dei tempi e il suo amore ci condurrà sicuramente a trovare nuove strade se noi ci impegnia-mo a fare la nostra parte. Allora né lotte, né preoccupazioni ci potranno togliere la gioia della speranza. Camminiamo cantando! (cfr. Papa Francesco, encicli-ca Laudato sii, 20�5)

Ovviamente non basta un manifesto per dare la speranza, che è un dono di Dio. Però esso è quel flash che ti fa pensare, lo puoi anche rifiutare, ma se l’accogli, il resto lo farà il Signore, soprattutto nel cuore di chi è talmente disturbato dal messaggio da scriverci su parole bla-sfeme. Queste reazioni sono segno di una persona che non è indifferente, e che certo quel messaggio gli ritornerà in cuore e il Signore farà la sua parte!

Cristo speranza per il futuro è il picco-lo contributo che InformaCristo offre a questa causa. Qui in Genova abbiamo esposto il manifesto negli spazi di af-fissione comunale, nei luoghi di mag-gior passaggio di gente, scegliendo le zone di: Castelletto, piazza V Maggio a Quarto, piazza Acquaverde stazione Principe, via Cantore in Sampierda-rena, corso Buenos Aires a Foce, via Santi Giacomo e Filippo. E poi in molti altri spazi in negozi, in luoghi di affissione libera. Locandine e altro ma-teriale vengono regolarmente portati in tutti gli ospedali genovesi. Tutto questo lavoro è svolto dai nostri volontari che con noi condividono la gioia di portare e testimoniare il vangelo nei posti di frontiera. Il manifesto è un’occasione per dialogare con chi desidera parlare con noi, sia di persona, o con e-mail, o lasciando un recapito telefonico alla nostra segreteria.

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L’ECO DEL DIO NASCOSTO

Speranza, grido dell’umanitàTeresa Testa

Speranza e impegno

«Non lasciatevi rubare la speranza!» Il grido di Papa Francesco è la chia-ra denuncia del rischio che incombe sulla società attuale, il rischio del-lo scoraggiamento con tutte le sue gravi conseguenze, ed una invoca-zione ad aprirsi con fiducia al mon-do piuttosto che ripiegarsi con ras-segnazione o cedere alla tentazione della rivolta. Speranza e disperazio-ne si presentano spesso come due facce della stessa medaglia, a cui corrispondono sentimenti, esteriori ed interiori, di lotta-rassegnazione. «Vivere del tutto senza speranza non è possibile… senza uno scopo e senza l’aspirazione a raggiungerlo nessun uomo può vivere » (P. Levi).

Victor Hugo (��02-���5)

«La speranza è la parola che Dio ha scritto sulla fronte di ogni uomo».

Victor Hugo

In un mondo senza certezze, senza garanzie per il futuro, la speranza si affaccia spesso in modo “dispe-rato” quasi come “salvagente”. Ma non è speranza quella che non è accompagnata da impegno socia-le e si limita all’attesa di momenti migliori. È urgente far rivivere la speranza per risuscitare l’umanità. L’esortazione di Papa Francesco nell’Enciclica sulla cura della casa comune è una «dura ma obiettiva presa di coscienza sulla realtà della nostra casa comune, la terra con il suo Creato», ma è un’analisi fatta con parole piene di speranza, che profondono la gioia di poter credere in un cambiamento rivoluzionario e in una nuova umanità.� Solidarietà

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L’ECO DEL DIO NASCOSTO

e rispetto dell’ambiente, intesi nel significato più profondo, diventano uno stile di costruzione della storia e una sfida cruciale per il futuro dell’uomo. La minaccia del crea-to è minaccia per l’umanità: «Non possiamo considerarci persone che amano veramente se escludiamo dai nostri interessi una parte della real-tà… se nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani».2

Una lettura attuale

In questo senso il capolavoro della letteratura francese che proponia-mo, I miserabili di Victor Hugo, «ha tuttora qualcosa da insegnare, perché è di quelli che esortano a tenere gli occhi aperti sulle “dan-nazioni sociali” create dalle leggi e dai costumi»3, è un “grido d’amore” lanciato alla società del ���2, più volte riproposto alla nostra riflessio-ne su schermi e palcoscenici e oggi ripetuto con fermezza da autorità politiche e religiose.

Victor Hugo nacque nel ��02 a Besançon da nobile famiglia – il padre era ufficiale dell’esercito – e svolse un’intensa attività politica, divenendo accademico di Francia e deputato, ma nel ��52, in segui-

Se fosse dato ai nostri occhi terreni di vedere nella coscienza altrui, si giudicherebbe molto più sicuramenteun uomo da quel che sogna che da quel che pensa.

Victor Hugo

to al colpo di stato di Napoleone III, indignato contro il nuovo re-gime che metteva in discussione le libertà della Francia, se ne andò in esilio nelle isole della Manica, dove scrisse il suo capolavoro, I Miserabili, pubblicato nel ���2. Il romanzo è la storia del riscatto mo-rale di un evaso, Jean Valjean che, grazie all’amore e alla fiducia ripo-sta in lui, trova la forza di rompere la catena del suo destino miserabile per costruire un futuro di speranza. L’opera, espressione del romantici-smo con tratti alquanto realistici, in-terpreta gli ideali più avanzati della borghesia democratica, fondendo in un’unica voce rievocazioni storiche, ricordi autobiografici e intenti uma-

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L’ECO DEL DIO NASCOSTO

nitari. Vi traspare una visione di Dio tanto evangelica da spingere l’auto-re a descrivere avvenimenti terrestri e creare personaggi con «l’indomita volontà di vederli sempre dal punto di vista di Dio», come afferma A. Gide.

In realtà l’autore temeva che l’at-tacco, legittimo, a una religione alleata del potere sfociasse nella volontà di distruggere il comples-so spirituale dell’uomo, in favore di un materialismo brutale e di un edonismo ignorante e lavorò per il riscatto dell’uomo e l’esaltazione di tutti i valori autenticamente umani. In democrazia, oltre a un diritto del-l’uomo, esiste anche un diritto del-l’anima: «Abbiamo un dovere: la-vorare attorno all’anima umana».4 Nel capitolo L’onda e l’ombra)5 esprime in questi termini la visione angosciante della società: «Il mare è l’inesorabile notte sociale in cui la penalità getta i suoi condannati: il mare è l’immensa miseria. L’anima alla deriva in quella voragine, può diventare un cadavere». Analogia portentosa, che rende la disperazio-ne un mare in cui l’uomo e la spe-ranza affondano come naufraghi.

Scriveva Hugo nella prefazione: «Finché i tre problemi del secolo, la

degradazione dell’uomo per causa del proletariato, l’avvilimento della donna per causa della fame, l’atro-fia del fanciullo per causa delle te-nebre, non saranno risolti… finché sulla terra vi saranno ignoranza e miseria, libri della natura di questo non potranno essere inutili.�

Quali “miserabili”?

Hugo scrive il suo romanzo per par-lare degli infelici, tartassati dal de-stino e dalla società. Sullo sfondo di una Parigi popolata di eroi e mise-rabili, all’alba di una nuova civiltà, queste figure colorano uno scenario magico e allo stesso tempo tetro, mostrandoci gli innumerevoli aspet-ti che può assumere l’animo umano, dando vita a un magnifico quadro d’umanità, dove ognuno brilla di una luce o di una tenebra diversa, dove amore e speranza camminano tendendosi la mano.

«L’occhio dello spirito non può tro-vare in nessun luogo più splendore o più tenebre che nell’uomo». «Esiste uno spettacolo più grande del mare, è il cielo; esiste uno spettacolo più grande del cielo, è l’interno del-l’anima».7Se anche talora può essere giudica-ta insostenibile la psicologia di certi

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personaggi, la spiccata sensibilità dell’autore fa sì che quest’opera conservi un messaggio immortale.

Nella storia di Jean Valjean è raf-figurata la storia di tutti gli esseri degni di compassione, il miracolo che in essi la fiducia può operare. Si presenta subito come miserabile, Jean, abbruttito e rifiutato; battuto, eppure non ancora sconfitto, perché vive in lui un’umanità inesprimibile, che combatte e rifiuta d’arrendersi, per cui «l’occhio brillava sotto le sopracciglia come un fuoco sotto un cespuglio».�

Accanto a lui, Monsignor Myriel Vescovo di Digne, figura di ecce-zionale luminosità, esempio di quel-

L’ECO DEL DIO NASCOSTO

È facilissimoesser buoni, ma il difficile è esser giusti.

Victor Hugo

la generosità che offre la possibilità di riscatto dalla disperazione e dalla paura. La speranza da lui suscitata nel povero ex forzato si propaga come le onde di un sasso lanciato nell’acqua e accarezza le persone che incontrerà sul suo cammino.

Per prima Fantine, una giovane operaia licenziata, disperata e sen-za soldi, costretta a prostituirsi per mantenere la figlioletta Cosette, delle quali Jean si prenderà cura.

Attorno a questi, le figure perverse dei coniugi Thénardier e la durez-za dell’ispettore Javert, integerri-mo tutore della legge. Infine l’amo-re di Marius e Cosette che appare come un raggio di sole nella tragici-tà del momento storico. L’intreccio è l’umana dimostrazione di come ogni anima, per quanto sporca e mi-serabile, possa trasfigurarsi in uno scrigno di bontà.

Scritto tra il ��45 e il ���2, il ro-manzo conserva la sua attualità, come ci conferma il successo delle numerose produzioni cinematografi-che, dalla prima del �907 a quella di Carlo Ponti del �947, all’adattamen-to nel colossale musical scritto nel �9�0 da Claude-Michel Schönberg (musiche) e Alain Boublil (testi),

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L’ECO DEL DIO NASCOSTO

allo spettacolo teatrale di Paolini del 2009 dove, senza farci perdere la fiducia nella speranza, il regista sollecita a farsi delle domande anzi-ché svincolarsi dall’impegno sociale a favore delle logiche del profitto.

In ultimo, ma solo in ordine di tem-po, Les Misérables, il film diretto da Tom Hooper uscito nelle sale statunitensi il �4 dicembre 20�2. Un grande spettacolo in cui il re-gista si cimenta con un metodo tut-to nuovo di portare il musical sul grande schermo, facendo recitare gli attori dal vivo sul set, con un crescendo visivo e sonoro che la-scia senza fiato.

Dio, che vuole agire con noi e contare sulla nostra collaborazione, è anche in grado di trarre qualcosa di buono dai mali che noi compiamo.

Papa Francesco in Laudato si’

È altamente significativo che un romanzo tra i più impegnati della letteratura mondiale, un’epoca di sofferenza e miseria e personaggi immortali, espressi con fini intuiti psicologici e grande realismo, abbia-no riscosso tale successo e coinvol-gimento di pubblico. Leggere oggi I Miserabili non è un mero esercizio letterario, bensì un modo per ricor-dare a noi, che non abbiamo ancora ben capito quale democrazia stiamo vivendo, che tutti siamo chiamati all’impegno di irradiare speranza e restituire fiducia per il futuro. Come disse Hugo all’Assemblea nazionale del 1849: «La sofferenza non può scomparire, la miseria deve scom-parire».

� cfr. C. PETRINI, Guida alla lettura, in PAPA FRANCESCO, Laudato si’, San Paolo, p. 52 Laudato si’, cit, n. 9�.3 MARC LE CANNU, prefazione a VICTOR HUGO, I Miserabili, Mondadori 20�4, p. XIV4 V. HUGO, I miserabili, cit. p. 3��5 ib, p. 77� ib, p.XIV7 ib, p. �72� ib, p. 53

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La Sindone e i ritratti di gesùMirella Lovisolo

L’ostensione di Torino ripropone la visione dell’«Uomo della Sindone», l’immagine di un volto martoriato, ma nobile e pieno di significato nel suo silenzio, un uomo barbaramen-te torturato, in cui si riconosce il martirio di Gesù come narrato dai racconti evangelici e il martirio di tanti uomini e donne, cristiani e non che, nel nostro tempo, subiscono la morte con ogni sorta di crudele vio-lenza. Nessuno sino ad ora ha sapu-to spiegare l’origine dell’immagine sindonica anche se oggi, dopo tan-to studio, analisi e ricerche, si dice qualcosa di più. L’immagine che non è prodotta né da colore né da bruciatura, sarebbe prodotta, secon-do l’ipotesi più studiata, da una ra-diazione, una forte carica di energia (quella della Risurrezione?) che, os-sidando il tessuto, senza bruciarlo, ha lasciato l’impronta di quel corpo. (cfr. Barbara Frale, La Sindone e il ritratto di Gesù, p. �5). Intorno a quel telo, preziosamente tessuto, ri-masto nascosto nei primi tre secoli, apparso nel V secolo a Edessa (Tur-chia), poi a Gerusalemme e giunto, attraverso vari percorsi a Torino,

sono state scritte molte cose. Al di là delle vicende storico-leggendarie e dell’emozione che quell’immagi-ne suscita in noi, ci domandiamo: i primi cristiani conoscevano quel telo? Da quell’immagine l’arte dei primi secoli ha prodotto un ritratto di Gesù?

DICIAMOLO CON L’ARTE

il Volto dell’uomo della Sindone

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DICIAMOLO CON L’ARTE

Il telo sindonico procurato da Giu-seppe d’Arimatea era un oggetto la cui conservazione era proibita dal-la legge essendo stato a contatto di un cadavere; inoltre, a causa della persecuzione, l’esposizione del telo ne avrebbe decretato la distruzione. Certamente raccolta dagli Apostoli nel sepolcro, la sindone di Gesù rimase accuratamente nascosta al-meno per tre secoli; tuttavia ne era nota l’esistenza, infatti, ne troviamo la citazione negli Apocrifi dei primi secoli (Vangelo degli Ebrei del �50 d.C.).

La raffigurazione di Cristo sino al III secolo avveniva col simbolo: il buon pastore, Orfeo, Cristo do-cente, Cristo sole, un giovane bello senza barba che esprimeva l’eterna giovinezza di Dio. La Chiesa del II-III secolo in riferimento alla legge mosaica (Dt 4,�2) condannava l’uso delle immagini e Clemente Alessan-drino ammoniva i fedeli sul pericolo dell’idolatria e invitava all’uso dei simboli. Anche lo storico Eusebio non approvava il desiderio di avere un ritratto di Cristo. La pratica di venerare il ritratto somigliava troppo al culto che i pagani rendevano al

ritratto dell’imperatore, per questo venne proibita dal Concilio di Elvi-ra. «Tuttavia – scrive Barbara Frale a pag. �4 – diverse testimonianze antiche parlano espressamente di ri-tratti di Gesù che ne riproducevano le fattezze esatte. Ne parlano autori cristiani come Ireneo di Lione (180 d.C.), Ippolito Romano (230c d.C.), lo storico Elio Lampridio (sec. III) che, essendo pagano non aveva alcun interesse per Gesù, cita il ritratto che stava nella collezione dell’imperatore Alessandro Severo (222-235)»*.

Quando fu dipinta la prima immagi-ne di Gesù? Trecento anni dopo la sua morte, quando qualcosa cam-biò radicalmente. Al primo conci-lio di Nicea nel 325 venne definiti-vamente affermata la duplice natura divina e umana di Cristo, il Verbo incarnato, dotato di fattezze umane, rappresentabili. Cade il divieto di raffigurare l’immagine: se Dio è en-trato nel mondo facendosi uomo, allora l’immagine non è più proi-bita, si può rappresentare. Dal timore idolatrico dell’Antico Testamento si passa all’arte come narrazione visiva dell’incontro con

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DICIAMOLO CON L’ARTE

un volto. «Proprio la fede percepì che la raffigurazione non poteva – non doveva – essere trattenuta. Il tema della rappresentazione del volto del Signore ha così incomin-ciato a dispiegare una storia lunga e complessa» (Pierangelo Sequeri). Compaiono nelle catacombe e nelle basiliche, dipinti e mosaici col volto del cristo barbato, cer-tamente più aderente a ogni vero-simiglianza col volto reale di Gesù espresso dal telo sindonico.Nel cubicolo del Leone della Ca-tacomba di Commodilla del sec.

IV troviamo quella che studiosi contemporanei ritengono sia forse la prima rappresentazione del volto di Cristo. Quest’immagine in cui si ravvisano i tratti dell’Uo-mo della Sindone, è realizzata ad affresco con la tecnica che proviene dall’Oriente: colori forti e vibranti, accostamento cromatico contrastan-te, il busto di Cristo appare su un fondo con decori geometrici simili a una tovaglia. Quello di Commo-dilla è il più antico, realistico volto di Gesù che si staglia su un fondo tessile bianco; è fiancheggiato dal-

il cristo barbato

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Mosaico del catino absidale di Santa Pudenzianaa roma

DICIAMOLO CON L’ARTE

l’alfa e omega, espressione della divinità di Cristo: «Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine, colui che è, che era e che viene» (Ap �,�; 2�,5-�). Un’altra delle prime immagini che richiamano i tratti sindonici, si tro-va nel mosaico del catino absidale di Santa Pudenziana (sec. IV) e nel Cristo tra Pietro e Paolo della Catacomba dei Ss. Pietro e Mar-cellino. Un’iconografia alla cui affermazio-ne potrebbe aver contribuito non solo l’influenza del co-stume ellenistico, ma anche – con la libertà costantiniana – l’espo-sizione del «mandyl-lion di Edessa» il telo

sindonico, archetipo di gran parte della tradizione iconografica del Cristo.

Dopo aver dato tutto di sé, Gesù sembra aver voluto ancora lasciare al mondo il suo “ritratto”, l’impron-ta del suo amore di morte e risur-rezione, espressione della speranza e della condivisione di Dio con le sofferenze di tutti gli uomini.

* Barbara Frale, La Sindone e il ritratto di Gesù, ed. LEV 2010)

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RELIgIONI CuLTI MAgìA

La torino magica tra realtà e mistero Laura Rossi

L’ostensione della sacra Sindone nel duomo di Torino ha offerto l’occasione al mondo dell’occultismo di ripensare alle misteriose origini di questa città che continua a essere ritenuta esoterica, con storia e leggende cariche di simbolismi segreti di luce e di tenebra.

Infatti si dice che Torino sia la città magica per eccellenza, lo dimostrano l’orientamento delle case signorili, delle chiese; i monumenti e la posizione delle piazze sembra che seguano regole preci-se dove nulla è lasciato al caso, regole sconosciute agli occhi di un normale os-servatore. Torino fa parte dei due celebri triangoli magici: il triangolo della magia nera (San Francisco, Londra e Torino) e il triangolo della magia bianca (Lione, Praga e Torino).

Sotto la città esistono chilometri di cuni-coli e di gallerie. Alcuni affermano che sotto piazza Castello ci sono tre grotte alchemiche, cioè luoghi di altissima con-centrazione di energia dove i pensieri del-l’inconscio possono essere materializzati.

Ai piedi della collina, attraversato il fiu-me Po, si trova la chiesa della Gran Ma-dre di Dio. Una sorprendente leggenda esoterica avrebbe individuato un preci-so e inscindibile legame tra la presenza in Torino della sacra Sindone e quella del Graal. Gli indizi sono desunti dalla presenza a destra e a sinistra, all’esterno della chiesa della Gran Madre, di due statue raffiguranti due donne. Una rap-

presenta la religione e porta sulla fronte il triangolo con l’occhio divino (simbolo massonico), l’altra che designa la fede, tiene in mano un calice – che per alcuni rappresenta il sacro Graal. La seconda donna ha lo sguardo lontano, in direzio-ne del luogo in cui è custodito il prezioso lino della Sindone, a significare il luogo della sepoltura.

Altro monumento con caratteristiche esoteriche è la Mole Antonelliana che rappresenta il Cielo. La sua configura-zione a piramide sarebbe l’antenna che catalizza l’energia di cielo e terra.In piazza Solferino la fontana Angelica nasconde molti aspetti magici. In essa sono scolpite le figure che rappresentano le quattro stagioni: la primavera e l’estate sono statue femminili, mentre l’autunno e l’inverno sono maschili a rappresen-tare Boaz e Jaquin, che sostennero le colonne d’Ercole poste sulla Soglia che introduce all’Infinito. Le figure femmi-nili rappresenterebbero i due aspetti del-l’amore, sacro e profano e i due aspetti della conoscenza. Il varco che si nota tra le due figure maschili significa la soglia – invalicabile per i non iniziati – che dà l’accesso alla conoscenza senza limiti, è la porta dell’Infinito.

In uno dei luoghi più oscuri della città, definito il Cuore Nero di Torino, si trova la segreta e oscura piazza Statuto. Luogo, secoli addietro, detto vallis occisorum, dove era eretto il patibolo, rimasto lì al-cuni secoli e poi dai francesi traslocato

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RELIgIONI CuLTI MAgìA

nel cosiddetto rondò della forca situato nell’area di incrocio corso Valdocco, via Cigna e corso Regina Margherita.

Piazza Statuto è l’esatto punto dove Tori-no si congiunge con Londra e San Fran-cisco creando un occulto triangolo di magia nera. Il punto esatto dell’incrocio delle linee sincroniche che legano le tre città è l’obelisco della piazza che indica che si è sul 45° parallelo. La Fontana del Frejus in centro della piazza fu costruita per ricordare l’inaugurazione della omo-nima galleria tra Italia e Francia. In cima all’obelisco c’è un angelo con sul capo una stella a cinque punte potenziata da emissione di luce. Si dice che sia Luci-fero, l’angelo bellissimo che, ai piedi del monumento, dia l’accesso all’inferno.

Torino, inquietante città avvolta dal mi-stero. Ogni più piccola porzione del ter-ritorio ha i suoi segreti. Ma si sa quanto la mente uma-na sia affascinata dall’universo dell’occulto, e quanto sia condi-zionata dalla curiosità per tutto ciò di cui non si ha certezza di conoscere. Di certo sappiamo però che tutte queste fantastiche interpretazioni hanno portato a un vero business economico. Negozi e bazar vendono oggetti con proprietà curative, sono mi-

nerali, metalli, amuleti portafortuna…Si organizzano gite notturne per la città con tappe ai luoghi dei misteri.Se siano fondate o false le tesi sulle eso-teriche origini della città di Torino non si può sapere. Ci si può domandare però come mai personaggi come l’alchimista Paracelso, il leggendario Cagliostro, il fi-losofo Nietzche, il medico Lombroso, il conte di Saint Germain, il sensitivo Rol e poi Nostradamus avessero scelto Torino come residenza.Misteriose sono anche tali scelte.Tutto questo ingarbuglio di interpreta-zioni strane e fantastiche fa riflettere, perché il rifugio nell’occulto e nell’eso-terico nasconde il bisogno di risposte alle domande sul senso ultimo dell’esistenza e sulla possibilità di una vita oltre la vita. A queste domande il cristianesimo e non l’esoterismo ha già dato le risposte in Gesù.

FOGLIO DI COLLEGAMENTO - Semestrale di informazione dell’Associazione Informazioni su Cristo �0�25 TORINO Corso Marconi 3 Tel. e Fax 0�� 540��� ���24 GENOVA Piazza Bandiera 27r Tel. e Fax 0�0 24�50�5 �2�00 CUNEO Corso Giolitti 2� Tel. 333 390�053 Internet: www.informacristo.org E-mail: [email protected] ccp 31717101 IBAN: IT 47 U 03359 01600 100000010266Direttore Responsabile Renza Guglielmetti - Registrazione Tribunale di Saluzzo n. �24 del 4-4-�99� – ROC n. �9390