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Didattica della lingua italiana (gruppo I-Q) – Chiara Ghezzi Laboratorio in preparazione al riassunto Materiali a cura di C. Ghezzi e R. Grassi Pagina 1 di 23 La docente dichiara, sotto la propria responsabilità, che il presente materiale didattico è stato redatto in conformità alla di- sciplina in materia di diritti d’autore di cui all’art. 68, comma 3, e dell’art.70 della Legge 633/1941 e successive modifiche. MATERIALE 1 L’italiano come gamma di varietà (Berruto, G., 1987, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Roma, La Nuova Italia Scientifica, p. 21)

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MATERIALE 1

L’italiano come gamma di varietà (Berruto, G., 1987, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Roma, La Nuova Italia Scientifica, p. 21)

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Un esempio lessicale di variazione di registro

(Berruto, G., 1993, “Varietà diamesiche, diastratiche, diafasiche”. In Sobrero, A. (a c. di), Introduzione all’italiano contemporaneo, Bari, Laterza, p. 73)

Un esempio di esercizio sulla competenza socio-pragmatica Alcuni riti propiziatori sono ormai caduti in disu-so anche nelle società arcaiche.

a. superati b. scomparsi c. decaduti d. estinti

Le difficoltà economiche e relazionali nell’ambito della famiglia hanno formato il carattere nelle persone migliori.

a. costruire b. forgiare c. influenzare d. segnare

La storia è incentrata (V) sui dialoghi, interrotti da descrizioni o racconti di vita passata.

a. basata b. costituita c. imperniata d. focalizzata

Nel corso della discussione parlamentare il mini-stro ha proposto una modifica (N) alla Finanziaria che rimette in gioco i vecchi consorzi.

a. emendamento b. variazione c. rettifica d. revisione

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MATERIALE 2

I tipi testuali

(1) Testi espositivi:

Da Paoloni, G., 1997, “Gli archivi della scienza tra passato e futuro”, in Morelli, M. / Ricciardi, M., Le carte della memoria, Editori Laterza, pp. 81-83.

ESERCIZIO Trova nel testo esemplificazioni relative a queste affermazioni. 1. Il testo si riferisce a un settore specifico di conoscenze. Il criterio di pianificazione è logico. 2. Il testo è organizzato intorno ad un tema centrale. 3. Tale articolazione è segnalata da elementi linguistici. 4. Le congiunzioni svolgono un ruolo importante perché segnalano il rapporto logico tra le infor-mazioni. 5. Il lessico è in molti punti specifico all’area di conoscenza a cui il testo si riferisce.

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(3) Testi argomentativi

ESERCIZIO La scaletta alla pagina che segue rappresenta la struttura di una mappa concettuale per un testo argomentativo dal titolo “Società pre-industriale e società industriale” a-dattato da Ferrarotti, F., 1977, Sociologia, cap. 1 “Sociologia e rivoluzione industriale”, pp. 10-14) Utilizzando i contenuti (sintetizzati e schematizzati) del testo che trovate sotto in or-dine sparso, provate a riempire la mappa concettuale (p.6) in modo da formare una struttura argomentativa. 1) Ma già a partire dal 1500 esistono opifici (es. fabbriche di birra e mulini) che richiedono una specializzazione ed una coordinazione dei compiti. 2) Lo sviluppo tecnologico/organizzativo non è quindi caratterizzante; lo è invece la tra-sformazione dell’organizzazione economica, che evidenzia un’inedita articolazione dei rapporti produttivi. 3) Ma Marx giudica questo elemento irrilevante; al contrario egli ritiene che ciò che davve-ro caratterizza la rivoluzione industriale del 18° secolo sia la sostituzione dello strumento artigianale con la macchina utensile. 4) Un elemento discriminante può essere allora rappresentato dalla collaborazione tra gli operai (nella società industriale) nel luogo di lavoro. 5) Weber ritiene che il tratto distintivo possa essere rappresentato dalla concentrazione nelle mani dell’imprenditore del luogo e dei mezzi di lavoro, oltre che delle materie pri-me e dell’energia. 6) Questo tipo di organizzazione produttiva però si trova già anche nella società pre-industriale – Weber lo chiama egasterion - (es. fabrica medioevale e bazar orientale). 7) Tale concentrazione difficilmente si trova prima del 18° secolo; prima di questo periodo infatti luogo, mezzi, strumenti, materiali appartengono all’intera comunità. 8) Questo è il punto di partenza Aron ritiene che l’elemento che differenzia la società pre-industriale dalla società industriale sia la separazione del luogo di lavoro dall’abitazione. 10) Elemento discriminante può essere forse l’utilizzo di macchinari o dell’energia pro-dotta dal vapore. 11) Tra il 1500 e il 1700 diverse però sono le applicazioni meccaniche già utilizzate negli opifici.

Se lo ritenete opportuno potete aiutarvi con la versione integrale del testo (p. 5).

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Società pre-industriale e società industriale (adattato da F. Ferrarotti, Sociologia, ed. Accademia, 1977, cap. I “Sociologia e “rivoluzione indu-

striale”, pp. 10-14)

Sebbene sociologi e storici economici siano unanimi nell’accettare l’esistenza di una netta distinzione tra 5 società pre-industriale e società industriale, la loro unanimità viene meno allorquando si tratta di definire in con-creto quell’aggettivo “industriale” oppure di decidere in qual periodo nell’evoluzione storica della società umana quella trasformazione si è operata e quali debbano essere i criteri che l’identificano.

Benché Raymond Aron ponga tra i criteri distintivi della “società industriale” nei confronti di quella “pre-industriale” il fatto che il luogo di produzione sia separato radicalmente dalla famiglia, unità produttive così sepa-10 rate si ritrovano sistematicamente anche nei tempi più remoti.

Nella società pre-industriale esisteva infatti quello che Max Weber ha chiamato l’egasterion, e cioè un luogo di lavoro nettamente distinto dal luogo di abitazione. La sua forma più tipica è rappresentata dalla fabrica medioevale, che talora era un fondo affittato ad un gruppo di operai e artigiani perché vi svolgessero il loro lavo-ro, e che talaltra era un luogo di lavoro istituito dal signore del luogo, dal convento o dalla università, per utiliz-15 zarvi le corvées o le banalités.

Il bazaar orientale rappresenta un altro esempio di unità produttiva completamente separato dall’abitazione, ed era costituito da un insieme di piccoli opifici connessi con una unità commerciale. Inoltre l’opificio industriale su larga scala, utilizzando il lavoro degli schiavi, o di coloro che erano vicino ad esserlo, lo si ritrova in moltissime società antiche e particolarmente in Egitto e in Grecia. Ed è proprio da queste forme che gli 20 storici economici stimano si sia sviluppato il tipo di opificio non domestico con operai pagati a tempo, anziché a cottimo o a oggetto finito.

La concentrazione, anche su vasta scala, di operai in un unico luogo di lavoro non era quindi estranea al mondo pre-industriale. Ma sia la fabbrica medioevale che quella rinascimentale erano per lo più semplicemente la riunione sotto un medesimo tetto di operai-artigiani che lavoravano in comune ma non in collaborazione. Nella 25 generalità, infatti, ognuno di loro avrebbe potuto egualmente eseguire il lavoro anche a casa propria. La comunan-za consentiva però una maggiore disciplina rendendo possibile un controllo sull’uniformità del prodotto e la sua produzione giornaliera, ed in questo senso era assai vantaggiosa, sebbene di maggior rischio in quanto una cata-strofe naturale poteva distruggere in un sol colpo materiali e strumenti.

Ma anche nella società pre-industriale esistevano opifici che richiedevano un’alta coordinazione del lavo-30 ro dei singoli operai e una certa divisione dei loro compiti. Tali erano le fonderie, le officine dei fabbri ferrai, le fabbriche di birra, i panifici, i mulini e altri. Divisione del lavoro, specializzazione tecnica e coordinazione dei compiti svolti in collaborazione erano già presenti alla fine del ‘500.

Neppure l’uso di congegni meccanici e di macchinario in genere potrebbe differenziare il periodo pre-industriale da quello industriale: ché infatti, utilizzando l’acqua, il vento e l’energia umana e animale, moltissime 35 furono le applicazioni meccaniche negli opifici durante questi due secoli.

Così né la concentrazione in un luogo di lavoro separato dall’abitazione familiare, né la divisione del 35 lavoro, con la conseguente specializzazione dei compiti e la loro coordinazione, né l’uso di macchinario e di con-gegni meccanici potrebbero costituire da soli gli elementi sufficientemente differenzianti il periodo pre-industriale da quello industriale. 40

Si potrebbe, tuttavia, assumere come elemento discriminante i due periodi l’uso di un certo tipo di ener-gia, e cioè quella termo-meccanica fornita dal vapore. Ma anche a questo proposito le divergenze di giudizio non vengono meno. Per Marx il tipo di energia impiegato è essenzialmente irrilevante. Infatti, a sua detta, il fatto che caratterizza “la rivoluzione industriale del diciottesimo secolo” è la sostituzione della macchina utensile allo stru-mento artigianale. 45

Di avviso diverso è Max Weber, secondo il quale “La caratteristica veramente distintiva dell’industria moderna è, in generale, non l’instrumentalità di lavoro usata, bensì la concentrazione della proprietà del luogo di lavoro, dei mezzi di produzione, delle fonti di energia e dei materiali grezzi in una sola mano, quella dell’imprenditore. Questa combinazione solo eccezionalmente la si poteva incontrare prima del XVIII secolo”. Infatti il luogo di lavoro, gli strumenti e il materiale erano, in una forma o in un’altra, proprietà dell’intera comu-50 nità e, prima del ‘700, solo occasionalmente nelle mani di un unico imprenditore.

Al di là di questa polemica è opportuno rilevare che mentre l’evoluzione tecnologica e organizzativa non costituisce elemento di frattura tra mondo pre-industriale e mondo industriale, l’aspetto economico di una partico-lare costellazione di rapporti produttivi socialmente e giuridicamente istituzionalizzati è nuovo e indubbiamente tipico del periodo industriale. Nella fase di transizione dalla società pre-industriale a quella industriale 55 l’evoluzione tecnologica, con eccezione fatta della fonte di energia da vapore, mostra un aspetto di continuità; mentre il sistema di organizzazione dell’unità economica svela un aspetto di peculiarità che nella sua accelerazione temporale appare di frattura.

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PUNTO DI PARTENZA: cosa differenzia la società pre-industriale dalla società industriale e quali sono gli

elementi che caratterizzano il passaggio dall’una all’altra?

TESI – Punto 8 TESI TESI

ANTITESI

NUOVA TESI

ANTITESI ESEMPLIFICAZIONE

ANTITESI

NUOVA TESI

CONCLUSIONI

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MATERIALE 3

Strategie di lettura La lettura è un’abilità che va acquisita e allenata. Un “buon” lettore dovrebbe: 1. abituarsi a leggere per blocchi logici: Es. L’Odissea / racconta le vicende di Ulisse / trasportando il lettore / nel pieno della vicenda: / il poema, /infatti, / inizia quando Ulisse, / sbarcato nella reggia del re Alcinoo, /dieci anni dopo la di-struzione di Troia, / si trova a raccontare al re e alla sua corte/ le proprie avventure. 2. Saper prevedere le parole in base al contesto:

ESERCIZIO Sebbene sociologi e storici economici siano unanimi nell’accettare l’esistenza di una netta distinzione tra società pre-industriale e società industriale, la ___________ una-nimità viene meno allorquando si tratta ___________definire in concreto quell’aggettivo “industriale” ___________ di decidere in qual periodo nell’___________ storica della società umana quella trasformazione si ___________ operata e quali deb-bano essere i criteri che l’___________. Benché Raymond Aron ponga tra i criteri ___________ della “società industriale” nei confronti di quella ___________ il fatto che il luogo di ___________ sia separato radi-calmente dalla famiglia, ___________ produttive così separate si ritrovano sistemati-camente ___________ nei tempi più remoti. (Ferrarotti, F., Sociologia, Ed. Accademia, p. 10)

ESERCIZIO

Da Benni, S., 2003, Il bar sotto il mare, Feltrinelli, Milano.

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3. Abituarsi ad applicare diversi tipi di lettura (selettiva, orientativa, globale, appro-fondita...) a seconda dello scopo:

ESERCIZIO Facendo attenzione alla strategia di lettura: a. trova l’argomento del testo__________________; (lettura______________) b. sottolinea i nomi di studiosi dell’argomento; (lettura______________) c. sottolinea i riferimenti ad altre parti del volume; (lettura______________) d. trova riferimenti all’area geografica/alle aree geografiche di cui si parla; (lettu-ra______________) e. trova il significato di “cartellarsi”; (lettura______________) f. trova evidenze dell’opinione dell’Autore; (lettura __________________) g. sintetizza i punti fondamentali del discorso: 1.__________________________________________________________________________ 2. __________________________________________________________________________ 3. __________________________________________________________________________ 4. __________________________________________________________________________ 5. __________________________________________________________________________ (lettura______________) Adattato da: Berruto G., Prima lezione di sociolinguistica, Roma-Bari, Universale Laterza, 2005 (II edizione), pp. 65-67

LA LINGUA DEI GIOVANI

3.4.1. L’età e il sesso sono due fattori sociodemografici che correlano in maniera interessante con il comportamento linguistico dei parlanti. (...)

Per quel che riguarda la variabile età (Eckert 1997), in situazioni a noi familiari essa risulta correlare molto significativamente per es. con la dialettofonia: se dobbiamo trovare un parlante tipicamente dialettofo-no, in Italia, dovremo andarlo a cercare fra gli anziani, mentre se vogliamo trovare un parlante sicuramente non dialettofono lo cercheremo in una giovane (studentessa, abitante in città). In tutti i repertori (v. § 3.5) con dislivelli di prestigio notevoli fra una lingua o varietà alta e una lingua o varietà bassa, i giovani, salvo situazioni particolari e ceteris paribus, saranno più esposti e più orientati alla lingua o varietà alta. Quanto all’identificazione di varietà di lingua, e tipi di comportamenti verbali, specifici delle classi di età (o ‘classi generazionali’), la ricerca in Italia sinora si è soffermata solo marginalmente, e più per opera di sociopsico-logi che di sociolinguisti, sul rapporto fra invecchiamento/vecchiaia e prestazioni linguistiche e sulla ‘lingua degli anziani’, mentre nell’ultimo quindicennio è diventato tema alla moda quello della ‘lingua dei giovani’.

Come parlano gli adolescenti e i giovani? Esiste un ‘linguaggio giovanile’, e se sì che genere di varietà è? Su queste cose si è scritto molto anche in Italia, dove si è andati alla caccia di modi comunicativi e carat-teri linguistici propri dei giovani, con numerose indagine empiriche sul campo (v. Banfi, Sobrero 1992, Cor-telazzo 1994, e, per confronti fra diverse situazioni europee, Radtke 1993). Le ricerche hanno condotto cer-tamente all’identificazione di un certo numero di tratti molto ricorrenti nel comportamento linguistico giova-nile (soprattutto parlato; e in quella trasposizione del parlato che per molti aspetti è la comunicazione media-ta dal computer: v. qui § 3.3.), anche se recentemente non si sono fatte nuove scoperte significative in propo-sito. Il risultato più evidente è il riconoscimento dell’esistenza di un ‘lessico giovanile’, un insieme di lesse-mi espressivi, metaforici, a volte neologismi coniati all’occasione; in buona parte gli stessi nelle varie regioni d’Italia (qualche esempio da Banfi, Sobrero 1992: togo “bello”, (s)lumare “guardare le ragazze”, farsi una pera “iniettarsi droga”, cuccare “aver successo con le ragazze”), ma con un certo ammontare di termini tipici di questa o quell’area o città (per es., solo nel lessico giovanile a Torino sono attestati cartellarsi “picchiar-si”, o cabinotto/a, per indicare “ragazzo/a della buona borghesia”).

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4. Abituarsi a leggere le informazioni implicite e a farsi domande durante la lettura:

ESERCIZIO Ricava le informazioni implicite mettendo in relazione titolo e occhiello: Cresce la paura a Firenze. L’Arno sopra il livello di guardia. Aerei e traghetti senza pace Alitalia, rotte le trattative. Civitavecchia: più di mille

bloccati nella notte. Colpo grosso a Stoccolma I dipinti di Picasso non erano assicurati. Ora ricava le informazioni implicite in questo passo tratto da un testo espositivo dedi-cato alle istituzioni politiche: Nell’evoluzione del Comune, l’istituzione del Podestà, che pure ebbe positivi effetti nell’amministrazione delle città, non servì a riportare la pace tra le fazioni in lotta per il potere. Nell’ evoluzione del Comune, ________________________________________________

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l’istituzione del podestà, ________________________________________________

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che pure ebbe positivi ________________________________________________

effetti nell’amministrazione

delle città, ________________________________________________

non servì a riportare la pace ________________________________________________

tra le fazioni in lotta per

il potere. ________________________________________________

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MATERIALE 4

Il testo (1) La coerenza

Il comune di Milano ha chiuso un’ampia zona del centro al traffico privato. D’ora in poi solo i mezzi pubblici ed i taxi potranno accedere ai monumenti, ai negozi ed ai numerosi uffici del centro storico. I vi-gili avranno il loro da fare per far rispettare il provvedimento, che comunque è stato accolto con favore dai cittadini. Il comune di Milano ha chiuso un’ampia zona del centro al traffico privato. Il taxi non arrivò in tempo alla stazione, sicché perdemmo il terno. Quando finalmente smise di piovere, tutti gli automobilisti si precipitarono in strada, intasando il centro in modo indescrivibile. È stato indetto un concorso per 40 nuovi posti di vigile urbano. (Lo Duca 1992, cit. in Lo Duca 2000)

(2) La coesione

Ieri uscendo di casa per andare al lavoro ho visto un gatto grigio che se ne stava tutto spaventato vicino alla porta del garage…Quando la sera sono tornato a casa, il gatto era ancora lì…Non ci ho pensato due volte: prima che andasse a finire sotto qualche macchina, l’ho preso, l’ho portato in casa e gli ho dato del latte caldo. La bestiola si è subito rianimata, e per prima cosa ha cominciato ad esplorare la casa.

(Lo Duca 1992, cit. in Lo Duca 2000)

(a) Carlo Azeglio Ciampi è intervenuto ieri all’apertura dell’anno giudiziario. Nel suo breve intervento,

il Presidente della Repubblica ha ricordato ai giudici presenti …. (Lo Duca 2000)

(b) La legge per il risanamento di Venezia è giunta in porto dopo un travagliato iter parlamentare. Fi-nalmente si potrà metter mano ai lavori di ripulitura dei canali, di cui la città lagunare ha urgente e drammatico bisogno.

(Lo Duca 2000)

(c) […] per i vertici ENAV ed ENAC che il ministro degli interni Claudio Scajola vorrebbe a casa da subito, il verdetto è dunque solo rinviato. Un piccolo aiuto a Gualano e Roma però lo ha offerto ieri un prudentissimo Lunardi ascoltato a lungo in Parlamento sulla tragedia di Milano.

(LaR 11.10.01, sull’incidente di Linate dell’ottobre 2001)

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MATERIALE 5

Il paragrafo (o capoverso) Della Casa, M., 1994, Scrivere testi. Il processo, i problemi educativi, le tecniche, Firenze, La

Nuova Italia)

(1) La costruzione del paragrafo a. Elementi all’interno del paragrafo

i. Paragrafo “a lista” Nel fumo di tabacco sono contenute varie sostanze dannose all’organismo: 1. l’anidride solforosa, che irrita le vie respiratorie; 2. la nicotina, che è un veleno e fa aumentare la pressione sanguigna; 3. il benzopirene, che favorisce l’insorgere del cancro al polmone; 4. il catrame, che riduce gli scambi gassosi.

ii. Paragrafo con tema e sviluppo (qui i termini tema e argomento hanno valore

diverso da quello utilizzato nelle nozioni di Linguistica generale) Tema Sviluppo Argomento

IL GATTO è un animale opportunista. Dove vivere in gruppo è conveniente e vantaggio-so, vive da animale sociale. Dove, invece, implica alcuni svantaggi (ad esempio, dividere il cibo che non è sufficiente per tutti i membri del gruppo), il gatto continua la tradizione dei suoi antenati selvatici, vivendo cioè da predatore solitario.

iii. Paragrafo con argomento e sviluppo Argomento Sviluppo

LA CHIESA DI SAN FRANCESCO è stata costruita nel 1200. La facciata è rivestita in basso di marmi, e per il resto è grezza. Ha tre portali, di cui il mediano è ornato di sculture del senese Jacopo della Quercia. Sui fianchi si aprono finestroni a trafori marmorei. Presenta una facciata gotica, con campanile a cuspide.

b. Posizione della frase tematica i.(Frase tematica) Che cos’è un campione, in statistica? (Sviluppo) Il campione è come un

mucchietto di palline, estratte a caso da un sacco. Le palline contenute nel sacco sono l’ “u-niverso” da cui questo campione è stato tratto. Proprio per la casualità dell’estrazione, il campione può essere considerato rappresentativo delle palline che stanno nel sacco.

ii. (Sviluppo) Un rumore cupo e assordante di automobili in marcia ci accompagna in ogni ora della giornata. Fiumane ininterrotte di macchine percorrono incessantemente strade e piazze ove, per i ciclisti e i pedoni, diventa sempre più difficile muoversi con sicurezza. Non parlia-mo, poi, dell’occupazione di tutti gli spazi disponibili: non solo le strade, ma anche i marcia-piedi e i giardini sono diventati parcheggi permanenti di vetture. (Frase tematica) Le città, ormai, stanno veramente affogando nel traffico.

iii. Chi è stato nei villaggi agricoli dell’Africa e del Medio Oriente, ha osservato che queste popo-

lazioni mostrano di far poco conto dei cani. Lasciano che questi si cerchino il cibo in mezzo alle immondizie e che dormano fuori sui mucchi di letame per avere un po’ di caldo d’inverno e mentre noi, quando ci fanno le feste, li ricompensiamo con carezze, laggiù li picchiano e li maltrattano. Ma chi è stato tra i pastori racconta cose molto diverse. I cani da pastore sono trattati bene dappertutto, perché proteggono il gregge contro i lupi e lo tengono unito con-sentendo a un solo ragazzo di compiere il lavoro di dieci uomini. Se si arriva poi nel deserto e si incontrano i fieri afgani o belucistani con i loro saluki dalle gambe snelle e sottili, si nota un cambiamento ancora maggiore. Il levriero che rincorre la gazzella senza perderla di vista è il loro beniamino, e porta sul dorso una coperta come un cavallo da corsa.

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ESERCIZIO: Leggi il testo di Dovigo La ricerca qualitativa tra formazione e lavoro e indi-vidua la frase tematica o l’idea centrale di ciascun paragrafo.

La ricerca qualitativa tra formazione e lavoro (adattato da Fabio Dovigo, Etnopedagogia. Viaggiare nella formazione, Franco Angeli)

1.1 Amare e lavorare Il passaggio dallo studio al lavoro rappresenta molto spesso nella vita delle persone un’esperienza di trasformazione. È momento cruciale, un «rito di passaggio», una fase di riorientamento sovente radica-le, che dà luogo a profondi cambiamenti (a volte a vere e proprie metamorfosi). Buona parte del dibatti-to tradizionale intorno a questo tema si è speso sull’interrogativo se il passaggio al lavoro - con i suoi significati connessi di accesso all’età adulta, e alle questioni di autonomia/responsabilità - possa essere interpretato come elemento di continuità o piuttosto di stacco rispetto alle esperienze precedenti.

In realtà, come spesso accade, ad un esame più ravvicinato la domanda sembra perdere buona parte del suo significato: l’ingresso nel mondo del lavoro mostra infatti di svolgersi tanto secondo principi di continuità (che non significa linearità), quanto attraverso esperienze di rottura, di «salto» rispetto alla realtà precedente. In un ipotetico range continuità-rottura, i ragazzi che ho intervistato si collocano ov-viamente su posizioni diverse ma comunque intermedie, e quasi mai in prossimità di uno o dell’altro estremo.

Possiamo dunque essere d’accordo con Freud sull’opinione che «amare e lavorare» costituiscano, an-cora oggi, gli elementi essenziali di realizzazione nella transizione all’età matura. Il problema è, com’è noto, che tale transizione si è fortemente allungata per quanto riguarda il lavoro (ma ho il sospetto che lo stesso valga anche per l’amore). I suoi contorni sono andati via via, per così dire, sfumando e il pas-saggio scuola-lavoro, pur continuando ad esistere, oggi risulta diluito in un arco di tempo spesso molto ampio.

Tra i ragazzi e le ragazze intervistate nel corso della ricerca, solo uno non aveva mai avuto espe-rienze lavorative durante gli studi. Per la stragrande maggioranza la novità non era dunque rappre-sentata dal lavoro, quanto dalla prospettiva dell’indipendenza dalla famiglia, dell’autonomia, del co-minciare a «fare da soli». 1.2 ll lavoro e il suo significato Più che il lavoro in quanto tale, diviene rilevante allora per la ricerca il significato che al lavoro stesso viene attribuito. Un significato sicuramente complesso in quanto si confronta con dimensioni, come quella appena citata dell’autonomia, che presentano un largo margine di variabilità e interpretazione personale da parte dei soggetti. Questa considerazione appare valida anche per altri aspetti cruciali del rapporto con l’ingresso nel mondo del lavoro. La valutazione di tipo economico ad esempio ha certamen-te un ruolo importante nella scelta del lavoro da parte dei ragazzi, ma rappresenta solo lo sfondo, la condizione sine qua non a raggiungere il vero obiettivo: che è per tutti (apparentemente senza eccezio-ni) la soddisfazione professionale, la realizzazione delle proprie aspirazioni attraverso il lavoro.

Se da un lato sembra così possibile individuare un atteggiamento fortemente condiviso, un elemento ampiamente comune (la realizzazione), dall’altro questo stesso indice rimanda ancora una volta a una pluralità e complessità di significati che non appaiono riducibili l’uno all’altro. Così ad esempio la rea-lizzazione può assumere forme tra loro molto diverse come la carriera, il prestigio, la stima, il sostegno reciproco. O anche semplicemente (molto più spesso di quanto ci si aspetti) la soddisfazione di un lavo-ro ben fatto.

In qualche modo dunque l’oggetto stesso dell’analisi della transizione tra formazione e professione sembra spingerci in direzione di un’attenzione più rivolta al comprendere che allo standardizzare, di una riflessione più qualitativa che quantitativa nei confronti dei soggetti della ricerca. 1.3 Soggetti complessi e strategie educative

E’ tuttavia difficile non notare come, in questi ultimi anni, si sia verificata una certa flessione di in-teresse per l’argomento della transizione scuola-lavoro. Una mia modesta ipotesi è che ciò avvenga so-prattutto perché, in questo campo, la realtà sembra trasformarsi molto più velocemente delle categorie che si era abituati ad impiegare per leggerla.

Più in generale la difficoltà (e insieme lo stimolo) per le indagini che vogliano approfondire questo argomento sembra riconducibile a quella sorta di ambiguità che, come abbiamo osservato, risulta ca-

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ratterizzare intrinsecamente l’oggetto di studio. Da un lato, infatti, il soggetto della ricerca si colloca in una fase di passaggio: non è più studente, ma non è ancora riconosciuto come lavoratore a tutti gli ef-fetti (la teoria dei sistemi lo definirebbe un «organismo instabile»). Pertanto non appartiene all’ambito di studi sull’apprendimento scolastico, ma allo stesso tempo fatica a rientrare nelle categorie general-mente utilizzate dall’analisi del lavoro

Così, per un verso, da parte del mondo dell’istruzione l’esperienza del neolavoratore - che pure rap-presenta la verifica sul campo delle conoscenze, capacità e competenze acquisite nel corso degli studi precedenti - è stata solo raramente oggetto di raccolta e di analisi sistematica di dati, in grado di forni-re informazioni e creare efficaci processi di riflessione/retroazione rispetto all’adeguatezza degli attuali curricola. Dall’altro, nell’ottica degli studi sull’organizzazione, si comprende come per lungo tempo questo campo d’indagine abbia potuto essere definito nei termini di «socializzazione al lavoro», secondo una prospettiva che interpretava l’incontro tra l’uomo e il lavoro in un’ottica sostanzialmente comporta-mentistica e individuale, una sorta di modellamento costante, più o meno efficace, in funzione delle sole esigenze organizzative. Solo recentemente ha iniziato a farsi strada l’ipotesi che l’ingresso nell’organizzazione possa essere letto non solo nei termini di adattamento dell’individuo al nuovo con-testo di lavoro, ma anche come opportunità, da parte del soggetto, di costruire la propria identità lavo-rativa, compiendo scelte, contrattando decisioni, elaborando significati condivisi nel gruppo e contri-buendo così significativamente alla costruzione dell’identità complessiva dell’organizzazione stessa (nonché al suo indispensabile rinnovamento). Nuclei informativi principali – Frasi tematiche

Argomenti Esempi

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(2) I tipi di paragrafo a. Spiegazione; b. Analisi; c. Percorso sequenziale; d. Comparazione; e. Classificazione; f. Esemplificazione g. Supporto.

ESERCIZIO: abbina ciascuno dei testi che segue al tipo di paragrafo a cui corrisponde. 1.____________ La savana è un sistema di transizione tra la foresta e la prateria, tipico della fascia tropicale. Il clima è caldo, con lunghi periodi di siccità alternati ad una breve stagione con precipitazioni abbondanti (periodo aprile-agosto). Le piogge e il caldo fanno crescere rapidamente un tappeto erboso formato in prevalenza di graminacee, la cui altezza varia da 1 a 3 metri. Verdeggiante e rigogliosa nel periodo delle piogge, assume un aspetto arido, colorandosi di giallo, durante la siccità. Sono presenti anche arbusti spinosi e bassi cespu-gli. Qua e là si trovano rari alberi. 2.____________ Sono sempre più diffuse, fra i giovani, “prove di coraggio” attraverso le quali si selezionano i membri giovanissimi di club e di bande sempre più pericolosi e violenti. A Londra, per esempio, uno dei giochi o riti più in voga consiste nella cosiddetta “prova bandiera”, che si svolge all’interno della metropolitana. Per essere ammessi alla banda occorre attaccarsi all’esterno di un vagone e staccarsene quando il treno ha già preso ve-locità e prima che si entri nel tunnel. Chi sbaglia muore, chi se la cava diventa socio del gruppo. 3.____________ I negri veramente neri non si scottano al sole come i bianchi, e non sono così soggetti al cancro alla pelle. La loro epidermide, infatti, contiene gruppi di granuli di melanina o pigmento, una sostanza chimica depositata negli strati più profondi della cute. Gli individui privi di pigmenti cutanei riportano scottature dai raggi solari, si spellano, si ricoprono di vesciche e cadono persino in preda alla febbre, perché nella loro epidermide penetra un sottilissimo strato di raggi ultravioletti. La melanina, invece, assorbe questi raggi prima che essi possano raggiungere gli strati sensibili della pelle e li converte in calore irradiante, che viene espulso assieme a quello introdotto all’interno del corpo. 4.____________ Possiamo vedere alcune importanti analogie tra le conseguenze delle innovazioni tecnologiche che fu-rono alla base – fra il ‘700 e l’800 – della Rivoluzione Industriale, e quelle della moderna “rivoluzione informatica”. A. Le invenzioni del ‘700 e dell’800 (telaio meccanico, macchina a vapore, ecc.) provocarono una profonda tra-sformazione nei metodi di lavoro, col passaggio dalla produzione singola dell’artigiano a quella in serie del-la fabbrica. Furono all’origine, inoltre, di cambiamenti nella società, con la formazione della classe operaia e di quella capitalistica. B. Similmente, la rivoluzione informatica sta portando al superamento della produ-zione per mano dell’uomo, alla quale sempre più diffusamente si vanno sostituendo i processi automatizza-ti. Quanto alle ripercussioni sul piano sociale, si sta verificando una sostanziale modificazione della figura tradizionale dell’operaio, che ha sostituito il camice alla tuta e che appare sempre meno distinguibile dai tecnici e dagli impiegati.

5.____________ L’utilizzazione dei voti al fine di determinare gli eletti può avvenire secondo diversi sistemi elettorali. Possiamo distinguere tre sistemi: maggioritario, proporzionale, intermedio. Nei sistemi maggioritari, si considera determinante soltanto la volontà della maggioranza: ogni collegio elegge un solo rappresentante, che è il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti. Nei sistemi proporzionali, i seggi vengono invece di-stribuiti fra i vari gruppi, in base ai suffragi ottenuti, secondo criteri di ripartizione matematica variabili da paese a paese. Nei sistemi intermedi, infine, si premia in qualche modo la maggioranza, pur assicurando an-che alle minoranze di essere rappresentate 6.____________ Una delle passioni principali degli italiani è lo sport. Lo dimostrano gli stadi affollati, il tifo che esplode ogni domenica sugli spalti, la diffusione, anche nei centri più piccoli, di società sportive di ogni ge-nere. Ma la prova forse più evidente è costituita dalla presenza di giornali esclusivamente sportivi, che rag-giungono altissime tirature: il quotidiano più venduto nel nostro paese, difatti, è la “Gazzetta dello Sport”, caso pressoché unico nel mondo occidentale. 7.____________ L’antenato più importante della carta è il papiro, realizzato intrecciando strisce di fibra rica-vate dall’omonima pianta. L’invenzione della carta come impasto di materiali fibrosi è attribuita ai cinesi,

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probabilmente a un certo Ts’ai Lun, che realizzò il primo foglio attorno al 105 a.C. L’uso della carta si spostò dalla Cina verso occidente, seguendo le vie di Samarcanda, Baghdad e Damasco e di qui, tramite gli arabi, giunge successivamente in Spagna e in Italia. Da questi paesi si propagò infine in tutta l’Europa. 8.____________ Possiamo vedere alcune importanti analogie tra le conseguenze delle innovazioni tecnologiche che fu-rono alla base – fra il ‘700 e l’800 – della Rivoluzione Industriale, e quelle della moderna “rivoluzione informatica”. A1. Le invenzioni del ‘700 e dell’800 (telaio meccanico, macchina a vapore, ecc.) provocarono una profonda tra-sformazione nei metodi di lavoro, col passaggio dalla produzione singola dell’artigiano a quella in serie del-la fabbrica. B1. Similmente, la rivoluzione informatica sta portando al superamento della produzione per mano dell’uomo, alla quale sempre più diffusamente si vanno sostituendo i processi automatizzati. A2 Le innovazioni dei secoli scorsi furono all’origine, inoltre, di cambiamenti nella società, con la formazione della classe operaia e di quella capitalistica. B2 Allo stesso modo, l’informatizzazione sta provocando attualmente una sostanziale modificazione della figura tradizionale dell’operaio, che ha sostituito il camice alla tuta e che appare sempre meno distinguibile dai tecnici e dagli impiegati.

ESERCIZI:

1) Leggi il paragrafo sottostante. Di che tipo di paragrafo si tratta? Modificalo spostando la frase tematica in posizione finale e apportando gli opportuni cambiamenti. Il vocabolario dei ministeri e di tanti uffici pubblici è andato in soffitta. sarà rivoluzionato alla radice. Lo ha annunciato ieri il ministro nella presentazione del manuale di stile a, un volume guida che contiene consigli utili e un glossario per introdurre la lingua italiana negli uffici pubblici. Dunque, non ci imbatteremo più nel “non esente da Iva” oppure in “attergare” o nel più sfortunato “provvedimento esecutivo di rilascio”. Non ci diremo (nel primo caso) perché non scri-vere semplicemente “pagare l’Iva”, non chiederemo chiarimenti (nel secondo caso) per sentirci suggerire “scrivere dietro il documento”. Non ci salirà la rabbia (di fronte al terzo) per l’ipocrisia con cui spesso il burocratese stempera la realtà: uno sfratto è uno sfratto, perché nascondersi dietro il “provvedimento esecutivo”... come si chiama? Esercizio da Gatta, F. / Pugliese, R., 2002, Manuale di scrittura, Bologna, Bononia University Press, p. 36. 2) Scrivi un paragrafo di confronto a partire dalle informazioni elencate sotto nel loro or-dine logico. Inizia con la frase tematica e collega le frasi in modo adeguato, evidenziando la comparazione e modificando il meno possibile il testo originale.

Il dibattito in campo ecologico L’ecologia non è una disciplina univoca. L’ecologia presenta diverse basi metodologiche legate a differenti presupposti culturali. Sull’ecologia, varie scuole si contrappongono. Due scuole hanno avuto una risonanza mondiale, la scuola di Commoner, professore della Queens University di

New York, e quella dei biologi della California University. I biologi della California University sostengono che l’attuale livello di distruzione delle risorse e di inquinamento,

nei paesi sviluppati, è dovuto all’enorme quantità di beni prodotti e al consumo che essa implica. Tale impostazione è applicabile esclusivamente ai paesi sviluppati e presuppone una posizione di autocoscienza da parte di ciascun indivi-duo, chiamato a ridurre personalmente i propri sprechi e le proprie attività inquinanti.

La posizione di Commoner concentra l’attenzione sul quadro economico e politico in cui si deve collocare la questio-ne ecologica: data la complessità e l’ampiezza assunta attualmente dai danni ambientali, non basta ridurre i consumi ma si deve necessariamente operare a livello delle strategie politiche produttive e demografiche, introducendo un nuovo si-stema di rapporti economici e sociali e nuovi principi etici. (Marchese, R. et alii, 1991, Stato e società, La Nuova Italia) Esercizio da Gatta, F. / Pugliese, R., 2002, Manuale di scrittura, Bologna, Bononia University Press, p. 36. 3) Rimetti in ordine le frasi del testo sotto in modo da formare due paragrafi con struttura comparativa.

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La maggior parte degli adulti, per loro stessa ammissione, guarda la televisione “per divertimento”. Molti adulti considerano la televisione poco significativa e la guardano con quella che talora si definisce “sospen-

sione dell’incredulità”. La maggior parte dei bambini, pur trovandola divertente, guarda la televisione perché cerca di capire il mondo. Pur di divertirsi, accettano l’allontanamento dalla raffigurazione realistica, e, a seconda delle premesse del pro-

gramma, capiscono perfettamente perché un dato personaggio vola per aria, diventa invisibile, compie azioni sovru-mane. Per definizione, uno spettacolo di fiction non deve per forza essere possibile, reale o vero.

I bambini si accostano alla televisione e la guardano con motivazioni che differiscono in maniera significativa da quelle prevalenti tra gli adulti.

Sono più vulnerabili degli adulti. Gli influssi primari che i bambini subiscono – la famiglia, i coetanei, la scuola , la televisione – operano tutti insieme. I bambini non sono molto capaci di separare ciò che imparano in questi contesti diversi.

Invece i bambini, pur apprezzando gli aspetti di intrattenimento della televisione, hanno più difficoltà – a causa del-la loro limitata comprensione del mondo – a discernere i fatti dalla finzione.

Anzi, l’utilità dell’informazione ottenuta in uno di essi dipende in gran parte da ciò che si impara negli altri. Senza il sostegno della famiglia, gran parte di ciò che succede a scuola perderebbe d’importanza.

Se la scuola fosse più efficace, la televisione non sarebbe tanto potente. I coetanei esercitano il loro influsso e il loro potere nella misura in cui la famiglia e la scuola non esercitano il proprio (Popper, K.R. / Condry, J., 1994, Cattiva maestra televisione, Donzelli Editore) Esercizio da Gatta, F. / Pugliese, R., 2002, Manuale di scrittura, Bologna, Bononia University Press, p. 36.

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MATERIALE 6

Saper riassumere 1) Ridurre il testo

a. Cancellazione

ESERCIZIO: cancella le parole (aggettivi, avverbi, ecc..) non indispensabili al senso fonda-mentale di queste frasi e riscrivile.

I. Un altro elemento esclusivo del bel paesaggio dell’isola è dato dalle numero-se e interessanti tracce lasciate dalla lunga dominazione britannica nelle architetture.

II. Una serie di studi recenti, attraverso elaborazioni al computer, ha confer-mato definitivamente che i megaliti di Stonhenge, oltre a segnare un luogo di culto religioso, costituiscono un monumentale strumento astronomico e potevano servire anche a predire eclissi.

III. Bella pianta rustica coltivata nei giardini, la Calendula è anche un’erba selvatica dei campi e delle vigne dallo stelo rossastro guarnito di foglie ver-de chiaro con bellissimi fiori giallo-arancio molto luminosi.

b. Generalizzazione

ESERCIZIO: sostituisci gli elementi (parole o proposizioni) della stessa catego-ria con un termine più generale che li riassuma.

I. Le calette tranquille e riparate, le acque cristalline, i porti vicini l’un l’altro e la presenza di numerosi resti di rovine greche e fenicie, romane e cartagi-nesi, bizantine e arabe, fanno di Minorca una meta ideale per i visitatori e un’isola comoda e sicura per gli appassionati di vela.

II. Basta un click del mouse e la casa diventa intelligente. Un nuovo robot è in grado di accendere la luce di casa, di regolare il riscaldamento, di far scor-rere le serrande, di mettere in moto gli elettrodomestici a tempo stabilito.

III. Dando un’occhiata alle stanze terrene, dove qualche uscio fosse aperto, si vedevano attaccati al muro schioppi, tromboni, zappe, rastrelli, cappelli di paglia, reticelle, e fiaschetti da polvere, alla rinfusa. (A. Manzoni, I Promes-si Sposi, cap. V).

c. Sostituzione

ESERCIZIO: sostituisci le proposizioni legate tra loro o aventi degli elementi in comune con una nuova proposizione che le includa.

I. La medicina non mette a disposizione dell’adolescente servizi confrontabili con quelli pediatrici; la psichiatria lo lascia del tutto solo, non avendo anco-ra deciso se debba entrare nei servizi per gli adulti o rimanere in quelli per l’infanzia; la psicologia non ha ancora a disposizione dei servizi che possa-no rispondere alle sue domande complesse, la pedagogia non riesce ad aiu-

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tare le scuole medie e superiori a modificare i programmi in modo da offrire un servizio scolastico confrontabile con la qualità delle scuole elementari.

II. Ci sono poi anche altri tipi di sorprese: le maggiorazioni ingiustificate e fan-tasiose dei prezzi sono tra gli inconvenienti più frequenti. Purtroppo la men-talità per cui il turista è comunque un “pollo da spennare” è molto diffusa. In un ristorante sul mare al conto è stato aggiunto un salato supplemento “vista sul mare”. In un’altra località, il turista, ospite in albergo a pensione completa, deve sborsare mille lire per ogni caraffa d’acqua di rubinetto.

2) Riformulare Alcune caratteristiche dello stile coeso a) Uso della subordinazione (ipotassi vs. paratassi)

ESERCIZIO: trasforma le proposizioni indipendenti in subordinate esplicite o implicite at-tuando le modifiche necessarie. 1) In Italia sono state condotte diverse ricerche; indagini non recenti hanno evidenziato la presenza di numerosi caratteri ricorrenti nel linguaggio giovanile. 2) Il gergo non ha strutture grammaticali proprie, ma si inserisce all’interno di un’altra lingua. Storicamente esso è la lingua parlata dai gruppi marginali della società. 3) *Esiste da sempre uno stretto rapporto tra il treno e il cinema. Tuttavia sono stati fatti pochi studi a riguardo. 4) *Il gergo è spesso incomprensibile a chi non lo parla ed è privo di una struttura grammaticale propria. Ed è inoltre fondamentale per l’identità del proprio gruppo. 5) Le rovine della zona non sono state restaurate. Questa situazione fa pensare ad una mancanza di fondi. 6) Erano stati annunciati interventi drastici contro la mafia, però la situazione è rima-sta immutata. 7) Il bombardamento aveva causato molti danni e distruzioni; era iniziato all’alba ed era continuato per due ore. 8) Il traguardo era posto in cima ad una lunga salita: i corridoi si avvicinavano a esso con molta fatica. b) Uso del gerundio

ESERCIZIO: nelle frasi sotto il gerundio è usato in modo erroneo. Individua l’errore e correggilo. 1) *E questa possibilità è per molti una garanzia di libertà, diventando così editori del proprio giornale personalizzato. 2) *La forte componente realistica dei dipinti di Caravaggio è spiegata da Calvesi dalla religiosità diffusa da C. e F. Borromeo, propugnando l’esigenza di una maggiore purez-za. 3) Infatti, come afferma Umberto Eco, oggi internet sta prendendo sempre più piede sul piano dell'informazione, ritrovando così sui vari siti articoli presenti anche sui quoti-diani.

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c) Uso di nominalizzazioni e complementi

ESERCIZIO: unisci le due proposizioni in un’unica frase nominalizzando un verbo o un ag-gettivo. 1) E’ una cosa nota a tutti che Cesare fu assassinato per mano di Bruto. 2) I dirigenti capirono che era necessario un nuovo progetto. 3) Le case di Camogli sono colorate in modo vivace; e così il paesino ligure risulta molto

pittoresco. 4) Lucia abbandonò il villaggio natale e scatenò l’ira di don Rodrigo. 5) L’aria di Roma è inquinata. Questo richiede provvedimenti. 6) Nel settimo capitolo dei Promessi Sposi si descrive con ironia il comportamento del

malvagio don Rodrigo; ciò diverte il lettore. 7) Il tempo peggiorava: per questo tutti i villeggianti rientrarono in fretta nelle case e

negli alberghi. Utilizzando le trasformazioni illustrate costruisci per ciascun gruppo di frasi un testo coeso utilizzando il minor numero di parole possibile (le soluzioni accettabili sono mol-te):

1) L’insegnante fece una domanda. La domanda era complessa e difficile. Gli stu-denti non seppero rispondere. L’insegnante diede un compito. Il compito doveva essere fatto a casa.

2) In Italia nascono sempre meno bambini; questa situazione mette in crisi il mon-do della scuola. Esso provoca anche un generale invecchiamento della popolazio-ne.

3) Era arrivata una macchina nera molto sospetta; Paolo se ne accorse. Egli decise di chiamare la polizia.

4) Le loro spiegazioni furono per me delle vere rivelazioni. I loro commenti furono per me davvero nuovi. Questo mi portò a modificare completamente il mio atteg-giamento verso quel problema.

4) Revisione

a) Verificare se la resa è contenutisticamente fedele, logica e coesa. ORIGINALE [...] Le ricerche hanno condotto certamente all’identificazione di un certo numero di tratti molto ricor-renti nel comportamento linguistico giovanile. Il risultato più evidente è il riconoscimento di un ‘lessico giovanile’, un insieme di lessemi espressivi, metaforici, a volte neologismi coniati all’occasione; [...]. Tale lessico giovanile, usato per lo più solo nell’interazione verbale all’interno del gruppo, può configurare il cosiddetto linguaggio giovanile come una sorta di gergo. E’ infatti definibile co-me gergo una varietà di lingua che è marcata al tempo stesso in diafasia (in quanto è impiegata solo in determinate situazioni) e in distratia (in quanto si forma all’interno di un certo gruppo sociale), [...].

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La sua incidenza nel comportamento linguistico di adolescenti e giovani non va però so-pravvalutata: si tratta di un lessico molto appariscente, ma la cui presenza effettiva nel parlato quo-tidiano dei giovani non è poi così ampia.[...]. […] D’altra parte oggi è ovviamente molto incrementato, nel lessico giovanile, il peso e il ruolo dei neologismi anglicizzanti connessi con Internet e i telefoni cellulari (chattare “conversare in rete”, zippare “condensare un messaggio o un documento molto lungo”). Estratto del primo riassunto

Il lessico giovanile non è frequente nel parlato quotidiano, inoltre il diffondersi di tecnologie, quali internet e i cellulari, ha portato alcuni termini a cadere in disuso.

Il linguaggio giovanile, viene configurato come “gergo” giovanile, identificabile come varietà linguistica impiegata in determinate situazioni. Estratto del secondo riassunto

Il linguaggio dei giovani può essere considerato un gergo perché è impiegato solo in certe situazioni ma è anche tipico di un certo gruppo sociale. Dall’analisi di conversazioni spontanee si è rilevato che l’uso di lessico giovanile è molto basso e si alza di poco se si considerano espressioni colloquiali o volgari. b) Verificare la coerenza stilistica (eliminare gli elementi di registro familiare, adatta-

re lo stile al testo di partenza, eliminare le ripetizioni) 1) Il passaggio dallo studio al lavoro rappresenta, per un ragazzo, un grande salto

in quanto “cade” in un periodo cruciale della sua vita. Vi sono quindi diverse dif-ficoltà: nella società non è più visto né come studente, né come lavoratore a pieni effetti; per questo motivo il giovane ha un impatto più duro col mondo del lavoro.

2) Dopotutto il lessico giovanile sembra avere una maggiore importanza di quello degli anziani, basta anche solo confrontare il diverso numero di studi sui due lessici, che è ovviamente maggiore per quello giovanile.

3) A proposito si è notato che alcuni termini in uso negli anni Novanta sono oggi poco ricorrenti.

4) La domanda è sorta spontanea: esiste un linguaggio giovanile?

c) Verificare la coesione 1. Le concordanze

o *Gli eventi sono descritti in modo molto immediato, ma ogni particolare è scelto dall’autore tanto che hanno evidenti richiami religiosi e morali.

o *Fra queste due fasce d’età vi è una forte disparità, come dimostrano per esempio il fe-nomeno della dialettofonia, sicuramente più riscontrabile nella fascia senile.

o *Si può parlare, quindi, di lessico giovanile, in quanto sono stati rilevati una serie di lessemi espressivi comuni a tutte le regioni d’Italia.

o (?) Esistono poi i linguaggi transitori parlati da un gruppo di persone che condividono esperienze e valori.

2. I legami anaforici o Sono state fatte indagini sul campo per capire se esiste un linguaggio giovanile. Il ri-

sultato ne riconosce l’esistenza sottolineando varietà anche in base a quell’area. o (?)Non avendo strutture grammaticali proprie, il linguaggio giovanile, viene sempre

ospitato all’interno di un’altra lingua e contrassegnando fortemente l’identità del gruppo, lo contrappone come alternativo alla società comune.

o Da un’indagine effettuando alcune ore di conversazione di studenti emerge che poco più del 4% è costituito dal linguaggio giovanile.

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o Tale varietà di lingua si forma all’interno di un gruppo che si contrappone alla società comune, di cui diventa contrassegno.

o *M. Calvesi nel volume “La realtà di Caravaggio” fa rivivere l’opera del Merisi presen-tando alcuni dei suoi saggi.

3. I connettivi (aggiungere o correggere): o A proposito si è notato che alcuni termini in uso negli anni Novanta sono oggi poco ri-

correnti. d) verificare l’ordine delle parole

1. avvicinare gli elementi correlati logicamente:

o *Il realismo dei soggetti e la presenza di figure umili e semplici, come Santi a piedi nudi, nei suoi quattro quadri possono essere spiegati da…

o La ragazza aveva con grande dispiacere interrotto gli studi. o *Per migliorare il proprio stile è importante prima di tutto essere consapevoli dei van-

taggi delle diverse forme espositive e degli svantaggi. 2. Semplificare le sequenze che contengono elementi ridondanti o di significato si-

mile: o *Entrò, finendo in salone. o Il linguaggio giovanile, viene configurato come “gergo giovanile”, dove la parola gergo

è identificabile come varietà linguistica impiegata in determinate situazioni (diafa-sia), all’interno di un certo gruppo sociale (diastratia).

3. Eliminare le doppie negazioni

o Anche nella situazione in cui non si usi la macchina, con la nuova legge non è più pos-sibile non rinnovare il bollo alla scadenza.

4. Eliminare le asimmetrie

o *I giovani in presenza di differenze tra una varietà linguistica alta e quella bassa, so-no più vicini a quest’ultima.

o Volevo fuggire per l’imbarazzo e perché ero teso. o Noi andiamo in vacanza per riposare, perché ci divertiamo oppure spinti dal desiderio

di viaggio.

e) verificare la sintassi o Lo studioso Piola, servendosi di un esperimento, è giunto alla conclusione che la per-

centuale di lessico giovanile sia relativamente bassa. o *Il comportamento linguistico è influenzato dall’età e il sesso dei parlanti. o *Sono state fatte indagini sul campo per capire se esiste un linguaggio giovanile. o *Basti pensare dei termini attestati a primi anni novanta a noi oggi obsoleti mentre si

sviluppano dei neologismi anglicizzanti connessi con Internet e telefoni cellulari. o *I fattori sociodemografici età e sesso correlano il comportamento linguistico dei par-

lanti. o *…ma, sentendo il rumore delle stoviglie , capì che era diventato muto. Probabilmente

il passaggio attraverso il bosco fu la causa della perdita della voce.

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MATERIALE 7

Lavorare sulla revisione I testi che seguono sono riassunti in prove di idoneità di lingua italiana, appello del 2 febbraio 2004. Testo da riassumere: Dovigo, F., “La ricerca qualitativa tra formazione e lavoro”, Etnopedagogia. Viaggiare nella formazione, Franco Angeli. (cfr. materiale 5) Testo 1 Il passaggio dallo studio al lavoro rappresenta, per un ragazzo, un grande salto in

quanto “cade” in un periodo cruciale della sua vita. Vi sono quindi diverse difficoltà:

(difficoltà a recuperare il referente) nella società non è più visto né come studente, né

come lavoratore a pieni effetti; per questo motivo il giovane ha un impatto più duro col

mondo del lavoro. Sono stati intervistati dei ragazzi ed è risultato che la maggior parte

di loro, ha già avuto delle esperienze lavorative; inoltre, è emerso che il lavoro è visto

come mezzo per arrivare ad una indipendenza economica dalla famiglia e potersi ge-

stire autonomamente la propria vita.

Vengono quindi soppressi quegli ideali di un tempo, mancano elementi di connessione

della soddisfazione e della realizzazione nel lavoro a scapito della indipendenza eco-

nomica.

Il passo da scuola a lavoro è visto, quindi, in maniera molto diversa: analizzando

l’opinione di Freud, notiamo che i concetti “lavorare e amare” sono ancora gli elementi

principali per la transizione all’età matura, anche se l’arco di tempo richiesto è molto

più ampio.

Didattica della lingua italiana (gruppo I-Q) – Chiara Ghezzi Laboratorio in preparazione al riassunto Materiali a cura di C. Ghezzi e R. Grassi

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in materia di diritti d’autore di cui all’art. 68, comma 3, e dell’art. 70 della Legge 633/1941 e successive modifiche.

Testo 2 Il passaggio dallo studio al lavoro è fondamentale nella vita di ogni persona. E’ un

momento di crescita individuale interiore, che ti porta ad interagire con la società e ti

avvicina alla vita adulta e quindi vera.

Certi giovani ci arrivano prima, lasciando la scuola o l’università e questo causa in loro

una certa incertezza. E’ questo il caso delle esperienze di salto e rottura.

Altri giovani arrivano al lavoro linearmente, passando da un determinato percorso di

studi da loro scelto.

Comunque quasi tutti gli adolescenti, prima di lavorare seriamente hanno già avuto

esperienze lavorative minori.

Quando decidono di andare a lavorare i giovani di oggi cercano un lavoro che li soddi-

sfi, che li aiuti a realizzarsi, che aumenti in loro l’autostima, che li faccia stare bene

con se stessi (senza poi guardare troppo l’aspetto economico. La realizzazione può es-

sere raggiunta con una carriera folgorante o anche con il prestigio di un ottimo lavoro.

Ultimamente però non è più molto interessante parlare di questa transizione scuola

lavoro: perché il giovane non è ancora vero lavoratore, ma non è più studente e quindi

non può ancora essere riconosciuto nella categoria lavoratrice.

L’ingresso dell’individuo in un’organizzazione lavorativa nuova, è fondamentale e può

dare al giovane l’opportunità di costruire la propria identità lavorativa, imparando a

fare scelte, a paragonarsi con gli altri e ad aiutare sensibilmente l’organizzazione stes-

sa dell’azienda.