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L’apertura al commercio internazionale, la presenza di 416 Zone Economiche Speciali, la semplificazione burocratica in corso e il vasto programma di riforme ‘Make in India’ avviato dal Primo Ministro, Narendra Modi, sono alcuni dei fattori che rendono l’India una destinazione di investimenti ideale. Il rafforzamento delle relazioni economiche bilaterali e le opportunità che potrebbero aprirsi nel Paese per le imprese italiane - soprattutto nei settori delle infrastrutture e della trasformazione alimentare - sono state al centro della recente missione di sistema, organizzata da MAECI e MiSE, a Delhi e Mumbai. L’ITALIA SCOMMETTE SULL’INDIA E VOLA A NEW DELHI Newsletter online a cura di 5 /17 Articolo a pag. 3 FOCUS INDIA FEDERAZIONE RUSSA La tecnologia italiana con Mosca nello spazio NORVEGIA La Norvegia scommette su un’economia a emissioni zero 2 16 IN QUESTO NUMERO... 13 3 Indice ANNO XI - 26 Giugno 2017 INTERVISTA Lorenzo Angeloni, Ambasciatore d’Italia a New Delhi 9 BRASILE Concessioni e privatizzazioni: il Brasile tenta il rilancio ARGENTINA L’Argentina cerca di attrarre investimenti per 260 miliardi di dollari EMIRATI ARABI UNITI A Dubai 32 miliardi per l’aeroporto più grande degli EAU 21 27 18 SUDAN Opportunità d’affari per l’Italia in Sudan 33 ANGOLA L’Angola riparte da strade, porti e ferrovie 30 STUDI & ANALISI La manifattura Made in Italy torna competitiva COMMESSE CALENDARIO 40 42 37

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L’ a p e r t u r a a l c o m m e r c i o internazionale, la presenza di 416 Zone Economiche Speciali , la semplificazione burocratica in corso e il vasto programma di riforme ‘Make in India’ avviato dal Primo Ministro, Narendra Modi, sono alcuni dei fattori che rendono l’India una destinazione di investimenti ideale. Il rafforzamento delle relazioni economiche b i l a te r a l i e l e opportunità che potrebbero aprirsi nel Paese per le imprese italiane - soprattutto nei settor i del le infrastrutture e della trasformazione alimentare - sono state al centro della recente missione di sistema, organizzata da MAECI e MiSE, a Delhi e Mumbai.

L’ITALIA SCOMMETTE SULL’INDIA E VOLA A NEW DELHI

Newsletter onlinea cura di

5/17

Articolo a pag. 3

FOCUSINDIA

FEDERAZIONE RUSSA La tecnologia italiana con Mosca nello spazio

NORVEGIA La Norvegia scommette su un’economia a emissioni zero

2 16IN QUESTO NUMERO...

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Indice

ANNO XI - 26 Giugno 2017

INTERVISTA Lorenzo Angeloni, Ambasciatore d’Italia a New Delhi 9

BRASILE Concessioni e privatizzazioni: il Brasile tenta il rilancio

ARGENTINA L’Argentina cerca di attrarre investimenti per 260 miliardi di dollari

EMIRATI ARABI UNITI A Dubai 32 miliardi per l’aeroporto più grande degli EAU

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SUDAN Opportunità d’affari per l’Italia in Sudan 33

ANGOLA L’Angola riparte da strade, porti e ferrovie 30

STUDI & ANALISI La manifattura Made in Italy torna competitiva

COMMESSE

CALENDARIO

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L' India, uno dei principali mercati a li-vello globale, è pronta ad attrarre in-vestimenti italiani nei settori strategi-

ci di infrastrutture, meccanica, energie rinnovabili, manifattura, automotive e agro-alimentare. Una missione di sistema a Del-hi e Mumbai ha esplorato le opportunità disponibili nel Paese per le nostre aziende.

La volatilità dei prezzi del greggio ha spinto la Norvegia ad avviare una svolta verde per compensare il minor gettito del setto-re e la perdita di posti di lavoro con nuovi impieghi nelle tecnologie ambientali. Previ-sti incentivi per le imprese, investimenti in R&D e nuovi vincoli per la costruzione di opere pubbliche.

La cooperazione tra Italia e Federazione Russa si rafforza con Sirius, un progetto di ricerca quinquennale che, attraverso la simulazione di una missione spaziale, pun-ta ad analizzare la reazione dell’uomo allo stress in situazioni estreme. L’investimento da parte italiana è di 40 milioni di euro.

Le Autorità emiratine hanno approvato un progetto da 32 miliardi per trasforma-re l’Al Maktoum International Airport nel più grande scalo degli EAU, in grado di assicurare un transito annuo di 220 milioni di passeggeri e 16 milioni di tonnellate di merci.

Si tenta di ripartire dallo sviluppo di settori chiave dell’economia: previsti nei prossimi 5 anni investimenti nell’energia, nell’agricol-tura, nelle infrastrutture e nella meccanica. Tutte le opportunità sono state presentate in una Missione imprenditoriale in Argen-tina.

Il Brasile è pronto ad attrarre 13,6 miliar-di di euro per la realizzazione di 55 progetti infrastrutturali. All’orizzonte la concessione di due linee ferroviarie, la costruzione di un treno di media velocità da 2 miliardi e la privatizzazione delle aziende distributrici di gas di 7 Stati.

Il settore delle infrastrutture e dei tra-sporti è al centro del piano di sviluppo del Governo dell’Angola che punta a trasfor-mare il Paese in hub logistico dell’Africa meridionale. Know-how e attrezzature ita-liani sono pronti a svolgere un ruolo chiave nella rinascita angolana.

Il Sudan scommette su agricoltura, infra-strutture, energie e telecomunicazioni per dare slancio all’economia. Presentate in occasione di un Business Forum le diver-se opportunità d’affari per gli imprenditori italiani.

Secondo uno studio di Prometeia nel 2017 il fatturato potrebbe crescere dell’1,6% e mantenere il ciclo positivo fino al 2021 ma il ritorno ai livelli pre-crisi è ancora lontano. La ripresa è trainata dai settori automobilistico, farmaceutico e del largo consumo. Meccanica ed elettrotecni-ca beneficeranno del Piano Industria 4.0.

2Diplomazia Economica Italiana 26 Giugno 20172

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USL' India è una delle economie a mag-

gior crescita e uno dei principali mercati a livello globale, soprattutto per un Paese come l’Italia, che è il secondo pro-duttore manifatturiero europeo e il sesto nel mondo, conosciuto per la qualità dell’a-groalimentare, dei macchinari, della moda e del design. Con una quota dello 0,7% sul totale degli IDE in ingresso in India, pari a 2,2 miliardi di dollari, l’Italia si colloca al tre-dicesimo posto su scala mondiale e al sesto tra i Paesi UE nel periodo aprile 2000 - dicembre 2016.

Le imprese italiane stanno guardando con sempre maggiore interesse al Paese come destinazione di investimenti. A oggi sul ter-ritorio se ne contano più di 600, soprattut-to gruppi industriali di grandi dimensioni che operano nei settori dei trasporti, dei servizi finanziari, della meccanica e dell’au-tomotive e che potrebbero fare da traino per le PMI italiane intenzionate ad amplia-

re la propria presenza internazionale su un mercato dalle enormi potenzialità. Tra le aree geografiche di maggiore attrattività ci sono i poli industriali di Delhi-Gurgaon-Noida, le città di Chennai e Bangalore e lo Stato del Maharashtra. Quest’ultimo ospi-ta circa 130 aziende italiane del calibro di Piaggio, Fca, Ferrero e Brembo e sta attra-versando una fase di forte espansione: gene-ra il 15% del PIL indiano, il 25% delle espor-tazioni e attrae il 30% degli IDE. Lo Stato ha recentemente investito 45 miliardi di dollari per lo sviluppo infrastrutturale (10 miliardi per le ferrovie, 15 per la rete metro-politana, 5 per la costruzione di nuovi aero-porti e 15 per i collegamenti portuali) ed è al centro di un vasto programma di rifor-me che punta a migliorare il clima degli investimenti.

La complementarietà tra le due economie, l’apertura al commercio internazionale, la

Segue da pag. 1

La mappa degli Stati e dei Territori dell'India

I principali indicatori macroeconomici dell’India. Fonte: FMI e Banca Mondiale

3Diplomazia Economica Italiana 26 Giugno 2017

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presenza di 416 Zone Economiche Specia-li (ZES) che offrono numerosi vantaggi agli operatori stranieri, l’istituzione delle Natio-nal Investment and Manufacturing Zones (NIMZ), la semplificazione burocratica - nella seconda metà dell’anno dovrebbe entrare in vigore la nuova tassa unica sul valore aggiunto (Gst) - e il programma di riforme avviato dal Primo Ministro, Narendra Modi, sono solo alcuni dei fattori alla base delle solide rela-zioni tra Italia e India.

Nel 2014 il Governo ha annuncia-to il programma ‘Make in India’, che punta a trasformare il Paese in hub manifatturiero mondiale e a incre-mentare il commercio di beni e servizi, raggiungendo 900 miliardi di dollari di esportazioni entro il 2020. Nel dettaglio, il piano preve-de di facilitare gli investimenti este-ri, incoraggiando la cooperazione economica con altri Stati, creare nuove ZES, snellire e informatizza-re le procedure burocratiche. Tra gli interventi già adottati va sotto-lineata la liberalizzazione degli inve-stimenti che dal 2015 sono con-sentiti fino al 49% del capitale nei

settori della dife-sa tradizionale e in quello assicura-tivo e fino al 100% nei compar ti ad alta tecnologia per la difesa, le infrastrutture fer-roviarie e il farma-ceutico. E’ stata inoltre estesa a 3 anni la validità del-

le licenze industriali per operare nel Paese ed è stata costituita ‘Invest India’, l’agenzia governativa per la promozione degli inve-stimenti che sostiene gli operatori che vogliono affacciarsi sul mercato indiano.

L’Italia è già oggi uno dei primi cinque part-ner commerciali dell’India tra i Paesi UE e

Le industrie principali nelle varie divisioni dello Stato del Maharashtra

Evoluzione dell'interscambio dal 2000 al 2016 ed esportazioni potenziali italiane nel Paese. Fonte: Istat e SACE

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Il lancio del piano 'Make in India'. Al centro il Primo Ministro, Narendra Modi

Interscambio commerciale tra UE e India (2014-2016) . Fonte: Commissione Europea

sostenibile. Secondo un’in-dagine recentemente rea-lizzata dall’Ifo Research Institute, l’accordo dovreb-be avere risvolti positivi sia per l’economia dell’In-dia che per quella dell’UE, che nel lungo periodo dovrebbero registrare rispettivamente una cre-s c i t a med i a de l P I L dell’1,3% per 25 miliardi di euro all’anno e dello

0,14%, per 21 miliardi di euro.

Il Governo punta quindi a creare un Paese modellato sull’economia di mercato, sull’ef-ficienza, la trasparenza e la qualità della clas-se dirigente, nonché a scalare la classifica ‘Doing Business’, stilata annualmente dalla Banca Mondiale, attraverso un programma di investimenti infrastrutturali e la creazio-ne di corridoi economici e industriali che portino gli Stati indiani meno sviluppati a crescere, raggiungendo standard più eleva-ti. I progressi in questa direzione sono già evidenti, considerando che l’India è risalita di circa dieci posizioni dal 2015 al 2017 (quest’anno è al 130esimo posto) ma l’o-biettivo del Primo Ministro Modi - porta-re il Paese in 50esima posizione - è anco-

il piano del Governo dovrebbe consentire alle aziende italiane impegnate in settori strategici come quelli di infrastrutture, mec-canica, energie rinnovabili, manifattura, auto-motive e agroalimentare di conquistare nuovi spazi d’azione sul mercato indiano. Il Sistema Italia è pronto a fare la sua parte sostenendo le imprese già presenti nel Pae-se o in procinto di affacciarvisi, con l’obiet-tivo di spingere l’interscambio a quota 8,5 miliardi di euro entro il 2018, contro i 7,5 miliardi registrati nel 2016.

A livello europeo nel 2007 sono iniziati i negoziati per la definizione di un accordo di libero scambio tra l’UE - il maggiore part-ner commerciale del Paese - e l’India al fine di ridurre i dazi sulle merci, facilitare lo scam-bio di servizi e incrementare gli investimenti bilaterali. Attual-mente, dopo un periodo di stal-lo, le discussioni sono riprese e, tra le questioni chiave su cui tro-vare un punto di incontro, ci sono quelle relative alle nuove regole di accesso al mercato di beni e servizi e di protezione degli investimenti, alle indicazio-ni geografiche e allo sviluppo

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ra lontano. Il Governo ha inoltre recente-mente concluso un accordo con l'Asian Development Bank per investire 375 milio-ni di dollari nel Visakhapatnam-Chennai Industrial Corridor, che si estenderà per 2.500 chilometri lungo la costa orientale dell’India, permettendo così al Paese di acce-dere più facilmente agli altri mercati del sud-est asiatico.

Le relazioni economiche bilaterali tra Italia e India sono state al centro della missione di sistema, promossa da MAECI e MiSE, che si è tenuta a fine aprile - ar ticolata sulle tappe di Delhi (Business Forum) e Mum-bai (Investment Forum) - e ha visto la par-tecipazione di oltre 60 aziende italiane, 6 associazioni industriali e di categoria, 4 Uni-versità e 8 banche per un totale di 150 delegati. Nell’ambito dell’iniziativa sono sta-ti organizzati oltre 800 incontri business to business con focus sui settori di spicco dell’economia indiana: infra-strutture e costruzioni, mec-canica, automotive, energie rinnovabili e Ict. L’India è il sesto produttore di veicoli al mondo e il settore rap-presenta il 27% della pro-duzione industriale del Pae-se, nonchè l’8% della spesa in Ricerca e Sviluppo. Entro il 2018 si prevede che la domanda di impor tazioni

aumenterà del 6%, spinta dall’incremento del potere d’acquisto dei consumatori. Inol-tre, sul fronte delle energie rinnovabili il Governo prevede di raddoppiare la capa-cità produttiva attuale entro il 2019 per arrivare a una produzione di 175.000 Mw da fonti green nel 2022. Infine, nell’ambito Ict l’India impiega 3,7 milioni di lavoratori in oltre 16mila imprese, con introiti pari a 130 miliardi di dollari nel 2015 - il compar-to nel 2018 dovrebbe arrivare a rappre-sentare il 5% del PIL indiano - ed esporta-zioni pari a 107 miliardi. Il Paese è anche al terzo posto nel mondo come incubatore di startup tecnologiche.

Tra i settori che possono offrire interessan-ti opportunità alle aziende italiane c’è sicu-ramente quello della trasformazione ali-mentare, favorito dalla complementarietà tra le due economie. L’India ha infatti una grande disponibilità di materie prime - è al

La composizione del mix energetico indiano. Fonte: MNRE, CEA

World Food India 2017 in breve

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primo posto al mondo per produzione di latte - ma processa soltanto il 10% dei beni alimentari, mentre l’Italia è conosciuta per la qualità di tecnologie e macchinari che rappresentano il 20% dell’export italiano per un valore di circa 111 miliardi di euro su un totale di 417 miliardi. In un contesto in cui la pressione demografica spinge sui consumi alimentari il Governo punta a ridur-re gli sprechi cercando di attrarre investi-menti per modernizzare il settore. L’agro-alimentare sarà anche al centro di ‘World Food India 2017’, la fiera internazionale organizzata dal Ministero per la Trasforma-zione Alimentare, che si terrà a Delhi a novembre e a cui l’Italia è stata invitata a partecipare in qualità di Paese partner.

Per quanto riguarda l’ambito infrastruttu-rale, i progetti si concentrano soprattutto nel ramo ferroviario, come è dimostrato anche dal Memorandum of Understanding

firmato lo scorso febbraio tra Ferrovie del-lo Stato e Indian Railways con l’obiettivo di aumentare il livello di sicurezza della rete. Nel dettaglio, la collaborazione prevede la revisione dei processi di gestione e con-trollo del sistema infrastrutturale e di tra-sporto, la certificazione di tecnologie basa-te sul sistema SIL4 (Safety Integrity Level 4) e la formazione del personale locale in tema di sicurezza. Italferr, la società di inge-gneria di FS, e Italcertifer, che si occupa del-la certificazione ferroviaria del gruppo, sono già impegnate in 6 opere in India, tra cui quella relativa alla progettazione e alla cer-tificazione dei lavori per la costruzione dell’Anji Khad Bridge. Il ponte, lungo 750 metri con una campata centrale di oltre 260 metri, sarà sospeso tra Katra e Reasi

Una fotografia dell’industria della trasformazione alimentare indiana

World Food India 2017

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La firma del MoU tra Fs e Indian Railways

Il corridoio economico che sorgerà tra Visakhapatnam e Chennai

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su una gola di 200 metri. Tra i progetti più interessanti per le nostre aziende spiccano quelli per lo sviluppo delle stazioni ferro-viarie del Paese i cui bandi, gestiti dalla Indian Railways Station Development Corpora-tion (IRSDC), prevedono concessioni plu-ridecennali - dai 30 ai 45 anni - per lo sviluppo immobiliare e commerciale.

In occasione del Business Forum, infine, sono stati firmati tre accordi. Il primo tra SACE e Yes Bank, la quinta banca privata dell’India, è nato per sostenere le opportunità di business tra i due Paesi anche tramite l’acqui-sizione da parte di controparti indiane di tecnologie di eccel-lenza Made in Italy e per favori-re lo sviluppo dell’industria mani-fatturiera locale. L’accordo pre-vede anche la possibilità per le imprese indiane di visitare strut-ture produttive innovative in Ita-lia facilitando così la creazione

di partnership strategiche e lo scambio di know-how. E’ stato inoltre siglato un MoU tra CDP, SACE e Srei Infrastructure Finan-ce Limited - uno dei maggiori gruppi finan-ziari indiani attivi nel settore delle infrastrut-ture - che punta a individuare operazioni di mutuo interesse in cui siano coinvolti esportatori italiani e importatori indiani, soprattutto PMI. L’ultimo MoU vede infine coinvolti SACE, Simest, Pelliconi e Oricon Enterprise Limited - azienda indiana impe-gnata nei settori immobiliare, della logisti-ca portuale, del packaging, petrolchimico e automotive - e prevede la possibilità che Simest si affianchi a Pelliconi in operazioni di acquisizione di quote di capitale in impre-se locali e che SACE fornisca le garanzie sui crediti bancari destinati al finanziamen-to delle operazioni.

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l Primo Ministro Narendra Modi ha dato avvio a un va-

sto programma di riforme. Su qua-li settori si concentra e con quali obiettivi? L'architettura delle riforme e dei pro-grammi di sviluppo economico avviati dal Governo indiano si presenta articolata e in movimento: il Premier Modi ha lancia-to iniziative che toccano trasversalmente tutti i settori. Ricordo la campagna ‘Make in India’, il piano per la trasformazione dell'India in un hub manufatturiero mon-diale; la liberalizzazione degli investimenti in importanti settori quali infrastruttu-re, automotive, farmaceutico e medicale, estrattivo e agroalimentare; e soprattut-to, l’impegno, tramite ‘Digital India’ a di-gitalizzare l’erogazione di servizi pubblici creando 17 milioni di posti di lavoro nel settore IT (con investimenti pari a 3.000 miliardi di dollari). A ciò si affianca la sto-rica riforma della tassazione, che dovreb-be finalmente entrare in vigore, dopo 10 anni di stallo parlamentare, a partire dal 1 luglio prossimo, con l’introduzione di una ‘Good and Service Tax - GST’ che consen-tirà all’India di diventare un vero mercato unico, superando la pletora di imposte e accise locali e centrali che attualmente gravano su beni e servizi. Giova inoltre ricordare che, con i successi nelle ultime elezioni locali in Uttar Pradesh, lo Stato piu’ popoloso, il BJP governa la metà degli Stati dell'Unione, compresi quelli dal peso economico e demografico di grande im-patto, come Maharashtra e Uttar Pradesh, potendo quindi contare su una maggiore

INTERVISTA all’Ambasciatore d’Italia a New Delhi, Lorenzo Angeloni

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capacità di attuazione sul territorio delle politiche decise a Delhi.

L’India sta investendo molto nello sviluppo delle infrastrutture indu-striali e nell’integrazione logistica. Quali sono i principali progetti?Il Governo prevede massicci interventi nell’ammodernamento infrastrutturale: 10 miliardi di euro per l’espansione nei prossimi 5 anni di 12 principali porti, 80 miliardi per il miglioramento della rete autostradale e delle infrastrutture ener-getiche e grande attenzione al settore dell’aviazione civile. Oltre allo sviluppo dei principali ‘corridoi industriali’, con 5

L’Ambasciatore d’Italia a New Delhi, Lorenzo Angeloni

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progetti in corso sulle tratte Delhi-Mum-bai, Amritsar-Kolkata, Bengaluru-Mumbai, Chennai-Bengaluru e Vizag-Chennai.

Quanto alle Zone Economiche Specia-li (SEZ), ne sono state individuate più di 400, sparse in tutto il Subcontinente; 206 hanno a oggi ottenuto le necessarie au-torizzazioni a operare da parte del SEZ Board of Approval. Qualche numero: nell’anno fiscale 2015-16 le circa 4.000 unità produttive dislocate nelle SEZ india-ne hanno generato export per 70 miliardi di dollari e dato lavoro a 1,6 milioni di persone. All’interno di questi parchi indu-striali, i produttori di beni destinati all’ex-port sono esenti da dazi e liberi dalle re-golamentazioni ordinariamente previste; sono inoltre esenti da imposte gli acquisti

di merci per le unità produttive e i red-diti da esportazioni, al 100% per il pri-mo quinquennio e al 50% per il secondo mentre nel terzo non è soggetto a tasse il 50% degli utili da esportazione reinve-stiti nell’azienda. Le più importanti SEZ sono parte dei poli produttivi in Gujarat, intorno a Mumbai, in Maharashtra, a Noi-da, in Uttar Pradesh, e Chennai, in Tamil Nadu, potendo beneficiare della vicinanza a grandi città e a strutture portuali.

Quali sono le aziende italiane più attive in India, in che settori opera-no e con quali progetti?Con più di 600 aziende (tra joint ventu-res, uffici di rappresentanza e sussidiarie) che operano sul territorio, l’Italia è pre-sente in India fin dalla prima industrializ-zazione del Paese. A parte i tradizionali settori che trainano l’export italiano in India (macchinari), molte grandi aziende italiane si sono radicate già da tempo con investimenti produttivi nel Subcontinente, concentrati nelle aree di Mumbai-Pune, Delhi-Noida-Gurgaon e Chennai in Tamil Nadu. Un caso di particolare successo è Ferrero, che in soli dieci anni è riuscita, grazie a qualità dei prodotti e controllo capillare della distribuzione, a guadagnarsi un’importante fetta di mercato, tanto da annunciare un raddoppio dell’investimen-to produttivo in Maharashtra. Nell’area di Pune anche Piaggio contribuisce da anni al ‘Make in India’, con numeri importanti soprattutto per i veicoli commerciali a tre ruote, e sempre a Pune si concentrano al-tre grandi aziende italiane dell’automotive: FCA, che punta a rafforzare la sua presen-za con il marchio Jeep; Brembo; Carraro; Magneti Marelli; COMAU; i colossi delle macchine agricole come Maschio Gaspar-

Il Sottosegretario allo Sviluppo Economico, Ivan Scalfarotto, e l'Ambasciatore d’Italia a New Delhi, Lorenzo Angeloni, durante un incontro con la business community italiana

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USStock Exchange, Reserve Bank of India,

National Stock Exchange), dei più noti conglomerati del Subcontinente (Relian-ce, Tata, Mahindra, Godrej, Bajaj, Infosys) e degli impianti produttivi di multinazio-nali nel settore automotive (oltre alle no-stre Piaggio e FCA anche Mercedes-Benz, Volkswagen, Hyundai), dell’ITC e del bio-tech. Altri settori che attraggono i princi-pali investimenti sono quelli dei servizi e del real estate.

Il prossimo novembre a New Del-hi si terrà la fiera internaziona-le ‘World Food India 2017’. Quali sono le prospettive per le aziende italiane del food processing?I recenti positivi sviluppi per l'attrazione di know-how e IDE nel settore dell'agri-business - la liberalizzazione al 100% degli investimenti diretti esteri per i prodotti alimentari lavorati in India e il piano per realizzare 42 Mega Food Park, di cui solo

do e CNH; oltre a molte PMI dell’indot-to automobilistico. La lista delle storie di successo è però molto più lunga. Vorrei ricordare ad esempio i tre stabilimenti di Bonfiglioli, multinazionale di Forlì lea-der della meccatronica - con attenzione al settore delle rinnovabili - che ha scelto il Tamil Nadu come seconda base e an-che Enel Green Power, che ha fatto il suo ingresso nel Paese attraverso l’acquisto dell’indiana BLP Energy. Italferr è invece appena arrivata con alcuni progetti infra-strutturali importanti. Non ci sono però solo automotive, infrastrutture ed ener-gia: le eccellenze italiane guardano all’In-dia anche per il tessile, per il packaging e per la localizzazione dei propri centri di ricerca e sviluppo: da FCA a Banca Sella a Saipem fino a Maire Tecnimont che a Mumbai ha un nutritissimo team di inge-gneri globali.

Lo Stato del Maharashtra ospita un importante presidio industriale ita-liano, con aziende del calibro di Fca, Piaggio, Ferrero e Brembo. Quali sono le caratteristiche che rendo-no l’area particolarmente attraen-te per gli investitori internazionali?Il Maharashtra, il secondo Stato indiano in termini di popolazione e il terzo in termi-ni di estensione geografica, ospita Mumbai - capitale finanziaria e corporate dell’India, nonché sesta metropoli mondiale - e at-trae i principali investimenti sia esteri che nazionali grazie alla disponibilità di infra-strutture, alla forza lavoro qualificata e a un ecosistema business-friendly. Lo Sta-to rappresenta da solo quasi il 20% del PIL indiano, il 30% delle esportazioni di sistemi software ed è base delle princi-pali istituzioni finanziarie indiane (Bombay I principali indicatori Doing Business. Fonte: Banca Mondiale

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US8 già operativi e 17 in fase di completa-

mento attraverso grandi operazioni di procurement - combinati con la vastità di un mercato che processa solo il 10% dei prodotti alimentari e ne spreca il 40% per mancanza di infrastrutture adeguate, aprono interessanti spazi per le nostre aziende, già leader in India nell'export di macchinari. In un contesto in cui la pres-sione demografica spinge sui consumi ali-mentari, non è più sostenibile per il Go-verno indiano assistere a tali sprechi. Al fine di attrarre investimenti e tecnologie, il Ministero del Food Processing indiano organizzerà l'evento World Food India 2017, fiera globale che si terrà a Delhi il 3-5 novembre prossimi e a cui il Mini-stro Badal ha invitato l'Italia a partecipare in forze come Paese partner, avendo lei stessa visitato l’Italia lo scorso settembre e approfondito il tema con il Sottosegre-tario Scalfarotto nel corso della missione di sistema in India dello scorso aprile. Ri-tengo che il settore del food-processing sia da considerare altamente prioritario, non solo per il contributo concreto che le

nostre aziende possono offrire in termi-ni di know-how ma anche come apripista per una più efficace penetrazione di pro-dotti italiani nel settore alimentare.

Tra aprile e maggio si sono tenuti due importanti appuntamenti a di-stanza di pochi giorni, la missione di sistema in India e la 19esima Com-missione economica mista a Roma. Quali prospettive per il prossimo futuro?Sono stati due momenti importantissimi per il rapporto bilaterale: la partecipazio-ne delle aziende è stata entusiastica da ambo le parti e ha consentito di rilanciare contatti ad alto livello sui settori chiave. I primi risultati si vedono già: in autunno Alitalia riprenderà le sue attività in India con un volo diretto a frequenza giorna-liera Roma-Delhi, a conferma dell’inte-resse delle nostre comunità di business ad ampliare i contatti. Abbiamo riscon-trato grande interesse anche nel settore dell’istruzione, con numeri in crescita di studenti indiani interessati ad arricchire

le proprie competenze con pe-riodi di studio e tirocinio in Italia e stiamo lavorando a un proget-to integrato di promozione del nostro sistema universitario nel Subcontinente, anche grazie all’a-pertura di uffici Uni-Italia a Delhi, Mumbai e Calcutta. Stiamo infine mettendo a punto una roadmap che comprenderà possibili missio-ni istituzionali a sostegno di singoli settori di mutuo interesse, anche in preparazione del settantesimo anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche, che cadrà a inizio 2018.Alcune delle aziende italiane presenti sul mercato indiano. Fonte: SACE

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NORVEGIA

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La volatilità dei prezzi del greggio ha spinto la Norvegia ad avviare una svolta verde per compensare il minor gettito del settore e la perdita di posti di lavoro con nuovi impieghi nelle tecnologie ambientali. Previsti incentivi per le imprese, investimenti in R&D e vincoli per la costruzione di opere pubbliche

LA NORVEGIA SCOMMETTE SU UN’ECONOMIA A EMISSIONI ZERO

a Norvegia ha avviato un processo di transizione verso un’economia verde, che si sviluppa lungo tre linee

direttrici: il miglioramento delle condizioni di mercato per le imprese disposte a investire nella green economy, l’imposizione di vincoli ambientali per la costruzione di opere pub-bliche e la promozione di investimenti finan-ziari in innovazione e tecnologie pulite.

Per quanto riguarda la creazione di un bu-siness environment più favorevole per le aziende attente alla sostenibilità, il Governo di Oslo ha valutato l’adozione di diverse mi-sure tra cui: l'accesso privilegiato delle im-prese a biomasse di vario tipo; la creazione di un sistema di etichettatura che consenta ai consumatori di fare scelte più consape-voli sul piano ambientale; la conclusione di accordi vincolanti sui limiti massimi di CO2

L con le società di trasporto e la concessione di incentivi fiscali e di finanziamenti pubbli-ci di medio/lungo termine. Sotto quest’ulti-mo profilo spicca, ad esempio, l’istituzione di Fornybar As, una società di investimento per la realizzazione di progetti green a bassa emissione di gas serra.

Sotto il secondo profilo, oltre all’istituzione di un centro nazionale unico per il procure-ment pubblico con il compito di accelerare la decarbonizzazione dell’economia, il Go-verno sta anche pensando di imporre l’uso di macchinari e mezzi di trasporto a emis-sioni zero e di materiali ecosostenibili per la costruzione di opere pubbliche, nonché di definire vincoli più stringenti - sia ambientali che energetici - in campo edile.

Tra le priorità delle Autorità norvegesi spic-ca inoltre l'accentuazione del ruolo della ricerca e dell'innovazione, che si tradurrà nei prossimi anni nell’a-dozione di piani multidisciplinari di lungo termine e in crescenti investi-menti pubblici.

La volatilità dei prezzi del greggio è tra i fattori che hanno innescato la svolta verde della Norvegia. Primo produttore di petrolio in Europa, il Paese ha deciso di ridurre la di-pendenza dal comparto, divenuto I punti chiave del programma di transizione della Norvegia verso un’economia verde

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meno redditizio. L’oil&gas norvegese vale ancora oltre un quinto del PIL ma gli investimenti nel settore petrolifero nel 2015 - anno in cui il prezzo dei barili di greggio è stato inferiore a 40 dollari - sono calati del 23%, bruciando 40mila posti di lavoro. Per questo motivo Oslo vuole rilanciare l’in-dustria non legata all’estrazione e alla vendi-ta di olio nero. Si punta così a compensare il minor gettito del settore petrolifero e la perdita dei posti di lavoro nell’oil&gas con la creazione di nuovi impieghi nelle tecnologie ambientali.

La strategia del Governo è la ‘green com-petitiveness’, ossia mantenere competiti-va l'economia del Paese, azzerandone al contempo le emissioni di sostanze nocive entro il 2050. Le Autorità politiche e mo-netarie hanno in programma l’intro-duzione di incentivi per modelli di business sostenibili e la promozione di investimenti in R&D, tecnologie e soluzioni innovative a emissioni zero da applicare ai comparti a più alto tasso di inquinamento, come ad esempio quelli dei trasporti commerciali e privati, delle

costruzioni e marittimo. In questa pro-spettiva è stato creato un panel di esperti che, in collaborazione con i rappresentati dei principali settori economici, ha individua-to le linee guida della svolta verde.

Per quanto riguarda il primo, considerata la rilevanza per le imprese locali, è stata stilata una roadmap di lungo periodo che tende a coniugare i target di riduzione dei gas ser-ra con le esigenze di competitività. Si mira infatti a raddoppiare il tasso di crescita del settore e ad abbassare le emissioni tra il 45% e il 60% entro il 2030, per arri-vare alla completa eliminazione nel 2050. In quest’ottica, sono stati valutati in-terventi su più fronti: promuovere l’elettrifi-cazione dei mezzi di trasporto commerciali; incrementare l’offerta di biocarburanti so-stenibili e biogas; introdurre incentivi fiscali per l’acquisto di veicoli elettrici - al momen-to la quota di auto ibride si attesta intorno al 28% - e regimi di tassazione più onerosi per motori alimentati a diesel e benzina.

Anche l’edilizia, che è in fase di forte espan-sione, - basti considerare che nel 2016 si è

Il comparto dei trasporti è tra i più inquinanti dell'economia norvegese. Fonte: Statistics Norway

L’oil&gas rappresenta il 52% dei consumi energetici norvegesi. Fonte: Statistics Norway

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registrato un incremento del 12% dei prezzi degli immobili nella capitale - punta alla totale integrazione nell’economia circolare entro il 2050, attraverso un uso sempre più ecologi-co delle risorse. Diversi esperti, considerato il vasto patrimonio immobiliare pubblico, han-no concordato sulla necessità che lo Stato imponga vincoli stringenti, sia dal punto di vista ambientale che energetico, in modo da aprire il mercato agli operato-ri più attenti alla sostenibilità e in grado di rispettare elevati standard verdi. L’intento di medio periodo è tagliare del 40% i gas inquinanti prodotti dal comparto e raggiungere nel 2050 la completa decarbonizzazione. La tabella di marcia prevede inoltre la progressiva abolizione dei sistemi di riscaldamento alimentati a combu-stibili fossili e l’adozione di soluzioni intelligenti per il risparmio energe-tico, ponderate sui con-sumi effettivi. Si punta così a ridurre di 10 Twh i consumi degli edifici rispetto ai livelli attuali: si consideri infatti che il 35% della domanda to-tale di energia proviene dal comparto.

Il settore marittimo norvegese è tra i più solidi al mondo, con grandi aziende lungo tutta la catena del va-lore, ma è anche tra i più inquinanti. Si stima infatti che le emissioni di gas serra dell’indu-stria navale norvegese rappresentino il 9% del totale nazionale.

In questo contesto la decarbonizza-zione può offrire prospettive interes-santi per gli operatori in grado di svi-luppare soluzioni e tecnologie innovative. In particolare, gli esperti hanno suggerito diversi accorgimenti da adottare per aumentare la sostenibilità: la costruzione di una flotta alimentata a energia; la predispo-sizione di una rete infrastrutturale lungo tutta la costa per il rifornimento a prezzi competi-tivi di combustibili rispettosi dell'ambiente (gas, biocarburanti e idrogeno); l’efficienta-mento dei porti e dei terminal costieri per tratte di lungo raggio dando vita a catene di trasporto marittimo.

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Emissioni di CO2 al 2040 nel settore marittimo. Fonte: Roadmap for a Green Coastal Shipping

Il tasso di crescita del PIL norvegese. Fonte: Statistics Norway

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FEDERAZIONERUSSA

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L'addetto scientifico dell'Ambasciata d'Italia a Mosca, Pietro Frè, il direttore dell'IBMP, Oleg Orlov, e il direttore di SIRIUS, Mark Belakovsky, durante il seminario italo-russo

LA TECNOLOGIA ITALIANA CON MOSCA NELLO SPAZIO

La cooperazione italo-russa si rafforza con Sirius, un progetto di ricerca quinquennale che - attraverso la simulazione di una missione spaziale - punta ad analizzare la reazione dell’uomo allo stress in situazioni estreme. L’investimento da parte italiana è di 40 milioni di euro

e eccellenze del mondo della ricerca di Federazione Russa e Italia sono pron-te a collaborare al progetto Sirius -

Scientific International Research In a Unique terrestrial Station - promosso dall’Istituto di Problemi Biomedici (IBMP) dell’Accademia delle Scienze russa. Lo studio, che avrà una durata di cinque anni, sarà condotto all’interno del simulatore delle con-dizioni di isolamento dell’IBMP, in collabora-zione con il dipartimento ‘Human Resources’ della NASA e con l’Agenzia Spaziale giappo-nese.

Oggetto della ricerca è l’uomo e la sua reazione allo stress, legato alle condizioni estreme dei voli spaziali di

L

lunga durata. Gli equipaggi selezionati per la simulazione della missione - che avverrà in tre fasi distinte e vedrà anche la partecipazio-ne di due donne per ogni team - saranno sot-toposti a microgravità ed esposti a radiazioni cosmiche a energia elevata. Sirius è destinato ad avere importanti ricadute anche in ambi-to terrestre sulla diagnosi mininvasiva, nonché sullo studio e sulla limitazione degli effetti del-lo stress, che è alla base di malattie mentali, neurologiche e cardiopolmonari.

La partecipazione italiana all’esperimento - con un investimento stimato di 40 milioni di euro - è di elevata qualità sia scientifica sia industriale, come dimostrato dalla costituzione del consorzio ‘TuscaR-

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FEDERAZIONERUSSA

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CNR di Pisa. I temi trattati spaziano dal chi-mico al biomedico, alla microelettronica, all’Ict, alle nanotecnologie fino al farmaceutico e nu-traceutico, al meccanico, al meccatronico, all’a-vionico, al design, allo spaziale e al domotico.

Sirius segue l’esperimento ‘Mars 500’, condotto dal 2007 al 2012, grazie alla col-laborazione tra l’Agenzia Spaziale Europea e l’omologa russa con l’obiettivo di simulare le condizioni a cui sarebbero sottoposti gli astro-nauti durante una missione su Marte. Lo stu-dio si è svolto in tre fasi, di durata progressiva-mente crescente, l’ultima delle quali ha coinvolto sei astronauti - tre russi, due euro-pei e un cinese - che hanno trascorso 520 giorni consecutivi all’interno del simulatore dell’IBMP. Durante la missione gli esperimenti si sono concentrati sul monitoraggio dei valo-ri di stress, sulle regolazioni ormonali, sulle ri-sposte del sistema immunitario, sulla qualità del sonno e sull’umore. Alla fine del periodo di isolamento i sei partecipanti sono rimasti in quarantena per i controlli medici e la valuta-zione degli effetti che la missione ha avuto sulle loro condizioni psico-fisiche.

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net’, che riunisce un nucleo di 35 aziende ad alto profilo tecnologico (tra cui Colorobbia, Eb-Neuro, Esaote, Kayser Italia, Sitael, Scien-tia Machinalae), quattro Atenei (l’Università di Pisa, l’Università di Firenze, la Scuola Normale Superiore e la Scuola Sant’Anna) e il CNR. In questa direzione va il MoU, siglato lo scorso aprile a Mosca, tra il consorzio e l’IBMP per lo sviluppo di tecnologie e di strumentazioni innovative necessa-rie alla realizzazione di un vasto programma di esperimenti congiunti italo-russi, inquadrati nell’ambito di Sirius. In sintesi, la rete toscana parteciperà alla definizione dell’intera impal-catura del piano di ricerca, dalla definizione delle linee progettuali sperimentali fino allo studio di eventuali problematiche connesse.

La collaborazione tra gli scienziati dei due Paesi è già stata avviata attraverso scambi di documentazione e videoconferenze e sono stati selezionati quattro progetti italiani da 10 milioni di euro ciascuno, in attesa del finan-ziamento della regione Toscana. Il gruppo di aziende del consorzio ha inoltre stabilito il proprio quartier generale - con l’apertura di quattordici laboratori di ricerca connessi a Si-rius - all’interno dell’area di ricerca del

Il simulatore dell’IBMP

I sei astronauti che hanno partecipato alla terza fase del progetto ‘Mars 500’

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EMIRATI ARABI UNITI

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A DUBAI 32 MILIARDI PER L’AEROPORTO PIÙ GRANDE DEGLI EAU

Le Autorità emiratine hanno approvato un progetto da 32 miliardi per trasformare l’Al Maktoum International Airport nel più grande scalo degli Emirati Arabi Uniti, in grado di assicurare un transito annuo di 220 milioni di passeggeri e 16 milioni di tonnellate di merci

n vista di Expo 2020 e nell’intento di consolidare il ruolo di Dubai come principale hub per il trasporto ae-

reo trans-continentale, le Autorità emira-tine hanno varato un piano multimiliar-dario per la crescita infrastrutturale della città, in cui si inserisce anche l’espansione dell’Al Maktoum International Airport.

Il progetto, approvato dalla Dubai Avia-tion Engineering Projects - ente gestore autonomo, responsabile della pianifica-zione e dello sviluppo degli aeroporti di Dubai - ha un valore complessivo stima-to attorno ai 32,67 miliardi di dollari e punta, entro il 2050, a trasformare l’Al Maktoum nel più grande scalo del Pae-se, dove far transitare annualmente 220 milioni di passeggeri e 16 milioni di ton-nellate di merci. In vista del futuro am-pliamento della struttura, la compagnia di bandiera Emirates Airlines ha infatti già annunciato l’intenzione di riposizionarvi entro il 2025 tutte le sue rotte.

Nel 2018 saranno assegnati i contratti

I

collegati al completamento della prima fase di lavori che prevede la costruzione di due ulteriori piste d’atterraggio paral-lele lunghe 4,5 chilometri e dotate di si-stemi avanzati di controllo per consentire le operazioni e le manovre di volo anche in condizioni di scarsa visibilità. È inoltre in programma la realizzazione di un nuo-vo terminal nell’ala ovest dell’aeropor-to, che si estenderà su una superficie di

Un rendering dell’Al Maktoum International Airport dopo i lavori di ampliamento

Contributo dell’aviazione all’economia degli EAU. Fonte: The Prospect Group

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EMIRATI ARABI UNITI

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Con i lavori di espansione verranno realizzati nuovi concourse per il transito dei passeggeri

165.000 metri quadrati e potrà ospitare fino a 35 milioni di passeggeri all’anno. Infine, saranno costruiti due concourse - entrambi di 385.000 metri quadrati - per il transito di 65 milioni di persone ciascu-no. Successivamente, partirà la seconda fase di sviluppo del progetto che include altre due piste, un terminal e due con-course tutti delle medesime dimensioni delle precedenti.

Intanto le Autorità emiratine hanno con-tratto un prestito internazionale per 3 miliardi di dollari che ha visto il coinvol-gimento di 12 istituti finanziari locali e internazionali: l’Abu Dhabi Commercial Bank, l’Abu Dhabi Islamic Bank, la Bank of China, Citibank, la Dubai Islamic Bank, la First AbuDhabi Bank, HSBC, Industrial and Commercial Bank of China Limited, JP Morgan, Noor Bank, Standard Charte-red e Intesa Sanpaolo che ha sottoscrit-to una quota del valore di 250 milioni

di dollari dell’iniziale commitment di 500 milioni di dollari, in seguito al riparto del finanziamento.

Si potrà in questo modo procedere en-tro fine anno all’assegnazione dei primi tre pacchetti di lavori che riguarderan-no i sistemi di smistamento e gestione dei bagagli e il trasporto automatizzato dei passeggeri. Per le società italiane già pre-qualificate presso la Dubai Aviation Engineering Projects potrebbero aprirsi prospettive interessanti nella fase di su-bappalto o per quanto riguarda la for-nitura dei materiali, considerato che è ancora possibile avere accesso alla linea di credito da 1 miliardo di euro messa a disposizione da SACE.

ll sito della Dubai Aviation Engineering Projects

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A breve sarà infatti annunciato chi tra la tedesca Siemens e l’olandese Vanderland Industries si aggiudicherà il contratto in design build operate and mantain per il sistema di gestione dei bagagli, che do-vrà servire 134 contact stand per una capacità pari a 220.000 col-li al giorno tra arrivi, partenze e transfert (rappresentano circa il 70% del traffico aeroportuale). A questo sarà connesso un sistema di tunnel di 4 chilometri, largo 3 metri e alto 15, in cui correran-no i nastri trasportatori che an-dranno dai terminal dell’ala ovest dell’aeroporto ai concourse. An-che in questo caso i vincitori ver-ranno annunciati per la seconda metà del 2017.

Alstom, Bombardier, Mitsubishi e Siemens sono invece in competi-zione per la realizzazione - sem-pre in Design Build Operate and Mantain - del sistema di trasporto automatico dei passeggeri su sei binari che collegherà l’ala ovest dell’aeroporto ai concourse 1 e

Il Dubai International Airport

Il traffico passeggeri del Dubai International Airport. Fonte: Dubai Airports

2, il cui contratto verrà aggiudica-to a fine luglio.

Infine, una piccola parte del fi-nanziamento verrà destinata an-che all’ampliamento del Dubai International Airport che nel 2020 dovrebbe così superare i 100 milioni di viaggiatori. Quest’ultimo, con 83 milioni di passeggeri in transito nel 2016 (7,2% in più rispetto al 2015) e un tasso annuo di crescita com-

posto del 13%, registrato tra il 2000 e il 2015, è attualmente il principale aero-porto dell’Emirato.

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L’ARGENTINA CERCA DI ATTRARRE INVESTIMENTI PER 260 MILIARDI DI DOLLARISi tenta di ripartire dallo sviluppo di settori chiave dell’economia: previsti nei prossimi 5 anni investi-menti nell’energia, nell’agricoltura, nelle infrastrutture e nel manifatturiero. Tutte le opportunità sono state presentate in una Missione imprenditoriale a Buenos Aires

e Autorità sono alla ricerca di 260 miliardi di dollari per far ripar tire l’economia e, per questo motivo,

stanno adottando diverse misure volte alla creazione di un clima d’affari favorevole: la riduzione dei costi per le imprese, l’accesso agevolato a tecnologie innovative, lo sviluppo di un’adeguata rete logistica, l’offer ta di energia a prezzi convenienti, una riforma burocratica e una tributaria. Nel dettaglio, si tratta di politiche per attrarre investimenti nei settori strategici di energia (90 miliardi), agricoltura (20 miliardi), infrastrutture (145 miliardi) e manifatturiero (5 miliardi), le cui opportunità di business sono state presentate alla delegazione italiana che ha partecipato alla Missione imprenditoriale tenutasi lo scorso maggio a Buenos Aires.

L

Sul fronte energetico, nonostante l’elevato potenziale, l’Argentina è dovuta ricorrere alle importazioni per poter soddisfare il proprio fabbisogno. I 35.000 Mw di potenza totale attualmente disponibili risultano infatti

insufficienti a coprire una domanda interna di circa 13 5 . 8 0 0 G w c h e , secondo alcune stime, dovrebbe raddoppiare entro il 2035. Pertanto, nell’intento di rendere il Paese autosufficiente, il Governo Macri è alla ricerca di investimenti per 90 miliardi di dollari e , in quest’ottica, ha promosso gare relative a 196 progetti per una

L’Indice di libertà economica. Fonte: The Heritage Foundation

Gli IDE in ingresso in Argentina (2014-2016). Fonte: Central Bank of Argentina

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capacità complessiva pari a 34.800 Mw, i cui bandi saranno pubblicati tra il 2017 e il 2018. Inoltre, è stata recentemente inaugurata una nuova politica energetica incentrata sullo sviluppo di fonti rinnovabili, che punta a portare la quota di FER (fonti di energia rinnovabili) al 20% dell’offerta complessiva entro il 2025.

Negli ultimi anni, per attrarre i capitali necessari allo sviluppo del segmento verde, stimati attorno ai 15 miliardi di dollari, le

Autor ità hanno adottato un quadro regolatorio certo, imposto tariffe prestabilite e introdotto incentivi. Tra questi spicca il Fondo Fiduciario per lo Sviluppo delle Energie Rinnovabili (FODER), strumento di finanziamento e di garanzia per le centrali generatrici di energie pulite, per il quale il Ministero dell’Energia e delle Miniere ha recentemente stanziato 375 milioni di dollari.

A supporto degli impianti green sono previsti anche benefici impositivi come il rimborso dell’IVA, l’ammortamento anticipato dei beni, un certificato fiscale del 20% dell’investimento e l’esenzione dei diritti di importazione per i macchinari fino al 31 dicembre 2017. Nel segmento verde si segnala inoltre un piano di investimenti per oltre 1,65 miliardi di dol lar i dest inato a l l ’ampl iamento e al l ’ammodernamento del la centrale idroelettrica argentino-paraguayana di Yacyretá-Apipé, sul fiume Paranà. Il progetto, annunciato lo scorso maggio dall’Entidad Binacional Yacyretá, proprietaria dell'impianto, prevede la realizzazione di tre turbine che andranno ad aggiungersi alle 20 esistenti per incrementare del 15% l’attuale potenza di 3.200 Mw. Sempre recentemente le Autorità locali hanno lanciato una gara, con termine per la presentazione delle offerte il 19 luglio, per l’installazione di impianti termoelettrici a ciclo combinato o di cogenerazione.

I settori strategici per lo sviluppo economico argentino

Gli interventi previsti dal ‘National Productivity Plan 2017-2019’

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Anche nell’oil&gas si profilano prospettive interessanti, considerato che l’Argentina è al secondo posto a livello mondiale per riserve di shale gas e al quarto per quelle di shale oil. Il pieno sviluppo del comparto potrebbe ridurre significativamente il deficit energetico del Paese e favorire la crescita dell’industria complementare. In quest’ott ica, i l Governo sta lavorando per dimezzare i dazi alle impo r t a z i on i d i t e cno lo g i e , attrezzature e prodotti utilizzati nell'industria petrolifera. Alcuni beni str umental i per l 'estrazione e l'esplorazione petrolifera e di gas potrebbero avere una tariffa doganale agevolata del 7% a fronte di quella attuale, che oscilla tra il 14% e il 35%,

a seconda della posizione doganale. Le Autor ità auspicano inoltre i l p ieno sfruttamento del giacimento di Vaca Muerta, il più grande del Paese che, secondo stime USA, ha un potenziale estrattivo di circa 8,7 miliardi di metri cubi di shale gas e di 16,2 miliardi di barili di shale oil. Per il prossimo anno il Governo spera di attrarre nell’area capitali per 12 miliardi di dollar i e di raggiungere i 20 miliardi nel 2019.

Con una produzione pari a 103 milioni di tonnellate ed esportazioni che negli ultimi 15 anni sono raddoppiate, raggiungendo quota 40,5 miliardi di dollari, l’agroalimentare è uno dei compar ti più rappresentativi dell’economia argentina. Si consideri infatti che pesa per il 32% sul PIL manifatturiero e che i prodotti agricoli - commodities (22%) e agroalimentari (34%) - costituiscono più della metà dell’expor t totale del Paese. L’Argentina è tra i pr imi produttor i/esportatori di cereali, carne bovina, vino e legumi, nonché leader mondiale nelle esportazioni di olio e farina di soia e di carni equine.

Per valorizzare il potenziale del settore il Governo è intenzionato a raccogliere investimenti per 20 miliardi di dollari. Si punta

Il giacimento di Vaca Muerta

L'evoluzione del mix energetico argentino tra il 2015 e il 2025

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infatti ad aumentare la produttività e la sostenibilità, investendo sull'innovazione tecnologica e sulla formazione per migliorare la qualità, appor tare valore aggiunto e diversificare i prodotti. In questo senso sono state adottate azioni di supporto, come la riduzione delle imposte alle esportazioni agroalimentari, la liberalizzazione del tipo di cambio, l’abolizione delle quote all’export e l’eliminazione del controllo sui prezzi e delle restrizioni al rimpatrio dei dividendi.

L'Argentina guarda con particolare interesse alle competenze e alle tecnologie italiane, soprattutto sul fronte della logistica, dei sistemi di irrigazione e della meccanizzazione. La complementarietà tra le due economie e la diffusa presenza di PMI - il tessuto imprenditoriale dell’agroalimentare argentino è infatti costituito al 97% da piccole e medie imprese che occupano circa 500mila lavoratori - sono alla base del vantaggio competitivo di cui gode il Made in Italy. In par ticolare, i macchinari agricoli italiani

potrebbero trovare in Argentina un ideale mercato di sbocco, anche al la luce dell’aumento delle vendite di trattori (+25%), macchine per la mietitura (+54%) e per la semina (+80%), registrato nel Paese nel 2016. Per consolidare la partnership italo-argentina nel settore, a breve dovrebbe essere siglata un’intesa tra la Federazione Nazionale dei Costruttori di Macchine per l’Agricoltura (FEDERUNACOMA) e la società argentina Expandimos Fronteras (ExponenciAR) che darà vita a una collaborazione tra la Fiera agricola di Bologna e la Fiera Expoagro di Rosario.

Secondo alcuni dati dell’Agencia Argentina de Inversiones y Comercio Internacional, anche il settore delle infrastrutture offre interessanti occasioni d’affari quantificate in 145 miliardi di dollari da destinare nei prossimi 5 anni allo sviluppo di strade e ferrovie, nonchè alla realizzazione di 43 porti e 54 aeroporti. A conferma dell’impegno del le Autor ità local i per ass icurare

La diga di Yacyretá-Apipé

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l’implementazione della rete viaria, è stato siglato un contratto tra Anas e la Provincia di Santafè del valore di 1,2 milioni di dollari. L’accordo ha una durata di 18 mesi e prevede la creazione di un sistema di controllo e assicurazione della qualità delle pavimentazioni stradali, finalizzata al lancio di gare d’appalto per la ristrutturazione viaria della provincia.

Il Governo ha intenzione di migliorare anche i collegamenti ferroviari con l’obiettivo di rendere più agevole e conveniente il traspor to su rotaia. Su questo fronte lo scorso aprile Ferrovie dello Stato Italiane e il Ministero dei Trasporti argentino hanno siglato un contratto da 40 milioni di dollari per servizi di consulenza ingegneristica nell’ambito del progetto Redes Expresos Regionales (RER), il programma di sviluppo del sistema ferroviario di Buenos Aires, del valore di 14 miliardi di dollari. L'intesa prevede il sostegno specialistico di FS nell’elaborazione delle specifiche tecniche e funzionali per i bandi di gara della città. In particolare, la società italiana - con l'apertura di un ufficio a Buenos Aires e l'invio nel Paese di 14 ingegneri - affiancherà gli argentini nel processo di riorganizzazione e sviluppo della rete ferroviar ia e nella

realizzazione di un corridoio bi-oceanico di col legamento tra Argent ina e Ci le . Quest’ultimo progetto, per il quale è previsto un investimento di 1 miliardo di dollari, collegherà il por to di Bahia Blanca con l’Ottava e la Nona regione del Cile, passando per la provincia di Neuquén.

Occasioni interessanti potrebbero infine essere legate al Piano Belgrano per lo sviluppo delle regioni del nord. Tra le varie

misure previste c’è infatti lo stanziamento di 16 miliardi di dollari per la realizzazione di opere stradali , ferroviar ie e aero-commerciali che r a f f o r z e r a n n o l ’ integraz ione tr a le province del nord e tra la regione settentrionale e il centro del Paese. Ne sono un esempio gli 1,3 miliardi di dollari che il

In rosso il tracciato del corridoio bi-oceanico

Il tasso di crescita del PIL in Argentina. Fonte: Instituto Nacional De Estadìstica y Censos

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ARGENTINA

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Governo nazionale ha intenzione di destinare al miglioramento di ferrovie, autostrade e aeroporti nella provincia di Salta.

Per quanto riguarda la manifattura il Governo nei prossimi due anni vuole promuovere investimenti privati per 5 miliardi. Nello specifico, il segmento della meccanica e delle tecnologie correlate può presentare interessanti occasioni di business, soprattutto considerando che si punta a incrementare del 40% l’uso di componenti locali. Già diverse aziende internazionali come Renault, Peugeot, Iveco, Volkswagen e Fca (che ha investito 500 milioni di dollar i nello stabilimento di Cordoba per la produzione di una nuova autovettura) hanno realizzato importanti investimenti in impianti e processi di produzione in loco. Da par te italiana, Piaggio ha avviato una campagna di commercializzazione per riportare dal 2017 la Vespa in Argentina. Alcune nuove versioni

degli scooter saranno infatti disponibili attraverso la rete distributiva dei marchi Piaggio con punti vendita a Buenos Aires, Cordoba e Rosario.

Il Business Forum è stato l’occasione per consolidare i rapporti economici tra Italia e Argentina, rafforzati dalla firma di nuovi importanti accordi come il Memorandum of Understanding per l’avvio di collaborazioni industriali tra Leonardo e l’impresa di Stato Fadea e l’intesa tra il Governo della provincia di Jujuy e la società Fib/Faam per l’apertura di uno stabilimento per la produzione di celle di batterie a litio.

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La Fiera Expoagro 2017 di Rosario

Il portale della Fiera Expoagro di Rosario

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CONCESSIONI E PRIVATIZZAZIONI: IL BRASILE TENTA IL RILANCIO

Il Brasile è pronto ad attrarre 13,6 miliardi di euro per la realizzazione di 55 progetti infrastrutturali. All’orizzonte la concessione di due linee ferroviarie, la costruzione di un treno di media velocità da 2 miliardi e la privatizzazione delle aziende distributrici di gas di 7 Stati

ncoraggiato dal successo delle ultime aste di aeroporti e terminal portuali, il Brasile sta entrando nella fase più im-

pegnativa del Programa de Parcerias e Investimentos (PPI), il piano infrastrut-turale lanciato dal Presidente, Michel Temer, nel mese di maggio 2016 con l’obiettivo di realizzare progetti per la concessione di au-tostrade, ferrovie, terminal portuali e linee di trasmissione di energia. Le 55 iniziati-ve previste dal Programma daranno vita a 200mila nuovi posti di lavoro e permette-ranno di attrarre nel Paese 45 miliardi di reais - pari a circa 13,6 miliardi di euro - sottoforma di nuovi investimenti.

Tra i settori in primo piano c’è quello fer-roviario, che vedrà una forte crescita nel corso degli anni, soprattutto sotto il profilo del trasporto delle merci: secondo alcu-ne recenti stime, infatti, entro il 2020 la domanda totale di carico dovrebbe raggiungere 25 milioni di tonnella-te, arrivando a toccare 42,3 milioni nel 2050. Per potenziare il comparto nei prossimi mesi è prevista la pubblicazione dei bandi per la concessione di due linee: la Ferrogrão - che deve essere ancora re-alizzata tra Sinop (nello Stato del Mato Grosso) e Miritituba (in quello di Parà) - e la Nord-Sud, con tre tratte che vanno da Acailandia (Maranhao) a Estrela d’Oeste (Sao Paulo). Le gare d’appalto dovrebbero

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La linea ferroviaria Norte - Sul

aprirsi nel secondo semestre di quest’anno. In base a quanto annunciato dal Governo, la Ferrogrão si estenderà per 1.142 chi-

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lometri, collegando l’area del Midwest, spe-cializzata nella produzione di grano, con lo Stato del Parà fino al porto di Miritituba, nella parte settentrionale del Paese. La nuo-va linea, di grande valore strategico, è de-stinata a cambiare il volto dell’agribusiness brasiliano. Il progetto permetterà infatti di creare un’infrastruttura integrata per il tra-sporto delle merci - soprattutto cereali, soia e farina di soia - generando benefici econo-mici per le regioni agricole tra Sinop (Mato Grosso) e Itaituba (Pará). Il contratto di concessione avrà una durata di 65 anni e, a partire dalla conclusione dei lavori, garantirà almeno 30 anni di esclusività nella gestione delle ope-razioni. Per la realizzazione del pro-getto verranno creati 6.720 nuovi posti di lavoro e l’investimento complessivo previsto è di 12,6 miliardi di reais, pari a circa 3,4 miliardi di euro.

La ferrovia Norte-Sul, la cui realiz-zazione a opera della società pubblica brasiliana Valec è stata quasi conclusa, punta a diventare la spina dorsale del trasporto ferroviario del Paese, favo-

I dettagli del progetto per la concessione della linea Ferrogrão

I dettagli del progetto di concessione della ferrovia Norte-Sul

rendo l’integrazione delle linee esistenti e contribuendo a ridurre i costi di logistica derivanti dal trasporto delle merci. Nel det-taglio, il progetto consentirà lo sviluppo di nuovi corridoi per i transiti commerciali e la creazione di un collegamento con i porti sudorientali, in particolare quello di Santos, e con la linea ferroviaria che collega Carajás al porto di Itaqui, nello Stato settentrionale di Maranhão.

Il tratto in concessione ha un’estensione di 1.537 chilometri e collega Estrela d’Oeste, nello Stato di Sao Paulo e Porto Nacional, in quello di Tocantins. Il contratto avrà una durata di 35 anni per un investi-mento complessivo compreso tra 1 e 1,5 miliardi di reais (tra 274 e 411 milioni di euro). Tre gruppi avrebbero manifestato interesse alla gara: due aziende brasiliane - tra cui la VLI che gestisce già le linee tra Palmas e Tocantins e Acailandia e Maranhao - e una russa, la compagnia stata-le RZD Russian Railways.

L’interesse internazionale per il settore non si limita soltanto ai progetti di concessione

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ma include anche il possibile avvio di parte-nariati pubblico-privati per la realizzazione di nuove infrastrutture. Tra queste, in parti-colare, il progetto da 8 miliardi di reais (circa 2 miliardi di euro) del treno di media velocità per il trasporto esclusivo di passeggeri che dovrebbe estendersi per 209 chilometri collegando le città di Brasi-lia e Goiania in un’ora e 35 minuti, alla ve-locità di 160 km/h. Il gruppo coreano A’REX, che gestisce il collegamento di 58 chilometri tra gli aeroporti Incheon e Gimpo e la città di Seul, ha già manifestato formalmente al Governo brasiliano il proprio interesse per il progetto ma è comunque prevista la pos-sibilità di partecipazione azionaria di altre aziende estere.

Oltre al comparto ferroviario, opportunità di investimento per gli operatori internazio-nali emergono nella distribuzione del gas naturale, pur considerando il suo apporto modesto - pari solo al 10%, contro una me-dia mondiale del 25% - sull’offerta energe-tica brasiliana. Nell’ambito del programma di privatizzazioni avviato dalla Banca Nazio-

nale per lo Sviluppo Economico e Sociale (BNDES) è stata recentemente annunciata la vendita integrale o parziale delle quote pubbliche detenute da sette Stati brasiliani nelle aziende distri-butrici di gas naturale. A oggi infatti in Brasile sono 22 gli stabilimenti del settore a controllo statale: nella maggior parte dei casi i Governi possiedono il 51% delle azioni con diritto di voto.

Nel dettaglio, gli Stati coinvolti nella trasfor-mazione sono Pernambuco (Copergas), Espirito Santo (Gas Natural), Rio Grande do Sul (Sulgas), Santa Catarina (SCGas), Mato Grosso do Sul (MSGas), Paraiba (PBGas) e Rio Grande do Norte (Potigas). Le aste sono previste per il secondo seme-stre del 2018. Al momento dimostrazioni di interesse sono pervenute dalla compagnia spagnola Gas Natural Fenosa, che in Brasile controlla già i distributori Ceg e Ceg-Rio.

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Un treno sulla linea Norte Sul

La nuova linea Ferrogrão servirà la tratta tra Sinop e Miritituba

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ANGOLA

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L’ANGOLA RIPARTE DA STRADE, PORTI E FERROVIE

Il settore delle infrastrutture e dei trasporti è al centro del piano di sviluppo del Governo di Luanda che punta a trasformare il Paese in hub logistico dell’Africa meridionale. Know-how e attrezzature italiani sono pronti a svolgere un ruolo chiave nella rinascita angolana

iversificazione economica, attrazione di capitali internazionali e creazione di partenariati pubblico-privati sono al-

cuni degli obiettivi del Governo dell’Angola che, attraverso un vasto programma di inve-stimenti nel settore delle infrastrutture e dei trasporti, punta a trasformare il Paese nella piattaforma logistica dell’Africa au-strale. Il Ministero dei Trasporti angolano ha già avviato contatti con gli Stati confinanti per la definizione di accordi di carattere ferrovia-rio, aereo, stradale e marittimo e le Autorità - con l’assistenza tecnica dello ‘United Nations Development Program’ (UNDP) - sono già a lavoro per l’elaborazione del nuovo ‘Pia-no Nazionale di Sviluppo 2018-2022’. In questo contesto, l’Italia può svolgere un ruolo di primo piano, sia per quanto riguarda le attività di formazione del personale locale, sia in quelle di costruzione, ristrutturazione e manutenzione delle infrastrutture del Paese.

Sul fronte ferroviario le linee attualmente in funzione si sviluppano lungo tre assi ovest-est

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La rete ferroviaria dell'Angola

I principali indicatori macroeconomici dell’Angola

(dalla costa all’interno): il primo parte dalla capitale Luanda e arriva fino a Malanje, nel nord del Paese, per 479 chilometri; il secon-

do, passando per Huambo, collega i comuni di Bengue-la e Lobito e si dirama verso la Repubblica Democratica del Congo e lo Zambia per 1.344 chilometri. Il terzo asse, infine, parte dalla città meri-dionale di Mocamedes e rag-giunge la provincia di Cuando

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Cubango - tra Namibia e Zambia - per 950 chilometri. Nel lungo periodo, però, il Go-verno punta a costruire una rete capillare in grado di coprire l’intero territorio angolano, integrando le direttrici esistenti con la costru-zione di tre nuove linee sull’asse nord-sud. La prima sarà a occidente, lungo la costa, e collegherà Luanda, Lobito e Mocademes; la seconda, al centro del Paese, sorgerà sull’asse Malanje-Huambo e la terza unirà le principali città dell’area orientale.

L’Angola è impegnata anche in un piano di ammodernamento e adeguamento che coin-volge i principali aeroporti del Paese. Tra le opere principali è in fase di costruzio-ne il nuovo Aeroporto Internaziona-le di Luanda, 40 chilometri a sud-est della capitale, che sarà completato entro la fine di quest’anno e diventerà operativo a parti-re dal 2018. La struttura, il cui costo ha toc-cato i 6,3 miliardi di dollari, sarà in grado di ac-cogliere 13 milioni persone all’anno, ospiterà un terminal passeggeri di 160.000 metri qua-dri e uno cargo di 6.200 metri quadri per una capacità di carico annua pari a 35mila tonnel-late. Le piste saranno due: quella settentrio-

nale lunga 4.200 metri e quella meridionale che si estenderà per 3.800 metri. Infine, per quanto riguarda il traffico aereo interno, data l’inadeguatezza dei velivoli B-737 utilizzati dal-la compagnia di bandiera angolana Taag per i voli a corto raggio, il Governo ha avviato le procedure per l’acquisto di nuovi aerei.

Numerosi interventi riguardano, inoltre, la costruzione e ristrutturazione delle infrastrutture stradali di varie città del Paese. Tra le opere già avviate o in fase di progettazione spiccano la costruzione del raccordo anulare di Cabinda; la ristrutturazio-ne della rete stradale della provincia - che è un’enclave separata dal resto del Paese da un tratto di territorio appartenente alla Repub-blica Democratica del Congo - e il comple-tamento dell’autostrada di 250 chilometri tra Nzeto e Soyo, nella provincia settentrionale dello Zaire. La strada riveste straordinaria im-portanza in quanto si trova in una posizione strategica, nell’area in cui si concentra l’attivi-tà di ENI (sia offshore, al largo di Soyo, che

I numeri del nuovo Aeroporto Internazionale di Luanda. Fonte: Angola International Airport

Un rendering del Nuovo Aeroporto Internazionale di Luanda

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onshore), ed è collegata con la litoranea Luanda-Benguela-Mocamedes che percorre l’intera costa angolana. Altri progetti prevedono la realiz-zazione del corridoio Luanda-Luau, che si incrocerà con la ferrovia Benguela-Katanga; la costruzione di due diramazio-ni verso nord, per le provincie di Lunda Norte e Lunda Sul, e il completamento del trat-to litoraneo di 500 chilometri da Luanda a Benguela. Sono in programma, infine, la ricostruzione della strada tra Maria Teresa (provincia di Bengo) e Dondo (provincia di Kwanza Norte) e la ristrutturazione del tratto di 400 chilometri tra Alto Dondo e Huambo.

Anche la capitale è al centro di un program-ma di sviluppo della rete stradale che punta ad alleggerire e velocizzare il traffico, in par-ticolare sulle arterie di accesso alla città da nord, sud ed est (per consentire l’accesso al nuovo aeroporto). Sul fronte del trasporto urbano il Governo si sta impegnando per ri-vitalizzare il progetto ‘Bus Rapid Transit’, che prevede l’introduzione di due linee di auto-bus - 200 nuovi mezzi - su un percorso di 53 chilometri intorno a Luanda. Il progetto per la costruzione di una metropolitana urbana leg-gera di superficie sembra invece bloccato, dal momento che il Paese non sarebbe in grado di assicurare la produzione dell’energia elet-trica necessaria al suo funzionamento.

Per quanto riguarda i settori marittimo e lo-gistico, l’obiettivo del Governo è quello di sviluppare i terminal già esistenti e migliora-re le attrezzature nell’ottica di un sistema di trasporti integrato, che comprenda la rete

Un rendering del nuovo porto di acque profonde di Caio

ferroviaria e quella stradale. Nel dettaglio, il Paese punta a realizzare 44 infrastrutture logistiche interconnesse, sul modello de-gli interporti italiani. Di particolare interesse per l’Italia è il progetto per la creazione di una ‘Rede de Cabotagem Regiao Norte’, una li-nea per il trasporto marittimo di passeggeri tra Cabinda - che non può essere raggiunta via terra senza attraversare la Repubblica De-mocratica del Congo - Soyo e Luanda.

I porti al centro dei progetti in programma nei prossimi cinque anni sono: il nuovo termi-nal di Luanda, che sorgerà a nord della capita-le nella municipalità di Dande, e quello di Por-to Amboim, situato tra Luanda e Benguela. Per il 2018 è inoltre previsto il com-pletamento della prima fase dei lavori di costruzione del porto di Caio, il pri-mo scalo di acque profonde dell’An-gola, che sorgerà nella regione di Cabinda e creerà circa 30mila posti di lavoro. La bocca del porto sarà larga circa 180 metri e la pro-fondità raggiungerà i 15 metri. Una volta com-pletato, il terminal sarà in grado di accogliere circa 60 nuovi container ogni ora.

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OPPORTUNITÀ D’AFFARI PER L’ITALIA IN SUDAN

Khartoum scommette su agricoltura, infrastrutture, energie e telecomunicazioni per dare slancio all’economia. Presentate in occasione di un Business Forum le diverse le opportunità d’affari per gli imprenditori italiani

el 2018 il PIL del Sudan, secondo sti-me delle principali istituzioni finan-

ziarie internazionali, dovrebbe registrare una crescita del 3,6%. Per raggiungere l’o-biettivo, le Autorità locali sono alla ricerca di investimenti da destinare allo sviluppo di comparti chiave come agricoltura, in-frastrutture, energia e telecomunicazioni. In questi settori il know-how e le com-petenze italiane potrebbero apportare un decisivo valore aggiunto, come è stato evidenziato lo scorso maggio in occasio-ne della Country Presentation, che si è tenuta presso la sede di Confindustria a Roma.

L’agricoltura costituisce il fulcro dell’eco-nomia sudanese: occupa infatti l’80% del-la popolazione e rappresenta all’incirca il 40% del PIL. L’abbondanza di risorse na-turali e i 400 milioni di feddans (pari a

N

Scomposizione del comparto agricolo

Il Sudan in breve. Fonte. AfDB

168 milioni di ettari) di terreni coltivabi-li presenti nel Paese sono tra i principali

fattori ad aver contribuito negli anni al consolidamento del comparto. Le Au-torità ritengono comunque di poterne sfruttare ulteriormente il potenziale e per questo motivo sono al lavoro per attrarre operatori internazionali del set-tore, soprattutto nel segmento dei mac-chinari e delle attrezzature. Sebbene al-cune forme di coltivazioni meccanizzate siano già da tempo entrate nella realtà sudanese, l’agricoltura locale necessita di tecnologie e strumenti moderni per

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La posizione strategica del Sudan lo rende un importante hub logistico

Port Sudan, il principale scalo marittimo del Paese

incrementare la produttività. In particola-re, il settore ha bisogno di macchine per la coltivazione, la raccolta, il packaging e la trasformazione alimentare. Servono, inol-tre, strutture per lo stoccaggio e compo-nenti correlate, soprattutto nelle aree più remote del Sudan dove si concentrano le coltivazioni di mais e semi oleosi, tra i principali prodotti dell’export as-sieme a cereali, cotone e foraggi. Da questo punto di vista la pre-senza italiana è già relativamente forte in termini di esportazioni ma è ancora in fase embrionale quando si parla di trasferimenti stabili di know-how e investimen-ti diretti. Occasioni interessanti di business per le aziende italia-ne potrebbero emergere dalla massiccia campagna promossa dal Governo per implementare i sistemi di irrigazione, considera-to che la superficie irrigata copre solo 4 milioni di feddans, pari a

1,68 milioni di ettari.Anche l’allevamento e i comparti a esso correlati rivestono un’importanza pri-maria per il Paese. Il Sudan è infatti un grande produttore di risorse animali, ma al settore mancano tecnologie adeguate per la macellazione e la trasformazione delle carni, nonché per la lavorazione del pellame. Dal canto suo l’Italia può vanta-re una tradizione d’eccellenza in questo campo e, per tale motivo, le Autorità su-danesi hanno espressamente invitato gli imprenditori italiani a far leva sulla com-plementarietà esistente tra le due eco-nomie, collaborando con le realtà locali per migliorare la qualità dei prodotti nella prospettiva di incrementare l’export ver-so l’Europa. Su questo fronte, il Governo ha recentemente annunciato diverse age-volazioni nell’intento di attrarre capitali per la costruzione di sei centri di macella-zione in varie zone del Sudan.

Diverse opportunità d’affari riguardano poi il campo delle infrastrutture, dal mo-mento che le Autorità sono fortemente

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impegnate ad assicurare un pieno svilup-po del comparto alla luce delle ricadute positive che potrebbe avere su crescita economica e benessere della popolazio-ne. In questo contesto si inserisce un pia-no trentennale che coinvolge tutti i seg-menti del settore, dalla riqualificazione urbana ai trasporti. In particolare, si mira a sfruttare la posizione strategica del Pa-ese e a trasformarlo in un hub logistico per l’esportazione di merci provenienti da Ciad, Egitto, Repubblica Centrafricana ed Etiopia che, non avendo accesso al mare, utilizzano Port Sudan per i traffici com-merciali. In quest’ottica si punta a realiz-zare un sistema infrastrutturale integrato

per il quale sono già stati previsti una serie di interventi che inte-resseranno sia la rete ferroviaria sia quella portuale. Per la prima volta il Governo ha annunciato uno stanziamento di 5 miliardi di dollari e ha avviato le trattative per implementare i collegamenti con Ciad ed Egitto, a cui si aggiun-gono quelle relative al megapro-getto panafricano per unire Port Sudan, principale scalo marittimo del Paese, nonché unico porto d'acque profonde del Sudan, e Dakar, in Senegal. Per quanto ri-guarda le strutture marittime, la maggior parte degli sforzi sono concentrati sull’espansione di Port Sudan. In particolare, è allo studio del Ministero dei Trasporti un piano che contribuisca a incre-mentare il volume delle merci in transito al fine di dare impulso al commercio interregionale. Alcune delle misure riguardano l'informa-tizzazione delle operazioni e delle

procedure di sdoganamento, lo sviluppo dei servizi di gestione e la modernizza-zione della struttura secondo gli standard internazionali. Sempre in relazione allo sviluppo di Port Sudan, la Sea Ports Cor-poration, impresa pubblica e Autorità di riferimento nel settore dei trasporti ma-rittimi, ha annunciato che entro il 2020 dovrebbe essere completato un nuovo terminal destinato all'esportazione di prodotti petroliferi.

Il tracciato della Port Sudan - Dakar Railway

Il portale della Sudan Sea Corporation

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Per quanto riguarda il comparto energeti-co, invece, il Sudan potrebbe assistere nei prossimi 15 anni a una progressiva impen-nata sul lato della domanda aprendo così interessanti prospettive di business per le aziende estere. Secondo previsioni del Ministero delle Risorse Idriche e dell’Elet-tricità, i consumi dovrebbero raggiungere 46.141 Gwh nel 2031, rispetto ai 18.128 Gwh del 2016. Per poter rispondere al crescente fabbisogno energetico il Gover-no ha deciso di concentrare una buona parte degli investimenti nel settore verde, portando così la quota di fonti di energia rinnovabili (FER) al 13% dell’offerta ener-getica complessiva.

L’idroelettrico rappresenta il segmento di punta da cui proviene circa il 49% della capacità installata. Il Sudan è infatti dota-to di 5 centrali che generano comples-sivamente 1.593 Mw e il piano di breve termine 2016-2019 ha l’obiettivo di in-crementare di ulteriori 982 Mw la poten-za totale del settore, a cui si andrebbero ad aggiungere i 56 Mw potenziali del mini idro, centrali idroelettriche con capacità

installata ridotta e non supe-riore ai 10 Mw. Seguono poi l’eolico e il solare con potenza stimata rispettivamente di 680 Megawatt e 666 Megawatt. Sempre nel campo dell’energia sono previsti ulteriori inter-venti, in linea con la sensibilità recentemente dimostrata dagli amministratori locali per lo svi-luppo delle aree rurali. Queste risultano infatti destinatarie di un progetto del valore di 565 milioni di euro che punta a ga-rantire la fornitura elettrica al

26% della popolazione insediata in quelle zone, attraverso l’installazione di 1,1 mi-lioni di impianti solari domestici con po-tenza da 50, 100 e 200 watt.

Nel corso del Business Forum sono state inoltre evidenziate le opportunità legate allo sviluppo di una solida rete di teleco-municazioni. Considerato infatti che solo il 29,6% della popolazione ha accesso a internet, le Autorità sudanesi sono alla ri-cerca di capitali da destinare alla costru-zione di infrastrutture di supporto al set-tore. Nello specifico, il Piano Quinquennale 2015-2020 punta, attra-verso una revisione delle leggi che disci-plinano il comparto e una maggior libera-lizzazione, a garantire la piena accessibilità ai sistemi di telecomunicazione, soprattut-to nelle aree rurali e remote più densa-mente abitate. L’obiettivo è raggiungere entro il 2020 la copertura totale del Pae-se e, in questa prospettiva, sono stati an-nunciati investimenti per il rafforzamento della rete.

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L'attuale capacità energetica installata in Sudan. Fonte: Ministry of Water Resources and Electricity

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LA MANIFATTURA MADE IN ITALY TORNA COMPETITIVA

Prometeia prevede che nel 2017 il fatturato potrà crescere dell’1,6% e mantenere il ciclo positivo fino al 2021, ma il ritorno ai livelli pre-crisi è ancora lontano. La ripresa è trainata dai settori automobilistico, farmaceutico e del largo consumo. Meccanica ed elettrotecnica beneficeranno del Piano Industria 4.0

industria manifatturiera italiana è rie-mersa dalla crisi con un tessuto pro-duttivo ridimensionato - il numero di

imprese in attività è calato del 13% tra il 2007 e il 2016 - ma sicuramente più competitivo. E’ quanto emerso da un comunicato di Pro-meteia, secondo il quale nel 2017 il fattura-to della manifattura potrebbe registrare una crescita dell’1,6% a prezzi costanti rispetto al 2016 e mantenersi in fase espansiva fino al 2021, sebbene con un andamento legger-mente più compassato (+1,5% medio annuo tra il 2018 e il 2021 per il fatturato a prezzi costanti), per il permane-re dell’incertezza interna-zionale.

Nel complesso, secondo gli analisti, la compagi-ne produttiva post crisi dell’Italia risulta più strut-turata, ben patrimonializ-zata e più simile a quella europea, in particolare a quella della Germania, come dimostra il pro-gressivo allineamento della redditività sulle ven-dite medie delle imprese manifatturiere dei due Paesi, verificatosi a parti-re dal 2013. La crisi ha in-fatti innescato un proces-

L' so selettivo che ha spinto fuori dal mercato le imprese meno solide e che si è manifestato con un innalzamento del ROI (Return On In-vestment, indice che misura la redditività del capitale complessivamente investito nell’im-presa), passato dal 4,5% del 2012 al 7,2% del 2015. Incremento che sembra però destinato a rallentare nei prossimi anni, in ragione dei maggiori costi operativi e del graduale esauri-mento della selezione naturale delle aziende più competitive: nel 2021, si stima infatti che il ROI possa arrivare solo a sfiorare l’8%.

Il quadro di sintesi per l’industria manifatturiera. Fonte: Prometeia

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Una trasformazione che, innescata anche dalla risalita dei livelli di attività verificatasi a partire dal 2014, restituisce centralità a un comparto che è da sempre un traino per l’economia italiana. C’è però ancora tanta strada da fare per tornare ai livelli pre-crisi, considerato che, secondo alcune stime, nel 2021 i volumi di attività dovrebbero essere inferiori del 9% ri-spetto al 2007.

carsi della presenza all’estero sia una delle leve sui cui le aziende devono puntare a fronte di una domanda interna condizionata dal rallen-tamento dei consumi nazionali. Molte realtà italiane hanno già intercettato questo cambia-mento trovando il modo di resistere alla crisi. Si stima che nel 2017 le esportazioni dovreb-bero incrementare del 2,4% per poi attestarsi su un ritmo medio annuo del 3%. Questi dati, sebbene promettenti, indicano al contempo le difficoltà di replicare l’ottima perfomance registrata nel corso del 2016, anno in cui tutti i segmenti del manifatturiero italiano hanno conseguito un guadagno di quote consisten-te, sebbene in un contesto globale non parti-colarmente brillante.

Ciononostante, si prevede che il trend di cre-scita del comparto estero possa continuare alla luce anche della posizione di primo piano che occupano i manufatti italiani nelle catene di valore in Europa che, seppur tendenzial-mente più spostate verso i Paesi emergenti, mostrano una maggiore integrazione tra le filiere intra-europee. Ne è riprova il maggior valore aggiunto apportato dall’Italia alla for-mazione dell’output manifatturiero di altri Paesi del Continente come Francia, soprat-

Gli indici di redditività. Fonte: Prometeia

Leverage e costo dell’indebitamento finanziario. Fonte: Prometeia

Il comunicato stampa dello studio

Il consolidamento patrimoniale, invece, po-trebbe proseguire nel medio periodo alla luce del ridursi della leva finanziaria che do-vrebbe collocarsi poco sopra al 50%. Questo rafforzamento rivestirà nei prossimi anni un ruolo sempre più importante nelle politiche a sostegno degli investimenti necessari sia per il continuo ammodernamento dei sistemi di produzione - essenziale per poter resta-re competitivi sul mercato - sia per garantire l’internazionalizzazione.

Gli analisti evidenziano come proprio il radi-

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tutto nel comparto moda, e Germania, dove l’apporto significativo riguarda le filiere della metalmeccanica e dell’automotive.

A guidare la ripresa della manifattura sarà proprio il segmento dell’automobile, la cui crescita nei prossimi anni avrà un andamento più regolare dopo il boom del triennio 2014-2016. Seguono farmaceutica e largo consu-mo, sostenuti dall’incremento della domanda e dalla maggior competitività dei prodotti ita-liani. Nel breve periodo è atteso poi il ritorno della meccanica che, dopo aver fronteggiato una contrazione della domanda sia in Ita-lia che all’estero, riprenderà a crescere tra il 2017 e il 2018, quando si manifesteranno le prime ricadute positive del Piano Industria 4.0 e degli incentivi statali per l’innovazione. Pro-dotti tecnologicamente più competitivi spin-geranno anche l’elettrotecnica che, soprattut-to in Europa e Cina, potrà trarre vantaggio dagli investimenti legati alle nuove politiche ambientali.

Leggermente meno rosee, ma comunque in-coraggianti, le prospettive per altri segmenti

quali metallurgia e prodotti intermedi corre-lati che, nel medio periodo, subiranno la nor-malizzazione della crescita dell’automotive, compensata però dal recupero atteso nel ci-clo dell’edilizia, di cui potrà beneficiare anche il settore dei materiali da costruzioni. Il mer-cato dei prodotti intermedi chimici registrerà invece perfomance meno brillanti sebbene, come evidenziato nello studio, le imprese ita-liane abbiano buone chance di ritagliarsi uno spazio nel nuovo contesto internazionale, grazie allo sviluppo di prodotti a elevato valo-re aggiunto, come quelli legati al campo della chimica verde.

Identica situazione vale per l’elettronica dove le aziende italiane devono fronteggiare la competizione dei grandi player internazionali: specializzarsi in produzioni di nicchia potreb-be dimostrarsi una strategia vincente nel me-dio periodo. Segnali positivi in questa direzio-ne vengono infatti dai settori degli elettrodomestici, dei mobili, della moda e dell’alimentare, dove l’alto di gamma conqui-sta fette sempre crescenti di mercato.

Percentuale del contributo dell’Italia all’output produttivo di Germania, Spagna e Francia. Fonte: Prometeia

La crescita dei settori tra il 2017e il 2021 (var % fatturato a prezzi costanti). Fonte: Prometeia

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COMMESSE

COM

MES

SE

Le maggiori aggiudicazioni delle imprese italiane all'estero nel mese di maggio

Paese Gara Azienda Valore

Norvegia Progettazione e costruzione di una nave da ricerca Vard (Fincantieri) 100-150 milioni di dollari

Pakistan Fornitura di un carico al mese di Gnl per i prossimi 15 anni, per un totale di oltre 11 milioni di tonnellate Eni n.d.

India Realizzazione di tre impianti fotovoltaici dalla potenza complessiva di 3,5 MW TerniEnergia 10 milioni di

dollari

Romania Riabilitazione della linea ferroviaria Frontiera-Curtici-Simeria Astaldi (49,5%) 600 milioni di

euro

Stati Uniti Fornitura di 17 milioni di chilometri di cavi per l'espansio-ne della rete ottica di Verizon Prysmian 300 milioni di

dollari

IranAccordo con Iran Khodro per lo sviluppo di una piattafor-ma modulare innovativa per la produzione di vari modelli

di autovetturePininfarina 70 milioni di euro

Guyana Attività di ingegneria, costruzione e sviluppo del giacimen-to petrolifero Liza Saipem n.d.

PoloniaAmmodernamento di una tratta di 68 chilometri della linea ferroviaria N7 Varsavia Wschodnia Osobowa-Do-

rohuskAstaldi 171 milioni di

euro

Kuwait Ammodernamento di 24 chilometri dell'autostrada Abdaly Highway che collega Kuwait City con Abdaly Itinera (Astm) 274 milioni di

euro

Emirati Arabi Uniti Contratto di service per le centrali Taweelah Initial B e Initial B Extension Ansaldo Energia n.d.

Polonia Fornitura dei servizi di protezione e rintracciamento baga-gli nell'Aeroporto di Varsavia Safe Bag n.d.

Etiopia Fornitura di sistemi di sorveglianza aerea Ingegneria dei Sistemi (IDS)

2,7 milioni di dollari

Stati Uniti Fornitura di energia eolica per lo Stato del Maryland Rexenia Spa (Gruppo Toto)

3,3 miliardi di dollari

Fonte: elaborazione MF DowJones su dati comunicati dalle società e dal MAECI

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COMMESSE

COM

MES

SE

Le maggiori aggiudicazioni delle imprese italiane all'estero nel mese di maggio

Emirati Arabi Uniti Contratto a Expo Dubai 2020 per attività di verifica con-trattuale e predisposizione appalti Metropolitana Milanese n.d.

Kenya Fornitura di 3 elicotteri nuovi e 4 elicotteri usati per la polizia del Paese Leonardo 39 milioni di euro

Corea del Sud Fornitura di stampi destinati alla produzione di particolari automotive Modelleria Brambilla 100mila euro

Svizzera Fornitura di 400 autocarri pesanti all'esercito svizzero Iveco Defence Vehicles (Cnh Industrial) n.d.

PerùCostruzione di una linea elettrica di 132 chilometri che unirà le stazioni elettriche di Aguaytia e Pucallpa, nella

regione di UcayaliTerna 8 milioni di euro

Fonte: elaborazione MF DowJones su dati comunicati dalle società e dal MAECI

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CALENDARIO

CA

LEN

DA

RIO

DATA EVENTO LUOGO PROMOTORE CONTATTI

3 luglio 2017Presentazione sulle

opportunità di investimento in Russia

Roma MAECI [email protected]

5 luglio 2017 Road Show "Città metropolitane" Firenze

MAECI; ANCI (Asso-ciazione Nazionale Comuni Italiani);

Città Metropolitana di Firenze

[email protected]

5 luglio 2017 Seminario Israele Vicenza Confindustria Vicenza

www.confindustria.vicenza.it

6 luglio 2017Presentazione del

programma "Invest your Talent in Italy"

Milano MAECI [email protected]

8 luglio 2017 Primo Forum economico italo - libico Agrigento MAECI [email protected]

13 luglio 2017Presentazione del XXXI

Rapporto ICE e dell'Annuario 2017 Istat-ICE

Milano Agenzia ICE [email protected]

14 luglio 2017 Conferenza sul Marocco Roma Internazionalia [email protected]

18 luglio 2017 Presentazione del rapporto Italia-Cina Roma

MAECI; Fondazione Italia

[email protected]

19 luglio 2017 Firma del protocollo SIMEST-SACE-AEFI Roma MAECI [email protected]

19 luglio 2017Road Show per

l'Internazionalizzazione - Italia per le imprese

BolzanoConfindustria;

Cabina di Regia per l'Italia internazionale

[email protected]

dati indicativi suscettibili di modifica

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