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Una grande sfida chiamata “agenda digitale”
“Workers buyout”: da dipendenti a proprietari aziendali
Giovani e impresa si conoscono grazie a un giorno di stage
n.4ott_dic 2013
Forum
L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di comunicazione e di servizio aL cittadino
Nel dicembre scorso la Camera di commercio di Perugia
ha avviato la procedura per il rinnovo dei propri organi
statutari: entro il 25 giugno avremo un nuovo consiglio,
una nuova giunta e un nuovo presidente, che daranno
vita alla quarta consiliatura dall’entrata in vigore della
legge di riforma degli enti camerali.
L’esperienza di governo vissuta nell’ultimo quinquen-
nio ha attraversato uno dei periodi più neri della sto-
ria economica e sociale del nostro paese. La Camera di
Commercio di Perugia ha fatto argine e sfruttando ogni
propria prerogativa, competenza, risorsa ha messo in
campo uno sforzo senza precedenti per sostenere le im-
prese, garantendo interventi mirati, concreti, spendibi-
li, come quelli adottati per il 2014 cui andranno 7,4 mi-
lioni di euro, comprensivi degli importi derivanti dalla
maggiorazione del diritto annuale che eroghiamo alla
Quadrilatero per gli assi viari tra l’Umbria e le Marche e
per l’Aeroporto S.Francesco di Assisi.
Una dimostrazione di forte valenza istituzionale per un
ente uscito da due successive riforme che ne hanno ri-
visto, potenziandoli e rafforzandoli, il ruolo tra le istitu-
zioni, i compiti e le funzioni sul territorio, le modalità
organizzative e la governance. Dunque Camere di Com-
mercio più autorevoli, perché inserite esplicitamente
nel quadro delle istituzioni del paese. Più rappresentati-
ve, perché modellate per essere espressione trasparente
del contributo delle imprese alla creazione di ricchezza
e benessere sul territorio. Più efficienti, perché è stata
valorizzata la loro dimensione di rete e quindi la loro
capacità di ottimizzare risorse e costi.
Le Camere e il loro sistema, ancora oggi hanno margini
di perfettibilità, ma funzionano. Dovrebbe esserne con-
sapevole il nuovo governo nel momento in cui avvierà
la discussione sul Jobs Act del Presidente Renzi, in cui
viene adombrata la possibilità di eliminare l’obbligo di
iscrizione delle imprese alla Camera di Commercio. Quale
sia il fondamento di questa proposta, francamente, sfug-
ge, a meno che non si pensi che la principale istituzione
di rappresentanza economica riconosciuta e regolata da
leggi dello Stato, sia diventata superflua. Le Camere non
ci stanno e penso di poter dire neanche le imprese, che
conoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-
mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-
rimento per un sistema economico locale oggi alle prese
con difficolta straordinarie. Ogni nostra azione è orien-
tata verso l’impresa: dal sostegno all’accesso al credito
delle pmi, con un budget annuo che supera il milione
e cento mila euro, alle azioni rivolte al miglioramento
della dotazione infrastrutturale del territorio provincia-
le. E all’Internazionalizzazione, che ci vede impegnati
nel ruolo di “incubatore export” per le pmi che vogliono
aprirsi ai mercati esteri. Il programma promozionale, che
sviluppiamo in sintonia con il Centro Estero dell’Umbria,
ricostituito da sistema camerale locale e Regione, propone
iniziative e missioni sui mercati di maggior interesse per
i comparti produttivi più dinamici. Parlando di Registro
Imprese – visto che proprio la tenuta del Registro Imprese
è stata messa in discussione nel Jobs Act – a Perugia solo
nel 2013 abbiamo assolto al rilascio di 70.755 visure e
certificati e, sempre lo scorso anno, grazie all’alto livello
di informatizzazione dei nostri servizi, siamo stati in gra-
do di chiudere 66.841 pratiche telematiche, anche queste
legate alla gestione Registro Imprese, e altre 4.443 prati-
che Artigiane. Quasi 10.000 sono stati invece i depositi
dei Bilanci presso i nostri uffici. Come dire, siamo oltre le
410 operazioni chiuse ogni giorno dell’anno.
Senza dire dell’attivazione della Comunicazione Unica,
che permette l’apertura di una impresa in un giorno.
E senza dimenticare che il Registro Imprese è anche un
formidabile strumento di legalità, che le Camere mettono
gratuitamente a disposizione dell’Autorità Giudiziaria e
delle Forze dell’ordine per l’attività di vigilanza, preven-
zione e repressione dei fenomeni di illegalità. Proprio sul
fronte Legalità e Trasparenza la Camera di Commercio di
Perugia ha agito con grande decisione portando a com-
pimento l’apertura dello Sportello della Legalità, presidio
che offre assistenza a coloro che sono esposti al rischio
racket ed usura, o, più in generale, si trovano ad affron-
tare situazioni di illegalità. Siamo stati antesignani sul
fronte della giustizia alternativa ed oggi è più che conso-
lidata l’operatività dei Servizi di Mediazione e Arbitrato.
Tutto questo senza alcun costo per lo Stato, visto che – è
bene ricordarlo – il Sistema delle Camere di Commercio
è finanziato dalle imprese attraverso il versamento del
diritto annuale. Al contrario, in applicazione delle ultime
norme in materia di Spending Review, siamo noi Camere
di Commercio a versare allo Stato i tagli che pratichiamo
alle nostre spese di gestione: sono risorse queste che ven-
gono tolte dalla disponibilità dell’amministrazione ca-
merale e dunque sottratte al sistema delle imprese locali.
Questo è il nostro sistema camerale: prima di metterci le
mani, che almeno lo si conosca e se ne capiscano le fun-
zioni. Anche Obiettivo Impresa entra nei programmi di
innovazione della Camera perugina: dal prossimo numero
saremo on line con la testata obiettivoimpresaweb.it.
Giorgio MencaroniPresidente della Camera di Commercio di Perugia
il punto
“OBIETTIVO IMPRESA” entra nell’era digitale.
Da quest’anno infatti la nostra rivista abbandonerà il
supporto cartaceo per migrare su internet e divenire blog.
Si chiude un ciclo al quale però i romantici della carta
stampata non dovranno guardare con nostalgia ma come
ad una tappa lunga e gloriosa, per quanto concerne la
nostra rivista camerale, cui deve necessariamente seguire
un inevitabile approdo alle più moderne ed innovative
forme di informazione digitale.
Un percorso, questo, che sta vedendo la trasformazione
di numerosissime fra le più importanti riviste cartacee e che
è frutto di quel processo inarrestabile di innovazione che
con il tempo coinvolgerà sicuramente tutta l’informazione
stampata. “OBIETTIVO IMPRESA” dunque diventa blog,
un blog che ormai ha ampliato la sua iniziale natura di
esternazione di passioni individuali per strutturarsi come
un più completo mezzo capace di rendere la comunicazione
immediata. Quali sono i motivi che hanno spinto l’Ente
camerale perugino, editore di “OBIETTIVO IMPRESA”,
e la sua redazione a compiere un passo così rivoluzionario
ed impegnativo? La risposta è semplice: tutti i vantaggi
e le nuove opportunità che può fornire il web.
Innanzitutto la possibilità di raggiungere più facilmente
e con continuità il proprio pubblico di riferimento
costruendo percorsi di lettura personalizzati e di
condivisione delle informazioni e rilanciando anche
gli articoli attraverso gli strumenti “social”.
Non c’è dubbio che essendo il web per sua natura un
canale ad aggiornamento continuo delle informazioni,
ci saranno maggiori potenzialità di approfondimento
delle tematiche rispetto al trimestrale cartaceo. E per i
lettori ci sarà la possibilità di animare un dibattito sugli
argomenti trattati fornendo opinioni e suggerimenti.
Insomma un dialogo continuo con il proprio pubblico.
Per quanto attiene ai contenuti non ci saranno
sostanziali novità: la colonna portante sarà costituita
dal forum su temi di attualità al quale parteciperanno
esperti di assoluto prestigio; ci sarà poi lo spazio
dedicato alla valorizzazione del ruolo dell’impresa nella
società attraverso contributi redazionali di imprenditori,
osservatori economici e società civile; la attenzione su
storie e testimonianze di giovani; le notizie dall’Europa;
la finestra dedicata all’opinione del Presidente della
Camera di Commercio sui principali temi dell’agenda
locale; le varie rubriche su marchi e brevetti, recensioni
editoriali e di arte dedicata a quegli artisti che hanno
un forte collegamento con il territorio e l’impresa.
Siamo certi che con questa iniziativa contribuiremo
a rafforzare l’immagine aperta e partecipativa dell’Ente
camerale oltre che ad ampliare il nostro pubblico
coinvolgendolo anche in maniera interattiva sui quei
temi economici e sociali che hanno costituito da sempre
i contenuti essenziali di “OBIETTIVO IMPRESA”.
Giuseppe Occhioni – Direttore responsabile
Obiettivo Web!
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Progetto grafico e impaginazioneArchi’s Comunicazione, Pg
FotografieArchivio Camera di Commercio di Perugia Archivio Archi’s Comunicazione Galleria fotografica Regione UmbriaLorenzo Sonaglia
StampaLitograf, Todi
Foto di copertina Archi’s Comunicazione
La rivista è scaricabile in formato pdf dal sito www.pg.camcom.gov.it
Le opinioni espresse impegnano soltanto gli autori. La riproduzione, anche parziale, dei testi è consentita solo citando la fonte. La collaborazione è per invito. I materiali non si restituiscono.
68 Parla il nuovo Rettore Riforma dell’Amministrazione per una
Università più trasparente > Giuseppe Occhioni
72 L’arte contemporanea al Ciac di Foligno
> Massimo Duranti
76 Tell mum everything is ok. Giovani artisti umbri > Andrea Baffoni e Francesca Duranti
Marchi&Brevetti80 > a cura di Giuseppe Caforio
CameraNotizie83 > a cura di Roberto Vitali
Note di legislazione regionale87 > a cura di Massimo Duranti
Lo scaffale90 > a cura di Antonio Carlo Ponti
Punti di vista
Arte&Cultura
Una grande sfida chiamata “agenda digitale”
“Workers buyout”: da dipendenti a proprietari aziendali
Giovani e impresa si conoscono grazie a un giorno di stageO
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storia
L’Umbria, terra di ritmi e stili di vita a dimensione d’uomo, ma anche terra di lavoro e operosità. La sua storia,
la sua gente, i suoi paesaggi, le innumerevoli testimonianze d’arte riscontrabili in ogni suo scorcio, in ogni vicolo
delle sue città e dei suoi borghi millenari, i sapori e gli odori delle sue tante eccellenze enogastronomiche, creano
un’alchimia di piaceri e sensazioni capaci di renderla Unica.
Camera di Commercio di Perugia promuove la realtà sociale, culturale ed economica del territorio al fine
di creare, per le imprese e per i consumatori umbri, opportunità utili a favorirne la crescita. Per questo
sosteniamo iniziative che mirano alla valorizzazione del territorio e spingono verso il “fare sistema”, con l’intento
di trasformare mille volti, mille risorse, mille realtà in una terra Unica. L’Umbria.
Mille volti, mille risorse, mille realtà, una terra Unica. L’Umbria.
Unica, Umbria.
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n.4ott_dic 2013
Forum
L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di comunicazione e di servizio aL cittadino
rubriche
Direttore editoriale Mario Pera
Direttore responsabile Giuseppe Occhioni
Comitato scientifico Paolo Belardi, Gianni Bidini, Alessandro Campi, Luca Ferrucci, Stefania Giannini, Eugenio Guarducci, Antonio Carlo Ponti, Corrado Zaganelli
Comitato di Redazione Paola Buonomo, Massimo Duranti, Federico Fioravanti, Giuseppe Occhioni, Egidio Urbanella
Segreteria di Redazione Roberto Vitali
36 Marketing e PA > Mauro Loy
40 Di forno in forno > Simonetta Sinigrilli
44 Chocolate way > Maria Mazzoli
46 I Musei aziendali 1. Museo Luisa Spagnoli
2. Museo Virtuale Caprai > Anna Lia Sabelli Fioretti
Tessile Made in Umbria > Maria Luciana Buseghin
56 I nuovi bandi della Camera di Commercio
> Claudia Committeri
Economia&Territorio
Sommarioanno 123 n. 4 ottobre_dicembre 2013
RedazioneVia Cacciatori delle Alpi, 42 – 06121 Perugia Tel. 075/5748312 - Fax 5748205
Autorizzazione del Tribunale di Perugia N. 319 del 7 maggio 1963
ISSN 1824 - 887X
Abbonamento annuo (quattro numeri) Euro 25,00 con versamento su CCP. n. 134064 – Una copia Euro 7,00Spedizione in abb. post. 70% - Filiale di Perugia
06 L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
> Antonella Bianconi
> Giovanni Gentili
> Paolo Ghezzi
> Giorgio Mencaroni
> Paolo Montesperelli
il punto > Giorgio Mencaroni
editoriale > Mario Pera
62 Progetto workers buyout > Valentina Parasecolo
64 Giornata del lavoro e del fare impresa
> Giuseppe Castellini
35 Notizie dall’Europa > Lorenzo Robustelli
4 5
editoriale
Con il termine E-Government si definisce il processo di governo delle attività e dei servizi che le pubbliche
amministrazioni erogano al cittadino, alle aziende e alle altre amministrazioni attraverso l’utilizzo delle nuove
tecnologie informatiche, prevalentemente internet, allo scopo di semplificare la circolazione delle informazioni,
l’utilizzo delle procedure, lo svolgimento degli adempimenti burocratici. L’E-Government, assecondando il ciclo
di convergenza digitale tra processi amministrativi, servizi pubblici e nuove tecnologie e, con esso, la qualità del
cambiamento organizzativo-gestionale, favorisce l’efficacia dell’azione amministrativa e costituisce la premessa
dell’interoperabilità e della cooperazione tra le pubbliche amministrazioni. Le ricadute più immediate e positive
dell’adozione di questi processi in termini di trasparenza e di efficacia riguardano la possibilità di porsi secondo
modalità innovative che siano in grado di fare risparmiare tempo, energie e risorse economiche, facendo sì che
lo svolgimento degli adempimenti burocratici sia percepito sempre meno quale onere e zavorra per le imprese,
specialmente per quelle più piccole e meno strutturate. Anche la Camera di Commercio di Perugia si è spesa nello
sforzo di E-Government a favore delle imprese: due esempi rappresentativi sono la Comunicazione Unica per la
nascita dell’impresa e lo “Sportello Telematico” dell’ufficio marchi e brevetti.
Dal 1 aprile 2010 la Comunicazione Unica ha semplificato il rapporto tra le imprese e la pubblica amministrazione.
In precedenza gli interessati adempivano ai propri obblighi nei confronti delle Camere di Commercio, dell’Agenzia
delle Entrate, dell’INPS e dell’INAIL utilizzando procedure diverse per ogni ente. A seconda della natura dell’impre-
sa (individuale o società) si utilizzavano moduli cartacei, sistemi telematici, trasmissioni via fax o presentazioni
allo sportello per: richiedere il codice fiscale e la partita IVA; aprire la posizione assicurativa presso l’INAIL; chie-
dere l’iscrizione all’INPS dei dipendenti o dei lavoratori autonomi; chiedere l’iscrizione al Registro delle Imprese
tenuto dalle Camere di Commercio.
Grazie al coordinamento fra questi enti è stato possibile avviare, nel rapporto tra imprese e Pubblica Amministra-
zione, processi di semplificazione amministrativa che sfruttano i benefici offerti dalla telematica. Con la Comu-
nicazione Unica, infatti, tutti gli adempimenti possono essere assolti rivolgendosi ad un solo polo telematico, il
Registro delle Imprese, che è l’unico Soggetto a cui inviare la pratica digitale contenente le informazioni per tutti
gli enti. L’applicativo informatico maggiormente utilizzato per compilare ed inviare pratiche di Comunicazione
Unica è StarWeb: nella versione per imprese artigiane consente anche di definire e inviare comunicazioni nel
rispetto della normativa regionale attualmente in vigore, perfeziona la pratica telematica nel rispetto delle forma-
lità amministrative, fiscali, previdenziali e assicurative consentendo di definire tutti gli adempimenti relativi alle
ditte individuali (iscrizione al Registro Imprese di una ditta individuale inattiva, comunicazioni relative all’avvio,
alla modifica, alla cancellazione di una attività economica) e gli adempimenti che riguardano le società, escluse
le denunce legate agli atti notarili e al rinnovo delle cariche.
Nell’anno 2012 l’ufficio registro imprese della Camera di Commercio di Perugia ha ricevuto oltre 33.000 pratiche
di Comunicazione Unica. Lo Sportello Telematico” dell’ufficio marchi e brevetti della Camera di Commercio di Pe-
rugia dà la possibilità dall’anno 2011 di trasmettere in formato elettronico le pratiche di brevetto per invenzioni
industriali e modelli di utilità, disegni, modelli ornamentali e marchi d’impresa nazionali e internazionali. Esso
costituisce il completamento del già operativo “Sportello Assistito” e raccoglie le domande cartacee e le trasforma
in formato elettronico per il successivo invio dei documenti all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi. L’operatività del
servizio per gli anni 2011, 2012 e 2013 per la Camera di Commercio di Perugia è stata rispettivamente di 86, 70
e 124 pratiche.
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FoRUM
I protagonisti al Forum
di Mario Pera
L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
Forum 16 dicembre 2013
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Partiamo dalla concretezza dei numeri. Anche perché gli imprenditori hanno bisogno soprattutto di chiarezza, nelle analisi, nelle regole e nelle risposte che ogni giorno danno e ricevono.L’Ocse è una organizzazione internazionale di studi economici che ha sede a Parigi, in un bellissimo castello: le Chateau de la Muette. I paesi che ne fanno parte sono 34. Sono quelli che noi chiamiamo paesi sviluppati: hanno in comune un sistema di governo di tipo democratico ed una economia di mercato.Secondo l’Ocse, l’uso dei servizi online è uno degli indicatori più sensibili, forse
PAoLo GHEZZI
Vice Direttore InfoCamere - Società consortile di Informatica delle Camere di Commercio italiane
GIoVANNI GENTILI
Responsabile Agenda Digitale Regione Umbria
PAoLo MoNTESPERELLI
Sociologo - Docente Università di Roma “La Sapienza”
il più importante, per misurare la qualità del rapporto tra cittadini, imprese ed amministrazioni pubbliche.Per l’Italia, i dati dell’ultimo rapporto Ocse 2013 sono impietosi, quasi da allarme rosso. Siamo al penultimo posto in classifica tra i paesi sviluppati: solo il 19% dei cittadini italiani dialoga via web con la burocrazia degli enti locali e governo centrale. Meno della metà della media di tutti gli altri paesi membri, che al nostro 19% contrappongono una percentuale del 50%. Solo il Cile, con il 7% ha valori peggiori dell’Italia.
Forum
L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
GIoRGIo MENCARoNI
presidente della Camera di Commercio di Perugia
> segue
ANToNELLA BIANCoNI
Segretario Generale ANAC - Autorità nazionale anticorruzione
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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
Il risultato è che solo un italiano su 4 usu-
fruisce dei servizi online messi a disposizio-
ne dalla propria regione di appartenenza.
Via web si saldano anche le multe ma i pa-
gamenti elettronici sono ancora troppo poco
utilizzati dai cittadini.
Un dato spiega bene questo ritardo: il 69%
delle Asl italiane ancora non offre la possi-
bilità di pagare online i ticket sanitari. Con-
ta molto, ancora troppo, la scarsa diffusione
della banda larga.
Nella classifica europea l’Italia figura come fa-
nalino di coda, davanti solo a Grecia e Cipro,
con un punteggio pari a circa la metà rispet-
to a quello della Svezia che guida la classifica
insieme a Finlandia e Danimarca.
La percentuale degli italiani che accede in
modo regolare ad internet è poco più della
metà della popolazione. Poco contro la media
degli altri paesi dell’Unione Europea che è del
70%.
Per quanto riguarda la velocità delle connes-
sioni, l’Italia si colloca in ultima posizione con
solo lo 0,1% delle connessioni a 30 megabit
al secondo contro una media UE del 14%.
Solo il 2% delle connessioni in Italia utilizza
la fibra ottica, che arriva in 2,6 milioni di edi-
fici, contro i 6,8 milioni della Francia.
Occorre prendere atto che negli ultimi tre anni
l’Italia è stata ampiamente distanziata dal-
la quasi totalità dei Paesi dell’Est Europa e si
appresta ad essere superata nell’accesso ad
internet veloce perfino da Bulgaria e Roma-
nia.
Ma c’è un altro numero, un dato clamoroso
che attira la nostra attenzione e che ci spiega
quanta strada ci sia ancora da fare: il 62%
In tutti i grandi paesi europei i cittadini che interagiscono con le istitu-
zioni pubbliche grazie al web sono al di sopra del 40%. In particolare,
la Francia è al 61%, la Germania al 51%, la Spagna al 45% e la Gran
Bretagna al 43%.
Questi sono i numeri. Cifre che fanno riflettere e che sono al centro
del confronto pubblico sullo sviluppo di quella che chiamiamo Agenda
digitale per la quale sono stati previsti, attraverso il piano 2014-2020,
quasi 70 miliardi di euro di fondi europei.
Soldi da utilizzare anche e soprattutto per una più veloce alfabetiz-
zazione informatica. Su cui, a parole, sono tutti d’accordo, a partire
da Gianpiero D’Alia, ministro della Pubblica Amministrazione, che, di
recente, ha lanciato un altro allarme, sostenendo l’urgenza di svilup-
pare, a tappe forzate, la formazione di “dirigenti, quadri e di tutto il
personale pubblico”.
L’ostacolo è anche anagrafico: nella pubblica amministrazione meno
del 10% del personale ha una età inferiore ai 35 anni e secondo D’Alia
è un successo se il personale pubblico che dipende dal suo ministero
“sa usare il fax”.
Forse il ministro è troppo pessimista. Ma con ogni probabilità si è guar-
dato in casa ed ha fatto due conti.
E i numeri, hanno la loro importanza. Ci dicono, per esempio, che la
spesa complessiva della pubblica ammini-
strazione nel settore digitale, ha subito una
frenata, difficile da capire, proprio negli anni
della grave crisi economica dalla quale non
siamo ancora usciti: tra il 2007 e il 2013 il
calo medio annuo degli investimenti è stato
del 2,8%.
Addirittura, nel 2012, questo rallentamento
negli investimenti nella innovazione della
macchina pubblica ha raggiunto il 4,3%. Fa
eccezione la Sanità dove le risorse per il digi-
tale negli ultimi anni sono cresciute.
Ma cè un altro fatto, sottolineato dal secondo Osservatorio Assinform
sulla Ict nella Pubblica Amministrazione, che è stato presentato meno
di due settimane fa, lo scorso 2 dicembre: gli investimenti perdono di
efficacia perché i denari a disposizione vengono spesi in modo troppo
frammentato. Per Elio Catania, presidente Assinform, è proprio la di-
spersione degli investimenti, che “non consente di fare sistema”.
Perché? Eppure c’è una buona diffusione di strumenti base. La dota-
zione tecnologica è adeguata per il numero di pc, di accessi internet e
anche per quanto riguarda la sicurezza informatica. È assicurata, so-
prattutto ai livelli centrali, la copertura applicativa per quanto riguarda
la contabilità e la gestione del personale.
Ma è carente, secondo l’indagine commissionata da Assinform, l’ag-
giornamento e quindi la modernizzazione stessa del sistema. Soprat-
tutto a livello comunale, dove le amministrazioni non aggiornano
quanto dovrebbero le applicazioni e dove le infrastrutture hardware
sono ormai obsolete.
degli italiani non ha mai utilizzato un sito web della Pubblica Ammi-
nistrazione.
Lo sostiene la ricerca Formez-Istituto Piepoli, presentata lo scorso 13
marzo a Roma. L’indagine, effettuata attraverso 1439 interviste a cam-
pione, è stata commissionata per comprendere la percezione generale
da parte dei cittadini del grado di digitalizzazione e informatizzazione
delle Pubbliche Amministrazioni.
Solo il 38% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare internet per
informarsi o per accedere ai servizi della PA. L’83% di questo 38% è
formato da cittadini in possesso di una laurea.
I servizi web più conosciuti sono quelli riguardanti i tributi locali (ICI/
IMU), i certificati anagrafici e catastali, le iscrizioni scolastiche, i con-
corsi pubblici e le prenotazioni delle visite mediche.
Il principale vantaggio riconosciuto da coloro che utilizzano internet
è il risparmio di tempo. Ma è ancora elevato è il numero di cittadini
che non utilizzano i servizi internet della PA e che preferisce recarsi di
persona agli uffici pubblici. Il 66% degli intervistati dichiara di usare
la rete per motivi personali. E solo il 7% utilizza i servizi come impresa.
Un rapporto Nomisma del 3 dicembre 2013 ci ricorda che solo 14%
delle imprese italiane usa software di ultima generazione. Le aziende
utilizzano l’informatica solo per scopi gestionali (61%), mentre solo
il 14% usa i più evoluti software applicativi di business intelligence,
come il geomarketing e la location intelligence.
Ma cosa vuol dire allora innovare? Per le aziende italiane significa
principalmente tagliare i costi di produzione
e distribuzione (per il 21,7% delle aziende
nel 2010, e per il 47,8% nel 2012), mentre
l’innovazione digitale viene ritenuta troppo
costosa e portatrice di benefici ancora irrile-
vanti.
Non è così. In particolare, è stato valutato che
l’impatto di Internet negli ultimi 5 anni valga
fino al 6 per cento del PIL in Paesi avanzati
come Svezia e Gran Bretagna.
Dove Internet è ancora “in fasce”, ci sono
quindi ampi spazi di sviluppo. L’Italia è uno
di questi paesi. In sintesi, uno studio pre-
sentato nel mese di febbraio di quest’anno
dall’Osservatorio Agenda digitale della School
of Management del Politecnico di Milano ci ricorda che l’attuazione di
un’agenda digitale per il Paese puo liberare risorse per oltre 70 miliardi
di euro: 35 miliardi di euro dal contrasto all’evasione fiscale e dal mi-
glioramento dell’efficienza della PA, 25 miliardi dalla semplificazione
della relazione tra PA, imprese e cittadini, più ulteriori risorse per le
imprese dall’aumento della produttività, dalla riduzione dei costi e
dalla nascita di nuove Start-Up.
Il “decreto del fare” varato dal governo nell’agosto scorso, puo far ri-
sparmiare alle imprese mezzo miliardo l’anno.
Grazie alla semplificazione, in un anno c’è stata una riduzione del 55%
dei certificati camerali: ne sono stati tagliati
circa 900.000. Si è passati da 1.600.000 cer-
tificati a circa 700.000. Il risparmio che deriva
dal taglio di questi certificati è stimato in circa
50 milioni di euro all’anno.
Diciamo tutti i giorni che l’export ci farà uscire
più in fretta dalla crisi.
La fortissima difficoltà del mercato interno
induce le aziende a cercare mercati esteri
(38%). Ma sorge spontanea una domanda:
la necessità di questa l’espansione all’estero
puo prescindere dall’investimento in tecno-
logia?
Un altro dato su questo aspetto: l’e-Commer-
ce, nonostante il suo sviluppo, non supera in
Italia il 17%, contro una media UE che è del
44%.
E l’Umbria? Qual è il livello della regione ri-
spetto ai capitoli citati nella Agenda Digitale
Europea?
Il Riir, Rapporto sull’Innovazione nell’Italia
delle Regioni, che risale al 2012 ed è stato
pubblicato nel gennaio 2013 (quello relativo
al 2013 non è ancora disponibile) ci dice che
abbiamo preparato bene il terreno ma siamo
ancora molto indietro. Bene la teoria male la
pratica. Benissimo sul fronte della legislazio-
ne, ancora molto male per l’applicazione.
Per esempio, l’Umbria è una delle sole 4 re-
gioni italiane dotate sia di leggi generali che
specifiche riguardo la Società dell’Informa-
zione. La banda larga è presente sul 92,4%
del territorio. E sono stati sbloccati 10 milioni
di euro per finanziarne lo sviluppo.
Nella classifica europea l’Italia figura
come fanalino di coda, davanti solo
a Grecia e Cipro, con un punteggio pari
a circa la metà rispetto a quello della
Svezia che guida la classifica insieme
a Finlandia e Danimarca.
Per esempio, l’Umbria è una delle sole
4 regioni italiane dotate sia di leggi
generali che specifiche riguardo la Società
dell’Informazione. La banda larga è
presente sul 92,4% del territorio. E sono
stati sbloccati 10 milioni di euro per
finanziarne lo sviluppo.
Per quanto riguarda la cooperazione degli enti che agiscono sul territo-
rio l’Umbria vanta un record italiano: ha definito 49 accordi di servizio.
È il numero più alto nel nostro Paese. Dal punto di vista dell’ego-
vernment, della regolamentazione necessaria siamo avanti.
Siamo molto indietro sulla sicurezza (copia dati, backup, piattaforme
sicure per i pagamenti online). Andiamo ancora troppo piano nella
applicazione del risparmio energetico. La carta regionale dei Servizi che
rende digitale la carta sanitaria è stata distribuita in prova solo agli
operatori sanitari.
In una regione con molti anziani l’alfabetizzazione informatica è uno
snodo cruciale. I soldi possono arrivare dall’Europa.
La Regione vuole utilizzarli per insegnare internet agli ultra 65enni,
che potranno ricevere diagnosi sanitarie via e-mail con grandi risparmi
per la sanità che utilizza l’80% del bilancio regionale.
L’Istat (dati del 2012 elaborati da Cisis) ci ricorda che per quanto ri-
guarda l’Agenda Digitale tutte le regioni e le province autonome del
Nord-Est e del Nord-Ovest del Paese, manifestano livelli di progresso
maggiori dell’Umbria.
Il confronto con Toscana, Marche e Lazio, ci dice che abbiamo il risul-
tato peggiore per quanto riguarda il ricorso all’e-governement e che
l’analfabetizzazione informatica deve diminuire in modo deciso per
Paolo Montesperelli, sociologo, insegna all’Università di Roma La Sapienza. È esperto di metodologie e tecniche della ricerca sociale, conosce i numeri delle indagini statistiche, li decripta. È anche un perugino pendolare che conosce bene l’Umbria e che si è occupato del territorio in cui vive attraverso molti studi e ricerche sviluppati negli anni. La prima domanda che vorrei porre al professore è la seguente: questa lentezza che connatura la nostra regione come si può superare?
PAoLo MoNTESPERELLI. Sociologo - Docente Università di Roma “La Sapienza”.
Prima di tutto va individuata la posta in gioco. E bisogna capire quali sono gli ostacoli che do-
vremmo cercare di superare. La posta in gioco è senza dubbio, innanzitutto, l’efficienza, che
significa anche riduzione dei costi. Questo implica non solo l’ambito della raccolta delle infor-
mazioni, ma anche la fase della decisione.
Intendo dire che i costi si riducono in presenza di decisioni più partecipate, purché non siano
rituali. Quindi il mio punto di vista potremmo collocarlo agli antipodi di una visione, come dire,
tecnocratica e verticistica.
Ma la posta in gioco è anche un’altra: l’opinione pubblica non ama distinguere fra articolazioni
della Pubblica Amministrazione, quella centrale, quella periferica, gli enti locali eccetera ecce-
tera.
Una scarsa innovazione di alcune componenti della Pubblica Amministrazione viene imputata
molto più estesamente a tutta la Pubblica Amministrazione e ancora più estesamente, direi,
all’insieme del ceto politico. Quindi la posta in gioco, in ultima analisi, è la crisi di consenso.
Per cui siamo nel pieno dell’attualità, della cronaca e dei processi sociali che attraversano il
nostro sistema di vita.
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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
10
Montesperelli: Una scarsa innovazione di alcune
componenti della Pubblica Amministrazione
viene imputata molto più estesamente a tutta
la Pubblica Amministrazione e ancora più
estesamente, direi, all’insieme del ceto politico.
essere al passo con le altre regioni. Utilizzia-
mo internet in modo regolare più delle Mar-
che ma meno di Toscana e Lazio.
E per quanto riguarda l’innovazione nelle im-
prese la fotografia scattata dall’Istat ci fa vede-
re una immagine abbastanza chiara: dal 2004
al 2010 le imprese umbre che hanno introdot-
to innovazioni di prodotto e/o di processo sono
in calo: 32,3% nel 2004; 26,9% nel 2008;
24,1% nel 2010.
L’andamento è negativo anche nelle altre re-
gioni del centro Italia. Ma la media umbra è
più bassa sia della media nazionale (31,5%
al 2010) che di quella delle regioni del centro
(25,7%).
Sul tavolo dell’Umbria digitale ci sono la bel-
lezza di 55 progetti e interventi per 6 mi-
lioni e mezzo di euro. Molta carne al fuoco
ma anche molta strada da fare per recupe-
rare terreno rispetto ad altre regioni italiane
e europee.
Quali sono gli elementi che rallentano questa vitale inno-
vazione così importante? Ne cito solo tre, molto a flash.
Il primo: l’intero nostro sistema locale – parlo ovviamente
dell’Umbria – riflette poco su se stesso. Ce lo sta dicendo,
da tempo, un’ampia gamma di indicatori. Noi siamo una
società che riflette poco su se stessa, con tutte le dovute
eccezioni, per carità, ma sto individuando una tendenza
generale.
Questo fatto ha reso macroscopico un divario, a mio avvi-
so, crescente, di cui soffre la nostra società regionale.
Perché, da una parte, la struttura economica e sociale è
profondamente mutata, ma molto più lentamente sono
mutate le chiavi di lettura di questo mutamento. E cio si-
gnifica un divario non solo negli occhiali attraverso i quali
noi vediamo cosa sta capitando nella nostra società locale.
È inadeguato anche l’insieme di strumenti di governo di
questo mutamento.
Ma c’è un secondo elemento. Nel frattempo, è avvenuta
una rivoluzione, una rivoluzione tanto radicale quanto si-
lenziosa, che ha scosso dalle fondamenta la nostra socie-
tà, la nostra Umbria.
Che cosa è questa rivoluzione silenziosa? È che, mentre
un tempo, per migliaia di anni, sono state le generazioni
anziane a trasmettere le conoscenze a quelle più giovani,
oggi il rapporto si è quasi ribaltato, soprattutto per quanto
riguarda le nuove tecnologie. E questo ha introdotto dei
cambiamenti non solo nei consumi, nell’uso delle nuo-
ve tecnologie, ma nel modo stesso di intendere la realtà,
nell’accezione più ampia di come bisogna vedere il mon-
do. E questo mutamento, che a mio avviso è alle fon-
damenta della conoscenza delle nuove generazioni, si è
infiltrato nella radice più profonda, sin nel modo stesso
di concepire lo spazio e il tempo, le categorie kantiane,
qualcuno potrebbe dire. Quindi, la base stessa della nostra
conoscenza.
L’Umbria, che, come giustamente è stato ricordato, è una
regione particolarmente anziana di una nazione partico-
larmente anziana rispetto all’insieme dell’Europa, cer-
tamente soffre in modo particolare questo divario fra le
generazioni. Una cesura che è culturale e, torno a dire,
anche antropologica.
Questo divario si è infiltrato nel linguaggio stesso e lo ha
cambiato. Percio la Pubblica Amministrazione, per dialo-
gare con i cittadini, deve innanzitutto farsi più poliglotta.
Terzo e ultimo punto: la nostra regione è una delle più
colpite dalla crisi – e questo, ahimè, lo sappiamo – ma la
crisi, da un punto di vista sociologico, vuol dire innanzi-
tutto la crescita delle disuguaglianze.
Questo l’aumento delle disuguaglianze sociali disperde la
fiducia, la capacità di relazione, riduce i rapporti e squili-
bra la comunicazione.
Allora non solo si comunica di meno (fenomeno del digi-
tal divide), ma si ha sempre meno voglia di comunicare.
Rispetto a questi ostacoli, che secondo me sono significa-
tivi, ci sono pero, anche nel nostro panorama, dei segni
di speranza.
Il professore ha toccato un tema, cioè quello della credibilità della classe dirigente nel suo complesso. Nel senso che spesso le colpe di po-chi ricadono su tutti. Incrociamo un dipendente di un ufficio che ci tratta male e il nostro giu-dizio negativo, come un riflesso condizionato, si estende a tutta l’amministrazione pubblica. Antonella Bianconi, perugina, è Segretario Ge-nerale dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Il suo punto di vista è quindi particolarmente importante. La parola chiave è “trasparenza”, come nuova forma di comunicazione. La cosa pubblica, nell’era di internet, deve essere anche una “casa di vetro”. Come si smacchiano i vetri ancora troppo opachi della casa di tutti?
ANToNELLA BIANCoNI. Segretario Generale ANAC - Au-
torità nazionale anticorruzione.
Avere la risposta è difficile. Sì, ci sono tante azioni, tante
cose che si possono fare e che già molte amministrazioni
fanno. Buone pratiche sono già in campo: alcuni settori
della pubblica amministrazione rappresentano delle ec-
cellenze, anche dal punto di vista della comunicazione
con i cittadini, attraverso le nuove tecnologie.
Volevo pero spendere una parola sul ruolo che ha l’autori-
tà nazionale, che si chiama “Autorità Nazionale Anticorru-
zione”. Ma tengo molto anche a precisare la seconda parte
del nome, che è “per la trasparenza e la valutazione delle
pubbliche amministrazioni”.
Qual è il messaggio che viene fuori anche solo dal nome
dell’Autorità? Che si puo contrastare e si puo combattere
la cattiva amministrazione. Non solo i fenomeni corrut-
tivi ma tutto quello che è il malcostume, che puo essere
messo in luce attraverso la trasparenza e grazie a delle
pratiche che vanno a premiare il merito nell’ambito degli
uffici pubblici.
È vero quello che è stato detto: spesso i cittadini non han-
no un quadro chiaro di come funzioni la Pubblica Ammi-
nistrazione. Quindi non interessa se si tratta di ammini-
strazione locale, o amministrazione centrale, o se si parla
dei ministeri. Noi operatori, noi che lavoriamo in questo
ambito e che siamo del mestiere, siamo molto sofisticati
per cui sappiamo che esistono le amministrazioni centrali,
le amministrazioni periferiche e gli enti locali.
Per il cittadino, invece, in senso generale, il pubblico ri-
mane, purtroppo, una cosa unitaria, ma anche opaca.
Nonostante gli enormi sforzi che sono stati compiuti, dob-
biamo tenere presente che siamo partiti un po’ tardi per
tutto quello che riguarda l’apertura della casa della Pub-
blica Amministrazione ai cittadini.
Il percorso è partito negli Anni Novanta: voi sapete che,
con ritardo, nel ‘90 è stata approvata una legge importan-
tissima, la legge 241, che ha dato alle persone che aveva-
no interesse la possibilità di accedere ai documenti della
Pubblica Amministrazione.
Un fatto importante ma comunque una cosa molto limi-
tata e limitante rispetto a quello che già in quegli anni
avveniva negli Stati Uniti.
Nel mondo anglosassone vige un principio che è opposto
al nostro.
La 241 stabilisce che se tu hai interesse puoi andare a
prenderti il documento dall’Amministrazione. Invece nei
Paesi anglosassoni, dov’è nato il concetto di “trasparen-
za”, vige, da sempre, un’altra regola: tutto è aperto e con-
sultabile. Poi, ovviamente, anche lì ci sono delle cose che,
per ragioni di sicurezza, per motivi di privacy che coinvol-
gono altri cittadini, non si possono andare a vedere.
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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
DAL FoRUM oN-LINE
GUIDARE L’UTENTEdi Daniela Querci
Il settore dei servizi pubblici elettronici è ancora nuo-vo in Italia. Nonostante cio, già esiste un grande di-vario tra il potenziale di utilizzo e l’effettivo impiego da parte della popolazione.Osservando i paesi europei dove il grado di informa-tizzazione è più elevato e consolidato che in Italia, si trovano degli spunti che potrebbero essere sfruttati per ridurre questo divario.In Olanda ad esempio, è stato osservato lo stesso tipo di fenomeno. I risultati di studi effettuati sul tema mostrano che, oltre a insufficiente capacità digitale, difficoltà di connessione e scarsa motivazione per l’utilizzo di computer e internet – problematiche già note e affrontate dall’Agenda Digitale Europea – si è rivelato un fattore molto importante la mancanza di orientamento dell’utente all’interno dei servizi e-governement.
Segue su www.pg.camcom.gov.it
Montesperelli: …
la nostra regione
è una delle più
colpite dalla crisi
– e questo, ahimè,
lo sappiamo – ma
la crisi, da un
punto di vista
sociologico, vuol
dire innanzitutto
la crescita delle
disuguaglianze.
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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
Bianconi: Nel nostro Paese abbiamo
“buttato” tantissime cose su un foglio.
Molte regole importanti, ma spesso non
abbiamo pensato alla loro sostenibilità
applicativa.
Bianconi: Da pochi anni, anche qui da noi, siamo passati
da un modello restrittivo, dove solamente chi aveva
interesse poteva andare a conoscere le cose dalla Pubblica
Amministrazione, a un modello più simile a quello che
è ben consolidato negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
Ma è importante capire la diversa filosofia tra il nostro
mondo e quello anglosassone. Da pochi anni, anche qui
da noi, siamo passati da un modello restrittivo, dove so-
lamente chi aveva interesse poteva andare a conoscere le
cose dalla Pubblica Amministrazione, a un modello più si-
mile a quello che è ben consolidato negli Stati Uniti e nel
Regno Unito.
Quindi ora, anche in Italia, tutto è conoscibile. Siamo per-
cio, passati da un concetto importante, che prima non
c’era, di interesse concreto e diretto a conoscere a un in-
teresse generale a conoscere tutto.
Gli ultimi due anni, 2012 e 2013, da un punto di vista
normativo, sono stati fondamentali perché è stata appro-
vata la legge per la prevenzione della corruzione, che ha
dato poteri molto forti di controllo e vigilanza a un’auto-
rità indipendente.
È stata una risposta alle richieste e alle istanze inter-
nazionali, perché eravamo l’unico Paese che non aveva
un’autorità indipendente con poteri di vigilanza e con-
trollo sulle pubbliche amministrazioni al fine di prevenire
fenomeni corruttivi.
L’autonomia è fondamentale. È molto importante essere
indipendenti e quindi sganciati dall’Esecutivo per poter
avere le mani libere e andare a toccare temi che possono
non essere magari graditi a chi amministra il potere.
Autonomia e indipendenza. Da questo punto di vista, gli
ultimi due anni sono stati cruciali: con l’attuazione della
legge anticorruzione che passa attraverso la trasparenza, è
stato di fatto riordinato tutto il settore.
Con un ampliamento importante per far conoscere me-
glio ai cittadini la Pubblica Amministrazione, grazie alla
pubblicazione online dei dati e di tutta un’altra serie di
informazioni che riguardano i bilanci, le retribuzioni dei
manager e le consulenze.
Il legislatore ha chiesto alle amministrazioni pubbliche di
fare trasparenza fin dal 2007. Questi dati devono essere
pubblici. E sono molto importanti perché sono lo specchio
immediato di come vengono utilizzate le risorse pubbliche.
La trasparenza come esame e misurazione del merito.
BIANCoNI. Esatto. L’efficienza e la trasparenza, sono due
concetti che, il legislatore, già nel 2009, con il decreto
150, conosciuto come “legge Brunetta”, pone in forte
collegamento. Sono strumenti per far funzionare meglio
l’Amministrazione, e fare in modo che i migliori vadano a
coprire determinati ruoli.
Quando parliamo dei migliori intendiamo non solo dal
punto di vista dell’onestà ma anche della competenza.
Mi fermo un momento per introdurre una riflessione che
puo rappresentare uno stimolo per tutti. C’è una cosa in
cui credo profondamente: più è elevata la competenza di
chi va a ricoprire determinati ruoli e più difficile che in
quelle amministrazioni attecchiscano fenomeni di corru-
zione. Perché? Perché spesso la corruzione è anche colle-
gata al fatto di dover rispondere a colui che ti ha favorito
per ricoprire determinate cariche.
Lo dico molto apertamente: più sei competente, più sei for-
te da un punto di vista professionale, più sei libero e auto-
nomo e più garantisci la tua Amministrazione nel far bene.
In questo assunto credo profondamente. Per questo è im-
portante puntare con forza sulla formazione.
Nel nostro Paese abbiamo “buttato” tantissime cose su un
foglio. Molte regole importanti, ma spesso non abbiamo
pensato alla loro sostenibilità applicativa.
Dobbiamo farci delle domande. Chi c’è dietro alle scrivanie
delle nostre pubbliche amministrazioni? Chi c’è dietro il
nostro bureau? Chi deve governare processi di innovazione
così importanti? Quanto si è investito realmente nella for-
mazione di questa classe dirigente?
C’è una disomogeneità da contrastare.
Come Autorità, tramite l’Osservatorio, abbiamo a dispo-
sizione un panorama vasto per capire qual è il livello di
competenza e di conoscenza non solo della normativa ma
anche della reale capacità applicativa della normativa da
parte delle pubbliche amministrazioni.
Riceviamo richieste di aiuto che vengono dagli enti loca-
16 17
Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
li, dai ministeri. Sono soprattutto richieste di supporto e
di interpretazione. Il panorama è completamente diverso
dal nord al sud, dal piccolo al grande comune, addirittura
cambia profondamente tra ministero e ministero.
Alcuni uffici sono molto indietro, altri invece sono avanti
anni luce. Perché accade questo? Perché le cose le fanno
le persone, e perché l’efficienza dipende da chi in quel
momento è chiamato a ricoprire quel ruolo.
Chi rimane indietro ed è meno efficiente è in qualche
modo responsabile di una immagine di arretratezza che
macchia tutta la pubblica amministrazione.
PAoLo GHEZZI. Vice Direttore InfoCamere - Società con-
sortile di Informatica delle Camere di Commercio italiane.
Sposo l’affermazione di Montesperelli: una pubblica am-
ministrazione inefficiente, magari anche solo in qualche
sua sede, trascina inevitabilmente tutti verso il basso.
Sul piano dell’efficienza molte cose sono cambiate negli
ultimi anni. Bisogna farlo sapere. Quello che vedete alle
mie spalle è un sito di una pubblica amministrazione, il
sito del Registro delle imprese, gestito dalle 105 Camere di
Commercio italiane.
Come vedete, è un sito completamente diverso da quelli
che di solito contraddistinguono la pubblica amministra-
zione.
Ma che cos’è che colpisce della prima schermata? Innanzi-
tutto, non è autocelebrante.
Quando si va in un sito della pubblica amministrazione,
spesso da parte di chi lo gestisce, c’è la voglia di far vede-
re tutto quello che la pubblica amministrazione fa al suo
interno. Probabilmente, a chi è dall’altra parte, che sia un
cittadino, uno studente, un’impresa, una forza dell’ordi-
ne, questo non interessa molto.
Il cittadino ha a cuore il suo punto di vista, pensa ai servizi
a cui vorrebbe accedere velocemente, in maniera concreta.
È questo l’elemento che ha contraddistinto il percorso
delle Camere di Commercio, che di questi tre termini, che
oggi sono stati ripetuti molte volte – innovazione, effi-
cienza e trasparenza – ha fatto da tempo le proprie parole
d’ordine.
Il Registro imprese è nato già trasparente.
GHEZZI. Proprio così. Vorrei ricordare che le 105 Camere
di Commercio hanno una società informatica, con un data
center enorme, uno dei primi cinque data center italia-
ni, accanto a quello della Sogei. Anche questa è una cir-
costanza poco conosciuta: c’è una data center che offre
servizi a tutte le 105 le Camere di Commercio e lo fa in
maniera omogenea. Tutte le Camere sono collegate in rete,
per cui oggi parlare con una Camera di Commercio equi-
vale a poter interrogare il registro di tutta Italia, che si sia
a Enna o a Milano. In qualunque provincia il livello del
servizio è completamente omogeneo.
Questo sito vuole pensare al punto di vista di chi è dall’al-
tra parte: c’è la vista del cliente, dell’impresa, del profes-
sionista e del cittadino.
Tutto è online e tutto è gratuito: 6 milioni di imprese e 10
milioni di persone che oggi hanno cariche e poteri, sono
consultabili in rete. L’anagrafica è importante e non costa
niente: ci fa capire se quella impresa esiste veramente e
dove si trova e qual è il suo indirizzo di posta elettronica
certificata...
Mi sono trovato moltissime volte a parlare con degli avvo-
cati che stavano lavorando a degli atti giudiziari e quin-
di a delle citazioni, e usavano gli indirizzi degli elenchi
telefonici oppure cercavano informazioni su Google, in-
validando poi, il più delle volte, l’atto giudiziario perché
l’indirizzo ufficiale a cui va fatto riferimento è quello del
Registro delle imprese.
Una inutile perdita di denaro e di tempo.
GHEZZI. Qualche anno fa c’è stata a Mi manda RAI Tre una
serie di servizi. A Napoli una impresa aveva scritto fuori
“Agenzia di viaggi” e aveva cominciato a organizzare viag-
gi. I primi erano andati bene, ma dopo un po’ di tempo
i titolari avevano intascato i soldi delle prenotazioni dei
clienti ed erano spariti.
Ebbene, se qualcuno avesse digitato il nome dell’agen-
zia qui, in questo apposito spazio del sito dove è scritto
“nome azienda”, se quell’impresa esisteva, l’avrebbe in-
dividuata subito, oppure non l’avrebbe trovata.
Cosa mi costa prima di organizzare un viaggio? Scrivo lì il
nome dell’azienda e guardo se esiste. Informazione gra-
tuita online e immediata.
È importante sapere che questo è possibile e che questo
servizio è a disposizione dei cittadini.
Ghezzi: Il cittadino ha a cuore
il suo punto di vista, pensa ai
servizi a cui vorrebbe accedere
velocemente, in maniera concreta.
Ghezzi: L’anagrafica
è importante e non
costa niente: ci fa
capire se quella
impresa esiste
veramente e dove
si trova e qual è
il suo indirizzo di
posta elettronica
certificata...
Certo, le Amministrazioni hanno ancora molta strada da
fare perché non è semplice rivedere tutti i propri processi
nell’ottica di chi ti vuole vedere.
Nelle sedi delle Camere di Commercio, qualche anno fa, a
maggio e a luglio, quando si presentavano i bilanci delle
imprese, si faceva la coda. Con le pratiche cartacee, pas-
sare avanti puo essere facile. A proposito di corruzione,
davanti ad una pila di domande qualcuno puo prendere
quella in cima e metterla in fondo...
Grazie alla telematica, queste situazioni di
potenziale illegalità sono state eliminate. Oggi
noi riceviamo 70-80.000 pratiche, all’ultimo
minuto della mezzanotte di fine maggio. Ma
arrivano tutte protocollate, in fila, e viene ri-
spettata la fase di arrivo, in maniera equa.
È questo quello che vuole il cittadino. Non
certo sapere che per portare avanti la sua
pratica deve chiamare qualcuno perché co-
nosce quello o quell’altro.
Perché spesso, quando parliamo di corru-
zione, non intendiamo riferirci alla mega
corruzione (purtroppo c’è anche quella ed è
scandalosa), ma anche a comportamenti che
si annidano nella quotidianità, in un modo
sbagliato di intendere il rapporto con il po-
tere, che è lontano dallo spirito del servizio.
Come pensare che per prenotare una visita
medica devo telefonare a qualcuno per sca-
valcare una lunga lista di attesa.
Il sistema camerale ha tagliato questo malcostume all’ori-
gine, puntando tutto sulle tecnologie.
Penso all’ormai lontano 2002: i professionisti, i commer-
cialisti, gli avvocati, i notai che dovevano fare le pratiche
con la firma digitale, attraverso la telematica, spesso non
possedevano nemmeno un computer. Oggi, se c’è un me-
rito, che ci riconosce anche il presidente dell’Ordine dei
dottori commercialisti, la categoria ha fatto un salto cul-
turale perché è stata – passatemi il termine – “violentata”
dall’innovazione introdotta dalle Camere di Commercio.
Penso ai dati citati prima, al fatto che il 60 per cento degli
italiani non utilizza i siti della pubblica amministrazione.
Certe categorie, pensate al piccolo imprenditore indivi-
duale o alla piccola azienda agricola, non utilizzano an-
cora le tecnologie. Spesso, il computer ce l’ha il figlio,
non l’imprenditore. Ma è su questo che bisogna lavorare,
sull’uso che i più giovani devono fare delle tecnologie che
abbiamo a disposizione.
Qualche mese fa, a Viterbo, partecipavo a un convegno
come questo, organizzato dalla Camera di Commercio e
dall’Università. Erano presenti 450 studenti degli ultimi
anni di Ingegneria e degli ultimi anni delle Scuole profes-
sionali. Futuri professionisti e futuri imprenditori ai quali
abbiamo detto: quando finirete gli studi e avrete la possi-
bilità di entrare nel mondo del lavoro, avrete davanti a voi
due possibilità. La prima è quella di seguire le prassi delle
persone che già lavorano in quel luogo, che vengono da
un’altra generazione e che attuano metodi di lavoro che
vanno, prima o poi, inevitabilmente cambiati.
L’alternativa è andare avanti in un altro modo, fidando
sulla vostra forza di “nativi digitali”, sulla cultura nuova
di professionisti che sono nati con internet, che usano la
Rete quotidianamente e che possono portare subito qual-
cosa di nuovo, di pratico e di efficiente nei loro uffici.
La riduzione della carta è evidente...
GHEZZI. Pensiamo ad una semplice visura, fondamentale
per capire subito quali sono gli assetti di un’azienda. Non
serve raccogliere pacchi di carta che rischiano in fretta di
diventare vecchi. Nel sito del Registro delle imprese si puo
avere una visione completa di una azienda subito, grazie
ad un grafico che evidenzia, in modo immediato, le diffe-
renze tra una impresa e l’altra.
Il servizio fa risparmiare tempo prezioso. Perché se devo,
per esempio, confrontare a distanza di tre mesi una visura
della FIAT, di 80 pagine, dove viene registrata la lista degli
amministratori, non posso mettermi lì a trovare le diffe-
renze come se stessi leggendo La Settimana Enigmistica.
Sul sito, basta un grafico che permette di cogliere imme-
diatamente ogni cambiamento societario.
Penso alle forze dell’ordine, a chi compie indagini compli-
cate e deve studiare per mesi e mesi gli assetti proprietari
di una impresa e rischia di non venirne a capo.
Io mi ricordo il Sostituto Procuratore di Caltanissetta che
lamentava: ma come? Dopo tre mesi di indagine, vado
a vedere l’impresa, nel frattempo era entrata in trasfe-
rimento, era ormai in liquidazione, erano cambiati com-
pletamente gli assetti. Ma è possibile? E qual era la nostra
risposta fino qualche anno fa? Mandavano ogni giorno
l’appuntato in Camera di Commercio a fare una nuova vi-
sura per vedere se era cambiato qualcosa.
Adesso tutto è cambiato. La Camera ha approntato un ser-
vizio nuovo a favore di chi fa le indagini: ti avviso io se
l’impresa cambia.
Pensate ai vantaggi che la tecnologia puo assicurare ad
una piccola impresa che vanta dei crediti con i fornitori e
che puo conoscere, in tempo reale, il destino delle aziende
con le quali ha rapporti di lavoro.
L’altro vantaggio è che è tutto gratis.
GHEZZI. Certo, basta una email o un sms che arriva sul
cellulare e avverte in tempo reale che quella impresa che
volevi controllare è cambiata. Una bella differenza tra il
passare ogni giorno in Camera di Commercio!
C’è una burocrazia nuova, utile, che dialoga con il citta-
dino. E che dice: dimmi tu che cosa vuoi sapere e ti scrivo
io quando quell’evento che tu vuoi monitorare avviene.
C’è un mondo nuovo da scoprire.
L’esempio è in una slide, che posso consultare al volo. Con
un clic, ad esempio, controllo tutti i dati ufficiali a valo-
re legale che riguardano un imprenditore. Prendiamone,
come esempio, uno molto noto: Diego della Valle. Attra-
verso una rapida consultazione, ottengo una scheda com-
pleta con tutti i dati. Risparmio 30 pagine di carta e nello
stesso tempo posso vedere anche tutte le cariche che Della
Valle ricopre. E scoprire che non solo è consigliere della
MDP Holding, presidente della Tod’s eccetera, ma capire in
modo immediato anche quali sono i suoi legami con altre
aziende. Tutte informazioni che la documentazione carta-
cea non è in grado di assicurarmi in un colpo solo. Questo
è un modo nuovo di leggere il Registro delle imprese. Il
servizio cambia secondo gli utenti. Chiaramente, l’utilizzo
che ne fanno le Forze dell’ordine è di un certo tipo, quello
di un commercialista, un professionista o un cittadino è
un altro. Ma è un esempio che il sistema camerale offre
per capire come si puo e si deve andare avanti con l’inno-
vazione digitale.
Ci preoccupa molto questo tema dell’alfabetiz-zazione, cioè di come fare questo salto, al di là della bontà delle leggi, della legislazione, delle
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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
DAL FoRUM oN-LINE
VALORE DA CONDIVIDEREdi Sabina Addamiano
Cittadini, contribuenti, elettori, amministrati, consu-matori, decisori e molto altro: i componenti di una comunità rivestono ed esprimono di volta in volta identità diverse, con le quali contribuiscono in misura più o meno rilevante ad accrescere il valore della co-munità stessa.Il modello della smart city, fondato sul ruolo abilitan-te dell’IT, interpella profondamente cittadini e am-ministrazioni quanto al valore che possono creare e condividere con le loro identità, le loro scelte e le loro relazioni, condivise grazie a reti telematiche capaci di supportare transazioni complesse.La Pubblica Amministrazione trova qui un’occasione preziosa per valorizzare e rinnovare se stessa, il pro-prio ruolo e le proprie competenze: la Smart Gover-nance è infatti uno dei sei elementi costitutivi del modello europeo di città intelligente. Nel modello, partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, servizi pubblici e sociali, trasparenza sono i fattori chiave individuati per valutare la qualità dei processi di governance.
Segue su www.pg.camcom.gov.it
Ghezzi: Pensate ai vantaggi che la tecnologia può assicurare
ad una piccola impresa che vanta
dei crediti con i fornitori e che
può conoscere, in tempo reale,
il destino delle aziende con
le quali ha rapporti di lavoro.
tante iniziative dei vertici, ma poi bisogna tra-durle in una regione in cui c’è molto pubblico, molta pubblica amministrazione.
GIoVANNI GENTILI. Responsabile Agenda Digitale Re-
gione Umbria.
Lei ha citato dei dati preoccupanti che riguardano la si-
tuazione del Paese rispetto al digitale. Ma ci sono altri dati
ben più preoccupanti. La situazione italiana – e in questo
noi in Umbria siamo in media, di solito leggermente so-
pra la media – è di un ritardo notevolissimo. Tutti, ormai,
almeno ultimamente, citano il digitale come un’oppor-
tunità grandissima. È tutto vero. Ma il nostro problema è
soprattutto quello di un crescente divario di tipo culturale,
che è ancora più complicato del divario infrastrutturale le-
gato alla banda larga o agli strumenti tecnici.
Le ultime ricerche ci vedono indietro anche sui cosiddet-
ti “nativi digitali”. Nel senso che è chiaro che le giovani
generazioni utilizzano lo smartphone, oppure sanno tran-
quillamente installare una app, ma questo non vuol dire
poi avere le competenze digitali necessarie per lavorare in
una impresa, o nella pubblica amministrazione. Siamo gli
ultimi anche in tutte le classifiche come numero di giovani
iscritti a facoltà con indirizzo tecnico-scientifico.
D’altronde, bisogna ricordare che il digitale è veramen-
te un’opportunità perché abbatte divari di altro tipo.
Se l’Umbria ha problemi di trasporti, o di infrastrutture,
oggi un’impresa è in grado di competere a livello globale,
quindi si ritrova in casa la concorrenza globale, ma puo
ampliare il suo mercato. Il problema è affrontare il divario
culturale, di capire come le possibilità del digitale cam-
biano completamente il modo di lavorare e quindi cam-
biano il mercato.
Ma questo non coincide con la capacità di utilizzare uno
strumento informatico. Il problema non è saper utilizza-
re un computer, che possiamo passare come un discorso
di alfabetizzazione di base, ma vedere com’è cambiato il
mondo, e come con il digitale cambia veramente tutto.
La Regione Umbria si è posta questo problema all’inizio
del 2012, quando ancora il tema dell’Agenda digitale non
era presente in tutti i mass media e in primo piano.
Le ricerche ci dicevano cose tipo: la metà della popolazio-
ne non accede a internet. Il dato di accesso in Italia oscilla
tra il 52 e il 54 per cento. Quindi questo voleva dire che
l’altra metà non aveva mai avuto accesso a internet. Par-
liamo di una popolazione sopra i sei anni, secondo il dato
20 21
Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
Istat. Allora abbiamo fatto una ricerca, chiedendo a que-
ste persone perché non accedevano a internet. La risposta
non è stata quella di non avere la banda larga oppure una
rete velocissima, bensì: che ci faccio? Perché dovrei?
Una risposta allarmante al massimo. È come dire: a che ser-
ve? Che ci faccio? Questo atteggiamento significa non porsi
neanche il problema. Perché se ho un problema economico
oppure di competenze, magari lo risolvo. Ma se non perce-
pisco che il mondo è cambiato il problema è grosso.
Questi dati ci dicono anche che le competenze di base
nell’utilizzo degli strumenti nella pubblica amministrazio-
ne in Umbria, frutto di programmi ormai decennali, sono
sopra la media nazionale.
L’uso di questi strumenti nelle imprese, invece, è sotto
la media nazionale. Quindi nel territorio regionale c’è un
problema di utilizzo anche di questi strumenti, oltre che
un grande e non risolto problema culturale.
Un altro dato che abbiamo osservato è questo: anche
in presenza di ottimi servizi online, come nel caso, per
esempio, di InfoCamere e di altre, diverse amministrazioni
che presentano ottimi esempi di digitalizzazione, que-
sti servizi non vengono utilizzati appieno, né all’interno
dell’ente né fuori.
Qui scontiamo il fatto che la metà della popolazione non si
pone nemmeno il problema che ci sia o meno il servizio.
Ma comunque, anche di fronte ad una competenza ed ad
una offerta adeguata, i servizi non vengono utilizzati.
Su questo punto le ricerche concordano: non vengono
affrontati i problemi organizzativi e non vengono rivisti
i processi.
Quindi di si “digitalizza” l’esistente, non si cambia modo
di lavorare. Il servizio online, quando c’è, si affianca a
quello che già esiste, ma praticamente tutti gli studi di-
cono che quando si segue un processo di digitalizzazione
dell’esistente, che rimane in parallelo con la carta, i costi
aumentano e l’efficienza cala, se non cambiamo vera-
mente il modo di lavorare.
Quindi la strategia che ha messo in campo la Regio-
ne è stata di porre questo tema del digitale, ripeto, non
dell’informatizzazione, ma di come il digitale cambia tutto
nella pubblica amministrazione e fuori.
Perché oggi il problema non è tanto aumentare l’efficienza
quanto cambiare veramente anche il modo di collaborare
tra pubblico e privato.
La presidente Catiuscia Marini ha voluto porre in primo
piano questo problema inserendolo fra le tre priorità del
programma della Regione: Lavoro, Sanità e, appunto, Di-
gitale.
Alla realizzazione dell’Agenda Digitale, pertanto, è dedi-
cata una apposita struttura che ha dato vita ad un per-
corso aperto. L’esperienza è iniziata nell’aprile del 2013
attraverso una consultazione pubblica centrata non sulla
tecnologia ma su come il digitale poteva concretamente
cambiare qualcosa in Umbria.
Sono state presentate delle ricerche anche dal punto di
vista sociologico. A partire da come sono strutturate le im-
prese, perché noi non siamo la Silicon Valley e quindi non
possiamo pensare a progetti che non attengano alla nostra
realtà regionale.
Sono state raccolte online più di cento idee su azioni con-
crete da promuovere in Umbria, che sono state poi analiz-
zate da gruppi di esperti e tradotte in progetti.
Contemporaneamente, si è costruito quello che è stato de-
finito il “Tavolo dell’Alleanza”: tutti gli stakeholders tra-
dizionali si sono incontrati attraverso un percorso aperto,
centrato su questo fatto: nell’avviare la nuova esperien-
za, non si poteva seguire il tradizionale approccio “Top-
down”, di una informatizzazione dall’alto. Come dire:
digitalizziamo, siamo noi la pubblica amministrazione.
Si è scelta invece la via del confronto per capire che cosa
possiamo fare insieme.
Perché siamo d’accordo su un altro fatto che è già stato
ricordato: ai cittadini non interessa minimamente com’è
organizzata al proprio interno l’Amministrazione, e di
fronte ad una inefficienza se la prendono con il rappre-
sentante che hanno davanti.
Siamo noi che dobbiamo porci il problema e sapere che
oggi la maggior parte dei procedimenti della pubblica
Gentili: Il servizio online, quando c’è, si affianca a quello che già
esiste, ma praticamente tutti gli studi dicono che quando si segue un
processo di digitalizzazione dell’esistente, che rimane in parallelo
con la carta, i costi aumentano e l’efficienza cala, se non cambiamo
veramente il modo di lavorare.
22 23
Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
amministrazione è spezzettata nelle competenze di centi-
naia di livelli amministrativi. Va quindi affrontato il tema
della collaborazione interna.
Ma non solo, il problema è che tutta la legislazione ci por-
ta a un ruolo sempre più attivo, in fase preistruttoria, o
addirittura con la SCIA anche come ruolo attivo nel co-
struire la pratica, da parte di professionisti e intermediari.
Quindi abbiamo assolutamente la necessità di ripensare
questi servizi con la collaborazione esterna.
Tutto il percorso è stato incentrato su questo. È un pro-
getto presentato in maniera trasparente, che trovate sul
sito della Regione (http://www.agendadigitale.regione.
umbria.it).
In questi primi sei mesi siamo arrivati a definire 55 pro-
getti, che sono perfino troppi; questi 55 progetti sono mo-
nitorati in pubblico, quindi sul sito è possibile controllare
lo stato di avanzamento dei lavori.
I 55 progetti sono della Giunta regionale, ma dal percor-
so noi abbiamo cercato di stimolare tutti gli interlocutori
umbri, dall’Università alle imprese, dalle associazioni di
categoria ai professionisti, perché, a loro volta, attivasse-
rodelle iniziative.
Quindi la nostra speranza è di costruire insieme qualcosa
che sia più ampio del piano previsto, che adesso ha un
ambito triennale, ma che ha già portato anche a fissare
delle risorse importanti nella nuova programmazione re-
gionale. Il percorso è stato pensato in questo modo an-
che perché stavamo scrivendo la nuova programmazione
2014-2020. Quindi grazie ai fondi strutturali (la parola
“strutturali” nel gergo europeo vuol dire appunto cambia-
re qualcosa nella struttura), alla fine, nel 2020, dovremmo
avere inciso in modo profondo sull’Umbria.
Il 10 per cento delle risorse della nuova programmazione
andrà all’obiettivo specifico, ma l’obiettivo finale dell’A-
genda digitale è presente, per sua natura, ovunque e in
maniera trasversale.
L’insieme dei progetti puo essere consultato online. Ma il
problema vero è attivare la collaborazione nel territorio.
Abbiamo già diverse iniziative in cantiere. Altre ne voglia-
mo mettee in campo insieme all’Università ed alle impre-
se. La Regione punta su un percorso aperto di scambio di
dati che crei valore per i servizi delle imprese. Un esempio:
Confcommercio sta sviluppando dei servizi in cui pero ci
chiede la certezza dei dati. Un altro punto critico da supe-
rare è che spesso la PA pubblica dati e poi non li aggiorna e
cio rende complicato costruire un business intorno a quei
numeri. Bisogna quindi sviluppare una collaborazione
pubblico-privato su un tema che è di sistema nello sfrut-
tamento delle possibilità che offre il digitale.
Tutto questo non passa da grandi investimenti economici
ma occorre vincere una resistenza che è, prima di tutto, di
tipo culturale.
Le imprese umbre, nell’uso della tecnologia, sono sotto la media nazionale. Questo salto cul-turale di innovazione digitale va affrontato con maggiore decisione.
GIoRGIo MENCARoNI. Presidente Camera di Commercio
di Perugia.
Vorrei dire che “di necessità si fa virtù”. L’innovazione è
vitale in qualunque impresa. Non si puo colloquiare con il
mondo senza la Rete. Chi ha una età maggiore trova diffi-
coltà più evidenti nell’uso delle nuove tecnologie. Questo
comporta problemi, sia nel pubblico che nel privato. Ma
è compito di chi guida le aziende, pubbliche o private,
quello di non chiudersi alle novità ma favorire i cambia-
menti. Ricordo le resistenze dei collaboratori, anche nel
mondo dell’impresa privata, all’uso sempre più frequente
del telex. Poi è arrivato il fax che già sembrava una stra-
ordinaria innovazione. E poi i computer e l’introduzione
massiccia dei sistemi informatici. C’erano anche allora
delle resistenze che con gli occhi di oggi appaiono assur-
de. Ma l’impresa deve andare avanti, comunque. Spes-
so deve anticipare i cambiamenti. Passaggi storici come
quelli che stiamo vivendo vanno quindi affrontati con de-
terminazione e coraggio.
Anche per quanto riguarda la pubblica amministrazione,
potere è volere. Da questo punto di vista, vedo quello che
è stato fatto e si fa all’interno della Camera di Commercio
e che già ci ha illustrato Ghezzi. È un processo importante
di innovazione che va accelerato. Ma il tema vero è quello
sottolineato dalla dottoressa Bianconi: chi deve guidare
questi cambiamenti? La competenza professionale porta
ad una maggiore libertà ed autonomia e garantisce la qua-
lità dell’innovazione anche nella pubblica amministrazio-
ne. La formazione, da questo punto di vista, è essenziale.
Ma attenzione: deve essere orientata. Sono i giovani tra i
18 e i 34 anni, con un livello culturale medio-alto quel-
li che utilizzano meglio la Rete. Saranno loro i protago-
nisti del cambiamento epocale che è in atto. Ma a volte
lavoriamo alla formazione senza capire realmente quali
sbocchi questi giovani possano avere nel mercato corrente
del lavoro. La formazione non puo essere finalizzata solo
all’ottenimento di un contributo o all’assegnazione di un
bando, senza una prospettiva di un inserimento reale nel
mondo delle imprese.
Anche per la formazione servono quindi politiche ad hoc.
Spendendo gli stessi soldi ma meglio. Penso ai Job day or-
ganizzati dal sistema camerale per orientare i giovani ver-
so il mondo del lavoro. Sono ragazzi che hanno acquisito
una preparazione tecnica e che mandiamo a lavorare nelle
aziende per capire se i loro corsi di studio hanno attinenza
o meno con il lavoro che debbono affrontare. Questa è la
formazione che occorre, improntata alla concretezza.
L’uso di internet è poi vitale per l’export che sta trainando
la ripresa economica. Le aziende cercano personale spe-
cializzato: esperti di web marketing, web oriented, o so-
cial media.
In Umbria abbiamo un problema di dimensione delle im-
prese. Lo slogan “Piccolo è bello” oggi è meno di moda,
meno fantasioso, pero si puo anche crescere riuscendo a
stare insieme. La soluzione è quella di muoversi in rete,
collegandosi con il mondo, per far conoscere cio che ab-
biamo da offrire.
Nel commercio l’informatizzazione non è così avanzata
come in altri settori. Parlo naturalmente del commercio
corrente, del commercio al minuto. Eppure una delle pri-
me reti create sull’E-commerce è stata realizzata tre-quat-
tro anni fa, a Perugia, da più piccoli commercianti (alcuni
22 23
DAL FoRUM oN-LINE
UN INVESTIMENTO CONTINUOdi Alessandro Bagaglia
Il nostro modo, da cittadini, di vivere la PA sta cam-biando; il mondo in effetti è cambiato. Negli ultimi dieci anni poche altre cose hanno avuto un’evoluzio-ne tanto rapida quanto i “servizi” informatizzati. Cer-tificazioni on-line, richieste agli sportelli dei comuni, consultazioni di diritti e doveri, pagamenti on-line: tutto è diventato improvvisamente fruibile in manie-ra, fino a pochi anni fa, difficilmente immaginabile.Il decennio trascorso è stato il punto di svolta per l’informatizzazione dei servizi della PA, grazie ad una precisa volontà normativa, ma specialmente grazie agli investimenti sulle infrastrutture e sulla cultura informatica, che insieme hanno aperto il paese alle nuove possibilità; fino a pochi anni fa infatti gli stru-menti informatici svolgevano un ruolo secondario, principalmente di supporto all’erogazione dei servizi tradizionali, mentre ora stanno diventando una parte viva ed attiva, divenendo essi stessi dei servizi che, sebbene molto giovani, da molti sono considerati già parte irrinunciabile del nostro quotidiano.
Segue su www.pg.camcom.gov.it
Mencaroni: La competenza professionale porta ad una
maggiore libertà ed autonomia e garantisce la qualità
dell’innovazione anche nella pubblica amministrazione.
La formazione, da questo punto di vista, è essenziale. Ma attenzione: deve essere orientata.
hanno fatto da soli, altri con sistemi tra di loro, mettendo
insieme quindici-sedici aziende di ambiti diversi), e oggi
comincia a rappresentare, per alcuni di loro, una fetta di
mercato tra il 5 e 10 per cento del loro fatturato annuo.
Le aziende del commercio si stanno attrezzando sempre
di più, consapevoli che senza le innovazioni digitali dif-
ficilmente riuscirebbero ad emergere sui mercati interna-
zionali.
D’altra parte, anche la ricerca svolta da Microsoft, dalla
quale si evince che nel 2015 i rapporti con la pubblica
amministrazione per la ricerca di determinati dati avverrà
attraverso il web, deve sicuramente orientarci e aiutarci.
Abbiamo toccato il tema fondamentale della formazione,
di una nuova alfabetizzazione da coltivare, sia nel mondo
dell’impresa che in quello della amministrazione pubblica.
SABINA ADDAMIANo. Docente e consulente di comuni-
cazione-marketing.
Devo dire che ero venuta qui colma di aspettative, che
sono state ampiamente superate perché sembrava che
l’imputato sul banco fosse la pubblica amministrazione,
con tutti i suoi ritardi, le sue inefficienze eccetera; sia-
mo partiti dal parlare di pubblica amministrazione, siamo
arrivati a parlare di come si parla con la pubblica ammi-
nistrazione, quindi di come la PA comunica e di che cosa
deve fare per ascoltare e parlare meglio con i cittadini.
Ma è stata chiamata anche in causa la competenza comu-
nicativa e relazionale dei cittadini e delle imprese, evi-
dentemente, in rapporto ai loro mercati di riferimento e in
rapporto alle amministrazioni.
C’è un bellissimo verso di un poeta creolo, che ha vinto
il premio Nobel per la letteratura, che recita: “To change
your language you must change your life” – “Per cambiar
lingua devi cambiar vita”.
Che cosa significa “cambiar vita”? Che tutti noi dobbiamo
diventare “poliglotti” – per usare la bellissima espressio-
ne del professor Montesperelli – quindi dobbiamo tutti
esperire una capacità di giocare su più registri linguistici.
Questa attitudine si acquisisce soltanto studiando-stu-
diando, imparando-imparando, facendo, come dico spes-
so, gli “spazzini della comunicazione”, cioè raccogliendo
tutto per poi fare la “raccolta differenziata”. Ma cercando
di trarre da ogni interazione uno stimolo per mettere in
discussione alcuni aspetti del nostro modo di comunicare,
partendo dai grandi paradigmi che saltano, lo spazio e il
tempo, fino a come noi gestiamo, nel nostro spazio e nel
nostro tempo, le nostre interazioni.
Dobbiamo fare un salto culturale. Su che cosa dovrebbe
lavorare la formazione? Mi ha colpito moltissimo questo
ricorso all’infografica da parte della Camera di Commercio.
Perché è il nuovo linguaggio su cui credo troppo poco si
stia riflettendo in termini di formazione e anche di modi
di rappresentazione della conoscenza che ne cambiano la
configurazione. L’infografica è un rapporto completamen-
te nuovo tra parola e immagine, che nella cultura occi-
dentale, forse dai codici miniati in poi, non si è mai dato.
Lavoro spesso con i conservatori e con le accademie di
Belle Arti. Forse le accademie su questo potrebbero dirci
qualcosa, attraverso i loro corsi di web design, o di visual
design, riguardo a che cosa diciamo quando stiamo comu-
nicando e sui linguaggi che utilizziamo per comunicare.
Da questo punto di vista mi è piaciuto molto un richiamo
– sottinteso ma non troppo – della dottoressa Bianconi
alla burocrazia come parte a pieno diritto della classe di-
rigente. E quindi anche con un accento, che mi è parso di
cogliere, sul fatto che, al di là di tutti i nostri ragionamenti
sulla efficienza, sulla trasparenza, sulla meritocrazia, c’è
un tema di efficacia su cui dobbiamo interrogarci, cioè su
come tutte queste componenti convergono a una capacità
di generare valore nel rapporto tra cittadini e amministra-
zioni, e quindi anche in un’autopercezione di ruolo dei
dirigenti pubblici che credo sia molto importante in que-
sto momento.
E poiché sono una “spazzina della comunicazione”, ol-
tre che della formazione, mi piacerebbe molto che, nelle
sedi opportune, magari anche in quella camerale, si ri-
prendessero in mano due direttive di undici anni fa, di
quando alla funzione pubblica c’era il ministro Frattini:
la direttiva sulla comunicazione delle pubbliche ammi-
nistrazioni e la direttiva sulla formazione. Quest’ultima
disposizione suggeriva alle amministrazioni di devolvere
il 2 per cento del proprio bilancio annuale a iniziative di
formazione che andassero a impattare sulla configura-
zione organizzativa.
E poi, visto che stiamo parlando anche di processi deci-
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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
addaMiano: I numeri e le statistiche
denunciano un ritardo dell’Umbria.
Un divario da colmare per non
perdere il treno della innovazione
digitale. Ma tra tanti dati negativi,
ci sono segnali di speranza?
addaMiano: C’è un bellissimo verso
di un poeta creolo, che ha vinto
il premio Nobel per la letteratura,
che recita: “To change your language you must change your life” – “Per cambiar lingua devi
cambiar vita”.
sionali, non vorrei dimenticare il protocollo informatico
che nelle sue ultime evoluzioni normative, suggerisce una
reingegnerizzazione dei processi.
Le organizzazioni si dovrebbero orientare sulla centralità
del valore che è prodotto, in ultima istanza, dai processi e
non sulla loro rigidità di apparato.
A questo proposito, ricordo anche la normativa ispiratrice
dell’URP, che risale a venti anni fa e che parlava degli uffici
di relazione con il pubblico come dei “sensori” dei biso-
gni dei cittadini per reingegnerizzare i processi in funzione
della creazione di valore.
I numeri e le statistiche denunciano un ritardo dell’Um-
bria. Un divario da colmare per non perdere il treno della
innovazione digitale. Ma tra tanti dati negativi, ci sono
segnali di speranza?
MoNTESPERELLI. Dentro il problema c’è anche la cura:
il segno di speranza sono proprio le nuove generazioni, i
“nativi digitali”, come qualcuno ha detto. Certo, siamo
a livello puramente di alfabetizzazione, ma l’alfabetiz-
zazione è requisito indispensabile per scrivere grandi ro-
manzi, quindi che già sappiano qualcosa è qualcosa di
molto importante. Pensiamo anche da dove siamo partiti.
Io, prima di passare all’Università, lavoravo nella pubbli-
ca amministrazione. In Regione, negli Anni Novanta, c’era
qualche dirigente che riteneva che il cellulare fosse uno
strumento del capitalismo americano e quindi che non si
dovesse usare.
Fuori i nomi...
MoNTESPERELLI. Si dice il peccato ma non il peccatore.
Pero, in ogni caso, credo che un po’ di passi avanti siano
stati fatti. Ma il vero balzo in avanti è affidato soprattutto
alle nuove generazioni. Noi siamo solo degli “immigrati”
nel mondo della digitalizzazione. Loro, i ragazzi nati negli
Anni Novanta, sono i nativi digitali. Debbo dire, pero, che
anche gli adulti, e perfino gli anziani, offrono degli ele-
menti di speranza. Per esempio, l’utilizzo della Rete trova
gli anziani, che superano i giovani almeno su un aspetto,
cioè quello della lettura dei quotidiani online. Sarà poco,
sarà che i giovani non amano i quotidiani in generale, ma
insomma questo è un elemento da considerare.
Secondo elemento di speranza: un tempo, la nostra socie-
tà regionale era molto coesa, era anche molto uniforme,
perché in gran parte coincidevano il sistema politico, il
sistema economico e il sistema sociale. Questi tre sistemi
venivano contemporaneamente innervati da rapporti di
fiducia che si basavano su relazioni interpersonali, cioè
su una dimensione che noi potremmo chiamare “pre-
ideologica” o “post-ideologica”: ci si incontrava e si de-
cideva in gran parte in Corso Vannucci (sembra di parlare
di due secoli fa ma era semplicemente qualche decennio
fa). Oggi la nostra società è andata fuori squadra. Si avver-
te dunque la necessità di una maggiore comunicazione,
che attraversi il nostro sistema locale. Ormai è chiaro che
la realtà ce lo impone: o noi cambiamo le cose o le cose
cambieranno noi.
Terzo elemento, anche qui molto di sfondo, ma non di-
rei così periferico: l’identificazione territoriale. L’influenza
della nostra civiltà comunale fa parte di noi, di ciascuno
di noi: il paesaggio, la piazza, la fontana descrivono chi
siamo. C’è una stretta relazione tra l’identificazione terri-
toriale e la partecipazione civica, compreso il dialogo fra
cittadino e pubblica amministrazione. È un legame forte.
Se viene meno l’identificazione territoriale, viene meno
anche la partecipazione civica. Questo ci dovrebbe portare
a dire che dovremmo cercare, nella nostra Umbria, di con-
trastare l’urbanistica casuale, la moltiplicazione di “non
luoghi”, la banalizzazione del paesaggio. Proprio perché,
in questa maniera, la partecipazione fra Istituzioni e citta-
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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
Montesperelli: …siamo a livello
puramente di alfabetizzazione,
ma l’alfabetizzazione è requisito
indispensabile per scrivere grandi
romanzi, quindi che già sappiano
qualcosa è qualcosa di molto
importante.
dini si rialimenta e puo rigenerarsi. E in questo la pubblica
amministrazione ha un ruolo importante, per riscoprire e
valorizzare la tradizione, anche utilizzando le nuove tec-
nologie, che anche da questo punto di vista sono stra-
tegiche. Non per una logica museale nel senso peggiore
del termine: la tradizione e la nostra identità collettiva e
personale, è soprattutto un’identità territoriale.
Quarto e ultimo punto: in realtà, tramite la Rete, si sta in-
crementando la partecipazione civica, sia quella in senso
tradizionale sia quella più peculiare della Rete stessa. Al-
cuni dati, in questo senso, sono confortanti, Certo, la ten-
denza ancora non ci puo assolutamente far dormire sugli
allori, perché gli allori sono ancora foglioline che devono
crescere, ma insomma, non è uno scenario puramente
drammatico.
Questa tendenza si ricollega, a mio avviso, ad un’altra an-
cora più generale, che riguarda, per l’appunto, il dialo-
go fra il cittadino e le istituzioni pubbliche nella nostra
Regione: è cresciuta anche in Umbria l’autonomia della
società civile, soprattutto nelle forme più organizzate.
Faccio riferimento all’associazionismo e alle varie forme
di volontariato. L’origine di questo fenomeno risale, an-
che nella nostra regione, alla stagione di Mani Pulite, che
pure ha semplicemente lambito la nostra regione e che ha
portato comunque a ricercare nella polis un altro tipo di
impegno, attraverso altri canali meno inquinati.
Oggi il successo evidente di questa maggiore autonomia
della società civile è determinato non dal fatto che il vo-
lontariato e l’associazionismo fanno la “crocerossina” del
sociale, perché non è affatto così, né che debbano fare le
supplenti del pubblico, e anche del for profit. In realtà mi
sembra che il ruolo strategico di queste forme sia nel te-
stimoniare la capacità di tenere insieme le relazioni, nella
vasta gamma di canali che possono utilizzare queste rela-
zioni, e l’interesse pubblico. Secondo delle logiche diverse
dal pubblico, ma con obiettivi comuni al pubblico.
Queste sono quattro ragioni, ma se ne possono indicare
molto altre, che ci stanno dicendo: la realtà fa pressione,
la strada è irreversibile.
Ma qual è, anche qui, la posta in gioco? Sono i tempi.
Corriamo il rischio di marciare in direzione giusta ma in
maniera troppo lenta e quindi di perdere il treno. Speria-
mo di no.
Internet, che non è un “non luogo”, diventa in-vece la piazza, il luogo dove tutti noi ci ricono-sciamo, un “non luogo” che però dobbiamo fre-quentare quotidianamente. Dottoressa Bianconi penso che sia opportuno che ci racconti qual-
cosa sul Portale della Trasparenza, un grande progetto molto importante per il nostro Paese.
BIANCoNI. È un progetto importante che nell’ultimo
anno ha avuto un’accelerazione, perché è un progetto che
Brunetta voleva nel 2009. Quando scrisse il decreto legi-
slativo, prevedette che ci fosse un luogo, appunto deno-
minato “Portale della Trasparenza”, dove tutte le ammini-
strazioni pubbliche dovessero pubblicare i loro piani della
performance, le loro relazioni, tutti i documenti relativi al
ciclo della performance, per permettere ai cittadini, a tutti
gli interessati, di conoscere esattamente i dati program-
matori, che adesso sono particolarmente intersecati tra di
loro perché nei piani della performance ci devono essere
obiettivi coerenti con quelli di bilancio.
L’obiettivo quindi è quello di far vedere come funziona
una pubblica amministrazione dal vertice concettuale del-
la sua attività e capire come programma le sue attività.
Il progetto è stato sviluppato dalla prima CIVIT, attualmen-
te ANAC, con il CNR. Questo è un altro buon segnale perché
è una pubblica amministrazione che si è rivolta a delle
competenze forti di un’altra pubblica amministrazione,
che è il CNR, nostro faro per le ricerche.
Il Portale della Trasparenza ha anche una sezione aperta
al pubblico, dove si possono andare a vedere tutti i docu-
menti sulla performance e anche le schede degli obiettivi
strategici collegati alle risorse di quelle pubbliche ammi-
nistrazioni che hanno inserito i loro dati.
Per ora ci siamo limitati, proprio perché è un progetto
sperimentale, molto grande e importante e non vogliamo
gravare ulteriormente sulle pubbliche amministrazioni,
che in questo momento sono particolarmente affannate
da tutti gli obblighi di pubblicazione.
Ma questo è solo un piccolissimo passo perché l’obiettivo
fondamentale è quello di avere una banca dati generale,
un portale della Pubblica Amministrazione italiana, dove
tutte le banche dati, e ce ne sono miriadi sparse in tutta
l’amministrazione pubblica, dialoghino tra di loro. Anzi,
non solo dialoghino ma diventino un luogo utile per i
funzionari pubblici e per i dirigenti.
A questo proposito vorrei proporre anche un’altra chiave
di lettura: è vero che il cittadino si sente “vessato” da-
gli obblighi che vengono dalla burocrazia, ma in questo
momento c’è uno sforzo enorme che stanno facendo le
pubbliche amministrazioni per rispondere agli obblighi
derivanti da adempimenti di altre amministrazioni.
Qual è allora l’obiettivo? “Semplificare”. È una parola ma-
gica. Pero, accade che ogni volta che in Italia la pronun-
ciamo poi ci complichiamo la vita con migliaia di prov-
vedimenti e di leggi. Dobbiamo sicuramente fare molto
di più su questo. Occorre lavorare sui comportamenti. Di
regole ne abbiamo tantissime. Troppe. Ma certo la strada
del dare fuoco alle leggi non è proprio quella che ha di-
mostrato di essere la più efficace.
Da quando abbiamo il gesto di quel ministro non è che
queste regole siano diminuite, anzi, sono aumentate. Per-
ché? Perché ogni volta che dobbiamo intervenire, poiché
siamo uno Stato di diritto, dobbiamo intervenire con le
regole.
Tuttavia occorre anche – e me ne faccio carico come diri-
gente pubblico, ed è un invito che rivolgo ai miei colleghi
– essere più coraggiosi.
Dobbiamo prenderci delle responsabilità. È importante il
rispetto della legge, è la base di ogni democrazia, ma fon-
damentalmente dobbiamo anche capire che ci sono delle
scelte da fare. Noi come ANAC rispondiamo ogni settimana
ai cittadini. Cerchiamo di rispondere, perché vorrei anche
farvi presente che la nostra è una Autorità molto sobria,
siamo venticinque persone in tutto, e cerchiamo di dialo-
gare con tutti quelli che ci pongono dei quesiti.
Calcolate che solo nell’ultimo anno, con l’entrata in vigore
della normativa anticorruzione sulla trasparenza, c’è stato
un aumento di richiesta di consultazione dell’Autorità del
mille per cento: siamo passati da 300 a 12mila richieste di
parere e di segnalazioni sull’applicazione della normativa.
Cerchiamo di far fronte a questo “assalto” e anche qui
spero che ci venga incontro la tecnologia perché stiamo
cambiando il nostro modo di organizzare le nostre attività.
Vorrei dire che “la necessità si fa virtù”. Ci siamo chiesti:
possiamo con gli strumenti tradizionali rispondere a que-
sta domanda di chiarezza e di supporto così forte che ar-
riva dalle amministrazioni? Sicuramente no, perché siamo
poche persone. Quindi dobbiamo utilizzare una tecnologia
diversa, attraverso un portale che consenta di segnalare,
di proporre quesiti e di rispondere velocemente alle am-
ministrazioni.
Questo per dire: è vero che è importante avere un suppor-
to di un’autorità regolatrice che risponda a tutte le do-
mande, ma bisogna anche scegliere la domanda. A volte
la domanda è “se il dato lo devo mettere nella subsezione
1 del mio sito o nella subsezione 2...” Ma ad un certo
punto si scelga! Sicuramente non è semplice, lo dico come
dirigente pubblico, anche per noi è difficile interpretare e
chiarire.
Pero non possiamo finire la nostra carriera citando Hob-
bes, ripetendo a noi stessi che l’unica passione della no-
stra vita è stata la paura. La passione deve essere invece
il servizio per il cittadino. Liberiamoci dunque da questo
atteggiamento. So che non è semplice. E so anche che in
tutto questo la formazione dovrà avere un ruolo fonda-
mentale.
Sono due gli aspetti: orientare i comportamenti, raffor-
28 29
Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
Ghezzi: Oggi, molto spesso, si dice
che la Pubblica Amministrazione
è arrivata al pdf. No, bisogna
andare oltre. Quello che conta
non è un documento, che prima
era carta: adesso quel documento
è diventato un’immagine
scannerizzata.
zando le competenze, attraverso una formazione mirata,
senza sprechi di denaro. Perché anche lì, con le formazio-
ni, poi se le risorse non vengono bene orientate, si spreca.
Poi, soprattutto, bisogna fare cogliere il vantaggio della
modifica dell’organizzazione per arrivare a essere attua-
li, attraverso la pubblicazione dei dati. Come osservava il
collega, se noi pubblichiamo i dati sovrapponendo una
modalità procedurale nuova alla vecchia, aumentiamo
tantissimo i costi e la burocrazia, affatichiamo le nostre
strutture, che si trovano magari a dovere invece che pro-
durre servizi per la popolazione, a produrre cose per altre
amministrazioni, togliendo energie e risorse utili ai citta-
dini.
In questo ambito l’Autorità, in cui in questo momento
presto la mia opera – e questo lo dico a me stessa, ovvia-
mente – deve svolgere un ruolo importante e assicurare
un supporto in questo senso.
Competenza e trasparenza: due parole “chiave” per riuscire a cambiare le cose.
GHEZZI. Il concetto di trasparenza, come abbiamo detto,
va stressato al massimo. Di recente, a Roma, si è svolta la
Giornata della legalità, dove abbiamo presentato questa
nostra enorme banca dati, costruita intorno ad un proget-
to di trasparenza. Mi ha colpito l’intervento di don Ciotti,
impegnato, come sapete, nella lotta alla criminalità, so-
prattutto quella mafiosa, che si sta infiltrando ovunque ci
siano affari e circoli denaro.
Don Ciotti ha detto che oggi è diventato di uso comune
associare trasparenza e legalità. In realtà lui ha pero sot-
tolineato un altro concetto, mettendo un accento: “Tra-
sparenza è legalità”. C’è un accento che fa la differenza. E
bisogna tenerlo sempre presente.
A febbraio sarà pronta la nuova visura delle Camere di
Commercio. È una visura che ha fatto un passo avanti,
non solo nella leggibilità, per cui c’è una copertina dove
si potranno, in un colpo solo, leggere tutti gli elementi
importanti di un’impresa. Ma la vera novità è che è stato
inserito un QR Code, un glifo che garantisce l’anticontraf-
fazione. Perché, come sappiamo, oggi è molto semplice
prendere un documento, anche in pdf, e poi modificarlo,
e spacciarlo per quello che non è.
Oggi, molto spesso, si dice che la Pubblica Amministrazio-
ne è arrivata al pdf. No, bisogna andare oltre. Quello che
conta non è un documento, che prima era carta: adesso
quel documento è diventato un’immagine scannerizza-
ta. Questo fa la differenza, bisogna cominciare a dare dati
perché possano essere utilizzati e integrati.
tale che chiunque possa dare suggerimenti su quell’argo-
mento specifico.
È chiaro che ci si scontra anche con un problema di com-
petenze. Ma c’è, su temi rilevanti, uno sforzo di comuni-
cazione e semplificazione. A questo proposito nel percor-
so dell’Agenda digitale, non abbiamo solo promosso una
consultazione pubblica online, ma siamo andati in giro
per l’Università, nelle associazioni di categoria, a fare de-
gli incontri per spiegare che cosa stavamo facendo, quale
era lo spirito, quali i temi su cui si poteva dire la propria,
spiegando che non era importante capire di tecnologia,
quanto di quali problematiche potevano essere affrontate.
Quindi va cambiato l’approccio. Non basta la trasparenza.
Gli open data partono dal pubblicare che cosa fa la pub-
blica amministrazione, ma hanno un valore che va molto
oltre perché con quei dati posso poi promuovere veri ser-
vizi.
Oggi sono stati riportati degli ottimi esempi di efficien-
za. E io conosco tantissimi di ottimi esempi di aumento
di efficienza nella PA. Ma abbiamo la necessità anche di
occuparci di come i servizi della pubblica amministrazione
sono percepiti all’esterno.
Quindi uno dei cardini dei progetti, che sono stati sele-
zionati per l’Agenda digitale, è quello di ridisegnarli dal
punto di vista dell’utente.
Con un termine complicato, si puo parlare di co-design:
vanno rivisti con la collaborazione dell’utente per capire
effettivamente qual è l’esigenza più importante da sod-
disfare.
Ci sono dei dati molto interessanti nella ricerca del Politec-
nico: come Agenda digitale stiamo finanziando i Comuni
per 1 milione di euro per interventi meramente organiz-
zativi. I Comuni, con questi soldi, non possono comprare
né software né hardware, ma devono riflettere sul modo
in cui lavorano per cambiare e portare online lo Sportello
unico delle attività produttive e dell’edilizia. La legge 8
punta sul SUAP come strumento importante.
Lo sforzo che abbiamo chiesto ai Comuni è quello di la-
vorare insieme, utilizzare questi soldi per cambiare il loro
30 31
Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
C’è un emendamento, nell’ultima legge di stabilità, il
nuovo decreto a favore dell’Italia, dove è stata inserita la
traduzione della visura camerale in inglese. Questa è una
grande innovazione che l’ente camerale ha sostenuto con
convinzione. Prima il presidente Mencaroni ha accenna-
to al tema cruciale dell’export. Teniamo presente che noi
siamo un Paese molto particolare, con ben 6 milioni di
imprese. Ma parliamo di imprese piccolissime, spesso di
ditte individuali.
Marchionne, quando è in giro per il mondo, non ha bi-
sogno di dire che cosa fa: la FIAT la conoscono tutti. Ma
pensate quando un piccolo imprenditore con altissima
professionalità specifica di un prodotto o di una tecno-
logia, deve andare all’estero. Come fa a spiegare chi è e
cosa fa? È il Registro delle imprese che lo aiuta a spiegare
la sua impresa.
Per cui il Registro delle imprese è sopravvissuto non perché
c’è una legge che impone che bisogna andare dal nota-
io per fare un’iscrizione: è sopravvissuto ed ha un valore
proprio perché serve alle imprese, perché di leggi ce ne
sono, tantissime disattese. Una legge invece diventa buo-
na quando serve.
Ricordiamoci che prima il Registro delle imprese era custo-
dito presso i tribunali. Si andava là, ma non era consulta-
bile da nessuno: se si voleva sapere qualcosa ci si doveva
rivolgere a un tribunale, dove ancora oggi sono pieni di
carta. Quindi la forza è stata quella di darlo alle Camere
di Commercio, non perché lo tenessero per conto dei notai
o dei commercialisti, ma perché servisse a chi è dall’altra
parte.
Un tempo, un piccolo imprenditore, per esempio, un fa-
legname, comprava il legno da un altro imprenditore che
viveva accanto a lui e che lui conosceva. Si fidava perché
sapeva con chi aveva a che fare. Oggi, con la globalizza-
zione, per stare nei costi, quell’imprenditore deve fare
delle transazioni. E i suoi fornitori spesso vivono dall’altra
parte dell’oceano. Se non avesse strumenti come questo
per verificare che la persona con cui sta parlando esiste
veramente, sarebbe nei guai.
Abbiamo parlato dei ritardi dell’Agenda Digita-le. Quali sono le azioni più urgenti per recupe-rare terreno?
GENTILI. Il concetto di “Open-Gov”, anche in questo
caso, è quello di cambiare il rapporto con la pubblica am-
ministrazione, andando oltre anche quello della traspa-
renza, modificando il modo in cui dialogano le politiche
pubbliche. Il che certo non vuol dire togliere valore alle
forme classiche di partecipazione che abbiamo in piedi,
come il Tavolo dell’Alleanza, ma prevedere ulteriori forme
di consultazione pubblica.
In questo senso, l’Agenda digitale è stata un’esperienza
pilota, che altri uffici della Regione, in altri ambiti lonta-
ni da quello digitale, altre stanno seguendo cercando di
aprire sempre di più la consultazione prima di decidere in
maniera allargata.
La Regione ha anche uno spazio, nato per volontà del-
la presidente Marini, denominato “E-democracy”, in cui
qualsiasi documento della programmazione che viene di-
scusso con gli stakeholders viene messo sul sito, in modo
Gentili: È partito il riordino delle società in house. Non stiamo solo semplificando, stiamo riorganizzando…
Purtroppo poi, in generale, le risorse destinate alla formazione
e alla comunicazione vengono tagliate.
32 33
Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
modo di organizzarsi, rivolgersi alla loro utenza. E alcune
amministrazioni hanno già cominciato a fare incontri, per
esempio, con i commercialisti per capire come migliorare
il rapporto.
In questo senso, il problema non è tanto pensare al di-
gitale come sostitutivo di qualsiasi altro rapporto. Prima
ho detto che siamo andati a incontrare le persone fisica-
mente. Questo è importante, ma il problema è di che cosa
ragioniamo.
Le ricerche del Politecnico, per esempio, ci dicono che il
problema dello sportello unico, quello che viene richiesto
dalle imprese, non è tanto che la procedura si accorci da
dieci a sette giorni; il problema è tutto il tempo che loro
passano prima per capire come devono presentare quella
pratica, a chi la devono presentare...
Tutto questo è assolutamente esterno a come lavora l’uffi-
cio internamente ed è anche molto complicato perché non
coinvolge solo la Regione o solo il Comune. Noi abbiamo
fatto un grosso lavoro sui testi unici per chiarire queste
norme, ma il problema è che comunque il Comune si deve
interfacciare con enti diversi, come ad esempio la Sovrin-
tendenza.
Come si puo allora lavorare insieme? La Regione si è as-
sunta questo ruolo, di cercare di far “fare rete”, di mettere
a sistema un insieme di soggetti, con la prospettiva del
servizio all’utente. Si fa questo andando anche a inter-
pellare – e il percorso è in atto – anche chi usa questi
servizi, perché dall’interno noi non abbiamo la possibilità
di capire, per esempio, nell’edilizia, che il problema prin-
cipale è: ma a chi mi devo rivolgere? Come faccio a sce-
gliere l’ingegnere? Chiaramente, non è l’Ente pubblico che
sceglie l’ingegnere, pero c’è un problema che le persone,
per quanto informate, devono risolvere.
Questo era il senso della vecchia legge 150 che ora si è
un po’ smarrito. Ma ora l’Agenda digitale rimette un’al-
tra volta al centro questa necessità. E da qui il problema
di quali competenze servono per effettuare questo tipo
di lavoro, perché non sono assolutamente le competenze
amministrative. Io posso essere bravissimo nell’interpre-
tazione del testo unico, ma qui ho un problema di rela-
zione con l’utente, di ripensare e ridisegnare i processi.
Noi che cosa abbiamo fatto? Sul digitale stiamo sperimen-
tando direttamente queste tecniche. Tanto è vero che in
sei mesi dalla partenza del progetto è stata completata la
riorganizzazione della Regione, accentrando tutte le fun-
zioni dell’informatica in alcune strutture. E il numero dei
dirigenti regionali è sceso da da cento a sessanta. Adesso
ci sono tre strutture che si occupano di digitale in ma-
niera accentrata e coordinata. È partito il riordino delle
Mencaroni: La trasparenza è importante
anche per questo. Per capire i problemi che hanno di fronte le amministrazioni
pubbliche, dai Comuni allo Stato.
società in house. Non stiamo solo semplificando, stiamo
riorganizzando. È molto di più, è giusto che si sappia. La
comunicazione, in questo senso, è strategica. Purtroppo
poi, in generale, le risorse destinate alla formazione e alla
comunicazione vengono tagliate.
Mancano risorse. La Camera di Commercio, og-getto di richieste che arrivano da più parti, ne sa qualcosa...
MENCARoNI. L’ultima richiesta: l’ICE è stato rivisitato,
l’ICE è resuscitato. Quindi è stata ricostruita la struttura
dell’agenzia per la promozione e la internazionalizzazione
delle imprese italiane all’estero. I soldi sono stati chiesti
al sistema camerale: 30 milioni di euro per mantenere in
piedi l’ICE. Credo che forse sarebbe stato molto più sempli-
ce inviare i soggetti ex ICE presso le Camere di Commercio
e portare avanti il progetto per l’internazionalizzazione.
Diro di più, a proposito di spesa: nella legge di stabilità è
stata inserita una richiesta per il ripianamento dei debiti
dei consorzi fidi. La cifra, ridotta rispetto alle richieste ori-
ginali, prevede comunque 50 milioni nel 2014, 75 milioni
nel 2015, 100 milioni nel 2016, da versare ai 107 consorzi
fidi controllati dalla Banca d’Italia. In questo caso, è un
esempio, ritorna una spinta lobbistica: non è l’Italia che
lo chiede o le Camere di Commercio oppure le imprese, ma
è ABI insieme a una sigla imprenditoriale che ha interesse
a sistemare le proprie cose.
La trasparenza è importante anche per questo. Per capire i
problemi che hanno di fronte le amministrazioni pubbli-
che, dai Comuni allo Stato.
Mi piace parlare di un aspetto importante della candida-
tura di Perugia a Città Europea della Cultura. Non se ne
parla molto ma il soggetto che ha messo in campo lo sfor-
zo economico più importante è la Camera di Commercio.
Questo vuol dire che gli imprenditori, attraverso il sistema
camerale, hanno creduto nella candidatura di Perugia e
l’hanno vista come un asset strategico per quello che potrà
essere lo sviluppo della nostra città. Così, per la prima vol-
ta, le istituzioni si sono messe insieme per presentare dei
progetti di crescita della città, il disegno di uno sviluppo
futuro di Perugia. Ma ora è importante soprattutto remare
tutti dalla stessa parte.
È bello e importante quello che dice don Ciotti quando ri-
corda che “trasparenza è legalità”. Soprattutto nella pub-
blica amministrazione che deve far conoscere ai cittadini
quello che fa e come lo fa.
La Camera di Commercio paga i propri fornitori massimo
a venticinque giorni. Oggi il dramma è che molte impre-
se, che una volta fallivano per debiti, rischino invece di
chiudere o fallire per crediti. Se ne parla ancora troppo
poco. Verso chi sono questi crediti? È un tema sul quale la
trasparenza deve essere massima.
La Camera di Commercio su questo tema ha promosso
azioni decise, per esempio mettendo a disposizione una
cifra importante sullo “sblocca-
crediti” o attraverso un accordo
con Unicredit.
Le iniziative che possiamo pro-
muovere sono diverse. Siamo stati
fra i primi a puntare, insieme alle
Camere di Reggio Emilia e Crotone,
sulla legalità e la trasparenza come
politiche strategiche per la salva-
guardia del territorio a difesa delle
imprese sane.
Siamo sempre stati rispettosi dei
termini, al di là di quello che im-
ponga la legge, in merito ai bandi, alle consulenze, alle
prestazioni, ai compensi. In quest’ultimo caso, abbiamo
rispettato perfettamente la data che ci è stata imposta,
nel compenso degli amministratori, con quello che sono
gettoni di presenza e tutto quanto ne consegue, per cui
tutte le informazioni sono accessibili ai cittadini.
Siamo stati anche tra le prime Camere italiane a sotto-
scrivere un protocollo d’intesa con la Prefettura, per stare
vicino a tutti quei soggetti che si trovano in difficoltà eco-
nomica e quindi a rischio di racket o di usura. Abbiamo
firmato accordi specifici con le Forze dell’ordine e met-
tiamo a disposizione gratuitamente tutti i nostri dati per
qualunque tipo di indagine.
Avremo a breve il rinnovo del Consiglio, e quindi della
Giunta e della Presidenza camerale: daremo a tutte le as-
sociazioni la possibilità di accedere al servizio che ci viene
offerto da InfoCamere, gratuitamente.
A febbraio 2014 partirà lo Sportello per la
legalità. Questo è un altro traguardo da rag-
giungere al quale tenevamo fortemente. Allo
Sportello si potranno rivolgere tutti quei cit-
tadini che hanno la sensazione, o l’impres-
sione, o la certezza di essere in difficoltà, dal
punto di vista economico, e quindi, come di-
cevo prima, a rischio di racket e di usura.
Non bisogna sottovalutare nessun segnale:
in molti casi, quello che non sembra, a volte,
invece è. Mi riferisco alla vicenda di Reggio
Emilia, una realtà del nord Italia che aveva
infiltrazioni mafiose all’interno del sistema
imprenditoriale. Sembrava impossibile, ep-
pure è accaduto.
Ma grazie alla trasparenza ed al lavoro di
squadra delle istituzioni e del mondo delle
imprese quel fenomeno è stato combattuto
con successo.
L’importante è non far cadere l’attenzione.
Non dobbiamo stancarci di lavorare per la
trasparenza. Anche quando, paradossalmen-
te, ci danneggia. Come, per esempio per le
statistiche che riguardano i morti per droga.
A Perugia si diagnostica esattamente per che
cosa è morto il soggetto e sul referto medi-
co si scrive: “morto per overdose di sostan-
ze stupefacenti”. In molte altre parti d’Italia
si diagnostica solo la “morte naturale”. Così
alcune graduatorie danneggiano l’immagine
della città e anche la nostra economia.
Ma la chiarezza e la condivisione devono co-
munque guidare gli atti pubblici che devo-
no essere messi a disposizione dei cittadini.
E l’innovazione digitale puo essere un fon-
damentale strumento di crescita economica
oltre che di modernizzazione. La trasparenza
deve essere la stella polare che ogni pubblica
amministrazione deve seguire per non perde-
re contatto con i cittadini.
34 35
Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino
Premi, raccomandazioni, semplificazione legislativa. Così l’Unione europea tenta di rispondere all’esigenza di un mi-gliore, più diretto, rapido e trasparente rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini.
Ovviamente Bruxelles non ha poteri diretti per dire come il singolo comune deve collaborare con i cittadini, ma lavora su vari fronti. Il primo, quello sul quale può intervenire diret-tamente, è quello del riordino delle normative comunitarie. In una comunicazione del due ottobre 2013 la Commissione ha fatto il punto sul programma “Regulatory Fitness and Per-formance” (REFIT), che ha per obiettivo di dare una risposta al problema più volte e da più parti denunciato che la rego-lazione comunitaria “pone troppe norme che soffocano le imprese, in particolare quelle più piccole”, scrive lo stesso esecutivo comunitario. Dunque, rivendicano i funzionari eu-ropei, si è avviato un programma di revisione e “dal 2005 la Commissione ha approvato 660 iniziative che puntano alla semplificazione” legislativa e “oltre 5.590 atti legislati-vi sono stati abrogati”. E questo lavoro continua, con nuovi obiettivi che vengono fissati anno per anno, in un lavoro “che si programma strada facendo”.
Però, ammonisce la comunicazione di ottobre 2013 “la Com-missione non può raggiungere gli obiettivi senza una stretta collaborazione con le altre Istituzioni e con gli Stati membri”. Il tentativo è dunque di aggiungere a normative più agili an-che uno stimolo alle pubbliche amministrazioni perché am-modernino sempre più i loro servizi. Questo lo si fa sia mo-nitorando e diffondendo le best practices sia premiando chi fa di più. Esiste un premio che si chiama proprio “European Prize for Innovation in Public Administration”, che nel 2013 ha donato 100.000 euro ciascuno ai nove progetti vincitori (nessuno italiano). Anche il vice presidente della Commissio-ne con delega all’Industria, Antonio Tajani, ha annunciato la nascita dell’innovativo premio battezzato “Public Procu-rement of Innovation Award”, il cui obiettivo è di “dare un riconoscimento alle pratiche di successo in materia di appalti pubblici che sono state utilizzate per l’acquisto di prodotti o servizi innovativi, efficaci e più efficienti”. La scadenza delle iscrizione è alla fine di marzo 2014.
NoTIZIE DALL’EURoPAdi Lorenzo Robustelli
Mencaroni: Ma la chiarezza e la condivisione
devono comunque guidare gli atti pubblici
che devono essere messi a disposizione dei
cittadini. E l’innovazione digitale può essere un
fondamentale strumento di crescita economica
oltre che di modernizzazione.
Ricordo ancora quando nei primi anni del
2000 dialogando con mia figlia sull’esame di
diritto amministrativo che avrebbe sostenuto
a breve, discutevamo sulle parole “sburocra-
tizzazione” e “semplificazione amministra-
tiva”. Parole difficili non solo da pronun-
ciare, ma da attuare. Ripercorrendo le orme
di un mio vecchio professore che, per farmi
comprendere la materia ricorreva agli esem-
pi, spiegai il lungo percorso per avviare un’
azienda, le numerose carte per aprire le at-
tività commerciale, o semplicemente, il pe-
riodo d’attesa per ottenere il cambio di resi-
denza. Testimonianze del difficile rapporto tra
cittadini e/o imprese con l’amministrazione.
Nel 2000 inizia per il Paese un importan-
te processo culturale di ammodernamento e
Economia&Territorio
36 37
PA e Marketingdi Mauro Loy*
“il costo della
burocrazia per
le imprese è
di 61 miliardi
di euro: se
riuscissimo
a ridurlo del
25% avremo
un aumento
del pil dell’1,7%”
(On. Catricalà)
da cittadino, da imprenditore e non da ultimo,
da consulente per lo sviluppo delle imprese, vivo
il bisogno di un’amministrazione che non solo sia
“il” servizio, ma soprattutto sia “al” servizio degli
utenti. È strano come una preposizione articolata
possa cambiare il significato di una parola, ma la
situazione economica e sociale del Paese impone,
oggi più che mai, una cultura del servizio, orien-
tata “all’accompagnamento” degli utenti e fon-
data su risposte chiare e certe, in tempi rapidi. Un
messaggio forte e determinato quest’ultimo, che
proviene dai cittadini, quando per mesi - se non
per anni - aspettano risposte su un contenzio-
so con lo stato o con una delle aziende control-
late. Ma che viene anche dallo stato stesso, che
afferma: “il costo della burocrazia per le imprese
è di 61 miliardi di euro: se riuscissimo a ridurlo
del 25% avremo un aumento del pil dell’1,7%”
(maggio 2013, Sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri, On. Catricalà). Quel mes-
saggio arriva infine dalle imprese che tra comu-
nicazioni varie, registri, adempimenti e controlli
perdono fino a 100 giorni di attività lavorativa.
Ebbene, se sburocratizzazione e semplificazione
sono funzionali a quella “trasparenza” tanto in-
vocata che, oggi, grazie anche alle nuove tecno-
logie e al loro diffuso utilizzo, è l’emblema di una
“politica del controllo” degli amministratori da
100informatizzazione, volto a rendere la PA più
efficace, efficiente e trasparente. Un proces-
so che, a 14 anni dal suo inizio, sembra non
aver ancora raggiunto la piena affermazione
e, soprattutto la stessa velocità di innovazio-
ne della “società digitale”. Oggi come allora
parte degli amministrati, più che un facilitatore
della relazione tra le parti, non è più procrasti-
nabile il salto culturale verso una reale vicinan-
za ai cittadini e alle imprese. Una vicinanza che
si traduce sì in un’avanguardia tecnologica, ma,
ancora prima, in una logica di servizio orienta-
…le imprese che tra comunicazioni varie,
registri, adempimenti e controlli perdono
fino a 100 giorni di attività lavorativa.
Economia&Territorio PA e Marketing
38 39
La multinazionale Gartner dichiara che “il 2014
sarà l’anno della digitalizzazione della PA: gli enti
pubblici sono chiamati a trasformarsi in “aziende”
digitali per ridurre i costi e migliorare l’erogazione
di servizi al cittadino. Ricorreranno sempre più a
cloud, outsourcing dei servizi, open data e nuove
competenze nella business intelligence”.
ta al “mercato”. È dai bisogni dei cittadini e
delle imprese che si definiscono le politiche.
È dalle difficoltà degli stessi che si ottimizza o
si attiva un processo/servizio. È dalle esigen-
ze manifeste che la Pubblica Amministrazione
puo assolvere al proprio ruolo di “guida” del-
la società. Non solo. È costruendo una reale
rete tra le singole PA che si crea un sistema
intelligente, fluido e capace di dare vita a re-
lazioni che intercorrono fra le singole parti e
che sono davvero “al” servizio del cittadino.
Una rivoluzione culturale, quindi, capace di
stravolgere l’attuale sistema di “dispersione”
che viviamo nei comuni, nelle regioni e nei
ministeri che sia capace di chiarire più che
confondere e di fornire soluzioni più che cre-
are problemi. E se le nuove tecnologie pos-
sono rigenerare la relazione tra amministrati
e amministratori semplificando l’accesso alle
informazioni, alla normativa, agli uffici com-
petenti, alla tempistica, dall’altro lato non si
puo non parlare dei funzionari delle PA. Se
un servizio è per sua natura immateriale e
intangibile, il personale che opera nelle am-
ministrazioni centrali quanto periferiche è lo
“strumento” attraverso cui il servizio si mani-
festa. Nella “rivoluzione del servizio pubbli-
co” pertanto sono gli stessi funzionari i pro-
tagonisti del nuovo modello di business. Sono
loro chiamati a comprendere le problemati-
che degli utenti, ad agevolare le procedure e
a intervenire in favore degli amministrati per
risolvere le problematiche. Sono loro, inol-
tre, quelli chiamati a relazionare i decisori
Il Paese si trova
davanti a una
grande sfida
chiamata “Agenda Digitale” che vede
nell’immediato tre
priorità: l’identità
digitale, l’anagrafe
dei residenti
e la fatturazione
elettronica.
sui disagi e sulle innovazioni da apportare
ai servizi, dando vita, così, a una comunica-
zione circolare; ed è in questa complicità tra
amministrazione e utenti che questi ultimi
escono dal ruolo passivo e contribuiscono at-
tivamente alla definizione dei miglioramento
dei servizi e, più in generale, la soluzione dei
problemi di interesse generale.
In questo scenario si inserisce il tema della
formazione e dell’aggiornamento professio-
nale che non deve guardare solo a ridurre il
digital divide o le barriere linguistiche, ma a
creare esperti dei diversi processi che usufru-
iscono delle nuove tecnologie per accelerare
le procedure, riducendo così la distanza con
l’utente finale.
Innovare e parlare di e-government non si-
gnifica semplicemente dotare gli uffici di
dispositivi e infrastrutture di ultima genera-
zione, bensì compiere quella naturale evo-
luzione che riguarda in primis un cambio di
mentalità e, in secondo luogo, una ristruttu-
razione del modello di business.
La multinazionale Gartner dichiara che “il
2014 sarà l’anno della digitalizzazione del-
la PA: gli enti pubblici sono chiamati a tra-
sformarsi in “aziende” digitali per ridurre i
costi e migliorare l’erogazione di servizi al
cittadino. Ricorreranno sempre più a cloud,
outsourcing dei servizi, open data e nuove
competenze nella business intelligence”.
Ottime prospettive, ma se si pensa alla com-
plessità delle normative e delle linee guida
che disciplinano questo passaggio epocale,
alla riduzione della spesa ICT della PA centrale e locale che nel qua-
driennio 2007-2013 ha avuto un declino annuo prossimo ai 3 punti
percentuali, nonché agli esordi dell’informatizzazione delle PA non ri-
esco a immaginare tale prospettiva. Ne è esempio il caso delle “cartelle
pazze” avvenuto nel 1998, in cui l’allora ministero delle Finanze invio
milioni di cartelle esattoriali sbagliate con gravi problemi ai contri-
buenti italiani. Oggi, bisogna comprendere che dietro all’automatiz-
zazione c’è sempre bisogno di un sviluppo ragionato e, soprattutto, di
non fermare lo sviluppo.
Benvenuta digitalizzazione, ma sempre “cum grano salis”.
Il Paese si trova davanti a una grande sfida chiamata “Agenda Digi-
tale” che vede nell’immediato tre priorità: l’identità digitale, l’ana-
grafe dei residenti e la fatturazione elettronica. Iniziative importanti
che vanno verso una maggiore efficienza e un valore aggiunto delle
PA che dovranno essere corroborate da azioni legislative votate alla
responsabilità e al rispetto della “res publica”, con una maggiore etica
e attenzione per il “bene comune”.
La PA sta combattendo una sorta di battaglia contro se stessa dove da
un lato segue il faro dell’innovazione e, dall’altro, è bloccata dalla
zavorra della macchina amministrativa. Per superare e vincere tutto
questo c’è bisogno di creare nuovi rapporti, nuove intese e nuove col-
laborazioni che la portino a essere, davvero “al” servizio del cittadino.
[*Marketing manager Methos]
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Economia&Territorio
Se le pagine dei libri potessero trasmettere
fragranze, sfogliando il volume Di forno in
forno saremmo inebriati dai profumi unici ed
inconfondibili di pane appena sfornato, di
torta di pasqua fumante, di succulento tor-
colo di San Costanzo o di gustosi maritozzi…
Profumi che solo i laboratori dei fornai sanno
regalare a chi, di buon mattino, ha l’occasio-
ne di passarci davanti!!
E se questo stesso libro potes-
se “parlare”, si sentirebbero le
voci di 500 bambini di terza
elementare intenti a mescola-
re, con impegno e buona vo-
lontà, acqua, lievito e farina;
le loro esclamazioni di stupore
nello scoprire le forme curiose
ed inaspettate che l’impasto
assume a contatto con il calore
del forno.
Mani abili nel creare, prodotti
da forno artigianali, tradizio-
ni locali e la fantasia e l’en-
tusiasmo dei bambini: questi
gli ingredienti della recente
pubblicazione Di forno in for-
no, primo compendio di un
percorso progettuale pluriennale che la Ca-
mera di Commercio di Perugia, attraverso la
sua Azienda Speciale Promocamera, continua
a sviluppare nei confronti della panificazione
artigianale.
L’intento, ampio e diversificato, è quello di
contribuire alla riscoperta della professione
del fornaio, antica e ricca di connessioni cul-
turali, esaltando al contempo le caratteristi-
che di genuinità delle sue produzioni, quasi
sempre ispirate ad abitudini popolari che si
perdono nel tempo passato.
Un lavoro che assurge ad arte preziosa, capace
di conservare una propria ben definita iden-
tità di fronte al mutare dei tempi, grazie alla
semplicità degli ingredienti utilizzati, pochi e
genuini, e per i saperi, autentici e facilmen-
te riconoscibili, tramandati di padre in figlio,
quasi come una dote preziosa.
Depositari di un patrimonio di sapori, gli ar-
tigiani panificatori sono da sempre in grado
di ricondurre nei loro prodotti il riflesso del
proprio territorio e delle sue specifiche tradi-
zioni, tanto che la propria produzione diviene
fortemente rappresentativa di singoli luoghi
e naturalmente identificativa del sopraggiun-
gere dei più tipici momenti dell’anno.
Se infatti prendiamo una pagnotta di pane,
solo guardandone la forma, il colore della
crosta o l’alveolatura della mollica, riusciamo
ad individuarne con certezza la zona di pro-
venienza.
Le botteghe dei fornai sanno poi scandire i
periodi dell’anno tramite un particolare ca-
lendario nel quale il tempo cronologico si
fonde con la sacralità delle feste religiose
(dalla torta di pasqua ai dolci dedicati ai San-
ti come il torcolo di San Costanzo o le frittelle
di San Giuseppe) e con gli appuntamenti ri-
correnti caratterizzanti la tradizione popolare
e sociale (come gli strufoli o la ciaramicola).
Di forno in forno raccoglie proprio alcune di
queste preparazioni artigianali, proponendo-
ne le ricette, arricchite dai consigli di maestri
panificatori, e le storie e curiosità ad esse col-
legate: così tra le righe leggiamo come fosse
noto di quanto San Francesco d’Assisi amasse
i mostaccioli (dolcetti a base di mosto pre-
parati quindi solo nel periodo di ottobre e
novembre) a tal punto da riceverli in dono
proprio in punto di morte dalla nobildonna
Di forno in fornodi Simonetta Sinigrilli
di fornoin forno
VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEI PRODOTTI DA FORNO DELLA TRADIZIONE UMBRA
Promocamera - Azienda SpecialeCamera di Commercio di Perugia
Via Cacciatori delle Alpi n. 42 - 06121 Perugia075.9660589 - 639
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La copertina della pubblicazione (Futura Edizioni).
E se questo stesso libro potesse
“parlare”, si sentirebbero le
voci di 500 bambini di terza
elementare intenti a mescolare, con impegno e buona volontà,
acqua, lievito e farina…
Jacopa da Sottesoli! O ancora che il maritozzo,
dolce a metà strada tra un panino e una brio-
che, veda delle vere e proprie dispute “dot-
trinali” intorno all’origine del suo nome: i
più romantici fanno riferimento al dono bene
augurante che il fidanzato, ovvero il “quasi
marito”, appunto il maritozzo, faceva alla
promessa sposa nascondendo nella “pancia”
della dolce pagnottella un piccolo gioiello;
secondo altri invece l’appellativo originereb-
be dall’uso di donare questo dolce in occa-
Economia&Territorio Di forno in forno
42 43
Le pagine sono poi impreziosite
da una selezione di disegni, storie, filastrocche, racconti realizzati dai
bambini delle terze classi delle scuole
primarie del Comune di Perugia…
sione dei “maritaggi”, ovvero dei matrimoni.
E c’è anche chi ritiene che il nome derivi dal
fatto che durante la lievitazione i maritozzi
arrivino a toccarsi l’uno con l’altro, dunque
a “maritarsi”!
Le pagine sono poi impreziosite da una sele-
zione di disegni, storie, filastrocche, racconti
realizzati dai bambini delle terze classi delle
scuole primarie del Comune di Perugia che,
partecipando al concorso didattico loro pro-
posto dalla Camera di Commercio nell’ambi-
to della prima edizione del progetto, hanno
approfondito, sotto la guida delle proprie
insegnanti, le tradizioni locali ed i processi
artigianali di produzione legati all’arte pani-
ficatoria.
Un coinvolgimento, quello delle nuove gene-
razioni, che sarà ripetuto anche nella prossi-
ma annualità con riferimento all’intera pro-
vincia di Perugia, e che rappresenta l’altra
anima del percorso progettuale: l’auspicio è
quello di fornire un piccolo apporto nell’ac-
compagnare i bambini verso la conquista di
un atteggiamento cosciente e positivo nei
confronti degli alimenti, così da permettere
loro, futuri adulti, di praticare le giuste scelte
per il proprio benessere a tavola, allontanan-
do i falsi pregiudizi e gli allentanti e perico-
losi inviti che troppo spesso il mondo esterno
suggerisce.
L’augurio è quindi che con questa pubblica-
zione si riesca a contribuire a suscitare nuova
curiosità intorno al mestiere del fornaio e ai
suoi prodotti, nella consapevolezza di come il
cibo, specie se genuino e intriso di tradizione,
costituisca un vero e proprio mezzo di comu-
nicazione e di scambio con la realtà esterna,
capace di veicolare non solo conoscenze e
contenuti nutrizionali, ma anche e soprattut-
to storie, affetti, emozioni e legami.
Disegno degli alunni della Scuola Falcone e Borsellino, III A.
soprattutto di favorire lo sviluppo di percorsi
turistico-culturali legati al cioccolato in tutti i
distretti, sviluppando delle azioni e delle me-
todologie orientate al miglioramento di una
offerta turistica di qualità.
Una candidatura che richiama il link fra le
imprese artigiane umbre che rappresenta-
no il cuore del progetto Distretto del Cioc-
colato, elaborato nel 2009 dalla Camera di
Commercio di Perugia, con la partecipazione
delle associazioni artigiane Confartigianato e
Cna. Un polo a suo tempo concepito con l’o-
biettivo prioritario di favorire la crescita del
comparto e rafforzare una identità comune,
Economia&Territorio
44 45
Non solo olio e vino: nel paniere dei pro-
dotti rappresentativi dell’Umbria c’è anche
il cioccolato. Una produzione artigianale di
qualità, che rende protagonista il Cuore Ver-
de nella candidatura al Consiglio d’Europa di
Strasburgo dell’itinerario culturale “Le vie del
cioccolato”. Un nuovo percorso a tema, con
la realizzazione di rotte turistiche, iniziative
culturali, laboratori formativi, musei e strut-
ture dedicate, che andrebbe ad aggiungersi
ai 23 finora riconosciuti dall’Istituto europeo,
con potenziali risvolti economici per i territori
coinvolti. Un progetto, partito da Perugia, che
vede come capofila Unioncamere Umbria in
collaborazione con la Regione dell’Umbria e
di Fine Chocolate Organization, il movimento
dei cioccolatieri artigiani, una associazione
che raccoglie oltre 80 imprese del settore di
tutta la penisola.
Con una lunga tradizione alle spalle, le realtà
di Perugia e Terni si inseriscono a pieno titolo
accanto a quelle di Ragusa, Cuneo e Torino,
le altre città italiane che vantano una produ-
zione storica d’eccellenza in questo settore
dolciario. Cio che accomuna l’itinerario, che
coinvolge ben sette Paesi del Vecchio con-
tinente, è che i territori interessati rappre-
sentano distretti dove l’arte cioccolatiera ha
sempre puntato a mantenere nella produzio-
ne criteri qualitativi, storici e culturali. Par-
liamo quindi di Austria, Belgio, Francia, Lus-
semburgo, Regno Unito e Spagna. Il cioccolato
Le vie del cioccolatodi Maria Mazzoli
come filo conduttore di percorsi che si snode-
ranno dal Sud al Nord dell’Europa. Da Modica,
in provincia di Ragusa, la via del cioccolato
tocca, Terni e Perugia per poi arrivare prima
a Cuneo e poi a Torino. Dall’Italia fa un balzo
in direzione di Vienna per poi deviare verso
le città spagnole di Barcellona, Alicante e Sa-
ragozza. Dalla Spagna alla Francia: prima Ba-
yonne nella regione dei Pirenei e poi Parigi.
Quindi il Lussemburgo, Bruxelles e Bruges per
poi giungere a Londra.
Un “itinerario al cioccolato” lungo grandi
città d’arte, borghi medievali, città baroc-
che, monasteri e abbazie, che attraverse-
rà anche paesaggi dimenticati. Un “dolce”
viaggio per riscoprire i nostri territori e le
antiche vie percorse dai primi cittadini euro-
pei evidenziando quindi, in modo concreto,
i valori fondamentali del Consiglio d’Europa:
diritti umani, democrazia culturale, diversi-
tà e identità culturali europee, dialogo,
scambio e arricchimento reciproco al di là
dei confini e dei secoli.
Un progetto che al tempo stesso si pone tra
gli obiettivi la definizione di buone regole e
pratiche per la conservazione, valorizzazione
e mantenimento delle tecniche tradizionali
di produzione del cioccolato; di sviluppare
incontri educativi e culturali per organizza-
re gli scambi in vista di una migliore cono-
scenza della diffusione del cioccolato e della
sua importanza nella cultura europea, ma
nonché di sviluppare un immediato e preciso
riconoscimento tra prodotto e territorio. Una
rete di cioccolatieri che si integra con tutte
le realtà del settore presenti in Umbria (circa
120 tra produzione e packaging). Un tessuto
di piccole aziende e laboratori artigianali che
assicurano un prodotto genuino di elevata
qualità, attraverso un approccio di filiera (re-
alizzano processi di produzione, trasforma-
zione e commercializzazione di questo pro-
dotto dolciario). Una tappa importante che a
distanza di qualche anno riconferma Perugia
come città capofila dell’itinerario europeo
“Le vie del cioccolato”.
Un “dolce” viaggio per riscoprire i nostri
territori e le antiche vie percorse dai primi
cittadini europei…
Economia&Territorio
46 47
In centotrenta metri quadri il curatore Valerio Corvisieri ha
condensato, in modo semplice ma efficace, la storia di un’azienda
che ha dato lustro all’Umbria, ha sostenuto l’economia di Perugia
ed ha avuto ed ha tuttora un grande successo nel settore della
maglieria e delle confezioni di qualità.
1. Museo Luisa SpagnoliNon un museo ma una “esposizione privata”, ad ingres-
so gratuito e su prenotazione (scuole di moda, laureandi,
semplici turisti, acquirenti), dedicata, come scrive Nicolet-
ta Spagnoli di suo pugno, “alla memoria di Lino Spagnoli,
grande capitano d’industria, il quale con coraggio e raro
intento imprenditoriale seppe operare scelte strategiche
per il successo della nostra azienda, assicurandole pro-
sperità anche per gli anni a venire”. Lino Spagnoli era suo
padre. E dopo la prematura morte avvenuta nel 1986 lei
ed il fratello Mario hanno preso in mano le redini dell’area
produttiva e commerciale dell’azienda di famiglia “Luisa
Spagnoli”. In centotrenta metri quadri il curatore Valerio
Un racconto fra storia, tradizione e cultura
di Anna Lia Sabelli Fioretti
I MUSEI AZIENDALI
Museo Luisa Spagnoli, scorcio della sala permanente.
Economia&Territorio I Musei aziendali
48 49
della duchessa di Cambridge e la pubblicazione delle foto
sui rotocalchi di tutto il mondo il tailleur è andato pratica-
mente a ruba e l’azienda ha ricevuto ordinazioni a raffica,
persino dall’Australia.
Corvisieri ha strutturato l’esposizione in quattro sale dai
colori sobri, sia nelle pareti tondeggianti sia nel pavimen-
to a due tinte, dividendole in altrettanti epoche: le ori-
gini, il dopoguerra, l’era di Lino Spagnoli e quella dagli
anni ’80 ad oggi. Si parte dalla genesi, quando Luisa Spa-
gnoli insieme al marito comprarono una drogheria in via
Alessi dove vendevano confetture fatte in casa, passando
per la nascita della Perugina, dalla crisi dei rapporti con
il consorte e l’amore per Giovanni Buitoni, per arrivare al
grande salto nel settore del tessile avvenuto nel 1928 con
l’intuizione ed il lancio dell’angora. Luisa Spagnoli, nata
Sargentini, scoprì durante un viaggio in Francia dei conigli
particolarmente pelosi e morbidi che in Italia non esiste-
vano. Si fece mandare una coppia ed aprì il suo primo
allevamento. All’inizio il filato non dava i risultati sperati,
era grossolano, il filato non la soddisfacevano poi scoprì
che pettinando gli animali con un pettine speciale diven-
tava soffice e si trasformava in una lana meravigliosa. Fu
un vero e proprio boom. L’azienda nel 1943 era la più
grossa del settore a livello europeo con 525 dipendenti e
8000 allevamenti. Lo stabilimento, che si era trasferito a
Santa Lucia dopo la distruzione sotto le bombe di quello
di Fontivegge, si è trasformato in una sorta di cittadella
dell’angora di 10 mila metri quadri coperti. Il figlio Mario
(Luisa era morta nel ’35 a soli 53 anni per un tumore)
ha subito meccanizzato il ciclo produttivo, ha potenziato
l’organizzazione commerciale, ed ha aperto negozi. Nel
1962 grazie alle indubbie capacità manageriali del figlio
Lino le operaie sono salite a 1400.
Oggi i clienti in Italia sono 50 mila
e 30 mila all’estero, 153 i negozi
monomarca sparsi per la penisola.
All’estero, in Germania e a Dallas,
Oggi i clienti in
Italia sono 50 mila
e 30 mila all’estero,
153 i negozi
monomarca sparsi
per la penisola.
…un marchio conosciuto nel mondo
sin dagli anni ’50 come attestano
anche le foto di divi hollywoodiani mentre indossano o acquistano capi
della “Spagnoli”, come Sofia Loren
e Ester Williams…
E come non
citare l’ormai
“mitico” tailleur rosso… indossato
con indubbio
glamour da l’allora
“fidanzata” inglese più nota di questo
inizio secolo,
Kate Middleton
Corvisieri ha condensato, in modo semplice ma efficace,
la storia di un’azienda che ha dato lustro all’Umbria, ha
sostenuto l’economia di Perugia ed ha avuto ed ha tutto-
ra un grande successo nel settore della maglieria e delle
confezioni di qualità. Si tratta di un marchio conosciuto
nel mondo sin dagli anni ’50 come attestano anche le foto
di divi hollywoodiani mentre indossano o acquistano capi
della “Spagnoli”, come Sofia Loren e Ester Williams (sfog-
giano lo stesso golfino azzurro con la scollatura a V), Kirk
Douglas affiancato da Rosanna Schiaffino, Barbara Bach o
le sorelle Kesler. E come non citare l’ormai “mitico” tail-
leur rosso fiamma con finiture in velluto nero, diventato
famoso dal momento in cui l’ha indossato con indubbio
glamour l’allora “fidanzata” inglese più nota di questo
inizio secolo, Kate Middleton, prima di impalmare il suo
principe William. Subito dopo l’apparizione in pubblico
i negozi erano stati chiusi da Lino Spagnoli per non ap-
pesantire il lavoro dei suoi successori Nicoletta e Mario
ma ora che l’azienda viaggia con il vento in poppa via via
vengono riaperti, 22 sono già in attività nei paesi dell’Est.
In un fotogramma esposto nel museo, tratto da un filmato
girato nel tragico 22 novembre 1963 a Dallas si vede l’au-
to presidenziale di John Kennedy passare proprio davanti
al negozio Spagnoli della città.
Sia pure organizzata con pochi oggetti simbolo: qualche
macchina tessile, pochi abiti vintage su manichino, come
la copiatissima mantellina d’angora, e attrezzi da lavoro,
l’esposizione è invece molto ricca di documenti e di foto
d’epoca con le immagini affascinanti di un microcosmo
femminile impegnato nell’intero ciclo produttivo, dalla
pettinatura dei conigli alla confezione dei capi, mischia-
te per abbattere ogni tipo di barriera con quelle molto più
intime e riservate di accadimenti familiari. Particolarmente
bella la foto di Luisa sorridente al volante della sua auto
con accanto il figlio Armando, ritratto ante
litteram di una donna dei nostri giorni
dinamica e progressista. O come il volto
tondo e sorridente di Lino Spagnoli, cam-
pione di motonautica, prima di una gara.
Ha vinto il titolo mondiale nella categoria
“Racers” nel ’59 ma la sua carriera si è
interrotta tre anni dopo per un incidente
gravissimo avvenuto a Castelgandolfo.
Il breve ma interessante viaggio nel cuo-
re dell’azienda e dei suoi protagonisti si
conclude, come è giusto che sia, ai giorni
nostri con alcuni modelli dell’ultima collezione (vengono cambiati ogni sei mesi) e
con una vetrina zeppa di prestigiose onorificenze, dall’Imprenditore dell’anno del
2003 al premio Marisa Bellisario, al Leonardo Quality, “medaglie” che testimonia-
no il valore di una famiglia che dell’azienda e della sua crescita ha fatto la propria
ragione di vita.
2. Museo Virtuale Caprai
Per visitarlo non si deve prendere la macchina, l’autobus o il treno. Né si deve pagare il bigliet-
to d’ingresso, camminare per le sale espositive, prendere un giorno di vacanza per ammirare
i capolavori che contiene. Basta sedersi in poltrona, a casa, ed avere a disposizione un tablet,
un notebook o un pc. E se non si ha tempo per una visita completa la si puo diluire nei giorni e
persino nei mesi. È il www.museocaprai.it (...orgogliosamente made in Italy dal 1955) ovvero
il Museo Virtuale delle Arti Tessili che il Cavalier Arnaldo, 80 anni portati con la consapevolezza
fiera di aver costruito da solo un impero del tessile, è riuscito a
realizzare mettendo in rete una collezione molto ricca raccolta
fior da fiore in giro per il mondo con la laboriosità di un’ape
operaia. Caprai rifiuta l’appellativo di “museo d’impresa”. “Il
mio” precisa “è un museo a tutto tondo, nel quale si mostra
quanto è successo dal ‘500 a metà del ‘900 nel settore del
merletto, del ricamo, dei macchinari, degli usi, dei costumi e
delle mode. È la più grande collezione al mondo dedicata alla
storia dei merletti e ricami antichi”. E nonostante tutto questo
non ha una sede. “C’è stato un momento in cui” prosegue “in
Umbria tutti volevano dargli una casa: a Foligno, poi a Perugia,
persino a Villa Fidelia a Spello. Con Panettoni avevamo quasi
definito poi alla Provincia è cambiato il presidente ed è arriva-
ta alla vicepresidenza la Bellillo. Mi disse “Caprai, le pare che
noi possiamo dare la villa ad un padrone?”. Siccome io il mu-
seo volevo farlo a tutti i costi allora ho deciso di optare per la
soluzione virtuale”. Così racconta il Cavaliere con una punta di
rammarico perchè sa di possedere nel suo caveau, debitamen-
te imballato e catalogato, un vero tesoro invidiato da molti.
Venticinquemila pezzi: circa 4500 di tessile, 11.603 riviste, 3500 libri, 16 quadri, strumenti per
il tombolo, fusi, aghi, macchinari. Parti della collezione sono già state esposte per due volte in
Giappone, e poi in Russia, in Germania, in Belgio. Ovviamente anche a Perugia, Milano, Venezia,
Roma. Ha fatto mostre tematiche di ogni genere, esponendo dai “fazzoletti d’arte” alle “ali di
farfalla”, dai “pegni nuziali” al “merletto negli arredi”, “nel sacro” e “nella biancheria intima”.
Economia&Territorio I Musei aziendali
50 51
E a proposito di sacro, in occasione della riapertura al pubblico della Cappella Paolina in Vatica-
no la Curia gli ha chiesto la creazione di un panneggio speciale per proteggere dai raggi del sole
l’affresco “Conversione di Paolo” di Michelangelo. Il tendaggio realizzato è un capolavoro di arte
tessile. Otto varianti di colori di fili in pura sete intrecciati tra loro a creare a loro volta un gioco
di chiaro-scuro, come nel dipinto.
Nel vedere tante meraviglie imballate e impacchettate ad Arnaldo Caprai piange il cuore, per
questo è arrivato alla determinazione di destinare alla ricerca 300 metri quadri in fabbrica, a
Foligno, con un piccolo angolo espositivo che potrà essere sostituito ogni 15 giorni. “Ho fatto, in
Italia e all’estero, 12 mostre da 100 pezzi. Sono già pronte, con le schede. Si tratta solo di met-
tere il materiale nelle teche. In un giorno e mezzo le possiamo montare. Ho persino collezionato
francobolli che parlano del tessile nel mondo. Ma non voglio lodarmi. Il grande successo dei
braccialetti Cruciani lo dobbiamo anche alla storia di questa collezione. Ora ci stiamo dedicando
ai rosoni dell’Umbria. Nel 2005 dodici nostre riproduzioni in merletto di rosoni di chiese umbre
sono state donate dall’allora presidente del Consiglio Berlusconi al presidente degli Stati Uniti
Bush in visita in Italia. A questi 12 vogliamo aggiungerne altri, i più belli delle chiese di New
York, di Mosca, di Parigi ed altre città. Vorremmo
arrivare fino a 30 per rilanciare i nostri prodotti e
superare la crisi”.
Per visitare il Museo Virtuale Caprai non c’è bi-
sogno di essere particolarmente abili nell’infor-
matica. Basta cliccare il sito e si aprono le varie
pagine con le riproduzioni degli oggetti divise per
epoche, come nei musei reali, corredate di note
informative. Partendo ogni volta da una città e
dall’interno di una stanza virtuale, animata da
personaggi del secolo: Versailles nel XVIII secolo
con la Pompadour, la Scozia nella seconda metà dell’800 con la regina Vittoria, Parigi nella
prima metà dell’800 con la famiglia Bonaparte, la Germania nella seconda metà dell’800 con
la Principessa Sissi, Parigi all’inizio del ‘900 con la Duse e così via. In tutto 14 stanze. La lettura
delle note che accompagnano la visita è ricca di spigolature e di riferimenti storici che arric-
chiscono il percorso e lo rendono stuzzicante. Una per tutte, protagonista Madame de Stael che
esprime un’opinione sul ventaglio, rigorosamente di pizzo: “Ci sono molte maniere per servirsi
di questo prezioso gingillo. Un movimento fa distinguere la principessa dalla contessa, la mar-
chesa dalla popolana”.
La “homepage” del sito web.
Basta cliccare il sito e si aprono le varie
pagine con le riproduzioni degli oggetti
divise per epoche… Partendo ogni
volta da una città e dall’interno di una
stanza virtuale… In tutto 14 stanze.
Economia&Territorio I Musei aziendali
52 53
Luisa Spagnoli, la “signora” della moda del NovecentoLuisa Sargentini Spagnoli, in fabbrica semplicemente la
“signora Luisa”, è tutt’ora quasi un mito sia nelle azien-
de di cioccolato e di confezioni d’angora cui è legata la
sua attività imprenditoriale, e anche più largamente la
sua vita, che nella stessa città di Perugia. Si parla di lei
come di una «donna d’eccezione», proprio come la definì
«nel 1935 Giovanni Buitoni, a lei legato da uno stretto
sodalizio professionale e da un lungo rapporto sentimen-
tale» (1) per cui Luisa nel 1923 aveva messo in crisi il suo
matrimonio e il suo rapporto societario in “La Perugina –
Cioccolato e confetture” con il marito Annibale Spagnoli,
sposato nel 1922 e da cui ebbe tre figli: Mario, Armando
e Aldo. Donna volitiva e tenace, ma anche assai dotata
di fantasia creativa, che ben si armonizzava con il talento
imprenditoriale brillante e spregiudicato di Giovanni, più
giovane di lei di alcuni anni, Luisa costituì il nodo di con-
giunzione e scambio tra le due aziende di cui la Perugina,
nata nel 1907, ricoprì il ruolo di scuola di imprendito-
rialità per la più giovane “Angora Luisa Spagnoli”, scuola
peraltro unica ed esclusiva nel contesto regionale umbro
(2). Entrambe le imprese erano caratterizzate da grande
dinamismo, capacità di precorrere i tempi in risposta alle
richieste della classe media italiana e da una particola-
re forma di filantropia aziendale connessa all’elevata in-
tensità di forza lavoro femminile utilizzata, al modello di
operaia e di welfare che si andava affermando proprio in
quel primo quarto del Novecento. La gestione delle due
aziende ha previsto svariate forme di assistenza e di so-
cializzazione per i dipendenti, e in particolare alla “Luisa
Spagnoli”: colonie marine e montane nella stagione esti-
va, doti per nozze delle giovani operaie, asilo nido e sus-
sidi per neomadri e per lutti o gravi malattie, distribuzioni
di vestiario per Natale, mensa aziendale e servizio di risto-
ro nei reparti, dopolavoro e, negli anni Cinquanta, anche
piscina e supermercato aziendale per «i dipendenti che
potevano acquistare la merce in fabbrica mediante buoni,
con ricevute a scalare dalla busta paga»; nel 1936 è stato
anche istituito dalla Perugina il “Fondo di beneficienza
Luisa Spagnoli”. Rientra nella stessa concezione la costru-
zione della Città dell’Angora ideata e fondata nel 1947 dal
figlio Mario – che negli anni ’60 fonderà il parco giochi
della «Città della Domenica», originariamente chiamato
«Spagnolia» e ancor oggi meta di visitatori - attorno a cui
nacque una comunità autosufficiente, in cui la parte assi-
stenziale e ricreativa era fase del ciclo produttivo (3).
Tra la seconda metà degli anni Venti e gli inizi dei Trenta
la Spagnoli ideo e condusse, con l’aiuto di alcune giovani
colone che lavoravano alla Villa di Santa Lucia, il primo al-
levamento e selezione di conigli per la produzione di lana
d’angora all’interno del Giardino avicolo Santa Lucia, e il
primo laboratorio sperimentale per la lavorazione della fi-
bra e la produzione di capi con telai da maglieria in locali
e con la manodopera di dipendenti della Perugina: esem-
plari di conigli d’Angora partecipano alla Fiera di Milano
nel 1930 e fibre e prodotti vengono presentati alla I Mostra
Nazionale dell’Artigianato di Roma nel 1932. A Luisa si deve
l’ideazione e/o il perfezionamento di passaggi fondamen-
tali nel processo produttivo, quale la filatura a mano della
fibra con l’arcolaio, mentre altri, quale il trattamento per
la levigatezza della lana di coniglio perché non si perdesse
fibra da filati, tessuti e maglie, e alcune importanti innova-
zione negli strumenti, si devono al figlio Mario che invento
e brevetto, nel 1942, un pettine per la raccolta della lana
e una pinza per tatuare i conigli d’angora, oltre a mette-
re a punto una speciale conigliera (e, naturalmente, questi
preziosi aiuti per l’allevatore furono messi in vendita). Lo
sviluppo industriale si afferma tra 1937 e 1940, anno in
cui nasce la “Angora Luisa Spagnoli”, maglificio e ditta di
confezioni innovative per il gusto, l’eleganza e la praticità
dei capi e Mario Spagnoli pubblica un manuale per gli alle-
vatori dei conigli dai quali arrivano regolarmente all’azien-
da pacchi postali di pelo di cui le operaie fanno cernita e
valutazione per poi passarlo alla filatura (4).
Nel 1939 l’Azienda si trasferisce in un fabbricato del-
la Perugina a Fontivegge: distrutto questo nel 1944, nel
Tessile Made Umbriadi Maria Luciana Buseghin*
dopoguerra viene allestita una nuova sede a Santa Lucia,
inaugurata nel 1947, per la ditta che amplia la sua produ-
zione e cambia ragione sociale nel 1952 divenendo “Luisa
Spagnoli Confezioni a Maglia s.r.l.” e solo nel 1967 si tra-
sformerà in società per azioni. Lo svolgimento dell’intero
ciclo produttivo – filatura, tintura, confezione e rifinitura
dei capi che vengono progettati dallo “Studio Creazioni” –
e la diversificazione della produzione portano, nel quadro
del boom economico degli anni Sessanta, a uno sviluppo e
ad un’affermazione nazionale e internazionale, veicolata
da una rete di negozi diretti, sul modello di quelli della
Perugina, raffinati e tutti uguali nella varie città italiane
- che promuovevano l’immagine aziendale e il rapporto
diretto col marchio da parte del consumatore - e di altri,
curati da una rete di agenti, in Usa e in Germania. Il se-
greto del successo dei modelli della “Luisa Spagnoli” stava
nella loro originalità ed essenzialità delle linee, dovute a
un taglio che riprendeva quello della haute-couture, alla
qualità e innovatività dei tessuti (angora, angolmere,
merinfleur, organzino) prodotti in tante nuances di-
verse, alla accuratezza delle rifiniture e degli accessori
(cinture, bottoni, fibbie) prodotti in proprio e a una
politica di prezzi contenuti. Caratteristica del proces-
so produttivo ancora all’epoca una forte presenza di
lavoranti a domicilio, singole o in gruppo, che lavo-
ravano in casa, in conventi, parrocchie e nel carcere
femminile (5). Lino Spagnoli, figlio di Mario, ammini-
stratore delegato dell’Azienda dal 1960, infatti, attua
una strategia che prevede il decentramento produtti-
vo, oltre a «considerevoli investimenti in tecnologia, il
passaggio dal metodo di lavorazione a capo completo
alla catena di montaggio e il potenziamento della rete dei
negozi diretti in Italia» (6), mentre quelli all’estero vengo-
no progressivamente chiusi: le stesse linee caratterizzano
il decennio successivo insieme al contenimento dei prezzi.
Scomparso Lino nel 1986, i figli Nicoletta e Mario ne eredi-
tano l’Azienda e gli indirizzi strategici nella produzione e
nella commercializzazione, applicando l’innovazione tec-
nologica anche all’intera struttura che gestisce la logistica
dei capi, dall’immagazzinamento alla spedizione dei capi,
oltre che nella gestione amministrativa e nella progetta-
zione dei modelli; tra gli anni ’80 e ’90 viene rinnovata
l’immagine dei negozi e si torna a fare pubblicità anche
mediante l’esposizione permanente realizzata nella sede
aziendale, continuamente aggiornata (7).
La “Arnaldo Caprai Gruppo Tessile S.p.A.” e il perché del Mu.Vi.Il Mu.Vi. è un Museo Virtuale delle Arti Tessili, nato come
tale nel maggio 2007 per una evenienza che potremmo
definire sfortunata: l’impossibilità per una notevole mole
di materiali - merletti, ricami, macchine, libri, riviste,
strumenti tessili e capi di corredo - attualmente deposita-
ta nel caveau della “Arnaldo Caprai Gruppo Tessile s.p.a.”
di trovare accoglienza presso un’adeguata sede fornita
dagli Enti locali e/o Regione Umbria. Il Mu.Vi. è organizza-
to in quattordici sale realizzate in grafica tridimensionale
al cui interno sono visibili oltre trecento tra i più significa-
tivi reperti della collezione, corredati da schede tecniche e
relative indicazioni bibliografiche.
«Amore per la bellezza e ricerca dell’eccellenza nell’agire
imprenditoriale sono il filo rosso che ha segnato il per-
corso di Arnaldo Caprai, e gli ha consentito di tessere un
…esemplari di conigli d’Angora
partecipano alla Fiera di Milano
nel 1930 e fibre e prodotti vengono presentati alla I Mostra
Nazionale dell’Artigianato
di Roma nel 1932.
Angora Luisa Spagnoli,ingresso dello stabilimento, anni cinquanta del Novecento.
“A gennaio, nel corso della
trasmissione VIRUS, Nicoletta Spagnoli
è stata intervistata dal conduttore
Nicola Porro che, tra l’altro,
ha annunciato la programmazione,
a breve, di una fiction sulla vita
e l’opera di Luisa Spagnoli”
Economia&Territorio I Musei aziendali
54 55
disegno, aziendale e culturale, in cui tecnica e arti ap-
plicate si intrecciano inscindibilmente. In questo disegno,
l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione per la valoriz-
zazione della raccolta di arti tessili ha costituito il mezzo
per trasformare un problema – l’accessibilità della colle-
zione nel mondo fisico – in un’opportunità di fruizione a
livello globale» ci dice, e con ragione, lo staff pubblicita-
rio aziendale. Non è un museo d’impresa ma «un museo
che ha per sede il mondo» per cui, nell’aprirlo ha provato
«l’emozione più grande», afferma Arnaldo Caprai, appas-
sionato costruttore della realtà aziendale, nata nel 1955,
e di quella “museale”, naturalmente con l’aiuto e la col-
laborazione competente di alcuni parenti, tra cui moglie e
figli, dipendenti ed esperti di vari settori in qualche modo
correlati alle attività imprenditoriali e culturali caratte-
rizzate dal doppio fine di valorizzare tutti gli aspetti del
patrimonio italiano ed europeo e della cultura d’impresa
legati al tessile. Possiamo dire che questa impresa nel suo
complesso meriti la definizione di “museo”, col significato
che questo nome aveva nella lingua greca antica - tempio
delle Muse di Alessandria d’Egitto e, più in generale, ogni
scuola o palestra d’arti – e dunque un luogo dove ci si
dedicava all’esercizio di qualcosa di artistico, armonioso,
vitale, sperimentale e sperimentabile.
La raccolta comprende reperti delle tipologie più svariate
dal XVI al XX secolo: tra questi un pezzo che Arnaldo Caprai
ama particolarmente: un vestito a punto Venezia ad ago
che la tradizione vuole sia stato realizzato per le nozze di
una regina balcanica: forse Draga Lunjevitza, regina di Ser-
bia (Belgrado 1866-1903), oppure Elena, regina di Roma-
nia (Atene 1896), che sposo nel 1921 il principe ereditario
di Romania, Carlo II.
Il Centro Studi e Ricerche Arnaldo Caprai - un gruppo di
esperti responsabili del restauro, della catalogazione dei
reperti e della pubblicazione dei testi – organizza perio-
dicamente esposizioni tematiche (ad oggi 26) e cura la
pubblicazione volumi monografici attinenti ai reperti del-
la collezione (ad oggi 17). Ricordiamo solo la mostra più
recente, I secoli d’Oro del Merletto Italiano tenutasi nel
2012 a Mosca presso il «Museo centrale di Stato della Sto-
ria contemporanea russa».
Certamente una mostra siffatta ha costituito potente stru-
mento promozionale per la “Arnaldo Caprai” che espor-
ta in Russia, oltre che in Giappone e negli Emirati Arabi:
che un’esposizione, permanente o no, costituisca per un
azienda moderna un must del marketing aziendale non è
certo una novità. E, infatti, altre mostre sono state allestite
in Giappone, Germania, Belgio.
Alla collezione, che comprende anche una piccola ma si-
gnificativa Pinacoteca di 16 quadri - tra cui opere di mae-
stri fiamminghi, che illustrano l’utilizzo del merletto e dei
tessuti nell’abbigliamento - si ispirano i progettisti dell’a-
zienda per eseguire i disegni su carta per la produzione di
capi di corredo, tessuti e merletti ispirati alla storia realiz-
zati in una filiera esclusivamente made in Italy.
Su committenza della Santa Sede, nel 2009 l’azienda ha
realizzato il panneggio, con lo stemma di Papa Ratzinger,
a protezione del dipinto di Michelangelo dedicato alla
conversione di Saulo divenuto poi San Paolo ispirato all’o-
pera conservata in Vaticano; di contro, la “Arnaldo Caprai”
ha offerto la tovaglia per il nuovo altare della Cappella
Paolina. E già nel 2004 aveva donato la tovaglia per l’al-
tare della nuova chiesa di S. Pio da Pietrelcina a S. Giovan-
ni Rotondo (Fg), su richiesta di Arnaldo Pomodoro, la cui
croce è ricamata sulla tovaglia. Importante cliente dell’A-
zienda, anche lo Stato italiano cui nel 2012 l’Azienda ha
prestato per l’esposizione Il Quirinale dall’Unità d’Italia
ai nostri giorni, nella sezione Margherita di Savoia e la
Biblioteca del Quirinale, un lenzuolino per culla dei Savoia
su richiesta del Quirinale, a cui è stata donata una raffina-
ta tovaglia con merletto ispirato al Punto Piatto di Venezia.
Attualmente l’Azienda sta curando un progetto per la rea-
lizzazione dei rosoni di molte straordinarie chiese di varie
parti del mondo: da Parigi, a Mosca, a New York, così come
nel 2002 realizzo quelli di 12 chiese umbre (8).
La mostra tenutasi alla Rocca Paolina di Perugia nel 1989
NOTE
(1) Barbara Curli, Dalla Perugina all’Angora:
Luisa Spagnoli, pp.198-207 in Donne impren-
ditrici nella storia dell’Umbria. Ipotesi e per-
corsi di ricerca, FrancoAngeli, Milano, 2005, a
cura di Barbara Curli, pp. 199 e 201-204.
(2) Giampaolo Gallo, Tipologia dell’indu-
stria ed esperienze d’impresa in una re-
gione agricola, in Storia d’Italia. Le regioni
dall’Unità ad oggi, L’Umbria a cura di Rena-
to Covino e Giampaolo Gallo, 1989, p. 446.
(3) Barbara Curli, Dalla Perugia, cit, p. 205 e
Valerio Corvisieri, Una famiglia di impren-
ditori del Novecento. Gli Spagnoli da Assisi
a Perugia (1900-1970), Perugia, Grafica Sal-
vi & C., 2001, pp.188-189, 191, 210, 239 e
sgg.; assai interessante anche quanto scrive
Corvisieri sull’azienda agraria e la concezio-
ne di “industria dell’agricoltura” di Mario
Spagnoli: pp. 221-238.
(4) Corvisieri 2001, pp.72-73, 80-81, 129-
130, 191-192. Mario Spagnoli, L’allevamen-
to e la lana del coniglio Angora, Milano, Ho-
epli, 1940.
(5) Corvisieri 2001, pp. 128, 163, 172-173,
186-187, 191-193, 210.
(6) Corvisieri 2001, pp. 211-212.
(7) Luisa Spagnoli. L’esposizione perma-
nente, s.n.t., s.d. (testi di Valerio Corvisieri,
progettista e curatore dell’esposizione), pp.
41, 53, 57.
(8) Mario Pisani, Rosoni in Umbria, Foligno,
Gruppo Tessile Arnaldo Caprai s.p.a., 2002.
(9) In viaggio con Penelope. Percorsi di ri-
camo e volute di merletto dal XVI al XX se-
colo dalla Collezione Arnaldo Caprai, a cura
di Maria Luciana Buseghin, Perugia, Electa-
EUA, 1989: catalogo della mostra, con la col-
laborazione della Soprintendenza ai BB.AA.
AA.AA.SS. per l’Umbria e BB.AA.SS. per Man-
tova, Brescia e Cremona.
(10) Cfr. Il merletto filatelico. Storie di mer-
letti e francobolli, catalogo della mostra a
cura del Centro Studi e Ricerche Arnaldo Ca-
prai, Foligno, Arnaldo Caprai Gruppo Tessile
s.p.a., 2004.
- In viaggio con Penelope – è stata la prima uscita pubblica
della collezione voluta da Arnaldo Caprai perché, come recen-
temente ha affermato, il corredo non è “solo” lenzuola, co-
perte, tovaglie che si ritrovano già “pronte”, ma è soprattutto
cultura, storia, amore e “racconto” di una vita familiare (9).
In seguito alla mostra, la Soprintendenza BB.AA.AA.AA.SS. per l’Umbria chiese la notifica della raccolta poi vincolata dal Mi-
nistero per i Beni e le Attività Culturali; seguirono altre mostre
a Milano, Venezia, Roma, Macerata, Modena, Montefalco e altre
ridenti località dell’Umbria. Negli anni la collezione è aumen-
tata notevolmente: sono stati acquisiti molti nuovi materiali e
sono nate nuove sezioni tra cui partico-
larmente importanti quelle dedicate alle
“tovaglie perugine”, ai tessuti copti e a
quelli precolombiani. Se la prima illustra
la più importante produzione tessile um-
bra, intrapresa da società di imprenditori
Ebrei e Cristiani che curavano l’intera fi-
liera produttiva, tra XIII e XV secolo e la cui
eredità fabbrile e ornamentale tutt’ora
perdura, la seconda ci racconta dei tessuti
copti, prodotti tra IV e VI secolo d.C. ricco
repertorio di motivi decorativi che sono
trasmigrati nella cultura tessile europea;
quanto ai tessuti precolombiani, sono
particolarmente interessanti per i motivi e
per le tecniche tessili che in parte ci fanno
pensare a quelle in uso presso gli Etruschi
come il telaio a carte. Da non trascurare le
sezioni filatelica e numismatica che com-
prendono oltre 1.000 francobolli di tutto il mondo dedicati al
ricamo e al merletto, e 75 monete su cui sono raffigurati perso-
naggi storici con abiti guarniti di merletto. Da sottolineare che
la “Arnaldo Caprai” è stata la prima azienda al mondo a creare
nel 2004 un francobollo in merletto su incarico dell’Istituto Po-
ligrafico e Zecca dello Stato in collaborazione con Poste Italiane:
riproduce un motivo floreale dell’Ottocento, eseguito a Point de
Gaze (10). [*Antropologa e scrittrice]
…la “Arnaldo
Caprai” è stata
la prima azienda al
mondo a creare nel
2004 un francobollo
in merletto su
incarico dell’Istituto
Poligrafico e Zecca
dello Stato in
collaborazione con
Poste Italiane…
Attualmente l’Azienda sta
curando un progetto per la
realizzazione dei rosoni di
molte straordinarie chiese
di varie parti del mondo…
Fra le funzioni promozionali delle Camere di Commercio,
una notevole rilevanza va attribuita a tutte le attività che
offrono meccanismi di incentivazione indirizzati diretta-
mente alle imprese e regolati attraverso specifici bandi che
predeterminano le modalità di accesso ai contributi e i
requisiti oggettivi e soggettivi di partecipazione.
Rientrano in questo ambito tutti quegli strumenti che pre-
vedono l’erogazione di agevolazioni in denaro, destinate
a finanziare l’avvio o lo sviluppo dell’attività aziendale.
Tali agevolazioni, che talvolta possono essere integrate tra
loro, possono assumere diverse connotazioni che sinteti-
camente si possono riassumere in:
- contributi in conto capitale, consistenti in erogazioni
in denaro a “fondo perduto”, calcolate in percentuale agli
investimenti effettuati dalle imprese per le finalità previ-
ste da ciascun bando;
- contributi in conto esercizio, ugualmente consistenti
in erogazioni in denaro non soggette a restituzione ma
finalizzati alla copertura di spese di gestione dell’impresa;
- contributi in conto interessi, concessi a fronte della
stipula di un finanziamento a medio-lungo termine, che
consente all’impresa beneficiaria di sostenere oneri fi-
nanziari ridotti rispetto a quelli di mercato.
Economia&Territorio
56 57
di Claudia Committeri*
I nuovi bandi della Camera di Commercio
Il 2013 è stato per la Camera di Commercio di Perugia un
anno di grande impegno sul versante dell’attività di so-
stegno al sistema imprenditoriale in relazione alla quale
è stato un vasto programma di incentivi ed agevolazioni
dirette a favore delle imprese attuato attraverso bandi
specifici con un’attribuzione di risorse di poco inferiore ai
due milioni di euro.
Le azioni poste in essere si sono mosse verso varie direzio-
ni le cui finalità possono essere sintetizzate lungo quattro
filoni, di cui nella tabella 1 è riassunta la distribuzione
percentuale, mentre nelle tabelle riportate in ciascuna se-
zione è descritta la situazione delle risorse stanziate, delle
richieste e delle imprese e dello stato di liquidazione.
1. Interventi per il sostegno all’accesso al mercato del credito L’accesso al credito continua a rappresentare una criticità
per molte PMI della nostra provincia, stante la maggiore
rigidità con la quale gli istituti di credito si rapportano
verso il sistema imprenditoriale e le politiche di appli-
cazione dello spread praticate dalle banche. Per questi
motivi tradizionalmente il sistema camerale adotta una
serie di misure di sostegno finalizzate al miglioramento
dei rapporti tra imprese e sistemi bancari locali; fra questi
possiamo collocare il Bando per l’erogazione di contribu-ti in conto interesse su finanziamenti bancari per pro-getti di investimento, cui sono state destinate risorse per
Euro 250.000,00
Il contributo consiste in un abbattimento del 2,5% sugli
interessi praticati dagli istituti bancari per finanziamen-
ti finalizzati alla realizzazione di investimenti aziendali
quali acquisto di macchinari e attrezzatura, rinnovo im-
pianti, marchi e brevetti; la misura dell’abbattimento è
elevata al 3% per tutti gli investimenti rientranti nel cam-
po del risparmio energetico.
Le domande presentate dalle 75 aziende partecipanti
hanno superato di gran lunga le risorse disponibili tan-
toché è stato necessario procedere all’assegnazione del-
le risorse per ordine cronologico di presentazione delle
domande, escludendo alcune aziende dalla fruizione dei
contributi.
Le attività istruttorie per questo bando sono state quasi
completamente ultimate per cui è possibile tirare le som-
me di alcuni indicatori di questo intervento: le risorse di-
sponibili hanno consentito il finanziamento di 48 azien-
de, che hanno attivato finanziamenti bancari per Euro
Ripartizione percentuale risorse camerali in base alle finalità d’intervento
Accesso al credito
24%
Internazionalizzazione
45%
Competitività
21%
Accesso al credito
10%
Creazione d’impresa
Risorse stanziate
Bando Investimenti
Euro 250.000,00
Euro 160.000,00
Euro 347.917,00
Euro 65.169,00
Euro 250.000,00
Euro 39.106,00
Bando patrimonializzazione
Richieste imprese
Risorse liquidate
…il sistema
camerale adotta
una serie di
misure di sostegno
finalizzate al
miglioramento dei
rapporti tra imprese
e sistemi bancari locali…
7.108.023,68 e realizzato investimenti per complessivi
Euro 4.247.133,51, dei quali una parte molto consistente
(circa il 32%) riguarda il settore del risparmio energetico,
ambito che l’intervento camerale intendeva privilegiare.
Un altro intervento realizzato dalla Camera è costituito dal
Bando a sostegno delle imprese che realizzano opera-zioni di patrimonializzazione aziendale cui sono state
destinate risorse per Euro 160.000,00. L’intervento è de-
stinato alle imprese che abbiano effettuato un’operazione
di patrimonializzazione aziendale realizzata attraverso un
finanziamento bancario. Per questo Bando l’intervento
della Camera di Commercio è suddiviso in due componen-
ti: alle imprese viene assegnato un contributo in conto
interessi pari all’abbattimento di 2,50 punti degli interes-
si praticati sul finanziamento bancario mentre ai consor-
zi fidi che supportano le imprese nella fase di accesso la
credito viene riconosciuto un apporto di capitale al fondo
rischi commisurato alla quota del finanziamento bancario
garantita. Il Bando è la riproposizione di un intervento
realizzato anche in precedenti annualità quando questo
tipo di intervento aveva fatto realizzare un’alta partecipa-
zione da parte delle imprese; analoghi risultati non sono
stati riscontrati per l’edizione 2013 che, al contrario, ha
fatto registrare una scarsa adesione da parte delle imprese
in quanto sono pervenute solo 8 domande di accesso alle
risorse a disposizione, sintomo della difficoltà, da parte
delle imprese, di intraprendere percorsi di consolidamen-
to del capitale sociale.
2. Iniziative per il rafforzamento della competitività aziendaleIn questo ambito rientrano gli interventi che la Camera di
commercio ha realizzato nel tentativo di supportare le im-
prese nello sviluppo dei processi produttivi e nelle logiche
organizzative aziendali con l’obiettivo generale di rendere
l’impresa più efficiente, ottimizzare i costi e accrescere la
qualità di prodotti e servizi immessi sul mercato.
In questo ambito rientra il Bando per la creazione delle reti d’impresa e delle altre forme di aggregazione azien-dale al quale sono state destinate risorse per complessivi
Euro 450.000,00.
Il contratto di rete è un istituto relativamente giovane per
il nostro ordinamento, introdotto nel 2009 ed inizial-
mente poco utilizzato dalle imprese delle nostra provin-
cia; nell’ultimo biennio si è assistito, invece all’utilizzo di
questo strumento in misura consistente anche da parte
delle nostre imprese anche in seguito all’attività di sensi-
bilizzazione realizzata in questo ambito dal sistema came-
rale, sia locale che nazionale. Le Reti di Impresa rappre-
sentano forme di coordinamento di natura contrattuale tra
le aziende, che vogliono aumentare la loro massa critica e
avere maggiore forza sul mercato senza doversi fondere o
unire in un diverso soggetto giuridico.
Attraverso il contratto le aziende possono regolamentare
delle forme reciproche di collaborazione, a livello tecnolo-
gico o commerciale per acquisire maggiore forza contrat-
tuale e competitività sul mercato. Il regolamento camerale,
in particolare, sostiene progetti di promozione, definizio-
ne, fattibilità e creazione di aggregazioni di imprese fina-
lizzate alla condivisione di strategie di marketing promo-
zionale, commerciale e di comunicazione; allo sviluppo di
prodotti/servizi idonei all’ampliamento del mercato e dei
canali distributivi, a favorire l’introduzione di innovazioni
di processo e di prodotto e ad introdurre innovazioni or-
ganizzative fra le nei processi di organizzazione di filiera
L’intervento camerale prevede l’erogazione di contributi
per sostenere operazioni di creazione di reti d’impresa o
di altre forma di aggregazione fra imprese della provincia
di Perugia con un contributo pari al 50% delle spese am-
missibili fino a un massimo di € 30.000,00 per ciascuna
aggregazione costituita, elevabile a € 40.000,00 per le ag-
gregazioni con oltre dieci imprese partecipanti.
Anche in questo caso le domande presentate hanno fatto
registrare richieste superiori alle disponibilità con l’effetto
di rendere necessaria l’attribuzione delle risorse in base
alla graduatoria di merito all’esito della quale sono state
ammesse una parte delle domande.
Altro intervento finalizzato a favorire la competitività
aziendale è il Bando mantenimento sistemi di certifica-zione della qualità.
L’adozione di sistemi di Qualità da parte delle nostre im-
prese contribuisce a mantenere elevato il livello dei beni e
dei servizi offerti sul mercato in modo tale da garantire in
modo oggettivo gli utilizzatori finali degli stessi e quindi
mantenere competitive le posizioni sui mercati di sbocco
della propria produzione, soprattutto in ambito interna-
zionale.
A cio si aggiunga che l’utilizzo degli strumenti di certifica-
zione contribuisce al miglioramento dei processi organiz-
zativi aziendali e all’eliminazione degli oneri derivanti da
sprechi ed errori di impostazione nei processi produttivi.
La Camera si è impegnata nella promozione e nella certi-
ficazione della qualità, con riguardo al mantenimento e
al rinnovo dei sistemi di certificazione e all’acquisizione
della certificazione SOA.
Le richieste pervenute per questo intervento hanno supe-
rato in misura molto consistente le disponibilità, peraltro
aumentate nel corso dell’esercizio da uno stanziamento ini-
Economia&Territorio I nuovi bandi della Camera di Commercio
58 59
Acquisto, rinnovo, adeguamento completo di impianti; Euro 1.091.323,92
Mobili, arredi e attrezzature; Euro 726.949,52
Macchinari e impianti produttivi; Euro 625.349,52
Autoveicoli ed automezzi; Euro 403.217,55
Realizzazione di siti e sistemi web; Euro 27.946,91
Marchi e brevetti; Euro 11.545,70
Energia; Euro 1.360.800,39
Tipologie investimenti
Realizzazione di opere finalizzate al risparmio energetico; Euro 53.650,00
Impianti fotovoltaici; Euro 939.987,74
Impianti per la produzione di energia da biomasse; Euro 367.162,65
Competività
Risorse stanziate Bando reti
Euro 450.000,00
Euro 393.500,00 Euro 40.000,00
Euro 621.254,00
Euro 1.209.558,00 Euro 30.761,00
Euro -
Euro - Euro 30.761,00
Bando certificazione Bando incoming
Richieste imprese
Risorse liquidate
Il contratto di rete è un istituto
relativamente giovane per il
nostro ordinamento, introdotto
nel 2009 ed inizialmente poco
utilizzato dalle imprese delle
nostra provincia…
La Camera si è impegnata nella
promozione e nella certificazione
della qualità, con riguardo al
mantenimento e al rinnovo
dei sistemi di certificazione
e all’acquisizione della
certificazione SoA.
Economia&Territorio I nuovi bandi della Camera di Commercio
60 61
ziale di Euro 200.000,00 ad uno quasi raddoppiato di Euro
393.500,00; sono state, infatti, presentate domande per oltre
un milione di euro di incentivi da parte di ben 597 imprese.
A fronte di questa richiesta sono stati applicati i mecca-
nismi di preferenza previsti dal Bando che prevedeva una
priorità per le imprese classificate come microimprese
dalla legislazione nazionale; ci si riferisce alle attività im-
prenditoriale che contano meno di 10 dipendenti e un
fatturato annuo o un totale di bilancio non superiore a 2
milioni di euro.
Per entrambi gli interventi che stiamo descrivendo è in
corso l’attività di rendicontazione e verifica degli inter-
venti ammessi agli incentivi per i quali i dati di effica-
cia potranno essere disponibili in corso d’anno, una volta
completate le istruttorie degli uffici.
Si è invece conclusa l’attività di rendicontazione del Ban-do Incoming che costituisce un intervento ormai ricorren-
te fra quelli posti in essere dalla Camera per il sostegno
del settore dei Tour operator e delle agenzia di viaggio che
realizzano progetti di comunicazione e promozione per
aumentare i flussi turistici verso il nostro territorio.
Trattandosi di un Bando molto specializzato per settore le ri-
sorse dedicate sono evidentemente inferiori rispetto a quelle
dei precedenti interventi ed ammontano a Euro 40.000,00
che nella corrente annualità, diversamente dal passato, non
sono stati utilizzati completamente dalle imprese della no-
stra provincia che probabilmente, a causa della contrazione
generalizzata di domanda di servizi derivante dal difficile
passaggio congiunturale, hanno dedicato maggiormente le
proprie risorse alla vendita di servizi per l’outgoing.
3. Iniziative per la creazione d’impresaDa sempre la Camera di commercio supporta tutti gli
aspiranti imprenditori e i neo-imprenditori con servizi di
orientamento, informazione, formazione, consulenza e
assistenza per l’avvio dell’attività economica.
Nella programmazione delle iniziative per il 2013 è stato
anche introdotto un intervento diretto per la concessione
di incentivi attraverso il Bando start up che prevede l’at-
tribuzione di contributi volti a sostenere l’avvio di nuove
imprese attraverso il sostegno alle attività preparatorie
alla creazione dell’impresa e il supporto all’accesso al cre-
dito e la riduzione del costo dei finanziamenti. Nel Bando
sono previste due misure d’incentivo cumulabili fra loro:
un contributo in conto spese per la realizzazione di atti-
vità di orientamento all’imprenditorialità e di consulenza
aziendale e un contributo in conto interessi su finanzia-
menti bancari finalizzati all’acquisto di beni funzionali
all’avvio dell’attività di impresa.
Nella realizzazione di questa iniziativa è stata realizzata
una forma di collaborazione con le associazioni di catego-
ria della provincia, che si sono impegnate a fornire gratu-
itamente alle imprese, insieme ad informazioni specifiche
sul bando e su altre opportunità di finanziamento percor-
ribili dall’impresa, anche un primo screening di fattibilità
dell’idea imprenditoriale e una consulenza di massima in
merito ai principali obblighi amministrativi, fiscali e pre-
videnziali cui sono tenuti gli aspiranti neo imprenditori.
Anche questo Bando ha completato la fase di ammissione ed
è attualmente in fase di verifica della realizzazione dei pro-
getti da parte dei proponenti per cui una sintesi dei risultati
potrà essere disponibile nella seconda parte del 2014.
interventi di promozione della Camera. Il primo intervento
è da ricondurre al Bando per la partecipazione a fiere in-ternazionali in Italia con una disponibilità di risorse pari
a Euro 150.000. Si tratta di un contributo in conto spe-
se pari al 50% dei principali costi sostenuti dalle imprese
fra le quali rientra l’affitto dell’area espositiva, l’attività
promozionale e il noleggio attrezzature. Ogni impresa puo
presentare domanda per una sola manifestazione fieristica
che si svolge sul territorio italiano, all’interno del periodo
di riferimento previsto dal Bando, scegliendo fra le sole
manifestazioni che hanno una rilevanza internazionale ri-
conosciuta ufficialmente dalla Conferenza Stato-Regioni in
base al possesso di determinati parametri prefissati
Ulteriori risorse (Euro 300.000,00) sono state riservate al
Bando per la partecipazione a fiere all’estero che presenta
massimali di contribuzione più alti rispetto al precedente,
considerate le maggiori sostenute all’estero dalle imprese
richiedenti. In questo caso il numero di domande presen-
tabili è elevato a tre per ciascuna impresa e sono indivi-
duati dalla Giunta camerale alcuni mercati Target, definiti
tali in considerazione della loro importanza per la realiz-
zazione di politiche integrate di sviluppo da parte della
Camera di Commercio o degli enti pubblici territoriali, per i
quali viene accordata una maggiorazione del 25% rispetto
al contributo ordinario.
Per ciascuno di questi Bandi l’attività di liquidazione è in
via di conclusione e stanno per essere relazionati agli or-
gani camerali i primi report in ordine ai risultati ottenuti.
In linea generale si puo sottolineare come questo inter-
vento riscuota sempre un particolare interesse da parte
delle imprese le cui richieste superano si mantengono in
costante aumento anno dopo anno attestandosi, anche
questa volta, sul livelli più alti rispetto alle nostre dispo-
nibilità.
Infine, dall’esercizio 2013, è stato introdotto un nuovo
intervento, relativo al Bando per la partecipazione all’i-
Bando Start up
Risorse stanziate Euro 200.000,00
Euro 158.000,00
Euro -
Richieste imprese
Risorse liquidate
Bandi Internazionalizzazione
Risorse stanziate
Bando fiere Italia
Euro 150.000,00
Euro 300.000,00
Euro 15.000,00
Euro 230.161,00
Euro 458.026,00
Euro 16.100,00
Euro 150.000,00
Euro 300.000,00
Euro -
Bando fiere estero
Bando matching
Richieste imprese
Risorse liquidate
niziativa Matching che si tiene a Milano nell’ultima de-
cade del mese di novembre. Tale manifestazione costitui-
sce uno strumento attraverso il quale le imprese possono,
nella stessa sede, intrecciare fra loro relazioni commerciali
e industriali con altre imprese, anche di grandi dimensio-
ni, ed interfacciarsi con alcune istituzioni pubbliche, ma
anche prendere parte ad attività formative ed informativi
sulle varie opportunità nei campi dell’innovazione, inter-
nazionalizzazione e finanza. [*Responsabile U.O. Incentivi
diretti alle Imprese]
Nel Bando sono previste
due misure d’incentivo
cumulabili fra loro…
Per ciascuno di questi Bandi
l’attività di liquidazione è in
via di conclusione e stanno
per essere relazionati agli
organi camerali i primi report in ordine ai risultati ottenuti.
4. Interventi a sostegno dell’Internazionalizzazione Le Camere di commercio hanno un ruolo di primo pia-
no nel favorire l’accesso e l’espansione delle imprese sui
mercati esteri, attraverso la fornitura di servizi di assisten-
za e informazione finalizzati a favorire le imprese italia-
ne nei processi di integrazione nei mercati internazionali,
promuovendo la collaborazione economica, commerciale,
industriale e finanziaria.
Attività molto rilevante è anche quella con la quale viene
promossa la partecipazione delle piccole e medie imprese
alle maggiori rassegne fieristiche internazionali, con l’o-
biettivo di favorire l’inserimento commerciale delle nostre
imprese nei principali mercati esteri e di facilitare le rela-
zioni di affari tra gli imprenditori.
Il sostegno alla partecipazione a manifestazioni fieristi-
che si è realizzato attraverso tre interventi, due dei quali
costituiscono iniziative aventi carattere pluriennale fra gli
«Qui è dove è finita la loro storia ed è cominciata la no-
stra», dice Michele Morini indicando un calendario fermo
al 2012. Siamo a Trezzano sul Naviglio, vicino a Milano.
Lui, ex operaio di una fabbrica che produceva compo-
nentistica per grandi aziende automobilistiche, è uno dei
protagonisti di una delle decine di esperienze italiane di
“workers buyout”. Con questa definizione si indica l’ope-
razione di acquisto di una società da parte dei dipendenti.
Quando l’impresa, Srl o Spa che sia, fallisce o si ritira dal
mercato, i dipendenti si riuniscono in cooperativa e la ri-
levano dalla liquidazione, utilizzando il Tfr e l’indennità
di mobilità.
Nella sua considerazione davanti al calendario, con “loro”
più di 600. Per riuscire nell’impresa i dipendenti devono
lavorare a un nuovo corso per l’impresa e selezionare al
loro interno le figure dirigenziali che avranno il compito di
condurre l’azienda.
Grazie a questi passaggi, Greslab (che sorge nel distretto
della ceramica delle province di Modena e Reggio Emilia)
rappresenta l’esperienza più estesa di workers buyout ita-
liano. Con più di sessanta dipendenti e un fatturato milio-
nario in crescita, la cooperativa ha ribaltato con successo il
Economia&Territorio
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Progetto workers buyoutdi Valentina Parasecolo
L’obiettivo è riassumere tutti i dipendenti che l’azienda
aveva nei suoi tempi migliori.
A uno stadio più avanzato è il percorso di Fenix Pharma,
unico caso italiano di workers buyout in campo farma-
ceutico. Quando la vecchia società, la Warner Chilcott (ex
Procter & Gamble Pharmaceuticals), si ritira dall’Europa,
500 dipendenti vengono licenziati. Tra questi oltre 150 in
Italia. Nel 2011 alcuni di loro, cinque manager, decidono
di non dispendere il know-how e le competenze acqui-
site dei propri colleghi e fondano Fenix con il sostegno di
Coopfond, il fondo mutualistico della Legacoop, e investi-
menti personali. Dopo tre anni la cooperativa continua a
crescere: «La forma che abbiamo scelto attutisce meglio
i contraccolpi della crisi rispetto a un capitalismo finan-
ziario – spiega il presidente Salvatore Manfredi -. In una
cooperativa come la nostra, il profitto punta ad arricchire
la qualità del lavoro e della vita di ogni componente del
gruppo. Anche se guadagno meno rispetto a quando ero
manager in una multinazionale, ora non sono più un nu-
mero, sono una persona che si impegna per un progetto
comune.»
L’intervento di Coopfond è diffuso nelle esperienze italia-
Michele intende Maflow, la vecchia azienda chiusa in se-
guito a discutibili operazioni finanziare della dirigenza
e inesistenti strategie di rilancio; con “nostra” sta inve-
ce parlando di Ri-Maflow, il progetto nato dalla volon-
tà dei dipendenti licenziati. Gli ex operai, che a marzo
2013 hanno fondato una cooperativa, hanno deciso di
specializzarsi nel riciclo di materiali e presto Michele e i
suoi compagni avranno tutte le autorizzazione per poter
iniziare la nuova attività e garantirsi uno stipendio fisso.
ne di workers buyout e consiste essenzialmente nel versa-
re a titolo di prestito un ammontare pari a quello versato
dai lavoratori. Successivamente si puo attivare attorno alla
nuova impresa una cintura di banche come Bper o Banca
Etica. Le regioni coinvolte ricalcano la mappa del radica-
mento cooperativo: Emilia-Romagna e Toscana in testa;
Veneto, Lombardia, Umbria, Marche e Lazio a seguire. Per
queste operazioni sono stati erogati complessivamente
circa 30 milioni di euro. I posti di lavoro “resuscitati” sono
destino della Optima spa, un’azienda posta in liquidazio-
ne nel 2010. «Fondamentale – spiega il presidente Anto-
nio Caselli – è stato svilupparci in una zona dove la rete di
cooperative e banche è forte. Siamo stati aiutati molto nel
processo. A cominciare dall’aspetto psicologico: risorgere
dalle ceneri di un’azienda significa riuscire a elaborare
il passato e avere la forza di prendersi la responsabilità
completa del proprio futuro.»
«…risorgere dalle ceneri
di un’azienda significa riuscire
a elaborare il passato e avere
la forza di prendersi
la responsabilità completa
del proprio futuro.»
«…ora non sono più un numero, sono una persona che si impegna
per un progetto comune.»
Un assaggio. Ma di quelli importanti. Soprattutto in un
Paese, e in una regione, dove lo stage di giovani studenti
in azienda non è mai stato utilizzato a fondo in maniera
convinta - e anche quando è stato utilizzato spesso non lo
si è fatto bene -, frutto di una separazione e di mancanza
di dialogo tra scuola e mondo dell’impresa e del lavoro
(separazione e mancanza di dialogo che, invece, sono sta-
ti da tempo abbattuti praticamente in tutti gli altri Paesi
sviluppati).
Ecco perché l’assaggio dello stage in azienda per studenti
delle scuole superiori, organizzato da due anni dalla Ca-
mera di commercio di Perugia su impulso del suo presi-
dente, Giorgio Mencaroni, è importante. Innanzitutto i
ragazzi hanno l’occasione di mettere meglio a fuoco le
proprie vocazioni, intuire il livello delle proprie conoscen-
ze, prendere contatto con i ritmi e le regole del mondo
dell’impresa, toccare con mano le varie fasi della filiera
produttiva – sia di beni che di servizi -, misurarsi anche
emotivamente con chi nell’azienda ci lavora e quindi “ve-
dersi” all’opera. Il tutto attraverso una metodologia ben
Economia&Territorio
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Giovani e impresa, “l’assaggio” funziona e deve continuaredi Giuseppe Castellini
L’iniziativa dello
stage aziendale di un
giorno per gli studenti
delle scuole superiori
funziona, il bilancio
non lascia dubbi
qualche nome, sono sfilati
Giulia, 17 anni, studen-
tessa, e per un giorno
manager. O Clizia, 17
anni, studentessa e
chimico. O Michele,
16 anni, studente e
ceramista. O, ancora,
Marco, 18 anni, stu-
dente e farmacista.
L’edizione 2013, poi
(intitolata “Giorna-
ta del lavoro e del fare
impresa”, mentre l’anno
scorso si chiamava “Job
day”), si è arricchita rispetto
a quella del 2012. Stage ancora
più mirati (38 i ragazzi, altrettan-
te le aziende) coinvolgimento totale di
un istituto superiore importante come il
“Volta”, interventi in streaming di alcuni
dei laureandi e laureati che, grazie alla
Camera di commercio di Perugia, stanno
svolgendo un’esperienza di formazione
nelle Camere di commercio italiane
all’estero (altra importante attività in-
novativa varata dall’ente camerale).
E poi l’attenzione che l’iniziativa,
dopo il primo anno di rodaggio, ha
suscitato nelle più importanti istitu-
zioni politiche, sociali e culturali della
provincia. Tanto che nell’incontro conclusivo di
quest’anno, svolto a Perugia presso il centro
servizi “G. Alessi”, erano presenti sia il rettore
dell’Università degli studi di Perugia, Franco
Moriconi, sia quello dell’Università italiana
per stranieri di Perugia, Giovanni Paciullo.
Insomma, la Camera di commercio di Pe-
rugia ha colto nel segno. Con la “Giorna-
ta del lavoro e del fare impresa” getta un
seme nella testa e nel cuore di questi ra-
gazzi, prospettando loro possibilità e sce-
nari tra cui scegliere nel proprio percorso di
crescita, aiutandoli ad acquisire quella fles-
sibilità – anche mentale – che caratterizza il
lavoro e la vita moderna, spingendoli ad allar-
gare i propri orizzonti per crescere, umanamente
e professionalmente, in maniera più consapevole.
In poche parole, per prepararsi meglio ed esprimer-
si bene in un mondo che,
vale la pena ricordarlo,
è in continua trasfor-
mazione. E, poiché
siamo solo all’inizio
della rivoluzione
telematica (perché,
nonostante si pen-
si sia già nella sua
fase matura, in re-
altà siamo solo alla
fase iniziale), questa
trasformazione è ine-
vitabilmente destinata
ad accelerare.
Economia&Territorio Giovani e impresa, “l’assaggio” funziona e deve continuare
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studiata e corretta. Prima c’è una condivi-
sione dell’iniziativa con gli organi scolastici e
con le singole scuole, così da scegliere quelle
più attive e reattive. Poi un doppio binario:
da un lato la sensibilizzazione degli studenti
della scuola (o delle scuole) superiori coin-
volte, e nel frattempo si attiva il processo di
coinvolgimento, sensibilizzazione e selezione
delle aziende. Il tutto per fare in modo che
ogni studente interessato possa effettuare lo
stage nell’azienda che meglio risponde alle
sue aspirazioni, alle sue curiosità, alle sue
abilità. Anche perché lo stage si svolge sia
in aziende che operano prevalentemente sul
mercato internazionale, sia in quelle che si
muovono soprattutto sul mercato interno, sia
in imprese che distribuiscono il loro fatturato
tra mercato interno e internazionale.
…i ragazzi hanno l’occasione
di mettere meglio a fuoco le
proprie vocazioni, intuire
il livello delle proprie
conoscenze, prendere contatto
con i ritmi e le regole del
mondo dell’impresa, toccare
con mano le varie fasi della
filiera produttiva, misurarsi
anche emotivamente con chi
nell’azienda ci lavora e quindi
“vedersi” all’opera.
A questo punto si entra nel cuore dell’iiniziativa: i ragazzi, per un gior-
no, fianco a fianco con i propri mentor aziendali, si calano all’interno
dei cicli produttivi, toccano con mano lo svolgersi delle diverse fasi di
realizzazione del prodotto e assistono ai processi decisionali attivati
dal management delle imprese. Storie di un giorno, ma storie di lavoro
vero, non simulazioni; esperienze vissute da protagonisti.
Il successo e le potenzialità di questa attività sono apparse evidenti nei
due incontri organizzati dalla Camera di commercio di Perugia, il 26 ot-
tobre 2012 e il 29 novembre 2013, in cui i responsabili delle aziende
e gli studenti, oltre ai mentor aziendali, hanno parlato dell’esperienza
vissuta. E ne hanno parlato con un tale entusiasmo che da questi in-
contri non solo si è rafforzata la convinzione di proseguire con decisio-
ne, ma sono nati anche altri spunti, altri impegni. Così, tanto per fare
Stage ancora più mirati (38 i ragazzi, altrettante le aziende) coinvolgimento
totale di un istituto superiore
importante come il “Volta”, interventi
in streaming di alcuni dei laureandi
e laureati…
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È durata 7 anni la rincorsa del prof. Franco Moriconi alla poltrona di
Rettore dell’Università agli Studi di Perugia e questo lungo “tirocinio”
da candidato gli è sicuramente servito per avvicinarsi ancora di
più alle numerose problematiche complessive di un Ateneo la cui
prestigiosa storia parte nel 1300 ma che negli ultimi periodi ha
rivelato i sintomi di una profonda malattia. L’immagine di Perugia
come città universitaria, immagine che la aveva accompagnata fino
ad un passato neppure tanto lontano, è andata via via scemando
anche per una cronaca nera che l’ ha vista troppo spesso sui media
di tutto il mondo e che le ha guadagnato una ingiusta triste fama.
La crisi finanziaria generale e quella più particolare degli atenei, che
sono un po’ tutti sull’orlo del dissesto, hanno fatto il resto. Non è
certo estranea a questa “malattia” la perdita di appeal della laurea
intesa come certo passaporto verso un sicuro approdo al mondo
del lavoro e lo scetticismo dei giovani verso un percorso formativo
di alto livello capace di garantire loro un futuro. In questo contesto
arriva il Rettorato del prof. Franco Moriconi, già Preside della Facoltà
di Veterinaria, che dovrà governare per i prossimi 6 anni e rilanciare
il prestigio di una Istituzione che è patrimonio culturale e motore
economico della città di Perugia. Su quelle che saranno le linee della
politica di governo del rettorato-Moriconi abbiamo posto alcune
domande allo stesso prof. Moriconi.
Punti di vista
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Parla il nuovo Rettore
di Giuseppe Occhioni
La sua campagna elettorale è partita da lontano ed ha dato i suoi frutti dopo ben sette anni. Come è riuscito in questo lungo periodo a far confluire sulla sua persona i consensi necessari alla sua elezione?Quella che si è svolta presso l’Ateneo di Perugia è stata una campa-
gna anomala, unica in Italia nel panorama delle elezioni universita-
rie, legata a proroghe e rinvii e a scuse talvolta capziose che in alcuni
momenti hanno fatto rimpiangere i momenti più oscuri della peggior
politica. In tutto questo periodo il mio atteggiamento è stato legato
alla moderazione e al rispetto delle regole democratiche, perseguendo
i principi di salvaguardia dell’etica, della morale e dell’onestà.
…arriva il Rettorato
del prof. Franco
Moriconi, già Preside
della Facoltà di
Veterinaria, che
dovrà governare per
i prossimi 6 anni e rilanciare il prestigio
di una Istituzione che
è patrimonio culturale
e motore economico
della città di Perugia.
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Riforma dell’Amministrazione per una Università più trasparente
Punti di vista Parla il nuovo Rettore
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La parola più di moda, attualmente, a tutti i livelli, è “rinnovamento”. La si pronuncia come fosse magica ma poi sfuggono i contenuti reali che restano evanescenti. Il rinnovamento è stato uno dei punti basilari anche del suo programma. Come pensa vada rinnovato l’Ateneo perugino?Per rispondere a questa domanda dovremmo stare qui
per oltre ventiquattro ore. lo credo che la parola rinnova-
mento voglia dire tutto e niente. E proprio in questi giorni,
sul sito dell’Università, che andrà del tutto rivisto, è nata
la Bacheca del Rettore, strumento che deve servire per
rendere trasparente e condivisa il più possibile la gestione
dell’Ateneo. Altro fatto innovativo è che sono stati nomi-
nati ventotto delegati a significare che c’è spazio per tutti,
che la governance dell’Ateneo deve essere una governance
condivisa con delle punte di alta specializzazione.
Autonomia dell’Ateneo. Con la sua elezione sembra sia stato respinto un certo tentativo della politica di inserirsi in spazi che invece appartengono alla tradizione culturale dell’Università. Quali saranno i suoi rapporti con il mondo delle istituzioni regionali e cittadine? Come detto sopra, i rapporti che l’Ateneo dovrà avere con
le Istituzioni politiche cittadine sarà quello della massima
Decisivo nelle ultime ore l’appoggio ottenuto dagli altri contendenti, i professori Volpi, Bidini ed Elisei. Quale è stata la chiave che le ha permesso di stringere queste “alleanze”?Avevo sempre detto, in tempi non sospetti, che, forse sen-
za presunzione, io sarei potuto essere l’anello di congiun-
zione tra le diverse istanze e tra i programmi degli altri
candidati. Quello che ha permesso che questo avvenisse è
legato alla mia forte volontà di avere un Ateneo autonomo
dalla politica, ma rispettoso dei rapporti istituzionali, e la
condivisione di alcuni punti fondanti il mio programma,
quali la trasparenza e la collegialità, l’internazionalizza-
zione, e una strategia di politica universitaria basata sul
merito e la qualità.
I voti necessari alla sua elezione sono venuti soprattutto dal corpo docente. Che cosa significa questo?
Sono stato eletto con 160 voti in più dell’altro candida-
to. Come lei ha detto i voti necessari alla mia elezione
sono venuti soprattutto dal corpo docente a significare
una condivisione del mio programma e del mio modo di
intendere l’Università.
Il mondo universitario italiano sta attraversando, come tutto il Paese, un periodo di profonda crisi. Anche l’Ateneo perugino non fa eccezione ed i dati relativi alle iscrizioni sono quasi drammatici. Quali pensa siano i problemi più grandi della nostra Università ed i primi da affrontare con maggiore determinazione? È in atto una crisi globale che coinvolge tutte le Isti-
tuzioni ma in particolare l’Università. Anche noi non
facciamo eccezione, anzi soffriamo più di altri atenei. I
problemi da risolvere riguardanti il nostro Ateneo sono
problemi di ordine interno ed anche esterno per cui,
dopo una presa di coscienza da parte di tutti della si-
tuazione e dopo aver attentamente studiato le strategie
in base ad un progetto ben preciso, dovremo focalizzare
degli obiettivi da raggiungere in tempi diversi che pos-
sano riportare il nostro Ateneo a ricoprire quel ruolo che
aveva in passato. Ho, pero, parlato anche di problemi
esterni all’Ateneo la cui risoluzione richiede l’intervento
sinergico delle Istituzioni pubbliche quali la Regione, la
Provincia, il Comune.
Fra i vari punti del suo programma quali ritiene più qualificanti?Tra i vari punti del mio programma ritengo importante
una riforma dell’Amministrazione in modo che le scelte
dì quest’ultima siano assunte sulla base di regole chiare,
certe e trasparenti.
Ritengo inoltre di fondamentale importanza che l’Univer-
sità degli Studi di Perugia entri in sinergia e in rete con
le altre Istituzioni di grande valore e tradizione culturale
della nostra città, quali l’Università degli Stranieri dì Peru-
gia, l’Accademia di Belle Arti, il Conservatorio e la Scuola
di Lingue Estere dell’Esercito. Infine ritengo indispensabile
competere al massimo livello nell’acquisizione di fondi di
ricerca nazionali ed internazionali.
Da vecchio contendente del precedente Rettore cosa avrebbe fatto di diverso rispetto alla gestione del prof. Bistoni?La prima cosa che mi viene in mente è che avrei attuato
una gestione più trasparente e condivisa.
cooperazione nel rispetto delle competenze e delle auto-
nomie dei singoli.
In definitiva quali saranno i criteri innovativi della sua gestione rispetto a quella precedente?I criteri innovativi saranno basati sulla collegialità, sulla
partecipazione e sul coinvolgimento del maggior numero
possibile dei colleghi.
Mondo universitario e mondo produttivo imprenditoriale dovrebbero essere dei vasi comunicanti ed invece non diciamo spesso però alcune volte assumono l’aspetto di due rette parallele. Cosa si deve fare perché la collaborazione sia sempre più stretta e produttiva?Potrei qui rispondere che potremmo fare un tavolo, che
potremmo sottoscrivere delle convenzioni, ma io credo che
queste cose sicuramente dovremo farle, ma che non sono
sufficienti se non c’è la volontà delle parti di collaborare.
lo credo che questo sicuramente durante il mio sessennato
dovrà avvenire perché ognuno di noi ha bisogno dell’altro
per uscire da questa crisi.
La Camera di Commercio che rappresenta il mondo delle imprese e l’Università hanno sempre collaborato in maniera proficua ma non c’è dubbio che dall’ intensificarsi dei rapporti si possono ottenere sempre migliori risultati. Quali progetti comuni vede che potrebbero essere realizzati in questa direzione anche per assecondare quei processi di internazionalizzazione indispensabili per la crescita del nostro sistema produttivo?La collaborazione che è sempre esistita con la Camera di
Commercio dovrà essere sempre più proficua per entrambi
e in questo ambito auspico un intensificarsi dei rapporti
che dovrebbero sfociare in progettualità comuni che pos-
sano far crescere le nostre istituzioni.
Tra i vari punti del mio
programma ritengo importante
una riforma dell’Amministrazione
in modo che le scelte dì
quest’ultima siano assunte sulla
base di regole chiare, certe e
trasparenti. (F.M.)
…sono stati nominati ventotto
delegati a significare che
c’è spazio per tutti, che la
governance dell’Ateneo
deve essere una governance
condivisa con delle punte di
alta specializzazione. (F.M.)
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Il Centro per l’arte contemporanea in Umbria produce eventi sull’arte con protagonisti italiani e stranieri ripercorrendo movimenti e gruppi dal dopoguerra alla contemporaneità.
Arte&Cultura
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di Massimo Duranti
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Fra i centri importanti per l’arte contemporanea in Umbria,
piccola regione dove sono nati ed hanno operato grandi
artisti non solo del passato, prossimo e remoto, ma anche
del ‘900 – basta pensare a Alberto Burri, Gerardo Dottori,
Leoncillo, Enzo Brunori – Foligno si sta affermando come
luogo attivo di produzione di eventi espositivi non episo-
dici e di qualità. In cio candidandosi alla leadership nel
settore, mentre è Spoleto egemone per qualità e quan-
tità di opere d’arte possedute, seppure poco valorizzate,
mentre deve caratterizzare meglio le attività espositive. E
poi c’è Città di Castello che ambisce a diventare Centro di
documentazione delle arti, ma in realtà vive il contempo-
raneo solo dalla torre d’avorio impermeabile della Fonda-
zione Palazzo Albizzini e degli splendidi, quanto purtrop-
po poco visitati musei di Burri. A Perugia con Palazzo della
Penna diventato centro culturale polivalente, ci sono an-
che le arti visive, la permanenza delle Lavagne di Beuys e
il Museo Dottori, quest’ultimo in attesa di essere di nuovo
allestito negli spazi della donazione Martinelli destinata
alla Galleria Nazionale. Queste le realtà più significative
L’ARtE CoNtEMPoRANEA AL CIAC DI FoLIgNo
zione con la sistemazione di un capolavoro dell’arte con-
temporanea, di sua proprietà, la Calamita cosmica di Gino
De Dominicis che ha collocato arditamente nel’ex Chiesa
dell’Annunziata. Il grande scheletro, che ha girato l’Eu-
ropa, è approdato in questo spazio occupandolo proprio
tutto e creando un allestimento veramente unico.
Dal 2011 sono state avviate le attività espositive, ma an-
che cicli di conferenze su temi di storia dell’arte, presen-
tazioni, alcune direttamente prodotte, altre realizzate in
altri musei,per evidenti necessità di economie di scala,
spaziando ampiamente fra i linguaggi, compresa la più
economica fotografia, senza dunque una specifica caratte-
rizzazione di tendenza. Basta confrontare la mostra appe-
na conclusa di Carlo Maria Mariani, campione della pittura
colta, meglio dire ipermanierismo, e quella programmata
da febbraio a maggio su Luciano Fabro, un centinaio di
disegni, esponente di spicco dell’Arte povera, realizzata
in collaborazione con la GAMeC - Galleria d’Arte Moder-
na e Contemporanea di Bergamo, dove la mostra è stata
aperta da ottobre 2013 allo scorso 6 gennaio. Tornando
ancora indietro, spicca nel 2013 l’esposizione dedicata a
Julian Schnabel, artista americano fra i più noti al mondo,
esponente del neoespressionismo. Per la fotografia basta
ricordare la mostra del 2012 di Edward Weston, maestro
americano dell’immagine scomparso nel 1958. Sem-
pre nel 2012 si ricorda l’operazione concettuale mostra
di Vincenzo Agnetti, artista visivo italiano scomparso nel
1981, affermatosi a livello internazionale negli anni Ses-
santa e Settanta.
Dietro tutto questo non poteva non esserci un regista
esperto d’arte contemporanea qual è Italo Tomassoni, fa-
moso avvocato, ma anche critico d’arte e docente d’arte
contemporanea alla Sapienza di Roma, amico di Burri, di
De Dominicis e di tanti altri artisti, ispiratore e mentore di
gruppi e movimenti artistici.
Arte&Cultura L’arte contemporanea al Ciac di Foligno
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nella regione alle quali si devono aggiungere altre situa-
zioni sparse sul territorio, senza dimenticare i “musei di
sculture all’aperto” di Campo del Sole, a Tuoro, e di Scul-
tori a Brufa nell’omonimo borgo del Comune di Torgiano.
Quello che manca nella regione è una “rete” che abbrac-
ci tutte queste situazioni caratterizzate spesso ancora da
vetusti campanilismi e dunque da malcelate lotte di una
effimera supremazia, quando l’Umbria è una ben piccola
regione che deve, appunto, fare rete per potere avere un
ruolo anche nel contemporaneo.
Tornando a Foligno, l’arte contemporanea ha qui una tra-
dizione di poche, ma significative mostre che sono scritte
nella storia dell’arte, ma non di attività con caratteri di
continuità o eccellenze particolari. La nascita del CIAC è
merito della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno che
ha scommesso sulla cultura e sull’arte in particolare da
tempo creando nel 2009 il centro per la cultura e lo svi-
luppo economico, una srl della quale è socio unico.
E come primo atto ha restaurato e adattato la vecchia Cen-
trale del latte, poi ufficio postale, partendo da un’idea di
Getulio Alviani in collaborazione con l’architetto Zamatti,
poi realizzato in realtà, non senza polemiche del primo
ideatore, dall’Architetto Partenzi. Oggi il Centro Italiano
d’Arte Contemporanea è un grande parallelepipedo con
una solida camicia di corten, di colore ruggine, senza fi-
nestre (ma la luce la prende da un grande lucernaio che
posa su pilastri) posto in mezzo alle case liberty, non senza
mugugni per l’accostamento. Dentro è a due piani: quello
piano strada ampio e luminoso, appunto, ma “open”, che
a volte diventa dispersivo, se non appositamente articola-
to; quello interrato, purtroppo un po’ basso, ma comun-
que ampio e articolato. La terrazza, non ancora mai utiliz-
zata, è destinata a opere site-specific, realizzate dunque
appositamente per il luogo.
Ma la Fondazione ha realizzato un’altra importante opera-
Oggi il CIAC è un grande
parallelepipedo con una solida
camicia di corten, di colore
ruggine, senza finestre (ma la luce
la prende da un grande lucernaio
che posa su pilastri)…
Si è concluso con successo un grande evento di promozione e valorizzazione del panorama artistico contemporaneo umbro, dove l’arte ha saputo restituire una relazione che da tempo mancava tra realtà e creatività.
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Tell mum everything is ok Giovani artisti umbridi Andrea Baffoni e Francesca Duranti
Tra novembre e dicembre 2013 si è tenuta a
Perugia, nei rinnovati spazi del centro espo-
sitivo di Palazzo Della Penna, la mostra Tell
mum everything is ok. Giovani artisti um-
bri, voluta dall’amministrazione comunale
e dall’assessorato alla cultura della Regione
Umbria. Il 2013 è stato infatti per il museo
perugino l’anno della definitiva destina-
zione a centro per l’arte contemporanea. La
mostra ha quindi proposto alcune delle più
significative esperienze artistiche del pano-
rama regionale, portate avanti dalle nuove
generazioni in un arco temporale compreso
tra metà anni Novanta e oggi. Il progetto ha
riscosso un notevole successo di pubblico che
si è dimostrato, per qualità e numero, molto
interessato all’arte contemporanea, contando
solo il giorno di inaugurazione più di mille
presenze, e in un mese di esposizione altret-
tanti spettatori paganti, che hanno ricevuto
gratuitamente con il biglietto di ingresso il
catalogo della mostra realizzato dallo Studio
Zup di Perugia.
La parola giovani in questo contesto ha as-
sunto un’ampia accezione, collegandosi
all’ironico titolo “dite a mamma che va tut-
to bene”, riferendosi indirettamente ad una
generale situazione complessa, non priva,
tuttavia, di entusiasmi e risultati esaltanti. In
particolare Tell mum ha messo in evidenza il
passaggio generazionale tra artisti consolidati
e giovanissimi allievi dell’Accademia di Belle
Arti, sottolineando la presenza indiscutibile
di valide energie. A fronte di cio è stato sot-
Arte&Cultura
tolineato come la regione offra rare possibilità di sbocco,
mancando una vera politica per le arti contemporanee
atta a sistemizzare tali efficienze. Al contrario, Palazzo
Della Penna si è dimostrato viatico per nuove espressività,
sensibilizzando il pubblico e dando al giovane la possi-
bilità di affacciarsi nell’ambito del professionismo locale,
possibilmente con l’intento di esportare fuori regione tali
esiti.
Rientra in questa logica anche la scelta operata da Comune
e Regione (nella figura dei rispettivi assessori alla cultura,
Andrea Cernicchi e Fabrizio Bracco) di affidare l’organiz-
zazione della rassegna a quattro giovani curatori: Andrea
Baffoni, Linda Di Pietro, Francesca Duranti e Antonio Se-
natore, espressione di diverse esperienze e punti di vista,
costantemente impegnati nella divulgazione dei linguaggi
artistici contemporanei, dentro e fuori regione.
seo in uno spazio attivo di espressione corporale, effimera,
ma significativa testimonianza di una raggiunta maturi-
tà comunicativa. In mostra anche imponenti installazioni
ambientali come il Fonte battesimale di Nicola Renzi, la
grande struttura scultorea di Michele Ciribifera, o la sug-
gestiva Melancholia di Massimo Diosono. Un’ampia pagina
è stata dedicata alla fotografia con Alessandra Baldoni, la
coppia Tiziana Nanni e Luca Tabarrini, Francesco Biccheri,
Luca Sola, Andrea Abbatangelo, e le raffinatissime scato-
lette con foto stenopeiche di Francesco Capponi.
Una versatilità espressa anche attraverso l’estensione delle
opere nell’intero spazio museale, dal chiostro esterno agli
spazi della Collezione Beuys, dove Chiara Trivelli ha collo-
cato un’affascinante installazione appositamente ispira-
ta all’artista tedesco. Note di sensibilità femminile sono
emerse in particolare nei lavori introspettivi di Benedetta
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Galli, Laura Patacchia, Meri Tancredi, Fikrete Topalli, Anja
Capocci, Valentina Orlando, Chiara Dionigi, Sara Sargentini,
Antonella Zazzera, Silvia Ranchicchio. Non sono manca-
te nemmeno le provocazioni come l’ironica e graffiante
quadreria pseudopornografica di Mario Consiglio, lo Jäger-
meister di Marino Ficola o l’Italia “ai-lati” del mondo di
Skizzo.
Punto d’approdo per la contemporaneità umbra l’evento
è stato corredato da numerosi eventi collaterali e dal un
versatile catalogo, realizzato appunto dallo Studio grafico
Zup, manifestazione anch’esso di creatività parallela a di-
mostrazione che una grande mostra d’arte contemporanea
puo e deve oggi trasformarsi in un imponente evento me-
diatico, capace di estendere la creatività ben oltre le mura
del palazzo.
Fabritia D’Intino, Cosamia, performance.
Massimo Diosono, Melancholia, 2013, particolare (foto g. Nicoletti)
Michele Ciribifera, Forze contrapposte, 2013.
Laura Patacchia, installazione, 2013.
Cio ha dato origine ad una mostra poliespressiva, trovando
spazio linguaggi eterogenei comprendenti tecniche tradi-
zionali come le sculture monumentali di Marco Mariucci
e Cristiano Carotti, o la pittura ad olio su tela di Radu Sa-
batta, tutti con livelli di figurazione contemporanea, ed
esperienze innovative come le installazioni video di De-
siderio Sanzi e del collettivo Folo-logico, i QRcode rica-
mati di Eleonora Anzini, o il progetto per un monumento
all’attenzione di Gianni Moretti. Circa quaranta gli artisti
presenti, tra i quali largo spazio è stato dato ai rappresen-
tanti delle arti performative, esibite attraverso eventi suc-
cedutisi nel mese di durata della mostra. Dalla recitazio-
ne alla danza contemporanea, artisti come Junia Bricca e
Roberto Costa Augusto, Alice Gosti, Fabritia D’Intino, Luisa
Contessa, Eleonora Chiocchini, hanno trasformato il mu-
Arte&Cultura Tell mum everithing is ok. Giovani artisti umbri
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marchio, anche ai fini della pubbli-cità, nei limiti della diffusione loca-le, nonostante la registrazione del marchio stesso. L’uso precedente del segno da parte del richiedente o del suo dante causa non è di ostacolo alla registrazione; b) siano identici o simili a un segno già noto come ditta, denominazione o ragione so-ciale, insegna e nome a dominio usato nell’attività economica, o altro segno distintivo adottato da altri, se a causa della identità o somiglianza fra i segni e dell’identità o affinità fra l’attività d’impresa da questi eserci-tata ed i prodotti o servizi per i quali il marchio è registrato possa deter-minarsi un rischio di confusione per il pubblico, che puo consistere anche in un rischio di associazione fra i due segni. L’uso precedente del segno, quando non importi notorietà di esso, o importi notorietà puramen-te locale, non toglie la novità. L’uso precedente del segno da parte del ri-chiedente o del suo dante causa non è di ostacolo alla registrazione;
c) siano identici ad un marchio già da altri registrato nello Stato o con ef-ficacia nello Stato in seguito a do-manda depositata in data anteriore o avente effetto da data anteriore in forza di un diritto di priorità o di una valida rivendicazione di preesistenza per prodotti o servizi identici;
d) siano identici o simili ad un marchio gia’ da altri registrato nello Stato o con efficacia nello Stato, in seguito a domanda depositata in data an-teriore o avente effetto da data an-teriore in forza di un diritto di pri-orità o di una valida rivendicazione di preesistenza per prodotti o servizi identici o affini, se a causa dell’i-dentità o somiglianza fra i segni e dell’identità’ o affinità fra i prodotti o i servizi possa determinarsi un ri-schio di confusione per il pubblico, che puo consistere anche in un ri-schio di associazione fra i due segni;
e) siano identici o simili ad un marchio gia’ da altri registrato nello Stato o con efficacia nello Stato, in seguito a domanda depositata in data an-
teriore o avente effetto da data an-teriore in forza di un diritto di pri-orità o di una valida rivendicazione di preesistenza per prodotti o servizi anche non affini, quando il mar-chio anteriore goda nella Comunità, se comunitario, o nello Stato, di ri-nomanza e quando l’uso di quello successivo senza giusto motivo trar-rebbe indebitamente vantaggio dal carattere distintivo o dalla rinoman-za del segno anteriore o recherebbe pregiudizio agli stessi;
f) siano identici o simili ad un marchio già notoriamente conosciuto ai sensi dell’articolo 6-bis della Convenzio-ne di Parigi per la protezione della proprietà industriale, per prodotti o servizi anche non affini, quando ri-corrono le condizioni di cui alla let-tera e)”;
4) l’art. 13, co. I, C.p.i. ai sensi del quale non “possono costituire og-getto di registrazione come marchio d’impresa i segni privi di carattere distintivo e in particolare:
a) quelli che consistono esclusivamente in segni divenuti di uso comune nel linguaggio corrente o negli usi co-stanti del commercio;
b) quelli costituiti esclusivamente dalle denominazioni generiche di prodotti o servizi o da indicazioni descrittive che ad essi si riferiscono, come i se-gni che in commercio possono servi-re a designare la specie, la qualità, la quantità, la destinazione, il valore, la provenienza geografica ovvero l’e-poca di fabbricazione del prodotto o della prestazione del servizio o altre caratteristiche del prodotto o servi-zio”.
5) l’art. 14 C.p.i. secondo cui non “pos-sono costituire oggetto di registra-zione come marchio d’impresa:
a) i segni contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume;
b) i segni idonei ad ingannare il pub-blico, in particolare sulla provenien-za geografica, sulla natura o sulla qualità dei prodotti o servizi;
c) i segni il cui uso costituirebbe vio-lazione di un altrui diritto di autore, di proprietà industriale o altro diritto esclusivo di terzi”.
6) l’art. 19, co. II, C.p.i. che statuisce come non possa “ottenere una re-gistrazione per marchio di impresa chi abbia fatto la domanda in mala fede”;
7) l’art. 31, co. I, C.p.i. secondo il quale non possono “costituire oggetto di registrazione come disegni e model-li l’aspetto dell’intero prodotto o di una sua parte quale risulta, in par-ticolare, dalle caratteristiche delle linee, dei contorni, dei colori, della forma, della struttura superficia-le ovvero dei materiali del prodotto stesso ovvero del suo ornamento, a condizione che siano nuovi ed ab-biano carattere individuale”;
8) l’art. 36, co. I, C.p.i. che dispone come non possano “costituire og-getto di registrazione come disegni o modelli quelle caratteristiche dell’a-spetto del prodotto che sono deter-minate unicamente dalla funzione tecnica del prodotto stesso”.
Ebbene, viste queste numerose condi-zioni legali ostative e rilevato che, come da espresso statuizione normativa, una domanda presentata potrebbe essere anche “in mala fede”, è evidente che questa istanza, in quanto tale, non ga-rantisce di per sè la registrazione del prodotto industriale oggetto della ri-chiesta.Inoltre, una volta che i marchi o segni
Giungono novità importanti in tema di tutela del marchio. Negli ultimi anni contravvenendo ad una vecchia prassi, sempre più si ricorre al giudizio pena-le per ottenere tutela nei confronti dei contraffattori del marchio. Ma occorre stare attenti in quanto la giurispruden-za è intervenuta ponendo dei limiti im-portanti a questa tendenza.La Corte di Cassazione ha recentemente affermato, che l’ avvenuta registrazio-ne del marchio o del segno distintivo rappresenta una condizione impre-scindibile affinché venga assicurata la “tutela penale dei marchi o degli altri segni distintivi”.Infatti, la Cassazione ha rilevato che, si è “inteso ratificare la giurispruden-za che richiedeva, per la tutela penale, l’avvenuta registrazione del marchio o del segno, non bastando la semplice domanda” posto che si puo conoscere “solo un titolo già rilasciato mentre la semplice richiesta dello stesso non dà luogo di per sé alla garanzia dell’esito positivo della avviata procedura ammi-nistrativa”.Del resto, pur a fronte di un diverso filone interpretativo secondo il quale, al contrario, da un lato, è “sufficien-te la presentazione della domanda di registrazione o brevetto a far scatta-re la protezione penale del marchio, perché già da tale momento si rende formalmente conoscibile il modello e possibile la sua illecita riproduzione”, dall’altro lato, questa “forma di tutela anticipata del segno distintivo sussiste anche dopo l’entrata in vigore della nuova normativa in materia di marchi introdotta dalla l. n. 99 del 2009, la cui ratio è quella di garantire una rispo-sta repressiva più efficace al fenomeno della contraffazione anche con l’espli-cita osservanza della normativa comu-nitaria”, è preferibile, il primo percorso ermeneutico.Infatti, la riforma su emarginata, nel
condizionare, come già rilevato in pre-cedenza, la punibilità degli autori dei delitti di cui all’art. 473 e 474 c.p., all’osservanza delle “norme delle leg-gi interne, dei regolamenti comunitari e delle convenzioni internazionali sulla tutela della proprietà intellettuale o in-dustriale”, richiede che il procedimen-to, volto ad ottenere la registrazione di marchi o segni distintivi, nazionali o esteri, di prodotti industriali, si sia concluso.Orbene, posto che detto procedimento è assai articolato e complesso, non è detto che la domanda proposta venga necessariamente accolta.In effetti, come è noto, il Codice della proprietà industriale (di seguito indica-to con la dicitura C.p.i.), introdotto con il decreto legislativo, 10/02/05, n. 30, prevede una serie di limitazioni per la registrazioni dei marchi, segni e pro-dotti industriali.
A titolo meramente esemplificativo, si riportano le seguenti norme giuridiche:1) l’art. 9 C.p.i. secondo cui non possa-
no “costituire oggetto di registrazio-ne come marchio d’impresa i segni costituiti esclusivamente dalla for-ma imposta dalla natura stessa del prodotto, dalla forma del prodotto
necessaria per ottenere un risultato tecnico, o dalla forma che dà un va-lore sostanziale al prodotto”;
2) l’art. 10, co. I, C.p.i. ai sensi del quale gli “stemmi e gli altri segni considerati nelle convenzioni in-ternazionali vigenti in materia, nei casi e alle condizioni menzionati nelle convenzioni stesse, nonché i segni contenenti simboli, emblemi e stemmi che rivestano un interesse pubblico non possono costituire og-getto di registrazione come marchio d’impresa, a meno che l’autorità competente non ne abbia autorizza-to la registrazione”;
3) l’art. 12 C.p.i., co. I che prevede come non possano “costituire og-getto di registrazione come marchio d’impresa i segni che alla data del deposito della domanda:
a) siano identici o simili ad un segno già noto come marchio o segno di-stintivo di prodotti o servizi fabbri-cati, messi in commercio o prestati da altri per prodotti o servizi identici o affini, se a causa dell’identità o so-miglianza tra i segni e dell’identità o affinità fra i prodotti o i servizi possa determinarsi un rischio di confusio-ne per il pubblico, che puo consistere anche in un rischio di associazione fra i due segni. Si considera altresì noto il marchio che ai sensi dell’ar-ticolo 6-bis della Convenzione di Parigi per la protezione della pro-prietà industriale, testo di Stoccolma 14 luglio 1967, ratificato con legge 28 aprile 1976, n. 424, sia notoria-mente conosciuto presso il pubblico interessato, anche in forza della no-torietà acquisita nello Stato attraver-so la promozione del marchio. L’uso precedente del segno, quando non importi notorietà di esso, o importi notorietà puramente locale, non to-glie la novità, ma il terzo preutente ha diritto di continuare nell’uso del
Per la tutela penale contro la contraffazione è necessaria l’avvenuta registrazione del Marchio
In effetti, come è
noto, il Codice della
proprietà industriale
prevede una serie
di limitazioni per
la registrazioni dei
marchi, segni e
prodotti industriali.
Inoltre, una volta che i marchi o segni
distintivi vengono registrati, è necessario
altresì appurare se ricorrano cause estintive
tali da ritenerli non più oggetto di tutela.
Marchi&Brevetti a cura di Giuseppe Caforio*
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Marchi&Brevetti
distintivi vengono registrati, è necessa-rio altresì appurare se ricorrano cause estintive tali da ritenerli non più ogget-to di tutela.In altri termini, si tratta di verificare se il soggetto titolare di un data marchio (o altro prodotto industriale) registrato sia decaduto da quel diritto.Ad esempio, l’art. 13, co. IV, C.p.i. sta-bilisce che il “marchio decade se, per il fatto dell’attività o dell’inattività del suo titolare, sia divenuto nel commer-cio denominazione generica del pro-dotto o servizio o abbia comunque per-duto la sua capacità distintiva”; l’art. 14, co. II, C.p.i., a sua volta, prevede che il marchio d’impresa decade:a) se sia divenuto idoneo ad indurre in
inganno il pubblico, in particolare circa la natura, qualità o provenien-za dei prodotti o servizi, a causa di modo e del contesto in cui viene uti-lizzato dal titolare o con il suo con-senso, per i prodotti o servizi per i quali è registrato;
b) se sia divenuto contrario alla legge, all’ordine pubblico o al buon costu-me;
c) per omissione da parte del titolare dei controlli previsti dalle disposizio-ni regolamentari sull’uso del marchio collettivo”.
Analoga conseguenza ricorre qualora il titolare non ne faccia “uso effettivo” ossia, allorché la durata per la prote-zione sia scaduta e il titolare non ab-bia chiesto la proroga ovvero, nei casi in cui, il titolo di privativa non possa essere rinnovato e il periodo di conces-sione sia scaduto.Inoltre, un’altra valutazione da com-piersi, una volta appurato che la regi-strazione è stata compiuta ed non ri-corrono ipotesi di decadenza, è quella di stabilire se il soggetto che abbia fatto uso del marchio (o segno distintivo), ne abbia fatto un uso consentito posto che il titolare della c.d. privativa non ha sempre un diritto all’utilizzo esclusivo ed incondizionato.Tra l’altro, la stessa Corte di Cassazione, seppur con un orientamento non con-solidato, nel dichiarare che spetta “al giudice penale decidere in via inciden-
tale sulla validità o meno di un mar-chio, registrato sia in sede comunitaria che nazionale, quando la questione assuma rilevanza ai fini della quali-ficazione giuridica del fatto oggetto dell’imputazione”, lascia chiaramente intendere che la verifica, circa l’esi-stenza di un marchio registrato, valida-mente da tutelare ai fini del giudizio de quo (e quindi, per un verso, non de-caduto e usato effettivamente, per un altro verso, leso nel suo uso conferito in via esclusiva), è fondamentale per ve-rificare la sussistenza dei delitti di cui agli artt. 473 e 474 c.p. .Peraltro, tale valutazione decisoria ri-chiede anche un giudizio prognostico volto a “stabilire il livello della capacità imitativa del marchio, ovvero se si sia in presenza di un falso punibile o grosso-lano o comunque se sussista pericolo di confusione per l’acquirente”.Da ultimo, anche per quanto concerne i marchi o i segni distintivi riconosciu-ti in sede comunitaria, la Cassazione, successivamente all’entra in vigore della legge n. 99/09, ha stabilito che un “marchio rilasciato dall’autorità co-munitaria preposta a valutare domande di protezione di beni di proprietà in-dustriale, deve comunque rispettare, a norma dell’art. 53 del Regolamen-to CE 207/2009 del Consiglio, i diritti anteriori, discendenti dalla normativa nazionale, anche in base al diritto al nome, attribuendo così rilevanza al su-indicato art. 8 CPI, comma 3” dato che la registrazione non puo “essere sot-tratta al vaglio sulla validità del giudice nazionale”.Occorre comunque evidenziare che vi sono altre norme incriminatrici che possono essere invocate anche per i prodotti non registrati quale quello ap-plicato nel caso di specie ovvero l’art. 517 c.p.; per giunta, al di là del caso in questione, basta menzionare, a tito-lo meramente esemplificativo, l’art. 4, comma 49-bis della legge 24 dicembre 2003, n. 350 (Finanziaria per il 2004)[24] o ancora, l’art. comma 7, della l. 14 maggio 2005, n. 80 entrambi volti a tutelare, seppur in forme diverse, la proprietà intellettuale.
In conclusione la tutela specifica pena-le avverso la contraffazione deve avere come presupposto la valida registrazio-ne del marchio, unito ad un uso rego-lare.Vi possono essere strumenti alterna-tivi di tutela penale, come il ricorso alla contestazione del reato di frode in commercio, ma cio non è esaustivo dell’esigenza di tutela prioritaria del marchio. [*Docente Dipartimento Giu-risprudenza - Perugia]
CameraNotizie a cura di Roberto Vitali
Fabrizio Fratini è il nuovo vice direttore della Camera di Commercio
Il 2 dicembre è entrato a far parte della “famiglia” camerale il dottor Fabrizio Fratini, fresco vincitore del concorso bandito per coprire la carica di Vice Se-gretario Generale dell’Ente. Trentotto anni, viterbese, al dottor Fratini è stato affidato l’incarico relativo alla direzio-ne e coordinamento dell’area dirigen-ziale studi e promozione economica.Al giovane neo Vice Direttore i più sin-ceri auguri di buon lavoro dalla reda-zione.
Ercole olivario 2014: aperte le iscrizioni
L’Ercole Olivario sta scaldando i motori: sono state aperte, infatti, le iscrizioni alla XXII edizione del prestigioso concorso dedicato all’olio extravergine d’oliva di qualità italiano, organizzato dall’Unione Italiana delle Camere di Commercio, in collaborazione con la Camera di Perugia, il MIPAAF ed il Ministero dello Sviluppo Economico.Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera, nonché del Comitato di Coordinamento del Con-corso, ha dichiarato: “Come ogni anno l’Ercole Olivario si propone di celebrare l’eccellenza dello straordinario e variegato panorama olivicolo nazionale, in cui operano soggetti sempre più sensibili all’estrema qualità del prodotto. In tutto cio non va certo dimenticato il contributo inestimabile delle Camere di Commercio, grazie alle quali riusciamo a dar lustro, in maniera di volta in volta più puntuale ed esauriente, al mondo dell’extravergine italiano, considerato in tutte le sue meravigliose declinazioni territoriali”.In ciascuna regione saranno costituite le Commissioni di degustazione, composte da iscritti nell’elenco di tecnici ed esperti, chiamati a eleggere un massimo di sei oli, secondo le due categorie previste (DOP e IGP).Gli oli selezionati concorreranno alla fase finale della competizio-ne - che si svolgerà in Umbria dal 23 al 29 marzo 2014 - durante la quale saranno sottoposti all’esame di una Giuria Nazionale co-stituita da 16 esperti.L’Ercole sarà assegnato agli oli che otterranno i primi due posti nelle due categorie per le varie tipologie di fruttato: leggero, me-dio ed intenso.Saranno anche assegnati:- il Premio Speciale Amphora Olearia all’olio finalista con la mi-
gliore confezione;- la Menzione Speciale “Olio Biologico”;- il Premio Lekytos, alla personalità straniera distintasi per conoscenza delle tecniche d’as-
saggio;- il Premio “Il Coraggio di fare Nuove Imprese Agricole”, riservato alle aziende finaliste avviate
nell’ultimo quinquennio.Regolamento completo e modulistica di iscrizione sul sito: www.ercoleolivario.net
L’Ercole sarà assegnato agli oli
che otterranno i primi due posti
nelle due categorie per le varie
tipologie di fruttato: leggero, medio ed intenso.
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Vi possono essere
strumenti alternativi di tutela penale,
come il ricorso alla
contestazione del
reato di frode in
commercio, ma ciò
non è esaustivo
dell’esigenza di
tutela prioritaria del
marchio.
Grande successo per il Master per Esperto in marketing dei prodotti agroalimentari umbri
Alcuni hanno avviato una piccola impresa, altri hanno trovato lavoro nelle aziende umbre del settore. Quel che conta è che dei 17 allievi del Master per “Esperto in marketing e promo-commercializzazione dei prodotti agroalimentari umbri” quasi tutti al momento hanno una occupazione.
CameraNotizie
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Venerdì 20 dicembre, nella sede della Camera di Commercio, gli allievi hanno ricevuto l’at-testato finale di partecipazione a conclusione dell’iter formativo cominciato un anno prima. Durante questo periodo i partecipanti hanno potuto acquisire le competenze e le conoscenze per operare nell’ambito della gestione aziendale e per collaborare alla gestione dei processi innovativi nell’area commerciale.A testimonianza delle capacità acquisite gli allievi hanno realizza-to due strumenti di promozione integrata: una brochure e un video che raccontano un’Umbria fatta di persone, sensazioni e tradizioni attraverso la cucina, gli aneddoti, i modi di dire e le eccellenze eno-gastronomiche.A consegnare gli attestati è stato il presidente della Camera Giorgio Mencaroni, il quale ha sottolineato come “la Camera di Commercio continuerà a investire nel settore agroalimentare e nella promozione dei prodotti tipici del nostro territorio. Spesso è proprio questo com-parto a rappresentare la chiave di volta per accedere ad altri e nuovi mercati”.Alla cerimonia erano presenti gli studenti del Master, le aziende che li hanno ospitati, gli studenti cinesi del corso organizzato nell’ambito di “Taste Umbria 2013” ed i responsabili degli enti coinvolti nei programmi di formazione.Il master è stato organizzato da Sistemi Formativi Confindustria Umbria, in collaborazione con Università dei Sapori e con il sostegno della Camera di Commercio di Perugia e della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia.
…Mencaroni, il quale ha
sottolineato come “la Camera
di Commercio continuerà
a investire nel settore
agroalimentare e nella
promozione dei prodotti
tipici del nostro territorio…”
Raccontami l’Umbria. Al via l’edizione 2014
Le Camere di Commercio di Perugia e Terni hanno indetto la quinta edizione del Premio giornalistico internazionale “Raccontami l’Umbria-Stories on Umbria”, la cui premiazione si terrà a Perugia, durante il Festival Internazionale di Giornalismo, nella prima settimana di maggio 2014. Il concorso, la cui partecipazione è gratuita, è riservato agli articoli e ai video che abbiano trat-tato le eccellenze artistico-culturali-ambientali e il sistema economico-produttivo di qualità della regione, contribuendo a dare visibilità in Italia e nel mondo all’Umbria e a valorizzarne le migliori produzioni del suo sistema d’impresa.Inoltre, ed è questa la grande novità del bando 2014, è stata istituita anche una sezione
speciale “Social” per premiare la migliore clip che racconti le bellezze e le suggestioni dell’Umbria, declinata nelle sue sfaccet-tature culturali, turistiche ed enogastro-nomiche. La finalità del premio speciale è di individuare nuove modalità di raccon-to dell’Umbria, in linea con il linguaggio dei social network e con le loro modali-tà espressive, per restituire un’immagine promozionale inedita e accattivante della
regione. I video saranno giudicati da una giuria popolare attraverso il meccanismo dei “mi piace”, cliccando sulla pagina Facebook del premio Raccontami l’Umbria il video preferito. Al vincitore sarà riconosciuto un premio di 1.500 euro.Al di là della sezione speciale il Premio si articolerà nelle consuete sezioni stampa, video e web per articoli foto-giornalistici pubblicati o servizi andati in onda fra il 1° gennaio 2013 e il 28 febbraio 2014. I contributi saranno esaminati da una Commissione nominata dalle Camere di Commercio di Perugia e Terni.
Anche quest’anno, come già nella passata edizione, la Commissione selezionerà, per ognuna delle tre categorie, una rosa di 3 finalisti candidati alla vittoria che verranno invitati a parteci-pare alla cerimonia di premiazione: solo durante la cerimonia verranno proclamati gli articoli e il video risultati vincitori.Il Premio, pari a 2.500 euro per ciascuna sezione, sarà corrisposto parte in denaro e parte sarà fruito attraverso soggiorni in Umbria in abbinamento a prodotti tipici locali. Termine per inviare alla Segreteria del Premio la domanda di partecipazione per le tre sezioni stampa, video e web: 30 marzo 2014.Termine per inviare alla Segreteria del Premio la domanda di partecipazione per la sezione speciale social: 28 febbraio 2014.
…la grande novità del bando 2014, è stata
istituita anche una sezione speciale “Social” per premiare la migliore clip che racconti
le bellezze e le suggestioni dell’Umbria…
Per maggiori informazioni:Ufficio Stampa ed EditoriaVia Cacciatori delle Alpi, 42 06121 Perugia tel. +39 075 5748312 5748257 – [email protected]
Primo Concorso nazionale Cerevisia: le sei migliori birre d’Italia premiate a Deruta
Si è tenuta il 23 novembre al Museo della Ceramica di Deruta la premiazione uffi-ciale del Concorso Cerevisia 2013, che ha incoronato le migliori 6 birre italiane. Nato per la valorizzazione delle eccellen-ze birraie italiche, al Cerevisia 2013 han-no partecipato 50 birre prodotte da 20 birrifici con sede e stabilimenti sul terri-torio nazionale.Particolare soddisfazione per la nostra provincia è giunta dall’assegnazione del
Note di legislazione regionale a cura di Massimo Duranti
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Leggi e regolamenti, decreti e determinazioni pubblicati dal 2 ottobre 2013 al 8 gennaio 2014
Legge regionale 27 settembre 2013, n. 21 Ulteriori modificazioni della legge re-gionale 16 aprile 2005, n.21 (Nuovo Statuto della Regione Umbria)(Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.45 del 2 ottobre 2013
Questa legge, come le successive, modi-fica alcune parti dello Statuto regionale ed è nella piena efficacia non avendo il Governo promosso giudizio di legittimi-tà avanti la Corte Costituzionale, ai sensi del secondo comma della dell’art. 123 della Costituzione, né essendo interve-nuta nessuna richiesta di referendum. Le modifiche riguardano l’art.18 che nella nuova formulazione precisa che “la legge regionale individua gli strumenti gene-rali della programmazione e disciplina le procedure di formazione, aggiorna-mento attuazione e verifica dei risultati degli stessi”. Inoltre, precisazioni formali intervengono sulla amministrazione del demanio del patrimonio regionale.
Legge regionale 27 settembre 2013, n. 22 Ulteriori modificazioni della legge re-gionale 16 aprile 2005, n.21 (Nuovo Statuto della Regione Umbria)(Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.45 del 2 ottobre 2013)
La presente modifica riguarda le Risorse
naturali, per le quali il legislatore re-gionale ha inteso ampliare il significato dell’impegno, rivolto anche alle gene-razioni future, precisando che l’acqua ha carattere esclusivamente pubblico, rispetto dunque a ogni possibile ipotesi di privatizzazione.
Legge regionale 27 settembre 2013, n. 23 Ulteriori modificazioni della legge re-gionale 16 aprile 2005, n.21 (Nuovo Statuto della Regione Umbria)(Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.45 del 2 ottobre 2013)
Fra le identità e i valori indicati dal-lo Statuto regionale, la presente legge inserisce quello della legalità nella se-guente forma: “La cultura della legalità e il contrasto alla criminalità organizza-ta e alle mafie”
Legge regionale 27 settembre 2013, n. 24 Ulteriori modificazioni della legge re-gionale 16 aprile 2005, n.21 (Nuovo Statuto della Regione Umbria)(Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.45 del 2 ottobre 2013
Dalla X legislatura, diminuirà il nume-ro dei Consiglieri regionali e dei mem-bri della Giunta regionale. La presente legge di modifica statutaria fissa in 20
il numero dei consiglieri (oltre il presi-dente) e in un numero non superiore a 5 quelli della Giunta.
Legge regionale 27 settembre 2013, n. 25 Ulteriori modificazioni della legge re-gionale 16 aprile 2005, n.21 (Nuovo Statuto della Regione Umbria)(Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.45 del 2 ottobre 2013
Il Consiglio regionale dell’Umbria, a seguito delle presenti modifiche, assu-merà la denominazione più pregnante di “Consiglio regionale Assemblea legi-slativa dell’Umbria” e ordinariamente di “Assemblea legislativa dell’Umbria”. Entro 90 giorni dalla promulgazione della presente modifica dovranno esse-re adeguati i regolamenti del Consiglio regionale de della Giunta regionale.
Legge regionale 27 settembre 2013, n. 26 Ulteriori modificazioni della legge re-gionale 16 aprile 2005, n.21 (Nuovo Statuto della Regione Umbria)(Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.45 del 2 ottobre 2013
Con la presente modifica, la Regione pre-cisa nel proprio Statuto che la vigilanza sulla regolarità contabile è esercitata da un collegio dei revisori dei conti la cui
In questa rubrica vengono riportati le leggi regionali, i regolamenti regionali e i testi coordinati delle leggi regionali pubblicati nell’ultimo periodo sul Bollettino Ufficiale della Regione Umbria con una sintesi del loro contenuto. Vengono altresì riportate le più rilevanti deliberazioni della Giunta regionale, del Consiglio regionale, i Decreti del Presidente della Giunta regionale e le Determinazioni dirigenziali di interesse generale riferiti al medesimo periodo di pubblicazione, aventi per lo più riflessi di na-tura economica. In particolare sono citati i Regolamenti Comunitari dei quali la Regione prende atto con proprie deliberazioni riguardo alle provvidenze riferite all’Umbria. Per ogni legge, regolamento e ogni altro atto citato vengono indicati il numero e la data del Bollettino Ufficiale nel quale sono pubblicati, cio al fine della eventuale consultazione possibile – fra l’altro – presso l’Ufficio Documentazione del Consiglio regionale dell’Umbria (Piazza Italia, 2).Dal 1° gennaio 2013 il Bollettino Ufficiale della Regione dell’Umbria è redatto esclusivamente in formato elettronico firmato digitalmente. Nel sito istituzionale della Regione www.regione.umbria.it è possibile consultare integralmente, gratuita-mente e senza limiti di tempo tutte le pubblicazioni.
CameraNotizie
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Premio “Migliore Birra giovane d’Italia” alla birra Fiera, del Birrificio dell’Eremo di Capodacqua di Assisi: un riconoscimento di grande valore, riservato ai birrifici italiani nati dopo il 1 gennaio del 2011.I premi sono stati assegnati in base ad un criterio geografico (Nord, Centro e Sud) ed al tipo di birre (ad alta o bassa fermentazione).Per le migliori birre ad alta fermentazione salgono sul podio: la birra Nazionale 3.3, del bir-rificio Baladin di Piozzo (Cuneo), la Reale del birrificio Birra del Borgo di Borgorose (Rieti) e la Grazie Mille del Cantirrificio Vittoria di Ragusa.Per le birre a bassa fermentazione, i premi sono andati alla Ambra Rossa del birrificio San Gabriel di Ponte di Piave (Cuneo) e alla birra Nera prodotta dalla Damare di Fiumicino (Roma).
Il concorso è stato organizzato dal Banco Nazionale di Assaggio delle Birre, in collaborazione con l’Asso-ciazione degli Industriali della birra e del Malto (As-soBirra), del Centro di Eccellenza per la Ricerca sulla Birra, dell’Università degli Studi di Perugia (CERB), della Camera di Commercio di Perugia, del Comune di Deruta e della Regione Umbria.I riconoscimenti, insieme a pregiate ceramiche arti-stiche realizzate a Deruta, sono stati consegnati dal direttore di AssoBirra Filippo Terzaghi, dal professor Paolo Fantozzi del centro CERB dell’Università de-gli Studi di Perugia, dal Presidente della Camera di Commercio Giorgio Mencaroni, dal sindaco di Deruta
Alvaro Verbena e dall’assessore all’Agricoltura della Regione Umbria Fernanda Cecchini.Le birre vincitrici potranno fregiarsi della specifica coccarda che certifica il riconoscimento con-seguito nella controetichetta della bottiglia e nei loro siti web.
…assegnazione del Premio “Migliore
Birra giovane d’Italia” alla birra Fiera,
del Birrificio dell’Eremo di Capodacqua
di Assisi: un riconoscimento di grande
valore, riservato ai birrifici italiani
nati dopo il 1 gennaio del 2011.
Note di legislazione regionale
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(Bollettino ufficiale n. 58 del 30 dicem-bre 2013)
Come ogni anno, con la presente legge viene autorizzato l’esercizio provvisorio del bilancio per il I trimestre del 2014 con la spesa in dodicesime del prece-dente esercizio finanziario. La legge in questione si occupa anche di asse-gni vitalizi per gli eredi dei consiglieri regionale e del calcolo dell’indennità mensile. Infine la legge tratta dell’i-scrizione dei Comitati locali della Cro-ce Rossa Italiana nel Registro regionale della persone giuridiche private.
Legge regionale 23 dicembre 2013, n. 33Modificazioni ed integrazioni del-le legge regionale 27 dicembre 2012, n.28 (disposizioni di adeguamento al decreto legge 10 ottobre 2012, n.174 (Disposizioni urgenti in materia di fi-nanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposi-zioni in favore delle zone terremotate nel maggio del 2012 ), convertito, con modificazioni, dalla legge 7 dicembre 2012, n.213) e abrogazione di norme. (Bollettino ufficiale n. 58 del 30 dicem-bre 2013)
Con la presente legge si apportano si-gnificative modifiche alla legge re-gionale n.28 del 2012 in materia di finanza e funzionamento degli enti ter-ritoriali, contenente anche provvidenze per le zone terremotate del 2012. In-tanto viene ampiamente modificato il funzionamento dei Gruppi consiliari, le loro dotazioni di mezzi e personale e finanziamenti nell’ottica della tra-sparenza e del risparmio rispetto alle precedenti disposizioni. In particolare, è anche chiarito per quali finalità non sarà possibile utilizzare i contributi ai gruppi stessi, come quella del finan-ziamento delle attività di partito; così come non si potranno dare incarichi a Parlamentari, consiglieri regionali di altre regione e a candidati.
Regolamento regionale 4 novembre 2013, n. 4
Ulteriore integrazione al Regolamento regionale 17 dicembre 2002, n.7 (Re-golamento di attuazione della legge regionale 19 novembre 2001, n.28)
Regolamento regionale 4 dicembre 2013 , n.5 Disciplina sulla obbligatorietà della formazione del piano attuativo e per gli elaborati del Piano regolatore ge-nerale e del piano attuativo conven-zionato , di cui all’art. 62 , comma 1 lettere e) ed f) e g) della legge regionale 22 febbraio 2005, n. 11 (norme in ma-teria di governo del territorio: pianifi-cazione urbanistica comunale)(Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.55 dell’11 dicembre 2013)
Regolamento regionale 4 dicembre 2013 , n.6Norme di attuazione in materia di con-tributo di costruzione ai sensi dell’art. 12, comma 1, lett. b) della legge regio-nale 18 febbraio 2004, n.1 (norme per l’attività edilizia) (Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.55 dell’11 dicembre 2013)
Regolamento regionale 30 dicembre 2013, n. 7Trattamento dei dati sensibili e giudi-ziari di competenza della Giunta regio-nale, degli enti e delle agenzie regiona-li, delle aziende unità sanitarie locale, delle aziende ospedaliere, delle aziende ospedaliero-universitarie e degli altri soggetti pubblici per i quali la Regione esercita poteri di indirizzo e controllo. (Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.2 del dell’8 gennaio 2014)
Deliberazione della Giunta regionale 15 luglio 2013, n. 799Misure per aumentare la prescrizione di farmaci a brevetto scaduto(Bollettino ufficiale n. 45 del 2 ottobre 2013)
Deliberazione della Giunta regionale 4 settembre 2013, n.957
Tariffario di base per prestazioni di as-sistenza ospedaliera di cui al DM Salute 18 ottobre 2012. (Supplemento ordinario n. 1 al Bolletti-no ufficiale n. 50 del 6 novembre 2013)
Deliberazione della Giunta regionale 15 ottobre 2013, n.1127Approvazione programma annuale 2013 per la crescita, l’innovazione e la competitività del sistema produttivo regionale.(Supplemento ordinario n.2 al Bollet-tino ufficiale n.55 dell’11 dicembre 2013)
Deliberazione della Giunta regionale 28 ottobre 2013, n. 31Elenco regionale dei prezzi e dei costi minimi della manodopera per lavori edili, impianti tecnologici, infrastrut-ture a rete, lavori stradali ed impianti sportivi per l’esecuzione di opere pub-bliche-edizione 2013. Elenco regionale dei costi per la sicurezza dei lavoratori -Edizione 2013.(Supplemento straordinario al Bolletti-no ufficiale, 58 del 30 dicembre 2013)
Deliberazione della Giunta regionale 16 dicembre 2013, n. 1498Indirizzi per l’attuazione nel sistema regionale dei servizi per l’impiego del D.Lgs. n. 181/2000 e successive modi-ficazioni ed integrazioni. (Supplemento ordinario n. 2 al Bollet-tino ufficiale n.2 dell’8 gennaio 2014)
Determinazione dirigenziale 25 ottobre 2013, n. 7945Programma di sviluppo rurale per l’Um-bria 2007/2013 Misura 313 “Incenti-vazione di attività turistiche”. DGR n. 1102/2013 – Bando di evidenza pub-blica concernente modalità e criteri per la concessione degli aiuti previsti dalla misura 313 “Incentivazione di attività turistiche” per il periodo 1° gennaio 2014-31 maggio 2015.(Supplemento ordinario n.2 al Bolletti-no ufficiale n.50 del 6 novembre 2013)
composizione e funzionamento sono re-golati dalla legge regionale di contabilità.
Legge regionale 18 ottobre 2013, n. 27 Modificazioni ed integrazione della legge regionale 9 aprile 2013, n.8 (di-sposizioni legate alla manovra di bi-lancio 2013 in materia di entrate e di spese-Modificazioni ed integrazioni di leggi regionali) (Bollettino ufficiale n.48 del 23 ottobre 2013)
Alcune modifiche formali alla mano-vra di bilancio 2013 sono previste in questa legge, fra cui il rinvio a dopo le elezioni amministrative del 2014 del rinnovo di alcuni organi amministrativi e l’autorizzazione alla Giunta regionale a concedere all’Agenzia Forestale regio-nale anticipazioni di cassa fino a quat-tro milioni di euro.
Legge regionale 20 novembre 2013, n.28Ratifica dell’accordo fra Regione Umbria e al Regione Marche concernente il rior-dino dell’Istituto zoo profilattico speri-mentale dell’Umbria e delle Marche.(Bollettino ufficiale n.53 del 27 no-vembre 2013)
La Regione Marche e la regione Umbria hanno raggiunto un accordo per il rior-dino dell’Istituto zoo profilattico speri-mentale dell’Umbria e delle Marche ri-guardante l’organizzazione e la gestione del medesimo, così come previsto da un Decreto legislativo sulla riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero, come quello in oggetto. La legge in questio-ne lo ratifica a precisa che detto accordo potrà essere modificato solo con leg-ge regionale. Sono dunque abrogate le precedenti leggi regionali che regolava-no questa istituzione.
Legge regionale 16 dicembre 2013, n. 29Disposizioni in materia di addizionale regionale all’IRPEF.(Bollettino ufficiale n. 56 del 18 dicem-bre 2013)
La potestà della Regione prevista dalla le-gislazione nazionale di fissare una addi-zionale all’IRPEF, per l’anno 2014 è stata tradotta nella legge regionale in oggetto. È stata operata una rimodulazione delle aliquote e delle fasce di reddito alle quali applicarle. Fino a 15.000 euro di reddito non è prevista nessuna maggiorazione; da 15.000 a 28.000 la maggiorazione sarà del 0,40%; da 28.000 a 55.000 sarà del 0.45; da 55.000 a 75.000 del 0,50 %; oltre i 75.000 sarà infine del 0,60%.
Legge regionale 23 dicembre 2013, n. 30Disciplina del sistema regionale di istruzione e formazione professionale(Bollettino ufficiale n. 58 del 30 dicem-bre 2013)
Ponendo la persona al centro delle politiche educative, la Regione Um-bria con la presente legge istituisce il sistema regionale della istruzione e formazione professionale in confor-mità e coerenza con la legislazione nazionale, la normativa europea e lo Statuto regionale. Il sistema garantisce l’assolvimento dell’obbligo dell’istru-zione e del diritto-dovere all’istruzio-ne stessa, garantendone il successo, contrastando la dispersione scolastica, facilitando l’orientamento e sostenen-do i giovani in particolari situazioni di disagio. Fanno parte del sistema gli organismi di formazione accreditati secondo la normativa vigente e gli isti-tuti professionali statali, soggetti che rilasciano i titoli di qualifica e i diplo-mi. La Regione programma, indirizza e coordina le politiche del settore assi-curando l’unitarietà della formazione, adotta criteri di valutazione e controllo per verificare efficacia ed efficienza e realizza il monitoraggio del sistema. La legge indica i percorsi che saranno di durata triennale e saranno tenu-ti sia dagli organismo accreditati, sia dagli Istituiti statali (il I anno). Sono previsti anche corsi quadriennali con rilascio di diploma che permettono anche di accedere all’esame di Stato e poi ad alcune facoltà universitarie. L’Assemblea legislativa della Regione
annualmente verificherà l’andamento del sistema.
Legge regionale 23 dicembre 2013, n. 31Norme in materia di infrastrutture per le telecomunicazioni(Supplemento ordinario al Bollettino ufficiale n.58 del 30 dicembre 2013)
La legge in oggetto, partendo dal pre-supposto del diritto da parte di tutti cittadini all’accesso a internet, quale mezzo di crescita economica e sociale, disciplina le localizzazioni, realizzazioni e modificazioni degli impianti e delle infrastrutture delle telecomunicazioni. La Regione ne promuoverà la diffusio-ne e utilizzo anche attraverso intese fra istituzioni e soggetti della ricerca per ottimizzarne l’utilizzo, attraverso anche lo sviluppo delle fibre ottiche e del digitale quanto a copertura terri-toriale, attraverso un Piano telematico regionale che realizzerà Regione Umbria Network (RUN), rete pubblica regionale, finalizzata a creare insiemi e sistemi di rete e apparecchiature a banda larga e ultralarga. La legge disciplina anche l’utilizzo del sottosuolo per la posa del-la fibra ottica impartendo disposizione a Comuni e Province. Inoltre, la legge in apposito capo disciplina la realizzazio-ne degli Impianti radioelettrici, preve-dendo anche sostegni all’innovazione tecnologica delle emittenti private. I Comuni dovranno comunque adottare appositi regolamenti per l’installazione di detti impianti tenendo presenti esi-genze di impatto ambientale e di sicu-rezza per la salute. Sarà inoltre creata una banca dati regionale degli impianti e delle infrastrutture e una Consulta re-gionale per le telecomunicazioni. Sono previste, infine, sanzioni pecuniarie elevate per installazioni, modifiche ed esercizio di impianti radioelettrici senza le prescritte autorizzazione.
Legge regionale 23 dicembre 2013, n. 32Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio di previsione per l’anno 2014 e altre disposizioni urgenti.
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Scaffale a cura di Antonio Carlo Ponti
Gustaw HerlingPagine sull’Umbria
A cura di Arnaldo Picuti. Traduzione di Marta Herling. Disegni di Luigi FrappiFoligno, Edizioni Orfini Numeister, 2013, pp. 36, ill. bn, s.i.p.
L’avvocato umanista Arnaldo Picuti, cui si deve fra l’altro una bella edizione del trattato Sui tartufi (Perugia, EFFE, 1999) del celebre falsario Alfonso Ceccarelli (Bevagna 1532- Roma 1583), durante le sue preziose ricerche dedicate alla nostra regione, s’imbatte in alcune pagine sull’Umbria del grande scrittore polacco Gustaw Herling (Kielce 1919-Na-poli 2000), contenute nel voluminoso Diario scritto di notte del 1992 e nel Breve racconto di me stesso pubblicato postumo nel 2006. Picuti non ci pensa molto e prepara questo libro smilzo e molto bello, e ottiene dall’eccellente pittore Luigi Frappi delle vedute re-alistiche e poetiche delle città citate dall’Autore (Foligno, Bevagna, Perugia, Spello, Todi, Assisi). Al libro, davvero elegante e utile, ha collaborato la nipote Marta, figlia di una delle figlie di Benedetto Croce, Ada, andata sposa a Herling. Scrive lo scrittore polacco che l’Umbria è la regione d’Italia per lui più bella e rappresenta nei suoi viaggi italiani “un bagno rigeneratore” e “Bevagna è un gioiello in miniatura. Sebbene piccola, la sua piazza ha tutto il diritto di comparire nella prima fila delle celebri piazze delle più rinomate cit-tadine umbre”. Il piccolo libro di Herling-Picuti, insomma, ha il diritto di comparire fra i libri più interessanti e vivi degli ultimi anni qui da noi usciti.
Paola Tedeschi (a cura di)L’Umbria nell’Età Napoleonica
Foligno, Edizioni Orfini Numeister, 2013, pp. 172, ill. bn, s.i.p.
L’elegante, accurato volume – del resto nella tradizione della casa editrice – raccoglie gli Atti dell’omonimo convegno di studi (Perugia-Spoleto, 1-2 dicembre 2010) promosso da-gli Archivi di Stato di Perugia e di Spoleto e sostenuto dalla Consulta delle sei Fondazioni delle Casse di Risparmio dell’Umbria (Città di Castello, Foligno, Perugia, Orvieto, Spoleto, Terni-Narni).L’occasione era il bicentenario (1810-2010) dell’età napoleonica in Italia, investigando sui rivolgimenti che la conquista francese determino nel territorio umbro e nella sua comunità politico-sociale, parte integrante dello Stato Pontificio. Il libro contiene ana-lisi storiografiche e storiche di rilevante novità, e documenti altrimenti non collegabili o dispersi nei faldoni delle scaffalature archivistiche, e nel contempo avvalora la fonda-mentale importanza degli archivi pubblici, e privati, e delle biblioteche, pubbliche e pri-vate, cui lo Stato dedica, un po’ annoiato e non consapevole, assai scarse risorse; da qui l’importanza di libri qual è questo che si segnala, per la bontà scientifica e la chiarezza dell’esposizione. Docenti universitari e archivisti si susseguono lungo le pagine del tomo in saggi brevi ma ricchi, facendone un prezioso apporto per capire addirittura l’Umbria attuale. Si elencano nell’ordine di apparizione le autrici e gli autori dei contributi: Simon-Pierre Dinard, direttore regionale aggiunto degli affari culturali del Nord-Pas-de-Calais che ha stilato la presentazione, Giovanna Gubbini, archivista, Paolo Franzese a., Marina Regni a., Rita Chiacchella, Università di Perugia, Chiara Coletti id., Cristina Galassi id., Car-la Nardi a., Luigi Rambotti a., Stefania Martoni a., Regina Lupi univ. pg., Marilena Rossi Caponeri a., Andrea Capaccioni univ. pg., Natale Vacalebre id., Serena Innamorati a. Non mancano nel libro numerose e interessanti illustrazioni di manifesti, mappe, autografi, ritratti. Mancano gli indici dei nomi e dei luoghi.
Mario RoychUna vita sulle montagne russe
Perugia, Globalpress Edizioni, 2013, pp. 276, ill. bn, euro 15
Superati i settanta, Mario Roych ha deciso che era ora di rivivere e trasmettere agli altri la vita trascorsa, così scrive l’autobiografia, perché è bene fare il punto. Tirare le somme. Nel libro si parla molto di cattolici impegnati in politica, specie nella Dc di cui l’autore è stato autorevole dirigente. E il libro è anche una sorta di storia del partito, legato alla liberazione e alla ricostruzione del paese uscito in frantumi dalla terribile seconda guerra mondiale. Animale politico a tutto tondo, l’autore, sardo con un cognome spagnolesco, ha in sé il crisma dell’impegno pubblico, della missione al servizio della comunità. Orfa-no di padre, viene in continente all’Onaosi di Perugia, si fa umbro per matrimonio e per lavoro. Mario ha quattro amori: la famiglia e Milena, su cui detta pagine appassionate, la politica, l’economia, l’informatica; ed eccelle in tutti, spirito matematico che qui si rivela sentimentale, e con uno sciolto italiano costruisce delle ricordanze sincere, nelle quali mescola, pur cronologicamente, flash back e rimandi, nulla tralasciando, né le note liete e i successi, numerosi, né le inevitabili sconfitte, brucianti. A un certo punto si fa imprenditore informatico di grande lustro, ma poi, si sa, in Italia non è facile fare impre-sa, specie onestamente. Gli va il riconoscimento di numerose intuizioni strategiche nella programmazione e pianificazione regionale, il merito di aver agevolato la metanizzazione dell’Umbria, e gli studi profondi e agguerriti che restano negli scaffali. Soprattutto il libro è davvero godibile nelle pagine belle e calde sulla Sardegna e sulle grandi variegate fa-miglie, sulle figure indimenticabili di nonni e di zii, probi sindaci di Arzachena. L’ottimo libro, necessario e utile per la recente storia umbra, tributa generosamente citazioni in un indice dei nomi di oltre ottocento soggetti.
Luigi GambacurtaMontefalco: la terra e la memoria
Montefalco, La Tipografica Bevagna, 2013, pp. 556, ill. bn, s.i.p.
Un compendio di vastissima intensità e mole, dettato da un amore quasi maniacale per la propria città (l’Autore ne è stato un efficiente Sindaco negli anni del terremoto 1997), e il sottotitolo suggerisce “nella storia, nelle opere, nei riti, nelle persone e nelle parole della vita agricola montefalchese”. L’orizzonte è quello della civiltà contadina del contado e del borgo, l’antica Coccorone, la cosiddetta “ringhiera dell’Umbria” che deve molto ai frati francescani per aver invitato Benozzo Gozzoli nella chiesa di Santo Francesco ora museo e le agostiniane per aver dato ospitalità e opportunità alla Santa del luogo Chiara da Mon-tefalco. In quasi seicento fitte pagine Gambacurta, già valente e innovativo insegnante di scuola media, eccellente poeta in vernacolo, riunisce, seguendo quella che Umberto chiama “vertigine della lista”, un gustoso glossario, decine di biografie di artigiani, sei pagine di bibliografia, un dizionarietto biografico degli uomini e delle donne illustri, la storia del sagrantino, la descrizione dei mestieri e delle pratiche agricole, fotografie, usi e costumi, gli allevamenti animali, l’elenco degli informatori, perché il libro si basa so-prattutto sulla registrazione delle fonti orali, stornelli con musica e parole, superstizioni e credenze popolari, perfino come si truccavano e vestivano le donne. Frutto di estenuanti e appassionate indagini, il libro si pone senza dubbio come un piccolo capolavoro del suo genere, un mix di storiografia, cronaca quotidiana, antropologia, sociologia, la cui utilità soltanto uno stolto negherebbe..
Scaffale
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Luigi GambacurtaLe Storie dei Cantastorie
Montefalco, La Tipografica Bevagna, 2012, pp. 294, ill. bn, con 2 CD, s.i.p.
Il libro riunisce le storie, o racconti disegnati, che i cantastorie, attori-cantanti popolari cantavano sulle piazze, specie in occasione di fiere e mercati. Storie specialmente di ar-gomento cruento, anche in quei tempi le tre esse della “letteratura” di genere (sangue sesso soldi) attraeva la curiosità dei contadini e del popolo ingenuo. Ma non solo. L’Autore ha girato nei territori dell’Umbria Centrale, precisamente dei Comuni di Assisi, Bevagna, Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi, Foligno, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo, Massa Martana, Montefalco, Spello, Spoleto e Trevi, e dalla viva voce di testimoni privilegiati, ha compendiato e trasmesso un patrimonio orale e scritto di grande interesse e grande importanza, consentendo la conoscenza di testi e di temi e di melodie e di ritmi altri-menti destinati alla dimenticanza. Si tratta di un archivio della memoria che val la pena di ascoltare per capire il passato. Quel che eravamo. Il libro riporta quasi cinquanta storie, dalla fine dell’Ottocento alla seconda metà del Novecento: da “Chi è che bussa al mio portó” o il marito che torna dalla guerra a “Mamma mia , mi sento male”, da “A ventun anni andiedi melitare” a “Rocchi Armando”, famigerato prefetto fascista, da “La bella Emma a “La belva di Milano ossia Caterina Fort”, che stermino la famiglia dell’amante, da “Andrea Landru” a “Fedora”. I due CD allegati contengono 32 brani, vividamente inter-pretati da paesani cultori della memoria.
Giovanni PaolettiSi Andersen fusse perugino
Perugia, Morlacchi Editore, 2013,pp. 130, ill. bn, con CD, euro 12
Con i divertenti disegni di Cristiano Schiavolini e la puntuale e puntuta prefazione del massimo odierno esperto (e poeta in proprio) del vernacolo perugino e dintorni, Walter Pilini, Giovanni Paoletti, non a caso figlio di Rina Gatti, la scrittrice na€ve autrice dell’ac-clamato Stanze vuote (ora riproposto per le edizioni Aguaplano), che ha già pubblicato poesie in dialetto, poliglotta, affronta in questo arguto libriccino un’impresa davvero au-dace e ardua, cioè volgere nel dialetto che conosce, specie quello natio di Ponte San Gio-vanni, il celeberrimo novellista danese Hans Christian Andersen (1805-1875). Manca La Sirenetta, ma fra gli altri racconti conosciuti in tutto il mondo sono presenti Il soldatino di stagno, Il brutto anatroccolo, La Principessa sul pisello, La piccola fiammiferaia, Quel che il babbo fa è sempre ben fatto, Il vestito nuovo dell’Imperatore, quest’ultimo capolavoro nel quale si mostra il candore del bambino che esclama “ma il Re è nudo!” e la suddi-tanza a schiena bassa di troppi servi per scelta opportunistica. L’impresa sull’Andersen perugino sembra riuscita, in cio suffragata dalla tenuta testuale, volta in racconto audio dalla voce narrante immessa in due CD molto ascoltabili allegati al volume. La voce non poteva essere che quella di Mariella Chiarini, valorosa autrice-attrice.
innovazione
turismo
tradizione
gastronomia
ambiente
cultura
www.pg.camcom.gov.it
storia
L’Umbria, terra di ritmi e stili di vita a dimensione d’uomo, ma anche terra di lavoro e operosità. La sua storia,
la sua gente, i suoi paesaggi, le innumerevoli testimonianze d’arte riscontrabili in ogni suo scorcio, in ogni vicolo
delle sue città e dei suoi borghi millenari, i sapori e gli odori delle sue tante eccellenze enogastronomiche, creano
un’alchimia di piaceri e sensazioni capaci di renderla Unica.
Camera di Commercio di Perugia promuove la realtà sociale, culturale ed economica del territorio al fine
di creare, per le imprese e per i consumatori umbri, opportunità utili a favorirne la crescita. Per questo
sosteniamo iniziative che mirano alla valorizzazione del territorio e spingono verso il “fare sistema”, con l’intento
di trasformare mille volti, mille risorse, mille realtà in una terra Unica. L’Umbria.
Mille volti, mille risorse, mille realtà, una terra Unica. L’Umbria.
Unica, Umbria.