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Una grande sfida chiamata “agenda digitale” “Workers buyout”: da dipendenti a proprietari aziendali Giovani e impresa si conoscono grazie a un giorno di stage n.4 ott_dic 2013 Forum L’INNOVAZIONE DIGITALE NELLA PA: NUOVE FORME DI COMUNICAZIONE E DI SERVIZIO AL CITTADINO

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Una grande sfida chiamata “agenda digitale”

“Workers buyout”: da dipendenti a proprietari aziendali

Giovani e impresa si conoscono grazie a un giorno di stage

n.4ott_dic 2013

Forum

L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di comunicazione e di servizio aL cittadino

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Nel dicembre scorso la Camera di commercio di Perugia

ha avviato la procedura per il rinnovo dei propri organi

statutari: entro il 25 giugno avremo un nuovo consiglio,

una nuova giunta e un nuovo presidente, che daranno

vita alla quarta consiliatura dall’entrata in vigore della

legge di riforma degli enti camerali.

L’esperienza di governo vissuta nell’ultimo quinquen-

nio ha attraversato uno dei periodi più neri della sto-

ria economica e sociale del nostro paese. La Camera di

Commercio di Perugia ha fatto argine e sfruttando ogni

propria prerogativa, competenza, risorsa ha messo in

campo uno sforzo senza precedenti per sostenere le im-

prese, garantendo interventi mirati, concreti, spendibi-

li, come quelli adottati per il 2014 cui andranno 7,4 mi-

lioni di euro, comprensivi degli importi derivanti dalla

maggiorazione del diritto annuale che eroghiamo alla

Quadrilatero per gli assi viari tra l’Umbria e le Marche e

per l’Aeroporto S.Francesco di Assisi.

Una dimostrazione di forte valenza istituzionale per un

ente uscito da due successive riforme che ne hanno ri-

visto, potenziandoli e rafforzandoli, il ruolo tra le istitu-

zioni, i compiti e le funzioni sul territorio, le modalità

organizzative e la governance. Dunque Camere di Com-

mercio più autorevoli, perché inserite esplicitamente

nel quadro delle istituzioni del paese. Più rappresentati-

ve, perché modellate per essere espressione trasparente

del contributo delle imprese alla creazione di ricchezza

e benessere sul territorio. Più efficienti, perché è stata

valorizzata la loro dimensione di rete e quindi la loro

capacità di ottimizzare risorse e costi.

Le Camere e il loro sistema, ancora oggi hanno margini

di perfettibilità, ma funzionano. Dovrebbe esserne con-

sapevole il nuovo governo nel momento in cui avvierà

la discussione sul Jobs Act del Presidente Renzi, in cui

viene adombrata la possibilità di eliminare l’obbligo di

iscrizione delle imprese alla Camera di Commercio. Quale

sia il fondamento di questa proposta, francamente, sfug-

ge, a meno che non si pensi che la principale istituzione

di rappresentanza economica riconosciuta e regolata da

leggi dello Stato, sia diventata superflua. Le Camere non

ci stanno e penso di poter dire neanche le imprese, che

conoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-

mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-

rimento per un sistema economico locale oggi alle prese

con difficolta straordinarie. Ogni nostra azione è orien-

tata verso l’impresa: dal sostegno all’accesso al credito

delle pmi, con un budget annuo che supera il milione

e cento mila euro, alle azioni rivolte al miglioramento

della dotazione infrastrutturale del territorio provincia-

le. E all’Internazionalizzazione, che ci vede impegnati

nel ruolo di “incubatore export” per le pmi che vogliono

aprirsi ai mercati esteri. Il programma promozionale, che

sviluppiamo in sintonia con il Centro Estero dell’Umbria,

ricostituito da sistema camerale locale e Regione, propone

iniziative e missioni sui mercati di maggior interesse per

i comparti produttivi più dinamici. Parlando di Registro

Imprese – visto che proprio la tenuta del Registro Imprese

è stata messa in discussione nel Jobs Act – a Perugia solo

nel 2013 abbiamo assolto al rilascio di 70.755 visure e

certificati e, sempre lo scorso anno, grazie all’alto livello

di informatizzazione dei nostri servizi, siamo stati in gra-

do di chiudere 66.841 pratiche telematiche, anche queste

legate alla gestione Registro Imprese, e altre 4.443 prati-

che Artigiane. Quasi 10.000 sono stati invece i depositi

dei Bilanci presso i nostri uffici. Come dire, siamo oltre le

410 operazioni chiuse ogni giorno dell’anno.

Senza dire dell’attivazione della Comunicazione Unica,

che permette l’apertura di una impresa in un giorno.

E senza dimenticare che il Registro Imprese è anche un

formidabile strumento di legalità, che le Camere mettono

gratuitamente a disposizione dell’Autorità Giudiziaria e

delle Forze dell’ordine per l’attività di vigilanza, preven-

zione e repressione dei fenomeni di illegalità. Proprio sul

fronte Legalità e Trasparenza la Camera di Commercio di

Perugia ha agito con grande decisione portando a com-

pimento l’apertura dello Sportello della Legalità, presidio

che offre assistenza a coloro che sono esposti al rischio

racket ed usura, o, più in generale, si trovano ad affron-

tare situazioni di illegalità. Siamo stati antesignani sul

fronte della giustizia alternativa ed oggi è più che conso-

lidata l’operatività dei Servizi di Mediazione e Arbitrato.

Tutto questo senza alcun costo per lo Stato, visto che – è

bene ricordarlo – il Sistema delle Camere di Commercio

è finanziato dalle imprese attraverso il versamento del

diritto annuale. Al contrario, in applicazione delle ultime

norme in materia di Spending Review, siamo noi Camere

di Commercio a versare allo Stato i tagli che pratichiamo

alle nostre spese di gestione: sono risorse queste che ven-

gono tolte dalla disponibilità dell’amministrazione ca-

merale e dunque sottratte al sistema delle imprese locali.

Questo è il nostro sistema camerale: prima di metterci le

mani, che almeno lo si conosca e se ne capiscano le fun-

zioni. Anche Obiettivo Impresa entra nei programmi di

innovazione della Camera perugina: dal prossimo numero

saremo on line con la testata obiettivoimpresaweb.it.

Giorgio MencaroniPresidente della Camera di Commercio di Perugia

il punto

“OBIETTIVO IMPRESA” entra nell’era digitale.

Da quest’anno infatti la nostra rivista abbandonerà il

supporto cartaceo per migrare su internet e divenire blog.

Si chiude un ciclo al quale però i romantici della carta

stampata non dovranno guardare con nostalgia ma come

ad una tappa lunga e gloriosa, per quanto concerne la

nostra rivista camerale, cui deve necessariamente seguire

un inevitabile approdo alle più moderne ed innovative

forme di informazione digitale.

Un percorso, questo, che sta vedendo la trasformazione

di numerosissime fra le più importanti riviste cartacee e che

è frutto di quel processo inarrestabile di innovazione che

con il tempo coinvolgerà sicuramente tutta l’informazione

stampata. “OBIETTIVO IMPRESA” dunque diventa blog,

un blog che ormai ha ampliato la sua iniziale natura di

esternazione di passioni individuali per strutturarsi come

un più completo mezzo capace di rendere la comunicazione

immediata. Quali sono i motivi che hanno spinto l’Ente

camerale perugino, editore di “OBIETTIVO IMPRESA”,

e la sua redazione a compiere un passo così rivoluzionario

ed impegnativo? La risposta è semplice: tutti i vantaggi

e le nuove opportunità che può fornire il web.

Innanzitutto la possibilità di raggiungere più facilmente

e con continuità il proprio pubblico di riferimento

costruendo percorsi di lettura personalizzati e di

condivisione delle informazioni e rilanciando anche

gli articoli attraverso gli strumenti “social”.

Non c’è dubbio che essendo il web per sua natura un

canale ad aggiornamento continuo delle informazioni,

ci saranno maggiori potenzialità di approfondimento

delle tematiche rispetto al trimestrale cartaceo. E per i

lettori ci sarà la possibilità di animare un dibattito sugli

argomenti trattati fornendo opinioni e suggerimenti.

Insomma un dialogo continuo con il proprio pubblico.

Per quanto attiene ai contenuti non ci saranno

sostanziali novità: la colonna portante sarà costituita

dal forum su temi di attualità al quale parteciperanno

esperti di assoluto prestigio; ci sarà poi lo spazio

dedicato alla valorizzazione del ruolo dell’impresa nella

società attraverso contributi redazionali di imprenditori,

osservatori economici e società civile; la attenzione su

storie e testimonianze di giovani; le notizie dall’Europa;

la finestra dedicata all’opinione del Presidente della

Camera di Commercio sui principali temi dell’agenda

locale; le varie rubriche su marchi e brevetti, recensioni

editoriali e di arte dedicata a quegli artisti che hanno

un forte collegamento con il territorio e l’impresa.

Siamo certi che con questa iniziativa contribuiremo

a rafforzare l’immagine aperta e partecipativa dell’Ente

camerale oltre che ad ampliare il nostro pubblico

coinvolgendolo anche in maniera interattiva sui quei

temi economici e sociali che hanno costituito da sempre

i contenuti essenziali di “OBIETTIVO IMPRESA”.

Giuseppe Occhioni – Direttore responsabile

Obiettivo Web!

Arrivederci su

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di fornoin forno

VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEI PRODOTTI DA FORNO DELLA TRADIZIONE UMBRA

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Progetto grafico e impaginazioneArchi’s Comunicazione, Pg

FotografieArchivio Camera di Commercio di Perugia Archivio Archi’s Comunicazione Galleria fotografica Regione UmbriaLorenzo Sonaglia

StampaLitograf, Todi

Foto di copertina Archi’s Comunicazione

La rivista è scaricabile in formato pdf dal sito www.pg.camcom.gov.it

Le opinioni espresse impegnano soltanto gli autori. La riproduzione, anche parziale, dei testi è consentita solo citando la fonte. La collaborazione è per invito. I materiali non si restituiscono.

68 Parla il nuovo Rettore Riforma dell’Amministrazione per una

Università più trasparente > Giuseppe Occhioni

72 L’arte contemporanea al Ciac di Foligno

> Massimo Duranti

76 Tell mum everything is ok. Giovani artisti umbri > Andrea Baffoni e Francesca Duranti

Marchi&Brevetti80 > a cura di Giuseppe Caforio

CameraNotizie83 > a cura di Roberto Vitali

Note di legislazione regionale87 > a cura di Massimo Duranti

Lo scaffale90 > a cura di Antonio Carlo Ponti

Punti di vista

Arte&Cultura

Una grande sfida chiamata “agenda digitale”

“Workers buyout”: da dipendenti a proprietari aziendali

Giovani e impresa si conoscono grazie a un giorno di stageO

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storia

L’Umbria, terra di ritmi e stili di vita a dimensione d’uomo, ma anche terra di lavoro e operosità. La sua storia,

la sua gente, i suoi paesaggi, le innumerevoli testimonianze d’arte riscontrabili in ogni suo scorcio, in ogni vicolo

delle sue città e dei suoi borghi millenari, i sapori e gli odori delle sue tante eccellenze enogastronomiche, creano

un’alchimia di piaceri e sensazioni capaci di renderla Unica.

Camera di Commercio di Perugia promuove la realtà sociale, culturale ed economica del territorio al fine

di creare, per le imprese e per i consumatori umbri, opportunità utili a favorirne la crescita. Per questo

sosteniamo iniziative che mirano alla valorizzazione del territorio e spingono verso il “fare sistema”, con l’intento

di trasformare mille volti, mille risorse, mille realtà in una terra Unica. L’Umbria.

Mille volti, mille risorse, mille realtà, una terra Unica. L’Umbria.

Unica, Umbria.

n. 4/2

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Forum

L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di comunicazione e di servizio aL cittadino

rubriche

Direttore editoriale Mario Pera

Direttore responsabile Giuseppe Occhioni

Comitato scientifico Paolo Belardi, Gianni Bidini, Alessandro Campi, Luca Ferrucci, Stefania Giannini, Eugenio Guarducci, Antonio Carlo Ponti, Corrado Zaganelli

Comitato di Redazione Paola Buonomo, Massimo Duranti, Federico Fioravanti, Giuseppe Occhioni, Egidio Urbanella

Segreteria di Redazione Roberto Vitali

36 Marketing e PA > Mauro Loy

40 Di forno in forno > Simonetta Sinigrilli

44 Chocolate way > Maria Mazzoli

46 I Musei aziendali 1. Museo Luisa Spagnoli

2. Museo Virtuale Caprai > Anna Lia Sabelli Fioretti

Tessile Made in Umbria > Maria Luciana Buseghin

56 I nuovi bandi della Camera di Commercio

> Claudia Committeri

Economia&Territorio

Sommarioanno 123 n. 4 ottobre_dicembre 2013

RedazioneVia Cacciatori delle Alpi, 42 – 06121 Perugia Tel. 075/5748312 - Fax 5748205

Autorizzazione del Tribunale di Perugia N. 319 del 7 maggio 1963

ISSN 1824 - 887X

Abbonamento annuo (quattro numeri) Euro 25,00 con versamento su CCP. n. 134064 – Una copia Euro 7,00Spedizione in abb. post. 70% - Filiale di Perugia

06 L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

> Antonella Bianconi

> Giovanni Gentili

> Paolo Ghezzi

> Giorgio Mencaroni

> Paolo Montesperelli

il punto > Giorgio Mencaroni

editoriale > Mario Pera

62 Progetto workers buyout > Valentina Parasecolo

64 Giornata del lavoro e del fare impresa

> Giuseppe Castellini

35 Notizie dall’Europa > Lorenzo Robustelli

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editoriale

Con il termine E-Government si definisce il processo di governo delle attività e dei servizi che le pubbliche

amministrazioni erogano al cittadino, alle aziende e alle altre amministrazioni attraverso l’utilizzo delle nuove

tecnologie informatiche, prevalentemente internet, allo scopo di semplificare la circolazione delle informazioni,

l’utilizzo delle procedure, lo svolgimento degli adempimenti burocratici. L’E-Government, assecondando il ciclo

di convergenza digitale tra processi amministrativi, servizi pubblici e nuove tecnologie e, con esso, la qualità del

cambiamento organizzativo-gestionale, favorisce l’efficacia dell’azione amministrativa e costituisce la premessa

dell’interoperabilità e della cooperazione tra le pubbliche amministrazioni. Le ricadute più immediate e positive

dell’adozione di questi processi in termini di trasparenza e di efficacia riguardano la possibilità di porsi secondo

modalità innovative che siano in grado di fare risparmiare tempo, energie e risorse economiche, facendo sì che

lo svolgimento degli adempimenti burocratici sia percepito sempre meno quale onere e zavorra per le imprese,

specialmente per quelle più piccole e meno strutturate. Anche la Camera di Commercio di Perugia si è spesa nello

sforzo di E-Government a favore delle imprese: due esempi rappresentativi sono la Comunicazione Unica per la

nascita dell’impresa e lo “Sportello Telematico” dell’ufficio marchi e brevetti.

Dal 1 aprile 2010 la Comunicazione Unica ha semplificato il rapporto tra le imprese e la pubblica amministrazione.

In precedenza gli interessati adempivano ai propri obblighi nei confronti delle Camere di Commercio, dell’Agenzia

delle Entrate, dell’INPS e dell’INAIL utilizzando procedure diverse per ogni ente. A seconda della natura dell’impre-

sa (individuale o società) si utilizzavano moduli cartacei, sistemi telematici, trasmissioni via fax o presentazioni

allo sportello per: richiedere il codice fiscale e la partita IVA; aprire la posizione assicurativa presso l’INAIL; chie-

dere l’iscrizione all’INPS dei dipendenti o dei lavoratori autonomi; chiedere l’iscrizione al Registro delle Imprese

tenuto dalle Camere di Commercio.

Grazie al coordinamento fra questi enti è stato possibile avviare, nel rapporto tra imprese e Pubblica Amministra-

zione, processi di semplificazione amministrativa che sfruttano i benefici offerti dalla telematica. Con la Comu-

nicazione Unica, infatti, tutti gli adempimenti possono essere assolti rivolgendosi ad un solo polo telematico, il

Registro delle Imprese, che è l’unico Soggetto a cui inviare la pratica digitale contenente le informazioni per tutti

gli enti. L’applicativo informatico maggiormente utilizzato per compilare ed inviare pratiche di Comunicazione

Unica è StarWeb: nella versione per imprese artigiane consente anche di definire e inviare comunicazioni nel

rispetto della normativa regionale attualmente in vigore, perfeziona la pratica telematica nel rispetto delle forma-

lità amministrative, fiscali, previdenziali e assicurative consentendo di definire tutti gli adempimenti relativi alle

ditte individuali (iscrizione al Registro Imprese di una ditta individuale inattiva, comunicazioni relative all’avvio,

alla modifica, alla cancellazione di una attività economica) e gli adempimenti che riguardano le società, escluse

le denunce legate agli atti notarili e al rinnovo delle cariche.

Nell’anno 2012 l’ufficio registro imprese della Camera di Commercio di Perugia ha ricevuto oltre 33.000 pratiche

di Comunicazione Unica. Lo Sportello Telematico” dell’ufficio marchi e brevetti della Camera di Commercio di Pe-

rugia dà la possibilità dall’anno 2011 di trasmettere in formato elettronico le pratiche di brevetto per invenzioni

industriali e modelli di utilità, disegni, modelli ornamentali e marchi d’impresa nazionali e internazionali. Esso

costituisce il completamento del già operativo “Sportello Assistito” e raccoglie le domande cartacee e le trasforma

in formato elettronico per il successivo invio dei documenti all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi. L’operatività del

servizio per gli anni 2011, 2012 e 2013 per la Camera di Commercio di Perugia è stata rispettivamente di 86, 70

e 124 pratiche.

5

FoRUM

I protagonisti al Forum

di Mario Pera

L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

Forum 16 dicembre 2013

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Partiamo dalla concretezza dei numeri. Anche perché gli imprenditori hanno bisogno soprattutto di chiarezza, nelle analisi, nelle regole e nelle risposte che ogni giorno danno e ricevono.L’Ocse è una organizzazione internazionale di studi economici che ha sede a Parigi, in un bellissimo castello: le Chateau de la Muette. I paesi che ne fanno parte sono 34. Sono quelli che noi chiamiamo paesi sviluppati: hanno in comune un sistema di governo di tipo democratico ed una economia di mercato.Secondo l’Ocse, l’uso dei servizi online è uno degli indicatori più sensibili, forse

PAoLo GHEZZI

Vice Direttore InfoCamere - Società consortile di Informatica delle Camere di Commercio italiane

GIoVANNI GENTILI

Responsabile Agenda Digitale Regione Umbria

PAoLo MoNTESPERELLI

Sociologo - Docente Università di Roma “La Sapienza”

il più importante, per misurare la qualità del rapporto tra cittadini, imprese ed amministrazioni pubbliche.Per l’Italia, i dati dell’ultimo rapporto Ocse 2013 sono impietosi, quasi da allarme rosso. Siamo al penultimo posto in classifica tra i paesi sviluppati: solo il 19% dei cittadini italiani dialoga via web con la burocrazia degli enti locali e governo centrale. Meno della metà della media di tutti gli altri paesi membri, che al nostro 19% contrappongono una percentuale del 50%. Solo il Cile, con il 7% ha valori peggiori dell’Italia.

Forum

L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

GIoRGIo MENCARoNI

presidente della Camera di Commercio di Perugia

> segue

ANToNELLA BIANCoNI

Segretario Generale ANAC - Autorità nazionale anticorruzione

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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

Il risultato è che solo un italiano su 4 usu-

fruisce dei servizi online messi a disposizio-

ne dalla propria regione di appartenenza.

Via web si saldano anche le multe ma i pa-

gamenti elettronici sono ancora troppo poco

utilizzati dai cittadini.

Un dato spiega bene questo ritardo: il 69%

delle Asl italiane ancora non offre la possi-

bilità di pagare online i ticket sanitari. Con-

ta molto, ancora troppo, la scarsa diffusione

della banda larga.

Nella classifica europea l’Italia figura come fa-

nalino di coda, davanti solo a Grecia e Cipro,

con un punteggio pari a circa la metà rispet-

to a quello della Svezia che guida la classifica

insieme a Finlandia e Danimarca.

La percentuale degli italiani che accede in

modo regolare ad internet è poco più della

metà della popolazione. Poco contro la media

degli altri paesi dell’Unione Europea che è del

70%.

Per quanto riguarda la velocità delle connes-

sioni, l’Italia si colloca in ultima posizione con

solo lo 0,1% delle connessioni a 30 megabit

al secondo contro una media UE del 14%.

Solo il 2% delle connessioni in Italia utilizza

la fibra ottica, che arriva in 2,6 milioni di edi-

fici, contro i 6,8 milioni della Francia.

Occorre prendere atto che negli ultimi tre anni

l’Italia è stata ampiamente distanziata dal-

la quasi totalità dei Paesi dell’Est Europa e si

appresta ad essere superata nell’accesso ad

internet veloce perfino da Bulgaria e Roma-

nia.

Ma c’è un altro numero, un dato clamoroso

che attira la nostra attenzione e che ci spiega

quanta strada ci sia ancora da fare: il 62%

In tutti i grandi paesi europei i cittadini che interagiscono con le istitu-

zioni pubbliche grazie al web sono al di sopra del 40%. In particolare,

la Francia è al 61%, la Germania al 51%, la Spagna al 45% e la Gran

Bretagna al 43%.

Questi sono i numeri. Cifre che fanno riflettere e che sono al centro

del confronto pubblico sullo sviluppo di quella che chiamiamo Agenda

digitale per la quale sono stati previsti, attraverso il piano 2014-2020,

quasi 70 miliardi di euro di fondi europei.

Soldi da utilizzare anche e soprattutto per una più veloce alfabetiz-

zazione informatica. Su cui, a parole, sono tutti d’accordo, a partire

da Gianpiero D’Alia, ministro della Pubblica Amministrazione, che, di

recente, ha lanciato un altro allarme, sostenendo l’urgenza di svilup-

pare, a tappe forzate, la formazione di “dirigenti, quadri e di tutto il

personale pubblico”.

L’ostacolo è anche anagrafico: nella pubblica amministrazione meno

del 10% del personale ha una età inferiore ai 35 anni e secondo D’Alia

è un successo se il personale pubblico che dipende dal suo ministero

“sa usare il fax”.

Forse il ministro è troppo pessimista. Ma con ogni probabilità si è guar-

dato in casa ed ha fatto due conti.

E i numeri, hanno la loro importanza. Ci dicono, per esempio, che la

spesa complessiva della pubblica ammini-

strazione nel settore digitale, ha subito una

frenata, difficile da capire, proprio negli anni

della grave crisi economica dalla quale non

siamo ancora usciti: tra il 2007 e il 2013 il

calo medio annuo degli investimenti è stato

del 2,8%.

Addirittura, nel 2012, questo rallentamento

negli investimenti nella innovazione della

macchina pubblica ha raggiunto il 4,3%. Fa

eccezione la Sanità dove le risorse per il digi-

tale negli ultimi anni sono cresciute.

Ma cè un altro fatto, sottolineato dal secondo Osservatorio Assinform

sulla Ict nella Pubblica Amministrazione, che è stato presentato meno

di due settimane fa, lo scorso 2 dicembre: gli investimenti perdono di

efficacia perché i denari a disposizione vengono spesi in modo troppo

frammentato. Per Elio Catania, presidente Assinform, è proprio la di-

spersione degli investimenti, che “non consente di fare sistema”.

Perché? Eppure c’è una buona diffusione di strumenti base. La dota-

zione tecnologica è adeguata per il numero di pc, di accessi internet e

anche per quanto riguarda la sicurezza informatica. È assicurata, so-

prattutto ai livelli centrali, la copertura applicativa per quanto riguarda

la contabilità e la gestione del personale.

Ma è carente, secondo l’indagine commissionata da Assinform, l’ag-

giornamento e quindi la modernizzazione stessa del sistema. Soprat-

tutto a livello comunale, dove le amministrazioni non aggiornano

quanto dovrebbero le applicazioni e dove le infrastrutture hardware

sono ormai obsolete.

degli italiani non ha mai utilizzato un sito web della Pubblica Ammi-

nistrazione.

Lo sostiene la ricerca Formez-Istituto Piepoli, presentata lo scorso 13

marzo a Roma. L’indagine, effettuata attraverso 1439 interviste a cam-

pione, è stata commissionata per comprendere la percezione generale

da parte dei cittadini del grado di digitalizzazione e informatizzazione

delle Pubbliche Amministrazioni.

Solo il 38% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare internet per

informarsi o per accedere ai servizi della PA. L’83% di questo 38% è

formato da cittadini in possesso di una laurea.

I servizi web più conosciuti sono quelli riguardanti i tributi locali (ICI/

IMU), i certificati anagrafici e catastali, le iscrizioni scolastiche, i con-

corsi pubblici e le prenotazioni delle visite mediche.

Il principale vantaggio riconosciuto da coloro che utilizzano internet

è il risparmio di tempo. Ma è ancora elevato è il numero di cittadini

che non utilizzano i servizi internet della PA e che preferisce recarsi di

persona agli uffici pubblici. Il 66% degli intervistati dichiara di usare

la rete per motivi personali. E solo il 7% utilizza i servizi come impresa.

Un rapporto Nomisma del 3 dicembre 2013 ci ricorda che solo 14%

delle imprese italiane usa software di ultima generazione. Le aziende

utilizzano l’informatica solo per scopi gestionali (61%), mentre solo

il 14% usa i più evoluti software applicativi di business intelligence,

come il geomarketing e la location intelligence.

Ma cosa vuol dire allora innovare? Per le aziende italiane significa

principalmente tagliare i costi di produzione

e distribuzione (per il 21,7% delle aziende

nel 2010, e per il 47,8% nel 2012), mentre

l’innovazione digitale viene ritenuta troppo

costosa e portatrice di benefici ancora irrile-

vanti.

Non è così. In particolare, è stato valutato che

l’impatto di Internet negli ultimi 5 anni valga

fino al 6 per cento del PIL in Paesi avanzati

come Svezia e Gran Bretagna.

Dove Internet è ancora “in fasce”, ci sono

quindi ampi spazi di sviluppo. L’Italia è uno

di questi paesi. In sintesi, uno studio pre-

sentato nel mese di febbraio di quest’anno

dall’Osservatorio Agenda digitale della School

of Management del Politecnico di Milano ci ricorda che l’attuazione di

un’agenda digitale per il Paese puo liberare risorse per oltre 70 miliardi

di euro: 35 miliardi di euro dal contrasto all’evasione fiscale e dal mi-

glioramento dell’efficienza della PA, 25 miliardi dalla semplificazione

della relazione tra PA, imprese e cittadini, più ulteriori risorse per le

imprese dall’aumento della produttività, dalla riduzione dei costi e

dalla nascita di nuove Start-Up.

Il “decreto del fare” varato dal governo nell’agosto scorso, puo far ri-

sparmiare alle imprese mezzo miliardo l’anno.

Grazie alla semplificazione, in un anno c’è stata una riduzione del 55%

dei certificati camerali: ne sono stati tagliati

circa 900.000. Si è passati da 1.600.000 cer-

tificati a circa 700.000. Il risparmio che deriva

dal taglio di questi certificati è stimato in circa

50 milioni di euro all’anno.

Diciamo tutti i giorni che l’export ci farà uscire

più in fretta dalla crisi.

La fortissima difficoltà del mercato interno

induce le aziende a cercare mercati esteri

(38%). Ma sorge spontanea una domanda:

la necessità di questa l’espansione all’estero

puo prescindere dall’investimento in tecno-

logia?

Un altro dato su questo aspetto: l’e-Commer-

ce, nonostante il suo sviluppo, non supera in

Italia il 17%, contro una media UE che è del

44%.

E l’Umbria? Qual è il livello della regione ri-

spetto ai capitoli citati nella Agenda Digitale

Europea?

Il Riir, Rapporto sull’Innovazione nell’Italia

delle Regioni, che risale al 2012 ed è stato

pubblicato nel gennaio 2013 (quello relativo

al 2013 non è ancora disponibile) ci dice che

abbiamo preparato bene il terreno ma siamo

ancora molto indietro. Bene la teoria male la

pratica. Benissimo sul fronte della legislazio-

ne, ancora molto male per l’applicazione.

Per esempio, l’Umbria è una delle sole 4 re-

gioni italiane dotate sia di leggi generali che

specifiche riguardo la Società dell’Informa-

zione. La banda larga è presente sul 92,4%

del territorio. E sono stati sbloccati 10 milioni

di euro per finanziarne lo sviluppo.

Nella classifica europea l’Italia figura

come fanalino di coda, davanti solo

a Grecia e Cipro, con un punteggio pari

a circa la metà rispetto a quello della

Svezia che guida la classifica insieme

a Finlandia e Danimarca.

Per esempio, l’Umbria è una delle sole

4 regioni italiane dotate sia di leggi

generali che specifiche riguardo la Società

dell’Informazione. La banda larga è

presente sul 92,4% del territorio. E sono

stati sbloccati 10 milioni di euro per

finanziarne lo sviluppo.

Page 7: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

Per quanto riguarda la cooperazione degli enti che agiscono sul territo-

rio l’Umbria vanta un record italiano: ha definito 49 accordi di servizio.

È il numero più alto nel nostro Paese. Dal punto di vista dell’ego-

vernment, della regolamentazione necessaria siamo avanti.

Siamo molto indietro sulla sicurezza (copia dati, backup, piattaforme

sicure per i pagamenti online). Andiamo ancora troppo piano nella

applicazione del risparmio energetico. La carta regionale dei Servizi che

rende digitale la carta sanitaria è stata distribuita in prova solo agli

operatori sanitari.

In una regione con molti anziani l’alfabetizzazione informatica è uno

snodo cruciale. I soldi possono arrivare dall’Europa.

La Regione vuole utilizzarli per insegnare internet agli ultra 65enni,

che potranno ricevere diagnosi sanitarie via e-mail con grandi risparmi

per la sanità che utilizza l’80% del bilancio regionale.

L’Istat (dati del 2012 elaborati da Cisis) ci ricorda che per quanto ri-

guarda l’Agenda Digitale tutte le regioni e le province autonome del

Nord-Est e del Nord-Ovest del Paese, manifestano livelli di progresso

maggiori dell’Umbria.

Il confronto con Toscana, Marche e Lazio, ci dice che abbiamo il risul-

tato peggiore per quanto riguarda il ricorso all’e-governement e che

l’analfabetizzazione informatica deve diminuire in modo deciso per

Paolo Montesperelli, sociologo, insegna all’Università di Roma La Sapienza. È esperto di metodologie e tecniche della ricerca sociale, conosce i numeri delle indagini statistiche, li decripta. È anche un perugino pendolare che conosce bene l’Umbria e che si è occupato del territorio in cui vive attraverso molti studi e ricerche sviluppati negli anni. La prima domanda che vorrei porre al professore è la seguente: questa lentezza che connatura la nostra regione come si può superare?

PAoLo MoNTESPERELLI. Sociologo - Docente Università di Roma “La Sapienza”.

Prima di tutto va individuata la posta in gioco. E bisogna capire quali sono gli ostacoli che do-

vremmo cercare di superare. La posta in gioco è senza dubbio, innanzitutto, l’efficienza, che

significa anche riduzione dei costi. Questo implica non solo l’ambito della raccolta delle infor-

mazioni, ma anche la fase della decisione.

Intendo dire che i costi si riducono in presenza di decisioni più partecipate, purché non siano

rituali. Quindi il mio punto di vista potremmo collocarlo agli antipodi di una visione, come dire,

tecnocratica e verticistica.

Ma la posta in gioco è anche un’altra: l’opinione pubblica non ama distinguere fra articolazioni

della Pubblica Amministrazione, quella centrale, quella periferica, gli enti locali eccetera ecce-

tera.

Una scarsa innovazione di alcune componenti della Pubblica Amministrazione viene imputata

molto più estesamente a tutta la Pubblica Amministrazione e ancora più estesamente, direi,

all’insieme del ceto politico. Quindi la posta in gioco, in ultima analisi, è la crisi di consenso.

Per cui siamo nel pieno dell’attualità, della cronaca e dei processi sociali che attraversano il

nostro sistema di vita.

11

Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

10

Montesperelli: Una scarsa innovazione di alcune

componenti della Pubblica Amministrazione

viene imputata molto più estesamente a tutta

la Pubblica Amministrazione e ancora più

estesamente, direi, all’insieme del ceto politico.

essere al passo con le altre regioni. Utilizzia-

mo internet in modo regolare più delle Mar-

che ma meno di Toscana e Lazio.

E per quanto riguarda l’innovazione nelle im-

prese la fotografia scattata dall’Istat ci fa vede-

re una immagine abbastanza chiara: dal 2004

al 2010 le imprese umbre che hanno introdot-

to innovazioni di prodotto e/o di processo sono

in calo: 32,3% nel 2004; 26,9% nel 2008;

24,1% nel 2010.

L’andamento è negativo anche nelle altre re-

gioni del centro Italia. Ma la media umbra è

più bassa sia della media nazionale (31,5%

al 2010) che di quella delle regioni del centro

(25,7%).

Sul tavolo dell’Umbria digitale ci sono la bel-

lezza di 55 progetti e interventi per 6 mi-

lioni e mezzo di euro. Molta carne al fuoco

ma anche molta strada da fare per recupe-

rare terreno rispetto ad altre regioni italiane

e europee.

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Quali sono gli elementi che rallentano questa vitale inno-

vazione così importante? Ne cito solo tre, molto a flash.

Il primo: l’intero nostro sistema locale – parlo ovviamente

dell’Umbria – riflette poco su se stesso. Ce lo sta dicendo,

da tempo, un’ampia gamma di indicatori. Noi siamo una

società che riflette poco su se stessa, con tutte le dovute

eccezioni, per carità, ma sto individuando una tendenza

generale.

Questo fatto ha reso macroscopico un divario, a mio avvi-

so, crescente, di cui soffre la nostra società regionale.

Perché, da una parte, la struttura economica e sociale è

profondamente mutata, ma molto più lentamente sono

mutate le chiavi di lettura di questo mutamento. E cio si-

gnifica un divario non solo negli occhiali attraverso i quali

noi vediamo cosa sta capitando nella nostra società locale.

È inadeguato anche l’insieme di strumenti di governo di

questo mutamento.

Ma c’è un secondo elemento. Nel frattempo, è avvenuta

una rivoluzione, una rivoluzione tanto radicale quanto si-

lenziosa, che ha scosso dalle fondamenta la nostra socie-

tà, la nostra Umbria.

Che cosa è questa rivoluzione silenziosa? È che, mentre

un tempo, per migliaia di anni, sono state le generazioni

anziane a trasmettere le conoscenze a quelle più giovani,

oggi il rapporto si è quasi ribaltato, soprattutto per quanto

riguarda le nuove tecnologie. E questo ha introdotto dei

cambiamenti non solo nei consumi, nell’uso delle nuo-

ve tecnologie, ma nel modo stesso di intendere la realtà,

nell’accezione più ampia di come bisogna vedere il mon-

do. E questo mutamento, che a mio avviso è alle fon-

damenta della conoscenza delle nuove generazioni, si è

infiltrato nella radice più profonda, sin nel modo stesso

di concepire lo spazio e il tempo, le categorie kantiane,

qualcuno potrebbe dire. Quindi, la base stessa della nostra

conoscenza.

L’Umbria, che, come giustamente è stato ricordato, è una

regione particolarmente anziana di una nazione partico-

larmente anziana rispetto all’insieme dell’Europa, cer-

tamente soffre in modo particolare questo divario fra le

generazioni. Una cesura che è culturale e, torno a dire,

anche antropologica.

Questo divario si è infiltrato nel linguaggio stesso e lo ha

cambiato. Percio la Pubblica Amministrazione, per dialo-

gare con i cittadini, deve innanzitutto farsi più poliglotta.

Terzo e ultimo punto: la nostra regione è una delle più

colpite dalla crisi – e questo, ahimè, lo sappiamo – ma la

crisi, da un punto di vista sociologico, vuol dire innanzi-

tutto la crescita delle disuguaglianze.

Questo l’aumento delle disuguaglianze sociali disperde la

fiducia, la capacità di relazione, riduce i rapporti e squili-

bra la comunicazione.

Allora non solo si comunica di meno (fenomeno del digi-

tal divide), ma si ha sempre meno voglia di comunicare.

Rispetto a questi ostacoli, che secondo me sono significa-

tivi, ci sono pero, anche nel nostro panorama, dei segni

di speranza.

Il professore ha toccato un tema, cioè quello della credibilità della classe dirigente nel suo complesso. Nel senso che spesso le colpe di po-chi ricadono su tutti. Incrociamo un dipendente di un ufficio che ci tratta male e il nostro giu-dizio negativo, come un riflesso condizionato, si estende a tutta l’amministrazione pubblica. Antonella Bianconi, perugina, è Segretario Ge-nerale dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Il suo punto di vista è quindi particolarmente importante. La parola chiave è “trasparenza”, come nuova forma di comunicazione. La cosa pubblica, nell’era di internet, deve essere anche una “casa di vetro”. Come si smacchiano i vetri ancora troppo opachi della casa di tutti?

ANToNELLA BIANCoNI. Segretario Generale ANAC - Au-

torità nazionale anticorruzione.

Avere la risposta è difficile. Sì, ci sono tante azioni, tante

cose che si possono fare e che già molte amministrazioni

fanno. Buone pratiche sono già in campo: alcuni settori

della pubblica amministrazione rappresentano delle ec-

cellenze, anche dal punto di vista della comunicazione

con i cittadini, attraverso le nuove tecnologie.

Volevo pero spendere una parola sul ruolo che ha l’autori-

tà nazionale, che si chiama “Autorità Nazionale Anticorru-

zione”. Ma tengo molto anche a precisare la seconda parte

del nome, che è “per la trasparenza e la valutazione delle

pubbliche amministrazioni”.

Qual è il messaggio che viene fuori anche solo dal nome

dell’Autorità? Che si puo contrastare e si puo combattere

la cattiva amministrazione. Non solo i fenomeni corrut-

tivi ma tutto quello che è il malcostume, che puo essere

messo in luce attraverso la trasparenza e grazie a delle

pratiche che vanno a premiare il merito nell’ambito degli

uffici pubblici.

È vero quello che è stato detto: spesso i cittadini non han-

no un quadro chiaro di come funzioni la Pubblica Ammi-

nistrazione. Quindi non interessa se si tratta di ammini-

strazione locale, o amministrazione centrale, o se si parla

dei ministeri. Noi operatori, noi che lavoriamo in questo

ambito e che siamo del mestiere, siamo molto sofisticati

per cui sappiamo che esistono le amministrazioni centrali,

le amministrazioni periferiche e gli enti locali.

Per il cittadino, invece, in senso generale, il pubblico ri-

mane, purtroppo, una cosa unitaria, ma anche opaca.

Nonostante gli enormi sforzi che sono stati compiuti, dob-

biamo tenere presente che siamo partiti un po’ tardi per

tutto quello che riguarda l’apertura della casa della Pub-

blica Amministrazione ai cittadini.

Il percorso è partito negli Anni Novanta: voi sapete che,

con ritardo, nel ‘90 è stata approvata una legge importan-

tissima, la legge 241, che ha dato alle persone che aveva-

no interesse la possibilità di accedere ai documenti della

Pubblica Amministrazione.

Un fatto importante ma comunque una cosa molto limi-

tata e limitante rispetto a quello che già in quegli anni

avveniva negli Stati Uniti.

Nel mondo anglosassone vige un principio che è opposto

al nostro.

La 241 stabilisce che se tu hai interesse puoi andare a

prenderti il documento dall’Amministrazione. Invece nei

Paesi anglosassoni, dov’è nato il concetto di “trasparen-

za”, vige, da sempre, un’altra regola: tutto è aperto e con-

sultabile. Poi, ovviamente, anche lì ci sono delle cose che,

per ragioni di sicurezza, per motivi di privacy che coinvol-

gono altri cittadini, non si possono andare a vedere.

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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

DAL FoRUM oN-LINE

GUIDARE L’UTENTEdi Daniela Querci

Il settore dei servizi pubblici elettronici è ancora nuo-vo in Italia. Nonostante cio, già esiste un grande di-vario tra il potenziale di utilizzo e l’effettivo impiego da parte della popolazione.Osservando i paesi europei dove il grado di informa-tizzazione è più elevato e consolidato che in Italia, si trovano degli spunti che potrebbero essere sfruttati per ridurre questo divario.In Olanda ad esempio, è stato osservato lo stesso tipo di fenomeno. I risultati di studi effettuati sul tema mostrano che, oltre a insufficiente capacità digitale, difficoltà di connessione e scarsa motivazione per l’utilizzo di computer e internet – problematiche già note e affrontate dall’Agenda Digitale Europea – si è rivelato un fattore molto importante la mancanza di orientamento dell’utente all’interno dei servizi e-governement.

Segue su www.pg.camcom.gov.it

Montesperelli: …

la nostra regione

è una delle più

colpite dalla crisi

– e questo, ahimè,

lo sappiamo – ma

la crisi, da un

punto di vista

sociologico, vuol

dire innanzitutto

la crescita delle

disuguaglianze.

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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

Bianconi: Nel nostro Paese abbiamo

“buttato” tantissime cose su un foglio.

Molte regole importanti, ma spesso non

abbiamo pensato alla loro sostenibilità

applicativa.

Bianconi: Da pochi anni, anche qui da noi, siamo passati

da un modello restrittivo, dove solamente chi aveva

interesse poteva andare a conoscere le cose dalla Pubblica

Amministrazione, a un modello più simile a quello che

è ben consolidato negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

Ma è importante capire la diversa filosofia tra il nostro

mondo e quello anglosassone. Da pochi anni, anche qui

da noi, siamo passati da un modello restrittivo, dove so-

lamente chi aveva interesse poteva andare a conoscere le

cose dalla Pubblica Amministrazione, a un modello più si-

mile a quello che è ben consolidato negli Stati Uniti e nel

Regno Unito.

Quindi ora, anche in Italia, tutto è conoscibile. Siamo per-

cio, passati da un concetto importante, che prima non

c’era, di interesse concreto e diretto a conoscere a un in-

teresse generale a conoscere tutto.

Gli ultimi due anni, 2012 e 2013, da un punto di vista

normativo, sono stati fondamentali perché è stata appro-

vata la legge per la prevenzione della corruzione, che ha

dato poteri molto forti di controllo e vigilanza a un’auto-

rità indipendente.

È stata una risposta alle richieste e alle istanze inter-

nazionali, perché eravamo l’unico Paese che non aveva

un’autorità indipendente con poteri di vigilanza e con-

trollo sulle pubbliche amministrazioni al fine di prevenire

fenomeni corruttivi.

L’autonomia è fondamentale. È molto importante essere

indipendenti e quindi sganciati dall’Esecutivo per poter

avere le mani libere e andare a toccare temi che possono

non essere magari graditi a chi amministra il potere.

Autonomia e indipendenza. Da questo punto di vista, gli

ultimi due anni sono stati cruciali: con l’attuazione della

legge anticorruzione che passa attraverso la trasparenza, è

stato di fatto riordinato tutto il settore.

Con un ampliamento importante per far conoscere me-

glio ai cittadini la Pubblica Amministrazione, grazie alla

pubblicazione online dei dati e di tutta un’altra serie di

informazioni che riguardano i bilanci, le retribuzioni dei

manager e le consulenze.

Il legislatore ha chiesto alle amministrazioni pubbliche di

fare trasparenza fin dal 2007. Questi dati devono essere

pubblici. E sono molto importanti perché sono lo specchio

immediato di come vengono utilizzate le risorse pubbliche.

La trasparenza come esame e misurazione del merito.

BIANCoNI. Esatto. L’efficienza e la trasparenza, sono due

concetti che, il legislatore, già nel 2009, con il decreto

150, conosciuto come “legge Brunetta”, pone in forte

collegamento. Sono strumenti per far funzionare meglio

l’Amministrazione, e fare in modo che i migliori vadano a

coprire determinati ruoli.

Quando parliamo dei migliori intendiamo non solo dal

punto di vista dell’onestà ma anche della competenza.

Mi fermo un momento per introdurre una riflessione che

puo rappresentare uno stimolo per tutti. C’è una cosa in

cui credo profondamente: più è elevata la competenza di

chi va a ricoprire determinati ruoli e più difficile che in

quelle amministrazioni attecchiscano fenomeni di corru-

zione. Perché? Perché spesso la corruzione è anche colle-

gata al fatto di dover rispondere a colui che ti ha favorito

per ricoprire determinate cariche.

Lo dico molto apertamente: più sei competente, più sei for-

te da un punto di vista professionale, più sei libero e auto-

nomo e più garantisci la tua Amministrazione nel far bene.

In questo assunto credo profondamente. Per questo è im-

portante puntare con forza sulla formazione.

Nel nostro Paese abbiamo “buttato” tantissime cose su un

foglio. Molte regole importanti, ma spesso non abbiamo

pensato alla loro sostenibilità applicativa.

Dobbiamo farci delle domande. Chi c’è dietro alle scrivanie

delle nostre pubbliche amministrazioni? Chi c’è dietro il

nostro bureau? Chi deve governare processi di innovazione

così importanti? Quanto si è investito realmente nella for-

mazione di questa classe dirigente?

C’è una disomogeneità da contrastare.

Come Autorità, tramite l’Osservatorio, abbiamo a dispo-

sizione un panorama vasto per capire qual è il livello di

competenza e di conoscenza non solo della normativa ma

anche della reale capacità applicativa della normativa da

parte delle pubbliche amministrazioni.

Riceviamo richieste di aiuto che vengono dagli enti loca-

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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

li, dai ministeri. Sono soprattutto richieste di supporto e

di interpretazione. Il panorama è completamente diverso

dal nord al sud, dal piccolo al grande comune, addirittura

cambia profondamente tra ministero e ministero.

Alcuni uffici sono molto indietro, altri invece sono avanti

anni luce. Perché accade questo? Perché le cose le fanno

le persone, e perché l’efficienza dipende da chi in quel

momento è chiamato a ricoprire quel ruolo.

Chi rimane indietro ed è meno efficiente è in qualche

modo responsabile di una immagine di arretratezza che

macchia tutta la pubblica amministrazione.

PAoLo GHEZZI. Vice Direttore InfoCamere - Società con-

sortile di Informatica delle Camere di Commercio italiane.

Sposo l’affermazione di Montesperelli: una pubblica am-

ministrazione inefficiente, magari anche solo in qualche

sua sede, trascina inevitabilmente tutti verso il basso.

Sul piano dell’efficienza molte cose sono cambiate negli

ultimi anni. Bisogna farlo sapere. Quello che vedete alle

mie spalle è un sito di una pubblica amministrazione, il

sito del Registro delle imprese, gestito dalle 105 Camere di

Commercio italiane.

Come vedete, è un sito completamente diverso da quelli

che di solito contraddistinguono la pubblica amministra-

zione.

Ma che cos’è che colpisce della prima schermata? Innanzi-

tutto, non è autocelebrante.

Quando si va in un sito della pubblica amministrazione,

spesso da parte di chi lo gestisce, c’è la voglia di far vede-

re tutto quello che la pubblica amministrazione fa al suo

interno. Probabilmente, a chi è dall’altra parte, che sia un

cittadino, uno studente, un’impresa, una forza dell’ordi-

ne, questo non interessa molto.

Il cittadino ha a cuore il suo punto di vista, pensa ai servizi

a cui vorrebbe accedere velocemente, in maniera concreta.

È questo l’elemento che ha contraddistinto il percorso

delle Camere di Commercio, che di questi tre termini, che

oggi sono stati ripetuti molte volte – innovazione, effi-

cienza e trasparenza – ha fatto da tempo le proprie parole

d’ordine.

Il Registro imprese è nato già trasparente.

GHEZZI. Proprio così. Vorrei ricordare che le 105 Camere

di Commercio hanno una società informatica, con un data

center enorme, uno dei primi cinque data center italia-

ni, accanto a quello della Sogei. Anche questa è una cir-

costanza poco conosciuta: c’è una data center che offre

servizi a tutte le 105 le Camere di Commercio e lo fa in

maniera omogenea. Tutte le Camere sono collegate in rete,

per cui oggi parlare con una Camera di Commercio equi-

vale a poter interrogare il registro di tutta Italia, che si sia

a Enna o a Milano. In qualunque provincia il livello del

servizio è completamente omogeneo.

Questo sito vuole pensare al punto di vista di chi è dall’al-

tra parte: c’è la vista del cliente, dell’impresa, del profes-

sionista e del cittadino.

Tutto è online e tutto è gratuito: 6 milioni di imprese e 10

milioni di persone che oggi hanno cariche e poteri, sono

consultabili in rete. L’anagrafica è importante e non costa

niente: ci fa capire se quella impresa esiste veramente e

dove si trova e qual è il suo indirizzo di posta elettronica

certificata...

Mi sono trovato moltissime volte a parlare con degli avvo-

cati che stavano lavorando a degli atti giudiziari e quin-

di a delle citazioni, e usavano gli indirizzi degli elenchi

telefonici oppure cercavano informazioni su Google, in-

validando poi, il più delle volte, l’atto giudiziario perché

l’indirizzo ufficiale a cui va fatto riferimento è quello del

Registro delle imprese.

Una inutile perdita di denaro e di tempo.

GHEZZI. Qualche anno fa c’è stata a Mi manda RAI Tre una

serie di servizi. A Napoli una impresa aveva scritto fuori

“Agenzia di viaggi” e aveva cominciato a organizzare viag-

gi. I primi erano andati bene, ma dopo un po’ di tempo

i titolari avevano intascato i soldi delle prenotazioni dei

clienti ed erano spariti.

Ebbene, se qualcuno avesse digitato il nome dell’agen-

zia qui, in questo apposito spazio del sito dove è scritto

“nome azienda”, se quell’impresa esisteva, l’avrebbe in-

dividuata subito, oppure non l’avrebbe trovata.

Cosa mi costa prima di organizzare un viaggio? Scrivo lì il

nome dell’azienda e guardo se esiste. Informazione gra-

tuita online e immediata.

È importante sapere che questo è possibile e che questo

servizio è a disposizione dei cittadini.

Ghezzi: Il cittadino ha a cuore

il suo punto di vista, pensa ai

servizi a cui vorrebbe accedere

velocemente, in maniera concreta.

Ghezzi: L’anagrafica

è importante e non

costa niente: ci fa

capire se quella

impresa esiste

veramente e dove

si trova e qual è

il suo indirizzo di

posta elettronica

certificata...

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Certo, le Amministrazioni hanno ancora molta strada da

fare perché non è semplice rivedere tutti i propri processi

nell’ottica di chi ti vuole vedere.

Nelle sedi delle Camere di Commercio, qualche anno fa, a

maggio e a luglio, quando si presentavano i bilanci delle

imprese, si faceva la coda. Con le pratiche cartacee, pas-

sare avanti puo essere facile. A proposito di corruzione,

davanti ad una pila di domande qualcuno puo prendere

quella in cima e metterla in fondo...

Grazie alla telematica, queste situazioni di

potenziale illegalità sono state eliminate. Oggi

noi riceviamo 70-80.000 pratiche, all’ultimo

minuto della mezzanotte di fine maggio. Ma

arrivano tutte protocollate, in fila, e viene ri-

spettata la fase di arrivo, in maniera equa.

È questo quello che vuole il cittadino. Non

certo sapere che per portare avanti la sua

pratica deve chiamare qualcuno perché co-

nosce quello o quell’altro.

Perché spesso, quando parliamo di corru-

zione, non intendiamo riferirci alla mega

corruzione (purtroppo c’è anche quella ed è

scandalosa), ma anche a comportamenti che

si annidano nella quotidianità, in un modo

sbagliato di intendere il rapporto con il po-

tere, che è lontano dallo spirito del servizio.

Come pensare che per prenotare una visita

medica devo telefonare a qualcuno per sca-

valcare una lunga lista di attesa.

Il sistema camerale ha tagliato questo malcostume all’ori-

gine, puntando tutto sulle tecnologie.

Penso all’ormai lontano 2002: i professionisti, i commer-

cialisti, gli avvocati, i notai che dovevano fare le pratiche

con la firma digitale, attraverso la telematica, spesso non

possedevano nemmeno un computer. Oggi, se c’è un me-

rito, che ci riconosce anche il presidente dell’Ordine dei

dottori commercialisti, la categoria ha fatto un salto cul-

turale perché è stata – passatemi il termine – “violentata”

dall’innovazione introdotta dalle Camere di Commercio.

Penso ai dati citati prima, al fatto che il 60 per cento degli

italiani non utilizza i siti della pubblica amministrazione.

Certe categorie, pensate al piccolo imprenditore indivi-

duale o alla piccola azienda agricola, non utilizzano an-

cora le tecnologie. Spesso, il computer ce l’ha il figlio,

non l’imprenditore. Ma è su questo che bisogna lavorare,

sull’uso che i più giovani devono fare delle tecnologie che

abbiamo a disposizione.

Qualche mese fa, a Viterbo, partecipavo a un convegno

come questo, organizzato dalla Camera di Commercio e

dall’Università. Erano presenti 450 studenti degli ultimi

anni di Ingegneria e degli ultimi anni delle Scuole profes-

sionali. Futuri professionisti e futuri imprenditori ai quali

abbiamo detto: quando finirete gli studi e avrete la possi-

bilità di entrare nel mondo del lavoro, avrete davanti a voi

due possibilità. La prima è quella di seguire le prassi delle

persone che già lavorano in quel luogo, che vengono da

un’altra generazione e che attuano metodi di lavoro che

vanno, prima o poi, inevitabilmente cambiati.

L’alternativa è andare avanti in un altro modo, fidando

sulla vostra forza di “nativi digitali”, sulla cultura nuova

di professionisti che sono nati con internet, che usano la

Rete quotidianamente e che possono portare subito qual-

cosa di nuovo, di pratico e di efficiente nei loro uffici.

La riduzione della carta è evidente...

GHEZZI. Pensiamo ad una semplice visura, fondamentale

per capire subito quali sono gli assetti di un’azienda. Non

serve raccogliere pacchi di carta che rischiano in fretta di

diventare vecchi. Nel sito del Registro delle imprese si puo

avere una visione completa di una azienda subito, grazie

ad un grafico che evidenzia, in modo immediato, le diffe-

renze tra una impresa e l’altra.

Il servizio fa risparmiare tempo prezioso. Perché se devo,

per esempio, confrontare a distanza di tre mesi una visura

della FIAT, di 80 pagine, dove viene registrata la lista degli

amministratori, non posso mettermi lì a trovare le diffe-

renze come se stessi leggendo La Settimana Enigmistica.

Sul sito, basta un grafico che permette di cogliere imme-

diatamente ogni cambiamento societario.

Penso alle forze dell’ordine, a chi compie indagini compli-

cate e deve studiare per mesi e mesi gli assetti proprietari

di una impresa e rischia di non venirne a capo.

Io mi ricordo il Sostituto Procuratore di Caltanissetta che

lamentava: ma come? Dopo tre mesi di indagine, vado

a vedere l’impresa, nel frattempo era entrata in trasfe-

rimento, era ormai in liquidazione, erano cambiati com-

pletamente gli assetti. Ma è possibile? E qual era la nostra

risposta fino qualche anno fa? Mandavano ogni giorno

l’appuntato in Camera di Commercio a fare una nuova vi-

sura per vedere se era cambiato qualcosa.

Adesso tutto è cambiato. La Camera ha approntato un ser-

vizio nuovo a favore di chi fa le indagini: ti avviso io se

l’impresa cambia.

Pensate ai vantaggi che la tecnologia puo assicurare ad

una piccola impresa che vanta dei crediti con i fornitori e

che puo conoscere, in tempo reale, il destino delle aziende

con le quali ha rapporti di lavoro.

L’altro vantaggio è che è tutto gratis.

GHEZZI. Certo, basta una email o un sms che arriva sul

cellulare e avverte in tempo reale che quella impresa che

volevi controllare è cambiata. Una bella differenza tra il

passare ogni giorno in Camera di Commercio!

C’è una burocrazia nuova, utile, che dialoga con il citta-

dino. E che dice: dimmi tu che cosa vuoi sapere e ti scrivo

io quando quell’evento che tu vuoi monitorare avviene.

C’è un mondo nuovo da scoprire.

L’esempio è in una slide, che posso consultare al volo. Con

un clic, ad esempio, controllo tutti i dati ufficiali a valo-

re legale che riguardano un imprenditore. Prendiamone,

come esempio, uno molto noto: Diego della Valle. Attra-

verso una rapida consultazione, ottengo una scheda com-

pleta con tutti i dati. Risparmio 30 pagine di carta e nello

stesso tempo posso vedere anche tutte le cariche che Della

Valle ricopre. E scoprire che non solo è consigliere della

MDP Holding, presidente della Tod’s eccetera, ma capire in

modo immediato anche quali sono i suoi legami con altre

aziende. Tutte informazioni che la documentazione carta-

cea non è in grado di assicurarmi in un colpo solo. Questo

è un modo nuovo di leggere il Registro delle imprese. Il

servizio cambia secondo gli utenti. Chiaramente, l’utilizzo

che ne fanno le Forze dell’ordine è di un certo tipo, quello

di un commercialista, un professionista o un cittadino è

un altro. Ma è un esempio che il sistema camerale offre

per capire come si puo e si deve andare avanti con l’inno-

vazione digitale.

Ci preoccupa molto questo tema dell’alfabetiz-zazione, cioè di come fare questo salto, al di là della bontà delle leggi, della legislazione, delle

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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

DAL FoRUM oN-LINE

VALORE DA CONDIVIDEREdi Sabina Addamiano

Cittadini, contribuenti, elettori, amministrati, consu-matori, decisori e molto altro: i componenti di una comunità rivestono ed esprimono di volta in volta identità diverse, con le quali contribuiscono in misura più o meno rilevante ad accrescere il valore della co-munità stessa.Il modello della smart city, fondato sul ruolo abilitan-te dell’IT, interpella profondamente cittadini e am-ministrazioni quanto al valore che possono creare e condividere con le loro identità, le loro scelte e le loro relazioni, condivise grazie a reti telematiche capaci di supportare transazioni complesse.La Pubblica Amministrazione trova qui un’occasione preziosa per valorizzare e rinnovare se stessa, il pro-prio ruolo e le proprie competenze: la Smart Gover-nance è infatti uno dei sei elementi costitutivi del modello europeo di città intelligente. Nel modello, partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, servizi pubblici e sociali, trasparenza sono i fattori chiave individuati per valutare la qualità dei processi di governance.

Segue su www.pg.camcom.gov.it

Ghezzi: Pensate ai vantaggi che la tecnologia può assicurare

ad una piccola impresa che vanta

dei crediti con i fornitori e che

può conoscere, in tempo reale,

il destino delle aziende con

le quali ha rapporti di lavoro.

Page 12: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

tante iniziative dei vertici, ma poi bisogna tra-durle in una regione in cui c’è molto pubblico, molta pubblica amministrazione.

GIoVANNI GENTILI. Responsabile Agenda Digitale Re-

gione Umbria.

Lei ha citato dei dati preoccupanti che riguardano la si-

tuazione del Paese rispetto al digitale. Ma ci sono altri dati

ben più preoccupanti. La situazione italiana – e in questo

noi in Umbria siamo in media, di solito leggermente so-

pra la media – è di un ritardo notevolissimo. Tutti, ormai,

almeno ultimamente, citano il digitale come un’oppor-

tunità grandissima. È tutto vero. Ma il nostro problema è

soprattutto quello di un crescente divario di tipo culturale,

che è ancora più complicato del divario infrastrutturale le-

gato alla banda larga o agli strumenti tecnici.

Le ultime ricerche ci vedono indietro anche sui cosiddet-

ti “nativi digitali”. Nel senso che è chiaro che le giovani

generazioni utilizzano lo smartphone, oppure sanno tran-

quillamente installare una app, ma questo non vuol dire

poi avere le competenze digitali necessarie per lavorare in

una impresa, o nella pubblica amministrazione. Siamo gli

ultimi anche in tutte le classifiche come numero di giovani

iscritti a facoltà con indirizzo tecnico-scientifico.

D’altronde, bisogna ricordare che il digitale è veramen-

te un’opportunità perché abbatte divari di altro tipo.

Se l’Umbria ha problemi di trasporti, o di infrastrutture,

oggi un’impresa è in grado di competere a livello globale,

quindi si ritrova in casa la concorrenza globale, ma puo

ampliare il suo mercato. Il problema è affrontare il divario

culturale, di capire come le possibilità del digitale cam-

biano completamente il modo di lavorare e quindi cam-

biano il mercato.

Ma questo non coincide con la capacità di utilizzare uno

strumento informatico. Il problema non è saper utilizza-

re un computer, che possiamo passare come un discorso

di alfabetizzazione di base, ma vedere com’è cambiato il

mondo, e come con il digitale cambia veramente tutto.

La Regione Umbria si è posta questo problema all’inizio

del 2012, quando ancora il tema dell’Agenda digitale non

era presente in tutti i mass media e in primo piano.

Le ricerche ci dicevano cose tipo: la metà della popolazio-

ne non accede a internet. Il dato di accesso in Italia oscilla

tra il 52 e il 54 per cento. Quindi questo voleva dire che

l’altra metà non aveva mai avuto accesso a internet. Par-

liamo di una popolazione sopra i sei anni, secondo il dato

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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

Istat. Allora abbiamo fatto una ricerca, chiedendo a que-

ste persone perché non accedevano a internet. La risposta

non è stata quella di non avere la banda larga oppure una

rete velocissima, bensì: che ci faccio? Perché dovrei?

Una risposta allarmante al massimo. È come dire: a che ser-

ve? Che ci faccio? Questo atteggiamento significa non porsi

neanche il problema. Perché se ho un problema economico

oppure di competenze, magari lo risolvo. Ma se non perce-

pisco che il mondo è cambiato il problema è grosso.

Questi dati ci dicono anche che le competenze di base

nell’utilizzo degli strumenti nella pubblica amministrazio-

ne in Umbria, frutto di programmi ormai decennali, sono

sopra la media nazionale.

L’uso di questi strumenti nelle imprese, invece, è sotto

la media nazionale. Quindi nel territorio regionale c’è un

problema di utilizzo anche di questi strumenti, oltre che

un grande e non risolto problema culturale.

Un altro dato che abbiamo osservato è questo: anche

in presenza di ottimi servizi online, come nel caso, per

esempio, di InfoCamere e di altre, diverse amministrazioni

che presentano ottimi esempi di digitalizzazione, que-

sti servizi non vengono utilizzati appieno, né all’interno

dell’ente né fuori.

Qui scontiamo il fatto che la metà della popolazione non si

pone nemmeno il problema che ci sia o meno il servizio.

Ma comunque, anche di fronte ad una competenza ed ad

una offerta adeguata, i servizi non vengono utilizzati.

Su questo punto le ricerche concordano: non vengono

affrontati i problemi organizzativi e non vengono rivisti

i processi.

Quindi di si “digitalizza” l’esistente, non si cambia modo

di lavorare. Il servizio online, quando c’è, si affianca a

quello che già esiste, ma praticamente tutti gli studi di-

cono che quando si segue un processo di digitalizzazione

dell’esistente, che rimane in parallelo con la carta, i costi

aumentano e l’efficienza cala, se non cambiamo vera-

mente il modo di lavorare.

Quindi la strategia che ha messo in campo la Regio-

ne è stata di porre questo tema del digitale, ripeto, non

dell’informatizzazione, ma di come il digitale cambia tutto

nella pubblica amministrazione e fuori.

Perché oggi il problema non è tanto aumentare l’efficienza

quanto cambiare veramente anche il modo di collaborare

tra pubblico e privato.

La presidente Catiuscia Marini ha voluto porre in primo

piano questo problema inserendolo fra le tre priorità del

programma della Regione: Lavoro, Sanità e, appunto, Di-

gitale.

Alla realizzazione dell’Agenda Digitale, pertanto, è dedi-

cata una apposita struttura che ha dato vita ad un per-

corso aperto. L’esperienza è iniziata nell’aprile del 2013

attraverso una consultazione pubblica centrata non sulla

tecnologia ma su come il digitale poteva concretamente

cambiare qualcosa in Umbria.

Sono state presentate delle ricerche anche dal punto di

vista sociologico. A partire da come sono strutturate le im-

prese, perché noi non siamo la Silicon Valley e quindi non

possiamo pensare a progetti che non attengano alla nostra

realtà regionale.

Sono state raccolte online più di cento idee su azioni con-

crete da promuovere in Umbria, che sono state poi analiz-

zate da gruppi di esperti e tradotte in progetti.

Contemporaneamente, si è costruito quello che è stato de-

finito il “Tavolo dell’Alleanza”: tutti gli stakeholders tra-

dizionali si sono incontrati attraverso un percorso aperto,

centrato su questo fatto: nell’avviare la nuova esperien-

za, non si poteva seguire il tradizionale approccio “Top-

down”, di una informatizzazione dall’alto. Come dire:

digitalizziamo, siamo noi la pubblica amministrazione.

Si è scelta invece la via del confronto per capire che cosa

possiamo fare insieme.

Perché siamo d’accordo su un altro fatto che è già stato

ricordato: ai cittadini non interessa minimamente com’è

organizzata al proprio interno l’Amministrazione, e di

fronte ad una inefficienza se la prendono con il rappre-

sentante che hanno davanti.

Siamo noi che dobbiamo porci il problema e sapere che

oggi la maggior parte dei procedimenti della pubblica

Gentili: Il servizio online, quando c’è, si affianca a quello che già

esiste, ma praticamente tutti gli studi dicono che quando si segue un

processo di digitalizzazione dell’esistente, che rimane in parallelo

con la carta, i costi aumentano e l’efficienza cala, se non cambiamo

veramente il modo di lavorare.

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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

amministrazione è spezzettata nelle competenze di centi-

naia di livelli amministrativi. Va quindi affrontato il tema

della collaborazione interna.

Ma non solo, il problema è che tutta la legislazione ci por-

ta a un ruolo sempre più attivo, in fase preistruttoria, o

addirittura con la SCIA anche come ruolo attivo nel co-

struire la pratica, da parte di professionisti e intermediari.

Quindi abbiamo assolutamente la necessità di ripensare

questi servizi con la collaborazione esterna.

Tutto il percorso è stato incentrato su questo. È un pro-

getto presentato in maniera trasparente, che trovate sul

sito della Regione (http://www.agendadigitale.regione.

umbria.it).

In questi primi sei mesi siamo arrivati a definire 55 pro-

getti, che sono perfino troppi; questi 55 progetti sono mo-

nitorati in pubblico, quindi sul sito è possibile controllare

lo stato di avanzamento dei lavori.

I 55 progetti sono della Giunta regionale, ma dal percor-

so noi abbiamo cercato di stimolare tutti gli interlocutori

umbri, dall’Università alle imprese, dalle associazioni di

categoria ai professionisti, perché, a loro volta, attivasse-

rodelle iniziative.

Quindi la nostra speranza è di costruire insieme qualcosa

che sia più ampio del piano previsto, che adesso ha un

ambito triennale, ma che ha già portato anche a fissare

delle risorse importanti nella nuova programmazione re-

gionale. Il percorso è stato pensato in questo modo an-

che perché stavamo scrivendo la nuova programmazione

2014-2020. Quindi grazie ai fondi strutturali (la parola

“strutturali” nel gergo europeo vuol dire appunto cambia-

re qualcosa nella struttura), alla fine, nel 2020, dovremmo

avere inciso in modo profondo sull’Umbria.

Il 10 per cento delle risorse della nuova programmazione

andrà all’obiettivo specifico, ma l’obiettivo finale dell’A-

genda digitale è presente, per sua natura, ovunque e in

maniera trasversale.

L’insieme dei progetti puo essere consultato online. Ma il

problema vero è attivare la collaborazione nel territorio.

Abbiamo già diverse iniziative in cantiere. Altre ne voglia-

mo mettee in campo insieme all’Università ed alle impre-

se. La Regione punta su un percorso aperto di scambio di

dati che crei valore per i servizi delle imprese. Un esempio:

Confcommercio sta sviluppando dei servizi in cui pero ci

chiede la certezza dei dati. Un altro punto critico da supe-

rare è che spesso la PA pubblica dati e poi non li aggiorna e

cio rende complicato costruire un business intorno a quei

numeri. Bisogna quindi sviluppare una collaborazione

pubblico-privato su un tema che è di sistema nello sfrut-

tamento delle possibilità che offre il digitale.

Tutto questo non passa da grandi investimenti economici

ma occorre vincere una resistenza che è, prima di tutto, di

tipo culturale.

Le imprese umbre, nell’uso della tecnologia, sono sotto la media nazionale. Questo salto cul-turale di innovazione digitale va affrontato con maggiore decisione.

GIoRGIo MENCARoNI. Presidente Camera di Commercio

di Perugia.

Vorrei dire che “di necessità si fa virtù”. L’innovazione è

vitale in qualunque impresa. Non si puo colloquiare con il

mondo senza la Rete. Chi ha una età maggiore trova diffi-

coltà più evidenti nell’uso delle nuove tecnologie. Questo

comporta problemi, sia nel pubblico che nel privato. Ma

è compito di chi guida le aziende, pubbliche o private,

quello di non chiudersi alle novità ma favorire i cambia-

menti. Ricordo le resistenze dei collaboratori, anche nel

mondo dell’impresa privata, all’uso sempre più frequente

del telex. Poi è arrivato il fax che già sembrava una stra-

ordinaria innovazione. E poi i computer e l’introduzione

massiccia dei sistemi informatici. C’erano anche allora

delle resistenze che con gli occhi di oggi appaiono assur-

de. Ma l’impresa deve andare avanti, comunque. Spes-

so deve anticipare i cambiamenti. Passaggi storici come

quelli che stiamo vivendo vanno quindi affrontati con de-

terminazione e coraggio.

Anche per quanto riguarda la pubblica amministrazione,

potere è volere. Da questo punto di vista, vedo quello che

è stato fatto e si fa all’interno della Camera di Commercio

e che già ci ha illustrato Ghezzi. È un processo importante

di innovazione che va accelerato. Ma il tema vero è quello

sottolineato dalla dottoressa Bianconi: chi deve guidare

questi cambiamenti? La competenza professionale porta

ad una maggiore libertà ed autonomia e garantisce la qua-

lità dell’innovazione anche nella pubblica amministrazio-

ne. La formazione, da questo punto di vista, è essenziale.

Ma attenzione: deve essere orientata. Sono i giovani tra i

18 e i 34 anni, con un livello culturale medio-alto quel-

li che utilizzano meglio la Rete. Saranno loro i protago-

nisti del cambiamento epocale che è in atto. Ma a volte

lavoriamo alla formazione senza capire realmente quali

sbocchi questi giovani possano avere nel mercato corrente

del lavoro. La formazione non puo essere finalizzata solo

all’ottenimento di un contributo o all’assegnazione di un

bando, senza una prospettiva di un inserimento reale nel

mondo delle imprese.

Anche per la formazione servono quindi politiche ad hoc.

Spendendo gli stessi soldi ma meglio. Penso ai Job day or-

ganizzati dal sistema camerale per orientare i giovani ver-

so il mondo del lavoro. Sono ragazzi che hanno acquisito

una preparazione tecnica e che mandiamo a lavorare nelle

aziende per capire se i loro corsi di studio hanno attinenza

o meno con il lavoro che debbono affrontare. Questa è la

formazione che occorre, improntata alla concretezza.

L’uso di internet è poi vitale per l’export che sta trainando

la ripresa economica. Le aziende cercano personale spe-

cializzato: esperti di web marketing, web oriented, o so-

cial media.

In Umbria abbiamo un problema di dimensione delle im-

prese. Lo slogan “Piccolo è bello” oggi è meno di moda,

meno fantasioso, pero si puo anche crescere riuscendo a

stare insieme. La soluzione è quella di muoversi in rete,

collegandosi con il mondo, per far conoscere cio che ab-

biamo da offrire.

Nel commercio l’informatizzazione non è così avanzata

come in altri settori. Parlo naturalmente del commercio

corrente, del commercio al minuto. Eppure una delle pri-

me reti create sull’E-commerce è stata realizzata tre-quat-

tro anni fa, a Perugia, da più piccoli commercianti (alcuni

22 23

DAL FoRUM oN-LINE

UN INVESTIMENTO CONTINUOdi Alessandro Bagaglia

Il nostro modo, da cittadini, di vivere la PA sta cam-biando; il mondo in effetti è cambiato. Negli ultimi dieci anni poche altre cose hanno avuto un’evoluzio-ne tanto rapida quanto i “servizi” informatizzati. Cer-tificazioni on-line, richieste agli sportelli dei comuni, consultazioni di diritti e doveri, pagamenti on-line: tutto è diventato improvvisamente fruibile in manie-ra, fino a pochi anni fa, difficilmente immaginabile.Il decennio trascorso è stato il punto di svolta per l’informatizzazione dei servizi della PA, grazie ad una precisa volontà normativa, ma specialmente grazie agli investimenti sulle infrastrutture e sulla cultura informatica, che insieme hanno aperto il paese alle nuove possibilità; fino a pochi anni fa infatti gli stru-menti informatici svolgevano un ruolo secondario, principalmente di supporto all’erogazione dei servizi tradizionali, mentre ora stanno diventando una parte viva ed attiva, divenendo essi stessi dei servizi che, sebbene molto giovani, da molti sono considerati già parte irrinunciabile del nostro quotidiano.

Segue su www.pg.camcom.gov.it

Mencaroni: La competenza professionale porta ad una

maggiore libertà ed autonomia e garantisce la qualità

dell’innovazione anche nella pubblica amministrazione.

La formazione, da questo punto di vista, è essenziale. Ma attenzione: deve essere orientata.

Page 14: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

hanno fatto da soli, altri con sistemi tra di loro, mettendo

insieme quindici-sedici aziende di ambiti diversi), e oggi

comincia a rappresentare, per alcuni di loro, una fetta di

mercato tra il 5 e 10 per cento del loro fatturato annuo.

Le aziende del commercio si stanno attrezzando sempre

di più, consapevoli che senza le innovazioni digitali dif-

ficilmente riuscirebbero ad emergere sui mercati interna-

zionali.

D’altra parte, anche la ricerca svolta da Microsoft, dalla

quale si evince che nel 2015 i rapporti con la pubblica

amministrazione per la ricerca di determinati dati avverrà

attraverso il web, deve sicuramente orientarci e aiutarci.

Abbiamo toccato il tema fondamentale della formazione,

di una nuova alfabetizzazione da coltivare, sia nel mondo

dell’impresa che in quello della amministrazione pubblica.

SABINA ADDAMIANo. Docente e consulente di comuni-

cazione-marketing.

Devo dire che ero venuta qui colma di aspettative, che

sono state ampiamente superate perché sembrava che

l’imputato sul banco fosse la pubblica amministrazione,

con tutti i suoi ritardi, le sue inefficienze eccetera; sia-

mo partiti dal parlare di pubblica amministrazione, siamo

arrivati a parlare di come si parla con la pubblica ammi-

nistrazione, quindi di come la PA comunica e di che cosa

deve fare per ascoltare e parlare meglio con i cittadini.

Ma è stata chiamata anche in causa la competenza comu-

nicativa e relazionale dei cittadini e delle imprese, evi-

dentemente, in rapporto ai loro mercati di riferimento e in

rapporto alle amministrazioni.

C’è un bellissimo verso di un poeta creolo, che ha vinto

il premio Nobel per la letteratura, che recita: “To change

your language you must change your life” – “Per cambiar

lingua devi cambiar vita”.

Che cosa significa “cambiar vita”? Che tutti noi dobbiamo

diventare “poliglotti” – per usare la bellissima espressio-

ne del professor Montesperelli – quindi dobbiamo tutti

esperire una capacità di giocare su più registri linguistici.

Questa attitudine si acquisisce soltanto studiando-stu-

diando, imparando-imparando, facendo, come dico spes-

so, gli “spazzini della comunicazione”, cioè raccogliendo

tutto per poi fare la “raccolta differenziata”. Ma cercando

di trarre da ogni interazione uno stimolo per mettere in

discussione alcuni aspetti del nostro modo di comunicare,

partendo dai grandi paradigmi che saltano, lo spazio e il

tempo, fino a come noi gestiamo, nel nostro spazio e nel

nostro tempo, le nostre interazioni.

Dobbiamo fare un salto culturale. Su che cosa dovrebbe

lavorare la formazione? Mi ha colpito moltissimo questo

ricorso all’infografica da parte della Camera di Commercio.

Perché è il nuovo linguaggio su cui credo troppo poco si

stia riflettendo in termini di formazione e anche di modi

di rappresentazione della conoscenza che ne cambiano la

configurazione. L’infografica è un rapporto completamen-

te nuovo tra parola e immagine, che nella cultura occi-

dentale, forse dai codici miniati in poi, non si è mai dato.

Lavoro spesso con i conservatori e con le accademie di

Belle Arti. Forse le accademie su questo potrebbero dirci

qualcosa, attraverso i loro corsi di web design, o di visual

design, riguardo a che cosa diciamo quando stiamo comu-

nicando e sui linguaggi che utilizziamo per comunicare.

Da questo punto di vista mi è piaciuto molto un richiamo

– sottinteso ma non troppo – della dottoressa Bianconi

alla burocrazia come parte a pieno diritto della classe di-

rigente. E quindi anche con un accento, che mi è parso di

cogliere, sul fatto che, al di là di tutti i nostri ragionamenti

sulla efficienza, sulla trasparenza, sulla meritocrazia, c’è

un tema di efficacia su cui dobbiamo interrogarci, cioè su

come tutte queste componenti convergono a una capacità

di generare valore nel rapporto tra cittadini e amministra-

zioni, e quindi anche in un’autopercezione di ruolo dei

dirigenti pubblici che credo sia molto importante in que-

sto momento.

E poiché sono una “spazzina della comunicazione”, ol-

tre che della formazione, mi piacerebbe molto che, nelle

sedi opportune, magari anche in quella camerale, si ri-

prendessero in mano due direttive di undici anni fa, di

quando alla funzione pubblica c’era il ministro Frattini:

la direttiva sulla comunicazione delle pubbliche ammi-

nistrazioni e la direttiva sulla formazione. Quest’ultima

disposizione suggeriva alle amministrazioni di devolvere

il 2 per cento del proprio bilancio annuale a iniziative di

formazione che andassero a impattare sulla configura-

zione organizzativa.

E poi, visto che stiamo parlando anche di processi deci-

24 25

Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

addaMiano: I numeri e le statistiche

denunciano un ritardo dell’Umbria.

Un divario da colmare per non

perdere il treno della innovazione

digitale. Ma tra tanti dati negativi,

ci sono segnali di speranza?

addaMiano: C’è un bellissimo verso

di un poeta creolo, che ha vinto

il premio Nobel per la letteratura,

che recita: “To change your language you must change your life” – “Per cambiar lingua devi

cambiar vita”.

Page 15: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

sionali, non vorrei dimenticare il protocollo informatico

che nelle sue ultime evoluzioni normative, suggerisce una

reingegnerizzazione dei processi.

Le organizzazioni si dovrebbero orientare sulla centralità

del valore che è prodotto, in ultima istanza, dai processi e

non sulla loro rigidità di apparato.

A questo proposito, ricordo anche la normativa ispiratrice

dell’URP, che risale a venti anni fa e che parlava degli uffici

di relazione con il pubblico come dei “sensori” dei biso-

gni dei cittadini per reingegnerizzare i processi in funzione

della creazione di valore.

I numeri e le statistiche denunciano un ritardo dell’Um-

bria. Un divario da colmare per non perdere il treno della

innovazione digitale. Ma tra tanti dati negativi, ci sono

segnali di speranza?

MoNTESPERELLI. Dentro il problema c’è anche la cura:

il segno di speranza sono proprio le nuove generazioni, i

“nativi digitali”, come qualcuno ha detto. Certo, siamo

a livello puramente di alfabetizzazione, ma l’alfabetiz-

zazione è requisito indispensabile per scrivere grandi ro-

manzi, quindi che già sappiano qualcosa è qualcosa di

molto importante. Pensiamo anche da dove siamo partiti.

Io, prima di passare all’Università, lavoravo nella pubbli-

ca amministrazione. In Regione, negli Anni Novanta, c’era

qualche dirigente che riteneva che il cellulare fosse uno

strumento del capitalismo americano e quindi che non si

dovesse usare.

Fuori i nomi...

MoNTESPERELLI. Si dice il peccato ma non il peccatore.

Pero, in ogni caso, credo che un po’ di passi avanti siano

stati fatti. Ma il vero balzo in avanti è affidato soprattutto

alle nuove generazioni. Noi siamo solo degli “immigrati”

nel mondo della digitalizzazione. Loro, i ragazzi nati negli

Anni Novanta, sono i nativi digitali. Debbo dire, pero, che

anche gli adulti, e perfino gli anziani, offrono degli ele-

menti di speranza. Per esempio, l’utilizzo della Rete trova

gli anziani, che superano i giovani almeno su un aspetto,

cioè quello della lettura dei quotidiani online. Sarà poco,

sarà che i giovani non amano i quotidiani in generale, ma

insomma questo è un elemento da considerare.

Secondo elemento di speranza: un tempo, la nostra socie-

tà regionale era molto coesa, era anche molto uniforme,

perché in gran parte coincidevano il sistema politico, il

sistema economico e il sistema sociale. Questi tre sistemi

venivano contemporaneamente innervati da rapporti di

fiducia che si basavano su relazioni interpersonali, cioè

su una dimensione che noi potremmo chiamare “pre-

ideologica” o “post-ideologica”: ci si incontrava e si de-

cideva in gran parte in Corso Vannucci (sembra di parlare

di due secoli fa ma era semplicemente qualche decennio

fa). Oggi la nostra società è andata fuori squadra. Si avver-

te dunque la necessità di una maggiore comunicazione,

che attraversi il nostro sistema locale. Ormai è chiaro che

la realtà ce lo impone: o noi cambiamo le cose o le cose

cambieranno noi.

Terzo elemento, anche qui molto di sfondo, ma non di-

rei così periferico: l’identificazione territoriale. L’influenza

della nostra civiltà comunale fa parte di noi, di ciascuno

di noi: il paesaggio, la piazza, la fontana descrivono chi

siamo. C’è una stretta relazione tra l’identificazione terri-

toriale e la partecipazione civica, compreso il dialogo fra

cittadino e pubblica amministrazione. È un legame forte.

Se viene meno l’identificazione territoriale, viene meno

anche la partecipazione civica. Questo ci dovrebbe portare

a dire che dovremmo cercare, nella nostra Umbria, di con-

trastare l’urbanistica casuale, la moltiplicazione di “non

luoghi”, la banalizzazione del paesaggio. Proprio perché,

in questa maniera, la partecipazione fra Istituzioni e citta-

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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

Montesperelli: …siamo a livello

puramente di alfabetizzazione,

ma l’alfabetizzazione è requisito

indispensabile per scrivere grandi

romanzi, quindi che già sappiano

qualcosa è qualcosa di molto

importante.

Page 16: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

dini si rialimenta e puo rigenerarsi. E in questo la pubblica

amministrazione ha un ruolo importante, per riscoprire e

valorizzare la tradizione, anche utilizzando le nuove tec-

nologie, che anche da questo punto di vista sono stra-

tegiche. Non per una logica museale nel senso peggiore

del termine: la tradizione e la nostra identità collettiva e

personale, è soprattutto un’identità territoriale.

Quarto e ultimo punto: in realtà, tramite la Rete, si sta in-

crementando la partecipazione civica, sia quella in senso

tradizionale sia quella più peculiare della Rete stessa. Al-

cuni dati, in questo senso, sono confortanti, Certo, la ten-

denza ancora non ci puo assolutamente far dormire sugli

allori, perché gli allori sono ancora foglioline che devono

crescere, ma insomma, non è uno scenario puramente

drammatico.

Questa tendenza si ricollega, a mio avviso, ad un’altra an-

cora più generale, che riguarda, per l’appunto, il dialo-

go fra il cittadino e le istituzioni pubbliche nella nostra

Regione: è cresciuta anche in Umbria l’autonomia della

società civile, soprattutto nelle forme più organizzate.

Faccio riferimento all’associazionismo e alle varie forme

di volontariato. L’origine di questo fenomeno risale, an-

che nella nostra regione, alla stagione di Mani Pulite, che

pure ha semplicemente lambito la nostra regione e che ha

portato comunque a ricercare nella polis un altro tipo di

impegno, attraverso altri canali meno inquinati.

Oggi il successo evidente di questa maggiore autonomia

della società civile è determinato non dal fatto che il vo-

lontariato e l’associazionismo fanno la “crocerossina” del

sociale, perché non è affatto così, né che debbano fare le

supplenti del pubblico, e anche del for profit. In realtà mi

sembra che il ruolo strategico di queste forme sia nel te-

stimoniare la capacità di tenere insieme le relazioni, nella

vasta gamma di canali che possono utilizzare queste rela-

zioni, e l’interesse pubblico. Secondo delle logiche diverse

dal pubblico, ma con obiettivi comuni al pubblico.

Queste sono quattro ragioni, ma se ne possono indicare

molto altre, che ci stanno dicendo: la realtà fa pressione,

la strada è irreversibile.

Ma qual è, anche qui, la posta in gioco? Sono i tempi.

Corriamo il rischio di marciare in direzione giusta ma in

maniera troppo lenta e quindi di perdere il treno. Speria-

mo di no.

Internet, che non è un “non luogo”, diventa in-vece la piazza, il luogo dove tutti noi ci ricono-sciamo, un “non luogo” che però dobbiamo fre-quentare quotidianamente. Dottoressa Bianconi penso che sia opportuno che ci racconti qual-

cosa sul Portale della Trasparenza, un grande progetto molto importante per il nostro Paese.

BIANCoNI. È un progetto importante che nell’ultimo

anno ha avuto un’accelerazione, perché è un progetto che

Brunetta voleva nel 2009. Quando scrisse il decreto legi-

slativo, prevedette che ci fosse un luogo, appunto deno-

minato “Portale della Trasparenza”, dove tutte le ammini-

strazioni pubbliche dovessero pubblicare i loro piani della

performance, le loro relazioni, tutti i documenti relativi al

ciclo della performance, per permettere ai cittadini, a tutti

gli interessati, di conoscere esattamente i dati program-

matori, che adesso sono particolarmente intersecati tra di

loro perché nei piani della performance ci devono essere

obiettivi coerenti con quelli di bilancio.

L’obiettivo quindi è quello di far vedere come funziona

una pubblica amministrazione dal vertice concettuale del-

la sua attività e capire come programma le sue attività.

Il progetto è stato sviluppato dalla prima CIVIT, attualmen-

te ANAC, con il CNR. Questo è un altro buon segnale perché

è una pubblica amministrazione che si è rivolta a delle

competenze forti di un’altra pubblica amministrazione,

che è il CNR, nostro faro per le ricerche.

Il Portale della Trasparenza ha anche una sezione aperta

al pubblico, dove si possono andare a vedere tutti i docu-

menti sulla performance e anche le schede degli obiettivi

strategici collegati alle risorse di quelle pubbliche ammi-

nistrazioni che hanno inserito i loro dati.

Per ora ci siamo limitati, proprio perché è un progetto

sperimentale, molto grande e importante e non vogliamo

gravare ulteriormente sulle pubbliche amministrazioni,

che in questo momento sono particolarmente affannate

da tutti gli obblighi di pubblicazione.

Ma questo è solo un piccolissimo passo perché l’obiettivo

fondamentale è quello di avere una banca dati generale,

un portale della Pubblica Amministrazione italiana, dove

tutte le banche dati, e ce ne sono miriadi sparse in tutta

l’amministrazione pubblica, dialoghino tra di loro. Anzi,

non solo dialoghino ma diventino un luogo utile per i

funzionari pubblici e per i dirigenti.

A questo proposito vorrei proporre anche un’altra chiave

di lettura: è vero che il cittadino si sente “vessato” da-

gli obblighi che vengono dalla burocrazia, ma in questo

momento c’è uno sforzo enorme che stanno facendo le

pubbliche amministrazioni per rispondere agli obblighi

derivanti da adempimenti di altre amministrazioni.

Qual è allora l’obiettivo? “Semplificare”. È una parola ma-

gica. Pero, accade che ogni volta che in Italia la pronun-

ciamo poi ci complichiamo la vita con migliaia di prov-

vedimenti e di leggi. Dobbiamo sicuramente fare molto

di più su questo. Occorre lavorare sui comportamenti. Di

regole ne abbiamo tantissime. Troppe. Ma certo la strada

del dare fuoco alle leggi non è proprio quella che ha di-

mostrato di essere la più efficace.

Da quando abbiamo il gesto di quel ministro non è che

queste regole siano diminuite, anzi, sono aumentate. Per-

ché? Perché ogni volta che dobbiamo intervenire, poiché

siamo uno Stato di diritto, dobbiamo intervenire con le

regole.

Tuttavia occorre anche – e me ne faccio carico come diri-

gente pubblico, ed è un invito che rivolgo ai miei colleghi

– essere più coraggiosi.

Dobbiamo prenderci delle responsabilità. È importante il

rispetto della legge, è la base di ogni democrazia, ma fon-

damentalmente dobbiamo anche capire che ci sono delle

scelte da fare. Noi come ANAC rispondiamo ogni settimana

ai cittadini. Cerchiamo di rispondere, perché vorrei anche

farvi presente che la nostra è una Autorità molto sobria,

siamo venticinque persone in tutto, e cerchiamo di dialo-

gare con tutti quelli che ci pongono dei quesiti.

Calcolate che solo nell’ultimo anno, con l’entrata in vigore

della normativa anticorruzione sulla trasparenza, c’è stato

un aumento di richiesta di consultazione dell’Autorità del

mille per cento: siamo passati da 300 a 12mila richieste di

parere e di segnalazioni sull’applicazione della normativa.

Cerchiamo di far fronte a questo “assalto” e anche qui

spero che ci venga incontro la tecnologia perché stiamo

cambiando il nostro modo di organizzare le nostre attività.

Vorrei dire che “la necessità si fa virtù”. Ci siamo chiesti:

possiamo con gli strumenti tradizionali rispondere a que-

sta domanda di chiarezza e di supporto così forte che ar-

riva dalle amministrazioni? Sicuramente no, perché siamo

poche persone. Quindi dobbiamo utilizzare una tecnologia

diversa, attraverso un portale che consenta di segnalare,

di proporre quesiti e di rispondere velocemente alle am-

ministrazioni.

Questo per dire: è vero che è importante avere un suppor-

to di un’autorità regolatrice che risponda a tutte le do-

mande, ma bisogna anche scegliere la domanda. A volte

la domanda è “se il dato lo devo mettere nella subsezione

1 del mio sito o nella subsezione 2...” Ma ad un certo

punto si scelga! Sicuramente non è semplice, lo dico come

dirigente pubblico, anche per noi è difficile interpretare e

chiarire.

Pero non possiamo finire la nostra carriera citando Hob-

bes, ripetendo a noi stessi che l’unica passione della no-

stra vita è stata la paura. La passione deve essere invece

il servizio per il cittadino. Liberiamoci dunque da questo

atteggiamento. So che non è semplice. E so anche che in

tutto questo la formazione dovrà avere un ruolo fonda-

mentale.

Sono due gli aspetti: orientare i comportamenti, raffor-

28 29

Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

Ghezzi: Oggi, molto spesso, si dice

che la Pubblica Amministrazione

è arrivata al pdf. No, bisogna

andare oltre. Quello che conta

non è un documento, che prima

era carta: adesso quel documento

è diventato un’immagine

scannerizzata.

Page 17: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

zando le competenze, attraverso una formazione mirata,

senza sprechi di denaro. Perché anche lì, con le formazio-

ni, poi se le risorse non vengono bene orientate, si spreca.

Poi, soprattutto, bisogna fare cogliere il vantaggio della

modifica dell’organizzazione per arrivare a essere attua-

li, attraverso la pubblicazione dei dati. Come osservava il

collega, se noi pubblichiamo i dati sovrapponendo una

modalità procedurale nuova alla vecchia, aumentiamo

tantissimo i costi e la burocrazia, affatichiamo le nostre

strutture, che si trovano magari a dovere invece che pro-

durre servizi per la popolazione, a produrre cose per altre

amministrazioni, togliendo energie e risorse utili ai citta-

dini.

In questo ambito l’Autorità, in cui in questo momento

presto la mia opera – e questo lo dico a me stessa, ovvia-

mente – deve svolgere un ruolo importante e assicurare

un supporto in questo senso.

Competenza e trasparenza: due parole “chiave” per riuscire a cambiare le cose.

GHEZZI. Il concetto di trasparenza, come abbiamo detto,

va stressato al massimo. Di recente, a Roma, si è svolta la

Giornata della legalità, dove abbiamo presentato questa

nostra enorme banca dati, costruita intorno ad un proget-

to di trasparenza. Mi ha colpito l’intervento di don Ciotti,

impegnato, come sapete, nella lotta alla criminalità, so-

prattutto quella mafiosa, che si sta infiltrando ovunque ci

siano affari e circoli denaro.

Don Ciotti ha detto che oggi è diventato di uso comune

associare trasparenza e legalità. In realtà lui ha pero sot-

tolineato un altro concetto, mettendo un accento: “Tra-

sparenza è legalità”. C’è un accento che fa la differenza. E

bisogna tenerlo sempre presente.

A febbraio sarà pronta la nuova visura delle Camere di

Commercio. È una visura che ha fatto un passo avanti,

non solo nella leggibilità, per cui c’è una copertina dove

si potranno, in un colpo solo, leggere tutti gli elementi

importanti di un’impresa. Ma la vera novità è che è stato

inserito un QR Code, un glifo che garantisce l’anticontraf-

fazione. Perché, come sappiamo, oggi è molto semplice

prendere un documento, anche in pdf, e poi modificarlo,

e spacciarlo per quello che non è.

Oggi, molto spesso, si dice che la Pubblica Amministrazio-

ne è arrivata al pdf. No, bisogna andare oltre. Quello che

conta non è un documento, che prima era carta: adesso

quel documento è diventato un’immagine scannerizza-

ta. Questo fa la differenza, bisogna cominciare a dare dati

perché possano essere utilizzati e integrati.

tale che chiunque possa dare suggerimenti su quell’argo-

mento specifico.

È chiaro che ci si scontra anche con un problema di com-

petenze. Ma c’è, su temi rilevanti, uno sforzo di comuni-

cazione e semplificazione. A questo proposito nel percor-

so dell’Agenda digitale, non abbiamo solo promosso una

consultazione pubblica online, ma siamo andati in giro

per l’Università, nelle associazioni di categoria, a fare de-

gli incontri per spiegare che cosa stavamo facendo, quale

era lo spirito, quali i temi su cui si poteva dire la propria,

spiegando che non era importante capire di tecnologia,

quanto di quali problematiche potevano essere affrontate.

Quindi va cambiato l’approccio. Non basta la trasparenza.

Gli open data partono dal pubblicare che cosa fa la pub-

blica amministrazione, ma hanno un valore che va molto

oltre perché con quei dati posso poi promuovere veri ser-

vizi.

Oggi sono stati riportati degli ottimi esempi di efficien-

za. E io conosco tantissimi di ottimi esempi di aumento

di efficienza nella PA. Ma abbiamo la necessità anche di

occuparci di come i servizi della pubblica amministrazione

sono percepiti all’esterno.

Quindi uno dei cardini dei progetti, che sono stati sele-

zionati per l’Agenda digitale, è quello di ridisegnarli dal

punto di vista dell’utente.

Con un termine complicato, si puo parlare di co-design:

vanno rivisti con la collaborazione dell’utente per capire

effettivamente qual è l’esigenza più importante da sod-

disfare.

Ci sono dei dati molto interessanti nella ricerca del Politec-

nico: come Agenda digitale stiamo finanziando i Comuni

per 1 milione di euro per interventi meramente organiz-

zativi. I Comuni, con questi soldi, non possono comprare

né software né hardware, ma devono riflettere sul modo

in cui lavorano per cambiare e portare online lo Sportello

unico delle attività produttive e dell’edilizia. La legge 8

punta sul SUAP come strumento importante.

Lo sforzo che abbiamo chiesto ai Comuni è quello di la-

vorare insieme, utilizzare questi soldi per cambiare il loro

30 31

Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

C’è un emendamento, nell’ultima legge di stabilità, il

nuovo decreto a favore dell’Italia, dove è stata inserita la

traduzione della visura camerale in inglese. Questa è una

grande innovazione che l’ente camerale ha sostenuto con

convinzione. Prima il presidente Mencaroni ha accenna-

to al tema cruciale dell’export. Teniamo presente che noi

siamo un Paese molto particolare, con ben 6 milioni di

imprese. Ma parliamo di imprese piccolissime, spesso di

ditte individuali.

Marchionne, quando è in giro per il mondo, non ha bi-

sogno di dire che cosa fa: la FIAT la conoscono tutti. Ma

pensate quando un piccolo imprenditore con altissima

professionalità specifica di un prodotto o di una tecno-

logia, deve andare all’estero. Come fa a spiegare chi è e

cosa fa? È il Registro delle imprese che lo aiuta a spiegare

la sua impresa.

Per cui il Registro delle imprese è sopravvissuto non perché

c’è una legge che impone che bisogna andare dal nota-

io per fare un’iscrizione: è sopravvissuto ed ha un valore

proprio perché serve alle imprese, perché di leggi ce ne

sono, tantissime disattese. Una legge invece diventa buo-

na quando serve.

Ricordiamoci che prima il Registro delle imprese era custo-

dito presso i tribunali. Si andava là, ma non era consulta-

bile da nessuno: se si voleva sapere qualcosa ci si doveva

rivolgere a un tribunale, dove ancora oggi sono pieni di

carta. Quindi la forza è stata quella di darlo alle Camere

di Commercio, non perché lo tenessero per conto dei notai

o dei commercialisti, ma perché servisse a chi è dall’altra

parte.

Un tempo, un piccolo imprenditore, per esempio, un fa-

legname, comprava il legno da un altro imprenditore che

viveva accanto a lui e che lui conosceva. Si fidava perché

sapeva con chi aveva a che fare. Oggi, con la globalizza-

zione, per stare nei costi, quell’imprenditore deve fare

delle transazioni. E i suoi fornitori spesso vivono dall’altra

parte dell’oceano. Se non avesse strumenti come questo

per verificare che la persona con cui sta parlando esiste

veramente, sarebbe nei guai.

Abbiamo parlato dei ritardi dell’Agenda Digita-le. Quali sono le azioni più urgenti per recupe-rare terreno?

GENTILI. Il concetto di “Open-Gov”, anche in questo

caso, è quello di cambiare il rapporto con la pubblica am-

ministrazione, andando oltre anche quello della traspa-

renza, modificando il modo in cui dialogano le politiche

pubbliche. Il che certo non vuol dire togliere valore alle

forme classiche di partecipazione che abbiamo in piedi,

come il Tavolo dell’Alleanza, ma prevedere ulteriori forme

di consultazione pubblica.

In questo senso, l’Agenda digitale è stata un’esperienza

pilota, che altri uffici della Regione, in altri ambiti lonta-

ni da quello digitale, altre stanno seguendo cercando di

aprire sempre di più la consultazione prima di decidere in

maniera allargata.

La Regione ha anche uno spazio, nato per volontà del-

la presidente Marini, denominato “E-democracy”, in cui

qualsiasi documento della programmazione che viene di-

scusso con gli stakeholders viene messo sul sito, in modo

Gentili: È partito il riordino delle società in house. Non stiamo solo semplificando, stiamo riorganizzando…

Purtroppo poi, in generale, le risorse destinate alla formazione

e alla comunicazione vengono tagliate.

Page 18: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

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Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

modo di organizzarsi, rivolgersi alla loro utenza. E alcune

amministrazioni hanno già cominciato a fare incontri, per

esempio, con i commercialisti per capire come migliorare

il rapporto.

In questo senso, il problema non è tanto pensare al di-

gitale come sostitutivo di qualsiasi altro rapporto. Prima

ho detto che siamo andati a incontrare le persone fisica-

mente. Questo è importante, ma il problema è di che cosa

ragioniamo.

Le ricerche del Politecnico, per esempio, ci dicono che il

problema dello sportello unico, quello che viene richiesto

dalle imprese, non è tanto che la procedura si accorci da

dieci a sette giorni; il problema è tutto il tempo che loro

passano prima per capire come devono presentare quella

pratica, a chi la devono presentare...

Tutto questo è assolutamente esterno a come lavora l’uffi-

cio internamente ed è anche molto complicato perché non

coinvolge solo la Regione o solo il Comune. Noi abbiamo

fatto un grosso lavoro sui testi unici per chiarire queste

norme, ma il problema è che comunque il Comune si deve

interfacciare con enti diversi, come ad esempio la Sovrin-

tendenza.

Come si puo allora lavorare insieme? La Regione si è as-

sunta questo ruolo, di cercare di far “fare rete”, di mettere

a sistema un insieme di soggetti, con la prospettiva del

servizio all’utente. Si fa questo andando anche a inter-

pellare – e il percorso è in atto – anche chi usa questi

servizi, perché dall’interno noi non abbiamo la possibilità

di capire, per esempio, nell’edilizia, che il problema prin-

cipale è: ma a chi mi devo rivolgere? Come faccio a sce-

gliere l’ingegnere? Chiaramente, non è l’Ente pubblico che

sceglie l’ingegnere, pero c’è un problema che le persone,

per quanto informate, devono risolvere.

Questo era il senso della vecchia legge 150 che ora si è

un po’ smarrito. Ma ora l’Agenda digitale rimette un’al-

tra volta al centro questa necessità. E da qui il problema

di quali competenze servono per effettuare questo tipo

di lavoro, perché non sono assolutamente le competenze

amministrative. Io posso essere bravissimo nell’interpre-

tazione del testo unico, ma qui ho un problema di rela-

zione con l’utente, di ripensare e ridisegnare i processi.

Noi che cosa abbiamo fatto? Sul digitale stiamo sperimen-

tando direttamente queste tecniche. Tanto è vero che in

sei mesi dalla partenza del progetto è stata completata la

riorganizzazione della Regione, accentrando tutte le fun-

zioni dell’informatica in alcune strutture. E il numero dei

dirigenti regionali è sceso da da cento a sessanta. Adesso

ci sono tre strutture che si occupano di digitale in ma-

niera accentrata e coordinata. È partito il riordino delle

Mencaroni: La trasparenza è importante

anche per questo. Per capire i problemi che hanno di fronte le amministrazioni

pubbliche, dai Comuni allo Stato.

Page 19: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

società in house. Non stiamo solo semplificando, stiamo

riorganizzando. È molto di più, è giusto che si sappia. La

comunicazione, in questo senso, è strategica. Purtroppo

poi, in generale, le risorse destinate alla formazione e alla

comunicazione vengono tagliate.

Mancano risorse. La Camera di Commercio, og-getto di richieste che arrivano da più parti, ne sa qualcosa...

MENCARoNI. L’ultima richiesta: l’ICE è stato rivisitato,

l’ICE è resuscitato. Quindi è stata ricostruita la struttura

dell’agenzia per la promozione e la internazionalizzazione

delle imprese italiane all’estero. I soldi sono stati chiesti

al sistema camerale: 30 milioni di euro per mantenere in

piedi l’ICE. Credo che forse sarebbe stato molto più sempli-

ce inviare i soggetti ex ICE presso le Camere di Commercio

e portare avanti il progetto per l’internazionalizzazione.

Diro di più, a proposito di spesa: nella legge di stabilità è

stata inserita una richiesta per il ripianamento dei debiti

dei consorzi fidi. La cifra, ridotta rispetto alle richieste ori-

ginali, prevede comunque 50 milioni nel 2014, 75 milioni

nel 2015, 100 milioni nel 2016, da versare ai 107 consorzi

fidi controllati dalla Banca d’Italia. In questo caso, è un

esempio, ritorna una spinta lobbistica: non è l’Italia che

lo chiede o le Camere di Commercio oppure le imprese, ma

è ABI insieme a una sigla imprenditoriale che ha interesse

a sistemare le proprie cose.

La trasparenza è importante anche per questo. Per capire i

problemi che hanno di fronte le amministrazioni pubbli-

che, dai Comuni allo Stato.

Mi piace parlare di un aspetto importante della candida-

tura di Perugia a Città Europea della Cultura. Non se ne

parla molto ma il soggetto che ha messo in campo lo sfor-

zo economico più importante è la Camera di Commercio.

Questo vuol dire che gli imprenditori, attraverso il sistema

camerale, hanno creduto nella candidatura di Perugia e

l’hanno vista come un asset strategico per quello che potrà

essere lo sviluppo della nostra città. Così, per la prima vol-

ta, le istituzioni si sono messe insieme per presentare dei

progetti di crescita della città, il disegno di uno sviluppo

futuro di Perugia. Ma ora è importante soprattutto remare

tutti dalla stessa parte.

È bello e importante quello che dice don Ciotti quando ri-

corda che “trasparenza è legalità”. Soprattutto nella pub-

blica amministrazione che deve far conoscere ai cittadini

quello che fa e come lo fa.

La Camera di Commercio paga i propri fornitori massimo

a venticinque giorni. Oggi il dramma è che molte impre-

se, che una volta fallivano per debiti, rischino invece di

chiudere o fallire per crediti. Se ne parla ancora troppo

poco. Verso chi sono questi crediti? È un tema sul quale la

trasparenza deve essere massima.

La Camera di Commercio su questo tema ha promosso

azioni decise, per esempio mettendo a disposizione una

cifra importante sullo “sblocca-

crediti” o attraverso un accordo

con Unicredit.

Le iniziative che possiamo pro-

muovere sono diverse. Siamo stati

fra i primi a puntare, insieme alle

Camere di Reggio Emilia e Crotone,

sulla legalità e la trasparenza come

politiche strategiche per la salva-

guardia del territorio a difesa delle

imprese sane.

Siamo sempre stati rispettosi dei

termini, al di là di quello che im-

ponga la legge, in merito ai bandi, alle consulenze, alle

prestazioni, ai compensi. In quest’ultimo caso, abbiamo

rispettato perfettamente la data che ci è stata imposta,

nel compenso degli amministratori, con quello che sono

gettoni di presenza e tutto quanto ne consegue, per cui

tutte le informazioni sono accessibili ai cittadini.

Siamo stati anche tra le prime Camere italiane a sotto-

scrivere un protocollo d’intesa con la Prefettura, per stare

vicino a tutti quei soggetti che si trovano in difficoltà eco-

nomica e quindi a rischio di racket o di usura. Abbiamo

firmato accordi specifici con le Forze dell’ordine e met-

tiamo a disposizione gratuitamente tutti i nostri dati per

qualunque tipo di indagine.

Avremo a breve il rinnovo del Consiglio, e quindi della

Giunta e della Presidenza camerale: daremo a tutte le as-

sociazioni la possibilità di accedere al servizio che ci viene

offerto da InfoCamere, gratuitamente.

A febbraio 2014 partirà lo Sportello per la

legalità. Questo è un altro traguardo da rag-

giungere al quale tenevamo fortemente. Allo

Sportello si potranno rivolgere tutti quei cit-

tadini che hanno la sensazione, o l’impres-

sione, o la certezza di essere in difficoltà, dal

punto di vista economico, e quindi, come di-

cevo prima, a rischio di racket e di usura.

Non bisogna sottovalutare nessun segnale:

in molti casi, quello che non sembra, a volte,

invece è. Mi riferisco alla vicenda di Reggio

Emilia, una realtà del nord Italia che aveva

infiltrazioni mafiose all’interno del sistema

imprenditoriale. Sembrava impossibile, ep-

pure è accaduto.

Ma grazie alla trasparenza ed al lavoro di

squadra delle istituzioni e del mondo delle

imprese quel fenomeno è stato combattuto

con successo.

L’importante è non far cadere l’attenzione.

Non dobbiamo stancarci di lavorare per la

trasparenza. Anche quando, paradossalmen-

te, ci danneggia. Come, per esempio per le

statistiche che riguardano i morti per droga.

A Perugia si diagnostica esattamente per che

cosa è morto il soggetto e sul referto medi-

co si scrive: “morto per overdose di sostan-

ze stupefacenti”. In molte altre parti d’Italia

si diagnostica solo la “morte naturale”. Così

alcune graduatorie danneggiano l’immagine

della città e anche la nostra economia.

Ma la chiarezza e la condivisione devono co-

munque guidare gli atti pubblici che devo-

no essere messi a disposizione dei cittadini.

E l’innovazione digitale puo essere un fon-

damentale strumento di crescita economica

oltre che di modernizzazione. La trasparenza

deve essere la stella polare che ogni pubblica

amministrazione deve seguire per non perde-

re contatto con i cittadini.

34 35

Forum L’innovazione digitale nella PA: nuove forme di comunicazione e di servizio al cittadino

Premi, raccomandazioni, semplificazione legislativa. Così l’Unione europea tenta di rispondere all’esigenza di un mi-gliore, più diretto, rapido e trasparente rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini.

Ovviamente Bruxelles non ha poteri diretti per dire come il singolo comune deve collaborare con i cittadini, ma lavora su vari fronti. Il primo, quello sul quale può intervenire diret-tamente, è quello del riordino delle normative comunitarie. In una comunicazione del due ottobre 2013 la Commissione ha fatto il punto sul programma “Regulatory Fitness and Per-formance” (REFIT), che ha per obiettivo di dare una risposta al problema più volte e da più parti denunciato che la rego-lazione comunitaria “pone troppe norme che soffocano le imprese, in particolare quelle più piccole”, scrive lo stesso esecutivo comunitario. Dunque, rivendicano i funzionari eu-ropei, si è avviato un programma di revisione e “dal 2005 la Commissione ha approvato 660 iniziative che puntano alla semplificazione” legislativa e “oltre 5.590 atti legislati-vi sono stati abrogati”. E questo lavoro continua, con nuovi obiettivi che vengono fissati anno per anno, in un lavoro “che si programma strada facendo”.

Però, ammonisce la comunicazione di ottobre 2013 “la Com-missione non può raggiungere gli obiettivi senza una stretta collaborazione con le altre Istituzioni e con gli Stati membri”. Il tentativo è dunque di aggiungere a normative più agili an-che uno stimolo alle pubbliche amministrazioni perché am-modernino sempre più i loro servizi. Questo lo si fa sia mo-nitorando e diffondendo le best practices sia premiando chi fa di più. Esiste un premio che si chiama proprio “European Prize for Innovation in Public Administration”, che nel 2013 ha donato 100.000 euro ciascuno ai nove progetti vincitori (nessuno italiano). Anche il vice presidente della Commissio-ne con delega all’Industria, Antonio Tajani, ha annunciato la nascita dell’innovativo premio battezzato “Public Procu-rement of Innovation Award”, il cui obiettivo è di “dare un riconoscimento alle pratiche di successo in materia di appalti pubblici che sono state utilizzate per l’acquisto di prodotti o servizi innovativi, efficaci e più efficienti”. La scadenza delle iscrizione è alla fine di marzo 2014.

NoTIZIE DALL’EURoPAdi Lorenzo Robustelli

Mencaroni: Ma la chiarezza e la condivisione

devono comunque guidare gli atti pubblici

che devono essere messi a disposizione dei

cittadini. E l’innovazione digitale può essere un

fondamentale strumento di crescita economica

oltre che di modernizzazione.

Page 20: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

Ricordo ancora quando nei primi anni del

2000 dialogando con mia figlia sull’esame di

diritto amministrativo che avrebbe sostenuto

a breve, discutevamo sulle parole “sburocra-

tizzazione” e “semplificazione amministra-

tiva”. Parole difficili non solo da pronun-

ciare, ma da attuare. Ripercorrendo le orme

di un mio vecchio professore che, per farmi

comprendere la materia ricorreva agli esem-

pi, spiegai il lungo percorso per avviare un’

azienda, le numerose carte per aprire le at-

tività commerciale, o semplicemente, il pe-

riodo d’attesa per ottenere il cambio di resi-

denza. Testimonianze del difficile rapporto tra

cittadini e/o imprese con l’amministrazione.

Nel 2000 inizia per il Paese un importan-

te processo culturale di ammodernamento e

Economia&Territorio

36 37

PA e Marketingdi Mauro Loy*

“il costo della

burocrazia per

le imprese è

di 61 miliardi

di euro: se

riuscissimo

a ridurlo del

25% avremo

un aumento

del pil dell’1,7%”

(On. Catricalà)

da cittadino, da imprenditore e non da ultimo,

da consulente per lo sviluppo delle imprese, vivo

il bisogno di un’amministrazione che non solo sia

“il” servizio, ma soprattutto sia “al” servizio degli

utenti. È strano come una preposizione articolata

possa cambiare il significato di una parola, ma la

situazione economica e sociale del Paese impone,

oggi più che mai, una cultura del servizio, orien-

tata “all’accompagnamento” degli utenti e fon-

data su risposte chiare e certe, in tempi rapidi. Un

messaggio forte e determinato quest’ultimo, che

proviene dai cittadini, quando per mesi - se non

per anni - aspettano risposte su un contenzio-

so con lo stato o con una delle aziende control-

late. Ma che viene anche dallo stato stesso, che

afferma: “il costo della burocrazia per le imprese

è di 61 miliardi di euro: se riuscissimo a ridurlo

del 25% avremo un aumento del pil dell’1,7%”

(maggio 2013, Sottosegretario alla Presidenza del

Consiglio dei Ministri, On. Catricalà). Quel mes-

saggio arriva infine dalle imprese che tra comu-

nicazioni varie, registri, adempimenti e controlli

perdono fino a 100 giorni di attività lavorativa.

Ebbene, se sburocratizzazione e semplificazione

sono funzionali a quella “trasparenza” tanto in-

vocata che, oggi, grazie anche alle nuove tecno-

logie e al loro diffuso utilizzo, è l’emblema di una

“politica del controllo” degli amministratori da

100informatizzazione, volto a rendere la PA più

efficace, efficiente e trasparente. Un proces-

so che, a 14 anni dal suo inizio, sembra non

aver ancora raggiunto la piena affermazione

e, soprattutto la stessa velocità di innovazio-

ne della “società digitale”. Oggi come allora

parte degli amministrati, più che un facilitatore

della relazione tra le parti, non è più procrasti-

nabile il salto culturale verso una reale vicinan-

za ai cittadini e alle imprese. Una vicinanza che

si traduce sì in un’avanguardia tecnologica, ma,

ancora prima, in una logica di servizio orienta-

…le imprese che tra comunicazioni varie,

registri, adempimenti e controlli perdono

fino a 100 giorni di attività lavorativa.

Page 21: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

Economia&Territorio PA e Marketing

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La multinazionale Gartner dichiara che “il 2014

sarà l’anno della digitalizzazione della PA: gli enti

pubblici sono chiamati a trasformarsi in “aziende”

digitali per ridurre i costi e migliorare l’erogazione

di servizi al cittadino. Ricorreranno sempre più a

cloud, outsourcing dei servizi, open data e nuove

competenze nella business intelligence”.

ta al “mercato”. È dai bisogni dei cittadini e

delle imprese che si definiscono le politiche.

È dalle difficoltà degli stessi che si ottimizza o

si attiva un processo/servizio. È dalle esigen-

ze manifeste che la Pubblica Amministrazione

puo assolvere al proprio ruolo di “guida” del-

la società. Non solo. È costruendo una reale

rete tra le singole PA che si crea un sistema

intelligente, fluido e capace di dare vita a re-

lazioni che intercorrono fra le singole parti e

che sono davvero “al” servizio del cittadino.

Una rivoluzione culturale, quindi, capace di

stravolgere l’attuale sistema di “dispersione”

che viviamo nei comuni, nelle regioni e nei

ministeri che sia capace di chiarire più che

confondere e di fornire soluzioni più che cre-

are problemi. E se le nuove tecnologie pos-

sono rigenerare la relazione tra amministrati

e amministratori semplificando l’accesso alle

informazioni, alla normativa, agli uffici com-

petenti, alla tempistica, dall’altro lato non si

puo non parlare dei funzionari delle PA. Se

un servizio è per sua natura immateriale e

intangibile, il personale che opera nelle am-

ministrazioni centrali quanto periferiche è lo

“strumento” attraverso cui il servizio si mani-

festa. Nella “rivoluzione del servizio pubbli-

co” pertanto sono gli stessi funzionari i pro-

tagonisti del nuovo modello di business. Sono

loro chiamati a comprendere le problemati-

che degli utenti, ad agevolare le procedure e

a intervenire in favore degli amministrati per

risolvere le problematiche. Sono loro, inol-

tre, quelli chiamati a relazionare i decisori

Il Paese si trova

davanti a una

grande sfida

chiamata “Agenda Digitale” che vede

nell’immediato tre

priorità: l’identità

digitale, l’anagrafe

dei residenti

e la fatturazione

elettronica.

sui disagi e sulle innovazioni da apportare

ai servizi, dando vita, così, a una comunica-

zione circolare; ed è in questa complicità tra

amministrazione e utenti che questi ultimi

escono dal ruolo passivo e contribuiscono at-

tivamente alla definizione dei miglioramento

dei servizi e, più in generale, la soluzione dei

problemi di interesse generale.

In questo scenario si inserisce il tema della

formazione e dell’aggiornamento professio-

nale che non deve guardare solo a ridurre il

digital divide o le barriere linguistiche, ma a

creare esperti dei diversi processi che usufru-

iscono delle nuove tecnologie per accelerare

le procedure, riducendo così la distanza con

l’utente finale.

Innovare e parlare di e-government non si-

gnifica semplicemente dotare gli uffici di

dispositivi e infrastrutture di ultima genera-

zione, bensì compiere quella naturale evo-

luzione che riguarda in primis un cambio di

mentalità e, in secondo luogo, una ristruttu-

razione del modello di business.

La multinazionale Gartner dichiara che “il

2014 sarà l’anno della digitalizzazione del-

la PA: gli enti pubblici sono chiamati a tra-

sformarsi in “aziende” digitali per ridurre i

costi e migliorare l’erogazione di servizi al

cittadino. Ricorreranno sempre più a cloud,

outsourcing dei servizi, open data e nuove

competenze nella business intelligence”.

Ottime prospettive, ma se si pensa alla com-

plessità delle normative e delle linee guida

che disciplinano questo passaggio epocale,

alla riduzione della spesa ICT della PA centrale e locale che nel qua-

driennio 2007-2013 ha avuto un declino annuo prossimo ai 3 punti

percentuali, nonché agli esordi dell’informatizzazione delle PA non ri-

esco a immaginare tale prospettiva. Ne è esempio il caso delle “cartelle

pazze” avvenuto nel 1998, in cui l’allora ministero delle Finanze invio

milioni di cartelle esattoriali sbagliate con gravi problemi ai contri-

buenti italiani. Oggi, bisogna comprendere che dietro all’automatiz-

zazione c’è sempre bisogno di un sviluppo ragionato e, soprattutto, di

non fermare lo sviluppo.

Benvenuta digitalizzazione, ma sempre “cum grano salis”.

Il Paese si trova davanti a una grande sfida chiamata “Agenda Digi-

tale” che vede nell’immediato tre priorità: l’identità digitale, l’ana-

grafe dei residenti e la fatturazione elettronica. Iniziative importanti

che vanno verso una maggiore efficienza e un valore aggiunto delle

PA che dovranno essere corroborate da azioni legislative votate alla

responsabilità e al rispetto della “res publica”, con una maggiore etica

e attenzione per il “bene comune”.

La PA sta combattendo una sorta di battaglia contro se stessa dove da

un lato segue il faro dell’innovazione e, dall’altro, è bloccata dalla

zavorra della macchina amministrativa. Per superare e vincere tutto

questo c’è bisogno di creare nuovi rapporti, nuove intese e nuove col-

laborazioni che la portino a essere, davvero “al” servizio del cittadino.

[*Marketing manager Methos]

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40 41

Economia&Territorio

Se le pagine dei libri potessero trasmettere

fragranze, sfogliando il volume Di forno in

forno saremmo inebriati dai profumi unici ed

inconfondibili di pane appena sfornato, di

torta di pasqua fumante, di succulento tor-

colo di San Costanzo o di gustosi maritozzi…

Profumi che solo i laboratori dei fornai sanno

regalare a chi, di buon mattino, ha l’occasio-

ne di passarci davanti!!

E se questo stesso libro potes-

se “parlare”, si sentirebbero le

voci di 500 bambini di terza

elementare intenti a mescola-

re, con impegno e buona vo-

lontà, acqua, lievito e farina;

le loro esclamazioni di stupore

nello scoprire le forme curiose

ed inaspettate che l’impasto

assume a contatto con il calore

del forno.

Mani abili nel creare, prodotti

da forno artigianali, tradizio-

ni locali e la fantasia e l’en-

tusiasmo dei bambini: questi

gli ingredienti della recente

pubblicazione Di forno in for-

no, primo compendio di un

percorso progettuale pluriennale che la Ca-

mera di Commercio di Perugia, attraverso la

sua Azienda Speciale Promocamera, continua

a sviluppare nei confronti della panificazione

artigianale.

L’intento, ampio e diversificato, è quello di

contribuire alla riscoperta della professione

del fornaio, antica e ricca di connessioni cul-

turali, esaltando al contempo le caratteristi-

che di genuinità delle sue produzioni, quasi

sempre ispirate ad abitudini popolari che si

perdono nel tempo passato.

Un lavoro che assurge ad arte preziosa, capace

di conservare una propria ben definita iden-

tità di fronte al mutare dei tempi, grazie alla

semplicità degli ingredienti utilizzati, pochi e

genuini, e per i saperi, autentici e facilmen-

te riconoscibili, tramandati di padre in figlio,

quasi come una dote preziosa.

Depositari di un patrimonio di sapori, gli ar-

tigiani panificatori sono da sempre in grado

di ricondurre nei loro prodotti il riflesso del

proprio territorio e delle sue specifiche tradi-

zioni, tanto che la propria produzione diviene

fortemente rappresentativa di singoli luoghi

e naturalmente identificativa del sopraggiun-

gere dei più tipici momenti dell’anno.

Se infatti prendiamo una pagnotta di pane,

solo guardandone la forma, il colore della

crosta o l’alveolatura della mollica, riusciamo

ad individuarne con certezza la zona di pro-

venienza.

Le botteghe dei fornai sanno poi scandire i

periodi dell’anno tramite un particolare ca-

lendario nel quale il tempo cronologico si

fonde con la sacralità delle feste religiose

(dalla torta di pasqua ai dolci dedicati ai San-

ti come il torcolo di San Costanzo o le frittelle

di San Giuseppe) e con gli appuntamenti ri-

correnti caratterizzanti la tradizione popolare

e sociale (come gli strufoli o la ciaramicola).

Di forno in forno raccoglie proprio alcune di

queste preparazioni artigianali, proponendo-

ne le ricette, arricchite dai consigli di maestri

panificatori, e le storie e curiosità ad esse col-

legate: così tra le righe leggiamo come fosse

noto di quanto San Francesco d’Assisi amasse

i mostaccioli (dolcetti a base di mosto pre-

parati quindi solo nel periodo di ottobre e

novembre) a tal punto da riceverli in dono

proprio in punto di morte dalla nobildonna

Di forno in fornodi Simonetta Sinigrilli

di fornoin forno

VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEI PRODOTTI DA FORNO DELLA TRADIZIONE UMBRA

Promocamera - Azienda SpecialeCamera di Commercio di Perugia

Via Cacciatori delle Alpi n. 42 - 06121 Perugia075.9660589 - 639

[email protected] - www.tipicamenteumbria.it ofco

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italia

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case

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artig

iana

to.it

La copertina della pubblicazione (Futura Edizioni).

E se questo stesso libro potesse

“parlare”, si sentirebbero le

voci di 500 bambini di terza

elementare intenti a mescolare, con impegno e buona volontà,

acqua, lievito e farina…

Page 23: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

Jacopa da Sottesoli! O ancora che il maritozzo,

dolce a metà strada tra un panino e una brio-

che, veda delle vere e proprie dispute “dot-

trinali” intorno all’origine del suo nome: i

più romantici fanno riferimento al dono bene

augurante che il fidanzato, ovvero il “quasi

marito”, appunto il maritozzo, faceva alla

promessa sposa nascondendo nella “pancia”

della dolce pagnottella un piccolo gioiello;

secondo altri invece l’appellativo originereb-

be dall’uso di donare questo dolce in occa-

Economia&Territorio Di forno in forno

42 43

Le pagine sono poi impreziosite

da una selezione di disegni, storie, filastrocche, racconti realizzati dai

bambini delle terze classi delle scuole

primarie del Comune di Perugia…

sione dei “maritaggi”, ovvero dei matrimoni.

E c’è anche chi ritiene che il nome derivi dal

fatto che durante la lievitazione i maritozzi

arrivino a toccarsi l’uno con l’altro, dunque

a “maritarsi”!

Le pagine sono poi impreziosite da una sele-

zione di disegni, storie, filastrocche, racconti

realizzati dai bambini delle terze classi delle

scuole primarie del Comune di Perugia che,

partecipando al concorso didattico loro pro-

posto dalla Camera di Commercio nell’ambi-

to della prima edizione del progetto, hanno

approfondito, sotto la guida delle proprie

insegnanti, le tradizioni locali ed i processi

artigianali di produzione legati all’arte pani-

ficatoria.

Un coinvolgimento, quello delle nuove gene-

razioni, che sarà ripetuto anche nella prossi-

ma annualità con riferimento all’intera pro-

vincia di Perugia, e che rappresenta l’altra

anima del percorso progettuale: l’auspicio è

quello di fornire un piccolo apporto nell’ac-

compagnare i bambini verso la conquista di

un atteggiamento cosciente e positivo nei

confronti degli alimenti, così da permettere

loro, futuri adulti, di praticare le giuste scelte

per il proprio benessere a tavola, allontanan-

do i falsi pregiudizi e gli allentanti e perico-

losi inviti che troppo spesso il mondo esterno

suggerisce.

L’augurio è quindi che con questa pubblica-

zione si riesca a contribuire a suscitare nuova

curiosità intorno al mestiere del fornaio e ai

suoi prodotti, nella consapevolezza di come il

cibo, specie se genuino e intriso di tradizione,

costituisca un vero e proprio mezzo di comu-

nicazione e di scambio con la realtà esterna,

capace di veicolare non solo conoscenze e

contenuti nutrizionali, ma anche e soprattut-

to storie, affetti, emozioni e legami.

Disegno degli alunni della Scuola Falcone e Borsellino, III A.

Page 24: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

soprattutto di favorire lo sviluppo di percorsi

turistico-culturali legati al cioccolato in tutti i

distretti, sviluppando delle azioni e delle me-

todologie orientate al miglioramento di una

offerta turistica di qualità.

Una candidatura che richiama il link fra le

imprese artigiane umbre che rappresenta-

no il cuore del progetto Distretto del Cioc-

colato, elaborato nel 2009 dalla Camera di

Commercio di Perugia, con la partecipazione

delle associazioni artigiane Confartigianato e

Cna. Un polo a suo tempo concepito con l’o-

biettivo prioritario di favorire la crescita del

comparto e rafforzare una identità comune,

Economia&Territorio

44 45

Non solo olio e vino: nel paniere dei pro-

dotti rappresentativi dell’Umbria c’è anche

il cioccolato. Una produzione artigianale di

qualità, che rende protagonista il Cuore Ver-

de nella candidatura al Consiglio d’Europa di

Strasburgo dell’itinerario culturale “Le vie del

cioccolato”. Un nuovo percorso a tema, con

la realizzazione di rotte turistiche, iniziative

culturali, laboratori formativi, musei e strut-

ture dedicate, che andrebbe ad aggiungersi

ai 23 finora riconosciuti dall’Istituto europeo,

con potenziali risvolti economici per i territori

coinvolti. Un progetto, partito da Perugia, che

vede come capofila Unioncamere Umbria in

collaborazione con la Regione dell’Umbria e

di Fine Chocolate Organization, il movimento

dei cioccolatieri artigiani, una associazione

che raccoglie oltre 80 imprese del settore di

tutta la penisola.

Con una lunga tradizione alle spalle, le realtà

di Perugia e Terni si inseriscono a pieno titolo

accanto a quelle di Ragusa, Cuneo e Torino,

le altre città italiane che vantano una produ-

zione storica d’eccellenza in questo settore

dolciario. Cio che accomuna l’itinerario, che

coinvolge ben sette Paesi del Vecchio con-

tinente, è che i territori interessati rappre-

sentano distretti dove l’arte cioccolatiera ha

sempre puntato a mantenere nella produzio-

ne criteri qualitativi, storici e culturali. Par-

liamo quindi di Austria, Belgio, Francia, Lus-

semburgo, Regno Unito e Spagna. Il cioccolato

Le vie del cioccolatodi Maria Mazzoli

come filo conduttore di percorsi che si snode-

ranno dal Sud al Nord dell’Europa. Da Modica,

in provincia di Ragusa, la via del cioccolato

tocca, Terni e Perugia per poi arrivare prima

a Cuneo e poi a Torino. Dall’Italia fa un balzo

in direzione di Vienna per poi deviare verso

le città spagnole di Barcellona, Alicante e Sa-

ragozza. Dalla Spagna alla Francia: prima Ba-

yonne nella regione dei Pirenei e poi Parigi.

Quindi il Lussemburgo, Bruxelles e Bruges per

poi giungere a Londra.

Un “itinerario al cioccolato” lungo grandi

città d’arte, borghi medievali, città baroc-

che, monasteri e abbazie, che attraverse-

rà anche paesaggi dimenticati. Un “dolce”

viaggio per riscoprire i nostri territori e le

antiche vie percorse dai primi cittadini euro-

pei evidenziando quindi, in modo concreto,

i valori fondamentali del Consiglio d’Europa:

diritti umani, democrazia culturale, diversi-

tà e identità culturali europee, dialogo,

scambio e arricchimento reciproco al di là

dei confini e dei secoli.

Un progetto che al tempo stesso si pone tra

gli obiettivi la definizione di buone regole e

pratiche per la conservazione, valorizzazione

e mantenimento delle tecniche tradizionali

di produzione del cioccolato; di sviluppare

incontri educativi e culturali per organizza-

re gli scambi in vista di una migliore cono-

scenza della diffusione del cioccolato e della

sua importanza nella cultura europea, ma

nonché di sviluppare un immediato e preciso

riconoscimento tra prodotto e territorio. Una

rete di cioccolatieri che si integra con tutte

le realtà del settore presenti in Umbria (circa

120 tra produzione e packaging). Un tessuto

di piccole aziende e laboratori artigianali che

assicurano un prodotto genuino di elevata

qualità, attraverso un approccio di filiera (re-

alizzano processi di produzione, trasforma-

zione e commercializzazione di questo pro-

dotto dolciario). Una tappa importante che a

distanza di qualche anno riconferma Perugia

come città capofila dell’itinerario europeo

“Le vie del cioccolato”.

Un “dolce” viaggio per riscoprire i nostri

territori e le antiche vie percorse dai primi

cittadini europei…

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Economia&Territorio

46 47

In centotrenta metri quadri il curatore Valerio Corvisieri ha

condensato, in modo semplice ma efficace, la storia di un’azienda

che ha dato lustro all’Umbria, ha sostenuto l’economia di Perugia

ed ha avuto ed ha tuttora un grande successo nel settore della

maglieria e delle confezioni di qualità.

1. Museo Luisa SpagnoliNon un museo ma una “esposizione privata”, ad ingres-

so gratuito e su prenotazione (scuole di moda, laureandi,

semplici turisti, acquirenti), dedicata, come scrive Nicolet-

ta Spagnoli di suo pugno, “alla memoria di Lino Spagnoli,

grande capitano d’industria, il quale con coraggio e raro

intento imprenditoriale seppe operare scelte strategiche

per il successo della nostra azienda, assicurandole pro-

sperità anche per gli anni a venire”. Lino Spagnoli era suo

padre. E dopo la prematura morte avvenuta nel 1986 lei

ed il fratello Mario hanno preso in mano le redini dell’area

produttiva e commerciale dell’azienda di famiglia “Luisa

Spagnoli”. In centotrenta metri quadri il curatore Valerio

Un racconto fra storia, tradizione e cultura

di Anna Lia Sabelli Fioretti

I MUSEI AZIENDALI

Museo Luisa Spagnoli, scorcio della sala permanente.

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Economia&Territorio I Musei aziendali

48 49

della duchessa di Cambridge e la pubblicazione delle foto

sui rotocalchi di tutto il mondo il tailleur è andato pratica-

mente a ruba e l’azienda ha ricevuto ordinazioni a raffica,

persino dall’Australia.

Corvisieri ha strutturato l’esposizione in quattro sale dai

colori sobri, sia nelle pareti tondeggianti sia nel pavimen-

to a due tinte, dividendole in altrettanti epoche: le ori-

gini, il dopoguerra, l’era di Lino Spagnoli e quella dagli

anni ’80 ad oggi. Si parte dalla genesi, quando Luisa Spa-

gnoli insieme al marito comprarono una drogheria in via

Alessi dove vendevano confetture fatte in casa, passando

per la nascita della Perugina, dalla crisi dei rapporti con

il consorte e l’amore per Giovanni Buitoni, per arrivare al

grande salto nel settore del tessile avvenuto nel 1928 con

l’intuizione ed il lancio dell’angora. Luisa Spagnoli, nata

Sargentini, scoprì durante un viaggio in Francia dei conigli

particolarmente pelosi e morbidi che in Italia non esiste-

vano. Si fece mandare una coppia ed aprì il suo primo

allevamento. All’inizio il filato non dava i risultati sperati,

era grossolano, il filato non la soddisfacevano poi scoprì

che pettinando gli animali con un pettine speciale diven-

tava soffice e si trasformava in una lana meravigliosa. Fu

un vero e proprio boom. L’azienda nel 1943 era la più

grossa del settore a livello europeo con 525 dipendenti e

8000 allevamenti. Lo stabilimento, che si era trasferito a

Santa Lucia dopo la distruzione sotto le bombe di quello

di Fontivegge, si è trasformato in una sorta di cittadella

dell’angora di 10 mila metri quadri coperti. Il figlio Mario

(Luisa era morta nel ’35 a soli 53 anni per un tumore)

ha subito meccanizzato il ciclo produttivo, ha potenziato

l’organizzazione commerciale, ed ha aperto negozi. Nel

1962 grazie alle indubbie capacità manageriali del figlio

Lino le operaie sono salite a 1400.

Oggi i clienti in Italia sono 50 mila

e 30 mila all’estero, 153 i negozi

monomarca sparsi per la penisola.

All’estero, in Germania e a Dallas,

Oggi i clienti in

Italia sono 50 mila

e 30 mila all’estero,

153 i negozi

monomarca sparsi

per la penisola.

…un marchio conosciuto nel mondo

sin dagli anni ’50 come attestano

anche le foto di divi hollywoodiani mentre indossano o acquistano capi

della “Spagnoli”, come Sofia Loren

e Ester Williams…

E come non

citare l’ormai

“mitico” tailleur rosso… indossato

con indubbio

glamour da l’allora

“fidanzata” inglese più nota di questo

inizio secolo,

Kate Middleton

Corvisieri ha condensato, in modo semplice ma efficace,

la storia di un’azienda che ha dato lustro all’Umbria, ha

sostenuto l’economia di Perugia ed ha avuto ed ha tutto-

ra un grande successo nel settore della maglieria e delle

confezioni di qualità. Si tratta di un marchio conosciuto

nel mondo sin dagli anni ’50 come attestano anche le foto

di divi hollywoodiani mentre indossano o acquistano capi

della “Spagnoli”, come Sofia Loren e Ester Williams (sfog-

giano lo stesso golfino azzurro con la scollatura a V), Kirk

Douglas affiancato da Rosanna Schiaffino, Barbara Bach o

le sorelle Kesler. E come non citare l’ormai “mitico” tail-

leur rosso fiamma con finiture in velluto nero, diventato

famoso dal momento in cui l’ha indossato con indubbio

glamour l’allora “fidanzata” inglese più nota di questo

inizio secolo, Kate Middleton, prima di impalmare il suo

principe William. Subito dopo l’apparizione in pubblico

i negozi erano stati chiusi da Lino Spagnoli per non ap-

pesantire il lavoro dei suoi successori Nicoletta e Mario

ma ora che l’azienda viaggia con il vento in poppa via via

vengono riaperti, 22 sono già in attività nei paesi dell’Est.

In un fotogramma esposto nel museo, tratto da un filmato

girato nel tragico 22 novembre 1963 a Dallas si vede l’au-

to presidenziale di John Kennedy passare proprio davanti

al negozio Spagnoli della città.

Sia pure organizzata con pochi oggetti simbolo: qualche

macchina tessile, pochi abiti vintage su manichino, come

la copiatissima mantellina d’angora, e attrezzi da lavoro,

l’esposizione è invece molto ricca di documenti e di foto

d’epoca con le immagini affascinanti di un microcosmo

femminile impegnato nell’intero ciclo produttivo, dalla

pettinatura dei conigli alla confezione dei capi, mischia-

te per abbattere ogni tipo di barriera con quelle molto più

intime e riservate di accadimenti familiari. Particolarmente

bella la foto di Luisa sorridente al volante della sua auto

con accanto il figlio Armando, ritratto ante

litteram di una donna dei nostri giorni

dinamica e progressista. O come il volto

tondo e sorridente di Lino Spagnoli, cam-

pione di motonautica, prima di una gara.

Ha vinto il titolo mondiale nella categoria

“Racers” nel ’59 ma la sua carriera si è

interrotta tre anni dopo per un incidente

gravissimo avvenuto a Castelgandolfo.

Il breve ma interessante viaggio nel cuo-

re dell’azienda e dei suoi protagonisti si

conclude, come è giusto che sia, ai giorni

nostri con alcuni modelli dell’ultima collezione (vengono cambiati ogni sei mesi) e

con una vetrina zeppa di prestigiose onorificenze, dall’Imprenditore dell’anno del

2003 al premio Marisa Bellisario, al Leonardo Quality, “medaglie” che testimonia-

no il valore di una famiglia che dell’azienda e della sua crescita ha fatto la propria

ragione di vita.

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2. Museo Virtuale Caprai

Per visitarlo non si deve prendere la macchina, l’autobus o il treno. Né si deve pagare il bigliet-

to d’ingresso, camminare per le sale espositive, prendere un giorno di vacanza per ammirare

i capolavori che contiene. Basta sedersi in poltrona, a casa, ed avere a disposizione un tablet,

un notebook o un pc. E se non si ha tempo per una visita completa la si puo diluire nei giorni e

persino nei mesi. È il www.museocaprai.it (...orgogliosamente made in Italy dal 1955) ovvero

il Museo Virtuale delle Arti Tessili che il Cavalier Arnaldo, 80 anni portati con la consapevolezza

fiera di aver costruito da solo un impero del tessile, è riuscito a

realizzare mettendo in rete una collezione molto ricca raccolta

fior da fiore in giro per il mondo con la laboriosità di un’ape

operaia. Caprai rifiuta l’appellativo di “museo d’impresa”. “Il

mio” precisa “è un museo a tutto tondo, nel quale si mostra

quanto è successo dal ‘500 a metà del ‘900 nel settore del

merletto, del ricamo, dei macchinari, degli usi, dei costumi e

delle mode. È la più grande collezione al mondo dedicata alla

storia dei merletti e ricami antichi”. E nonostante tutto questo

non ha una sede. “C’è stato un momento in cui” prosegue “in

Umbria tutti volevano dargli una casa: a Foligno, poi a Perugia,

persino a Villa Fidelia a Spello. Con Panettoni avevamo quasi

definito poi alla Provincia è cambiato il presidente ed è arriva-

ta alla vicepresidenza la Bellillo. Mi disse “Caprai, le pare che

noi possiamo dare la villa ad un padrone?”. Siccome io il mu-

seo volevo farlo a tutti i costi allora ho deciso di optare per la

soluzione virtuale”. Così racconta il Cavaliere con una punta di

rammarico perchè sa di possedere nel suo caveau, debitamen-

te imballato e catalogato, un vero tesoro invidiato da molti.

Venticinquemila pezzi: circa 4500 di tessile, 11.603 riviste, 3500 libri, 16 quadri, strumenti per

il tombolo, fusi, aghi, macchinari. Parti della collezione sono già state esposte per due volte in

Giappone, e poi in Russia, in Germania, in Belgio. Ovviamente anche a Perugia, Milano, Venezia,

Roma. Ha fatto mostre tematiche di ogni genere, esponendo dai “fazzoletti d’arte” alle “ali di

farfalla”, dai “pegni nuziali” al “merletto negli arredi”, “nel sacro” e “nella biancheria intima”.

Economia&Territorio I Musei aziendali

50 51

E a proposito di sacro, in occasione della riapertura al pubblico della Cappella Paolina in Vatica-

no la Curia gli ha chiesto la creazione di un panneggio speciale per proteggere dai raggi del sole

l’affresco “Conversione di Paolo” di Michelangelo. Il tendaggio realizzato è un capolavoro di arte

tessile. Otto varianti di colori di fili in pura sete intrecciati tra loro a creare a loro volta un gioco

di chiaro-scuro, come nel dipinto.

Nel vedere tante meraviglie imballate e impacchettate ad Arnaldo Caprai piange il cuore, per

questo è arrivato alla determinazione di destinare alla ricerca 300 metri quadri in fabbrica, a

Foligno, con un piccolo angolo espositivo che potrà essere sostituito ogni 15 giorni. “Ho fatto, in

Italia e all’estero, 12 mostre da 100 pezzi. Sono già pronte, con le schede. Si tratta solo di met-

tere il materiale nelle teche. In un giorno e mezzo le possiamo montare. Ho persino collezionato

francobolli che parlano del tessile nel mondo. Ma non voglio lodarmi. Il grande successo dei

braccialetti Cruciani lo dobbiamo anche alla storia di questa collezione. Ora ci stiamo dedicando

ai rosoni dell’Umbria. Nel 2005 dodici nostre riproduzioni in merletto di rosoni di chiese umbre

sono state donate dall’allora presidente del Consiglio Berlusconi al presidente degli Stati Uniti

Bush in visita in Italia. A questi 12 vogliamo aggiungerne altri, i più belli delle chiese di New

York, di Mosca, di Parigi ed altre città. Vorremmo

arrivare fino a 30 per rilanciare i nostri prodotti e

superare la crisi”.

Per visitare il Museo Virtuale Caprai non c’è bi-

sogno di essere particolarmente abili nell’infor-

matica. Basta cliccare il sito e si aprono le varie

pagine con le riproduzioni degli oggetti divise per

epoche, come nei musei reali, corredate di note

informative. Partendo ogni volta da una città e

dall’interno di una stanza virtuale, animata da

personaggi del secolo: Versailles nel XVIII secolo

con la Pompadour, la Scozia nella seconda metà dell’800 con la regina Vittoria, Parigi nella

prima metà dell’800 con la famiglia Bonaparte, la Germania nella seconda metà dell’800 con

la Principessa Sissi, Parigi all’inizio del ‘900 con la Duse e così via. In tutto 14 stanze. La lettura

delle note che accompagnano la visita è ricca di spigolature e di riferimenti storici che arric-

chiscono il percorso e lo rendono stuzzicante. Una per tutte, protagonista Madame de Stael che

esprime un’opinione sul ventaglio, rigorosamente di pizzo: “Ci sono molte maniere per servirsi

di questo prezioso gingillo. Un movimento fa distinguere la principessa dalla contessa, la mar-

chesa dalla popolana”.

La “homepage” del sito web.

Basta cliccare il sito e si aprono le varie

pagine con le riproduzioni degli oggetti

divise per epoche… Partendo ogni

volta da una città e dall’interno di una

stanza virtuale… In tutto 14 stanze.

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Economia&Territorio I Musei aziendali

52 53

Luisa Spagnoli, la “signora” della moda del NovecentoLuisa Sargentini Spagnoli, in fabbrica semplicemente la

“signora Luisa”, è tutt’ora quasi un mito sia nelle azien-

de di cioccolato e di confezioni d’angora cui è legata la

sua attività imprenditoriale, e anche più largamente la

sua vita, che nella stessa città di Perugia. Si parla di lei

come di una «donna d’eccezione», proprio come la definì

«nel 1935 Giovanni Buitoni, a lei legato da uno stretto

sodalizio professionale e da un lungo rapporto sentimen-

tale» (1) per cui Luisa nel 1923 aveva messo in crisi il suo

matrimonio e il suo rapporto societario in “La Perugina –

Cioccolato e confetture” con il marito Annibale Spagnoli,

sposato nel 1922 e da cui ebbe tre figli: Mario, Armando

e Aldo. Donna volitiva e tenace, ma anche assai dotata

di fantasia creativa, che ben si armonizzava con il talento

imprenditoriale brillante e spregiudicato di Giovanni, più

giovane di lei di alcuni anni, Luisa costituì il nodo di con-

giunzione e scambio tra le due aziende di cui la Perugina,

nata nel 1907, ricoprì il ruolo di scuola di imprendito-

rialità per la più giovane “Angora Luisa Spagnoli”, scuola

peraltro unica ed esclusiva nel contesto regionale umbro

(2). Entrambe le imprese erano caratterizzate da grande

dinamismo, capacità di precorrere i tempi in risposta alle

richieste della classe media italiana e da una particola-

re forma di filantropia aziendale connessa all’elevata in-

tensità di forza lavoro femminile utilizzata, al modello di

operaia e di welfare che si andava affermando proprio in

quel primo quarto del Novecento. La gestione delle due

aziende ha previsto svariate forme di assistenza e di so-

cializzazione per i dipendenti, e in particolare alla “Luisa

Spagnoli”: colonie marine e montane nella stagione esti-

va, doti per nozze delle giovani operaie, asilo nido e sus-

sidi per neomadri e per lutti o gravi malattie, distribuzioni

di vestiario per Natale, mensa aziendale e servizio di risto-

ro nei reparti, dopolavoro e, negli anni Cinquanta, anche

piscina e supermercato aziendale per «i dipendenti che

potevano acquistare la merce in fabbrica mediante buoni,

con ricevute a scalare dalla busta paga»; nel 1936 è stato

anche istituito dalla Perugina il “Fondo di beneficienza

Luisa Spagnoli”. Rientra nella stessa concezione la costru-

zione della Città dell’Angora ideata e fondata nel 1947 dal

figlio Mario – che negli anni ’60 fonderà il parco giochi

della «Città della Domenica», originariamente chiamato

«Spagnolia» e ancor oggi meta di visitatori - attorno a cui

nacque una comunità autosufficiente, in cui la parte assi-

stenziale e ricreativa era fase del ciclo produttivo (3).

Tra la seconda metà degli anni Venti e gli inizi dei Trenta

la Spagnoli ideo e condusse, con l’aiuto di alcune giovani

colone che lavoravano alla Villa di Santa Lucia, il primo al-

levamento e selezione di conigli per la produzione di lana

d’angora all’interno del Giardino avicolo Santa Lucia, e il

primo laboratorio sperimentale per la lavorazione della fi-

bra e la produzione di capi con telai da maglieria in locali

e con la manodopera di dipendenti della Perugina: esem-

plari di conigli d’Angora partecipano alla Fiera di Milano

nel 1930 e fibre e prodotti vengono presentati alla I Mostra

Nazionale dell’Artigianato di Roma nel 1932. A Luisa si deve

l’ideazione e/o il perfezionamento di passaggi fondamen-

tali nel processo produttivo, quale la filatura a mano della

fibra con l’arcolaio, mentre altri, quale il trattamento per

la levigatezza della lana di coniglio perché non si perdesse

fibra da filati, tessuti e maglie, e alcune importanti innova-

zione negli strumenti, si devono al figlio Mario che invento

e brevetto, nel 1942, un pettine per la raccolta della lana

e una pinza per tatuare i conigli d’angora, oltre a mette-

re a punto una speciale conigliera (e, naturalmente, questi

preziosi aiuti per l’allevatore furono messi in vendita). Lo

sviluppo industriale si afferma tra 1937 e 1940, anno in

cui nasce la “Angora Luisa Spagnoli”, maglificio e ditta di

confezioni innovative per il gusto, l’eleganza e la praticità

dei capi e Mario Spagnoli pubblica un manuale per gli alle-

vatori dei conigli dai quali arrivano regolarmente all’azien-

da pacchi postali di pelo di cui le operaie fanno cernita e

valutazione per poi passarlo alla filatura (4).

Nel 1939 l’Azienda si trasferisce in un fabbricato del-

la Perugina a Fontivegge: distrutto questo nel 1944, nel

Tessile Made Umbriadi Maria Luciana Buseghin*

dopoguerra viene allestita una nuova sede a Santa Lucia,

inaugurata nel 1947, per la ditta che amplia la sua produ-

zione e cambia ragione sociale nel 1952 divenendo “Luisa

Spagnoli Confezioni a Maglia s.r.l.” e solo nel 1967 si tra-

sformerà in società per azioni. Lo svolgimento dell’intero

ciclo produttivo – filatura, tintura, confezione e rifinitura

dei capi che vengono progettati dallo “Studio Creazioni” –

e la diversificazione della produzione portano, nel quadro

del boom economico degli anni Sessanta, a uno sviluppo e

ad un’affermazione nazionale e internazionale, veicolata

da una rete di negozi diretti, sul modello di quelli della

Perugina, raffinati e tutti uguali nella varie città italiane

- che promuovevano l’immagine aziendale e il rapporto

diretto col marchio da parte del consumatore - e di altri,

curati da una rete di agenti, in Usa e in Germania. Il se-

greto del successo dei modelli della “Luisa Spagnoli” stava

nella loro originalità ed essenzialità delle linee, dovute a

un taglio che riprendeva quello della haute-couture, alla

qualità e innovatività dei tessuti (angora, angolmere,

merinfleur, organzino) prodotti in tante nuances di-

verse, alla accuratezza delle rifiniture e degli accessori

(cinture, bottoni, fibbie) prodotti in proprio e a una

politica di prezzi contenuti. Caratteristica del proces-

so produttivo ancora all’epoca una forte presenza di

lavoranti a domicilio, singole o in gruppo, che lavo-

ravano in casa, in conventi, parrocchie e nel carcere

femminile (5). Lino Spagnoli, figlio di Mario, ammini-

stratore delegato dell’Azienda dal 1960, infatti, attua

una strategia che prevede il decentramento produtti-

vo, oltre a «considerevoli investimenti in tecnologia, il

passaggio dal metodo di lavorazione a capo completo

alla catena di montaggio e il potenziamento della rete dei

negozi diretti in Italia» (6), mentre quelli all’estero vengo-

no progressivamente chiusi: le stesse linee caratterizzano

il decennio successivo insieme al contenimento dei prezzi.

Scomparso Lino nel 1986, i figli Nicoletta e Mario ne eredi-

tano l’Azienda e gli indirizzi strategici nella produzione e

nella commercializzazione, applicando l’innovazione tec-

nologica anche all’intera struttura che gestisce la logistica

dei capi, dall’immagazzinamento alla spedizione dei capi,

oltre che nella gestione amministrativa e nella progetta-

zione dei modelli; tra gli anni ’80 e ’90 viene rinnovata

l’immagine dei negozi e si torna a fare pubblicità anche

mediante l’esposizione permanente realizzata nella sede

aziendale, continuamente aggiornata (7).

La “Arnaldo Caprai Gruppo Tessile S.p.A.” e il perché del Mu.Vi.Il Mu.Vi. è un Museo Virtuale delle Arti Tessili, nato come

tale nel maggio 2007 per una evenienza che potremmo

definire sfortunata: l’impossibilità per una notevole mole

di materiali - merletti, ricami, macchine, libri, riviste,

strumenti tessili e capi di corredo - attualmente deposita-

ta nel caveau della “Arnaldo Caprai Gruppo Tessile s.p.a.”

di trovare accoglienza presso un’adeguata sede fornita

dagli Enti locali e/o Regione Umbria. Il Mu.Vi. è organizza-

to in quattordici sale realizzate in grafica tridimensionale

al cui interno sono visibili oltre trecento tra i più significa-

tivi reperti della collezione, corredati da schede tecniche e

relative indicazioni bibliografiche.

«Amore per la bellezza e ricerca dell’eccellenza nell’agire

imprenditoriale sono il filo rosso che ha segnato il per-

corso di Arnaldo Caprai, e gli ha consentito di tessere un

…esemplari di conigli d’Angora

partecipano alla Fiera di Milano

nel 1930 e fibre e prodotti vengono presentati alla I Mostra

Nazionale dell’Artigianato

di Roma nel 1932.

Angora Luisa Spagnoli,ingresso dello stabilimento, anni cinquanta del Novecento.

“A gennaio, nel corso della

trasmissione VIRUS, Nicoletta Spagnoli

è stata intervistata dal conduttore

Nicola Porro che, tra l’altro,

ha annunciato la programmazione,

a breve, di una fiction sulla vita

e l’opera di Luisa Spagnoli”

Page 29: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

Economia&Territorio I Musei aziendali

54 55

disegno, aziendale e culturale, in cui tecnica e arti ap-

plicate si intrecciano inscindibilmente. In questo disegno,

l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione per la valoriz-

zazione della raccolta di arti tessili ha costituito il mezzo

per trasformare un problema – l’accessibilità della colle-

zione nel mondo fisico – in un’opportunità di fruizione a

livello globale» ci dice, e con ragione, lo staff pubblicita-

rio aziendale. Non è un museo d’impresa ma «un museo

che ha per sede il mondo» per cui, nell’aprirlo ha provato

«l’emozione più grande», afferma Arnaldo Caprai, appas-

sionato costruttore della realtà aziendale, nata nel 1955,

e di quella “museale”, naturalmente con l’aiuto e la col-

laborazione competente di alcuni parenti, tra cui moglie e

figli, dipendenti ed esperti di vari settori in qualche modo

correlati alle attività imprenditoriali e culturali caratte-

rizzate dal doppio fine di valorizzare tutti gli aspetti del

patrimonio italiano ed europeo e della cultura d’impresa

legati al tessile. Possiamo dire che questa impresa nel suo

complesso meriti la definizione di “museo”, col significato

che questo nome aveva nella lingua greca antica - tempio

delle Muse di Alessandria d’Egitto e, più in generale, ogni

scuola o palestra d’arti – e dunque un luogo dove ci si

dedicava all’esercizio di qualcosa di artistico, armonioso,

vitale, sperimentale e sperimentabile.

La raccolta comprende reperti delle tipologie più svariate

dal XVI al XX secolo: tra questi un pezzo che Arnaldo Caprai

ama particolarmente: un vestito a punto Venezia ad ago

che la tradizione vuole sia stato realizzato per le nozze di

una regina balcanica: forse Draga Lunjevitza, regina di Ser-

bia (Belgrado 1866-1903), oppure Elena, regina di Roma-

nia (Atene 1896), che sposo nel 1921 il principe ereditario

di Romania, Carlo II.

Il Centro Studi e Ricerche Arnaldo Caprai - un gruppo di

esperti responsabili del restauro, della catalogazione dei

reperti e della pubblicazione dei testi – organizza perio-

dicamente esposizioni tematiche (ad oggi 26) e cura la

pubblicazione volumi monografici attinenti ai reperti del-

la collezione (ad oggi 17). Ricordiamo solo la mostra più

recente, I secoli d’Oro del Merletto Italiano tenutasi nel

2012 a Mosca presso il «Museo centrale di Stato della Sto-

ria contemporanea russa».

Certamente una mostra siffatta ha costituito potente stru-

mento promozionale per la “Arnaldo Caprai” che espor-

ta in Russia, oltre che in Giappone e negli Emirati Arabi:

che un’esposizione, permanente o no, costituisca per un

azienda moderna un must del marketing aziendale non è

certo una novità. E, infatti, altre mostre sono state allestite

in Giappone, Germania, Belgio.

Alla collezione, che comprende anche una piccola ma si-

gnificativa Pinacoteca di 16 quadri - tra cui opere di mae-

stri fiamminghi, che illustrano l’utilizzo del merletto e dei

tessuti nell’abbigliamento - si ispirano i progettisti dell’a-

zienda per eseguire i disegni su carta per la produzione di

capi di corredo, tessuti e merletti ispirati alla storia realiz-

zati in una filiera esclusivamente made in Italy.

Su committenza della Santa Sede, nel 2009 l’azienda ha

realizzato il panneggio, con lo stemma di Papa Ratzinger,

a protezione del dipinto di Michelangelo dedicato alla

conversione di Saulo divenuto poi San Paolo ispirato all’o-

pera conservata in Vaticano; di contro, la “Arnaldo Caprai”

ha offerto la tovaglia per il nuovo altare della Cappella

Paolina. E già nel 2004 aveva donato la tovaglia per l’al-

tare della nuova chiesa di S. Pio da Pietrelcina a S. Giovan-

ni Rotondo (Fg), su richiesta di Arnaldo Pomodoro, la cui

croce è ricamata sulla tovaglia. Importante cliente dell’A-

zienda, anche lo Stato italiano cui nel 2012 l’Azienda ha

prestato per l’esposizione Il Quirinale dall’Unità d’Italia

ai nostri giorni, nella sezione Margherita di Savoia e la

Biblioteca del Quirinale, un lenzuolino per culla dei Savoia

su richiesta del Quirinale, a cui è stata donata una raffina-

ta tovaglia con merletto ispirato al Punto Piatto di Venezia.

Attualmente l’Azienda sta curando un progetto per la rea-

lizzazione dei rosoni di molte straordinarie chiese di varie

parti del mondo: da Parigi, a Mosca, a New York, così come

nel 2002 realizzo quelli di 12 chiese umbre (8).

La mostra tenutasi alla Rocca Paolina di Perugia nel 1989

NOTE

(1) Barbara Curli, Dalla Perugina all’Angora:

Luisa Spagnoli, pp.198-207 in Donne impren-

ditrici nella storia dell’Umbria. Ipotesi e per-

corsi di ricerca, FrancoAngeli, Milano, 2005, a

cura di Barbara Curli, pp. 199 e 201-204.

(2) Giampaolo Gallo, Tipologia dell’indu-

stria ed esperienze d’impresa in una re-

gione agricola, in Storia d’Italia. Le regioni

dall’Unità ad oggi, L’Umbria a cura di Rena-

to Covino e Giampaolo Gallo, 1989, p. 446.

(3) Barbara Curli, Dalla Perugia, cit, p. 205 e

Valerio Corvisieri, Una famiglia di impren-

ditori del Novecento. Gli Spagnoli da Assisi

a Perugia (1900-1970), Perugia, Grafica Sal-

vi & C., 2001, pp.188-189, 191, 210, 239 e

sgg.; assai interessante anche quanto scrive

Corvisieri sull’azienda agraria e la concezio-

ne di “industria dell’agricoltura” di Mario

Spagnoli: pp. 221-238.

(4) Corvisieri 2001, pp.72-73, 80-81, 129-

130, 191-192. Mario Spagnoli, L’allevamen-

to e la lana del coniglio Angora, Milano, Ho-

epli, 1940.

(5) Corvisieri 2001, pp. 128, 163, 172-173,

186-187, 191-193, 210.

(6) Corvisieri 2001, pp. 211-212.

(7) Luisa Spagnoli. L’esposizione perma-

nente, s.n.t., s.d. (testi di Valerio Corvisieri,

progettista e curatore dell’esposizione), pp.

41, 53, 57.

(8) Mario Pisani, Rosoni in Umbria, Foligno,

Gruppo Tessile Arnaldo Caprai s.p.a., 2002.

(9) In viaggio con Penelope. Percorsi di ri-

camo e volute di merletto dal XVI al XX se-

colo dalla Collezione Arnaldo Caprai, a cura

di Maria Luciana Buseghin, Perugia, Electa-

EUA, 1989: catalogo della mostra, con la col-

laborazione della Soprintendenza ai BB.AA.

AA.AA.SS. per l’Umbria e BB.AA.SS. per Man-

tova, Brescia e Cremona.

(10) Cfr. Il merletto filatelico. Storie di mer-

letti e francobolli, catalogo della mostra a

cura del Centro Studi e Ricerche Arnaldo Ca-

prai, Foligno, Arnaldo Caprai Gruppo Tessile

s.p.a., 2004.

- In viaggio con Penelope – è stata la prima uscita pubblica

della collezione voluta da Arnaldo Caprai perché, come recen-

temente ha affermato, il corredo non è “solo” lenzuola, co-

perte, tovaglie che si ritrovano già “pronte”, ma è soprattutto

cultura, storia, amore e “racconto” di una vita familiare (9).

In seguito alla mostra, la Soprintendenza BB.AA.AA.AA.SS. per l’Umbria chiese la notifica della raccolta poi vincolata dal Mi-

nistero per i Beni e le Attività Culturali; seguirono altre mostre

a Milano, Venezia, Roma, Macerata, Modena, Montefalco e altre

ridenti località dell’Umbria. Negli anni la collezione è aumen-

tata notevolmente: sono stati acquisiti molti nuovi materiali e

sono nate nuove sezioni tra cui partico-

larmente importanti quelle dedicate alle

“tovaglie perugine”, ai tessuti copti e a

quelli precolombiani. Se la prima illustra

la più importante produzione tessile um-

bra, intrapresa da società di imprenditori

Ebrei e Cristiani che curavano l’intera fi-

liera produttiva, tra XIII e XV secolo e la cui

eredità fabbrile e ornamentale tutt’ora

perdura, la seconda ci racconta dei tessuti

copti, prodotti tra IV e VI secolo d.C. ricco

repertorio di motivi decorativi che sono

trasmigrati nella cultura tessile europea;

quanto ai tessuti precolombiani, sono

particolarmente interessanti per i motivi e

per le tecniche tessili che in parte ci fanno

pensare a quelle in uso presso gli Etruschi

come il telaio a carte. Da non trascurare le

sezioni filatelica e numismatica che com-

prendono oltre 1.000 francobolli di tutto il mondo dedicati al

ricamo e al merletto, e 75 monete su cui sono raffigurati perso-

naggi storici con abiti guarniti di merletto. Da sottolineare che

la “Arnaldo Caprai” è stata la prima azienda al mondo a creare

nel 2004 un francobollo in merletto su incarico dell’Istituto Po-

ligrafico e Zecca dello Stato in collaborazione con Poste Italiane:

riproduce un motivo floreale dell’Ottocento, eseguito a Point de

Gaze (10). [*Antropologa e scrittrice]

…la “Arnaldo

Caprai” è stata

la prima azienda al

mondo a creare nel

2004 un francobollo

in merletto su

incarico dell’Istituto

Poligrafico e Zecca

dello Stato in

collaborazione con

Poste Italiane…

Attualmente l’Azienda sta

curando un progetto per la

realizzazione dei rosoni di

molte straordinarie chiese

di varie parti del mondo…

Page 30: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

Fra le funzioni promozionali delle Camere di Commercio,

una notevole rilevanza va attribuita a tutte le attività che

offrono meccanismi di incentivazione indirizzati diretta-

mente alle imprese e regolati attraverso specifici bandi che

predeterminano le modalità di accesso ai contributi e i

requisiti oggettivi e soggettivi di partecipazione.

Rientrano in questo ambito tutti quegli strumenti che pre-

vedono l’erogazione di agevolazioni in denaro, destinate

a finanziare l’avvio o lo sviluppo dell’attività aziendale.

Tali agevolazioni, che talvolta possono essere integrate tra

loro, possono assumere diverse connotazioni che sinteti-

camente si possono riassumere in:

- contributi in conto capitale, consistenti in erogazioni

in denaro a “fondo perduto”, calcolate in percentuale agli

investimenti effettuati dalle imprese per le finalità previ-

ste da ciascun bando;

- contributi in conto esercizio, ugualmente consistenti

in erogazioni in denaro non soggette a restituzione ma

finalizzati alla copertura di spese di gestione dell’impresa;

- contributi in conto interessi, concessi a fronte della

stipula di un finanziamento a medio-lungo termine, che

consente all’impresa beneficiaria di sostenere oneri fi-

nanziari ridotti rispetto a quelli di mercato.

Economia&Territorio

56 57

di Claudia Committeri*

I nuovi bandi della Camera di Commercio

Il 2013 è stato per la Camera di Commercio di Perugia un

anno di grande impegno sul versante dell’attività di so-

stegno al sistema imprenditoriale in relazione alla quale

è stato un vasto programma di incentivi ed agevolazioni

dirette a favore delle imprese attuato attraverso bandi

specifici con un’attribuzione di risorse di poco inferiore ai

due milioni di euro.

Le azioni poste in essere si sono mosse verso varie direzio-

ni le cui finalità possono essere sintetizzate lungo quattro

filoni, di cui nella tabella 1 è riassunta la distribuzione

percentuale, mentre nelle tabelle riportate in ciascuna se-

zione è descritta la situazione delle risorse stanziate, delle

richieste e delle imprese e dello stato di liquidazione.

1. Interventi per il sostegno all’accesso al mercato del credito L’accesso al credito continua a rappresentare una criticità

per molte PMI della nostra provincia, stante la maggiore

rigidità con la quale gli istituti di credito si rapportano

verso il sistema imprenditoriale e le politiche di appli-

cazione dello spread praticate dalle banche. Per questi

motivi tradizionalmente il sistema camerale adotta una

serie di misure di sostegno finalizzate al miglioramento

dei rapporti tra imprese e sistemi bancari locali; fra questi

possiamo collocare il Bando per l’erogazione di contribu-ti in conto interesse su finanziamenti bancari per pro-getti di investimento, cui sono state destinate risorse per

Euro 250.000,00

Il contributo consiste in un abbattimento del 2,5% sugli

interessi praticati dagli istituti bancari per finanziamen-

ti finalizzati alla realizzazione di investimenti aziendali

quali acquisto di macchinari e attrezzatura, rinnovo im-

pianti, marchi e brevetti; la misura dell’abbattimento è

elevata al 3% per tutti gli investimenti rientranti nel cam-

po del risparmio energetico.

Le domande presentate dalle 75 aziende partecipanti

hanno superato di gran lunga le risorse disponibili tan-

toché è stato necessario procedere all’assegnazione del-

le risorse per ordine cronologico di presentazione delle

domande, escludendo alcune aziende dalla fruizione dei

contributi.

Le attività istruttorie per questo bando sono state quasi

completamente ultimate per cui è possibile tirare le som-

me di alcuni indicatori di questo intervento: le risorse di-

sponibili hanno consentito il finanziamento di 48 azien-

de, che hanno attivato finanziamenti bancari per Euro

Ripartizione percentuale risorse camerali in base alle finalità d’intervento

Accesso al credito

24%

Internazionalizzazione

45%

Competitività

21%

Accesso al credito

10%

Creazione d’impresa

Risorse stanziate

Bando Investimenti

Euro 250.000,00

Euro 160.000,00

Euro 347.917,00

Euro 65.169,00

Euro 250.000,00

Euro 39.106,00

Bando patrimonializzazione

Richieste imprese

Risorse liquidate

…il sistema

camerale adotta

una serie di

misure di sostegno

finalizzate al

miglioramento dei

rapporti tra imprese

e sistemi bancari locali…

7.108.023,68 e realizzato investimenti per complessivi

Euro 4.247.133,51, dei quali una parte molto consistente

(circa il 32%) riguarda il settore del risparmio energetico,

ambito che l’intervento camerale intendeva privilegiare.

Un altro intervento realizzato dalla Camera è costituito dal

Bando a sostegno delle imprese che realizzano opera-zioni di patrimonializzazione aziendale cui sono state

destinate risorse per Euro 160.000,00. L’intervento è de-

stinato alle imprese che abbiano effettuato un’operazione

di patrimonializzazione aziendale realizzata attraverso un

finanziamento bancario. Per questo Bando l’intervento

della Camera di Commercio è suddiviso in due componen-

ti: alle imprese viene assegnato un contributo in conto

interessi pari all’abbattimento di 2,50 punti degli interes-

si praticati sul finanziamento bancario mentre ai consor-

zi fidi che supportano le imprese nella fase di accesso la

credito viene riconosciuto un apporto di capitale al fondo

rischi commisurato alla quota del finanziamento bancario

garantita. Il Bando è la riproposizione di un intervento

realizzato anche in precedenti annualità quando questo

tipo di intervento aveva fatto realizzare un’alta partecipa-

zione da parte delle imprese; analoghi risultati non sono

Page 31: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

stati riscontrati per l’edizione 2013 che, al contrario, ha

fatto registrare una scarsa adesione da parte delle imprese

in quanto sono pervenute solo 8 domande di accesso alle

risorse a disposizione, sintomo della difficoltà, da parte

delle imprese, di intraprendere percorsi di consolidamen-

to del capitale sociale.

2. Iniziative per il rafforzamento della competitività aziendaleIn questo ambito rientrano gli interventi che la Camera di

commercio ha realizzato nel tentativo di supportare le im-

prese nello sviluppo dei processi produttivi e nelle logiche

organizzative aziendali con l’obiettivo generale di rendere

l’impresa più efficiente, ottimizzare i costi e accrescere la

qualità di prodotti e servizi immessi sul mercato.

In questo ambito rientra il Bando per la creazione delle reti d’impresa e delle altre forme di aggregazione azien-dale al quale sono state destinate risorse per complessivi

Euro 450.000,00.

Il contratto di rete è un istituto relativamente giovane per

il nostro ordinamento, introdotto nel 2009 ed inizial-

mente poco utilizzato dalle imprese delle nostra provin-

cia; nell’ultimo biennio si è assistito, invece all’utilizzo di

questo strumento in misura consistente anche da parte

delle nostre imprese anche in seguito all’attività di sensi-

bilizzazione realizzata in questo ambito dal sistema came-

rale, sia locale che nazionale. Le Reti di Impresa rappre-

sentano forme di coordinamento di natura contrattuale tra

le aziende, che vogliono aumentare la loro massa critica e

avere maggiore forza sul mercato senza doversi fondere o

unire in un diverso soggetto giuridico.

Attraverso il contratto le aziende possono regolamentare

delle forme reciproche di collaborazione, a livello tecnolo-

gico o commerciale per acquisire maggiore forza contrat-

tuale e competitività sul mercato. Il regolamento camerale,

in particolare, sostiene progetti di promozione, definizio-

ne, fattibilità e creazione di aggregazioni di imprese fina-

lizzate alla condivisione di strategie di marketing promo-

zionale, commerciale e di comunicazione; allo sviluppo di

prodotti/servizi idonei all’ampliamento del mercato e dei

canali distributivi, a favorire l’introduzione di innovazioni

di processo e di prodotto e ad introdurre innovazioni or-

ganizzative fra le nei processi di organizzazione di filiera

L’intervento camerale prevede l’erogazione di contributi

per sostenere operazioni di creazione di reti d’impresa o

di altre forma di aggregazione fra imprese della provincia

di Perugia con un contributo pari al 50% delle spese am-

missibili fino a un massimo di € 30.000,00 per ciascuna

aggregazione costituita, elevabile a € 40.000,00 per le ag-

gregazioni con oltre dieci imprese partecipanti.

Anche in questo caso le domande presentate hanno fatto

registrare richieste superiori alle disponibilità con l’effetto

di rendere necessaria l’attribuzione delle risorse in base

alla graduatoria di merito all’esito della quale sono state

ammesse una parte delle domande.

Altro intervento finalizzato a favorire la competitività

aziendale è il Bando mantenimento sistemi di certifica-zione della qualità.

L’adozione di sistemi di Qualità da parte delle nostre im-

prese contribuisce a mantenere elevato il livello dei beni e

dei servizi offerti sul mercato in modo tale da garantire in

modo oggettivo gli utilizzatori finali degli stessi e quindi

mantenere competitive le posizioni sui mercati di sbocco

della propria produzione, soprattutto in ambito interna-

zionale.

A cio si aggiunga che l’utilizzo degli strumenti di certifica-

zione contribuisce al miglioramento dei processi organiz-

zativi aziendali e all’eliminazione degli oneri derivanti da

sprechi ed errori di impostazione nei processi produttivi.

La Camera si è impegnata nella promozione e nella certi-

ficazione della qualità, con riguardo al mantenimento e

al rinnovo dei sistemi di certificazione e all’acquisizione

della certificazione SOA.

Le richieste pervenute per questo intervento hanno supe-

rato in misura molto consistente le disponibilità, peraltro

aumentate nel corso dell’esercizio da uno stanziamento ini-

Economia&Territorio I nuovi bandi della Camera di Commercio

58 59

Acquisto, rinnovo, adeguamento completo di impianti; Euro 1.091.323,92

Mobili, arredi e attrezzature; Euro 726.949,52

Macchinari e impianti produttivi; Euro 625.349,52

Autoveicoli ed automezzi; Euro 403.217,55

Realizzazione di siti e sistemi web; Euro 27.946,91

Marchi e brevetti; Euro 11.545,70

Energia; Euro 1.360.800,39

Tipologie investimenti

Realizzazione di opere finalizzate al risparmio energetico; Euro 53.650,00

Impianti fotovoltaici; Euro 939.987,74

Impianti per la produzione di energia da biomasse; Euro 367.162,65

Competività

Risorse stanziate Bando reti

Euro 450.000,00

Euro 393.500,00 Euro 40.000,00

Euro 621.254,00

Euro 1.209.558,00 Euro 30.761,00

Euro -

Euro - Euro 30.761,00

Bando certificazione Bando incoming

Richieste imprese

Risorse liquidate

Il contratto di rete è un istituto

relativamente giovane per il

nostro ordinamento, introdotto

nel 2009 ed inizialmente poco

utilizzato dalle imprese delle

nostra provincia…

La Camera si è impegnata nella

promozione e nella certificazione

della qualità, con riguardo al

mantenimento e al rinnovo

dei sistemi di certificazione

e all’acquisizione della

certificazione SoA.

Page 32: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

Economia&Territorio I nuovi bandi della Camera di Commercio

60 61

ziale di Euro 200.000,00 ad uno quasi raddoppiato di Euro

393.500,00; sono state, infatti, presentate domande per oltre

un milione di euro di incentivi da parte di ben 597 imprese.

A fronte di questa richiesta sono stati applicati i mecca-

nismi di preferenza previsti dal Bando che prevedeva una

priorità per le imprese classificate come microimprese

dalla legislazione nazionale; ci si riferisce alle attività im-

prenditoriale che contano meno di 10 dipendenti e un

fatturato annuo o un totale di bilancio non superiore a 2

milioni di euro.

Per entrambi gli interventi che stiamo descrivendo è in

corso l’attività di rendicontazione e verifica degli inter-

venti ammessi agli incentivi per i quali i dati di effica-

cia potranno essere disponibili in corso d’anno, una volta

completate le istruttorie degli uffici.

Si è invece conclusa l’attività di rendicontazione del Ban-do Incoming che costituisce un intervento ormai ricorren-

te fra quelli posti in essere dalla Camera per il sostegno

del settore dei Tour operator e delle agenzia di viaggio che

realizzano progetti di comunicazione e promozione per

aumentare i flussi turistici verso il nostro territorio.

Trattandosi di un Bando molto specializzato per settore le ri-

sorse dedicate sono evidentemente inferiori rispetto a quelle

dei precedenti interventi ed ammontano a Euro 40.000,00

che nella corrente annualità, diversamente dal passato, non

sono stati utilizzati completamente dalle imprese della no-

stra provincia che probabilmente, a causa della contrazione

generalizzata di domanda di servizi derivante dal difficile

passaggio congiunturale, hanno dedicato maggiormente le

proprie risorse alla vendita di servizi per l’outgoing.

3. Iniziative per la creazione d’impresaDa sempre la Camera di commercio supporta tutti gli

aspiranti imprenditori e i neo-imprenditori con servizi di

orientamento, informazione, formazione, consulenza e

assistenza per l’avvio dell’attività economica.

Nella programmazione delle iniziative per il 2013 è stato

anche introdotto un intervento diretto per la concessione

di incentivi attraverso il Bando start up che prevede l’at-

tribuzione di contributi volti a sostenere l’avvio di nuove

imprese attraverso il sostegno alle attività preparatorie

alla creazione dell’impresa e il supporto all’accesso al cre-

dito e la riduzione del costo dei finanziamenti. Nel Bando

sono previste due misure d’incentivo cumulabili fra loro:

un contributo in conto spese per la realizzazione di atti-

vità di orientamento all’imprenditorialità e di consulenza

aziendale e un contributo in conto interessi su finanzia-

menti bancari finalizzati all’acquisto di beni funzionali

all’avvio dell’attività di impresa.

Nella realizzazione di questa iniziativa è stata realizzata

una forma di collaborazione con le associazioni di catego-

ria della provincia, che si sono impegnate a fornire gratu-

itamente alle imprese, insieme ad informazioni specifiche

sul bando e su altre opportunità di finanziamento percor-

ribili dall’impresa, anche un primo screening di fattibilità

dell’idea imprenditoriale e una consulenza di massima in

merito ai principali obblighi amministrativi, fiscali e pre-

videnziali cui sono tenuti gli aspiranti neo imprenditori.

Anche questo Bando ha completato la fase di ammissione ed

è attualmente in fase di verifica della realizzazione dei pro-

getti da parte dei proponenti per cui una sintesi dei risultati

potrà essere disponibile nella seconda parte del 2014.

interventi di promozione della Camera. Il primo intervento

è da ricondurre al Bando per la partecipazione a fiere in-ternazionali in Italia con una disponibilità di risorse pari

a Euro 150.000. Si tratta di un contributo in conto spe-

se pari al 50% dei principali costi sostenuti dalle imprese

fra le quali rientra l’affitto dell’area espositiva, l’attività

promozionale e il noleggio attrezzature. Ogni impresa puo

presentare domanda per una sola manifestazione fieristica

che si svolge sul territorio italiano, all’interno del periodo

di riferimento previsto dal Bando, scegliendo fra le sole

manifestazioni che hanno una rilevanza internazionale ri-

conosciuta ufficialmente dalla Conferenza Stato-Regioni in

base al possesso di determinati parametri prefissati

Ulteriori risorse (Euro 300.000,00) sono state riservate al

Bando per la partecipazione a fiere all’estero che presenta

massimali di contribuzione più alti rispetto al precedente,

considerate le maggiori sostenute all’estero dalle imprese

richiedenti. In questo caso il numero di domande presen-

tabili è elevato a tre per ciascuna impresa e sono indivi-

duati dalla Giunta camerale alcuni mercati Target, definiti

tali in considerazione della loro importanza per la realiz-

zazione di politiche integrate di sviluppo da parte della

Camera di Commercio o degli enti pubblici territoriali, per i

quali viene accordata una maggiorazione del 25% rispetto

al contributo ordinario.

Per ciascuno di questi Bandi l’attività di liquidazione è in

via di conclusione e stanno per essere relazionati agli or-

gani camerali i primi report in ordine ai risultati ottenuti.

In linea generale si puo sottolineare come questo inter-

vento riscuota sempre un particolare interesse da parte

delle imprese le cui richieste superano si mantengono in

costante aumento anno dopo anno attestandosi, anche

questa volta, sul livelli più alti rispetto alle nostre dispo-

nibilità.

Infine, dall’esercizio 2013, è stato introdotto un nuovo

intervento, relativo al Bando per la partecipazione all’i-

Bando Start up

Risorse stanziate Euro 200.000,00

Euro 158.000,00

Euro -

Richieste imprese

Risorse liquidate

Bandi Internazionalizzazione

Risorse stanziate

Bando fiere Italia

Euro 150.000,00

Euro 300.000,00

Euro 15.000,00

Euro 230.161,00

Euro 458.026,00

Euro 16.100,00

Euro 150.000,00

Euro 300.000,00

Euro -

Bando fiere estero

Bando matching

Richieste imprese

Risorse liquidate

niziativa Matching che si tiene a Milano nell’ultima de-

cade del mese di novembre. Tale manifestazione costitui-

sce uno strumento attraverso il quale le imprese possono,

nella stessa sede, intrecciare fra loro relazioni commerciali

e industriali con altre imprese, anche di grandi dimensio-

ni, ed interfacciarsi con alcune istituzioni pubbliche, ma

anche prendere parte ad attività formative ed informativi

sulle varie opportunità nei campi dell’innovazione, inter-

nazionalizzazione e finanza. [*Responsabile U.O. Incentivi

diretti alle Imprese]

Nel Bando sono previste

due misure d’incentivo

cumulabili fra loro…

Per ciascuno di questi Bandi

l’attività di liquidazione è in

via di conclusione e stanno

per essere relazionati agli

organi camerali i primi report in ordine ai risultati ottenuti.

4. Interventi a sostegno dell’Internazionalizzazione Le Camere di commercio hanno un ruolo di primo pia-

no nel favorire l’accesso e l’espansione delle imprese sui

mercati esteri, attraverso la fornitura di servizi di assisten-

za e informazione finalizzati a favorire le imprese italia-

ne nei processi di integrazione nei mercati internazionali,

promuovendo la collaborazione economica, commerciale,

industriale e finanziaria.

Attività molto rilevante è anche quella con la quale viene

promossa la partecipazione delle piccole e medie imprese

alle maggiori rassegne fieristiche internazionali, con l’o-

biettivo di favorire l’inserimento commerciale delle nostre

imprese nei principali mercati esteri e di facilitare le rela-

zioni di affari tra gli imprenditori.

Il sostegno alla partecipazione a manifestazioni fieristi-

che si è realizzato attraverso tre interventi, due dei quali

costituiscono iniziative aventi carattere pluriennale fra gli

Page 33: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

«Qui è dove è finita la loro storia ed è cominciata la no-

stra», dice Michele Morini indicando un calendario fermo

al 2012. Siamo a Trezzano sul Naviglio, vicino a Milano.

Lui, ex operaio di una fabbrica che produceva compo-

nentistica per grandi aziende automobilistiche, è uno dei

protagonisti di una delle decine di esperienze italiane di

“workers buyout”. Con questa definizione si indica l’ope-

razione di acquisto di una società da parte dei dipendenti.

Quando l’impresa, Srl o Spa che sia, fallisce o si ritira dal

mercato, i dipendenti si riuniscono in cooperativa e la ri-

levano dalla liquidazione, utilizzando il Tfr e l’indennità

di mobilità.

Nella sua considerazione davanti al calendario, con “loro”

più di 600. Per riuscire nell’impresa i dipendenti devono

lavorare a un nuovo corso per l’impresa e selezionare al

loro interno le figure dirigenziali che avranno il compito di

condurre l’azienda.

Grazie a questi passaggi, Greslab (che sorge nel distretto

della ceramica delle province di Modena e Reggio Emilia)

rappresenta l’esperienza più estesa di workers buyout ita-

liano. Con più di sessanta dipendenti e un fatturato milio-

nario in crescita, la cooperativa ha ribaltato con successo il

Economia&Territorio

62 63

Progetto workers buyoutdi Valentina Parasecolo

L’obiettivo è riassumere tutti i dipendenti che l’azienda

aveva nei suoi tempi migliori.

A uno stadio più avanzato è il percorso di Fenix Pharma,

unico caso italiano di workers buyout in campo farma-

ceutico. Quando la vecchia società, la Warner Chilcott (ex

Procter & Gamble Pharmaceuticals), si ritira dall’Europa,

500 dipendenti vengono licenziati. Tra questi oltre 150 in

Italia. Nel 2011 alcuni di loro, cinque manager, decidono

di non dispendere il know-how e le competenze acqui-

site dei propri colleghi e fondano Fenix con il sostegno di

Coopfond, il fondo mutualistico della Legacoop, e investi-

menti personali. Dopo tre anni la cooperativa continua a

crescere: «La forma che abbiamo scelto attutisce meglio

i contraccolpi della crisi rispetto a un capitalismo finan-

ziario – spiega il presidente Salvatore Manfredi -. In una

cooperativa come la nostra, il profitto punta ad arricchire

la qualità del lavoro e della vita di ogni componente del

gruppo. Anche se guadagno meno rispetto a quando ero

manager in una multinazionale, ora non sono più un nu-

mero, sono una persona che si impegna per un progetto

comune.»

L’intervento di Coopfond è diffuso nelle esperienze italia-

Michele intende Maflow, la vecchia azienda chiusa in se-

guito a discutibili operazioni finanziare della dirigenza

e inesistenti strategie di rilancio; con “nostra” sta inve-

ce parlando di Ri-Maflow, il progetto nato dalla volon-

tà dei dipendenti licenziati. Gli ex operai, che a marzo

2013 hanno fondato una cooperativa, hanno deciso di

specializzarsi nel riciclo di materiali e presto Michele e i

suoi compagni avranno tutte le autorizzazione per poter

iniziare la nuova attività e garantirsi uno stipendio fisso.

ne di workers buyout e consiste essenzialmente nel versa-

re a titolo di prestito un ammontare pari a quello versato

dai lavoratori. Successivamente si puo attivare attorno alla

nuova impresa una cintura di banche come Bper o Banca

Etica. Le regioni coinvolte ricalcano la mappa del radica-

mento cooperativo: Emilia-Romagna e Toscana in testa;

Veneto, Lombardia, Umbria, Marche e Lazio a seguire. Per

queste operazioni sono stati erogati complessivamente

circa 30 milioni di euro. I posti di lavoro “resuscitati” sono

destino della Optima spa, un’azienda posta in liquidazio-

ne nel 2010. «Fondamentale – spiega il presidente Anto-

nio Caselli – è stato svilupparci in una zona dove la rete di

cooperative e banche è forte. Siamo stati aiutati molto nel

processo. A cominciare dall’aspetto psicologico: risorgere

dalle ceneri di un’azienda significa riuscire a elaborare

il passato e avere la forza di prendersi la responsabilità

completa del proprio futuro.»

«…risorgere dalle ceneri

di un’azienda significa riuscire

a elaborare il passato e avere

la forza di prendersi

la responsabilità completa

del proprio futuro.»

«…ora non sono più un numero, sono una persona che si impegna

per un progetto comune.»

Page 34: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

Un assaggio. Ma di quelli importanti. Soprattutto in un

Paese, e in una regione, dove lo stage di giovani studenti

in azienda non è mai stato utilizzato a fondo in maniera

convinta - e anche quando è stato utilizzato spesso non lo

si è fatto bene -, frutto di una separazione e di mancanza

di dialogo tra scuola e mondo dell’impresa e del lavoro

(separazione e mancanza di dialogo che, invece, sono sta-

ti da tempo abbattuti praticamente in tutti gli altri Paesi

sviluppati).

Ecco perché l’assaggio dello stage in azienda per studenti

delle scuole superiori, organizzato da due anni dalla Ca-

mera di commercio di Perugia su impulso del suo presi-

dente, Giorgio Mencaroni, è importante. Innanzitutto i

ragazzi hanno l’occasione di mettere meglio a fuoco le

proprie vocazioni, intuire il livello delle proprie conoscen-

ze, prendere contatto con i ritmi e le regole del mondo

dell’impresa, toccare con mano le varie fasi della filiera

produttiva – sia di beni che di servizi -, misurarsi anche

emotivamente con chi nell’azienda ci lavora e quindi “ve-

dersi” all’opera. Il tutto attraverso una metodologia ben

Economia&Territorio

64 65

Giovani e impresa, “l’assaggio” funziona e deve continuaredi Giuseppe Castellini

L’iniziativa dello

stage aziendale di un

giorno per gli studenti

delle scuole superiori

funziona, il bilancio

non lascia dubbi

Page 35: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

qualche nome, sono sfilati

Giulia, 17 anni, studen-

tessa, e per un giorno

manager. O Clizia, 17

anni, studentessa e

chimico. O Michele,

16 anni, studente e

ceramista. O, ancora,

Marco, 18 anni, stu-

dente e farmacista.

L’edizione 2013, poi

(intitolata “Giorna-

ta del lavoro e del fare

impresa”, mentre l’anno

scorso si chiamava “Job

day”), si è arricchita rispetto

a quella del 2012. Stage ancora

più mirati (38 i ragazzi, altrettan-

te le aziende) coinvolgimento totale di

un istituto superiore importante come il

“Volta”, interventi in streaming di alcuni

dei laureandi e laureati che, grazie alla

Camera di commercio di Perugia, stanno

svolgendo un’esperienza di formazione

nelle Camere di commercio italiane

all’estero (altra importante attività in-

novativa varata dall’ente camerale).

E poi l’attenzione che l’iniziativa,

dopo il primo anno di rodaggio, ha

suscitato nelle più importanti istitu-

zioni politiche, sociali e culturali della

provincia. Tanto che nell’incontro conclusivo di

quest’anno, svolto a Perugia presso il centro

servizi “G. Alessi”, erano presenti sia il rettore

dell’Università degli studi di Perugia, Franco

Moriconi, sia quello dell’Università italiana

per stranieri di Perugia, Giovanni Paciullo.

Insomma, la Camera di commercio di Pe-

rugia ha colto nel segno. Con la “Giorna-

ta del lavoro e del fare impresa” getta un

seme nella testa e nel cuore di questi ra-

gazzi, prospettando loro possibilità e sce-

nari tra cui scegliere nel proprio percorso di

crescita, aiutandoli ad acquisire quella fles-

sibilità – anche mentale – che caratterizza il

lavoro e la vita moderna, spingendoli ad allar-

gare i propri orizzonti per crescere, umanamente

e professionalmente, in maniera più consapevole.

In poche parole, per prepararsi meglio ed esprimer-

si bene in un mondo che,

vale la pena ricordarlo,

è in continua trasfor-

mazione. E, poiché

siamo solo all’inizio

della rivoluzione

telematica (perché,

nonostante si pen-

si sia già nella sua

fase matura, in re-

altà siamo solo alla

fase iniziale), questa

trasformazione è ine-

vitabilmente destinata

ad accelerare.

Economia&Territorio Giovani e impresa, “l’assaggio” funziona e deve continuare

66 67

studiata e corretta. Prima c’è una condivi-

sione dell’iniziativa con gli organi scolastici e

con le singole scuole, così da scegliere quelle

più attive e reattive. Poi un doppio binario:

da un lato la sensibilizzazione degli studenti

della scuola (o delle scuole) superiori coin-

volte, e nel frattempo si attiva il processo di

coinvolgimento, sensibilizzazione e selezione

delle aziende. Il tutto per fare in modo che

ogni studente interessato possa effettuare lo

stage nell’azienda che meglio risponde alle

sue aspirazioni, alle sue curiosità, alle sue

abilità. Anche perché lo stage si svolge sia

in aziende che operano prevalentemente sul

mercato internazionale, sia in quelle che si

muovono soprattutto sul mercato interno, sia

in imprese che distribuiscono il loro fatturato

tra mercato interno e internazionale.

…i ragazzi hanno l’occasione

di mettere meglio a fuoco le

proprie vocazioni, intuire

il livello delle proprie

conoscenze, prendere contatto

con i ritmi e le regole del

mondo dell’impresa, toccare

con mano le varie fasi della

filiera produttiva, misurarsi

anche emotivamente con chi

nell’azienda ci lavora e quindi

“vedersi” all’opera.

A questo punto si entra nel cuore dell’iiniziativa: i ragazzi, per un gior-

no, fianco a fianco con i propri mentor aziendali, si calano all’interno

dei cicli produttivi, toccano con mano lo svolgersi delle diverse fasi di

realizzazione del prodotto e assistono ai processi decisionali attivati

dal management delle imprese. Storie di un giorno, ma storie di lavoro

vero, non simulazioni; esperienze vissute da protagonisti.

Il successo e le potenzialità di questa attività sono apparse evidenti nei

due incontri organizzati dalla Camera di commercio di Perugia, il 26 ot-

tobre 2012 e il 29 novembre 2013, in cui i responsabili delle aziende

e gli studenti, oltre ai mentor aziendali, hanno parlato dell’esperienza

vissuta. E ne hanno parlato con un tale entusiasmo che da questi in-

contri non solo si è rafforzata la convinzione di proseguire con decisio-

ne, ma sono nati anche altri spunti, altri impegni. Così, tanto per fare

Stage ancora più mirati (38 i ragazzi, altrettante le aziende) coinvolgimento

totale di un istituto superiore

importante come il “Volta”, interventi

in streaming di alcuni dei laureandi

e laureati…

Page 36: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

68

È durata 7 anni la rincorsa del prof. Franco Moriconi alla poltrona di

Rettore dell’Università agli Studi di Perugia e questo lungo “tirocinio”

da candidato gli è sicuramente servito per avvicinarsi ancora di

più alle numerose problematiche complessive di un Ateneo la cui

prestigiosa storia parte nel 1300 ma che negli ultimi periodi ha

rivelato i sintomi di una profonda malattia. L’immagine di Perugia

come città universitaria, immagine che la aveva accompagnata fino

ad un passato neppure tanto lontano, è andata via via scemando

anche per una cronaca nera che l’ ha vista troppo spesso sui media

di tutto il mondo e che le ha guadagnato una ingiusta triste fama.

La crisi finanziaria generale e quella più particolare degli atenei, che

sono un po’ tutti sull’orlo del dissesto, hanno fatto il resto. Non è

certo estranea a questa “malattia” la perdita di appeal della laurea

intesa come certo passaporto verso un sicuro approdo al mondo

del lavoro e lo scetticismo dei giovani verso un percorso formativo

di alto livello capace di garantire loro un futuro. In questo contesto

arriva il Rettorato del prof. Franco Moriconi, già Preside della Facoltà

di Veterinaria, che dovrà governare per i prossimi 6 anni e rilanciare

il prestigio di una Istituzione che è patrimonio culturale e motore

economico della città di Perugia. Su quelle che saranno le linee della

politica di governo del rettorato-Moriconi abbiamo posto alcune

domande allo stesso prof. Moriconi.

Punti di vista

68 69

Parla il nuovo Rettore

di Giuseppe Occhioni

La sua campagna elettorale è partita da lontano ed ha dato i suoi frutti dopo ben sette anni. Come è riuscito in questo lungo periodo a far confluire sulla sua persona i consensi necessari alla sua elezione?Quella che si è svolta presso l’Ateneo di Perugia è stata una campa-

gna anomala, unica in Italia nel panorama delle elezioni universita-

rie, legata a proroghe e rinvii e a scuse talvolta capziose che in alcuni

momenti hanno fatto rimpiangere i momenti più oscuri della peggior

politica. In tutto questo periodo il mio atteggiamento è stato legato

alla moderazione e al rispetto delle regole democratiche, perseguendo

i principi di salvaguardia dell’etica, della morale e dell’onestà.

…arriva il Rettorato

del prof. Franco

Moriconi, già Preside

della Facoltà di

Veterinaria, che

dovrà governare per

i prossimi 6 anni e rilanciare il prestigio

di una Istituzione che

è patrimonio culturale

e motore economico

della città di Perugia.

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Riforma dell’Amministrazione per una Università più trasparente

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Punti di vista Parla il nuovo Rettore

70 71

La parola più di moda, attualmente, a tutti i livelli, è “rinnovamento”. La si pronuncia come fosse magica ma poi sfuggono i contenuti reali che restano evanescenti. Il rinnovamento è stato uno dei punti basilari anche del suo programma. Come pensa vada rinnovato l’Ateneo perugino?Per rispondere a questa domanda dovremmo stare qui

per oltre ventiquattro ore. lo credo che la parola rinnova-

mento voglia dire tutto e niente. E proprio in questi giorni,

sul sito dell’Università, che andrà del tutto rivisto, è nata

la Bacheca del Rettore, strumento che deve servire per

rendere trasparente e condivisa il più possibile la gestione

dell’Ateneo. Altro fatto innovativo è che sono stati nomi-

nati ventotto delegati a significare che c’è spazio per tutti,

che la governance dell’Ateneo deve essere una governance

condivisa con delle punte di alta specializzazione.

Autonomia dell’Ateneo. Con la sua elezione sembra sia stato respinto un certo tentativo della politica di inserirsi in spazi che invece appartengono alla tradizione culturale dell’Università. Quali saranno i suoi rapporti con il mondo delle istituzioni regionali e cittadine? Come detto sopra, i rapporti che l’Ateneo dovrà avere con

le Istituzioni politiche cittadine sarà quello della massima

Decisivo nelle ultime ore l’appoggio ottenuto dagli altri contendenti, i professori Volpi, Bidini ed Elisei. Quale è stata la chiave che le ha permesso di stringere queste “alleanze”?Avevo sempre detto, in tempi non sospetti, che, forse sen-

za presunzione, io sarei potuto essere l’anello di congiun-

zione tra le diverse istanze e tra i programmi degli altri

candidati. Quello che ha permesso che questo avvenisse è

legato alla mia forte volontà di avere un Ateneo autonomo

dalla politica, ma rispettoso dei rapporti istituzionali, e la

condivisione di alcuni punti fondanti il mio programma,

quali la trasparenza e la collegialità, l’internazionalizza-

zione, e una strategia di politica universitaria basata sul

merito e la qualità.

I voti necessari alla sua elezione sono venuti soprattutto dal corpo docente. Che cosa significa questo?

Sono stato eletto con 160 voti in più dell’altro candida-

to. Come lei ha detto i voti necessari alla mia elezione

sono venuti soprattutto dal corpo docente a significare

una condivisione del mio programma e del mio modo di

intendere l’Università.

Il mondo universitario italiano sta attraversando, come tutto il Paese, un periodo di profonda crisi. Anche l’Ateneo perugino non fa eccezione ed i dati relativi alle iscrizioni sono quasi drammatici. Quali pensa siano i problemi più grandi della nostra Università ed i primi da affrontare con maggiore determinazione? È in atto una crisi globale che coinvolge tutte le Isti-

tuzioni ma in particolare l’Università. Anche noi non

facciamo eccezione, anzi soffriamo più di altri atenei. I

problemi da risolvere riguardanti il nostro Ateneo sono

problemi di ordine interno ed anche esterno per cui,

dopo una presa di coscienza da parte di tutti della si-

tuazione e dopo aver attentamente studiato le strategie

in base ad un progetto ben preciso, dovremo focalizzare

degli obiettivi da raggiungere in tempi diversi che pos-

sano riportare il nostro Ateneo a ricoprire quel ruolo che

aveva in passato. Ho, pero, parlato anche di problemi

esterni all’Ateneo la cui risoluzione richiede l’intervento

sinergico delle Istituzioni pubbliche quali la Regione, la

Provincia, il Comune.

Fra i vari punti del suo programma quali ritiene più qualificanti?Tra i vari punti del mio programma ritengo importante

una riforma dell’Amministrazione in modo che le scelte

dì quest’ultima siano assunte sulla base di regole chiare,

certe e trasparenti.

Ritengo inoltre di fondamentale importanza che l’Univer-

sità degli Studi di Perugia entri in sinergia e in rete con

le altre Istituzioni di grande valore e tradizione culturale

della nostra città, quali l’Università degli Stranieri dì Peru-

gia, l’Accademia di Belle Arti, il Conservatorio e la Scuola

di Lingue Estere dell’Esercito. Infine ritengo indispensabile

competere al massimo livello nell’acquisizione di fondi di

ricerca nazionali ed internazionali.

Da vecchio contendente del precedente Rettore cosa avrebbe fatto di diverso rispetto alla gestione del prof. Bistoni?La prima cosa che mi viene in mente è che avrei attuato

una gestione più trasparente e condivisa.

cooperazione nel rispetto delle competenze e delle auto-

nomie dei singoli.

In definitiva quali saranno i criteri innovativi della sua gestione rispetto a quella precedente?I criteri innovativi saranno basati sulla collegialità, sulla

partecipazione e sul coinvolgimento del maggior numero

possibile dei colleghi.

Mondo universitario e mondo produttivo imprenditoriale dovrebbero essere dei vasi comunicanti ed invece non diciamo spesso però alcune volte assumono l’aspetto di due rette parallele. Cosa si deve fare perché la collaborazione sia sempre più stretta e produttiva?Potrei qui rispondere che potremmo fare un tavolo, che

potremmo sottoscrivere delle convenzioni, ma io credo che

queste cose sicuramente dovremo farle, ma che non sono

sufficienti se non c’è la volontà delle parti di collaborare.

lo credo che questo sicuramente durante il mio sessennato

dovrà avvenire perché ognuno di noi ha bisogno dell’altro

per uscire da questa crisi.

La Camera di Commercio che rappresenta il mondo delle imprese e l’Università hanno sempre collaborato in maniera proficua ma non c’è dubbio che dall’ intensificarsi dei rapporti si possono ottenere sempre migliori risultati. Quali progetti comuni vede che potrebbero essere realizzati in questa direzione anche per assecondare quei processi di internazionalizzazione indispensabili per la crescita del nostro sistema produttivo?La collaborazione che è sempre esistita con la Camera di

Commercio dovrà essere sempre più proficua per entrambi

e in questo ambito auspico un intensificarsi dei rapporti

che dovrebbero sfociare in progettualità comuni che pos-

sano far crescere le nostre istituzioni.

Tra i vari punti del mio

programma ritengo importante

una riforma dell’Amministrazione

in modo che le scelte dì

quest’ultima siano assunte sulla

base di regole chiare, certe e

trasparenti. (F.M.)

…sono stati nominati ventotto

delegati a significare che

c’è spazio per tutti, che la

governance dell’Ateneo

deve essere una governance

condivisa con delle punte di

alta specializzazione. (F.M.)

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Il Centro per l’arte contemporanea in Umbria produce eventi sull’arte con protagonisti italiani e stranieri ripercorrendo movimenti e gruppi dal dopoguerra alla contemporaneità.

Arte&Cultura

72

di Massimo Duranti

73

Fra i centri importanti per l’arte contemporanea in Umbria,

piccola regione dove sono nati ed hanno operato grandi

artisti non solo del passato, prossimo e remoto, ma anche

del ‘900 – basta pensare a Alberto Burri, Gerardo Dottori,

Leoncillo, Enzo Brunori – Foligno si sta affermando come

luogo attivo di produzione di eventi espositivi non episo-

dici e di qualità. In cio candidandosi alla leadership nel

settore, mentre è Spoleto egemone per qualità e quan-

tità di opere d’arte possedute, seppure poco valorizzate,

mentre deve caratterizzare meglio le attività espositive. E

poi c’è Città di Castello che ambisce a diventare Centro di

documentazione delle arti, ma in realtà vive il contempo-

raneo solo dalla torre d’avorio impermeabile della Fonda-

zione Palazzo Albizzini e degli splendidi, quanto purtrop-

po poco visitati musei di Burri. A Perugia con Palazzo della

Penna diventato centro culturale polivalente, ci sono an-

che le arti visive, la permanenza delle Lavagne di Beuys e

il Museo Dottori, quest’ultimo in attesa di essere di nuovo

allestito negli spazi della donazione Martinelli destinata

alla Galleria Nazionale. Queste le realtà più significative

L’ARtE CoNtEMPoRANEA AL CIAC DI FoLIgNo

Page 39: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

zione con la sistemazione di un capolavoro dell’arte con-

temporanea, di sua proprietà, la Calamita cosmica di Gino

De Dominicis che ha collocato arditamente nel’ex Chiesa

dell’Annunziata. Il grande scheletro, che ha girato l’Eu-

ropa, è approdato in questo spazio occupandolo proprio

tutto e creando un allestimento veramente unico.

Dal 2011 sono state avviate le attività espositive, ma an-

che cicli di conferenze su temi di storia dell’arte, presen-

tazioni, alcune direttamente prodotte, altre realizzate in

altri musei,per evidenti necessità di economie di scala,

spaziando ampiamente fra i linguaggi, compresa la più

economica fotografia, senza dunque una specifica caratte-

rizzazione di tendenza. Basta confrontare la mostra appe-

na conclusa di Carlo Maria Mariani, campione della pittura

colta, meglio dire ipermanierismo, e quella programmata

da febbraio a maggio su Luciano Fabro, un centinaio di

disegni, esponente di spicco dell’Arte povera, realizzata

in collaborazione con la GAMeC - Galleria d’Arte Moder-

na e Contemporanea di Bergamo, dove la mostra è stata

aperta da ottobre 2013 allo scorso 6 gennaio. Tornando

ancora indietro, spicca nel 2013 l’esposizione dedicata a

Julian Schnabel, artista americano fra i più noti al mondo,

esponente del neoespressionismo. Per la fotografia basta

ricordare la mostra del 2012 di Edward Weston, maestro

americano dell’immagine scomparso nel 1958. Sem-

pre nel 2012 si ricorda l’operazione concettuale mostra

di Vincenzo Agnetti, artista visivo italiano scomparso nel

1981, affermatosi a livello internazionale negli anni Ses-

santa e Settanta.

Dietro tutto questo non poteva non esserci un regista

esperto d’arte contemporanea qual è Italo Tomassoni, fa-

moso avvocato, ma anche critico d’arte e docente d’arte

contemporanea alla Sapienza di Roma, amico di Burri, di

De Dominicis e di tanti altri artisti, ispiratore e mentore di

gruppi e movimenti artistici.

Arte&Cultura L’arte contemporanea al Ciac di Foligno

74 75

nella regione alle quali si devono aggiungere altre situa-

zioni sparse sul territorio, senza dimenticare i “musei di

sculture all’aperto” di Campo del Sole, a Tuoro, e di Scul-

tori a Brufa nell’omonimo borgo del Comune di Torgiano.

Quello che manca nella regione è una “rete” che abbrac-

ci tutte queste situazioni caratterizzate spesso ancora da

vetusti campanilismi e dunque da malcelate lotte di una

effimera supremazia, quando l’Umbria è una ben piccola

regione che deve, appunto, fare rete per potere avere un

ruolo anche nel contemporaneo.

Tornando a Foligno, l’arte contemporanea ha qui una tra-

dizione di poche, ma significative mostre che sono scritte

nella storia dell’arte, ma non di attività con caratteri di

continuità o eccellenze particolari. La nascita del CIAC è

merito della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno che

ha scommesso sulla cultura e sull’arte in particolare da

tempo creando nel 2009 il centro per la cultura e lo svi-

luppo economico, una srl della quale è socio unico.

E come primo atto ha restaurato e adattato la vecchia Cen-

trale del latte, poi ufficio postale, partendo da un’idea di

Getulio Alviani in collaborazione con l’architetto Zamatti,

poi realizzato in realtà, non senza polemiche del primo

ideatore, dall’Architetto Partenzi. Oggi il Centro Italiano

d’Arte Contemporanea è un grande parallelepipedo con

una solida camicia di corten, di colore ruggine, senza fi-

nestre (ma la luce la prende da un grande lucernaio che

posa su pilastri) posto in mezzo alle case liberty, non senza

mugugni per l’accostamento. Dentro è a due piani: quello

piano strada ampio e luminoso, appunto, ma “open”, che

a volte diventa dispersivo, se non appositamente articola-

to; quello interrato, purtroppo un po’ basso, ma comun-

que ampio e articolato. La terrazza, non ancora mai utiliz-

zata, è destinata a opere site-specific, realizzate dunque

appositamente per il luogo.

Ma la Fondazione ha realizzato un’altra importante opera-

Oggi il CIAC è un grande

parallelepipedo con una solida

camicia di corten, di colore

ruggine, senza finestre (ma la luce

la prende da un grande lucernaio

che posa su pilastri)…

Page 40: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

Si è concluso con successo un grande evento di promozione e valorizzazione del panorama artistico contemporaneo umbro, dove l’arte ha saputo restituire una relazione che da tempo mancava tra realtà e creatività.

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Tell mum everything is ok Giovani artisti umbridi Andrea Baffoni e Francesca Duranti

Tra novembre e dicembre 2013 si è tenuta a

Perugia, nei rinnovati spazi del centro espo-

sitivo di Palazzo Della Penna, la mostra Tell

mum everything is ok. Giovani artisti um-

bri, voluta dall’amministrazione comunale

e dall’assessorato alla cultura della Regione

Umbria. Il 2013 è stato infatti per il museo

perugino l’anno della definitiva destina-

zione a centro per l’arte contemporanea. La

mostra ha quindi proposto alcune delle più

significative esperienze artistiche del pano-

rama regionale, portate avanti dalle nuove

generazioni in un arco temporale compreso

tra metà anni Novanta e oggi. Il progetto ha

riscosso un notevole successo di pubblico che

si è dimostrato, per qualità e numero, molto

interessato all’arte contemporanea, contando

solo il giorno di inaugurazione più di mille

presenze, e in un mese di esposizione altret-

tanti spettatori paganti, che hanno ricevuto

gratuitamente con il biglietto di ingresso il

catalogo della mostra realizzato dallo Studio

Zup di Perugia.

La parola giovani in questo contesto ha as-

sunto un’ampia accezione, collegandosi

all’ironico titolo “dite a mamma che va tut-

to bene”, riferendosi indirettamente ad una

generale situazione complessa, non priva,

tuttavia, di entusiasmi e risultati esaltanti. In

particolare Tell mum ha messo in evidenza il

passaggio generazionale tra artisti consolidati

e giovanissimi allievi dell’Accademia di Belle

Arti, sottolineando la presenza indiscutibile

di valide energie. A fronte di cio è stato sot-

Arte&Cultura

Page 41: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

tolineato come la regione offra rare possibilità di sbocco,

mancando una vera politica per le arti contemporanee

atta a sistemizzare tali efficienze. Al contrario, Palazzo

Della Penna si è dimostrato viatico per nuove espressività,

sensibilizzando il pubblico e dando al giovane la possi-

bilità di affacciarsi nell’ambito del professionismo locale,

possibilmente con l’intento di esportare fuori regione tali

esiti.

Rientra in questa logica anche la scelta operata da Comune

e Regione (nella figura dei rispettivi assessori alla cultura,

Andrea Cernicchi e Fabrizio Bracco) di affidare l’organiz-

zazione della rassegna a quattro giovani curatori: Andrea

Baffoni, Linda Di Pietro, Francesca Duranti e Antonio Se-

natore, espressione di diverse esperienze e punti di vista,

costantemente impegnati nella divulgazione dei linguaggi

artistici contemporanei, dentro e fuori regione.

seo in uno spazio attivo di espressione corporale, effimera,

ma significativa testimonianza di una raggiunta maturi-

tà comunicativa. In mostra anche imponenti installazioni

ambientali come il Fonte battesimale di Nicola Renzi, la

grande struttura scultorea di Michele Ciribifera, o la sug-

gestiva Melancholia di Massimo Diosono. Un’ampia pagina

è stata dedicata alla fotografia con Alessandra Baldoni, la

coppia Tiziana Nanni e Luca Tabarrini, Francesco Biccheri,

Luca Sola, Andrea Abbatangelo, e le raffinatissime scato-

lette con foto stenopeiche di Francesco Capponi.

Una versatilità espressa anche attraverso l’estensione delle

opere nell’intero spazio museale, dal chiostro esterno agli

spazi della Collezione Beuys, dove Chiara Trivelli ha collo-

cato un’affascinante installazione appositamente ispira-

ta all’artista tedesco. Note di sensibilità femminile sono

emerse in particolare nei lavori introspettivi di Benedetta

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Galli, Laura Patacchia, Meri Tancredi, Fikrete Topalli, Anja

Capocci, Valentina Orlando, Chiara Dionigi, Sara Sargentini,

Antonella Zazzera, Silvia Ranchicchio. Non sono manca-

te nemmeno le provocazioni come l’ironica e graffiante

quadreria pseudopornografica di Mario Consiglio, lo Jäger-

meister di Marino Ficola o l’Italia “ai-lati” del mondo di

Skizzo.

Punto d’approdo per la contemporaneità umbra l’evento

è stato corredato da numerosi eventi collaterali e dal un

versatile catalogo, realizzato appunto dallo Studio grafico

Zup, manifestazione anch’esso di creatività parallela a di-

mostrazione che una grande mostra d’arte contemporanea

puo e deve oggi trasformarsi in un imponente evento me-

diatico, capace di estendere la creatività ben oltre le mura

del palazzo.

Fabritia D’Intino, Cosamia, performance.

Massimo Diosono, Melancholia, 2013, particolare (foto g. Nicoletti)

Michele Ciribifera, Forze contrapposte, 2013.

Laura Patacchia, installazione, 2013.

Cio ha dato origine ad una mostra poliespressiva, trovando

spazio linguaggi eterogenei comprendenti tecniche tradi-

zionali come le sculture monumentali di Marco Mariucci

e Cristiano Carotti, o la pittura ad olio su tela di Radu Sa-

batta, tutti con livelli di figurazione contemporanea, ed

esperienze innovative come le installazioni video di De-

siderio Sanzi e del collettivo Folo-logico, i QRcode rica-

mati di Eleonora Anzini, o il progetto per un monumento

all’attenzione di Gianni Moretti. Circa quaranta gli artisti

presenti, tra i quali largo spazio è stato dato ai rappresen-

tanti delle arti performative, esibite attraverso eventi suc-

cedutisi nel mese di durata della mostra. Dalla recitazio-

ne alla danza contemporanea, artisti come Junia Bricca e

Roberto Costa Augusto, Alice Gosti, Fabritia D’Intino, Luisa

Contessa, Eleonora Chiocchini, hanno trasformato il mu-

Arte&Cultura Tell mum everithing is ok. Giovani artisti umbri

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marchio, anche ai fini della pubbli-cità, nei limiti della diffusione loca-le, nonostante la registrazione del marchio stesso. L’uso precedente del segno da parte del richiedente o del suo dante causa non è di ostacolo alla registrazione; b) siano identici o simili a un segno già noto come ditta, denominazione o ragione so-ciale, insegna e nome a dominio usato nell’attività economica, o altro segno distintivo adottato da altri, se a causa della identità o somiglianza fra i segni e dell’identità o affinità fra l’attività d’impresa da questi eserci-tata ed i prodotti o servizi per i quali il marchio è registrato possa deter-minarsi un rischio di confusione per il pubblico, che puo consistere anche in un rischio di associazione fra i due segni. L’uso precedente del segno, quando non importi notorietà di esso, o importi notorietà puramen-te locale, non toglie la novità. L’uso precedente del segno da parte del ri-chiedente o del suo dante causa non è di ostacolo alla registrazione;

c) siano identici ad un marchio già da altri registrato nello Stato o con ef-ficacia nello Stato in seguito a do-manda depositata in data anteriore o avente effetto da data anteriore in forza di un diritto di priorità o di una valida rivendicazione di preesistenza per prodotti o servizi identici;

d) siano identici o simili ad un marchio gia’ da altri registrato nello Stato o con efficacia nello Stato, in seguito a domanda depositata in data an-teriore o avente effetto da data an-teriore in forza di un diritto di pri-orità o di una valida rivendicazione di preesistenza per prodotti o servizi identici o affini, se a causa dell’i-dentità o somiglianza fra i segni e dell’identità’ o affinità fra i prodotti o i servizi possa determinarsi un ri-schio di confusione per il pubblico, che puo consistere anche in un ri-schio di associazione fra i due segni;

e) siano identici o simili ad un marchio gia’ da altri registrato nello Stato o con efficacia nello Stato, in seguito a domanda depositata in data an-

teriore o avente effetto da data an-teriore in forza di un diritto di pri-orità o di una valida rivendicazione di preesistenza per prodotti o servizi anche non affini, quando il mar-chio anteriore goda nella Comunità, se comunitario, o nello Stato, di ri-nomanza e quando l’uso di quello successivo senza giusto motivo trar-rebbe indebitamente vantaggio dal carattere distintivo o dalla rinoman-za del segno anteriore o recherebbe pregiudizio agli stessi;

f) siano identici o simili ad un marchio già notoriamente conosciuto ai sensi dell’articolo 6-bis della Convenzio-ne di Parigi per la protezione della proprietà industriale, per prodotti o servizi anche non affini, quando ri-corrono le condizioni di cui alla let-tera e)”;

4) l’art. 13, co. I, C.p.i. ai sensi del quale non “possono costituire og-getto di registrazione come marchio d’impresa i segni privi di carattere distintivo e in particolare:

a) quelli che consistono esclusivamente in segni divenuti di uso comune nel linguaggio corrente o negli usi co-stanti del commercio;

b) quelli costituiti esclusivamente dalle denominazioni generiche di prodotti o servizi o da indicazioni descrittive che ad essi si riferiscono, come i se-gni che in commercio possono servi-re a designare la specie, la qualità, la quantità, la destinazione, il valore, la provenienza geografica ovvero l’e-poca di fabbricazione del prodotto o della prestazione del servizio o altre caratteristiche del prodotto o servi-zio”.

5) l’art. 14 C.p.i. secondo cui non “pos-sono costituire oggetto di registra-zione come marchio d’impresa:

a) i segni contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume;

b) i segni idonei ad ingannare il pub-blico, in particolare sulla provenien-za geografica, sulla natura o sulla qualità dei prodotti o servizi;

c) i segni il cui uso costituirebbe vio-lazione di un altrui diritto di autore, di proprietà industriale o altro diritto esclusivo di terzi”.

6) l’art. 19, co. II, C.p.i. che statuisce come non possa “ottenere una re-gistrazione per marchio di impresa chi abbia fatto la domanda in mala fede”;

7) l’art. 31, co. I, C.p.i. secondo il quale non possono “costituire oggetto di registrazione come disegni e model-li l’aspetto dell’intero prodotto o di una sua parte quale risulta, in par-ticolare, dalle caratteristiche delle linee, dei contorni, dei colori, della forma, della struttura superficia-le ovvero dei materiali del prodotto stesso ovvero del suo ornamento, a condizione che siano nuovi ed ab-biano carattere individuale”;

8) l’art. 36, co. I, C.p.i. che dispone come non possano “costituire og-getto di registrazione come disegni o modelli quelle caratteristiche dell’a-spetto del prodotto che sono deter-minate unicamente dalla funzione tecnica del prodotto stesso”.

Ebbene, viste queste numerose condi-zioni legali ostative e rilevato che, come da espresso statuizione normativa, una domanda presentata potrebbe essere anche “in mala fede”, è evidente che questa istanza, in quanto tale, non ga-rantisce di per sè la registrazione del prodotto industriale oggetto della ri-chiesta.Inoltre, una volta che i marchi o segni

Giungono novità importanti in tema di tutela del marchio. Negli ultimi anni contravvenendo ad una vecchia prassi, sempre più si ricorre al giudizio pena-le per ottenere tutela nei confronti dei contraffattori del marchio. Ma occorre stare attenti in quanto la giurispruden-za è intervenuta ponendo dei limiti im-portanti a questa tendenza.La Corte di Cassazione ha recentemente affermato, che l’ avvenuta registrazio-ne del marchio o del segno distintivo rappresenta una condizione impre-scindibile affinché venga assicurata la “tutela penale dei marchi o degli altri segni distintivi”.Infatti, la Cassazione ha rilevato che, si è “inteso ratificare la giurispruden-za che richiedeva, per la tutela penale, l’avvenuta registrazione del marchio o del segno, non bastando la semplice domanda” posto che si puo conoscere “solo un titolo già rilasciato mentre la semplice richiesta dello stesso non dà luogo di per sé alla garanzia dell’esito positivo della avviata procedura ammi-nistrativa”.Del resto, pur a fronte di un diverso filone interpretativo secondo il quale, al contrario, da un lato, è “sufficien-te la presentazione della domanda di registrazione o brevetto a far scatta-re la protezione penale del marchio, perché già da tale momento si rende formalmente conoscibile il modello e possibile la sua illecita riproduzione”, dall’altro lato, questa “forma di tutela anticipata del segno distintivo sussiste anche dopo l’entrata in vigore della nuova normativa in materia di marchi introdotta dalla l. n. 99 del 2009, la cui ratio è quella di garantire una rispo-sta repressiva più efficace al fenomeno della contraffazione anche con l’espli-cita osservanza della normativa comu-nitaria”, è preferibile, il primo percorso ermeneutico.Infatti, la riforma su emarginata, nel

condizionare, come già rilevato in pre-cedenza, la punibilità degli autori dei delitti di cui all’art. 473 e 474 c.p., all’osservanza delle “norme delle leg-gi interne, dei regolamenti comunitari e delle convenzioni internazionali sulla tutela della proprietà intellettuale o in-dustriale”, richiede che il procedimen-to, volto ad ottenere la registrazione di marchi o segni distintivi, nazionali o esteri, di prodotti industriali, si sia concluso.Orbene, posto che detto procedimento è assai articolato e complesso, non è detto che la domanda proposta venga necessariamente accolta.In effetti, come è noto, il Codice della proprietà industriale (di seguito indica-to con la dicitura C.p.i.), introdotto con il decreto legislativo, 10/02/05, n. 30, prevede una serie di limitazioni per la registrazioni dei marchi, segni e pro-dotti industriali.

A titolo meramente esemplificativo, si riportano le seguenti norme giuridiche:1) l’art. 9 C.p.i. secondo cui non possa-

no “costituire oggetto di registrazio-ne come marchio d’impresa i segni costituiti esclusivamente dalla for-ma imposta dalla natura stessa del prodotto, dalla forma del prodotto

necessaria per ottenere un risultato tecnico, o dalla forma che dà un va-lore sostanziale al prodotto”;

2) l’art. 10, co. I, C.p.i. ai sensi del quale gli “stemmi e gli altri segni considerati nelle convenzioni in-ternazionali vigenti in materia, nei casi e alle condizioni menzionati nelle convenzioni stesse, nonché i segni contenenti simboli, emblemi e stemmi che rivestano un interesse pubblico non possono costituire og-getto di registrazione come marchio d’impresa, a meno che l’autorità competente non ne abbia autorizza-to la registrazione”;

3) l’art. 12 C.p.i., co. I che prevede come non possano “costituire og-getto di registrazione come marchio d’impresa i segni che alla data del deposito della domanda:

a) siano identici o simili ad un segno già noto come marchio o segno di-stintivo di prodotti o servizi fabbri-cati, messi in commercio o prestati da altri per prodotti o servizi identici o affini, se a causa dell’identità o so-miglianza tra i segni e dell’identità o affinità fra i prodotti o i servizi possa determinarsi un rischio di confusio-ne per il pubblico, che puo consistere anche in un rischio di associazione fra i due segni. Si considera altresì noto il marchio che ai sensi dell’ar-ticolo 6-bis della Convenzione di Parigi per la protezione della pro-prietà industriale, testo di Stoccolma 14 luglio 1967, ratificato con legge 28 aprile 1976, n. 424, sia notoria-mente conosciuto presso il pubblico interessato, anche in forza della no-torietà acquisita nello Stato attraver-so la promozione del marchio. L’uso precedente del segno, quando non importi notorietà di esso, o importi notorietà puramente locale, non to-glie la novità, ma il terzo preutente ha diritto di continuare nell’uso del

Per la tutela penale contro la contraffazione è necessaria l’avvenuta registrazione del Marchio

In effetti, come è

noto, il Codice della

proprietà industriale

prevede una serie

di limitazioni per

la registrazioni dei

marchi, segni e

prodotti industriali.

Inoltre, una volta che i marchi o segni

distintivi vengono registrati, è necessario

altresì appurare se ricorrano cause estintive

tali da ritenerli non più oggetto di tutela.

Marchi&Brevetti a cura di Giuseppe Caforio*

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Marchi&Brevetti

distintivi vengono registrati, è necessa-rio altresì appurare se ricorrano cause estintive tali da ritenerli non più ogget-to di tutela.In altri termini, si tratta di verificare se il soggetto titolare di un data marchio (o altro prodotto industriale) registrato sia decaduto da quel diritto.Ad esempio, l’art. 13, co. IV, C.p.i. sta-bilisce che il “marchio decade se, per il fatto dell’attività o dell’inattività del suo titolare, sia divenuto nel commer-cio denominazione generica del pro-dotto o servizio o abbia comunque per-duto la sua capacità distintiva”; l’art. 14, co. II, C.p.i., a sua volta, prevede che il marchio d’impresa decade:a) se sia divenuto idoneo ad indurre in

inganno il pubblico, in particolare circa la natura, qualità o provenien-za dei prodotti o servizi, a causa di modo e del contesto in cui viene uti-lizzato dal titolare o con il suo con-senso, per i prodotti o servizi per i quali è registrato;

b) se sia divenuto contrario alla legge, all’ordine pubblico o al buon costu-me;

c) per omissione da parte del titolare dei controlli previsti dalle disposizio-ni regolamentari sull’uso del marchio collettivo”.

Analoga conseguenza ricorre qualora il titolare non ne faccia “uso effettivo” ossia, allorché la durata per la prote-zione sia scaduta e il titolare non ab-bia chiesto la proroga ovvero, nei casi in cui, il titolo di privativa non possa essere rinnovato e il periodo di conces-sione sia scaduto.Inoltre, un’altra valutazione da com-piersi, una volta appurato che la regi-strazione è stata compiuta ed non ri-corrono ipotesi di decadenza, è quella di stabilire se il soggetto che abbia fatto uso del marchio (o segno distintivo), ne abbia fatto un uso consentito posto che il titolare della c.d. privativa non ha sempre un diritto all’utilizzo esclusivo ed incondizionato.Tra l’altro, la stessa Corte di Cassazione, seppur con un orientamento non con-solidato, nel dichiarare che spetta “al giudice penale decidere in via inciden-

tale sulla validità o meno di un mar-chio, registrato sia in sede comunitaria che nazionale, quando la questione assuma rilevanza ai fini della quali-ficazione giuridica del fatto oggetto dell’imputazione”, lascia chiaramente intendere che la verifica, circa l’esi-stenza di un marchio registrato, valida-mente da tutelare ai fini del giudizio de quo (e quindi, per un verso, non de-caduto e usato effettivamente, per un altro verso, leso nel suo uso conferito in via esclusiva), è fondamentale per ve-rificare la sussistenza dei delitti di cui agli artt. 473 e 474 c.p. .Peraltro, tale valutazione decisoria ri-chiede anche un giudizio prognostico volto a “stabilire il livello della capacità imitativa del marchio, ovvero se si sia in presenza di un falso punibile o grosso-lano o comunque se sussista pericolo di confusione per l’acquirente”.Da ultimo, anche per quanto concerne i marchi o i segni distintivi riconosciu-ti in sede comunitaria, la Cassazione, successivamente all’entra in vigore della legge n. 99/09, ha stabilito che un “marchio rilasciato dall’autorità co-munitaria preposta a valutare domande di protezione di beni di proprietà in-dustriale, deve comunque rispettare, a norma dell’art. 53 del Regolamen-to CE 207/2009 del Consiglio, i diritti anteriori, discendenti dalla normativa nazionale, anche in base al diritto al nome, attribuendo così rilevanza al su-indicato art. 8 CPI, comma 3” dato che la registrazione non puo “essere sot-tratta al vaglio sulla validità del giudice nazionale”.Occorre comunque evidenziare che vi sono altre norme incriminatrici che possono essere invocate anche per i prodotti non registrati quale quello ap-plicato nel caso di specie ovvero l’art. 517 c.p.; per giunta, al di là del caso in questione, basta menzionare, a tito-lo meramente esemplificativo, l’art. 4, comma 49-bis della legge 24 dicembre 2003, n. 350 (Finanziaria per il 2004)[24] o ancora, l’art. comma 7, della l. 14 maggio 2005, n. 80 entrambi volti a tutelare, seppur in forme diverse, la proprietà intellettuale.

In conclusione la tutela specifica pena-le avverso la contraffazione deve avere come presupposto la valida registrazio-ne del marchio, unito ad un uso rego-lare.Vi possono essere strumenti alterna-tivi di tutela penale, come il ricorso alla contestazione del reato di frode in commercio, ma cio non è esaustivo dell’esigenza di tutela prioritaria del marchio. [*Docente Dipartimento Giu-risprudenza - Perugia]

CameraNotizie a cura di Roberto Vitali

Fabrizio Fratini è il nuovo vice direttore della Camera di Commercio

Il 2 dicembre è entrato a far parte della “famiglia” camerale il dottor Fabrizio Fratini, fresco vincitore del concorso bandito per coprire la carica di Vice Se-gretario Generale dell’Ente. Trentotto anni, viterbese, al dottor Fratini è stato affidato l’incarico relativo alla direzio-ne e coordinamento dell’area dirigen-ziale studi e promozione economica.Al giovane neo Vice Direttore i più sin-ceri auguri di buon lavoro dalla reda-zione.

Ercole olivario 2014: aperte le iscrizioni

L’Ercole Olivario sta scaldando i motori: sono state aperte, infatti, le iscrizioni alla XXII edizione del prestigioso concorso dedicato all’olio extravergine d’oliva di qualità italiano, organizzato dall’Unione Italiana delle Camere di Commercio, in collaborazione con la Camera di Perugia, il MIPAAF ed il Ministero dello Sviluppo Economico.Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera, nonché del Comitato di Coordinamento del Con-corso, ha dichiarato: “Come ogni anno l’Ercole Olivario si propone di celebrare l’eccellenza dello straordinario e variegato panorama olivicolo nazionale, in cui operano soggetti sempre più sensibili all’estrema qualità del prodotto. In tutto cio non va certo dimenticato il contributo inestimabile delle Camere di Commercio, grazie alle quali riusciamo a dar lustro, in maniera di volta in volta più puntuale ed esauriente, al mondo dell’extravergine italiano, considerato in tutte le sue meravigliose declinazioni territoriali”.In ciascuna regione saranno costituite le Commissioni di degustazione, composte da iscritti nell’elenco di tecnici ed esperti, chiamati a eleggere un massimo di sei oli, secondo le due categorie previste (DOP e IGP).Gli oli selezionati concorreranno alla fase finale della competizio-ne - che si svolgerà in Umbria dal 23 al 29 marzo 2014 - durante la quale saranno sottoposti all’esame di una Giuria Nazionale co-stituita da 16 esperti.L’Ercole sarà assegnato agli oli che otterranno i primi due posti nelle due categorie per le varie tipologie di fruttato: leggero, me-dio ed intenso.Saranno anche assegnati:- il Premio Speciale Amphora Olearia all’olio finalista con la mi-

gliore confezione;- la Menzione Speciale “Olio Biologico”;- il Premio Lekytos, alla personalità straniera distintasi per conoscenza delle tecniche d’as-

saggio;- il Premio “Il Coraggio di fare Nuove Imprese Agricole”, riservato alle aziende finaliste avviate

nell’ultimo quinquennio.Regolamento completo e modulistica di iscrizione sul sito: www.ercoleolivario.net

L’Ercole sarà assegnato agli oli

che otterranno i primi due posti

nelle due categorie per le varie

tipologie di fruttato: leggero, medio ed intenso.

83

Vi possono essere

strumenti alternativi di tutela penale,

come il ricorso alla

contestazione del

reato di frode in

commercio, ma ciò

non è esaustivo

dell’esigenza di

tutela prioritaria del

marchio.

Grande successo per il Master per Esperto in marketing dei prodotti agroalimentari umbri

Alcuni hanno avviato una piccola impresa, altri hanno trovato lavoro nelle aziende umbre del settore. Quel che conta è che dei 17 allievi del Master per “Esperto in marketing e promo-commercializzazione dei prodotti agroalimentari umbri” quasi tutti al momento hanno una occupazione.

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CameraNotizie

8485

Venerdì 20 dicembre, nella sede della Camera di Commercio, gli allievi hanno ricevuto l’at-testato finale di partecipazione a conclusione dell’iter formativo cominciato un anno prima. Durante questo periodo i partecipanti hanno potuto acquisire le competenze e le conoscenze per operare nell’ambito della gestione aziendale e per collaborare alla gestione dei processi innovativi nell’area commerciale.A testimonianza delle capacità acquisite gli allievi hanno realizza-to due strumenti di promozione integrata: una brochure e un video che raccontano un’Umbria fatta di persone, sensazioni e tradizioni attraverso la cucina, gli aneddoti, i modi di dire e le eccellenze eno-gastronomiche.A consegnare gli attestati è stato il presidente della Camera Giorgio Mencaroni, il quale ha sottolineato come “la Camera di Commercio continuerà a investire nel settore agroalimentare e nella promozione dei prodotti tipici del nostro territorio. Spesso è proprio questo com-parto a rappresentare la chiave di volta per accedere ad altri e nuovi mercati”.Alla cerimonia erano presenti gli studenti del Master, le aziende che li hanno ospitati, gli studenti cinesi del corso organizzato nell’ambito di “Taste Umbria 2013” ed i responsabili degli enti coinvolti nei programmi di formazione.Il master è stato organizzato da Sistemi Formativi Confindustria Umbria, in collaborazione con Università dei Sapori e con il sostegno della Camera di Commercio di Perugia e della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia.

…Mencaroni, il quale ha

sottolineato come “la Camera

di Commercio continuerà

a investire nel settore

agroalimentare e nella

promozione dei prodotti

tipici del nostro territorio…”

Raccontami l’Umbria. Al via l’edizione 2014

Le Camere di Commercio di Perugia e Terni hanno indetto la quinta edizione del Premio giornalistico internazionale “Raccontami l’Umbria-Stories on Umbria”, la cui premiazione si terrà a Perugia, durante il Festival Internazionale di Giornalismo, nella prima settimana di maggio 2014. Il concorso, la cui partecipazione è gratuita, è riservato agli articoli e ai video che abbiano trat-tato le eccellenze artistico-culturali-ambientali e il sistema economico-produttivo di qualità della regione, contribuendo a dare visibilità in Italia e nel mondo all’Umbria e a valorizzarne le migliori produzioni del suo sistema d’impresa.Inoltre, ed è questa la grande novità del bando 2014, è stata istituita anche una sezione

speciale “Social” per premiare la migliore clip che racconti le bellezze e le suggestioni dell’Umbria, declinata nelle sue sfaccet-tature culturali, turistiche ed enogastro-nomiche. La finalità del premio speciale è di individuare nuove modalità di raccon-to dell’Umbria, in linea con il linguaggio dei social network e con le loro modali-tà espressive, per restituire un’immagine promozionale inedita e accattivante della

regione. I video saranno giudicati da una giuria popolare attraverso il meccanismo dei “mi piace”, cliccando sulla pagina Facebook del premio Raccontami l’Umbria il video preferito. Al vincitore sarà riconosciuto un premio di 1.500 euro.Al di là della sezione speciale il Premio si articolerà nelle consuete sezioni stampa, video e web per articoli foto-giornalistici pubblicati o servizi andati in onda fra il 1° gennaio 2013 e il 28 febbraio 2014. I contributi saranno esaminati da una Commissione nominata dalle Camere di Commercio di Perugia e Terni.

Anche quest’anno, come già nella passata edizione, la Commissione selezionerà, per ognuna delle tre categorie, una rosa di 3 finalisti candidati alla vittoria che verranno invitati a parteci-pare alla cerimonia di premiazione: solo durante la cerimonia verranno proclamati gli articoli e il video risultati vincitori.Il Premio, pari a 2.500 euro per ciascuna sezione, sarà corrisposto parte in denaro e parte sarà fruito attraverso soggiorni in Umbria in abbinamento a prodotti tipici locali. Termine per inviare alla Segreteria del Premio la domanda di partecipazione per le tre sezioni stampa, video e web: 30 marzo 2014.Termine per inviare alla Segreteria del Premio la domanda di partecipazione per la sezione speciale social: 28 febbraio 2014.

…la grande novità del bando 2014, è stata

istituita anche una sezione speciale “Social” per premiare la migliore clip che racconti

le bellezze e le suggestioni dell’Umbria…

Per maggiori informazioni:Ufficio Stampa ed EditoriaVia Cacciatori delle Alpi, 42 06121 Perugia tel. +39 075 5748312 5748257 – [email protected]

Primo Concorso nazionale Cerevisia: le sei migliori birre d’Italia premiate a Deruta

Si è tenuta il 23 novembre al Museo della Ceramica di Deruta la premiazione uffi-ciale del Concorso Cerevisia 2013, che ha incoronato le migliori 6 birre italiane. Nato per la valorizzazione delle eccellen-ze birraie italiche, al Cerevisia 2013 han-no partecipato 50 birre prodotte da 20 birrifici con sede e stabilimenti sul terri-torio nazionale.Particolare soddisfazione per la nostra provincia è giunta dall’assegnazione del

Page 45: L’innovazione digitaLe neLLa Pa: nuove forme di ... LOW.pdfconoscono benissimo il peso delle loro Camere di Com-mercio. A cominciare da quella di Perugia, punto di rife-rimento per

Note di legislazione regionale a cura di Massimo Duranti

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Leggi e regolamenti, decreti e determinazioni pubblicati dal 2 ottobre 2013 al 8 gennaio 2014

Legge regionale 27 settembre 2013, n. 21 Ulteriori modificazioni della legge re-gionale 16 aprile 2005, n.21 (Nuovo Statuto della Regione Umbria)(Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.45 del 2 ottobre 2013

Questa legge, come le successive, modi-fica alcune parti dello Statuto regionale ed è nella piena efficacia non avendo il Governo promosso giudizio di legittimi-tà avanti la Corte Costituzionale, ai sensi del secondo comma della dell’art. 123 della Costituzione, né essendo interve-nuta nessuna richiesta di referendum. Le modifiche riguardano l’art.18 che nella nuova formulazione precisa che “la legge regionale individua gli strumenti gene-rali della programmazione e disciplina le procedure di formazione, aggiorna-mento attuazione e verifica dei risultati degli stessi”. Inoltre, precisazioni formali intervengono sulla amministrazione del demanio del patrimonio regionale.

Legge regionale 27 settembre 2013, n. 22 Ulteriori modificazioni della legge re-gionale 16 aprile 2005, n.21 (Nuovo Statuto della Regione Umbria)(Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.45 del 2 ottobre 2013)

La presente modifica riguarda le Risorse

naturali, per le quali il legislatore re-gionale ha inteso ampliare il significato dell’impegno, rivolto anche alle gene-razioni future, precisando che l’acqua ha carattere esclusivamente pubblico, rispetto dunque a ogni possibile ipotesi di privatizzazione.

Legge regionale 27 settembre 2013, n. 23 Ulteriori modificazioni della legge re-gionale 16 aprile 2005, n.21 (Nuovo Statuto della Regione Umbria)(Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.45 del 2 ottobre 2013)

Fra le identità e i valori indicati dal-lo Statuto regionale, la presente legge inserisce quello della legalità nella se-guente forma: “La cultura della legalità e il contrasto alla criminalità organizza-ta e alle mafie”

Legge regionale 27 settembre 2013, n. 24 Ulteriori modificazioni della legge re-gionale 16 aprile 2005, n.21 (Nuovo Statuto della Regione Umbria)(Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.45 del 2 ottobre 2013

Dalla X legislatura, diminuirà il nume-ro dei Consiglieri regionali e dei mem-bri della Giunta regionale. La presente legge di modifica statutaria fissa in 20

il numero dei consiglieri (oltre il presi-dente) e in un numero non superiore a 5 quelli della Giunta.

Legge regionale 27 settembre 2013, n. 25 Ulteriori modificazioni della legge re-gionale 16 aprile 2005, n.21 (Nuovo Statuto della Regione Umbria)(Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.45 del 2 ottobre 2013

Il Consiglio regionale dell’Umbria, a seguito delle presenti modifiche, assu-merà la denominazione più pregnante di “Consiglio regionale Assemblea legi-slativa dell’Umbria” e ordinariamente di “Assemblea legislativa dell’Umbria”. Entro 90 giorni dalla promulgazione della presente modifica dovranno esse-re adeguati i regolamenti del Consiglio regionale de della Giunta regionale.

Legge regionale 27 settembre 2013, n. 26 Ulteriori modificazioni della legge re-gionale 16 aprile 2005, n.21 (Nuovo Statuto della Regione Umbria)(Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.45 del 2 ottobre 2013

Con la presente modifica, la Regione pre-cisa nel proprio Statuto che la vigilanza sulla regolarità contabile è esercitata da un collegio dei revisori dei conti la cui

In questa rubrica vengono riportati le leggi regionali, i regolamenti regionali e i testi coordinati delle leggi regionali pubblicati nell’ultimo periodo sul Bollettino Ufficiale della Regione Umbria con una sintesi del loro contenuto. Vengono altresì riportate le più rilevanti deliberazioni della Giunta regionale, del Consiglio regionale, i Decreti del Presidente della Giunta regionale e le Determinazioni dirigenziali di interesse generale riferiti al medesimo periodo di pubblicazione, aventi per lo più riflessi di na-tura economica. In particolare sono citati i Regolamenti Comunitari dei quali la Regione prende atto con proprie deliberazioni riguardo alle provvidenze riferite all’Umbria. Per ogni legge, regolamento e ogni altro atto citato vengono indicati il numero e la data del Bollettino Ufficiale nel quale sono pubblicati, cio al fine della eventuale consultazione possibile – fra l’altro – presso l’Ufficio Documentazione del Consiglio regionale dell’Umbria (Piazza Italia, 2).Dal 1° gennaio 2013 il Bollettino Ufficiale della Regione dell’Umbria è redatto esclusivamente in formato elettronico firmato digitalmente. Nel sito istituzionale della Regione www.regione.umbria.it è possibile consultare integralmente, gratuita-mente e senza limiti di tempo tutte le pubblicazioni.

CameraNotizie

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Premio “Migliore Birra giovane d’Italia” alla birra Fiera, del Birrificio dell’Eremo di Capodacqua di Assisi: un riconoscimento di grande valore, riservato ai birrifici italiani nati dopo il 1 gennaio del 2011.I premi sono stati assegnati in base ad un criterio geografico (Nord, Centro e Sud) ed al tipo di birre (ad alta o bassa fermentazione).Per le migliori birre ad alta fermentazione salgono sul podio: la birra Nazionale 3.3, del bir-rificio Baladin di Piozzo (Cuneo), la Reale del birrificio Birra del Borgo di Borgorose (Rieti) e la Grazie Mille del Cantirrificio Vittoria di Ragusa.Per le birre a bassa fermentazione, i premi sono andati alla Ambra Rossa del birrificio San Gabriel di Ponte di Piave (Cuneo) e alla birra Nera prodotta dalla Damare di Fiumicino (Roma).

Il concorso è stato organizzato dal Banco Nazionale di Assaggio delle Birre, in collaborazione con l’Asso-ciazione degli Industriali della birra e del Malto (As-soBirra), del Centro di Eccellenza per la Ricerca sulla Birra, dell’Università degli Studi di Perugia (CERB), della Camera di Commercio di Perugia, del Comune di Deruta e della Regione Umbria.I riconoscimenti, insieme a pregiate ceramiche arti-stiche realizzate a Deruta, sono stati consegnati dal direttore di AssoBirra Filippo Terzaghi, dal professor Paolo Fantozzi del centro CERB dell’Università de-gli Studi di Perugia, dal Presidente della Camera di Commercio Giorgio Mencaroni, dal sindaco di Deruta

Alvaro Verbena e dall’assessore all’Agricoltura della Regione Umbria Fernanda Cecchini.Le birre vincitrici potranno fregiarsi della specifica coccarda che certifica il riconoscimento con-seguito nella controetichetta della bottiglia e nei loro siti web.

…assegnazione del Premio “Migliore

Birra giovane d’Italia” alla birra Fiera,

del Birrificio dell’Eremo di Capodacqua

di Assisi: un riconoscimento di grande

valore, riservato ai birrifici italiani

nati dopo il 1 gennaio del 2011.

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Note di legislazione regionale

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(Bollettino ufficiale n. 58 del 30 dicem-bre 2013)

Come ogni anno, con la presente legge viene autorizzato l’esercizio provvisorio del bilancio per il I trimestre del 2014 con la spesa in dodicesime del prece-dente esercizio finanziario. La legge in questione si occupa anche di asse-gni vitalizi per gli eredi dei consiglieri regionale e del calcolo dell’indennità mensile. Infine la legge tratta dell’i-scrizione dei Comitati locali della Cro-ce Rossa Italiana nel Registro regionale della persone giuridiche private.

Legge regionale 23 dicembre 2013, n. 33Modificazioni ed integrazioni del-le legge regionale 27 dicembre 2012, n.28 (disposizioni di adeguamento al decreto legge 10 ottobre 2012, n.174 (Disposizioni urgenti in materia di fi-nanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposi-zioni in favore delle zone terremotate nel maggio del 2012 ), convertito, con modificazioni, dalla legge 7 dicembre 2012, n.213) e abrogazione di norme. (Bollettino ufficiale n. 58 del 30 dicem-bre 2013)

Con la presente legge si apportano si-gnificative modifiche alla legge re-gionale n.28 del 2012 in materia di finanza e funzionamento degli enti ter-ritoriali, contenente anche provvidenze per le zone terremotate del 2012. In-tanto viene ampiamente modificato il funzionamento dei Gruppi consiliari, le loro dotazioni di mezzi e personale e finanziamenti nell’ottica della tra-sparenza e del risparmio rispetto alle precedenti disposizioni. In particolare, è anche chiarito per quali finalità non sarà possibile utilizzare i contributi ai gruppi stessi, come quella del finan-ziamento delle attività di partito; così come non si potranno dare incarichi a Parlamentari, consiglieri regionali di altre regione e a candidati.

Regolamento regionale 4 novembre 2013, n. 4

Ulteriore integrazione al Regolamento regionale 17 dicembre 2002, n.7 (Re-golamento di attuazione della legge regionale 19 novembre 2001, n.28)

Regolamento regionale 4 dicembre 2013 , n.5 Disciplina sulla obbligatorietà della formazione del piano attuativo e per gli elaborati del Piano regolatore ge-nerale e del piano attuativo conven-zionato , di cui all’art. 62 , comma 1 lettere e) ed f) e g) della legge regionale 22 febbraio 2005, n. 11 (norme in ma-teria di governo del territorio: pianifi-cazione urbanistica comunale)(Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.55 dell’11 dicembre 2013)

Regolamento regionale 4 dicembre 2013 , n.6Norme di attuazione in materia di con-tributo di costruzione ai sensi dell’art. 12, comma 1, lett. b) della legge regio-nale 18 febbraio 2004, n.1 (norme per l’attività edilizia) (Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.55 dell’11 dicembre 2013)

Regolamento regionale 30 dicembre 2013, n. 7Trattamento dei dati sensibili e giudi-ziari di competenza della Giunta regio-nale, degli enti e delle agenzie regiona-li, delle aziende unità sanitarie locale, delle aziende ospedaliere, delle aziende ospedaliero-universitarie e degli altri soggetti pubblici per i quali la Regione esercita poteri di indirizzo e controllo. (Supplemento ordinario n.1 al Bollet-tino ufficiale n.2 del dell’8 gennaio 2014)

Deliberazione della Giunta regionale 15 luglio 2013, n. 799Misure per aumentare la prescrizione di farmaci a brevetto scaduto(Bollettino ufficiale n. 45 del 2 ottobre 2013)

Deliberazione della Giunta regionale 4 settembre 2013, n.957

Tariffario di base per prestazioni di as-sistenza ospedaliera di cui al DM Salute 18 ottobre 2012. (Supplemento ordinario n. 1 al Bolletti-no ufficiale n. 50 del 6 novembre 2013)

Deliberazione della Giunta regionale 15 ottobre 2013, n.1127Approvazione programma annuale 2013 per la crescita, l’innovazione e la competitività del sistema produttivo regionale.(Supplemento ordinario n.2 al Bollet-tino ufficiale n.55 dell’11 dicembre 2013)

Deliberazione della Giunta regionale 28 ottobre 2013, n. 31Elenco regionale dei prezzi e dei costi minimi della manodopera per lavori edili, impianti tecnologici, infrastrut-ture a rete, lavori stradali ed impianti sportivi per l’esecuzione di opere pub-bliche-edizione 2013. Elenco regionale dei costi per la sicurezza dei lavoratori -Edizione 2013.(Supplemento straordinario al Bolletti-no ufficiale, 58 del 30 dicembre 2013)

Deliberazione della Giunta regionale 16 dicembre 2013, n. 1498Indirizzi per l’attuazione nel sistema regionale dei servizi per l’impiego del D.Lgs. n. 181/2000 e successive modi-ficazioni ed integrazioni. (Supplemento ordinario n. 2 al Bollet-tino ufficiale n.2 dell’8 gennaio 2014)

Determinazione dirigenziale 25 ottobre 2013, n. 7945Programma di sviluppo rurale per l’Um-bria 2007/2013 Misura 313 “Incenti-vazione di attività turistiche”. DGR n. 1102/2013 – Bando di evidenza pub-blica concernente modalità e criteri per la concessione degli aiuti previsti dalla misura 313 “Incentivazione di attività turistiche” per il periodo 1° gennaio 2014-31 maggio 2015.(Supplemento ordinario n.2 al Bolletti-no ufficiale n.50 del 6 novembre 2013)

composizione e funzionamento sono re-golati dalla legge regionale di contabilità.

Legge regionale 18 ottobre 2013, n. 27 Modificazioni ed integrazione della legge regionale 9 aprile 2013, n.8 (di-sposizioni legate alla manovra di bi-lancio 2013 in materia di entrate e di spese-Modificazioni ed integrazioni di leggi regionali) (Bollettino ufficiale n.48 del 23 ottobre 2013)

Alcune modifiche formali alla mano-vra di bilancio 2013 sono previste in questa legge, fra cui il rinvio a dopo le elezioni amministrative del 2014 del rinnovo di alcuni organi amministrativi e l’autorizzazione alla Giunta regionale a concedere all’Agenzia Forestale regio-nale anticipazioni di cassa fino a quat-tro milioni di euro.

Legge regionale 20 novembre 2013, n.28Ratifica dell’accordo fra Regione Umbria e al Regione Marche concernente il rior-dino dell’Istituto zoo profilattico speri-mentale dell’Umbria e delle Marche.(Bollettino ufficiale n.53 del 27 no-vembre 2013)

La Regione Marche e la regione Umbria hanno raggiunto un accordo per il rior-dino dell’Istituto zoo profilattico speri-mentale dell’Umbria e delle Marche ri-guardante l’organizzazione e la gestione del medesimo, così come previsto da un Decreto legislativo sulla riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero, come quello in oggetto. La legge in questio-ne lo ratifica a precisa che detto accordo potrà essere modificato solo con leg-ge regionale. Sono dunque abrogate le precedenti leggi regionali che regolava-no questa istituzione.

Legge regionale 16 dicembre 2013, n. 29Disposizioni in materia di addizionale regionale all’IRPEF.(Bollettino ufficiale n. 56 del 18 dicem-bre 2013)

La potestà della Regione prevista dalla le-gislazione nazionale di fissare una addi-zionale all’IRPEF, per l’anno 2014 è stata tradotta nella legge regionale in oggetto. È stata operata una rimodulazione delle aliquote e delle fasce di reddito alle quali applicarle. Fino a 15.000 euro di reddito non è prevista nessuna maggiorazione; da 15.000 a 28.000 la maggiorazione sarà del 0,40%; da 28.000 a 55.000 sarà del 0.45; da 55.000 a 75.000 del 0,50 %; oltre i 75.000 sarà infine del 0,60%.

Legge regionale 23 dicembre 2013, n. 30Disciplina del sistema regionale di istruzione e formazione professionale(Bollettino ufficiale n. 58 del 30 dicem-bre 2013)

Ponendo la persona al centro delle politiche educative, la Regione Um-bria con la presente legge istituisce il sistema regionale della istruzione e formazione professionale in confor-mità e coerenza con la legislazione nazionale, la normativa europea e lo Statuto regionale. Il sistema garantisce l’assolvimento dell’obbligo dell’istru-zione e del diritto-dovere all’istruzio-ne stessa, garantendone il successo, contrastando la dispersione scolastica, facilitando l’orientamento e sostenen-do i giovani in particolari situazioni di disagio. Fanno parte del sistema gli organismi di formazione accreditati secondo la normativa vigente e gli isti-tuti professionali statali, soggetti che rilasciano i titoli di qualifica e i diplo-mi. La Regione programma, indirizza e coordina le politiche del settore assi-curando l’unitarietà della formazione, adotta criteri di valutazione e controllo per verificare efficacia ed efficienza e realizza il monitoraggio del sistema. La legge indica i percorsi che saranno di durata triennale e saranno tenu-ti sia dagli organismo accreditati, sia dagli Istituiti statali (il I anno). Sono previsti anche corsi quadriennali con rilascio di diploma che permettono anche di accedere all’esame di Stato e poi ad alcune facoltà universitarie. L’Assemblea legislativa della Regione

annualmente verificherà l’andamento del sistema.

Legge regionale 23 dicembre 2013, n. 31Norme in materia di infrastrutture per le telecomunicazioni(Supplemento ordinario al Bollettino ufficiale n.58 del 30 dicembre 2013)

La legge in oggetto, partendo dal pre-supposto del diritto da parte di tutti cittadini all’accesso a internet, quale mezzo di crescita economica e sociale, disciplina le localizzazioni, realizzazioni e modificazioni degli impianti e delle infrastrutture delle telecomunicazioni. La Regione ne promuoverà la diffusio-ne e utilizzo anche attraverso intese fra istituzioni e soggetti della ricerca per ottimizzarne l’utilizzo, attraverso anche lo sviluppo delle fibre ottiche e del digitale quanto a copertura terri-toriale, attraverso un Piano telematico regionale che realizzerà Regione Umbria Network (RUN), rete pubblica regionale, finalizzata a creare insiemi e sistemi di rete e apparecchiature a banda larga e ultralarga. La legge disciplina anche l’utilizzo del sottosuolo per la posa del-la fibra ottica impartendo disposizione a Comuni e Province. Inoltre, la legge in apposito capo disciplina la realizzazio-ne degli Impianti radioelettrici, preve-dendo anche sostegni all’innovazione tecnologica delle emittenti private. I Comuni dovranno comunque adottare appositi regolamenti per l’installazione di detti impianti tenendo presenti esi-genze di impatto ambientale e di sicu-rezza per la salute. Sarà inoltre creata una banca dati regionale degli impianti e delle infrastrutture e una Consulta re-gionale per le telecomunicazioni. Sono previste, infine, sanzioni pecuniarie elevate per installazioni, modifiche ed esercizio di impianti radioelettrici senza le prescritte autorizzazione.

Legge regionale 23 dicembre 2013, n. 32Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio di previsione per l’anno 2014 e altre disposizioni urgenti.

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Scaffale a cura di Antonio Carlo Ponti

Gustaw HerlingPagine sull’Umbria

A cura di Arnaldo Picuti. Traduzione di Marta Herling. Disegni di Luigi FrappiFoligno, Edizioni Orfini Numeister, 2013, pp. 36, ill. bn, s.i.p.

L’avvocato umanista Arnaldo Picuti, cui si deve fra l’altro una bella edizione del trattato Sui tartufi (Perugia, EFFE, 1999) del celebre falsario Alfonso Ceccarelli (Bevagna 1532- Roma 1583), durante le sue preziose ricerche dedicate alla nostra regione, s’imbatte in alcune pagine sull’Umbria del grande scrittore polacco Gustaw Herling (Kielce 1919-Na-poli 2000), contenute nel voluminoso Diario scritto di notte del 1992 e nel Breve racconto di me stesso pubblicato postumo nel 2006. Picuti non ci pensa molto e prepara questo libro smilzo e molto bello, e ottiene dall’eccellente pittore Luigi Frappi delle vedute re-alistiche e poetiche delle città citate dall’Autore (Foligno, Bevagna, Perugia, Spello, Todi, Assisi). Al libro, davvero elegante e utile, ha collaborato la nipote Marta, figlia di una delle figlie di Benedetto Croce, Ada, andata sposa a Herling. Scrive lo scrittore polacco che l’Umbria è la regione d’Italia per lui più bella e rappresenta nei suoi viaggi italiani “un bagno rigeneratore” e “Bevagna è un gioiello in miniatura. Sebbene piccola, la sua piazza ha tutto il diritto di comparire nella prima fila delle celebri piazze delle più rinomate cit-tadine umbre”. Il piccolo libro di Herling-Picuti, insomma, ha il diritto di comparire fra i libri più interessanti e vivi degli ultimi anni qui da noi usciti.

Paola Tedeschi (a cura di)L’Umbria nell’Età Napoleonica

Foligno, Edizioni Orfini Numeister, 2013, pp. 172, ill. bn, s.i.p.

L’elegante, accurato volume – del resto nella tradizione della casa editrice – raccoglie gli Atti dell’omonimo convegno di studi (Perugia-Spoleto, 1-2 dicembre 2010) promosso da-gli Archivi di Stato di Perugia e di Spoleto e sostenuto dalla Consulta delle sei Fondazioni delle Casse di Risparmio dell’Umbria (Città di Castello, Foligno, Perugia, Orvieto, Spoleto, Terni-Narni).L’occasione era il bicentenario (1810-2010) dell’età napoleonica in Italia, investigando sui rivolgimenti che la conquista francese determino nel territorio umbro e nella sua comunità politico-sociale, parte integrante dello Stato Pontificio. Il libro contiene ana-lisi storiografiche e storiche di rilevante novità, e documenti altrimenti non collegabili o dispersi nei faldoni delle scaffalature archivistiche, e nel contempo avvalora la fonda-mentale importanza degli archivi pubblici, e privati, e delle biblioteche, pubbliche e pri-vate, cui lo Stato dedica, un po’ annoiato e non consapevole, assai scarse risorse; da qui l’importanza di libri qual è questo che si segnala, per la bontà scientifica e la chiarezza dell’esposizione. Docenti universitari e archivisti si susseguono lungo le pagine del tomo in saggi brevi ma ricchi, facendone un prezioso apporto per capire addirittura l’Umbria attuale. Si elencano nell’ordine di apparizione le autrici e gli autori dei contributi: Simon-Pierre Dinard, direttore regionale aggiunto degli affari culturali del Nord-Pas-de-Calais che ha stilato la presentazione, Giovanna Gubbini, archivista, Paolo Franzese a., Marina Regni a., Rita Chiacchella, Università di Perugia, Chiara Coletti id., Cristina Galassi id., Car-la Nardi a., Luigi Rambotti a., Stefania Martoni a., Regina Lupi univ. pg., Marilena Rossi Caponeri a., Andrea Capaccioni univ. pg., Natale Vacalebre id., Serena Innamorati a. Non mancano nel libro numerose e interessanti illustrazioni di manifesti, mappe, autografi, ritratti. Mancano gli indici dei nomi e dei luoghi.

Mario RoychUna vita sulle montagne russe

Perugia, Globalpress Edizioni, 2013, pp. 276, ill. bn, euro 15

Superati i settanta, Mario Roych ha deciso che era ora di rivivere e trasmettere agli altri la vita trascorsa, così scrive l’autobiografia, perché è bene fare il punto. Tirare le somme. Nel libro si parla molto di cattolici impegnati in politica, specie nella Dc di cui l’autore è stato autorevole dirigente. E il libro è anche una sorta di storia del partito, legato alla liberazione e alla ricostruzione del paese uscito in frantumi dalla terribile seconda guerra mondiale. Animale politico a tutto tondo, l’autore, sardo con un cognome spagnolesco, ha in sé il crisma dell’impegno pubblico, della missione al servizio della comunità. Orfa-no di padre, viene in continente all’Onaosi di Perugia, si fa umbro per matrimonio e per lavoro. Mario ha quattro amori: la famiglia e Milena, su cui detta pagine appassionate, la politica, l’economia, l’informatica; ed eccelle in tutti, spirito matematico che qui si rivela sentimentale, e con uno sciolto italiano costruisce delle ricordanze sincere, nelle quali mescola, pur cronologicamente, flash back e rimandi, nulla tralasciando, né le note liete e i successi, numerosi, né le inevitabili sconfitte, brucianti. A un certo punto si fa imprenditore informatico di grande lustro, ma poi, si sa, in Italia non è facile fare impre-sa, specie onestamente. Gli va il riconoscimento di numerose intuizioni strategiche nella programmazione e pianificazione regionale, il merito di aver agevolato la metanizzazione dell’Umbria, e gli studi profondi e agguerriti che restano negli scaffali. Soprattutto il libro è davvero godibile nelle pagine belle e calde sulla Sardegna e sulle grandi variegate fa-miglie, sulle figure indimenticabili di nonni e di zii, probi sindaci di Arzachena. L’ottimo libro, necessario e utile per la recente storia umbra, tributa generosamente citazioni in un indice dei nomi di oltre ottocento soggetti.

Luigi GambacurtaMontefalco: la terra e la memoria

Montefalco, La Tipografica Bevagna, 2013, pp. 556, ill. bn, s.i.p.

Un compendio di vastissima intensità e mole, dettato da un amore quasi maniacale per la propria città (l’Autore ne è stato un efficiente Sindaco negli anni del terremoto 1997), e il sottotitolo suggerisce “nella storia, nelle opere, nei riti, nelle persone e nelle parole della vita agricola montefalchese”. L’orizzonte è quello della civiltà contadina del contado e del borgo, l’antica Coccorone, la cosiddetta “ringhiera dell’Umbria” che deve molto ai frati francescani per aver invitato Benozzo Gozzoli nella chiesa di Santo Francesco ora museo e le agostiniane per aver dato ospitalità e opportunità alla Santa del luogo Chiara da Mon-tefalco. In quasi seicento fitte pagine Gambacurta, già valente e innovativo insegnante di scuola media, eccellente poeta in vernacolo, riunisce, seguendo quella che Umberto chiama “vertigine della lista”, un gustoso glossario, decine di biografie di artigiani, sei pagine di bibliografia, un dizionarietto biografico degli uomini e delle donne illustri, la storia del sagrantino, la descrizione dei mestieri e delle pratiche agricole, fotografie, usi e costumi, gli allevamenti animali, l’elenco degli informatori, perché il libro si basa so-prattutto sulla registrazione delle fonti orali, stornelli con musica e parole, superstizioni e credenze popolari, perfino come si truccavano e vestivano le donne. Frutto di estenuanti e appassionate indagini, il libro si pone senza dubbio come un piccolo capolavoro del suo genere, un mix di storiografia, cronaca quotidiana, antropologia, sociologia, la cui utilità soltanto uno stolto negherebbe..

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Scaffale

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Luigi GambacurtaLe Storie dei Cantastorie

Montefalco, La Tipografica Bevagna, 2012, pp. 294, ill. bn, con 2 CD, s.i.p.

Il libro riunisce le storie, o racconti disegnati, che i cantastorie, attori-cantanti popolari cantavano sulle piazze, specie in occasione di fiere e mercati. Storie specialmente di ar-gomento cruento, anche in quei tempi le tre esse della “letteratura” di genere (sangue sesso soldi) attraeva la curiosità dei contadini e del popolo ingenuo. Ma non solo. L’Autore ha girato nei territori dell’Umbria Centrale, precisamente dei Comuni di Assisi, Bevagna, Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi, Foligno, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo, Massa Martana, Montefalco, Spello, Spoleto e Trevi, e dalla viva voce di testimoni privilegiati, ha compendiato e trasmesso un patrimonio orale e scritto di grande interesse e grande importanza, consentendo la conoscenza di testi e di temi e di melodie e di ritmi altri-menti destinati alla dimenticanza. Si tratta di un archivio della memoria che val la pena di ascoltare per capire il passato. Quel che eravamo. Il libro riporta quasi cinquanta storie, dalla fine dell’Ottocento alla seconda metà del Novecento: da “Chi è che bussa al mio portó” o il marito che torna dalla guerra a “Mamma mia , mi sento male”, da “A ventun anni andiedi melitare” a “Rocchi Armando”, famigerato prefetto fascista, da “La bella Emma a “La belva di Milano ossia Caterina Fort”, che stermino la famiglia dell’amante, da “Andrea Landru” a “Fedora”. I due CD allegati contengono 32 brani, vividamente inter-pretati da paesani cultori della memoria.

Giovanni PaolettiSi Andersen fusse perugino

Perugia, Morlacchi Editore, 2013,pp. 130, ill. bn, con CD, euro 12

Con i divertenti disegni di Cristiano Schiavolini e la puntuale e puntuta prefazione del massimo odierno esperto (e poeta in proprio) del vernacolo perugino e dintorni, Walter Pilini, Giovanni Paoletti, non a caso figlio di Rina Gatti, la scrittrice na€ve autrice dell’ac-clamato Stanze vuote (ora riproposto per le edizioni Aguaplano), che ha già pubblicato poesie in dialetto, poliglotta, affronta in questo arguto libriccino un’impresa davvero au-dace e ardua, cioè volgere nel dialetto che conosce, specie quello natio di Ponte San Gio-vanni, il celeberrimo novellista danese Hans Christian Andersen (1805-1875). Manca La Sirenetta, ma fra gli altri racconti conosciuti in tutto il mondo sono presenti Il soldatino di stagno, Il brutto anatroccolo, La Principessa sul pisello, La piccola fiammiferaia, Quel che il babbo fa è sempre ben fatto, Il vestito nuovo dell’Imperatore, quest’ultimo capolavoro nel quale si mostra il candore del bambino che esclama “ma il Re è nudo!” e la suddi-tanza a schiena bassa di troppi servi per scelta opportunistica. L’impresa sull’Andersen perugino sembra riuscita, in cio suffragata dalla tenuta testuale, volta in racconto audio dalla voce narrante immessa in due CD molto ascoltabili allegati al volume. La voce non poteva essere che quella di Mariella Chiarini, valorosa autrice-attrice.

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innovazione

turismo

tradizione

gastronomia

ambiente

cultura

www.pg.camcom.gov.it

storia

L’Umbria, terra di ritmi e stili di vita a dimensione d’uomo, ma anche terra di lavoro e operosità. La sua storia,

la sua gente, i suoi paesaggi, le innumerevoli testimonianze d’arte riscontrabili in ogni suo scorcio, in ogni vicolo

delle sue città e dei suoi borghi millenari, i sapori e gli odori delle sue tante eccellenze enogastronomiche, creano

un’alchimia di piaceri e sensazioni capaci di renderla Unica.

Camera di Commercio di Perugia promuove la realtà sociale, culturale ed economica del territorio al fine

di creare, per le imprese e per i consumatori umbri, opportunità utili a favorirne la crescita. Per questo

sosteniamo iniziative che mirano alla valorizzazione del territorio e spingono verso il “fare sistema”, con l’intento

di trasformare mille volti, mille risorse, mille realtà in una terra Unica. L’Umbria.

Mille volti, mille risorse, mille realtà, una terra Unica. L’Umbria.

Unica, Umbria.