L’impresa in Italia: i temidocenti-deps.unisi.it/giandomenicopiluso/wp... · L’impresa in...
Transcript of L’impresa in Italia: i temidocenti-deps.unisi.it/giandomenicopiluso/wp... · L’impresa in...
© Michelangelo Vasta 2012
1
L’impresa in Italia: i temi
Interpretazioni
Struttura
Potere di mercato, proprietà e controllo delle imprese
La grande impresa
La piccola e media impresa
L’innovazione tecnologica
Lavoro e relazioni industriali
Il finanziamento delle imprese
La politica industriale
© Michelangelo Vasta 2012
2
Approcci storiografici 1/2
Macro-economico (prevalente fino agli anni Settanta)
struttura
percorsi e tipologie di industrializzazione
Performance
Micro-economico (prevalente dopo gli anni Settanta)
varietà delle formule organizzative
strategie dei singoli «attori»
© Michelangelo Vasta 2012
3
Approcci storiografici 2/2
Macroeconomico prevale l’attenzione sulla grande impresa (il «motore» della
crescita)
prevale una visione critica sulle tare del capitalismo italiano
prevalgono i temi dell’arretratezza, del dualismo, del capitalismo monopolistico
Microeconomico prevale l’attenzione sulla PMI e sull’interazione degli «attori»
economici che ne fanno parte
visione positiva sulla originalità del modello italiano
© Michelangelo Vasta 2012
4
Concentrazione e monopolio
Definizione: presenza di pochi soggetti che detengono, anche attraverso gruppi d’imprese, ampie quote di mercato di un singolo comparto produttivo
Valutazioni contrastanti a causa dei diversi: periodi oggetto di studio
fonti (censimenti, imprese) e misure impiegate (attivo, capitale, addetti, ecc.)
indici utilizzati
orientamento teorico
© Michelangelo Vasta 2012
5
Capitale finanziario e capitalismo monopolistico
Grande impresa = capitalisti [Grifone, Sereni]
Ilva, Ansaldo, Breda, Fiat
Rendita agraria e speculazione (le tare d’origine)
La grande impresa controlla l’offerta, tiene alti i profitti e «restringe» il mercato
Due visioni
Maggiori efficienza della grande impresa anche se espressione del «capitalismo finanziario» [Mori]
In questo senso la grande impresa può essere il viatico verso il miglioramento delle condizioni dei lavoratori e dei salari (conflitto K-L)
Ostacolo alla modernizzazione del Paese [Scalfari]
Scarsa tutela per gli azionisti di minoranza
© Michelangelo Vasta 2012
6
Ristrettezza del mercato
Oligopolio come frutto necessario [Romeo]
Mancanze di politiche di sostegno alla domanda e conseguente ritardo nella diffusione delle economie di scala [Ciocca, Filosa e Rey]
Spazio per pochi soggetti e crescita dimensionale attraverso reti e collusione
«Ristrettezza» e debolezza della grande impresa italiana Minore dimensione comparativamente ad altri paesi
Scarse performance anche per la limitata capacità innovativa
Difficoltà nel completamento della matrice intersettoriale
Scarsi investimenti in R&S (assenza di rendimenti crescenti)
© Michelangelo Vasta 2012
7
Due «protagonisti»: la Banca e lo Stato
La Banca Banche «universali» (Comit, Credit) come
soggetti della «finanziarizzazione» dell’economia italiana
Fattore sostitutivo [Gerschenkron] e cruciale del decollo dell’età giolittiana. Soltanto negli anni Venti?
Crisi ricorrenti e finanziamenti verso le imprese consolidate [Fohlin]
Il credito speciale e la doppia intermediazione (obbligazioni garantite dallo Stato detenute dalle banche)
© Michelangelo Vasta 2012
8
Due «protagonisti»: la Banca e lo Stato
Lo Stato
«capitalismo statale», «capitalismo politico», «stato non letargico»
Tratto comune a tutto il Novecento attraverso forme diverse:
fino agli anni Venti: commesse pubbliche (ferrovie, acciaio, armi) e tariffe protettive (acciaio, grano)
dagli anni Trenta agli anni Novanta: autarchia, consorzi obbligatori per la crescita dimensionale, intervento diretto come imprenditore (l’impresa pubblica); i «campioni nazionali»
I «confini» dell’impresa pubblica italiana
I settori strategici
La parabola dell’impresa pubblica italiana
Gli anni Trenta e la Golden age
Gli anni Settanta e il declino irreversibile
© Michelangelo Vasta 2012
9
I giudizi sull’intervento pubblico 1/2
Politica doganale
essenziale per l’industrializzazione [Sapelli, Zamagni]
male indirizzata (siderurgia versus meccanica) [Gerschenkron]
meno forte di quanto ritenuto [Federico]
effetti sul PIL aggregato quasi nulli, ma maggiore crescita del tessile e minore del siderurgico
© Michelangelo Vasta 2012
10
I giudizi sull’intervento pubblico 2/2
Le imprese non si affrancano mai dalla dipendenza e i salvataggi si moltiplicano: comportamenti collusivi [Federico e Giannetti]
Effetto dinamico anche in presenza di una inefficiente allocazione delle risorse [Petri]
Risultati ottimi negli anni Cinquanta e Sessanta modernizzazione dei servizi, siderurgia, petrolio
Risultati meno positivi dagli anni Settanta sostegno dell’occupazione, riequilibrio territoriale a
scapito dell’efficienza
© Michelangelo Vasta 2012
11
Il mutamento di prospettiva: l’approccio micro (anni Settanta)
Cause:
crisi petrolifere
difficoltà della grande impresa
decentramento produttivo
nuovo «regime tecnologico»
Mutamento della teoria economica
Effetti: attenzione ai micro comportamenti, studio dei dettagli, del singolo caso
Il ruolo della PMI nella crescita economica [Bagnasco, Becattini]
© Michelangelo Vasta 2012
12
La PMI come «attore» centrale della crescita economica? 1/2
Problema dimensionale dell’industria italiana [de Cecco]
Capacità adattativa, flessibilità, la forma distrettuale, il made in Italy [Becattini]
Valori condivisi, controllo sociale [Becattini]
Le «sorprese» degli anni Settanta o una presenza di lungo periodo legata alle tradizioni artigianali? [Bellandi; Cafagna]
© Michelangelo Vasta 2012
13
La PMI come «attore» centrale della crescita economica? 2/2
La tradizione manchesteriana senza bisogno di promozioni dall’alto [Cafagna]
La mobilità sociale e il «dualismo» [Sapelli]
I gruppi di imprese e la questione dimensionale
Il «quarto capitalismo» e la gerarchizzazione all’interno delle PMI [Colli; Turani]
© Michelangelo Vasta 2012
14
Due «protagonisti»: la Banca e lo Stato
«protagonisti» trascurati dalla letteratura più recente che li considera poco rilevanti per la lettura delle PMI
La Banca
Le reti delle banche locali (piccolo versus piccolo) [Conti]
Il sistema finanziario come fattore scatenante del nanismo delle imprese italiane (il pluri-affidamento) [de Cecco]
Lo Stato
Politiche inesistenti che non favoriscono le PMI [Becattini]
Interventi nel mercato del lavoro e politiche fiscali o assenza di interventi («economia sommersa») favoriscono le PMI [de Cecco, Zamagni]
© Michelangelo Vasta 2012
15
La capacità innovativa: interpretazioni 1/2
In generale l’Italia si caratterizza come scarsamente orientata all’innovazione come mostrato da molti indicatori [Vasta]
Il mix tecnologico italiano come risposta razionale alla dotazione fattoriale [Federico]
La capacità innovativa viene sottostimata ma, nella realtà, non è così scarsa [Colli] Settori con bassa propensione alla
brevettazione La conoscenza «tacita»
Dualismo innovativo [Malerba]
© Michelangelo Vasta 2012
16
La capacità innovativa: interpretazioni 2/2
Le dinamiche innovative non possono essere giudicate astraendole dai «regimi tecnologici» «attivi» a livello internazionale
Le conoscenze tacite non sono esclusiva della piccola dimensione e dei settori tradizionali
La realtà degli indicatori (vedi cap. 6)
© Michelangelo Vasta 2012
17
Il declino industriale e la crisi finanziaria 1/2
Esistenza di diverse visioni sulla capacità competitiva dell’industria italiana: i «pessimisti», gli «ottimisti», gli «intermedi»
Scomparsa o forte ridimensionamento di alcuni settori chiave (informatica, aeronautica, chimica, automobile) [Gallino]
Regresso verso una struttura da prima rivoluzione industriale [Sori]
Una «colonia industriale»? [Gallino]
© Michelangelo Vasta 2012
18
Il declino industriale 2/2
Capacità creativa capace di ritagliarsi nuove nicchie produttive [Quadrio Curzio e Fortis]
Un problema di crescita [Ciocca]
Crescita accumulazione del capitale
Crescita capitale umano
Aumento grado di apertura
Maggiore efficienza sistema finanziario
La metamorfosi [Berta]
Il declino europeo [Alesina e Giavazzi]
Il pil pro capite I/pil pro capite Usa
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
1950 1954 1958 1962 1966 1970 1974 1978 1982 1986 1990 1994 1998
© Michelangelo Vasta 2012
20
La struttura dell’economia italiana nel lungo periodo
Percorso tipico di un paese latecomer Predominio dell’agricoltura (1881-1951)
Predominio dell’industria (1961-1971)
Predominio dei servizi (1981-)
Differenze persistenti con i pattern dei principali paesi sviluppati
Esistenza di due fasi
© Michelangelo Vasta 2012
21
La struttura dell’occupazione nell’economia italiana (1861-2011)
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
70,0
1861 1871 1881 1891 1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011
Agricoltura Industria di cui manifatturiera Servizi
© Michelangelo Vasta 2012
22
Struttura occupazionale per macro-settori e Paesi (1870-2009)
Agricoltura Industria Servizi Agricoltura Industria Servizi Agricoltura Industria Servizi
Francia Italia Giappone
1870 49.8 28.0 22.2 1871 68.1 15.8 16.2 1891 75.8 11.4 12.8
1900 41.4 29.4 29.2 1901 63.0 19.9 17.1 1900 71.1 14.1 14.8
1910 41.0 33.1 25.9 1911 59.1 23.6 17.4 1910 64.2 18.0 17.9
1920 41.5 29.3 29.1 1921 59.1 22.5 18.4 1920 55.4 22.6 22.0
1930 35.6 33.3 31.1 1931 53.8 25.4 20.8 1930 49.5 20.9 29.6
1936 n.d. n.d. n.d. 1936 52.0 25.5 22.5 1940 45.0 27.1 27.9
1954 27.0 36.3 36.7 1951 44.3 31.0 24.7 1950 48.3 27.0 24.7
1968 15.7 40.4 43.9 1973 17.7 38.4 43.9 1973 16.0 42.9 41.1
1990 6.4 28.8 64.9 1991 7.1 31.6 61.3 1990 9.2 38.9 51.9
2008 3.2 20.1 76.7 2011 3.9 26.9 69.3 2009 5.0 25.3 69.7
Germania Regno Unito Stati Uniti
1871 49.5 29.1 21.4 1871 22.2 42.4 35.4 1870 50.0 24.8 25.2
1900 n.d. n.d. n.d. 1900 9.6 54.4 36.0 1900 38.0 30.5 31.4
1913 34.5 37.9 27.6 1911 11.8 44.1 44.1 1910 32.0 31.8 36.2
1925 31.5 40.1 28.4 1924 8.6 46.5 44.9 1920 26.2 33.2 40.6
1930 30.5 37.4 32.1 1930 7.6 43.7 48.7 1930 20.9 30.2 48.9
1935 29.9 38.2 31.9 1937 6.2 44.5 49.3 1940 17.9 31.6 50.5
1950 24.3 42.1 33.6 1950 5.1 46.5 48.4 1950 11.0 32.9 56.1
1973 7.2 47.3 45.5 1973 2.9 41.8 55.3 1973 3.7 28.9 67.4
1990 3.4 39.7 56.9 1990 2.0 28.5 69.5 1990 2.5 21.8 75.7
2008 2.1 24.8 73.0 2008 1.5 17.6 80.8 2009 1.4 15.1 83.4
© Michelangelo Vasta 2012
23
Peso occupazionale dell’industria manifatturiera
sul totale per paesi (1900-2009)
Anni Francia Germania Giappone Italia Regno Unito Stati Uniti
1900 25.2 11.6 15.7 40.3 22.1
1910 28.9 29.4 14.4 18.6 40.7 22.8
1920 24.9 32.3 17.1 17.1 37.0 26.4
1930 27.3 30.8 16.5 19.2 35.0 23.1
1940 n.d. 33.2 22.1 19.4 n.d. 24.7
1950 27.2 33.7 16.6 22.3 39.1 27.4
1960 28.2 37.5 20.7 26.8 37.7 29.1
1970 28.8 38.7 26.4 32.2 31.1 27.1
1980 25.3 35.8 24.4 30.7 28.5 21.2
1990 22.0 28.4 24.3 23.4 20.3 18.3
2001 14.8 24.3 21.9 20.7 17.2 12.1
2009 12.3 18.5 16.3 18.1 9.8 8.9
© Michelangelo Vasta 2012
24
L’industria manifatturiera: localizzazione
La leadership della Lombardia nel lungo periodo
Spostamento del baricentro dal «triangolo industriale» al NEC
Ascesa di Veneto ed Emilia-Romagna
Andamento disomogeneo nel Sud
Crescita nelle aree contigue al NEC (Abruzzo, Molise)
Contrazione delle aree più popolate (Campania, Sicilia)
Stabilità (Puglia, Sardegna)
Il peso del lavoro sommerso
© Michelangelo Vasta 2012
25
Distribuzione regionale degli addetti dell’industria manifatturiera (1911-2001)
1911 1927 1937 1951 1961 1971 1981 1991 1996 2001
Piemonte e VA 14,4 15,8 15,0 16,3 15,7 15,1 12,9 11,5 11,1 10,7
Liguria 5,5 5,0 5,0 4,5 3,6 2,9 2,4 2,0 1,7 1,6
Lombardia 27,6 31,1 29,7 32,1 32,2 30,1 26,9 25,9 26,2 24,9
Nord Ovest 47,4 51,9 49,7 52,9 51,5 48,1 42,3 39,4 39,0 37,2
Trentino A.A. 0,0 1,1 1,1 1,3 1,2 1,2 1,3 1,4 1,5 1,5
Veneto 7,4 7,0 7,4 7,6 8,2 9,4 10,5 12,3 13,4 13,6
Friuli Venezia G. 3,3 3,3 3,0 2,6 2,4 2,5 2,4 2,5 2,6 2,8
Emilia-Romagna 6,4 5,7 6,8 6,0 7,9 8,7 10,2 10,0 10,6 11,0
Marche 2,3 2,0 2,0 1,8 2,0 2,5 3,4 3,6 4,0 4,2
Toscana 7,7 7,7 7,5 6,9 7,9 8,2 8,3 7,8 7,8 7,6
Umbria 1,4 1,2 1,6 1,3 1,1 1,3 1,6 1,5 1,4 1,6
Lazio 3,3 3,4 3,9 3,8 4,0 4,5 4,8 4,9 4,5 4,1
Nord Est Centro 31,7 31,3 33,1 31,3 34,7 38,3 42,5 43,9 45,7 46,4
Campania 7,1 5,4 5,7 5,0 4,7 4,5 5,1 4,7 4,4 4,6
Abruzzo e Molise 1,8 1,4 1,4 1,5 1,2 1,3 1,9 2,4 2,5 2,8
Puglia 3,8 2,7 3,4 3,0 2,5 3,0 3,5 4,1 3,7 4,0
Basilicata 0,6 0,4 0,4 0,5 0,3 0,4 0,4 0,5 0,5 0,7
Calabria 2,0 1,5 1,5 1,5 1,1 0,8 0,8 0,9 0,7 0,8
Sicilia 4,7 4,4 3,7 3,5 3,0 2,7 2,8 2,8 2,4 2,4
Sardegna 1,0 0,9 1,1 0,9 0,8 0,9 0,8 1,3 1,1 1,1
Sud 20,9 16,8 17,2 15,8 13,7 13,5 15,3 16,7 15,3 16,4
Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100
© Michelangelo Vasta 2012
26
L’industria manifatturiera: specializzazione
Distinzione fra settori leggeri e pesanti: Leggeri: minore intensità di capitale e
orientamento al mercato finale
Pesanti: maggiore intensità di capitale e prodotti usati come input per altri settori orientamento al mercato
Ritardo nello sviluppo dei settori «nuovi» Soltanto nel 1961 avviene il «sorpasso» dei
pesanti
Nell’ultimo trentennio vi è una sostanziale stabilità Persistenza dei settori del «sistema moda»
© Michelangelo Vasta 2012
27
Distribuzione settoriale degli addetti dell’industria manifatturiera (1911-2001)
Divisione 1911 1927 1937 1951 1961 1971 1981 1991 1996 2001
Alimentare 13,7 12,5 14,7 10,3 8,9 7,1 7,8 8,8 8,9 9,1
Tabacco 0,9 1,0 1,5 1,5 0,6 0,4 0,4 0,3 0,2 0,2
Tessile 22,5 25,0 18,5 18,8 13,7 10,1 8,9 7,7 7,1 6,3
Abbigliamento 8,1 6,4 7,6 6,4 6,5 7,4 6,8 8,0 7,1 6,1
Cuoio e pelle 6,2 4,3 5,2 6,2 4,9 4,5 5,6 4,7 4,7 4,2
Legno 7,8 6,9 6,5 4,9 5,3 3,7 4,1 3,6 3,5 3,7
Carta 1,3 1,2 1,4 1,5 1,6 1,4 1,7 1,7 1,8 1,7
Editoria 2,2 2,2 1,9 2,1 2,5 2,7 3,2 3,7 3,6 3,5
Prodotti energetici - 0,3 0,5 0,5 0,4 0,5 0,6 0,6 0,5 0,5
Chimica 3,3 2,9 3,4 5,1 5,9 5,4 5,0 4,6 4,3 4,2
Gomma e plastica - 0,3 0,7 1,0 1,4 2,4 2,1 3,4 4,1 4,4
Vetro, cemento e laterizi 9,8 6,4 6,1 5,6 6,8 6,3 5,7 5,3 5,2 5,2
Siderurgica 3,1 3,9 3,0 4,8 5,3 5,0 4,7 3,3 2,8 2,8
Metallurgica 5,9 5,8 3,4 6,3 6,2 7,1 9,6 11,8 12,8 14,3
Apparecchi meccanici 3,4 5,2 8,8 8,6 11,8 13,8 10,9 10,3 11,4 12,2
Macchine per ufficio 0,1 0,1 0,1 0,3 0,5 0,7 0,5 0,5 0,4 0,4
Apparecchi elettrici 0,2 0,4 1,1 1,6 2,6 3,8 4,4 4,0 4,2 4,3
Apparecchi radio e tv 0,1 0,5 1,5 1,0 1,7 2,5 2,3 2,7 2,1 2,2
Apparecchi di precisione 0,6 1,7 1,5 1,7 1,5 1,1 1,7 2,3 2,7 2,6
Automobilistica 0,3 0,9 2,0 2,1 2,5 4,6 4,7 4,1 3,8 3,5
Altri mezzi di trasporto 5,4 5,3 5,9 4,0 3,1 2,0 2,4 2,6 2,1 2,1
Mobili e altre 4,9 6,5 4,5 5,8 6,4 7,4 6,9 5,9 6,4 6,2
Recupero e riciclaggio materiali - 0,3 0,1 0,1 0,1 - - 0,1 0,2 0,3
Leggere 66,4 64,8 60,4 55,9 48,6 43,4 43,8 42,8 41,7 39,2
Pesanti 33,6 35,2 39,6 44,1 51,4 56,6 56,2 57,2 58,3 60,8
© Michelangelo Vasta 2012
28
Distribuzione degli addetti per industrie «leggere» e «pesanti»
-
20,0
40,0
60,0
80,0
1911 1927 1937 1951 1961 1971 1981 1991 1996 2001
Pesanti
Leggere
© Michelangelo Vasta 2012
29
Distribuzione degli addetti dell’industria manifatturiera per settore e paese
Paesi 1971 1981 1991 2001 2009 1971 1981 1991 2001 2009
Leggere Pesanti
Francia 34.7 32.9 31.5 30.7 29.5 65.2 67.1 68.6 69.5 70.5
Germania 28.2 25.3 21.9 21.4 20.7 71.7 74.9 78.2 78.6 79.3
Giappone 40.3 37.5 34.4 32.2 24.7 59.5 62.4 65.5 67.9 75.3
Italia 42.4 39.7 40.4 37.4 34.2 57.7 60.3 59.5 62.5 65.8
Regno Unito 29.3 27.9 28.4 27.2 26.8 70.5 72.2 71.5 72.8 73.2
Stati uniti 32.7 28.2 27.9 26.2 27.8 67.4 71.8 72.1 73.7 72.2
© Michelangelo Vasta 2012
30
L’industria manifatturiera: dimensione
Aumento molto lento della dimensione media: Da 5,9 (1911) addetti per unità locale a 8,3 (2001) Picco raggiunto con 9,1 (1981) Contrazione che coinvolge anche i settori pesanti
Andamento per classi dimensionali Sino al 1971 lieve crescita della classe superiore ( >
500) Dal 1971 forte contrazione della classe superiore ( >
500) Dal 1981 cresce la classe inferiore (< 10) Nel 2001 si nota un lieve aumento delle classi
intermedie
Forti differenze con i principali paesi sviluppati
© Michelangelo Vasta 2012
31
Numero medio di addetti per unità locale (1911-2001)
0,0
2,0
4,0
6,0
8,0
10,0
12,0
14,0
1911 1927 1937 1951 1961 1971 1981 1991 1996 2001
Nu
mero
med
io d
i ad
dett
i
Leggere Pesanti Manifatturiere
© Michelangelo Vasta 2012
32
Numero medio di addetti per unità locale (con oltre 10 addetti)
Divisione Leggere Pesanti Manifatturiere
1911 71,8 67,3 70,0
1927 71,1 70,0 70,7
1937 70,3 84,4 76,6
1951 67,9 90,2 77,7
1961 52,7 74,6 63,2
1971 44,6 71,3 57,4
1981 34,0 59,5 46,0
1991 29,4 45,7 37,8
1996 29,1 42,8 36,5
2001 29,7 41,0 36,2
© Michelangelo Vasta 2012
33
Percentuale degli addetti per classi dimensionali nell’industria manifatturiera italiana (1911-2001)
Classi
dimensionali 1911 1927 1937 1951 1961 1971 1981 1991 1996 2001
<10 40,0 35,7 35,2 31,9 28,0 23,5 23,4 26,2 26,5 25,9
10-50 14,4 12,3 14,1 19,0 21,2 26,0 31,7 32,9 33,4
51-100 7,5 8,1 8,0 10,1 10,3 10,0 10,0 10,3 11,3
101-500 22,0 20,8 20,5 21,5 22,3 21,0 19,2 18,8 19,9
>500
60,0
20,4 23,5 25,6 21,4 22,7 19,5 12,9 11,5 9,6
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
© Michelangelo Vasta 2012
34
Numero medio di addetti per unità locale (con oltre 10 addetti)
0,0
20,0
40,0
60,0
80,0
100,0
1911 1927 1937 1951 1961 1971 1981 1991 1996 2001
Num
ero
medio
di addett
i
Leggere Pesanti Manifatturiere
© Michelangelo Vasta 2012
35
Peso addetti nell’industria manifatturiera per classi dimensionali (1961-1990)
Paesi Anni 1-9 10-49 50-99 100-499 >500 Totale
1961 28,0 19,0 10,1 21,5 21,4 100,0
1981 23,5 26,0 10,0 21,0 19,5 100,0
1991 26,2 31,7 10,0 19,2 12,9 100,0
1962 6,4 13,8 8,3 22,9 48,6 100,0
1977 8,7 11,3 7,2 22,3 50,5 100,0
1990 14,5 16,4 8,9 22,0 38,3 100,0
1967 3,9 6,2 7,5 25,2 57,2 100,0
1977 3,9 6,9 7,7 23,5 58,0 100,0
1990 4,7 6,8 7,8 24,1 56,6 100,0
1968 8,0 31,6 49,5 100,0
1977 3,8 9,4 7,1 25,6 54,3 100,0
1990 5,8 14,0 9,3 30,0 40,9 100,0
1967 16,4 25,5 11,3 22,1 24,8 100,0
1975 19,1 25,5 11,1 21,2 23,1 100,0
1990 17,6 27,1 12,2 23,1 20,0 100,0
1967 2,5 11,4 9,4 31,1 45,5 100,0
1977 2,9 12,4 10,1 33,6 41,0 100,0
1987 3,7 14,7 11,1 34,5 36,0 100,0
Giappone
Stati Uniti
11,0
Italia
Francia
Germania
Regno Unito
© Michelangelo Vasta 2012
36
La struttura delle imprese industriali italiane: le due fasi del Novecento
1880-1970: sviluppo tecnologie della Seconda rivoluzione industriale, centralità impresa fordista, allargamento matrice settoriale, convergenza rispetto ai paesi leader Crescita occupazione industriale
Ruolo propulsivo Nord Ovest «triangolo» industriale
Lieve incremento dimensione media e crescita classe superiore
1970-: stabilità specializzazione settoriale, espansione sistemi di PMI, divergenza rispetto ai paesi leader Contrazione occupazione industriale
Espansione nuove aree di industrializzazione (il NEC)
Diminuzione dimensione media ed ascesa classi minori
2001: Una inversione di tendenza?
Il potere di mercato delle imprese
Lo stato di arretratezza impone che per «agganciare» il treno della crescita economica, adottando le tecnologie e le forme organizzative della SRI, vi sia la presenza di un nucleo ristretto di grandi imrpese [Amatori]
L’influenza del capitale finanziario a là Hilferding spiega la tendenza oligopolistica del capitalismo italiano [Grifone, Bigazzi, Barca]
Limitazione del mercato e della capacità innovativa [Sereni, Sylos Labini]
Alternativa di successo, almeno negli anni Trenta e Sessanta, anche con il contributo dell’intervento pubblico [de Cecco, Petri]
© Michelangelo Vasta 2012
37
© Michelangelo Vasta 2012
38
La concentrazione industriale
La concentrazione industriale si misura in funzione delle quote di mercato detenute dalle imprese: la struttura influisce sull’efficienza (statica e dinamica) delle imprese e dei settori
Il caso italiano ha indotto valutazioni contrastanti, in relazione: ai periodi oggetto di studio
alle fonti (censimenti, imprese) e misure impiegate (attivo, capitale, addetti, ecc.)
agli indici utilizzati (Gini, HHI, C4, gruppi)
© Michelangelo Vasta 2012
39
Il grado della concentrazione
La concentrazione industriale è stata valutata in modo diverso:
a causa delle imperfezioni dei mercati poche grandi imprese avrebbero condizionato la dinamica settoriale [Costituente; Battara]
altri evidenziano la dimensione ridotta delle imprese italiane in rapporto alla media europea [Boni e Gros-Pietro; Giannetti, Federico e Toninelli; Phlips]
© Michelangelo Vasta 2012
40
Una nuova ricostruzione della struttura industriale
Una nuova ricostruzione della concentrazione dell’industria manifatturiera per il periodo 1908-1971 basata su:
una fonte omogenea (Notizie Statistiche),
un criterio standard (la classificazione dei settori ATECO-ISTAT 1991)
l’unico indicatore disponibile per l’intero periodo: l’attivo (a lire costanti 1970)
Il C4
Indice di concentrazione (C4) per sottosezioni (1913-1971)
Settore 1913 1921 1927 1936 1952 1960 1971
Alimentare, bevande e tabacco 0.27 0.20 0.17 0.31 0.32 0.24 0.20
Tessile e abbigliamento 0.15 0.14 0.14 0.15 0.20 0.16 0.13
Concia, pelle e cuoio 0.70 0.43 0.43 0.34 0.41 0.37 0.38
Legno e prodotti in legno 0.76 0.49 0.56 0.54 0.43 0.30 0.28
Carta, stampa, editoria 0.32 0.28 0.28 0.36 0.40 0.26 0.19
Industria petrolifera 1.00 0.98 0.82 0.71 0.47 0.44 0.37
Chimica 0.35 0.36 0.47 0.48 0.58 0.50 0.52
Gomma e materie plastiche 1.00 - 0.98 0.97 0.92 0.91 0.62
Minerali non metalliferi 0.28 0.34 0.23 0.33 0.40 0.34 0.24
Metallurgia 0.51 0.49 0.44 0.46 0.45 0.46 0.47
Meccanica 0.72 0.88 0.32 0.64 0.28 0.16 0.20
Macchine elettriche e ottiche 0.67 0.53 0.42 0.35 0.26 0.25 0.27
Mezzi di trasporto 0.33 0.43 0.43 0.53 0.71 0.72 0.70
Altre industrie 0.73 0.54 0.39 0.61 0.73 0.66 0.33
Settore manifatturiero 0.11 0.17 0.14 0.14 0.19 0.20 0.21
Monopolistici: C4 > 0,59
Semi-competitivi: 0,40 ≤ C4 ≤ 0,59
Competitivi:< 0,40
© Michelangelo Vasta 2012
41
© Michelangelo Vasta 2012
42
Una riconsiderazione della concentrazione industriale
L’evidenza empirica relativa alla concentrazione industriale (misurata sulle prime 4) mette in luce:
l’indice C4 (la quota delle prime 4/totale) è mediamente al di sotto della soglia di competitività
1913-1921 e 1936-1952 aumenta la concentrazione (soprattutto in alcuni settori)
in generale, un alto numero di settori poco competitivi (monopolistici o semicompetitivi)
© Michelangelo Vasta 2012
43
La distribuzione delle imprese
La distribuzione delle imprese appare «schiacciata», con poche grandi imprese e molte di minori dimensioni
Le difficoltà di consolidamento: la quota delle prime 100 e 200 diminuisce, le prime 10 sono più stabili
La concentrazione aumenta negli anni 1927-1952, poi diminuisce più rapidamente della concentrazione settoriale
Quota di attivo sul totale delle prime 200 -100-50-10 imprese
1913 1921 1927 1936 1952 1960 1971
Prime 200 imprese 75.9 71.9 64.9 72.1 75.1 70.8 62.7
Prime 100 imprese 58.7 58.5 51.9 60.1 64.4 60.8 53.3
Prime 50 imprese 43.2 46.3 39.8 48.2 53.3 50.4 44.5
Prime 10 imprese 18.0 25.6 20.3 24.5 30.5 29.9 27.4
© Michelangelo Vasta 2012
44
© Michelangelo Vasta 2012
45
Le determinanti della distribuzione: un modello adattativo
Fino al 1950:
significative le economie di scala e le barriere connesse all’intensità di capitale,
meno la dimensione del mercato
Dopo il 1950:
l’apertura delle frontiere commerciali accresce la concorrenza
favorisce strategie basate su dimensioni non efficienti che però si adattano alle variazioni cicliche del mercato
© Michelangelo Vasta 2012
46
La concentrazione negli anni Ottanta
La concentrazione si conferma modesta (comunque inferiore rispetto alle medie dei paesi avanzati)
La grande impresa regredisce per effetto delle ristrutturazioni aziendali e dei fenomeni di decentramento legati alle nuove tecnologie
La perdita di peso della grande impresa ha comportato la perdita delle competenze cruciali per la competitività dell’industria italiana
Concentrazione (C4) nell’industria manifatturiera italiana (1980 e 1986)
Settore 1980 1986
Alimentari 29.5 33.1
Tessili 12.6 11.9
Abbigliamento 18.8 19.4
Pelli e calzature 5.9 5.9
Legno e mobili 8.1 7.9
Siderurgia 40.5 41.1
Prodotti in metallo 20.8 20.3
Meccanica in senso stretto 35.3 35.2
Elettromeccanica 59.1 59.5
Mezzi di trasporto 60.2 62.9
Minerali non metalliferi 31.1 35.1
Chimica 45.3 45.6
Gomma e plastica 52.4 49.7
Carta, stampa, editoria 18.3 17.2
© Michelangelo Vasta 2012
47
© Michelangelo Vasta 2012
48
La concentrazione «consolidata»
Una diversa misura della concentrazione industriale: Tenendo conto della struttura di gruppo il
livello di concentrazione aumenta
I gruppi modificano la struttura competitiva di alcuni settori soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta
Un dualismo: i settori scale e capital intensive (prevalentemente monopolistici) versus i settori tradizionali (semicompetitivi)
Indice di concentrazione (C4) «consolidata» per settore (1913-1971)
Settore 1913 1921 1927 1936 1952 1960 1971
Alimentare, bevande e tabacco 0.49 0.39 0.39 0.44 0.42 0.38 0.30
Tessile e abbigliamento 0.22 0.23 0.33 0.28 0.26 0.44 0.27
Concia, pelle e cuoio 0.66 0.50 0.54 0.47 0.47 0.55 0.49
Legno e prodotti in legno 0.81 0.49 0.53 0.57 0.47 0.48 0.35
Carta, stampa, editoria 0.31 0.34 0.31 0.39 0.40 0.63 0.25
Industria petrolifera 1.00 0.98 0.62 0.84 0.65 0.91 0.62
Chimica 0.41 0.61 0.53 0.66 0.71 0.88 0.64
Gomma e materie plastiche 1.00 - 0.97 0.97 0.92 0.96 0.63
Minerali non metalliferi 0.30 0.44 0.45 0.61 0.54 0.76 0.34
Metallurgia 0.68 0.71 0.66 0.64 0.62 0.79 0.49
Meccanica 0.81 0.88 0.37 0.65 0.28 0.28 0.30
Macchine elettriche e ottiche 0.60 0.81 0.42 0.35 0.47 0.67 0.36
Mezzi di trasporto 0.37 0.55 0.60 0.72 0.73 0.85 0.80
Altre industrie 0.76 0.53 0.39 0.61 0.72 0.71 0.33
Settore manifatturiero 0.19 0.24 0.20 0.20 0.23 0.35 0.23
Monopolistici: C4 > 0,59
Semi-competitivi: 0,40 ≤ C4 ≤ 0,59
Competitivi:< 0,40
© Michelangelo Vasta 2012
49
© Michelangelo Vasta 2012
50
Un capitalismo collusivo: i gruppi
Come conciliare la ridotta concentrazione con il carattere collusivo del capitalismo italiano?
Come in altri paesi ritardatari (Francia, Germania, Giappone, Corea del Sud), l’industria italiana si è avvalsa di pratiche e strutture collusive: coalizioni, alleanze, gruppi
La crescita dimensionale è stata perseguita mediante strutture di gruppo la struttura di gruppo assicura, in assenza di
un’offerta di capitali elastica alla domanda, il controllo delle imprese con un ridotto impegno finanziario
© Michelangelo Vasta 2012
51
Che cos’è un gruppo?
I gruppi gerarchici, piramidali, sono strutture organizzative in cui imprese giuridicamente distinte sono connesse da legami societari (catene di società) che consentono a un vertice (holding) di esercitare forme di controllo o coordinamento delle attività
I gruppi associativi sono costituiti da insiemi di imprese connesse da partecipazioni azionarie incrociate: il controllo o il coordinamento sono affidati a meccanismi formali (patti parasociali) o informali (fiduciari, patti di alleanza)
© Michelangelo Vasta 2012
52
I gruppi di imprese
I gruppi: un residuo della crescita o una strategia originale?
Due visioni:
una strategia dei paesi arretrati per ovviare alle imperfezioni dei mercati (in assenza di strumenti che assicurano il controllo con poca o senza proprietà)
una strategia originale di ricerca di forme di efficienza organizzativa
© Michelangelo Vasta 2012
53
I gruppi e i comportamenti delle imprese
L’organizzazione delle grandi imprese in gruppi e i legami inter-gruppo influenzano comportamenti e strutture limitando la contendibilità dei diritti di controllo e la concorrenza sul mercato dei prodotti
I legami inter- e infra- settoriali (partecipazioni incrociate, patti parasociali) possono dare luogo a :
i) comportamenti collusivi che riducono l’efficienza dinamica delle imprese
ii) ma anche a comportamenti cooperativi che accrescono gli investimenti
© Michelangelo Vasta 2012
54
Contendibilità e competitività delle imprese
La proprietà e il controllo delle imprese: con i gruppi si possono affermare forme di controllo
non trasparenti che sottraggono la gestione delle imprese alla valutazione di azionisti di minoranza e investitori esterni
Il mercato delle imprese è sostituito dalla regolazione fiduciaria e/o gerarchica dei diritti di controllo, con possibili effetti negativi: la ridotta contendibilità delle imprese può produrre
una cattiva allocazione dei diritti di controllo
i legami collusivi si possono associare a una scarsa concorrenza nei mercati dei beni e servizi
© Michelangelo Vasta 2012
55
I legami di gruppo: due fasi
Sino al 1936: i legami tra le imprese industriali sono diretti e assistiti da un limitato numero di grandi banche (le banche «miste» o «universali»);
Dal 1952 al 1972: entrano nuovi soggetti, il comparto finanziario assume rilievo attraverso un nucleo misto di assicurazioni, banche e holding
Il fenomeno è stabile nel tempo, con due discontinuità istituzionali: la nazionalizzazione dell’industria elettrica (1962)
le privatizzazioni post 1992
La «cesura» degli anni Settanta provoca un ridisegno della struttura del capitalismo italiano Si incrementano i confini dell’impresa pubblica
Il sistema diviene meno coeso (vedi fig. 3.1)
Densità delle prime 250 imprese italiane (1913-2010)
4,77
8,61
5,44 5,68
4,08
2,05
1,35
0,79 0
2
4
6
8
10
1913 1927 1936 1960 1972 1983 2001 2010
© Michelangelo Vasta 2012
56
Le tipologie dei gruppi
Colli e Vasta propongono una tassonomia dei gruppi
I gruppi «privati» (Fiat, Pirelli, Falck) attivi nel «triangolo industriale»
I gruppi «pubblici» attivi a partire dagli anni Trenta (Iri) e poi anche nel secondo dopoguerra (Eni)
I gruppi «mono-settoriali» (gli elettrici sino al 1962)
I gruppi «misti» (esempio, la Montecatini) all’interno dei quali coesistono capitali pubblici e privati
I gruppi «diversificati» che si muovono in molti settori industriali e riescono a implementare strategie finanziarie
© Michelangelo Vasta 2012
57
Proprietà e controllo (modelli di capitalismo)
LME (liberal market economies): US, UK
CME (coordinated market economies): Germania, Giappone, Corea del Sud, paesi scandinavi
La variante «latina» (Francia, Spagna e Italia) con la presenza della politica e dell’impresa pubblica
© Michelangelo Vasta 2012
58
© Michelangelo Vasta 2012
59
La grande impresa
La grande impresa è considerata la forma organizzativa trainante dello sviluppo economico [Chandler]
Il «triplice investimento» (impianti, management, marketing) è la base dell’accumulazione di capacità organizzative e risorse
Lo spillover delle innovazioni alimenta la crescita
Un gruppo di grandi imprese manterrebbe i vantaggi competitivi nel lungo periodo (economie di scala, R&S)
Le «diversità istituzionali» L’impresa pubblica
Il ruolo dello Stato nella promozione delle nuove tecnologie
The rise of the rest
© Michelangelo Vasta 2012
60
Continuità o turbolenza?
Analisi empiriche comparate evidenziano una turbolenza all’interno del gruppo delle imprese di vertice (prime 200)
Nel gruppo di vertice è ricorrente il cambiamento dei soggetti (contro le attese à la Chandler)
Come si spiega? effetto determinante del cambiamento
tecnologico che genera nuove opportunità di fronte a identiche sollecitazioni ambientali le
imprese reagiscono in modo differenziato sulla base dell’esperienza
Il peso della grande impresa (attivo delle prime 200/Pil)
© Michelangelo Vasta 2012
61
20,6
17,0
25,2
34,0
42,6
54,7
62,3
46,2 49,1 44,7
11,6 10,8 12,7
17,4
25,7
34,3
38,5
27,5
24,1
16,3
8,2 6,4 8,1 6,6 6,9 10,7
14,3 14,2 16,4
21,8
-
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
70,0
1913 1921 1927 1936 1952 1960 1971 1981 1991 2001
%
top 200tot top 200man top 200ser
Distribuzione delle prime 200 imprese per settore (top 200tot) (1913-2001)
© Michelangelo Vasta 2012
62
Settore 1913 1921 1927 1936 1952 1960 1971 1981 1991 2001
Numero
Agricoltura, caccia e pesca 3 4 4 3 2 0 0 0 0 0
Estrazione di minerali 5 4 6 4 6 9 6 2 2 1
Industria 142 143 142 160 162 157 153 150 154 152
di cui manifatturiera 99 100 84 98 119 118 147 138 131 110
di cui utilities 39 41 55 58 43 39 3 4 7 31
di cui costruzioni 4 2 3 4 0 0 3 8 16 11
Servizi 50 49 48 33 30 34 41 48 44 47
Totale 200 200 200 200 200 200 200 200 200 200
% attivo
Agricoltura, caccia e pesca 1,2 1,0 1,3 1,2 0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Estrazione di minerali 2,5 2,7 1,7 1,1 1,5 3,7 4,0 3,6 5,0 3,2
Industria 66,5 69,4 73,7 86,2 86,2 82,1 78,3 71,8 67,8 54,9
di cui manifatturiera 43,4 51,7 38,2 42,4 53,7 56,0 57,8 54,2 43,3 29,8
di cui utilities 21,2 17,2 34,9 42,2 32,4 26,1 20,0 16,3 21,8 23,2
di cui costruzioni 2,0 0,4 0,6 1,6 0,0 0,0 0,5 1,4 2,7 1,9
Servizi 29,8 26,9 23,3 11,6 12,0 14,2 17,8 24,5 27,3 41,8
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Composizione settoriale delle prime 200 imprese manifatturiere per anni benchmark(1913-2001)
© Michelangelo Vasta 2012
63
Settore 1913 1921 1927 1936 1952 1960 1971 1981 1991 2001 Totale
Alimentare, bevande e tabacco 28 35 31 29 22 19 16 16 21 25 242
Tessile e abbigliamento 64 52 56 41 32 22 10 6 7 4 294
Concia, pelle e cuoio 2 3 1 1 1 - - - - 3 11
Legno e prodotti in legno 1 1 1 1 1 - - - - - 5
Carta, stampa, editoria 6 5 6 6 7 9 13 9 12 12 85
Industria petrolifera 1 2 5 11 24 24 28 24 18 10 147
Chimica 22 22 30 36 28 33 29 28 36 34 298
Gomma e materie plastiche - - 2 3 3 4 3 4 4 2 25
Minerali non metalliferi 10 5 9 11 7 13 13 13 15 17 113
Metallurgia 21 27 23 23 32 31 30 21 19 11 238
Meccanica 10 3 2 5 6 6 18 24 19 21 114
Macchine elettriche e ottiche 6 9 5 10 19 22 26 30 36 38 201
Mezzi di trasporto 25 33 28 22 17 16 13 23 13 22 212
Altre industrie 4 3 1 1 1 1 1 2 - 1 15
Totale 200 200 200 200 200 200 200 200 200 200 2,000
Distribuzione percentuale dell’attivo delle prime 200 imprese manifatturiere per anni benchmark (1913-2001)
© Michelangelo Vasta 2012
64
Settore 1913 1921 1927 1936 1952 1960 1971 1981 1991 2001
Alimentare, bevande e tabacco 13.4 10.0 9.8 10.1 6.6 4.8 4.1 3.6 7.2 9.9
Tessile e abbigliamento 27.0 18.7 18.3 10.6 9.2 5.0 2.0 1.3 2.1 2.0
Concia, pelle e cuoio 0.6 0.6 0.2 0.2 0.1 - - - - 0.8
Legno e prodotti in legno 0.2 0.2 0.3 0.2 0.1 - - - - -
Carta, stampa, editoria 1.7 1.1 1.6 1.9 1.9 1.8 2.4 2.2 3.0 6.0
Industria petrolifera 0.2 0.4 1.7 8.3 10.5 10.4 14.3 18.6 10.1 7.5
Chimica 9.7 8.5 27.0 20.9 19.5 22.1 24.2 10.8 12.9 11.7
Gomma e materie plastiche - - 2.3 3.5 3.4 7.4 2.5 2.3 1.4 0.8
Minerali non metalliferi 3.2 1.8 2.6 3.1 2.3 4.0 3.4 2.7 4.4 5.3
Metallurgia 19.6 21.2 14.6 15.7 22.2 20.2 17.8 16.3 9.3 6.3
Meccanica 7.6 8.6 0.6 3.5 1.4 1.1 4.6 8.8 7.5 9.1
Macchine elettriche e ottiche 3.8 5.3 2.3 3.4 5.2 6.1 9.0 14.8 23.1 18.6
Mezzi di trasporto 11.3 22.3 18.4 18.2 17.2 16.7 15.6 18.2 18.8 21.6
Altre industrie 1.5 1.2 0.4 0.6 0.4 0.3 0.2 0.3 - 0.2
Totale 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0
© Michelangelo Vasta 2012
65
Struttura settoriale e rivoluzioni industriali 1/2
Nel lungo periodo si osserva una progressiva omogeneità nella specializzazione settoriale delle grandi imprese italiane rispetto agli altri paesi industrializzati
Nella prima fase (1913-1917) sono dominanti le imprese dei settori della prima rivoluzione industriale (tessile, abbigliamento, ecc.) (per numero e per quota):
in una comparazione internazionale pesa la diversa specializzazione tecnologica e produttiva delle imprese italiane
© Michelangelo Vasta 2012
66
Struttura settoriale e rivoluzioni industriali 2/2
Dopo la seconda guerra mondiale emergono i settori della Seconda rivoluzione industriale; si evidenzia un’omogeneità maggiore nel pattern di specializzazione rispetto ai paesi leader
Nella golden age si amplia la matrice produttiva delle grandi imprese italiane (elettrodomestici)
Nell’ultimo trentennio le grandi imprese italiane mostrano discrete capacità di adattamento ai mutamenti della tecnologia (informatica)
Distribuzione settoriale delle prime 200 imprese manifatturiere per paese (1913-1917)
© Michelangelo Vasta 2012
67
Settore Stati Uniti
(1917) Regno Unito
(1917) Germania
(1913) Italia
(1913)
Alimentare, bevande e tabacco 17.5 32.0 13.5 14.0
Tessile e abbigliamento 4.5 13.0 8.0 32.0
Concia, pelle e cuoio 2.0 0.5 1.0 1.0
Legno e prodotti in legno 1.5 - 0.5 0.5 Carta, stampa, editoria 3.5 4.0 2.0 3.0
Industria petrolifera 11.0 1.5 2.5 0.5
Chimica 10.5 7.0 15.0 11.0 Gomma e materie plastiche 2.5 1.5 2.0 - Minerali non metalliferi 2.5 1.0 3.5 4.5
Metallurgia 21.0 20.5 27.0 10.5 Meccanica 8.5 3.5 12.5 5.0 Macchine elettriche e ottiche 2.5 3.0 4.5 3.0
Mezzi di trasporto 12.0 11.5 8.0 13.0
Altre industrie 0.5 1.0 - 2.0
Totale 100.0 100.0 100.0 100.0
Distribuzione settoriale delle prime 200 imprese manifatturiere per paese (1948-1953)
© Michelangelo Vasta 2012
68
Settore Stati Uniti
(1948) Regno Unito
(1948) Germania
(1953) Italia
(1952) Alimentare, bevande e tabacco 16.0 29.5 11.0 11.0
Tessile e abbigliamento 4.0 9.5 13.5 16.0
Concia, pelle e cuoio 1.0 - 1.0 0.5 Legno e prodotti in legno 1.0 0.5 - 0.5
Carta, stampa, editoria 4.0 6.5 1.5 3.5 Industria petrolifera 11.0 1.5 3.0 11.5
Chimica 12.0 9.0 12.5 14.0
Gomma e materie plastiche 2.5 1.0 2.5 1.5
Minerali non metalliferi 3.0 4.0 3.0 3.5 Metallurgia 14.5 16.0 22.5 16.5
Meccanica 11.5 5.0 14.0 3.0 Macchine elettriche e ottiche 3.5 5.5 5.0 9.5
Mezzi di trasporto 14.5 10.5 9.0 8.5
Altre industrie 1.5 1.5 1.5 0.5 Totale 100.0 100.0 100.0 100.0
Distribuzione settoriale delle prime 200 imprese manifatturiere per paese (2001)
© Michelangelo Vasta 2012
69
Settore Stati Uniti Italia Alimentare, bevande e tabacco 12.0 12.5
Tessile e abbigliamento 3.0 2.0 Concia, pelle e cuoio - 1.5
Legno e prodotti in legno - - Carta, stampa, editoria 9.5 6.0
Industria petrolifera 5.5 5.0 Chimica 20.0 16.5
Gomma e materie plastiche - 1.5 Minerali non metalliferi 2.0 8.5
Metallurgia 3.5 6.0
Meccanica 6.0 10.5
Macchine elettriche e ottiche 21.0 18.5 Mezzi di trasporto 13.5 11.0
Altre industrie 4.0 0.5 Totale 100.0 100.0
Distribuzione per Paese delle prime 200 imprese industriali nel mondo
© Michelangelo Vasta 2012
70
1962 1971 1981 1991 2001 Regno Unito 20 16 16 13 9 Olanda 3 3 6 3 4 Francia 9 13 13.25 14 15 Germania 20 17 19 20 14 Italia 5 4.5 4.25 5 3 Svezia 2 2 2 5 4 Svizzera 2 4 3 5 4 Altri paesi europei 2 2 6 9 9 EUROPA 63 61.5 69.5 74 62 Giappone 8 16 26 45 38 Cina 2
India 1 1 1
Corea del Sud 3 6 4
Altri paesi asiatici 2 1 3
ASIA 8 16 32 53 48 Stati Uniti 124 119.5 88.75 64 80 Canada 4 1 3.75 3 6 Altri paesi americani 1 1 4 3 3 AMERICA 129 121.5 96.5 70 89 Australia 1 1 2 1
Africa 1 1 Totale 200 200 200 200 200
Fatti stilizzati sulle dinamiche delle grandi imprese dei servizi in Italia
Alla vigilia della Grande guerra vi è un predominio imprese dei trasporti
Nel periodo tra le due guerre non vi sono cambiamenti strutturali rilevanti
La golden age presenta invece numerosi cambiamenti
Sviluppo imprese commerciali
Incremento peso imprese legate al settore automobilistico
Autostrade
Commercio auto, parti di auto e carburante
Nelle ultime tre decadi del Novecento, con l’affermazione dell’ICT, si è assistito a un incremento del ruolo delle società dei servizi
Incremento peso imprese delle telecomunicazioni
Incremento peso imprese HW e SW
Incremento peso imprese R&S
© Michelangelo Vasta 2012
71
Composizione settoriale delle prime 200 imprese dei servizi per anni benchmark (1913-2001)
© Michelangelo Vasta 2012
72
Settore 1913 1921 1927 1936 1952 1960 1971 1981 1991 2001 Totale
Commercio, riparazione di auto e motoveicoli - - 1 2 1 1 8 12 16 17 58
Commercio all’ingrosso e intermediari del commercio 29 58 50 36 38 28 34 43 49 17 382
Commercio al dettaglio e riparazione di beni personali 3 5 4 3 3 4 11 13 20 17 83
Alberghi e ristoranti 11 2 13 13 7 5 6 13 5 13 88
Trasporti terrestri 81 46 47 49 35 27 11 9 5 6 316
Trasporti marittimi e per vie d’acqua 22 38 30 12 47 72 42 17 15 11 306
Trasporti aerei - - 2 1 2 1 3 2 3 6 20
Attività di supporto dei trasporti e agenzie di viaggio 12 12 7 10 14 14 32 24 27 31 183
Poste e telecomunicazioni 1 1 10 9 8 7 6 5 4 16 67
Attività immobiliari 30 30 29 54 27 22 21 17 2 - 232
Noleggio di macchinari e attrezzature senza operatore 1 1 - - 1 1 2 - 1 4 11
Informatica e attività connesse - - - - - - - 3 13 29 45
Ricerca e sviluppo - - - - - 1 - 1 4 5 11
Altre attività professionali - 1 1 4 4 7 15 36 31 18 117
Istruzione - - - - - - 1 - - - 1
Sanità e altri servizi sociali - - - - - - 1 - - - 1
Smaltimento rifiuti solidi, acque di scarico e simili - - - - - - - 1 - 2 3
Attività di organizzazioni associative - - - 1 - - - - - 1 2
Attività ricreative, culturali e sportive 5 4 5 4 11 6 5 3 5 7 55
Altre attività dei servizi 5 2 1 2 2 4 2 1 - - 19
Totale 200 200 200 200 200 200 200 200 200 200 2,000
Distribuzione percentuale dell’attivo delle prime 200 imprese dei servizi per anni benchmark (1913-2001)
© Michelangelo Vasta 2012
73
Settore 1913 1921 1927 1936 1952 1960 1971 1981 1991 2001
Commercio, riparazione di auto e motoveicoli - - 0.2 1.2 1.7 1.7 2.5 4.8 2.6 1.9
Commercio all’ingrosso e intermediari del commercio 8.0 22.0 21.2 8.9 5.5 5.3 4.7 5.8 7.7 2.1
Commercio al dettaglio e riparazione di beni personali 0.5 2.9 1.6 1.6 1.4 2.0 4.3 3.8 5.0 5.3
Alberghi e ristoranti 2.4 0.5 2.9 3.6 2.1 1.7 1.1 1.4 0.9 1.1
Trasporti terrestri 54.1 18.7 17.9 25.0 9.6 6.7 2.5 1.9 2.5 23.8
Trasporti marittimi e per vie d’acqua 15.6 41.3 31.2 4.6 30.8 28.1 13.6 6.1 3.2 1.6
Trasporti aerei - - 0.3 0.5 1.1 3.5 5.6 3.5 3.3 2.0
Attività di supporto dei trasporti e agenzie di viaggio 2.1 2.3 1.3 3.9 3.5 9.5 27.2 13.2 13.5 7.1
Poste e telecomunicazioni 0.1 0.2 10.2 27.5 30.9 29.5 25.9 32.3 45.1 43.6
Attività immobiliari 14.7 9.8 11.0 19.2 8.4 6.1 5.4 3.7 0.6 -
Noleggio di macchinari e attrezzature senza operatore 0.5 0.1 - - 0.1 0.1 0.2 - 0.2 0.5
Informatica e attività connesse - - - - - - - 0.3 1.2 3.0
Ricerca e sviluppo - - - - - 0.1 - 0.1 0.3 0.3
Altre attività professionali - 0.2 0.2 1.9 0.6 1.2 3.5 20.8 9.8 4.5
Istruzione - - - - - - 0.1 - - -
Sanità e altri servizi sociali - - - - - - 0.1 - - -
Smaltimento rifiuti solidi, acque di scarico e simili - - - - - - - 0.1 - 0.2
Attività di organizzazioni associative - - - 0.2 - - - - - 0.1
Attività ricreative, culturali e sportive 0.9 1.7 1.9 1.6 4.2 4.0 2.9 2.0 4.0 2.9
Altre attività dei servizi 1.1 0.3 0.2 0.4 0.3 0.6 0.2 0.2 - -
Totale 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0
© Michelangelo Vasta 2012
74
La stabilità delle grandi imprese
Contro l’ipotesi di Chandler: la popolazione delle prime 200 imprese industriali italiane è turbolenta: muta consistentemente durante il Novecento
Le entrate «ritardate» o le uscite «precoci» riflettono il cambiamento strutturale dell’industria italiana: la turbolenza è riconducibile al cambiamento
tecnologico
Se ne ricava una scarsa e lenta capacità di crescita dimensionale delle imprese
Nel settore dei servizi la turbolenza è ancora maggiore
© Michelangelo Vasta 2012
75
Frequenza delle prime 200 imprese italiane (1913-2001)
Le imprese industriali «permanenti»
© Michelangelo Vasta 2012
76
1913 1921 1927 1936 1952 1960 1971 1981 1991 2001
10 presenze
Ansaldobreda 20 5 8 15 74 164 111 184 77 30
Birra Peroni industriale 188 173 192 147 83 120 107 163 104 167
Cirio Del Monte Italia 198 144 118 56 130 119 146 170 118 115
Eridania 16 35 53 5 10 18 14 35 22 88
Fiat auto 18 3 3 3 1 1 2 3 1 1
Ilva 4 1 4 2 4 4 3 1 3 4
Italcementi - Fabbriche riunite cemento 85 46 19 17 16 16 20 39 18 15
Marzotto - Manifattura Lane G. Marzotto & f. 130 37 52 106 14 25 61 115 42 68
9 presenze
Abb Sace 59 48 42 59 82 92 92 112 186
Acciaierie ferriere lombarde Falck 41 23 27 10 13 12 17 25 40
Ansaldo 2 2 5 7 11 5 51 11 8
Dalmine 30 32 44 17 21 16 18 45 63
Europa metalli Lmi 17 12 21 24 62 50 67 74 60
La Magona d'Italia 48 54 66 49 80 136 90 139 139
Montefibre 78 7 27 24 28 18 46 38 137
Piaggio & C. 123 130 36 58 51 64 50 97 53
Skf industrie 138 123 61 25 22 25 49 78 118
Le imprese dei servizi «permanenti»
© Michelangelo Vasta 2012
77
Nome imprese 1913 1921 1927 1936 1952 1960 1971 1981 1991 2001
10 presenze
Ferrovie Nord Milano esercizio 8 32 25 5 12 28 53 59 34 119
Navigazione Montanari 38 46 49 39 30 44 132 27 174 74
9 presenze
La Rinascente 11 20 12 21 16 11 13 8 10
Risanamento Napoli 6 28 35 24 17 29 71 125 65
Sita 62 138 107 36 25 62 136 74 102
8 presenze
Ciga gestioni 18 58 31 20 19 22 37 127
Gondrand 78 76 108 79 32 45 52 64
Lloyd triestino di navigazione 12 10 4 8 13 18 25 43
Nazionale ferro metalli carboni 116 60 74 100 93 81 75 134
Saima innocente mangili adriatica 64 54 96 52 43 69 124 97
Sirti 37 13 22 24 40 23 9 38 Strade ferrate secondarie meridionali 25 111 124 26 16 34 50 25
Perché così tanta turbolenza?
Per le imprese industriali si osserva la capacità di adattarsi, seppure lentamente, alla sequenza dei «regimi tecnologici» con due peculiarità le difficoltà legate allo sviluppo delle tecnologie della SRI con la
conseguente persistenza delle imprese specializzate nei settori della PRI
una riduzione del ritardo nella diffusione per le imprese legate al nuovo «regime tecnologico» delle ICT
Per le imprese dei servizi le dinamiche sono legate:
essenzialmente a tre settori (commercio all’ingrosso, trasporto via acqua e settore immobiliare)
la persistenza di un sistema della distribuzione altamente frammentato
il diverso grado di apertura internazionale che caratterizza le diverse fasi di sviluppo dell’economia italiana
la peculiarità delle società immobiliari, caratterizzate da un ciclo di vita collegato allo sviluppo dell’edilizia
cambiamenti istituzionali con i processi di nazionalizzazione e privatizzazione
© Michelangelo Vasta 2012
78
© Michelangelo Vasta 2012
79
Lo Stato e la grande impresa
Lo Stato esercita un ruolo rilevante nelle dinamiche della grande impresa: mediante interventi indiretti in una prima fase
(Terni, Ansaldo)
e interventi diretti di gestione di imprese dagli anni Venti e Trenta (Agip, Iri, Eni, Efim) fino alle Partecipazioni statali
Dagli anni Trenta una quota significativa delle prime 10 imprese italiane è controllata dallo Stato
Anche dopo le privatizzazioni tra le prime 10 imprese è rilevante la presenza di imprese pubbliche
Percentuale di imprese pubbliche sulle prime 200 imprese manifatturiere italiane (1936-2001)
© Michelangelo Vasta 2012
80
Prime 10 società italiane per attivo (1913-1952)
© Michelangelo Vasta 2012
81
Ranking 1913 1921 1927 1936 1952
1 Società italiana per le strade ferrate del mediterraneo
Ilva Edison Edison Edison
2 Ilva Italiana Gio. Ansaldo & c. Snia viscosa Montecatini Fiat
3 Italiana Gio. Ansaldo & c. Fiat Montecatini Sme Montecatini
4 Navigazione generale italiana Navigazione generale italiana Fiat Generale elettrica cisalpina Sip
5 Compagnia reale delle ferrovie sarde
Snia Viscosa Sip Sade Sme
6 Società anglo romana per l'illuminazione di Roma
Montecatini Terni Sip Terni
7 Società italiana per le strade ferrate secondarie della Sardegna
Società italiana per le strade ferrate del mediterraneo
Navigazione generale italiana
Ilva* Sade
8 Istituto romano di beni stabili Società italo americana pel petrolio
Ilva Fiat Ilva
9 Terni Breda Sme Terni Stipel
10 Alti forni fonderie e acciaierie di Piombino
Pirelli Società italo americana pel petrolio
Cantieri Riuniti dell’adriatico
Cantieri Riuniti dell’adriatico
Prime 10 società italiane per attivo (1960-2001)
© Michelangelo Vasta 2012
82
Ranking 1960 1971 1981 1991 2001
1 Fiat Enel Enel Enel Rfi – Rete Ferroviaria Italiana
2 Montecatini Montedison Sip Sip Telecom Italia
3 Pirelli Fiat Italsider Fiat auto Poste italiane
4 Edison Sip Agip Snam Enel
5 Edisonvolta Italsider Eni Eni Eni
6 Sip Eni Fiat auto Autostrade Enel distribuzione
7 Italsider Autostrade Snam Agip Snam
8 Stipel Agip Fiat veicoli industriali
Ibm semea Tim - Telecom Italia Mobile
9 Sade Anic Agip petroli Ilva Enel produzione
10 Sme Snam Autostrade Fincantieri Snam rete gas
© Michelangelo Vasta 2012
83
La piccola e media impresa 1/2
La persistenza della piccola impresa nel sistema industriale italiano è connessa alla dotazione di fattori (lavoro/risorse): i settori leggeri
Come si spiega la permanenza della piccola impresa?
Due modelli: le piccole imprese sono proprie delle fasi iniziali
dei nuovi regimi tecnologici (quindi temporanee);
le piccole imprese dipendono da nicchie di mercato o tecnologiche che ne garantiscono la continuità
© Michelangelo Vasta 2012
84
La piccola e media impresa 2/2
Le spiegazioni alternative:
Le capacità sociali dei sistemi locali di produzione di combinare in modo flessibile la produzione [Sabel e Zeitlin]
Il ciclo della domanda: nella fase espansiva la piccola impresa cresce per soddisfare la domanda; la concentrazione industriale segue nella fasi di stagnazione
Le opportunità tecnologiche: le grandi sviluppano le tecnologie; le piccole la varietà dei beni intermedi
© Michelangelo Vasta 2012
85
PMI: continuità o discontinuità?
Le interpretazioni della persistenza della PMI italiana
La «piccola» dimensione media delle imprese italiane mostra continuità nel tempo e può essere spiegata in termini di vantaggio comparato
La dinamica della distribuzione per classi dimensionali evidenzia fasi di ascesa e declino della piccola dimensione in relazione ai vari regimi tecnologici: fordismo versus flessibilità organizzativa/varietà di prodotti
© Michelangelo Vasta 2012
86
Sistemi di imprese e distretti industriali 1/2
Imprese e territorio: il NEC (Nord Est-Centro):
i sistemi locali (Bagnasco) o i distretti industriali (Becattini) intendono la piccola impresa come istituzione integrata con il territorio, la struttura sociale e le specifiche culture civiche
la «specializzazione flessibile» dei settori del made in Italy appare compresa, a seconda della prospettiva, tra continuità secolare e «tempi brevi»
© Michelangelo Vasta 2012
87
Sistemi di imprese e distretti industriali 2/2
La piccola impresa passa da forma inefficiente e residuale nella golden age a forma diffusa negli anni Settanta per due effetti:
il decentramento della grande impresa per aumentare la flessibilità vis-à-vis una domanda più «volatile»
la ristrutturazione della grande impresa produce effetti di spillover (da operai a imprenditori)
La distribuzione dei distretti industriali in Italia
© Michelangelo Vasta 2012
88
© Michelangelo Vasta 2012
89
Vantaggi e limiti dei sistemi locali
I vantaggi competitivi dei sistemi locali un’alta flessibilità della produzione in presenza
delle variazioni della domanda i ridotti costi delle transazioni informali,
vantaggi derivanti dalla imprenditorialità diffusa
l’elevata coesione sociale assicurata dalle istituzioni e dalle comunità locali (enti, partiti, sindacati)
Il limite: il dinamismo tecnologico dipende dalle forme di conoscenza tecnologica tacita, complessa e sistemica e non è legato agli avanzamenti della frontiera tecnologica
© Michelangelo Vasta 2012
90
Le imprese cooperative
Le imprese cooperative derivano da principi solidaristici che si affermano a partire dalla metà dell’Ottocento:
la partecipazione dei lavoratori alla gestione e alla proprietà
Le cooperative hanno un forte radicamento territoriale
presenti soprattutto nei settori dei consumi e dei servizi, meno nella produzione
Le cooperative prevalgono nella grande distribuzione e nei servizi alla persona
Le imprese artigiane
Uno status volto a tutelare i «mestieri» tradizionali
Dimensione molto piccola non superiore a 15 addetti che consente di godere di agevolazioni pubbliche
Sono presenti in molti settori anche perché sovente celano la presenza di vere e proprie imprese industriali
Intervento di politica economica a sostegno delle micro dimensione
Welfare verso una tipologia di addetti altrimenti non coperta da rischi
Sostegno al reddito delle imprese marginali con
Agevolazioni fiscali
Un disincentivo all’innovazione e alla concorrenza?
© Michelangelo Vasta 2012
91
© Michelangelo Vasta 2012
92
Il «quarto capitalismo»
Il «quarto capitalismo» della media impresa deriva dalla ricomposizione e gerarchizzazione delle imprese minori e dei sistemi locali/distretti [Turani; Colli]
Il «quarto capitalismo» delle medie imprese si basa sulla formazione di gruppi strategici in genere a controllo famigliare
La specializzazione settoriale ricalca quella dei distretti
La Mittelstand italiana ha una forte proiezione internazionale: le «multinazionali tascabili»
© Michelangelo Vasta 2012
93
L’innovazione tecnologica
La centralità del cambiamento tecnologico Approcci teorici
Economia neoclassica e growth accounting (Solow) Schumpeter e i cicli I contributi in prospettiva storica (Gerschenkron, Landes,
Rosenberg) Evolutionary economics (Nelson & §Winter)
Misure Input
Le spese in Ricerca e Sviluppo (R&S) Output
I brevetti La produzione scientifica Gli indici sintetici (Technology Achievement Index)
La critica degli indicatori
Caratteristiche istituzionali L’Italia in prospettiva comparativa
Il National innovation system
Il network di istituzioni nel settore pubblico e privato le cui attività e interazioni promuovono, importano e diffondono le nuove tecnologie (Freeman)
Focus: politiche, R&S di impresa, capitale umano
Tutte le parti e gli aspetti della struttura economica e istituzionale che influenza i processi di apprendimento (Lundvall 1992)
Focus: processi di apprendimento, routines
Il set di istituzioni la cui interazione determina la performance innovativa delle imprese (Nelson 1993)
Focus: sistema della R&S
© Michelangelo Vasta 2012
94
© Michelangelo Vasta 2012
95
La spesa in R&S in alcuni paesi (1955-2010)
Countries 1955-60
estimate 1964 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010
China 0.7 0.6 0.9 1.3 1.7
South Korea 2.3 2.3 2.8 3.7
France 0.8 1.8 1.8 1.7 1.7 2.2 2.3 2.3 2.2 2.1 2.3
Germany 0.6 1.4 2.0 2.1 2.4 2.6 2.6 2.2 2.5 2.5 2.8
Japan 1.5 1.8 1.8 2.0 2.5 2.8 2.7 3.0 3.3 3.4
Italy 0.2 0.6 0.8 0.8 0.7 1.1 1.3 1.0 1.0 1.1 1.3
Netherlands 1.8 1.9 1.9 1.8 2.0 2.1 2.0 1.9 1.9 1.8
United Kingdom 1.6 2.3 2.2 2.0 2.4 2.2 2.1 1.9 1.8 1.7 1.8
Spain 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.8 0.8 0.9 1.1 1.4
United States 3.0 3.3 2.6 2.2 2.3 2.8 2.6 2.5 2.7 2.6 2.9
Sweden 1.2 1.2 1.7 2.2 2.7 2.7 3.3 3.6 3.6 3.4
OECD 1.1 1.3 1.3 1.3 1.5 1.6 1.6 1.7 1.8 2.0
Peso percentuale delle spese in R&S sul Pil per alcuni paesi e anni benchmark (1955-2010)
© Michelangelo Vasta 2012
96
Numero di ricercatori (ula-tp) per 1.000 abitanti per alcuni paesi e anni benchmark (1963-64, 1981, 2010)
© Michelangelo Vasta 2012
97
© Michelangelo Vasta 2012
98
Quota brevetti registrati negli Stati Uniti (1883-2010)
China France Germany Japan Italy Netherlands
South
Korea Spain Sweden Switzerland
United
Kingdom Others Total
1883 - 17.8 23.3 0.2 0.3 - - 0.2 1.2 2.2 43.2 11.7 100.0
1890 - 10.3 26.1 0.1 0.3 0.3 - 0.4 1.8 3.2 43.9 13.5 100.0
1900 0.1 10.9 34.3 - 1.0 0.8 - 0.2 1.5 2.5 34.1 14.4 100.0
1913 0.0 9.3 39.2 0.5 1.5 0.5 - 0.1 2.4 3.6 26.8 16.0 100.0
1927 0.1 11.4 33.1 0.8 2.5 1.7 - 0.7 3.3 4.5 25.8 16.1 100.0
1938 0.1 9.9 40.8 1.6 1.5 3.6 0.0 0.2 3.3 4.0 24.2 10.8 100.0
1950 0.1 17.5 0.6 0.1 1.0 9.1 - 0.5 7.5 11.0 40.5 12.2 100.0
1960 - 11.8 30.9 3.3 3.6 5.3 0.0 0.1 5.0 7.7 26.4 5.9 100.0
1970 0.0 10.6 27.3 16.1 3.5 3.3 0.0 0.3 3.9 6.8 18.1 9.9 100.0
1980 - 8.9 24.7 30.5 3.4 2.8 0.0 0.3 3.5 5.4 10.3 10.1 100.0
1990 0.1 7.0 18.5 47.5 3.1 2.3 0.5 0.3 1.9 3.1 6.8 8.9 100.0
2000 0.2 5.5 14.8 45.4 2.5 1.8 4.8 0.4 2.3 1.9 5.3 15.1 100.0
2010 2.5 4.2 11.6 41.9 1.7 1.5 10.9 0.4 1.3 1.5 4.0 18.6 100.0
© Michelangelo Vasta 2012
99
Brevetti rilasciati negli Stati Uniti a residenti stranieri per milione di abitanti (1883-2010)
Cina Corea del Sud Francia Germania Giappone Italia Olanda Regno Unito Spagna Svezia Svizzera
1883 4.5 5.3 0.1 0.1 12.3 0.1 2.6 7.7
1890 4.4 9.5 0.0 0.2 1.3 20.3 0.4 6.7 19.0
1900 0.0 8.4 19.7 1.0 5.1 25.8 0.3 9.0 23.9
1913 0.0 8.2 22.0 0.4 1.5 3.2 21.5 0.2 15.5 33.9
1927 0.0 12.0 22.2 0.6 2.7 9.9 24.5 1.2 23.7 48.5
1938 0.0 0.1 12.7 32.2 1.2 1.9 22.5 27.6 0.4 28.7 51.3
1950 0.0 16.1 0.4 0.0 0.8 35.3 31.7 0.6 41.9 91.4
1960 0.0 17.9 30.2 2.5 5.0 32.6 35.6 0.3 47.1 102.0
1970 0.0 0.1 33.3 57.1 25.2 10.6 41.7 53.1 1.7 78.1 177.4
1980 0.2 37.9 73.8 61.0 14.3 46.3 42.7 1.7 98.9 198.3
1990 0.0 5.2 49.3 95.9 158.0 22.2 64.2 48.6 3.3 89.7 187.8
2000 0.1 70.8 62.5 124.5 246.9 29.7 78.0 61.5 6.7 177.8 181.9
2010 2.0 240.6 69.1 150.2 352.6 30.9 96.6 70.4 10.2 158.3 211.5
© Michelangelo Vasta 2012
100
Quota dei brevetti italiani registrati negli Stati Uniti sul totale dei brevetti rilasciati a residenti stranieri (1883-2010)
Brevetti rilasciati negli Stati Uniti a residenti stranieri per paese (per milione di abitanti) e anni benchmark (1883, 1950, 2010)
© Michelangelo Vasta 2012
101
© Michelangelo Vasta 2012
102
Pattern di specializzazione dell’Italia per categorie tecnologiche (1963-2006
L’indice di Revealed Technological Advantage (RTA) = (Pij/jPij)/(iPij/ijPij)
Codice Categoria 1963-1975 1976-1985 1986-1995 1996-2006 1963-2006
1 Chimica 1.398 1.240 1.203 1.307 1.309
2 Computer e telecomunicazioni 0.734 0.993 0.473 0.460 0.513
3 Farmaci 0.967 1.714 1.298 0.994 1.149
4 Elettronica 0.647 0.592 0.656 0.846 0.718
5 Meccanica 0.997 0.983 1.220 1.469 1.201
6 Altri 0.938 0.878 1.077 1.254 1.068
© Michelangelo Vasta 2012
103
Ranking delle sub-categorie in cui l'Italia è più (meno) specializzata (RTA) (1963-2006)
Rank 1963-1975 1976-1985 1986-1995 1996-2006 1963-2006
top specialized sub-categories
1 Apparel & Textile
(2.750)
Apparel & Textile
(3.477) Apparel & Textile (4.140)
Apparel & Textile
(3.673)
Apparel & Textile
(3.501)
2 Resins (2.217) Drugs (2.595) Organic Compounds
(2.360) Receptacles (2.880)
Organic Compounds
(2.208)
3 Organic Compounds
(1.977)
Organic Compounds
(2.244) Drugs (2.011)
Organic Compounds
(2.222) Receptacles (1.698)
4 Biotechnology (1.568) Computer Periphericals
(1.268) Receptacles (1.705)
Mat. Proc & Handling
(1.895) Resins (1.663)
top de-specialized sub-categories
1 Semiconductor Devices
(0.319)
Amusement Devices
(0.037)
Amusement Devices
(0.110)
Electronic business
methods and software
(0.094)
Electronic business
methods and software
(0.122)
2 Electrical Lighting
(0.361)
Surgery & Med Inst.
(0.285)
Electronic business methods
and software (0.127)
Amusement Devices
(0.096)
Amusement Devices
(0.190)
3 Earth Working & Wells
(0.392)
Semiconductor Devices
(0.379)
Information Storage
(0.325)
Computer Periphericals
(0.214)
Computer Periphericals
(0.317)
4 Surgery & Med Inst.
(0.453)
Nuclear & X-rays
(0.391) Nuclear & X-rays (0.348) Communications (0.337)
Surgery & Med Inst.
(0.445)
The output dimension of the Italian NIS: scientific knowledge 1/2
© Michelangelo Vasta 2012
104
Share of Italian publications in AS (1860-2011)
The output dimension of the Italian NIS: scientific knowledge 2/2
© Michelangelo Vasta 2012
105
Share of Italian publications (AS vs N&S) on selected countries (1950-2011)
A mismatch between science and technology?
© Michelangelo Vasta 2012
106
Technological activity versus research activity, Italy (1883-2011)
© Michelangelo Vasta 2012
107
Ranking delle prime 10 imprese innovatrici italiane (1969-2004)
Ranking Numero brevetti Società
1 2133 SGS-THOMSON MICROELECTRONICS S.R.L.
2 626 G.D. S.P.A.
3 608 OLIVETTI, ING. C., + C. S.P.A.
4 460 MONTECATINI EDISON S.P.A.
5 432 SNAM PROGETTI S.P.A.
6 431 MONTEDISON S.P.A.
7 392 AUSIMONT S.P.A.
8 383 FIAT SOCIETA PER AZIONI
9 340 FARMITALIA CARLO ERBA, S.P.A.
10 330 CSELT - CENTRO STUDI E LABORATORI TELECOMUNICAZIONI S.P.A.
© Michelangelo Vasta 2012
108
Cosa è e come si calcola il TAI
Indice messo a punto dalle Nazioni Unite per collocare i paesi rispetto alle dinamiche delle tecnologie
Comprende 4 dimensioni che hanno lo stesso peso nel calcolo dell’indice:
1. capacità di creare tecnologia (Brevetti prodotti e royalties ricavate)
2. Diffusione di innovazioni recenti (numero di Internet host e % export tecnologie medio-alte)
3. Diffusione di innovazioni consolidate (numero telefoni - mobili e fissi- e consumi elettrici)
4. Presenza di skill elevate (numero medio anni di scuola e % iscritti materie scientifiche all’università)
© Michelangelo Vasta 2012
109
Ranking del Tai e del Pil per paese
PIL 1998
(1990 International Geary-Khamis $)
Finlandia 0,744 Stati Uniti 27.331
Stati Uniti 0,733 Norvegia 23.660
Svezia 0,703 Singapore 22.643
Giappone 0,698 Canada 20.559
Corea 0,666 Giappone 20.410
Olanda 0,63 Australia 20.390
Regno Unito 0,606 Olanda 20.224
Canada 0,589 Hong Kong 20.193
Australia 0,587 Francia 19.558
Singapore 0,585 Belgio 19.442
Germania 0,583 Austria 18.905
Norvegia 0,579 Regno Unito 18.714
Irlanda 0,566 Svezia 18.685
Belgio 0,553 Finlandia 18.324
Nuova Zelaanda 0,548 Irlanda 18.183
Austria 0,544 Germania 17.799
Francia 0,535 Italia 17.759
Israele 0,514 Israele 15.148
Spagna 0,481 Nuova Zelaanda 14.779
Italia 0,471 Spagna 14.227
Repubblica Ceca 0,465 Portogallo 12.929
Ungheria 0,464 Corea 12.152
Slovenia 0,458 Slovenia 11.980
Hong Kong 0,455 Grecia 11.268
Slovacchia 0,447 Repubblica Ceca 8.643
Grecia 0,437 Slovacchia 7.754
Portogallo 0,419 Malesia 7.100
Bulgaria 0,411 Polonia 6.688
Polonia 0,407 Ungheria 6.474
Malesia 0,396 Bulgaria 4.586
Media 0,542 Media 15.884
Paesi TAI 2001 Paesi
© Michelangelo Vasta 2012
110
Capacità innovativa e livelli di ricchezza: paesi per Tai e Pil (1998-2001)
-
5.000
10.000
15.000
20.000
25.000
30.000
0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8
Italia Finlandia Svezi
Giappone
Corea del Sud
Olanda
Regno Unito
Canada Australia
Singapore
Germania
Norvegia
Irlanda
Stati Uniti
Belgio
Nuova Zelanda
Austria
Francia
Israele
Spagna
Ungheri
Slovenia
Hong Kong
Slovacchia
Grecia
Portogallo
Bulgaria
Polonia Malesia
IV I
II III
Repubblica Ceca
© Michelangelo Vasta 2012
111
L’Italia e l’innovazione tecnologica
Scarso dinamismo con prevalenza dei punti di debolezza rispetto ai punti di forza Andamento positivo negli anni Venti e negli
anni Sessanta
Prevalenza fasi di divergenza rispetto ai paesi leader
Scarsità di risorse
Relazione fra struttura industriale e capacità innovativa
Relazione fra crescita economica e capacità innovativa
© Michelangelo Vasta 2012
112
Lavoro e relazioni industriali
Il rapporto tra impresa e lavoro riguarda:
l’occupazione
il salario
l’organizzazione (comprese le relazioni industriali)
© Michelangelo Vasta 2012
113
Il lavoro: alcune definizioni
Mercato del lavoro
Un sistema di strumenti istituzionali e di infrastrutture che consentono ad acquirenti (imprese) e venditori (lavoratori) di entrare in contatto al fine di realizzare scambi
Domanda di lavoro
La quantità di lavoro che le imprese sono disposte ad acquistare per vari livelli di salario
Offerta di lavoro
La quantità di lavoro che i lavoratori sono disposti a vendere per vari livelli di salario
Salario di equilibrio
Salario al quale quantità di lavoro domandata dalle imprese è uguale alla quantità offerta dai lavoratori
114
Domanda e offerta di lavoro
20 40 60 80 100 120
1,0
2,0
3,0
140
2,5
1,5
3,5
0,5
Domanda Offerta
Lavoro [ore, numero lavoratori]
Eccesso di offerta
Eccesso di domanda
© Michelangelo Vasta 2012
115
Lavoro, salari e sviluppo economico
Tutte le interpretazioni sulla crescita economica dell’Italia nel lungo periodo concordano sul ruolo prioritario svolto dal fattore produttivo lavoro (non specializzato) fino agli anni Cinquanta:
I bassi salari permettono l’accumulazione delle risorse necessarie alla nascita (età giolittiana) e allo sviluppo (golden age) dell’industria
L’abbondante offerta di lavoro (che determina bassi salari) permette di sfruttare i vantaggi comparati e beneficiare di economie di scala nei settori esportatori
© Michelangelo Vasta 2012
116
Il ruolo dei salari nella crescita italiana 1/2
Salari come componente della domanda aggregata (DA)
La domanda aggregata è la spesa totale in beni e servizi da parte di consumatori, imprese investitrici, pubblica amministrazione e settore internazionale
La domanda aggregata è composta da: Domanda di beni di consumo (C)
Domanda di beni di investimento (I)
Spesa pubblica (S)
Esportazioni al netto delle importazioni (NE)
DA = C + I + S + EN
La crescita dei salari ha un effetto diretto sui consumi ed un effetto indiretto sulla produttività aggregata attraverso la specializzazione della produzione e la diffusione dell’economie di scala, provocate dagli investimenti stimolati dalla domanda
© Michelangelo Vasta 2012
117
Il ruolo dei salari nella crescita italiana 2/2
Salari come componente della crescita fondata sui vantaggi comparati
La teoria dei vantaggi comparati sostiene che il commercio di due beni tra due paesi avvantaggia entrambi fino a quando tra i due paesi esistono delle differenze nei costi di produzione
Ciascun paese si specializza nella produzione e nell’esportazione del bene la cui produzione richiede un uso intensivo del fattore relativamente abbondante e a basso costo
Importa invece il bene la cui produzione richiede un uso intensivo del fattore relativamente scarso e costoso
I bassi salari determinano la specializzazione dell’Italia nella produzione di beni ad elevata intensità di lavoro (esempio: industria della seta nella seconda metà dell’Ottocento o il tessile e il calzaturiero a partire dalla seconda metà degli anni Settanta)
Andamento dei salari italiani rispetto a quelli della Gran Bretagna (1870-2010)
© Michelangelo Vasta 2012
118
© Michelangelo Vasta 2012
119
I «mercati» del lavoro
Specificità storiche e locali del mercato del lavoro Dualismo grande e piccola impresa Dualismo geografico Nord-Sud Dualismo di genere
Grandi imprese - giovani uomini
Imprese tessili - giovani donne
Sistema di reclutamento locale Ad eccezione delle migrazioni da Sud verso
Nord degli anni Sessanta Ruolo chiave delle relazioni familiari
© Michelangelo Vasta 2012
120
Tecnologia, capitale umano, salari
La dotazione di fattori dell’Italia è caratterizzata da:
Forza lavoro non qualificata (proveniente dall’agricoltura e con bassi livelli di istruzione)
Scarsa dotazione di capitale
La dotazione di fattori si combina con i cambiamenti tecnologici delle 3 rivoluzioni industriali e dei 5 «regimi tecnologici»
La presenza di forza lavoro non qualificata si presta meglio:
alle caratteristiche della Prima rivoluzione industriale
alle caratteristiche del 4° «regime tecnologico» del petrolio, dell’automobile e della produzione di massa
La crescita italiana è più rapida proprio in queste fasi
© Michelangelo Vasta 2012
121
Le relazioni industriali: definizioni
Comprendono i negoziati tra datori di lavoro (associazioni imprenditoriali) e lavoratori (sindacati) e il quadro normativo e istituzionale in cui si dispiegano
Nel lungo periodo si evidenziano due modelli: Negoziazione anglosassone è incentrata su salari e
condizioni lavorative e la rappresentanza è organizzata per mestieri e settori, prevale il livello decentrato
Negoziazione continentale è incentrata su temi più generali della politica economica e la rappresentanza è organizzata a livello generale, prevale il livello centralizzato
Non esiste una relazione univoca fra le caratteristiche delle relazioni industriali e la performance economica di un paese
© Michelangelo Vasta 2012
122
Le relazioni industriali: caratteristiche e fasi
Le relazioni industriali in Italia sono contraddistinte da due caratteri strutturali:
il costante prevalere dell’offerta sulla domanda
l’elevata politicizzazione della rappresentanza sindacale e dei lavoratori
Le relazioni industriali sono riconducibili a cinque fasi:
la prima industrializzazione (1900-1915)
prima guerra mondiale e fascismo (1915-1943)
la diffusione del fordismo (1943-1969)
il conflitto e la regolamentazione (1969-1980)
la deregolamentazione e la flessibilità (1980-)
© Michelangelo Vasta 2012
123
La prima industrializzazione (1900-1915)
Costituzione delle Camere del lavoro (Milano 1891) intermediazione tra domanda e offerta di lavoro
tutela dei lavoratori su base locale
sostegno alle istanze della II Internazionale
Nascita federazioni dei mestieri (Fiom 1901)
Nascita primo sindacato unitario (Cgdl 1906)
Commistione tra lotta economica e politica originata da debolezza della classe imprenditoriale o da
eccesso di offerta?
Costituzione di uffici pubblici misti (collaborazione delle due controparti con intervento dell’amministrazione locale)
© Michelangelo Vasta 2012
124
Prima guerra mondiale, fascismo (1915-1943)
La pianificazione dello sforzo bellico determinò il corporativismo pluralista; la mobilitazione «operaia»; la reazione padronale: Accordo FIOM (1919), orario giornata di 8 ore
Consigli di fabbrica e occupazioni nei primi anni Venti
Il fascismo Patto Palazzo Vidoni (1925) con istituzione sindacato
unico
Legge Rocco (1926), abolizione del diritto di sciopero
Fascistizzazione del sindacato: carta del lavoro (1927)
Concessioni degli anni Trenta (ferie pagate, indennità di licenziamento, assegni familiari)
Forte regime di regole o prevalenza meccanismi informali?
© Michelangelo Vasta 2012
125
Golden age e fordismo (1943-1969)
La ricostituzione dei sindacati democratici e la loro scissione (Cgil, Cisl e Uil)
La legge 264/49 regolò le relazioni: impose il collocamento statale e vietò la mediazione privata
Prevalenza di meccanismi informali, scarso rispetto delle regole, bassi livelli salariali
Nei periodo 1958-1962 l’Intersind (associazione sindacale delle imprese pubbliche) tentò di costruire un clima di relazioni industriali meno conflittuale ma fallì
Conflitti di lavoro (1949-2009)
© Michelangelo Vasta 2012
126
0
1.000
2.000
3.000
4.000
5.000
6.000
19
49
19
51
19
53
19
55
19
57
19
59
19
61
19
63
19
65
19
67
19
69
19
71
19
73
19
75
19
77
19
79
19
81
19
83
19
85
19
87
19
89
19
91
19
93
19
95
19
97
19
99
20
01
20
03
20
05
20
07
20
09
© Michelangelo Vasta 2012
127
Tasso di disoccupazione in Italia (1959-2010)
© Michelangelo Vasta 2012
128
Conflitto e regolamentazione (1969-1980)
Spostamento del baricentro a favore dei sindacati
Statuto dei lavoratori (1970) che amplia i diritti dei lavoratori in modo consistente ed apre ad altre misure di tutela
Due interpretazioni delle «occasioni mancate» Sindacato come principale responsabile: più
abile a nel conflitto che nel cercare l’accordo [Berta]
I datori di lavoro come principali responsabili perché alla ricerca del ripristino del pieno controllo sulla produzione
La marcia dei quarantamila alla Fiat
© Michelangelo Vasta 2012
129
Deregolamentazione e flessibilità (1980-)
Indebolimento del movimento sindacale (referendum sulla scala mobile, spostamento della contrattazione a livello aziendale, diffusione del lavoro «nero») anche a causa dell’introduzione delle tecnologie flessibili che danno luogo all’ascesa delle PMI
Riconoscimento della mediazione privata (lavoro interinale) e, più in generale, deregolamentazione del mercato del lavoro Pacchetto Treu (1997) Legge Biagi (2003)
Visioni diverse sul mercato del lavoro italiano di inizio secolo Riduzione delle rigidità e maggiore flessibilità (moltiplicazione
forme contrattuali, individualizzazione contratto di lavoro) Aumento della precarietà e della «malaoccupazione» Liberalizzazione con la partecipazione del sindacato
(concertazione)
© Michelangelo Vasta 2012
130
Il finanziamento delle imprese
Le istituzioni finanziarie comprendono
le regole nello scambio di beni e servizi di pagamento e di credito
gli operatori che determinano i modi dello scambio.
I sistemi finanziari svolgono cinque funzioni:
Facilitano le transazioni di pagamento
Raccolgono e indirizzano il risparmio
Elaborano sistemi di riduzione del rischio
Stabiliscono le condizioni del rapporto creditori-debitori
Acquisiscono/pubblicizzano informazioni sulle imprese finanziate
© Michelangelo Vasta 2012
131
Banca, borsa e mercati finanziari
I sistemi finanziari si distinguono sulla base della prevalenza del tipo di beni finanziari scambiati e della centralità degli operatori nella definizione delle regole
Comunemente si distingue tra:
Sistemi orientati alla banca (o al mercato indiretto) Bank oriented
Sistemi orientati alla borsa (o al mercato diretto) Market oriented
© Michelangelo Vasta 2012
132
Definizioni
Il prodotto finanziario più scambiato è l’informazione stima della capacità di un operatore di pagare ad una
scadenza
costi della realizzazione e del rendimento di un progetto
Il free riding Il sistema finanziario può determinare rendite
nel caso vi siano operatori che sfruttano informazioni raccolte da altri senza sostenerne i costi
Le istituzioni finanziarie saranno più efficienti tanto più saranno capaci di ridurre i costi di free riding e favorire la diffusione dell’innovazione tecnologica
© Michelangelo Vasta 2012
133
Sistemi basati sulle banche (Bank oriented)
Vantaggi possibili:
basso livello di free rider
miglior controllo del debito delle imprese
miglior controllo dei manager
Svantaggi possibili:
Arbitrarietà nei comportamenti (possibili privilegi concessi a certe imprese) e collusione
Scarso interesse verso progetti innovativi
Limitando il rischio agiscono troppo prudentemente in situazione di incertezza
© Michelangelo Vasta 2012
134
Sistemi basati sulla borsa (Market oriented)
Vantaggi possibili: controllo pubblico sulla raccolta di risparmio da parte
delle imprese
incentivo alla concorrenza
selezione dei manager migliori
Svantaggi possibili: maggiore instabilità nel mercato dei prodotti finanziari
incentivi verso guadagni di tipo speculativo
Sistemi bank oriented e market oriented: (1850-1978)
© Michelangelo Vasta 2012
135
Anni Francia Germania Giappone Italia Regno Unito
Stati Uniti
1850
4.9
3.0 n.d.
10.4
14.7
17.2
1875
7.6
6.0
2.0
3.2
16.8
23.6
1913
10.4
9.0
12.1
2.6
21.2
27.5
1929
6.1
13.2
12.5
9.4
22.1
34.6
1939 n.d.
8.5
20.2
7.2
24.1
20.3
1950
14.4
11.5
11.1
8.4
19.2
14.9
1965
33.0
24.0
11.2
15.8
17.3
28.2
1973
18.9
11.3
7.4
6.6
12.9
20.1
1978
11.8
9.8
8.4
2.4
11.4
14.6
Rapporto tra volume degli scambi di borsa e credito al settore privato (1988-2010)
© Michelangelo Vasta 2012
136
Francia Germania Giappone Italia Regno Unito Stati Uniti
1988 0.07 0.27 0.35 0.04 0.68 0.23
1989 0.11 0.49 0.36 0.05 0.32 0.24
1990 0.09 0.29 0.20 0.04 0.23 0.20
1991 0.09 0.20 0.11 0.02 0.26 0.23
1992 0.09 0.20 0.06 0.02 0.31 0.21
1993 0.13 0.13 0.08 0.06 0.39 0.31
1994 0.23 0.18 0.08 0.11 0.38 0.31
1995 0.23 0.18 0.08 0.08 0.37 0.40
1996 0.17 0.24 0.09 0.09 0.39 0.51
1997 0.28 0.18 0.11 0.19 0.50 0.66
1998 0.24 0.08 0.43 0.67 0.76
1999 0.52 0.26 0.14 0.48 0.75 0.96
2000 0.79 0.39 0.19 0.74 0.95 1.62
2001 0.76 0.52 0.15 0.51 0.93 1.38
2002 0.62 0.43 0.13 0.46 0.84 1.21
2003 0.58 0.33 0.17 0.43 0.82 0.65
2004 0.65 0.37 0.24 0.45 1.10 0.74
2005 0.66 0.46 0.34 0.58 1.13 0.76
2006 0.96 0.65 0.46 0.65 1.01 1.06
2007 1.08 0.81 0.50 0.85 1.96 1.25
2008 0.92 0.68 0.40 0.22 1.15 2.03
2009 0.40 0.29 0.25 0.15 0.68 1.44
2010 0.43 0.32 0.24 0.17 0.60 0.90
L'indebitamento delle imprese italiane (1900-2010)
© Michelangelo Vasta 2012
137
0
1
2
3
4
5
6
1900
1902
1904
1906
1908
1910
1912
1914
1916
1918
1920
1922
1924
1926
1928
1930
1932
1934
1936
1938
1940
1942
1944
1946
1948
1950
1952
1954
1956
1958
1960
1962
1964
1966
1968
1970
1972
1974
1976
1978
1980
1982
1984
1986
1988
1990
1992
1994
1996
1998
2000
2002
2004
2006
2008
2010
Top 200 manufacturing firms:
Debito e capitale (equity), 1952-1991
[Conte e Piluso; Lavista e Piluso]
© Michelangelo Vasta 2012
138
Top 200: mezzi terzi/mezzi propri
Un’analisi settoriale [Conte e Piluso]
© Michelangelo Vasta 2012
139
© Michelangelo Vasta 2012
140
Grandi banche e grandi imprese 1/2
Il ruolo delle banche «miste» o «universali» (soggetti che esercitavano ogni forma di raccolta e di prestito)
Giudizio controverso sul ruolo di motore dello sviluppo e sull’indirizzo delle risorse verso i settori «nuovi»
La crisi borsistica del 1907
La crisi del 1931-1933, la legge bancaria del 1936 e la fine delle banche miste private
Anni Trenta: un sistema di intermediazione per le imprese pubbliche
© Michelangelo Vasta 2012
141
Grandi banche e grandi imprese 2/2
Anni Cinquanta: prevalenza dell’autofinanziamento (ruolo delle holding delle imprese private e di quelle pubbliche), sviluppo banche minori
Anni Cinquanta e Sessanta: deterioramento della capacità di raccogliere informazioni e frazionamento del credito [Gigliobianco-Piluso-Toniolo; Piluso]
Anni Settanta: si rafforza il ruolo delle banche
Anni Ottanta: istituzione delle prime autorità di regolazione (1982: Isvap e 1984: Consob)
Anni Novanta: liberalizzazione dei mercati, privatizzazione delle banche, concentrazione, istituzione dell’AGCM (1995)
© Michelangelo Vasta 2012
142
Le banche dei sistemi locali di impresa
Lunga tradizione della presenza di banche di piccola dimensione legate a contesti locali (Casse di risparmio), specialmente nel Centro e nel Nord
Ruolo rilevante a partire dal secondo dopoguerra
A partire dagli anni Settanta: si rafforzano i legami fra piccole banche (Casse di risparmio, banche popolari e crediti cooperativi) e piccole imprese: vincolo alla crescita o struttura ottimale per
sostenere i sistemi del made in Italy?
© Michelangelo Vasta 2012
143
Il finanziamento pubblico 1/2
Il finanziamento pubblico fu attuato tramite canali diversi:
Garanzie ad azioni e obbligazioni emesse dalle imprese (esempio: costituzione delle imprese ferroviarie, elettriche, di pubblica utilità) specialmente alla fine dell’Ottocento, negli anni Venti e negli anni Sessanta
Il ruolo degli Enti Beneduce
Partecipazione azionaria e conferimenti (esempio i salvataggi e i progetti di sviluppo industriale degli anni Trenta e Cinquanta)
© Michelangelo Vasta 2012
144
Il finanziamento pubblico 2/2
La maggiore incidenza del finanziamento pubblico si ha nel secondo dopoguerra in forma di erogazioni di credito speciale e conferimenti
© Michelangelo Vasta 2012
145
Il sistema finanziario italiano
Prevalenza delle banche
Ruolo modesto della borsa [Nardozzi e Piluso]
Sistema finanziario con relazioni fra
Grandi banche e grandi imprese
Piccole banche e piccole imprese
Il ruolo dello Stato come:
Finanziatore delle imprese pubbliche
Erogatore di credito agevolato per le imprese private
Numero di società quotate in sei economie avanzate ( 1913-2006)
© Michelangelo Vasta 2012
146
1913 1929 1938 1950 1960 1970 1980 1990 1998 2006
Francia
760
670
774
921
930
1,046
586
873
914
1,210
Germania
1,250
900 -
628
550
459
649
741
760
Giappone
151
695
899
583
599
1,280
1,402
1,752
1,890
2,416
Italia
168
178
124
131
143
137
134
229
223
264
Regno Unito
4,100
3,418
2,659
2,111
1,957
3,256
Stati Uniti
846
851
1,057
1,143
1,351
1,570
1,774
3,114
2,764
La capitalizzazione del mercato azionario sul Pil in sei economie avanzate (1913-2006)
© Michelangelo Vasta 2012
147
1913 1929 1938 1950 1960 1970 1980 1990 1999 2006
Francia
0.36
0.33
0.29
0.08
0.31
0.17
0.09
0.27
1.10
1.01
Germania
0.44
0.35
0.18
0.15
0.35
0.16
0.09
0.20
0.67
0.56
Giappone
0.49
1.20
1.81
0.05
0.36
0.23
0.33
1.64
0.95
1.08
Italia
0.17
0.23
0.26
0.07
0.42
0.14
0.09
0.14
0.66
0.53
Regno Unito
1.09
1.38
1.14
0.17
1.06
1.63
0.38
0.81
2.25
1.49
Stati Uniti
0.39
0.75
0.56
0.33
0.61
0.66
0.46
0.54
1.52
1.16
Numero di società quotate alla Borsa di Milano (1897-2009)
© Michelangelo Vasta 2012
148
0
50
100
150
200
250
300
1899
1902
1905
1908
1911
1914
1917
1920
1923
1926
1929
1932
1935
1938
1941
1944
1947
1950
1953
1956
1959
1962
1965
1968
1971
1974
1977
1980
1983
1986
1989
1992
1995
1998
2001
2004
2007
2010
© Michelangelo Vasta 2012
149
La politica industriale: definizioni
Ogni forma di intervento promosso da una autorità pubblica con la finalità di modificare la condizione dell’attività produttiva, distributiva o di consumo di beni o servizi industriali
L’intervento statale solitamente si rivolge in favore dell’intero sistema, aree geografiche, settori industriali o di singole imprese
Le politiche industriali possono essere di competenza del governo centrale, delle autorità locali, delle autorità sopranazionali, di agenzie specializzate
© Michelangelo Vasta 2012
150
La politica industriale: forme
Creazione struttura legale e istituzionale diritti di proprietà, legislazione sui brevetti
Modificare la tecnologia Incentivi per favorire la creazione (R&S) e la diffusione
dell’innovazione
Modificare i mercati dei prodotti Assicurare la concorrenza, tutelare imprese «giovani»,
protezione tariffaria, regolazione prezzi beni energetici
Modificare i mercati dei fattori Capitale: incentivi al risparmio, riduzioni fiscali per
investimenti, costruzione infrastrutture. Lavoro: età di accesso, orari, salari
Modificare l’importanza relativa di industrie e imprese Sostenere imprese e settori in crisi, sviluppare imprese e
settori strategici
© Michelangelo Vasta 2012
151
La politica industriale italiana:
caratteristiche delle diverse fasi
anni comunemente
definita
tipo di intervento pubblico
1861-1880 Liberale lavori pubblici
1881-1914 Protezionistica dazi doganali
1922-1940 Fascista controllo della produzione
1950-1973 della Golden age sostegno alla domanda
1973-1991 dei campioni
nazionali
finanziamento alla
produzione
1992- delle privatizzazioni promozione della
concorrenza
© Michelangelo Vasta 2012
152
La politica industriale nel periodo liberale (1861-1880)
L’intervento caratterizzante fu la costruzione delle rete ferroviaria L’estensione triplicò passando da 2.000 a 6.000 km
I costi benefici sugli usi alternativi delle risorse non risultano maggiori
Non si determinarono ricadute significative per i settori siderurgico e meccanico
© Michelangelo Vasta 2012
153
La politica industriale nel periodo protezionistico (1881-1914)
L’intervento caratterizzante fu l’imposizione di tariffe doganali – specie quella 1887 – relativa a grano, ghisa e prodotti siderurgici.
La storiografia ha dato grande rilevanza a queste scelte: secondo alcuni [Zamagni, Mori, Sapelli] il protezionismo
ebbe effetti positivi favorendo lo sviluppo delle «nuove» industrie
Altri [Gerschenkron] hanno criticato la scelta dei settori protetti (meccanica versus siderurgia)
C’è infine chi sostiene che per l’industria i dazi non furono m,olto elevati e quindi nella sostanza non mutarono la situazione
La politica industriale mirò alla formazione del «blocco industriale e militare» ma si tratta di un insieme piuttosto piccolo, circa il 14% del Pil, l’8% del fatturato dei settori meccanici e metallurgici
Spillover per l’intero sistema? Il caso dell’Ansaldo
© Michelangelo Vasta 2012
154
La politica industriale nel periodo fascista
(1922-1940): continuità e originalità
L’intervento fu rivolto a controllare la capacità produttiva definendo misure di controllo sui costi del lavoro e del capitale
La storiografia ne sottolinea la continuità con le precedenti dei governi liberali
Essa ebbe però, specialmente negli anni Trenta, caratteri di originalità: Controllo delle tariffe
Autarchia (autosufficienza)
Interventi territoriali (bonifiche, aree speciali)
Regolamentazione mercato dei beni («cartelli») e del lavoro (scioglimento sindacati, abolizione diritto di sciopero)
Intervento pubblico: l’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI)
© Michelangelo Vasta 2012
155
La politica industriale nel periodo fascista (1922-1940): esiti
L’impatto di breve periodo fu rilevante: i bassi salari consentirono accumulazione e
stabilizzazione monetaria
le tariffe di protezione consentirono la crescita del settore meccanico e chimico
L’organizzazione in «cartelli» fece crescere i prezzi e sostenne le vendite
L’impatto di lungo periodo fu negativo: i bassi salari non consentirono un effettivo aumento del
mercato interno
La distribuzione fra profitti e salari si orientò fortemente verso i primi
le imprese furono incentivate ad adottare tecniche a maggiore intensità di lavoro, riducendo la spinta alla ricerca e all’innovazione
© Michelangelo Vasta 2012
156
La politica industriale nel periodo della Golden age (1950-1973) 1/2
L’aspetto più rilevante fu il sostegno all’impresa pubblica che contribuì alla modernizzazione del paese (rete telefonica e manifatture)
Il governo adottò politiche commerciali diverse da quelle fasciste ma in continuità con il sostegno ai settori siderurgico, meccanico e chimico (rafforzate con l’adesione alla CECA)
Tra i progetti più rilevanti vi furono: il piano Sinigaglia (Finsider) per la produzione di acciaio
(Cornigliano) con l’impiego di tecnologie americane
la costituzione della rete di fornitura di gas da parte dell’Agip che, dal 1953, passò sotto il controllo dell’ENI
© Michelangelo Vasta 2012
157
La politica industriale nel periodo della Golden age (1950-1973) 2/2
La politica industriale fu impostata in modo correlato con quella finanziaria e fiscale
Schema Vanoni (1955)
Governi di centro sinistra – nazionalizzazione dell’industria elettrica (1962) e costituzione dell’ENEL
La programmazione
Coordinamento tra le politiche industriali, quelle di sostegno dell’occupazione e allo sviluppo del Mezzogiorno
Dal 1951 al 1981 l’occupazione nel sud passò dal 13% al 20,5% del totale nazionale
Il Pil procapite del Sud crebbe in linea con quello nazionale
Nel 1973 le imprese pubbliche e i due più grandi gruppi privati (Fiat, Montedison) realizzavano il 60% della produzione industriale
© Michelangelo Vasta 2012
158
La politica industriale e i «campioni nazionali» (1973-1991) 1/2
Nel corso degli anni Settanta l’incremento dei costi energetici imposero alle industrie una forte riconversione
I governi la sostennero con due linee di intervento:
una politica industriale a sostegno dei «campioni nazionali»
imprese e/o gruppi industriali, operanti in settori ritenuti strategici (siderurgia, energia, petrolchimica), in grado di competere sui mercati internazionali
una politica fiscale (con una forte tolleranza verso l’evasione) favorevole
alla piccola impresa
© Michelangelo Vasta 2012
159
La politica industriale e i «campioni nazionali» (1973-1991) 2/2
Fallimento dei «campioni nazionali» industria chimica (ANIC, Montedison, SIR, Liquichimica) a
causa di un mercato troppo piccolo per sostenere una capacità produttiva in contniua crescita
industria automobilistica (Alfa Romeo e FIAT)
Sostegno alla R&S con esiti limitati
Crescita della PMI nei settori tradizionali
© Michelangelo Vasta 2012
160
La politica industriale e le privatizzazioni (1992-)
Scaturisce più da un effetto congiunto di condizioni monetarie e finanziarie a livello internazionale che da scelte consapevoli di politica economica
Nel 1992 di fronte all’indebitamento delle maggiori imprese pubbliche (IRI, ENEL, ENI) il governo avvia un piano di privatizzazione con il duplice obiettivo di: aumentare la capacità imprenditoriale delle aziende ridurre il debito pubblico così da poter ottenere la
riduzione della spesa corrente per interessi
Le privatizzazioni hanno influito sul declino della capacità industriale dell’Italia nei principali settori industriali (chimico, meccanico, elettronico)?
Le principali privatizzazioni in Italia (1993-2004)
© Michelangelo Vasta 2012
161
Anno Società privatizzata
Quota
venduta
(%)
Valore della
transazione (in
milioni di US$)
1999 ACEA SpA 49.0 844
1999 Banca Monte dei Paschi di Siena 24.3 2,097
1999 Mediocredito Centrale 100.0 2,172
1999 Autostrade SpA 57.0 3,797
1999 Enel 32.4 17,402
2000 Aeroporti di Roma 51.2 1,446
2000 AEROPORTI DI ROMA S.P.A. 51.2 1,446
2000 Autostrade SpA 30.0 2,000
2000 FINMECCANICA S.P.A. 50.6 5,253
2001 SNAM Rete Gas SpA 40.0 1,715
2001 ENI 5.0 2,183
2001 Elettrogen SpA (ENEL) 100.0 3,198
2002 Telecom Italia SpA 3.5 1,381
2002 Eurogen SpA (Enel) 100.0 3,562
2003 Cassa Depositi e Prestiti 30.0 1,302
2003 Enel 6.6 2,520
2003 Ente Tabacchi Italiani Spa 100.0 2,608
2004 SNAM Rete Gas SpA 9.5 793
2004 STMicroelectronics 10.3 1,442
2004 New Real SpA (ENEL) 100.0 1,711
2004 Terna 50.0 2,054
2004 Enel 19.6 9,521
Anno Società privatizzata
Quota
venduta
(%)
Valore della
transazione (in
milioni di US$)
1993 Credito Italiano SpA 54.8 990
1994 Acciai Speciali Terni 100.0 716
1994 STET 0.01 732
1994 IMI 27.5 1,573
1994 Banca Commerciale Italiana SpA 51.3 1,630
1994 INA 47.3 2,690
1995 IMI 14.0 820
1995 INA 18.4 1,037
1995 ENI 15.0 3,957
1996 INA 31.1 2,740
1996 ENI 15.8 3,698
1997 Banca di Roma 36.5 900
1997 Seat SpA 61.3 974
1997 ENI 17.6 7,237
1997 Telecom Italia SpA 44.7 10,917
1998 AEM Milano 49.0 744
1998 Banca Nazionale del Lavoro 68.3 4,208
1998 ENI 17.8 6,643
© Michelangelo Vasta 2012
162
L’intervento pubblico nel lungo periodo
Le forti differenze nelle forme della politica industriale nelle diverse fasi causano: Assenza di uno Stato «sviluppista»
Mancanza di un disegno di lungo periodo
Nel breve periodo spesso si risponde a situazioni contingenti
La grande impresa pubblica nasce come salvataggio del sistema banca-industria piuttosto che attraverso un progetto consapevole
Fine del corso
GRAZIE PER l’ATTENZIONE
163
© Michelangelo Vasta 2012