L’handicap del viale · di Claudio Monti L’handicap del viale “Veleno” compie 83 anni....

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di Claudio Monti L’handicap del viale “Veleno” compie 83 anni. Vissuti pericolosa- mente. E non è tutto. IL FATTO: a pagina 4 L’arredo urbano di viale Pinzon anche per que- sta estate creerà tanti problemi, compreso quello di essere off limits per i disabili. Che protestano. Con forza. Alle pagine 2 e 3. Sottopassi: non si può assistere in silenzio Un’anziana è morta all’Alta Marea. Ma non è trapelato nulla. Lavori in viale Panzini: tempismo perfetto! segue a pagina 15 IL PERSONAGGIO: a pagina 14 SEGUE A PAG. 11 Sul nostro modo di fare turismo e promozione di Federico Poggi a pagina 5 Anche quest’anno ho avuto la possi- bilità di partecipare a svariati workshop e fiere sia in Italia che al- l’estero. Questo in veste di rappre- sentante dei club di prodotto Family & C e Piccoli Alberghi di Qualità e come rappresentante dell’albergo di fami- glia che ho voluto promozionare in alcune fiere turistiche. Naturalmente ogni uscita, ogni con- tatto con un paese nuovo, ogni collo- quio con operatori o semplici turisti mi ha lasciato una traccia, mi ha portato a fare delle valutazioni, mi ha dato modo di crearmi un pensie- ro più ampio e articolato sul nostro modo di fare turismo e promozione turistica. Non saprei da dove iniziare…. forse dai nostri alberghi che non sono ade- guati a competere con le grandi strutture dei tour operator in tutto il mondo… forse dal nostro mare che non ha l’appeal di altre destinazioni esotiche… forse dalla nostra città che di certo non brilla e non si distingue dalle altre e che anzi sta dietro or- mai a quasi tutte le altre… forse dal “Per cortesia riprendete il problema del disservizio postale sul nostro territo- rio”. Appelli “disperati” arrivano al nostro giorna- le perché il disservizio del- le Poste a Bellaria Igea Marina continua più ga- gliardo che mai. Nono- stante le rassicurazioni fornite lo scorso febbraio dal sindaco Gianni Scenna e dalla neodirigente della fi- liale di Rimini, Fulvia Allegretti. Ri- cordate? I due si incontrarono in Mu- nicipio il 26 febbraio e al termine l’ufficio stampa comunale diffuse un comunicato che ci fece sperare in un futuro (prossimo) migliore. C’era scritto: “La dott.ssa Allegretti ha avuto modo di rassicurare il sin- daco in ordine alla riattivazione del- la piena regolarizzazione del servi- zio di recapito postale”. E poi: “In particolare, già i primi giorni della prossima set- timana tutte le zone del Comune di Bellaria Igea Marina saranno coperte da personale di ruolo e contrattisti a tempo de- terminato”. E ancora: “La situazione così nor- malizzata non subirà in futuro ral- lentamenti di sorta nella distribu- zione della corrispondenza.” Era il 26 febbraio. Siamo nel mese di maggio ma i “rallentamenti” sono ancora all’ordine del giorno. Ecco cosa ci scrive Fulvio Vasini: “Nella zona porto, via Vespucci, con portalettere in servizio la consegna della posta è settimanale, col porta- lettere in ferie la consegna avviene ogni due settimane. Sempre nella zona porto, ma in Via Panzini, con Poste: le promesse si sono perse per strada L’handicap del viale C’erano dubbi che per mettere mano all’arredo sconnesso di viale Panzini il Comune avrebbe aspettato maggio? No. E infatti così è andata. I lavori si protrarranno per circa due mesi, con paurose code soprattutto nei week end. Ma non è tutto. Codice della stra- da alla mano ci siamo fatti un giro per la città verificando i dossi e la re- lativa segnaletica. Sorprese a non fi- nire. E come la mettiamo con la cir- colare del ministero del Lavoro che invita a rimuovere i dossi su strade come viale Panzini? Sta andando in scena una partita importante. Anzi, importantissima. E’ quella dei sottopassi che dovreb- bero accompagnare il progetto del Trasporto rapido costiero che inte- resserà anche la nostra città. Siccome il Trc transiterà con fre- quenze ravvicinate, ogni dieci mi- nuti i passaggi a livello si abbasse- ranno. Quindi, hanno pensato poli- tici e tecnici, occorre “forare” quel muro rappresentato dalla ferrovia. Come? Con i sottopassi ciclopedonali e carrabili. L’idea circola da alcuni anni. Il presidente della Provincia, bellariese, la sponsorizzò in occasio- ne di un incontro pubblico che si ten- ne al Palazzo del Turismo non più tardi di due anni fa. Il Nuovo ha documentato, in uno degli ultimi numeri, che Rete Ferro- viaria Italiana (la società dell’infra- struttura delle Ferrovie dello Stato) sta lavorando a quel progetto. Depo- ne inoltre a nostro sfavore il fatto che Bellaria Igea Marina sia una tappa intermedia fra Ravenna e Cattolica, i due estremi che saranno uniti dal Trc. Rischiamo, insomma, di pagar- ne le conseguenze nostro malgrado. Considerato che uno dei sottopassi è previsto nella zona del centro, più o meno all’altezza di via Perugia, quel- lo che si prospetta per Bellaria è uno scenario da periferia metropolitana. Altroché “città dolce”, pedonalizza- ta e a misura di famiglia. Quel pro- getto sarebbe la fine di questa città. Il colpo di grazia, come ha giusta- mente rilevato Giovanni Pecci nella intervista pubblicata sullo scorso numero. Agli amministratori comunali è chie- sto di spiegare bene, una volta per tutte, cosa intendono fare. A nessu- no è lecito strumentalizzare questa battaglia a fini di bottega. Tutti do- vremmo non assistere passivamen- te al funerale di Bellaria Igea Mari- na. Una botta d’orgoglio, un sussul- to di vita, per favore. Partiti, comi- tati, cittadini, avanti, c’è posto per tutti. I sottopassi no pasaràn.

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di Claudio Monti

L’handicapdel viale

“Veleno” compie 83anni. Vissuti pericolosa-mente. E non è tutto.

IL FATTO: a pagina 4

L’arredo urbano di viale Pinzon anche per que-

sta estate creerà tanti problemi, compreso

quello di essere off limits per i disabili. Che

protestano. Con forza. Alle pagine 2 e 3.

Sottopassi: non si puòassistere in silenzio

Un’anziana è mortaall’Alta Marea. Ma non

è trapelato nulla.

Lavori in viale Panzini:tempismo perfetto!

segue a pagina 15

IL PERSONAGGIO: a pagina 14SEGUE A PAG. 11

Sul nostro modo di fareturismo e promozione

di Federico Poggi

a pagina 5

Anche quest’anno ho avuto la possi-bilità di partecipare a svariatiworkshop e fiere sia in Italia che al-l’estero. Questo in veste di rappre-sentante dei club di prodotto Family& C e Piccoli Alberghi di Qualità e comerappresentante dell’albergo di fami-glia che ho voluto promozionare inalcune fiere turistiche.Naturalmente ogni uscita, ogni con-tatto con un paese nuovo, ogni collo-quio con operatori o semplici turistimi ha lasciato una traccia, mi haportato a fare delle valutazioni, miha dato modo di crearmi un pensie-ro più ampio e articolato sul nostromodo di fare turismo e promozioneturistica.Non saprei da dove iniziare…. forsedai nostri alberghi che non sono ade-guati a competere con le grandistrutture dei tour operator in tuttoil mondo… forse dal nostro mare chenon ha l’appeal di altre destinazioniesotiche… forse dalla nostra città chedi certo non brilla e non si distinguedalle altre e che anzi sta dietro or-mai a quasi tutte le altre… forse dal

“Per cortesia riprendete ilproblema del disserviziopostale sul nostro territo-rio”. Appelli “disperati”arrivano al nostro giorna-le perché il disservizio del-le Poste a Bellaria IgeaMarina continua più ga-gliardo che mai. Nono-stante le rassicurazioni fornite loscorso febbraio dal sindaco GianniScenna e dalla neodirigente della fi-liale di Rimini, Fulvia Allegretti. Ri-cordate? I due si incontrarono in Mu-nicipio il 26 febbraio e al terminel’ufficio stampa comunale diffuseun comunicato che ci fece sperarein un futuro (prossimo) migliore.C’era scritto: “La dott.ssa Allegrettiha avuto modo di rassicurare il sin-daco in ordine alla riattivazione del-la piena regolarizzazione del servi-zio di recapito postale”. E poi: “In

particolare, già i primigiorni della prossima set-timana tutte le zone delComune di Bellaria IgeaMarina saranno coperteda personale di ruolo econtrattisti a tempo de-terminato”. E ancora:“La situazione così nor-

malizzata non subirà in futuro ral-lentamenti di sorta nella distribu-zione della corrispondenza.”Era il 26 febbraio. Siamo nel mese dimaggio ma i “rallentamenti” sonoancora all’ordine del giorno.Ecco cosa ci scrive Fulvio Vasini:“Nella zona porto, via Vespucci, conportalettere in servizio la consegnadella posta è settimanale, col porta-lettere in ferie la consegna avvieneogni due settimane. Sempre nellazona porto, ma in Via Panzini, con

Poste: le promesse si sono perse per strada

L’handicapdel viale

C’erano dubbi cheper mettere manoall’arredo sconnessodi viale Panzini ilComune avrebbeaspettato maggio?No. E infatti così èandata. I lavori si

protrarranno per circa due mesi, conpaurose code soprattutto nei weekend. Ma non è tutto. Codice della stra-da alla mano ci siamo fatti un giroper la città verificando i dossi e la re-lativa segnaletica. Sorprese a non fi-nire. E come la mettiamo con la cir-colare del ministero del Lavoro cheinvita a rimuovere i dossi su stradecome viale Panzini?

Sta andando in scena una partitaimportante. Anzi, importantissima.E’ quella dei sottopassi che dovreb-bero accompagnare il progetto delTrasporto rapido costiero che inte-resserà anche la nostra città.Siccome il Trc transiterà con fre-quenze ravvicinate, ogni dieci mi-nuti i passaggi a livello si abbasse-ranno. Quindi, hanno pensato poli-tici e tecnici, occorre “forare” quelmuro rappresentato dalla ferrovia.Come? Con i sottopassi ciclopedonalie carrabili. L’idea circola da alcunianni. Il presidente della Provincia,bellariese, la sponsorizzò in occasio-ne di un incontro pubblico che si ten-ne al Palazzo del Turismo non piùtardi di due anni fa.Il Nuovo ha documentato, in unodegli ultimi numeri, che Rete Ferro-viaria Italiana (la società dell’infra-struttura delle Ferrovie dello Stato)sta lavorando a quel progetto. Depo-ne inoltre a nostro sfavore il fatto cheBellaria Igea Marina sia una tappaintermedia fra Ravenna e Cattolica,i due estremi che saranno uniti dalTrc. Rischiamo, insomma, di pagar-ne le conseguenze nostro malgrado.Considerato che uno dei sottopassi èprevisto nella zona del centro, più omeno all’altezza di via Perugia, quel-lo che si prospetta per Bellaria è unoscenario da periferia metropolitana.Altroché “città dolce”, pedonalizza-ta e a misura di famiglia. Quel pro-getto sarebbe la fine di questa città.Il colpo di grazia, come ha giusta-mente rilevato Giovanni Pecci nellaintervista pubblicata sullo scorsonumero.Agli amministratori comunali è chie-sto di spiegare bene, una volta pertutte, cosa intendono fare. A nessu-no è lecito strumentalizzare questabattaglia a fini di bottega. Tutti do-vremmo non assistere passivamen-te al funerale di Bellaria Igea Mari-na. Una botta d’orgoglio, un sussul-to di vita, per favore. Partiti, comi-tati, cittadini, avanti, c’è posto pertutti. I sottopassi no pasaràn.

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Anche per l’estate 2005 i disabili dell’Aniep e di Luce sul Mare non potrannoraggiungere Igea e Bellaria attraverso il lungomare. “E’ un brutto pasticcio”,

dice al Nuovo Gianni Selleri. E alcuni pensano ad azioni plateali.

Quel viale è una barriera

2Il Nuovocopertina

di Claudio Monti

Gianni Selleri (Aniep).

vono su carrozzina autonomamenteo con l’aiuto di altri.Quanto ai passaggi pedonali, essi sonoben disposti e risultano utili e neces-sari. Al contrario, lo spazio ricopertodi pietre che intercorre tra le due fa-sce pedonali, crea con l’attrito dellegomme delle auto un rimbombo as-sordante tale che si sente anche conle finestre chiuse, anche dai piani altidelle costruzioni fiancheggianti ilviale.Cosa ne sarà quest’estate di noi?Ora noi ci chiediamo: “A quale scoposono stati intrapresi e realizzati lavo-ri così costosi e praticamente danno-si? Infatti, anche se saranno livellatele pietre dei marciapiedi sopraccita-ti, sarà sempre un ripiego con enor-mi disagi ai villeggianti, certamen-te non invogliati a tornare in futuro.Urge quindi che provvediate al piùpresto per eliminare radicalmentegli enormi inconvenienti enunciatinella presente lettera, prima cheinizi la stagione balneare.Considerando la gravità dell’operarealizzata, onde evitare di doverciappellare ad altri enti od istituzioni

L’arredo che fa scappare i turisti

appropriate, le saremmo grate diricevere quanto prima una rispo-sta in merito.

Franca e Caterina Capelli

Quella che segue è la lettera di rispo-sta (datata 19.4.2004) che il sinda-co ha inviato alle due signore:

“Faccio seguito alla Vostra nota del-lo scorso 15 aprile e comunico chesono in programma lavori, che ver-ranno effettuati a breve, di comple-tamento dell’opera di riqualificazio-ne del viale Pinzon a Igea Marina.Questi nuovi interventi elimine-ranno ogni inconveniente al qualefate riferimento nella vostra lette-ra. Colgo l’occasione per invitarVia venirmi a trovare la prossimavolta che sarete a Bellaria Igea Ma-rina e Vi saluto distintamente”.

Gianni Scenna

Probabilmente l’invito risulterà super-fluo: le due signore di Brescia il sin-daco lo andranno a trovare di lorospontanea volontà. Per dirgli che èun uomo di parola.

Siamo due sorelle, Franca e Cateri-na Capelli, abitanti nella provinciadi Bergamo, che da 30 anni venia-mo in estate in villeggiatura a IgeaMarina.Da qualche anno siamo abituate avenire anche durante le feste pa-squali. Negli ultimi 30 anni moltecose sono migliorate ad Igea Mari-na per rendere l’ambiente più ac-cogliente e confortevole, come la si-stemazione di viale Ennio, il Palaz-zetto dello Sport, il Parco del Gelso…Molta è stata quindi la nostra delu-sione e amarezza, dovendo al nostroarrivo del 7 aprile ad Igea, consta-tare l’impraticabilità dei marcia-piedi presentanti blocchi di pietracon formazioni irregolari, con fortidislivelli, rischiosi non solo per per-sone con problemi di deambulazio-ne, come mia sorella Franca, maanche per i comuni passanti, lemamme con i passeggini, i lorobambini nonché quelli che devonotrascinare le valige a rotelle (comesono ormai tutti i bagagli).Spesso poi, Igea Marina è frequen-tata dagli handicappati, che si muo-

Due signore che da 30 anni vengono in vacanza a Igea Marina, nell’aprile del 2004hanno scritto una lettera al sindaco per sottolineare tutti i limiti dell’arredo. Scenna

ha risposto promettendo che “a breve” il Comune sarebbe intervenuto. Uomo di parola.

“E’ un brutto pasticcio istituzionale epolitico. Il sindaco si era impegnatopubblicamente a risolvere il proble-ma rappresentato dall’arredo di vialePinzon e non l’ha fatto”. E’ molto rat-tristato Gianni Selleri, dal 1967 pre-sidente dell’Aniep (fondata dieci anniprima), l’associazione che si occupadella promozione e della rappresentan-za dei diritti sociali e civili dei disabili.Figura storica nelle battaglia a favo-re dell’inserimento scolastico e nelmondo del lavoro dei portatori di han-dicap, dell’abbattimento delle barrie-re architettoniche, che ha messo inpiedi attività di consulenza, sostegnoalle famiglie nelle quali vivono han-dicappati gravi, cooperative di lavo-ro, soggiorni estivi. Come la casa pervacanze “Villa Marina” sul viale Pin-zon a Igea. Non si capacita di come ilprimo cittadino abbia potuto “impe-gnarsi” nei confronti dei disabili cheogni estate trascorrono le loro vacan-ze nella nostra città e poi non mante-nere la parola data. “Il sindaco si eraimpegnato”, ripete. Aggiunge: “Fraqualche giorno farò un comunicatostampa nel quale affronterò la que-stione in modo articolato”. Non ha in-tenzione di soprassedere. Non vuolechiuderla questa partita incassandosolo una promessa mancata.Selleri non ha ricevuto alcuna infor-mazione dalla Procura della Repubbli-ca di Rimini presso la quale inoltròl’esposto-denuncia la scorsa estate.Non ha notizie che il fascicolo sia statoarchiviato: il procuratore capo Fran-co Battaglino pare voglia attenderela consegna dei lavori per decidere ilda farsi. “Deve essere svolto il collau-do”, ha detto l’amministrazione comu-nale ai residenti nel corso di un incon-tro che si è svolto in Municipio il 27aprile scorso. Sindaco e assessore ailavori pubblici si sono svegliati un po’in ritardo e non sanno che pesci pi-gliare. Sono mesi che i cittadini prote-stano, che la Lista della Città presen-ta interrogazioni e interpellanze inconsiglio comunale. Ma il sindaco hafatto sempre rispondere ai dirigenti.La giunta attende “il responso del col-laudo per poter così verificare even-tuali responsabilità delle ditte incari-cate dei lavori. Solo dopo sarà possibi-le stabilire quando e come interveni-re”. Attendono. Nonostante sia passa-to un anno. Nonostante le promessefatte ai cittadini, ai disabili dell’Aniepe di Luce sul Mare (si veda la lettera diEnza Gori sul Nuovo del 14 aprile e ilbox nella pagina a fianco). Si votavanel giugno del 2004 e le promesse sono

arrivate tempestive. Ma non i lavori.Per quelli non si sa ancora “quando ecome intervenire”.Prima il Comune tergiversa. Negache esista una denuncia alla Procu-ra. Il Nuovo torna ripetutamentesull’argomento e ricostruisce tutti ipassaggi della vicenda. Quando inComune è ormai chiaro che far fin-ta di niente non è più possibile, ecco

l’incontro con le categorie economi-che e con i residenti. Che battono ipugni sul tavolo, si sentono presi ingiro, si sfiora la rissa (verbale) fraqualche igeano e l’assessore Massi-mo Reali. Non ne possono più di queirumori provocati dalle auto che cor-rono sul viale, al punto che chiedo-no “l’asfaltatura del manto strada-le in modo da coprire i dossi in mat-

toni e attenuare così l’impatto acu-stico tanto fastidioso per i residentie i turisti che alloggiano negli hoteldel lungomare”. Ma da quella riu-nione tutti escono senza nessunacertezza dopo aver ribadito i “disa-gi” (per usare un eufemismo) crea-ti da quell’arredo costato circa 4miliardi di vecchie lire. Oltre al co-sto del primo e del secondo stralcio

Viale Pinzon continua ad essere impraticabile per i disabili.

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dell’opera, il Comune ha pagatoanche la “limatura” dei blocchi dipietra per renderli meno spigolosi,e il camminamento che ha dovutocostruire in fretta e furia per per-mettere alle carrozzine di raggiun-gere il centro di Igea attraverso viaTibullo (solo questa seconda “pezza”è costata 3.300 euro). A carico delComune ci sono anche tre richiestedi risarcimento danni: c’è chi si èfratturato un piede, chi lamenta untrauma contusivo-distorsivo ad unagamba… E alla fine sembra che ilproblema sia tutto nell’esecuzionedei lavori, come se la scelta dei ma-

teriali non fosse uscita da una deli-bera di giunta. Ma sarà difficileadesso scaricare tutto sulle ditte, vi-sto che “il direttore lavori non haformalizzato contestazioni alle im-prese appaltatrici”. E visto che “lafine lavori è stata verbalizzata conla prescrizione di eseguire entro 60giorni alcuni lavori di finitura inin-fluenti sull’utilizzo dell’opera”. Un“pasticcio” lo ha definito Gianni Sel-leri. E non esiste termine miglioreper questa vicenda. “Ci vorrebbeuna commissione d’inchiesta su via-le Pinzon”, ha detto Vittorio Guerrain consiglio comunale.

Quando Nando Fabbri disse:“Le barriere sono cadute”

In occasione dei 35 anni dell’Aniep, il presidente dellaProvincia ha tenuto un discorso che oggi suona come

una beffa. Tanto più se la memoria corre al 1987.

Agosto 2004. Alla “Villa MarinaAniep” di Igea Marina si festeggia-no i 35 anni di soggiorni estivi perdisabili. Ogni anno, da giugno asettembre, sono decine e decine lepersone ospitate in questa ex colo-nia con parco e spiaggia annessi. E’un traguardo importante per l’as-sociazione e Gianni Selleri chiamale autorità pubbliche. Intervieneanche il presidente della ProvinciaNando Fabbri (nella foto), che dasindaco di Bellaria Igea Marina, nel-l’estate del 1987, firmò due ordi-nanze contro l’albergo che “rifiu-tò” i disabili. Ci furono due ricorsial Tar contro le ordinanze, serratee proteste degli albergatori. Unoscontro durissimo. Spiega Fabbriall’Unità (22.8.2004): “Guardandoall’oggi possiamo dire che quellabattaglia l’abbiamo pienamentevinta. La normalità di oggi ci fa ve-dere un contesto in cui vengono of-ferti servizi e pacchetti per personediversamente abili”. Nando Fabbriparlava del privato e qui di stradane è stata fatta. Ma èl’ente pubblico ad avercamminato indietro aBellaria Igea Marina.Suona come una beffa ilfatto che il presidentedella Provincia tenesseil suo discorso a centometri dal viale Pinzon,un arredo inauguratodue mesi prima e off li-

mits per i disabili. Impraticabile peri portatori di handicap costretti amuoversi in carrozzina.Contro l’albergatore che nell’87finì sul banco degli imputati, Fab-bri fece la voce grossa, scatenò ilprocesso mediatico, firmò delle or-dinanze. Oggi da presidente dellaProvincia, e cittadino di BellariaIgea Marina, assolve il sindacoScenna per aver realizzato un’ope-ra che “rappresenta una violazio-ne della normativa vigente, e cheriveste una specifica gravità se sitiene conto che nella zona vi sononumerose strutture di cura, ria-bilitazione e vacanza per portato-ri di handicap” (sono parole diGianni Selleri pronunciate la scor-sa estate)? E la beffa non è doppiavisto che anche nell’estate 2005 ilviale Pinzon continuerà ad essere“vietato” ai disabili nonostante lepromesse fatte dal sindaco un annofa? Incontrando Selleri, GianniScenna sottolineò “la tradizione disolidarietà e di attenzione politica

e culturale del Comuneper l’accoglienza e l’in-tegrazione dei disabili”e, riconosciuta “la gra-vità del problema espo-sto dall’Aniep”, assicu-rò che prima dell’esta-te 2005 tutti i percorsisarebbero stati resi ac-cessibili e agibili allepersone in carrozzina.

“Continueremo la battagliainiziata da Franca”

E’ morta un mese fa la disabile che la scorsa estatemobilitò gli ospiti di Luce sul Mare contro l’arredo di

viale Pinzon. Ma altri raccoglieranno il testimone.

Si chiamava Franca Cappelli. Eradi Torino e da molti anni era ospi-te di Luce sul Mare, la struttura diriabilitazione che ha sede a IgeaMarina. E’ stata lei ad organizzarela protesta dei disabili del Centro:costretta a vivere su una sedia arotelle, non accettava di non po-ter più fare il suo giretto serale incentro per via di quell’arredo ur-bano. Non accettava che tutti glialtri ospiti di Luce sul Mare fosserocome lei obbligati ad arrivare allarotonda di via Pertini per poi tor-nare indietro. Prima delle elezionidello scorso giugno il sindaco ciandò per ben tre volte a Luce sulMare. Promise che tutto si sarebberisolto. Franca lo prese in parola.Ma un mese fa la disabile torineseè morta a causa di un tumore sen-za veder coronato quel sogno: po-ter tornare a Igea con la sua car-rozzina insieme agli amici di Lucesul Mare: “Quella pavimentazio-ne rompe le carrozzine e quelli chehanno una deambulazione incer-ta non riescono a cam-minarci sopra: è unimpedimento gravissi-mo perché lede la loroautonomia”, spiega lapresidente del Centro,Elena Mercutello. “Inostri ospiti, da soli oaccompagnati dai lorofamiliari, frequentanola città, sia Igea che

Bellaria, amano muoversi e posso-no farlo grazie alle loro carrozzineelettriche, ma quel viale glielo im-pedisce. Ecco perché ci fu la mobi-litazione dei nostri ospiti che riu-scirono a strappare quella promes-sa al sindaco. Adesso, a metà mag-gio, torneranno e sapendo che lecose non sono cambiate, hanno giàdetto che intendono continuare labattaglia di Franca, anche conazioni plateali tipo il blocco del traf-fico”.In estate Luce sul Mare si ampliadi 98 posti letto, che si aggiungo-no ai 52 annuali. “Il nostro è unambiente familiare, dove le perso-ne sono accolte e seguite con parti-colare attenzione. In estate offria-mo un intrattenimento molto ric-co, con occasioni di festa e svago(musica, ballo, film)”, aggiungeElena Mercutello, a Luce sul Maredal 1973 (la struttura è nata nel‘71), socia fondatrice, vice presi-dente e, dal dicembre del 2002, acapo del Centro. “Siamo la più

grande “azienda” pre-sente sul territorio co-munale di Bellaria IgeaMarina, con 300 dipen-denti, molti dei qualibellariesi - dice - ma lapubblica amministra-zione non ci dedica nes-suna attenzione. E ades-so, con quel viale, cipenalizza”.

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4Il Nuovoil fatto

Un infarto ha stroncato una frequentatrice del Centro sociale che è statatrovata morta nel bagno della struttura. La notizia non è trapelata e il fatto

non è stato comunicato ai soci nemmeno nell’assemblea generale.

Morire di nascosto all’Alta Marea

Ciao MariaLa morte ti ha raggiunta fra gli amici del Centro.

Ciao Maria. Sei morta giovedì po-meriggio, 21 aprile: Alta Marea.Ti aspettava qualche ora di svago,di evasione, dopo la recentissimadimissione dall’ospedale di Cesena.Ma la morte ti attendeva al varco.Appena superata la soglia del Cen-tro Sociale. Una breve sosta nellatoilette.Poi, ci sarebbe stata la sospiratapartita a carte, qualche chiacchie-ra con le amiche, l’imperdibile si-garetta forse e la gioia di “dimen-ticarsi” un po’ per non essere divo-rati dalla realtà e dalla sofferenzache da anni conviveva instanca-bile in te. Ma la tua vita si è ferma-ta prima. Fra le mura di quella toi-lette. Forse in modo un po’ indeco-roso, probabilmente non avrestidesiderato quel tipo di modalità daltuo destino, ma così è e questi sonosolo commenti inutili e un po’ mor-bosi di chi vuol formalizzare lamorte in un evento “controllato”.Chissà come poi.Poteva succedere il giorno prima,in ospedale a Cesena, fra assisten-za medica ed infermieristica, po-teva succedere tra le braccia diNadia e Stefano Nucci, la mera-vigliosa coppia di S. Vito che daanni forma Casa Famiglia: amo-revoli tuoi tutori e di altre perso-ne in situazione di disagio. Inveceè accaduto qua: fra amici.Sì, fra amici. Talmente amici chenessuno di loro si è presentato altuo funerale. Eppure tu frequen-tavi il Centro Sociale. Quando lecondizioni di salute te lo permet-tevano, tu rientravi a far parte diquella bella compagnia di amici

che si ritrovava quotidianamen-te per condividere pomeriggi in-sieme, all’insegna della solidarie-tà e del buonumore. Un pulminoagevolava i tuoi trasporti da S.Vito fin qua e viceversa. Buonaorganizzazione. Servizio socialed’indiscutibile efficacia… Però?Però tu sei morta. Qualcuno hadato l’allarme certo, qualcuno tiha liberata dalla toilette e qual-cuno, forse, ora ci entrerà con unacerta soggezione; ma l’ultimo sa-luto a te si è fermato qui. Alla fun-zione, c’ero io con mia madre, lepersone che ti hanno accolta edamata per anni (la tua vita dasempre è stata segnata da situa-zioni di difficoltà e di solitudine),qualche conoscente, qualche“buon samaritano”, pochissimialtri .La S. Messa è stata officiata oltreche dal parroco di S. Vito, ancheda don Oreste Benzi, che ebbe curadi te prima della tua sistemazionedefinitiva nell’attuale Casa Fami-glia in cui eri ospitata. Gli amicidell’Alta Marea, la loro omelia for-se l’hanno fatta direttamente dal“bunker”.Beh, sai cosa ti dico Maria? Quan-do sarà il mio momento, spero inun funerale come il tuo. Poca gen-te, chiesa silenziosa, rispettosa, unfiore sulla bara, una preghierasommessa, qualche affetto vero…D’altra parte si sa: “chi trova unamico trova un tesoro!”. Il resto…è solo chincaglieria…Ciao Maria, possa arrivarti un ba-cio fin Lassù!

Lorena Giorgetti

Non è trapelato niente. Silenzio di tom-ba. Eppure non si è trattato di un fatte-rello. All’Alta Marea circa tre settima-ne fa è morta una signora. Arresto car-diaco. E’ accaduto tutto in un attimo,come racconta Lorena Giorgetti nel boxqui a fianco. La signora era appena ar-rivata nel Centro sociale ed aveva avu-to bisogno del bagno. E’ entrata e hachiuso la porta. Ad un certo punto qual-cuno si è accorto che quella porta ri-maneva chiusa troppo a lungo. L’han-no chiamata, Maria, ma lei non ha ri-sposto. Quando i primi soccorritori sonoentrati hanno trovato la donna diste-sa a terra. E’ arrivata l’ambulanza maormai era troppo tardi.E’ accaduto nella struttura di via Car-ducci, ma sarebbe potuto succedereovunque. Non è questo il problema.Però la notizia è stata tenuta nascostae la ragione di questa scelta sfugge.Si chiamava Maria Lo Monaco, abita-va a San Vito e frequentava spesso evolentieri il Centro: amava incontra-re gli amici e giocare a carte. Ridere escherzare. Qui ha trovato la morte nelpomeriggio del 21 aprile.L’Alta Marea è frequentata da moltianziani, eppure è sprovvista dell’occor-rente per prestare i primi soccorsi.Manca, ad esempio, un defibrillatore euna stanza attrezzata con il minimoindispensabile.Nemmeno uno dei responsabili del Cen-tro si è fatto vedere al funerale. All’as-semblea dei soci dell’Alta Marea, che siè tenuta il 27 aprile, nessuno ha ricor-dato Maria. L’amica di tanti pomerig-gi trascorsi in serenità. Strano anchequesto.I soci si sono ritrovati per approvare ilbilancio e discutere dell’andamento delCentro. L’appuntamento era alle ore14,30, l’ora della pennichella pomeri-diana, e infatti i presenti erano pochi,“una sessantina”, dicono alcuni che cisono andati. Pochissimi se si pensa chegli iscritti all’Alta Marea nel 2004 sonostati circa 1200. Chi ha deciso l’orariodella convocazione non deve avereavuto l’obiettivo di radunare folle oce-aniche.Il presidente Bruno Zannoni ha illu-strato a grandi linee i numeri del bi-lancio che si è chiuso con un avanzo digestione di 5 mila euro e che ha fattoregistrare la principale voce d’entratanell’attività del bar interno: oltre 46mila euro. Ai quali si aggiungono i 24mila euro del Comune di Bellaria IgeaMarina, i 7.350 del tesseramento, gliincassi totalizzati da varie attività apagamento rivolte ai soci: ballo (2700euro), tombola (1099 euro), cene(6330 euro).

Fra le spese più o meno stabili quelleper le utenze (telefono, energie elettri-ca, gas, acqua, canone tv e Stream),che vengono rimborsate dal Comune,mentre la voce “attrezzatura varia eminuta” passa da poco più di 306 eurodel 2003, ai 4570 del 2004. L’acqui-sto di “giornali e libri” è una delle spesemaggiori (4355 euro), così come il“rimborso spese passive”: 7395 euro.Alcuni soci non hanno mancato diporre domande e chiedere spiegazio-ni: c’è chi ha sollevato il tema dellatrasparenza gestionale, una richiestache è già stata avanzata più volte: “Sa-rebbe bene esporre il bilancio all’in-

terno del Centro in modo da poter es-sere esaminato da tutti”, consideratoche sono davvero pochi quelli che par-tecipano all’assemblea. Il presidenteZannoni ha risposto di non ritenereopportuno “sbandierare il bilancio inpubblico” (da notare che l’accesso alCentro sociale è riservato solo ai soci,ndr) e ha detto che chiunque desiderivisionarlo deve rivolgersi al presiden-te.“Perché il bar non emette lo scontrinonon fiscale”, ha chiesto un altro an-ziano? Zannoni ha detto di “fidarsi deivolontari che lavorano al bar e cheogni sera ‘firmano’ l’incasso della gior-

nata”. Anche chi ha posto la doman-da si fida dei volontari, ma un centrosociale che giuridicamente è una “as-sociazione di promozione sociale” iscrit-ta nel registro provinciale (ai sensidella legge regionale 34/2002) nondovrebbe essere gestito in nome della“fiducia”, ma con l’assoluta garanziache ogni entrata ed ogni uscita ven-gano scrupolosamente contabilizzate.Su questi ed altri punti c’è stato unconfronto vivace, fra chi chiede piùtrasparenza nella gestione e chi, in-vece, sostiene che il Centro stia svol-gendo egregiamente la sua funzionedi luogo d’incontro in cui “si mangia,si balla e si sta in compagnia”. Certo,hanno detto alcuni soci, ma la funzio-ne dell’Alta Marea non è anche quelladi aiutare gli anziani in difficoltà, cioèdi attuare compiti di tipo sociale? “Seci sono casi di persone che hanno biso-gno, segnalateli”, ha detto Bruno Zan-noni. L’indicazione è stata subito ac-colta. E appena il presidente ha illu-strato il caso di una famiglia che ne-cessita di aiuto materiale, proponen-do di raccogliere contributi con una“cassetta” all’interno del Centro, qual-cuno ha proposto di utilizzare i 5 milaeuro di avanzo di bilancio.L’Alta Marea registra anche un calodegli iscritti: il numero dei tesseraticomunicato da Zannoni in assembleaè di 927, contro i 1250 dello scorsoanno. Infine, trapela che lo scorsoanno il presidente Zannoni è stato con-vocato da alcuni soci (esattamente 6)ad un confronto in Comune sulla ge-stione del Centro davanti al sindaco eall’assessore Antonio Bernardi. Manon si è presentato. E in una riunionedel comitato direttivo ha spiegato chené lui né il suo vice hanno mai rice-vuto la convocazione. Di essere statoinformato dell’incontro solo all’ultimomomento dalla segreteria del sindaco(quando i 6 soci erano già in Comune)e di aver risposto che comunque il con-fronto si sarebbe dovuto svolgere inpresenza del comitato direttivo e pres-so la sede dell’Alta Marea che è “un’as-sociazione autogestita”. I sei contesta-tori, inoltre, per aver rilasciato di-chiarazioni alla stampa nelle qualihanno messo in luce alcune criticheal presidente (compresa quella di nonaver voluto incontrarsi con loro e congli amministratori comunali nell’uf-ficio del sindaco) sono stati accusati di“aver leso gli interessi e il prestigio delCentro sociale, con un comportamen-to che reca pregiudizio agli scopi e alpatrimonio dell’Associazione”, ed han-no ricevuto un “richiamo scritto” dallostesso Zannoni.

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5territorio

Quante sono le piazzole di rallentamento a norma nelnostro comune? Leggetevi il codice della strada e tutto saràpiù chiaro. E sulla tempistica dei lavori in viale Panzini...

Dossi da sballodi Luigi Mercadini

Quanti sono i dossi a norma nel Co-mune di Bellaria Igea Marina?Cominciamo rendendoci conto di cosaprescrivano le “tavole della legge”.A fare testo in materia sono il codicedella strada e il regolamento che nedisciplina l’esecuzione. E’ tutto abba-stanza chiaro: “Dossi artificiali pos-sono essere posti solo su strade resi-denziali, nei parchi pubblici e priva-ti, nei residences... I dossi sono costi-tuiti da elementi in rilievo prefabbri-cati o da ondulazioni della pavimen-tazione a profilo convesso”.In funzione dei limiti di velocità vi-genti sulla strada, i dossi possono ave-re le seguenti dimensioni:a) per limiti di velocità pari od infe-riori a 50 km/h, larghezza non infe-riore a 60 cm e altezza non superiorea 3 cm;b) per limiti di velocità pari o inferio-ri a 40 km/h, larghezza non inferio-re a 90 cm e altezza non superiore a 5cm;c) per limiti di velocità pari o inferio-ri a 30 km/h, larghezza non inferio-re a 120 cm e altezza non superiore a7 cm.“I tipi a) e b) devono essere realizzatiin elementi modulari in gomma omateriale plastico, il tipo c) può esse-re realizzato anche in conglomerato”.E’ il tipo c) che va per la maggiore aBellaria Igea Marina. Adesso fateviun giro per la città e cominciate amisurare. Igea Marina, via Virgilio,incrocio con viale Ennio (direzioneBellaria-Rimini): sicuramente fuorinorma. Via Tibullo, incrocio con via-le Ennio: sicuramente fuori norma.Spostiamoci a Bellaria. Provenendoda via Perugia immettetevi su viaMetauro: all’angolo con il caffé Silva-gni c’è un dosso “durissimo” e per dipiù non segnalato. Così come non èsegnalato il dosso di via Pascoli che siincontra provenendo da piazzale Ken-nedy.Un discorso a parte merita viale Pan-zini. Il ministero dei Lavori pubblicinell’ottobre del 2000 ha emanato unacircolare a proposito dei dossi di ral-lentamento: “Occorre evitare che illoro sormonto da parte delle ruote deiveicoli in transito possa generare pe-ricolose vibrazioni nelle zone circo-stanti ed eventualmente danneggia-re gli edifici o gli stessi veicoli”. E an-cora: “Poiché è frequente un loro uti-lizzo (dei dossi di rallentamento, ndr)indiscriminato (mentre il regolamen-to ne prevede l’impiego in casi parti-

40 cm 40 cm 40 cm

7cm

Dossi. In alto, il rallentatore di velocità che si incontra venendo da piazzale Kennedy: non èsegnalato. Nel disegno qui sopra, le caratteristiche che dovrebbero avere i dossi su strade nellequali è prevista una velocità non superiore a 30 km/h (come in viale Panzini). Sotto, uno deidossi più “spigolosi”, quello di via Tibullo all’incrocio con viale Ennio.

colari), occorre che l’ordinanza che nedispone l’impiego sia opportunamen-te motivata”. Il ministero ha ancheprecisato che “i dossi eventualmentecollocati su itinerari di attraversa-mento dei centri abitati, lungo le stra-de più frequentemente percorse daiveicoli di soccorso, di polizia o di emer-genza, o lungo le linee di trasportopubblico, devono essere rimossi”. Nonrientra in questi itinerari anche via-le Panzini? Stando alla descrizionesembrerebbe proprio di sì. Merita diessere precisato quanto conclude lacircolare del ministero: “Il loro (sta an-cora parlando dei dossi, ndr) perma-nere in opera, in caso di incidenti ri-conducibili alla loro collocazione, puòdar luogo a responsabilità in capo achi ne ha disposto la collocazione o achi non ne ha disposto la rimozione”.

Senza contare che quando furono rea-lizzati, negli anni ‘80, i dossi eranoancora più “spigolosi”, praticamentemicidiali per gli ammortizzatori diauto e moto, e letali per gli autisti deimezzi pubblici costretti a percorreredi frequente viale Panzini (non a casola Tram protestò energicamente masenza risultato).A proposito di viabilità, sono iniziati il2 maggio i lavori di sistemazione del-la pavimentazione di viale Panzini, incorrispondenza degli incroci, e dure-ranno circa due mesi. Com’è tradizio-ne in questa città, si aspetta l’arrivodell’estate per mettere mano alle ope-re pubbliche. Come se non bastasseroi passaggi a livello che creano ingor-ghi a non finire, anche l’amministra-zione comunale fa il possibile per met-terci del suo.

Il Nuovo

di Vittorio Guerra

Turismo socialema non di “scarto”

Pensierisociali

Parlando con alcuni amici alber-gatori mi ha, da sempre, sorpresoconstatare che per molti l’espres-sione “turismo sociale” evoca unturismo prevalentemente rivoltoagli anziani o, nella migliore delleipotesi, buono esclusivamente ariempire la bassa stagione. E’ veroche in passato questo turismo ènato ed è stato prevalentementeorganizzato dai Comuni, ma già daqualche anno una profonda tra-sformazione sta contagiando anchequesta tipologia di vacanza. La va-canza affidata all’Ente Locale, alminor prezzo, “purchessia”, ha la-sciato spazio all’organizzazioneautonoma. I numerosi centri so-ciali, nella sola Emilia Romagnaoltre 450, sono l’espressione piùviva di un turismo non più guida-to, ma necessariamente semprepiù modellato su misura. Un altrocambiamento, ad esempio, è datodalla capacità di spesa di moltianziani; se fino a qualche anno fa,anziano in riviera era sinonimo dipovertà, oggi molto verosimilmen-te gli anziani che scelgono le no-stre località sono anche quelli conun’alta possibilità di spesa. Ma sa-rebbe fuorviante identificare ilturismo sociale esclusivamentecon questa tipologia di “villeggian-ti”. Nella fretta delle valutazionispesso sfugge che in Italia esistonoCRAL aziendali ed organizzazionisportive, solo per citare alcune ti-pologie, in grado di mobilitare cen-tinaia di migliaia di persone. I nu-meri sono di tutto rispetto: si vadai 400 mila soci ARCA (gruppoENEL) passando per i 724 milaAICS (Associazione Italiana Cultu-ra e Sport) fino ad arrivare allealcune migliaia di CRALT (grup-po Telecom). I numeri evidenzia-no semplicemente un turismo so-ciale non più di risulta ma carat-terizzato da esigenze specifiche edalla diversificazione dei bisogni.Iniziare ad analizzare e compren-dere questi bisogni permette di cre-are un turismo partecipato e so-prattutto calibrato sulle nuove esi-genze. Certo, la crisi della culturasociale ha ridotto la capacità da par-te degli Enti Locali di analizzare lenuove trasformazioni ma, comun-que, conoscere per progettare rima-ne ancora la modalità primaria acui non ci si può sottrarre.

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L’impercettibile sulla tela

Prosegue il nostro viaggio nella creatività bellariese con il racconto dellaesperienza artistica di Secondo Vannini: “Faccio emergere la luminosità

che ogni realtà nasconde in se stessa e che il pittore può svelare”.

6Il Nuovosocietà

di Emanuele Polverelli

Incontrare Secondo Vannini (nel ri-quadro) è un tuffo nella creatività allostato puro. Personalità eclettica, aman-te della musica, -spicca in casa sua l’or-gano seicentesco che abilmente suona-, è spinto alla pittura da una passioneche viene da lontano; da più lontanodegli stessi 30 anni di attività artisti-ca; da più lontano delle stesse personeche hanno avuto il ruolo di maestri eispiratori, quali il professor Morri (scul-tore) o il pittore riminese Pazzini; dapiù lontano di quegli stessi ricordi esapori d’infanzia che pure risultano ele-menti essenziali per capire a fondo lasua arte.La passione per la pittura assume inVannini il tenore di un compito, diun’attività irrefrenabile, una necessi-tà esistenziale. Lo testimonia la ricchez-za della sua produzione artistica, (in-numerevoli i dipinti sparsi in mostre,collezioni private e pubbliche in tuttoil territorio nazionale e internaziona-le) e, soprattutto, la vena creativa chetrapela dalle figure, dai colori, dallavita delle sue tele.Prima di ogni cosa dunque chiediamocosa sia per lui la creatività artistica.“La figura è solo un pretesto. C’è qual-cosa di magico che trapela tra i colori,le forme, le immagini. Sia in un qua-dro astratto che in un dipinto figurati-vo, quello che conta è questo spirito chealeggia e che si risolve in poesia. Undipinto, quando è frutto di creatività,di vera arte, è capace di comunicareun qualcosa di impercettibile, di im-palpabile. L’inesprimibile viene ad es-sere realmente comunicato, median-te l’opera d’arte. Questo riempie di me-raviglia.” L’arte dunque spinge ad ol-trepassare il quotidiano? “Il vissuto nonè assente nell’opera artistica. Vi è unasorta di sintesi del vissuto. Del vissutomio, ma anche quello dei genitori, deinonni, degli avi, degli altri in genera-le. E’ come se il gesto artistico permet-tesse di esprimere dimensioni che met-tono in comunione le proprie piccole,casuali, eppure intensissime, esperien-ze, con l’esperienza di un popolo intero.E’ affascinante sentire nelle proprieopere il respiro di un popolo intero,come se tu, pittore, in quel momentofossi la parte nobile di un branco. Unasensazione di appartenenza unica.”Vannini vanta un’attività davverofebbrile. La partecipazione a un centi-naio di concorsi di livello nazionale, gliha portato numerosi riconoscimenti diprestigio. Citiamo, tra gli altri, il pri-mo premio al concorso Contea di Bor-

mio del 2002, il primo premio al con-corso di Adria, di Colonnella, di Mari-na di Ravenna, il terzo premio di PieveQuinta a Forlì. La predilezione per laforma del concorso è spiegata dallo stes-so Vannini, per la libertà che permettenell’espressione artistica. Si tratta disperimentare, di elaborare la propriapittura secondo i canoni più innovati-vi. Ma la sua attività abbraccia anchenumerose mostre ed iniziative. Traqueste spiccano i “Giovedì dell’arte” invia Ceccarini a Riccione, che si ripeto-no da ben 22 anni e di cui Vannini èfondatore. Ha partecipato anche al-

l’analoga ini-ziativa in IgeaMarina orga-nizzata da Ire-ne Crociati eClaudio Gori,in collabora-zione con il Co-mune e pro-mossa dall’as-sociazione Vit-torio Belli, ini-ziativa chep u r t r o p p o

quest’anno non si riproporrà. Inoltre in-segna all’Università della Terza età diRimini, dove tiene un laboratorio di pit-tura. Da segnalare l’appartenenza algruppo En plen air di Bormio che racco-glie i vincitori dell’omonimo concorso.Ma cerchiamo di capire meglio, anchedal punto di vista più tecnico, come sicollochi la sua arte. Quali sono i suoipunti di riferimento? “Gli impressio-nisti tutti e, a livello locale, Pazzini. Iomi muovo oscillando tra il figurativomoderno, dove emerge il desiderio diricerca anche estrema, complessa, e ilpost macchiaiolo. Qui prevale la raffi-gurazione, il piacere dato da una sce-na, da una visione.” Si nota nei suoiquadri una prevalenza della lumino-sità.. “Si può dire che io abbia uno stilechiarista, caratteristica che poi è pro-pria della nuova scuola di pittori rimi-nesi. Si tratta di lavorare sulla luce, difar emergere la luminosità che ognirealtà nasconde in se stessa e che il pit-tore può svelare.”Nella sua mostra personale, presso lapropria abitazione, le sensazioni e leriflessioni qui espresse mediante paro-le, sono plasticamente visibili in tele,colori, immagini ora note e familiari,ora spezzate, - quasi esplose -, e com-plesse. E di fronte a quelle tele le paroledevono tacere per lasciar posto ad unavibrazione, ad una semplice e profon-da vibrazione che forse davvero avvi-cina all’indicibile.

“Am arcord dicevo, che nel primo pomeriggio d’estate, quando il sole pic-chiava sull’aia e tutti riposavano nella vecchia casa di campagna, la nonna“Sintoina” mi metteva a letto in un camerone dalle imposte antiche e scon-nesse che lasciavano passare oblique lame di luce di sole romagnolo (…)ed il ronzio di un moscone che sbatteva contro il vetro, che interrompeva laquiete. (…)Ora quel che trovo magnifico è che per me la “pittura” è così: è come il volodel moscone, basta una vibrazione appena percettibile, una suggestione,un’emozione, un segno, un garbato suggerire di cromi e forme e si accendetutto un universo meraviglioso che mi permette di entrare in comunicazio-ne con altre persone che sentono lo stesso universo, universo fatto di sen-sazioni impalpabili come polline, di poesia, di solletico all’anima, di profon-da gioia di esserci e di essere creatura partecipe insieme ai fratelli allacreazione…” (Secondo Vannini)

“…e parlo di me e dei miei quadri, e del mio bisogno di dipingere, di comu-nicare, di vincere l’insicurezza e la precarietà del vivere, tentando di fare“arte” per sentirmi parte nobile del branco, sapendo che l’uomo ha lagrande ventura di tendere ad una dignità sempre maggiore, fino a che siperderà in Dio; solo allora l’arte sarà inutile; per ora, per me, è una prepo-tente necessità.” (Secondo Vannini)

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7Il Nuovosocietà

“Pagliai sotto la neve” (olio su tavoletta 30x40). In alto, “Interno” (olio su tela 80x80).Anche i due quadri nella pagina a fianco sono di Secondo Vannini.

Angelo Bartolini racconta le difficoltà legate alreperimento di uno spazio nel quale ritrovarsi. E di un

quadro donato al Comune. Ma sparito nel nulla.

Ma chi sono i pittori di BellariaIgea Marina e che fanno? Doveoperano e soprattutto hannospazio e adeguata valorizzazio-ne?Giriamo queste domande adAngelo Bartolini, decano tra ipittori bellariesi, che peraltropresenteremo in un profilocompleto il prossimo numero.“Negli anni ’70 abbiamo inizia-to, io e Morigi, ad incontrarciqui a casa mia. Si veniva a di-pingere e ben presto altri sisono aggregati. Si aggregò San-dro Vasini pochi anni dopo epiù in là, tra gli altri, Manto-vani, Ricci, Barbanti Marino,Gori Claudio, Agostinelli, fin-ché divenimmo una trentinadi artisti. Da questa esperien-za è nato il “Circolo culturaleamici dell’arte -A. Panzini-”che poteva vantare, tra gli ade-renti, una persona di grandesensibilità e cultura come ilcompianto architetto StefanoCampana.” Quale è l’attivitàdel circolo? “Abbiamo organiz-zato laboratori di disegno e pit-tura. Si lavorava insieme e siimparavano sempre cose nuo-ve. Abbiamo chiamato maestrida cui apprendere spunti nuo-vi. Tra questi, nei primi anni,anche Della Bartola. Ma in re-altà si imparava lavorando, inuno scambio di esperienze si-gnificative. Insomma una verabottega dell’arte.” E come sietestati presenti sul territoriobellariese? “Abbiamo fatto di-verse esposizioni come circolo,qui a Bellaria ma anche fuori.Piuttosto non è stato facile con-vincere gli amministratori adarci uno spazio.” Che intendedire? “Abbiamo sempre vissu-to il problema di avere una sedee non si può certo dire che leamministrazioni che si sonoavvicendate siano state moltosensibili.” In effetti la vita delcircolo sembra assomigliare aduna vera e propria maratona.Iniziano, come già ricordato,nella casa di Bartolini. Poi vie-ne loro concessa una soffitta daCrociati (cucine), per passaresuccessivamente al Palazzo delTurismo. “Sfrattati” da lì, tro-vano una sistemazione nellacasa colonica dell’ingegner Piz-zighini. Ristrutturate le stan-ze, anche di lì devono prestoandarsene. Ecco allora che,bussando nuovamente alleporte dell’amministrazione,viene concesso l’ultimo pianodell’edificio del vecchio Comu-ne. Ma per poco. Arriva infine

la sede attuale ad Igea Mari-na, nella ex scuolina di frontealla Chiesa. Speriamo non ac-cadano ancora sorprese, comepurtroppo si teme, e che i no-stri pittori possano finalmen-te star tranquilli! Ad una re-altà come questa merita sicu-ramente che venga assicuratala certezza di una sede perma-nente, giacchè peraltro offreprestigio di non poco conto alterritorio ed è un’occasionenotevole di aggregazione. MaBartolini ci racconta un altroepisodio veramente emblema-tico dell’incuria e della pocasensibilità verso il mondo del-l’arte e delle cose belle, a cui inostri amministratori ci han-no ahimè abituato. “Nel 1976io insieme ad altri quattro ar-tisti di Bellaria Igea Marinaabbiamo lavorato per un gran-de quadro di 250 x 150 cm dasistemare nella sala consiglia-re. Il quadro (vedi qui sotto)rappresentava quattro pae-saggi tipici del nostro territo-rio e al centro lo stemma delComune. Abbiamo lavoratogratuitamente, ho costruitopersonalmente un telaio ade-guato, poi completato da unabella cornice. Al Comune dap-prima sembravano incorag-giarci. Poi però ci accorgiamoche il quadro non viene affis-so. Passa una settimana eniente. Sollecitiamo ripetuta-mente, finchè il quadro spari-sce! Non è un quadro piccolo eio mi chiedo dove possa essere.Era un’opera ampia, grande,che abbiamo dipinto pensan-do proprio alla sala del consi-glio comunale, che presentaun’ampia parete spoglia. La de-lusione era stata davvero tan-ta.” Ci chiediamo, come si fa afrustrare così la passione di cit-tadini che per senso di apparte-nenza, donano il frutto dei lorotalenti al servizio di tutti? D’al-tra parte non è un episodio iso-lato e Il Nuovo già ha denuncia-to questa incuria, come nel casodella collezione di cartamone-ta donata dai Graziani e poisparita, così come per i cimelidella Casa Rossa. Sempre deiGraziani la collezione di Radiod’epoca lasciata marcire in al-cune stanze della scuola media.Chi può faccia qualcosa perchéil quadro torni, perché possacaratterizzare, come era nelleintenzioni iniziali, la sala con-sigliare. Come diceva quello“non facciamoci sempre ricono-scere”! (E.P.)

Quante peripezie per una sede

Il quadro donato al Comune dai pittori bellariesi, di cui si sono perse le tracce (box a lato).

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8Il Nuovoleggi&politica

Troppi conflitti nel Palazzo

L’incompatibilità di Sancisi e Zannoni, sollevata dal Nuovo, è arrivata inconsiglio comunale con una interrogazione di Medri. Adesso il problema

dovrà essere affrontato e risolto in tempi rapidi. Lo prescrive il “Testo unico”.

Gianluca Medri Ottaviani e, nel riquadro, Bruno Zannoni, presidente della Farmacia.

E’ arrivato in consiglio comunale iltema sollevato dal “Nuovo”, dell’in-compatibilità dei consiglieri comu-nali del gruppo di maggioranza, Ro-berto Sancisi e Bruno Zannoni. Aportarlo nell’aula consiliare, nellaseduta del 5 maggio, è stato il consi-gliere della Lista della Città Gianlu-ca Medri Ottaviani, il quale ritiene– afferma nella sua interrogazione– “che il problema sollevato colgauna effettiva violazione del decretolegislativo 18 agosto 2000, n. 267,“Testo unico delle leggi sull’ordina-mento degli enti locali”, in partico-lare nel caso della Farmacia comu-nale, per l’80% di proprietà del Co-mune di Bellaria Igea Marina”. Ades-so il Comune avrà tempo dieci gior-ni dalla data della contestazione (cioèdal 5 maggio), per rispondere. Loprevede il Testo unico, che all’art.69 stabilisce che, entro tale periodo,l’amministrazione comunale debba“formulare osservazioni o elimina-re le cause di incompatibilità”. En-tro i 10 giorni successivi alla scaden-za del termine, “il consiglio deliberadefinitivamente e, ove ritenga sus-sistente la causa di (ineleggibilità odi) incompatibilità, invita l’ammi-nistratore a rimuoverla o ad espri-

mere, se del caso, la opzione per lacarica che intende conservare. Qua-lora l’amministratore non vi prov-veda entro i successivi 10 giorni ilconsiglio lo dichiara decaduto. Con-tro la deliberazione adottata è am-messo ricorso giurisdizionale al tri-bunale competente per territorio”.

I “conflitti” di ZannoniIl “conflitto di interessi” è del tuttoevidente nel caso di Bruno Zannoni.In queste settimane ci siamo docu-mentati approfonditamente, sia con-sultando avvocati ferrati in mate-ria, sia cercando casi analoghi acca-duti in altri Comuni, ed abbiamo sco-

perto cose molto interessanti.Sono due gli articoli del Testo unicoche dettano legge in materia di in-compatibilità, il primo comma del-l’art. 63, e il quinto comma dell’art.7 8 .Art. 63: “Non può ricoprire la cari-ca di Sindaco o di Presidente dellaProvincia, di Consigliere Comunaleo provinciale o circoscrizionale, l’am-ministratore o il dipendente con po-teri di rappresentanza o di coordina-mento di ente, istituto o azienda sog-getti a vigilanza rispettivamente daparte del comune o della provincia oche dagli stessi ricevano, in via con-tinuativa, una sovvenzione in tutto

o in parte facoltativa, quando la par-te facoltativa superi nell’anno il 10%delle entrate totali dell’ente”.Art. 78: “Al sindaco ed al presidentedella provincia, nonché agli assesso-ri ed ai consiglieri comunali e pro-vinciali è vietato ricoprire incarichie assumere consulenze presso enti edistituzioni dipendenti o comunquesottoposti al controllo ed alla vigilan-za dei relativi comuni e province”.Tenendo fede all’art. 63, anche lapresidenza dell’Alta Marea (anchequesta fa parte del “poltronificio” diBruno Zannoni, che è pure presiden-te della direzione comunale dei Ds)sarebbe incompatibile con la caricadi consigliere comunale in quanto ilCentro sociale beneficia di un con-tributo del Comune che fino al 2004è stato di 25 mila euro e che nell’an-no in corso è di 20 mila euro, ben aldi sopra del 10% delle entrate totalidell’ente.

Il conflitto di SancisiRoberto Sancisi, consigliere comu-nale di maggioranza, ha preso il po-sto dell’assessore Massimo Reali nelcda di Hera Rimini, di recente inte-ressato da alcuni avvicendamenti,compreso quello del presidente: asuccedere a Mario Masi è stato chia-mato l’ex sindaco di Misano, SandroTiraferri. Nel consiglio di ammini-strazione che il gruppo Hera ha te-nuto il 21 aprile, è stato eletto ancheRoberto Sancisi. A nostro parere an-che lui incompatibile, così come loera l’assessore Reali (e Antonio Ber-nardi nel cda di Tram Agenzia).Si sussurra nel Palazzo comunale chela nomina di Sancisi sia stata detta-ta dalla volontà di “allontanarlo” dalComune perché l’ex assessore ai la-vori pubblici non sarebbe in perfet-ta sintonia con il sindaco Scenna.Promoveatur ut amoveatur.

I pronunciamenti dei giudiciin materia di incompatibilità

Passiamo alla casistica. Qualcheanno fa il sindaco di Acqui nominòalla vicepresidenza della locale socie-tà delle Terme, un consigliere comu-nale di maggioranza. La società eracontrollata per il 45% dal Comune(da noi la Farmacia comunale è amaggioranza pubblica all’80 percento). Venne sollevato il problemadella incompatibilità e il Comunechiese un parere al ministero dell’In-terno: “Sussiste una causa ostativaall’espletamento del mandato nelcaso in cui un consigliere rivesta unacarica sociale, in seno ad una s.p.a. o

Il caso sollevato dal “Nuovo” è finito nellarelazione del Difensore Civico di Rimini

Il caso della incompatibilità dei dueassessori comunali, Massimo Realie Antonio Bernardi, che si sono di-messi da Hera e da Tram Agenzia,sollevato dal Nuovo, è stato citatodal difensore civico del Comune diRimini nella relazione sull’attivi-tà svolta nel 2004.Il nostro giornale segnalò il casoall’avvocato Francesco Barletta,difensore civico del Comune di Ri-mini, appunto, che fra le istanzeesaminate nell’anno passato hapotuto valutare anche quella chegli è stata posta dal nostro giorna-le: “Si rivolge all’Ufficio un gior-nalista di una pubblicazione loca-le e fa presente che sta svolgendoun servizio relativo alla probabi-le incompatibilità degli ammini-stratori di un comune limitrofo alnostro e chiede un nostro pareresulla vicenda “sicuramente con-troversa” che “darebbe filo da tor-cere a vari azzeccagarbugli”. Era-no i termini che Il Nuovo avevausato nell’articolo che fece esplo-

dere il caso, pubblicato sul n. 3/2004.“Sebbene la questione si appalesinon di nostra stretta competenza,in quanto non relativa al Comu-ne di Rimini, si ritiene opportu-no, non essendovi in quel Comu-ne Difensore civico, fornire al ri-chiedente chiarimenti e, pertan-to, la richiesta viene esaminataalla luce delle vigenti leggi inmateria e dei documenti fatticipervenire”, scrive l’avvocato Bar-letta nella sua relazione. Ed eccola conclusione dell’istruttoria:“Telefonicamente comunichiamoal richiedente che, a norma delTesto Unico delle leggi sull’ordina-mento degli Enti locali, le incom-patibilità dei consiglieri sono dariferirsi anche agli assessori e cheil sindaco, ricevute le dimissionidegli amministratori, dovrebbeportare le stesse al primo consigliocomunale (artt. 68-69 del D.Lgs.267/2000)”. Cosa che il sindacoGianni Scenna non ha fatto.

Cosa dice loStatuto comunale

E’ l’articolo 14 dello Statuto co-munale (la nuova versione è sta-ta approvata nel consiglio comu-nale del 5 maggio scorso) ad oc-cuparsi delle nomine del sindaco“presso enti, aziende, istituzionie società partecipate”. E lo fa inmodo molto telegrafico. Il com-ma 1 dice che “le nomine di spet-tanza del sindaco in rappresen-tanza del Comune, sono ispiratea criteri di trasparenza e di com-petenza professionale...”. Baste-rebbe il criterio della competen-za professionale a rendere incom-prensibili certe designazioni fat-te dal sindaco. Ma la politica nonguarda sempre al curriculum.Fra “le figure che non possono es-sere nominate in rappresentan-za del Comune, lo Statuto ricor-da solo quelle previste dall’art.64, comma 4, del D.Lgs 267/2000.” Nessun cenno agli arti-coli 69 e 78 dello stesso decreto.Che comunque fanno testo pursenza la necessità di richiamarli.

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9Il Nuovoleggi&politica

Le funzioni del difensore civicosono definite dalle leggi 8 giu-gno 1990 n.142 e 15 maggio 1997n. 127. Il difensore civico ha il compitodi difendere il cittadino dagliabusi dell’amministrazione co-munale e degli enti collegati. E’un organo indipendente dal-l’amministrazione comunale esvolge un ruolo di garante del-l’imparzialità e del buon anda-mento dell’amministrazione.Interviene per la tutela dei cit-tadini contro le disfunzioni, lecarenze, le omissioni e i ritardidegli uffici. “Secondo quantostatuito dalla legge Bassanini,il difensore civico ha ora ancheil compito di controllo, previa ri-chiesta di un quarto dei consi-glieri comunali, sulla legittimi-tà degli atti della giunta e delconsiglio per le seguenti mate-rie: appalti e affidamento di ser-vizi o forniture di importo su-periore alla soglia di rilievo co-munitario; assunzioni del perso-nale, piante organiche e relativevariazioni”, si legge nel sito delDifensore Civico (avv. FrancescoBarletta) del Comune di Rimini:www.comune.rimini.it/difenso-recivicoIl difensore civico può chiederel’esibizione di tutti i documentirelativi ad una pratica, senza illimite del segreto d’ufficio, esentire il responsabile dell’uffi-cio competente; può inoltre ac-cedere agli uffici per consultareatti e documenti. Non può sosti-tuirsi all’amministrazione co-munale nell’emanare o modifi-care un atto, ma può sollecitarela stessa a riesaminarlo, modi-ficarlo o annullarlo, se lo ritie-ne illegittimo. Quando un fun-zionario sollecitato ometta, ri-fiuti o ritardi atti del proprioufficio, il difensore civico puòproporre la promozione del-l’azione disciplinare.Annualmente il difensore civicodeve sottoporre all’esame delConsiglio comunale una relazio-ne sull’attività svolta, contenen-te eventuali proposte di innova-zioni normative e amministra-tive. Le consulenze e gli inter-venti del difensore civico in fa-vore dei cittadini sono gratuiti.

Il Comune non risponde alle richiestedei cittadini: un caso molto concreto

Siamo alcuni cittadini di BellariaIgea Marina, ci rivolgiamo agliAmministratori comunali per unarichiesta “civile”: chiediamo l’isti-tuzione del Difensore civico anchenel Comune di Bellaria Igea Mari-na. Riccione l’ha già istituito e Mi-sano ci sta pensando. Problemi cene sono diversi, per esempio: cosac’è che non funziona in Comune?Perché i responsabili non rispon-dono per iscritto a richieste scrittedei cittadini? La legge impone allapubblica amministrazione di ri-spondere entro 30 giorni!Ecco il mio problema (e quello deimiei vicini): in data 27 gennaio2005 inviai un fax al responsabileservizio urbanistica-edilizia priva-ta del Comune di Belaria Igea Ma-

rina, con richiesta di rilascio delcertificato di abitabilità dell’im-mobile di mia proprietà. Non rice-vendo alcuna risposta, in data 28febbraio 2005 scrissi una secondarichiesta inviando una e-mail alfunzionario del servizio urbanisti-ca-edilizia privata con preghiera,se ci fossero stati dei problemi, dicontattarmi al più presto, rila-sciando quindi tutti i miei dati.Pronto? Qualcuno ha avuto unarisposta? Io no.Insomma, a me questo certificatoserve, le tasse le pago tutte e allo-ra... cosa vogliamo fare? Qualcu-no mi risponda prego, per iscritto(perché “verba volant”, va moltodi moda in questa città).

m.g.

Chi è e di cosasi occupa il

“Difensore Civico”

Il problema sollevato da questa let-tera è il classico caso “da DifensoreCivico”. Il cittadino non vede accol-ta una sua richiesta avanzata al Co-mune. Il quale non solo non rispon-de entro i tempi dovuti, ma quandolo fa non soddisfa le richieste delcittadino. Che fare? Nei Comuni in cuiè stato istituito il Difensore Civico cisi potrebbe rivolgere proprio a que-sta figura indipendente, che ha la fun-zione di difendere e tutelare il cittadi-no nei confronti della pubblica am-ministrazione. Il Nuovo si associaalla richiesta del nostro lettore nel chie-dere che il Comune provveda ad isti-tuire il Difensore Civico. Fra l’altropotrebbe farlo anche in forma asso-ciata con altri Comuni, riducendocosì i costi. Nella provincia di Rimini iComuni che hanno istituito il Difen-sore civico sono, al momento, Rimi-ni, Riccione e, in forma associata (di-fensore civico di Vallata), Poggio Ber-

ni, Verucchio e Santarcangelo.Nel merito della lettera, va detto chela legge 7.8.1990 n. 241 stabilisceche la pubblica amministrazione deb-ba rispondere entro 30 giorni alle ri-chieste dei cittadini. Il Comune di Bel-laria Igea Marina è stato invece insilenzio per oltre due mesi. L’8 aprile,ci informa l’autore della lettera, il fun-zionario del settore Urbanistica-edi-lizia privata, ha finalmente risposto.Ma si è limitato a dire che il problemasta nella ditta costruttrice degli ap-partamenti, la quale ha presentato ilcertificato di conformità edilizia del-l’immobile allegando una documen-tazione incompleta, tanto che l’istan-za della ditta “si considera decadu-ta”. Bello! E quindi a causa dell’ina-dempienza della ditta, chi ha com-perato l’appartamento non può di-sporre del certificato di abitabilità?Speriamo che un Difensore Civico ciaiuti.

s.r.l. di cui il Comune sia azionista?”Ed ecco la risposta del ministero:“L’assunzione della carica di vicepre-sidente da parte del Consigliere co-munale potrebbe configurare un’in-compatibilità con la carica ammi-nistrativa ricoperta ai sensi del com-ma 1 numero 1 dell’art. 63 del D.Lgs.n. 267/2000, qualora fosse verifi-cato che la società in questione siasoggetta a vigilanza da parte del Comu-ne. Nella sentenza n. 4168 dell’11.4.1995e n. 16203 del 28.12.2000, la Corte diCassazione ha dichiarato che la dispo-sizione richiamata è diretta ad evi-tare il conflitto, anche potenziale, tral’interesse che l’amministratore del-l’ente controllato deve tutelare equello che deve tutelare l’eletto allacarica del comune controllante, doveil concetto di vigilanza va inteso nel-la sua più lata accezione ricompren-dendo in esso ogni forma di ingeren-za del Comune nell’attività dell’En-te controllato. Nella sentenza del1995 la Corte, in particolare, ha spe-cificato che si configura un rapportodi vigilanza nei confronti di una so-cietà, se il Comune, pur disponendodi una quota minoritaria, è in gradodi partecipare alla formazione dellavolontà sociale con voto determinan-te”. Chiarissimo. E’ così anche nellaFarmacia Comunale, gestita dalla“Igea s.r.l.”, con un cda formato datre membri, due di nomina comu-nale (Bruno Zannoni e Marina Fab-bri), mentre il terzo è il socio privatoche gestisce la struttura di via Bal-dini, il dottor Carli.Bruno Zannoni è amministratore apieno titolo della srl, è il rappresen-tante legale della società: “Al Presi-dente del Consiglio di amministra-zione è attribuita la rappresentanzalegale della società, e la firma socia-le per l’esecuzione di tutte le decisio-ni del Consiglio d’Amministrazione,salvo sia diversamente deliberato”,recita lo statuto della Farmacia co-munale Bordonchio.Ma oltre ad essere legale rappresen-tante della società, Zannoni è ancheamministratore comunale. Più con-flitto di così!Ma c’è un altro caso altrettanto lam-pante, che si è verificato in un Co-mune della provincia di Isernia. Igiudici di questa città nel 2003dichiararono la decadenza del sindacodi Venafro perché in palese conflittod’interessi fra la sua carica di primocittadino e quella di presidente di unaresidenza socio assistenziale e sanita-ria nella quale il Comune di Venafrodeteneva il 31%. I giudici si attenneroai pronunciamenti della SupremaCorte.Adesso che l’incompatibilità è statasollevata in consiglio comunale, ilproblema non potrà più essere ri-mandato.

Il NuovoGiornale di Bellaria Igea Marina

Quindicinale

Direttore responsabile:Claudio Monti

Registrazione:Tribunale di Rimini n. 12/2004

Direzione e Redazione:via Orazio n. 101

Tel. e Fax: 0541-33.14.43

E-mail: [email protected]

Stampa:La Pieve Poligrafica Editore

Villa Verucchio srl(Villa Verucchio)

Società Editrice:Editoriale Nuova Comunicazione srl

Pubblicità: Tel. 0541-33.14.43Tiratura: 7000 copie. Chiuso in

tipografia il 9.5.2005

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Fronte del porto

Sulla darsena ci giochiamo il futuro dell’ultima area strategica diBellaria Igea Marina. Per questo occorre un’idea forte su tutto il lungofiume.

Lo dice Marco Borroni. Che lancia anche un sasso nel dibattito politico.

politica

“Quella del porto è l’ultima areastrategica, davvero importante, ri-masta all’interno della città. Il lun-gofiume è centrale, direi decisivoper “cucire” le due parti del paese eper riqualificare Bellaria Igea Ma-rina anche dal punto di vista turi-stico. Lì ci giochiamo il futuro dellacittà”. Marco Borroni esce allo sco-perto dopo un lungo periodo di si-lenzio e lo fa sul tema della darse-na. L’ex assessore al Turismo, chead un certo punto sembrò lanciato(era uscito vincitore dalle prima-rie organizzate dai Ds) alla succes-sione di Scenna, pur essendo attual-mente un funzionario della Cna diRimini, non smette di guardare allacittà che ha amministrato per duelegislature (iniziando la sua espe-rienza in Comune con Italo Lazzari-ni).Anche nella recente segreteria delsuo partito che si è riunita per af-frontare l’argomento darsena, hainvitato a non sprecare l’occasione.Davanti all’assessore Antonio Ber-nardi che illustrava a grandissimelinee gli intendimenti dell’ammi-nistrazione comunale (assente ilsindaco) sul progetto del porto turi-

stico, Borroni ha detto che oggi nonci si può accontentare di realizzareuna darsena pensata negli anni Ot-tanta. Il piano regolatore del portorisale al 1983 e la darsena alla qua-le si guarda oggi non si discosta dal-le indicazioni messe a punto oltrevent’anni fa. In pratica rischia dinascere già vecchia. “Quel Pianoprevedeva la darsena al centro ditutto, mentre oggi non è più così.Non dobbiamo correre il rischio chela fretta ci spinga a scelte avventa-te. A mio parere la darsena, infra-struttura necessaria per questo pa-ese, deve essere il risultato di unprogetto complessivo che ridisegnitutta l’area del porto”. Un po’ comefece lo studio dell’Università di Fi-renze. Che però la giunta Scenna halasciato nel cassetto, così come la“Città Europa Giovani” e il proget-to dell’arenile ipotizzato dall’archi-tetto Portoghesi.Dice, Marco Borroni, che anche aBellaria Igea Marina si dovrebbeprendere esempio da come si stan-no muovendo tutte le grandi cittàitaliane ed europee che abbiano unazona portuale: “I porti sono al cen-tro di riqualificazioni complessive,

diventano il motore propulsivo delcambiamento, valorizzando la cul-tura, la storia, le tradizioni legatealla marineria”.L’ex assessore raccoglie la provoca-zione lanciata da Gianni Pecci: “Nonbisogna rinunciare a tratteggiareun disegno di città che guardi mol-to lontano. Il paese sta rimanendoindietro, sta perdendo i colpi. Ma peruscire dal blocco c’è bisogno di farripartire una logica riformista: lapolitica deve rispondere alle esigen-ze del paese”, dice Borroni. “La poli-tica a Bellaria Igea Marina deveuscire dai due blocchi contrappostiche oggi si sono compattati. Il paeseè spaccato in due, siamo davanti auna separazione che rischia di bloc-care la crescita della città”. Secon-do Borroni la divisione e la radica-lizzazione dello scontro non permet-tono di sprigionare quelle energieche pure sono presenti.Da bravo esponente del centrosini-stra Marco Borroni fa il suo mestie-re e manda un doppio messaggio.Al “centro moderato e ai cattolicidell’Ulivo che hanno pensato di po-ter vincere le elezioni da soli o conla destra” e “al centrosinistra che

così com’è non riesce ad esprimeretutte le proprie potenzialità”. Un di-scorso che è il massimo del realismoe il massimo dell’astrattezza. Se ri-formisti ce ne sono nel centrosini-stra bellariese (e Borroni lo è senz’al-tro) non hanno che da cominciare atessere la loro tela. Non sarà impre-sa facile scardinare logiche da oc-cupazione del potere e gestione del-la cosa pubblica che col riformismonon hanno nulla da spartire. Maconviene provarci.

Marco Borroni. Bellaria è divisa in due bloc-chi. La contrapposizione non paga.

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11Il Nuovoprogetti

Mulazzani ha presentato nei giorni scorsi il suo progetto didarsena. Andrà in consiglio entro giugno, ma questo non

vuol dire che si avvicina la realizzazione del porto turistico.

Posti barca o posti in piedi?

portalettere in servizio la consegnaavviene a giorni alterni (se va bene),col portalettere in ferie la consegna èbisettimanale”. Incredibile. E le con-seguenze ricadono sui cittadini: “Chinon ha l’addebito bancario delle bol-lette per utenze si è visto privato delservizio per mancato pagamento nonavendone ricevuto gli avvisi; chi èabbonato ad un quotidiano se ne vedearrivare tre o quattro magari dellasettimana precedente, per non par-lare poi di appuntamenti mancati,inviti non raccolti perchè consegna-ti in ritardo con relative brutte figu-re”, dice Vasini.E tante sono le lamentele. Tantissi-me le persone che chiamano la no-stra redazione per segnalare che invarie zone della città continuano i

SEGUE DA PAG. 1

Si è mosso qualcosa dopo il consigliocomunale del 30 novembre scorso,quello che si spaccò sulla bozza di pro-tocollo d’intesa tra Comune e priva-ti per la costruzione della darsena.Solo un indirizzo politico, secondo lamaggioranza, un vero accordo diprogramma secondo l’opposizione(ed anche secondo il presidente delconsiglio comunale, Mara Garatto-ni, di Rifondazione comunista, chevotò contro), con tanto di firme asuggellare l’intesa. E, soprattutto,con tanto di indicazioni tecniche:indici edificatori, volumi da cedere,valori di superfici.Adesso, dopo poco più di cinque mesi,l’imprenditore Mulazzani, che insie-me a Lungarini si è detto disponibilea realizzare il porto turistico di Bel-laria Igea Marina, ha depositato inComune (il 5 maggio) una propostadi “accordo di pianificazione” per larealizzazione della darsena. Dovreb-be trattarsi della traduzione urba-nistica degli indirizzi già discussi dalconsiglio comunale in quella acce-sissima seduta di fine novembre. Fi-nalizzata ad approdare all’approva-zione della variante vera e propriaal piano regolatore del porto. Ma l’ac-cordo che il sindaco porterà in consi-glio entro giugno potrebbe anche ri-servare qualche sorpresa.Pare infatti che il progetto deposita-to nei giorni scorsi in Comune nonricalchi quello licenziato dal mini-stero dei Lavori pubblici nel 1998.Anziché la diga foranea, ci sarebbeun muro “paraonde” sul modello diquello realizzato per la darsena diRimini. E in questo caso ci troverem-mo davanti a modifiche in grado di

Una rotonda sul mare

IL FICCANASOdi Cristian Scagnelli

Una rotonda sul mare potrebbe esse-re il titolo esatto per un evento mu-sicale anni ‘60, un revival di canzo-ni e gruppi musicali che hanno fattoballare intere generazioni, invecenon è cosi.Parlo delle rotonde che da qualcheanno incontriamo lungo le nostrestrade cittadine, rotonde che agevo-lano sì il traffico, ma non l’estetica.Provate a pensare alle rotonde pre-senti sul territorio. Provenendo daBordonchio la prima che incontria-mo è quella della zona artigianaleche, per il momento, è ancora sguar-nita ma la zona è ancora interessatadai lavori. La seconda rotonda è quel-la in corrispondenza di via Orazio,curata e piantumata (che fortunaper i residenti, è una delle poche!).Andando verso Bellaria all’orizzon-te svetta una bellissima àncora diuna nave (dovrebbe indicare l’in-gresso per la zona porto), circondataperò dal nulla, un classico esempiodi “àncora nel deserto”: nessun fio-re, piante o altro. Proseguiamo e ar-riviamo alla rotonda di via Romacon tanto di fontana e sfere ma sen-za alcuna scritta o indicazione, fioripochissimi.Andiamo avanti e arriviamo allaCagnona dove la rotonda di via F.lliCervi ospita un’opera d’arte, o alme-no così viene simboleggiata: tre ar-chi? Tre ponti? Un amico turista neha vista una uguale identica nel Ve-neto all’ingresso di una fabbrica dicontrotelai per finestre.....infattiuna certa somiglianza c’è.Sono rimaste due rotonde, una allafine di viale Pinzon che assomigliapiù ad un paesaggio del West piutto-sto che all’ingresso di Igea Marina, euna nella zona della Colonia Roma,dopo il sottopasso, altro esempio dipaesaggio lunare. Per citarle tutte,manca la bellissima e microscopicarotonda di via Garibaldi...no com-ment.Non sono molte le rotonde, quindi èpiù facile tenerle curate.Provate a prendere l’auto ed arriva-te fino a Riccione o Cattolica, roton-de che sono un piacere ammirarle eguardarle, addirittura molte sonosponsorizzate da prestigiosi marchi.Le rotonde dovrebbero essere – a mioavviso – un biglietto da visita delpaese, anche se appena usciti dal-l’autostrada, casello Rimini Nord, sipuò pensare a cosa si va incontro im-battendosi nella rotonda Tolemaide/SS16 inclusa.Una rotonda sul mare “il solito” di-sco che suona.....forse sarebbe me-glio mettere un altro gettone nelJuke Box e cambiare musica, primache le rotonde facciano girare oltrealle auto anche qualcos’altro.

disservizi postali.Che fare? Il 5 maggio abbiamo chia-mato il direttore della filiale di Rimi-ni, quella dottoressa Fulvia Allegrettiche il 26 febbraio scorso promise che,di lì a due giorni, tutti i problemi sa-rebbero stati risolti: le zone coperte dapersonale di ruolo e contrattisti, la po-sta consegnata nei tempi dovuti, e viadi seguito.“A Bellaria Igea Marina, nonostantele rassicurazioni che lei e il sindaco ciavete fornito, i problemi sono ancoratutti presenti”, esordiamo. Risposta:“Guardi, deve chiamare l’ufficio stam-pa di Bologna...”. Insistiamo: “Sicco-me lei aveva fornito le più ampie ras-sicurazioni... lei, mica l’ufficio stam-pa di Bologna...”. Risposta: “Sono inuna riunione e poi deve chiamare l’uf-ficio stampa”. I giornalisti rompono

le scatole e fanno perdere tempo, vabene. Ma un cittadino che si sentepreso in giro dalle ripetute promessenon mantenute dai vari direttori chesi sono succeduti, e che ha il diritto diricevere nei tempi dovuti quanto gliviene spedito, cosa può fare oltre adimprecare contro qualcuno? Abbia-mo provato a consultare il sito di Po-ste italiane (www.poste.it) e alla voce“lettera di reclamo” compare un pa-piro da far invidia alla dichiarazionedei redditi. Per compilare tutti i “qua-dri” (a, b, c, d, e, f, g) servirebbeun’ora di lavoro. Possibile che questacittà non si meriti nemmeno un ser-vizio postale dignitoso? Se le cose con-tinueranno in questo modo occorre-rà pensare a qualche gesto platealeche richiederà la mobilitazione deicittadini.

incidere sull’impatto ambientale equindi di interferire anche in termi-ni di erosione, oppure no?Stando alla bozza di protocollo, la“diga foranea avrebbe dovuto esse-re realizzata in maniera difforme dalprogetto esistente, per contenereuna serie di parcheggi lungo i moli.”Nel nuovo progetto ci sarebbero an-che più posti barca, mentre non èchiaro se sia stata concretizzata an-che l’indicazione di spostare la dar-sena un po’ più in avanti, cioè diavanzare in mare, con tutte le con-seguenze legate alla necessità di pro-durre un nuovo modello matemati-co, al fine di evitare rischi di erosio-ne.Sarà anche importante capire se ver-ranno confermate alcune modifichecontenute nella bozza sottoposta aiconsiglieri a novembre: ad esempiol’ampliamento dei servizi, per quan-to riguarda la darsena a mare, per 3mila metri quadrati. Una strada dif-ficile da percorrere, considerato chela Provincia in passato l’ha bocciataritenendola in contrasto con il Pianopaesistico regionale.Altri dubbi riguardano l’area a mon-te: l’accordo di pianificazione riba-

La darsena e l’area della colonia Roma cheAmbasz inglobò in un progetto unitario.

dirà o cancellerà l’aumento di 9 milametri cubi, da destinare in parte aresidenziale e in parte a commercia-le, che veniva prospettato nella boz-za discussa a novembre in consiglio?E l’area a disposizione della scuolaFerrarin, che attende la darsena perpotersi ampliare, sarà quella indi-cata nel Piano dei servizi (cioè 10mila metri quadrati) o quella piùridotta (3500 metri quadrati inmeno) contemplata nella bozza dinovembre?Infine rimane il tema delle normetecniche di attuazione del Prg delporto, secondo le quali “l’attuazionedelle previsioni relative all’UMI1(darsena a mare) è obbligatoriamen-te prioritaria rispetto a qualsiasi in-tervento delle altre UMI...”. Il chevuol dire che, rimanendo così le cose,Mulazzani&Lungarini non potrebbe-ro costruire il residenziale (UMI3) amonte della ferrovia senza aver pri-ma realizzato la darsena. L’accordopresentato dal privato propone unamodifica anche su questo delicatoaspetto? Il rischio sempre paventa-to, infatti, è quello che tale limita-zione possa essere “addolcita” per farsì che il privato sia messo in condi-zione di iniziare la sola diga foranea,che corrisponde all’opera di urbaniz-zazione, e poi dedicarsi al residenzia-le, ultimando la darsena in chissàquali tempi. Prima il “mattone”, in-somma, e poi il porto turistico.Come si vede, per misurare la pro-messa fatta di recente dal sindaco(“entro giugno porterò il progettodella darsena in consiglio”), occor-rerà leggere attentamente il nuovoaccordo.

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12Il Nuovodibattiti

di Alessandro Lucchi

La “buona gente” di Bellaria consideròPanzini un padrone e un “signore”.

Anche per questo lo scrittore volle farsiseppellire nel cimitero di Canonica.

Panzini, di Bellaria, non amava sol-tanto gli abitanti, ma pure le bellez-ze naturali, in primis, naturalmen-te, la spiaggia: «Lungo la spiaggiadel mare - magnifica strada lavora-ta dalle onde - è la passeggiata ve-spertina, assai lieta e pittoresca, spe-cie nell’ora in cui approdano i bat-telli della pesca, dalle vele rance,ornate di segni strani fatti per il ri-conoscimento» (La lanterna di Dioge-ne). Proprio durante questa disten-siva camminata assistette, scrutan-do due giovani turiste che si recava-no a una festa, ad uno dei primissi-mi tentativi di modernizzazione del-le strutture turistiche: «La madre eil padre, in quell’estate e per la pri-ma volta, ma con grandissimi ri-guardi, l’avevano condotta alle sem-plici festicciole di ballo su la spiag-gia. Sono feste assai alla buona: anziun tempo si ballava sotto un tendo-ne, fatto come quello delle giostre;poi ci fu un imprenditore che pensòdi costruire un capannone di mura-tura». Non pensiamo proprio chePanzini stesse sospettando in queimomenti che queste tranquille se-rate, a cui partecipavano anche ibambini e che si concludevano conserenate all’aperto aspettando l’al-ba, sarebbero state il preludio dellediscoteche e dei moderni modi di con-cepire il divertimento. Altro segna-le ineluttabile dell’avvento del “pro-gresso” a Bellaria è lo spietato, quan-to rapido, abbattimento degli amati“nobili pini”, a cui Panzini dedicauna delle invettive più dolorose del-l’opera: «O tristezze dell’anima am-malata; a me quei colpi di scure con-tro i meravigliosi tronchi risonava-no nel cuore; tronchi così belli cheparevano d’argento antico, chiomecosì trionfali, così spesse, così vive,chiome della terra, recise a colpi discure; chiome stese sui miei bambi-ni, come una mano amica: recise pertrenta lire! Ah! Santo Francesco,meraviglioso nemico della ricchez-za, tutto si vende per trenta sicli1 !».Nel Diario sentimentale di guerra, tro-viamo qualche pagina interessantesugli echi del primo conflitto mon-diale nel nostro paese. Appena tor-nato da Milano, Panzini, tra la cro-naca delle prime immani stragi del-la guerra e discorsi storico-filosofico

sulle ragioni di unacosì gigantesca trage-dia, notò con sdegno eamarezza che questasciagura aveva or-mai assunto propor-zioni così colossali dacoinvolgere un picco-lo villaggio fino ad al-lora totalmente estra-neo ai grandi scontrimondiali, sebbenesembri che la sua gen-te non voglia arren-dersi all’evidenza:«Qui a Bellaria se neparla appena della guerra, come diuna cosa che avviene in un altro pia-neta. La buona gente ragiona anco-ra con soddisfazione dei fatti del giu-gno, della rivoluzion, dei polli che sivendevano a due soldi.» Purtroppola realtà è talmente opprimente daspazzare via ogni tentativo di elu-derla e così la povera fruttivendolaSunta e le altre donne bellariesi, allapari di tutte le italiane, filano, atta-nagliate dall’angoscia per la sorte deiloro cari al fronte, le calze e le ma-glie per i soldati italiani. Panzini ri-porta che, il vecchio colonnello Ca-letti, improvvisò per l’occasione que-sta poesia: «Vecchie, giovani, filate,/Della lana preparate./Per quei cari chesul fronte/ Tra le nevi, in aspro mon-te,/ Stan lottando con coraggio/ Findal ventiquattro maggio!/ Or dovranpassar l’inverno/ Ove regna il ghiac-cio eterno./ Vecchie e giovani filate,/

Del filar non vi stanca-te./ E’ un lavor che scal-da e veste/ Chi combat-te per Trieste.»Le pagine più crude econtroverse di Panzi-ni riguardo Bellariasono contenute nelViaggio di un poveroletterato, in cui lo scrit-tore dopo aver visita-to grazie al suo abbo-namento alle ferroviedello stato, Venezia,Pisa, Milano, Bologna,racconta di essere

estremamente addolorato dall’ideadi dover tornare nella sua residenzaestiva a cui augura persino la rovi-na: «Piccola casetta di Bellaria, nonlagrimare! Io non ti amo più! E pen-sare che quando nove anni fa ti fab-bricai con quei piccoli risparmi, mipareva che i mattoni che si posava-no sui mattoni, cementassero ancheuna mia piccola felicità con un pic-colo sole autunnale! Ed io dicevo albuon mastro: “Fammi le mura gros-se, ben solide”. Ora dico: “Casetta,perché non crolli, tu? Piccola casasul mare, perché non ti venne l’ec-cellente idea di crollare quando èvenuto quell’uomo nero del fisco?”[…] Ah, dolce casetta, perché nonpoter fare come la Madonna di Lore-to, che ordinò agli angioli di traspor-tarla di là dal mare». Sono almenotre le cause che concorsero a crearequesto stato d’animo in Panzini; due

sono talmente evidenti da non ren-dere necessari grandi approfondi-menti, tanto che di una di queste, iproblemi con il fisco, ci informa ilbrano appena citato. Tragico è il ri-cordo del figlioletto Umbertino, mor-to tragicamente all’età di dieci anninel 1910, che mentre una volta cor-reva gioiosamente per le stanze del-la casa, al momento della rievoca-zione “pende immobile e tetro da unritratto della parete”. Per chiarire,invece, l’ultima ragione dello scora-mento dello scrittore, occorre ag-giungere qualche breve notazione.Panzini si lamenta, come d’altrondeaveva già fatto con toni più dolci neLa lanterna di Diogene, delle incom-prensioni di cui era stato vittima neirapporti con la pur “buona gente” diBellaria, la quale, indottrinata dal-la bocca degli apostoli socialisti, loconsiderava allo stesso tempo “si-gnore e padrone”, e perciò lo tratta-va come un avversario nella stradadelle rivendicazioni sociali. Per que-sti motivi, Panzini, che non era inbuoni rapporti neppure con i signorii quali non lo stimavano degno dellaloro ristretta cerchia, soffrì molto disolitudine durante la sua permanen-za a Bellaria. Inoltre a chi gli rinfac-ciava le sue ricchezze, che in queglianni non dovevano certo essere esa-gerate considerando che era appenaagli inizi del successo di pubblico,Panzini faceva notare stizzito che lacasa, in pratica l’unica sua proprie-tà, non l’aveva ereditata da ricchigenitori, ma era bensì il frutto delsuo faticoso lavoro (ricordiamo chePanzini insegnava, durante l’inver-no milanese, la mattina al Politecni-co, nel pomeriggio al circolo filologi-co e la sera dava ripetizioni d’italianoagli studenti stranieri).Nello stesso libro, inoltre, Panzinispiega le motivazioni per cui non vol-le essere seppellito al cimitero di Bel-laria, pur adorandolo per la sua vici-nanza al mare (per chi non lo sapesselo scrittore riposa a Canonica di San-t’Arcangelo). Il casus belli è l’indiffe-renza mostrata dal popolo nel corsodel funerale di un buon amico di Pan-zini, del quale non è riportato il nome,poiché questi era un piccolo proprie-tario terriero. La tradizione del pae-se, molto amata dallo scrittore, dispo-neva invece che ogni morto fosse ac-compagnato, nel mezzo di “gentiliriti”, dall’affetto e dalla commozionedi tutti gli abitanti, anche di chi nonera uno stretto congiunto.Con ogni probabilità sono state pro-prio queste pagine a generare nellanostra cittadina quegli equivoci equelle polemiche a cui Panzini e lasua opera andarono incontro, oltreche in vita, anche dopo la morte del-l’artista. Noi ci sentiamo di dire chequesti problemi furono appunto pro-vocati da banali incomprensioni, dicui Panzini patì gli effetti, in meritoal reale significato dell’opera delloscrittore. Perciò riteniamo seguire ilgrande critico Carlo Bo quando diceche «il vero Panzini non staccava maigli occhi dalla sua terra di Romagna,dal sole e dal mare di Bellaria».1 Vecchia moneta ebraica.

La solitudinedi un povero letterato

“Lungo la spiaggiadel mare - magnificastrada lavorata dalle

onde - è la passeggiatavespertina, assai lietae pittoresca, specie

nell’ora in cui approda-no i battelli dellapesca, dalle vele

rance, ornate di segnistrani fatti per ilriconoscimento”.Alfredo PanziniAlfredo PanziniAlfredo PanziniAlfredo PanziniAlfredo Panzini

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13Il Nuovobrevi

Sono partiti il 4 maggio da Piazza Matteotti alle 9 di mattina. Quin-dici ciclisti (fra cui due donne) della società sportiva Pedale Bella-riese si sono diretti a San Giovanni Rotondo, la terra di Padre Pio,dove sono arrivati quattro giorni dopo. Ad accompagnarli per tut-to il viaggio il camper di Verdeblù, attrezzato con viveri e mate-riale promozionale della nostra città che è stato distribuito lungoil percorso.Una staffetta di vigili urbani di Bellaria, Rimini, Riccione, Misanoe Cattolica ha accompagnato il gruppo fino al confine con le Mar-che, insieme alla nostra Protezione Civile. Prima tappa Loreto,140 chilometri. Poi Pescara (altri 120 Km), Termoli (105 Km insella alle biciclette) e San Giovanni Rotondo (l’ultima fatica, 107Km) dove la carovana di sportivi è stata accolta da una delegazio-ne della Protezione Civile e da una nutrita rappresentanza di bel-lariesi e igeani che sono arrivati a destinazione con un più comodoviaggio in pullman partito da Bellaria il 7 maggio. A loro si sonouniti i ciclisti nel viaggio di ritorno, dopo aver visitato i luoghisacri del Santo di Pietrelcina.A guidare il gruppo di 15 ciclisti, Moris (Moka) Calbucci e Fabrizio(Bicio) Bronzetti, mentre i Bartali pellegrini rispondono al nomedi: Fabio Forlazzini, Massimiliano Capra, Enrico Quadrelli, Stefa-no Antolini, Lauro Vasini, Sante Ricci, Cristian Bocchini, Gabriel-la Pari, Giorgia Valentini, Mario (Paolone) Gradara, Nerio (Pisto-ne) Zanotti, Adriano Procucci e Davide Calderoni.

Dopo i bandi per gestire la piadine-ria e la friggitoria previste nell’areadella spiaggia libera di Igea Marina(davanti al Parco Pavese), l’assesso-re Stefano Colombari mette un altrotassello nella realizzazione del suoprogetto “libertà di vacanza”: la ge-stione del parco giochi che sarà alle-stito di fianco al Comune. “Si trattadi una concessione temporanea sta-gionale, che va dal primo giugno al25 settembre 2005, rinnovabile, perun’area di oltre 3 mila metri qua-drati”, spiega l’amministrazione co-munale, che potrà essere attrezzata“esclusivamente con giochi gonfia-bili per bambini di tipo mobile, daun minimo di 6 ad un massimo di10” .Una zona interamente dedicata aibambini e alla famiglie, aperta tut-ti i giorni dalle 9 alle 24. L’ammini-strazione comunale attrezzerà l’areacon le allacciature per l’energia elet-trica e per l’acqua potabile, tutto ilresto sarà a carico del gestore.L’offerta economica a base d’asta èdi 2 mila euro e possono partecipareal bando “solo coloro che sono in pos-sesso di tutte le autorizzazioni e sonotitolari dell’abilitazione per spetta-coli viaggianti”.Il bando scade lunedì 16 maggio alleore 13.30 e le domande vanno pre-sentate in Comune. Per informazio-ni sul bando: ufficio contratti (tel.0541 343725); per informazioni tec-niche sull’area: tel. 0541 343754;per informazioni sulla tipologia diattività: tel 0541/343742.

Sette posti nel Servizio civile volon-tario per la realizzazione del proget-to “Bellaria Cultura ed educazione”.Li mette a disposizione il Comune diBellaria Igea Marina, in convenzio-ne con ARCI Servizio Civile, per at-tività comprese nel settore cultura-le, dei servizi giovanili e informati-v i .Possono partecipare tutti i giovani(cittadini italiani) che non abbianocompiuto i 28 anni di età entro ilprimo giugno 2005. Il servizio ha ladurata di 12 mesi, durante i qualidovranno essere svolte 1200 ore, el’assunzione decorre dal primo set-tembre di quest’anno.Il compenso è di 433,80 euro mensi-li lordi e il servizio svolto potrà esse-re riconosciuto in occasione di pub-blici concorsi e quale titolo preferen-ziale per l’acquisizione di collabora-zioni.Per tutti i particolari si può consul-tare il sito: www.arciserviziocivile.itGli interessati devono richiedere un ap-puntamento telefonando allo 0541/791159 (Arci Servizio Civile Rimini) oscrivendo a [email protected],entro il primo giugno 2005.

In bici da Padre Pio

Altro bando altro regalo

Avanti c’è posto (anzi7) nel servizio civilevolontario

C’HERA una volta, Giannisi volta, Gianni si gira, laMargherita un calcio gli tira

Le realtà legate al mondo economi-co e turistico che fanno riferimentoalla Confesercenti e ai Chioschisti diBellaria Igea Marina, stanno cercan-do di superare l’ostacolo: non riu-scendo ad entrare in Verdeblù, ciprovano con una Consulta che, difatto, dovrebbe rappresentare la vo-lontà delle associazioni di categorianon omogenee alle tre principali chegestiscono la srl presieduta da EnzoCeccarelli, cioè Aia-Turismhotels,Bagnini, Confcommercio. Sembraquesto il motivo del recente incon-tro che si è svolto in Municipio e cheha avuto la benedizione di un comu-nicato stampa ufficiale dell’ammi-nistrazione comunale. Le realtà pri-vate erano rappresentate dai verti-ci di Confesercenti, Holiday Grou-ping e Cooperativa bar di spiaggia,mentre per il Comune c’erano il sin-daco Scenna e gli assessori AntonioBernardi e Stefano Colombari. “LeAssociazioni - recita la nota del Mu-nicipio - hanno portato sul tavolo de-gli amministratori un documento afirma congiunta da presentare alleorganizzazioni economiche e alle im-prese turistiche e commerciali perconfrontarsi insieme sul futuro tu-ristico della nostra città”.La richiesta principale contenutanel documento è quella che prevede“la costituzione di una consulta co-munale sul turismo e sul commer-cio che sia strumento di confronto edi supporto tra il comune e le orga-nizzazioni economiche e politiche,ma anche una valutazione sulla pro-mozione turistica, uno strumento daaffinare e migliorare guardandoavanti e relazionandosi al meglio tratutti gli enti interessati all’argo-mento”. Si è parlato anche di “uti-lizzo della spiaggia”, della necessitàdi “eliminare ogni forma di commer-cio sull’arenile, del rilancio del turi-smo giovanile e di quello ambienta-le nell’entroterra”. Come si vede itemi fondamentali sono quelli chefino ad oggi erano ritenuti di “com-petenza” di Verdeblù. E’ fin troppochiaro che oggi il Comune cerchi unasponda, in materia di turismo, in“mondi” a lui omogenei per bilan-ciare la forza contrattuale della srla maggioranza privata che la giun-ta loda nelle occasioni pubbliche mache in realtà considera poco “con-trollabile”. Probabilmente un obiet-tivo degli amministratori comunaliè anche quello di creare un organi-smo che possa, all’occorrenza, “so-stituire” Verdeblù nella gestione dialcune attività legate al turismo.La nuova aggregazione di operato-ri economici si è già dimostratamolto più benevola dei vertici de-gli albergatori e dei bagnini nelgiudicare il progetto Colombari,che nel comunicato stampa vienedefinito “un esempio di innovazio-ne turistica”. E in base al bilanciodel progetto “sabbia libera”, pas-sata l’estate, il Comune deciderà ilda farsi.

Il Comune lavora alcontraltare di Verdeblù?

Il 5 maggio il “Corriere di Rimini” hascritto che esistono forti tensioni inmaggioranza. La goccia che ha fattotraboccare il vaso è stata la nomina diRoberto Sancisi nel cda di Hera. Unascelta del sindaco che la Margheritanon ha gradito, visto che gli accordifra Ds e il partito di Rutelli prevedeva-no che quel posto dovesse andare aFabrizio Ramilli (scelta, questa, cheavrebbe almeno evitato al sindaco ilproblema della incompatibilità che in-vece pone la nomina di Sancisi). L’arti-colo in realtà pare dovesse leggersicome un messaggio a muso duro chela Quercia ha voluto mandare alla Mar-gherita: non alzate troppo la cresta per-ché potremmo rimpiazzarvi con Civi-ca. Fabrizio Ramilli ha risposto il gior-no dopo andando all’attacco: “Serveun chiarimento politico all’interno del-la maggioranza su una serie di temiimportanti e strategici per la città”. Ilproblema è che al momento Ramilli è ilsolo ad agitare i petali. L’uomo dellaMargherita in giunta (Ugo Baldassar-ri) non lo segue. “M’ama o non m’ama”si chiede Gianni sfogliando la Marghe-rita? “T’ama”, risponde Ugo. “Nont’ama” risponde Fabrizio.

Ramilli agita i petali ma Baldassarri non lo segue

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14il personaggio Il Nuovo

Non ha avuto tempo di festeggiare il compleanno. Ha 15 alberghi dagestire il Cavalier Gino Aldo Foschi e tanti progetti da realizzare. Deve

ristrutturare Le Bolognesi... Fortuna che ci penserà l’architetto “Ambazar”.

83 anni e non sentirlidi Claudio Monti

Il 6 maggio ha spento 83 candeline.Si fa per dire: uno come lui dove lotrova il tempo per sedersi a tavola efesteggiare il compleanno? Che peròè reale: Gino Aldo Foschi, per tutti“Veleno”, è venuto al mondo nel1922. Chissà se gli hanno regalatosubito il “Monopoli” o se la passione diaccumulare alberghi e immobili varil’ha ricevuta in dono dalla Provvi-denza insieme agli occhi furbi e a queltimbro di voce che non ha bisogno diamplificatori. Ha iniziato a semina-re alberghi negli anni ’60 e ancora èquesta la sua attività preferita.Quando ve li elenca, pur avendo an-cora una memoria di ferro e l’ener-gia di un giovinetto, deve pensarciun attimo. Perché sono tanti: 15. Manon crediate sia tutto qui. Alla listamancano: un centro congressi, unparco acquatico e, seppure inattivo,un ristorante. Gli alberghi partonoda Cervia (il Grand Hotel) e arriva-no a Riccione, passando per Cesenati-co, San Mauro Mare, Bellaria IgeaMarina e Rimini. Quando si dice ilmiracolo economico di una rivieracostruita con le cambiali, la creativi-tà romagnola, il fiuto per gli affari, illavoro come regola di vita, le feste e igiorni di riposo cancellati dal calen-dario. Ma nel caso di Veleno siamooltre. Qui c’è qualcosa di eccezionale.Il primo tassello dell’impero è statol’hotel Foschi, oggi di proprietà delnipote (Nazario Foschi). “In passatosu quel terreno sorgeva la villa Ros-sani”, ricorda Veleno. “L’ho compe-rata per 600 mila lire”. E via con qual-che piano di camere. Poi è arrivatol’Ambasciatori: anche in quel luogoc’era una villa. Un tempo la marinadi Bellaria Igea Marina era dissemi-nata di villini e belle dimore signori-li. “Era appartenuta a Luciano Tajo-li (quello che di sé disse: “Io e la melo-dia siamo stati compagni d’infanzia”,ndr), poi la comperò un tale Lumini,che la vendette al calciatore Stacchi-ni”. I racconti di Veleno sono pieni dinomi, indovinati o no poco importa.Il più bello, storpiatissimo, è questo:“Ambazar”. Poi vedremo di chi si trat-ta. Eravamo rimasti a Stacchini: “Iol’ho comperata da lui la villa, facen-do un mutuo di 45 milioni”. Giù lacasa, su l’albergo. Ed è l’Ambasciato-ri .Il terzo ad occupare il lungomare diBellaria è stato il “Milano” (oggi diEros Foschi, altro nipote di Veleno). Ilmeccanismo è ormai rodato. Li co-struisce ex novo o li acquista, sta difatto che con gli anni gli alberghi di-

ventano una marea: Sporting, Splen-did, Piccadilly, President, Principe,Zurigo, Capanni, Belturismo, Torino(gli ultimi quattro li ha venduti),Locanda delle Dune, Katia, per rima-nere nella nostra città. Nel comunedi Rimini mette le mani su: Mosè,Park Hotel Helvetia, Continental. Ea Riccione: Le Conchiglie e “Le Bolo-gnesi”. A Cesenatico il “K2”, a SanMauro Mare il “Giovanni Pascoli”.“Le Bolognesi” è in fase di ristruttu-razione e forse lo sarà ancora per unpo’ di tempo: è un paese, non un al-bergo. Veleno ci vuole realizzare 87camere, 165 appartamenti e 65 sui-te. “Ci vogliono 30 miliardi per finir-lo”, dice l’ottantatreenne Gino AldoFoschi. Come se la sua vita iniziasseadesso. Ed è a proposito delle “Bolo-gnesi” che il famoso “Ambazar” hafatto toccare il cielo con un dito al

nostro Veleno prospettandogli di tra-sformarlo in una dimora da sceicchi:“Come quella che Ambazar ha fattoa San Francisco”. Ambazar è il gran-dissimo e gettonatissimo designer earchitetto argentino Emilio Ambasz.L’albergo di San Francisco è l’HyattRegency Hotel. Basti dire che è finitonel guinness dei primati per averel’atrio più grande del mondo e unodei tre ristoranti si trova su una piat-taforma che fa un giro completo di360 gradi ogni 40 minuti, offrendoun panorama mozzafiato della baia edella città di San Francisco. Proget-tato da Ambazar. Anzi, Ambasz. L’uo-mo che ha firmato opere architetto-niche come il San Antonio BotanicalCenter in Texas, la torre degli uffici aPhoenix ed altre meraviglie di que-sto calibro. Uno così, ci potete scom-mettere, Veleno l’ha ricevuto con la

camicia lisa e la lampo dei calzoni in-certa. Magari l’ha fatto salire sull’au-to usata per caricare casse di frutta everdura, scatolame vario da recapi-tare nella cucina dell’albergo fra unaffare miliardario e l’altro. Quando èandato ai piani alti della Fiat di Tori-no per trattare l’acquisto della colo-nia omonima, un alto dirigente s’ètalmente divertito nel sentire le bat-tute di Veleno che a forza di ridere ècaduto dalla sedia. Nella stanza afianco c’erano Cesare Romiti e Susan-na Agnelli.Nella nostra città Aldo Foschi ha rea-lizzato due strutture che, senza il suorischio imprenditoriale, forse non sa-rebbero mai nate: Aquabell, al confi-ne con San Mauro Mare, e il CentroCongressi Europeo sul lungofiume.Del primo dice che è, fra le sue crea-zioni, “quella che mi ha dato più sod-disfazioni”. Adesso il parco acquaticocon gli scivoli e la balera è arrivato afine corsa, segnato dagli anni, tantoche circola anche un progetto di ri-lancio assai ambizioso. Nella secondastruttura, il Palaveleno, sono passatipolitici e sindacalisti, transitano ve-scovi e cardinali, maghi, astrologi (erelativi scoop di “Striscia la notizia”),fan di Star Trek, movimenti eccle-siali, medici e magistrati. “Perché –si vanta Aldo Foschi – i nostri prezzisono due spanne sotto quelli degli al-tri centri congressuali italiani”.Ma Bellaria Igea Marina non fa piùbattere il cuore di Veleno. “Un po’ tut-ta la riviera è in crisi, tranne MilanoMarittima e il tratto di Rimini cheva dal porto a Marina Centro. MaBellaria è quella messa peggio, si vaspegnendo, mancano amministrato-ri di ampie vedute”. Per questo negliultimi anni ha comperato fuori co-mune. “Qui vorrei fare un grandecampus sportivo, nei terreni soprala superstrada, vicino a Bilancioni”.Cossiga e Andreotti l’hanno fatto ca-valiere del lavoro. E’ stato ancheconsigliere comunale, socialdemo-cratico ai tempi di Saragat. “Ma icomunisti invece di parlare dellaviabilità e dei problemi del paese,discutevano dell’Afghanistan. E poinon mi piaceva perché la minoran-za non conta niente.” L’avrebbe com-perato il Comune, se fosse stato invendita. Lì, nel centro, con quelgrande parcheggio davanti… Inve-ce al mare, dove un albergo sì e l’al-tro pure sono della OrganizzazioneFoschi, deve combattere con i vigili.Ingrati.Mitico, Cavalier Veleno. Tanti au-guri.

Ambasz & Bellaria Igea Marina

Ad Aquabell, il suo “rifugio” preferito, nell’ufficio d’ingresso Foschi ha realizzato un veroe proprio tatzebao con gli articoli e le locandine dei quotidiani che narrano le sue gesta:“Veleno compra la Bolognese”, “Veleno sbarca a Rimini”... Veleno compra tutto.

Nel sito Internet di Emilio Ambasz(www.ambasz.com), fra i progetti(realizzati e non) che il famoso ar-chitetto ha disseminato in ogni par-te del mondo, ci sono ben due inter-venti destinati a cambiare il voltodi parti importanti di Bellaria IgeaMarina. Uno gli è stato commissio-nato da Portur, e riguarda la darse-na e la riqualificazione dell’areaantistante la colonia Roma.

L’altro è relativo ad una trasforma-zione avveniristica della coloniaFiat e dell’area antistante fino allaspiaggia, per complessivi 26 milametri quadrati. Il progetto, “Bella-ria Beachfront Development”, risa-le al 2002.Sia nel primo che nel secondo casonon si sa se avremo solo l’onore diessere finiti fra i progetti di Ambaszo se li vedremo anche realizzati.

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Il Nuovo15

lettere

Direttore ti scrivoDirettore ti scrivoPer le tue lettere a “Il Nuovo”: fax (0541-33.14.43), e-mail([email protected]) o posta (via Orazio 101, Igea Marina). Cerca dinon superare le 15 righe.

Per le tue lettere a “Il Nuovo”: fax (0541-33.14.43), e-mail([email protected]) o posta (via Orazio 101, Igea Marina). Cerca dinon superare le 15 righe.

Ci hanno falciato mu-ghetti, tulipani e iris...

Grazie Pecci, per avercisuonato la sveglia

SEGUE DA PAG. 1

Non so immaginare qualireazioni abbia provocatonei lettori de “Il Nuovo” e

nei pubblici amministratori, chepenso l’abbiano letta, la cruda ana-lisi di Gianni Pecci sullo stato e sul-le prospettive di Bellaria Igea Mari-na.A me ha fatto impressione e non sol-tanto perché ha messo a nudo la no-stra realtà, ma anche perché, taleanalisi, viene formulata da un os-servatore “esterno” che non ha par-ticolari interessi in loco, se non quel-lo di coltivare una sincera amiciziacon alcuni di noi.Le osservazioni di Pecci si sintetiz-zano nella amara constatazione del-la mancanza di una qualsiasi atti-tudine progettuale atta a trasfor-

la nostra riviera romagnola tutta odall’Emilia Romagna che è presso-ché sconosciuta come nome e cheviene solamente rappresentata daalcuni miti del passato come Rimi-ni, che peraltro si porta dietro la no-mea di città invivibile, caotica e co-munque espressione di un turismoarretrato, già vissuto.Non so davvero da dove partire; lemie opinioni mi portano solitamen-te a ragionare dapprima sui micro-sistemi per aggredire pian piano imacro ma in questo caso credo siapiù opportuno partire dall’alto.Punto primo: in Europa non siamoidentificabili geograficamente eccet-to che per poche eccezioni.Punto secondo: in una società dovetutto si gioca sulla comunicazionenoi siamo latitanti.Punto terzo: tante, troppe sono le or-ganizzazioni che hanno a disposizio-ne soldi per fare promozione.Punto quarto: tante, troppe e spessoin conflitto sono le manifestazioni chetali enti organizzano a nome proprio.Non vi è coordinazione e collabora-zione, non vi sono simboli identifica-tivi chiari. Troppo spesso si organiz-zano eventi autocelebrativi dimen-ticando il fine ultimo ossia rendereconosciuto il nostro territorio e faraffluire su di esso il maggior nume-ro di persone possibili.Punto quinto: si contano sulle primedue dita della mano gli enti gestitibene, gli altri sono tutti governatida persone mediocri, il pressappochi-smo regna indisturbato. La cacciaalla poltrona è feroce.Abbiamo un disperato bisogno dimanager esperti del settore turisti-co e della comunicazione.Abbiamo un disperato bisogno di pia-nificazione ed obiettivi a medio e lun-go termine.Abbiamo un disperato bisogno di fan-tasia, creatività e lungimiranza.Abbiamo un disperato bisogno di per-sone serie e coraggiose.Tutto questo mi spaventa! Mi spa-venta perché non saprei come af-frontarlo, cosa fare per poter cam-biare lo stato delle cose in manieranetta, radicale.Anche in questo caso credo che unesempio, una indicazione debba ob-bligatoriamente arrivare dall’altoma non ne intravedo la possibilità.A chi spetta il compito di “moraliz-zare” le nostre istituzioni? Come sipuò far comprendere a chi ci gover-na, che in ogni secondo, in ogni azio-ne, si deve solo semplicemente fareil bene della collettività? Gli interessipersonali si curano solo a casa pro-pria.Mi piacerebbe avere risposte certe aqueste domande.Quello che mi preme chiedere a tut-ti voi e a tutti i cittadini di BellariaIgea Marina rappresentati nelle va-rie categorie commerciali o meno èunità.Unità di intenti e condivisione degliobiettivi.Un’apertura mentale ampia cheporti a superare le rivalità puerili edi cortile fra le nostre attività, fra le

nostre famiglie.Una sprovincializzazione dei nostriinteressi particolari, delle nostre ca-tegorie, troppo spesso dilaniate dalotte intestine.Un’unità di intenti che porti dappri-ma la nostra città ad essere bella,pulita, organizzata e serena.In secondo luogo dobbiamo cercarela coesione delle forze migliori pre-senti su tutta la costa affinché il no-stro territorio venga rappresentatoin ambito internazionale in modounivoco, chiaro ed accattivante.Abbiamo la fortuna di abitare in unaregione magnifica, ricca di opportu-nità, storia, cultura; il nostro com-pito primario è solo quello di farlaconoscere bene e renderla facilmen-te raggiungibile da ogni parte delmondo.Questo è facilmente realizzabile, noncredete che siano necessarie chissàquali ardite manovre. Certo non sideve far conto sempre e solo sullaprovvidenza, i risultati vanno cerca-ti, perseguiti.E’ necessario ed indispensabile dedi-care parte del tempo a nostra disposi-zione per obiettivi che abbiano uninteresse comune, collettivo, non li-mitiamoci alla sola cura dei nostriinteressi piccolo borghesi.Frequentare le associazioni di cate-goria, qualunque esse siano, è utilis-simo a questo scopo. Necessario perampliare il nostro bagaglio di cono-scenze, per avere una visione piùampia e corretta delle realtà in cui siopera, quasi indispensabile per pro-vare a cambiare lo stato delle cose.Chiusi nella nostra realtà, da solicome persone, da soli come aziende ocategorie, isolati come città non avre-mo di certo un futuro prospero e sod-disfacente per tutti.

Federico Poggi

mare le potenziali risorse del nostroterritorio in beni concreti da faregodere all’intera comunità ed ai suoiospiti ricorrenti, dell’assenza di sti-moli intellettuali che sollecitino unqualsiasi tipo di espressione cultu-rale e della incapacità di elevare losguardo oltre i circoscritti confinidi un esasperato individualismo,verso obiettivi di crescita colletti-va, economica e sociale.Pecci imputa, senza mezzi termini,tali carenze alle amministrazioniche si sono succedute nel tempo, lequali si sono dimostrate imprepa-rate ed inadeguate non soltanto a“pensare in grande”, ma anche agestire la quotidianità, attesi i mo-desti risultati raggiunti; io credoche la responsabilità del progressi-vo scadimento della nostra città ri-cada anche su noi cittadini che nonsiamo stati in grado di esprimereuna classe dirigente all’altezza delcompito e neppure abbiamo saputoimporci nel pretendere di edificareuna città degna del ruolo che le siaddice.Abbiamo accettato supinamenteche sulle nostre teste si compisseroatti speculativi, estranei ed oppostia quelli richiesti da uno sviluppoequilibrato e non abbiamo mai rea-gito, con la conseguenza che, oggi,ci ritroviamo a vivere una cittàanonima, priva di riferimenti e sen-za anima.Pecci richiama l’attenzione sui no-stri giovani, che giudica disponibilie pronti ad affrontare le sfide cheriguardano il loro futuro, ma noinon sappiamo offrire loro che… unpezzo di spiaggia libera o qualchescomposta ammucchiata strapae-sana da cui quei giovani fuggono ilpiù lontano possibile.Ci peritiamo di sapere gestire il tu-rismo famigliare, ma ai bimbi nonsappiamo dare spazi per i loro gio-chi ed ai genitori nemmeno un’are-na all’aperto.Non voglio sfogliare oltre il volumi-noso cahier de doleance, perché misentirei ripetere che non ci sono lerisorse finanziarie per soddisfare ibisogni di tutti alimentando un ali-bi assai comodo per mascherare lanostra inanità.Io credo invece che se avessimo l’in-telligenza ed il coraggio di elabora-re progetti veri, le risorse si trove-rebbero, perché sono tanti i capitaligiacenti (anche presso le banche lo-cali) in attesa di essere proficua-mente investiti.Grazie, caro Pecci, per averci suo-nato la sveglia, ma dubito che nesentiremo lo squillo, tanto incan-crenita essendo la nostra sordità.

Alfonso Vasini

E’ difficile iniziare una let-tera di protesta, special-mente quando si è molto

arrabbiati perché non so se partirecon un’imprecazione o un urlo. Ma,nonostante tutto, sono ancora unapersona civile e mi limiterò a de-scrivere i fatti che mi hanno porta-to a tanto rancore. Rancore che pro-vo nei confronti di coloro che, a mioavviso, non sono in grado di gestirela manutenzione del verde pubbli-co. Con questo mi riferisco a quellepersone incompetenti che nel pome-riggio di sabato 16 aprile avevanol’incarico di tagliare l’erba nellazona di Igea Marina e più precisa-mente nella zona comprendente viaMassarenti, adiacenze lago del gel-so e via Maffi. Questi hanno taglia-to tutto ciò che era tagliabile nelleaiuole di fronte ai numeri civici 14,16 e 18 di via Maffi e cioè fiori comemughetti, tulipani appena sboccia-ti e iris in procinto di fiorire. La cosache più mi fa arrabbiare è che que-ste aiuole che costeggiano le vie Bal-dini e Massarenti non vengono (pre-sumo per le loro piccole dimensionie per la loro ubicazione “lontano”dai percorsi ad alta densità di pas-saggio) mai tenute in considerazio-ne dai “manutentori del verde” alché alcuni abitanti, per dare unaspetto decoroso alle vie, piantanodi loro iniziativa fiori e piante in cor-rispondenza delle proprie abitazio-ni cercando quindi di renderle pia-cevoli ed accoglienti. Tutto questocomporta di dover tenere curato ilterreno: a volte necessita di esserevangato, concimato e all’occorren-za innaffiato, dedicando tempo e la-voro già nel periodo invernale. Maecco che, nella primavera, venia-mo ripagati con soddisfazione nelvedere questa esplosione di colori eprofumi. Purtroppo quest’anno nonsarà così: davanti ai numeri civici14, 16 e 18 di via Maffi resterà soloun po’ di verde per colpa di personeincompetenti che non hanno sapu-to distinguere un fiore da una co-mune erba e che, oltretutto, dopo la“falciata” se ne sono andati senzanemmeno pulire la strada dai resi-dui di erba.Un’altra cosa che mi fa ulteriormen-te arrabbiare è che le operazioni di“tosatura” vengono effettuate pochevolte all’anno inducendo spesso gliabitanti del posto a provvedere conmezzi propri soprattutto in estatequando la vegetazione sviluppamolto rapidamente. Ma poi il gior-no in cui vengono ad “operare” gli“addetti” alla manutenzione delverde fanno i “danni”. Con questonon pretendiamo le medesime at-tenzioni delle nostre belle isole pe-donali, ma consentiteci perlomenodi rendere piacevoli questi “apostro-fi di verde” della nostra amata cit-tadina. A voi le giustificazioni e icommenti.

Famiglia Barberini Paolo e vicini

Page 16: L’handicap del viale · di Claudio Monti L’handicap del viale “Veleno” compie 83 anni. Vissuti pericolosa-mente. E non è tutto. IL FATTO: a pagina 4 L’arredo urbano di

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