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Anno Paolino Anno XLV - N. 1 Gennaio-Febbraio 2009 L’esempio Publilio Siro ca. 50 a.C., mimo romano di origine antiochena, diceva: quando l’anziano agisce male, il giovane impara a comportarsi male. E un proverbio tedesco: “i giovani cin- guettano secondo come hanno udito cantare i vecchi”. Il cattivo esempio è una piaga morale che può degenerare no a raggiungere livelli molto bassi e avvilenti, come ci informa troppo spesso la cronaca di questi tempi. La Bibbia non di rado stigmatizza l’anzia- no che depone la dignità della sua esperienza e si getta nel vizio, divenendo così cattivo maestro. Ricordiamo l’episodio della onesta Susanna insidiata dai due personaggi (Danie- le Cap. 13). Non dimentichiamo che si devono inse- gnare i valori etici non tanto a parole, ma con l’esempio o l’azione. Ci sono genitori che sbraitano contro i gli degeneri e loro per primi, sono pronti nella vita ad essere ingiusti, corrotti, triviali, superciali. Seneca nelle “Lettere a Lucilio” scriveva: Lunga è la strada dei precetti insegnati, breve ed efcace quella degli esempi”. Lapidaria la condanna di Gesù verso gli scribi ed i farisei: “Dicono e non fanno” (Mt 23,3). Oggi siamo molto attenti ad addebitare le colpe del mondo ad altri, ma assomigliamo a quei malati che sono a letto con la febbre Coloro che hanno la febbre non trovano nessuna posizione buona; non sono rimasti ancora un quarto d’ora in una posizione, che già vorrebbero cambiare la posizione e tro- varsi in un altro letto. La colpa non è del let- to, ma della febbre che li tormenta. Si girano e rigirano, si voltano e rivoltano, ma sempre trovano qualcosa che non va. Danno la colpa al letto, non si accorgono che il male non è del letto più o meno ben fatto, ma della febbre che hanno dentro. La cura della febbre: cambiare nella nostra vita quanto non vi è di coerenza; essere per- sone che vivono quello che insegnano. d.F. PRIMO VIAGGIO MISSIONARIO Ora seguiamo Paolo nel primo viaggio mis- sionario a Cipro e in Asia Minore: tre anni al- meno di cammino, di predicazione, di fughe ed il ritorno verso la metà degli anni quaran- ta, sotto l’imperatore Claudio. La spedizio- ne è stata decisa dalla chiesa di Antiochia. Gli Atti degli Apostoli, al cap. 13, parlano di un’ispirazione divina che suggerisce l’inizia- tiva e ne designa i protagonisti: “Riservate Barnaba e Saulo per l’opera per la quale li ho chiamati”, cioè per la predicazione ai pagani, a cui Paolo era già destinato sin dal momento della conversione. Infatti, una vi- sione aveva ordinato ad Anania, cristiano di Damasco, di introdurre ufcialmente nella Chiesa l’ex persecutore Saulo, “perchè egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re, ai gli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà sof- frire per il mio nome”. Così, dopo le prime esperienze a Damasco, a Gerusalemme, a Tarso e ad Antiochia ora egli è pronto a portare il nome di Cristo “dinanzi ai popoli”. ”Dopo aver pregato e digiunato (i capi della chiesa di Antiochia) imposero loro le mani e li accomiatarono”. L’atto dell’imporre le mani non è una consacrazione, ma un segno di corresponsabilità della Chiesa antiochena per l’opera che si inizia e un’invocazione del sostegno divino ai missionari. Partono nell’anno 45 o 46: Barnaba, Saulo e Giovanni “detto anche Marco”, un giovane che essi hanno portato con sé da Gerusa- lemme; gli Atti lo indicano come loro aiu- tante. Scesi da Antiochia a Seleucia, che è il porto della metropoli siriaca, s’imbarcano poi per la prima destinazione: l’isola di Ci- pro, patria di Barnaba. Cipro, famosa per le miniere di rame, i folti boschi e il “buon olio e buon vino” decantati dallo storico Strabone, ha un’estensione di cir- ca diecimila chilometri quadrati. È stata via via soggetta all’Assiria, all’Egitto, ad Alessan- dro Magno poi ancora all’Egitto, e dal 58 a.C. sarà sotto Roma no al 395 d.C. (salvo il perio- do dal 47-30 a.C. in cui sull’isola regna Cleopa- tra, per concessione di Giulio Cesare e poi di Marco Antonio). I tre missionari sbarca- no nell’ex capitale Salamina dove “comin- ciarono ad annunciare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei”. Gli evangelizzatori prendono contatto soprattutto con le comu- nità ebraiche. Il giorno adatto era il sabato, con la riunione in sinagoga per la lettura del- Anno Paolino (Continua a pagina 2) (QUINTA PARTE) Sommario Comunità cristiana 1-3 Cronaca locale 4-7 Angolo dei ricordi 8 Notizie dal Comune 9 Arfanta: paese mio 10 Voce di Corbanese 11-13 Parrocchia di Tarzo 14-16 Alpini 17-18 Anagrafe 19 Offerte 20

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Anno PaolinoAnno XLV - N. 1

Gennaio-Febbraio 2009

L’esempioPublilio Siro ca. 50 a.C., mimo romano di

origine antiochena, diceva: quando l’anziano agisce male, il giovane impara a comportarsi male.

E un proverbio tedesco: “i giovani cin-guettano secondo come hanno udito cantare i vecchi”.

Il cattivo esempio è una piaga morale che può degenerare fi no a raggiungere livelli molto bassi e avvilenti, come ci informa troppo spesso la cronaca di questi tempi.

La Bibbia non di rado stigmatizza l’anzia-no che depone la dignità della sua esperienza e si getta nel vizio, divenendo così cattivo maestro. Ricordiamo l’episodio della onesta Susanna insidiata dai due personaggi (Danie-le Cap. 13).

Non dimentichiamo che si devono inse-gnare i valori etici non tanto a parole, ma con l’esempio o l’azione.

Ci sono genitori che sbraitano contro i fi gli degeneri e loro per primi, sono pronti nella vita ad essere ingiusti, corrotti, triviali, superfi ciali.

Seneca nelle “Lettere a Lucilio” scriveva: “Lunga è la strada dei precetti insegnati, breve ed effi cace quella degli esempi”.

Lapidaria la condanna di Gesù verso gli scribi ed i farisei: “Dicono e non fanno” (Mt 23,3).

Oggi siamo molto attenti ad addebitare le colpe del mondo ad altri, ma assomigliamo a quei malati che sono a letto con la febbre

Coloro che hanno la febbre non trovano nessuna posizione buona; non sono rimasti ancora un quarto d’ora in una posizione, che già vorrebbero cambiare la posizione e tro-varsi in un altro letto. La colpa non è del let-to, ma della febbre che li tormenta. Si girano e rigirano, si voltano e rivoltano, ma sempre trovano qualcosa che non va.

Danno la colpa al letto, non si accorgono che il male non è del letto più o meno ben fatto, ma della febbre che hanno dentro.

La cura della febbre: cambiare nella nostra vita quanto non vi è di coerenza; essere per-sone che vivono quello che insegnano.

d.F.

PRIMO VIAGGIO MISSIONARIOOra seguiamo Paolo nel primo viaggio mis-sionario a Cipro e in Asia Minore: tre anni al-meno di cammino, di predicazione, di fughe ed il ritorno verso la metà degli anni quaran-ta, sotto l’imperatore Claudio. La spedizio-ne è stata decisa dalla chiesa di Antiochia.

Gli Atti degli Apostoli, al cap. 13, parlano di un’ispirazione divina che suggerisce l’inizia-tiva e ne designa i protagonisti: “Riservate Barnaba e Saulo per l’opera per la quale li ho chiamati”, cioè per la predicazione ai pagani, a cui Paolo era già destinato sin dal momento della conversione. Infatti, una vi-sione aveva ordinato ad Anania, cristiano di Damasco, di introdurre uffi cialmente nella Chiesa l’ex persecutore Saulo, “perchè egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re, ai fi gli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà sof-frire per il mio nome”. Così, dopo le prime esperienze a Damasco, a Gerusalemme, a Tarso e ad Antiochia ora egli è pronto a portare il nome di Cristo “dinanzi ai popoli”. ”Dopo aver pregato e digiunato (i capi della chiesa di Antiochia) imposero loro le mani e li accomiatarono”. L’atto dell’imporre le mani non è una consacrazione, ma un segno di corresponsabilità della Chiesa antiochena per l’opera che si inizia e un’invocazione del sostegno divino ai missionari.Partono nell’anno 45 o 46: Barnaba, Saulo e

Giovanni “detto anche Marco”, un giovane che essi hanno portato con sé da Gerusa-lemme; gli Atti lo indicano come loro aiu-tante. Scesi da Antiochia a Seleucia, che è il porto della metropoli siriaca, s’imbarcano poi per la prima destinazione: l’isola di Ci-

pro, patria di Barnaba.Cipro, famosa per le miniere di rame, i folti boschi e il “buon olio e buon vino” decantati dallo storico Strabone, ha un’estensione di cir-ca diecimila chilometri quadrati. È stata via via soggetta all’Assiria, all’Egitto, ad Alessan-dro Magno poi ancora all’Egitto, e dal 58 a.C. sarà sotto Roma fi no al 395 d.C. (salvo il perio-do dal 47-30 a.C. in cui sull’isola regna Cleopa-tra, per concessione di Giulio Cesare e poi di Marco Antonio). I tre missionari sbarca-

no nell’ex capitale Salamina dove “comin-ciarono ad annunciare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei”. Gli evangelizzatori prendono contatto soprattutto con le comu-nità ebraiche. Il giorno adatto era il sabato, con la riunione in sinagoga per la lettura del-

Anno Paolino

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(QUINTA PARTE)

S o m m a r i oComunità cristiana 1-3Cronaca locale 4-7Angolo dei ricordi 8Notizie dal Comune 9Arfanta: paese mio 10Voce di Corbanese 11-13Parrocchia di Tarzo 14-16Alpini 17-18Anagrafe 19Offerte 20

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pagina 2 Gennaio-Febbraio 2009«Voce amica»

la Legge dei Profeti, presenti fedeli ebrei, i circoncisi, e anche i pagani simpatizzanti non circoncisi, detti “timorati di Dio”. Secondo l’usan-za ebraica i fedeli di passaggio ve-nivano invitati a prendere la parola: “fratelli, se avete qualche esortazio-ne per il popolo, parlate.” era questo il momento. Paolo e Barnaba allora rivolgevano ai fratelli l’annuncio del Vangelo, con discorsi che si riface-vano dapprima all’antica storia di Israele, alle promesse divine e alla parola dei Profeti, per proclamare poi: il protagonista della nuova al-leanza, l’Unto del Signore annuncia-to nelle profezie: Gesù di Nazareth crocifi sso e risorto.Saulo viene chiamato Paolo. La-sciata Salamina percorrono l’isola nel senso della lunghezza (circa 150 km) e raggiungono Pafo, la nuova capitale in cui risiede il governatore romano, il pro console Sergio Paolo: “persona saggia”, come lo descrive negli Atti Luca. Egli, come altri suoi colleghi, è incuriosito dalle espe-rienze religiose orientali, tant’è che nel suo seguito c’è anche un mago ebreo, un certo Bar-Jesu o Elimas, che gli Atti chiamano “falso profe-ta”. Costui capisce subito che il fa-scino di Paolo è un pericolo per il suo prestigio e fa di tutto perché il proconsole non parli con lui.Ma Sergio Paolo vuole, invece, co-noscere la fede che vanno predican-do. Così, l’Apostolo fi ssa Bar-Jesus negli occhi e gli grida: “o uomo pie-no di frode e di malizia, fi glio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie dritte del Signore? Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole”. Subito il mago perdé la vista e brancolando cercava chi lo guidasse per mano. Quando vide l’accaduto, il proconsole credette. Sergio Paolo, così, diventa la prima alta autorità romana, convertita al cristianesimo. A questo punto gli Atti lasciano ca-dere incidentalmente una piccola notazione riguardante l’Apostolo: “Saulo, detto anche Paolo, dis-se...”. È la prima volta che Saulo riceve questa nuova denominazione. Secondo alcuni (tra cui san Gero-lamo e sant’Agostino) l’Apostolo ha scelto questo nome in segno di omaggio a Sergio Paolo, il procon-sole convertito. Però, era piuttosto frequente nell’ambiente ebraico por-tare due nomi, uno di origine israeli-tica, l’altro di origine greca o latina. È il caso, per esempio, dello stesso Giovanni (Marco). Sembra proba-bile che l’Apostolo come cittadino romano avesse sin dalle origini due nomi.Dopo la predicazione a Pafo, i tre si imbarcano per l’Asia Minore (Tur-chia), approdando ad Attalia, poi raggiungono Perge di Panfi lia, da cui parte la strada che porta in Ga-lazia, attraverso impressionanti fo-

reste di pini, di abeti e di cedri e, più in alto, le gole selvagge del monte Tauro.A questo punto c’è una defezione. “Giovanni si separò da loro e ritor-nò a Gerusalemme”. Paolo e Barnaba continuano e, dopo parecchi giorni di cammino faticoso, arrivano ad Antiochia di Pisidia, capoluogo della regione e abbastan-za ricca per la concia e il commercio delle pelli. Come sempre, i missio-nari si presentano nella Sinagoga di sabato. Poi, l’invito dei capi della si-nagoga a parlare; ecco il discorso di Paolo: “e noi vi annunciamo la buo-na novella, che la promessa fatta ai padri si è compiuta, poiché Dio l’ha attuata per noi, loro fi gli risuscitan-do Gesù... vi sia dunque noto, fra-telli, che per opera di Lui, vi viene annunziata la remissione dei peccati e chiunque crede riceve giustifi ca-zione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustifi cati mediante la legge di Mosè”. Il discorso ha un enorme successo, tanto che si chiede ai due di ritor-nare il sabato successivo: “sciolta poi l’assemblea, molti Giudei e pro-seliti seguirono Paolo e Barnaba, ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio”. Nei giorni seguen-

ti dev’esserci stato un gran discorrere in città intorno alla parole di Paolo. Venuto il saba-to, accorre una molti-tudine imprevista, an-che molti pagani. Con scandalo degli Israeliti più attaccati all’antica legge la loro riunione fra correligionari è di-ventata una manifesta-zione pubblica, mentre Paolo trascina l’udito-rio dichiarando supe-rata la Legge mosaica. Ecco allora che alcuni di essi lo interrompono con un vivace contrad-dittorio, scagliandosi contro la nuova dottrina

(“bestemmiando, dicono gli Atti”). “allora Paolo e Barnaba con fran-chezza dichiararono: era necessa-rio che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco che ci rivol-giamo ai pagani”. La sinagoga non è più il punto di riferimento per tutti: la comunità ebraica della città si di-vide una parte rimane legata all’an-tica Legge, un’altra invece si unisce a gruppi di pagani, accettando la dottrina predicata da Paolo. Gli Atti dicono che “la parola di Dio si dif-fondeva per tutta la regione”. Paolo e Barnaba rimasero a lungo nella zona, forse per mesi, spostandosi qua e la in altri centri abitati conti-nuando a predicare: diventati essi punto di riferimento e di diffusione della nuova fede.Ma gli Ebrei fedeli alla “sinagoga” alimentano una campagna contro di loro, servendosi di “donne pie di alto rango” e dei “notabili della città”. Le autorità infl uenzate dalle donne di importanti famiglie pagane, ma sim-patizzanti per l’ebraismo, si mettono contro Paolo. Gli Atti accennano a una “persecuzione”, senza dire in che cosa consista. Paolo e Barnaba vengono espulsi da Antiochia di Pi-

sidia e “scossa contro di loro la pol-vere dei piedi”, si mettono in marcia verso un’altra città: Iconio, lontana 120 chilometri. La popolazione è prevalentemente composta da vete-rani, da funzionari romani, da Gala-tei ellenizzati ed ebrei. Centro tessile probabilmente offre a Paolo la possi-bilità di esercitare il suo mestiere di “facitore di tende”. La predicazio-ne nella sinagoga produce il solito effetto: adesione di una parte degli ebrei al cristianesimo, con una parte della popolazione pagana e reazione dell’ambiente israelitico tradiziona-lista. Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi per maltrattarli e lapidarli, essi se ne accorsero e fuggirono nelle cit-tà di Listra e Derbe e là continuava-no a predicare”. (Atti 14,4-7). Listra è ad una quarantina di chilometri da Iconio e, come Derbe, appartiene alla regione della Licaonia: alto-piano stepposo, agricoltura di pura sussistenza, centri urbani con scarse attività. Non si parla di una sinagoga a Listra: le famiglie di ebrei devono essere poche. Qui Paolo e Barnaba hanno per ascoltatori soprattutto dei campagnoli legati ad antichi culti politeisti, un po’ riverniciati di pa-ganesimo uffi ciale. E proprio sotto gli occhi di questa gente avviene un fatto prodigioso: “Paolo risana un uomo paralizzato alle gambe, aven-do colto nel suo sguardo la “fede di essere guarito”. La gente pensa che siano dei in forma umana e chia-mavano Barnaba “Zeus (Giove)” e Paolo “Hermes (Mercurio)” perchè era lui il più eloquente” (Atti 14,12). Vogliono subito onorare i due Dei con un sacrifi cio, arriva il sacerdo-te di Zeus, si preparano dei tori da immolare alle porte della città, ma l’anima ebrea di Paolo e Barnaba è sconvolta da questa manifestazione di idolatria. Essi si “strappano le ve-sti”, lacerando la parte superiore del-le loro tuniche nel gesto tipicamente ebraico di reazione a uno scandalo. E fermando i preparativi, gridano: “cittadini, perchè fate questo? Anche noi siamo esseri umani mortali come voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che in essi si trova. Egli, nelle generazioni passate ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua stra-da; ma non ha cessato di dar pro-va di sé benefi cando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, riempiendo di letizia i vostri cuori”(Atti 14,15-17). Questi pagani vengono invitati a conoscere il vero Dio partendo dall’osservazione delle leggi che regolano la natura. Paolo sa adattare l’annuncio del messag-gio evangelico con grande abilità a situazioni ed uditori diversi. Riusciti con fatica a calmare la fol-la Paolo e Barnaba non giungono però a tirarla stabilmente dalla loro parte. Poco dopo se la ritrovano ne-

(Segue dalla prima pagina)

ANGOLO

DEL

CATECHISMO

Angelo di Dio Angelo di Dio, che sei il mio custo-de, illumina, custodisci e governa me, che ti fui affi dato dalla pietà celeste. Così sia.Angelus DeiAngelus Dei, qui custos es mei, me tibi commissum pietate superna il-lumina, custodi, rege et guberna. Amen.

I sette sacramentiBattesimo, Cresima, Eucaristia,

Confessione, Estrema Unzione, Ordine (sacerdotale), Matrimonio.

I 7 vizi capitaliSuperbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia

I quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio1° Omicidio volontario, 2° Peccato impuro contro natura, 3° Oppres-sione dei poveri, 4° Frode nella mercede degli operai.

(Continua a pagina 3)

Roma. Basilica di San Paolo

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Gennaio-Febbraio 2009 pagina 3 «Voce amica»

133. GIOVANNI XIII, romano, 1.10.965 – 6.9.972A cinque mesi dalla morte di Leone VIII, sebbene i romani avessero chiesto la reintegrazione di Benedetto V, fu eletto Giovanni XIII con la approvazione dell’imperatore Ottone I che sperava in questo modo di avere dalla sua parte il papa, ma il clima politico della città era divenuto soffocante. Giovanni XIII venne aggredito ed esiliato in Campania, ma riuscì a fuggire aiutato dall’imperatore con il quale era riuscito ad entrare in contatto. Il 14 dicembre 966 rientra a Roma e Ottone I lo raggiunse a Natale e mise a ferro e a fuoco la Città. Con la protezione dell’imperatore Giovanni XIII riuscì a sganciarsi dai forti condizionamenti della nobiltà romana e riottenere alcuni territori dello Stato Pontifi cio, tra i quali Ravenna. Rimase però fortemente sottoposto alla autorità imperiale. Morì nel settembre del 972.

134. BENEDETTO VI, 19.1.973 - …6.974Monaco di origine tedesca, venne eletto papa con il nome di Benedetto VI. Alla morte dell’Imperatore Ottone I la nobiltà romana ritenne di poter mettere di nuovo le mani sul papato. Il movimento capeggiato dal console Crescenzio I, fi glio di Teodora II, insorse contro il papa e nel 974 lo incarcerò a Castel S. Angelo in attesa del processo. Il rappresentante imperiale, conte Siccone di Spoleto, accorse invano a Roma per chiederne il rilascio. Eletto papa con il nome di Bonifacio VII il diacono Frantone fece strangolare Benedetto VI da un prete di nome Stefano, nella speranza di prendere il suo posto, ma morì anche lui assassinato nel 985.

135. BENEDETTO VII, romano, 10.974 – 10.7.983Dopo tante controversie venne eletto papa, candidato da Ottone II, il vescovo di Sutri con il nome di Benedetto VII. Fu un papa di compromesso e si adoperò per ricucire i contrasti tra la nobiltà romana e l’imperatore, del quale però non riuscì a liberarsi del tutto. Si dedicò al rafforzamento degli ordini religiosi, a cominciare dall’abbazia di Monte Cassino. Egli considerava i conventi e i monasteri una grande risorsa contro il continuo indebolimento della Chiesa. Alla sua morte Roma ripiombò nel caos delle lotte tra fazioni. L’imperatore che si trovava nel mezzogiorno impegnato nella lotta con i saraceni, accorse subito nella città per pensare ad un successore del Papa.

I PAPI DELLA CHIESA

mica su incitamento degli ambienti ebraici di Antiochia, di Pisidia e di Iconio. Paolo viene lapidato nel-la città stessa in cui ha compiuto il miracolo. Credendolo morto, viene trascinato fuori dall’abitato e abban-donato lungo la strada. “Allora gli si fecero attorno dei discepoli, ed egli, rialzatosi, entrò in città. Il giorno dopo partì con Barnaba alla volta di Derbe” (Atti 14,20). Lasciano, comunque, un embrione di Chiesa, un gruppuscolo di cui fa parte anche il giovane Timoteo, fi glio di madre ebrea e di padre greco, destinato a diventare fedelissimo collaboratore di Paolo. A distanza di anni l’Apo-stolo gli scriverà: “Mi ricordo, in-fatti, della tua fede schietta, fede che fu in tua nonna Loide, poi in tua madre Eunice e ora, ne sono certo, anche in te” (2Timoteo 1,5). Derbe è a circa cinquanta chilometri da Li-stra, e gli Atti ci dicono che Barnaba e Paolo hanno predicato anche qui, “e fatto un numero considerevole di discepoli” (14,21). A questo punto il primo viaggio missionario potrebbe ritenersi concluso. Antiochia di Si-ria, il punto di partenza, si trova a 250 chilometri; tra un soggiorno e l’altro sono ormai passati anni, è ora di tornare. A Derbe fi nisce il lavoro di prima predicazione, di annuncio

iniziale. Così, da Derbe, incomincia una marcia a ritroso: Paolo e Barna-ba tornano a visitare i discepoli di Listra, di Iconio e di Antiochia di Pisidia. Il frutto del loro soggiorno è la tra-sformazione dei primi nuclei in co-munità organizzate e rinfrancate. Ecco il racconto degli Atti:”...ritor-nano a Listra, Iconio e Antiochia, rianimando i discepoli ed esortan-doli a restare saldi nella fede poiché dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel re-gno di Dio. Costituirono per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo aver pregato e digiunato li affi daro-no al Signore nel quale avevano cre-duto”. (14, 21-23)

L’IMPRESA AFFIDATA DA DIO E’ CONCLUSAAttraversano ancora la Pisidia e poi la Panfi lia; raggiungono Perge, la cittadina in cui Giovanni (Marco) li ha lasciati, e vi si fermano un po’ per predicare. Poi raggiungono la cittadina portuale di Attalia e “di qui fecero vela per Antiochia (di Siria)) là dove erano stati affi dati alle grazie del Signore per l’impresa che aveva-no compiuto” (Atti 14,26),Sono ritornati al punto di partenza, cioè ad Antiochia dove era loro stata affi data l’impresa.

(segue da pagina 2)

a) In un primo tempo, la Chiesa romana manda un Vescovo in una città (nel nostro caso: Opitergium), dove già è raccolta e formata una numerosa e importante comunità di fedeli.Il Vescovo si circonda di un suo clero e consolida e rafforza la po-sizione della sua Chiesa cittadina. Questa è la Chiesa Cattedrale pri-mitiva, la Sede Vescovile, il centro dell’amministrazione diocesana. Ma essa non è che il nucleo di quello che sarà la Diocesi in futuro, che avrà uno sviluppo territoriale e organiz-zativo graduale e lento, a seconda del progredire e del consolidarsi del-l’evangelizzazione.Il territorio, che formerà in seguito la Diocesi, coincide per lo più col territorio che è soggetto all’ammi-nistrazione civile della città in cui il Vescovo ha sede. Nel nostro caso coincide col territorio dell’agro opi-tergino, che si estende dal Piave al Livenza, dal mare e dalla laguna alle prealpi (i montes opitergini di Plinio).b) In un secondo tempo, con l’espandersi dell’evangelizzazio-ne nei dintorni della città vesco-vile e nei centri minori della regio-ne, il Vescovo manda un sacerdote (pievano) o un gruppo di sacerdoti a risiedere in ciascuno di essi e ad erigervi delle chiese per il servizio delle nuove comunità cristiane: sor-gono le Pievi.c) In un terzo tempo, le Pievi, nel-l’ambito e nei luoghi più discosti del loro distretto, erigono, o lascia-no che i fedeli erigano, altre chiese secondarie, nelle quali esse manda-no di tanto in tanto, specialmente nelle Domeniche e nelle Feste prin-cipali, un sacerdote per le più essen-ziali necessità del culto; e se avviene anche che questo sacerdote possa risiedere permanentemente presso la sua piccola chiesa, egli non riceve spesso alcuna autonomia o pienez-

za di poteri: è considerato sempre come un incaricato o coadiutore del-la chiesa pievana, la quale in nulla resta menomata nei suoi diritti e nei suoi doveri, e resta territorialmente intatta: ecco le Cappelle. Il sacerdo-te incaricato di servirle è detto sem-plicemente Cappellano.d) In un quarto tempo, questo sacer-dote, che risiede permanentemente presso la sua Cappella, riceve a un dato momento anche il potere di esercitarvi, più o meno largamente, secondo il mandato avuto del Ve-scovo e dal suo Pievano, la cura d’anime: ecco la Cappella curata, o Curazia, o Rettoria. Il sacerdote è detto Curato o Rettore.e) Finalmente, il Curato o Rettore, con la costituzione o consolida-zione di un benefi cio, mediante il quale può vivere, ricevere tutte le facoltà che gli occorrono, anche di erigere nella sua chiesa il batti-stero, di assistervi ai matrimoni e di avere un cimitero proprio. In tal modo può svincolarsi totalmente dalla dipendenza verso la Pieve: ed ecco la Parrocchia. Storicamente, la Pieve, da cui la parrocchia deriva, sarà detta Chiesa matrice, la Parroc-chia Chiesa fi liale.In molti casi questo passaggi si com-piono per evoluzione naturale delle cose, senza che sia emanato un ap-posito decreto vescovile di erezione. Un bel giorno, quella che era chia-mata Chiesa curata o Rettoria, una volta conseguite le facoltà essen-ziali, viene chiamata, popolarmente od uffi cialmente, negli atti curiali, parrocchia.In altri casi, il Vescovo innalza la Chiesa curata al rango di Parroc-chia in actu visitationis, durante una visita pastorale, specialmente se vi è la insistente domanda dei fedeli, o vi sono delle controver-sie da dirimere, e lo fa con regolare decreto. Ma talvolta avviene che il

PROCESSO DI FORMAZIONE PROCESSO DI FORMAZIONE DELLE PARROCCHIEDELLE PARROCCHIE

(Continua a pagina 4)

LE BEATITUDINI DEL PAPA’Beato il papà che chiama alla vita e sa donare la vita per i fi gli.Beato il papà che non teme di essere affettuoso.Beato il papà che sa pregare con i fi gli.Beato il papà che dà sicurezza con la presenza ed il suo amore.Beato il papà che sa giocare e perdere tempo con i fi gli.Beato il papà per il quale i fi gli contano più degli hobby.Beato il papà che sa ascoltare e dialogare anche quando è stanco.Beato il papà che è convinto che un abbraccio vale più di un

rimprovero.Beato il papà che cresce assieme ai fi gli e li aiuta a diventare se stessi.Beato il papà che non li sommerge di cose, ma li educa alla sobrietà e

condivisione.Beato il papà che non si ritiene perfetto e riconosce i propri limiti.Beato il papà che cammina con i fi gli verso orizzonti elevati.

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decreto emanato, per una ragione o per l’altra, non abbia poi effetto, e che la erezione della Chiesa curata in Parrocchia si debba fare effettiva-mente una seconda volta, più tardi o molto più tardi. Di tali decreti, sempre riguardo alle Parrocchie più antiche, non si trova né originale, né copia nell’Archi-vio della Curia, o perché non fu-rono conservati, o forse anche per il fatto che le carte e i documenti più antichi sono andati distrutti o dispersi. Non esiste quasi nulla nell’Archivio della Curia che sia anteriore, più o meno, all’anno 1450. I più antichi atti delle Visite pastorali risalgono al 1474 e quel-li delle nomine dei Pievani e dei Parroci e della loro istituzione nei benefi ci al 1445. Nella Diocesi di Treviso risale al-l’anno 1581 (Sinodo del Vescovo Francesco Corner). Da notare che

anche una Parrocchia o Chiesa fi -liale poté, e può ancora adesso, di-venir generatrice, nei suoi confi ni, per scissione, di altre Parrocchie; e che nuove Parrocchie poterono e possono esser formate da lem-bi, uniti insieme, di Parrocchie li-mitrofe diverse. Ma anche queste Parrocchie di nuova creazione do-vranno alla fi ne riconoscere stori-camente la loro derivazione dalla Pieve o dalle Pievi primitive.Da notare ancora che la pratica ini-ziativa di fondare delle Cappelle e delle Parrocchie poté talvolta in passato esser presa, in un dato di-stretto ed entro i limiti di una o più Pievi, non dal Vescovo o dal Pieva-no, ma da un Ordine religioso, sen-za intesa, o d’accordo con essi: per esempio dall’Ordine Benedettino, come avvenne nella nostra Dio-cesi nella Pieve di S. Maria di Busco, dove i Benedettini Pom-posiani ebbero un monastero dal secolo XII alla metà del XV. Le Cappelle o Parrocchie però, fonda-te od offi ciate dall’Ordine religioso (nel nostro caso: S. Benedetto di Piavon entro i confi ni della Pieve di Oderzo, S. Nicolo di Candolè, S. Mauro di Campo di Pietra e S. Lorenzo della Bidoggia - parroc-chia già da tempo soppressa - non vennero sottratte per questo alla giurisdizione del Vescovo diocesa-

no e alla dipendenza verso la loro Pieve. Ciò avrebbe potuto verifi -carsi soltanto se, fi n da principio, la Chiesa Romana avesse emanato una disposizione speciale per dichiarare esente dalla giurisdizione episcopa-le un dato territorio: è il caso delle Abbazie o Prelature nullius, che non esistettero mai e non esistono nella nostra Diocesi. Anche i Benedettini Cistercensi (Pomposiani) dell’Abba-zia di S. Bona di Vidor, colà venuti circa l’anno 1110 e rimastivi fi n ver-so l’anno 1370, nei confi ni dei loro possessi eressero, od offi ciarono se preesistenti alla loro venuta, alcune Cappelle, che in parte divennero poi Parrocchie: S. Maria in Vidor, S. Maria in Castello di Vidor, la Cappella ora distrutta della villa di Nosledo, S. Pietro (ora S. Martino) di Mosnigo nell’ambito delle Pieve di Col S. Martino, e S. Leonardo di Moriago nell’ambito della Pieve di Sernaglia. Queste Parrocchie devo-no però sempre riconoscere come Matrice la loro rispettiva Pieve, e non la Chiesa dell’Abbazia di S. Bona.VICARIATI O FORANIEII raggruppamento delle Parroc-chie per Vicariati, o Congregazioni foraniali, o Foranie, risale, nella nostra Diocesi, al principio del Seicento, e fu fatto la prima volta per attuare le raccomandazioni del Concilio Provinciale Aquileiese I, tenuto nella Cattedrale di Udine dal 19 al 27 ottobre 1596 dal Ve-scovo Leonardo Mocenigo, ve-nuto in Diocesi nel 1599. Questi nella sua Relazione del 25 gen-naio 1604 alla S. Congregazio-ne del Concilio sullo stato della Diocesi, scriveva che ut dioece-sim commodius regere et quae in ea gerebantur facilius conoscere posset, septem Vicarios Foraneos constituerat, cum certa limitata facultate, ac cum onere referendi si quid in eorum Vicariatu accidis-set vel reperissent quod provisione aliqua episcopali indigeret”.Ora i Vicariati, trasformati ed ac-cresciuti secondo le necessità dei tempi o l’opportunità, sono dician-nove.

“Da Mons. Angelo Maschietto”

(segue da pagina 3)

Per la prima volta la Pro Loco di Tarzo in collaborazione con il Co-mune organizzerà un Cineforum. I fi lm avranno come tema l’adole-scenza e le trasformazioni tipiche di questa età. Le problematiche dell’adolescenza viste attraverso le immagini dei fi lm potranno essere d’aiuto per addentrarci, discutere e capire maggiormente questa fase di transizione e di cambiamento, dove possono avvenire trasformazioni talvolta determinanti per il resto della vita. Non sempre risulta facile per genitori ed educatori sintoniz-zarsi con adolescenti che sono nel pieno del loro scombussolamento psicologico causato dal cambia-mento sia corporeo sia emotivo. Il cinema per la sua particolare strut-tura permette di attivare meccani-smi di proiezione e di identifi cazio-ne che consentono allo spettatore di entrare dentro la storia portandovi i suoi vissuti. A partire da questi pro-cessi, favoriti dalla potenza delle immagini che suscitano un’imme-diatezza di risposte emotive, sarà poi possibile attraverso la discus-sione, aiutata dagli psicoterapeuti

che presen-tano il fi lm, e l a b o r a r e meglio le ca-ratteristiche di questa età complessa.Per tutto ciò, questa ini-ziativa di cineforum è rivolta in par-ticolar modo a l l ’ a d u l t o sia esso inse-gnante, genitore o educatore. I fi lm proiettati sono i seguenti:Venerdì 20 marzo 2009 “Il calamaro e la balena” di Noah Baumbach, 2005Venerdì 27 marzo 2009 “Neverland (Un sogno per la vita)di Marc Foster, 2005Venerdì 3 aprile 2009 “Stand by me (Ricordo di una estate) di Rob Reiner,1986Le proiezioni si terranno presso l’aula magna della scuola media di Tarzo alle ore 20,15

Gianna Albertin

ETA’ DELLA TRASFORMAZIONE

un centro di ascolto per bambini, ragazzi e genitori

Si chiama “Parliamone” il nuovo progetto attuato dell’assessorato ai servizi sociali del Comune di Tarzo in collaborazione con la Provincia di Treviso. “Parliamone” è un centro di ascolto e di consulenza psicologica rivolto ai bambini e ai ragazzi di età compresa tra i sei e i quattordici anni, agli insegnanti e ai genitori. Lo sportello è aperto al pubblico tutti i giovedì dalle ore 16 alle 18 nei locali della biblioteca comunale in via Roma. Il servizio è gestito dalla dottoressa Antonietta Germanà. Ogni colloquio con la psicologa, da prenotare prima per telefono, avverrà ovviamente nel massimo rispetto della privacy e dalla tutela del segreto professionale. Il centro di ascolto psicologico offre un luogo dove si costruisce lo “spazio” per i giovani, per parlare ed essere ascoltati, per esprimere le proprie emozioni e sentirsi accettati, per rifl ettere ed essere sostenuti. Inoltre, offre la possibilità concreta, ad ogni genitore, di poter avere a disposizione un “luogo” ed un “tempo” di ascolto e di confronto su aspetti utili a comprendere il processo di crescita e di sviluppo dei bambini e dei ragazzi. M.T.

Parliamone

I fioretti

di PAPA LUCIANILuciani aveva un ricordo grande per la Mamma. La ricordava spesso, anche quando divenne Papa. Diceva: “Mia mamma mi accompagnava in chiesa e ai santuari della Madonna; lei mi accompagnava quando andavo a falciare il fi eno. Doveva anche intervenire spesso perchè a scuola il piccolo Albino era vivace. Ascoltava da lei la lettura delle lettere di papà e si ricordava quando non c’era lavoro…Quando era in seminario era ancora ala mamma che si interessava come passava il tempo libero delle vacanze.Quando era Vicario Generale a Belluno la mamma spesso gli diceva. Vienimi a trovare più spesso! Mamma mi hanno dato un incarico grande….e lei: Io ti penso…ti accompagno con la preghiera perché tu possa fare bene il tuo lavoro. Sulla immagine della mamma sua, Bortola Tancon, Luciani scriverà di proprio pugno: “Vivas in Christo!”.Dedicò il suo primo libro “Catechesi in briciole”: “Alla soave memoria della mamma mia prima maestra di catechismo”.Incontrandola in cielo, il fi glio Papa Giovanni Paolo I le avrà detto: Grazie, mamma!Anche le mamme di oggi potrebbero imitarla! DF

Il duomo di Oderzo

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Gennaio-Febbraio 2009 pagina 5 «Voce amica»

Con 10 euro si può andare al cinema, o man-giarsi una pizza o un hamburger con patatine e avanzare qualcosa, ma sono suffi cienti, anche, per un grammo di “droga” e assicurarsi una se-rata “diversa”con gli amici. Qualcuno la versa gratis in un bicchiere per una prova omaggio, in vista di futuri guadagni. Val la pena, dunque, di aprire gli occhi e cerca-re di vedere meglio il mondo degli adolescenti, senza voler scavare il pozzo, già profondo, del-le preoccupazioni dei genitori, ma con il fi ne di aiutarli a capire i loro fi gli. Vediamo i risultati di un dossier elaborato dal una scuola lombarda sull’argomento.CANNABIS: il 40,1% dei diciannovenni l’ha fumata almeno una volta negli ultimi 12 mesi, COCAINA: il 6,3% degli studenti l’ha speri-mentata almeno una volta.EROINA: il 2,2% quelli che l’hanno provata al-meno una volta.STIMOLANTI: uno su 15 dei 15enni ne ha fatto uso nell’ultimo anno.

GENITORI essere presenti sempre, ma non “gendarmi”Vanno costruiti legami saldi e profondi con i fi -gli, per aiutarli in questa età di forti turbolenze. Sembra diffi cile, ma è assolutamente necessa-rio.

CONSIGLI per mamma e papàOsservate i cambiamenti inattesi ed esaminate con attenzione quei segnali che indicano che c’è qualcosa che non va nella vita dei ragazzi:§ perdita di motivazione allo studio e peggiora-

mento nell’andamento scolastico§ assenze, ritardi poco giustifi cati, diffi coltà nel

rapporto con gli insegnanti§ richieste ripetute di colloqui da parte dei do-

centi§ inaspettati e frequenti esiti negativi o, addirit-

tura, bocciature§ intensifi cazione di richieste eccessive e conti-

nue di privacy§ uso di incensi, deodoranti per nascondere al-

tri odori§ cambiamenti nello stile di conversazione con

gli amici (aumento della segretezza, uso di parole in codice…), frequentazioni di nuovi amici poco noti

§ comparsa di abbigliamento o accessori che testimoniano simpatia verso il mondo della droga (braccialetti, magliette con la foglia di marijuana)

§ aumento insolito delle richieste di soldi o pre-stiti

§ comparsa di strumenti per il fumo (cartine da tabacco, pipe, fi ltri…)

§ inusuale comparsa di prodotti inalabili e ac-cessori correlati (solventi, colle, lacche…)

§ aumento d’uso di collutorio o di caramelle balsamiche, scomparsa di determinate me-dicine dalla farmacia di casa, in particolare psicofarmaci

Tutti gli studi affermano che l’intervento contro la droga è più effi cace quanto prima avviene la scoperta. Per questo motivo occorre: 1. essere informati sull’argomento per cono-

scerne la realtà prima di un possibile coin-volgimento diretto

2. informarsi sulle sostanze più note, i loro nomi, nomignoli e i rischi connessi

3. non sottovalutare il consumo di sostanze

legali, come le sigarette e l’alcol 4. notare sbalzi d’umore, irritabilità, apatia,

depressione, eccitazione, ansia, ostilità o rabbia

5. farsi insospettire dalla tendenza ad evitare vecchi, buoni amici ed eludere le domande riguardanti i luoghi e gli amici frequentati

6. non sottovalutare le frequenti bugie e l’im-pulso a frugare negli oggetti altrui fi no a rubare

7. rilevare la perdita di motivazione e interes-se rispetto alle precedenti abitudini o alle attività gradite sino a quel momento

8. allarmarsi per il continuo isolamento dalla vita familiare, ma anche dalla relazione con i compagni di scuola

9. rilevare con attenzione sonnolenza e rallen-tamento fi sico, diffi coltà ad addormentarsi, tremori, agitazione e nervosismo

10. prestare attenzione agli occhi, per notare se sono rossi o con le pupille dilatate, e anche al modo di parlare che diventa confuso.

NO ALLE CATTIVE COMPAGNIESI AGLI ADULTI PRESENTIL’avere amici che fanno uso di droghe è uno dei

fattori associati al consumo di sostanze illegali. Uscire quasi ogni sera e andare in discoteca, al bar e alle feste è il secondo comportamento as-sociato all’uso di droghe. Percepire attenzione dai genitori e sentirsi accolti da loro sono, inve-ce sono fattori più frequentemente associati al NON USO di stupefacenti.

ALCOL: le donne sono più a rischioUn tempo si diceva, con sollievo, che i ragazzi italiani, se confrontati con i coetanei stranieri, erano meno toccati dal vizio dell’alcol. Non è così negli ultimi 10 anni. Cresce il consumo, an-che tra i ragazzi più giovani, il cosiddetto “un-derage drinking“, che riguarda 20 ragazzi su 100 tra gli 11 e i 15 anni e c’è una forte crescita di consumo di alcolici fuori pasto tra gli adolescen-ti. Dal Nord Europa è arrivata anche una moda pericolosa, il “binge drinking”: si beve in una sola serata o in una festa una quantità smodata di alcol col puro fi ne di ubriacarsi. Secondo una mappatura proposta dall’Istat, i comportamenti rischiosi riguardano due fasce d’età distanti: an-ziani dopo i 65 anni e ragazzi tra gli 11 e i 17 anni. “Gli adolescenti sono particolarmente vul-nerabili”, mette in guardia Antonello Vanni in “Adolescenti tra dipendenze e libertà” (San Pao-lo), “perché quanto prima un individuo inizia a bere, tanto più rischia di sviluppare problemi connessi all’alcol negli anni successivi. Secon-do alcune indagini i giovani che iniziano a bere prima dei 15 anni corrono il rischio quattro vol-te maggiore di diventare alcolizzati rispetto a quelli che iniziano a 21 anni”.Ad acuire i rischi è il fatto che nel corpo degli adolescenti non sono ancora presenti gli enzimi utili a “digerire” l’alcol, condizione peggiorata nelle ragazze dal fatto che la dotazione enzima-tica nel loro caso è la metà di quella a disposi-zione dei coetanei maschi e che la loro minore massa corporea e di liquidi rende più diffi cile diluire l’alcol.Cominciano a bere a 11 anniIl 93,0% dei fumatori di cannabis consuma an-che alcol.Il 19,9% dei ragazzi tra gli 11 e i 15 anni consu-ma precocemente alcol.Il 20,5% degli adolescenti tra i 14 e i 17 anni consuma alcolici fuori pasto.L’11,4% dei giovani tra i 16 e i 17 anni beve episodicamente in una sola serata una quantità smodata di alcol con l’intenzione di ubriacarsi.

LE NUOVE DIPENDENZENon ci sono solamente le droghe e l’alcol a mi-nare la vita di tanti ragazzi. In qualche caso ri-schi e disagi arrivano da strumenti “innocui” e spesso di “grande utilità” nella quotidianità dei ragazzi e anche degli adulti, come i telefonini e il computer. Si parla di “nuove dipendenze” ben descritte nel testo scritto da Cesare Guerreschi, New Addictions. Le nuove dipendenze. Internet, lavoro, sesso, cellulare e shopping compulsivo. Il cellulare è la prima causa di comportamenti di abuso non correlati a sostanze, ma arriva dal Giappone l’allarme della diffusione dello hikiko-mori, un disagio del comportamento che spinge sempre più all’isolamento. Non sono più rari i ragazzi che dimostrano sintomi come l’assoluta diffi coltà a staccarsi dal computer e la preoccu-pazione continua di vedere quanto accade su In-ternet, nella propria posta, su chat e Messenger.

GIOVANI SCHIAVI GIOVANI SCHIAVI DELLE LIBERTA’DELLE LIBERTA’

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pagina 6 Gennaio-Febbraio 2009«Voce amica»

L’Istituto delle Suore Francescane di Cristo Re che gestisce la casa di riposo Villa Bianca di Tarzo e la Banca di Credito Cooperativo delle Prealpi insieme per un importante progetto: la realizzazione di una cartella clinica informatizzata rife-rita agli anziani ospiti della struttu-ra.L’intesa fra Giovanni Sallemi, diret-tore di Villa Bianca, e Carlo Antiga, presidente della Banca Prealpi, è stata siglata nei giorni scorsi. Il lo-cale istituto di credito ha garantito

il suo sostengo al progetto proprio per il suo carattere “pilota”, che consente la sperimentazione, anche in ambito locale, di un sistema di informatizzazione del fascicolo e della documentazione clinica de-gli ospiti, ma anche di ogni dato qualitativo e quantitativo riferito al complesso dell’organizzazione del centro. L’auspicio è che il buon esito di questo progetto sperimentale possa fungere da volano per l’attivazione di iniziative simili, e indurre la Re-

gione e gli Enti territoriali preposti a sostenere in futuro il progetto ed una sua applicazione diffusa sul territorio.Il nuovo sistema informativo per la gestione complessiva socio sanita-ria dei dati riferiti agli anziani ospi-ti, denominato Atl@nte, permette di entrare scientifi camente nel me-rito dell’operatività offrendo una tracciabilità di ogni singola azione clinica e non. L’adozione del siste-ma informativo consentirà di aiuta-re il team di operatori a svolgere il servizio offrendo chiara visibilità del percorso operativo, attraverso la preventiva programmazione de-gli interventi, la pianifi cazione e le azioni di verifi ca dei risultati. La volontà è quella di consentire, in futuro, ai famigliari degli ospiti di Villa Bianca di poter seguire anche via Internet il progetto assistenziale messo in atto. I risultati operativi del progetto Atl@nte, nelle fasi di sperimentazione previste per gli anni 2009/2010, saranno presentati periodicamente alla comunità loca-le ed ai tecnici di settore – operatori socio sanitari presenti nel territorio dell’ULSS 7. Martina T.

Villa Bianca

progetto Atl@nteprogetto Atl@nte

In questo numero di “Voce Amica” si completa il ca-lendario degli incontri.3 marzo: Mattino: Prof. Gianalberto Zorzi - Primario in medicina fi sica Ospedale TrevisoPomeriggio: Maestro Sergio De Stafani - Poesie dia-lettali10 marzo: Mattino: Dott. Girolamo Da Dalto - Diret-tore Generale Banca Prealpi di TarzoPomeriggio: Dott. Carlo Scaramazza - Esperto nel-l’arte dei tappeti17 marzo: Mattino: Prof. Mauro Masat - Cardiochi-rurgo Primario Ospedale di TrevisoPomeriggio: dott. Alberto Cunial - Comandante Poli-zia Giudiziaria Tribunale Pordenone24 marzo: Mattino: Avvocati Maria A. e Pompeo Pit-ter - Giuristi del Foro di PordenonePomeriggio: Sig. Francesco Dal Bo - Musicista31 marzo: Mattino: Prof. Severino De Pieri - Docente Università - Direttore COSPES e ISRE/SISFPomeriggio: Dott. Francesco Saita - Astrofi sica7 aprile: Vacanza Pasquale14 aprile: Collegio “Don Bosco” di Pordenone, Mat-tino: Avv. Emo Ros - Dott. Foro Giuridico di PNPomeriggio: Dott.ssa Barbara Tomasella - arte21 aprile: Mattino: Avv. Sandro De Nardi - Docente Diritto Costituzionale Università di Padova

Pomeriggio: Sig. Valdino Franceschinis - Esperto cul-ture orientali28 aprile: Mattino: Notaio Gaspare Gerardi- NotaioPomeriggio: Prof. Giulio Fanti- Sindonologo - Do-cente Università di Padova5 maggio: Mattino: Prof. Bruno Lucci - Neurologo. Direttore Sanitario UILDM di PN-Docente Università UDPomeriggio: Visita alla Cantina Collesel di S. Stefano Valdobbiadene12 maggio: Mattino: Prof. Gianluigi Nicolosi - Pri-mario Specialista Cardiologo Ospedale PNPomeriggio: Lotteria19 maggio: Mattino: Dott.ssa Giovanna Terzariol - Studiosa d’artePomeriggio: Avv. Paolo Fabrizio- Studioso di Storia Postale26 maggio alla Villa Albergo di Soligo: Mattino: Proff. Luisa e Beppe De Filippi- Dottori Ricercatori Università di TorinoPomeriggio: Chiusura del Corso in allegria

Antonio Pancot

Università degli Adulti della Vallata

DICHIARAZIONE UNIVERSALEDEI DIRITTI UMANI anno 1948

TUTTI GLI UOMINI HANNO:Art. 1 Diritto all’uguaglianzaArt. 2 Divieto di ogni discriminazioneArt. 3 Diritto alla vitaArt. 4 Divieto di schiavitùArt. 5 Divieto di torturaArt. 6 Diritto alla personalità giuridicaArt. 7 Diritto all’uguaglianza dinanzi alla leggeArt. 8 Diritto di ricorso alla leggeArt. 9 Divieto di detenzione arbitrariaArt. 10 Diritto al giudizioArt. 11 Diritto alla presunzione di innocenzaArt. 12 Diritto alla privacyArt. 13 Diritto alla libertà di movimento

Art. 14 Diritto di asiloArt. 15 Diritto alla nazionalitàArt. 16 Diritto al matrimonio ed alla famigliaArt. 17 Diritto alla proprietàArt. 18 Diritto alla libertà di culto e di pensieroArt. 19 Libertà di opinione ed espressioneArt. 20 Diritto alla libertà di associazioneArt. 21 Diritto alla partecipazione politicaArt. 22 Diritto alla sicurezzaArt. 23 Diritto al lavoroArt. 24 Diritto al riposoArt. 25 Diritto al sostentamentoArt. 26 Diritto all’istruzioneArt. 27 Diritto alla cultura ed al progressoArt. 28 Diritto al mondo giustoArt. 29 Diritti e doveri verso la societàArt. 30 Inalienabilità dei diritti

Il dottor Bach e i suoi fi ori (parte 2a)

Prima della sospensione per le festività natalizie, trattando dei fi ori di Bach, c’eravamo ripromessi di dare qualche no-tizia sulla loro preparazione. Si tratta – come tutte quelle di cui ci siamo occupati in que-sta rubrica – di una prepara-zione ben accessibile anche in ambiente domestico. Lo dice in fondo lo stesso Bach: “In questo sistema di guarigione, tutto può essere fatto diretta-mente dalla gente; persino, se si desidera, la ricerca delle piante e la preparazione dei rimedi.”Per evitare i frequenti equivoci è me-glio rifarci anche per quest’ultima alle parole stesse dello scopritore: “I rimedi andrebbero preparati vici-no al luogo in cui la pianta cresce, in quanto i fi ori andrebbero usati immediatamente dopo essere stati colti. Si prenda una scodella di vetro sottile piena d’acqua pulita, prefe-ribilmente di fonte pura o ruscello. Immersivi i fi ori, li si lascino gal-leggiare in modo tale da ricoprire la superfi cie del liquido, senza però che i fi ori si sovrappongano; quindi li si tenga alla diretta luce del sole fi no a quando non diano segni di appassimento (il tempo varia da due a sette ore). Dopo di che si levino delicatamente i fi ori e si riempia a metà con l’acqua della scodella una boccetta, aggiungendovi per l’altra metà del brandy come conservante. Queste boccetta così preparate con i vari fi ori costituiranno il nostro kit di rimedi e potranno essere conser-vate indefi nitamente” (mancando il sole, Bach suggerisce di utilizzare il fuoco sottoponendo a breve ebolli-zione il liquido con i fi ori immersi).I prodotti così ottenuti non sono solitamente utilizzati tali e quali, ma vengono sottoposti a diluizione, nel modo seguente: se ne prendano due o tre gocce e le si metta in una boccetta da 30 ml, da riempire con acqua e, se ne è necessaria la con-servazione per lungo tempo, con un po’ di brandy, agitando poi bene il tutto. “Quella così preparata – scri-ve Bach – è la medicina che viene somministrata, in dose di cucchiai-no, secondo il necessario. Nei casi gravi potrebbe essere necessario ogni ora. Nei casi comuni, quando il malato ha un disturbo cronico, ogni volta che ne sente la necessità, siano 8 o 10 volte al giorno, o solo 1 o 2”.Bach consiglia anche – qui disco-standosi dall’omeopatia ortodossa – la contemporanea assunzione di più d’uno dei suoi rimedi nel caso di dubbio sulla scelta più appropriata o in quello in cui siano allo stesso tem-po presenti nel malato stati d’animo diversi.

Piero C.

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Gennaio-Febbraio 2009 pagina 7 «Voce amica»

Articoli per VOCE AMICASi ricorda ancora di preparare possibilmente gli articoli e le foto su supporto informatico.Articoli in formato Word, Foto in formato jpg. Si ringrazia per la collaborazione.

La morte è scandalo e sconfi tta, tut-to nell’uomo si ribella ad essa.Tuttavia il morire fa parte del no-stro destino in maniera ineluttabile. Ogni minuto scandito dall’orologio ci avvicina all’evento, certo ma imprevedibile, della nostra morte. La malattia, il decadimento fi sico, la vecchiaia, sono sogni sgradevoli che preparano però l’uomo al mo-mento del distacco da questo mon-do. Quindi, si potrebbe dire che alla morte non si deve ribellare, né pen-sare che esistono strumenti umani per sfuggire ad essa. La modernità ha, in tal senso, prodotto delle false soluzioni allo scacco della morte. In particolare, il positivismo scientista ha instillato nella cultura contem-poranea l’idea che la medicina sia la soluzione per sconfi ggere la si-gnora vestita di nero. Questo equi-voco attribuisce alla medicina un potere pressoché divino, consisten-te nel decidere – talvolta insieme al paziente, ma non sempre – della vita e della morte dell’uomo.IL COMPITO DELLA MEDICINALa medicina ha invece il compito – il dovere morale e giuridico – di lottare incessantemente e senza ri-sparmiarsi contro ogni malattia. Questo combattimento fra medico e malattia ha però un esito fi nale scontato, segnato dalla sconfi t-

ta: nell’ultimo atto della comme-dia della vita – anche dopo quelle molte vittorie parziali che sono le guarigioni – ogni paziente muore. Se lo scopo essenziale della medi-cina fosse guarire i pazienti, se ne dovrebbe dedurre che essa insegue uno sforzo immane e irraggiungibi-le. Invece, l’essenza della medici-na è la cura. Il prendersi cura del paziente è sempre possibile. Per questo sarebbe meglio dire che esi-stono “pazienti inguaribili“, men-tre nessun paziente è “incurabile“. Come si vede da queste rifl essioni, la modernità oscilla fra due errori opposti e terribili: a) presumere che la medicina (in

quanto scienza esatta, empiri-ca) sia onnipotente, possa vin-cere ogni ostacolo e sia “fonte di salvezza”; e che quindi essa sia l’unica vera risposta al biso-gno di salvezza dell’uomo;

b) b) ritenere che la medicina, quando si rende conto di non poter guarire il paziente, debba fermarsi, lasciando che “la na-tura faccia il suo corso”; cioè facendo intenzionalmente mo-rire il malato, astenendosi dal curare o somministrandoli so-stanze letali.

Le due posizioni si sostengono a vicenda e diventano sempre più forti nella società in cui viviamo

nella quale il volontarismo – cioè l’autodeterminazione arbitraria delle persone - diventa l’unica bus-sola dell’agire umano. Producendo questo scenario schizofrenico: i fa-miliari si aspettano che il medico guarisca sempre il loro congiunto, e se il malato muore sono pronti a trascinare in giudizio il “sacerdote in camice bianco “ che ha fallito la sua missione. D’altro lato di fronte al malato in coma o in stato vege-tativo, i parenti chiedono alla me-dicina di porre fi ne alla vita. Cioè di uccidere.

CURE PROPORZIONATE E CURE ORDINARIELa chiesa offre alcuni criteri ragio-nevoli per distinguere l’omicidio – tale è ogni azione diretta a pro-vocare la morte del malato - da un uso sensato e moralmente buono nei mezzi terapeutici. A) il paziente non ha mai il diritto di procurarsi o di farsi procurare la morte.

B) il paziente ha diritto a morire in tutta serenità, con dignità umana e cristiana. C) ognuno ha il dovere di curarsi e farsi curare; questo signifi ca che i medici ed i loro collaboratori do-vranno somministrare i rimedi rite-nuti utili e necessari. E’ evidente, ad esempio, che garantire cibo e acqua (alimentazione e idratazione non sono terapie) signifi ca fornire ciò che è sempre utile e necessa-rio. L’intervento medico ha senso solo quando non nuoce (principio già elaborato da Ippocrate) e solo se produce qualche effetto benefi -co signifi cativo; in caso contrario, esso non migliora il quadro clinico del paziente. L’atto medico è par-ticolarmente doveroso quando da esso dipende la vita del paziente, e una sua omissione potrebbe pro-vocare come conseguenza diretta la morte. D) quando un mezzo terapeutico è straordinario, non è obbligatorio farvi ricorso.

L’ACCANIMENTO TERAPEUTICO

1) BORSEGGI. I borseggiatori operano in luo-ghi affollati e talvolta in gruppo, urtando spin-tonando. CONSIGLI: Non dilungatevi in stra-da dopo essere entrati in Banca o in Posta. Non tenere grosse somme nella borsetta o portafo-glio. Le chiavi di casa tenerle separate dai sol-di. Conservare a casa fotocopia dei documenti: carta di identità, patente, bancomat ecc.

2) TRUFFE SUCCESSIVE AI PRELIEVI. Nessun Ente, Banca, Posta, Gas, Luce, ecc. manda i dipendenti a controllare i soldi rice-vuti.

3) MAGHI E CARTOMANTI. Non parlare con estranei della tua vita privata e tanto meno di quella di conoscenti. Hanno capacità impli-cite di carpire la buona fede.

4) GIOCHI D’AZZARDO E FACILI VIN-CITE. Al gioco vince chi gestisce il sistema. Non accettare telequiz, o telefonate con facili cruciverba od altro. Mai comporre i numeri che iniziano con 892 e 899, il costo di ogni chiamata è di 15 euro.

5) SCONOSCIUTI ALLA PORTA. Talvolta si presentano falsi uffi ciali pubblici. Non apri-te e fatevi dire il loro nome. Telefonate al 112 o 113.

6) ACQUISTO DI PRODOTTI FALSI. Ac-quirenti in buona fede: attenti al luogo ed al prezzo. Acquirenti in mala fede: incorrete in sanzioni civili, penali ed amministrative. Può esserci rischio anche per la salute, in particola-re quella dei bambini.

7) VENDITE CON CONTRATTO PER STRADA O A DOMICILIO. E’ sempre pos-sibile esercitare il diritto di recesso entro 10 giorni tramite lettera raccomandata. Non fi r-mate moduli se non avete letto e capito il con-tenuto. Chiamate il 117.

8) VENDITE TELEFONICHE. Vedi punto 7. Vale il diritto di recesso. Conservate la rac-comandata con ricevuta di ritorno. Per i con-tratti telefonici o televisivi si può recedere in qualsiasi momento, Legge 40/2007.

9) MOLESTIE TELEFONICHE. Nessuno può prendere i nostri dati dall’elenco telefo-nico per fare offerte di vario tipo. Tuttavia le telefonate sono spesso assillanti, tenete nota della ditta e segnalatela all’Autorità garante della privacy.

10) OFFERTE AGGRESSIVE. Sono vie-tate le visite non gradite. Fare sollecitazioni telefoniche o con altri mezzi. Coinvolgere i bambini per l’acquisto. Attenzione alle pre-sunte vincite, alle informazioni non veritiere sui prodotti, alle offerte gratuite, alle pressioni psicologiche per concludere un contratto.

Numeri utili- Carabinieri 112 - Polizia di Stato 113- Vigili del Fuoco 115- Guardia di Finanza 117- Guardia Medica 118- Comune 0438.926411.

Avviso agli anziani e non solo, integriamo quando già riporta-to nel precedente numero di V.A. DECALOGO ANTITRUFFA

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pagina 8 Gennaio-Febbraio 2009«Voce amica»

Angolo dei ricordi

LA BORGATA di RESERETTA(Continua dall’ultima pagina)

Momenti di svago e di vera allegria per ragazzi e ragazze, ma anche di ti-more per quando, al ritorno a casa, tro-vavano madri non sempre contente di quei passatempi dei fi gli.

Reseretta aveva anche un barbie-re ambulante, attività portata avanti tra gli anni 1940-50 da Salezze Luigi (detto Biciòle), per “negozio” aveva la strada che attraversava la borgata e per arredo uno sgabello per i clienti, era sposato con Zanetti Rosa ed aveva 5 fi gli, svolgeva la sua attività anche nei paesi vicini della vallata.

Un mulino si trovava in basso verso Prapian più o meno sotto quella zona un tempo chiamata con il vecchio to-ponimo le cesure, la ruota era azionata dall’acqua delle risorgive di Resera e Reseretta che arrivava ad un laghet-to fatto apposta per tenere la riserva d’acqua per far girar la ruota, l’invaso fu poi coperto quando il mulino fu di-smesso intorno alla fi ne degli anni ‘40 del 900 ed il terreno preparato alla col-tura della vite.

Era detto lo stuon dei foschi, perchè di loro proprietà e precisamente di Ga-briele De Martin (Gabriel Fosco) che lì teneva anche i muli per il trasporto di biade e farine; l’attività fu poi rile-vata dai Sacchet. Facevano di mestiere i sanser Michelon Francesco (Chechin Miazzo) e Domenico Faraon (Meno Paulon), che era quello del mediatore e mercante di bestiame, mestiere che li portava per le compravendite nei vari mercati della zona, fi no anche a Feltre ed oltre a questo erano chiamati in sva-riate famiglie a sistemarne l’eredità nei trapassi generazionali; lavori questi che poi portarono avanti i rispettivi fi gli Michelon Antonio e Mario Faraon fi no a quando questi mestieri tramontarono col sopraggiungere del progresso.

Costruttori di ceste e gerle di tutte le misure erano Piero Re e successiva-mente Stefano Faraon (Stefen) che con il fi glio Beniamino rilevò casa e pode-re che furono di Giuseppe De Martin (Bepi Fosco) e poi dei fi gli Cesare e Meto emigrati in Canada.

Giobatta De Martin (Tonin) era il vecchio cacciatore della borgata con il suo porto d’armi del 1926.

Qualche signora si ricorda poi della Maria Martina dove le ragazze andava-no ad imparare a pontar.

Michelon Francesco era uno dei pochi in paese che girava con carretta e cavallo, aveva 12 fi gli! Il più vec-chio, Giovanni fece il trasportatore (cariòt), mentre il secondo maschio, Paolo, dopo avere imparato il mestiere di falegname in borgo Silan da Chechi Ambrosio, aprì la sua attività di fale-gnameria proprio a Reseretta in quella

casa che fu poi abitazione del fratello Angelo.

Prodotti del laboratorio erano: serra-menti, letti, credenze e mobilia, casse da morto, carri e carriole, attività che fu poi trasferita in via Corona in quella che fu poi abitazione della fi glia Anna.

Nella zona dove abita la signora Ma-ria vedova di Da Ros Antonio (Toni Corpo), andando verso la zona detta dei castellich, c’era una vecchia cava di ghiaia che il comune utilizzava per la manutenzione delle strade quando non era ancora giunta l’asfaltatura; negli anni ‘40 era preposto allo scavo nella cava Da Ros Domenico (padre di Antonio) originario di Cappella che nella cava trovò tragicamente la morte mentre stava cavando ghiaia, travol-to da una frana staccatasi dal costone dove stava lavorando..

E’ anche la borgata dei due capitel-li: quello in basso, nel borgo e quello in alto sulla strada Tarzo-Resera; il primo, costruito sul terreno donato da Michelon Angelo, vide tutta la borgata adoperarsi nella sua costruzione o nel portare materiale o (i ragazzi) andando a chiedere offerte a Colmaggiore, Frat-ta, Corbanese con Michelon Antonio che teneva i conti, tante uova furono vendute per questo capitello!

Il capitello si fece! Piero Gregolet-to (Fefe) e Pietro Da Re andarono ad acquistare la statua della Madonna e così fu che all’inizio degli anni ‘50 il capitello fu benedetto!

Il 21-11 di ogni anno da allora c’è la messa, e la sagra era completa con l’arrivo da Resera della Orsolina dei buzolà, con il banchetto dei biscotti, gli spaghi di liquirizia e i lecca-lecca.

Pradal Giacobbe (Cobe), colorito personaggio della borgata, invece di dare un’offerta per il capitello pen-sò di farne uno lui sul terreno di sua proprietà ed ecco sorgere più o meno nello stesso periodo l’altro capitello, che venne poi abbellito dalla famiglia Zanetti (Tetuza) quando acquistarono la proprietà del Cobe con annesso ca-pitello.

Il suddetto Giacobbe fu personaggio un po’ sopra le righe, in Reseretta ave-

va stalle sui faè (zona oltre il ruscello che scende da Resera più vicina a quel-la borgata) nel borgo e sui castellich, tra questi posti spostava saltuariamen-te le mucche che teneva e la notte ri-maneva a dormire nella stalletta dove al momento aveva il bestiame; se lo ricorda ancora bene Armando Dal Col quando scendendo da Longarone dove abitava con la famiglia, per stare con il nonno materno, non poteva dormire nel comodo letto a Reseretta, ma dove-va seguire il nonno nelle varie “tran-sumanze” e quindi dormire nei fi enili, con una giacca sotto ed una coperta sopra, ed alle 3 di mattina alzarsi per “varnare” le mucche e fare tutto il re-sto...., non è un caso se poi andasse a fi nire a dormire sotto ad un castagno ed il nonno andare in giro a cercarlo!

Il Giacobbe aveva una spiccata pro-pensione verso gli affari, il mercan-teggiare, negli anni ‘20 con carretto e cavallo vendeva pignate e mercanzia varia su fi no a Ponte nelle Alpi e se gli avanzava merce arrivava fi no a Longa-rone.

Verso la fi ne degli anni ‘20 acquista il primo camioncino (cosa rara a quei tempi) e lo guida Luigi Angelo Dal Col (Pin Bora) suo genero (da Reseretta anche lui), che dopo aver fatto il car-pentiere e vari altri lavori in Francia, tornato in Italia fece la patente per così guidare il camioncino del suocero nei commerci col bellunese; dopo qualche anno, nel 1929, il Pin Bora mise in piedi un chiosco a Rivalgo (frazione di Longarone) per 1 - 2 anni a cui seguì l’acquisto di un negozio in Piazza Li-bertà a Longarone, ebbe 3 fi gli Alice del 1931, Giacomo del 1933 ed Armando del 1935, quest’ultimo seguendo una forte passione per la natura è divenuto uno tra i maggiori maestri/creatori di bonsai al mondo (titolare del giardino della serenità in Tarzo).

Parte della famiglia perì nel 1963 nella catastrofe del Vajont.

L’emigrazione fu anche per Rese-retta fenomeno amaro, duro ed im-portante e che coinvolse generazioni e generazioni di tutte le famiglie del borgo che nella maggior parte dei casi si trovavano in situazioni economiche di estrema povertà (nell’800 la pella-gra fu fenomeno esteso, che più di ogni altro denotava le critiche situazioni fa-migliari) senza avere una possibilità di poter cambiare la situazione se non con il partire verso quegli Stati che qualche possibilità la davano.

Dalle emigrazioni stagionali verso gli stati dell’Europa centrale, all’emi-grazione della seconda metà dell’800 in America Latina, fi no al ‘900 con un’emigrazione volta a molti paesi in tutto il mondo, ma anche verso città italiane, si ricorda una famiglia De Martin di Reseretta partita per le bo-nifi che pontine (nel Lazio) e lì rimasta; furono veramente in tanti casi piccole e grandi epopee, storie che meritereb-bero esser raccontate e che in tanti casi non è rimasto più nessuno a poterne tramandare il ricordo, morte e sepolte col passaggio delle generazioni.

Zandonella Luigi fu Pietro classe

1903 era di Dosoledo nel Comelico superiore, dopo il militare, nel 1923 raggiunge il fratello Rocco in Svizzera per lavoro, facevano gli arrotini, negli anni successivi conosce ad una festa di italiani la fi glia di Zandegiacomo Eugenio di Auronzo e della Amalia Dal Col (Amalia Bora) di Reseretta, Zandegiacomo Augusta che nel 1929 diverrà sua moglie.

Nel 1931 vengono a Reseretta, c’è la vecchia casa di Mattio De Martin (Mattio Fosco) isolata, sulla strada per le polse in vendita, a Luigi il po-sto piace, acquistano casa, spediscono i mobili e nel 1933 la famiglia abita a Reseretta mentre lui continua a lavora-re in Svizzera in vari paesi.

Per vari anni lavorò nei dintorni di Zurigo alla “Pucher Guier” (macchine per l’agricoltura) qui avevano bisogno di operai e lui sapendo bene il tedesco ed avendo guadagnato sul lavoro la fi -ducia dei responsabili, riuscì a manda-re a Tarzo decine di contratti di lavoro, altri ne mandò poi per l’agricoltura, molte famiglie del paese benefi ciarono di queste opportunità grazie alla tran-sazione di Luigi e non erano occasioni facili da avere e molti ancora si ricor-dano cosa voleva dire a quei tempi, avere un contratto di lavoro in mano!

Lavorò, poi, in altre aziende anche tedesche nel campo dell’industria pe-sante (1938) per ritornare defi nitiva-mente a Reseretta dalla famiglia nel 1952 e cominciare una vita fatta di agricoltura e del suo vecchio mestiere: l’arrotino.

In dialetto l’affi lare oggetti si dice guar, quindi lui che era l’affi latore era il gua e da tutti in paese era conosciuto con questo soprannome anche perchè seppur per hobbi continuò questa atti-vità, aveva una bicicletta autocostruita con ruota molitoria in casa, fuori pren-deva su forbici, rasoi, coltelli...., a casa lavorava e poi riportava lui stesso i pezzi affi lati.

Quindi Reseretta ebbe per molti anni anche il proprio gua.

Questa non è che una (anche se esemplare) di quelle tante vite che me-riterebbero esser raccontate: la Mora Fosca, Amalia Bora, Lidia Bora, Cobe Pradal, Chechin Miazzo, al gua, cu-raulo, i Dal Gobbo Beca, i Zanetti Zetuza..... sembra impossibile vista adesso la borgata che potesse “conte-nere” tutta questa vita” senza quella che non siamo arrivati sicuramente a raccontare!

Anche Reseretta come le altre bor-gate era piccolo paese nel paese con le sue peculiarità date dalle caratteristi-che del posto e dall’intraprendenza dei suoi abitanti che nel tempo ne determi-narono l’impronta.

Un sincero ringraziamento per le in-formazioni ed i ricordi a Benito Zande-giacomo ed alla madre Maria Pierina De Martin, a MichelonWalter ed alla moglie Rosanna, a Zandonella Lucia-no, ad Dal Col Armando, a Michelon Franca, a Pante Amabile e Pante An-gelina.

Bruno M.

Foto del 1929, da sinistra: la Amalia Dal Col (Bora), Zandonella Luigi con la sua sposa Zandegiacomo Augusta nel giorno del loro matrimonio.

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Gennaio-Febbraio 2009 pagina 9 «Voce amica»

OPERE PUBBLICHERistrutturazione del municipioSi tratta del primo stralcio dei lavori che, complessiva-mente, porteranno alla riqualifi cazione di tutta l’area intorno alla sede municipale. L’intervento consiste nel restauro conservativo e nel consolidamento statico della struttura, della copertura, del solaio della soffi t-ta raggiunta da una nuova scala di collegamento, nella realizzazione di impianti tecnologici e servizi igieni-co-sanitari. Il costo preventivato è di 350 mila euro (113.000 € di contributo Regionale; 60.000€ un con-tributo del Bim Piave e per la parte restante il Comune accenderà un mutuo). La prima fase dei lavori, concentrati sulla parte alta dello stabile, consentirà di recuperare gli spazi del sot-totetto, rendendoli agibili e permettendo la creazione di nuovi uffi ci. Successivamente, si andrà a ristruttura-re anche il resto dell’edifi cio. La ditta Tonet s.r.l di Santa Giustina (Bl) ha vinto l’ap-palto per questo primo intervento- Il piano complessivo comprende anche lo spostamen-to della biblioteca, che sarà trasferita in un ambiente più consono e spazioso.(L’Amministrazione sta atten-dendo un contributo regionale che dovrebbe coprire interamente le spese). Le diverse modifi che che si an-dranno a compiere sull’area trasformeranno la parte re-trostante la sede comunale in una sorta di corte interna, destinata a diventare luogo di ritrovo.

Area dell’istituto comprensivo,Nei prossimi mesi cambierà decisamente aspetto anche l’area dell’Istituto Comprensivo, dove sarà attuato un progetto che ne consentirà la sistemazione defi nitiva, per il quale è già stato raggiunto un accordo con la Banca Prealpi.

Ponte di CastellichE’ cominciato l’intervento per la sistemazione del-l’incrocio in località Castellich che prevede la realiz-

zazione di una nuova intersezione a raso tra la strada provinciale 635 e la via Castellich. Per coprire le spese dell’importante opera sono stati messi a bilancio com-plessivamente 475 mila euro (245.000 € quale con-tributo della Regione, 100.000 € per opere da Veneto Strade, il resto sarà a carico del Comune). In questo progetto è prevista anche per la messa in sicurezza del-la strada che da località Fornaci arriva a Nogarolo.

Strada di MondragonE’ prevista la sistemazione della strada Corbanese - Mondragon, dove lo scorso dicembre si è verifi cata una frana. Le piogge incessanti hanno causato un gran-de smottamento che aveva interessato la carreggiata, rimasta allora chiusa al traffi co per diversi giorni e probabilmente lo sarà anche nei prossimi se continua a piovere. Per intervenire in questa zona ed in altri tratti del percorso, la Provincia ha stanziato una somma di 90 mila euro.

Nuovi marciapiedi a TarzoSono pronti i nuovi ed eleganti marciapiedi lungo via Roma. Con l’intervento si è sistemata ed allargata la carreggiata e sono stati realizzati i necessari parcheggi. I lavori, totalmente a carico del Comune, sono venuti a costare circa 110 mila euro. Vari ritardi nella esecu-zione dell’opera sono imputabili al maltempo ed alle modifi che che si sono rese necessarie in corso d’ope-ra, soprattutto nella parte in cui i nuovi marciapiedi, a sbalzo, hanno interferito con l’area della parrocchia.

Marciapiedi a Fratta e Colmaggiore.L’opera avrà un costo complessivo di 595 mila euro, di cui 150.000 € dai dividendi Asco Piave, 267.750 € da un contributo regionale, fi nalizzato alla realizzazione di quest’opera, per la parte restante il Comune ha ac-ceso un mutuo. Sono in fase di elaborazione i progetti defi nitivi ed i lavori che collegheranno le due località ai marciapiedi della Corona partiranno tra la fi ne del-l’anno corrente e l’inizio del 2010.

Notizie dal Comune ww.comune.tarzo.tv.it

ELEZIONI EUROPEE, AMMINISTRATIVE E REFERENDUMA cura di Francesco Introvigne – Responsabile Area

Si svolgeranno sabato 6 (15-22) e domenica 7 giugno 2009 (7-22) le Elezioni Europee, con l’accorpamento delle Elezioni Ammi-nistrative (quest’ultime non interessano il nostro Comune). Non è stata ancora fi ssata, invece, la data del Referendum: si sta discuten-do tra l’accorpamento del 6-7 ed il 14 giugno. Voteranno in Italia, nei rispettivi Comuni di iscrizione, gli elettori residenti (APR), mentre voteranno all’estero, per corrispondenza, gli elettori residenti all’estero (AIRE). L’attuale corpo elettorale risulta così formato:

Comune di Tarzo Elettori Elettrìci Totale.

Votanti a Tarzo (APR)

1724 1935 3659

Votanti all’estero (A.I.R.E.)

333 306 639

TOTALE 2057 2241 4298

Prima riunione del nuovo co-mitato biblioteca comunale con-vocato dall’assessore alla cultura Andrea De Polo. Erano presenti i membri eletti dal Consiglio Co-munale: Roberta Tomasi, Davide Curreri, Carla Candiani, Luciano Cesca, Valeria Azzalini, Renata Sopracordevole Lanzi, oltre ai rap-presentanti delle Associazioni e gruppi organizzati presenti sul ter-ritorio. Roberta Tomasi è stata no-minata presidente, Davide Curreri vice presidente, Carla Candiani se-gretaria. Il nuovo Comitato affi an-cherà da subito i sodalizi attivi nel Comune per lo svolgimento delle varie iniziative culturali e sociali. Primo appuntamento in calendario è stata la mostra del libro, resa pos-sibile grazie alla partecipazione di una decina di volontari. Un succes-sivo incontro del comitato si è svol-to il 4 febbraio in sala consiliare,

C O M I TAT O B I B L I O T E C AC O M I TAT O B I B L I O T E C Adove è stato formalizzato - assieme alle associazioni - il calendario del-le manifestazioni per tutto il nuovo anno 2009, disponibile anche sul sito internet del comune.

Mostra del libro e letture animate

Anche quest’anno, in concomi-tanza con la festa della Candelora l’assessorato alla cultura e la Bi-blioteca Comunale hanno organiz-zato la Mostra del Libro. Nono-stante i venti di crisi le vendite sono andate molto bene. Sicuramente un buon incentivo per gli acquirenti è stato lo sconto del 30% applicato sui prezzi di copertina. I tarzesi hanno avuto a disposizione più di 1800 titoli fra novità letterarie, di-zionari, manuali, romanzi e grandi classici; cui va aggiunto l’ango-lo dedicato agli autori locali, ove sono state messe in vendita anche opere di diffi cile reperimento.

Considerato che in paese non vi è una libreria, la Mostra del Libro si conferma un’ottima opportunità, anzi, un vero appuntamento da non perdere per la popolazione di Tar-zo!! Un particolare ringraziamen-to va a tutti i volontari che hanno lavorato molto e con particolare dedizione per la realizzazione di questo evento.

Mercoledì 28 Gennaio, in occa-sione della mostra del libro, si è svolta l’iniziativa “Letture Ani-mate” rivolta ai bambini della scuola materna ed elementare. Le nostre lettrici, Alessandra, Carla, Caterina, Daniela e Nives hanno raccontato e recitato storie e sce-nette sul carnevale, tra le quali la bella e spesso dimenticata storia dello zio Tonto, meglio conosciu-to come Barba Zhucon. Dopo aver allietato i bimbi, il pomeriggio si è concluso con un dolce rinfresco per tutti a base di biscotti, casta-gnole, crostoli e frittelle.

La partecipazione è stata molto numerosa e, visto l’entusiasmo da parte dei piccoli spettatori, già si prevedono altri incontri di letture animate in biblioteca nel prossimo futuro.

Daniela F. Vianbibliotecaria

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pagina 10 Gennaio-Febbraio 2009«Voce amica»A

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IN PREPARAZIONE DELLA PASQUA

Proponiamo il calendario delle cele-brazioni eucaristiche e liturgie che ci accompagneranno nel cammino ver-so la S. Pasqua:

♦ Ogni venerdì dal 27 febbraio alle 16.30, in chiesa, Via Crucis per bambini ed anziani.

♦ Venerdì 27 marzo alle 20.30, si svolgerà nella nostra parrocchia la Via Crucis Foraniale animata dai Gruppi Giovani Parrocchiali della “Vallata”. Si partirà dalla chiesetta di S. Rocco in Resera per giungere alla Chiesa Parroc-chiale di S. Bartolomeo Aposto-lo. Il tema prescelto è: “La Via Crucis della Solidarietà”. Pre-siederà il rito don Ezio Segat As-sistente Commissione Giovani “La Vallata”. Tutta la comunità è invitata.

La settimana santa5 aprile - Domenica delle Palmeore 9,15 Benedizione dei rami di olivo e processione dalla canonica. Santa MessaLunedì – Martedì – Mercoledì SantoOre 16 – 18,30 Santa Messa ed Adorazione 9 Aprile - Giovedì Santoore 8,30 in Cattedrale per la Santa messa crismale.ore 18 S. Messa in Coena Domini10 aprile - Venerdì Santo – Astinenza e digiunoore 15 a Corbanese celebrazione della passione e morte di Gesù

Ore 17 via Crucis11 aprile - SABATO SANTO – a Corbanese Veglia pasqualeOre 20 Liturgia della Luce, della Parola, Battesimale e Liturgia Eucaristica (S. Messa)

DOMENICA DI PASQUAOre 9,30 Santa Messa Solenne di Pasqua13 aprile - Lunedì di Pasqua 9,30 Santa Messa

UN PANE PER AMOR DI DIO: ricordarsi di portare le vostre scatolette durante la Settimana Santa.

“…GIOVANI: VOI SIETE IL SALE E LA LUCE…VENITE E VEDRETE…”E’ ripreso nel nuovo anno, con gioia ed impegno il percorso foraniale di preghiera per giovani. Venerdì 23 gennaio, ci siamo incontrati nella chiesa parrocchiale di Tarzo soffermandoci sul tema della Giornata Mondiale della Gioventù di Toronto 2002: “Voi siete il sale della terra e la luce del mondo”. Attraverso le varie tappe della veglia e con l’aiuto di alcuni segni tra cui il sale, la luce e la terra abbiamo cercato di capire che Lui ha fi ducia, ripone delle speranze in noi e noi non possiamo deluderLo. Egli ci chiama a seguirLo, senza esitazioni, diffondendo a quanti incontriamo la Sua Parola.Venerdì 20 febbraio invece ci siamo radunati nella chiesa di Premaor (Miane). Il tema scelto è tratto della G. M. della G. di Parigi 1997: “Maestro, dove abiti? Venite e vedrete”. In questa occasione abbiamo meditato su dove abita Gesù? Egli è presente nelle varie situazioni che la vita mette davanti ogni giorno. Egli ci invita ad andare a vedere, a conoscerLo ed amarLo..Il prossimo appuntamento: la Via Crucis Foraniale Giovanile (vedi preparazione alla santa Pasqua)Auguro a tutti i giovani e alle loro famiglie una buona Quaresima e una serena S. Pasqua. Valentina

Gita a Sirmione e PeschieraIl Gruppo Ricreativo or-ganizza per DOMENICA 31 MAGGIO la gita an-nuale a SIRMIONE e PE-SCHIERA del GARDA. Per info 0438/584938 e 0438/587023.

Pozzo di S. Patrizio Sono in corso le operazioni di raccolta oggetti e “dona-zioni varie” per il Pozzo di S. Patrizio che verrà orga-nizzato in occasione delle fe-stività di San Bartolomeo, la parrocchia ringrazia fi n d’ora il buon cuore di quanti parte-ciperanno alla raccolta, alla gestione e soprattutto offri-ranno gli oggetti. Anche nel periodo della crisi, trovere-mo tutti un buon motivo per partecipare a buone opere.

Ricordiamo i 95 anni compiuti da Andrea Grego-letto e gli facciamo i nostri migliori auguri.

Brevi di cronaca

Ricordo

POSSAMAI ANTONIO

14 /09/1938 13/02/2008

E’ già passato un anno da quando ci hai lasciati…Fi-nisce la vita terrena rimane viva la luce del tuo ricordo che ci accompagna ogni gior-no. Viviamo con la certezza che non siamo soli e da las-sù tu e il nostro caro Eros ci guardate e ci guidate con sin-cero amore. La famiglia

NA CAMINADA A REFANTA

Dovunque tu sia de star,tu vede che sto paese lè fat par

caminar.Se na matina tu parte dal Talpon e tu va do verso al mulintu gira a sinistra prima de ‘ndar fora

confi n.A lè un troi stret,e con na sudada tu riva su al casinet.Tu te senta sue banche, che là lè un

posto ciettu varda sote e tu vede al mulinet.Continua sua cresta a caminare davanti le case dei Tomasi te toca

passar.Continuando su quea crestaa destra tu vede al col dea Mondaresca.Sentete un sciant, poda al bachet e

varda lontanda ‘na banda lè Pieve, da quel’altra

Vittorio e davanti Conaian.Co tu sé destracà, tu ciol su al to

bachet e tu torna caminardavanti le urezie tu à da pasar.Ades lè tuta riva in doe con quatro pas tu se rivà.Tu vede le case de Pol e al capitelal bivio del Talpon lè ancora quel.

Pino

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Gennaio-Febbraio 2009 pagina 11 «Voce amica»La Voce di Corbanese

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seFESTA DELL’EPIFANIAMartedì 6 gennaio giorno dell’Epifania e della Santa Infanzia, nel pomeriggio don Angelo ha riunito in chiesa i bambini accompagnati dai genitori e nonni per una benedizione speciale. Prima ha accolto un bambino che domenica 11 gennaio ha ricevuto il santo battesimo, ha, infi ne, benedetto i bambini che si sono riuniti intorno all’altare ed hanno dato un bacio a Gesù bambino. Al termine della celebrazione alcuni ragazzi di 5 elementare, con l’aiuto delle loro mamme, hanno rappresentato con semplicità la na-scita di Gesù.

Francesco Borsoi

CALENDARIO LITURGICO QUARESIMALEOgni venerdì in chiesa via crucis- Ore 15,30 per donne e bambini

- Ore 20 per giovani ed adulti

BATTESIMI1. Collodel Ettore di Mirko e Polo-ni Chiara. Nato a Vittorio Veneto il 23 ottobre 2008 e dopo il rito di ac-coglienza celebrato il 6 gennaio 2009 viene battezzato il giorno 11 gennaio 2009.Padrini: Tomasi Marianna e Michele Battiston.

NELLA CASA DEL PADRE

1. DE BASTIANI SEVERINO fu Sebastiano e Baldassar Angela. Nato a Tarzo il 14 agosto del 1914, da ado-lescente emigrò a Napoli e poi come aviatore militare a Ciampino. Par-tecipò alla guerra di Abissinia. Nel 1950 si sposa con Lina Zuanella, fi -glia del podestà di Tarzo Augusto, e ebbe la gioia dei fi gli Gianfranco e Fanny. Condusse una vita di lavoro, come autista in vari cantieri e presso

le fornaci di Revine. La malattia e gli anni piano piano, quasi di nascosto, minavano la sua fi bra e dopo alterne speranze l’olio della sua esistenza si è consumato presso l’Istituto Padre Pio. Concluse il suo viaggio terreno a 94 anni, il giorno 4 gennaio 2009. Il suo funerale venne celebrato nella chiesa di Corbanese il giorno 9 gennaio con

grande parte-cipazione di amici e co-noscenti. Ora riposa nel cimitero di Tarzo.2. ZANDE-GIACOMI ALBINA fu Vincenzo e fu Emilia Mar-chetti, ved. di Antonio M o r a n d i n . La sua lunga

vita di 96 anni fu intessuta di lavoro e di impegno familiare, di amore e se-renità. Accettava la battuta di spirito e la sottile ironia. Finché ha potuto ricevette la Comunione ogni mese. Poi vennero le giornate di solitudine, sempre arricchite dalla fede; la salute diventò fragile ed Albina bisognosa di attenzione e cure. Concluse il suo viaggio terreno il 6 gennaio 2009 ed il suo funerale si celebrò il giorno 8 gennaio e poi accompagnata al nostro cimitero in attesa della resurrezione

come assicura la nostra fede.3. STRINGHER ANTONIO fu An-gelo ed Amabile Battiston. Coniugato con Adelina Salvador concluse la sua esistenza a 80 anni il 16 gennaio 2009. Persona molto religiosa e praticante, buono di animo e carattere, molto vi-cino al fi glio Domenico e alle persone che avevano bisogno. Dava spesso il suo contributo per le adozioni a di-stanza, in accordo con la moglie. La sua salute fu un alternarsi di speranze e sofferenze e nell’ultimo periodo fu ospitato presso l’Istituto Padre Pio. Il suo funerale venne celebrato nella no-stra arcipretale il giorno 19 gennaio, reso solenne dalla partecipazione della Schola Cantorum e poi accompagnato al cimitero.4. CASAGRANDE ALDO di anni 70, celibe. Una vita riservata, di la-voro e piccoli servizi. Morì in modo improvviso il 15 gennaio 2009 ed il suo funerale fu celebrato il giorno 17 gennaio nella nostra chiesa arcipretale e poi tumulato nel cimitero di Madon-na di Loreto. 5. DE MARTIN EMMA ved. De Coppi Alfonso, di 95 anni. Trascorse la vita prima a Rolle, poi Reseretta, a Tarzo e Corbanese. Nella vecchiaia fu ospite della casa di riposo di Cone-gliano e poi di Tarzo dove mori in vil-la Bianca il giorno 20 febbraio 2009. Donna discreta e buona, riservata nei suoi sentimenti ed affetti. Affrontò diffi coltà e tristezze con serenità e dignità. Le esequie religiose furono

celebrate il giorno 23 febbraio nella nostra parrocchiale e poi tumulata nel cimitero di Tarzo dove riposa il ma-rito.6. ZAVA ETTORE fu Giuseppe e Regina Paolin, coniugato con Zanet-te Carmela. Fu sempre legato da un grande amore per la famiglia, per le due fi glie e per i nipoti. Concluse la sua esistenza il 22 febbraio 2009 a 86 anni: chi semina bene raccoglie buoni frutti. La sua attività di camionista lo condusse in varie parti d’Italia, per al-cuni anni fece anche il servizio per le scuole di Tarzo. Il suo funerale venne celebrato il 24 febbraio nella nostra arcipretale con numerosa partecipa-zione di fedeli e poi accompagnato al cimitero di Madonna di Loreto.7. SANTINI GIOVANNI di anni 70. Nato a Venezia il 4 gennaio 1939 ri-cevette le basi di buona educazione presso il collegio Cavanis e poi, sem-pre a Venezia, si laureò in Economia e Commercio all’Università Ca’ Fo-scari. A Corbanese risiedeva, da circa 10 anni, insieme alla moglie Rosanna Alaimo ed ai fi gli Francesco e Marti-na. Uomo discreto, lavoratore preciso, riservato nei suoi sentimenti, affrontò con serenità e dignità le diffi coltà del-la vita e la malattia che pose termine alla sua esistenza. Morì il 22 febbraio 2009 lasciando nel dolore la moglie ed i fi gli. Il suo funerale fu celebrato il giorno 25 febbraio e poi tumulato nel nostro cimitero.

ANAGRAFE ANAGRAFE

ORARI PER LA SETTIMANA SANTA

5 aprile - Domenica delle Palme ore 10,30 a Corbanese benedizione degli olivi e processione ore 15,30 – 17 Inizio Adorazione eucaristica e vesperiLunedì – Martedì – Mercoledì Santo ore 8,30 Santa Messa ed inizio adorazione fi no alle ore 11,30 ore 15 – 18 Adorazione e canto dei vesperi9 Aprile - Giovedì Santo ore 8,30 in Cattedrale con il Vescovo per la Santa messa crismale. ore 19,30 S. Messa in Coena Domini e accoglienza dei sacri oli

consacrati dal Vescovo al mattino.10 aprile - Venerdì Santo – Astinenza e digiuno ore 15 celebrazione della passione e morte di Gesù.. La celebrazione si svolge in tre parti: 1° liturgia della Parola, 2° ado-

razione della Santa Croce, 3° Comunione dell’Assemblea. Bacio del Crocifi sso: Medita e Prega in silenzio.

ore 20 Solenne via Crucis fi no al Calvario – Ornare la case con i lumini.

11 aprile - SABATO SANTO – Veglia pasquale ore 20,30 Liturgia della Luce e della Parola, Liturgia Battesimale ed

Eucaristica (S. Messa)DOMENICA DI PASQUAorario festivo con solenni celebrazioni alle ore 7,30 e 10.45 sante Messe a Corbanese13 aprile - Lunedì di Pasqua ore 7,30 e 10,45 sante Messe a CorbaneseDurante la Messa delle 10,45 verrà celebrato il BattesimoCONFESSIONI: prima delle sante messe o durante il periodo di ado-razione. Sabato Santo confessore straordinario.UN PANE PER AMOR DI DIO: ricordarsi di portare le vostre scatolet-te durante la Settimana Santa.

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GRUPPO ALPINI

Programma anno 2009

Gennaio: il giorno 5 panevin, il 25 Commemorazione Batta-glia di Nikolaiewka ed il 30 Assemblea soci

Febbraio: il 14 Banco Farma-ceutico ed il 24 Ultimo di carnevale

Marzo: l’8 assemblea delegati al “Dina Orsi” di Coneglia-no, il 22 Festa di San Giu-seppe.

Aprile: il 4 pulizia del Calvario, il 19 a Collalto per il 40° del Gruppo, il 25 anniversario della Liberazione e a Mare-no per il 50° del Gruppo.

Giugno: il 2 Festa della Repub-blica, il 21 Annuale Gita Al-pina ed il 28 a Cima Vallona per il 42° anniversario.

Luglio: il giorno 5 a Col di Nava per il 60° raduno na-zionale.

Agosto: il 30 annuale pranzo alpini.

Settembre: il 6 a Cison per il 38° Raduno al bosco Penne Mozze ed il 27 a Rovigo per il raduno Triveneto

Ottobre: il 15 anniversario Fondazione truppe alpine, a metà mese castagnata per le scuole materne ed elementa-ri.

Novembre: l’8 Anniversario della Vittoria e delle FF.AA., l’11 San Martino, il 21 Santa Messa e cena sociale ed il 28 colletta alimentare.

Dicembre: il giorno 5 Cena se-zionale ed il 24 Santo Natale con distribuzione pinza e vin brulè.

CLASSE 1939 in festaSabato 28 febbraio noi settantenni di Tarzo ci siamo ritrovati per festeggiare questo importante traguardo della nostra vita. La giornata di festa è iniziata con un ringraziamento al Signore partecipando, quindi, alla Santa Messa celebrata nella parroc-chiale di Corbanese dal parroco don Angelo Lucchetta. E’ poi proseguita con un allegro convivio in un rinomato ristorante del Felettano, ove fra succulenti piatti e canzoni dei nostri “fa-volosi anni 70”, le ore sono trascorse piacevolmente con qual-che nostalgia nel ricordare il passato e le persone care che non sono più tra noi, ma anche la gioia per la vita vissuta. Ci siamo, infi ne, salutati augurandoci un prossimo incontro, in attesa del traguardo degli 80. Classe 1939 – N.

Mario e Palmira hanno festeggia-to il loro 50esimo anniversario di matrimonio. Prima, con una santa messa, è stato ringraziato il Signo-re per i tanti anni trascorsi insieme e chiesta la grazia di viverne tan-ti ancora in buona salute. Poi la giornata è stata festeggiata con un pranzo con fi gli, nipoti, parenti ed amici.

Congratulazioni

ed auguri

dalla comunità

parrocchiale

a tutti questi

sposi cristiani.Piero e Liliana Battiston

Il 27 dicembre l’alpino Siro GALLON con la moglie Cesarina RE-DIO, hanno celebrato il loro 50° di matrimonio attorniati dai fi gli, nipo-ti e parenti. Nello stes-so giorno anche la fi glia Antonietta con Battista ha festeggiato il 30° anni-versario, mentre la fi glia Patrizia con Claudio il 25° anno di matrimonio. Si sono riunite tre date importanti, per ringrazia-re il Signore con una san-ta messa nella chiesa di Corbanese, e per festeg-giare l’amore duraturo e gioioso che li ha tenuti uniti in questi anni.

Nozze d’OroNozze d’Oro

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Gennaio-Febbraio 2009 pagina 13 «Voce amica»

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seAL ME PAESE Se caminando vae su par CastagneraE me sente su un prà,Vede tut Corbanese come chel’stà.

Al vede coi oci de cinquanta ani prima:Era na cesa, e qualche casa, ciara da basE in zima.

Ades a lè bele case e qualche capannon(i è bruti), ma col so lavoro, àl fi tùalLè diventà pàron

Lè anca na costa col Calvario, e lè un bel veder.Che tuti intorno i vorìa averStò paese, lè un dei pì beiDove che vien ùa, fruti e fi ghi, anca quei.

Al calt e al frèt no lè de stì posti quaE al càivo ghe lo ason a chi che lo à.Cossì quando che vae in giro par al mondo a vardarGhe dighe a tuti che al me paese lè al pì bel star.

Pino

Anche quest’ anno, il Gruppo alpini Corba-nese insieme con la Pro loco, hanno organiz-zato il “pan e vin”. I lavori per la realizza-zione di questo evento è iniziata negli ultimi giorni del 2008 quando, con l’ausilio di tre trattori abbiamo cominciato la raccolta della legna da ardere e che ci ha visti impegnati per un giorno.Successivamente è stata la volta della co-struzione fi sica del falò che è stato realizzato con l’opera di uno speciale mezzo modifi ca-to apposta per tale uso.Naturalmente anche quest’anno ci siamo ri-trovati per organizzare e preparare tutto ciò che serviva, allo svolgimento della serata, tra cui salsiccie, muset ecc…L’accensione del Panevin è stata preceduta dalla cerimonia di benedizione del fuoco presso la chiesa di Falzè di Piave che da qui prelevato attraverso delle fi accole è sta-to portato di corsa da otto marciatori fi no a Corbanese. Quest’anno, a differenza dello scorso siamo stati aiutati dal tempo che sì era

freddo, ma tutto sommato bello, ed infatti la gente si è presentata molto più volentieri.Il Gruppo alpini e la Pro loco intendono ringraziare tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno contribuito affi nché tutto si svolgesse nel verso giusto.

Panevin 2009

Ricordi

Piovesana Ircano 26.08.1928 – 21.02.2008

Sembra Ieri, ma è già passato un anno dalla tua scomparsa. Avrei molte cosa da dirti, ma non trovo le parole giuste. Ti dico solamente che manchi a tutti noi.Con affetto i tuoi cari.

* * *

Giuseppe Antiga

Caro Bepi, tante cose sono cambiate da quan-do ti addormentasti una sera di marzo cinque anni fa. E’ strano, ma più passa il tempo e più ti sentiamo vicino, come se tu fossi qui con noi.

E’ la forza del tuo amore, della tua musica, del tuo sorriso che è anco-ra viva nei nostri cuori e ci fa vive-re così con te, per sempre. CiaoTua moglie Delia, i fi gli Roberto, Annarosa e Carlo ed i tuoi tanto amati nipoti Gilberto, Laura, Enri-co, Ludovico e Filippo.

* * *

Stringher Domenico ed Antonio

Dopo poco più di due anni papà Antonio ha raggiunto il fi glio Do-menico.Siete sempre nel cuore dei vostri cari.

Campardo GiovanniAll’improvviso mi svegliai, era solo un sogno ….ma uno dei più belli che avessi mai fatto. E il pensiero volò subito a te, alla tua immagine. Tu, così alto, bello e forte. Tu, che stringevi la mia manina così picco-la e fragile che tanta voglia aveva di crescere. Io e te, mano nella mano, a passeggiare in silenzio, quel si-lenzio che mi faceva sentire al si-cura. Gli occhi brillavano di gioia, con te nulla di brutto mi sarebbe accaduto. Quegli occhioni che si incantavano quando raccontavi le storie fantastiche che leggevo sui libri di scuola: la campagna di Rus-sia combattuta al gelo, il rientro in Italia a piedi e con una medaglia al valore; la guerra in Etiopia e la se-conda guerra mondiale.Quelli occhioni brillavano perché eri tu, nonno Nani, ad averle vissu-te tutte quelle storie ….. e, poi, altre che abbiamo vissuto insieme. Le giornate al parco giochi, le partite a carte, dove tu, barando, perdevi pur di vedermi ridere. Ricordo il tuo sorriso quando abbiamo tolte le ro-telline dalla mia adorata bicicletta rossa. Sono trascorsi dieci anni da

quando te ne sei andato, ma quelli occhioni non hanno mai smesso di brillare, perché ti ricordano così, perché ogni giorno ti vedono così e sentono, ancora, i tuoi abbracci e le tue storie, perché sentono che ci sei ed ogni giorno continui a tenermi per mano.

Miriam

Grosso GiulioCaro nonno sono già due mesi che non sei più tra noi. Mi ricordo che un giorno nelle nostre passeggia-te abbiamo visto passare un aereo nel cielo e tu dicesti: io un giorno lo prenderò quell’aereo ed andrò in cielo. Ricordo, anche quando si andava in passeggiata da soli per prendere i fi chi per la nonna. Ci manchi tanto, in particolare alla nonna.Caro nonno, terrò sempre caro il braccialetto che tu mi hai regalato e sono sicura che mi porterà sem-pre fortuna. Ti ricorderò sempre e ti porterò sempre nel mio cuore. Ti voglio un bene grande come l’Uni-verso. Tua nipote Sara

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pagina 14 Gennaio-Febbraio 2009«Voce amica»

ORME DI PACESono le impronte di Gesù che abbiamo seguito con i ragazzi dell’ACR in questi mesi di gen-naio e febbraio per capire cosa possiamo fare per realizzare la Pace.Nel mese di gennaio, tradizionalmente dedica-to alla pace, ci siamo avvicinati alla fi gura di

San Francesco, grande esempio di amore e di fratellanza, con sce-

nette e racconti che ci hanno condotto a rifl ettere anche sui problemi e sulle necessità del mondo d’oggi. Questo lavoro si è concretizzato in un cartellone e uno slo-gan che è stato portato alla festa della pace che si è svolta domeni-ca 25 gennaio a Soligo. Purtroppo la presenza dei ragazzi di Tarzo è sta-ta molto limitata e questo è davvero un peccato in

quan- to la festa è riuscita molto bene e i ragazzi presenti, fra tanti giochi e di-vertimenti hanno interiorizzato l’importanza della collaborazione per risolvere i problemi e portare la pace. La prima domenica di febbraio, come ogni anno, è “la giornata per la vita”; in questa oc-casione i ragazzi dell’ACR e tutti gli aderenti all’Azione Cattolica propongono l’iniziativa “un fi ore per la vita”. Dopo la Santa Messa sono state vendute delle primule il cui ricavato viene devoluto alla casa Mater Dei di Vittorio Veneto che aiuta le giovani madri in diffi coltà.Durante la quaresima con i ragazzi dell’ACR affronteremo il tema dell’importanza dell’ac-qua prendendo in esame la realtà brasiliana dove l’acqua è davvero un bene prezioso per la sua scarsità.Invitiamo tutti i ragazzi delle elementari e delle medie a partecipare il sabato pomeriggio dalle 15 alle 16 alle attività dell’ACR.T

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«Voce amica»Voce Amica Tarzo www.parrocchiaditarzo.itwww.parrocchiaditarzo.it

I LAVORI IN PARROCCHIA

CARRO MASCHERATO:

“ALLEGRA FATTORIA”Scuola dell’Infanzia di Tarzo

Il gruppo dei “papà” che hanno i loro bambi-ni alla scuola e ..., non solo, hanno preparato il bellissimo carro della “Fattoria”. La Fatto-ria è il tema didattico che la scuola sta ela-borando di giorno in giorno in questo anno scolastico. I bambini sono molti affascinati dagli anima-li e dal loro mondo ...Il tema: L’Allegra Fattoria rappresenta, in-fatti, un luogo privilegiato di una realtà “ac-cessibile e ricca” sia dal punto di vista emo-tivo che conoscitivo.In questo carro i bambini si sono mascherati

volentieri da animali della fattoria e vi hanno partecipato con gioia e allegria insieme ai loro genitori.Un grazie va a tutti questi papà che hanno collaborato per la realizzazione di questo progetto, collaborando con la scuola, in un contesto di festa paesana nel clima di carnevale.

sr. Leontina F.

Consiglio pastorale parrocchiale- Nella nostra comunità, a causa della crisi in atto, ci sono diverse famiglie (tarzesi) che sono in dif-fi coltà e che hanno “bussato alla porta della par-rocchia” per chiedere aiuto. Persone che non avreb-bero mai pensato di trovarsi in questa situazione, ma la crisi le ha davvero colpite. Esse chiedono il nostro aiuto per poter tirare avanti dignitosamente fi no a quando non potranno ritornare alla normali-tà. Sono famiglie che hanno bambini, che hanno un mutuo per la casa da pagare. La parrocchia sente il dovere di aiutarli, sia con una raccolta di generi alimentari, che con offerte di denaro. Le offerte si ricevono in canonica interpellando il parroco Don Francesco. Anche la comunità ha il dovere morale di aiutare il prossimo nel limite delle possibilità. Cerchiamo di pensare a queste famiglie che stanno vivendo un disagio che può succedere a qualsiasi persona. Questo è il momento di mettere in atto la carità cristiana. FEDE, SPERANZA, CARITA’: Una comunità annuncia ciò che celebra e celebra ciò che vive. Il vissuto quotidiano non può esse-re qualcosa di diverso da ciò che è l’ascolto della Parola di Dio, che ci insegna ad amare il prossimo. Donare è gioia.- Il C.P.P. di Tarzo, insieme alle parrocchie di Re-vine - Lago, Arfanta e Corbanese, ha pensato di fare degli incontri quaresimali come lo scorso anno. Un incontro in ogni singola parrocchia, in ogni serata partecipa un parroco diverso che farà da relatore. Il primo è stato fatto da S.E. il Vescovo nella chiesa di Lago sul tema “Anno Paolino - II Battesimo”, ovvero la riscoperta del nostro batte-simo. Presenza assai gradita, l’incontro era aperto a tutte le parrocchie della Vallata. L’anno Paolino ed il Battesimo è il tema che stiamo sviluppando anche a livello di Piano Pastorale. I prossimi incontri alle ore 20,30: lunedì 9 mar-zo nella chiesa di Arfanta, lunedì 16 a Tarzo, lune-dì 23 marzo a Corbanese e lunedì 30 a Revine.Speriamo che questo cammino spirituale possa es-sere di aiuto a molti. Gli incontri sono aperti a tutta la comunità e ci auguriamo siano graditi e parteci-pati come lo sono stati lo scorso anno.- Le persone che abitualmente (e gratuitamente ) puliscono la Chiesa chiedono urgentemente un aiuto per poter fare una “bella pulizia pasquale”. A causa dei lavori di restauro la Chiesa necessita di una pulizia straordinaria. Anche questo è un ser-vizio che rientra nell’ambito della Carità cristiana. Fino ad ora le persone sono state poche e sempre quasi le stesse, ora chiedono un aiuto concreto: per informazioni contattare la Signora Meneghel Erminia di Fratta.Un sincero ringraziamento va ai nostri cari lettori per tutto quello che verrà fatto in merito alle due proposte di aiuto.Nel salutarvi ricordiamo che: “La via della croce non è cosa di altri tempi, ma essa esiste ancor oggi nella vita di uomini e donne che, coinvolti nella sofferenza fi sica o morale, tormentati da eventi negativi quali miseria e degrado, si sentono soli e indifesi. Gente che vive ai margini delle nostre moderne società che si fanno chiamare civili? La via della croce è l’abbandono e la solitudine di molti anziani, di giovani e di bambini, che vivo-no al di fuori di questa ‘maledetta’ società devota al consumismo, devota al dio denaro, devota allo sballo, ecc. Ma tutte queste croci non sono che un ‘vessillo di speranza e di salvezza’ perché anche Gesù Cristo le ha portate tutte per Noi”. Un cordiale saluto dal C.P.P.

NUOVI PRESTITI GRAZIOSI RICEVUTI: N.11 € 1.000; N.12 € 1.000; N.13 € 10.000; N. 14 € 3.000.A tutti i donatori viene rilasciata specifi ca ricevu-ta numerata e fi rmata; la restituzione non avverrà prima di 24 mesi (salvo necessità particolari).

Il Contributo, come “erogazione liberale” di Dit-te e Imprese, usufruisce del benefi cio fi scale de-ducibile dal reddito d’impresa.

Modalità per la contribuzione:

1) Direttamente in Canonica da parte di persone maggiorenni o rappresentanti di enti ed asso-ciazioni. (tel.0438 586205).

2) Con bonifi co bancario, a favore della Parroc-chia di Tarzo, presso la B.C.C. Prealpi di Tar-zo, le fi liali della Prealpi o la propria Banca, con le seguenti coordinate:C/C n.15584 intestato a “Parrocchia della Purifi cazione della Beata Vergine di Tarzo”IT69 A0890462130000000015584. Portare, poi, la ricevuta del bonifi co in Canonica.

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Gennaio-Febbraio 2009 pagina 15 «Voce amica»

Pronti…mezzo…via…si parte con la 20a edizione della Festa della Candelora che la Pro Loco di Tarzo organiz-za con il patrocinio dell’Amministrazione comunale. - Apre la manifestazione sabato 24 la premia-zione del concorso di disegno per le Scuole Medie, arrivato alla 10a edizione. I ragazzi si sono espressi in maniera notevole, anche grazie al validissimo supporto dell’insegnan-te, dimostrando padronanza della materia e realizzando ottimi lavori con colori e pen-nelli. Buoni anche i lavori della scuola ele-mentare. Presenti i sindaci di Tarzo e Revine Lago Bof e Zardet.- Domenica 25, in collaborazione con il Car-nevale di Marca si è svolta la 27 a sfi lata di carri Mascherati. Vasco Rossi cantava “Una splendida giornata” ma dobbiamo dire che e stata una giornata perfetta per noi e per Tarzo: sole, caldo, bancarelle con prodotti e

specialità, tantissima gente lungo il percorso divertita dal passaggio dei carri mascherati. Anche questa una maniera per promuovere il turismo.- Il sabato successivo, organizzato in colla-borazione con l’assessorato alla cultura del comune, si è svolto l’incontro con l’autore Franco De Biasi che ha presentato il suo libro dal titolo “MIANE NELLA GRANDE GUERRA”. Grande passione e un grande la-voro racchiuso in queste pagine che meritano di essere scoperte da tutti. Bravo Franco!- Domenica 1° febbraio presso la palestra comunale c’è stato un incontro di Basket in maschera; anche questo è carnevale. La Festa Patronale ha il suo culmine lunedì 2 febbraio, giorno della Candelora, con le S. Messe e la benedizione delle candele. Tanta gente in particolare ragazzi, anche, per la presenza di un grandioso parco giochi allestito nell’area adiacente le scuole. La

giornata si è conclusa con l’estrazione dei numeri vincenti della lotteria. Un appunta-mento attesissimo da molta gente vista anche la portata dei premi (…e che premi!!!) e la quantità di biglietti venduti.Il tutto come sempre condito dalle nostre specialità gastronomiche, rinomate in tutta la Marca e dai buonissimi crostoli prearati dalle nostre cuoche.- Durante tutta la festa è rimasta aperta la mo-stra del libro presso le ex scuole elementari, Un record di presenze. Un ringraziamento va a tutti i volontari che hanno garantito questo servizio.- Un grazie va alle Associazioni del Comu-ne che si sono impegnate nella vendita dei biglietti della lotteria, cogliamo l’occasione per ricordare che il Consiglio ha deciso di aumentare ad un euro per ogni biglietto ven-duto la quota a favore delle stesse Associa-zioni. (All’Asilo di Tarzo 2000 €, a quello di Corbanese 1500, all’AC Vallata 2250,

all’UC Vallata 600, all’AC Tarzo Revine-Lago 1500, al Volley Tarzo 1000 €.) Anche quest’appuntamento fa della nostra una Pro Loco sempre attiva e attenta non solo alle feste, ma anche alla cultura e alla solidarietà del nostro territorio.Come sempre un grazie a tutti coloro che col-laborano alla buona riuscita delle nostre ma-nifestazioni, agli sponsor e a tutti i volontari, senza dei quali nulla sarebbe possibile.- Vi aspettiamo numerosi alle tre serate di cineforum che previste per il 20, il 27 mar-zo e il 2 aprile nell’aula magna delle Scuole Medie e che avranno come tema il rapporto tra adolescenti e adulti. Per informazioni consultate il sito www.prolocotarzo.com.Nel prossimo numero di Voce Amica vi ag-giorneremo sull’Assemblea dei soci e rela-tivo pranzo sociale che si terrà il domenica primo marzo. A tutti un cordiale saluto.

per la Pro Loco - Luciano Piaia

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DOMENICA DELLE PALME 5 aprile: Festa dei GIOVANIOre 10.15 In Asilo — benedizione dei rami di ulivo.

Ciascuno si procuri, prima della celebrazione, il ramo di uli-vo.

Processione alla Chiesa in onore di Cristo Signore. Non viene celebrata la Messa a Nogarolo. Ore 15 Inizio delle 40 Ore di adorazione L’adorazione continua fi no alla Messa delle ore 19.

LUNEDÌ - MARTEDÌ - MERCOLEDÌ SANTO 6–7–8 aprile

Ore 8.30 S. Messa e inizio dell’adorazione fi no alle ore 10 Ore 14.30 Continuazione dell’Adorazione al Signore.

Ore 18.30: Solenne Adorazione Parrocchiale. Il mercoledì sarà animata dall’Azione Cattolica.

CONFESSIONI: durante l’adorazione

GIOVEDÌ SANTO 9 aprile Ore 8.30 In Cattedrale: S. Messa Crismale concelebrata dal

Vescovo con tutti i sacerdoti della Diocesi. Consacrazione degli Oli Santi: Catecumeni – Crisma - Infermi,

Ore 20 S. Messa in “Coena Domini” Accoglienza dei Oli Santi consacrati dal Vescovo - Lavanda dei

piedi alle persone che nella comunità svolgono un servizio pa-storale

VENERDI SANTO 10 aprile Astinenza e digiuno Ore 15 Gesù muore in croce. Rifl etti e prega — fa un po’ di

meditazione

Celebrazione della Passione e Morte di Gesù: Bacio al Croci-fi sso e S. Comunione

Il Crocifi sso resterà in chiesa alla adorazione e alla preghiera dei cristiani.

Ore 20 Solenne VIA CRUCIS: Chiesa – Via Roma – Via Mar-coni – Bressa – Via Introvigne – Via Belvedere – conclusione e Benedizione.

SABATO SANTO 11 aprile VEGLIA PASQUALE Ore 20.30. Accoglienza nel cortile della parrocchia. Bene-

dizione del fuoco - Processione con il Cero pasquale acceso - Accensione delle candele - Annuncio della Pasqua - Lettura della Parola di Dio - Benedizione dell’Acqua - S. MESSA di PASQUA.

DOMENICA DI PASQUA 12 aprile Le Celebrazioni avranno il consueto orario festivo

LUNEDI’ di PASQUA 13 aprile

Ricordarsi:- Di confessarsi durante la Settimana Santa- Il Venerdì Santo portare in chiesa il salvadanaio “Un Pane per

amor di Dio”.- Di avere in famiglia nelle acquasantiere l’ACQUA SANTA di

PASQUA e farsi il segno della croce mattino e sera in ricordo del Battesimo.

- PER LA BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE far trovare in casa: Candela benedetta, Ulivo e Acqua Santa.

SETTIMANA SANTA 2009

Gesù Cristo è la nostra Speranza

DELLA CANDELORA

FestaFesta

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«Voce amica»pagina 16 Maggio-Giugno 2008T

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La Pro Loco organizza una gita con mete Parma e Mantova nei giorni 4 e 5 aprile. Parma: visi-ta al centro storico, del Teatro Farnese, Duomo e Battistero. Escursio-ne a Fontanellato con visita al Castello e una sosta ad un salumifi cio. Il giorno 5 visita ad un caseifi cio ed arrivo a Mantova città della fa-miglia Gonzaga. Si pos-sono visitare il Duomo, la Basilica di S. Andrea, il Palazzo Comunale, la Rotonda di S. Lorenzo, la Reggia ed il pa-lazzo Ducale. Rientro nella tarda serata.Quota di partecipazione 190 €, per informazioni sig. Luigi 338.2343809 e sign.a Silvia 340.2436914.

VILLA BIANCA

“TUTTI AL TEATRO...”Finalmente è arrivato il Natale e quest’anno per noi “nonne” di Villa Bianca è stato un Natale un po’ particolare……per-ché???, ma perché è arrivato il TEATRO...e non un teatro qualsiasi, ma il Teatro fatto da noi.Quando Franco (l’animatore ) ci ha fatto la proposta, i primi commenti sono stati...”setù mat!”.... “ma ghe vol tose zovene e no vecie bacuche come noi altre...”, ma qualche altra di noi “lò sempre dita che somèie a Sofi a Loren...”... “ e mi son sputada ala Lolobrigida”. Insomma regnava un po’ di smar-rimento, ma anche una certa dose di eccitazione per questa nuova avventura.E così per la tradizionale festa di Natale abbiamo messo in

scena il racconto di Guido Cozzano “La notte Santa” che narra la nascita di Gesù.Il lavoro da fare era tanto, preparare le scenografi e, imparare le parti da recitare e i canti da cantare ed infi ne le tante prove della recita. Ma prima di tutto bisognava decidere i ruoli.... Che baruffe!!.... “ Mi fae la Madona...”... “ E’ no, la Madona la fàe mi che son pi zovena...”...e su-bito la risposta.. “ te sarà la pi novena, ma te par la pi vecia...”. E così tra una battuta e l’altra siamo riuscite a decidere i ruoli e siccome nessuno voleva fare l’asinello e il bue abbiamo deciso di disegnarli.A novembre abbiamo incominciato il lavoro ed ecco che un gruppetto di noi armate di pennelli e colori ha passato tutti i lunedì pomeriggio a colorare case, prati, montagne, altre invece erano sempre con il fo-glietto in mano per imparare la propria parte.Il venerdì pomeriggio ci ritrovavamo tutte assieme per le prove di canto. Le ultime due settimane sono state assorbite dalla prove della recita. Non vi dico quanto abbiamo riso. Le Suore ci hanno procurato anche i costumi e sembravamo proprio personaggi della Bibbia. Ah! Dimentica-vo abbiamo anche ingaggiato qualche attore esterno, due splendide bam-bine hanno fatto gli angioletti mentre un bambino ha fatto il pastore. Ed infine la ciliegina sulla torta... un bambinello di appena tre mesi fi glio di una infermiera che lavora presso al nostra Casa.E’ stata una gran festa che ha permesso a tutte noi di assaporare ancor più il Natale in armonia e sentodoci anche protagoniste.

Gita turistica

Villa Bianca in festa per i 106 anni di Augusta De Bin Gottardi, la nonna più anziana di Tarzo. Intorno a lei hanno preso parte ai fe-steggiamenti la fi glia, il direttore dell’istituto Giovanni Sallemi, le Suore, il personale della struttura e il sindaco Gianangelo Bof, che ha portato alla signora Augusta un bouquet di fi ori rossi e gli auguri dell’Amministrazione comunale.Il direttore, a nome della comunità di Villa Bianca, ha rivolto a nonna Augusta queste parole: «Sentiamo di doverla ringraziare. In qualche modo dà speranza a tutti noi, che vediamo davanti mol-ti anni ancora da vivere. Ci inorgoglisce poi sapere che in Villa Bianca si vive a lungo e a breve festeggeremo altri ultracentenari. Siamo sempre alla ricerca di ricette per la lunga vita, forse Augusta ci insegna che per vivere a lungo bisogna tener cari i propri affetti, amare ogni giorno, ricercare l’incontro con ogni persona e ringra-ziare quotidianamente chi ci ha donato la vita».

Immagini e memoria dal 1867 al 1958

La Pro Loco di Tarzo vuole ri-portare alla luce il nostro passato con una mostra fotografi ca che faccia memoria. Una iniziativa, questa, che consentirà a molti di riscoprire il territorio e forse an-che i loro antenati.

Si potranno rivisitare le tradizio-ni, le feste, il costume, il folclore, la vita militare, i ritratti di singo-li, di gruppi e di famiglie. I volti di persone che hanno lasciato un segno nel paese, i vecchi mestieri che oramai vanno scomparendo insieme agli anziani, ma potranno parlare anche di scuola, emigra-zioni, manifestazioni religiose, classi e aggregazioni sociali, del territorio com’era, ora privato di reperti archeologici (fontane, ar-chi, capitelli). Il tutto esposto in 11 Sezioni che illustrano l’evolu-zione della società nel periodo che

va dal 1867 al 1958.Le famiglie del paese, e alcune

emigrate da tempo in altri Comu-ni, nonché gli archivi Diocesano e Parrocchiale, hanno fornito ol-tre duemila fotografi e. Dopo una accurata scelta: ingrandite, o evi-denziate nei particolari raccontano la storia di Tarzo. Questo servirà anche ad affi nare la coscienza delle persone, che si renderanno conto dell’importanza del rispetto per il paesaggio nel quale vivono, poiché anche questa è tutela della qualità della vita.

La fotografi a è testimonianza architettonica ed espressione arti-stica, documento di una realtà che si trasforma negli anni.

Le didascalie individueranno il luogo trattato, i personaggi, il me-stiere, ma anche la famiglia, l’anno e il gruppo familiare che ha dato in visione le immagini storiche.

Vista la ricchezza del materiale raccolto è venuta spontanea l’esi-genza e l’importanza di realizzare, a completamento dell’opera stes-sa, anche un catalogo con foto e testi esemplifi cativi.

Il lavoro di raccolta, di osserva-zione, di scelta ed altro è svolto da Bruno Michelon, Francesco Casa-grande, Marco Franceschet e Pan-cot Antonio.

E’ questo un grosso impegno che va realizzandosi con grande

(segue a pag 17)

106 anni

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Gennaio-Febbraio 2009 pagina 17 «Voce amica»

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zoserietà, proponendo una mostra che darà certamente grande pre-stigio non solo alla Pro Loco, ma a tutta la comunità. Sono oramai tre anni che il gruppo lavora con passione. Ora il lavoro è arrivato alla fase di scelta e di collocamen-to, nelle rispettive sezioni, del ma-teriale oggetto della mostra e del catalogo.

Le foto verranno stampate da una ditta esperta in questo campo su appositi pannelli di un metro qua-drato. Sono pannelli molto leggeri ma resistenti, dello spessore di 3 mm. Le foto in genere avranno le dimensioni di cm 40x30 eccezio-ne fatta per alcune di queste che richiedono una dimensione mag-giore, soprattutto quelle di gruppi, e questo, per una più chiara indivi-duazione dei personaggi.

La mostra si articolerà, come già detto, in Sezioni. Ogni settore è concluso in sé, ma trae, dal rap-porto con tutti gli altri, completez-za di signifi cato. All’inizio di ogni Sezione ci sarà una breve introdu-zione sull’argomento. Questo ser-ve per dare al visitatore uno spazio di rifl essione per un esame più ap-profondito.

La mostra verrà aperta nel pe-riodo della Festa dell’Emigrante.

Questa raccolta di foto aiuta a rivivere una realtà scomparsa che ha resistito fi no agli albori della modernità, alla vigilia della gran-de mutazione dell’umanità.

La raccolta di questi documen-ti fotografi ci ci invita a indugiare dentro la memoria, a guardare il mondo dei nostri padri, dei nostri nonni per offrire una testimonian-za d’amore per chi non c’è più.

Se il tema centrale del lavoro è un tema storico, intorno a questo si dispiegano altre molteplici trac-ce delle memoria: quelle dell’in-fanzia.

L’ingenuità che le è propria e che appartiene a tutte le infanzie dell’uomo, è ciò che rende que-st’ultimo consapevole delle sue “mutilazioni” attuali, e delle pro-messe e potenzialità che sono state tradite dall’individuo civilizzato, “ma che una volta nel suo passa-to nebuloso furono realizzate”. L’esperienza passata di felicità, mai completamente dimenticata si trasforma, quindi, nel desiderio di ricreare nuovamente quello stato.

In una parola è ciò che noi chia-miamo “speranza”.

Antonio Pancot

(segue da pagina 16) E VENDETTA DIVENNE AMORE: AI PIEDI DI NÉMESISper la quinta volta di “Due giorni in trincea”(Continua dal numero precedente)

Dalle fi nestre lavorate e squadra-te, si legge l’esile ed elegante an-damento della Cengia Polin. Tutti d’accordo nello sfi dare l’uggiosità del giorno per recarsi laggiù, quasi in preghiera, a ripercorrere tracce di uomini dal passo leggero come camosci e lo sguardo limpido come l’azzurro del cielo che oggi non riusciamo ad avere.

E allora su, fi no alle postazioni per le mitragliatrici mentre nebbie sottili fanno pensare di essere vitti-ma di uno strano incantesimo.

Ed è lungo risalire fra le prime ombre fi no alle caverne: una luce sottile sfugge come coda di stella cadente dalla fi nestra del baracchi-no in cui ancora sopravvivono gli arredi e a cui si accede su gradini scolpiti, lavorati e fi rmati dagli Al-pini che vissero quassù dopo avere messo in fuga gli avversari.

Infatti, qui, tremendi furono gli scontri fra forze opposte. In segui-to ad essi gli Austriaci non solo ipotecarono Némesis, ma persero anche tutte le importanti posizioni di Fontananegra.

Le ombre della sera sembrano scendere dalle spaccature della roccia, dalla grande parete mentre vapori violacei posano le loro ali sulle rocce rese accese da un palli-do raggio di sole al tramonto.

La minestra calda stretta fra le mani ghiacciate, la luce dei lumi, il vino caldo, i miei racconti, il silen-zio sacro della memoria, il silenzio dei momenti in cui l’uomo ritrova sé stesso, il silenzio perfetto, come un vuoto che appaga, come se il mondo non esistesse più o non fos-se ancora stato creato.

La sua voce è dolcissima e ben-ché il terreno sia duro e l’umidità penetri fi no sotto le pelle, qui, il cuore di Némesis è il più dolce e il più comodo dei ripari.

Questo è l’addio a questo giorno ormai fatto di ricordi.

E prima di abbandonarmi alla notte, non posso fare a meno di ripensare all’addio di Némesis al Cap. Emanuel Barborka mentre i nostri soldati, gli Alpini, seppelli-vano il valoroso comandante ne-mico fra quelle nude pietraie a cui egli aveva sacrifi cato la vita.

Si era spento portando con sé i volti dei suoi uomini orribilmente feriti, le urla dei colpiti, i rantoli dei morenti, il signifi cato orrendo della guerra.

Ma lì attorno fi orivano precoci le stelle alpine. Erano forse il dono di Némesis che, con quel gesto, vo-leva allontanare da sé l’immagine del dolore.

E il giorno si sveglia confuso di

fronte ai ricordi, ma anche a tanta bellezza.

Le ghiaie immote si accendono di guizzi vitali.

Come schegge d’anima perse nell’azzurro, i tozzi monoliti sparsi qua e là catturano ognuno il pro-prio raggio di sole, uno dopo l’al-tro, discretamente, come fi ammel-le votive accese ai piedi di altari di cattedrali di culto secolari.

Salgono ad illuminare marmi squisiti il cui rosso corallo si fon-de con il ”quasi nero” di immani colate mentre creste sottili cerca-no di scalfi re un cielo dall’azzurro perfetto in cui solo il sole riesce a creare sfumature di azzurro e di blu.

Ma è solo un attimo, solo un’il-lusione e così siamo costretti a ri-nunciare alla salita alla cima della Tofana di Ròzes.

Ci dispiace, molto, ma le larghe e comode svolte della strada milita-re incanalano pensieri e sentimenti verso arcani segreti.

Ancora una volta ci troviamo a Fonatananegra, città fantasma, la-birinto di ricordi fra cui il palli-do sole crea inganni mascherando le tracce dell’odio e nascondendo muri sgretolati di ricoveri e barac-che scenografi a abbandonata di una guerra fatta tutta a mano, di una guerra, tutto sommato leale, in cui non c’era bisogno di nascondersi dietro i comandi digitali di sofi sti-cate attrezzature per nascondersi al nemico, ma bastava un masso, bastava aspettare il buio della notte per avere un alleato prezioso nelle insidie e negli agguati.

Siamo di nuovo così nei pressi del vecchio Rifugio Tofana, co-struito nel lontano 1886, devastato

dalla guerra, ricostruito in forma tutta nuova nel 1921 e dedicato alla memoria del Gen. Antonio Cantore.

Con nostalgia e con rammari-co, lucide di pioggia, ammiriamo quinte di sogno, lucide placconate convesse in cui si fondono tutti i possibili rossi e rosa che sublima-no in forme possenti, nella squa-drata perfezione, rigata da cenge orizzontali, di quel pulpito natu-rale che è la Punta Giovannina, chiamata in guerra dagli Austriaci “Kanzelgeschütz”, il “Pulpito Ar-mato”, che contrastava la posizio-ne di Némesis, un pulpito che era solito impartire benedizioni e pre-diche un po’ troppo pungenti.

Lassù gli Italiani avevano, infat-ti, piazzato un cannoncino e – per farlo tacere – il 22 ottobre 1915, l’Alfi ere Kajetan Jelinek si arram-picò su una cengia di Némesis che si faceva sempre più stretta mentre la Montagna scintillava carica di neve, di promesse e di luci.

Il Rifugio Dibona è vicino. Sen-tiamo con tristezza il momento del distacco.

Come è diffi cile lasciarsi dopo essere stati rinchiusi nel cuore dei Monti.

Il loro segreto è proprio – forse – quello di unire gli uomini, di farli tornare alla loro semplicità ed es-senzialità, di spogliarli del super-fl uo della vita quotidiana.

E come sembra triste e vuoto il mondo di sempre...

Quasi per beffa, il sole insiste ora ad illuminare la rosa immane parete di Tofana, cancellando i più piccoli segni dell’odio.

(segue a pag 18)

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pagina 18 Maggio-Giugno 2008«Voce amica»T

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arzo Ma lassù, le ombre del Masarè

riportano ai giorni del dramma, a quei giorni dove, nel cuore di Tofana, ogni colpo di moschetto si tramutava in fragore di tuono e ogni razzo dischiudeva allo sguar-do insospettate visioni.

Ci voltiamo tutti, quasi istintiva-mente, a pensare a tutto ciò che ci siamo lasciati alle spalle.

Forse tutti, ripensiamo a Nè-mesis addolcita dallo scorrere del tempo, non più gendarme, ma dol-cissima illusione che conforta un cielo pieno di stelle con i suoi raf-fi nati contorni.

Una sottile falce di luna orna il suo capo regale e confonde – in un voluttuoso gioco d’ombra – la vi-sta sulle rocce cariate e deturpate dai segni dell’odio.

Rivedo per un attimo, con gli occhi del cuore, il Masarè, pietraia sospesa, insensata, che ha trovato la sua pace in un silenzio totale in cui le parole del dolore e l’an-goscia della tragedia non trovano spazio.

Alzo le mani verso il cielo e, nel-l’ultimo frammento di questo gior-no straordinario, cerco di catturare le stelle come fossero frammenti del mio cuore diviso fra sentimenti in tumulto, come fossero schegge di luce e d’anima ritrovata.

Némesis, “vendetta” ha perso ogni velleità e si è trasformata in amore, amore per quei semplici eroi che seppero veramente fare dei Monti la loro casa.

Abbiamo ripercorso la guerra, l’abbiamo ricordata, ma solo per non dimenticarci del dono prezio-so della Pace.

Antonella Fornari

(segue da pagina 17)

Il Gruppo di Tarzo annovera ben 247 iscritti, parte dei qua-li domenica 15 febbraio 2009, presso la sede del Gruppo, ha celebrato l’Assemblea genera-le, non elettiva, alla presenza del Presidente sezionale An-gelo BIZ. Il Capogruppo Gian Pietro Gregoletto, a chiusura del 2° anno del suo mandato, ha esposto la relazione sulla corposa attività svolta nel 2008 ed ha tracciato le linee guida del 2009; su entrambe le espo-sizioni l’Assemblea si è positi-vamente espressa all’unanimità. Sono stati rievocati gli appun-tamenti importanti vissuti, tra cui: la tre giorni di aprile, con le celebrazioni del 40° di rifon-dazione del Gruppo, l’adunata sezionale e le manifestazioni per la ricorrenza del 90° della grande guerra, le celebrazioni al “Bosco delle Penne Mozze”, la visita a Mathausen e Salisburgo, quella a Nervesa della Battaglia con le scolaresche, la “Serata Montagna” oltre, naturalmente, le varie adunate e le tradizionali feste alpine.

Nell’illustrazione del pro-

gramma 2009, ricco come sem-pre, riproposto nel successivo incontro conviviale con autorità, amici, familiari e rappresentanti delle Associazioni, il Capogrup-po ha rinnovato a tutti l’auspi-cio per un impegno comune e coeso verso quella comunità di intenti e di valori che da sempre hanno caratterizzato il Gruppo e l’Associazione. Un particolare ringraziamento è stato rivolto al segretario del Gruppo Carlo DALLE CRODE, uscente, ed

al subentrante Giuseppe TOF-FOLI.

Gratitudine, sostegno ed in-coraggiamento sono stati pure espressi dall’Assessore Vincen-zo SACCHET, in rappresen-tanza dell’Amministrazione e dal Presidente della BCC delle Prealpi Carlo ANTIGA, nonché dal Presidente della Pro Loco di Tarzo, Arrigo DE POLO, che ha ricordato la fattiva collaborazio-ne intrattenuta dai due sodalizi.

Il saluto del Presid ente sezionale Angelo Biz

GRUPPO ALPINI TARZOSezione di Vittorio Veneto

Assembleagenerale

del Gruppo

Da qualche giorno a questa parte, l’aria è cambista. Anche se il sole stenta a farsi strada tra le nuvole e la neve raffredda ancora le colline più a nord.

Basterà pazientare un altro po’ ed una. matti-na ci faremo sorprendere dal canto del cuculo, ve-nuto a richiamare dal letargo tutte le creature dei boschi e dei monti.

Verrà la stagione degli amori e l’aria si riem-pirà di canti e colori. Ma fi no a quando durerà tutto questo?

Qualche giorno fa ho sentito dire alla, televi-sione che il fagiano di monte, o gallo forcelle-, è de-stinato a sparire dalle nostre montagne a causa dei cambiamenti climatici.

L’innalzamento delle temperature mal si ad-dice a questo animale il cui habitat ideale risiede nella zona del circolo polare artico. I fagiani di mon-te, insieme all’urogallo e alle pernici, sono rimasti a farci compagnia al ritirarsi dei ghiacci, migliaia di anni fa, trovando sulle nostre montagne le condizioni ideali per vivere. Ora che il clima sta cambiando, questi animali si trovano disorientati, a disagio e ri-

schiano l’estinzione.Ma temo, saremo in pochi ad accorgercene;

forse alcuni cacciatori che, per quanto male se ne dica, sono invece quelli che meglio conoscono la na-tura, se praticano questo sport con vera passione e rispetto di un’etica, e qualche altro appassionato, non di certo le nuove generazioni che sanno tutto sulle migrazioni degli gnu e sulle abitudini di leo-ni e coccodrilli in Africa ma ben poco sugli animali di casa nostra. Eppure non servirebbe fare molta strada.

E’ stato con sorpresa, infatti, che il primo gior-no dell’anno ho incrociato sul sentiero per il bivac-

co dei Loff sul Passo San Boldo un bel esemplare di femmina di forcelle dalla lunga coda. Era corsa velocissima a nascondersi sotto gli aghi di una coni-fera, dove trascorrono generalmente gli inverni ma-schi e femmine, separati. Certo, altra cosa sarebbe stata vedere un maschio, molto più bello nei colori del piumaggio e soprattutto per la forma incon-fondibile della coda a lira, ma anche la femmina è pur sempre molto diversa dal fagiano comune, più grande e di una bellezza selvaggia e libera. Sa-rebbe proprio triste se le radure dei nostri monti non risuonassero più del loro canto allo sciogliersi delle nevi quando, nel rituale per l’accoppiamento, fatto di salti, colpi d’ala e soffi , fanno tremare la terra e scuotono i mughi, o se il sorgere del sole sui boschi d’alta montagna non si accompagnasse più al “tech-tech” dell’urogallo, o ancora se gli estremi silenzi delle montagne dimenticassero il lamento delle mutevoli pernici.

Sarebbe proprio un triste generazione que-sta, che si vedesse privata di tanta bellezza.

Michela Piaia

A PROPOSITO DEL FAGIANO DI MONTEA PROPOSITO DEL FAGIANO DI MONTE

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DEFUNTI

1. PAJER IDA. Nata a Venezia il 24.1.1919 ha trascorso con il fratello gran parte della sua vita, lavorando con professionalità in una fabbrica di orologi, anche quando questa si trasferì in Ger-mania lei andò a lavorare nella stessa azienda. Poi con il fratello aveva comperato una casa a Tarzo in via Bressa e dove insieme trascorsero gli ultimi anni di vita. Alla morte del fratello, Ida viveva da sola, aiutata da persone buone che la assistevano. Concluse il suo viaggio terreno all’ospedale di Vittorio Veneto il 16.1.2009. Il suo funerale venne celebrato nella chiesa di Tar-zo il giorno 19 gennaio e poi accompagnata al cimitero in attesa della resurrezione.

2. TOMASI PIA. Era nata il 12 gennaio 1931 a Tarzo, come i fratelli Costantina, Lucio e Paolo. Salvo una breve parentesi di lavoro a Milano, condusse la sua vita di casalinga a Nogarolo, sposatasi con Antoniazzi Bortolo ebbe la gioia di tre fi gli: Antonio, Maria e Daniele. Prima soffrì per la morte del marito Bortolo, poi gli anni, le fatiche e il lavoro resero fragile la sua esistenza e gli ultimi anni li trascorse a Villa Bianca, dove a 78 anni concluse il suo pellegrinaggio terreno il 6.2.2009. Viene ricordata per il suo amore alla famiglia e per la sua fede vissuta con convin-zione e fedeltà. Al suo funerale nella Chiesa di Tarzo, il giorno 9 febbraio, con il parroco con-celebrarono i sacerdoti Mons. Massimo Maga-gnin, Parroco della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Conegliano e Mons. Antonio Della Giustina, parroco di Collalbrigo, suoi parenti. Venne poi accompagnata al Cimitero.

3. GAMBIN DOMENICO di anni 87, ved. di Casagrande Gemma. Era nato a Moriago d. Bat-taglia il 14 ottobre 1921. Poi si trasferì a Re-frontolo dove esercitò la professione di agricol-tore; negli anni successivi si trasferì a Tarzo. Dal matrimonio con Gemma ebbe la gioia di vedere prolungarsi la propria vita nelle due fi glie Lucia e Silvia. Verso il 1957 emigrò in Svizzera, dove rimase per 26 anni qualifi candosi come distinto professionista muratore. Incontrò la triste espe-rienza della guerra, con il carico di morte, di do-lore e di violenza. Trascorse anche un periodo di prigionia in Austria. Ritornato abitò nella sua casa costruita con sacrifi ci e fatica ad Introvi-gne. Faceva parte della Associazioni Alpini e degli Ex Internati. Morì all’Ospedale di Vitto-rio Veneto il 9.2.2009; il suo funerale venne poi celebrato l’11 febbraio e poi accompagnato al cimitero.

Anagrafe

BATTESIMI

1. DELLA PIETA’ SAMUELE di Gianantonio e di Mattiuz Giacomina, residenti a Tarzo in via Rujo, nato a Conegliano il 18.6.2008, battezzato nella nostra chiesa arcipretale l’11 gennaio 2009, dopo il rito di accoglien-za celebrato il 7.12.2008.Madrina: Moz Chiara da Tarzo.2. DELLA PIETA’ ELIA di Gianantonio e di Mattiuz Giacomina, resi-denti a Tarzo in via Rujo, nato a Conegliano il 18.6.2008, battezzato l’11 gennaio, dopo il rito di accoglienza celebrato il 7.12.2008.Padrini: Marcolin Roberto e Mattiuz Anna Maria da Parè di Conegliano.3. ZANON ALESSIO di Stefano e di Carpenè Paola, residenti a Tarzo in via Belvedere, nato a Vittorio Veneto il 7.8.2008, battezzato nella ar-cipretale di Tarzo l’11 gennaio, dopo il rito di accoglienza celebrato il 7.12.2008.Padrino: Zanon Andrea da Follina

La specola Vaticana è l’osservatorio astronomico e centro di ricerca scientifi ca della Chiesa cattolica e fa capo al Governatorato della città del Vaticano. È tra gli osservatori più antichi al mondo. La sua origine risale al 1578, quando Gregorio XIII fa erigere in Vaticano la “torre dei venti” e vi invita gli astronomi e i matematici gesuiti del Collegio romano per preparare la riforma del calendario. Da allora, la Santa sede ha sempre dato appoggio alla ricerca astronomica collaborando con la Compagnia di Gesù. Nel 1891 Leone XIII, per contrastare le accuse di oscurantismo rivolte alla Chiesa, fonda l’osservatorio sul colle Vaticano, dietro la Basilica di San Pietro. Dai primi anni del novecento l’Osservatorio è affi dato alla compagnia di Gesù.Alla Santa sede servivano infatti astronomi esperti per collaborare al progetto

internazionale della Carte du Ciel che mira a ricostruire una mappa completa del fi rmamento visibile.Agli inizi degli anni trenta, l’aumento delle luci elettriche che rende diffi cile le osservazioni, spinge Pio XI a trasferire la Specola nella sua residenza estiva di Castel Gandolfo. Qui, intorno al 1935, viene rifondato e affi dato ai gesuiti un moderno osservatorio.Sempre a causa dell’inquinamento luminoso, nel 1981, per iniziativa del gesuita George V. Coyne direttore della specola dal 1978 al 2006- viene fondato un secondo centro di ricerca, il Vaticano Observatory Researh group, a Tucson, Arizona. Attualmente nella sede di Castel Gandolfo, si organizzano conferenze e corsi di formazione. La specola Vaticana è tra i protagonisti delle celebrazioni per l’anno internazionale

dell’astronomia.Oltre a un convegno in programma dal 21al 26 giugno a Sassone(Roma), intitolato “astronomy: a common Ground for Sharing Humanity’s concerns”, organizza con l’istituto nazionale di Astrofi sica e i musei Vaticani la mostra Astrum 2009 dedicata al patrimonio storico italiano e Vaticano. Infi ne, insieme alla Pontifi cia Accademia Delle scienze la Specola organizza una settimana di studi sull’astrobiologia.(6-11 novembre). La Specola Vaticana sarà inoltre co-sponsor del convegno internazionale di rilettura storico-fi losofi ca e teologica del caso “Galilei” che si terrà a Maggio a Firenze, curato dall’istituto Stensen dei gesuiti, e, a ottobre, della sesta conferenza internazionale sui fenomeni astronomici, organizzata dall’istituto veneto di Scienze, lettere ed arti.(Da “Popoli”, n. 2, 2009)

LA SPECOLA IERI E OGGI

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pagina 20 Gennaio-Febbraio 2009

Marzo1. Rito di accoglienza del Batte-

simo3. 1° Incontro quaresimale presie-

duto dal Vescovo.4. Pieve di Soligo: Corso per

operatori liturgici e musicali8. A Chiarano: Assemblea Mis-

sionaria diocesana9. Arfanta: 2° Incontro quaresimale

per la Unità pastorale11. Pieve di Soligo: Corso opera-

tori liturgici e musicali16. Tarzo: 3° Incontro quaresimale

per la Unità pastorale17. Commissione Liturgica18. Incontro Catechisti – A Pieve

di Soligo: Corso operatori

liturgici e musicali19. A Nogarolo: festa del Patrono

San Giuseppe21. Ritiro Ragazzi prima Confes-

sione23. Corbanese: 4° Incontro quaresi-

male per la Unità pastorale24. Giornata dei missionari mar-

tiri25. Pieve di Soligo: Corso opera-

tori liturgici e musicali27. Arfanta: Via Crucis animata dai

Giovani della Forania27. Tarzo: Incontro Genitori ra-

gazzi di terza media28. Ritiro dei ragazzi della Prima

Comunione29. Festa dei Trevisani nel mondo

30. Revine: 5° incontro quaresimale della unità pastorale

Aprile5. Domenica delle Palme e inizio

della Settimana Santa10. Via Crucis Parrocchiale a Via

Belvedere11. Veglia Pasquale12. Pasqua di Resurrezione16. A Follina: Consiglio Pastorale

Foraniale18. Ritiro dei ragazzi della Cresi-

ma19. Celebrazione del Battesimo24. Palio dei chierichetti26. Prima Comunione

Angolo dei ricordiO F F E R T E

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zo CHIESABattesimo Della Pietà Samuele e Elia 100 €, Battesimo di Zanon Alessio 100 €, Famiglia Cancian 40, NN 300, Tona Mauro 50, De Bastiani Donato e Ines 10, NN 20, Bucchi 10, NN 500, NN 160, Bez Maria 5, Dal Gobbo Pietro 150, Funerale di Pajer Ida 100 e offerte in chiesa 13.81, Dalle Crode Carlo 100, Scouts TV 30, Faraon Maria 50, NN 30, Bellinaso Pante Ama-bile (Cinisello Balsamo) 30, E.G. 100, Busta Ringraziamento (n° 59) 1.027, Meneguz Erminia 20, Isel-le-Poli 10, Mazzucco Maria 10, NN 20, NN 37, Gruppo Alpini di Tarzo 30, Introvigne Zanetti Ange-la 10, Fornelli 50, De Coppi Lino e Adriana 20, NN 20, Funerale Gam-bin Domenico le fi glie 100, offerte in chiesa 81.67 e per opere parroc-chiali 46.60, Funerale di Tomasi Pia i fi gli 100, offerte in chiesa 41.88 e per opere parrocchiali 18.90, Fa-raon Giuseppe 50, Balbinot R. 10, Scouts TV 20, Vendita ferro 2.030, Offerte festive 1.035,98, Offerte feriali, 214.16, Stampa 339.7, can-dele votive 1.069,54 €.Spese: toner fotocopiatrice 90 €, Comune Tarzo: fornitura acqua 123.87, Tassa Rifi uti 174 e DIA 100, Quota parrocchiale Azione Cattolica 60, Luce 478.56, Litur-gia (particole, vino) 102.7, Cereria 490, Stampa: 415.7, ONPI (estin-tori) 91.20, Varie 54, Bolli spediz. Certif. emigranti 7, varie pulizia chiesa 33, foglietto domenicale La Nostra Messa 89.10, Lavori Chie-sa acconto 1.000, riscaldamento 2.480.81 €.

SCUOLA MATERNAMeneguz Erminia 5 €, Iselle-Poli 10, De Coppi Lino e Adriana 40, Contributo volontario genitori 2.000, Biglietti lotteria Pro Loco 2000.Spese.: Personale 14.229, Comune di Tarzo fattura acqua 427, Thema attività 1470, Alimentari 1.671,74, CESA commercialista 613.91, ONPI estintori 76.20. Luce 518,41, riscaldamento 2851,28.

CHIESA NAGAROLOIn memoria di Tomasi Pia, i fratelli Lucio e Costantina e cognata Lui-gina 100 €.Spese: Luce 36.88, acconto ditta Comin campane 700.

CHIESA FRATTASpese: Luce 50.24 €

VOCE AMICATarzo: NN 10 €, Tomasi Luana (Monfalcone) 10, Mazzucco Maria 30, Tomasi Sergio 15, Del Lago-

Michelon 20, Cadalt Steeven 20, NN 50, Casagrande Stefano (Tai-landia) 30, De Polo Nicola 20, Ra-mus 40, Favero Gino (Australia) 20, Da Dalto Gina 10, Dalle Crode Carlo 20, NN 20, Zuanella Luciana 20, Da Ros Mirella 20, Bellinaso Pante Amabile (Cinisello Balsa-mo) 30, E.G. 10, Meneguz Erminia 15, Iselle-Poli 10, Dalle Nogare Giovanna 10, Fam. Pancotto An-tonio 20, Carpenè Benita 30, Dal Gobbo Clementina 10, Casagran-de-Bernardi (Revine) 20, Introvi-gne Sergio (Germania) 100, NN 20, De Coppi Lino e Adriana 30, Tomasi Carlo (Campalto VE) 13, Cecchin Flavia 15, Faraon Giusep-pe 30, Possamai Angela 15. Totale 733 €Corbanese: Via Castagnera Bassa 145 €, vie S. Giuseppe, Siviglia, Borgo Madonna 50, Via Callesel-la e Martiri 44, via Madonna 20, Amiche salone Liviana 52, Grup-po Alpini Corbanese 50, Fam. Dal Col Fiori Fiorella e fratelli 30, fam. Stringher Lina 10, fam. Grosso Dima 25, fam. Piovesana Ircano 10, Favero Evaristo 12, Antoniazzi Bruno 15, Meneguz Cicci 15, Anto-niazzi Luciano 15, Antoniazzi Lina 15, Schinariol Silvio 15, Tomasi Angelo Illara 20, Botteon Elda 15, Tomasi Gianfranco 15, De Coppi Amelia 15, Possamai Luis 20, An-tiga Delia 18, Antiga Emilio 20, Grosso Vittorino 15, De Pizzol Di ma 10, Possamai Luisa Rosalba 15, Franceschet Lucia 15, Franceschet Maria 12, Franceschet Rina 12, Cominetti Giancarlo 20, Cancian Giovanni 12, Lorenzet anna 20, Possamai Sergio 15, Foltran Elena 20, Cesaretto Rosina 12, Casagran-de Bruno e Rina 25, Casagrande Simone 12, Battiston Antonia 20, Casagrande Angelo 15, Zanette Leopoldo 15, Favero Maurizio 15, Da Ros Remo 12, De Coppi Vitto-rio 15, Serena S. 50, Pizzol G. 20, De Zanet Castagnera 15, Marcon Anna 12, De Pizzol Mario 20, Vie varie 30.Totale 1100 €.Arfanta: 129,40 €.Totale entrate: 1962,40 €Spese: Tipografi a 1218,34, Bu-ste sacco per emigranti 45, Bolli spedizione del giornale 320. Ti-pografi a fatt. 500 del 28.11.2008: 1329.90. Totale spese 2913,24 €

“VOCE AMICA”Direttore responsabileDon Mario Fabbro

Direttore:Mons. Francesco Taffarel

Iscriz. Al n. 705 Reg. StampaTribunale TV 1-6-88

Stampa: TIPSE - Vittorio Veneto

Redazione e Collaboratori di questo numero

Tarzo: Parroco, Nicola De Polo, suor Leontina, David e Roberto Casagrande, Antonio Pancot,

Francesco Introvigne, Bruno Michelon, Martina Tonin, Rachele Frare, Piero C., Luciano Piaia.

Corbanese: Parroco, Liviana Favero, Damian Renata, De Nardo Davide.

Arfanta: Don Angelo, Valentina Resera, Maria Teresa Tomasi, Milva Faraon.

(Continua a pagina 4)

LA BORGATA di RESERETTAReseretta tranquillo e vecchio borgo immerso nel verde di una pic-cola valle, raggiungibile attraverso dei sentieri panoramici un tem-po aveva una sua vitalità…….(Continua dal numero precedente)L’osteria il dopolavoro o Enal richiamava persone dalla vicina Re-sera e dalle case sparse dei dintorni, oltre a questo “locale pubblico” c’era più d’una frasca, quella alle case palughet e quella dai Miazzi (famiglia Michelon) appena sotto.Erano poi saltuariamente luoghi di ritrovo dove ballare al suono del-la fi sarmonica di Piero Re, della chitarra di Gerardo Zandegiacomo detto il Popi, del mandolino di Vittorio Zandegiacomo e del volino di Piero Zandegiacomo (che suonava anche la fi sarmonica), il cor-tivo delle case palughet dalla Mora Fosca e dalla famiglia Zuchetti, dove fra gli anni 1920-30 c’era un gioco delle bocce cui faceva da cornice una gran vite di uva frambola, ed il cortivo dai Tonin dove aveva casa Angelo Michelon (Miazzo) con la moglie Augusta Da Re (Gusta Reda).