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Aniello Langella

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del 1861del 1861del 1861del 1861

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L’eruzione del Vesuvio del 1861 Dall’8 al 10 dicembre di quell’anno e in maniera quasi costante i fenomeni eruttivi iniziarono a circa 300 metri sul livello del mare, con emissioni laviche sgorgate quasi nei pressi delle bocche del 1794, in località Montedoro a Torre del Greco. Classificata dai vul-canologi come effusiva ed esplosiva, l’eruzione generò un corso la-vico che si diresse verso la città provocando distruzione nelle cam-pagne e andando a colmare un vallo creatosi proprio a oriente del flusso lavico del 1794. I fenomeni che precedettero quell’evento fu-rono di notevole energia e in località Capotorre si ebbero crolli di edifici con sollevamento del suolo di oltre un metro e mezzo, come descritto dal Palmieri. Molte fenditure di aprirono nel piano della campagna e nel centro della città e nel mare furono osservate molte fumarole che determinarono una grande moria di pesci. Nei giorni che precedettero l’evento, alcuni pozzi della città si prosciugarono e alle Cento Fontane fu osservato un calo improvviso della portata con evidente prosciugamento dei lavatoi. Tutta la città fu colta da grande spavento e il ricordo delle eruzio-ni del passato, che non aveva mai abbandonato i torresi, aveva spin-to già nei giorni precedenti l’eruzione, molte famiglie a trasferirsi a Napoli. Le chiese gremite di fedeli la sera dell’8 dicembre erano gre-mite di fedeli e in molti avevano preparato le statue dei Santi protet-tori, sui baldacchini, pronte alla processione verso la montagna che proprio quella sera aveva esordito con boati spaventosi che avevano fatto tremare ogni casa della città. Terrore e angoscia in quei giorni furono i temi dominanti. E come sempre era accaduto nel passato, temendo il peggio, ognuno aveva portato con sé andando in chiesa, quei pochi preziosi di famiglia e quelle semplici cose che avrebbero permesso in caso di disgrazia di poter affrontare l’emergenza. In molti si diressero verso il mare, dove molte barche erano già pronte a salpare. Nel racconto di alcuni testimoni, le ore di angoscia e di spavento. Assieme a questi stralci bibliografici tenteremo di rievocare quel tra-gico evento vesuviano che per l’ennesima volta aveva preso di mira la città più prossima: Torre del Greco. Da Raccolta di scritti varii, per cura di Rinaldo C.de Sterlich, del 1863: “Non intendo di dare una descrizione minuziosa di questa me-morabile eruzione, memorabile soprattutto pe'danni lagrimevoli re-cati alla sottoposta Torre del Greco. Voglio soltanto indicare breve-mente tré nuovi documenti, che la scienza n'ha ritratto, i quali ri-schiarano e vieppiù confermano la teorica del plutonismo tellurico. Ne' giorni che la precedettero, s'intesero varie lievi scosse di tre-muoto; ma il mattino degli 8 decembre crebbero molto d'intensità. Io le attribuiva at vicino vulcano: poichè se fossero provenute da qualche centro di commozione più lontano, per propagazione, a-vrebbero

In alto L’eruzione vesuviana del 1861 vista da Napoli. Stampe dell’epoca. Sotto Il centro della città di Torre del Greco durante l’eruzione.

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dovuto manifestarsi molto più gagliarde in qualcuna delle nostre Provincie, locchè fortunatamente non era avvenuto in niun luogo. Il tremore del suolo, quantunque non quasi violento, pure, verso i 40 minuti dopo mezzodì, in una scossa maggiore perdurava oltre ai 10 secondi. Andai tosto ad esplorare il Vesuvio, ma il suo vertice non dava segno veruno di attività. Senonchè questo appunto era un se-gno negativo del tremore e della imminente anormale eruzione. Di-fatti, verso le 3 ore pomeridiane, con terribili detonazioni avvenne la maravigliosa dilacerazione del franco del monte, donde surse all'improvviso quella immensa colonna di ceneri e lapilli, nonchè le fiamme e le scorie incandescenti, che la sera ne porsero quel magni-fico e tremendo spettacolo.” Magnifico e tremendo, sono gli aggettivi del testimone oculare che si sofferma su dettagli molto interessanti. Egli si reca probabil-mente in un luogo alto della città, forse sul tetto di un palazzo per osservare la montagna e fino alle ore 15 circa non nota alcun feno-meno eruttivo, tuttavia, conscio dell’importanza dei segni prodromi-ci, non ha dubbi che si tratti di una imminente eruzione. La narrazio-ne continua con nuove suggestioni:

“Or dunque; da ciò si ritrae, che se i vapori sotterranei inge-nerati dalla lava estuante, avessero trovato aperto il solito cammino normale in verso del cono massimo (come fortunatamente pervenne-ro a fare nel mattino del dì seguente), i tremuoti non sarebbero av-venuti. E per l'opposto sarebbero stati molto maggiori se i detti va-pori non avessero potuto trovare esito per la rottura che giunsero a produrre nel suolo, senza acquistare una tensione più grande. I tremuoti pertanto, provengono dalle eruzioni vulcaniche; le quali quando avvengono negli strati inferiori della crosta solida della ter-ra, lungi da' liberi meati d'un vulcano in attività, allora non giungo-no a palesarsi sulla superficie, ma, per la maggiore tensione acqui-stata da maggiori ostacoli, producono quelle terribili devastazioni che noi purtroppo siam soliti di vedere nelle stesse nostre Provincie. Bene si appongono que' geologi che diffiniscono il tremuoto per una eruzione sans issue. Anche un altro gran fenomeno geologico vien chiarito con nuova prova nella presente eruzione, il sollevamento plutonico delle montagne, delle isole e dei continenti. Lo screpolo longitudinale pel quale l'eruzione ebbe effetto (volta alla dirittura della bocca ignivoma del cono massimo, cioè al centro del vulcano), nel suo prolungamento attraverso la misera Torre, aprì, sconvolse e sollevò il suolo per modo da produrre quegli immensi danni nei suoi fabbricati che ognuno sa”. Si parla di immensi danni e questo particolare, legato ai terremo-ti, al sollevamento del piano di campagna e delle strade, accompa-gnato dalle profonde spaccature del suolo, è un dato che emerge, per quest’eruzione, in molti passaggi bibliografici. Come vedremo oltre si fa cenno infatti all’intervento diretto dello stato nel voler risanare economicamente i danni a case e strade, che si ebbero in città

E’ l’8 dicembre del 1861, la gente scap-pa da Torre del Greco. La stampa dell’epoca mostra i fuggiaschi che cari-chi dei propri averi si dirigono vero Torre Annunziata.

L’eruzione del Vesuvio del 1861 vista da Napoli. Anonimo

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“Queste funeste tracce si ravvisano lateralmente, e gradatamente decrescenti da'due lati, per una zona larga quasi due miglia. E per la medesima estensione lungo la spiaggia del mare si ravvisa esatta-mente la quantità del sollevamento del lido sul livello costante delle acque, il quale sollevamento nel suo massimo, cioè nella parte me-diana, giungeva di subito nel giorno dell'eruzione ad un metro e tre quarti. Il suolo indi successivamente si ribassava, talchè il detto sol-levamento ora si scorge ridotto appena ad un metro. Questo esem-pio maraviglioso che tuttora ci sta sotto gli occhi, ci porge una chia-ra idea, quantunque in miniatura, della fisiologia. tellurica, mercè cui la Natura faceva emergere la terra dal fondo delle acque, onde apprestare accomodato soggiorno agli animali ed alle piante terre-stre del presente periodo. La scienza pertanto in questa funesta oc-correnza acquistava, come ho detto, due fatti importanti: à quelque cbose malheur est bon.” Il 26 agosto del 1862, in occasione di una tornata scientifica pre-sieduta dal Palmieri si sottolineava, la gravità dei danni alla città in relazione ai fenomeni tellurici.¹ “Letta nella tornata del dì 26 agosto. Nel secondo volume degli Annali dell'Osservatorio Vesuviano trovasi il catalogo delle scosse avvenute dal di 7 dicembre fino a tutto il mese di gennaro; e sebbe-ne in questo mese fossero state assai frequenti fino al giorno 29, pu-re il mese di Febbraro passò in calma, ed il suolo cominciò ad agi-tarsi di nuovo al primo giorno di marzo continuando in aprile fece sosta per tutto il mese di maggio, riprendendo con meno efficacia ne'mesi di giugno, luglio ed agosto. Si ebbero dunque quattro scosse in marzo ne'giorni 1, 5, 21 e 27; cinque in aprile ne'giorni 4 , 43, 23, 27, e 28; due in giugno ne'giorni 2 e 12; due in luglio nei giorni 20 e 24 ed altrettante in agosto ne'giorni 8 e 18. Di queste scosse tre so-no state sussultorie e le altre ondulatorie con costante direzione da SO a NE. Quasi tutte hanno preceduto di pochi momenti una menata di fumo cinereo dal cratere del Vesuvio. Queste rappresentano una continuazione del sotterraneo lavorìo che produsse l'ultimo incen-dio, perocché in Torre del Greco ancora continuano sebbene assai dimessamente i fenomeni che si manifestarono nel mese di dicem-bre; il suolo infatti mostra ancora in alcuni siti una temperatura ele-vata, molte sorgive si mostrano tuttavia ferruginose e ricche di aci-do carbonico, l'ingrato odore di petrolio non è ancora del tutto sva-nito ed i fluidi aeriformi seguitano ancora a svolgersi dal fondo del mare. Solo i crateri dell'ultima eruzione hanno con grande regolari-tà proceduto nel loro successivo raffreddamento, senza prendere alcuna parte a tutt'i fenomeni che sonosi manifestati in Torre del Greco. Il suolo che prontamente si elevò si è abbassato lentamente, ma non in modo continuo, per oltre a mezzo metro.”

1 Rendiconto dell'Accademia delle scienze fisiche e matematiche: Volumi 1-2 - Pagina 144 - Accademia delle scienze fisiche e matematiche, Naples – 1862

Guache della fine dell’800 di anoni-mo. Collezione privata. L’eruzione del Vesuvio nel 1861.

L’eruzione del Vesuvio nel 1861 in una planimetria del CNR

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Il Vesuvio dopo l’eruzione del 1861. Foto Palmieri.

Pianta del Vesuvio con il corso lavico del 1861

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L’eruzione causò danni ingenti non solo per il passaggio del cor-so lavico che non invase il centro storico attuale della città, non tanto per i dissesti territoriali e per i crolli degli edifici, ma soprattutto per-ché tutta l’area da Portici a Torre Annunziata venne interessata dalla pioggia dei materiali eruttati e dalle nubi di ceneri. Inoltre quell’evento, documentato in molti passaggi bibliografici fu ricorda-to per aver prodotto grandissime quantità di gas solfurei e carbonici: le mofete. Attingendo ancora dalla bibliografia¹, cogliamo ancora altri inte-ressanti aspetti di quell’evento vesuviano di 150 anni orsono.

“Sopra l'eruzione del Vesuvio, avvenuta il dì 8 Dicembre p. p. già recammo altra volta * alcuni cenni sufficienti a far comprendere i gravi danni che ne provennero a Torre del Greco. Come a Dio piac-que, la massa della lava cangiò quasi subitaneamente il suo cammi-no e ripigliò a sboccare dal cratere principale alla vetta del monte, si che n' andò salvo il suolo di quella sì deliziosa terra, dove mostra che già stesse per ispalancarsi una voragine di fuoco ad ingoiarla. Ora è da compiere, con succinta sposizione per sommi capi, la narra-zione di quel fatto.

1 La Civiltà cattolica: Volume 5,Parte 1 - Pagina 112

Le bocche eruttive del 1861. Immagine modificata da Google Map

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Da una nota¹ di Luigi Palmieri del 1881, si legge:

Nel 1861, c'erano lampi piccoli anche dalla linea di bocche eccentri-che sopra Torre del Greco. Il fumo non era molto grande, e quando questo cessò e scaricò il condotto, il cratere centrale era diventato attivo, con una moderata quantità di fumo, ma anche con una grande quantità di ceneri, lampi piccoli e frequenti che furono osservati nel crepuscolo sfrecciare attraverso il fumo, che era di colore scuro.

1 Da The eruption of Vesuvius in 1872 (1873) Luigi Palmieri London 1881

Il corso lavico del 1861. Stampa coeva da Palmieri.

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Dal testo di Schneer T.A. titolato “The history of Vesuvius from A.D. 79 to 1907”

Napoli 1907

Il cratere superiore continuava ad essere ancora attivo, ma non a tal misura tale da cau-sare ansia per gli abitanti dei circostanti distretti. Francesco di Ambrogio, in quel periodo un giudice a Torre del Greco, riferisce che il giorno 8 dicembre, 1861, intorno alle 2 circa, il suolo, senza alcun preavviso, ha iniziato a dondolare con violenza, con muggiti frenetici uditi dal popolo inorridito. Proveniva dalle viscere della terra, questo terribile stato di cose che continuò per mezz'ora, quando tutto diventò silenzioso di nuovo. Ma alle 3 questa calma fu interrotta, quando 5 bocche aperto simultaneamente in un nuovo cratere, e un'eruzione con gli accompagnamenti usuali di fumo, lampi, ceneri e pioggia di pietre.

Un po' sopra Torre del Greco una fenditura si aprì con la nuova fumarola. Si estendeva su tutta la città, e raggiungeva il mare nella misura di un chilometro, e si poteva osservare come bolle d'aria sulla superficie della terra e questo era dato dalla fuga di anidride carbo-nica e gas acidi.

Beule racconta che tutti i pesci in quella parte del mare perirono. Il 9 dicembre il litorale di Torre del Greco è stato notato di avere aumentato di circa 1 metro. Il 12 dicembre l'ac-qua nei pozzi, ma aveva un sapore acido a causa della quantità di acido carbonico, carbo-nato di calce, e carbonato di ferro in esso contenute. Dopo essere stato 24 ore all'aria aper-ta ha perso il gusto, ma un deposito di auto-carbonato di calce e carbonato di ferro.

Le 3 bocche continuato per 2 giorni a eruttare con grande impeto, fumo, fulmini e piog-gia di pietre roventi. Attorno alle bocche la terre sprofondata. C’era una casetta sul posto, in cui il proprietario e sua moglie erano seduti in silenzio, quando poi sono stati sorpresi nel vedere la campana del bestiame appesa a un chiodo, che ondeggiando senza alcuna visibile causa suonava violentemente. Pensando che questo lavoro di un male spirito si alzarono e fuggirono dalla casa. Erano appena andati oltre100 metri, quando, sentendo un rumore ter-ribile, si rivolsero a trovare che la loro casa era scomparsa, e videro il fumo e lava sgorga dal luogo dove si erano fermati. Verso sera era apparso un pino di fumo e fiamme sopra la montagna.

A Torre del Greco l'acqua saliva così in alto nei pozzi, che ha rotto con l'acquedotto in più punti, e si precipitò giù al mare come un ruscello. La temperatura di alcune sorgenti nei pressi del mare, è salito a 38 centigradi. Rocce diverse, di solito sotto l'acqua, sono stati visto sopra, e Palmieri, al fine di assicurarsi che ciò che avevano affermato i suoi predeces-sori vulcanologi era vero, prese una barca e lentamente si diresse lungo la costa. Sulle roc-ce perpendicolari, formata per la maggior parte dalla lava del 1794, ha trovato, per l'altez-za di un metro e mezzo, una cintura di alghe e conchiglie, che può esistere solo sotto l'ac-qua.

Remando lungo la costa, egli si convinse che questa cintura è stata più alta sotto Torre del Greco, via via sempre più bassa fino a quando fu non è più visibile sia a Torre Bassano da un lato, o per lo Granatello dall'altro. Da questa osservazione ha concluso che, al posto del mare di tornare, il suolo diventa elevato.

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Qui c’erano fessure nel terreno in varie parti del territorio di Torre del Greco, e in alcu-ni luoghi la temperatura è salita. Ci sono stati tali esalazioni potente di gas acido carbonico che Palmieri definì pericolore essendosi estinta la sua lampada. Oltre aiuto-carbonica, idro-geno solforato e idrogeno sono stati liberati osservare (d in questo momento. Alcuni di que-s t i gas hanno un forte odore di petrolio e l'acqua e corrotto, ha mantenuto un sapore nausean-te molto tempo dopo la fornitura abituale di acqua. Anche il pesce raccolto morto sulla spiaggia, emetteva un pestiferous odore. Le osservazioni più attenti sono state fatte da pro-fessori Palmieri e Scacchi sia a mare che sul terreno che era stato elevato tanto nel corso di meno di 24 ore.

Essi hanno scoperto che, dopo un periodo di un anno, la costa non si era riportata ai li-velli precedenti che di alcuni decimetri.

L’eruzione del Vesuvio del 1861 vita da Napoli. Anonimo.

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L’eruzione del 1861 descritta da Carlo Siniscalco Colantonio in

Istoria del Vesuvio e del monte di Somma : con la descrizione delle principali eruzioni vesu-viane dall'anno 79 E. V. fino alle recenti (1890)

Nel di 8 decembre 1861 , alle ore 9 a. m. , principiaronsi ad avvertire in Torre del Greco delle leggieri scosse, le quali avanzavansi sempre in numero ed in forza, sino alle 3 p. m. A quell'ora la gente fuggiva a calca da Torre, per il gran tremuoto che faceva, poiché le case andavano ora da un lato ed ora da un altro; e mio fratello Roberto, che trovavasi quel gior-no a Torre, mi disse che faceva spavento vedere il campanile della chiesa parrocchiale incli-nare da tutti lati a guisa d'un ramo di canna. Dopo ciò il Vesuvio ed il circostante territorio si mantenne per un'ora in calma. Momenti terribili!, giacchè l'esperienza mi ha fatto osser-vare, che il Vesuvio in queste estreme circostanze pare come si preparasse a scoppiare, e gli abitanti ne' dintorni de' vulcani attivi dovrebbero considerare inediti riguardanti le eruzioni vesuviane.

Adunque, alle 4 p. m., dopo un forte tremuoto, aprironsi cinque crateri, e nel momento dell'ebollimento ne fece circa undeci; ma poco dopo si chiusero via via tutti, rimanendone un solo, e cioè fu propriamente a pie del Vesuvio; e nelle lave del 1779, a circa 1851 metri lineari da Torre del Greco, ed a linea retta della chiesa del Carmine, nel luogo detto le Scappe, fra i casini di Napparo e Brancaccio , queste fenditure accompagnate dai soliti muggiti, principiarono ad innalzare un fumo simile ad un gran pino, come dalla tavola lo si vede, ed elevandosi sempre piè, fece sù che oscurò l'aria e formò in seguito una parabola che si estese sino a Capri; e poco dopo quei l’isola nascondevasi ai nostri occhi, e la cenere principiò a cadere. Frattanto le scosse continuavano sempre, raddoppiando perciò lo spa-vento a tutti quegli abitanti de' paesi d'intorno al Vesuvio, ed in Torre del Greco arrivaronsi a contarne ventidue nella giornata degli otto. Io, mio fratello Roberto ed altri volemmo por-tarci pel resto di quella notte e pel mattino seguente in Napoli, e quivi giunti volemmo osser-vare lo spettacolo dai circostanti siti virgiliani, proprio ove il grande poeta latino ebbe casa, scuola e tomba, cioè dal punto ove è sita la fontana del Leone di Posillipo.

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Nella notte del 9 seguirono altre scosse, ed all'alba di quel giorno io vidi in Torre del Greco, in quella disgraziata città, esse-re tutto lesionalo, e precisamenle il fabbricalo che poggia sulle lave del 1794; solo la Piazza del Purgatorio, essendo fabbricala sulla cenere vulcanica, dello lapillo, poco soffri; il resto del paese faceva pietà. Io andava in compagnia di mio fratello Luigi, mode-sto ingegnere, il quale ha lasciato bella traccia di sè il quale mi consigliava di ritirarci per il nostro bene. Più non eravi sicurezza voler girare per quella comarca; di fatti ad ogni leggiera scossa crollava un fabbricato!... Lunghi e grandi crepacci eranvi per tut-te le vie, in conseguenza quella lava, cui poggia Torre del Greco, doveva essere tutta aperta. La bella fontana pubblica de'Torresi², che ha venti cannule a getto d'acqua, situata verso la marina, il tremuolo, suppongo, avendo rollo sempre più le lave al di sotto, fece sì che le acque, una volta del fiume Dragone¹, che poi fu co-verto dalle antiche eruzioni, allagarono quel sito. Il dì 10 decem-bre, apertisi de' crateri , cessarono di eruttare, dando una mistio-ne d'acido cloroidrico solforoso, nonchè una certa dose d'idroge-no solforato. Fra le sublimazioni si noia lo zolfo abbondante, i soliti cloruri di ferro e del ferro ologisto.

Dalla vetta del Vesuvio poi usciva fuoco e fumo. La notte del dì 1 1 fece una forte scossa, e questo si vuole che avesse fallo bollire e sorgere in più parti l'acqua della marina di Torre del Greco. In questo medesimo giorno la terra sfondò lentamente alla sinistra del Largo Ripa,³ che vedevansi nel Fosso de' pezzi di lastricalo, ove nel 1794 eravi una via. Nel giorno 13 crollavano in Torre va-rie case, ed altre più se ne aprivano; ed alla mezza molte, poco â piè di quel giorno, videsi uscire da certe vie, e propriamente dalle loro fessure, molto fumo ed un fetore di gas acido-car-bonico, che sviluppavasi in vani punti della città, non che presso la marina, ed il sollevamento del suolo di Torre del Greco fu per un metro (1,12) sul livello del mare, e ciò conferma quel che dice-vano gli antichi scrittori del Vesuvio, che cioè: mare retrocedè dal lido; ma ciò non è da credersi.

1 Il fiume Dragone a Torre del Greco. Si veda il riferimento http://www.vesuvioweb.com/new/article.php3?id_article=756. Per la grotta del Fiu-me Dragone si legga il lavoro http://www.vesuvioweb.com/new/IMG/pdf/IL_DRAGONE_la_mia_storia-2.pdf

2 La storia delle “cento Fontane” di Torre del Greco: http://www.vesuvioweb.com/new/IMG/pdf/Acqua.pdf

3 http://www.vesuvioweb.com/new/IMG/pdf/GROTTA_VIA_COMIZI-3.pdf

In alto Le Cento Fontane che i torresi chiamano “’A Funtana” in una stampa della metà dell’800, da Itinerari Torresi di Raffaele Rai-mondo. In basso La via comizi che conduce al Largo della Ripa dove passò il corso lavi-co del 1794.

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Era curioso il veder bollire il mare in più parti, occupando un significante spazio, quasi al lido, di maniera che poche eruzioni, come questa, ci hanno fatto vedere e studiare tanti fenomeni fisici. Per questa eruzione furono interrotte le comunicazioni con le Calabrie, Ba-silicata e Salerno, tanto con la ferrovia quanto con la via consolare; ond'è che fu aperta una strada, che per la sinistra del Capo di Torre porta fuori via del Purgatorio.

1l di 16, verso le 8 a. m., dopo una scossa di terra che in tale sciaurata occasione mai mancavano, e quindi nuovi avvisi, nuovi terrori, videsi di nuovo fortemente bollire il mare a circa 1500 metri distante dalla città, ed a linea retta di essa si alzò un gran masso, che certi marinari non mi seppero dire di che, certo di bitume, il quale cadde di nuovo nel fondo del mare, e certi naviganti, essendo passati per quel sito, avvertirono un gran fetore, che nel modo come si esprimevano, dovett'essere acido cloroidrico-solforoso.

Il 17 decembre, verso le 9 a. m., nell'istesso silo-dei mare, ove successe il fenomeno, si videro uscire fuori dell'acqua due altri piccoli getti. Nello stesso dì, verso l'una p. m., il Ve-suvio principiò a cacciare un gran pino con de' slanci di fulmini, accompagnato a de' cupi rumori, e ciò continuò fino alla sera. La notte del 23, il Vesuvio, dopo due scosse, principiò a cacciare molto fumo, ed all'alba videsi un altro pino, il quale ingombrò tutta l'aria; indi cadde molta cenere , a varie riprese. 1l giorno 26 cadeva una cenere non più color cerulea, piuttosto rossastra, e sotto agli usci osservavasi di un color verderame. All'ultimo giorno del 1861 cessò all' intorno il cader della cenere. Debbo dire, in fine, che, grazie al patriottico soccorso delle cento città d'Italia, la Commissione pei danneggiati della Torre raccolse una somma di lire 352,750, delle quali 34,000 furono riservate per un asilo infantile. Non biso-gna dimenticare i differenti Comitati che si riunirono nella occasione della eruzione del 1872, per i danneggiati del Vesuvio, e i sussidii che ricevettero principalmente dal Sovrano. Quasi tutt’i Municipii d'Italia, dimostrando sempre più essere uno il cuore di tutta la Peni-sola italiana, più i corpi scientifici, i differenti Istituti, le Associazioni ecc. mandaron soc-

corsi.

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L’eruzione del Vesuvio del 1861 in alcune incisioni dell’epoca tratte da

www.lapuntasecca.it

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