L’economia e la sua evoluzione dalle prime civiltà al XXI...

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L’economia e la sua evoluzione dalle prime civiltà al XXI secolo PER COMINCIARE 0 lezione 1 LA DEFINIZIONE DI “ECONOMIA” E LA SCIENZA ECONOMICA lezione 2 IL SISTEMA ECONOMICO DALLE PRIME CIVILTÀ AL XVIII SECOLO lezione 3 IL SISTEMA ECONOMICO DAL XIX AL XXI SECOLO 2

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L’economia e la suaevoluzione dalle primeciviltà al XXI secolo

PER COMINCIARE0

lezione 1LA DEFINIZIONEDI “ECONOMIA” E LASCIENZA ECONOMICA

lezione 2IL SISTEMA ECONOMICODALLE PRIME CIVILTÀAL XVIII SECOLO

lezione 3IL SISTEMA ECONOMICODAL XIX AL XXISECOLO

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LETTURA INTRODUTTIVA ■ L’economia è sempre esistita

LÕeconomia è nata insieme alla civiltà umanaed è stata lo strumento principale del suosviluppo. Come verrà ricordato più in detta-

glio all’inizio della prima lezione, l’economia si puòdefinire come l’insieme delle attività di produzione,scambio e consumo di beni e servizi necessari per ilsoddisfacimento dei bisogni delle persone.

L’economia come strumentodi sviluppo delle civiltà

Ovviamente l’economia non si occupa di tutti i biso-gni umani: nel caso dell’affetto, per esempio, essonon può essere di certo soddisfatto da un bene o daun servizio di natura economica. Diverso è il caso dialtri bisogni: il cibo, il vestiario, il riparo (ossia un’a-bitazione), l’energia per riscaldarsi e per illumina-re i luoghi, i mezzi che facilitano il movimento (uncarro nel passato, un’auto oggi) e la comunicazione(un tamburo nell’antichità, un telefono ai giorni no-stri). Tali bisogni richiedono, infatti, una produzionefinalizzata a realizzare quelle cose (i beni) o quelleattività (i servizi) che consentono di soddisfare le esi-genze umane.Inoltre, dato che la produzione non è quasi mai ef-fettuata dalle stesse persone che hanno bisogno diquel prodotto, è necessario uno scambio tra i pro-duttori, secondo regole che permettano loro di ot-tenere, in cambio della produzione, quanto serveal mantenimento proprio e dei propri familiari. Neconsegue che la produzione e lo scambio sono pro-pedeutici al consumo, che è anch’esso un’attivitàeconomica, in quanto determina la necessità di unaproduzione, permettendo quindi di riavviare il cicloproduzione-scambio-consumo.Tutte queste attività di produzione, scambio e consu-mo sono sempre esistite. Anche gli uomini primitivisvolgevano attività di produzione (lance per uccidereanimali), baratto (lance in cambio di frutta raccol-ta dagli alberi selvatici) e consumo (uso di lance ecibi). Ed è stata proprio l’evoluzione delle attività diproduzione e di scambio che ha determinato il pro-

gresso dell’uomo a partire dall’età della pietra, ossiada un periodo in cui vi era una limitatissima attivitàproduttiva, fino ad arrivare all’età spaziale, in cui unampio spettro di necessità umane trova soddisfazio-ne in un bene o in un servizio prodotto (perfino arri-vare su un altro corpo celeste).

Nella foto di apertura, il Colosseo: un esempio di infrastruttura eco-nomica dell’Età antica. Qui sopra, strumenti in selce risalenti all’etàdella pietra.

Denario romano del 46 a.C. Da un lato è raffiguratala testa di Giunone Moneta, dall’altro gli strumentiusati per la coniazione nella zecca.

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PER COMINCIARE0

La costante ricercaper migliorare la produzionedi beni e servizi e il benessere

In effetti l’avanzamento della civiltà umana è sem-pre stato determinato da un’invenzione o da unascoperta, che sono state a loro volta stimolate daitentativi di migliorare la produzione di beni e di ser-vizi. Per esempio, la scoperta del ferro – o megliodel fatto che, fondendolo, si potevano ottenere uten-sili più resistenti e duri di quelli in bronzo o in altrimateriali precedentemente utilizzati – ha permessodi soddisfare in modo più efficace l’esigenza di at-trezzi necessari per la vita quotidiana (fra cui, in pri-mis, le armi). Ugualmente, la scoperta che l’utilizzodi una moneta (ossia di un bene accettato da tutti)facilitava gli scambi rispetto a un sistema basato sulbaratto, ha determinato una crescita del commercioe pertanto della produzione, consentendo a ciascunproduttore di specializzarsi in una determinata pro-duzione e, per questa via, di aumentare la propriaproduttività.Dall’incremento della produttività ha origine unaserie di conseguenze positive: più produzione, piùricchezza, più benessere. D’altronde, non è difficilerendersi conto che, oggi, ciascuno di noi ha a dispo-sizione una quantità di beni e servizi di gran lunga

maggiore rispetto a quella che avevano le generazio-ni precedenti; ciò è stato possibile proprio per l’au-mento della produttività.L’obiettivo di migliorare il benessere è stato la levaper le scoperte geografiche, che puntavano a indivi-duare nuove rotte che rendessero più rapidi e conve-nienti gli scambi commerciali tra l’Europa e l’Oriente.Ne costituisce una conferma la scoperta del conti-nente americano, la quale ha determinato enormieffetti economici: dall’introduzione di nuovi prodotti(per esempio patate e pomodori in Europa, vite e co-tone in America) al trasferimento di metalli preziosidall’America all’Europa (circostanza che determinò ilfenomeno economico dell’inflazione, ovvero la cresci-ta dei prezzi), passando per il coatto trasferimento dischiavi dall’Africa all’America. Anche la schiavitù, checostituisce una delle pagine più negative della storiadella civiltà umana, è stata determinata da motivieconomici, e precisamente dalla necessità di forzalavoro a buon mercato da impiegare nelle piantagionie nelle miniere del nuovo continente, visto che la po-polazione locale (gli indios americani) si era ridottarapidamente a causa dello sterminio perpetrato daicolonizzatori e della scarsa resistenza alle malattieportate dagli Europei.In conclusione, capire l’economia è importante nonsoltanto per comprendere la realtà odierna, i cui

Una caravella, nel particolare di una sfera terrestre realizzatadal cartografo italiano Vincenzo Maria Coronelli nel XVII secolo.(Christian Larrieu - Bridgeman images)

Schiavi africani in catene, in un dipinto del XIX secolo.(Everett Historical - shutterstock)

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CONOSCENZE

• Il concetto di economia. Le trasformazioni storichedei sistemi economici e tendenze attuali

ABILITÀ

• Tracciare le macrotrasformazioni dei sistemi economicinel tempo fino alle tendenze attuali

COMPETENZE

• Riconoscere gli aspetti geografici, ecologici, territorialidell’ambiente naturale e antropico, le connessioni con lestrutture demografiche, economiche, sociali, culturalie le trasformazioni intervenute nel corso del tempo

• Riconoscere e interpretare i cambiamenti dei sistemieconomici, nella dimensione diacronica, attraversoil confronto fra epoche storiche e, nella dimensionesincronica, attraverso il confronto fra aree geografichee culture diverse

Obiettivi dell’Unità

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fenomeni sono prevalentemente di na-tura economica, ma anche per rendersimeglio conto di come e perché la razzaumana si è evoluta, passando dalle ca-verne alle stazioni spaziali in un lassodi tempo decisamente breve, almeno ri-spetto a quelli della geologia.

Un satellite artificiale in orbita attorno alla Terra. (Andrey Armyagov – shutterstock)

Una Ford degli anni ’20 del secolo scorso.(Eduardo Luzzatti Buyé - istock)

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Euro e falsa scienza economicaLoretta Napoleoni, «Il Fatto quotidiano», 25/5/2014

Il «Financial Times» accusae dimostra che l’economista

francese Piketty ha fondato lasua teoria riguardo alla correla-zione tra capitale e ineguaglian-ze su dati e calcoli sbagliati. L’an-no scorso altri due economisti,Rogoff e Reinhart, anche loroaccademici, dopo essere statilodati universalmente per averdimostrato che la crisi attuale èdiversa da quelle passate, sonostati accusati di aver calcolatomale i dati. Va da solo che le pro-ve dei loro errori erano inconfu-tabili. Morale: entrambe le teo-rie non sono supportate dai dati.Il mondo dell’economia e dellapolitica ha un disperato biso-

gno di certezze, ecco perchéchiunque applica i principidell’archeologia all’economia,e cioè raccoglie statistiche mil-lenarie e sulla base di questesviluppa una teoria, diventaistantaneamente un profeta. Ilsogno di qualsiasi politico, an-che di quelli che si professano“rivoluzionari”, è di trovare unaformula fissa per fare il propriomestiere. E questo spiega per-ché Piketty è stato ricevuto allaCasa Bianca dove ha fatto lezio-ne ai collaboratori di Obama eRogoff e Reinhart hanno tenutobanco a Davos.Se fosse vero che l’economia èuna scienza esatta, che insom-

ma poggia sui numeri e sulleformule matematiche, alloranon avremmo crisi economi-che, non ci sarebbero state nep-pure tante guerre e la gente vi-vrebbe felice e contenta.Come la sociologia, l’economiaè una disciplina che poggia suirapporti umani e quindi è spes-so imprevedibile; volerlo negarepeggiora il funzionamento dellacosa pubblica e prova ne è la cri-si attuale. Il fiasco dell’euro, lacrisi del debito sovrano, le diffi-coltà contingenti dei Paesi dellaperiferia sono frutto di sceltesbagliate a livello politico, giu-stificate da principi economicienunciati dalla classe politica

Per cominciare1lezione

La definizione di “economia”e la scienza economica

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1. La definizione di “economia”

2. La scienza economica

3. Gli operatori economici

4. I beni e servizi economici

5. I metodi economici

6. I fenomeni economici

■ L’ECONOMIA E NOI Scambio, distribuzione,commercio

■ L’ECONOMIA E NOI I confini dell’economia

■ I GRANDI TEMI Perché le teorie e le previsionieconomiche possono sbagliare

■ L’ECONOMIA NELLA RETE www.istat.it

BOX

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La definizione di “economia” e la scienza economica / Lezione 1

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come fossero leggi fisiche.In Italia, come in gran partedell’Unione europea, il dibattitosui vantaggi e svantaggi dell’eu-ro non c’è stato perché il fascinodella “scienza economica” hafatto presa su tutti. Così tutti,ma proprio tutti, sono stati a fa-vore della moneta unica. Fattaeccezione del Regno Unito, dellaSvezia e Danimarca, nessuno haapertamente sfidato il dogma diBruxelles riguardo alla monetacomune. L’euroscetticismo erauna stravaganza e appartenevaagli eccentrici britannici.Identico discorso vale per lapolitica d’austerità e per le ri-forme, dal fiscal compact fino alfondo salva Stati, imposti perarginare la crisi del debito so-vrano. Il fronte scientifico, cosìsecondo me va descritto l’eser-cito di economisti e politici chepensano che l’economia sia una

scienza matematica, è ancoraben compatto in Italia, ma dopoquasi un decennio di recessionequalcuno ha iniziato a romper-ne le file e a predicare l’uscitadall’euro. Il battibecco tra proe contro euro, però, verte tuttosu dati, formule e statistiche. In-sieme al carattere vetriolico, ciòche accomuna i difensori e gliaccusatori dell’euro è la certez-za di aver ragione sulla base diprincipi economici infallibili.Dati, formule, statistiche che infondo servono a ben poco per-ché ciò che veramente conta èl’interazione tra gli europei. Segli abitanti della periferia aves-sero accettato la deflazione in-terna e avessero ridimensiona-to le loro aspettative, l’austeritàsulla carta, si badi bene sullacarta, avrebbe funzionato. Maquei numeri, quelle statistichesono uomini, donne, bambini,

famiglie, villaggi, città, è gentevera che non può essere rias-sunta con una serie di numeri.Nessuno vuole affamare l’Euro-pa mediterranea, come nessunovuole derubare il ricco nord Eu-ropa, ma la “scienza economi-ca” ha fatto proprio questo.Per voltare pagina bisogna ave-re il coraggio di mettere da par-te statistiche e numeri e scen-dere in strada per parlare conla gente. La Nigeria è da pocodiventata la nazione più riccad’Africa, ce lo dice il suo Pil, mala sua popolazione è tra le piùpovere di quel continente.Osservare la realtà, ecco cosadobbiamo fare, come facevanogli economisti classici, Smith,Ricardo e Marx. Quelli moder-ni, invece, cercano nella storiaeconomica leggi matematicheche i loro amici politici utilizza-no per governarci. ■

L’articolo, al di là delle opinioni espresse sutanti temi, che non trovano d’accordo l’autoredi questo libro, è interessante perché mette inevidenza la difficoltà che la scienza economicaincontra nel prevedere l’evoluzione dell’econo-mia e nel dare indicazioni utili ai Governi perprendere decisioni economiche giuste.Va detto che tale difficoltà è insita nella scien-za economica, in quanto, pur basandosi su nu-meri e modelli matematici, essa ha come og-getto principale il comportamento umano chesi esplica al momento della produzione, delladistribuzione e del consumo (fenomeni ogget-to di studio da parte della scienza economica)e che di per sé è quanto di più variabile possaesistere. Ma il fatto che la scienza economicanon sia una disciplina esatta, non vuol dire chesia inutile.Se è vero infatti che talune previsioni si sono ri-

velate sbagliate, così come erronee sono statealcune argomentazioni a supporto di determi-nate decisioni economiche, ciò non toglie che inmolte occasioni la conoscenza dei meccanismidi funzionamento del sistema economico abbiaconsentito di prendere misure di politica econo-mica efficaci, ossia in grado di evitare una fortecaduta del benessere generale. Un esempio disuccesso è dato dalle misure attivate, a partiredal 2012, dalla Bce, la Banca centrale europea,in occasione della crisi finanziaria; queste mi-sure hanno evitato il fallimento di diversi Statieuropei, fra cui l’Italia, e posto le basi per unrilancio dell’economia.Ci sono dunque buone ragioni per cimentarsinello studio dell’economia, cominciando pro-prio con questa prima lezione introduttiva, checi consentirà di capire meglio che cos’è l’eco-nomia.

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Per cominciare / L’economia e la sua evoluzione dalle prime civiltà al XXI secolo

1. La definizione di “economia”

L’economia è l’insieme delle attività di produzione, scambio (o distribuzione)e consumo di beni e servizi che servono alla vita dell’uomo (per le differenzetra i concetti di scambio e distribuzione, → L’ECONOMIA E NOI). Ne consegue chelo studio dell’economia comporta l’osservazione delle attività umane finalizzatealla produzione, scambio e consumo di prodotti, materiali (beni) e immateriali(servizi), per ricavarne regole che ne spiegano lo svolgimento.Il significato di “economia” è confermato anche dall’analisi etimologica del termi-ne. Infatti, questa parola proviene da due concetti greci : οἶκος (oikos), che vuol dire“casa”, e νόμος (nomos), che significa “norma”. In sostanza, economia significa“amministrazione della casa”, cioè l’insieme di regole che bisogna seguire per farein modo che la “casa” sia ben amministrata. Ovviamente il termine “casa” non vainterpretato in senso letterale, dovendo essere esteso a tutte le case, ossia a tutte lefamiglie, al cui interno vi sono sia coloro che producono (i genitori), sia coloro checonsumano (tutta la famiglia, dai bambini ai nonni, compresi i genitori).Va, inoltre, precisato che non tutto quello che utilizziamo può essere consideratoun prodotto, per lo meno nel senso economico. Per esempio, tutti noi, respirando,utilizziamo l’aria, ma l’aria non è stata (finora) considerata come un bene eco-nomico. Allo stesso modo, l’esigenza di avere delle amicizie non può essere sod-disfatta con un servizio di natura economica. Quasi tutti i beni e servizi hannoperò un valore economico e la loro produzione, scambio e consumo li rendonooggetto del sistema economico.Chiarito il significato di “economia”, occorre ora capire in cosa consiste la scienzaeconomica.

L’economiaè l’insiemedelle attivitàdi produzione,scambio econsumo di benie servizi

Non tutto ciò cheusiamo è un beneo un servizio nelsenso economico,come è il casodell’aria

Il Partenone, simbolodell’antica Grecia.Molti termini economici(e la stessa parola“economia”) sonodi origine greca.(Sergio Bertino -

shutterstock)

Analisi etimologica(Etymologicalanalysis): è lostudio dell’originedelle parole, chesi effettua siaindividuando paroledi lingue antichecon la stessa radice,sia confrontando laparola studiata conparole simili in altrelingue moderne.

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La definizione di “economia” e la scienza economica / Lezione 1

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Mentre le attività di produzione e di consumonon richiedono approfondite spiegazioni peressere comprese, un po’ meno intuitivi risultanoi concetti di scambio e di distribuzione.Infatti è chiaro che per produzione intendiamola fabbricazione di un bene (come una sedia)o l’erogazione di un servizio (qual è un voloaereo), così come quando si parla di consumo èevidente che facciamo riferimento all’acquistoe uso della sedia e al pagamento e utilizzo deltrasporto aereo.Nella teoria economica, di contro, itermini “scambio” e “distribuzione” sonosostanzialmente sinonimi, mentre nella realtàeconomica non vi è identità di significato traquesti due termini.Lo scambio è il fenomeno che ha luogo quandosi acquista qualcosa. In effetti, esso avvienecon la consegna di denaro in cambio di unbene (per esempio un giornale dall’edicola)o di un servizio (per esempio il trasportoaereo rappresentato da un biglietto aereo),e costituisce pertanto il momento in cui haluogo il passaggio di proprietà, da una parte,del prodotto e, dall’altra, del denaro cherappresenta il prezzo del prodotto.Invece, per distribuzione si intende l’attivitàsvolta dai commercianti che gestiscono ilpassaggio delle merci (ma anche dei servizi)dai produttori agli utilizzatori. Per esempio,nel settore automobilistico i distributori sonoi concessionari che comprano le auto dallecase automobilistiche e le vendono ai clientiinteressati a comprare proprio il modello diquella determinata marca. Il loro lavoro è,quindi, quello di portare la merce dalla fabbricaa una zona vicina all’abitazione del cliente.Senza di loro i clienti si dovrebbero rivolgeredirettamente alla fabbrica.Allo stesso modo, vi sono i grossisti di prodottiortofrutticoli (verdura e frutta) che compranola merce dagli agricoltori e la vendono ainegozianti e ai supermercati. Saranno poi questiultimi a portare la merce nelle zone residenzialidei consumatori, esponendola nel negozio o nel

supermercato. Anche questi operatori (grossistie dettaglianti) “distribuiscono” la merce, inquanto (con due passaggi) la portano dai luoghidi produzione ai luoghi di consumo.Analogo processo avviene nel campo dei servizi.Per esempio, le agenzie di viaggio mettono adisposizione del consumatore i servizi prodottidalle compagnie aeree, dagli alberghi e daitour operator (che organizzano i viaggi): senzadi esse il consumatore dovrebbe rivolgersidirettamente a tali operatori economici, nonsempre facilmente raggiungibili.Queste attività di distribuzione hanno anch’esseun valore economico (al pari delle attivitàindustriali e agricole), essendo utile sia portarela merce o i servizi dal produttore all’utentefinale, sia facilitare i rapporti dei consumatoricon i fornitori di servizi (per esempio lacompagnia aerea).La distribuzione e lo scambio sono quindifenomeni commerciali e, in quanto tali, entrambirientrano nel settore del “commercio”.

L’ECONOMIA E NOI

SCAMBIO, DISTRIBUZIONE, COMMERCIO

Un supermercato: un luogo commerciale dove ha luogolo scambio di prodotti, portati da distributori.(Dario Egidi - istock)

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Per cominciare / L’economia e la sua evoluzione dalle prime civiltà al XXI secolo

2. La scienza economica

La scienza economica si occupa di studiare il comportamento degli operatorieconomici e il funzionamento del sistema economico, nel suo complesso, e diindicare le modalità di comportamento ottimali per gli operatori economici.In base al suo oggetto di studio, si suddivide in diverse branche:● economia politica: studia il comportamento degli operatori economici e il

funzionamento del sistema economico nel suo complesso e si suddivide, a suavolta, in due ambiti:– microeconomia : ha per oggetto lo studio dei processi decisionali e comporta-

mentali dei soggetti che prendono le decisioni di acquisto, scambio e consu-mo, nonché la loro interazione nei luoghi di incontro, che sono i mercati;

– macroeconomia : esamina il funzionamento del sistema economico nel suoinsieme, analizzando i fenomeni (quali la produzione, gli investimenti, ilcommercio internazionale), individuando i fattori che li influenzano e leloro interazioni;

● politica economica: sulla base dei meccanismi di funzionamento del sistemaeconomico, indica quali decisioni deve prendere lo Stato per assicurare un or-dinato sviluppo del sistema economico. Al suo interno vanno distinti tre ulte-riori settori:– politica di bilancio : illustra le scelte da fare in materia di spesa pubblica (poli-

tica della spesa) e di tassazione (politica fiscale), che variano a seconda degliobiettivi che si pone lo Stato (per esempio riduzione della disoccupazione odell’inflazione);

– politica monetaria: descrive le possibili decisioni relative alla moneta, che è ilcombustibile del sistema economico, senza cui esso non potrebbe funzionare;

– politica di regolamentazione del mercato : elenca le possibili regole che lo Statopuò imporre per assicurare un corretto comportamento degli operatori eco-nomici (quali le regole della concorrenza);

● economia aziendale: offre le indicazioni per la buona gestione di un’aziendae si articola in varie specializzazioni:– contabilità: si occupa delle regole per una corretta tenuta dei conti, che ser-

vono per comprendere l’andamento aziendale e, quindi, prendere correttedecisioni manageriali;

– gestione aziendale: affronta il tema delle decisioni che i vertici di un’aziendadevono prendere per assicurare profittabilità all’attività aziendale. Oggettodi analisi sono sia le modalità per pervenire alle decisioni, sia i contenutidelle decisioni, che riguardano tutti gli ambiti aziendali: la produzione (perla quale è importante l’analisi dei costi), la vendita (dunque il marketing, cheelabora le decisioni necessarie per ottimizzare le vendite), la finanza (che sioccupa del reperimento delle risorse finanziarie e della loro corretta compo-sizione), la gestione del personale e altri ancora;

– organizzazione aziendale: studia le diverse forme organizzative che un’aziendapuò avere, nonché le valutazioni da compiere per orientarsi nella loro scelta.

La scienzaeconomica sioccupa di studiareil comportamentodegli operatorieconomici(microeconomia),il funzionamentodel sistemaeconomico(macroeconomia),nonché di indicarele modalitàmigliori dicondotta alloStato (politicaeconomica) e alleaziende (economiaaziendale)

POLITICAECONOMICA

ALTRE DISCIPLINEECONOMICHE

ECONOMIAPOLITICA

ECONOMIAAZIENDALE

SCIENZA ECONOMICA

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La definizione di “economia” e la scienza economica / Lezione 1

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Ci sono poi molte altre discipline economiche, come l’econometria, che studia ilfunzionamento dei modelli economici (vedi il successivo paragrafo sui metodieconomici), l’economia di specifici settori produttivi (per esempio economia agra-

ria, economia industriale, economia dei trasporti), ma in questo libro ci occuperemoquasi esclusivamente di economia politica (quindi di microeconomia e macroe-conomia), con l’aggiunta di alcuni temi specifici di economia aziendale, visto chequest’ultimo ambito costituisce una separata materia di studio. Nel libro per il Vanno si affronterà invece lo studio della politica economica (per un approfondi-mento sui confini dell’economia, → L’ECONOMIA E NOI).In definitiva, si può affermare che l’economia è la scienza che studia la produzio-ne, lo scambio e il consumo di beni e servizi, allo scopo di individuare le regolee i principi che governano le scelte relative alla realizzazione di queste attività ein particolare all’impiego e alla destinazione delle risorse che servono per realiz-zarle. Tali risorse si presumono scarse per definizione, anche quando in un datomomento pare che una o più di loro non scarseggino affatto (come è il caso dialcuni prodotti agricoli e industriali).In effetti è importante capire come si possa produrre meglio, oppure come sia pos-sibile distribuire le merci in modo più efficiente, o ancora con quale metodologia siriesca a consumare nel modo più equilibrato possibile. L’obiettivo è quello di nondanneggiare l’ambiente e, al tempo stesso, consentire a tutti di accedere, anche sein misura diversa, ai beni e servizi che servono per vivere. Da ciò si può concludereche l’economia abbia come finalità quella di aiutarci a vivere meglio.Ora resta da capire quali soggetti vengono studiati dall’economia, cosa viene stu-diato e come viene realizzato tale studio. A queste tre domande (chi, cosa, come)sono dedicati i prossimi tre paragrafi.

L’economia hacome finalità

quella di aiutarci avivere meglio

Quando si parla di economia si tende a essereinevitabilmente generici. L’economia va bene,l’economia va male.Ma di quale economia si parla?In realtà lo studio dell’economia deve avereper oggetto necessariamente un campo diosservazione ben preciso. In altre parole ifenomeni economici devono essere delimitatitemporalmente (un anno o un trimestre),geograficamente (la Ue, l’Italia, il Lazio), esettorialmente (tutto il sistema economico osolo l’industria e, se solo quest’ultima, tutta o unsettore specifico, come quello automobilistico).

Di conseguenza i numeri che misurano ifenomeni economici devono essere sempreaccompagnati da una descrizione puntualedei “confini” del fenomeno osservato, taleda permetterne l’identificazione in modounivoco.Per esempio, un tasso di crescita del Pil reale(vedi l’Unità B) del 3% non ci dice nulla diper sé, se non si spiega che esso si riferisceall’economia italiana (e non a quella francese),all’anno 2000 (e non al 2014), e che riguardatutto il sistema economico (e non solo, peresempio, il comparto agricolo).

L’ECONOMIA E NOI

I CONFINI DELL’ECONOMIA

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Per cominciare / L’economia e la sua evoluzione dalle prime civiltà al XXI secolo

3. Gli operatori economici

Chi è oggetto di studio della scienza economica? O, meglio, chi determina i fenomeni eco-

nomici che la scienza economica studia?

Si è già detto che la microeconomia studia il comportamento degli operatori eco-nomici, ossia coloro che svolgono le attività di produzione, scambio e consumodi beni e servizi. Ma in pratica chi sono gli operatori economici?In prima approssimazione, si potrebbe rispondere che siamo tutti noi e, spesso,ogni persona assume più di una veste (per esempio produttore e consumatore),essendo possibile svolgere più di una funzione contemporaneamente.Ma, volendo essere più precisi, si può affermare che nel sistema economico visono quattro categorie di operatori:

● le famiglie, in quanto sono loro a decidere cosa e come consumare;

● le imprese, inclusi i lavoratori autonomi, poiché sono loro a decidere cosa e co-me produrre e distribuire beni e servizi;

● lo Stato, ossia le Pubbliche amministrazioni (P.A.), cui spetta il compito di pro-durre beni e servizi di interesse collettivo (i cosiddetti servizi pubblici), per fi-nanziare i quali raccolgono risorse economiche con la tassazione. In questoambito le P.A. provvedono a stabilire le regole del sistema economico, oltre aeffettuare la distribuzione del reddito (erogando pensioni e altri trattamentieconomici a chi non ha redditi);

● il resto del mondo, con il quale ciascun Paese ha rapporti commerciali (imported export di beni e servizi) e finanziari (trasferimento di denaro per vari moti-vi, come rimesse, redditi da lavoro e capitale, investimenti).

Questi operatori assumono dei comportamenti tipici che dipendono dai loroobiettivi abituali e dai fattori che li influenzano. Tutto questo è oggetto di studiodella scienza economica.

Gli operatorieconomici sonocoloro chesvolgono le attivitàdi produzione,scambio e consumodi beni e servizi

FAMIGLIE

IMPRESE

STATO

RESTO DEL MONDO

OPERATORI

ECONOMICI

(Monkey BusinessImages - shutterstock)

(Cozyta - shutterstock) (Ivan Cholakov - istock)

Le quattro categorie dioperatori economici:famiglia, impresa(fabbrica), Pubblicaamministrazione(un ministero), il restodel mondo (le cui mercipassano per i porti).

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La definizione di “economia” e la scienza economica / Lezione 1

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(Monkey Business Images -

shutterstock)

Esempi di servizi (tagliodei capelli) edi beni (vari formaggi).(Africa Studio -shutterstock)

4. I beni e servizi economici

Cosa studia la scienza economica? Più precisamente, cosa riguardano i fenomeni econo-

mici che la scienza economica studia?

Come già evidenziato, l’economia studia la produzione, lo scambio e il consumodi beni e servizi; tuttavia, per essere oggetto di studio, i beni e i servizi devonoavere natura “economica”. È quindi giunto il momento di chiederci quali carat-teristiche devono presentare i beni e servizi per avere un valore economico, inmodo da distinguerli dai beni e servizi “non economici” a cui si è già fatto cenno nellalettura introduttiva.Questa domanda può essere posta anche in un altro modo: quando siamo dispostia pagare qualcosa per averlo? Riflettendoci, ci renderemo subito conto che siamodisposti a pagare solo per qualcosa che non possediamo già. Tale indisponibilitàpuò derivare dal fatto che quel bene o servizio non è alla nostra portata.Vi sono, però, beni che sono sempre a nostradisposizione, e quindi non abbiamo nessunmotivo per pagarli. Questo è sicuramente ilcaso dell’aria, ma non dell’acqua, in quantoper averla occorre che qualcuno costruisca unacquedotto e che la porti dalla sorgente al no-stro lavandino. Ancora: se ci vogliamo tagliarei capelli, con ogni probabilità saremo dispostia pagare la parrucchiera o il barbiere, visto cheper fare bene un taglio di capelli occorre espe-rienza e abilità, oltre che un luogo adatto e glistrumenti idonei.In ultima analisi, le due caratteristiche essenziali di un bene o di

un servizio affinché sia di valore economico sono la sua scarsità

e la sua utilità. È il caso di sottolineare che entrambe le condi-zioni, scarsità e utilità, devono essere presenti contestualmente. Peresempio, per un oggetto raro, come un sasso di forma par-ticolare, difficilmente si troverà qualcuno disposto a pagareuna somma di denaro se esso non soddisfa anche il requisitodell’utilità. Di converso, ci può essere qualcosa di molto utile, comela luce solare, che nessuno sarà intenzionato a pagare, dal momento che non sitratta di una risorsa scarsa.

I beni e servizi di natura economica possono suddividersi in funzione di diversi criteri.

Un primo criterio è la destinazione dei prodotti:

● beni e servizi individuali : sono destinati a soddisfare le esigenze di persone sin-gole, come può essere il caso del cibo, del vestiario e della cura alla persona; inquesta categoria rientrano in via residuale tutti i prodotti che non fanno partedella seconda categoria;

I beni e servizieconomici

sono tutto ciòche è scarso eutile. Possono

classificarsisecondo

diversi criteri:destinazione,

funzione ematerialità

In base alladestinazione vi

possono esserebeni individuali e

beni collettivi

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Per cominciare / L’economia e la sua evoluzione dalle prime civiltà al XXI secolo

Una seconda articolazione concerne la funzione del bene e del servizio:

● beni e servizi finali: sono quelli che servono a soddisfare esigenze di consumo dellepersone (per esempio alimenti, auto) e, pertanto, sono destinati in genere alle fa-miglie; a differenza dei beni e servizi intermedi, tali prodotti vengono conteggiatinel Pil, che, come si vedrà, è l’indicatore che misura la produzione di un Paese;

● beni e servizi intermedi : sono quelli che servono per il processo produttivo (peresempio materie prime, macchinari) e, di conseguenza, sono destinati alle im-prese, le quali li impiegano per produrre beni e servizi, che possono esserea loro volta destinati ad altre imprese (per cui ci troveremo nuovamente difronte a beni intermedi), oppure ai consumatori (si tratterà in questo caso dibeni finali).

Una terza classificazione riguarda la materialità o meno del prodotto. Infatti visono:

● i beni materiali : sono cose tangibili, come una birra o una penna; il loro scam-bio internazionale viene registrato nella bilancia commerciale;

● i beni immateriali , ossia i servizi: il servizio del traporto, il servizio bancario, ilservizio del salone di bellezza non posseggono una sostanza fisica, ma non perquesto sono meno utili (basti pensare al servizio di un dottore, che ci aiuta aguarire da una malattia); il loro scambio internazionale viene inserito nellabilancia dei servizi.

In base allafunzione vipossono esserebeni finali e beniintermedi

In base allamaterialità vipossono esserebeni materiali ebeni immateriali

● beni e servizi collettivi : spetta allo Stato stabilire quali beni e servizi devono es-sere soddisfatti collettivamente, e quindi essi cambiano da Paese a Paese infunzione delle scelte politiche. Tipicamente fanno parte di questa categoriaservizi come la scuola, la sanità, la sicurezza, i servizi essenziali quali la di-stribuzione di acqua e di energia elettrica, i trasporti pubblici, la raccolta deirifiuti e la cura delle infrastrutture collettive (per esempio le strade).

(Dean Drobot - shutterstock)

(Spotmatik Ltd - shutterstock)

Esempi di beneindividuale (una moto)e di bene collettivo(un ospedale).

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La definizione di “economia” e la scienza economica / Lezione 1

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5. I metodi economici

Come si studia l’economia? In altre parole, come si studiano i fenomeni economici?

La prima risposta è: mediante l’osservazione della realtà. Solo esaminando i fenome-ni economici nel loro concreto svolgimento, infatti, è possibile comprenderne i mec-canismi di funzionamento. Per esempio, vedendo come i consumatori si comportanodavanti agli scaffali al momento di scegliere un prodotto, si potrà capire se è più im-portante il prezzo, oppure la confezione, o la qualità, come risulta dall’etichetta.L’osservazione dei fenomeni consente anche di misurarli, una volta scelti gli indi-catori e un metodo per la loro quantificazione. Ne consegue che è possibile otte-nere dei numeri che indicano la dimensione del fenomeno stesso. In effetti, è scar-samente significativo parlare di economia se ci si sgancia dal valore dei parametrieconomici, ossia da indicatori come la produzione, la disoccupazione, l’inflazione,la finanza pubblica. D’altronde, come rispondere alla domanda se la disoccupazio-ne è elevata o no, se non con un numero che ci dice il tasso di disoccupazione?I numeri sono ricavati con metodi statistici. La statistica è una scienza che hametodologie precise per misurare i fenomeni, alcuni dei quali sono economici(per esempio l’occupazione), mentre altri sono di natura differente (per esempiodemografici, ambientali, culturali).I numeri da soli non bastano, però, per comprendere i sistemi economici.Infatti, se vogliamo conoscere come evolverà un determinato fenomeno econo-mico (per esempio l’inflazione), allora avremo bisogno di un modello, che è unostrumento di natura grafica e matematica al tempo stesso. Esso viene costruito nonsolo sulla base dell’osservazione della realtà economica nel corso del tempo, maanche sull’interpretazione di quanto emerso dall’osservazione attraverso l’appli-cazione di una teoria economica. In altre parole, il modello basato su una teoriaci dice come cambiano i fenomeni economici al variare dei fattori che li influen-zano. Per esempio, un modello (e la sottostan-te teoria) ci potrà segnalare che la produzioneinfluenza la disoccupazione, essendo d’altrocanto evidente che maggiore è la produzione,minore sarà la disoccupazione.Proprio sullo specifico fenomeno dell’occupa-zione, un economista statunitense del Nove-cento, Arthur M. Okun, mise a punto una teoria,formalizzata con una relazione matematica (os-sia un modello), che quantificava la riduzionedella disoccupazione in funzione della dimen-sione del tasso di crescita del Pil reale.Va detto però che qualsiasi teoria economica va-lida in un determinato periodo storico e in unospecifico Paese può perdere di validità se si considera un periodo o un Paese diversoda quello osservato per la sua elaborazione. Più in generale è difficile affermare chevi siano teorie economiche sempre valide (→ I GRANDI TEMI).

I modelli si basanosu una teoria

economica chemette in relazione

i fenomeni coni fattori che li

influenzano

MISURAZIONENUMERICA DEIFENOMENI

OSSERVAZIONEDELLA REALTÀ

MODELLIPER SPIEGAREL’EVOLUZIONEDEI FENOMENI

I METODI

DELL’ECONOMIA

Y

i

IS

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Il grafico illustra ilfunzionamento di unmodello economico, chesi basa su una teoria.

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Per cominciare / L’economia e la sua evoluzione dalle prime civiltà al XXI secolo

Riassumendo, i metodi dellÕeconomia sono tre:

● l’osservazione della realtà, che ci consente di capire da cosa dipendono i feno-meni economici e come essi evolvono in funzione dei fattori che li influenza-no;

● i numeri che misurano la dimensione dei fenomeni economici e dei fattori cheli influenzano;

● i modelli, che descrivono sia in forma grafica sia in forma matematica il com-portamento dei fenomeni economici al variare dei fattori che li influenzano,sulla base di una teoria che interpreta le osservazioni effettuate.

Prima di concludere questa lezione introduttiva, non resta che capire quali sianoi principali fenomeni economici e i fattori che li influenzano.

I GRANDI TEMI

Come ricordato nell’articolo introduttivo diquesta lezione, sarebbe auspicabile che leteorie economiche ci consentissero di fareprevisioni precise su come si evolverà il sistemaeconomico in futuro e, dunque, ci desseroindicazioni sicure su come agire.Purtroppo questo non è possibile, in primo luogoper il motivo ricordato all’inizio della lezione,

ossia che l’economia ha per oggetto di studiofenomeni che dipendono dal comportamentoumano, il quale, com’è noto, spesso non èrazionale, né tanto meno prevedibile.Noi stessi non ci comportiamo sempre nellostesso modo: per esempio, in occasione diun aumento di stipendio netto, dovuto a unariduzione delle tasse, alcune volte possiamodestinare la cifra incrementale ai consumi ealtre volte al risparmio. Di conseguenza, diventadifficile prevedere l’effetto della riduzione delletasse sui consumi e, quindi, sulla produzione.Allo stesso modo non è detto che i maggioriprestiti erogati dalla Banca centrale alle banchecommerciali (quelle dove tutti hanno il contocorrente) siano impiegati in prestiti alle famiglie ealle imprese, perché le banche potrebbero trovarepiù conveniente (ossia più redditizio e/o più sicuro)investire in titoli che danno un interesse.D’altro canto, lo studio sistematico dei fenomenieconomici consente di prevedere con una buonaprobabilità quello che succederà in futuro, cosìcome permette di suggerire una determinatascelta economica con un certo grado disicurezza; ma si tratta appunto di probabilità.Bisogna accettare l’idea che l’economia sia unmondo in continuo divenire e che nessuna teoriapotrà dare certezze su come esso evolverà.

PERCHÉ LE TEORIE E LE PREVISIONI ECONOMICHEPOSSONO SBAGLIARE

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La definizione di “economia” e la scienza economica / Lezione 1

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6. I fenomeni economici

Cosa sono i fenomeni economici? Quali sono i fattori che li influenzano?

Cominciamo dalla prima domanda. I fenomeni economici sono le attività che

hanno una natura economica, come la produzione, il reddito, il consumo, gliinvestimenti, l’intervento dello Stato nell’economia, le relazioni economiche congli altri Paesi e molte altre ancora.Questi fenomeni possono svilupparsi in modo corretto, creando così benessereper la popolazione, oppure in modo scorretto, causando invece problemi, comeuna maggiore povertà, una distribuzione ineguale della ricchezza o, più in gene-rale, una mancata soddisfazione dei bisogni economici.Se i fenomeni economici evolvono in modo scorretto, si generano ulteriori fe-nomeni come la disoccupazione, l’inflazione, il dissesto della finanza pubblica,il deficit della bilancia commerciale e/o della bilancia dei pagamenti, che sonole principali patologie di un sistema economico. Avanzando nello studio, tuttiquesti fenomeni economici diventeranno progressivamente sempre più chiari efacilmente riscontrabili nella realtà percepita.

Si può ora passare a esaminare i fattori che influenzano i fenomeni economici.Questi possono essere:

● altri fenomeni economici , che influenzano il fenomeno che si sta esaminando:per esempio, tra il fenomeno del consumo e quello del reddito esiste un rap-porto di dipendenza tale per cui si può sostenere che il reddito influenzi forte-mente il consumo;

● situazioni di fatto : è il caso della dimensione della popolazione attiva, da cuidipende sicuramente il livello della produzione, oppure la presenza di risor-se naturali (come il petrolio), che anch’essa influenza la possibilità di produr-re. Va rilevato che, a volte, questi fattori possono essere influenzati anche damisure di politica economica: per esempio, nel caso della dimensione dellapopolazione attiva, essa può aumentare sia attraverso incentivi che incorag-giano la natalità (quale il bonus bebè), sia attraverso la predisposizione di ser-vizi che favoriscano la partecipazione femminile al mondo del lavoro (comegli asili nido).

In conclusione, i fattori che influenzano i fenomeni economici possono essere didue tipi:

● esogeni : si tratta di fattori non modificabili, per lo meno nel breve termine, mache potrebbero essere modificabili in futuro (per esempio la ricchezza dispo-nibile, il debito pubblico);

● endogeni : sono fattori modificabili rapidamente in funzione dell’andamentodi altri fenomeni economici; è il caso dell’inflazione, che può essere modifica-bile con opportune misure di politica monetaria, che vanno a ridurre un altrofenomeno, ossia la liquidità del sistema economico.

I fenomenieconomici sono

attività di naturaeconomica, come,

per esempio,la produzione,

il reddito, ilconsumo, gliinvestimenti

Liquidità delsistema economico(Liquidity of theeconomic system):è la quantità didenaro che gira nelsistema economico,ed è misurata dadiversi parametri,tra cui C (circolante,ossia il valoredelle banconotee delle monete incircolazione), M1

(C + il saldo deiconti correnti)e M2 (M1 + leattività finanziarieliquidabili in 24 ore);per approfondimentisi veda la lezione 3dell’Unità B.

ALTRI FENOMENIECONOMICI

SITUAZIONIDI FATTO

FATTORIESOGENI

FATTORIENDOGENI

FATTORI CHE

INFLUENZANO

I FENOMENI

ECONOMICI

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Per cominciare / L’economia e la sua evoluzione dalle prime civiltà al XXI secolo

@ L’ECONOMIA NELLA RETE

Tutti i fenomeni economici relativi alnostro Paese vengono misurati dall’Istat,l’Istituto statistico italiano. L’Istat producecontinuamente nuovi dati e, soprattutto,conserva quelli del passato, circostanza questache permette di fare confronti e capire come ildato attuale debba essere interpretato(è buono o cattivo?).Per accedere ai dati dell’economia italiana,una volta entrati nella home page dell’Istituto(www.istat.it), bisogna portare il mouse inalto a destra su “Argomento”, sotto le parole“Statistiche per”.A quel punto compare un menu a tendina con unaventina di temi differenti, molti dei quali sono dinatura economica.Tra i temi più interessanti vi sono quelli sullapopolazione, in cui si trovano dati come ilnumero di persone per ciascuna classe di etàe il numero di stranieri presenti in Italia; sulle

condizioni economiche delle famiglie, coninformazioni su quanto guadagnano le famigliesuddivise per area geografica e tipo di lavorodei genitori; sull’istruzione e sulla formazione,dove si può conoscere quanto spendono in mediale famiglie per l’istruzione e quanti studentipassano dalle scuole secondarie all’università;sui conti nazionali, che quantificano numerosiparametri economici (che saranno illustrati nelleprossime lezioni); sull’andamento dei prezzi(ossia sull’inflazione); e infine sulla situazione dellavoro, con indicatori importanti come il tasso didisoccupazione e i numeri relativi alle modalità dioccupazione dei lavoratori (per esempio a tempoindeterminato, part-time). Cliccato sull’argomentodi interesse, si entra in una pagina web dove, asinistra, compaiono i link per gli ultimi documenticontenenti dati statistici, mentre in posizionecentrale appare un grafico relativo a un parametroimportante concernente quel fenomeno, che puòperò essere sostituito da altri grafici, relativi aulteriori parametri, indicati in sequenza sopra ilgrafico.Per ottenere il documento che ci interessabasta cliccare sul suo titolo, dopodiché si entrain una nuova pagina contenente una sintesi deldocumento, mentre a destra compaiono le parole“Testo integrale” e “Serie storiche”.Selezionando il primo link, si scarica ildocumento, selezionando il secondo si scarica informato zip un file di Excel con i dati degli ultimianni.

WWW.ISTAT.IT

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CONOSCIAMOCI MEGLIO

■ Il fenomeno dell’immigrazione è sempreesistito. Fin dagli albori della civiltà masse dipopolazione si spostavano da una zona all’altradel mondo per cercare i mezzi di sussistenza,ossia animali di cui cibarsi, e terreni da colti-vare. Erano fenomeni imponenti, che duravanosecoli, se non millenni.

■ Anche noi italiani siamo il frutto di ondate diimmigrazione che si sono succedute nel territorioitalico nel corso dei millenni. I primi abitanti del-la nostra penisola fino alla conclusione dell’etàneolitica (ossia fino al 10000 a.C.) erano di stirpedenominata “Mediterranea”. Di essi facevanoparte popoli come i Sardi, i Liguri, gli Elimi (questiultimi residenti in Sicilia).

■ A partire dal 10000 a.C. entrarono nelnostro Paese i popoli Indoeuropei (chiamatianche Ari), che prima di dirigersi verso il con-tinente europeo (e l’India) vivevano nell’Asiacentrale, corrispondente ai territori che oggifanno parte del Kazakhstan e del Kirghizistan.

■ Una seconda ondata migratoriache interessò l’Italia fu quella deibarbari, ossia di quelle popolazionidi stirpe germanica, le cui varie inva-sioni nel V secolo dopo Cristo deter-minarono il crollo dell’Impero Romano.

■ Dal Medioevo in poi il nostro Paesevisse un continuo andirivieni di popoli europei,

che in modo diretto o indiretto governaronole varie regioni italiane fino all’Unità d’Italiaavvenuta nel 1861.

■ Dopo essere stata per millenni terra diimmigrazione, nel XIX e nel XX secolo l’Italiadivenne terra di emigrazione, tanto che oggi sicontano circa 60-70 milioni di oriundi italianinel mondo, ossia persone che sono nate in Ita-lia e vivono stabilmente all’estero, oppure chesono discendenti diretti di italiani.

➥ Continua a pag. 39

Il fenomenodell’immigrazionein Italia (prima parte)

Sotto a sinistra, un’immagine delle grandi steppeeuroasiatiche, abitate nell’antichità da popolazioni di razzaindoeuropea che col tempo si spinsero anche nella nostra

penisola, costituendone buona parte dei primi abitanti.Nella foto in alto, il sarcofago Ludovisi (III secolo d.C.),con scene di battaglia tra romani e barbari. Qui sotto,

immigrati italiani negliUsa a inizio Novecento;sullo sfondo, la Statua

della Libertà aNew York.

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Sintesi

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■ L’economia è l’insieme delle attività di produ-zione, scambio e consumo di beni e servizi che ser-vono alla vita dell’uomo; il suo studio ci dovrebbeconsentire di svolgere tali attività nel migliore deimodi possibili, in quanto ne possiamo compren-dere regole e principi. D’altronde il termine “eco-nomia”, provenendo da due parole greche, οἶκος

(oikos = casa) e νόμος (nomos = norma), significa“amministrazione della casa”, circostanza che evi-denzia il ruolo positivo di questa scienza, che miraa fornire indicazioni su come operare.

■ La scienza economica è in realtà molto vasta,occupandosi dello studio del comportamento deglioperatori economici (microeconomia) e del funzio-namento del sistema economico (macroeconomia),che nel loro insieme costituiscono l’economia poli-tica. Inoltre rientra tra i compiti della scienza eco-nomica indicare le modalità d’azione ottimali chedevono seguire, da un lato, lo Stato (politica econo-mica) e, dall’altro, le imprese (economia aziendale).

■ La scienza economica dovrebbe, quindi, consen-tire di prevedere con buona probabilità l’evoluzionedel sistema economico e offrire indicazioni su comegli operatori economici debbono comportarsi.

■ Sono tre le domande fondamentali a cui lascienza economica si incarica di rispondere:– chi determina i fenomeni economici? Gli opera-

tori economici, ovvero famiglie, imprese, Stato,resto del mondo, di cui la scienza economicastudia il comportamento;

– cosa riguardano i fenomeni economici? I beni e iservizi economici, ossia quelli che sono scarsi eutili e che possono essere classificabili in basealla loro destinazione (individuali e collettivi),alla loro funzione (finali e intermedi), alla loromaterialità (beni e servizi);

– come si studiano i fenomeni economici? Conl’osservazione della realtà, i numeri che misu-rano i fenomeni economici e i modelli che nedescrivono l’evoluzione, i quali si basano sudelle teorie.

■ I fenomeni economici sono le attività che hannouna natura economica, come la produzione, il reddi-to, il consumo e gli investimenti. Se essi evolvono inmodo scorretto, danno luogo a problemi economici.I fattori che li influenzano possono essere sia altrifenomeni economici, spesso modificabili (quindi fat-tori endogeni), sia situazioni non facilmente modifi-cabili nel breve periodo (fattori esogeni).

L’Università di Roma“La Sapienza”, una delletante università italianedove si eroga un serviziopubblico di grandeimportanza: l’istruzioneuniversitaria.

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Mappa concettuale

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Microeconomia Macroeconomia

Politica di Bilancio Politica monetaria Politica di regolamentazionedel mercato

Organizzazioneaziendale

Gestioneaziendale

Contabilità

ECONOMIA POLITICA POLITICA ECONOMICA ECONOMIA AZIENDALE

SCIENZA ECONOMICA

Politica della spesa pubblica Politica fiscale

Osservazionenumeri

Teoriemodelli

OPERATORI ECONOMICI

StatoFamiglie Imprese Resto del mondo

BENI E SERVIZI

ECONOMIA

Produzione Scambio Consumo