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6Ladurner Ambiente

Anno VI nr .06, Maggio 2016 BZ Reg. nr. 7/2001

LADURNER SI RAFFORZA CON ZOOMLION

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In copertina: immagine di un particolare dell’impianto Termovalorizzatore di Bolzano

Ladurner Ambiente si rafforza con la cinese Zoomlion

DI BRUNO ABRAM

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Direttore responsabile: Bruno AbramreDazione giornalistica: Bruno Abram, Nicola Bellero, Bruno Doni, Davide Furlan, Burkhard Klotz, Massimo Mapelli, Andrea Miorandi, Simone Paoli, Lorenz San Nicolò, Loris Tognoni, Massimo Troncon, Daniele Zampatti.stampa: La Bodoniana (Bz)©2016 – Laduner Ambiente Spanumero 06/maggio 2016 - Reg. Trib. Bz nr. 7/2001Redazione: via Innsbruck 33, 39100 BolzanoTel. +39 0471 949 800e-mail: [email protected]

Chi è Zoomlion

P resentiamo la multinazionale che, assieme al Fon-do italo-cinese Mandarin, ha acquisito il 75% di

Ladurner Ambiente.Il nome ufficiale è “Zoomlion Heavy Industry Science & Technology Development Co. Ltd.”. Ha sede nella Zoomlion Science Park di Changsha, capoluogo del-la provincia dello Hunan ed è nata nel 1992. L’attività è la produzione di macchine per l’edilizia e disposi-tivi sanitari ed è quotata alla Borsa di Shenzhen e di Hong Kong, con un fatturato di oltre 4 miliardi di dolla-ri. Il Chairman (CEO) dell’intero gruppo è mister Zhan Chunxin, che è anche tra i fondatori della società. E’ questo il biglietto da visita con cui la multinazionale cinese che ha acquisito, assieme al Fondo italo-ci-nese Mandarin, il 75% di Ladurner Ambiente, si pre-senta. Zoomlion ha piantato bandierine in ogni angolo del mondo e basa la propria attività sullo sviluppo di quattro direttrici principali: l’ingegneria meccanica, l’industria ambientale, le macchine agricole ed i sevizi finanziari. L’Italia per Zoomlion ha, da anni, un signifi-

cato importante. Infatti, con l’acquisizione nel 2008 di Cifa, il colosso cinese è divenuto leader mondiale nei macchinari per il calcestruzzo.Un ruolo che l’azienda italiana di Senago, nel milane-se, le ha consentito di raggiungere e di consolidare. Un ruolo di leadership a cui ambisce anche nella pro-tezione dell’ambiente e nelle energie rinnovabili, con l’acquisizione di Ladurner.Mandarin Capital Partners, questo il nome ufficia-le della società che affianca Zoomlion in Ladurner, è un fondo di Private Equity che crea collegamenti tra medie aziende europee e partner commerciali ed in-dustriali cinesi. Il fondo supporta le aziende in porta-foglio nei processi di crescita, internazionalizzazione e razionalizzazione. Il team europeo fa base a Mila-no, con i managing partners Enrico Ricotta e Loren-zo Stanca e Francoforte, mentre quello cinese, con Alberto Forchielli, fa base a Shanghai: ma lavorano in modo integrato al fine di apportare valore alle aziende in portafoglio.

Era stato annunciato in occasione della firma della lettera d’intenti nel giugno 2015 ed era stato confermato con il si-gning del 21 dicembre 2015 con una ce-rimonia a Bolzano. Adesso l’operazione è diventata realtà. Infatti, il gruppo cine-

se Zoomlion Heavy Industry Science & Technology quotato a Hong Kong ed il fondo Mandarin Capital hanno acquisito insieme il 75% della Ladurner Am-biente Spa di Bolzano, una delle principali realtà nel settore delle tecnologie ambientali in Italia, che era controllato dalla famiglia Ladurner. L’operazio-ne ha comportato l’acquisizione da parte del co-losso dei macchinari per le costruzioni ed il fondo italo-cinese del 75% della capogruppo Ladurner Ambiente per complessivi 67 milioni di Euro, in gran parte destinati all’aumento di capitale.Con questa operazione Ladurner accelera il pro-prio processo di internazionalizzazione, iniziato con lo sviluppo di joint venture nell’Est europeo ed in India qualche anno fa con l’obiettivo di supera-re la criticità tipica della aziende private nel setto-re ambientale in Europa, ad esclusione di alcune multinazionali francesi, con l’obiettivo di diventare un player in grado di competere a livello mondiale nelle diverse aree geografiche, in Cina ed in Asia in particolare, in cui i bisogni primari di trattamen-

to dei rifiuti e delle acque reflue costituiscono un alto potenziale di crescita. Anche nel settore delle tecnologie ambientali il mercato moderno richiede organizzazioni al passo con nuove esigenze, che coniugano capacità organizzative e finanziarie di grandi dimensioni alla competenza tecnica del “sa-per fare” coltivata in realtà più piccole con un fo-

cus molto preciso. Per questo motivo Ladurner ha l’ambizione di diventare una sorta di “hub tecnolo-gico” da esportare in tutto il mondo con il supporto di una multinazionale come Zoomlion e partendo proprio dalla Cina.Ladurner opererà in Cina con una propria società, la futura “Ladurner China” sostenuta da un “indu-

Al gruppo di Bolzano l’opportunità di accelerare il processo di internazionalizzazione e di diventare un player mondiale nel settore delle tecnologie ambientali – La sede rimane a Bolzano con un forte investimento in risorse umane

strial agreement” che prevede il trasferimento di know-how, il supporto nelle attività di progettazio-ne, supervisione e coordinamento delle commes-se di costruzione di impianti per il trattamento dei rifiuti solidi e delle acque reflue, per far fronte ad un’esigenza di mercato, quello cinese, ad altissima potenzialità, con un preciso piano di sviluppo for-temente sostenuto dal governo. Ladurner ha de-ciso di mettere a disposizione il proprio know-how e le proprie competenze tecnologiche, gestionali e finanziarie che, unite ad una forte capitalizzazione, grazie all’ingresso nel proprio capitale di Zoomlion, consentiranno al Gruppo di affrontare la sfida mon-diale, la crescita e gli obiettivi attesi, con un forte investimento in nuove risorse umane ed il manteni-mento del proprio “head quarter”, quindi la sede, a Bolzano. Inoltre, il piano industriale condiviso con Zoomlion prevede una forte crescita del valore del-la produzione e delle marginalità, con conseguenti ed evidenti ricadute positive sul territorio. “Il pia-no della ‘Nuova Ladurner’ – ha dichiarato Lukas Ladurner, presidente di Ladurner Ambiente – è un piano di forte crescita dell’azienda, che avrà due motori. Un motore italiano/europeo ed un motore cinese/asiatico e tutto il team è estremamente mo-tivato ad iniziare questa nuova sfida”.

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Intervista a Lukas Ladurner che spiega i motivi della scelta, parla del ruolo futuro di Ladurner Ambiente, senza dimenticare le esperienze passate e soprattutto il capitale umano e l’importante apporto negli anni di tutte le risorse, dagli amministratori ai dirigenti ai funzionari agli impiegati agli operai

Grazie a tutti!

INTERVISTA CON LUKAS LADURNER

La fiducia nelle persone alla base della scelta

Allora la Ladurner è diventata ‘cinese’?“Ladurner Ambiente è diventata ‘cinese’. Con la firma dell’accordo, Zoom-lion è diventata il primo azionista”.Chi parla è Lukas Ladurner, presidente di Ladurner Ambiente SpA, la holding di controllo delle attività ambientali, recentemente passata sotto il controllo del gruppo cinese Zoomlion Heavy Industry Science & Technology, di cui parliamo a pagina 2.Perché questa scelta?“La scelta che abbiamo fatto come azienda e come famiglia è stata quella di far parte di un gruppo grande, che abbia delle possibilità di sviluppo impor-tante, piuttosto che rimanere piccoli ed avere uno sviluppo inferiore. Questa è la scelta che abbiamo fatto, devo dire anche sulla base della fiducia nelle persone”.E la Cina?“Zoomlion – continua Lukas Ladurner – sta vivendo il cambiamento del pa-ese Cina, che da un paese in via di sviluppo è diventato a tutti gli effetti un paese industriale, con tutti i problemi conseguenti. Pertanto anche in Cina, da un po’ di tempo, come in tutti i paesi industrializzati, l’ambiente e la sua tutela sono delle cose molto sentite e molto importanti”.E Ladurner in Cina?“La cosa più evidente e nota – afferma il presidente di Ladurner Ambiente - è lo smog, però ci sono tutti gli altri problemi che trovavamo noi in Italia ed in Europa negli Anni Sessanta e Settanta e pertanto per noi si tratta di un’occa-sione unica per mettere in pratica le esperienze ambientali fatte in Europa ed applicarle, con un consolidato grado di conoscenza, in Cina e, auspichiamo, in altri Paesi asiatici o in forte crescita industriale”.E le esperienze di Ladurner?“La storia di Ladurner Ambiente comincia nel 1992 – dice Lukas Ladurner – con il primo impianto di depurazione delle acque. È infatti nel settore delle

acque che abbiamo mosso i primi passi ambientali, per arrivare poi ai rifiuti solidi urbani, passando prima per il compostaggio e poi per la digestio-ne anaerobica per i rifiuti umidi; direttamente alla produzione di CDR, ora CSS, ma anche alla termovalorizzazione, per il trattamento dei rifiuti residui o indifferenziati, cercando di applicare sempre le tecnologie più innovative, ma al tempo stesso collaudate, per un Paese sviluppato come l’Italia, che, crediamo, meritava di più, già negli Anni Novanta, di semplici tritovagliature destinate alla discarica”.L’Italia, quindi, come trampolino di lancio nel Mondo?“L’applicazione di tecnologie innovative ma collaudate, provenienti dal Nord Europa, in particolare dall’area tedesca – continua Lukas Ladurner – è sem-pre stato il fiore all’occhiello che ha contraddistinto e fatto apprezzare la Ladurner in Italia.Ma soprattutto il saper applicare queste tecnologie alla realtà, alla cultura ed alle esigenze italiane, sapendone interpretare le diverse caratteristiche di territorio in relazione agli obiettivi finali.Per questo motivo anche in Cina e nel resto del Mondo riteniamo di essere attrezzati per saper fornire le soluzioni tecnologiche più corrette ed adatte alle diverse realtà ed ai diversi obiettivi”.Cosa si sente di dire alle risorse umane di Ladurner?“Innanzitutto voglio ringraziare uno ad uno, indistintamente e ciascuno per il proprio apporto, amministratori, dirigenti, funzionari, impiegati ed operai che si sono succeduti ed hanno contribuito allo sviluppo del Gruppo Ladurner Ambiente in questi 25 anni di storia. A loro dico un sentito grazie, anche a nome della mia famiglia, per la collaborazione. Dico inoltre che adesso che stiamo per diventare più grandi ed internazionali c’è bisogno dell’ulteriore apporto di tutti. Per questo motivo abbiamo predisposto un piano ed un percorso di trasformazione e valorizzazione del capitale umano che passa attraverso una riorganizzazione funzionale con modelli innovativi con il sup-porto di strumenti gestionali moderni”.Ma Lukas Ladurner non di-mentica nemmeno i partners.“Infine ringrazio tutti i partners che hanno fin qui condiviso ne-gli anni il percorso di crescita di Ladurner Ambiente: i soci azio-nisti ed i loro amministratori, i consulenti e tutti i professionisti che ci hanno accompagnato at-traverso le diverse tappe, com-presa quella più recente dell’o-perazione con Zoomlion”.

Sopra: foto di gruppo Zoomlion, Ladurner ed azionisti

Qui a destra: stretta di mano tra il Presidente Zoomlion Zhan Chunxin e il Presidente di Ladurner Ambiente Lukas Ladurner

LADURNER AMBIENTE LIFE

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L’operazione Zoomlion, se dal pun-to di vista societario ha spostato il baricentro dell’azionariato con l’in-gresso della multinazionale cinese in maggioranza, sostenuta dal fon-do Mandarin e la presenza dei soci

storici Ladurner al 25%, dal punto di vista della governance esecutiva è stata confermata la fiducia al management della holding ambientale delle tre gocce: oltre al presidente Lukas Ladurner è stato confermato Andrea Silvestri nella carica di ammini-stratore delegato.Proprio a lui abbiamo chiesto alcune anticipazioni sulle strategie della Ladurner in Italia, in Europa e nel Mondo, alla luce dell’operazione Zoomlion.Quali sono i presupposti che hanno portato alla definizione dell’operazione?“Partiamo dall’esigenza di accelerare la fase di inter-nazionalizzazione della società – esordisce Andrea Silvestri – con l’individuazione di partner forti con i quali creare delle joint venture nei paesi con alto po-tenziale di crescita, sia demografica che di prodotto interno lordo, che hanno anche l’esigenza di dotarsi delle infrastrutture necessarie a rientrare nei para-metri imposti dall’accordo di Kioto e dei successi-vi. Un’esigenza, peraltro, alla quale Ladurner aveva già iniziato a rispondere con la creazione di una joint venture nell’Est europeo ed in India qualche anno fa”.L’internazionalizzazione, quindi, come driver strategico?“L’internazionalizzazione delle attività – dice Silvestri – come per tutti gli operatori di tutti i settori industriali è l’elemento fondamentale per il perseguimento del-lo sviluppo e della crescita. Anche nel nostro settore dobbiamo superare il ‘nanismo’ tipico delle azien-de private, che è una caratteristica del settore am-bientale, non solo in Italia, ma anche in Europa, ad esclusione di alcune multinazionali francesi, al fine di diventare un ‘global player’ in grado di competere a livello internazionale”.Per fare che cosa? Cioè, cosa succede nel mondo?“In tutto il mondo il settore delle infrastrutture ed in particolare il settore ambientale – continua Silvestri – è caratterizzato dalle iniziative di business in P.P.P. (Public Private Partnership o partenariato pubblico privato) e in B.O.T. (Build Operate and Transfer, cioè costruzione, gestione e trasferimento della proprie-tà dell’opera infrastrutturale). Si tratta di iniziative di business che mettono insieme competenze tecno-logiche, gestionali e finanziarie, ma che necessitano anche di una forte capitalizzazione societaria. Alle

prime tre competenze Ladurner era notoriamente pronta a fare fronte: il mercato ce lo riconosce. Ma questo tipo di iniziative, cosiddette ‘capital intensi-ve’, per essere perseguite in maniera seriale, richie-dono anche una forte capitalizzazione”.Di qui l’accordo con Zoomlion e l’entrata nel ca-pitale di Ladurner?“Ripeto – conferma Silvestri – per operare in modo seriale, sovrapponendo cioè diverse iniziative nello stesso tempo, era necessario poter disporre di for-te capitalizzazione. Grazie agli ottimi rapporti intrat-tenuti con il fondo Mandarin, il quale notoriamen-te investe sull’asse Italia-Cina, ci siamo imbattuti nel gruppo Zoomlion, che abbiamo conosciuto nel 2014. Dopo una breve fase di conoscenza recipro-ca è maturata la convinzione che mettere insieme capacità tecnologica, gestionale ed esperienza nel settore dell’organizzazione di una multinazionale che ha l’obiettivo di diventare un leader mondiale nel mercato dell’ambiente, era una formula che po-teva risultare vincente”.Partendo dalla Cina?“Si partirà proprio dalla Cina, che notoriamente rappresenta il mercato più importante al mondo, con particolare riferimento al settore ambientale, fortemente sostenuto dal governo, anche con una normativa molto precisa, molto determinata e direi anche molto pretenziosa ed all’avanguardia, forte delle conseguenze e delle esperienze fatte dallo sviluppo industriale in Occidente”.Come sarà l’attività in Cina?“Continueremo ad operare in Cina – continua Sil-vestri – grazie all’industrial agreement stipulato con Zoomlion attraverso Ladurner China, che sarà con-

trollata al 100% da Ladurner Ambiente. L’accordo prevede in particolare il trasferimento del know-how industriale, il supporto nelle attività di proget-tazione e la supervisione delle commesse in Cina”.Non è stata un’operazione facile…“E’ stata molto complessa e lunga, come si può immaginare, ma tutto ha portato al ‘signing’ di di-cembre (uno storico giorno) ed al ‘closing’ di fine aprile. Si sono sposate due culture legate fin dal tempo della via della seta. A tal scopo mi preme ricordare il regalo ricevuto dal dr. Zhan, presidente di Zoomlion, in occasione di un incontro avvenuto proprio a Venezia, crocevia della seta, che di fatto ha sancito l’inizio concreto di questo rapporto di cooperazione industriale”.Qual è l’ambizione di Ladurner?“Nel mercato moderno è necessaria una certa dimensione unita alla competenza delle piccole aziende. Ecco, Ladurner ha l’ambizione di diven-tare una sorta di ‘hub tecnologico’ da esportare in tutto il mondo grazie alla solidità di una multinazio-nale, partendo proprio dalla Cina”.E l’Italia e l’Europa?“Continueremo a perseguire anche in Italia ed in Europa i nostri obiettivi di sviluppo e di crescita, partendo da ciò che abbiamo costruito nei nostri primi 25 anni di attività, forti dei presupposti di esperienza e competenza maturati, con la solidi-tà organizzativa e finanziaria detta poc’anzi. Il tutto comporterà forti investimenti in risorse umane ed una pianificazione con forte crescita del valore del-la produzione e della marginalità, con importanti ricadute anche sul territorio”.

L’amministratore delegato Andrea Silvestri illustra le strategie dopo l’operazione con Zoomlion, che permette al gruppo di sfruttare al meglio le proprie competenze tecnologiche e gestionali nel mondo, partendo dalla Cina, ma non trascurando l’Italia e l’Europa.

Hub tecnologicoverso il mondo

INTERVISTA CON ANDREA SILVESTRI

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La cooperazione industriale tra Ladurner e Zoomilion è iniziata già a partire dallo scorso anno, e si è subito concretizzata nella progettazione della sezione di Digestione Anaerobica e trattamento acque dell’impianto di Huaian, primo impian-to di questo tipo per la multinazionale Cinese, che realizzerà

quest’opera in Project Financing. L’impianto è oggi in fase avanzata di realiz-zazione, e l’avviamento è previsto per la seconda metà del 2016. Si tratta di una infrastruttura dalla potenzialità di 100 t/g, che ha visto l’ufficio tecnico di Ladurner misurarsi con la necessità di adattare le proprie tecnologie al rifiuto Cinese e soprattutto alle diverse richieste in termini di normative e prodot-ti attesi dal mercato, in particolare con la peculiare attività di separazione dell’olio contenuto nel rifiuto e con i limiti oramai strettissimi per il comparto di depurazione delle acque.

Questo impianto costituirà una importante referenza per il gruppo Zoomlion-Ladurner, e potrà fornire grazie alla fase di gestione che ne seguirà una im-portante fonte di dati per ulteriormente migliorare la proposta impiantistica e processistica per il mercato Cinese.Nell’ambito dello sviluppo della cooperazione industriale inoltre gli uffici tec-nici delle due società stanno sviluppando modelli impiantistici per le varie tecnologie di trattamento rifiuti ed acque, sia tradizionali, sia nuovi, met-tendo a fattore comune il know-how di Ladurner e le strutture produttive di Zoomlion, al fine di ottimizzare sia la proposta impiantistica esistente, sia per giungere alla creazione di nuovi prodotti e processi da brevettare nei pros-simi mesi per giungere alla loro industrializzazione e commercializzazione.I campi di attività su cui si andrà a sviluppare l’attività congiunta Zoomlion-Ladurner saranno in primis quello della Digestione Anaerobica dei rifiuti umi-di, in particolare quelli provenienti dai ristoranti e dai mercati, che date le abi-tudini della Cina sono quantitativi ingenti. A seguire ci si dovrà concentrare sui sistemi di trattamento dei rifiuti solidi, a partire dalle raccolte, core business at-tuale di Zoomlion, per arrivare a proporre pacchetti completi fino allo smaltimento nell’ottica di diventare una multiutility in diverse zone del paese. Anche il trattamento delle acque, in parti-colare relativamente a processi legati ad impianti di trattamento rifiuti, o a situazio-ni processistiche particolarmente difficili risulterà un campo in cui le conoscenze e la capacità di trovare soluzioni ad hoc sarà messo costantemente alla prova, con la necessità di trovare applicazioni e tecnologie in grado di rispondere ad una gamma di situazioni spesso nuove o par-ticolari.Infine Zoomlion e Ladurner dovranno af-frontare una sfida di dimensioni che, sep-pur oggi difficilmente quantificabili, di si-curo potrà essere definita epocale, quella delle bonifiche. Un settore nuovo per il pa-ese orientale, che per sostenere la cresci-ta esponenziale degli anni passati ha finito per accumulare situazioni ambientalmen-

Saranno la competenza tecnologica di Bolzano e quella commerciale di Changsha a guidare i progetti Zoomlion-Ladurner in Cina, che sono molto ambiziosi in tutti i comparti, dai rifiuti umidi ai solidi, dalle acque alle bonifiche.

Partita da Huaianl’avventura cinese

DI SIMONE PAOLI

te insostenibili, di cui lo smog che ammorba l’aria di Pechino e Shanghai è solo la punta dell’iceberg. Terreni, bacini acquiferi, fiumi, discariche, siti industriali di ogni tipo completano un catalogo che nella sua drammaticità, è quanto di più stimolante si possa prospettare per il nostro gruppo. Come vi-sto, i programmi sono ambiziosi, le sfide numerose, gli obiettivi impegnativi.Come affrontare tutto questo nei prossimi decisivi mesi?Fondamentale sarà nei prossimi mesi la costituzione di Ladurner China, la società controllata da Ladurner Ambiente che avrà sede a Changsha, presso il parco tecnologico Lugu II di Zoomlion, sede centrale delle attività ambientali del gruppo, dove sarà costituito il gruppo di lavoro, guidato dai tecnici Italiani di Ladurner con il compito di sviluppare operativamente tutti i progetti che abbiamo sopra accennato.

Questo gruppo sarà il ponte che permetterà di gestire i progetti Cinesi con la forza del know-how tecnologico di Bolzano e con la presenza sul mercato di Zoomlion. La presenza e la guida dei tecnici di Ladurner dovrà costituire il driver per la crescita degli ingegneri Cinesi in un settore, quello della pro-cessistica, in cui l’esperienza è limitata.Questo gruppo di lavoro pertanto dovrà essere il supporto alle attività com-merciali e costruttive di Zoomlion, attingendo alle strutture italiane per svilup-pare le proposte prima e i progetti definitivi successivamente. Inoltre questo nucleo costituirà il punto di connessione tra le attività di ricerca e sviluppo in Italia ed in Cina, cercando di trasferire le informazioni da un paese all’altro al fine di migliorare o adattare processi e tecnologie alle diverse situazioni. Per fare questo i prossimi passi saranno un periodo di training in Italia dei futuri ingegneri Cinesi di Ladurner China in Italia, ed il successivo trasferimento in Cina degli ingegneri Italiani in pianta stabile insieme ai nuovi colleghi.Un passaggio importante nella storia di Ladurner, che così inizia compiuta-mente la nuova e decisiva fase del suo cammino.

LADURNER AMBIENTE LIFE

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Da tempo si discute sulla possibilità di un maggiore impiego dei RDF “combustibile derivato dai rifiuti“ con il duplice scopo di utilizzare da un lato una potenziale risorsa rinnovabile e, dall’altra, contribuire a risolvere l’annosa questione dei rifiuti urbani e speciali non pericolosi con la chiusura di un

circuito virtuoso, quello della raccolta differenziata, effettivamente alternativo alla discarica. Le possibilità di questa filiera sono molteplici, in considerazione del numero di centrali termoelettriche e cementifici e delle problematiche lega-te alla realizzazione di nuovi impianti di termovalorizzazione dei rifiuti.L’esperienza che Ladurner ha sviluppato a Fusina e in altri impianti già da molti anni dimostra che da un punto di vista ambientale la soluzione è assolu-tamente vantaggiosa e potenzialmente replicabile senza difficoltà, ed è adatta all’attuale contesto di raccolta differenziata spinta. Infatti il trattamento della frazione indifferenziata con la produzione di CSS si inserisce virtuosamente ed in maniera complementare alle direttive ormai consolidate del conferimento minimo in discarica. Il gruppo Ladurner ha sviluppato da tempo un importante KNOW HOW nella realizzazione di impianti di produzione di CDR di alta quali-tà. Rappresentiamo brevemente alcune realizzazioni della nostra società nella costruzione di questo tipo di impianti:

FUSINAL’area territoriale di Venezia usufruisce ormai da alcuni anni di un impianto all’avanguardia nel campo del trattamento dei rifiuti. Presso il Polo Trattamen-to Rifiuti di Fusina i Rifiuti Solidi Urbani raccolti vengono sottoposti a trat-tamento meccanico-biologico e trasformati quindi in Combustibile Derivato da Rifiuto (CDR), valorizzato poi attraverso la co-combustione con il carbo-ne nell’adiacente centrale termoelettrica di Fusina. All’inizio si trattò di una di

quelle sfide tecniche che tanto appassionano chi lavora nel settore dei rifiuti: la progettazione e realizzazione di un impianto che implementasse le migliori tecnologie di biostabilizzazione del rifiuto per la produzione di un CDR di qua-lità che potesse intervenire come sostituto del carbone fossile.Oggi, quella sfida, rappresenta un fiore all’occhiello per l’azienda Ladurner, che gestisce l’impianto di Fusina per conto di Ecoprogetto Venezia. L’impian-to si compone di due linee per la produzione di CDR, la prima realizzata nel 2001 e la seconda nel 2010, in seguito alla dismissione dell’impianto di com-postaggio precedentemente costruito. La capacità complessiva dell’impianto è attualmente di 265.000 t/anno. La produzione del CDR si articola in 4 fasi principali:Fase 1: Ricezione e pretrattamento rifiuto indifferenziato.Fase 2: Bioessicazione in biocelle Ladurner.Cuore del trattamento è la bio-stabilizzazione, che avviene all’interno di strut-ture a chiusura ermetica in cemento armato. Durante il processo il materiale ha una perdita in peso del 30% in seguito ai processi di deumidificazione, igieniz-zazione e biostabilizzazione della frazione organica presente nel rifiuto. Il trat-tamento aerobico dura sette giorni mentre il processo biologico inizia qualche ora dopo la chiusura del tetto delle biocelle. Il potere calorifico del materiale in uscita dalle biocelle, pari a circa 12.000+13.000 Kj/kg, risulta incrementato di circa il 35% rispetto a quello dei rifiuti in ingresso. Un software dedicato regola in maniera autonoma la miscela d‘aria ottimale da insufflare all’interno di ciascuna biocella, grazie alla rilevazione di diversi parametri di controllo e al loro confronto con valori predefiniti. I sette giorni di trattamento del materiale si articolano a loro volta in 3 fasi: 1. avvio del processo con incremento della temperatura dal valore ambiente a quello di esercizio; 2. biossidazione alla temperatura costante; 3. raffredda-mento del rifiuto con ulteriore eliminazione dell‘umidità.

L’esperienza ultradecennale nella realizzazione di impianti di produzione di CDR di qualità replicabile senza difficoltà e con importanti vantaggi in produzione di CSS

Il know-how di Ladurnernel trattamento dei rifiuti urbani

DI BURKHARD KLOTZ

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Fase 3: Selezione e trattamento meccanico. Il materiale, essiccato e sta-bilizzato, viene inviato alla fase di selezione e trattamento meccanico. Grazie ad un complesso sistema di vagli e ulteriore raffinazione, dal ciclo di selezione si ottengono i seguenti prodotti: - CDR per l’utilizzo energetico - Metalli non ferrosi da inviare al recupero - Metalli ferrosi da inviare al recupero - Inerti (ghiaia, sabbia, vetro, ceramica, ecc.) da inviare al riutilizzo o a disca-rica. Il CDR ottenuto è un ottimo combustibile, caratterizzato da un potere calorifico di circa 17.000 Kj/Kg.Fase 4: Confezionamento Il CDR viene prodotto e confezionato in tre modi diversi: - il CDR in fluff, che rappresenta il prodotto di base e si presenta come un materiale leggero con pezzatura inferiore a 55 mm; - il CDR pellettizzato, ottenuto attraverso un processo di estrusione e addensato in pellet con dia-metro di 16-18 mm e di lunghezza di circa 20 mm; - il CDR in balle, pressato e successivamente legato con reggetta in poliestere e filmato con polietilene. La totalità del CDR prodotto in fluff viene successivamente inviato alla centrale elettrica di Enel per la co-combustione. Ad oggi Enel utilizza nella sua centrale termoelettrica Palladio 70.000 tonnellate di CDR, sostituendo in questo modo il 5% del carbone utilizzato per l’alimentazione delle caldaie.

BARIUn impianto TMB in grado di triturare, igienizzare e ridurre di volume i rifiuti solidi urbani rendendo il bacino barese autosufficiente e sostanzialmente im-mune da emergenze dovute a fattori contingenti. L’opera, realizzata presso il complesso aziendale Amiu Bari, è stata inaugurata nel marzo 2010 e tutt’oggi opera con la supervisione dei tecnici Ladurner. Come di consueto, la fase di progettazione dell’impianto ha rappresentato un momento focale nel quale il nostro ufficio tecnico ha dato il meglio per fare proprie le richieste dell’ente ap-paltante e della cittadinanza al fine di tradurle nella migliore soluzione tecnica auspicabile. La logica di progettazione dell’impianto ha dunque voluto e do-vuto trovare una sintesi fra diverse esigenze: la massima efficienza impianti-stica, la sicurezza operativa, la facilità gestionale e la sostenibilità ambientale. Sono due le sezioni principali dell’impianto barese: quella di lavorazione dei rifiuti e biostabilizzazione e quella dei servizi di stabilimento. La prima sezio-ne comprende le macchine per la ricezione e per una prima triturazione dei

rifiuti, le biocelle per la fase di bioessicazione e il sistema di trasporto all’im-pianto di trito-vagliatura esistente. Il processo di bioessicazione, condotto in celle chiuse per la durata di 14 giorni, consente la riduzione del contenuto di umidità e l’ossidazione biologica della frazione organica residua presente nei rifiuti. Il materiale bioessiccato viene estratto con le pale gommate ed inviato al capannone raffinazione esistente tramite nastri trasportatori presso i quali è prevista l’estrazione dei materiali ferrosi tramite un magnete. Le circa 400 tonnellate di rifiuto indifferenziato che quotidianamente arrivano all’impianto costituiscono circa il 90% di ciò che la città di Bari produce.

LA SPEZIAL’impianto ACAM realizzato a La Spezia rappresenta un fi ore all’occhiello per Ladurner. Inaugurato il 13 giugno 2008, l’impianto CDR associa fasi di trattamento meccanico a fasi di trattamento biologico al fine di ottenere un combustibile da rifiuti (CDR) di qualità, utilizzabile quale materiale combustibi-le in centrali per la produzione di energia elettrica, aspirando a proporsi come standard tecnico di riferimento per impianti di analoga fattura. Il processo La-durner di bioessiccazione e produzione CDR vanta una efficacia ed efficienza che derivano dall’acquisizione da parte di Ladurner di un know-how tecni-co fondamentale tramite l’esperienza della costruzione e gestione del polo energetico di Fusina e dalla continua attività di R&D realizzata nella propria divisione tecnica. L’impianto di La Spezia è costituito da un corpo centrale de-putato alle fasi di trattamento circondato dalle zone di conferimento, deposito e movimentazione di pertinenza. Il processo si suddivide in tre fasi principali.

Impatto ambientale zeroL’impianto di La Spezia rappresenta una ottimizzazione nel settore del “waste to energy” anche grazie ai risultati in termini di annullamento dell’impatto am-bientale. L’ambiente circostante, grazie a soluzioni ingegneristiche all’avan-guardia, è preservato da qualsivoglia inquinamento di carattere atmosferico o del suolo. Il controllo delle emissioni odorose ad esempio, è realizzato at-traverso un sistema di abbattimento multistadio composto da filtri a maniche, torri di lavaggio e biofiltro, realizzato in 4 sezioni separate in modo da rendere possibili operazioni di manutenzione senza determinare blocchi impiantistici.

Qui sopra: bricchette di CDR prodotte a FusinaA destra in alto interno dell’impianto di La Spezia; in basso impianto di Bari

Nella pagina accanto l’interno dell’impianto di Fusina

LADURNER AMBIENTE LIFE

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Nel corso degli ultimi anni la digestione anaerobica si è diffusa in molti paesi europei (in primis la Germania), tra cui anche l’Italia. Finalità degli im-

pianti è non solo recuperare energia rinnovabile, ma anche controllare emissioni maleodoranti e stabiliz-zare le biomasse producendo ammendanti di qua-lità. Inoltre l’evoluzione della politica ambientale, in particolare finalizzato alla riduzione dell’inquinamen-to atmosferico da gas serra (di cui il metano è uno dei principali componenti), accentua l’attenzione sul recupero del biogas e di materia.I sistemi che sfruttano processi di codigestione ana-erobica di biomasse di varia natura (fanghi di depu-razione, scarti zootecnici e agroindustriali, frazioni organiche derivanti da raccolte differenziate) sono quindi destinati ad uno sviluppo importante a livello mondiale.

In particolare, Ladurner ha da subito ritenuto che due siano i settori più rilevanti:

— zootecnico, che può rappresentare il driver per lo sviluppo su larga scala della digestione anaerobica, come già avvenuto ad esempio in Germania.

— frazioni organiche da raccolte differenziate: l’integrazione dei processi anaerobici ed ae-robici nel trattamento dei rifiuti organici, sarà

essere sempre più una soluzione necessaria, sia nella costruzione di nuovi impianti che nel potenziamento di impianti già esistenti.

Nel corso degli anni Ladurner ha sviluppato un im-portante know-how nel settore della digestione ana-erobica, sia con la costruzione che soprattutto con la gestione dei propri impianti. Presentiamo ora alcune delle principali realizzazioni.

AlbairateL’impianto di Albairate rappresenta l’evoluzione e l’ottimizzazione, tecnica e gestionale, dei tradizionali impianti di compostaggio. La digestione anaerobica, applicata al trattamento della frazione organica della raccolta differenziata, è difatti un processo che trami-te la produzione di biogas, sfruttato per la produzione di energia elettrica e termica, consente di limitare gli impatti ambientali ed ottimizzare i processi gestionali e di recupero.Il processo è organizzato in due distinte aree disposte in serie. Nella prima si sviluppa il processo di biodige-stione anaerobica, in cui le biomasse conferite subi-scono una conversione di tipo biochimico che porta alla produzione di biogas e di un prodotto intermedio derivante dal fango digerito (digestato); nella secon-da viene attuata la trasformazione del digestato in un ammendante del terreno di qualità (compost).L’impianto di digestione anaerobica e produzione

di energia elettrica di Albairate è in esercizio defini-tivo. Situato nel Parco Agricolo Sud, nel Sud-Ovest della provincia di Milano, ha una potenza elettrica installata di 2 megawatt, per una produzione annua di quasi 17 milioni di kilowattora elettrici, capace di servire oltre 4.500 utenze domestiche/famiglie medie ed una potenza totale di 2,5 megawatt termici, ca-pace di riscaldare oltre 300 appartamenti e tratterà 70.000 tonnellate di rifiuti organici differenziati della provincia di Milano, di cui oltre 60.000 di Forsu, il ri-fiuto umido domestico. Al netto della materia gasso-sa (biogas) che genererà appunto energia elettrica, la materia solida verrà lavorata per la produzione di circa 16.000 tonnellate di ammendante compostato misto, il compost, un fertilizzante per l´utilizzo in agri-coltura a pieno campo, molto richiesto per colture biologiche.

EnerfarmGli impianti delle Società Controllate da Enerfarm si sviluppano in tutto il Nord Italia lungo la Pianura Pa-dana, zona tradizionalmente idonea per la coltivazio-ne di Mais Ceroso ed altre colture nobili. L’impianto può essere diviso in due sezioni distinte: - Sezione Fermentativa per la produzione di Biogas - Sezione Cogenerativa per la produzione di Energia Elettrica e Termica Nella prima parte la Biomassa ed i Reflui Zootecnici immessi all’interno del ciclo produttivo, attraverso un processo di biodigestione anaerobica,

Nel corso degli anni Ladurner ha sviluppato un’importante esperienza nel settore del trattamento dei rifiuti umidi, prima con il compostaggio e poi con la digestione anaerobica

La digestione anaerobicala risposta al rifiuto umido

DI MASSIMO MAPELLI

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subiscono una conversione di tipo biochimico che dà luogo alla produzione di biogas con una concentrazione di CH4 di ca. il 55%. Nella seconda parte il bio-gas viene trattato per la diminuzione delle condense al suo interno ed inviato ad un cogeneratore della potenza di 999 KW per la produzione di Energia Elettrica e Termica. La prima viene immessa in rete al netto degli autoconsumi necessari sia per la Sezione Fermentativa che Cogenerativa, la seconda viene utilizzata per il riscaldamento delle Vasche Primarie della Sezione Fermentativa al fine di garantire la temperatura ottimale per il processo di biodigestione. Complessi-vamente ogni l’impianto viene attualmente “alimentato” con ca. 23.000 t/anno di cui ca. 15.000 di Biomassa Agricola Nobile (Mais Trinciato, Sorgo Trinciato, Triticale Trinciato etc..) e 8.000 di Effluenti Zootecnici (Pollina, Liquami etc..) per un totale quindi di ca. 115.000 t/ anno complessive. La Biomassa viene inserita all’interno dei due Reattori Principali, dove si sviluppa il processo biochimico anaerobico, attraverso un sistema di carico con fondo mobile e coclee di carico con 24 cicli giornalieri. Il substrato, con l’energia termica del Motore, viene por-tato alla temperatura di ca. 47° C e viene agitato ad intervalli regolari tramite tre o quattro agitatori (a seconda della Sostanza Secca) al fine di garantire l’omoge-neizzazione del substrato e quindi delle temperature ed evitare la formazione di strati all’interno delle vasche. Il substrato viene poi pompato ad uno/due reattori secondari all’interno dei quali vengono garantiti tempi di permanenza sufficienti allo sfruttamento totale della biomassa immessa nel processo.Tutti reattori, sia i primari che i secondari, sono dotati di un tetto a doppia mem-brana, la prima con funzione di gasometro e la seconda di tetto per proteggere il gasometro da eventi atmosferici (sole, pioggia, neve etc..). Il Digestato, una volta terminato il ciclo produttivo viene inviato ad un vasca di stoccaggio finale per poi essere distribuito in campagna come Fertilizzante Naturale in base alla normativa nitrati (assimilabile ai liquami). Il biogas prodotto viene invece inviato alla Sezione Cogenerativa.

Impianto di cogenerazioneLo sfruttamento energetico del biogas avviene tramite combustione di un mo-tore cogenerativo del tipo MWM, TCG 2020 V12 (o V20 a seconda dell’im-pianto). L’energia elettrica prodotta, al netto degli autoconsumi dell’impianto che si attestano intorno al 7-8%, viene immessa in rete.

TortonaL’impianto di Tortona, inserito in posizione strategica all’interno del triangolo industriale Milano-Torino-Genova, è costituito da due distinte aree disposte in serie.Nella prima si sviluppa il processo di biodigestione anaerobica, in cui le bio-masse conferite subiscono una conversione di tipo biochimico che produzione di biogas e di un residuo stabilizzato derivante dal fango digerito (digestato); nella seconda, già in esercizio dal 1995 ed oggi sottoposta a revamping, viene attuata la trasformazione del digestato in compost, un prodotto stabilizzato da impiegare come ammendante organico in agricoltura o per ripristini ambien-

tali. Quello di Tortona rappresenta a tutti gli effetti un impianto estremamente moderno, grazie sia all’utilizzo della miglior tecnologia presente oggi sul mer-cato sia grazie alla massima riduzione dell’impatto ambientale conseguente al nuovo insediamento in fase di realizzazione. Anche per questi motivi il sito di Tortona fa parte di un importante progetto di ricerca e sviluppo finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico nell’ambito del bando “industria 2015”.Complessivamente l’impianto consente di trattare 33.000 t/anno di Forsu da raccolta differenziata, 7.000 t/anno di frazione ligno-cellulosica e 2.000 t/anno equivalenti di fanghi di depurazione, modulabili con la FORSU fino a 10.000 t/anno.Ricezione e pretrattamento meccanico:— Il pretrattamento, finalizzato all’eliminazione delle sostanze pesanti e non

putrescibili, rappresenta uno step di primaria importanza per l’andamento del successivo processo di biostabilizzazione. la biomassa, previa separa-zione dei materiali di disturbo incompatibili con il ciclo di trattamento e dilu-izione della materia organica, viene avviata alla fase di fermentazione

Digestione anaerobica:A. DIGESTORE - il substrato, preliminarmente riscaldato e portato alla tem-

peratura di 38°C è condotto al digestore, alimentato più volte al giorno, in cui si sviluppa il processo biochimico anaerobico ad opera di batteri me-tanigeni. il materiale è continuamente rimescolato per mezzo di appositi agitatori verticali che evitano fenomeni di sedimentazione e garantiscono l’omogeneizzazione dello stesso ed il mantenimento costante del pH e della temperatura del substrato all’interno del digestore.

— il biogas prodotto in questa fase viene mandato in un serbatoio a secco (gasometro) e successivamente all’impianto di cogenerazione, mentre il digestato è avviato al serbatoio di post-fermentazione e al successivo sta-dio di disidratazione.

B. IMPIANTO DI COGENERAZIONE - lo sfruttamento energetico del biogas avviene tramite combustione in un motore cogenerativo. l’energia termica generata è utilizzata per i consumi interni dell’impianto ed eventualmente disponibile anche per la rete pubblica.

C. DISIDRATAZIONE DEI RESIDUI DI FERMENTAZIONE E TRATTAMENTO DI ESSICAZIONE - il substrato in uscita dalla post-fermentazione viene trattato in centrifuga, in modo da separare la fase liquida dalla fase solida. la fase liquida separata viene in parte ricircolata al pretrattamento mentre l’eccesso viene scaricato al depuratore consortile. la fase solida viene invece inviata alla sezione di essicazione, mediante nastro a media tempe-ratura, in grado di utilizzare il calore prodotto dall’unità di cogenerazione. il fango così essiccato viene quindi convogliato alla fase di compostaggio aerobico, previa miscelazione con le matrici strutturanti.

Compostaggio aerobicoLa sezione finale del trattamento è quella del compostaggio aerobico, da cui si ottiene compost di qualità che può essere utilizzato come ammendante organico in agricoltura o per ripristini ambientali.

Qui sopra: impianto di Tortona Nella pagina accanto: a sinistra un impianto di Biogas – a destra biodigestori dell’impianto di Albairate

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A partire dall’alto a sinistra in senso orario: impianto di Montale (PT), interno ed esterno del Termovalorizzatore di Bolzano

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I lknow-how della tecnologia di Termovalo-rizzazione di Ladurner è stato implemen-tato nel corso degli anni con importanti competenze nel settore del trattamento termico dei rifiuti, ampliando ulteriormente il proprio campo di attività, restando fedele

alla filosofia aziendale di proporre sempre le miglio-ri tecnologie nel campo del trattamento dei rifiuti. In particolare due sono le referenze che hanno contri-buito a questo sviluppo, sia come fase costruttiva che gestionale.

BOLZANOIl termovalorizzatore di Bolzano è oramai una soli-da realtà. Ufficialmente “acceso” dai vertici di Pro-vincia, Comune di Bolzano e Consorzio dei Comu-ni nel l Luglio 2013, dopo la gestione provvisoria da parte dell’ATI capeggiata da Ladurner, oggi la struttura è nelle mani della partecipata pubblicaCon l’energia prodotta dal termovalorizzatore si copre il fabbisogno di riscaldamento di 10 mila al-loggi, e fornisce l’energia elettrica necessaria ad illuminarne ben 20 mila. Nell’impianto di termova-lorizzazione vengono trattate 130.000 t/a di rifiu-

ti solidi urbani, con potere calorifico di 13 MJ/kg; producendo 14,4 MW di energia elettrica e 5,9 MW di energia termica da immettere nella rete di teleri-scaldamento.Grazie ad una particolare attenzione al trattamento dei fumi prodotti, i valori di soglia si posizioneranno molto al di sotto dei parametri imposti dalle diret-tive europee e nazionali. Un occhio di riguardo è stato dato all’impostazione architettonica dell’im-pianto. L’intero complesso è diviso in tre corpi, che si adattano alla nuova Skyline di Bolzano Sud, nuo-va porta della città.

Ladurner, capofila tecnologico del progetto e coor-dinatrice della progettazione, si è occupata in par-ticolare della linea di trattamento fumi che è stata realizzata per garantire non solo il rispetto dei limiti di legge, ma per restare nettamente al di sotto degli stessi. Progettato e realizzato interamente a secco, questo sistema di abbattimento presenta una se-rie di vantaggi in termini ambientali e gestionali, in quanto si riducono i reagenti, non si utilizza acqua e si riducono le perdite di carico, aumentando il re-cupero di energia dai fumi stessi.

MONTALEL’impianto di Montale è stato oggetto di una im-portante operazione di revamping a cura di Ladur-ner, che ha adeguato il termovalorizzatore alle best practices per la tecnologia di riferimento. Ladurner inoltre ha potuto aumentare il proprio know-how grazie alla gestione della struttura, ottenendo an-che le certificazioni ISO 14001 ed EMAS.L’impianto di Montale tratta giornalmente i rifiu-ti indifferenziati prodotti dai tre comuni proprietari della struttura (Agliana, Quarrata e Montale, che lo ospita), nonché quelli della vicina città di Prato ed una residua quantità di quelli prodotti dalla città di Firenze, per un totale di 75 tonnellate/giorno di RSU. Oltre al rifiuto, l’impianto brucia anche quoti-dianamente 75 tonnellate di CDR, combustibile da rifiuti, prodotto in diversi impianti toscani. Dalla combustione degli RSU e del CDR vengono prodotte circa 23 tonnellate/ora di vapore a 41 bar e, attraverso l’espansione dello stesso in una tur-bina multistadio, vengono generati più di 4 MWh elettrici che vengono ceduti totalmente alla rete: una potenzialità elettrica in grado di alimentare cir-ca 1.300 appartamenti.

Anche la tecnologia della termovalorizzazione di Ladurner si è implementata nel corso degli anni con importanti competenze costruttive e gestionali che corrono sull’asse Bolzano-Montale

Ladurner è anche “termo”

DI BURKHARD KLOTZ

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R em-Tec (Gruppo Ladurner) in ATI con AR-CADIS Italia si è aggiudicata l’appalto di un sofisticato intervento di risanamento di un’area industriale dismessa a Vicenza.

L’area era adibita fino al 1980 alla produzione di prodotti farmaceutici e si trova all’interno di una zona residenziale. Il sito è caratterizzato da una complessa situazione geologica ed idrogeologica con quattro strati acquiferi sovrapposti. L’elevata presenza di terreni a granulometria fine, l’elevata contaminazione con sostanze recalcitranti (cloro-benzeni, idrocarburi alifatici clorurati e idrocarburi aromatici) e l’immediata vicinanza di complessi re-sidenziali rendono l’intervento di risanamento par-ticolarmente impegnativo.Per poter raggiungere gli standard necessari per un utilizzo residenziale del sito ed allo stesso tempo evitare qualsiasi impatto per la salute pubblica nel-le aree residenziali adiacenti, si rende necessaria una sofisticata combinazione di varie tecnologie di bonifica sia In-Situ che Ex-Situ.Gli interventi di bonifica previsti sono:

— Bonifica amianto degli edifici esistenti — Demolizione degli edifici esistenti

— Scavo, trattamento On-Site e/o smaltimento esterno del suolo insaturo

— Bonifica delle Aree di sorgente mediante trat-tamento termico In-Situ

— Risanamento della falda acquifera superficiale mediante combinazione di- ossidazione chimica In-Situ (ISCO)- Multiphase Extraction (MPE)- Pump&Treat

— Contenimento idraulico delle falde confinate profonde

A seguito della bonifica amianto e la demolizione di tutti gli edifici esistenti verrà effettuato lo sbanca-mento dei terreni insaturi contaminati. I terreni con-taminati da composti volatili verranno sottoposti ad un trattamento di ventilazione forzata in pila all’in-terno di appositi capannoni. Terreni contaminati da composti inorganici ed altri rifiuti residui verranno smaltiti in impianti esterni.Nelle due aree di sorgente è previsto un intervento di desorbimento termico in-situ (a seguito ISTT) in quanto questa tecnologia è idonea al trattamento dei composti volatili (VOC) e semivolatili presenti sul sito anche in terreni poco permeabili.

Risanamento di un’area industriale dismessa con innovative tecnologie in situ ed ex situ. L’intervento durerà 3 anni.

DI LORENZ SAN NICOLÒ

Le tecnologie ISTT prevedono l’apporto di energia nel sottosuolo per incrementare la temperatura del terreno e dell’acqua interstiziale. Questo aumenta la volatilità dei VOC. Gli inquinanti, anche in fase separata (NAPL), vengono desorbiti dalla matrice del terreno. Creando vapore e VOC in fase gas-sosa nei micropori gli inquinanti possono essere trasportati ed allontanati dalla zona di trattamento. Un apposito sistema di estrazione garantisce una controllata migrazione degli inquinanti e il loro tra-sferimento all’unità di trattamento.

Nel caso in oggetto, il riscaldamento del terre-no avviene tramite riscaldamento resistivo (ERH - Electrical Resistance Heating) che utilizza una maglia regolare di elettrodi installati nell’area di trattamento e che raggiungono l’intera estensione verticale della contaminazione. A seguito della re-sistività elettrica del sottosuolo, l’energia elettrica si trasforma in energia termica riscaldando così i terreni nell’area d’intervento.Nelle due aree di sorgente sono previsti comples-sivamente ca. 200 elettrodi ERH e c. 100 pozzi di estrazione e una temperatura di processo di 100°C. I fluidi ed i gas estratti verranno trattati in un impianto di trattamento a carboni attivi con rigene-razione a vapore.

Per il risanamento dei tre pennacchi di contamina-zione nella falda acquifera superficiale è previsto un intervento combinato di Ossidazione Chimica In-Situ (ISCO) iniettando reagenti ossidanti (rea-gente di Fenton). Per il dimensionamento dell’inter-vento sono previste una serie di prove pilota. Una parte del pennacchio con presenza di prodotto in fase separata sarà sottoposto ad un intervento di Multiphase Extraction e da un intervento di Pump & Treat.Tutti gli interventi di risanamento sono stati pro-grammati attraverso un modello numerico di flusso e trasporto che è servito al dimensionamento ed alla previsione dell’andamento della bonifica. Du-rante l’esecuzione dell’intervento il modello nume-rico sarà un utile strumento di confronto e valuta-zione del progresso di bonifica. La durata degli interventi è stimata in ca. 3 anni.

Una bonifica“hi-tech”

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L’evoluzione del progettoLa gara d’appalto per la progettazione e realizzazione del nuovo depuratore denominato “Trento 3” rappresenta la soluzione finale di un complesso per-corso per la realizzazione dell’impianto di trattamento al servizio degli agglo-merati urbani che vanno dalla periferia sud di Trento a quella nord di Rovereto.Con il primo lotto si realizzerà un impianto con capacità di trattamento di 150.000 Abitanti Equivalenti (48.000 m3/d), corrispondenti all’apporto dei re-flui ora gravitanti sul depuratore di Trento Sud e al contributo dell’hinterland meridionale della città e in una seconda fase verrà collegato al nuovo impianto anche il depuratore di Trento Nord. La potenzialità complessiva del nuovo de-puratore è stata determinata in 300.000 AE (96.000 m3/d).

Posizionamento dell’impianto e attenzione ai potenziali impatti ambientaliLa soluzione presentata nel progetto aggiudicatario prevede il posizionamen-to dell’impianto in prossimità del piede della montagna e si propone come alternativa alla realizzazione delle gallerie, già oggetto di precedenti elabora-zioni progettuali. Infatti, mantenendo l’ubicazione dell’impianto vicino al piede della montagna è possibile limitare l’occupazione di suolo agricolo pregia-to alla sola area dell’edificio grigliatura-sollevamenti; inoltre con la soluzione proposta si prevede la totale mitigazione dei manufatti che saranno realizzati completamente coperti. Oltre all’impiego di sistemi di deodorizzazione, l’e-ventuale emissione di odori sgradevoli è prevenuta alla fonte con l’adozione di scelte progettuali volte al confinamento ed isolamento delle zone a più ele-vato rischio di produzione di odori, in specie la grigliatura la flottazione e la disidratazione-stoccaggio fanghi, e sarà garantita con un accurata gestione.Per quanto riguarda il problema dei rumori, è stato particolarmente curato l’i-solamento acustico dei compressori, delle unità di cogenerazione e dei gruppi elettrogeni d’emergenza tramite il confinamento in box fonoisolanti delle prin-cipali fonti di rumore, in modo da garantire la salubrità dell’ambiente di lavoro e la minimizzazione del livello acustico rilevabile all’esterno.

La filiera di trattamentoPer sicurezza di gestione e semplificazione delle operazioni di manutenzione tutto l’impianto è suddiviso su più linee di trattamento in parallelo. Sono inol-tre previsti svariati by-pass per i comparti di trattamento, i quali, in sinergia ai collegamenti incrociati fra le linee di trattamento in parallelo, permettono di massimizzare la flessibilità di funzionamento dell’intero impianto.

Il processo depurativoIl processo depurativo è stato verificato, integrato ed ottimizzato allo scopo di incrementarne l’efficacia prestazionale in termini di rimozione biologica degli inquinanti (in particolare azoto e fosforo), riduzione del fabbisogno di reagenti (cloruro ferrico e metanolo) e di ottimizzazione dei consumi energetici. Si è inoltre progettato al fine di ottenere la massima efficienza depurativa, in con-formità con la più recente normativa della Comunità Europea per le aree defi-nite “sensibili”, come trasposta nella normativa italiana.

Dal punto di vista processistico sono state modellate due configurazioni di funzionamento alternative che saranno attivabili a scelta del gestore:

— Configurazione Bardenpho/UTC/VIP, ovvero la configurazione proposta a base gara integrata con una sezione di pre-defosfatazione biologica e con un ricircolo anossico ad essa dedicato; il processo risulta quindi struttu-rato in pre-defosfatazione, pre-denitrificazione, nitrificazione/ossidazione, post-denitrificazione (suddivisa in 2 comparti) e post-ossidazione.

— Configurazione On/Off (ovvero cicli alternati), ottenuta trasformando in re-attori On/Off le vasche di pre-denitrificazione, nitrificazione/ossidazione e il primo dei 2 comparti di post-denitrificazione; il processo risulta quindi strutturato in pre-defosfatazione biologica, seguita da 3 reattori in funzio-namento on/off, da un comparto di post- denitrificazione e dalla post-os-sidazione.

Si chiama Trento 3 e avrà una potenzialità finale di 300.000 abitanti equivalenti, sarà integrato nel territorio ed avrà due configurazioni di funzionamento alternative che assicurano la massima flessibilità

L’impianto di depurazione di Trento 3flessibile e mitigato nell’ambiente

DI MASSIMO TRONCON E DANIELE ZAMPATTI

A sinistra, rendering fotorealistico dell’ingresso al depuratore; a destra rendering fotorealistico dell’inserimento ambientale del depuratore.

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Grazie all’installazione di opportuni strumenti di misura e all’implementazione di un sistema di controllo e gestione, il funzionamento On/Off, una volta tarato sui dati di gestione reali, può portare ad un risparmio in termini di fabbisogno d’aria fino al 20-30% rispetto ad un classico processo ad aerazione continua. Per contro, a basse temperature, la modalità di funzionamento ad aerazione continua garantisce migliori prestazioni in termini rimozione dell’azoto.

Alla luce di tali considerazioni, al fine di garantire la massima flessibilità al sistema, la soluzione migliorativa prevede di attrezzare i reattori in modo da operare sia con il processo Bardenpho/UTC/VIP che con la configurazione On/Off al fine di ottimizzare i consumi energetici, di reagenti e di massimizzare le prestazioni del sistema in termini di rimozione dei nutrienti nel corso dell’an-no. Altro elemento di pregio dal punto di vista del recupero energetico è la previsione di un impianto fotovoltaico per una potenza nominale complessiva

di 100 kWp. Il progetto aggiudicatario ha anche migliorato lo schema di pro-cesso della linea fanghi in modo da incrementare la produzione di biogas e, di conseguenza, la produzione di energia elettrica e termica da cogenerazione.

In sintesi, fermo restando lo schema di processo previsto a base gara, la pre-sente proposta prevede le seguenti migliorie:

— possibilità di mantenere separati, nella fase di ispessimento, i fanghi pri-mari dai fanghi secondari;

— processo di disintegrazione ad ultrasuoni per migliorare le caratteristiche di digeribilità e disidratabilità del fango;

— possibilità di operare a concentrazioni variabili di secco, con il vantaggio di migliorare l’efficienza della miscelazione dei fanghi nella sezione di dige-stione anaerobica.

L’impianto di LavisL’impianto tratta i percolati di tutte le maggiori discariche della Provincia, con una capacità di 300 m³/d (ca.110.000 m³/y).L’impianto è costituito principalmente dalle seguenti tre sezioni tecnologi-che:

— Pretrattamento completo di impianto chimico - fisico — Reattori biologici (due linee parallele, una a fanghi attivi tradizionale ed

una operante con un processo SNAD-Anammox) — Affinamento terziario mediante microfiltrazione MBR

Caratteristiche principali del processo SNADIl processo SNAD – “Simultaneous partial nitrification ANAMMOX Denitrifi-cation” è un processo biologico innovativo che viene utilizzato per ossidare l’azoto ammoniacale (N-NH4+) presente nelle acque reflue.E’ un processo combinato, composto principalmente da 2 fasi:

— Nitrificazione parziale arrestata a nitrito (nitratazione) — Denitrificazione autotrofa dove avviene la rimozione dell’azoto

Vantaggi del processo AnammoxPer i motivi sopra descritti vi è un interesse sempre crescente a ridurre la quantità di fanghi prodotti rispettando i limiti di emissione sempre più restrit-tivi. In questo scenario, il processo SNAD presenta i seguenti vantaggi:

— Forte risparmio nei costi di gestione — Risparmio nell’energia da fornire (circa 60%, principalmente grazie al mi-

nor apporto di ossigeno necessario) — Nessuna necessità di carbonio esterno (processo autotrofo) — Nessuna emissione di CO2 — Bassa produzione di fanghi di supero — Tecnologia impiantistica semplice (processo SBR) — Start-up rapidi — Tecnologia testata affidabile ed efficiente

Collaudato l’impianto di trattamento percolato di Lavis

DATI DI PROGETTO U.M. VALORE

Portata m³/d 300

Carico N tot kg/g 504

Concentrazione N tot mg/l 1200

Carico COD solubile, biodegradabile kg/g 630

Concentrazione COD solubile, biodegradabile mg/l 1500

Carico solidi sospesi kg/g 50

Concentrazione solidi sospesi mg/l 12

Con tecnologia SNAD - Simultaneous partial nitrification ANAMMOX Denitrification-300 m³/d

PROCESSO BIOLOGICO CONVENZIONALE

NITRO/DENITRO

ENER

GY

100%

MET

HA

NO

L 10

0%

SLU

DG

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& D

ISPO

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ENER

GY

PROCESSO BIOLOGICO INNOVATIVO

SNAD

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L’impianto di Vilnius in Lituania è oggi a regime. Superato il collaudo prestazionale nel mese di marzo 2016, l’impianto della Capitale Lituania recupera quotidianamente, dalla frazione indifferenziata del rifiuto solido urbano, plastica (LDPE, HDPE e PET), vetro, cartone, metalli (ferrosi e non ferro-si), RDF (combustibile da rifiuto) e una piccola frazione di scarto

stabilizzato da inviare a discarica.Le circa 900 tonnellate al giorno trattate, vengono processate da tre linee in parallelo, costituite da una combinazione di macchine automatiche e opera-zioni di selezione manuale svolte all’interno di una cabina attrezzata con circa 30-50 postazioni di lavoro.Con la realizzazione di quest’opera Ladurner ha confermato la capacità di soddisfare le esigenze tecniche e normative richieste dalla committenza di un paese membro dell’Unione Europea, già affrontata con la precedente espe-rienza Rumena (impianto di Cluj), ma sicuramente migliorata ed arricchita data la maggiore complessità dell’impianto Lituano.I lavori civili sono iniziati nel mese di febbraio 2015 mentre quelli elettromec-canici sono iniziati a giugno 2015 e l’impianto è stato completato nel mese di novembre 2015. I primi test in bianco si sono svolti già nei primi giorni di dicembre 2015. Il completamento di questo impianto nel rispetto delle tempistiche contrattuali e con la soddisfazione delle specifiche tecniche di gara è la dimostrazione di come Ladurner abbia tutte le capacità necessarie per soddisfare il mercato Europeo e più in generale sia pronta ad affrontare un ben più ampio program-ma di internazionalizzazione.

Il collaudo e la messa a regime dell’impianto di Vilnius in Lituania dimostrano le capacità di Ladurner di soddisfare il mercato europeo ed internazionale

Dal rifiuto recupero di materia prima seconda

DI MASSIMO MAPELLI

Lo Staff Ladurner: i protagonisti

Andreas Möltner (Progettista) ha seguito l’inte-ro sviluppo del progetto esecutivo dell’impian-to di Vilnius. Dall’elaborazione dei disegni alla stesura delle specifiche tecniche di tutti i mac-chinari presenti nell’impianto, interagendo con il PM nelle fasi di acquisto ed affiancandolo durante le settimane di collaudo prestazionale.

Tommaso Zanasi (Project Manager) ha intera-gito con la committenza Lituana e coordinato tutte le attività della commessa: redazione del progetto esecutivo e relativa lituanizzazione, gestione delle attività del cantiere in qualità di (Head of construction - certificazione Lituana), verifica e rispetto del contratto (Yellow and Red Fidic contract) e gestione di nuovi addendum contrattuali, coordinamento di tutte le fasi di collaudo (Probatory tests).

Guido Devincenti e Dylan Devincenti (Site Managers) hanno coordinato in loco tutte le fasi della costruzione dell’impianto ottimizzando i tempi realizzativi e verificandone la qualità costruttiva. Sono stati protagonisti in tutte le attività dei collaudi a fred-do e durante tutte le fasi dei collaudi prestazionali.

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L’installazione di due linee di lavorazione meccanica del rifiuto indiffe-renziato ed il completamento delle 20 linee di biostabilizzazione della frazione ricca di organico hanno costituito il cuore dell’impianto. Le linee di stabilizzazione sono state realizzate con la tecnologia a teli

traspiranti, con insufflazione di aria dal basso tramite una rete di tubazioni, dotate di coni diffusori, annegate nelle platee di calcestruzzo.

Le platee di stabilizzazione hanno una lunghezza di 50 metri ed una larghezza di circa 8 metri, i teli traspiranti di copertura vengono posati ed asportati me-diante un traslatore gommato automatico. Sui cumuli è stato installato anche un sistema di bagnatura a ricircolo di percolato con integrazione di acqua industriale.Ladurner si è occupata anche dell’installazione dell’impianto elettrico di po-tenza e di segnale realizzando l’architettura di controllo automatico, tramite una rete di PLC convogliata all’interfaccia operatore nella sala di supervisione e comando, dalla quale è possibile monitorare il funzionamento delle linee di trattamento meccanico e dei processi di stabilizzazione nei 20 cumuli.

Ladurner ha completato la realizzazione dell’impianto MBT nella città di Cluj in Romania.

Cluj RomaniaMissione compiutaDI MASSIMO MAPELLI

Nella città di La Spezia la Divisione Consulenze e Comunicazione del-la Ladurner, ha sviluppato a partire dal 2008 un progetto tecnico-eco-nomico e una campagna di comu-nicazione per l’avvio di un servizio

di raccolta rifiuti porta a porta, un servizio quindi a calendario per raccogliere i rifiuti separati quali umido, residuo, carta, vetro, plastica e lattine.L’avvio per i 95.000 abitanti ha comportato un cambio di abitudini quotidiane che inevitabil-mente doveva essere accompagnato con un piano motivazionale e di giusta informazione.E’ stata realizzata una campagna multicanale, un mix di strumenti classici come manifesti, lo-candine, opuscoli e calendari, ma anche di idee alternative e originali come i social media, un blog dedicato come sportello per gli utenti, punti informativi di approfondimento, grande lavoro è stato pure fatto dai facilitatori ambientali, perso-ne formate per accompagnare gli utenti (aziende e cittadini) verso una piccola ma significativa ri-voluzione quotidiana. Il nostro team ha suppor-

tato il Comune e il gestore di servizio ACAM du-rante tutte le fasi di avvio attraverso, incontri di formazione tecnici e specifici per operatori del gestore, personale degli uffici tecnici comunali, vigili urbani, associazioni, etc.La consegna degli Starter Kit è avvenuta attra-verso una distribuzione porta a porta ad ogni singola utenza domestica e non domestica, sono stati quindi consegnati mastelli o bidoni carrellati per ogni frazione, da posizionare all’in-terno delle singole abitazioni, numeri e posizio-namenti di tali manufatti secondo un progetto tecnico dettagliato e costruito con censimenti puntuali fatti in campo.

I RISULTATILa città di Spezia ha suddiviso in lotti tutto il terri-torio, per rendere più agevole la modifica sostan-ziale del nuovo sistema di raccolta. Ad ogni avvio sono sempre seguite analisi del materiale raccol-to sia in termini di qualità che di quantità, con-fermando buone e ottime qualità e percentuali di raccolta sempre superiori al 65%.

L’avvio del servizio di raccolta rifiuti del capoluogo spezzino è stato curato dalla Divisione Consulenze e Comunicazione della Ladurner con importanti risultati

A Spezia c’è una bella differenza

DI ANDREA MIORANDI

COMUNEDELLA SPEZIAwww.comune.sp.it800 48 77 11

Numero Verde

in accordo con:

INCONTRI PUBBLICISULLA RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTIPORTA A PORTA

Speziaraccoglie

differenziaricicla

Spezia raccoglie, differenzia, ricicla.

LUNedì 25 giUgNo

ore 18.00 Oratorio S. Domenico da Guzman in Via Vittorio Veneto 305

MArTedì 26 giUgNo

ore 21.00 Oratorio S. Domenico da Guzman in Via Vittorio Veneto 305

COMUNE: LA SPEZIA

ABITANTI: 95.260

UTENZE: 44.00 domestiche, 6.000 non domestiche

PROGETTO: avvio raccolte differenziate e campagna di comunicazione

SCHEDALADURNER AMBIENTE LIFE

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I l progetto Sentiero Luminoso, proposto all’Autorità Portuale di Venezia e realizzato in project financing dall’ATI Gruppo Ladurner – Elenia Srl, trasformatasi poi nella società di progetto Lighting Venice Port Srl (LVP), è giunto alla fase di gestione operativa: dopo

aver progettato l’impianto e la nuova tecnologia posta a suo servizio, la fase realizzativa e di mes-sa a punto, iniziata nel mese di gennaio 2015, si è conclusa positivamente a novembre 2015 con il collaudo finale dell’opera, che è stato piename-ne superato. Si entra così nel vivo della gestione, in capo a Lighting Venice Port Srl in forza di una concessione venticinquennale che prevede la ma-nutenzione ordinaria dell’impianto, programmata su base settimanale secondo un dettagliato piano operativo concordato con la stazione appaltante, e la manutenzione straordinaria, con interventi mira-ti definiti in base alle effettive esigenze riscontrate durante i sopralluoghi di manutenzione ordinaria o a seguito di guasti o malfunzionamenti.L’impianto è gestito dalla sede operativa LVP me-diante l’ausilio del sistema di supervisione, control-lo ed acquisizione dati (SCADA) a servizio dell’im-pianto, mediante il quale è possibile effettuare i comandi manuali di accensione e spegnimento delle lampade ed accedere al database di sistema in cui sono raccolti e registrati, ad intervalli regolari cadenzati, tutti i dati inerenti al suo funzionamento tra cui, di particolare importanza ai fini manutenti-vi, lo stato dei moduli fotovoltaici, la carica residua delle batterie e l’allineamento verticale di ciascun stelo. Il nuovo sistema di alimentazione da fonte fo-tovoltaica, unito all’impiego di tecnologia ad eleva-ta efficienza energetica, ha consentito di annullare la bolletta elettrica del sentiero luminoso, garanten-do nel contempo la massima disponibilità dell’im-pianto: essendo infatti ogni stelo energeticamente autonomo ed autosufficiente, un eventuale guasto resta circoscritto al solo elemento interessato sen-za propagarsi sugli altri steli. L’immediata registra-zione dell’evento da parte del sistema SCADA con-sente infine al gestore di intervenire per risolvere il problema nel minor tempo possibile.

Collaudato il progetto veneziano con caratteristiche di unicità nel campo dell’efficienza energetica costituisce una sfida all’innovazione nel settore

Sentiero luminoso in laguna

DI LORIS TOGNONI

Il progetto di Venezia ha messo in luce l’approccio globale del Gruppo Ladurner nel campo dell’efficienza energetica e delle relative sfide innovative del settore. La tecnologia implementata a Venezia trova facile applicazione anche in molti al-tri ambiti industriali dell’efficientamento energetico, come la logistica, la grande distribuzione, l’illuminazione di aree pubbliche e di uffici. Il team di Ladurner de-dicato all’efficienza energetica crede fermamente che ogni singola lampadina o periferica debbano essere intelligenti al fine di consentire, attraverso il controllo remoto dei processi, un radicale miglioramento del consumo di energia.Le strategie di base adottate, pertanto, vanno oltre l’impiego di corpi illuminanti efficienti come il LED concentrando l’innovazione tecnologica su sistemi di mi-sura, gestione e controllo in grado di raggiungere le migliori performance nella riduzione dei consumi energetici migliorando anche i processi di manutentivi.

Sulla scorta di questa convinzione, il Gruppo Ladurner, in collaborazione con i suoi partner tecnologici cinesi, ha sviluppato un sistema innovativo, basato su componenti sia hardware sia software, che consente di migliora le strategie di efficienza energetica mediante soluzioni di controllo e operatività intelligente degli edifici: una soluzione che si ispira al paradigma dell’Enterprise Internet of Things (E-IoT).L’innovativa soluzione firmata Ladurner consente di implementare una piatta-forma di “smart building automation” (SBA) in grado di controllare, gestire e misurare diversi dispositivi, come ad esempio lampadine, termostati, sensori, strumenti di misurazione e prese di corrente, creando un sistema integrato con l’obiettivo di migliorare la modalità in cui gestiamo i consumi all’interno degli edifici ottenendo maggiore efficienza energetica da dispositivi smart, tra cui i corpi illuminanti a tecnologia LED.Le tecnologie di efficientamento energetico di Ladurner offrono la straordinaria opportunità di regolare, con estrema flessibilità, il consumo energetico adat-tandolo agli specifici processi industriali prevenendo gli sprechi. In altre parole, attraverso un dispositivo di controllo remoto è possibile regolare costantemente il sistema SBA in base allo specifico processo industriale al fine di ridurre gli sprechi di energia. Così, l’efficienza energetica non è solo conseguenza dell’uso di tecnologie più efficienti come il LED (vista statica), ma anche dal miglioramen-to dei processi di utilizzo delle nuove tecnologie al fine di ridurre ulteriormente la spesa energetica (vista dinamica).

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LADURNER È ANCHE SOCIAL

Nei mesi scorsi, il nostro Gruppo ha deciso di avviare, costruire e imple-mentare una identità 2.0 sempre più proattiva e rispondente alle sfide e alle opportunità della digitalizzazione.Sono nate così, in occasione di Expo, le pagine ufficiali Social di Ladur-ner (canali: Twitter, Facebook, Google+, LinkedIn, Instagram) che rap-presentano una forma strategica di interazione tra l’azienda e gli utenti e di condivisione di tematiche ambientali ed energetiche, finalizzate a im-plementare un rapporto sempre più diretto tra le nostre realtà territoriali e i vari stakeholder al fine di comunicare, in trasparenza, attraverso un filo diretto e privilegiato sulle singole piattaforme. In contemporaneo, consci di questa nuova identità digitale, abbiamo sviluppato un nuovo sito in-ternet full responsive per allacciare un legame interattivo che fungesse da collante fra il nostro Gruppo, le attività che quotidianamente portiamo avanti e la collettività. In soli 10 mesi, abbiamo costruito una community digitale che costantemente ci segue sui Social Media, formata da 15.000 utenti unici complessivi, fidelizzati, tra le singole piattaforme, che si in-formano, chiedono notizie e opinioni e sono diventati un valore aggiun-to, anche di stimolo, alla nostra azienda, per impegnarci a fare sempre meglio. Una informazione chiara e diretta, quale siamo soliti fare, porta giovamento al nostro fiore all’occhiello che è quello della reputazione e ci pone in qualità di interlocutori qualificati e privilegiati, al fianco di cittadini e amministrazioni.

LADURNER IN ISWAUNA SCELTA OBBLIGATA

Saranno l’attitudine e la mentalità globali a guidare Ladurner nel fondamentale percorso di internazionalizzazione, favorita dalla consapevolezza dei propri mezzi e la riscrittura dei processi interni

Ladurner nel mondocon visione globale

DI DAVIDE FURLAN

Da dove iniziare nella presentazione dell’attività di Ladurner sui mer-cati globali? Iniziamo dalla rotta commerciale, che era stata trac-ciata già nel 2013 dal Ceo Andrea Silvestri, che alla presentazione del nuovo (allora) assetto societario, aveva fin da subito colto l’es-

senza del futuro Ladurner: il business locale stava conoscendo un calo in termini di volumi dovuto alla contrazione degli investimenti delle pubbliche amministra-zioni mentre i mercati emergenti conoscevano un graduale aumento. Da questa semplice considerazione era sorta la necessità di sviluppare un piano di interna-zionalizzazione, che tenesse conto delle caratteristiche specifiche dell’azienda e che durante gli ultimi due anni è stato valorizzato e spinto da due elementi che a tutt’oggi, stanno cambiando non solo il volto, ma anche la struttura intrinseca del gruppo: una maggiore consapevolezza dei propri mezzi con l’adozione di un’attitudine commerciale globale unita ad una riscrittura dei processi interni. E sono proprio l’attitudine e la mentalità globali, a guidare Ladurner in un questo fondamentale percorso, attraverso una struttura interna totalmente dedicata ed in grado di coprire, a tendere, i mercati del waste management, water treatment e remediation di tutto il mondo, sulla scia delle esperienze passate in territori come quello dell’India, la Lituania e la Romania. Una sfida difficile quella che ci attende, per molti motivi, non ultimo quella instabilità internazionale di molte aree che rende il fare business un’attività talvolta rischiosa e che solo un assiduo contatto con i canali istituzionali può contribuire a rendere meno pericolosa.Concludo parlando di IFAT, in quanto questa fiera rappresenta un tassello di primaria importanza nel processo di apertura ai mercati globali attualmente in corso. Da semplici visitatrice, nel 2016, Ladurner diventa ufficialmente soggetto espositore. Un salto di qualità che simbolicamente testimonia il nuovo corso di una società che mira a diventare un player globale nel campo ambientale.

Nel 2016, per la prima volta, anche grazie alla lunga esperienza maturata nel Comitato Italiano Compostatori, Ladurner ha aderito alla prestigiosa International Solid Waste Association (ISWA) in qualità di Gold Member.

Una scelta obbligata per una società attiva nel waste management con ambizioni globali, a livello commerciale per l’implementazione del proprio network, ma soprattutto a livello tecnologico, visto l’e-levato livello che l’elaborazione scientifica di ISWA ha raggiunto at-traverso il suo Comitato tecnico e i suoi numerosi gruppi di lavoro.Volendo fare un bilancio a 6 mesi circa dall’adesione, Ladurner è estremamente soddisfatta della scelta fatta e guarda con estremo interesse ai prossimi appuntamenti ai quali parteciperà, quali la sessione presso la fiera IFAT di Monaco e il Congresso Mondiale dell’Associazione che si terrà a Novi Sad in Serbia dal 19 al 21 settembre 2016.

LADURNER AMBIENTE LIFE

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EXPO si è conclusa da qualche mese.Il successo raggiunto dall’Esposizione Universale, che ha avuto luogo a Milano da Maggio a Ottobre 2015, è stato enorme: in sei mesi sono arrivati a Milano oltre 21 milioni di visitatori, 2 dei quali si sono fermati presso Casa Alto Adige, lo stand della Provincia di Bolzano situato nelle vicinanze di Palazzo Italia, il cuore dell’Espo-

sizione Universale.La nostra regione ha saputo cogliere l’occasione di Expo per presentare al mondo non solo il suo territorio e la sua cultura, ma anche le sue competenze ed eccellenze. Anche Ladurner ha saputo sfruttare al meglio l’appuntamen-to di Expo: quella di partecipare ad Expo per tutta la sua durata in qualità di partner istituzionali della Provincia Autonoma di Bolzano è stata una deci-sione presa con certezza, sicuri di poter sfruttare al meglio le opportunità e i contatti che un evento come questo avrebbe potuto garantire. E così è stato: fin dall’inizio abbiamo sfruttato il palcoscenico di Expo per incontrare realtà internazionali e nazionali in visita ad Expo, agganciando e intercettando tutte

le delegazioni di nostro interesse presenti alla manifestazione.La nostra presenza costante in Expo per tutti i sei mesi della durata della ma-nifestazione ha fruttato più di centoventi incontri commerciali e di marketing, dando una buona spinta al nostro percorso di Internazionalizzazione. Abbia-mo avuto modo di incontrare delegazioni istituzionali, aziende private, enti pubblici e anche semplici visitatori, a cui abbiamo saputo illustrare efficace-mente tematiche quali quella della gestione e valorizzazione del rifiuto come risorsa e della sostenibilità. Expo ci ha dato la possibilità di far conoscere la nostra tecnologia e le nostre peculiarità, di abbracciare un mondo più grande di quello italiano e di iniziare ad avere un respiro internazionale. A tutto questo si è aggiunta anche la bella e unica esperienza di aver potuto vivere sei mesi in un clima profondamente dinamico e attivo, in cui quotidia-namente i diversi Paesi partecipanti si presentavano a visitatori e turisti ed anche a delegazioni politiche e istituzionali. Ora che Expo si è conclusa ci ri-mangono bei momenti, nuove idee ma soprattutto tanti contatti e conoscenze in tutto il mondo: la nuova sfida adesso è riuscirle a coltivare e farle fruttare!

La presenza di Ladurner all’EXPO è stata una scelta coraggiosa ed

apprezzata nello stand di una regione con eccellenze turistiche e

gastronomiche, ma anche a vocazione ambientalista

Nutrire il Pianeta e gestirne gli scarti

DI BRUNO DONI

Foto in alto accanto al titolo: l’Albero della Vita;

Qui sopra, in senso orario: il padiglione della Cina; Il Palazzo Italia; Bruno Doni e Cecilia Maruca (Ladurner) con la delegazione della Mauritania, con al centro il Ministro dell’Energia, Petrolio e Miniere Mohamed Salem Bechir; Bruno Doni con Hasan Ünver, Sindaco di Nevşehir Belediyesi (Turchia)

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Agennaio 2015 Ladurner ha avviato un percorso progettuale mi-rato a rivedere le proprie modalità organizzative ed operative di funzionamento, consolidate nel tempo, al fine di individuare le opportunità di miglioramento da utilizzare come motore per la crescita e lo sviluppo della società, anche nei mercati esteri, co-erentemente con gli obiettivi di sviluppo già identificati. Per af-

frontare questo percorso, che si è sviluppato in parallelo con l’avvento del nuovo socio cinese Zoomlion, Ladurner, dopo un’attenta fase di valutazione, ha scelto come partner strategico la società Deloitte Consulting, una delle più grandi realtà internazionali di management consulting. Il supporto di Deloitte Consulting è risultato essenziale ai fini di un confronto con le best practice di settore e dello sviluppo innovativo e scalabile delle proprie modalità operative, avvalendosi del contributo di professionisti specializzati che hanno lavorato a stretto contatto con il personale di Ladurner. La prima parte del percorso è terminata ad aprile 2015 con la progettazione del nuovo modello organizzativo e la definizione delle linee guida evolutive del modello di funzionamento, in ot-tica di miglioramento delle prestazioni complessive, finalizzate principalmente a valorizzazione il saper fare e l’esperienza acquisita negli anni in cui Ladurner è diventata leader in Italia nella realizzazione e gestione di impianti nel settore ambientale.A partire da ottobre del 2015, dopo un ulteriore approfondimento, è quindi iniziato, sempre con il supporto di Deloitte Consulting, un percorso di tra-sformazione per valorizzare le competenze e le sinergie a livello di gruppo e migliorare l’efficienza complessiva attraverso sistemi e processi mirati prin-cipalmente a far emergere i punti di forza che hanno caratterizzato l’operato

di Ladurner negli anni.Al termine del progetto, Ladurner prevede di poter automatizzare ed e ren-dere più efficienti alcune attività con l’obiettivo di concentrare l’operatività sulle attività a maggior valore e di disporre di informazioni tempestive ed affidabili, che consentiranno di migliorare ulteriormente la propria flessibilità, la capacità di risposta sul mercato e lo sviluppo del proprio know-how. Allo stesso modo sono state identificate e sviluppate nuove modalità e regole di coordinamento in ottica di supportare il percorso di crescita.All’interno del progetto è stata inoltre avviata un’iniziativa di valorizzazio-ne e sviluppo del proprio personale mediante un assessment iniziale delle competenze e la definizione di appositi piani di formazione che saranno pro-gressivamente attivati nel corso del 2016. Parallelamente è stato avviato lo sviluppo del proprio organico, acquisendo direttamente dall’esterno ulterio-re personale specializzato.In considerazione dell’attenzione di Ladurner ai temi dell’innovazione è sta-ta inoltre avviata la sostituzione del proprio sistema gestionale con un ap-plicativo ERP internazionale, finalizzato a supportare i flussi con strumenti operativi moderni in grado di cogliere le dinamiche evolutive di mobilità, digitalizzazione, gestione documentale, analisi avanzata sui dati e di essere pronti ad operare su più mercati garantendo scalabilità ed industrializzazio-ne dei propri processi.L’investimento effettuato da Ladurner intende pertanto supportare concre-tamente gli obiettivi di crescita e sviluppo, valorizzando il proprio capitale umano ed adottando modelli organizzativi e operativi innovativi supportati dalla disponibilità di strumenti gestionali moderni.

Per supportare gli obiettivi di crescita e sviluppo è iniziato un percorso di trasformazione e valorizzazione delle competenze per far emergere i punti di forza che hanno caratterizzato l’operato di Ladurner negli anni con la collaborazione di Deloitte Consulting

Ladurner cambia modellopiù valore al capitale umano

DI NICOLA BELLERO

LADURNER AMBIENTE LIFE

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