L’accoglienza e l’ascolto : la prima fase del processo di presa in carico nei diversi servizi;

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L’accoglienza e l’ascolto: la prima fase del processo di presa in carico nei diversi servizi; Roma 2 Dicembre 2011 Raffaella Palladino

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L’accoglienza e l’ascolto : la prima fase del processo di presa in carico nei diversi servizi;. Roma 2 Dicembre 2011 Raffaella Palladino. La possibilità di uscita dalla violenza è limitata. dall’isolamento, dalla difficoltà a riconoscerla, dalla mancanza di vere opportunità di sostegno, - PowerPoint PPT Presentation

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L’accoglienza e l’ascolto: la prima fase del processo di presa in carico nei

diversi servizi;

Roma 2 Dicembre 2011Raffaella Palladino

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La possibilità di uscita dalla violenza è limitata

• dall’isolamento,• dalla difficoltà a riconoscerla,• dalla mancanza di vere

opportunità di sostegno, • dai problemi economici, • dall’assenza di una rete di

relazioni e di luoghi deputati all’accoglienza e al confronto,

• dalla scarsa integrazione degli operatori sociali, sanitari e di giustizia.

Raffaella Palladino Cooperativa EVA

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Nell’ambito della complessità della violenza di genere è

importante agire:• sul problema prioritario del suo

riconoscimento;

• sull’individuazione dei costi sociali che determina;

• sull’impatto sulla salute delle donne e dei minori;

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• sulla capacità degli attori locali di programmare azioni e servizi integrati in grado di fornire risposte nel campo della prevenzione e del contrasto oltre che della tutela e protezione delle vittime o dei provvedimenti contro gli aggressori.

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Sostenere le donne Interrompere la riproduzione della violenza

Due macro-obiettivi

Il lavoro nei servizi non può che tener conto di un duplice obiettivo: quello di accompagnare le donne fuori dalla violenza e quello di incidere sul contesto

di riferimento per generare profondi cambiamenti culturali.

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Obiettivi:

• Contrastare la violenza intrafamiliare e di genere, i maltrattamenti e gli abusi.

• Contrastare la “legittimazione” culturale della violenza alle donne.

• Creare una rete di supporto per le donne in difficoltà e per i loro figli minori puntando al superamento della frammentarietà degli interventi.

• Offrire alle donne luoghi dove sottrarsi alla violenza e riflettere sulle situazioni e sui vissuti.

• Offrire la possibilità concreta di intraprendere un percorso risolutivo di uscita dalla situazione di difficoltà attraverso l’offerta di opportunità, di una rete di supporto per sé ed i propri figli.

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Sostenere le donne• protezione e tutela;• ascolto,accoglienza, ospitalità;• accompagnamento nella ri- acquisizione della fiducia in se stesse e nell’autostima;• attivazione delle risorse interne; • sostegno legale;• sostegno psicologico;• sostegno alla genitorialità (riconnessione dei legami);• sostegno per l’ autonomia economica

(formazione/lavoro /casa).

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I saperi di genere

La possibilità di sostenere autenticamente le donne passa attraverso un buon ascolto nelle prime fasi dell’accoglienza ed è connessa ad una metodologia di lavoro che è frutto dell’elaborazione delle pratiche e dei saperi maturati nell’ambito della politica delle donne. Saperi che trovano fondamento nell’analisi critica che interpreta la violenza di genere come strumento di controllo ed esercizio di potere di un sesso sull’altro.

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Competenza relazionale

Parliamo quindi di una competenza specifica, relazionale che si gioca su 3 elementi fondamentali:

flessibilità,sospensione del giudizio, capacità di leggere e gestire le proprie

reazioni emotive.

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Perché l’ascolto e la prima accoglienza delle donne possano essere efficaci nell’”aggancio” in qualsiasi punto della rete la donna impatti, è importante che tutti gli operatori di front - office nell’approccio con l’utenza siano consapevoli delle dinamiche proprie della violenza di genere, e che prioritariamente siano consapevoli del proprio mondo interno, sappiano tenersi presenti ed utilizzare le proprie emozioni come una risorsa preziosa.

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Sin dal primo colloquio e in tutte le fasi della prima accoglienza è importante che la donna senta finalmente concretizzarsi la possibilità di dar parola all’inespresso. Dare voce alle emozioni nel rispecchiarsi reciproco tra le donne e chi è deputato all’ascolto costringe a sviluppare nuove competenze, ad andare oltre le rigidità cognitive, i protocolli, i freddi linguaggi da cartella clinica, da logica diagnostico-terapeutica.

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Per lavorare efficacemente con le donne vittime di violenza è necessario legittimare le emozioni, lasciarsi attraversare dall’inquietudine, dal dubbio, tener conto delle ambivalenze e non censurarle, aver cura dei propri sentimenti, mettendo in atto la capacità di elaborarli per fare di essi sguardi intelligenti sull’ esperienza, utilizzare strategicamente il proprio sentire come fonte di conoscenza, come risorsa.

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Lo spazio dell’ascolto, in quanto contesto di lavoro sociale nel quale le distanze sono gioco forza sfumate e in cui lo snodarsi del racconto di una violenza subita da una donna riflette quella vissuta da chi la ascolta e quella di tutte le altre che con modalità e tempi diversi ne avranno consapevolezza, è un momento singolare all’interno del quale è possibile che si compia un travaso tra sentire e sapere.

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Come strutturare l’ascolto

E’ importante garantire un setting riservato e protetto anche se non necessariamente formale e tenendo ben presente che ogni storia è unica nella sua singolarità la donna va incoraggiata a parlare mettendo in relazione il suo vissuto con il suo essere donna, rimandandole la trasversalità della violenza di genere e restituendo la responsabilità degli agiti violenti all’autore.

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Meccanismi della violenza nelle relazioni di intimità

Tensione

Ag

gressio

ne

Negazione

Rem

issi

on

e

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Tensione

Tensione;Frustrazione;

Mancanza di soddisfazione;Minaccia

Timore;Paura;

Terrore;

Maltrattante Donna

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Aggressione

Maltrattante

Ricorso alla violenza Collera;

Umiliazione;Tristezza;

Impotenza;Disperazione

Donna

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Negazione, trasferimento delle responsabilità

Negazione della gravità dei fatti;

Deresponsabilizzazione;Trasferimento della

responsabilità sulla vittima

Responsabilizzazione;Colpevolizzazione;

Auto-accusa

Maltrattante Donna

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Remissione, rinvii amorosi

Maltrattante

Cerca di farsi perdonarela condotta e ottenere

il perdono

Speranza di un cambiamento;Cancellazione della violenza vissuta;

Sforzi per minimizzare, scusare, negare i fatti

Donna

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La violenza si sviluppa per cicli, di durata e frequenza variabili. Con il tempo le fasi del ciclo si accorciano e l'intensità della violenza aumenta. In base alla fase del ciclo, la donna esprimerà lamentele e desideri diversi. È importante capire in che fase del ciclo si situa il vostro intervento. In questo schema, è interessante notare la divisione del ciclo in quattro fasi, invece che in tre, ed è la terza fase che importa sottolineare: il trasferimento di responsabilità.

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Come garantire l’accoglienza

E’ importante non enfatizzare gli elementi che emergono nel racconto e non minimizzarli, stemperare i sentimenti di vergogna, frustrazione, rabbia e dolore, astenersi dall’esprimere giudizi e non porre mai le domande “perché non lo ha lasciato prima?” “ perché ha mantenuto il segreto?”

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Perché non lo lascia

Dietro questa domanda a volte si cela solo la curiosità e la voglia di capire, altre volte invece un pregiudizio implicito, e cioè che le donne maltrattate in fondo desiderino, o scelgano un rapporto con un uomo violento, e che sia quindi compito loro far cessare la violenza semplicemente "andandosene".

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Le donne sentono questa pressione ("Lascialo! Denuncialo!") come un richiamo a giustificare il loro comportamento, come ulteriore scacco, una sconfitta della loro a volte già scarsa autostima Nell'esperienza delle tante donne che si rivolgono con sempre maggior frequenza ai centri antiviolenza, invece, emerge chiaramente come le donne scelgano la relazione, non la violenza

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Perché la donna mantiene il segreto

• Senso di colpa e di vergogna per la violenza subita • Paura di non essere creduta • Paura di essere colpevolizzata/accusata dagli altri • Mancanza di fiducia nel sostegno esterno, anche istituzionale, come

risultato di esperienze negative pregresse • Paura delle conseguenze: "Che cosa accade se ne parlo?" (pressione a

mantenere il segreto) • Desiderio di proteggere la famiglia: "Non si lavano i panni sporchi in

pubblico!" • Sentimento di lealtà verso il partner (che è anche l'aggressore) • Paura delle proprie emozioni e della propria aggressività • Minimizzazione delle violenze subite ("È acqua passata, non è accaduto

niente di serio"), anche come conseguenza dei traumi subiti • Pensare di dover risolvere le cose da sola, non aspettarsi alcun aiuto

dall'esterno

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Le donne che accogliamo con o senza figli minori, presentano un problema immediato di protezione e di tutela, esse hanno per anni subito ogni genere di prevaricazione e di abusi, vittime di situazioni familiari e sociali indefinibili prima ancora che di uomini violenti, arrivano da noi in momenti di estrema emergenza ed in condizioni di grande prostrazione fisica e psichica. Si rivolgono a noi direttamente o attraverso l’invio da parte di altri servizi presenti sul territorio, informate dal 1522, non raramente vengono accompagnate dalle forze dell’ordine alle quali hanno fatto ricorso per sporgere denuncia o per chiedere aiuto.

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In caso di maltrattamento la cui durata supera i 7/8 anni (evidenziando dunque elementi di cronicità) le donne sviluppano delle strategie di coping (di fronteggiamento) molto strutturate e radicate. Si tratta di strategie che per quanto dannose le hanno consentito di sopravvivere psicologicamente nella relazione e non solo e sulle quali è complicato intervenire. Dobbiamo prevedere che in queste situazioni la possibilità di aprire strade nuove al proprio percorso personale passa attraverso il disconoscimento di una parte importante di sé che attiene ai bisogni più profondi e che comporta un periodo di “morte individuale” e un conseguente senso di vuoto che crea dolore, paura e, spesso, un ritorno ai vecchi e sicuri stili di vita, salvo poi, rientrate all’inferno, risperimentare, ognuna con i propri tempi e le proprie modalità, nuove vie di fuga.

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Le opportunità evolutive sono legate alla problematizzazione del vincolo che lega saldamente il soggetto alla sua particolare situazione (il suo uomo violento) e alla sua disponibilità ad aprirsi a qualcosa di nuovo. Vincolo emotivo, psicologico, ma sostanzialmente culturale se partiamo dall’assunto che ogni aspetto della nostra identità, del nostro essere nel mondo, del nostro sé, del nostro sentire e desiderare è culturalmente costruito e determinato. Bisogna allora accompagnare la donna nel partire da sé ad andare oltre se stessa, a riconoscere nella trama del suo vissuto quegli elementi sia individuali che di contesto che le consentano di ritrovare un filo identitario che le guidi fuori dal labirinto consueto del proprio sentire e del proprio agire.

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Perché il concorso degli interventi attivati renda possibile la riparazione del trauma è importante contare su personale attento in cui ogni aspetto sia tenuto sotto controllo e sia autenticamente accogliente. Quel che serve è lavorare sul “piccolo”, cioè prendere in considerazione il singolo comportamento ed il pensiero che lo sostiene e lo giustifica. Serve accogliere ogni ambivalenza, vincere qualsiasi tentazione al giudizio, ridimensionare ogni tipo di atteggiamento che possa essere colto come prescrittivo rispetto ad un percorso consono più alle prefigurazioni e ai valori delle operatrici ( degli operatori) piuttosto che ai bisogni più profondi delle donne. Serve anche smontare l’adesione ad un modello ideale di materno rispetto al quale è più facile riscontrare delusione e frustrazione.

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L’intervento di protezione sui bambini deve accompagnarsi ad una serie di misure che gli garantiscano i legami che ancora persistono con la parte non violenta della diade genitoriale, riparando una relazione che la violenza può avere compromesso e riattivando i legami tra gli “spettatori”e il genitore vittima, rinforzando in quest’ultimo competenze protettive indebolite dall’esperienza dolorosa della violenza ripetutamente subita.

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Interventi efficaci

Formazione

Risorse

Competenze specifiche

Affermazionetutela

dei diritti

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Grazie