Laboratorio Valorizzazione Patrimonio Culturale Sardo I ... · Codigla totu, in qua si segat, et...

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Laboratorio Valorizzazione Patrimonio Culturale Sardo Referente Cristoforo Bozano Buttega po s'avvaloramentu de su patrimoniu culturali de is Sardus Responsabili Cristoforo Boxano I Viaggiatori in Sardegna nel 1600, 1700 e 1800 Lo spartiacque della conoscenza della Sardegna nella cultura europea: La fondamentale opera di Alberto della Marmora Dal Viaggio in Sardegna (1819-1857) di Alberto Ferrero conte della Marmora Dalle MEMORIE DI PIETRO MARTINI CAGLIARI 1863 VIII I suoi viaggi scientifici nell'isola durarono dal 1819 al 1857, eccettuati soltanto gli anni 1832, 1834, 1840, 1845 passati intieramente oltremare. Furono più o meno lunghi, penosi ed estesi nelle esplorazioni, a modo che non fuvvi parte la più recondita che sia sfuggita alle sue ricerche, e talvolta anche non sia stata da lui riveduta, o non abbia egli osservato con alla mano il martello del geologo, o ritratto col pennello dell'artista, o studiato coli'acume dell'antiquario. Per l'ordinario, intrepido e coraggioso viaggiò con una sola guida, anche nei luoghi più perigliosi e deserti. Talvolta però gli furono compagni il valente mineralista cagliaritano Francesco Mameli ora defunto, i dotti professori di Torino Giuseppe Giacinto Moris e Giuseppe Gene, benemeriti pure dell'isola, l'uno per la grande opera Flora Sardoa, l'altro per alcuni lavori zoologici di sardo argomento, che avrebbe coronato con una compiuta fauna sarda, se la morte non lo avesse rapito innanzi tempo. Se non che lunga assai e frequente fu la compagnia dei due collaboratori suoi, Carlo De-Candia cagliaritano, ed Ezio de' Vecchi toscano, l'uno per i lavori trigonometrici e geodetici, e l'altro per i geologici. Una idea delle immense sue fatiche ne somministra l'elenco autografo dei suoi itinerarj in Sardegna dal 1819 al 1857. Dove, giorno per giorno, luogo per luogo, vedi notate le sue gite e riepilogato il tempo effettivamente da lui passato nell'isola, che fu di 13 anni, mesi 4 e giorni 17. Si aggiungano gli altri viaggi fatti in paesi oltremarini per i suoi studi sardi. Assai cauto nel proferire un giudizio e pauroso sempre d'errare nell'apprezzamento dei monumenti e della geologia della Sardegna, per non cadere in fallo volle esaminare cogli occhi propri quanto le altre regioni prossime offrono di simile, per discendere poi ai più accurati confronti. A tacere dei tanti viaggi a Parigi per la incisione della gran carta geografica e la stampa di alcune parti del suo viaggio di Sardegna; ei visitò tutta l'Italia continentale, le isole di Sicilia, Corsica e Malta, le Baleari, la Catalogna, ed il mezzodì della Francia bagnato dal Mediterraneo. Finalmente già indebolito dagli anni, dalle fatiche e dai malori, nel 1852, si spinse alle coste dell'Africa settentrionale, corse l'Algeria e Tunisi ed osservò specialmente le rovine di Cartagine. Né tutti questi paesi perlustrò di volo, che di alcuni non una ma più volte fu scrupoloso esploratore. Nei viaggi dell'isola, una sola volta (agosto 1829) fu colpito dalle febbri così dette d'intemperie, sì fortemente, che corse pericolo di vita. Però non già da quelli soli viaggi, ma dall'insieme dei patimenti e lavori attivi e sedentarj di sua vita gli provenne la gotta, che dopo d'averlo per più anni tormentato, finì per condurlo al sepolcro. IX. Ritornando ora sulla sua vita pubblica, dirò che nel 1825 il governo regio, reso più umano verso i liberali, gli restituì le divise di capitano e lo applicò allo Stato maggiore presso al Viceré di Sardegna. Nel 1829 il principe di Carignano, poi re Carlo Alberto, lo volle al suo seguito in quel primo suo viaggio nell'isola. E forse allo stesso principe dovette la promozione al grado di maggiore conseguita nell'anno stesso. Due anni dopo, appena salito al trono, il re Carlo Alberto lo richiamò a terraferma col grado di luogotenente colonnello nel corpo dello Stato maggiore generale, e nel 1835 ei fu promosso a colonnello. Il mutamento delle sue condizioni e vieppiù la sua mal ferma salute fecero sì che soprassedesse per poco ai lavori della Carta. Li riprese poi con ardore nel 1834, favoreggiato dal re che gli consentì non solo di recarsi annualmente nell'isola, ma anche di assumere a collaborare il De- Candia capitano nello stesso Stato maggiore generale. Nel 1841, poco dopo la sua elevazione a maggiore generale comandante la regia scuola di marina, mosso dal grande amore che nudriva della Sardegna, si recò a Cagliari coi suoi allievi, nel viaggio d'istruzione, sulla regia fregata l’Euridice. X. A questi tempi il nome del LA MARMORA già grandeggiava nel mondo scientifico e letterario, e più che altrove in Sardegna. Dovunque egli veniva annoverato tra gli uomini illustri nell'antiquaria e nelle scienze naturali. Sì bella fama gli era derivata principalmente non tanto dagli stimati scritti, onde aveva arricchito le memorie della reale Accademia delle Scienze di Torino, di cui era membro in amendue le classi, quanto dalla sua opera, della quale erano già usciti alla luce i primi due volumi coi loro preziosi atlanti. Venne in maggiore rinomanza nel 1845, in cui pubblicò la grande carta geografica dell'isola, che lo collocò fra i più chiari geografi. Re Carlo Alberto, esimio promotore delle lettere e delle scienze e premiatore dei loro valenti cultori, non contento alla decorazione della croce dell'ordine civile di Savoja colla qualità di consigliere, conferitagli sino alla sua prima istituzione nel 1831 per fregiarne il petto dei più valenti scrittori e letterati, volle pure guiderdonarlo dell'esimio lavoro della gran Carta colle insegne di commendatore dell'ordine mauriziano. La Cagliari in cui sbarca Alberto della Marmora

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Laboratorio Valorizzazione Patrimonio Culturale Sardo Referente Cristoforo Bozano

Buttega po s'avvaloramentu de su patrimoniu culturali de is Sardus Responsabili Cristoforo Boxano

I Viaggiatori in Sardegnanel 1600, 1700 e 1800

Lo spartiacque della conoscenza della Sardegna nella cultura europea:

La fondamentale opera di Alberto della MarmoraDal Viaggio in Sardegna (1819-1857) di Alberto Ferrero conte della Marmora

Dalle MEMORIE DI PIETRO MARTINI CAGLIARI 1863…VIIII suoi viaggi scientifici nell'isola durarono dal 1819 al 1857, eccettuati soltanto gli anni 1832, 1834, 1840, 1845 passati intieramente oltremare. Furono più o meno lunghi, penosi ed estesi nelle esplorazioni, a modo che non fuvvi parte la più recondita che sia sfuggita alle sue ricerche, e talvolta anche non sia stata da lui riveduta, o non abbia egli osservato con alla mano il martello del geologo, o ritratto col pennello dell'artista, o studiato coli'acume dell'antiquario.Per l'ordinario, intrepido e coraggioso viaggiò con una sola guida, anche nei luoghi più perigliosi e deserti. Talvolta però gli furono compagni il valente mineralista cagliaritano Francesco Mameli ora defunto, i dotti professori di Torino Giuseppe Giacinto Moris e Giuseppe Gene, benemeriti pure dell'isola, l'uno per la grande opera Flora Sardoa, l'altro per alcuni lavori zoologici di sardo argomento, che avrebbe coronato con una compiuta fauna sarda, se la morte non lo avesse rapito innanzi tempo. Se non che lunga assai e frequente fu la compagnia dei due collaboratori suoi, Carlo De-Candia cagliaritano, ed Ezio de' Vecchi toscano, l'uno per i lavori trigonometrici e geodetici, e l'altro per i geologici.Una idea delle immense sue fatiche ne somministra l'elenco autografo dei suoi itinerarj in Sardegna dal 1819 al 1857. Dove, giorno per giorno, luogo per luogo, vedi notate le sue gite e riepilogato il tempo effettivamente da lui passato nell'isola, che fu di 13 anni, mesi 4 e giorni 17.Si aggiungano gli altri viaggi fatti in paesi oltremarini per i suoi studi sardi. Assai cauto nel proferire un giudizio e pauroso sempre d'errare nell'apprezzamento dei monumenti e della geologia della Sardegna, per non cadere in fallo volle esaminare cogli occhi propri quanto le altre regioni prossime offrono di simile, per discendere poi ai più accurati confronti.A tacere dei tanti viaggi a Parigi per la incisione della gran carta geografica e la stampa di alcune parti del suo viaggio di Sardegna; ei visitò tutta l'Italia continentale, le isole di Sicilia, Corsica e Malta, le Baleari, la Catalogna, ed il mezzodì della Francia bagnato dal Mediterraneo. Finalmente già indebolito dagli anni, dalle fatiche e dai malori, nel 1852, si spinse alle coste dell'Africa settentrionale, corse l'Algeria e Tunisi ed osservò specialmente le rovine di Cartagine. Né tutti questi paesi perlustrò di volo, che di alcuni non una ma più volte fu scrupoloso esploratore.Nei viaggi dell'isola, una sola volta (agosto 1829) fu colpito dalle febbri così dette d'intemperie, sì fortemente, che corse pericolo di vita. Però non già da quelli soli viaggi, ma dall'insieme dei patimenti e lavori attivi e sedentarj di sua vita gli provenne la gotta, che dopo d'averlo per più anni tormentato, finì per condurlo al sepolcro.IX.Ritornando ora sulla sua vita pubblica, dirò che nel 1825 il governo regio, reso più umano verso i liberali, gli restituì le divise di capitano e lo applicò allo Stato maggiore presso al Viceré di Sardegna. Nel 1829 il principe di Carignano, poi re Carlo Alberto, lo volle al suo seguito in quel primo suo viaggio nell'isola. E forse allo stesso principe dovette la promozione al grado di maggiore conseguita nell'anno stesso. Due anni dopo, appena salito al trono, il re Carlo Alberto lo richiamò a terraferma col grado di luogotenente colonnello nel corpo dello Stato maggiore generale, e nel 1835 ei fu promosso a colonnello. Il mutamento delle sue condizioni e vieppiù la sua mal ferma salute fecero sì che soprassedesse per poco ai lavori della Carta. Li riprese poi con ardore nel 1834, favoreggiato dal re che gli consentì non solo di recarsi annualmente nell'isola, ma anche di assumere a collaborare il De-Candia capitano nello stesso Stato maggiore generale.Nel 1841, poco dopo la sua elevazione a maggiore generale comandante la regia scuola di marina, mosso dal grande amore che nudriva della Sardegna, si recò a Cagliari coi suoi allievi, nel viaggio d'istruzione, sulla regia fregata l’Euridice.X.A questi tempi il nome del LA MARMORA già grandeggiava nel mondo scientifico e letterario, e più che altrove in Sardegna. Dovunque egli veniva annoverato tra gli uomini illustri nell'antiquaria e nelle scienze naturali. Sì bella fama gli era derivata principalmente non tanto dagli stimati scritti, onde aveva arricchito le memorie della reale Accademia delle Scienze di Torino, di cui era membro in amendue le classi, quanto dalla sua opera, della quale erano già usciti alla luce i primi due volumi coi loro preziosi atlanti. Venne in maggiore rinomanza nel 1845, in cui pubblicò la grande carta geografica dell'isola, che lo collocò fra i più chiari geografi. Re Carlo Alberto, esimio promotore delle lettere e delle scienze e premiatore dei loro valenti cultori, non contento alla decorazione della croce dell'ordine civile di Savoja colla qualità di consigliere, conferitagli sino alla sua prima istituzione nel 1831 per fregiarne il petto dei più valenti scrittori e letterati, volle pure guiderdonarlo dell'esimio lavoro della gran Carta colle insegne di commendatore dell'ordine mauriziano.…

La Cagliari in cui sbarca Alberto della Marmora

L’attenzione alla Storia:

In nomine Domini, amen.Ego Benedicta de Lacon Donna de Logu cun fìllu min Doniguellu pro voluntate de Donnu Deu potestande parte de

Callaris, fazu custa carta pro beni, quillaifazu a su Donnu miu Santu Antiogu de iscla de Sulkì. Dau illoi a iscla de Finugu e a iscla de Jogos, e a Cortinas, a Iscla Masonis, a Iscla Majori, qui est inter aquas a corru de ponti, qui sunt custas isclas da isu ponti ìnoghi, in qui intrant aintru de iscla de Santu Antiogu, et sunt da inchi de sa desia de Santu Speradu de ponti fini a sa terra firma. Custas isclas imoi dau cum aquas dulchis, et cum aquas salsas, et cum omnia causa, cantu si appartenint apusti custas isclas, quindi fazat su donnu su Piscubu miu de Sulchis Maistru Bandinu su qui li hat a plaguiri a voluntade sua segundufaguit de sas ateras causas de su Piscobadu suu, qui sunt in balia sua a issu, et totus sos piscobus, cantus hant essiri pustiissu in su piscobadu de Sulchis, bollant pasquiri cun pecuglia issoro, bolant fairi imoi silva, o fairi chircas, o piscari, o fairi per una atera causa, qui torrit a proi a Santu Antiogu, et a su Piscobadu de Sulchis, et dau illoi su saltu miu de Genna de Codigla totu, in qua si segat, et segatsi custu saltu daba sus Corongius, et tenet de Monti de Saiu, in qua partii aqua deretu, et de Iscolca et deretu a grulla de Manus, et tenit sa bia dereta a sa buca de Cabu d’aqua, et essit deretu assaqua de Kelariu, et collat deretu a bia de Logu, et leatsi sa bia deretu assas arjolas, et torratsi deretu a sus Corongius, da undi si cominsat.

Custas isclas et custu saltu dau a su Donnu miu Santu Antiogu d’iscla de Sulchis a dispiliadu qui no lai appat per unu homini a leari, non pro su Regnu, et non propter una altera personi, exceptu qui essirit a voluntadi de su Donnu su Piscubu miu de Sulchis Maistru Bandinu, a fairindi su qui lat plaguiri a issu, et a sus aterus Piscobus qui ani esseri pusti issu in su Piscobadu de Sulchis, et apant balia de poniri illoi castiu a gussu qui si castiat suta su Donnu Padri miu Guillermu Marquesi, et dau illoi a su Donnu miu Santu Antiogu de Isola de Sulchis omnia, et cantu aper de su saltu miu, etc.Anno MCCXXVI, XI Kal. JuniiPresbiter Cominicus Can. S. Caeciliae. test.Presbiter Marianus Scartellus. test.Petrus Acolytus. test.

La Marmora scienziato-esploratore “VOYAGE” nell’edizione parigina del 1826

Liceo Scientifico Statale“MICHELANGELO”Piazza Giovanni XXIII

C AG L IA R I

LABORATORIOVALORIZZAZIONE

PATRIMONIOCULTURALE SARDO

Referernte Cristoforo Bozano

Butega po s’avaloramentu

de su patrimoniu culturalide is Sardus

Respunsabili Cristoforo Bozano