Laboratorio di Tecniche Microscopiche Modulo: Zoologia A.A ... · e manopole della messa a fuoco...
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Laboratorio di Tecniche Microscopiche
Modulo: Zoologia
A.A. 2015-2016
Esercitatore - Dott.ssa Giovanna Pannunzio
Dipartimento MeSVA
Il microscopio rappresenta il mezzo diagnostico, probabilmente,
tra i più impiegati nelle scienze biologiche e mediche.
MICROSCOPIO
I microscopi maggiormente impiegati in campo biologico/medico
che sfruttano diverse modalità di utilizzazione della luce sono:
Microscopio a campo chiaro
Microscopio a campo scuro
Microscopio a contrasto di fase
Microscopio a fluorescenza
Stereomicroscopio o microscopio da dissezione.
MICROSCOPIO ELETTRONICO
a scansione
a trasmissione
E’ la distanza minima entro la quale due oggetti
risultano separati.
POTERE DI RISOLUZIONE
DIMENSIONI BIOLOGICHE E DIVERSITÀ DELLE CELLULE
Il microscopio ottico deve compiere tre fondamentali funzioni:
1) Produrre un'immagine ingrandita del preparato.
2) Separarne i particolari.
3) Rendere quest’ultimi visibili all’occhio umano.
Essenzialmente è composto da una parte meccanica o
stativo, da una parte ottica (costituita da oculari e obiettivi) e
da un apparato di illuminazione.
MICROSCOPIO
IMMAGINE AL MICROSCOPIO
I microscopi hanno ottiche che possono raggiungere ingrandimenti
elevati, dai 20x fino a 1000x o anche 2000x (virtuali) nel caso di
strumenti più professionali.
Sono utilizzati per l'osservazione di cellule, funghi, batteri, polline, e
comunque di vetrini preparati. Non sono adatti all'osservazione di
corpi opachi o con spessore elevato.
Esistono sia monoculari (si osserva con un solo occhio),
binoculari (si osserva con entrambi gli occhi) e trioculari
(consentono l'aggiunta di videocamera o macchina fotografica).
L'obiettivo, posto vicino all'oggetto da osservare produce
un'immagine reale, ingrandita e capovolta, che viene a sua volta
osservata attraverso l'oculare; quest’ultimo riceve questa immagine
nel proprio fuoco e la trasforma nell'immagine finale, che è virtuale,
nuovamente ingrandita e diritta rispetto alla prima (capovolta rispetto
all’oggetto).
luce
oculari
obiettivo
vetrino
condensatore
-Strumentazione
• Parte meccanica o stativo
• Parte ottica (oculari e obiettivi)
• Apparato di illuminazione
-Preparazione di campioni
dir
ezio
ne
de
lla lu
ce
manopole della
messa a fuoco
MICROSCOPIA IN CAMPO CHIARO
MICROSCOPIA IN CAMPO SCURO
Nella microscopia in campo scuro, invece,
viene usato un condensatore che impedisce
alla luce trasmessa di illuminare direttamente
il campione: questo è raggiunto dalla luce
diffusa solo se obliqua e risulta stagliato su
uno sfondo nero. Il potere di risoluzione è 10
volte maggiore di quello della microscopia in
campo chiaro (arriva a distinguere dettagli di
0,02 micron) e consente di identificare i
batteri più sottili. L’obiettivo riceve la luce
diffusa o riflessa dalle strutture del
campione da analizzare di modo che i
microrganismi appaiono luminosi in un
campo nero.
DIATOMEA
Campo chiaro Campo scuro
L’esemplare vivo è stato fotografato in
campo oscuro tra frammenti di capelli.
Pediculus capitis humanus, De Geer (pidocchio del capello)
Piccolo predatore che vive in corsi d’acqua, ruscelli e
sulle rive di piccoli laghi. Sospeso a testa in giù sotto il
livello dell’acqua.
Immagine in campo nero
Notonecta glauca L. (ninfa di emittero acquatico)
Questa tecnica permette l’osservazione
di oggetti o organismi incolori, e quindi
invisibili con il normale campo chiaro,
aumentandone considerevolmente il
contrasto.
MICROSCOPIA A CONTRASTO DI FASE
Il principio alla base di questo tipo di
microscopia è che il campione ha un
indice di rifrazione differente dal
mezzo circostante. L'obiettivo del
microscopio a contrasto di fase amplifica
questo effetto e porta alla formazione di
una immagine scura su campo chiaro,
se l’indice di rifrazione dell’oggetto è più
alto del mezzo, oppure, chiara su campo
scuro, se l’indice di rifrazione dell’oggetto
è più basso del mezzo.
MICROSCOPIO A CONTRASTO DI FASE
Euplotes patella, Muller Paramecium caudatum, Ehrenberg
MICROSCOPIO A FLUORESCENZA
Si utilizza con dei campioni trattati in modo da essere in grado
di emettere luce di una specifica lunghezza d'onda (quindi di
un unico colore) quando eccitati con luce di una lunghezza
d'onda inferiore. Il fenomeno di emissione si verifica se nella
cellula sono presenti delle sostanze fluorescenti oppure se il
campione viene trattato con composti fluorescenti in grado di
emettere luce una volta eccitati.
MICROSCOPIO A FLUORESCENZA
Nel microscopio a fluorescenza la luce incidente sul
campione è emessa tipicamente da una lampada a vapori
di mercurio che emette radiazioni nella regione bassa del
visibile e nel vicino ultravioletto. Il vantaggio dell’uso della
fluorescenza è che il campo di osservazione è scuro e gli
elementi fluorescenti risultano ben contrastati, inoltre l’uso di
lunghezze d’onda più basse consente di superare il limite di
risoluzione della microscopia ottica ottenendo immagini ad
alta definizione.
MICROSCOPIO A FLUORESCENZA
Studio di morfologia nucleare: colorazione con arancio di
acridina che è un colorante fluorescente per gli acidi nucleici,
in particolare colora in verde il DNA e in rosso l’RNA.
MICROSCOPIO A FLUORESCENZA
Nuclei e cromosomi di un anfibio anuro
colorati con il DAPI, un fluorocromo che
lega le basi AT del DNA.
MICROSCOPIO A FLUORESCENZA
Illuminatore a luce
fredda basato sulla
tecnologia delle fibre
ottiche.
MICROSCOPIO E STEREOMICROSCOPIO
Microscopio Stereomicroscopio
oculari
tubo del corpo
obiettivi
piano portaoggetti
braccio
basamento
manopole della
messa a fuoco
STEREOMICROSCOPIO
• Lo stereomicroscopio, poiché ha due
obiettivi e due oculari, è come se fosse
costituito da due microscopi distinti, uno
per ciascuno degli occhi dell’osservatore.
• Entrambi i microscopi puntano sulla stessa
zona dell’oggetto in esame, ma da due
angolazioni leggermente diverse.
• In questo modo si formano due immagini
diverse sulle due retine; ciascun occhio
osserva la stessa cosa ma da una
direzione diversa.
• Questo sdoppiamento dell’immagine
consente di percepire la tridimensionalità degli
oggetti.
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
STEREOMICROSCOPIO
Di solito questi tipi di strumenti hanno ingrandimenti che
variano da 10x a 90x, ma possono arrivare fino a 180x ed
oltre nel caso di strumenti più sofisticati e per scopi
professionali.
Gli stereomicroscopi sono adatti all'osservazione di insetti,
foglie, pietre e comunque oggetti opachi e dotati di un certo
spessore. Sono molto utili anche per osservazione di
circuiti elettronici, fibre o tessuti.
Lo stereomicroscopio è quindi molto utilizzato nei settori dell’
entomologia, della botanica, della mineralogia, in
numerosi campi di ricerca come anche in numerosi settori
della produzione industriale.
MICROSCOPIO E STEREOMICROSCOPIO
La differenza tra il microscopio ottico “convenzionale”
chiamato anche microscopio composto e quello
stereoscopico sta nel fatto che, mentre il primo osserva il
campione attraverso un'unica direzione, l’altro lo osserva
da due angoli leggermente diversi. In questo modo, il
primo fornisce un’immagine piatta, senza volume, mentre
l’altro fornisce una visione tridimensionale degli oggetti.
MICROSCOPIO E STEREOMICROSCOPIO
CONFRONTO TRA IL
MICROSCOPIO OTTICO
ED ELETTRONICO
pa
ram
eciu
m
STIMA DEL NUMERO DI SPECIE ESISTENTI
NEI PRINCIPALI GRUPPI DI ORGANISMI
VIVENTI
VARIETA’ DI SPECIE
NEL MONDO
ANIMALE
VERTEBRATI
INVERTEBRATI
REGNO ANIMALE
INVERTEBRATI
Microinvertebrati: organismi le cui
dimensioni sono raramente superiori
al millimetro (es.: crostacei cladoceri,
ostracodi e copepodi; idracari;
tardigradi).
Macroinvertebrati: organismi le cui
dimensioni sono raramente inferiori al
millimetro (es.: crostacei anfipodi e
isopodi; insetti quali plecotteri,
efemerotteri, tricotteri, ditteri; molluschi
bivalvi e gasteropodi).
INVERTEBRATI
Phylum Artropodi
Il Phylum Artropodi comprende circa l’80% dei viventi sulla
terra e sono quelli che vengono maggiormente utilizzati
negli studi faunistici, in particolare gli insetti, animali con
grande diversificazione adattativa, dovuta alla versatilità
della struttura morfologica di base che si modifica per
permettere la sopravvivenza in tutti gli ambienti.
LA MICROSCOPIA IN CAMPO ZOOLOGICO
Analisi e valutazione di caratteri morfologici a fini
tassonomici (chiavi dicotomiche).
Analisi delle strutture morfologiche in relazione alla
funzione e alla nicchia ecologica (caratteri adattativi).
Analisi filogenetica ovvero analisi dei caratteri
filogeneticamente significativi allo scopo di individuare
relazioni di parentela tra i taxa in esame.
Analisi della qualità ambientale attraverso lo studio
della componente faunistica.
Analisi di comunità animali di un territorio.
LA BIODIVERSITA’
La biodiversità di specie sulla Terra
La biodiversità entomologica
Ciascuna specie riveste in una comunità un
ruolo differente ed il verificarsi di un
cambiamento nella struttura in specie, in molti
casi, indica la presenza di squilibri
nell’ecosistema.
E’ molto importante valutare la qualità delle
specie per sistemare il pregio naturalistico di
un territorio.
LA LISTA DI SPECIE
SPECIE GENERICHE
SPECIE RARE/ENDEMICHE/RELITTE
SPECIE INDICATRICI
SPECIE BERSAGLIO
SPECIE DI IMPORTANZA LOCALE
Barbitistes yersini, Brunner von
Wattenwyl, 1878. Distribuita lungo le
coste dalmate, mentre in Italia è
presente solo in poche località del
Friuli Venezia Giulia e dell’ Appennino
Centrale.
SPECIE RARE
Le specie rare sono quelle non comuni,
scarse di numero e difficilmente
rinvenibili, possono essere legate ad
habitat particolari o nel caso di insetti
legate ad entità botaniche non comuni.
Specie endemiche sono quelle esclusive di un territorio come
ad esempio Otiorhynchus abruzzensis, Stierlin,1893, un
coleottero Curculionide esclusivo del Gran Sasso, che vive ad
alta quota (1880-2400m).
Otiorhynchus sp.
SPECIE ENDEMICHE
Le specie relitte, sono elementi di fauna in passato ampiamente
distribuite e attualmente limitate a zone o ambienti ristretti, e il
cui areale può risultare perciò frammentario; sono
particolarmente interessanti come testimonianze viventi di
antiche situazioni ecologiche o paleogeografiche.
Podisma sp.
Italopodisma sp.
SPECIE RELITTE
Raccolta in campo.
Smistamento ovvero separazione della componente biotica da quella
abiotica; prima separazione degli organismi a basso livello di dettaglio.
Conservazione degli esemplari animali in agenti fissanti.
In laboratorio smistamento vero e proprio del campione e prima determinazione
degli esemplari a livello di ordine/famiglia/genere con l’ausilio dello stereo-
microscopio attraverso l’utilizzo di chiavi dicotomiche.
Allestimento di preparati (vetrini) per l’osservazione al microscopio
ottico e la diagnosi specifica attraverso l’utilizzo di chiavi dicotomiche.
Redazione di una lista faunistica (elenco dei taxa raccolti e classificati).
Studio della lista faunistica per analisi ecologiche, biogeografiche,
filogenetiche ed evoluzionistiche.
ANALISI FAUNISTICA
Per la raccolta degli insetti si possono utilizzare:
Pinzette entomologiche (particolari pinzette molto
morbide che consentono di non rovinare gli esemplari).
Aspiratore per gli organismi più piccoli e veloci.
Pennellino per quelli ancora più minuti e delicati.
Retini di vario tipo, trappole luminose, ombrelli
entomologici, ecc..
METODI CHE DI CAMPIONAMENTO
ASPIRATORE E PINZETTE
L’aspiratore è composto di un
barattolo di vetro o plastica il cui
tappo è munito di due fori
attraverso i quali si fanno
passare due tubetti del diametro
di circa 8 mm; ponendo in
bocca la canna più lunga e
aspirando con forza si faranno
entrare nell’altra canna e quindi
nel barattolo i vari insetti che vi
rimarranno prigionieri.
Pinzette entomologiche
L’operatore, prestando attenzione a tenersi
di fronte il sole può iniziare a “falciare” il
terreno. E’ necessario che la propria ombra
non venga proiettata innanzi perché gli
insetti metterebbero in atto un particolare
comportamento antipredatorio che
renderebbe meno proficua la cattura. La
tanatosi, ossia il farsi cadere e mostrarsi
morti, è una strategia che gli insetti
utilizzano in caso di presenza di un
possibile predatore. Gli insetti immobili a
terra sono più difficili da catturare con un
retino falciatore e la stima che verrebbe
eseguita risulterebbe sottodimensionata
rispetto la popolazione.
RETINO FALCIATORE
RETINO FALCIATORE
La raccolta a seconda delle varie specie,
deve essere attuato a diverse altezze.
Alcuni lepidotteri vivono sulle cime sommitali
degli alberi (canopea) e per questo
occorrono retini aventi manici molto lunghi.
RETINO PER FARFALLE
ASPIRATORE E RETINO
OMBRELLO ENTOMOLOGICO
Sistema molto semplice di
cattura, viene posto alla
base degli arbusti o degli
alberi. L’operatore si pone al
di sotto della vegetazione e
provoca la caduta degli
animali presenti su di essa.
Solitamente la tanatosi viene
messa in atto anche in
questo caso dagli insetti i
quali cadono sul telo, quindi
l’operatore può prelevare gli
animali con un aspiratore.
Le modalità per creare una trappola luminosa sono molteplici.
Esse sono legate alle caratteristiche del luogo di raccolta. Se
abbiamo a disposizione energia elettrica si possono utilizzare
lampade a vapori di mercurio. Nella maggior parte dei casi si
opera in luoghi sprovvisti di corrente, in queste circostanze si
usano, in genere, neon funzionanti con batterie a 12 V.
In genere la trappola è costituita da un secchio di plastica dal
diametro di circa 30 cm, sul quale viene ancorata la fonte
luminosa e posizionato un imbuto di plastica dello stesso
diametro per permettere la caduta degli insetti nel secchio.
Gli insetti, attratti dalla luce cadono nel secchio sul fondo del
quale viene messo un piccolo contenitore con del cotone
idrofilo imbevuto di etere. Si crea in questo modo un ambiente
saturo di vapori di etere che intontisce gli insetti e ne consente
la cattura.
TRAPPOLE LUMINOSE
TRAPPOLE LUMINOSE
Le trappole luminose
consentono di effettuare
campionamenti notturni e
crepuscolari catturando
gli insetti che vengono
attirati da una luce.
Trappole di questo tipo si
usano per studiare la
dinamica
dell’entomofauna in una
determinata località.
TRAPPOLE LUMINOSE
TRAPPOLA A CADUTA
Si tratta di semplici contenitori cilindrici
aperti ad un’estremità (es. barattoli,
bicchieri), che vengono piantati nel
terreno coi bordi dell’imboccatura a livello
del piano di campagna.
TRAPPOLA A CADUTA
Gli organismi, camminando sul
terreno, vengono intercettati e
cadono all’interno della trappola
che contiene un liquido
preservante (acido acetico, glicole
etilenico o propilenico, ecc; la
formaldeide risulta molto efficace
ma è fortemente tossica ed è da
sconsigliare) per la
conservazione degli esemplari e
per evitare fenomeni di
predazione e mutilazione. Sono
utilizzate per artropodi del terreno
come coleotteri carabidi e
stafilinidi, ragni, opilioni, ecc.
VAGLIO ENTOMOLOGICO (WINKLER)
Utilizzato quando si vogliono
analizzare le caratteristiche del
popolamento animale del suolo.
Rimossa la parte più superficiale
costituita per lo più da copertura
erbacea e dalla lettiera, si
raccoglie la terra che viene
setacciata attraverso una rete le
cui maglie misurano ½ o 1 cm.
Ciò che resta è costituito da
piccole particelle e invertebrati
del suolo che possono essere
identificati.
Questo è un metodo di
estrazione dinamico che
sfrutta la reazione di fuga
della fauna del suolo dalla
luce e dall’essiccamento
provocato da una sorgente
luminosa. Gli organismi che
presentano per lo più
fototassia negativa, si
dirigono verso il fondo
cadendo nell’imbuto al fondo
del quale si trova un
contenitore di raccolta.
SELEZIONATORE DI BERLESE
Retino immanicato
Retino surber
RETINO PER RACCOLTE DI
MACROINVERTEBRATI ACQUATICI
I macroinvertebrati sono quegli organismi facenti
parte di diversi taxa di animali invertebrati aventi
le dimensioni maggiori di 1 mm.
RETINO PER RACCOLTE DI
MACROINVERTEBRATI ACQUATICI
Utilizzato per la cattura di
macroinvertebrati che vivono
in ambiente acquatico, ha le
maglie costituite da materiale
alquanto resistente. Al fondo
della rete si trova, in genere,
un contenitore in plexiglass
che può venire smontato per
la raccolta del materiale
campionanto.
RETINO PER RACCOLTE DI
MACROINVERTEBRATI ACQUATICI
Numero cumulativo di specie catturate mediante campioni
successivi nella medesima stazione di campionamento
PRIMO SMISTAMENTO
DEL MATERIALE CAMPIONATO
Vaschetta di smistamento per
materiale acquatico
Telo bianco per materiale
terrestre
In contenitori contenenti formalina o alcool.
Questo metodo viene usato per conservare invertebrati a
corpo molle (ad esempio lombrichi, bruchi, larve, ecc.).
Ciò che ci serve sono tubetti di varie dimensioni e della
formalina al 7% o alcool al 70% (che non dovrebbe essere
denaturato per evitare un eccessivo indurimento degli
esemplari).
CONSERVAZIONE E TRASPORTO
CONSERVAZIONE E TRASPORTO
Gli insetti terrestri, soprattutto Coleotteri,
Emitteri ovvero Artropodi con
esoscheletro fortemente sclerificato
sono conservati in tubetti di plastica a
bocca larga con tappi di sughero e con
all’interno un certo quantitativo di
segatura di faggio o pioppo oppure
trucioli di sughero a cui va aggiunta
qualche goccia di etere acetico (etile
acetato) che ha la proprietà di uccidere
gli insetti senza irrigidirli ed agisce anche
come fungicida ed battericida.
Altri insetti, aracnidi, altri artropodi vanno
conservati in flaconi con alcool 70%.
ETICHETTATURA DEI CONTENITORI
- Stazione di rinvenimento
- Altitudine
- Data
- Località
- Nome raccoglitore
Smistamento vero e proprio
Preparazione
Determinazione
LABORATORIO
PREPARAZIONE DEGLI INSETTI PRIMA DI ESSERE
OSSERVATI AL MICROSCOPIO
Gli esemplari disidratati per lunga permanenza
nei contenitori di raccolta o per esaurimento
dell’etere acetico vanno reidratati attraverso:
-Camera umida
-Bollitura (ammorbidimento rapido tenendo
l’insetto per qualche minuto in acqua bollente)
-Siringa (ammorbidimento rapido iniettando nel
torace dell’insetto una goccia d’acqua calda)
Camera umida
La camera umida si può realizzare
con un qualsiasi recipiente di
materiale plastico, a tenuta, sul cui
fondo viene posizionata della carta
assorbente inumidita con acqua,
sopra la quale poseremo l’esemplare
per il tempo necessario perché si
ammorbidisca. Generalmente una
giornata è sufficiente, ma per gli
esemplari più grandi a volte il tempo
richiesto è superiore.
PREPARAZIONE DEGLI INSETTI PRIMA DI ESSERE
OSSERVATI AL MICROSCOPIO
Si prende quindi uno spillo entomologico della
misura adeguata alle dimensioni dell’animale e
lo si inserisce perpendicolarmente al centro della
parte anteriore dell’elitra di destra, lasciandolo
sporgere superiormente per circa 1-1,5 cm.
PREPARAZIONE DELL’INSETTO PRIMA DI ESSERE
OSSERVATO AL MICROSCOPIO
Dopo averlo posto su un piano di lavoro
con l’aiuto di una pinzetta a punte sottili si
posizionano le zampe e le antenne in
modo adeguato e le si fissano con una
serie di spilli i quali vengono tolti non
appena l’animale è secco, sarà così
pronto per essere messo in collezione.
PREPARAZIONE DELL’INSETTO PRIMA DI ESSERE
OSSERVATO AL MICROSCOPIO
PREPARAZIONE DELL’INSETTO PRIMA DI ESSERE
OSSERVATO AL MICROSCOPIO
I coleotteri più piccoli si preparano
generalmente incollandoli su appositi
cartellini con una goccia di colla
entomologica ed utilizzando uno
stereomicroscopio per posizionarli
qualora fosse necessario.
PREPARAZIONE DELL’INSETTO PRIMA DI
ESSERE OSSERVATO AL MICROSCOPIO
Colla entomologica
PREPARAZIONE DELL’INSETTO PRIMA DI
ESSERE OSSERVATO AL MICROSCOPIO
Per i Lepidotteri si procede ponendo
la bustina contenente l’esemplare
secco nella “camera umida”.
Si inserisce uno spillo entomologico
nel centro del torace della farfalla
quindi si pone il corpo nel solco
centrale di un apposito stenditoio.
Sulle assicelle laterali dello
stenditoio abbiamo in precedenza
fissato due strisce di carta
pergamena sotto le quali si
posizioneranno le ali.
PREPARAZIONE DELL’INSETTO PRIMA DI
ESSERE OSSERVATO AL MICROSCOPIO
Si puntano degli spilli intorno alle ali per non farle muovere e
si lascia seccare l’esemplare per alcuni giorni dopodiché,
tolte con cura le strisce di carta, lo si può inserire in
collezione.
PREPARAZIONE DELL’INSETTO PRIMA DI
ESSERE OSSERVATO AL MICROSCOPIO
Insieme ad ogni esemplare si mette un cartoncino su cui viene
riportato:
- il nome scientifico
- la data di raccolta
- la località, altitudine
- l'habitat
- Il raccoglitore
esempio:
Cetonia aurata pisana (Heer, 1841)
20 Luglio 2009 Villa Minozzo (RE)
Campo fiorito, 700 m
Legit Mario Rossi
In questo modo qualsiasi persona si trovasse a studiare la specie in
questione avrà a disposizione più informazioni possibili.
ETICHETTATURA
SCATOLE ENTOMOLOGICHE
PER LA CONSERVAZIONE DEGLI INSETTI
Le collezioni scientifiche hanno da
sempre avuto la funzione di archivi della
biodiversità e rappresentano oggi una
grande risorsa non soltanto per la ricerca
e la didattica, ma anche per la
divulgazione della cultura scientifica, delle
problematiche di tutela e di conservazione
dell’ambiente naturale.
CLASSIFICAZIONE DEI TAXA ANIMALI
Regno
Phylum
Classe
Ordine
Famiglia
Genere
Specie
Regno: Animalia
Phylum: Arthropoda
Classe: Insecta
Ordine: Trichoptera
Famiglia: Limnephilidae
Genere: Anabolia
Specie: Anabolia nervosa
CLASSIFICAZIONE DEI TAXA ANIMALI
Adulto
Larva
Anabolia nervosa (Curtis, 1834)
Plecotteri
Chrysomelidae: Gastrophysa viridula (De Geer, 1775)
Coleotteri
Mantidae: Mantis religiosa Linnaeus, 1758
Mantodea
Leuctridae: Leuctra sp.
Libellulidae: Crocothemis erythraea (Brullé, 1832)
Odonati
Pyrrhocoridae: Pyrrhocoris apterus Linnaeus, 1758
Ortotteri
Emitteri
Acrididae: Chorthippus sp. Lygaeidae: Spilostethus pandurus (Scopoli, 1763)
Emitteri
Pentatomidae: Eurydema ventralis Kolenati, 1846 Pyrrhocoris apterus Linnaeus, 1758
in accopiamento
Emitteri
CHIAVI DICOTOMICHE
Le chiavi dicotomiche consistono in un elenco di
caratteri che si escludono a vicenda (bianco o nero,
presenza o assenza…). Mediante una
osservazione guidata del campione in esame si
procede a successive eliminazioni, restringendo il
campo delle possibilità, finché non si giunge ad una
unità tassonomica come l’ordine, la famiglia o, più
difficilmente, il genere attraverso l’ausilio dello
STEREOMICROSCOPIO
Macroinvertebrati
CHIAVI DICOTOMICHE PER MACROINVERTEBRATI
Larve
di
insetti
CHIAVI DICOTOMICHE ORDINI
La determinazione a livello di specie prevede
oltre all’analisi di caratteri morfologici esterni
anche lo studio di caratteri interni, come la
morfologia degli apparati genitali (edeago,
spermateca, ovopositori), boccali, ecc.. In
quest’ultimi casi è necessaria l’estrazione
dell’elemento di interesse con stereomicroscopio
o microscopio da dissezione e successiva
preparazione del vetrino che sarà osservato al
microscopio ottico
DETERMINAZIONE DELLE SPECIE
Il materiale dissezionato da preparare deve essere
diafanizzato. Si può utilizzare acido lattico (o KOH al
10% per gli insetti) a freddo per alcune ore, o a caldo
per pochi minuti se gli animali sono delicati
(Oligocheti), o per un tempo maggiore per animali di
grosse dimensioni (grossi Ditteri, Tricotteri). Il materiale
diafanizzato è poi lavato con acqua distillata e montato
in liquido di Faure. I preparati in Faure si conservano a
lungo, ma non sono permanenti. Per conservare i
vetrini per un tempo illimitato bisogna disidratare gli
esemplari con la serie degli alcoli, o con un passaggio
in acido acetico glaciale, seguito da un passaggio in
alcol butilico (o alcool etilico assoluto). Infine gli
esemplari si montano in resine (Balsamo del Canada,
Euparal).
DETERMINAZIONE DELLE SPECIE
Spermateca
Stili dell’ovopositore
DETERMINAZIONE DELLE SPECIE
Estrazione di strutture dell’apparato genitale
maschile e femminile di coleotteri
Spiculum ventrale
Edeago (visione dorsale e laterale)
Catops subfuscus, Kellner
Altica breviuscula, Weise
DETERMINAZIONE DELLE SPECIE
Apodema metafemorale
di Serraphula puncticollis,
Bryant
La venatura alare forma una rete più
o meno fitta in funzione della
ramificazione delle nervature. Il
sistema delle nervature delimita
areole circoscritte dette cellule alari. Il
decorso delle nervature e la forma
delle cellule sono importanti elementi
di determinazione tassonomica in
alcuni ordini, in particolare nei Ditteri e
negli Imenotteri.
Ditteri
DETERMINAZIONE DELLE SPECIE
Vetrino di maschio adulto di Chironomide
Set biologico da dissezione Microscopio da dissezione
DETERMINAZIONE DELLE SPECIE
Allestimento di preparati microscopici
DETERMINAZIONE DELLE SPECIE
CONSERVAZIONE DEI VETRINI PERMANENTI
ETICA DELLA RICERCA NATURALISTICA
Molte specie di animali come pure molte specie di piante sono
protette dalla legge, pertanto ne è vietata la raccolta. Prima di
partire per una spedizione di raccolta bisogna informarsi su quali
sono gli organismi animali e vegetali protetti.
Nelle aree protette e nei parchi naturali è vietata la raccolta di
qualunque specie animale e vegetale.
Prelievi occasionali di fauna ad invertebrati in natura
indubbiamente non arrecano alcun danno alle comunità, poiché
gli organismi che vi possiamo raccogliere sono solo una
piccolissima frazione di quelli esistenti. Si pensi ad esempio che
durante le piene possono venir trascinati all’aperto, e destinati a
morte certa, migliaia di organismi per ogni metro cubo d’acqua
che fuoriesce da una risorgenza carsica; un prelievo manuale
raramente fornisce più di qualche decina di esemplari, ed il suo
impatto sull’ecosistema è pertanto insignificante.
Pyrrhocoris apterus L.
EMITTERI
Per quanto riguarda i Vertebrati esistono precise norme di legge
che ne vietano la raccolta, l’uccisione, la detenzione e
commercializzazione, nonché il danneggiamento dei siti di sosta e
riproduzione, per i quali, pertanto, le tecniche di studio possono
riguardare solamente il censimento, la fotografia e le osservazioni
sul comportamento e l’alimentazione.
La necessità di condurre le ricerche con oculatezza, evitando sia
l’eccessivo o inopportuno prelievo, sia le tecniche che possano
alterare l’ambiente fisico (quali scavi o manomissioni eccessive dei
siti), trova la sua motivazione oltre che nelle ovvie esigenze di
tutela, anche in quell’etica della ricerca che ogni studioso o
semplice appassionato dovrebbe seguire nel rispetto dell’ambiente
e degli organismi che studia.
ETICA DELLA RICERCA NATURALISTICA