L’ARCANGELO LONGOBARDOQuasi duecento iscrizioni attestano la presenza di pellegrini nel Santuario...

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IN VETRINA LOMBARDS IN THE LIMELIGHT 7 FEBBRAIO Musei TECUM del Santuario di San Michele Arcangelo MONTE SANT’ANGELO 20 FEBBRAIO Musei Reali, Museo di Antichità TORINO LE ARMI E IL POTERE: L’ARCANGELO LONGOBARDO 7 febbraio _ 11 maggio 2019 www.longobardinvetrina.it

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Page 1: L’ARCANGELO LONGOBARDOQuasi duecento iscrizioni attestano la presenza di pellegrini nel Santuario del Gargano tra la fine del VI e la metà del IX secolo. La loro collocazione è

IN VETRINA LOMBARDS IN THE LIMELIGHT

7 FEBBRAIO Musei TECUM del Santuario di San Michele Arcangelo MONTE SANT’ANGELO

20 FEBBRAIO Musei Reali, Museo di Antichità TORINO

LE ARMI E IL POTERE: L’ARCANGELO LONGOBARDO

7 febbraio _ 11 maggio 2019

www.longobardinvetrina.it

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ITALIA LANGOBARODURM Il Sito seriale, iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale il

25 Giugno 2011, include Cividale del Friuli, Brescia, Torba-Castelseprio, Campello sul Clitunno, Spoleto, Benevento e

Monte Sant’Angelo e comprende le più importanti testimonianze monumentali longobarde esistenti sul territorio

italiano, che si situano dal nord al sud della Penisola, laddove si estendevano i domini dei più importanti Ducati Longobardi.

I beni compresi nel Sito, rigorosamente selezionati, sono, ognuno per la propria tipologia, il modello più significativo o

meglio conservato tra le numerose testimonianze diffuse sul territorio nazionale e rispecchiano l’universalità della cultura

longobarda nel momento del suo apice. L'Associazione Italia Langobarodurm costituita nel 2009 dai comuni della Rete è la struttura di gestione del sito, non ha

scopo di lucro e si occupa di avviare, coordinare e monitorare le azioni di rete relative alla valorizzazione, promozione e

sensibilizzazione del sito UNESCO.

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LONGOBARDI IN VETRINA Scambi e condivisioni tra musei per valorizzare il patrimonio longobardo

15 MOSTRE PER CONOSCERE I LONGOBARDI

24 gennaio - 31 agosto Animali Totemici dell'immaginario longobardo Museo Archeologico Nazionale Cividale del Friuli Museo archeologico di Povegliano Veronese e Antiquarium di Spilamberto

29 gennaio (Roma) 31 gennaio (Brescia) - 14 luglio L'ideale Guerriero Museo di Santa Giulia di Brescia Museo delle Civiltà – Museo dell’Alto Medioevo

24 gennaio (Milano) 02 febbraio (Castelseprio) - 21 luglio Flavia Sebrio. Castelseprio longobarda, presidio militare e città regia Antiquarium di Castelseprio Civico Museo Archeologico e Civico Medagliere di Milano

29 gennaio - 21 luglio L'intelligenza nelle mani. Produzione artigianale e tecniche di lavorazione in età longobarda Museo Nazionale del Ducato di Spoleto Museo delle Civiltà – Museo dell’Alto Medioevo

14 dicembre 2018 - 06 ottobre 2019 Il riuso consapevole dell’antico in età longobarda Tempietto sul Clitunno Museo Nazionale del Ducato di Spoleto-Basilica di San Salvatore

26 gennaio - 30 giugno Scritture in-colte. Testimonianze di mezzi e strumenti per la comunicazione Museo diocesano di Benevento Biblioteca Capitolare di Benevento

7 febbraio - 11 maggio 2019 Le armi e il potere: l’Arcangelo longobardo Musei TECUM del Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo Musei Reali di Torino – Museo di Antichità

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San Michele compare nella Bibbia come angelo guerriero a capo delle milizie celesti. La tradizione delle Sacre Scritture gli attribuisce la spada sguainata (o la lancia) associata allo scudo. Questi elementi favorirono l’adozione dell’Angelo come santo protettore da parte di condottieri e sovrani bizantini, longobardi e carolingi. L’Arcangelo invincibile divenne il simbolo della vittoria e del potere militare. I Longobardi, popolo di guerrieri, riconoscono e trasferiscono nell’Arcangelo Michele attributi e caratteristiche del pagano Wodan (Odino), adorato come supremo dio della guerra, psicopompo (guida delle anime dei defunti) e protettore di eroi e guerrieri. La leggenda di fondazione del Santuario garganico riflette il legame tra il culto micaelico e la dinastia longobarda di Benevento e rievoca la battaglia combattuta nel 650, tra Beneventani e Bizantini, vinta dal duca longobardo Grimoaldo I (647-671). Dopo questa vittoria, l’Arcangelo Michele divenne patrono dei Longobardi e il Santuario meta di pellegrinaggi devozionali.

Le armi e il potere: l’Arcangelo longobardo Musei TECUM del Santuario di San Michele Arcangelo a MONTE SANT’ANGELO

Musei Reali – Museo di Antichità di TORINO

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Musei TECUM Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo Meta ininterrotta di pellegrinaggi da 1500 anni, la città di Monte Sant’Angelo, in Puglia - nel Parco Nazionale del Gargano - è, insieme alle faggete vetuste della Foresta Umbra, patrimonio UNESCO. Città ricca di fascino, storia e cultura, con numerosi monumenti di notevole bellezza e importanza, è conosciuta grazie alla presenza del Santuario dedicato all’Arcangelo Michele. Al suo interno i Musei TECUM (Tesori del Culto Micaelico) comprendono la cosiddetta Galleria longobarda, che ospita il Museo lapidario e custodisce oltre 200 manufatti scultorei, databili tra il IV e il XV-XVI secolo. La ricca collezione permette di collegare i più antichi luoghi di culto della zona e di seguire l’evoluzione dell’arte scultorea nell’area garganica. Nove ambienti con volta a botte, realizzati in pietra locale, conducono il visitatore dall’interno del Museo verso il cuore della montagna. Fanno parte dello spazio museale anche le cripte B e C, situate al termine del percorso; in questa sez ione sono v is ib i l i i rest i de l l ’ imponente opera d i monumentalizzazione del Santuario promossa dai duchi Longobardi di Benevento.

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San Michele e i Longobardi San Michele compare nella Bibbia come un angelo guerriero, posto a capo delle milizie celesti. Sulla base delle sacre Scritture, la tradizione ha elaborato come suo attributo iconografico la spada sguainata (o la lancia) associata allo scudo. Questi tratti bellicosi favorirono l’adozione dell’Angelo, come santo protettore, da parte di condottieri e sovrani bizantini, longobardi e carolingi. L’Arcangelo invincibile divenne il simbolo della vittoria e del potere militare. Presso i Longobardi, popolo di guerrieri, l’adozione del culto micaelico fu favorita anche dal fatto che essi riconobbero e trasferirono in Michele attributi e caratteristiche del pagano Wodan (Odino), adorato come supremo dio della guerra, psicopompo (guida delle anime dei defunti) e protettore di eroi e guerrieri. La leggenda di fondazione del Santuario garganico riflette il forte legame tra il culto micaelico e la dinastia longobarda di Benevento e rievoca, seppur con tratti sfumati, la battaglia combattuta attorno al 650 tra Beneventani e Bizantini, in cui riuscì vincitore il duca longobardo Grimoaldo I (647-671). Dopo quella vittoria, l’Arcangelo Michele divenne patrono dei Longobardi e il Santuario garganico cominciò ad essere considerato come il loro Santuario “nazionale”.

Le epigrafi dei Longobardi Le epigrafi incise sulle strutture del Santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano celebrano la grande opera di ristrutturazione e monumentalizzazione commissionata dai duchi longobardi di Benevento e lasciano inciso sulla roccia il ricordo indelebile di importanti pellegrinaggi. Una delle epigrafi più antiche ricorda Romualdo I (662-687), il quale, spinto dalla devozione per l’Arcangelo, finanziò la monumentalizzazione del santuario:

d[e] donis d(e)i et [san]c(t)i a[rcha]n geli fiere iusse et don[avit] Romouald dux age[r]e pietate Gaidemari fecit

Spinto dalla devozione, per ringraziamento a Dio e al Santo Arcangelo, il duca Romualdo volle che si realizzasse (la ristrutturazione del santuario) e ne fornì i mezzi. Gaidemari fece.

Una seconda epigrafe riferisce del pellegrinaggio del duca Romualdo II (706-731) con la prima moglie Gumperga:

Gabriel [a]ng[el]us b[o]s protegad Rumuualdu dux Gunperga [deu]s iudicium tu[um re]gi da e[t] iusti[ti]a tua [fi]liu regi

L’angelo Gabriele vi protegga, duca Romualdo, Gunperga. Dio da’ al re il tuo giudizio e al figlio del re la tua giustizia.

Una terza epigrafe, di tono dedicatorio-celebrativo, è riconducibile a Grimoaldo I (662- 671) e al figlio Romualdo I (662-687), oppure a Pertarito (671-688) e al figlio Cuniperto (688-700), e segnala opere di ristrutturazione eseguite all’interno del santuario: h(i)c patri eius [r]egni [c]umsor[t]ior

e[re]ctor sic terre[na] su[m]tsit [c]elestia n[u]m[q]ua[m] relinqui[t]

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Le iscrizioni dei pellegrini Quasi duecento iscrizioni attestano la presenza di pellegrini nel Santuario del Gargano tra la fine del VI e la metà del IX secolo. La loro collocazione è varia: sono incise sulle strutture interne della grotta dell’Arcangelo o sulla facciata d’ingresso della cosiddetta “galleria longobarda”. Si tratta di un vero e proprio corpus epigrafico di straordinaria rilevanza storico-artistica, il primo di tale entità finora rinvenuto in Italia. Le epigrafi presentano brevi espressioni, semplici nomi e una ricca varietà di linee, nodi, figure geometriche e segni riferiti a pellegrini di provenienza sociale eterogenea: uomini e donne di alto rango, ma anche di bassa estrazione sociale, ecclesiastici, laici, colti e incolti. Diverso è anche il luogo di provenienza dei fedeli che giungevano dall’Italia e da altre regioni d’Europa. Accanto a nomi semitici, greci e latini, ne compaiono almeno 97 di sicura origine germanica: antroponimi goti, franchi, sassoni, alemanni e, in particolare, longobardi.

Le iscrizioni runiche Tra le iscrizioni di Monte Sant’Angelo se ne possono ammirare alcune in alfabeto runico, detto fuþark (dall’unione delle prime sei rune di esso). Si tratta dei nomi di quattro pellegrini anglosassoni che, tra la fine del VII e la prima metà dell’VIII secolo, si recarono per devozione nel santuario garganico e vollero lasciare traccia della loro visita. I primi tre antroponimi (Hereberehct, Herraed, Wigfus) sono tracciati a sgraffio, ad altezza d’uomo, sulla facciata destra della lunga galleria di accesso; il quarto (Leofwini) è stato rinvenuto su uno dei pilastri della cosiddetta scala “diritta”, nell’area più antica del santuario. La presenza delle iscrizioni runiche getta luce sul legame delle popolazioni germaniche con il culto micaelico; esse confermano, inoltre, come il pellegrinaggio al Gargano, tra VII e VIII secolo, periodo di massima espansione e di più incisiva presenza dei Longobardi in Puglia, si fosse già internazionalizzato, divenendo un fenomeno di devozione dal carattere europeo e multietnico.

Le Cripte Longobarde

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Musei Reali Museo di Antichità di Torino I Musei Reali di Torino sono situati nel cuore della città antica e propongono un affascinante itinerario che si snoda attraverso 55.000 mq con testimonianze dalla Preistoria all’età moderna. Con la costituzione nel 2015 dei Musei Reali sono state unite le raccolte (storico-artistica e archeologica) che documentano i diversi sviluppi del collezionismo dinastico sabaudo. Le collezioni del Museo di Antichità costituiscono il nucleo originario della raccolta del duca Emanuele Filiberto di Savoia (1553-1580), incrementata dai successori e riordinata da Vittorio Amedeo II, re di Sardegna, che la dona all’Università di Torino. Con l’arrivo della collezione egizia di Bernardino Drovetti, nel 1824 il Regio Museo viene trasferito dall’Ateneo torinese al palazzo dell’Accademia delle Scienze e, solo dopo la separazione dal Museo Egizio nel 1940, nasce il nuovo Museo di Antichità, allestito, dal 1982, nelle serre di Palazzo Reale, con le collezioni preistoriche e protostoriche, etrusche, greche e magno-greche, romane, fenicie e assire. Un nuovo padiglione, creato nel 1998, accoglie la sezione dell’archeologia del territorio piemontese ordinata a ritroso nel tempo, dal rinascimento al paleolitico, come in uno scavo archeologico. Il piano sotterraneo della Manica Nuova di Palazzo Reale ospita la sezione dedicata all’archeologia di Torino e rappresenta il collegamento con l’area archeologica del Teatro romano.

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Cavalieri longobardi in Piemonte

Le principali necropoli longobarde ritrovate in Piemonte, per importanza e numero di tombe, sono quella di Testona, indagata alla fine dell’Ottocento, e quella di Collegno, oggetto di scavi eseguiti con i metodi dell’archeologia moderna. Nella società longobarda il defunto era sepolto vestito, per mostrare la sua condizione di prestigio sociale e di ricchezza durante la cerimonia funebre. I guerrieri venivano seppelliti con le armi; il corredo era formato dalla spada (spatha), dal coltellaccio a un taglio (scramasax), qualche volta dalla lancia e dallo scudo. La cintura rappresentava un elemento di protezione per chi la indossava e il suo valore simbolico era sottolineato dal decoro ageminato delle guarnizioni metalliche. Questa tecnica accentuava il contrasto cromatico tra il ferro dell’oggetto e l’ornato in fili d’argento o di ottone. Nelle tombe venivano anche lasciate offerte alimentari e recipienti di vetro e ceramica, secondo l’antica consuetudine di rendere confortevole il viaggio ultraterreno. Solo i cavalieri di alto rango erano deposti con la croce d’oro cucita al velo funebre, solitamente posto sul viso. Questi raffinati oggetti, impreziositi da complesse decorazioni, sono un chiaro simbolo cristiano e alludono alla conversione graduale dei Longobardi.

Croci d’oro dal territorio piemontese. In basso croce con ritratto di Agilulfo (590-615), duca di Torino, da Beinasco (Torino)

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Le grandi necropoli

L’importanza strategica dei collegamenti viari del torinese è evidenziata dalla presenza delle grandi necropoli longobarde (e prima gote) di Testona e di Collegno, riferibili ad un presidio militare. La necropoli di Testona, indagata nell’Ottocento, ha restituito oltre 350 tombe, molte delle quali appartenenti a guerrieri sepolti con il corredo d’armi, come testimoniano i numerosi reperti e le oltre quaranta spade (spathae) e coltellacci (scramasax) rinvenuti. Sono queste le tipiche armi da difesa utilizzate dai Longobardi. La necropoli di Collegno, utilizzata fino all’VIII secolo, contribuisce a chiarire molti aspetti del costume longobardo. Sono state messe in luce 157 tombe ordinate a file per nuclei parentali; le strutture più antiche e prestigiose erano costituite da fosse semplici rivestite di legno con pali angolari, secondo un modello diffuso in Pannonia (attuale Ungheria) prima dell’arrivo in Italia. Proprio in una tomba di questo tipo (tomba 49) è stato deposto un cavaliere di alto rango, deceduto in età matura tra la fine del VI e l’inizio del VII secolo. Il corredo era composto dalla spada in ferro damaschinato, dalle guarnizioni metalliche di sospensione dell’arma e dal coltello. In vita portava la cintura con la fibbia; sul velo funebre era stata cucita la croce d’oro decorata a impressione raffigurante due animali, i cui corpi sono leggibili nei nastri intrecciati.

L’abitato d’altura di Belmonte

Le testimonianze della presenza longobarda negli abitati sono rare, ma le tradizioni maturate in Pannonia si evidenziano sia nelle tipologie abitative dei villaggi ubicati a breve distanza dalle necropoli, sia nelle suppellettili domestiche. Più inconsueto è il ritrovamento di oggetti artigianali. Da Belmonte (TO), un villaggio cinto da mura, ubicato su un’altura dominante la Valle Orco, sorto nel V secolo e abitato fino alla metà del VII, provengono oggetti tipici del costume e dell’armamento longobardo, ma anche numerosi attrezzi legati alle attività artigianali, pastorali e all’agricoltura. Tra questi si segnalano i vomeri di aratro, dalla particolare forma a piccola pala triangolare con lunga asta per l’inserzione nella bure (timone dell’aratro), che trovano confronti nell’Europa centro-orientale e possono essere stati importati in Italia dai Longobardi. Alcuni attrezzi vennero ritrovati all’interno delle abitazioni, altri occultati in due ripostigli, probabilmente in una situazione di pericolo. Il ritrovamento della preziosa fibula di bronzo dorato a forma di croce sormontata da una colomba, riferibile all’abbigliamento femminile, va imputato all’abbandono repentino del villaggio e all’impossibilità degli abitanti di farvi ritorno.

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mostra "LE ARMI E IL POTERE: L'ARCANGELO LONGOBARDO"

Coordinamento: Pasquale Gatta (Comune di Monte Sant'Angelo - Associazione Italia Langobardorum)

Responsabili scientifici: Giorgio Otranto, Immacolata Aulisa (Università degli Studi di Bari)

Per i Musei TECUM: Marilina Azzarone, Enzo Del Conte Per i Musei Reali - Museo di Antichità: Gabriella Pantò

Testi: Giorgio Otranto, Immacolata Aulisa, Gabriella Pantò Traduzioni: Jim Bishop Racconto: Mariangela Galatea Vaglio Percorsi didattici Musei Reali: Patrizia Petitti, Cristiana Russo Tavola illustrata: Tommaso Levente Tani Progettazione grafica: Grafiche Severini Trasporti: Caradonna art movers Assicurazione: Generali Realizzazione calchi: Artistica Pirro di Pirro Daniela Realizzazione plastico: Smart Lab Industrie 3d srl

Ringraziamenti / Un ringraziamento particolare a: Padre Ladislao Suchy (Rettore Santuario San Michele Arcangelo) e ai Padri Micheliti, agli Amici del Museo di Antichità di Torino

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COMUNE DI MONTE SANT’ANGELO Assessorato alla cultura e al turismo

CMYK: 10, 25, 60, 20PANTONE: 872 C RGB: 175, 155, 88WEB: AF9B58

CMYK: 0, 0, 0, 100PANTONE: Black CRGB: 20, 18, 21WEB: 141215

La mostra "Le armi e il potere: l'Arcangelo longobardo"

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