DON BOSCO OGGI Da duecento anni un amore più grande che … · Da duecento anni un amore più...

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56 57 MARIA AUSILIATRICE N. 6 NOVEMBRE-DICEMBRE 2014 Tutta la Famiglia Salesiana si è ritrova- ta nella spianata del Colle a Castelnuovo (AT) il 16 agosto scorso per festeggiare insieme il 199° compleanno di don Bosco. Davanti a numerosi giovani provenienti dalle case salesiane del Piemonte ed an- che della Polonia il Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime ha aperto le ce- lebrazioni per il Bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco. «Tornare qui alla frazione dei Becchi, – ha esordito – dove don Bosco nacque e, fanciullo, lavorò nei campi crescendo nella fede e nel suo pro- getto di apostolato significa andare alla Da duecento anni un amore più grande che ti guida Tornare ai Becchi significa andare alla sorgente del carisma di don Bosco. sorgente del suo carisma per scoprire que- sto grande dono di Dio a tutti i giovani del mondo. Il Bicentenario è una sfida per vi- vere con passione educativa ed apostolica la nostra presenza tra i ragazzi e le ragaz- ze del mondo. Vogliamo riconoscere nelle loro vite il dono di Dio per noi e l’azione dello Spirito in ognuno di loro, condivi- dendone i sogni, le aspettative, i deside- ri e i problemi. Oggi i nostri confratelli in Sierra Leone trascorrono la giornata di apertura del Bicentenario con i ragazzi figli delle vittime dell’epidemia di ebola. Mentra l’Ispettoria Salesiana del Medio DON BOSCO OGGI DON BOSCO OGGI Oriente garantisce la sua presenza in Siria attraverso l’Opera di Aleppo. Dobbiamo aiutare i giovani a sperimentare che come educatori, fratelli, sorelle, siamo disponi- bili a stare sempre al loro fianco nel cam- mino della vita perché, proprio come don Bosco, anche noi vogliamo che siano felici ora e per l’eternità». IL SALUTO DELLA DIOCESI DI TORINO E L’INTERVENTO DELL’ISPETTORE Intervenendo a nome dell’arcivescovo di Torino monsignor Cesare Nosiglia il ve- scovo ausiliare monsignor Guido Fiandi- no ha ricordato come «la nascita di don Bosco è un evento che ha segnato la storia della Chiesa di Torino e via via del mondo intero dove questo santo è stato conosciu- to, amato e venerato. Il recente passaggio della sua reliquia ha testimoniato il senti- to ricordo e la presenza forte e feconda di bene di don Bosco tra migliaia di perso- ne». Citando l’imminente ostensione della Sindone nel suo messaggio l’arcivescovo ha sottolineato come questa sia stata or- ganizzata in amore di don Bosco. «La Sin- done è il segno dell’amore più grande che questo santo ha vissuto nella concretezza del suo servizio e nella devozione per la Sua missione. Chiediamo quindi a Dio di donare alla Chiesa ed alla famiglia salesia- na lo stesso amore di don Bosco per i gio- vani, per saperli accompagnare all’amore di Cristo con la tenerezza di una madre, la forza di un padre, l’autorevolezza di un maestro e la gioia di un amico». Introducendo la celebrazione eucaristica nel tempio del Colle don Bosco l’ispettore piemontese don Enrico Stasi ha ricordato «il dono educativo e spirituale sprigiona- to dalla vita e dall’amore di un ragazzo che aveva un grande sogno e un grande progetto». DON BOSCO: UN DONO PER TUTTA LA CHIESA Nella sua omelia don Artime ha ricor- dato come il carisma di don Bosco sia un regalo a tutta la Chiesa in favore dei gio- vani «formatosi nel tempo, dalle ginocchia di sua mamma Margherita fino all’ami- cizia con buoni maestri di vita e soprat- tutto nella vita di tutti i giorni con i gio- vani. Don Bosco, padre e maestro della gioventù è un segno della Provvidenza di Dio che non permette mai che nella sua Chiesa vengano a mancare uomini e donne che attualizzano il Vangelo». Doci- le a quest’azione dello Spirito, don Bosco cercò e accolse ogni ragazzo che non ave- va un focolare, una casa, un padre o una madre. Tra quei suoi stessi giovani invi- tò i più generosi a diventare collaboratori della sua opera, dando così origine alla

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Tutta la Famiglia Salesiana si è ritrova-ta nella spianata del Colle a Castelnuovo (AT) il 16 agosto scorso per festeggiare insieme il 199° compleanno di don Bosco. Davanti a numerosi giovani provenienti dalle case salesiane del Piemonte ed an-che della Polonia il Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime ha aperto le ce-lebrazioni per il Bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco. «Tornare qui alla frazione dei Becchi, – ha esordito – dove don Bosco nacque e, fanciullo, lavorò nei campi crescendo nella fede e nel suo pro-getto di apostolato significa andare alla

Da duecento anni un amore più grande che ti guidaTornare ai Becchi significa andare alla sorgente del carisma di don Bosco.

sorgente del suo carisma per scoprire que-sto grande dono di Dio a tutti i giovani del mondo. Il Bicentenario è una sfida per vi-vere con passione educativa ed apostolica la nostra presenza tra i ragazzi e le ragaz-ze del mondo. Vogliamo riconoscere nelle loro vite il dono di Dio per noi e l’azione dello Spirito in ognuno di loro, condivi-dendone i sogni, le aspettative, i deside-ri e i problemi. Oggi i nostri confratelli in Sierra Leone trascorrono la giornata di apertura del Bicentenario con i ragazzi figli delle vittime dell’epidemia di ebola. Mentra l’Ispettoria Salesiana del Medio

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I Oriente garantisce la sua presenza in Siria attraverso l’Opera di Aleppo. Dobbiamo aiutare i giovani a sperimentare che come educatori, fratelli, sorelle, siamo disponi-bili a stare sempre al loro fianco nel cam-mino della vita perché, proprio come don Bosco, anche noi vogliamo che siano felici ora e per l’eternità».

IL SALUTO DELLA DIOCESI DI TORINO E L’INTERVENTO DELL’ISPETTORE Intervenendo a nome dell’arcivescovo di Torino monsignor Cesare Nosiglia il ve-scovo ausiliare monsignor Guido Fiandi-no ha ricordato come «la nascita di don Bosco è un evento che ha segnato la storia della Chiesa di Torino e via via del mondo intero dove questo santo è stato conosciu-to, amato e venerato. Il recente passaggio della sua reliquia ha testimoniato il senti-to ricordo e la presenza forte e feconda di bene di don Bosco tra migliaia di perso-ne». Citando l’imminente ostensione della Sindone nel suo messaggio l’arcivescovo ha sottolineato come questa sia stata or-ganizzata in amore di don Bosco. «La Sin-done è il segno dell’amore più grande che questo santo ha vissuto nella concretezza del suo servizio e nella devozione per la Sua missione. Chiediamo quindi a Dio di donare alla Chiesa ed alla famiglia salesia-na lo stesso amore di don Bosco per i gio-vani, per saperli accompagnare all’amore di Cristo con la tenerezza di una madre, la forza di un padre, l’autorevolezza di un maestro e la gioia di un amico».Introducendo la celebrazione eucaristica nel tempio del Colle don Bosco l’ispettore piemontese don Enrico Stasi ha ricordato «il dono educativo e spirituale sprigiona-to dalla vita e dall’amore di un ragazzo che aveva un grande sogno e un grande progetto».

DON BOSCO: UN DONO PER TUTTA LA CHIESA Nella sua omelia don Artime ha ricor-dato come il carisma di don Bosco sia un

regalo a tutta la Chiesa in favore dei gio-vani «formatosi nel tempo, dalle ginocchia di sua mamma Margherita fino all’ami-cizia con buoni maestri di vita e soprat-tutto nella vita di tutti i giorni con i gio-vani. Don Bosco, padre e maestro della gioventù è un segno della Provvidenza di Dio che non permette mai che nella sua Chiesa vengano a mancare uomini e donne che attualizzano il Vangelo». Doci-le a quest’azione dello Spirito, don Bosco cercò e accolse ogni ragazzo che non ave-va un focolare, una casa, un padre o una madre. Tra quei suoi stessi giovani invi-tò i più generosi a diventare collaboratori della sua opera, dando così origine alla

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Società di san Francesco di Sales. Una realtà, la Famiglia Salesiana, oggi presente in 132 nazioni, chiamata a stare con i gio-vani specialmente tra i più poveri. Dall’i-niziativa di don Bosco nacquero la società di san Francesco di Sales, l’istituto delle figlie di Maria Ausiliatrice, fondata con Maria Domenica Mazzarello, l’associazio-ne dei salesiani cooperatori. «La famiglia salesiana nel mondo – ha detto don Ángel – oggi è un grande albero le cui radici si estendono in tutta la Terra, motivo di spe-ranza, di profonda umanità e di salvezza per molti ragazzi, ragazze, giovani e gente del popolo di Dio. Uno stile educativo e una prassi pastorale basata sulla ragione, la religione e l’amorevolezza: questo è il sistema preventivo di don Bosco. Portava i giovani a una maturazione umana, all’in-contro con Cristo, al vivere la propria con-dizione di giovani capaci di impiegare le proprie energie in campo professionale e nella società civile, così come nel servizio al prossimo».

IL BICENTENARIO È IMPEGNO DI VITA «La celebrazione di questo bicentenario – ha concluso il Rettor Maggiore – non è solo contemplazione e ammirazione della figura di don Bosco. Rappresenta un im-pegno di vita per tutti noi qui presenti ora. Ci impegniamo oggi ad assumerci l’ere-dità che don Bosco stesso ci ha lasciato». Al termine della celebrazione il sindaco di Castelnuovo don Bosco, Giorgio Musso, ha conferito a don Ángel la cittadinan-za onoraria del Comune astigiano. «Con questo riconoscimento – ha spiegato – vogliamo esprimere la nostra gratitudine a tutti i salesiani ed al loro impegno nel formare i giovani ad essere membri attivi della comunità civile. Don Bosco è un fi-glio del Monferrato, il figlio di un conta-dino povero della nostra terra. È stato una persona speciale donata dalla Provvidenza alla Chiesa ed al mondo civile per solleci-tare e guidare gli animi dei nostri giovani».

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GIOVANNI COSTANTINO [email protected]

Torta ‘d nissòleANNA MARIA MUSSO [email protected]

2 hg di nocciole tostate e tritate finemente

2 hg di zucchero

2 hg di burro

2 hg di farina

2 uova

Don Bosco aveva sicuramente appreso da mamma Margherita la politica del “Padre No-stro”, cioè il signorile distacco dalle correnti ideologiche del momento e dai giochi di pote-re che assicuravano successo e benessere con facilità. Dal rapido susseguirsi di movimenti rivoluzionari di diverso colore politico aveva imparato a pesare con buon senso la fragilità del potere umano e a confidare esclusivamente nella Provvidenza. La casetta dei Becchi, sper-duta nel verde della collina, era comodo rifugio per i fuggiaschi che cercavano scampo dalla polizia sabauda. Quelli che oggi consideriamo eroi del Risorgimento, all’epoca erano braccati come pericolosi terroristi. Margherita Occhie-na non rifiutava a nessuno un piatto di minestra e un nascondiglio nel fienile, invitando inaspet-tati ospiti al pentimento e alla preghiera. Così aveva fatto anche in una gelida sera di pioggia, offrendo cibo e ospitalità accanto al camino ad un poveraccio in fuga. Subito dopo, a cavallo, erano arrivati i gen-darmi regi, ai quali la generosa contadina si era affrettata ad offrire una bottiglia di buon vino, trattenendoli in amabile conversazione. Così il malcapitato aveva potuto finire frettolosamente il suo pasto e scappare nel fienile. Malcapitato

Guardie e ladri nella casetta dei Becchi.

che i gendarmi non avevano visto nel buio della cucina, o avevano finto di non vedere, cullati dalla calda ospitalità, da spumeggianti bicchie-ri di vino e... perché no? magari anche da una buona fetta di torta casalinga, come quella ti-picamente langarola presentata in seguito.

Torta di nocciole (ricetta di nonna Piera, ex oratoriana di Cavagnolo, prov. di Torino)Mescolare il burro ammorbidito con lo zuc-chero, le uova e la farina. Aggiungere, mesco-lando, le nocciole tritate. Versare il composto in una tortiera imburrata e cuocere in forno a 180 gradi per 30 minuti. Particolare importante: la torta non si taglia con il coltello ma si frantuma... con un pugno, ben assestato nel centro del dolce!!! (Beati gli operatori di pace.)

Il Rettor Maggiore taglia “con forza” la torta di nocciole con la scritta W Don Bosco prepara-ta da nonna Piera. Nella foto, da sinistra: Anna

Maria, Laura ed il decimo successore di don Bosco il Rettor Maggiore don Ángel Fernán-

dez Artime.