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Lavoce

delMaestro

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sommario

Periodico delle Suore Discepole diGesù Eucaristico

Direttore responsabile:Suor Marcella Antonelli

Direttore editoriale e redattore:Suor Anna Beatrice

Redazione e Amministrazione:Istituto Suore Discepole di Gesù Eucaristico

00145 RomaVia delle Sette Chiese, 91tel. 06 5126150 - fax 06 [email protected]/c 57471005

autorizzazione del tribunale Civile di Roman. 00140/97 del 14/03/1997

Hanno collaborato:Vincenzo ComodoDon Paolo CombaSr Nives GrimaldiProf. Alcino SiculellaMadre Maria Giuseppina Leo

Abbonamentoordinario € 15

Progetto grafico, realizzazione estampa:Tipografia EurosiaPiazza S. Eurosia, 3tel. 06 5135057

Avviso ai lettori:Gentile lettore/lettriceil suo indirizzo fa parte dell’archivio della nostra rivista.Nel rispetto di quanto stabilito dalla legge n. 675/1996per la tutela dei dati personali, comunichiamo che tale ar-chivio è gestito dall’Istituto delle Suore Discepole di Ge-sù Eucaristico. I suoi dati, pertanto, non saranno oggettodi comunicazione o diffusione a terzi. Per essi lei potràchiedere, in qualsiasi momento, modifiche, aggiornamen-to, integrazione o cancellazione scrivendo al nostro indi-rizzo: Istituto Suore Discepole di Gesù Eucaristico, Viadelle Sette Chiese, 91 - 00145 Roma.

Giovani pag. 2

Per Dio siamo tutti al centro pag. 2Sr Marcella Antonelli

Manifestazioni artistiche e celebrazionimulticulturali in vista della GMG di Sydney pag. 9

Non è una gioventù da cestinare pag. 11Vincenzo Comodo

Messaggio del Santo Padre perla Giornata Missionaria mondiale 2007 pag. 15Benedetto XVI

Vita della congregazione pag. 20

50° e 60° di professione religiosa pag. 21Sr Nives Grimaldi

Divertiamoci un mondo pag. 23Prof. Alcino Siculella

Un anno liturgico insieme pag. 26

Per l’Avvento Adveniat Regnum Tuum pag. 27Mons. Raffaello Delle Nocche

Avvento e Natale:desiderio, attesa e silenzio per il “sì” di Cristo pag. 28Don Paolo Comba

Addio Don Angelo pag. 31Magister adest et vocat te pag. 31Madre Maria Giuseppina Leo

Padre, maestro e amico.Monsignor Angelo Mazzarone pag. 33Don Paolo Comba

La scomparsa di Angelo Mazzarone:il prete che con Levi, Scotellaro e Rossi Doriaha animato il dibattito politico del ‘900 lucano pag. 35Da agenzia stampa: Regione Basilicata

Particolaredel Campaniledel ConventoSant’Antonio,Tricarico (MT)

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Sono le 15 del pomeriggio di sabato 1 set-tembre 2007. Dopo un’ora di cammino apiedi da Loreto centro, arriviamo, con ilgruppo dei giovani di Rodi G., all’ingressodella spianata di Montorso. Fa caldo, mol-

to caldo, il sole picchia forte,ma… ci met-tiamo subito in cerca del settore a noi as-segnato. I volontari che fanno il serviziod’ordine, ci dicono che, contrariamente aquanto previsto, è già pieno! Pazienza! Cisistemeremo diversamente! Camminiamoancora, troviamo uno spiazzetto libero inun altro settore, ci sembra una buona“postazione”: il palco non è molto lonta-no e poi, non molto distante, c’è anche unmaxischermo! Tiriamo fuori dalle sacche

il telo di plastica bleu che ci hanno fornitoper l’occasione e ci sediamo… in attesa.La sete è tanta, tentiamo di bere, ma…l’acqua delle bottigliette, sparse a centi-naia sull’erba, è bollente! Pazienza ancora!

Sono le 16, manca poco più diun’ora all’arrivo del Papa e al-l’inizio dell’incontro. Nel frat-tempo si dialoga con i ragazzidei gruppi vicini.Vengono dallaCalabria, dall’Umbria, dal La-zio, alcuni sono stranieri.La vallata è gia piena. Si sentedire che siamo circa 350.000.È veramente un colpo d’oc-chio guardare. E mi viene su-bito un’interrogativo: che co-sa li ha spinti a venire qui?Questi giovani così chiacchie-

rati, che suscitano sentimenti e opinionicontrastanti, definiti in mille modi: senzavalori, fragili, alla ricerca di emozioni im-mediate, di avventure facili, indifferenti atutto, incapaci di fare scelte, di costruirerapporti veri, duraturi…Ma qui sembra che spiri un’aria diversa.Sarà l’emozione del momento? Certamente, però, qualcosa di positivo, diintenso, è circolato, è stato vissuto duran-te la veglia di preghiera.

Giovani

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Per Dio siamo tutti al centroAgorà dei giovani a Loreto

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Basta ascoltare l’entusiasmo con cui i ra-gazzi hanno intonato i canti delle GMG el’inno di quest’anno. Basta ascoltare il si-lenzio con cui seguono le risposte del Pa-pa e il suo discorso finale, per capireLa veglia è entrata subito nel vivo come“uno stupendo spettacolo di fede giova-ne e coinvolgente” , per usare la defini-zione dello stesso Benedetto XVI.Luca Romani, a nome di tutti i presenti,nel saluto iniziale, sottolinea: “Abbiamo accolto l’invito deinostri vescovi e ci siamo pre-parati, durante tutto l’anno cheè trascorso, a vivere questomomento. Ci siamo impegnatiad ascoltare i nostri coetanei,ad andare loro incontro perfar toccare con mano unaChiesa vicina, sim-patica. Stase-ra li portiamo tutti nel cuore,gli adolescenti e i giovani chenon sono qui e che la comuni-tà cristiana fatica a incontrare:del resto sono amici, colleghi, compagnidi viaggio non diversi da noi. Facciamonostri i loro dubbi, le loro domande, leloro attese… siamo qui per dare un vol-to alla speranza e mettere Cristo al cen-tro della nostra esistenza”…

Proseguono Giovanna e Piero, di Bari,che raccontano le storie di una delle tan-te periferie degradate d’Italia e aggiungo-no: “A molti di noi giovani di periferiamanca un centro, un luogo o persone ca-

paci di dare identità. Siamo spesso senzastoria, senza prospettive e perciò senzafuturo. Sembra che ciò che aspettiamoveramente non capiti mai. Di qui l’espe-rienza della solitudine e, a volte, delle di-pendenze. Santità, c’è qualcuno o qualco-sa per cui possiamo diventare importan-ti? Com’è possibile sperare, quando larealtà nega ogni sogno di felicità, ogniprogetto di vita?”.

E il Papa risponde:«Grazie per questa domanda e per la pre-sentazione molto realistica della situazione.Circa le periferie di questo mondo con gran-di problemi non è adesso facile rispondere enon vogliamo vivere in un facile ottimismo,ma, d’altra parte, dobbiamo avere coraggioe andare avanti. Così anticiperei la sostanzadella mia risposta: “Sì c’è speranza ancheoggi, ciascuno di voi è importante, perchéognuno è conosciuto e voluto da Dio e perognuno Dio ha un suo progetto. Dobbiamo

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scoprirlo e corrispondervi, perché sia possi-bile, nonostante queste situazioni di preca-rietà e di marginalità, realizzare il progettodi Dio su di noi»…

Tocca quindi a Sara di Genova che portail grido spesso silenzioso dei tanti giova-ni che vivono la rassegnazione: “Se nascisfortunato, morirai sfortunato... io credonel Dio che ha toccato il mio cuore, masono tante le insicurezze, le domande, lepaure che porto dentro. Non è facileparlare di Dio con i miei amici; molti diloro vedono la Chiesa come una realtàche giudica i giovani, che si oppone ai lo-ro desideri di felicità e di amore. Di fron-te a questo rifiuto avverto tutta la miasolitudine di uomo e vorrei sentire la vi-cinanza di Dio. Santità, in questo silenziodov’è Dio?”.La risposta di Benedetto XVI, a braccio, è:«Sì, tutti noi anche se credenti conosciamo il

silenzio di Dio.Nel Salmo che abbiamo ades-so recitato c’è questo grido quasi disperato:“Parla Dio, non ti nascondere!” e poco fa èstato pubblicato un libro con le esperienze

spirituali di Madre Teresa equanto sapevamo già si mostraancora più apertamente: contutta la sua carità, la sua forzadi fede, Madre Teresa soffrivadel silenzio di Dio. Da una par-te, dobbiamo sopportare questosilenzio di Dio anche per poterecapire i nostri fratelli che nonconoscono Dio. Dall’altra, con ilSalmo possiamo sempre di nuo-vo gridare a Dio:“Parla, mostra-ti!”. E senza dubbio nella nostravita , se il cuore è aperto, pos-

siamo trovare i grandi momenti nei qualirealmente la presenza di Dio diventa sensi-bile anche per noi»…

Infine Ilaria di Roma che viene da una fa-miglia spaccata dal divorzio dei genitori eche ne ha sofferto anche fisicamente. Poiil riscatto grazie all’affetto di un sacerdo-te che l’ha guarita nello spirito. La rispo-sta del Papa è contenuta nel discorso checonclude i suoi interventi:“Attorno a noiquanti fallimenti dell’amore! Quante cop-pie chinano la testa, si arrendono e si se-parano! Quante famiglie vanno in frantu-mi! Quanti ragazzi, anche tra voi, hannovisto la separazione e il divorzio dei lorogenitori! A chi si trova in così delicate ecomplesse situazioni vorrei dire questa

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sera: la Madre di Dio, la Comunità deicredenti, il Papa vi sono accanto e prega-no perché la crisi che segna le famiglie delnostro tempo non diventi un fallimentoirreversibile. Possano le famiglie cristiane,con il sostegno della Grazia divina, man-tenersi fedeli a quel solenne impegno d’a-more assunto con gioia dinanzi al sacer-dote e alla comunità cristiana, il giornosolenne del matrimonio”.

Anche la celebrazione eucaristica di domeni-ca è stata vissuta intensamente e in tutti isuoi momenti. Benedetto XVI nell’omelia, haesortato:“Cari Giovani,…andate controcorrente: nonascoltate le voci interessate esuadenti che oggi da molte par-ti propagandano modelli di vitaimprontati all’arroganza e allaviolenza, alla prepotenza e alsuccesso ad ogni costo, all’appa-rire e all’avere, a scapito dell’es-sere. Di quanti messaggi, che vigiungono soprattutto attraversoi mass media, voi siete destina-tari! Siate vigilanti! Siate critici!Non andate dietro all’onda pro-dotta da questa potente azione di persuasio-ne. Non abbiate paura, cari amici, di preferi-re le vie “alternative” indicate dall’amore ve-ro: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioniaffettive sincere e pure; un impegno onestonello studio e nel lavoro; l’interesse profondoper il bene comune. Non abbiate paura di

apparire diversi e di venire criticati per ciòche può sembrare perdente o fuori moda: ivostri coetanei, ma anche gli adulti, e special-mente coloro che sembrano più lontani dallamentalità e dai valori del Vangelo, hanno unprofondo bisogno di vedere qualcuno che osivivere secondo la pienezza di umanità mani-festata da Gesù Cristo… Siate gioiosi e infa-ticabili missionari del Vangelo tra i vostri co-etanei in ogni angolo dell’Italia”.E al termine della celebrazione ha confe-rito il mandato missionario a 72 ragazziin rappresentanza di tutte le diocesi, igruppi, i movimenti e le associazioni.Come ha sottolineato il quotidiano Avve-

nire, nell’album dei ricordi della due gior-ni marchigiana restano le immagini di unincontro che ha confermato la disponibi-lità del mondo giovanile a impegnare l’e-sistenza per traguardi non effimeri.Mi sembra che quanto hanno scritto i Ve-scovi italiani nel Comunicato finale del

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Consiglio permanente della CEI del 19settembre scorso, sia una valida chiave dilettura per comprendere l’evento e percontinuare il cammino:

L’incontro nazionale del Papa con i giovani,svoltosi a Loreto ha rilevato che “i giovanisanno essere i migliori interpreti della sorpre-sa che è Dio nelle nostre vite”. L’Agorà di Lo-

reto, che “ha realmente superato ogni atte-sa” per il numero dei partecipanti e l’intensi-tà del loro coinvolgimento, spinge ora a indi-rizzare con fiducia ai giovani una forte pro-posta formativa, sulla scia dell’invito e dell’e-sempio di Benedetto XVI. Il Papa, infatti, hacolpito tutti per la freschezza e la profonditàdel messaggio, in particolare per il coraggio ela gioia che ha saputo infondere nelle giova-ni generazioni. Molti dei Vescovi hanno sotto-lineato la qualità dell’evento lauretano, carat-terizzato da uno stile di ascolto e di acco-glienza che deve diventare abituale nella

proposta formativa delle comunità cristiane.L’esperienza positiva di Loreto dimostra che icosiddetti ‘grandi eventi’ non costituisconoun’alternativa alle iniziative della pastoraleordinaria, purché siano accuratamente pre-parati e prevedano un ulteriore sviluppo a li-vello locale. La continuità, tuttavia, non dipen-de dalla sequenza temporale delle iniziative,ma dalla capacità di imprimere un segno

profondo nel cuore dei ragazzie dei giovani. In effetti, i duegiorni dell’Agorà sono stati ca-ratterizzati da momenti moltointensi, fra cui spiccano il dialo-go del Papa con i giovani sullequestioni esistenziali di fondo, laproposta di un sabato sera al-ternativo, grazie anche alle ‘fon-tane di luce’, e la CelebrazioneEucaristica domenicale, verticedell’intera esperienza.Si tratta ora di continuare a in-vestire sul dialogo educativo,

perché soprattutto i più giovani hanno biso-gno di trovare interlocutori credibili come ilPapa. Di qui la scelta di coltivare il rapportotra i giovani e il mondo degli adulti, sulla sciadella positiva esperienza del gemellaggio,nella quale le trentadue diocesi ospitantihanno manifestato una straordinaria capaci-tà di accoglienza, grazie alla commoventedisponibilità di tante famiglie.I membri del Consiglio Permanente hannoconfermato la scelta di dedicare una partico-lare attenzione ai giovani nel triennio corren-te (2007-2009). Si sente, infatti, l’esigenza di

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un investimento a lungo termine in questosettore, volendo accompagnare e non subirepassivamente i marcati cambiamenti che ca-ratterizzano il tempo presente.Solo un’educazione che aiuti davvero a pe-netrare la realtà, senza censurarne alcunadimensione, compresa quella trascendente,consente di superare una temperie culturaleminata dal ripiegamento su di sé, dalla fram-

mentazione e, in ultima analisi, dalla sfiducia.Ciò richiede alle parrocchie, come pure alleassociazioni e ai movimenti, di accentuare laloro vocazione ‘pedagogica’, calandosi neiproblemi della vita quotidiana e avendo co-me interlocutore privilegiato la persona, coltanella sua irriducibile unicità e concretezza.

Sr Marcella Antonelli

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Il logo della GMG08La presentazione ufficiale del logo della XXII GMGIl logo della XIII GMG è stato scoperto per la prima volta l’8 aprile 2006 a Roma in oc-casione dell’Incontro Internazionale degli Organizzatori delle GMG, presieduto dal Pon-tificio Consiglio per i Laici e al quale hanno partecipato 350 giovani provenienti da tut-to il mondo.Ad una prima reazione di stupore è seguito l’entusiasmo per la XXIII GMGdi Sydney.

Dentro il logoIl logo rappresenta e contiene l’essenza del tema della XXIII GMG.“Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni” (At 1,8).La promessa fatta da Gesù di incendiare la terra con il potere del Suo Spirito che ispirai pellegrini che vengono in Australia, a credere in Lui e ad essere Suoi testimoni.La Croce centrale che s’innalza vittoriosa rappresenta Cristo e la vita di testimonianzache lo Spirito Santo ci aiuta a vivere. È la passione del cuore di Gesù, versata dalla Cro-ce sul mondo e che arde nel cuore dei giovani di Sydney, dell’Australia e del mondo. Ilbianco della Croce indica che Gesù è la luce del mondo.Le fiamme evocano la Discesa in lingue di fuoco dello Spirito Santo a Pentecoste. Esserappresentano il Sacramento della Santa Cresima e i doni dello Spirito Santo. I colorirosso, giallo ed arancio richiamano la Trinità e l’Unità di Dio. Essi ricordano inoltre l’en-troterra australiano.Il blu rappresenta gli oceani che circondano l’Australia, le acque del Battesimo, il maredell’umanità e Maria, piena di grazia.L’Opera House, simbolo di Sydney, città che ospiterà la Giornata Mondiale dell GIoventù.

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A Sydney fervono le attività per la prepa-razione della Giornata Mondiale dei Gio-vani (GMG) che si terrà dal 15 al 20 luglio2008, sul tema:“Avrete forza dallo SpiritoSanto che scenderà su di voi e mi saretetestimoni”. Come riferisce l’agenzia Fi-des, le iscrizioni giungono numerose datutto il mondo. Il Comitato organizzatoresta allestendo le strutture logistiche perl’ospitalità e prepara nel dettaglio le atti-vità. Fra le manifestazioni più importanti ilYouth Festival, durante il quale i giovanioffriranno testimonianze di fede attraver-so performance artistiche. Il comitato or-

ganizzativo sta provvedendo, inoltre, all’a-nimazione delle catechesi e delle SanteMesse che verranno celebrate con il con-tributo di sacerdoti, giovani, laici, suore eseminaristi provenienti da tutto il mondo.Gli organizzatori segnalano che in questosettore c'è ancora bisogno di volontari einvitano i giovani di tutto il mondo a farsiavanti, presentando la loro disponibilità.Infine, ci sarà la Vocations Expo, una mo-stra sul tema della vocazione che faràcomprendere a tutti i visitatori che ognistato della vita - dal sacerdozio al matri-monio - sia una vocazione alla santità.

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Manifestazioni artistiche ecelebrazioni multiculturali invista della GMG di Sydney

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Non è una gioventù dacestinare

Ogni generazione giovanile ha le sue om-bre. Ma anche le sue luci. Purtroppo diquella odierna si tendono ad ingigantirele prime e ad ignorare le seconde. Unatendenza, questa, che è prevalentementedeterminata e alimentata dai mass media.Onde evitare di “vedere” esclusivamentevizi e malcostumi, è onesto “osservare”anche virtù e meriti.

Esame di coscienza storicaPer chi la gioventù l’ha già vissuta, è piut-tosto usuale considerare la propria comela migliore. Rispetto alle altre, ma, soprat-tutto, a quella attuale. Nonostante in pas-sato le condizioni di benessere generalefossero minori di quelle odierne, capita disentire espressioni del tipo:“Si stava me-glio, quando si stava peggio” – oppure–“Quelli sì che erano tempi”. Frasi fatteche, implicitamente, dichiarano disappro-vazione e rifiuto del tempo che è, dall’altodi una saggezza tutt’altro che autocritica.O, anche, luoghi comuni dal sapore malin-conico, probabilmente derivato non tan-to da un sincero e ardente amore per ilgenere di vita vissuto nella loro gioventù –fatto di sacrifici e privazioni, di rinunce edisagi –, quanto dall’aver già colto e vissu-to il fior fiore della propria esistenza.

Pur senza escludere che molti ne sianofermamente convinti, tuttavia, a riprovadella durezza tipica dei loro tempi giova-nili, è altrettanto possibile che dichiarinoanche:“Non voglio che i miei figli patisca-no le sofferenze che io ho provato” – op-pure – “Faccio di tutto per assicurare lo-ro un avvenire sereno”. Espressioni, que-ste, abbastanza contraddittorie con quel-le che richiamano la nostalgia del propriopassato.Non si consideri questa ambivalenza co-me una semplice contraddizione in ter-mini, ma la si intenda come una chiave dilettura utile a capire come da parte dellegenerazioni adulte vi sia una certa ten-denza ad avvertire un senso di superiori-tà nei confronti di quelle in erba. È facilecedere alla tentazione di sentirsi docenti,dimenticando troppo in fretta di esserestati studenti; o anche di sentirsi giudicisenza ricordare di aver commesso dellecolpe, più o meno gravi; a volte, dramma-tiche. Pensiamo alle generazioni dei ter-roristi rossi, dei sessantottini, per farequalche esempio.Allora, dinanzi a questo quadro parados-sale, è bene che ogni generazione maturafaccia un esame di coscienza storica, perriconoscere gli errori compiuti ed am-

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mettere le rispettive responsabilità, nel-l’aver determinato, in modi e misure va-riabili, la realtà corrente. Ma anche peraver contribuito a strutturare una societàdenotata da un benessere più apparenteche reale e per aver costruito la situazio-ne giovanile di oggi.

L’immagine parziale inviata daimass mediaVi sono alcuni che, più di tutti, dovrebbe-ro consultare la memoria e compiere unnecessario esame di coscienza. Pensiamoagli operatori della comunicazione socia-le.Tramite i media, trasmettono un’imma-gine parzialmente vera della realtà giova-nile. Parzialmente perché tendono a pun-tare i riflettori sugli aspetti negativi: icomportamenti deviati, i modi di agiredannosi – per sé e per gli altri –, gli stili divita “sballati” e quant’altro.Affermando questo, non si vuol dire chetutto ciò sia sbagliato.Tutt’altro. Si vuole,però, porre in risalto come questo mododi fare comunicazione dipenda soprattut-to da alcuni criteri dominati la comunica-zione mediatica. Due su tutti: la notiziabi-lità delle cattive notizie e la quantità deidestinatari effettivamente raggiunta.La prima riguarda la “bontà delle cattivenotizie”. Senza smarrirci in questo giocodi parole, vuol dire che le cattive notiziesono quelle che trovano maggiore ospita-lità nei notiziari. Questo perché creanopiù alto interesse, perché accendono ir-resistibilmente la curiosità. Non a caso,

nel giornalismo, si dice che “fa più rumoreun albero che cade, piuttosto che una fo-resta che cresce”.La seconda concerne i numeri, le percen-tuali, gli indicatori riferiti ai consumatorie ai prodotti della comunicazione sociale.Per fare qualche esempio pratico, riguar-da la quantità di telespettatori che hannoseguito un programma televisivo (audien-ce) oppure quella delle copie vendute diun giornale (diffusione).Considerando che è in atto una violentaguerra degli ascolti tra la varie emittenti,è semplice dedurre che costituirà ogget-to di comunicazione tutto ciò che puòconsentire di ottenere risultati quanto-meno soddisfacenti. Particolarmente, lecattive notizie e tutti i programmi da essederivati.Sulla base di queste osservazioni,“vedia-

mo” cosa viene trasmesso“ della gioven-tù di oggi: prevalentemente i comporta-menti deviati e gli effetti del loro sballo –spesso tragici; la difficilissima condizionelavorativa e le relative conseguenze – avolte dolorose. In linea di massima, que-sto, purtroppo, è il ritratto giovanile prin-cipalmente rappresentato dai media che,sempre purtroppo, viene definito in fun-zione delle rigide leggi del mercato me-diatico.

Ma quali “bamboccioni”Come visto, nei media domina la tenden-za a mostrare solo una parte della veritàriferita all’universo giovanile: quella nega-

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tiva e spettacolarizzabile; quella più brut-ta. Essa copre l’altra: quella più bella, che,a onor del vero, andrebbe colta ed ap-prezzata. Perciò, nel nostro piccolo, var-chiamo l’orizzonte “di ciò è visto”, perosservare “ciò che può e deve essere vi-sto” con le lenti della critica e del discer-nimento sapienziale.Innanzitutto, è bene vedere che, a diffe-renza delle generazioni giovanili passate,quella odierna può vantare, con sano or-goglio, una presenza nel sociale moltoconsistente ed operosa. Pensiamo a tuttele attività di volontariato, alle iniziative disolidarietà, alle opere di carità offerte aibisognosi. In particolar modo, quelle svol-te dai giovani cattolici. Non solo nellemetropoli o nelle città, ma anche in mol-tissime cittadine. Purtroppo, questo nonfa notizia.“Vediamo”, poi, come l’accusar loro di ir-responsabilità, di pigrizia, di inedia, dimammonismo sia frutto di una visionepressappochista e superficiale. Pensiamo,infatti, a quanto essi siano coscienti e re-sponsabili della precarietà nel mondo dellavoro, delle enormi incognite che aleg-giano sulla loro pensione, dell’acconten-tarsi di lavorare in nero – pur di definireuna propria indipendenza economica.Non a caso, proprio per far emergere ta-le realtà, Benedetto XVI ha evidenziatoquesta inaccettabile e indegna situazione,nel Messaggio inviato in occasione dellarecente Settimana Sociale dei cattoliciitaliani. Inoltre, ha esortato tutti i cattolici

italiani, giovani compresi, a saper coglierele grandi opportunità offerte da tali sfidee a reagire “non con un rinunciatario ri-piegamento su sé stessi, ma, al contrario,con un rinnovato dinamismo, aprendosicon fiducia a nuovi rapporti e non trascu-rando nessuna delle energie capaci dicontribuire alla crescita culturale e mora-le dell’Italia”. Soprattutto quelle giovanili.Purtroppo, c’è pure chi, invece di infonde-re loro coraggio, è venuto ad apostrofarli.Uno su tutti: il Ministro dell’Economia edelle Finanze, Tommaso Padoa Schioppa.Qualche settimana fa, infatti, ha dichiaratoche questa è una generazione di “bam-boccioni”: un gravissimo insulto che, do-po i cori di disapprovazione e condannalevatisi da tutte le fazioni partitiche, è sta-ta ridefinita dallo stesso come un’espres-sione di stimolo.Andrebbero, invece, incoraggiati i giovaniitaliani di oggi, proprio per vivere co-scientemente un presente veramenteprecario e impegnativo; proprio per esse-re consapevoli di quale sia il loro futuro,di quale sacrificio dovranno “pagare”, acausa degli erroracci commessi dai go-vernanti che in un tempo, più o meno vi-cino, giovani lo sono stati anche loro.Che Cristo, “amico intimo di ogni giova-ne”, secondo una definizione di Gesù da-ta da Giovanni Paolo II nella GMG di To-ronto, dia loro la forza e la fede, per af-frontare il lungo e impegnativo camminogià iniziato.

Vincenzo Comodo

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Messaggio del Santo Padreper la Giornata Missionariamondiale 2007

Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la81ª Giornata Missionaria Mondiale, che quest’anno si celebra domenica 21 ottobre sultema:“Tutte le Chiese per tutto il mondo”:

Cari fratelli e sorelle,in occasione della prossima GiornataMissionaria Mondiale vorrei invitare l’in-tero Popolo di Dio - Pastori, sacerdoti,religiosi, religiose e laici - ad una comuneriflessione sull’urgenza e sull’importanzache riveste, anche in questo nostro tem-po, l’azione missionaria della Chiesa. Noncessano infatti di risuonare, come univer-sale richiamo e accorato appello, le paro-le con le quali Gesù Cristo, crocifisso erisorto, prima di ascendere al Cielo, affidòagli Apostoli il mandato missionario:“An-date dunque e ammaestrate tutte le na-zioni, battezzandole nel nome del Padre edel Figlio e dello Spirito Santo, insegnan-do loro ad osservare tutto ciò che vi hocomandato”. Ed aggiunse: “Ecco, io sonocon voi tutti i giorni, fino alla fine delmondo” (Mt 28,19-20). Nell’impegnativaopera di evangelizzazione ci sostiene e ciaccompagna la certezza che Egli, il padro-ne della messe, è con noi e guida senzasosta il suo popolo. E’ Cristo la fonte ine-

sauribile della missione della Chiesa.Quest’anno, inoltre, un ulteriore motivoci spinge a un rinnovato impegno missio-nario: ricorre infatti il 50° anniversariodell’Enciclica del Servo di Dio Pio XII Fi-dei donum, con la quale venne promossa eincoraggiata la cooperazione tra le Chie-se per la missione ad gentes.“Tutte le Chiese per tutto il mondo”: questoè il tema scelto per la prossima GiornataMissionaria Mondiale. Esso invita le Chie-se locali di ogni Continente a una condi-visa consapevolezza circa l’urgente ne-cessità di rilanciare l’azione missionaria difronte alle molteplici e gravi sfide del no-stro tempo. Sono certo mutate le condi-zioni in cui vive l’umanità, e in questi de-cenni un grande sforzo è stato compiutoper la diffusione del Vangelo, specialmentea partire dal Concilio Vaticano II. Restatuttavia ancora molto da fare per rispon-dere all’appello missionario che il Signorenon si stanca di rivolgere ad ogni battez-zato. Egli continua a chiamare, in primo

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luogo, le Chiese cosiddette di antica tra-dizione, che in passato hanno fornito allemissioni, oltre che mezzi materiali, ancheun numero consistente di sacerdoti, reli-giosi, religiose e laici, dando vita a un’effi-cace cooperazione fra comunità cristia-ne. Da questa cooperazione sono scatu-riti abbondanti frutti apostolici sia per legiovani Chiese in terra di missione, cheper le realtà ecclesiali da cui provenivanoi missionari. Dinanzi all’avanzata della cul-tura secolarizzata, che talora sembra pe-netrare sempre più nelle società occiden-tali, considerando inoltre la crisi della fa-miglia, la diminuzione delle vocazioni e ilprogressivo invecchiamento del clero,queste Chiese corrono il rischio di rin-chiudersi in se stesse, di guardare con ri-dotta speranza al futuro e di rallentare illoro sforzo missionario. Ma è proprioquesto il momento di aprirsi con fiduciaalla Provvidenza di Dio, che mai abbando-na il suo popolo e che, con la potenzadello Spirito Santo, lo guida verso il com-pimento del suo eterno disegno di sal-vezza.A dedicarsi generosamente alla missio adgentes il Buon Pastore invita pure le Chie-se di recente evangelizzazione. Pur incon-trando non poche difficoltà ed ostacolinel loro sviluppo, queste comunità sonoin crescita costante. Alcune abbondanofortunatamente di sacerdoti e di personeconsacrate, non pochi dei quali, pur es-sendo tante le necessità in loco, vengonotuttavia inviati a svolgere il loro ministero

pastorale e il loro servizio apostolico al-trove, anche nelle terre di antica evange-lizzazione. Si assiste in tal modo ad unprovvidenziale “scambio di doni”, che ri-donda a beneficio dell’intero Corpo mi-stico di Cristo.Auspico vivamente che lacooperazione missionaria si intensifichi,valorizzando le potenzialità e i carismi diciascuno.Auspico, inoltre, che la GiornataMissionaria Mondiale contribuisca a ren-dere sempre più consapevoli tutte le co-munità cristiane e ogni battezzato che èuniversale la chiamata di Cristo a propa-gare il suo Regno sino agli estremi angolidel pianeta. “La Chiesa è missionaria pernatura - scrive Giovanni Paolo II nell’En-ciclica Redemptoris missio -, poiché il man-dato di Cristo non è qualcosa di contin-gente e di esteriore, ma raggiunge il cuo-re stesso della Chiesa. Ne deriva che tut-ta la Chiesa e ciascuna Chiesa è inviata al-le genti. Le stesse Chiese più giovani deb-bono partecipare quanto prima e di fattoalla missione universale della Chiesa, in-viando anch’esse dei missionari a predi-care dappertutto nel mondo l’evangelo,anche se soffrono di scarsezza di clero”(n. 61).A cinquant’anni dallo storico appello delmio predecessore Pio XII con l’EnciclicaFidei donum per una cooperazione tra leChiese a servizio della missione, vorreiribadire che l’annuncio del Vangelo conti-nua a rivestire i caratteri dell’attualità edell’urgenza. Nella citata Enciclica Re-demptoris missio, il Papa Giovanni Paolo II,

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da parte sua, riconosceva che “la missio-ne della Chiesa è più vasta della «comu-nione tra le Chiese»; questa deve essereorientata anche e soprattutto nel sensodella missionarietà specifica” (n. 65). L’im-pegno missionario resta pertanto, comepiù volte ribadito, il primo servizio che laChiesa deve all’umanità di oggi, per orien-tare ed evangelizzare le trasformazioniculturali, sociali ed etiche; per offrire lasalvezza di Cristo all’uomo del nostrotempo, in tante parti del mondo umiliatoe oppresso a causa di povertà endemi-che, di violenza, di negazione sistematicadi diritti umani.A questa missione universale la Chiesanon può sottrarsi; essa riveste per essauna forza obbligante. Avendo Cristo affi-dato in primo luogo a Pietro e agli Apo-stoli il mandato missionario, esso oggicompete anzitutto al Successore di Pie-tro, che la Provvidenza divina ha sceltocome fondamento visibile dell’unità dellaChiesa, ed ai Vescovi direttamente re-sponsabili dell’evangelizzazione sia comemembri del Collegio episcopale, che co-me Pastori delle Chiese particolari (cfrRedemptoris missio, 63). Mi rivolgo, pertan-to, ai Pastori di tutte le Chiese posti dalSignore a guida dell’unico suo gregge,perché condividano l’assillo dell’annuncioe della diffusione del Vangelo. Fu proprioquesta preoccupazione a spingere, cin-quant’anni fa, il Servo di Dio Pio XII arendere la cooperazione missionaria piùrispondente alle esigenze dei tempi. Spe-

cialmente dinanzi alle prospettive dell’e-vangelizzazione egli chiese alle comunitàdi antica evangelizzazione di inviare sa-cerdoti a sostegno delle Chiese di recen-te fondazione. Dette vita così a un nuovo“soggetto missionario” che, dalle primeparole dell’Enciclica, trasse appunto il no-me di “Fidei donum”. Scrisse in proposito:“Considerando da un lato le schiere in-numerevoli di nostri figli che, soprattuttonei Paesi di antica tradizione cristiana, so-no partecipi del bene della fede, e dall’al-tro la massa ancor più numerosa di colo-ro che tuttora attendono il messaggiodella salvezza, sentiamo l’ardente deside-rio di esortarvi, Venerabili Fratelli, a so-stenere con il vostro zelo la causa santadella espansione della Chiesa nel mon-do”. Ed aggiunse: “Voglia Iddio che in se-guito al nostro appello lo spirito missio-nario penetri più a fondo nel cuore ditutti i sacerdoti e, attraverso il loro mini-stero, infiammi tutti i fedeli” (AAS XLIX1957, 226).Rendiamo grazie al Signore per i fruttiabbondanti ottenuti da questa coopera-zione missionaria in Africa e in altre re-gioni della terra. Schiere di sacerdoti, do-po aver lasciato le comunità d’origine,hanno posto le loro energie apostolicheal servizio di comunità talora appena na-te, in zone di povertà e in via di sviluppo.Tra loro ci sono non pochi martiri che, al-la testimonianza della parola e alla dedi-zione apostolica, hanno unito il sacrificiodella vita. Né possiamo dimenticare i

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molti religiosi, religiose e laici volontariche, insieme ai presbiteri, si sono prodiga-ti per diffondere il Vangelo sino agli estre-mi confini del mondo. La Giornata Mis-sionaria Mondiale sia occasione per ri-cordare nella preghiera questi nostri fra-telli e sorelle nella fede e quanti conti-nuano a prodigarsi nel vasto campo mis-sionario. Domandiamo a Dio che il loroesempio susciti ovunque nuove vocazionie una rinnovata consapevolezza missiona-ria nel popolo cristiano. In effetti, ogni co-munità cristiana nasce missionaria, ed èproprio sulla base del coraggio di evange-lizzare che si misura l’amore dei credentiverso il loro Signore. Potremmo così direche, per i singoli fedeli, non si tratta piùsemplicemente di collaborare all’attivitàdi evangelizzazione, ma di sentirsi essistessi protagonisti e corresponsabili dellamissione della Chiesa. Questa correspon-sabilità comporta che cresca la comunio-ne tra le comunità e si incrementi l’aiutoreciproco per quanto concerne sia il per-sonale (sacerdoti, religiosi, religiose e laicivolontari) che l’utilizzo dei mezzi oggi ne-cessari per evangelizzare.Cari fratelli e sorelle, il mandato missio-nario affidato da Cristo agli Apostoli cicoinvolge veramente tutti. La GiornataMissionaria Mondiale sia pertanto occa-sione propizia per prenderne più profon-da coscienza e per elaborare insieme ap-propriati itinerari spirituali e formativiche favoriscano la cooperazione fra leChiese e la preparazione di nuovi missio-

nari per la diffusione del Vangelo in que-sto nostro tempo. Non si dimentichi tut-tavia che il primo e prioritario contribu-to, che siamo chiamati ad offrire all’azio-ne missionaria della Chiesa, è la preghie-ra.“La messe è molta, ma gli operai sonopochi – dice il Signore -. Pregate dunqueil padrone della messe perché mandioperai nella sua messe” (Lc 10,2).“In pri-mo luogo - scriveva cinquant’anni or so-no il Papa Pio XII di venerata memoria -pregate dunque,Venerabili Fratelli, prega-te di più. Ricordatevi degli immensi biso-gni spirituali di tanti popoli ancora cosìlontani dalla vera fede oppure così prividi soccorsi per perseverarvi” (AAS, cit.,pag. 240). Ed esortava a moltiplicare leMesse celebrate per le Missioni, osser-vando che “ciò risponde ai desideri delSignore, che ama la sua Chiesa e la vuoleestesa e fiorente in ogni angolo della ter-ra” (ibid., pag. 239).Cari fratelli e sorelle, rinnovo anch’ioquesto invito quanto mai attuale. Siestenda in ogni comunità la corale invo-cazione al “Padre nostro che è nei cieli”,perché venga il suo regno sulla terra. Fac-cio appello particolarmente ai bambini eai giovani, sempre pronti a generosi slancimissionari. Mi rivolgo agli ammalati e aisofferenti, ricordando il valore della loromisteriosa e indispensabile collaborazio-ne all’opera della salvezza. Chiedo allepersone consacrate e specialmente aimonasteri di clausura di intensificare laloro preghiera per le missioni. Grazie al-

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l’impegno di ogni credente, si allarghi intutta la Chiesa la rete spirituale della pre-ghiera a sostegno dell’evangelizzazione.La Vergine Maria, che ha accompagnatocon materna sollecitudine il camminodella Chiesa nascente, guidi i nostri passianche in questa nostra epoca e ci ottengauna nuova Pentecoste di amore. Ci ren-da, in particolare, consapevoli tutti di es-sere missionari, inviati cioè dal Signore ad

essere suoi testimoni in ogni momentodella nostra esistenza. Ai sacerdoti “Fideidonum”, ai religiosi, alle religiose, ai laicivolontari impegnati sulle frontiere dell’e-vangelizzazione, come pure a quanti in va-rio modo si dedicano all’annuncio delVangelo assicuro un ricordo quotidianonella mia preghiera, mentre imparto conaffetto a tutti la Benedizione Apostolica.

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ITALIAITALIA

BRASILEBRASILE

MOZAMBICOMOZAMBICO

RWANDARWANDA

FILIPPINEFILIPPINE

INDONESIAINDONESIA

Vita dellacongregazioneVita dellacongregazione

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50° e 60°di professione religiosa

La liturgia della Parola della 13a

domenica del tempo ordinario,nell’insieme, ha come contenu-to la sequela di Gesù.Sono le esigenze messe in luceper coloro che vogliono cam-minare dietro a Gesù:1 chi si mette sulle sue orme

deve essere disposto ad ab-bandonare tutte le sue sicu-rezze;

2 chi segue Gesù deve dargli ilprimato assoluto, anche ol-tre gli affetti familiari, quellipiù cari

3 chi lo segue deve farlo gioio-samente senza guardare in-dietro, senza nostalgie e rim-pianti.

Noi Discepole di Gesù Eucari-stico, in perfetta sintonia con laliturgia del giorno, ci siamo ri-unite, in cattedrale, intorno al-l’altare di Dio, dove il servo diDio, Mons. Raffaello DelleNocche ha esercitato, comesuccessore degli apostoli, perben 38 anni la missione di pa-dre e maestro, soprattutto conla sua testimonianza di fede, di

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speranza e carità.Vogliamo dire semplicemente grazie a luiche col suo grande amore per l’Eucaristiae la Madonna Santa ha trasmesso il suocarisma, dono dello Spirito Santo per ilbene della Chiesa, alla Congregazionedelle Suore Discepole di Gesù Eucaristi-co: vogliamo dire grazie, alla diocesi di Tri-carico che noi sentiamo nostra sorella,perché anche essa per ben 38 anni è sta-

ta curata, nutrita, amata dalnostro padre fondatore; vo-gliamo dire grazie a Mons.Angelo Mazzarone, che con lasua carica affettuosa, in questigiorni, ci ha fatto sentire pal-pitare il cuore del nostro pa-dre fondatore e soprattuttovogliamo elevare al nostroDio, Ss.ma trinità, un inno dilode, di benedizione e di rin-graziamento per le meravi-glie, malgrado le nostre in

corrispondenze, operate nei nostri 50 e60 anni di vita religiosa; vogliamo cantareal Signore e benedire il Suo nome, voglia-mo cantare la fedeltà del Suo amore pernoi, Egli è fedele per sempre.Ci auguriamo e preghiamo tutti per que-sto, che il servo di Dio, nostro padre fon-datore,Vescovo i Tricarico, sia proclamatosanto sugli altari.

Sr Nives Grimaldi

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Divertiamoci un mondo!Mettersi in gioco e giocare nella scuola dell’infanzia per conoscere se stessi, gli altri el’ambiente.

“L’importanza del gioco nella scuola dell’in-fanzia” è stato il tema generale di riferi-mento del Corso Nazionale di Formazio-ne per il personale docente delle scuoledell’infanzia paritarie della Congregazio-ne delle Suore Discepole di Gesù Eucari-stico, tenutosi anche quest’anno a Man-fredonia (FG) dal 27 al 31 agosto.Il focus del Corso è rappresentato dalladefinizione degli indirizzi generali da as-sumere comunitariamente a fondamentodel “Progetto Educativo-Didattico” dellescuole della Congregazione per l’annoscolastico alle porte ed, in particolare,dello “sfondo integratore” che caratte-rizza la progettazione e ne garantisce l’u-nitarietà per la presenza di uno o più fat-tori di integrazione e di connessione;per quest’anno è stato proposto, appun-to, il gioco.Il gioco come “… risorsa privilegiata di ap-prendimento e di relazioni” che consente albambino di “… accedere agli altri, ai valori,alle cose, alle conoscenze” (Sergio Neri). Ilgioco che motiva il bambino a confron-tarsi con gli altri per scoprire le diversitàfisiche ed interiori di ognuno e costruirela propria identità personale e sociale,maturando la stima di sé e imparando a

riconoscere i propri limiti nel confrontocostruttivo con gli altri.“Mettersi in gioco e giocare a scuola” è sta-to, allora, il tema trattato da chi scrive, inapertura dei lavori, con l’intento di sotto-

lineare la valenza pedagogica della dimen-sione ludica che impegna gli educatori inprecise competenze di ascolto ‘allenato’,di progettazione e condivisione di senso,anche se richiede di vincere ogni forma diaccanimento didatticistico. Il gioco – per

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dirla con Paola Manuzzi – sollecita l’atten-zione di chi educa al pensiero narrativo e al-la creatività come snodo nella formazionedelle identità dei bambini e delle bambine.“Divertiamoci un mondo !” è stato il titoloche i corsisti, sotto l’abile guida della pe-dagogista, dr.ssa Loredana De Simone cheha coordinato le attività laboratoriali,hanno scelto, per il Progetto che è scatu-rito dalle quattro giornate di intenso la-voro.“Mettersi in gioco e giocare nella scuo-la dell’infanzia per conoscere se stessi, gli al-tri e l’ambiente” è il corollario che com-pleta il senso di una precisa scelta meto-dologico-didattica.Nell’ultima giornata giornata di lavoro, siè, poi, concentrata l’attenzione su una te-matica di attualità psico-pedagogica.

Quest’anno la scelta è caduta sull’iperatti-vità e i deficit di attenzione, che è stato or-mai individuato come uno dei più com-plessi, per individuazione e trattamento,disturbi specifici dell’apprendimento che af-fliggono una percentuale sempre cre-scente di alunni nelle scuole di ogni ordi-ne e grado.La dr.ssa Fernanda Bernabei dell’AIDAI -Associazione Italiana dei disturbi specifi-ci dell’apprendimento, dell’attenzione edell’iperattività, ha tenuto una relazioneintroduttiva e animato il successivo dibat-tito, ricco di consigli sulle possibili sceltedi trattamento e di comportamento daassumere in presenza di soggetti affetti datali patologie.

Prof.Alcino Siculella

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Il Servo di DioRaffaello

Delle NoccheVescovo di Tricarico Fondatore delleSuore Discepole di Gesù Eucaristico

ImprimaturRoma 24-10-1963 Bruno M. Pelaia Vescovo

Coloro che ricevono grazie sono pregati di darne notizia alla Postulazione

Postulazione delle Suore Discepole di Gesù EucaristicoVia delle Sette Chiese, 91 - 00145 Roma - tel. 06 5126150 - fax 06 5132840

c/c p n° 57471005 intestato a Istituto delle Suore Discepole di Gesù EucaristicoVia delle Sette Chiese, 91 - 00145 Roma

Preghiera per ottenere dalSignore la beatificazione del

Servo di DioO SS.Trinità per la tua maggior gloria e per la

nostra edificazione, ti preghiamo di glorificare iltuo servo Raffaello, che, con umiltà e carità, molte

anime guidò nelle vie del tuo amore. Se la suaglorificazione è conforme alla tua santa volontà,

concedici la grazia che ti chiediamo.Amen.

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Un anno liturgicoinsiemeUn anno liturgicoinsieme

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Per l’AvventoAdveniat Regnum Tuum

Tricarico, 30 novembre 1928

Figlie mie,L’Avvento deve essere per voi un tempodi aspettazione, di ardenti desideri, per-ché Gesù venga a regnare in tutte le ani-me: la vostra giaculatoria deve essere: Ad-veniat Regnum tuum!E, perché il Regno di Gesù trionfi realmen-te, nella prima settimana di Avvento pre-gheremo perché venga a regnare nei no-stri cuori; nella seconda settimana, perchéregni in tutte le anime a Lui consacrate: sa-cerdoti e religiose; nella terza settimana,perché regni in tutta la società; nella quar-ta settimana e nell’ottava di Natale, perchéregni tra i popoli ancora infedeli.

Perché Gesù regni nei nostri cuori, è pe-rò necessario che ci spogliamo del no-stro io, di ogni attaccamento a noi stessi ealle creature; perché Gesù non trovi oc-cupato il nostro cuore, è necessario cheacquistiamo la vera umiltà, nel riconosce-re e confessare le nostre colpe, che amia-mo la mortificazione, specialmente nellepiccole occasioni della vita quotidiana,che amiamo il sacrificio e la povertà.Come fioretto particolare per questotempo, vi do quello del silenzio, ma silen-zio amoroso, virtuoso, che praticheretein unione con la Madonna Santa, che nelsilenzio si preparò alla venuta di Gesù.

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Avvento e Natale:desiderio, attesa e silenzioper il “sì” a Cristo

È un tempo di desidero e di attesa l’Av-vento.Un tempo caratterizzato dalla con-solante invocazione liturgica: “Vieni, Si-gnore Gesù!”. Invocazione consolanteperché la certezza del fatto dell’Incarna-zione di Cristo non può che suscitareconsolazione nel cuore dell’uomo im-merso nella solitudine del suo destino.E perché tutta la densità e la profonditàdi questa invocazione risuoni prorom-pente su tutta la terra e ancor più nelcuore dell’uomo, l’Avvento si caratterizzaanche come tempo di silenzio. Un silen-zio che non è semplicemente assenza diparola, ma un silenzio che rende più in-tensa la domanda dell’uomo: “Vieni, Si-gnore Gesù!”Tre fili devono attraversare il tempo del-l’Avvento: il desiderio, l’attesa, il silenzio.Tre caratteristiche che si completano avicenda: non c’è attesa che non sia desi-derio, e non c’è desiderio che non sia cu-stodito nel silenzio di un cuore assetatodi Dio.Attendere è la prima forma del domanda-re. Il vegliare a cui ci invita questo Tempo

è necessario per far sì che si desti sem-pre di più in noi la domanda di una vitapiena, abitata dal Mistero.L’attesa è un rapporto tra due persone,tra il Signore che viene e la mia libertà1.L’anima vive nell’attesa che si compia labeata speranza e questa vita non può nonessere permeata del santo desiderio chelo Sposo arrivi presto.Allora l’attesa prende la sua forma inte-riore, acuta, radicale: il desiderio. È nelcuore dell’uomo il desiderio di una vitatotalmente immersa nella bellezza, nellagloria, nella santità, perché l’ansia similealle ore buie di una notte senza fine, siavinta con la luce della Gloria. Ma questo èanche il desiderio di Dio, amante dell’uo-mo: che la parola ultima non sia delle te-nebre, ma della luce vitale.E allora l’attesa vestita di silenzio, si fa de-siderio e nella vita dell’uomo accade unfatto, un avvenimento: Dio si fa carne. Difronte a questo fatto il desiderio diventastupore.Simile ad un bambino con lo sguardo me-ravigliato, così l’uomo di fronte al fatto del-

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1 A. Scola, La Vicinanza del Mistero, Lateran University Press 2001, p. 62

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l’Incarnazione non può che destare la me-raviglia del cuore e lasciare che un brividoattraversi la propria vita, la propria storia.Un brivido perché ciò che accade è qual-cosa di grande, che coinvolge tutta la sto-ria dell’umanità. È Dio che dona tutto disé, come una mamma che si dà al bambino.Di fronte a tutto questo il silenzio! Silen-zio del cuore: la pace che deve nasceredalla certezza della compagnia di Cristoal nostro destino, per cui la solitudine nelcammino della storia non è vera; e poi lapace quale continuazione dello stupore,della meraviglia, quale custodia di ciò cheha toccato fino in fondo il cuore.Tutta la liturgia dell’Avvento e del Nataleè liturgia del desiderio, dell’attesa e dellostupore. La ricchezza dei brani che ven-gono offerti in questo tempo, i singolipersonaggi che vivono l’attesa, il deside-rio e lo stupore dell’incontro con il Mes-sia, sono la testimonianza sempre attualedella necessità di un cuore che vigili (atte-sa), desideri e si stupisca.Questo Bambino è deposto in una man-giatoia. È la semplicità della grandezza diDio; è la semplicità di un “Verbo che si facarne”.Accanto a questo Bambino, ci so-no sua Madre, intenta a compiere i gestidi tenerezza di una madre; e Giuseppe,uomo del silenzio che si è fidato di Dio,perché Dio si è fidato di lui.È nato! Il mondo non è più come prima. Ilmondo, per questa nascita, è gia cambiato.

L’Atteso delle genti è nato, secondo lapromessa. “Lo spazio del tempo si dilataper accogliere l’Eterno.”2

“Vieni, Signore Gesù!”, l’invocazione che ac-compagna la Chiesa in questo suo pelle-grinaggio terreno e che caratterizza iltempo dell’Avvento deve essere la pre-ghiera liturgica per eccellenza. Quale ri-sposta alle diverse invocazioni e quale in-vocazione del cuore che vive il desideriodell’incontro con Dio.“E il Verbo si fece carne…” Il testo del Pro-logo, proclamato nella Messa di Natale, èun inno che canta Gesù come la “Parola”incarnata nella storia dell’uomo. Il Verbo,la Parola, si fa carne nel grembo dellaVergine Maria per dare a chi lo accoglie ea chi crede in lui il “potere di diventarefigli di Dio”.In questo Bambino di Betlemme, l’uomotrova l’adozione come figlio. È l’eventodella nostalgia di Dio per l’uomo, per cuiDio decide di entrare nella storia del-l’uomo stesso per incontrarlo e resti-tuirgli la libertà.Gesù è venuto! Non è venuto a risolverecon tocco magico ogni problema delmondo, ma a mettere gli uomini nellacondizione migliore per affrontarli. Dalmistero della notte di Betlemme devescaturire in noi un modo nuovo di vederela vita, non più intesa come teatro di pre-potenza o come casualità ostile, ma comecammino per compiere il proprio destino

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2 A.M. Canopi, I miei occhi hanno visto la tua salvezza, pro manuscripto, p. 31

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di figli di Dio, per onorare e servire l’altrocome un fratello.Dio entra nella storia come uomo e sicomunica attraverso l’umano. La nascitadi questo Bambino è la provocazione diDio all’uomo per il quale nutre un sogno:comunicargli la vita divina, rendendoloSuo figlio e non schiavo.

L’incontro con il desiderio di Dio, è un in-contro che penetra gli occhi e tocca ilcuore: e solo lo sguardo di questo Bambi-no provoca un cambiamento tanto da po-ter dire a Cristo che chiama il nostro“sì” totale. Per questo Maria è “Maestradell’Avvento”.

don Paolo Comba

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Addio Don Angelo

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Magister adest et vocat te!Carissimo Don Angelo, mi piace salutar-vi ancora una volta col saluto che piace-va a voi ed è tanto caro a tutte noi Di-scepole. Sì il Maestro vi ha rivolto taleinvito per l’ultima volta, qui in terra, evoi col sorriso, certamente,accattivante di sempre Gliavete risposto: “Eccomi”. Havoluto rivolgervelo in un mo-do che a noi può sembraresorprendente, ma che, certa-mente, è molto confacente al-lo stile proprio della vostra vi-ta: quella di un sollecito, in-stancabile, amabile serviziodella Parola.Mi dicevate nella lettera invia-tami l’8 luglio, appena trascor-so, dopo l’ultimo vostro corsodi esercizi spirituali, dettato a un gruppodi Discepole che si preparavano a festeg-

giare il 50° e 60° anniversario di profes-sione religiosa: vi scrivo per ringraziarvi…di quelle giornate di paradiso che sono stateper me una vera beatitudine in questa sta-gione “sofferta” della mia vita. Solitudine, so-litudine, solitudine.

E ricordando la gratitudine che tutte lesuore vi avevano espresso, mi confidava-

Addio Don AngeloNato nel 1914 a Tricarico fratello del medico e meridionalista Rocco, era stato ordinatopresbitero nel 1937 dal servo di Dio Raffaello Delle Nocche. Con lui, attraverso l’Azionecattolica, fu protagonista nell’animazione culturale e spirituale di questa zona del Meri-dione. Angelo Mazzarone era stato anche amico di padre Agostino Gemelli, fondatoredell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sacerdote ormai 93enne, ancora brillante purnella sua veneranda età, il 6 agosto fu colto da un malore alla stazione di Salerno, men-tre aspettava di raggiungere in treno Messina per un corso di aggiornamento teologico.

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te: Ho parlato con il cuore della memoriacantando gratitudine immensa al Signoreche mi ha fatto grazia di essere stato vicinoe amato da un santo fin dalla sera dell’8 set-tembre 1922 quando mi fece sedere sullesue gambe e mi chiese il nome di una stella.Ma ora sono…solo!Ora caro, Don Angelo, siamo in tanti, vici-ni e lontani, a salutarvi, a ringraziarvi e adesprimere la nostra gratitudine al Signoreper averci fatto dono, della sua luce, at-traverso la vostra persona e attraverso lavostra parola illuminata.La mole di bene che avete seminato nelcuore di tantissime persone, trafficandoal massimo il cumulo di talenti ricevuti, laconosce solo il Signore, ma anche tuttenoi Discepole abbiamo sperimentato l’ef-ficacia divina del vostro ministero. Dalnostro cuore, per questo, sale silenzioso,ma forte e grande il nostro grazie.Personalmente lo faccio a nome di tuttala mia Famiglia religiosa, per la quale ave-te speso tempo, avete affrontato fatiche,avete chiesto luce allo Spirito per dire la“parola” che illuminava e ci donava unapiù chiara conoscenza del carisma eucari-stico, che a voi era stato donato dall’amo-re paterno e premuroso del primo vo-stro amato Vescovo.Vi avevo confidato le emozioni profondeche avevano suscitato in me le vostre ul-time meditazioni sul carisma e vi avevoinvitato a mettere per iscritto quello cheavevate condiviso con tanta passione.Nella suddetta lettera mi invitavate a

farvi conoscere gli argomenti su cui vo-levo che si potesse ritornare e fissare leidee per il bene di tutte noi. Ora affidia-mo al Signore questo desiderio non rea-lizzato e voi, con la vostra preghiera,chiederete allo Spirito che ci faccia daMaestro e sussurri alla nostra vita quelloche ci è necessario per rispondere conmaggiore radicalità alla vocazione che ciha donato.Sappiamo di aver perduto qui in terra unpadre e un fratello amatissimo, ma siamosicure di aver trovato in cielo un amicoche, contemplando il mistero eucaristicosvelato, può intercedere per il bene delleanime nostre e di tutte le persone affida-te alle nostre cure e ottenerci dall’infinitoamore di Dio la grazia di saper penetrarenell’abisso del suo dono, di saperlo incar-nare nella semplicità della vita e nella dis-ponibilità a fare con amore grande tuttoquello che nella quotidianità può sembra-re piccolo o insignificante .Carissimo Don Angelo, vi ho conosciu-to ancora giovane nei miei primi anni distudente a Santa Chiara, più tardi abbia-mo lavorato e insegnato insieme e tuttele volte, anche durante i lunghi anni delmio lavoro a Chiaiano, che pensavo alvostro contributo prezioso da condivi-dere con le giovani novizie o con i laicieravate non solo disponibile, ma con-tento di poter contribuire a far nascerela stima del Padre e la diffusione dell’a-more all’Eucaristia, così come il Servo diDio Mons Delle Nocche vi aveva inse-

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gnato, confidato e amorevolmente testi-moniato.Con quanta passione amavate ricordarcilo specifico del nostro carisma indicando-celo soprattutto in quella ricchissima epregnante frase evangelica: Magister adestet vocat nos!Il Maestro che parla per amore e che par-lando svela l’infinito amore del Padre; ilMaestro che non si limita a parlare, mache fa diventare Pane la sua Parola; ilMaestro che non ci lascia soli nelle tra-versie della vita, ma che ci sussurra la suacompagnia vestendo la pelle di chi è solo,abbandonato, emarginato, sconfitto e de-luso; il Maestro che nel silenzio si fa at-tendere e diventa consolazione e presen-za, accompagni tutti noi per non cederealla tentazione dello scoraggiamento,quando l’ombra della croce vuole svelarcia quale prezzo Dio ci ama.E voi, caro Don Angelo, sostando comesempre ai margini di quella balaustradella cappella del SSmo Sacramento diquesta Chiesa Cattedrale, accompagna-teci con la vostra preghiera, sostenete laCongregazione che tanto avete amato,affidando ogni Discepola alla MadonnaSanta e chiedendo per ciascuna di noi,per l’intera Diocesi che avete servitocon amore e competenza per lunghissi-mi anni, la grazia di poter essere all’al-tezza della nostra vocazione per la glo-ria di Dio e per la santificazione dell’in-tera umanità.

Madre Maria Giuseppina Leo

Padre, maestro e amico.Monsignor Angelo Mazzarone“È morto don Angelo!”. Così don NicolaUrgo mi disse al telefono la sera del 5agosto durante una telefonata nella qualeavrei comunicato la mia presenza in occa-sione del 70° anniversario di ordinazionesacerdotale di mons. Mazzarone.“È morto don Angelo!” Un’espressionealla quale è difficile abituarsi per l’affettoe l’amicizia che mi legava a don Angelo. Eproprio queste parole che lascio scivola-re tra queste righe sono l’espressionedell’affetto e della gratitudine a mons.An-gelo Mazzarone, vicario generale delladiocesi di Tricarico, morto improvvisa-mente il 5 agosto 2007.Don Angelo, come fin da bambino eroabituato a chiamarlo, non era semplice-mente un sacerdote e il vicario generaledella diocesi di Tricarico, ma per me erapadre, maestro e amico.Don Angelo è stato il padre della mia vo-cazione. Era l’estate del 1979 e io, bimbodi quasi otto anni, in vacanza a Tricarico,mi infilai nella Cattedrale all’ora dellamessa vespertina: rimasi colpito dalla fi-gura di don Angelo. Così maestosamenteassorbito nella celebrazione della messa,con quel modo di pronunciare le diverseparti della liturgia, il mio sguardo e il miocuore rimasero affascinati da quel prete atal punto che tornai a casa della zia allaFontana e dissi:“io mi faccio prete!”.Da quel momento nacque un legame deltutto particolare con don Angelo: inizia,

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sotto la regia di don Girolamo, a fare ilchierichetto e per me era diventato ormaiun appuntamento fisso quello dell’estate,terminata la scuola a Torino, arrivare a Tri-carico e correre a servire la messa in Cat-tedrale. Fu proprio qui, in una di quelle se-re che dissi a don Angelo il mio desideriodi farmi prete; il sorriso lieve illuminò il suoviso e poi una frase, ripetuta migliaia di vol-te:“Paoletto, prega!”. Il maestro mi indicavaquale doveva essere la strada giusta percoltivare quella vocazione: la preghiera.Passavo lunghi momenti ad osservarlo inpiedi, davanti l’altare del Santissimo, men-tre pregava il breviario oppure quandoguidava la preghiera del Rosario primadella messa… “Prega!” un imperativo che a me, adole-scente, risuonava quasi scomodo, o addi-rittura scontato. Il 2 luglio di quest’annotrovandomi per qualche giorno a Tricari-co, andai a salutare don Angelo a casa sua.Mi accolse, come non era mai accaduto,nel suo studio privato e incominciammoun dialogo del cuore. Gli dissi che per meera ancora padre, che più il tempo passa-va e più riconoscevo la paternità che miaveva donato. Il suo fisico reduce dal fuo-co di Sant’Antonio lasciava tuttavia chel’animo esprimesse la freschezza di chicontinuamente si disseta alla sorgente.Fu in quella occasione, aveva appena con-cluso un corso di esercizi spirituali allediscepole, che don Angelo mi raccoman-dò di voler bene alla Congregazione dellediscepole di Gesù Eucaristico.

Con don Angelo ho vissuto anche un rap-porto di amicizia; un’amicizia spiritualeespressa in modo particolare dalle moltelettere che ci siamo scambiati. Un gesto,questo, che ancora adesso mi viene quasinaturale compiere: scrivere a don Angelo.Arrivava puntuale la risposta: poetica ericca di spunti per il cammino nella se-quela di Cristo.Due lettere conservo accuratamente didon Angelo: la lettera che mi ha scritto inoccasione della mia ordinazione sacerdo-tale e un biglietto con cui accompagnò undono quando andai a Tricarico a celebra-re una delle prime messe.Così mi scriveva alla vigilia della mia ordi-nazione sacerdotale, 8 giugno 2001:“Mio carissimo don Paoletto,trovarmi fra tanti presbiteri nel Duomo diTorino a gioire augurare e sperare assaipiù degli altri partecipando con tutti gli al-tri all’imposizione delle mani sul tuo caponon mi è possibile pur desiderandolo forsepiù di tutti.Tuttavia non è detto che la presenza realeabbia valore del tutto superiore alla presen-za spirituale. L’affetto e il cuore sono le real-tà più vere e così sono presente nell’ora incui diventerai per virtù del Sacramento del-l’Ordine un altro Gesù, o meglio, una conti-nuazione di Gesù.Ti auguro lo spirito ascetico e pastorale ditutti i presbiteri santi dei quali Torino è patriafeconda. Di tutti. Ma in particolare di sanGiuseppe Cafasso, san Giuseppe BenedettoCottolengo e di san Giovanni Bosco.

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La passione apostolica nel sacramento dellapenitenza e riconciliazione del Cafasso; lacarità eroica del Cottolengo e le virtù educa-tive di san Giovanni Bosco.Lo Spirito Santo che compie le sue mirabiliain tutti quelli che si offrono alla sua operacon la verginale assoluta disponibilità dellaMadonna Santa compirà anche in te, se tulo vorrai nell’ascesi della povertà di spirito, lasintesi che con tutto il cuore ti auguro.L’odore della Sacra Sindone ti conquisti tuttointero.[…] Con affetto, don Angelo” Il richiamo continuo alla compagnia deiSanti e ancor di più ad essere “continua-zione di Gesù” accompagnano un ricor-do che porto fin da bambino di don An-gelo. Nella celebrazione della messa, po-co prima della comunione, osservavo donAngelo che recitava la formula con cui ilcelebrante si prepara alla comunione:“Si-gnore Gesù Cristo, figlio di Dio vivo, cheper volontà del Padre e con l’opera delloSpirito Santo morendo hai dato la vita almondo, per il Santo mistero del tuoCorpo e del tuo Sangue, liberami da ognicolpa e da ogni male, fa che sia semprefedele alla tua legge e non sia mai separa-to da Te.”. Le ultime parole “non sia maiseparato da Te” don Angelo quasi le bisbi-gliava alzando di più il tono della voce… Non sia mai separato da Te! È questo ciòche vive don Angelo ora. La comunionepiena con il Signore che ha amato e chemi ha insegnato ad amare!Grazie, don Angelo!

don Paolo Comba

La scomparsa di Angelo Mazzarone:il prete che con Levi, Scotellaro eRossi Doria ha animato il dibattitopolitico del 900 lucano

lunedì 6 agosto 2007“La scomparsa di don Angelo Mazzaroneaddolora la Basilicata che perde un im-portante protagonista della sua storia re-gionale. Intellettuale e meridionalista, èquanto evidenzia il governatore lucano,Vito De Filippo nell’esprimere il propriocordoglio per la morte del sacerdote,don Angelo - sostiene - ha saputo inter-pretare con coerenza e vocazione il nuo-vo corso di rinnovamento della Chiesa,ritrovandosi vicinissimo all’esperienza delcattolicesimo sociale avviata da monsi-gnor Delle Nocche e consegnandoci unimpegno pastorale di altissimo profilo,speso interamente sui bisognosi e sulleemergenze della Basilicata.Assieme al fra-tello Rocco Mazzarone, a Carlo Levi, aRocco Scotellaro, a Manlio Rossi Doriaha animato il dibattito culturale e politicodel novecento lucano, respingendone leletture ideologiche e rimettendo nelcampo della discussione il tema dello svi-luppo e delle giovani generazioni cheavrebbero consegnato modernità e futu-ro alla regione. Don Angelo è stato un lu-cano esemplare. Un uomo che ha amatola sua terra e l’ha servita nel modo mi-gliore, con il talento e l’attaccamento. Ladedizione sociale ed il sacerdozio. Perquesto la Basilicata gli è riconoscente enon disperderà il valore della sua opera”.

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Dal canto suo il Sindaco di Potenza e Pre-sidente dell’Anci Regionale di Basilicata,Vito Santarsiero ricordando MonsignorAngelo Mazzarone evidenzia il ruolo im-portante svolto da quest’ultimo nella in-tera comunità regionale. Come il VescovoDelle Nocche – ricorda,tra l’altro, San-tarsiero- che l’ordinò Presbitero nel lon-tano 1937 a Tricarico, don Angelo Mazza-rone ha offerto l’esempio di una vitaorientata non solo verso una grande fidu-cia nella Provvidenza che lo ha sempre

guidato ma anche a favore di una instan-cabile opera per la crescita culturale e ci-vile dei territori. Sempre pronto ad ascol-tare gli altri, don Angelo lascia un vuotoincolmabile non soltanto tra chi lo ha co-nosciuto ma nell’intera nostra comunitàregionale. È stato un prete che sapevaparlare di Dio anche e soprattutto con laforza della sua azione e disponibilità ver-so il prossimo.

Da agenzia stampa: Regione Basilicata

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Felice 2008e un

Santo Nataleper un

Auguri

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periodico delle

suore discepole di gesù eucaristico

anno L - supplemento al nn .. 44 - 2007Poste italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003

(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

Mentre il silenzio fasciava la terrae la notte era a metà del suo corso,

tu sei disceso, o Verbo di Dio,in solitudine e più alto silenzio.

La creazione ti grida in silenzio,la profezia da sempre ti annuncia,

ma il mistero ha ora una voce,al tuo vagito il silenzio è più fondo.

E pure noi facciamo silenzio,più che parole il silenzio lo canti,il cuore ascolti quest’unico Verboche ora parla con voce di uomo.

A te, Gesù, meraviglia del mondo,Dio che vivi nel cuore dell’uomo,Dio nascosto in carne mortale,

a te l’amore che canta in silenzio.

David Maria Turoldo

Fasciava la terra