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Così Dante di Virgilio; così noi, oggi, del poeta, lacui figura appare obsoleta nella realtà che ci vuoleprotesi all’efficienza e alla produttività e “fioca”,appunto, nel rumore abbagliante di tanti richiami.Può sembrare un anacronismo, pertanto, la sceltadel Liceo “Città di Piero”, che ha voluto inaugurarel’anno scolastico con la voce dei poeti UmbertoPiersanti, Daniele Piccini e Davide Rondoni; ilprimo, abile nell’ introdurre gli ascoltatori presentinel mondo poetico degli altri due, i quali hanno poiletto alcune poesie tratte dalle loro ultime raccolte,rispettivamente: “Terra dei voti”, Crocetti 2003 e“Avrebbe amato chiunque”, Guanda, 2003.Invece non è fuori luogo parlare di provocazione,anche se stemperata dalla bonomia dell’incontroamichevole, richiamo alle coscienze di ognuno- insegnanti, genitori, ragazzi. La scuola deve talvoltadisinteressarsi del mondo del lavoro, dell’economiae della finanza e, al generalizzato “bla bla”, devecontrapporre “ i segni”, ciò che è per l’uomo, cioè,pieno di senso, in quanto lo riguarda come individuoe lo accomuna agli altri come essere umano.Non c’è altro linguaggio, se non quello dell’arte,dunque anche della poesia, in grado di dareespressione a questo insieme confuso di segni, diportare alla luce questo residuo reale che, anche inun colloquio intimo tra fratelli, tra padre e figlio, traamici, siamo costretti a lasciare alle soglie delle frasicon cui comunichiamo con gli altri.

Lidia Franceschini

Il giorno 18 Ottobre il Liceo “Città di Piero”, per laprima volta, ha tenuto l’inaugurazione ufficialedell’anno scolastico 2003/2004 con una kermesseche ha coniugato armonicamente il linguaggio della

L a v i t a t u t t a è c o m u n i c a z i o n e

un numero del nostro periodico ai linguaggi (lapoesia e la narrativa, la scienza e l’informatica, latecnologia e le arti, il teatro e il corpo)?Non intendiamo proporre un’ulteriore teoria deilinguaggi (poetico, narrativo, pittorico, filmico,scientifico ecc.): si può consultare, anche nella nostraBiblioteca, un’ampia bibliografia in merito.Oltre a suggerire specifiche letture, desideriamo, inun’ottica di plurilinguismo, sollecitare giovani eadulti, studenti, genitori e docenti- all’analisi critica dei linguaggi- allo scavo dei significati delle espressioni umane- al gusto per lo scambio e il gioco linguistico- alla scoperta della bellezza, oltre che del valorestorico e sociale, dei linguaggi- all’individuazione della dimensione universaledell’atto comunicativo.

Matteo Martelli

Vivere la poesia

“Mentre ch’i’ rovinava in basso loco,dinanzi a li occhi mi si fu offertochi per lungo silenzio parea fioco”

poesia con quellodel la musica,interpretato da tregiovani promesseN i c o l aB a r b a g l i ,M i c h e l eChiasserini,M a t t e oPizzichelli,e quello dellad a n z a c o nC h i a r a

Piccini. Lungi da toni accademici, il prof.UmbertoPiersanti, docente presso l’Università di Urbino,ha affrontato il tema della serata “Vivere la poesia”che, in sintesi, riproponiamo con le sue stesse parole.“Cos’è vivere la poesia?.. anche nell’isituto doveinsegno, la si insegna qualche volta, qualcuno la viveanche, ma è una ristretta minoranza. Vivere la poesiasignifica prima di tutto avvertirla: una cosa che ci èvicina, ci circonda, ci segue, ci accompagna…Sognare un mondo in cui la poesia sia un bisognoprimario: ecco allora “ vivere la poesia” col pane ecol vino, sentire il piacere quando tu parli e sei allamensa con gli amici, leggere dei versi in cima alleCesane quando ti batte il vento sulla schiena e sentirlacome una presenza fondante. Io non sono mistico,anche se ho un profondo rispetto per la dimensionemistica, però credo di credere nella sacralità dellecose della vita e credo che la poesia costituisca lapiù grande sacralità laica, il che non toglie che possaavere connotazioni religiose. Ecco questo credo sia“vivere la poesia”…Viverla vuol dire sentirla comeun bisogno necessario, come respirare l’aria, comeil bisogno di andare”.

Editoriale

Ciò che distinguel’uomo dagli altriesseri viventi è laparola , i l l in-guaggio verbale,espresso nei suonipiù vari , nelles c r i t t u r e p i ùd i v e r s e , n e l l ea r t i c o l a z i o n il e s s i c a l i esintattiche le piùs v a r i a t e . M a

l’uomo è capace di andare oltre la parola.Fino alla seconda metà dell’Ottocento a fianco allinguaggio verbale (orale e scritto, comunicativo,letterario, scientifico, tecnico) si erano collocatisplendidamente altri linguaggi: quello figurativo(pittura, scultura, architettura), quello musicale,quello teatrale.Nel Novecento è esploso il l inguaggiocinematografico: agli albori domina l’immagine,poi (negli anni Trenta) entrano d’autorità la parola,la musica, il rumore.Il XX secolo è stato caratterizzato dal boom dellinguaggi multimediali: il telefono (fino ai cellularipiù sofisticati), la radio, la TV, Internet hanno individuatola loro missione nella comunicazione e nel montaggiodelle varie forme espressive tradizionali (immagine,suono, parola scritta e orale).Abbiamo attraversato la lunga stagione della linguisticae della semiotica; l’analisi dei linguaggi ha impegnatofilosofi, linguisti, psicologi, studiosi di letteratura e dimedia; il nuovo millennio sembra segnare con lapluralità dei linguaggi l’orizzonte di ogni attività umana.Cosa significa per noi riflettere sulla pluralità deimezzi espressivi, sul plurilinguismo? Perché dedicare

Umberto Piersanti

Daniele Piccini Davide Rondoni

Il Preside: Matteo Martelli

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Dizionario

BAMBOCCIO: persona tonta, poco sveglia, chedice stupidaggini ed è facilmente influenzabile.

BOCCALONE: termine usato per indicare unapersona credulona, che ci casca come niente.

BOLGIA: stato emotivo per il quale qualsiasi azioneè concessa; quando si fa un gran “casino”, soprattuttoin gruppo, ma sta anche a significare un insiemeeccessivo di persone.

BRUCIATO: l’espressione “sei bruciato” viene dettaquando qualcuno non connette, cioè non capiscenulla e spesso non sa quello che dice o fa qualcosadi anormale. Si dice anche “Sei fuori come unbalcone” o si utilizza il termine “Sbarellato”.

BUCA: si dice “Mi ha dato buca” nel caso in cuiqualcuno non sia venuto ad un appuntamento. Siusa anche BIDONE, BIDONATA.

CARAMBA: diminutivo per “carabinieri”, vediSBIRRI.

CARTONE: “Ti do un cartone” nel senso di pugnoo schiaffone. Un sinonimo di “cartone” è “mina”.

CIULARE: nel senso di “rubare” o “fregarequalcuno”: “M’hanno ciulato la bici”.

GASATO: in senso positivo è una personaparticolarmente allegra ed esaltata; in senso negativoè qualcuno che si dà molte arie (uno che se la tirao un pottone). A uno del genere si dice “Fly down”.

SFIGATO: aggettivo molto diffuso tra i giovani. Iltipico sfigato ha un particolare stile di vita: scuola,casa, chiesa! La sua divisa è: pantaloni a sigarettache arrivano alla caviglia, calzini bianchi di cotoneche ricoprono la gamba fino al ginocchio, scarpetaroccate (adidascia), maglia della tuta (sempre

taroccata), occhialoni a fondo di bottiglia, apparecchiostile “ferrovie dello Stato”. Lo sfigato si comportain modo tale da essere repellente a tutti.

TRUZZO: espressione usata per indicare una personache dà abbastanza nell’occhio (e che può ancheprovenire dall’entroterra, “campagnolo”). Tipicolook del truzzo: finestrini dell’auto abbassati conmusica “TUNZ, TUNZ” a tutto volume; vetrioscurati; cerchioni in lega; scritte adesive sull’auto;cellulare all’ultimo grido (anche se non sa come siusa); mazzone di chiavi; jeans attillati e a zampa;camicia aperta e colletto alzato; occhiali da soleanche se piove; sigaretta nell’orecchio; capelli superingellati stile “T’ha leccato una vacca”.

COME DIRE A UNA PERSONA CHE È BRUTTASei bella come il sole: non ti si può guardare.Sei un pugno in un occhio.Sei un tafano, un carciofo, un cofano, uno scorfano.Sei bella come un cancro.

AcronimiCBCR: abbreviazione usata per scaricare una

“bambina” che promette bene… Significa: “Cresci bene che ripasso”.

TVTB: Ti voglio tanto bene.TAT: Ti amo tanto.TVUKDB: Ti voglio un casino di bene.

Abbreviazioni per SMSQND: quando, quindiXkè: perchéNN: nonCM: comeCMQ: comunque

Elisa Canali

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ai silenzi e alla contemplazione. Peròsono tutt’altro che intimistiche questeliriche dove l’esistenza, con le suepause di memoria, di colloquio o diriflessione, la cultura e la scritturacoincidono per una abilità tecnicaperfettamente usata e un controllostilistico che dà unità a tutto il libretto.Nonostante questo sia il secondo librodi Salvatore, dopo Quanta vita del’97, l’impressione è di trovarsi difronte ad una poesia adulta dove ilcome nasce insieme a ciò che pulsadentro e chiede di venire alla luce.Questo perché in Salvatore la lettura,la cultura, il linguaggio di poeti delleepoche più diverse a partire dalla

classicità sono stati da sempre la compagnia dei momentidi studio e di solitudine. Questa ricchezza, che sembrainnata tanto è naturale, diventa, con “l’evasionedal rito”, potenziamento linguistico e semanticoe moltiplica l’espressività della lirica senza cadere nellatrappola dell’artificio. Perciò i volti e i luoghi sonoveri, intensi gli stimoli delle occasioni, vivide le ore,mentre l’io affiora spesso pensoso, attento a calibrareil momento, ma anche sorridente, lievemente ironico;le impressioni sedimentate formano il filo che collegapassato e presente, lo specchio rimanda a suo modo leimmagini e le situazioni svelano una provvisorietà dateatro. Su tutto, una sicurezza formale volutamenteantilirica e quasi reticente con cui il poeta dà di séun’immagine, la più vera e al tempo stesso la piùsoggettiva. Se il buio incalza ai fianchi e c’è bisognodi un “fermo”, se la vita “è per un caso nonleggera”, se la “cartolina da casa” non riescea cogliere la totalità di ciò che è stato, la soluzione èguardare dentro e scrivere, illuminare discretamentecon la parola le zone d’ombra per riordinare eventi eaffetti con la virtù del giusto mezzo “che vince ilbuio”, come l’antico vate.Il libro di S.R. è stato presentato il 29 Marzo 2003 alLiceo “Città di Piero” durante un incontro sulla poesianell’ambito della Mostra Libri e oltre.

Musica:linguaggiouniversale?

L a m u s i c a ès icuramente unlinguaggio ma unlinguaggio che nonpuò trasmetterepensieri definiti einformazioni precise,

salvo che in rari casi. Questo è il motivo per il quale lamusica per un lungo periodo è stata al servizio dellaparola.Fin dal dodicesimo secolo si oscilla tra due modi oppostidi intendere il rapporto parola-musica: la musica postaal servizio della parola oppure tendente a una propriaautonomia.Solo con l’estetica romantica c’è unar ivalutaz ione del l ’asemanticità dellinguaggio musicale, inteso come linguaggiocapace di trascendere i limiti della materia e della ragione;il primato estetico spetta alla musica strumentale, musicasvincolata dalla parola, la cosiddetta musica “pura” acui viene conferito un ruolo di modello per tutte le altrearti.Quindi la musica può essere considerata unlinguaggio metaforico superiore in alcuni casianche a quello parlato in quanto può stabilire un contattoaltrimenti impossibile: così il regista Spielberg haimmaginato nel film “Incontri ravvicinati del terzotipo” dove il sistema di contatto fra gli umani e gliesseri extraterrestri avviene tramite suoni organizzati.Anche la Nasa ha inserito brani di Beethoven eMozart su uno speciale supporto audiovisivo posto sullasonda spaziale “Voyager” lanciata nel 1977 e che nellescorse settimane ha oltrepassato i confini del nostrosistema solare nella remota possibilità che venga acontatto con altre forme intelligenti.Oggi si cerca di analizzare come funziona il linguaggiomusicale rispetto agli altri linguaggi, quali meccanismipsicologici mette in moto, quali strutture linguistiche

Il linguaggiodel corpo

Oggi sappiamo concertezza che non vi èstruttura affettiva otensione psichica chenon si rifletta nelcorpo, né espressionevisibile del volto che

non riconduca a un moto interiore. Il corpo dispone diun proprio codice linguistico che può manifestarsi inmaniera del tutto involontaria.I saperi congiunti di Cinesica, Prossemica,Psicomotricità, hanno reso possibile decifrare eleggere questo codice. Conoscerlo e interpretarloarricchisce l’esperienza del linguaggio rendendo piùefficace e comprensibile la comunicazione tra le persone:il corpo smentisce o conferma il linguaggio parlato e laverità viene a galla nei gesti.Una verità riconducibile alle sfere più intimedell’individuo, là dove mente e corpo si incontrano perdare origine all’immagine corporea, ovvero l’idea cheognuno ha di sé e sulla quale regola il proprio agire.Questa è un’immagine dinamica che nel corso della vitaognuno di noi continuamente rielabora in relazione alleproprie esperienze, conoscenze, condizionamenti.E’ un’immagine mediata dal corpo luogo simbolico equindi luogo di proiezione di culture, miti sociali ecollettivi. Ieri corpo ‘negato’ costretto in fasce e occultatoda abiti, oggi corpo ‘visibile’ spogliato e modellato dallemacchine. Comunque sia, le scienze del XX secolo cihanno lasciato in eredità una certezza comune: questolinguaggio in continua evoluzione, se coltivato e resocosciente, è in grado di cambiare l’immagine corporeae di conseguenza l’agire di ogni individuo.La danza e le tecniche di movimento consapevole comelo yoga, sanno come intervenire in questo processo dimetamorfosi. C’è solo da chiedersi quale sia il modelloda perseguire: il corpo ‘digitale’ un corpo ciberneticopervaso da antichi saperi e impensabili potenzialità come

la nuova estetica cinematografica ce lo racconta in“Matrix” o in “Kill Bill” ?

Cinzia Gallo

Il ritornoRegia di Andrei Zvyagintsev.Con Vladimir Garin, Ivan Dobronravov,Konstantin LavronenkoDrammatico. Russia.

Il nome del regista è impronunciabile, Zvyagintsev, macon questo primo lungometraggio ha vinto il Leoned’oro a Venezia. Non solo. Per la prima volta in più diun decennio ha spostato milioni di spettatori russi dallesale dei blockbuster americani. Non è un blockbusterrusso. E’ un racconto sul mistero della paternità.Nel paesaggio aspro e incantato della Russia del nord,che una fotografia di profondità naturali e masse dicieli densi allontana dal realismo, due figli vivono coneccitazione e sospetto la ricomparsa del padre dopodieci anni di assenza. La figura contemplata in fotografiaora giace nell’altra stanza con la madre, dà ordini, esigerispetto. Qual è il confine tra l’appartenenza a ungenitore e la fiducia verso un’autorità, tra la carne e lacultura? Un viaggio, ricco di suspense e disseminatodi potenziali simbolismi sacri e profani, mette allaprova il rapporto. La tragedia non risolve il mistero,che resta giustamente insondabile, se non nel mito.Tra Bertolucci e Tarkovski, il film si ammanta diformalismo, ma conserva fascino e potenza. Da vedere.

Enrico Polchi

Salvatore RitrovatoVia della PesaBook Editore, 2003

Il titolo di questa raccolta di poesie di Salvatore Ritrovatosuggerisce temi minimali e registri linguistici quasiprosastici. Anche il disegno di copertina pare richiamare

I l i n g u a g g i d e l l ’ a n i m a , d e i s e n s i , d e i s e n t i m e n t i

Matteo Pizzichelli, NicolaBarbagli, Michele Chiasserini

Chiara Piccini

SalvatoreRitrovato

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Il linguaggiodella musica

La musica è arte escienza nello stesso

tempo, perciò, allo stesso tempo, deve esserecolta emozionalmente e fruita intellettualmente,perchè anche per la musica, come per ogni arteo scienza, non esistono scorciatoie per lacomprensione senza la “conoscenza”. L’amatoreche si diletta ascoltando la musica senzaconoscerne il codice è come il turista che passale vacanze all’estero e si accontenta di godersi ilpaesaggio, i gesti degli abitanti, il suono delleloro voci, senza capire una parola. Egli sente, manon è in grado di comprendere.Libri e libri sono stati scritti sull’importanza dellaacquisizione del linguaggio musicale, studiosi ecritici (italiani e non) hanno dato vita ad unadiffusa letteratura sull’argomento. Recentistatistiche hanno dimostrato che in Italia menodel 15% della popolazione ha una conoscenzaperlomeno basilare della musica. Ma oggi siascolta tanta musica e non si può ignorare deltutto com’è fatta e qual è il messaggio che, daitempi dei canti gregoriani ad oggi, ci vuoletrasmettere.“Se il mondo intero potesse solo sentire la forzadell’armonia...” (W. A. Mozart)(Per un approccio consapevole al linguaggiomusicale, si consiglia la lettura del testo “Lagrammatica della musica” di O. Karolyi).

Stefano Polchi

Il linguaggio della danza

“La danza è una lingua madre, un segnoimportante della vita. Un libro. La musica.L’anima. Il corpo. La bellezza. La purezza. Lafuga. Il balletto è una religione. La danza èl’alfabeto del mondo.” Parole di Bejart, uno deipiù grandi coreografi del mondo che hanno fattola storia del balletto.La danza, come arte, è un linguaggio che,esprimendosi mediante i movimenti del corpo el’espressione del volto, molto più significativi ditante parole, accomuna tutti i popoli del mondo.Una ballerina classica ha viso, braccia e gambe, treelementi che si fondono, si separano e sembranoquasi irreali. Con la danza, il ballerino e la musicacompongono un tutt’uno indissolubile esprimendoil massimo della gioia, la liberazione totale, la stradache porta vicino al cielo. La musica entra dentrol’anima, percorre tutto il corpo fino a creare unisolamento totale rispetto al resto del mondo.Ballando, è possibile sfogarsi, tirar fuori tutto ciòche abbiamo dentro, gioia, rabbia, tristezza, se stessi.

Matilde Barciulli

Mateling

L a m a t e m a t i c a èl'insieme di tutti i teoremiche seguono da tutti isistemi assiomatici formalizzabili possibili. Laclassica metafora ludica è che gli assiomi sono leregole del gioco e i teoremi sono delle affermazionivere sul gioco. In questo senso, non c'è differenzaqualitativa tra dire "negli scacchi l'alfiere si muovesempre su caselle dello stesso colore" e dire "inumeri primi sono infiniti". Sono ambedue verità

Il soggetto e il campo

Il linguaggio matematico,nella sua evoluzione storica,si è caricato di segni e diabbreviazioni, si è espresso

in teoremi e congetture, giungendo finoall’avanzato stato attuale.Ma come appare oggi questo linguaggio agli occhidi un giovane? Potente, ma limitato; comprensibilea tutti per la sua formalità e universalità, malontano e difficile per la sua fredda astrattezza.Tale linguaggio semplifica i problemi complessidella concreta esperienza, offrendoci deglienunciati conchiusi, sintetici e logicamente certi,che però si sottraggono al dinamismo della vita.Infatti non considera i fattori sociali, storici epsicologici di cui è intessuta la singolare vicendaumana, sempre soggetta al rischio e all’imprevisto.Esso non crea, né riflette, né modifica la realtà.Il suo paradigmatico rigore ci consente dicontrollare il flusso di dati dell’esperienza e dicomprendere le leggi che governano la natura, maè inadatto a riflettere le sfumature e i contrastidell’esistenza.I suoi concetti di infinitamente grande einfinitamente piccolo, cui non corrisponde nullanella realtà, rinviano a questo enigma: come puòun essere finito, qual è l’uomo, rappresentarsi edesiderare l’infinito?Pare che la ragione geometrica sia una luceincapace di rischiarare da sola quel fondo oscuroda cui emerge, e qui si pone la necessità di integrareil linguaggio matematico con tutti gli altri linguaggidella cultura umana.

Virgilio Quartara

dimostrate e dunque sempre valide; la secondaaffermazione apparirà ad un matematico piùinteressante, ma è questione di gusti.Forzando un po', possiamo spingerci a dire dunqueche la matematica è l'insieme di tutti i giochipossibili, e questa presentazione garberà ai più.Esemplificando ancora, ogni sistema di assiomigenera un mondo, ed ogni teorema è una legge diquel mondo. Il fatto interessante è che i fisici, uncerto Galilei in primis, ci dicono che fra i mondidescritti c'è pure il nostro, quello in cui viviamo. Omeglio, forse il nostro mondo non ha assiomi definiti,di certo però esistono un po' di leggi che lo descrivonoabbastanza bene in alcuni aspetti, e la lingua in cuisono scritte queste leggi è quella della matematica.E non solo, operando formalmente su queste leggisecondo le regole di quella che noi chiamiamoaritmetica (e che è appunto una delle tantematematiche), per esempio combinando fra loro dueleggi, otteniamo ancora leggi valide. Ecco dunqueche la matematica da universo a sè diventa linguaggio,linguaggio essenziale per la comprensione del postoin cui ci troviamo a vivere.Potremmo visualizzare in maniera pittoresca la cosain questo modo: c'è il nostro mondo, che noicerchiamo di abitare felicemente, ed accanto ad essoaltri mondi un po' meno tangibili (la citata aritmetica,la geometria euclidea, ecc.) da cui noi attingiamo lalingua che in parte descrive il nostro. Vi sono poidelle persone singolari, i matematici, i quali credonoche questi altri mondi siano degni di per sé di interessee si dedicano al loro studio; se poi sono veramentematti, si mettono a negare la proprietà commutativae si creano i loro mondi personali da indagare. Nepossono creare quanti ne vogliono, e la cosa nonha fine.

Lorenzo Villa

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I nostri alunnie il latino

Qual è il compito dellanostra scuola? Se esaminiamolo scenario complesso di quest’erapost-tecnologica, la risposta piùconvincente sul ruolo della scuola, è

che essa ha il compito di guidare i giovani allaconsapevolezza della grande importanza e al tempostesso della ambiguità degli strumenti che scienza etecnologia mettono nelle loro mani, e di favorire laconquista della capacità di usarli in modo maturo econsapevole. Se questa risposta ci appare convincente,allora: serve ancora il latino perportare avanti un tale compito nellascuola? Certo, lo studio del latino “forma la mente”,come spesso si dice, ma lo fa come lo studio di qualsiasialtra lingua, in quanto apprendimento organicamentestrutturato e criticamente rielaborato. Poi, però, c’è ilvalore formativo dell’approccio alla cultura che inquella lingua si è espressa. Ed è proprio qui che se nemisura il significato aggiunto, perché il latino è statoveicolo di una cultura dalla quale deriva la nostra; illatino è perciò la radice della parola attraverso la qualenoi italiani conosciamo noi stessi e il mondo. E’ perquesto motivo, essenzialmente, che è difficileliberarcene, perché verrebbero impoveriti i mezzi perconseguire una maturazione umana autentica, che peressere tale non può essere senza radici. Il problemavero, allora, è come rendere attuale l’insegnamento diuna lingua e di una civiltà che ai nostri giovani appaionosempre più lontane e difficili da capire. Quale docentenon ha sperimentato la delusione e il dubbio, di frontea studenti che evidenziano povertà di lessico e difficoltàa strutturare in modo logico e coerente il propriopensiero, e che appaiono sempre più in difficoltà neldare forma e senso al rapporto passato-presente?Considerando tali difficoltà, forse, la strada miglioreè quella di non rinunciare alle potenzialità del nostrointervento didattico, ma di mettere in discussione,

Il linguaggio della scienza

Le discipline, nella ricchezza della loro diversità, hannoun proprio linguaggio, che due aspetti fondamentalicontribuiscono a comporre: quello relativo alla“terminologia” e quello che si origina dal modo diprocedere o “metodo”.Nel caso specifico delle scienze, questo secondo aspetto,riconducibile all’esperienza galileiana che ha elaboratoil metodo di tipo sperimentale, è così caratterizzanteche vi si deve fare necessariamente riferimento quandosi parla di linguaggio della scienza.Le sue esigenze si richiamano ai principi dirigore, chiarezza e semplicità, mentre lasua internazionalità è garantita dall’uso dellamatematica, “lingua” inequivocabilmente universale,codificata in un apparato di simboli, sigle e formulespecifico per ogni disciplina scientifica. Nell’ambitodella biologia molecolare, ad esempio, il linguaggio ditipo chimico-matematico si traduce nella scrittura delDNA che, con un alfabeto di sole quattro lettere, lebasi azotate, e con un sistema universale di regole, ilcodice genetico, riesce ad esprimersi in una molteplicitàdi forme diverse di vita.

Maria Concetta Bianconi

Il linguaggio dellafilosofia

Esiste un linguaggio propriamentefilosofico? Ha la filosofia un propriocampo di indagine ben delimitato, unap r o p r i a m e t o d o l o g i a e , d iconseguenza, uno specifico linguaggio

“tecnico”, con un lessico che la differenzia e la distanziadalla altre scienze?Se si considera la filosofia come ricerca del sapere(ciò che suggerisce l’analisi etimologica del termine),

dialogo, secondo il modello socratico. Fa eco aSocrate il filosofo contemporaneo Gadamer: “L’artedel domandare è l’arte stessa […] del pensare”: solonel linguaggio maturano la comprensione e l’interpre-tazione. Il linguaggio in Gadamer, che qui si riallacciadirettamente a Heidegger, si configura come modoprimario costitutivo dell’essere, il quale, quindi,risulta l’oggetto fondamentale dell’indagine filosofica(“L’essere, che può venir compreso, è linguaggio”).Questo approccio ci rimanda direttamente all’altragrande concezione che considera la filosofia come“scienza dell’essere in quanto essere” (Aristotele) eche la fa coincidere con la metafisica che, perWisdom, fa perno proprio sul linguaggio. Nessunproblema è veramente estraneo alla filosofia: esistono,cioè, della “zone di confine”, che stanno in tuttii settori del sapere e che è la filosofia ad affrontare.Probabilmente oggi la filosofia non può pretendere disfidare i saperi scientifici nei settori di loro competenzae non ha neanche un settore dello scibile di sua specificapertinenza. La filosofia si distingue dalle altre scienzeper il peculiare “punto di vista”: quandoconsidera un oggetto lo vede sempre ed esclusivamentedal punto di vista che sta al limite, da quello dell’aspettofondamentale; là dove le altre scienze si arrestanosoltanto allora il filosofo comincia a porre domande,le quali possono essere chiamate “domande disenso” (espressione che racchiude entrambi i significatifondamentali di “filosofia” a cui si è accennato). Perquesto non esiste un modo predefinito di fare filosofiae non esiste neppure un genere letterario specifico perla filosofia: i filosofi hanno scritto in maniere diverse,usando stili e linguaggi assai lontani fra loro e scegliendogeneri diversi: la poesia e la prosa, il romanzo e iltrattato, l’aforisma e il teorema, l’assurdo e la logica.Tutto ciò non impedisce, però, che ci sia unaineliminabile “tecnicità” del linguaggio filosofico,nell’uso di una terminologia e di un lessico specifici,per cui anche le parole della filosofia esprimono semprel’essenziale, il fondamentale, ciò che non appare aduno sguardo superficiale e ordinario.

Elisa Cappelletti

P l u r a l i t à P l u r a l i s m o P l u r i l i n g u i s m ogrammaticale, sotto forma di regole e di applicazionedelle regole, alla lettura dei testi spesso ridotta a sterilepalestra di controlli grammaticali e sintattici, fino allavoro di traduzione concepito spesso soltanto consemplice valore di accertamento fiscale.

Fabrizia Romolini

Scambi culturaliAllargamento ad estd e l l ’ E u r o p a .Globalizzazione. Sempre piùspesso, di questi tempi, facciamo iconti con categorie come queste.

Educazione alla mondialità: è una dellenovità che sono entrate di recente a far parte dellinguaggio pedagogico e di quello scolastico. È appuntola categoria della mondializzazione che determinal’espansione nei programmi scolastici dell’insegnamentolinguistico: l’inglese sarà obbligatorio dalle elementari;la seconda lingua comunitaria (nelle nostre zone inglesee francese) sta sempre più entrando nelle offerte formativescolastiche; nei linguistici delle superiori, come in quellodel Liceo “Città di Piero”, è ormai stabilmente insediataanche la terza lingua comunitaria che gli studenti scelgonofra lo spagnolo e il tedesco. La necessità di abbattere lebarriere culturali e di avvicinare i popoli passa attraversola reciproca conoscenza delle lingue. Sempre più difrequente, negli scambi di classe che l’istituto – conscelta strategica- ormai da anni organizza per i suoistudenti, capita di imbattersi in licei europei, all’Estcome all’Ovest, dove esistono cattedre di lingua italiana.Per comprendere le diversità occorre capirsi: e illinguaggio è il veicolo principale della comunicazione.Gli scambi culturali, gli stageslinguistici, le full immertionall’estero sono diventati allora, per il Liceo “Cittàdi Piero”, una scelta formativa che vuolrispondere appunto alla impressionante accelerazioneche ha avuto negli ultimi anni la spinta alla unificazioneeuropea ed alla globalizzazione delle culture e delle