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AL PORTALETTERE: in caso di mancato recapito inviare all’Ufficio Poste di Cesena-Centro per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tassa. NOTIZIARIO «AMICI DI BENEDETTA» Anno XXXII - n. 1 - Maggio 2017 Semestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. abbon. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB di Forlì - Aut. Trib. Forlì n. 18/86 - Dir. Resp.: Gianfranco Amati - “Amici di Benedetta” Casella postale n. 62 - 47013 Dovadola (FC) - Amm.: Via Benedetta Bianchi Porro, 4 - Dovadola (FC) - Tel. 0543 934676 - c.c.p. 1000159051 - Taxe perçue (tassa riscossa) - Stampa Stilgraf Cesena «La vita in sé e per sé mi sembra un miracolo con tutte le sue cose e vorrei poter innalzare sempre un inno di lode a chi me l’ha data». Benedetta Dipinto di Aliza Mandel - 1997

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AL PORTALETTERE: in caso di mancato recapito inviare all’Ufficio Poste di Cesena-Centro per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tassa.

NOTIZIARIO «AMICI DI BENEDETTA» Anno XXXII - n. 1 - Maggio 2017Semestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. abbon. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB di Forlì - Aut. Trib. Forlì n. 18/86 -Dir. Resp.: Gianfranco Amati - “Amici di Benedetta” Casella postale n. 62 - 47013 Dovadola (FC) - Amm.: Via Benedetta Bianchi Porro, 4 - Dovadola (FC) - Tel. 0543 934676 - c.c.p. 1000159051 - Taxe perçue (tassa riscossa) - Stampa Stilgraf Cesena

«La vita in sé e per sé mi sembra un miracolo contutte le sue cose e vorrei poter innalzare sempre uninno di lode a chi me l’ha data».

Benedetta

Dipinto di Aliza Mandel - 1997

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2 n l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83

• 19 gennaio 2017 - Su «il momento» l’intera pagina 17 è de-dicata a Benedetta con tre articoli.– Nel primo, Giovanni Amati ricorda l’appuntamento a Do-

vadola di domenica 22 gennaio in occasione del 53º dellamorte di Benedetta.

– Nel secondo, si parla del libro Benedetta e le ricette di fa-miglia, pubblicato a cura dell’Associazione per BenedettaBianchi Porro. Raccoglie le ricette che Benedetta avevatrascritto in un quaderno.

– “La gloria del Signore brilla nella misericordia” è il titolodel terzo articolo, firmato da Iside Giambi, che considerala II opera di misericordia spirituale (insegnare agli igno-ranti) negli Scritti della Venerabile.

• 22 gennaio - Badia di Dovadola. Il card. Edoardo Menichelli presiede la solenne celebrazione eucaristica peril 53. anniversario della nascita al cielo di Benedetta. Con-celebranti sono il vescovo Mons. Lino Pizzi, Mons. DinoZattini, Mons. Evelino Dal Bon, don Alfeo Costa, P. Gu-glielmo Camera. Presenti numerosi fedeli, familiari di Be-nedetta con le sorelle Emanuela e Carmen, il sindaco Zellidi Dovadola e l’Assessore Ferrari per il Comune di Sirmio-ne. Segue il consueto incontro conviviale alla «Rosa bian-ca”. L’omelia del Cardinale è in questo numero de «l’annun-cio».

• 24 gennaio - «il Resto del Carlino» Forlì (p. 2). Un articolodi Quinto Cappelli informa sul lavoro che la Congregazionedelle Cause dei Beati e dei Santi sta svolgendo sul presunto“miracolo” della guarigione di un giovane di Genova. I pe-riti stanno esaminando il materiale che potrebbe essere deci-sivo per dichiarare Beata la nostra Benedetta.

• 26 gennaio - «il momento» (p. 17). “Ricordata Benedettadal card. Menichelli domenica 22 a Dovadola” è il titolodell’articolo di Quinto Cappelli che riporta le domande cheil Cardinale si è fatto e che rivolge anche a tutti noi che ab-biamo avuto la gioia di conoscere la splendida figura di Be-nedetta.

• 1 febbraio 2017 - In preparazione della “39ª Giornata per lavita”, la Commissione per la famiglia e la vita della diocesidi Concordia-Pordenone e il Movimento per la vita di Por-denone hanno organizzato un incontro su “Donne e uominiper la vita” a S. Michele al Tagliamento. Alla tavola roton-da, moderata da Lucia Bellaspiga, ha partecipato EmanuelaBianchi Porro.

• 16 febbraio - «il momento» (p. 21). “Ah, la luce che emanada Cristo e dalla Chiesa!”. Questo è il titolo di un articolo ap. 21, firmato da Iside Giambi, che cura la rubrica “I pensie-ri di Benedetta”. Viene qui considerata la III opera di mise-ricordia spirituale: ammonire i peccatori. La Giambi mostrail modo costruttivo con il quale Benedetta si accosta allepersone per aiutarle ad uscire dalla situazione negativa incui si trovano.

Pagine di diarioa cura di ROBERTA BÖSSMANN

• 9 marzo - «il momento». “Dio è il Padre di ogni consolazio-ne” è il titolo di un articolo a p. 21 di Iside Giambi, sulla IV opera di misericordia spirituale: consolare gli afflitti. Inmolte occasioni Benedetta ha saputo fare suo il dolore deglialtri e l’articolo ne dà ampia documentazione.– Nello stesso numero del settimanale è riportato a p. 17 un

ricordo di don Giovanni Severi della professoressa Maria-chiara Margheritini, morta il 20 febbraio a Forlì. Giàcompagna di banco di Benedetta al ginnasio e come lei poliomielitica, in seguito aveva avuto un incidente au-tomobilistico che aveva aggravato la sua infermità. Benedetta era stata per lei un punto di riferimento impor-tante.

• 16 marzo - «il momento» (p. 9). Due nuovi cittadini bene-meriti a Dovadola. Uno è Alfredo Boschini, che è riuscito afar salvare da sicuro fallimento la casa di riposo e l’altro èFoscolo Lombardi, liutaio, la cui bottega sembra un vero eproprio museo. Foscolo è anche un grande amico di Bene-detta, Cogliamo l’occasione per ringraziarlo di cuore per tut-to quello che fa perché Benedetta venga conosciuta.

• 23 marzo - «il momento» (p. 23). “Cammino dell’Amiciziafino all’eremo” Da Dovadola a Montepaolo, seguendo le or-me di Benedetta e di Sant’Antonio. Così Quinto Cappellipreannuncia l’inaugurazione a Dovadola il 30 aprile del“Cammino dell’Amicizia”, per avvicinare il mondo laico aquello spirituale, attraverso due figure che hanno vissuto nelterritorio: Benedetta e Sant’Antonio da Padova. Il cammino,della lunghezza di circa sette chilometri, prevede sette tappe,in ciascuna delle quali vengono proposti pensieri sull’amici-zia.

• 31 marzo - Alle ore 21 c’è stato un incontro con EmanuelaBianchi Porro nella Chiesa parrocchiale dei Santi di Bellin-zago (Novara).

• 6 aprile - «il momento» (p. 10). Un articolo dal titolo “Be-nedetta in cucina” riporta la notizia che sabato 8 aprile, alleore 17, presso EatItaly, a Forlì ci sarà la presentazione del li-bro Benedetta e le ricetta di famiglia, a cura di Liliana Fab-bri Selli e Flavia Bugani.

• 30 aprile - Inaugurazione del Cammino dell’amicizia Dova-dola-Montepaolo con notevole affluenza di persone.

• 4 maggio - «il momento» (p. 21). Molto sarà perdonato achi molto ha amato è il titolo della rubrica “I pensieri di Be-nedetta”, firmato da Iside Giambi che parla della V opera dimisericordia spirituale, ‘perdonare le offese’, ricordando al-cuni comportamenti suggeriti in proposito da Benedetta.

• 7 maggio - Forlì. Emanuela Bianchi Porro, ha portato il suosaluto, nel ricordo di Benedetta poliomielitica, ai numerosipartecipanti, più di 7000, alla gara podistica non competitiva“Run to end polio now”, organizzata dal Rotary di Forlì perraccogliere fondi per sradicare la poliomielite nel mondo.

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l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83 n 3

Innanzitutto permettetemi di manifestarvi le mie intenzionidi preghiera.

Prego perché il percorso di beatificazione della nostra Ve-nerabile si compia, prego per questa Comunità e non solo, per-ché sia degna di una figlia così particolare e permettetemi didire pubblicamente che prego per il vostro Vescovo, che oggifesteggia l’undicesimo anniversario della sua Ordinazione Epi-scopale.

Adesso introduco questa mia riflessione chiedendovi unpo’ di pazienza.

“Il Signore è mia Luce e mia Salvezza”.Questo versetto, che abbiamo ripetuto più volte nel Salmo

Responsoriale, anche cantandolo, mi aiuterà, per quello cheposso, a meditare con voi la Parola di Dio che ci è stata donatain questa Liturgia come nutrimento della Fede e ad intrecciare,come meravigliosa sintesi questa stessa parola con l’esperienzaumana e spirituale della Venerabile Benedetta Bianchi Porro,gemma di questa comunità di Dovadola ed anche di Sirmione.

Sono molto grato, oltre che al Vescovo, a Don Alfeo perl’invito che molto mi onora, ed altresì per avermi fatto cono-scere la vita santa di Benedetta, che non conoscevo.

Donna bella, e su questa espressione “bella” occorrerà farechiarezza più avanti, gioiosa, credente, con addosso il giogodella Croce, che si fa strumento di un’intensa vita spirituale,testimonianza di Grazia che converte i cuori e che alimentaun’intensa esperienza di Apostolato. Durante la sua pur brevevita, ma in particolare nei momenti più acuti della malattia, lastoria personale di Benedetta è una vera “cattedra”, una scuolaper solidi ammaestramenti.

Quanto è ricca la Sua esperienza, quanto altrettanto ricco èil Suo Apostolato e quanta sapienza annuncia e custodisce!

Carissimi, di fronte a persone che possiedono una così ele-vata ricchezza spirituale e, permettetemi di dire, che hanno al-tresì un corredo etico che per essere compreso avrebbe biso-gno di una condivisione esistenziale, io mi domando, ma que-sta domanda la rivolgo anche a voi, quali insegnamenti questocorredo e questa ricchezza spirituale possono offrire oggi, ame e a voi, quali elevazioni di saggezza possono offrire, comemedicina, alle insipienze culturali di questo tempo che rendonola vita prigioniera di illusioni e vuota anche del Mistero che, difatto, la abita?

Provo, balbettando, ad intrecciare la Parola di Dio, che ci èstata donata oggi, con la vita di Benedetta come esempio e ve-rità imitativa.

In questa circostanza, come in altre realtà, tutte le comunitàfesteggiano i Santi,  si mettono in ginocchio davanti ai Santi,implorano i Santi. Ma la domanda che vi pongo è: li imitano?L’intrecciare la parola di Dio con la vita di Benedetta vuole es-sere il modo per trovare un esempio che ci guidi.

Cito piccole espressioni dei brani della parola di Dio di oggi.

La prima citazione è questa; Gesù dice: “Convertitevi per-ché il Regno è vicino”. Lo dice Gesù e quando Gesù dice que-sto, carissimi, non scherza. Di fronte a Lui, di fronte alla Sua

BADIA DI DOVADOLA - 22 GENNAIO 2017

Omelia del Cardinale Edoardo Menichelliproposta, di fronte alla Santità di Dio, c’è solo una cosa da fa-re: non discutere e convertirsi, cioè “orientare il cuore verso”.

La seconda citazione che prendo dalla parola di Dio è que-sta: “Non rendete vana la Croce di Cristo”. Questo lo dicePaolo ai cristiani di Corinto, che come cristiani non erano pro-prio un grande esempio. Paolo li ammonisce. “Non rendere va-na la Croce di Cristo” perché la Croce è l’unico mezzo di sal-vezza, non ne esiste un  altro. Può non piacere questa cosa, ame non piace. Però se voglio essere salvato devo prendere co-me Cristo la Croce.

Terza citazione, ancora una volta Paolo rivolto ai cristiani diCorinto: “Siate in perfetta unione di pensiero e di sentire”.

I discepoli di Cristo possono confondere il mondo solo sedanno l’esempio di amarsi. Tutto ciò carissimi, nella nostra Ve-nerabile Benedetta, si è fatto concretezza e testimonianzaevangelica. Questa concretezza io la riassumo dicendo che  ilmistero di Dio, fattosi visibile in Cristo, muove e dà senso atutta la vita di Benedetta.

Da quanto ho letto, Benedetta è vissuta immersa nel miste-ro di Dio e questo Suo modo di vivere ha nutrito la Fede.

E qui c’è una riflessione che vale per me, ma anche pervoi. Ho una domanda da rivolgervi: “Siamo credenti noi?”. Vimeraviglierete del fatto che un Vescovo domandi questo a voiche state pregando in Chiesa? La fede non è un rito. La fedeper noi, ed ecco di nuovo la testimonianza di Benedetta, è Cri-sto. Solo se tu hai un legame profondo, un rapporto diretto per-sonale con Cristo, ma Cristo non come una somma di normemorali: “Devi fare questo e quest’altro…”, bensì come unapersona che ami e che ti ama, ebbene solo allora tu hai la fede,perché quando si ama non ci si stacca mai dalla persona che siama. Anche se “non la vedi” questa persona ti condiziona e inBenedetta questo era evidentissimo.

La croce sul cammino di Benedetta, come strada di gaudioe di spirituale letizia. Figlioli cari, abbiate pazienza! Ecco per-ché i Santi sono strani! Ecco perché li invochiamo, ma difficil-mente li imitiamo! Scriveva così Benedetta: “Mi pare di esse-re, anche in mezzo alle mie sofferenze, piena di una gioia chenon è terrena”.

Riflettiamo sulla Chiesa, come comunità cristiana, casa emensa dove Cristo opera e salva. Diceva Benedetta: “La caritàè abitare negli altri”.

Mi domando: io, noi, le nostre comunità cristiane, abbiamoqualcosa da imparare dalla sorella Benedetta per essere co-struttori del bene,  collaboratori con l’opera di Misericordia diDio? Questa è la domanda che dobbiamo farci tutti. C’è qual-che cosa che ci aiuta a trovare serenità e speranza dentro la“baldoria culturale” in cui ci siamo cacciati e che non ci con-sente di trovare pace?

Brevemente cercherò di esporre ed anche applicare alcuneidee alla mia vita e alla vostra, molto semplicemente.

Il primo suggerimento è quello di ritrovare la “centralità”di Dio e della Sua volontà nella nostra esistenza e nella co-

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4 n l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83

struzione di una società degna dell’Uomo. Questo, cari cristia-ni, è l’obbligo che noi abbiamo oggi. I cristiani non possonolamentarsi perché sono in Cristo vittoriosi, come Lui. I cristia-ni devono essere nel mondo contemporaneo le persone che te-stimoniano la centralità di Dio e della Sua volontà. L’umanità,ma anche l’uomo religioso, è sempre tentata da una superbia eda una visione di sé piena di autonomia, soprattutto di autono-mia “etica” rispetto al vivere.

Volgarmente si dice: “Faccio quello che mi pare”.Non lo avete detto mai? Cosa è questo se non togliere dalla

nostra vita la centralità del Mistero di Dio e della Sua volontà?Scriveva Benedetta: “Desidero solo che si compia ciò che

Dio vuole da me, perché tutto è Grazia”.Ai genitori dico: educate i vostri figli a fare della vita non

una baldoria, non un’indisciplina costante.Qualcuno dirà: “Oh, ma mio figlio è tanto bravo!”.C’è qualcuno che dice: “Mio figlio è Santo?”.Quanto edificanti ed educative sono queste parole!Spesso l’indisciplina e la ribellione governano la nostra

vita.Come diceva Benedetta, occorre tornare all’università di

Dio, per essere ricchi di santità e capaci di “segnare” la vita siadella comunità che quella personale.

Guardate, su questo aspetto bisogna che ci diamo tutti unaregolata, tutti. Molto semplicemente bisogna rimettere le rego-le di Dio al centro della vita. Il disordine etico che c’è ogginon autorizza mai ad andare contro le persone.

Torniamo al mistero della croce.Figlioli, noi siamo discepoli di quello crocifisso lassù…lo

vedete com’è?La Croce come trionfo dell’Amore. Solo chi ama soffre e

soffre per amore. In realtà oggi noi l’Amore l’abbiamo ridottoal piacere.

I piaceri non servono a nulla se non a godere per un mo-mento.

E poi? E poi, e poi… vagabondare…Il mistero della Croce come trionfo dell’amore e confor-

mità a Cristo. Certo, detto così, può sembrare che la Croce sia,come dire, amabile. No, la croce non è mai amabile, non lo èstata nemmeno per Gesù. Vi ricordate la frase? “Padre, se pos-sibile, allontana da me questo calice, ma sia fatta la Tua vo-lontà”. La croce appartiene al Mistero del vivere.

Non c’è niente da fare figlioli, prima o poi arriva.Da quello che ho letto non mi risulta che Benedetta abbia

chiesto la Croce. La Croce non va né chiesta né scelta. Il Van-gelo dice che la croce va presa. Come diceva il beato Paolo VI:“Per ciascuno di noi ce n’è una”. Ed è quella per te, non lapuoi paragonare a quella di un altro.

La Croce va accolta come collaborazione redentiva e comepurificazione perché tutti nella Fede siamo collaboratori di Dioe tutti, come peccatori, abbiamo bisogno di purificazione.

Il cristiano consapevole sa di questo duplice significato esenza mistificazioni spirituali,  senza fanatismi insopportabilivive l’esistenza rendendola evangelicamente utile e umana-mente vera.

Il tempo che viviamo com’è rispetto alla Croce? Figlioli,dobbiamo porci questa domanda…

Viviamo il tempo della beatitudine del corpo che deve staresempre bene. Siamo malati di giovanilismo. Figlioli cari, nonci sono i pezzi di ricambio per la vita umana, non ci sono.

Questa beatitudine del corpo conduce quasi ad una sorta di pensiero “turbato” e cioè al pensiero che il corpo sia im -mortale.

Un corpo perfetto, bello, sano, non può morire.Anche a Dovadola morirà qualcuno. Cosa c’è scritto sui

manifesti di funebri? “È deceduto, è scomparso, si è allontana-to dai suoi” Non è così? Si è mai scritto forse: “È morto?”.

Vedete, la cultura ci ha sottratto la verità.Questo mistero della Croce occorre che ci renda consape-

voli che tutti siamo abitati e abitiamo nella fragilità. La fragi-lità è la nostra vera condizione.

Ecco perché Benedetta è santa. Di fronte a quello che le èsuccesso – e non c’è stato mai un momento nella sua vita incui abbia potuto dire “Sto benissimo” – questa fragilità l’havissuta con pienezza e ha dato testimonianza a tutti noi.

Guardate, e chiudo con questo pensiero… Noi curiamo piùl’estetica che la bellezza. La bellezza, figlioli cari, non è quan-do io piaccio agli altri. Voi sapete quale è la rappresentazionepiù bella della bellezza? Della bellezza evangelicamente par-lando? È il Calvario.

Il massimo della bellezza sta là dove si celebra il massimodell’Amore. Lì c’è Cristo che si immola per Amore, lì c’è unamadre che sta lì unita al figlio nel massimo della tribolazione.Lì c’è il massimo della bellezza e dell’amore. Lo so che sonocose che sconvolgono, figlioli.

Nessuno di noi sa quanto vivrà né quando morirà.Immagino che anche qui si dica: “Sono andato in Chiesa

oppure sono andato a Messa”, ma non so se invece si dica:“Vivo l’Eucarestia, sono Chiesa”.

Ebbene, questa è l’altra grande testimonianza della venera-bile Benedetta: la consapevolezza che l’Eucarestia è cibo in-dispensabile e che la Chiesa, la comunità vive dell’Eucare-stia. In Lei c’era un rapporto strettissimo tra il “pane santo” ela Chiesa carità.

Costretta a non andare in Chiesa dalla malattia invalidante,Benedetta era Chiesa “viva” perché intorno a Lei si viveva unvero senso ecclesiale che partendo dall’Eucarestia come cibo ealimento giungeva a sperimentare un sentirsi parte indispensa-bile ed utile per la crescita della comunità.

Dice Benedetta alla mamma: “Mamma, oggi il pane che minutre non me lo dai?”. E il pane che la nutriva era l’Eucarestia.

Carissimi, la Chiesa non è un generico “vogliamoci bene”,la Chiesa è una comunità eucaristica, di persone eucaristiche.

Chiudo così, con alcune domande. Com’è la nostra comu-nità? Come si celebra la Santa Eucarestia? Come partecipo allavita della Comunità? Non abbiamo forse privatizzato la fedecosì come abbiamo privatizzato la casa e la mensa?

Chiedo questo a me stesso e a voi.Buon lavoro nella vita cristiana. Amen 

[Il testo, non rivisto dall’Autore, è stato trascritto dalla registrazio-ne, a cura dell’amica Daniela Zodda, che sentitamente ringraziamo;N.d.R.]

Continua da pag. 3

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l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83 n 5

A volte forse pensiamo cheBenedetta, tutto sommato, siastata una persona particolar-mente fortunata, malgrado itanti guai che ha dovuto af-frontare nella sua esistenza.Sapeva, per lo meno, ciò chevoleva raggiungere, mentrenoi molte volte ci smarriamoper strada o forse non sappia-mo neppure quale sia la viagiusta che dobbiamo percor-rere per arrivare a una qual-che meta significativa, alme-no per noi.

In realtà, anche per Bene-detta non è stato sempre tuttocosì chiaro. Anche lei ha avu-to i suoi momenti bui, man-canza di equilibrio, anche leisi è sentita sciocca, piena didubbi e di scetticismo. Anchelei ha vissuto le sue tenebre,si è sentita falsa, inutile, vuo-ta, piena di noia.

C’è una lettera, scritta adAnna Laura Conti il 28 aprile1953, in cui Benedetta espri-me in modo chiaro questostato d’animo. Alcuni mesidopo, il 29 ottobre 1953, inprocinto di partire per Milanoper andare all’università, scri-ve ancora all’amica: “dovròaffrontare tante difficoltà […]e cercare di aprirmi una stra-da fra gli altri se non voglioessere calpestata”. Sa che aMilano non ci sarà la fami-glia a sostenerla e questo lefa paura. La parola “calpesta-ta” è molto forte e ci fa capi-re come poteva essere grandeil suo timore di “essere nullafra i tanti”, come scriverà daSirmione, sempre all’amica il20 ottobre 1954, prima di ri-partire per Milano.

La sordità è ormai ad unostato avanzato e Benedettapreferisce passare per tonta,piuttosto che far sapere di es-

Subito dopo si sente addi-rittura ingiusta per questa suagioia paragonata alle soffe-renze che vede attorno a sé.

Nella lettera successiva del2 maggio 1958 scrive, semprea Maria Grazia: “Io mi sentoincredibilmente eu fo rica, feli-ce, libera, mi sembra d’esse-re in un cantuccio di paradi-so terrestre”.

Sembra di trovarsi di frontea un’altra persona.

Spariti i timori e le paure,al senso di inadeguatezza èsubentrato un atteggiamentopositivo di fronte alla vita, lacapacità di essere felice no-nostante tutto.

Il cammino è solo all’ini-zio. Benedetta non ha ancoraben chiaro il suo destino e ilsuo compito nella vita, ma stain ascolto senza disillusioni,senza amarezza di fondo.

Cerca dei momenti tran-quilli e dice vari no anche aifamiliari che volevano portar-la in giro per il mondo duran-te le vacanze (a Nicoletta, 4 luglio 1959).

sere sorda. Si sente derisa daicompagni di facoltà e a voltele pare “di essere un monu-mento nazionale di mutilati diguerra”.

Benedetta si sente semprepiù inutile e sola, pensa allanuova operazione alla gambache dovrà affrontare per po-terla allungare. Da quel mo-mento le operazioni si molti-plicheranno. Le sue condizio-ni fisiche cominciano ad es-sere davvero gravi, ma miste-riosamente Benedetta acquisi-sce un suo equilibrio. Hasempre più interessi, inizia adipingere, legge poesie, si in-teressa di letteratura america-na e russa e, per quanto ri-guarda lo spirito, in una lette-ra a Maria Grazia (19 aprile1958) afferma di essere feli-ce. In questa lettera scrivequello che forse è il suo pen-siero più bello: “Io penso:che cosa meravigliosa è la vi-ta (anche nei suoi aspetti piùterribili); come la mia animaè piena di gratitudine e amo-re verso Dio per questo!”.

Pastello di Aliza Mandel

Comincia la sua corrispon-denza con l’amica Nicoletta econ don Elios Mori. Ciò chesi scrivono sono pensieriprofondamente religiosi, maanche profondamente umani.Dio è vicino giorno e notte,non occorre andare a cercarlochissà dove. È questo che Be-nedetta scopre grazie agliamici e la consapevolezza chemai più sarà sola le permettedi cambiare totalmente il suostato d’animo. D’ora in poipotrà accettare tutto, perché sache non è da sola a portare ilpeso della croce.

Le lettere di Nicoletta, didon Elios Mori, di Maria Gra -zia diventano un balsamo perBenedetta. Le insegnano chesolo amare e lasciarsi amareda Dio conta e che rifugiarsitra le Sue braccia, anche dopoaver attraversato la peggiorbufera, può ridarle quella se-renità a cui da sempre anela equella forza che le serve peraffrontare il suo calvario.

“Non sei al mondo per sof-frire ma per amare”. È questoche don Elios (12 settembre1960) le ribadisce invitandolaad offrire ogni pena comeogni gioia quali occasioni peraumentare il suo amore.

Sono questi insegnamenti,ma, ancora di più, aver in-contrato questi amici, chepermettono a Benedetta di vi-vere la sua condizione di ma-lata, sempre più grave, comecompito e come chance.

Il resto lo fa Dio stesso eBenedetta, tra le sue mani,diventa un Suo capolavoro.La materia prima c’era sem-pre stata, il suo grande meritoè stato quello di lasciarsi pla-smare, con umiltà e fiducia,dallo scultore più grande chepotesse incontrare.

La via giustadi ROBERTA BÖSSMANN

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6 n l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83

Non è difficile immaginare che l’espressione provocheràun sussulto, più che di curiosità, di sdegno e di ovvia contesta-zione a chi ha osato pensare che Benedetta sia stata protagoni-sta di uno “scandalo” che ora… impietosamente viene portatoalla conoscenza degli altri. Ma mi affretto a… rettificare. Iovoglio intendere il significato del termine, non secondo la cor-rente mentalità moderna, secondo la quale, scandalo è un ge-sto, un comportamento, una parola, un’immagine apertamentecontrastanti con i sentimenti sani della comunità degli uominionesti, che offendono il pudore, che sono grave trasgressionedelle leggi. In sostanza costituiscono uno stimolo a compiere ilmale, un incitamento al disordine morale, alla irriverenza neiconfronti delle cose e dei valori sacri. Come è ovvio, tuttoquesto non può minimamente riguardare Benedetta.

La parola dobbiamo intenderla come una testimonianzaabituale (in questo caso di Benedetta), continuativa, che racco-glie i comportamenti, le scelte, i pensieri, le parole, che sonola traduzione più efficace della sua esistenza, il luminoso ri-flesso della sua personalità, lo specchio più limpido e fedeledella sua interiorità. Scandalo, inteso come un evento, un com-portamento, aspramente contrastante con il comune sentire del-l’uomo, inconciliabile con le più ovvie sensibilità, che non siarrende dinanzi alle immancabili fragilità, che è capace di sor-ridere sotto il pungolo lancinante del dolore. Scandalo comeeffluvio umile e mirabile, di eroismo, di esercizio delle virtùcristiane, espresso con eccezionale capacità di sopportazione.Insomma, tutto, quello che ci lascia sbalorditi, in senso alta-mente positivo, con sensi di profonda ammirazione. Quanto sirimane increduli che una giovane donna potesse affrontare unacosì lunga sequenza di avversità, di sofferenze, di delusioni, dicondizioni di salute, che sanno di silenzioso e invisibile marti-rio! Si rimane “scandalizzati”, fortemente stupiti, mormorando,

Lo scandalo di Benedettadi don SALVATORE CALLARI

forse, perplessi: come è stato possibile? Noi non avremmoavuto tanta energia! Per noi è un discorso troppo duro! E cichiediamo, quasi evangelicamente: da dove le è venuta tantaforza? E con un linguaggio, che si giustifica solo con la facoltàdi un “traslato”, secondo giovanili licenze linguistiche, dicia-mo: È una cosa veramente scandalosa! Oh! ne avessimo tantidi questi scandali!

Approfittando, ancora, di una libera esegesi, col vangelodiciamo: come è necessario che vengano (questi) scandali! Ilmondo ne trarrebbe gran giovamento e non incitamento al ma-le! E noi sappiamo quali sono stati i frutti degli scandali di Be-nedetta. Sappiamo di quanti si sono accostati a lei, da viva, erestavano sconvolti a sentirla parlare della vita con espressioniche sembravano provenire da persona che gode della piena ef-ficienza fisica, della lieta giovinezza, del benessere familiare,della gaiezza dell’ambiente sociale. Come restare insensibilialle sue sconcertanti espressioni, mentre si trovava in pietosecondizioni di salute:

“Vivere è bello! Io penso che cosa meravigliosa è la vi-

ta!”. Ma noi, con una visione diversa, ci sentiremmo di dire:come era possibile avere questi pensieri, quando la vita l’aveva“tradita”, abbandonata, la lacerava implacabilmente? E lei, arisponderci: “Io so che attraverso la sofferenza il Signore mi

conduce verso una strada meravigliosa”.

Restiamo umiliati dinanzi alla sua testimonianza, avvolticome siamo, nella nostra “meschinità quotidiana”; siamo pocopiù che un lumicino accanto ad un faro di splendida luce di“grazia e di santità”; e questo è un mistero che in lei trova vi-sibilità come in un vivente e misterioso ostensorio di inimma-ginabile bellezza e preziosità. A colpire, in maniera ancor piùstruggente, è la constatazione dell’annichilimento del suo esse-re umano, fino ad uno stato di “sterilità del vivere”; ma in essofiorisce l’azione di Dio, con la inesauribile fecondità dello Spi-rito, che purifica, che rinnova, che sazia di soprannaturale bea-titudine.

Quando la visione di questo mondo, lentamente scomparedai suoi occhi, e anche dal suo spirito, e si stacca dai vincolidella dimensione terrena, superando la soglia del tempo, sisente immersa nell’atmosfera dell’eternità. Non ha più “glistrumenti” per potere avvertire la realtà di questo mondo, chenon vede, che non sente, che non palpa, ma l’assenza di questidiventa il tramite misterioso che le permette di “entrare” pergustarlo, nel senso dell’eterno. Bene hanno scritto di lei: “Be-nedetta è passata nel mondo lasciando per tutti una scia lumi-nosa che non si perderà nel tempo”. È necessario che vengano“questi scandali”, e beato colui dal quale provengono “gliscandali” che edificano il mondo!

(foto

Am

ati)

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l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83 n 7

“Il dolore, ai nostri giorni,non è di casa: è facile raccon-tarlo, perché partecipiamomagari davanti allo schermoe ci commoviamo alla visionedi bambini sofferenti, o terre-motati che hanno perso tutto.Ma siamo davvero con loro?

Benedetta sicuramente posse-deva la corda giusta per sen-tirsi legata al fratello soffe-rente, ovunque fosse”. Ema-nuela Bianchi Porro, sorelladella nostra Benedetta, ha co-sì esordito nel presentare lospettacolo dell’8 marzo scor-so davanti al foltissimo pub-blico che gremiva il PalaCre-Berg di Sirmione, cittadina incui, lo ricordiamo, la Venera-bile ha vissuto fino al 23 gen-naio del 1964, quando è salitain Cielo. Intervento, comesempre, emozionante, conclu-so con quest’ultima riflessio-ne: “Il mio compito – ha ag-giunto Emanuela, riprenden-do ancora una frase di sua so-rella – non è solo, e non deveessere solo quello di scrutar-mi dentro, ma di amare lasofferenza di tutti quelli chevivono o vengono attorno almio letto e mi danno o mi do-mandano l’aiuto di una pre-ghiera”. Si diceva del tradi-zionale concerto della Festadella Donna che ogni anno la

locale Associazione Amici diBenedetta allestisce grazie alpatrocinio e al contributo delComune, della Fondazionedella Comunità Bresciana,delle Terme di Sirmione, diMarniga Assicurazioni, delConsorzio Albergatori edell’Associazione Commer-cianti.

Il concerto, dal titolo Da

Broadway di New York al

Teatro Sistina di Roma, è sta-to una proposta musicale escenica del noto regista e mu-sicologo milanese DanieleRubboli, che cura da diversianni il programma dello spet-tacolo di Sirmione. Un viag-gio nel teatro più leggero, na-to negli Stati Uniti e svilup-patosi principalmente a

A SIRMIONE

Al concerto dell’8 marzocord, dunque, scandito da ti-toli musicali celeberrimi: dal-la Vedova allegra a JesusChrist Superstar, dal Mago

di Oz a Cats, a Rugantino, adAggiungi un posto a tavola

e tanti altri brani. Sul palco del PalaCreBerg

si sono esibiti il soprano mi-lanese Angela Alesci che, do-po gli esordi dei primi anni,ha debuttato in opere di gran-de impegno, il tenore viareg-gino Simone Mugnaini, pre-sente più volte nel cartellonedel “Maggio musicale fioren-tino” e in tournèe di successonell’Estremo Oriente, quindiil basso, e anche stimato atto-re teatrale, Walter Rubboli,già direttore di palcoscenicoal Teatro Comunale di Bolo-

Sachiko Yanagibashi, colla-boratrice stabile nella storicaassociazione Pavia Lirica, chetra poche settimane farà ritor-no in patria, appunto il Giap-pone. Infine, Daniele Rubbo-li, regista della serata, notoscrittore (54 finora le suepubblicazioni), operatore tea-trale e musicologo, anch’eglidevoto e sincero credente diBenedetta.

Da Forlì e Dovadola ègiunto un gruppo di Amici diBenedetta: il vescovo ausilia-re mons. Dino Zattini, già vi-cario generale della Diocesidi Forlì-Bertinoro, don AlfeoCosta, parroco di Dovadola,quindi la presidentessa del-l’Associazione Amici per Be-nedetta Bianchi Porro, Liliana

Daniele Rubboli (foto L. Peretti)

Broad way, dove la presenzadegli immigrati europei, conle loro variegate tradizionimusicali, avrebbe dato lospunto per la nascita del mu-sical.

Il concerto si è poi svilup-pato in un tour transoceanicofino a quella Roma dove, conil teatro “Sistina”, abbiamovisto nascere la commediamusicale italiana. Un amar-

gna, con alle spalle un’inten-sa attività concertistica.

Con loro ha calcato il pal-coscenico anche la tromba diMauro Di Tante, romagnolodi Santa Sofia, un’esperienzadecennale nella grande orche-stra del M° Giovanni Fenati ecome solista in alcune orche-stre e bande musicali. Ad ac-compagnare il trio di cantantiè stata la pianista giapponese

Fabbri. Nelle prime file dellasala hanno preso posto, inol-tre, l’assessore al Turismo diSirmione, Mauro Carrozzaaccompagnato da alcuni con-siglieri comunali, quindi iparroci di Sirmione, mons.Mario Masina e don SergioFormigari, di S. Benedetto di Peschiera, don Luigi Trap-pelli.

Maurizio Toscano

Un meritato successo (foto L. Peretti)

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8 n l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83

Dal gruppo degli Amici di Benedetta di OstunipEnSandO a BEnEdETTa BianChi pOrrO Ed ai SuOi aMiCi

La vita di Benedetta offre a chi delicatamente l’avvicina, ba-gliori di luce capaci di illuminare l’intera esistenza, nei suoi mol-teplici aspetti. Cogliere ora l’uno, ora l’altro, è pur sempre un bal-bettare, perché essa ha in sé la dimensione dell’infinito. ConIgnazio Silone dico: “Accanto a Benedetta si può solo tacere eadorare”.

Eppure un aspetto che mi affascina della sua vita è la sua al-legria, e la capacità di vivere relazioni di amicizia profonde egioiose, aperte alla novità dello Spirito. Proprio pensando a lei,guardo al nostro modo di vivere questa realtà, oggi.

“Un uomo si ritrova davanti alla propria casa devastata da unterremoto. Qualcuno gli ha detto che deve andarsene, allontanarsial più presto, può entrare solo per un minuto per recuperare e por-tare via l’essenziale”. Con questa immagine comincia l’Elogio

dell’Amicizia di Paolo Crepet, e con una domanda: cos’è l’essen-ziale?

Risponde l’Autore: l’essenziale non è dentro di noi, ma tra dinoi, nel vincolo che unisce e divide. È adesso il momento di ri-scoprire il valore di questo vincolo; la grande crisi che sta attra-versando il mondo occidentale può diventare un’opportunità, un“gigantesco setaccio capace di far scoprire ai cittadini ciò cheavevano voluto dimenticare, l’essenziale”… per andare alla risco-perta del legame umano più irrinunciabile e assoluto, eppure trop-po spesso dato per scontato e banalizzato, l’amicizia appunto.

Oggi che gli amici si prendono e si lasciano con un sempliceclic su Facebook, Crepet ci sprona e ci aiuta a pensare all’Amici-zia come il valore che ci difende e che noi stessi dobbiamo difen-dere, se vogliamo garantirgli e soprattutto garantirci un futuro,perché a determinare l’identità dei futuri cittadini sarà la capacitàdi coesione sociale e la caparbietà del tessere legami reali.Continuo a pensare a Benedetta. Mi metto in ascolto.

• Benedetta ha 16 anni. Scrive ad Anna Conti: “tu sei lamia prima amica, e amica per me vuol dire qualcosa di

più di quello che gli altri intendono. L’amica deve essere

qualcosa di noi stessi; e tu sei per me la metà dell’anima

mia, l’acqua in cui io mi specchio”.Alcuni anni dopo, Benedetta che sta vivendo i passaggi pro-

gressivi della sua malattia, scrive a Mariagrazia Bolzoni, l’amicache le è stata accanto fin dai primi anni dell’Università, e ci facogliere nell’amicizia la dolce possibilità di aprire il cuore e ma-nifestare i sentimenti più profondi dell’anima.

• Cara Mariagrazia, finalmente due minuti per scriverti!

Sono stata e sono occupatissima: esercitazioni, lezioni e

studio mi tolgono il fiato. Per quello che riguarda lo spi-

rito, invece, sono serena, perfettamente, anzi sono molto

di più: felice sono, non credere che esageri. La cosa più

dolce dell’amicizia è proprio nell’aprirsi l’animo, non ti

pare?

A Lourdes Benedetta ha incontrato Padre Gabriele Casolari.Gli scrive da Sirmione nel luglio del 1963 e in questa lettera ci facogliere l’amicizia come un “incontro” speciale, una chiamata,una vocazione, un invito a “diventare grandi” insieme.

• Grazie, don Gabriele, per quello che mi scrive, perché so-

no anch’io lieta che la Madonna di Lourdes abbia voluto

condurre sulla mia strada Lei. Il Signore vuole da me, da

lei, da tutti noi che si diventi grandi, sempre più grandi,

disposti fino in fondo a seguirlo… anche se sono cieca,

sorda, forse fra poco più mutilata ancora, io sento che in

Lui debbo essere serena, perché Lui è Luce, è promessa

più eloquente, più vibrante della parola umana.E qualche mese dopo: “Il Signore, don Gabriele, ha legato le

nostre vite per sempre, con misteriosi legami d’amore”.Benedetta ha conosciuto tra i suoi giovani amici uno studente,

Roberto Corso. Nella lettera che gli scrive nel luglio del 1963,manifesta la tenerezza, il calore, la delicatezza e l’abbraccio fra-terno.

• Ciao Roberto, dimmi dove andrai al mare perché io possa

pensarti qua o là… Ho “sentito” la tua stella alpina, gra-

zie. Sento veramente la tua mancanza e mi sarà dolce il

settembre col tuo ritorno. Io vi penso tutti, tutti insieme nel

mio cuore, vicini o lontani che siate. Dal mio nido aspetto

il vostro piccolo volo e il vostro dolcissimo ritorno.

Qualche giorno dopo ringrazia Paola per la rosa che ha rice-vuto, esprime la gioia di saperla in vacanza e l’invita ad avere ilcuore colmo di gratitudine per le cose belle che Dio ha creato.

• Grazie Paola della lettera, grazie della rosa che hai colto

per me e che io ho “sentito” tra le mani. Sono così con-

tenta che tu sia in vacanza. Paola, guardalo il cielo. È

così bello che pare un manto celeste messo per celia, in

attesa di aprirsi per farci entrare e vedere la casa di Dio,

e ringrazialo in ginocchio il Signore, tu che puoi vedere

le cose belle che Lui ha creato.

11 ottobre 1963 da Sirmione Benedetta scrive a Nicoletta Pa-dovani. L’amicizia è grazia! E per gli amici lei vuole pensare,pregare ed accoglierne l’aiuto.

• Cara Nicoletta, grazie per la tua lettera. Mentre me la

leggevano io pensavo che mi fosse giunta una grazia… io

ti seguo con i pensieri, le preghiere, perché tu mi hai dato

quell’aiuto che io reclamavo per fermarmi qui, nella Via

Crucis del Signore.

Qualche giorno dopo a Roberto mostra come l’amicizia è neces-saria per vivere.

• Caro Roberto, ieri ti aspettavo con Raimondo e non siete

venuti. Paola ieri mi ha fatto tanta compagnia. Vedi Ro-

di TERESA LEGROTTAGLIE

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l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83 n 9

berto, noi non sappiamo fare nulla da soli: ci dobbiamo

tenere a catena, e Lui non ci perderà d’occhio e il suo

aiuto sarà così forte da farci avvertire la sua presenza.

Com’è buono il Signore, Roberto, e io canto…

A metà ottobre sottolinea ancora una volta che l’amicizia èpartecipare con amore alla vita delle persone care, mai gelosia,invidia…

• Cara Mariagrazia, spero che tu stia bene. Dal mio lettoio vi seguo tutti, io così inoperosa, e vi tengo vicino alcuore, sotto le coltri, mentre voi camminate col tempo.

Il 9 gennaio 1964. Benedetta scrive a Francesca Romolotti. L’a-micizia è felicità. Benedetta l’invita a continuare a donarsi… per-ché essere amici è tenersi per mano, in cordata, per spargere sere-nità nel mondo.

• Come sarò felice quando ti vedrò, Francina d’oro. Comeamo il Signore, Francina, Lui che veramente mi ha sem-pre custodita. Francina, non stancarti mai di fare il bene,è tanto bello fare del bene e io come vorrei poterlo fare!

Così Benedetta, ma è solo qualche nota della grande sinfonia del-la sua vita. E i suoi amici come vivono questa esperienza straor-dinaria? La incontrano, pregano con lei, le confidano le loro gioiee i loro problemi… nella sua stanza si intona il canto dell’Amici-zia, si vive il miracolo del donarsi con gratuità e con gioia.

• Nicoletta che si laurea in Medicina e poi va in missione lescriverà: “Grazie Benedetta per quello che sei, grazie pertutto quello che ci dai. Grazie per tutto. Io sento che misei straordinariamente vicina e che mi aiuti… Ti voglio

bene anche per la chiarezza con cui mi mostri Cristo inCroce, come unico senso della vita, senza prediche, maper quello che sei”.

• Paola: “Il tuo ricordo per me e le tue lettere sono una veragioia. Com’è vero quanto mi dici! Il Signore ama soprat-tutto chi ama con gioia. Tu, Benedetta, ne sei proprio unesempio”.

• Mariagrazia: “Mi chiedevo con quali parole raggiungertiper rimanerti accanto. Io non ho da darti che il mio cuore,che non sa ancora pregare, ma che già desidera pregareperché tu mi hai insegnato il valore della preghiera. Tu mihai insegnato la strada. Nessuno di noi è solo, hai ragione,siamo tutti insieme una sola cosa con gli altri… Tu sei co-sì importante ora per noi. Per me sei la cosa più bella epiù cara che io abbia, sei il volto stesso della speranza”.

Mi fermo e penso: ma ad essere amici non ci si improvvisa.Paolo Crepet: l’amicizia è un lavoro serio, necessita di continuità,dedizione, manutenzione attenta, come accade per tutte le coserare e preziose.

Allora lascio che il mio cuore esprima profonda gratitudine aBenedetta, Mariagrazia, Paola, Nicoletta, Roberto… a tutti gliamici di ieri e di oggi e con loro colgo per tutti noi l’invito a con-tinuare a “tenerci per mano” e ad includere in questa cordata tutticoloro che incontriamo sul nostro cammino, per liberare gli uomi-ni del nostro tempo dalla solitudine e sperimentare tutti insiemeuna nuova possibilità di vivere e di amare.

Ostuni - 19 febbraioChiesa di San Francesco

(Da sinistra a destra) don Piero Suma, Grazia Greco, Giuseppe Francavilla,

Teresa Legrottaglie (foto A. Carparelli)

Tante le strade… per far conoscere Benedetta19 febbraio. All’indomani

del la Giornata Mondiale delMalato 2017, il dott. GiuseppeFrancavilla viene a parlarcidella sua scelta di intitolare ilsuo ambulatorio medico a Be-nedetta Bianchi Porro.

Ecco la sua testimonianza.“Ho conosciuto Benedetta at-traverso Bellina Gemma, fon-datrice del Gruppo Amici diBenedetta di Ostuni, la quale,in varie occasioni, mi ha parla-to di questa giovane studentes-sa di medicina che aveva da-vanti a sé un luminoso avveni-re per realizzare il suo percor-so di studi e la sua vocazioneprofessionale, progetti, però,annientati dalla grave malattia(Neurofibromatosi diffusa o“sindrome di von Recklinghau-sen) che logorò il suo giovane

fisico, spezzò prematuramentela sua vita, ma fece vibrare inalto il suo spirito. L’attenzionee la curiosità da subito provateverso questa persona e la suavicenda umana, probabilmentefurono suscitate in me da uncoinvolgimento personale perla condivisione del Corso diStudi che ha portato me ad es-sere un Medico che ha eserci-tato per 45 anni questa meravi-gliosa professione che avrebbevoluto esercitare anche Bene-detta per dedicarsi agli altri,come diceva.

L’esempio di vita di Bene-detta ha esercitato una beneficainfluenza sul mio temperamen-to e sul modo di approcciarmiai pazienti e, in primis, a colo-ro che avevano perso l’effi-cienza fisica o psichica o che

versavano in condizioni criti-che non solo per la gravità del-la malattia, ma anche per parti-colari situazioni ambientali efamiliari.

La lettura e la riflessione suisuoi Scritti, la partecipazioneagli incontri del Gruppo Amicidi Benedetta di Ostuni di cuifaccio parte da moltissimi anni,la conoscenza diretta dellamamma di Benedetta, la signo-ra Elsa, del fratello Corrado edella cara amica Anna Cap-pelli che ha promosso la cono-scenza delle sue virtù spiritua-li, così come i viaggi a Dova-dola e la visita dei luoghi a leicosì cari, hanno sempre più ali-mentato in me interesse e am-mirazione verso questa giova-ne donna, considerata “unadelle più luminose testimo-

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10 n l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83

nianze di fede del nostro tem-po”.

Così alla fine degli anni ’80,avendo io acquistato un immo-bile nuovo dove trasferire lasede del mio Ambulatorio, de-cisi di dedicarlo a BenedettaBianchi Porro, pienamentesupportato in questo dall’ap-provazione di Anna Cappelli,di Bellina Gemma e di DonGiacomo Prudentino, guidaspirituale del Gruppo.

La gigantografia di Benedet-ta esposta nella sala d’aspettodel mio ambulatorio, ha sem-pre suscitato la curiosità e l’in-teresse dei miei pazienti e dimolti collaboratori scientifici e,a quanti mi chiedevano notiziesu di Lei e sul motivo dellamia scelta, ho sempre detto cheBenedetta rappresentava unsimbolo della lotta alla soffe-renza e alla malattia, per daresperanza a chi ogni giorno pro-vava sulla propria pelle cosasignificasse il dolore.

Comprendo che questo po-tesse essere considerato unmessaggio controcorrente inquanto, nella cultura di oggiche esalta l’efficienza fisica,questa giovane donna costitui-va una testimonianza esempla-re per il coraggio con cui riu-sciva ad affrontare il propriomale, rimanendo sempre e co-munque innamorata della vitae aperta all’amore per gli altri,tanto da farle dire: “Amate la

vita, perché anch’io sono stata

contenta di quello che Dio mi

ha donato”.

Tra i presenti: “È una storiameravigliosa. Perché non se neparla nei nostri incontri? Voinon immaginate quanto benepuò fare a tutti!”.

L’incontro si è svolto nellachiesa di San Francescod’As sisi in Ostuni. Dopo la te-stimonianza del Dr. GiuseppeFrancavilla, la lettura da partedella dott. Grazia Greco dellaLettera a Natalino e la preghie-

ra del Cardinale Angelo Coma-stri, si respira un clima di gran-de entusiasmo, vivace parteci-pazione e la richiesta di ulte-riori incontri per una cono-scenza più approfondita di Be-nedetta e della sua vita.

Mercoledì 22 marzo, Par-rocchia San Luigi Gonzaga.Anche in questo incontro dueMedici offrono la loro testimo-nianza, gli stessi che hannoproposto ad alcuni Colleghi difar arrivare l’Annuncio nei lo-ro Ambulatori, per consentireai pazienti di conoscere Bene-

goccia di balsamo di consola-zione per chi soffre e ha il cuo-re ferito.

Il giorno successivo all’in-contro don Pierino Manzo hasentito il bisogno di consegnar-ci questi suoi pensieri: “Sonosacerdote da 28 anni e sino apochi giorni fa, BenedettaBianchi Porro era per me unadelle tante persone che si sonosantificate perché provate dallasofferenza e non hanno persola fede; ma quando l’Associa-zione Amici di Benedetta pre-sente in Ostuni ha tenuto un

Col cuore colmo di gratitu-dine, continuiamo anche noi acamminare, lungo le nostrestrade, con la dolce compagniadi Benedetta.

8 maggio, ci siamo incon-trati, come Amici di BenedettaBianchi Porro di Ostuni, insie-me ai Giovani e gli Adulti diAzione Cattolica della Parroc-chia Ss. Medici Cosma e Da-miano. Dopo la visione di unDocumentario proposto dalParroco, don Giovanni Apolli-nare, che presentava alcunimomenti della vita di Benedet-ta all’interno della sua fami-glia, un nostro amico, il Prof.Angelo Zaccaria, ci ha offertola sua testimonianza riguardan-te quanto aveva vissuto nel1974 e che ora rivelava per laprima volta pubblicamente.

La straordinaria testimonian-za del Prof. Zaccaria è inseritanella rubrica “Grazie Benedet-ta!”.

Prossimi incontri

Il 6 maggio, l’incontro congli Operatori e con tutti coloroche fanno parte del GruppoUnitalsi di Ostuni, in prepara-zione al loro pellegrinaggio aLourdes, partendo dall’espe-rienza che Benedetta stessa havissuto in quel luogo carico difede e di preghiera.

Intanto Oggi è la mia festa,testo che presenta Benedettanel ricordo della Madre, staraggiungendo gli Ospedali diOstuni, Brindisi e CastellanaGrotte, insieme alle varie im-magini di Benedetta e ad alcu-ni numeri dell’Annuncio.

Molto gradita inoltre la con-segna di vari libri che parlanodi Benedetta e della sua storiastraordinaria, insieme ad alcu-ne sue immagini e ad alcuninumeri de «l’annuncio», pressole carceri di Brindisi e Lecceattraverso i Cappellani don Ni-no Lanzillotto e don Alessan-dro D’Elia.

Teresa Legrottaglie

Ostuni - 2-22 marzo - Parrocchia San Luigi Gonzaga (Da sinistra a destra) Grazia Greco, Teresa Legrottaglie, don Pierino Manzo,

dott. Giuseppe Francavilla (foto A. Carparelli)

detta, la sua storia e tutto ilmovimento di amicizia e dispiritualità che da lei è partito.

“Come trovo attuale il lu-minoso messaggio di Benedet-ta nel mondo di oggi – esordi-sce la dott.ssa Grazia Greco –un mondo in cui la sofferenzafa paura e la si vorrebbe allon-tanare in ogni modo, in cui ladisabilità fisica e la non effi-cienza vengono consideratemotivo di scarto, e si ricorrealla morte assistita per sottrarsiad una fine dolorosa, invocan-do leggi adeguate sul fine vitae sull’eutanasia”.

Alla lettura di alcuni Pensie-ri espressi nel Diario e di alcu-ne Lettere di Benedetta agliamici, che hanno coinvolto ipresenti suscitando riflessionidi notevole profondità, la rela-trice ha aggiunto l’augurio cheanche noi possiamo donare lanostra amicizia ed essere una

incontro nella mia parrocchia,ho scoperto lo specifico e lastraordinarietà di questa donnae mi sono lasciato avvolgeredal profumo che ancora oggi siespande, in un mondo che sisente forte del progresso tecno-logico, eppure è così fragile. Imoderni mezzi ci permettonodi comunicare in tutto il mon-do e in tempo reale, ma nessu-na epoca ha registrato mai tan-ta solitudine, isolamento edemarginazione.

Benedetta con il solo poveromezzo dell’alfabeto tattile hacomunicato gioia, coraggio,amore e fede. Dobbiamodiffondere la ‘bella notizia’della sua vita; anche se il mon-do non ce lo chiede non è dettoche non abbia bisogno di que-sta efficace cura ricostituente,quale rimedio alla debo-lezza rivestita da finto be-nessere”.

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l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83 n 11

Le memorie di un compagno di giochi di Benedettaa cura di LUIGI CARENA

Ci sembra sempre importante raccogliere le testimonianze di coloro che hanno conosciuto direttamente Benedetta. Uno di questi è il dovadolese padre Benedetto Tempellini, che ha conosciuto Benedetta, quando lei aveva più o meno dieci anni. Orail religioso vive a Milano ed ha accettato di farsi intervistare. Sulla base di un questionario che avevamo predisposto, ha raccolto le sue parole l’amico Prof. Luigi Carena, che vivamente ringraziamo. Ringraziamo anche padre Benedetto per lasquisita disponibilità e per le foto che ci ha messo a disposizione. Di seguito il documento che ci ha inviato Luigi Carena. G.

il giorno 10 dicembre 2016,ho incontrato il padre Benedet-to Tempellini dell’Ordine deipredicatori, nel parlatorio delconvento delle Grazie a Mila-no. L’incontro è durato circadue ore.

padre Benedetto è nato adovadola il 5 marzo 1929. at-tualmente è quasi cieco. a mo-tivo di questa menomazione,celebra la messa in una cap-pella interna del convento, matrascorre molte ore nella chie-sa pubblica per ascoltare leconfessioni.

L’età avanzata e gli inevita-bili acciacchi non hanno mini-mamente attenuata la gagliar-dia del suo carattere. non havoluto seguire le domande delquestionario, ma si è abbando-nato ai ricordi, senza seguireuna traccia narrativa. Ecco lasintesi di quei ricordi.

Benedetta? Sì la ricordo be-ne, per il suo carattere volitivo.Già soffriva d’una menomazio-ne alla gambina destra, ma nonper questo desisteva dal volergiocare con noi maschi. Corre-va aiutandosi con entrambe lebraccia a sostenere la gambaoffesa, ma non desisteva dal-l’unirsi a noi, anche quando sigiocava al pallone. Ero io ad

allontanarla perché impicciavai nostri movimenti rapidi e vio-lenti, ma lei non voleva saper-ne. Era caparbia nel voler farequel che decideva di fare. Agiochi finiti, tornava a sorride-re, ma da ragazzi non eravamoabituati a osservarci. La nostravita seguiva i modi di fare pro-pri della nostra gente, noi ro-magnoli siamo sanguigni, manon siamo espressivi.

La nostra casa confinavacon quella di Pierluigi Mazzo-ni1, pure lui offeso dai postumid’una paralisi infantile. Le fa-miglie Tempellini e Mazzonierano molto unite, ci si scam-biava generi alimentari, lemamme badavano ai figli del -l’una e dell’altra vicendevol-mente. I Bianchi Porro abitava-no come noi in quella parte diDovadola che chiamavanosem plicemente e’ borg, il bor-go. La loro casa era vicina allanostra, così che si passava daun cortile all’altro come se fos-se un unico campo di giochi.

Il mio compagno di giochipreferito era Leonida, il fratel-lo maggiore di Benedetta. Conlui, organizzavamo delle ceri-monie religiose, imitando le li-turgie della chiesa, ma non vo-levamo che le ragazze assistes-sero, forse perché in chiesa ledonne erano ancora separatedagli uomini.

Io facevo il chierichetto. Ri-cordo che quando si sposò suazia Carmen io feci servizio allacerimonia e mi diedero diecilire di mancia: un tesoretto perquei tempi.

Leonida era molto più devo-to di me, lui però ha fatto fa-miglia, io invece mi sono fattofrate. Sono entrato in noviziatoa San Domenico di Fiesole,l’11 ottobre del 1950 ho fatto

la vestizione. Ero figlio unico enon è stato facile convincere imiei genitori della affidabilitàdella mia vocazione perché dicarattere ero ribelle. Invece misono saputo adattare alla disci-plina ferrea del noviziato. Hopersino superato prove oggiconsiderate degradanti per ladignità della persona comequella di baciare i piedi a tutti ifrati seduti a mensa in espia-zione di una mancanza o quel-la di sdraiarmi prono all’in-gresso del coro così che tuttidovessero passare sul mio cor-po per entrare in chiesa.

Non ricordo particolari sce-ne d’addio quando Pierluigi èpartito per il seminario o quan-do io sono partito per il novi-ziato. Non eravamo avvezzi amanifestare i sentimenti. Ionon sono stato invitato alla pri-ma messa di Pierluigi, né lui èvenuto alla mia eppure siamostati ordinati nello stesso anno,lui nel duomo di Modigliana,io a Bologna, il 25 luglio 1958,dal cardinale Lercaro. A Bolo-gna, ho fatto tutti gli studi, dal-la filosofia alla teologia. Poimi hanno inviato a Venezia,poi, dal 1971 a Milano.

Quando ho celebrato la pri-ma messa a Dovadola, non ri-cordo se ci fossero i BianchiPorro; era estate e mi pare cheloro ritornassero al paese insettembre. Per festeggiarmi,vennero dal convento di SanDomenico di Bologna più disessanta frati e al mio poverobabbo gli toccò di offrire a tuttiil pranzo. Fece finta di lagnar-sene, ma in fondo era contentoperché era la festa per il suounico figliolo!

Dopo il mio ingresso in con-vento, non ho più fatto ritornoa casa perché a quei tempi siusava così, sicché avevo tron-cato anche i rapporti con icompagni d’infanzia, però lamia mamma mi teneva infor-mato di tutto quel che accade-va alle famiglie del borgo.

Quand’ero a Venezia, mi so-no visto qualche volta conLeonida perché lavorava aMarghera. Arrivato a Milano,ho visto un paio di volte suofratello, quello che faceva ilmedico, ma non abbiamo ripre-so i rapporti d’infanzia.

Le nostre vite si sono intrec-ciate quand’eravamo ragazzi,ma poi ciascuno ha seguito lasua strada. Di Benedetta, seguoil cammino della causa; avanzalentamente perché ci vorrebbeil miracolo, spero che avvengain tempo perché anch’io possarendere grazie con tutti i suoidevoti.

1 Pierluigi Mazzoni, 1932-2012.Compiuti gli studi liceali nel semina-rio di Modigliana, fu inviato a Roma,al Seminario Lombardo. Si laureò indiritto canonico e filosofia alla Late-ranense e in teologia alla Gregoriana.Fu assunto alla congregazione dei Vescovi. Il 1991 fu eletto vescovo diAscoli Piceno; nel 1992 fu trasferitoalla sede arcivescovile di Gaeta.

(Da sinistra a destra) Benedetta, Emanuela, Leonida e Gabriele BianchiPorro in una foto del 1943. Benedettaha 7 anni e Leonida 13. L’amico Tempellini, che allora si chiamava Ga-stone, ne ha 14.

P. Benedetto amministra il Sacramento della Comunione

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12 n l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83

Avevamo visto i nostri amicidell’Alto Maceratese attraver-sare il deserto, con le loro casecrollate o inagibili a causa delterremoto, sfollati in zone nuo-ve, con un senso di estraneità edi sradicamento da quel loropiccolo mondo in cui viveva-no, da quelle piccole consuetu-dini e frequentazioni quotidia-ne in un ambiente ricco di ri-cordi, talvolta di problemi, maanche di aspettative e di pro-getti. Se poi l’allontanamentodal luogo, spesso natio, era ac-compagnato anche dalla perdi-ta del lavoro, l’angoscia eraancora più forte.

La tentazione di perdere lasperanza, di chiudersi in sestessi, nel dolore delle proprieferite personali e familiari èforte, tanto più se si constatanoritardi negli interventi attesicon ansia.

Eppure, anche in questi casic’è qualcuno che cerca e riescea trovare un senso nella pro-pria situazione, tenendo pre-sente proprio Benedetta. E quidobbiamo parlare di GraziellaAquili, della nostra Graziellache, sfollata da Pieve Torina aPiediripa, chiede di commemo-rare Benedetta in gennaio conil suo gruppo. È straordinariaforse la circostanza che il par-roco accetti subito di inserireBenedetta proprio in una litur-gia domenicale.

Graziella lamentava, nellasua situazione e in quella pre-caria di molti, la difficoltà amantenere i contatti con tutto ilsuo gruppo dell’Alto Macera-tese. Eppure alla S. Messa, ce-lebrata dal parroco don FrancoPranzetti nella Chiesa dedicataa “San Vincenzo Maria Stram-bi” a Piediripa il 29 gennaio epoi al pranzo comunitario si ri-trovano in 41. Sono in molti eprovengono dalle seguenti lo-calità, quasi un bollettino dellezone terremotate: Pieve Torina,Visso, Pieve Boiana, Cameri-no, Castel Sant’Angelo sul Ne-ra, Fiastra, Bolognola, Colfio-rito, Matelica, Fabriano.

Al termine del rito è stataletta ed ascoltata con commo-zione una preghiera a Benedet-ta, scritta da Alvaro Aquili. Lapossiamo leggere alla finedell’articolo.

Benedetta si è così rivelata,ancora una volta, un richiamoalla speranza per tutti, ancheper noi che da lontano abbia-mo potuto partecipare spiri-tualmente a questo evento difede.

In quella giornata è avvenu-to anche un altro episodio checi ha toccato profondamente. AGraziella era pervenuta prece-dentemente la disponibilità dialcuni amici per un aiuto aqualcuno degli sfollati, in se-gno di concreta solidarietà.Graziella aveva allora ritenutoche la destinazione della som-ma eventualmente raccolta do-vesse essere stabilita insiemeagli altri amici terremotati, inoccasione dell’incontro del 29 gennaio.

Il gruppo ha così propostoun intervento a favore di unafamiglia che abitava nella casaparrocchiale di Ussita, distruttadal terremoto. La famiglia ècomposta dai genitori, uno deiquali è senza lavoro fisso e daquattro figli tra i 14 e i 2 annidi età.

Sulla base di queste indica-zioni una piccola somma è sta-ta mandata tramite il parrocodi Pieve Torina.

La famiglia ha intenzione diinviarci le foto dei bambiniquale ringraziamento.

Le foto, che non pubbliche-remo, sono importanti perchéin questo modo la famiglia po-trà avviare un certo rapportopersonale con i donatori. Percomprendere meglio il senso diquesti gesti vale la pena di leg-gere la sintesi della lezioneinaugurale del Prof. Zamagni aDovadola al Corso di Alta For-mazione, contenuta in altra pa-gina de «l’annuncio».

La S. Messa del 29 gennaioa Piediripa non è rimasta unevento isolato, perché il passa-parola di questa liturgia ha fat-to sì che attorno allo stesso al-tare della Parrocchiale di Pie-diripa sia sia ritrovato nuova-mente il 13 aprile, GiovedìSanto, un gruppo di terremotatidi Pieve Torina, Pieve Boiana,Caldarola, Tolentino. Eranopersone che in parte non si co-noscevano nemmeno. Alcunedi esse sono state chiamate an-che a partecipare, durante laMessa, al commovente ritodella lavanda dei piedi.

Anche questo episodioesprime una testimonianza difede profonda e ci piace chesia legato alla Venerabile Be-nedetta. In conclusione i nostriamici dell’Alto maceratesehanno sempre da insegnarciqualcosa, anche quando vivonomomenti di grave difficoltà.

Siamo noi che dobbiamo di-re grazie! Gianfranco

Un’oasi nel deserto a Piediripa

29 gennaio 2017 - Piediripa, nella chiesa di “San Vincenzo Maria Strambi” il gruppo degli amici di Benedetta dell'Alto Maceratese

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l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83 n 13

di ROBERTA BÖSSMANNA BENEDETTA

O Benedetta,esempio meraviglioso di arrendevole vita terrena, per rag-

giungere quella Celeste.- Tu, che non hai raggiunto le mete proposte dal Mondo,

ma hai accettato, con fulgido esempio di resa, le prove man-date da dio, come accoglienza della Grazia.

- Le tue torture esteriori, ci aiutino a comprendere le no-stre interiori.

- Tu, che volevi esser medico dei nostri corpi, ora a te af-fidiamo la cura delle nostre anime. Se i Santi sono gli amicidi Cristo che illuminano il sentiero della vita per giungere aLui, fa che anche tu rimani qual lampione acceso a sforare ilbuio della notte di questi nostri tempi in cui viviamo nellenebbie fuorvianti di confusione delle menti.

- Tu, o Benedetta, guidaci sulla strada della Fede e fa che,nel nostro libero arbitrio, accettiamo arrendevoli, come neltuo esempio di vita, la parola di Gesù ed il Suo invito allafratellanza che Egli stesso simboleggia quali figli tutti, di undio unico.

- Benedetta, aiutaci a non vedere la Crocifissione di GesùCristo come un racconto filmato, di tanto tempo fa, lontanodai giorni nostri e dai nostri timori, tanto da non temerne laripetizione nei nostri corpi. Bensì, come un avvenimento dioggi e straziare i nostri cuori per la tanta malvagità, fattaregola, tra gli esseri umani.

- aiutaci ad allontanare le terribili ombre che minacciano ilnostro futuro.

- aiutaci ad accettare l’angoscia del terremoto, e lo sgo-mento nel quale siamo caduti, con le terribili prove della de-vastazione delle nostre case, dei nostri affetti, dei nostri ri-cordi, della nostra amata terra.

- aiutaci ad imprimere nei cuori il dolore dei patimenti delCristo, nella Sua passione, affinché nel raffronto con i nostripatimenti, tutto si attenui.

- accetta le nostre lacrime di penitenza, scaturite nel rico-noscere la nostra nullità nella grandezza di dio.

- O Benedetta, addolcisci i nostri cuori come facesti con iltuo, tanto da lasciare segni indelebili in chiunque ti abbiaavvicinato.

Fa’, o Benedetta, che ognuno accetti con umiltà i dieciComandamenti, senza escluderne alcuno. non lasciare che ciperdiamo nel rispettarne nove ad esclusione di uno. Quasi avoler forzare la mano del Signore e metterLo alla prova dellaSua pazienza e del Suo amore contro la nostra caparbietà.

- Lasciaci distaccare dai nostri interessi terreni, senzatraumi e rammarico, e dacci l’aiuto e la gioia in ogni provaed avversità.

- Lasciaci distaccare dalla moneta di Cesare, valutata osvalutata per essere attirati in un gioco di perdizione senzafine e senza frutto.

- Tu, o Benedetta, hai saputo scegliere la Moneta del Si-gnore, la cui valuta sarà per Sempre e non gestita dalle ban-che degli uomini il cui scopo è lo sfruttamento,

la sottomissione e la dipendenza, sovvertendo ogni senti-mento di solidarietà, di altruismo e fratellanza.

L’uomo, si sta perdendo con il suo tecnicismo, e si sta por-tando su una deriva innaturale da renderlo inferiore alle pie-tre che, invece, con la loro covalenza, si fanno diamante.

Benedetta! prega per noi

ALVARO AQUILI

La santità di popolo

In un suo scritto il card. Martini ha analizzato quella che sipotrebbe definire “santità di popolo” o meglio, “santità diffusa”.(«Avvenire», 8 dicembre 2016, p. 27).

Con questi termini intende quella spiritualità “che raggiungegli strati sociali, le situazioni ordinarie anche poco appariscenti[…], ma che scopre dinamismi o tendenze dello Spirito santo dif-fuse un po’ dovunque”.

Secondo Martini questo modello di santità di popolo deve es-sere considerato con molta attenzione. È una santità a portata ditutti, che ispira la vita di ogni giorno e diventa pane quotidianoper chi la vive alla luce del Vangelo.

È un dinamismo di grazia, operante nelle persone, che diventavita della Chiesa. Non ha molto a che fare con i rigorosi percorsiper le canonizzazioni ufficiali, ma è il frutto della fede che aiutai fedeli a vivere con gioia, con serenità, anche quando viene lorochiesto di “attraversare il deserto”.

È proprio leggendo quanto ha scritto Gianfranco Amati nel suoarticolo così intitolato e pubblicato nello scorso numero de “l’an-nuncio” e sentendo parlare una nostra carissima amica, coinvoltanel terremoto che ha colpito l’Italia centrale, che mi sono ritornatiin mente gli scritti di Etty Hillesum e vi ho ritrovato un’inaspettataconvergenza. La nostra amica marchigiana ci raccontava che stavatentando di organizzare con gli amici una giornata per ricordareBenedetta nell’anniversario della sua nascita al cielo in gennaio.

Riuscire a radunare un gruppo disperso, in un paese diverso,fare accettare questo incontro in Chiesa a un parroco che forsenon si è mai occupato di Benedetta, sembra un’impresa folle. Maper la nostra amica non è così. Anzi, vede, in tutto ciò che è suc-cesso, un’occasione per portare nuovi amici sotto la protezione diBenedetta.

Gianfranco e io, sentendo tutto questo, siamo rimasti senzaparole. Gli ho detto che la nostra amica è così e non può agireche in questo modo, sostenuta dalla testimonianza di fede di Be-nedetta. È il vivere le proprie certezze in ogni situazione che ilSignore ti pone davanti, senza mai retrocedere, continuando adessere testimoni dell’amore di Dio, come ha fatto Benedetta, sem-pre e comunque.

È quanto ha voluto testimoniare anche Etty Hillesum. Dall’in-ferno di Auschwitz ha voluto ricordare a tutta l’umanità che Dioera vivo e che lei ed altre persone continuavano a portarlo nel lo-ro cuore per traghettarlo al di là dell’orrore che ogni giorno ave-vano davanti agli occhi. “C’è bisogno che qualcuno testimoni cheDio è anche qui e perché non potrei essere io una di questi testi-moni?”: è questa la domanda che Etty si è posta e alla quale havoluto rispondere con la sua stessa vita.

Etty ci ha lasciato il compito di rendere visibile l’amore, an-che nei momenti più duri dell’esistenza. Lo ha fatto anche Bene-detta, che ha saputo trasformare la sua vita in gioia, e il dolore eil buio in luce. Lo sta facendo ora il gruppo degli amici delleMarche. Preghiamo perché Benedetta doni loro la sua luce e lasua pace.

Da parte mia solo un grazie di cuore per quanto tutti voi mistate insegnando.

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14 n l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83

il dono come gratuitàa cura di ROBERTA BÖSSMANN

Proprio il Museo di Benedetta Bianchi Porro a Dovadola è il luogo giusto per parlare delle motivazioni ideali che debbonoispirare certe organizzazioni non profit. Alla prolusione del corso di Alta Formazione dell’università di Bologna, sede diForlì, avvenuta il 6 aprile 2017 a Dovadola, è intervenuto anche il vescovo Mons. Lino Pizzi a porgere il suo saluto. L’introduzione e la contestualizzazione accademica è stata data dalle direttrici del corso Prof. Sofia Bandini e Prof. RebeccaL. Orelli, e dal Prof. Stefano Zamagni. Emanuela Bianchi Porro è intervenuta sulla testimonianza di Benedetta, perfettamentecongruente con le finalità del corso. Segnaliamo che l’Associazione per Benedetta Bianchi Porro ha offerto due Borse distudio da destinare a corsisti meritevoli e che i Fatebenefratelli di Brescia sostengono con convinzione l’iniziativa. Segueuna sintesi della prolusione del Prof. Zamagni. G.

Formare delle persone capa-ci di portare avanti aziende chenon pensino solo al profitto,ma anche a valori come l’etica,le relazioni e la felicità è loscopo del corso di Economia emanagement delle organizza-zioni non profit a moventeideale” che si svolgerà tra Dovadola e Forlì nel periodoaprile-novembre 2017 per untotale di 77 ore di attività di-dattica.

La lezione inaugurale è statatenuta il 6 aprile a Dovadolanel Museo della Fondazione“Benedetta Bianchi Porro” dalProf. Stefano Zamagni sul te-ma Il dono come gratuità, rife-rito a quei doni che discendonodal legame che ci unisce l’unl’altro e che sono estremamen-te importanti per il bisogno difelicità che ciascun uomo siporta dentro.

La gratuità, vista in questomodo, dice Zamagni, “è essen-zialmente una virtù, che postu-la una precisa disposizione

d’animo”. Nasce da motivazio-ni interiori e “non dal desideriodi conseguire un qualche obiet-tivo specifico”. Non conta tan-to il valore di quanto si dona,quanto piuttosto è la relazione,tra chi dona e chi riceve il do-no, “la vera cifra del principio

del dono”. È una relazione chegenera reciprocità e quindi li-bera il destinatario del donodalla “vergogna” o dall’umilia-zione di ricevere senza possibi-lità di contraccambiare.

Solo con la reciprocità ledue persone coinvolte pos-sono riconoscersi come tali eaumentare entrambe il rispettodi sé.

L’azione gratuita è l’arte ditrattare con rispetto il bisognopercepito dell’altro. Si tratta diuna vera forza dirompente, chepermetterà a chi ha ricevuto undono di restituirlo, a sua volta,secondo le proprie possibilità,iniziando così un modo nuovonei rapporti tra esseri umani.Da quanto detto deriva che pri-ma occorre soddisfare con ildono il bisogno di riconosci-mento dell’altro, per poi fare sìche anche egli possa iniziare a

sua volta a donare quanto può,per restituire ciò che ha avuto.Si deve partire, dunque, dal ri-conoscimento di sé, per giun-gere alla scoperta della solida-rietà umana.

Il dono non va dunque “ri-dotto” a una semplice strutturadi scambio che può arrivare adasservire l’altro, ma va piutto-sto riscoperto nella sua veragratuità all’interno della rela-zione, affinché diventi una ca-tena di atti reciproci. È il lega-me che si crea tra le persone ilvero interesse (= essere inmezzo) del dono gratuito.

Grazie al prof. Zamagni checi ha dato la possibilità di ri-scoprire un percorso così affa-scinante che ci permette di nonumiliare le persone che aiutia-mo, ma di iniziare un camminoche, come dice Benedetta, por-ti “a tenerci a catena”.

Dovadola - Museo della Fondazione Benedetta Bianchi Porro (Da sinistra a destra) la Prof. Rebecca L. Orelli,

il Prof. Stefano Zamagni e la Prof. Sofia Bandini (foto Conficoni)

(Da sinistra a destra) Emanuela Bianchi Porro, don Dino Zattini, Prof. Liliana Fabbri Selli, Prof. Sofia Bandini,Mons. Lino Pizzi, Prof. Stefano Zamagni (Foto Conficoni)

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l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83 n 15

Cucini tutto il giorno?di GIANFRANCO AMATI

È una domanda scherzosafatta da Emanuela in una letteraalla sorella Benedetta nell’Epi-fania 1958. Benedetta non cuci-nava tutto il giorno, ma avevatrascritto personalmente su unquaderno le ricette di famiglia.Esse vengono pubblicate nel di-cembre 2016 nel volumetto Be-nedetta e le ricette di famiglia,edito a cura dell’“Associazioneper Benedetta Bianchi Porro”.I nostri lettori si possono do-mandare il significato di questanuova iniziativa editoriale.

In un comunicato congiuntodel 15 gennaio 2017, LilianaFabbri Selli e don Dino Zattini,presidenti dell’Associazione edella Fondazione intitolate aBenedetta, ce lo spiegano:

«Un ricettario? Sarebbel’en nesimo, dopo quelli di cuo-chi più o meno amatoriali o dichef più che stellati. Niente ditutto questo!

Le curatrici, Flavia Bugani eLiliana Fabbri Selli, ci presen-tano Benedetta come una gio-

vane dovadolese che vive lavita di famiglia con partecipa-zione e curiosità e nel modopiù tradizionalmente femmini-le: quello che porta a trascrive-re ricette di famiglia che met-tono in pratica una quotidianitàculinaria che troppo spessonon fa notizia, mentre ad unosguardo più attento rivela lacura, l’affetto e i sentimentiche tengono unita la famiglia.

Benedetta è stata proclamataVenerabile e prosegue l’iter peril riconoscimento del suo am-mirevole percorso di incrolla-bile fede nella sofferenza. Conquesta pubblicazione gli amicila ricordano nella sua giovi-nezza serena e capace di con-dividere i valori che sono il pa-trimonio più bello delle nostrefamiglie.

Grazie, Benedetta, per que-sta testimonianza che ti fa sen-tire più vicina a noi. Forse è unmodo insolito di ricordarti,poiché si tratta solo di ricette,però ci dona un senso di fami-

glia che rasserena: sicuramenteil lettore ne trarrà ispirazione!»

In effetti il volumetto, checontiene 137 ricette, dall’anti-pasto al dolce, offre moltispunti di cucina romagnola,spesso ispirata all’Artusi, maanche se ne discosta, come ri-corda Flavia Bugani. Le ricettestampate, hanno, spesso a fron-te, la relativa immagine con lascrittura di Benedetta. Anchecosì le persone interessate pos-sono in qualche modo entrarenella cucina di Benedetta epartecipare idealmente a qual-che pranzo con lei in famiglia.Diciamo così perché capitaspesso, nelle occasioni comme-morative di Benedetta, di tro-vare persone nuove, che desi-derano sapere tutto su Bene-detta e la sua famiglia, salutarei parenti, chiedere com’era,quasi per avere una prossimitàcon lei. Forse preparare qual-che sua ricetta, aiuta a scoprireil profumo di una casa, che erasempre accogliente.

Ad una reciproca accoglien-za, nel segno di una vera ami-cizia, contro l’attuale solitudi-ne e povertà di comunicazione,possiamo dire che si riferiscaLiliana Selli in una pagina, incui parla dell’attualità di Bene-detta, dopo aver brevementetratteggiato il proprio incontrocon lei.

Un libro, in un modo onell’altro, tutto da gustare._________________Benedetta e le ricette di famiglia, a cura di Liliana Fabbri Selli e Flavia Bugani, Associazione per Benedetta Bianchi Porro, dicembre2016, pp. 100.

Il libro Benedetta e le ricette di famiglia è sta-to presentato l’8 aprile a Forlì nella Sala Pellegri-no Artusi di Eataly di Forlì, con interventi dellecuratrici, di Mons. Dino Zattini, presidente dellaFondazione “Benedetta Bianchi Porro”, del Sinda-co di Dovadola Gabriele Zelli e di Laila Tentoni,vicepresidente Casa Artusi.

In tale occasione il sindaco Zelli e l’assessoreMarco Carnaccini hanno consegnato a EmanuelaBianchi Porro, l’attestato di “Benemerita di Dova-dola”, perché “sa onorare la memoria della sorellaBenedetta impegnandosi nella diffusione di unmessaggio di speranza che la Venerabile dovadole-se ha lasciato dopo una vita caratterizzata dallasofferenza”.

Emanuela Bianchi Porro, nel ringraziare perl’attenzione nei suoi confronti da parte dell’Amministrazione comunale di Dovadola, ha voluto evidenziare come sia quotidiana-mente impegnata a portare la propria testimonianza in molte città e scuole italiane dove incontra realtà diverse, ma tutte molto cu-riose di sapere della vita di Benedetta.

Anche un semplice libro di ricette può contribuire a farla conoscere di più, in particolare negli aspetti della realtà familiare esociale che ha vissuto.

La presentazione del libro a Forlì e una benemerenza

(Da sinistra a destra) Mons. Dino Zattini, Liliana Fabbri Selli, Gabriele Zelli, Emanuela Bianchi Porro, Laila Tentoni, Marco Carnaccini, Flavia Bugani (Foto Savoia)

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16 n l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83

Al servizio di chi crescedi GIANFRANCO AMATI

Strane cose accadono, se-guendo vicende che in qualchemodo coinvolgono Benedetta.

Ne abbiamo avuto la provapartecipando l’8 aprile allaconferenza, organizzata a Bol-zano dalla Cooperativa socialeonlus G.M. “Benedetta BianchiPorro” su L’importanza del se-gno grafico e della postura,dall’infanzia e per tutto l’arcodella vita.

Per comprendere il sensodell’iniziativa ed il contesto incui esso si colloca, diamo laparola al dott. Lorenzo Lorus-so, medico neurologo e presi-dente della cooperativa:

«È bello raccontare come ilmodello di prevenzione del di-

mata nei suoi trentacinque annidi attività ed a diffondere an-che in altre sedi il lavoro dellasua équipe. Adesso Margheritaha qualche problema di salutee cerca con tutto il suo giova-nile entusiasmo di animare isuoi collaboratori ed anche co-loro che si affacciano alla suaprofessione perché mettanonella formazione e nella prati-ca professionale quella gioia equella motivazione profondache l’hanno sostenuta in 35 an-ni di attività. L’abbiamo vistaarrivare tardi a pranzo, perchéimpegnata in un colloquio conuna giovane musulmana e conaltre persone. È stato bello re-gistrare la presenza significati-va di giovani a questo incon-tro, interessati alla tematica edall’attività della cooperativa.

Margherita sente molto lavicinanza di Benedetta, che hamostrato la sua maggiore fe-condità proprio nel momento

sagio dei bambini, che è lo spi-rito che anima il lavoro dellacooperativa,  stia dando vita atante attività nel territorio diBolzano e in prospettiva, anchein altre regioni. Questa attivitàè nata, come spesso accade daun incontro. In questo caso èstata la fondatrice della coope-rativa, Margherita Zerbi, unacoraggiosa e infaticabile quan-to tenace studiosa di grafologiaa riunire persone con percorsidi studio differenti: dalla medi-cina alla psicologia, dallagrafologia all’optometria, dallaformazione alla recitazione. Ungruppo di studiosi che arri-vano da differenti parti di Ita-lia, che si sono conosciuti euniti per realizzare un progettoche sta a cuore a ciascuno diloro: aiutare i bambini nel per-corso di apprendimento. Forni-re  strumenti  utili agli educato-ri, ai genitori, ai nonni, agli in-segnanti, perché possano aiu-tarli nella crescita.

Come in tutte le cose dellavita è di estrema importanza,partire nel modo giusto. 

La complessità del sistemanervoso è tale e la capacità diadattamento umana così eleva-ta, che nei primi anni di vita sipossono acquisire abitudinicon troproducenti e dannose, ingrado di fare danni in silenzio,senza che ce ne si renda conto.Posture molto scorrette possonointerferire con i complessi mec-canismi di sviluppo dei mu scoli

preposti a scrivere. Il bambinoche si accorge di scrivere peg-gio degli altri incomincia adavere dentro di sé dei sentimen-ti di inferiorità e incomincia asentire che il com pito che gliaffidano è superiore alle sueforze. Ecco che imparare per

lui diventerà un’e sperienza chesi lega a una sofferenza e nonal piacere. Allora cercherà disottrarsi in tutti i modi: voleva-mo insegnargli l’amore per laconoscenza e gli abbiamo inse-gnato la paura di farlo». 

Con queste parole il dott.Lorusso  dà sinteticamente ilsenso dell’incontro e valorizzaadeguatamente il ruolo di Mar-gherita Zerbi che ha partecipa-to all’iniziativa con tutto il fer-vore che ha accompagnato lasua attività. Non è facile infattimotivare e raccogliere espertiprovenienti da Bolzano, Rove-reto, Brescia, Bergamo, Romae da altre località ancora perseguire ed attuare, anche congli strumenti dell’attuale co-municazione online, le iniziati-ve della cooperativa, impostataproprio su un lavoro in équipe.Eppure sono arrivati tutti. An-che il legame di Margheritacon Benedetta è molto forte,tant’è vero che ha voluto invi-tare alla conferenza anche donEvelino Del Bon, che ha cono-sciuto durante un pellegrinag-gio da Benedetta a Sirmione.C’è un motivo che induce Mar-gherita a produrre ora uno sfor-zo straordinario di coinvolgi-mento delle persone attorno asé, a comunicare e trasmetterela spinta ideale, che l’ha ani-

in cui le forze fisiche la stava-no abbandonando. Per questovorrebbe che nel prossimoconvegno in autunno, organiz-zato dalla sua Cooperativa, siparlasse esplicitamente di Be-nedetta.

A Bolzano abbiamo ancherivisto volentieri Don EvelinoDal Bon che ha avuto la gradi-ta sorpresa di incontrare a Bol-zano come relatore il dott.Matteo Bertelli, che, anni orsono, era un suo parrocchianoa San Felice sul Benaco.

Non si perde nulla nei per-corsi che nel tempo, se Diovuole, portano a incontri e dan-no frutti anche inaspettati.

Esempio di postura da correggere (foto inviata da Elke Dollinger)

Don Evelino Dal Bon con Matteo Bertelli

Bolzano - 8 aprile 2017 (Da sinistra a destra) Matteo Bertelli, genetista,Lorenzo Lorusso, neurologo, Brunilde Valenta, grafologa, Elke Dollinger, optometrista, Margherita Zerbi, grafologa e fondatrice della cooperativa

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l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83 n 17

Benedetta Bianchi porroe l’esperienza della sofferenza

È uscito in gennaio di quest’anno presso Vita e Pensiero il terzo volume de Il libro cristiano nella storia della cultura – Dal XVI al XXI secolo. L’autore è Giuliano Vigini, che dedica a Benedetta alcune pagine (pp. 67-70), riccamente documentate,nel capitolo dedicato alla mistica e alla spiritualità femminile. Ne proponiamo qui il testo, senza le note, per gentile concessione dell’Autore, che ringraziamo cordialmente.

Poco meno di ventotto an-ni di vita, ma la breve espe-rienza umana di BenedettaBianchi Porro – della quale èin corso il processo di beatifi-cazione – rappresenta unadelle più luminose testimo-nianze di fede dei giorni nostri.

Il segno distintivo dellasua vita è stato il lungo calva-rio personale, attraverso ilquale essa ha disegnato la pa-rabola di un esaltante cammi-no di purificazione e trasfigu-razione cristiana del dolore.

I pensieri, diari e le nu-merose lettere – da Siate nel-la gioia (1966) a Il volto del-la speranza (1972); da Oltreil silenzio (1974) ad Abitarenegli altri (1975) – hanno co-stituito per lungo tempo alcu-ne delle opere con cui moltihanno potuto accostarsi allavita interiore di Benedetta.

Il percorso di questa vitasegnata da grandi sofferenzeè un esempio di come si pos-sa amare Dio e l’umanità, vi-vendo «giornate eternamentelunghe e buie», ma «pur dolcidi un’attesa infinitamente piùgrande del dolore”.

La lucida consapevolezzadi Benedetta nell’abbandonar-si serenamente alla volontà diDio; la spontaneità e la tene-rezza di sen timenti nel comu-nicare stati d’animo, avanza-menti e ostacoli della suaesperienza di fede; lo slanciodi carità con cui si sforza di«abitare negli altri», in unio-ne a Gesù crocifisso: tutto dàogni volta la misura del suoindomito zelo nel percorrerela sua «via crucis» come stra-

da maestra della sua vocazio-ne cristiana. E ciò che semprecolpisce in lei è anche la co-stante apertura del cuore allostupore per le meraviglie diDio, nel mondo e nella suastessa vita, anche quandoguardate dall’abisso della ma-lattia e della notte interiore.Perché Benedetta non solo hasopportato pazientemente lasua croce, ma l’ha abbraccia-ta con amore, lasciandosenetrasfigurare.

Per questo ha saputo ve-dere tutto con occhi nuovi,candidi e luminosi, e tutto èdiventato per lei grazia e spe-ranza, gioia e ringraziamento.

Se anche per i santi – so-prattutto per i santi – la fedeè sempre un cammino alla ri-cerca di nuova luce, per Be-nedetta c’è stata una progres -siva compenetrazione del mi-stero della croce negli ultimianni della sua vita, come sipuò notare con particolarefrequenza e profondità tra il 1962 e il 1963. Rispon-dendo a una bellissima lettera (14 agosto 1962) dell’amicaNicoletta Padovani, Benedet-ta scrive:

«Sto vivendo la semplicitàcioè la spoliazione dell’ani-ma […] Sì Dio ci dà il suopane spirituale attraverso glialtri: ho provato. Nella soffe-renza si accende in noi la lu-ce di Cristo che ci sostiene,quando (ho cambiato biro:dai colori puoi contare igiorni messi.!) soffriamo, civolgiamo tutti al bene? Chemistero è la croce! Sono lietaperché ora so che la volontàè spirito! Nicoletta, come tivoglio bene per avermi dato“il dono della fede”».

Per la verità, la fede in Be -nedetta era già forte e gioiosa,avendo più volte sperimentato

la misericordia di Dio, «supe-riore a ogni a spettati va e «sen-za limiti», che le dà in ogniistante la certezza incrollabiledella sua presenza e del suoconsolante sostegno.

Soffre, ma sta ritta ai pie-di della croce; sa che «pertutti c’è dolore speranza e la-grime, ma una superiore cer-tezza vale a illuminarci e ren-derci sereni nella strada checi conduce a! Signore»; vuolessere come Lui vuole, «pic -cola piccola come mi sentosinceramente, quando riescoa vedere la Sua intermina-bile grandezza, nella nottebuia dei miei faticosi giorni»,cercando non solo di offrirela propria sofferenza, ma difare proprie le sofferenze de-gli altri.

Anche quando Benedettaavverte di non poter offrirepiù nulla al Signore perché hale mani vuote, è consapevoleche la marcia verso il cielocontinua, «con più luce».

Questa è la sapienza dellacroce di Benedetta, che hatrasformato l’inverno dellasua esistenza in una pri -mavera di risurrezione.

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18 n l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83

La mia vita accanto a Benedetta (parte XVI)

di don ALFEO COSTA

1990

È l’anno dell’inaugurazionedel Museo o Fondazione Bene-detta Bianchi Porro. In vista diquella inaugurazione abbiamoorganizzato un Comitato loca-le. La prima riunione si è tenu-ta il 22 gennaio ed erano pre-senti questi signori: CasadeiNanda, Conficoni Marino, Gu-rioli Aldo, Giammarchi Car-men, Lombardi Foscolo, Ma-nuzzi Aguinaldo, PiovaccariFosca, Ravaglioli Maria, RivaAlessandro, Valmori Tonino.

Il 23 poi si è celebrato ilXXVI anniversario di Bene -detta alla Badia con i seguen-ti concelebranti: presidenteMons. Giuseppe Fabiani ve-scovo di Imola, don Luigi Ma-retti, don Aldo Bandini, donVittorio Fabbri, don GiovanniAmati tutti da Rocca S. Ca-sciano, don Remigio Zampieri,don Franco Miotto presenti aDovadola. Si è seguito questorito: Messa dell’Unità dei cri-stiani, lezionario dei defunti(Sapienza e Beatitudini), pre-ghiere dei fedeli spontanee e altermine della Messa i sacerdotiin corteo si sono recati al sar-cofago, mentre il Coro cantava“O santissima”. Si è recitato ilsalmo 22 a cori alterni coi fe-deli, antifona detta dallospeaker, poi aspersione silen-ziosa. Canto dell’Inno di Bene-detta mentre i sacerdoti si reca-vano in sagrestia.

Anche nel mese di maggioho voluto dare una improntabenedettiana alle riflessioni.Ogni sera una testimonianzadal libro Abitare negli altri.L’intento era quello di far sen-tire sempre meglio ai dovado-lesi l’importanza di Benedetta:

Sopra alle bacheche un pan-nello lungo tutta la parete confrasi e foto evidenziando ilcammino spirituale di Benedet-ta sulla base del suo diario, chelei chiamava il mio caro libro.Dalla parte delle finestre altripannelli con i riferimenti scrittied evidenziati da foto per laparte biografica. Un benefatto-re bolognese si offrì per pagarel’ascensore, necessario partico-larmente per le persone in dif-ficoltà.

Si diede dunque molta im-portanza alla inaugurazione. Fufatta il 16 settembre.

Lasciai tacere completamen-te il riferimento alla Madonnadelle Lacrime, di cui ricorre,anche se solo triennale la festanella terza domenica di settem-bre; ma quell’anno non era iltriennio. Lo svolgimento pre-vedeva un momento di pre-ghiera alla Badia e di lì in pro-cessione-corteo fino a piazzaBattisti: in testa al corteo i mi-nistranti femmine, i ministrantimaschi davanti ai sacerdoti e al vescovo Zarri già in abiti li-turgici.

Nel percorso letture partico-lari e preghiere, intervallatedalle musiche della Banda diRocca S. Casciano. Diede unottimo contributo il gruppo diScout venuti da Forlì. Opportu-na la lettura di brani detta daPaolo Neri e Marcella Manuz-zi. Il segno di festa si volle da-re specialmente nella via Mat-teotti, esponendo in tutte le fi-nestre del primo piano dellecase (anche in quelle non abi-tate) uno stendardo.

Quel tratto diritto della viaera un bel colpo d’occhio. Nel-la piazza Battisti (precisamentedi fronte al monumento) venne

non so se sarà davvero servito;spero di sì.

Altra data: l’8 agosto, nelpomeriggio io stesso ho cele-brato presso il sarcofago, conaltare provvisorio come altrevolte, però stavolta ho consta-tato che, dato l’aumentato nu-mero di presenze, è meglio ce-lebrare all’altare maggiore, poiriferirsi al sarcofago.

Si arriva dunque alla datadella inaugurazione. AnnaCappelli sentiva tutta l’impor-tanza di questa realizzazione.Lavori di restauro e sistema-zione della casa in piazza Bat-tisti di massima precisione.

All’arch. Giannelli di Dova-dola si era affiancato il maritodi Paola Vitali amica di Bene-

detta, il quale, come architettopure lui, curò volontariamentel’arredo del museo. Nella pri-ma stanza del primo piano eglivolle inserire la segreteria, conscrivania, libreria e sedie tuttedisegnate a modello unico 36dallo stesso architetto ed ese-guite da un artigiano di Bre-scia, di particolare sua fiducia.Poi fece rifare la parete di en-trata nella sala lunga del se-condo piano, anziché di muroordinario, la volle di legno astrisce intrecciate a tre straticon vetro in mezzo. Curò l’ar-redo del salone con una seriedi bacheche tappezzate di ros-so per l’esposizione delle ope-re d’arte e di originali di Bene-detta.

Nel ricordo dei nostri caricon l’affetto che non cambia

perché è nascostonel cuore di Dio

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l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83 n 19

collocato dai volontari dellaPro Loco il palco per la cele-brazione della S. Messa. Con-celebravano col vescovo Mons.Vincenzo Zarri, Mons. DanteBenazzi e Mons. Nanni venutida Bologna, Mons. Ernesto Tar -tagni di Bocconi, don MarettiLuigi e don Vittorio Fabbri daRocca, don Remigio da S. Be-nedetto, don Gino Gentili daMeldola, don Luigi Superga daForlì, don Giacomo da Ostuni,un padre cappuccino da Bo -logna e uno da Faenza. Mol tobravi anche i nostri ministranti.

Il Coro della parrocchia diS. Paolo di Forlì aveva presoposto nel loggiato del Museo.L’Inno di Benedetta però fucantato dal nostro coro. Pre-sente il Prefetto di Forlì e iquattro sindaci dei comuni del-la nostra valle: Castrocaro,Rocca, Portico e Dovadola,tutti in fascia tricolore e ac-compagnati dal rispettivo gon-falone. Nella liturgia si cercòdi far rilevare alcuni momenti,come all’offertorio: i figli delbenefattore dell’ascensore por-tarono un mazzo di fiori. Altermine della liturgia l’inter-vento della Segretaria dellaFondazione Jolanda Bianchinie del Sindaco di Dovadola, il

problema di recettività di per-sone di un pullman e inoltrenon era di facile accesso dallaBadia sia per la distanza cheper la salita.

Io dicevo: immaginiamo ungruppo che voglia fermarsi al-cuni giorni, come fa ad accede-re alla chiesa, specialmente siavessero delle persone in car-rozzella? Però Anna avevaquesta sua caparbietà e quindiconcluse l’acquisto anche conla complicità del vescovo Zar-ri, il quale le disse: Benedettale darà un segno. E il segno cifu: Paola Messina, figlia delcelebre scultore, mandò ad An-na un assegno di 80 milioni dilire. Poco per l’impegno intra-preso, ma evidente.

Inoltre, nel campo attornoalla canonica tagliammo la vi-gna che vi si trovava, che nondava neppure un risultato con-veniente. In questo ampio spa-zio alcuni dovadolesi tentaronola proposta di costruirvi dei ca-pannoni in plastica per attrez-zature di gioco per i giovani.Io li ascoltai volentieri, ma mifiguravo l’effetto pratico di unasimile cosa: vicino, anzi da-vanti alla Badia, dei tendoni diplastica… sarebbe stato troppostridente.

quale consegnò la cittadinanzaonoraria ad Anna Cappelli inquel momento di bella e parti-colare solennità.

La cittadinanza onoraria l’a-vevo sollecitata io stesso all’i-nizio dell’anno, accolta e por-tata poi avanti dal Sindaco Gi-no Magrini, dichiaratamentecomunista, ma comprensivo suqueste cose.

Poi ci furono le elezioni ecambiò la persona del Sindacocon il dott. Carlo Giannelli,esponente democristiano, alquale toccò l’esecuzione. Unparticolare, senza voler disto-gliere dalla narrazione:

Gino Magrini divenne Sin-daco nel 1970, succedendo ad Angelo Giannelli, dopo ven -t’anni gli succedette il figlioCarlo.

In ultimo l’inaugurazionevera e propria della Sede: ta-glio del nastro per mano delvescovo Zarri, volo di pallon-cini e di piccioni. La Banda hasottolineato i vari passaggi.Tutto ben riuscito. Mons. An-gelo Comastri, amico tanto en-tusiasta, in quei giorni venneordinato vescovo di MassaMarittima, perciò non fu pre-sente. A tutti gli intervenutivenne consegnata una piantina

in vaso da mettere a dimora:dono della Forestale di RoccaS. Casciano.

A fine settembre si fece lacommemorazione dei mille an-ni del castello di Calboli. Fuun’idea dell’unico abitante diquella ex parrocchia: Aldo Val-mori, pilota di aviazione civile.Egli si impegnò molto e in mo-do solenne. Fra le altre cose fe-ce mettere una stele sulla stra-da sotto al promontorio dovesorgeva il castello con la scrit-ta: Mille anni dopo Calboli vi-ve ancora. E la inaugurammosolennemente dopo la Messa,scendendo in corteo con dei fi-guranti in costume. Ci fu perfi-no un passaggio di aereo.

Nella mansarda qui in cano-nica vennero ad alloggiare al-cuni ragazzi, emanazione dallaComunità di recupero di Sadu-rano.

Un altro passo fu fatto nel’90 quanto alla realizzazione diprogetti relativi a Benedetta.Anna Cappelli concluse l’ac-quisto del podere detto Giusep-pa, di proprietà della signoraVittoria Cabiati della 37 VillaBadia. Da un po’ di tempo ac-carezzava questo pensiero. Ioero piuttosto contrario perchésecondo me non risolveva il

• L’amica irlandese Ann Marie Nelson ci richiama, nella testimonianza pubblicata inquesto numero, la storia avvincente della sua visita a Dovadola. Senza dover cer-care molto, la possiamo trovare in Internet, nel nostro sito www.benedetta.it. Unavolta aperto il collegamento, “cliccando” poi su Annuncio, compare l’elenco ditutti i numeri del nostro periodico, cliccando poi in corrispondenza dell’anno 1999su Marzo, si apre quel numero de «l’annuncio» e a p. 28 troviamo la storia di leifidanzata e sposina a Roma e poi a Dovadola. Non vi diciamo di più.

• Forse non tutti gli amici di Milano sanno dove si trova questo dipinto (v. foto).Emanuela Bianchi Porro dalla sua pagina Facebook ci ha informati su un Polittico nella Chiesa dei Santi Silvestro e Martino a Milano in Viale Lazio, 19. Rappresenta l’«Apocalisse» con 12 pannelli. In uno di essi troviamo anche Bene-detta.

Benedetta in internet a cura di Gianfranco A.

Milano - Pannello con la figura di Benedetta nel Polittico della chiesa dei Santi Silvestro e Martino

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20 n l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83

Grazie Benedetta!

Durante l’incontro, organizzato l’8 maggio 2017 dagli amici di Bene-detta di Ostuni presso la Parrocchia Ss. Medici Cosma e Damiano,il Prof. Angelo Zaccaria riferisce per la prima volta, in pubblico, unostraordinario evento capitatogli nel 1974.

uno dei miei fratelli, Luigi, dopo tre mesi dal suo matrimo-nio, avverte dei disturbi che lo portano a consultare un medico.Bastano poche indagini e subito gli viene diagnosticato un tera-tocarcinoma con la necessità di un intervento urgente che vieneeffettuato presso l’Ospedale civile di Ostuni, operando in quellastruttura un chirurgo molto stimato per le sue notevoli capacitàprofessionali.

io sono accanto a lui, insieme alla moglie e agli altri membridella mia famiglia. dopo qualche giorno dalle dimissioni, riesco adavere un nuovo ricovero presso il Centro nazionale Tumori di Mila-no, necessario per esaminare il tessuto prelevato, asportare i linfo-nodi e programmare i vari cicli di cobaltoterapia e di radioterapia.

intanto io avevo cercato, attraverso un mio amico sacerdote,l’indirizzo di qualcuno che potesse ospitarmi durante i giorni dipermanenza a Milano. La signora cui egli si era rivolto, mi in-dicò la famiglia dell’avv. roberto Corso, dove ho trovato grandedisponibilità ed accoglienza.

Effettuati gli esami, i dottori mi hanno comunicato che queltipo di tumore non consente di vivere oltre 5 anni dalla diagnosi.

La sera, tornando a casa di roberto, si parlava insieme. unasera mi parlò di una giovane che aveva conosciuto nella sua pri-ma giovinezza e la cui amicizia era stata molto importante perlui. incontrarla nella sua casa, insieme ai ragazzi e le ragazzedel movimento studentesco, scriverle e ricevere sue lettere, avevasegnato profondamente la sua vita. Quella giovane era BenedettaBianchi porro.

Quella stessa sera roberto mi donò un libro dal titolo Il voltodella speranza. Trascorsi tutta la notte nella lettura e affidai aBenedetta mio fratello.

al mattino, come avveniva ogni giorno, mi recai in Ospedalee mi fu detto che il direttore mi aveva cercato. Con molto timorelo raggiunsi e mi sentii dire: «potete tornare a casa. Suo fratellonon ha bisogno di alcuna terapia; deve solo ritornare qui per ilcontrollo, ogni tre mesi».

Così fece per qualche anno, pur con controlli sempre più di-radati. da allora ha continuato a star bene e lo è tuttora.

Preghiera per la glorificazione di Benedetta Bianchi Porro

Padre nostro, noi ti ringraziamo per averci donatoin Benedetta una cara sorella. Attraverso la gioia e il dolore di cui hai riempito lasua breve giornata terrena, Tu l’hai plasmataquale immagine viva del tuo Figlio. Con Benedetta al nostro fianco ti chiediamo, Padre, di poterci sentire più vicini a te e ai fratelli,nell’amore, nel dolore e nella speranza. In una accettazione piena e incondizionata del tuo disegno. Fa che la sua testimonianza così radicale della potenza salvifica della croce c’insegni che il dolore è grazia e che la tua volontà è gioia. Concedi, oPadre, la luce del tuo Spirito alla Chiesa, affinchépossa riconoscere Benedetta fra i testimoni esemplari del tuo amore. Questa grazia… che per sua intercessione umil-mente ti chiedo, possa contribuire alla glorificazionedella tua serva Benedetta. Amen

con approvazione ecclesiastica

Il Padre Postulatore si raccomanda alle preghiere di tutti gliAmici perché il processo sul presunto miracolo per la beatificazionepossa concludersi con il risultato auspicato. Attualmente è ancorain corso l’indagine peritale, necessaria prima della eventuale trasmissione dell’incartamento alla commissione medica.

Importante, lo ripetiamo ogni volta, è anche la segnalazionedi nuove grazie ottenute con l’intercessione di Benedetta.

Le relative testimonianze vanno inviate a:

postulatore della Causa di Beatificazione P. GUGLIELMO CAMERA Missionari Severiani Viale San Martino, 8 43123 PARMA Tel. 0521 920511 cell. 333 2902646 E-mail: [email protected] postulatore della Causa di Beatificazione Don ALFEO COSTA Via Benedetta Bianchi Porro, 6 47013 DOVADOLA (FC)Tel., Fax e Segreteria tel. 0543 934676 E-mail: [email protected]

Possiamo invocare l’intercessione di Benedetta con la preghiera seguente.

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l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83 n 21

TestimonianzeDalle Filippine

Zoananga, 8 gennaio, 25 gennaio e 3 marzo 2017

ZoanangaMarc dalle Filippine ci ha scritto in inglese. Si definisce fi-

glio di dio e figlio spirituale di Sant’antonio Maria Claret. evuole diventare missionario. È rimasto molto colpito “dalla vi-ta, dalla spiritualità e dalle virtù di Benedetta” e desidera – co-sì dice – “diffondere il messaggio e la devozione a Benedettanella sua piccola zona”. Ci ha chiesto perciò un’immagine diBenedetta da mettere in questa piccola cappella (vedi foto) incui si riuniscono i fedeli.

dovadola, 8 aprile 2017in questo luogo silenzioso, fra le dolci colline romagnole,

nell’abbazia di S. andrea a dovadola riposano le spo-glie dellaVenerabile Benedetta Bianchi porro.

parlare di Benedetta, “la nostra Benedetta” per me non èdifficile, abitando nel paese.

La sua tomba è meta di pellegrinaggi, accorrono a lei daogni parte e in tanti, per chiederle aiuto, conforto e gra-zie. Micapita spesso di farle visita e, oltre a lasciarle un bigliettino,una candela accesa, solitamente mi siedo davanti al suo sarco-fago e lì mi ritrovo a pregare e confidarle i miei pensieri.

in quel magico silenzio io avverto pace e serenità. So che miascolta, lo percepisco e la sento spiritualmente vicina.

Spesso mi rivolgo a lei come a una grande amica, è lei chemi ha aiutata a superare le difficoltà, in un periodo dif-ficiledella mia vita, dandomi conforto, per questo le dico “Grazie!”.

noi ci sentiamo onorati e privilegiati per la concessione diquesto dono e, nel contempo, anche protetti da quest’anima bel-la e immensa. Benedetta è conosciuta ovunque: in italia, in Eu-ropa, direi nel mondo intero, perché attraverso i suoi scritti hasaputo trasmettere nei cuori messaggi di speranza e di amore.

Grazie, Benedetta, per tutto ciò che ci hai donato e che cidoni tutt’ora perché, con il tuo modo silenzioso, sai parlare alcuore degli uomini. Anna Giovanna Mantellini

In questo periodo l’amica Giuliana sta attraversando un mo-mento molto difficile che la costringe a stare gran parte del tem-po a letto. Ci ha inviato questa poesia, dedicata a Benedetta,che volentieri pubblichiamo.

Grazie, Giuliana, per la tua fedeltà e preghiamo perché tupossa rimetterti presto.

A Benedettanelle gocce di pioggia Fai tu che mi rinfreschinoche cadono fitte fitte l’animaio sento il tuo profumo, come le tue parole,o Benedetta. Benedetta, tu che seiSono dolci dolci semprecome il tuo respiro stanco il grande tesoroma sono piene come lui della mia vita.di dio,o Benedetta. Giuliana Pecolatto

Ostuni, 10 maggio 2017. È una badante russa, lavora aOstuni, si chiama Maria, ha studiato psicologia nel suo paese diprovenienza ed è ortodossa. Proprio il giorno del suo complean-no, un’amica le ha donato «Oltre il silen-zio» in lingua russa. Maria si è commos-sa, ha ringraziato, considerando il libro ri-cevuto come il più bel regalo per il suocompleanno. Anche noi auguriamo chelei trovi in Benedetta una profonda riso-nanza nella sua anima e che la Venerabi-le le sia vicina nel suo faticoso percorsodi vita. Altre testimonianze troviamo allepp. 9 e 10 e nella Rubrica “Grazie Bene-detta” a p. 19.

Dalla Repubblica di Irlanda un’e-mail19 aprile 2017

dear Father, [don alfeo Costa]i am writing to report a great favour recieved through the

intercession of Blessed Benedetta Bianchi porro.i have recovered my mental health after suffering many

years.i have been following Benedetta since 1986 when i firstread about her in the irish Catholic.

i have visited her tomb in September 1998. i know she watches over me always and those who suffer. i

find her writings inspiring and wonderful. i hope she is Beati-fied soon.

regards, Annmarie NelsonCaro padre, Scrivo per  segnalare un grande grazia ottenuta con  l’inter-

cessione della Venerabile Benedetta Bianchi porro.  ho recupe-rato la mia salute mentale dopo aver sofferto molti anni. Sto se-guendo Benedetta dal 1986 quando ne ho avuto notizia sul [pe-riodico] “irish Catholic”. ho  visitato  la  sua  tomba  in  settem-bre 1998. So che protegge sempre me e coloro che soffrono. Tro-vo i suoi scritti ispirati e meravigliosi. Spero che sia presto bea-tificata.

Ossequi, Annmarie Nelson

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22 n l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83

Momenti di incontro

Dovadola - 22 gennaio 2017 Il card. Edoardo Menichelli, accolto dal Vescovo Mons. Lino Pizzi

e da don Alfeo Costa

Dovadola - 22 gennaioAlla “Rosa bianca” Liliana Fabbri Selli, in piedi,

e don Dino Zattini, vicino al ritratto di Benedetta, presentano il libro delle ricette nel luogo più opportuno, a tavola

Dovadola - 30 aprile Inaugurazione del Cammino dell’amicizia

Dovadola - 22 gennaio Alla Badia il cardinal Menichelli durante l’omelia

Forlì - 7 maggioBenedetta era poliomielitica

La sorella Emanuela saluta i partecipanti alla gara podistica per sostenere la lotta per sradicare la polio a livello mondiale

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l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83 n 23

Prossimi appuntamentiDovaDola - aBBaZIa DI SaNT’aNDREa

DOMENICA 6 AGOSTO 2017 ore 10,30

81º anniversario della nascita diBENEDETTa

Solenne Concelebrazione

Eucaristicapresieduta da

Mons. ERIo CaSTEllUCCIarcivescovo di Modena-Nonantola

con la partecipazione diS. E. Mons. lINo pIZZI

vescovo di Forlì-Bertinoro

SIRMIOnESIRMIOnEMartedì8 AGOSTO 2017alle ore 18nella chiesa diSAnTA MARIA DELLA nEVE(centro storicodi Sirmione)sarà celebratauna S. Messain occasionedell’81º anniversariodella nascita della VenerabileBenedetta Bianchi Porro

Alle ore 12,30: pranzo insieme nel Ristorante Albergo “Rosa bianca” di Dovadola

9 AGOSTO Celebrazione in suffragio dell’indimenticabile Anna Cappelli nel 12º anniversario della sua nascita al cielo

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24 n l’annuncio (XXXII) maggio 2017 – n. 83

In lingua straniera«BEYOND SILENCE» («Oltre il Silenzio» in inglese) «Amici di Bene-

detta» Forlì«MAS ALLA DEL SILENCIO» («Oltre il Silenzio» in spagnolo) «Ami-

gos de Benedetta» Bilbao«MAS ALLA DEL SILENCIO» («Oltre il Silenzio» in spagnolo) Ed.

Claretiana - Buenos Aires«AU DELÀ DU SILENCE» («Oltre il Silenzio» in francese) Editions

de l’Escalade - Paris«UBER DAS SCHWEIGEN HINAUS» («Oltre il Silenzio» in tedesco)

Freundeskreis «Benedetta» - Hamburg«CUDO ZIVOTA» («Il Volto della Speranza» in croato) a cura di

Srecko Bezic - Split«OBLICZE NADZIEI» («Il Volto della Speranza» in polacco) Roma-

grafik - Roma«ALÉM DO SILÊNCIO» («Oltre il Silenzio» in portoghese) Ed. Loyola

- San Paulo«TRANS LA SILENTIO» («Oltre il Silenzio» in esperanto) Cesena - Fo«DINCOLO DE TACERE» («Oltre il Silenzio» in rumeno) Chisinau,

Rep. Moldava«SESSIZLIGIN IÇINDEN» («Oltre il Silenzio» in turco) Iskenderun«TÙLA CSENDEN» («Oltre il Silenzio» in ungherese) Budapest, 1997«MEER DAN STILTE» («Oltre il Silenzio» in olandese) 2015«OLTRE IL SILENZIO» in giapponese - Tokio«OLTRE IL SILENZIO» in arabo - Beirut«OLTRE IL SILENZIO» in ebraico«OLTRE IL SILENZIO» in russo - Bologna«OLTRE IL SILENZIO» in cinese - Taipei«OLTRE IL SILENZIO» in maltese - La Valletta«OLTRE IL SILENZIO» in slovacco - Trnava«OLTRE IL SILENZIO» in swahili - nairobi«BENEDETTA» M.G. Dantoni, opuscoli in inglese, francese, spagnolo,

russo, tedesco, thailandese, ucraino, bulgaro«BENEDETTA» opuscolo in indonesiano, a cura di Fr. Antonio Carigi

Per conoscere BenedettaSIATE NELLA GIOIA - Diari, lettere, pensieri di Benedetta Bianchi

Porro, a cura e con introduzione di David M. Turoldo - Cesena - «Amici di Benedetta» - Villanova del Ghebbo (Ro) - pp. 255.

IL VOLTO DELLA SPERANZA - note biografiche. Lettere di Benedettae lettere di amici a Benedetta. Testimonianze di amici che l’hannoconosciuta, a cura di Anna Cappelli - Cesena - «Amici di Benedetta» -pp. 480.

OLTRE IL SILENZIO - note biografiche. Diari e lettere di Benedetta.Lettere degli Amici a Benedetta. Testimonianze di chi l’ha cono-sciuta, a cura di Anna Cappelli - «Amici di Benedetta» - pp. 168.

TESTIMONE DI RESURREZIONE - Pensieri di Benedetta disposti seguendo il suo itinerario spirituale, a confronto con passi dellaSacra Scrittura, presentazione di Enrico Galbiati - Cesena - «Amici di Benedetta» - pp. 152.

PENSIERI 1961 - Pensieri autografi di Benedetta, tratti dal suo diario -Forlì - «Amici di Benedetta» - pp. 180.

PENSIERI 1962 - Pensieri autografi di Benedetta, tratti dal suo diario -Ravenna - «Amici di Benedetta» - pp. 200.

BENEDETTA BIANCHI PORRO - I suoi volti - Gli ambienti - I documenti, acura di P. Antonino Rosso - «Amici di Benedetta» 2006 - pp. 255.

VIVERE È BELLO - Appunti per una biografia di Benedetta Bianchi Porro, di Emanuela Ghini, presentazione del Card. A. Bal le strero - Cesena - «Amici di Benedetta» - pp. 200.

BENEDETTA - Sintesi biografica a cura di Maria G. Dantoni - Stilgraf -Cesena - pp. 32.

BENEDETTA di Maria Grazia Dantoni - 2008 (nuova edizione)BENEDETTA di Alma Marani - Stilgraf - Cesena - “Amici di Benedetta” - pp. 48.BENEDETTA BIANCHI PORRO di Walter Amaducci - Stilgraf - Cesena,

2012 - pp. 30.BENEDETTA BIANCHI PORRO di Walter Amaducci - Stilgraf -

Cesena, 2014 - pp. 30 (in lingua inglese). BENEDETTA BIANCHI PORRO di Andrea Vena. Biografia autorizzata -

Ed. S. Paolo - pp. 221.SCRITTI COMPLETI di Benedetta Bianchi Porro, a cura di Andrea Vena -

Ed. San Paolo - pp. 815.ABITARE NEGLI ALTRI - Testimonianze di uomini di oggi su Benedetta,

lettere, discorsi, studi, meditazioni - Cesena - «Amici di Benedetta» -pp. 416.

LA STORIA DI BENEDETTA - narrata ai bambini, di Laura Vestruccicon illustrazioni di Franco Vignazia - «Amici di Benedetta» - pp. 66.

DIO ESISTE ED È AMORE - Veglia di preghiera sulla vita di Benedettadi Angelo Comastri - «Amici di Benedetta» - pp. 33.

OGGI È LA MIA FESTA - Benedetta Bianchi Porro nel ricordo della madre, diCarmela Gaini Rebora - Ed. Dehoniane - pp. 144 - Ristampato.

BENEDETTA BIANCHI PORRO - LETTERA VIVENTE - Scritti di sacerdoti e di religiosi alla luce della parola di Benedetta - Cesena -«Amici di Benedetta» - pp. 256.

BENEDETTA O LA PERCEZIONE DELLA GIOIA - Biografia di Timoty Holme - Gabrielli Editore, Verona - pp. 230.

APPROCCIO TEOLOGICO AL MISTERO DI BENEDETTA BIANCHIPORRO del Card. Giacomo Biffi - Cesena - «Amici di Benedetta».

BENEDETTA BIANCHI PORRO di Piero Lazzarin, Messaggero diSant’Antonio - Padova 2006 - pp. 221.

IL SANTO ROSARIO CON BENEDETTA a cura della Parrocchia diDovadola.

L’ANELLO NUZIALE - La spiritualità “sponsale” di Benedetta BianchiPorro, di E. Giuseppe Mori, Quinto Fabbri - Ed. Ave, Roma 2004 -pp. 107.

CASSETTA REGISTRATA DELLE LETTERE DI BENEDETTA a curadegli «Amici di Benedetta».

CARO LIBRO - Diario di Benedetta, illustrato con 40 tavole a colori dagli alunni di una IV elementare di Lugo (Ra) con presentazione diCarlo Carretto e Vittorio Messori - pp. 48 formato 34x49 -Ed. Morcelliana.

ERO DI SENTINELLA di Corrado Bianchi Porro. La lettera di Benedettanascosta in un libro - Ed. S. Paolo.

QUALCHE COSA DI GRANDE di Walter Amaducci - Ed. Stilgraf, Cesena 2009 - pp. 120.

I DOLCI VOLTI DI DIO di Maria Grazia Bolzoni Rogora - Ed. Stilgraf, Cesena 2014 - pp. 156.

GRAZIE, BENEDETTA! di Rita Bagattoni - Tip. Valbonesi, Forlì 2015BENEDETTA E LE RICETTE DI FAMIGLIA a cura di Liliana Fabbri

Selli e Flavia Bugani, pubblicato a cura dell’Associazione per Benedetta Bianchi Porro, 2016, pp. 100.

FILMATO SU BENEDETTA (documentario) in videocassetta.DVD BENEDETTA BIANCHI PORRO - Testimonianze (filmato in Dvd).L’ANNUNCIO - semestrale a cura degli «Amici di Benedetta».LETTERA A NATALINO di Benedetta Bianchi Porro. Illustrazioni di

Roberta Bössmann Amati - Ed. Stilgraf Cesena - pp. 24.BENEDETTA BIANCHI PORRO Un cammino di luce di Piersandro

Vanzan, Prefazione del Card. Angelo Comastri, Editrice Velar, Gorle(BG), 2011 - pp. 48.

QUADERNI DI BENEDETTA 1 - Benedetta Bianchi Porro. Il camminoverso la luce, di don Divo Barsotti, Fondazione Benedetta BianchiPorro e Associazione per Benedetta Bianchi Porro, 2007 - pp. 46.

QUADERNI DI BENEDETTA 2 - Benedetta Bianchi Porro. Dio miama, di Angelo Comastri, Fondazione Benedetta Bianchi Porro eAssociazione per Benedetta Bianchi Porro, 2008.

Postulatore della Causa di Beatificazione Padre GUGLIELMO CAMERAMissionari Saveriani - Viale S. Martino, 8 - 43123 PARMAtel. 0521 920511 - cell. 333 2902646 - e-mail [email protected] Postulatore della Causa di Beatificazione Don ALFEO COSTAVia Benedetta Bianchi Porro, 6 - 47013 Dovadola (FC)tel. e fax e segreteria 0543 934676 - e-mail [email protected] comunicare con noi, per richiedere libri o altro materiale potete rivolgervi a:

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