la vita e' cruda

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    Lucia Giovanni, Giuseppe Cocca

    IL CRUDO SERVITO

    Ebook

    Editing: Katia Prando

    Revisione: Sonia Vagnetti, Marco Morra

    Copertina e Impaginazione: Matteo Venturi

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    Cenni storici

    La vita cruda

    Tutti i processi biologici, per potersi svolgere, hanno bisogno oltre che di un ambiente adatto, anche di temperature appropriate, che permettano a cellule, tessuti, enzimi ecc., di svolgere le loro atti-vit vitali.

    Tutti gli animali della Terra che vivono allo stato brado consumano il cibo cos come lo offre la natura (crudo) ; luomo lunico animale che mangia anche cibo cucinato (cotto) ed anche lunico che si ammala nel modo che conosciamo, condividendo questa caratteristica (malat-tie) con animali domestici e di allevamento, che sono stati costretti ad abbandonare il cibo adatto alla loro specie e devono anche consumarlo non crudo.

    Anche luomo, prima della scoperta del fuoco, consumava il cibo cos come lo offriva la natura, poi c stata la frattura.

    Con luso del fuoco per scopi culinari tutto cambiato: il rapporto con il cibo, con la natura, con la vita, con se stessi Secondo molti autori

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    stato linizio della degenerazione della razza umana, e per com-prendere al meglio questa affermazione iniziamo con un poco di storia.

    Alimentazione degli ominidi

    Dal momento che abbiamo ancora difficolt a viaggiare nel tempo, per scoprire i modelli alimentari dei nostri progenitori, in questo caso dei nostri antenati ominidi, abbiamo bisogno di prove indirette. Indizi importanti per scoprire lalimentazione dei nostri avi sono i denti e i coproliti (escrementi fossili dalla cui analisi si pu risalire allalimen-tazione degli uomini preistorici e/o ominidi).

    Il prof. Alan Walker antropologo della John Hopkins University, stu-diando le striature e i segni lasciati sui fossili dai denti degli ominidi che vissero prima della comparsa dellhomo sapiens, afferm che senza eccezione alcuna, tutti presentavano le tipiche striature dei mangiatori di frutta. (Dalle striature dei denti si pu risalire al modello alimentare dellanimale: sono come delle impronte digitali.)

    Luomo preistorico, cacciatore e carnivoro che arrostisce la carne nella sua caverna, un mito: lo afferma lantropologo Vaughn Bryant, responsabile del dipartimento di antropologia alla College Station University, Texas.

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    Il dr. Bryant, dopo numerosi studi, arrivato alla conclusione che luomo primitivo si nutriva principalmente (quasi esclusivamente) di frutta, noci, semi e ortaggi. I semi non venivano macinati, ma venivano triturati tra-mite masticazione, e questa scoperta dovuta al fatto che la macinazione rompe i semi in modo diverso dalla masticazione. Questo particolare emerso proprio dallanalisi dei coproliti. Stiamo parlando ovviamente di coproliti molto antichi, di quando luomo viveva ancora in Africa e anco-ra non era iniziato il processo migratorio alla conquista di nuovi territori. Il dr. Bryant non ha rilevato infermit o deformazioni sugli scheletri che potessero denunciare sofferenze causate da carenze alimentari: ha trova-to un solo cranio che presentava una carie in un dente.

    Modelli alimentari e salute

    Dopo la laurea in medicina mi sono interessato quasi da subito allali-mentazione e ai rapporti tra salute e i modelli alimentari praticati dalle varie popolazioni.

    Che vi sia una relazione tra tipo di dieta praticata e salute un fatto condiviso da quasi tutti gli autori.

    Oltre alla dietologia convenzionale, mi sono interessato alla macrobio-tica (erano gli anni Ottanta), allalimentazione definita naturale, al modello della kusmine, ai precetti dellayurvedica e della medicina

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    tradizionale cinese ecc. Ogni modello aveva dei principi base su cui costruiva la sua impalcatura con le conseguenti direttive dietetiche.

    Nella dietologia convenzionale (la scienza della nutrizione) il tutto si basa principalmente su contenuto calorico del cibo, fabbisogno di nutrienti, loro percentuale nella dieta, presenza di micronutrienti, acqua ecc.

    Nella macrobiotica e medicina tradizionale cinese, anche se con le dovute differenze, centrale la divisione dei cibi in yin e yang.

    La kusmine pone attenzione ad alimenti integri e biologici, allimpor-tanza di alcuni oli spremuti a freddo ecc.

    Scelte o condizionamenti alimentari

    Non tutti i mammiferi sono uguali. A scuola, abbiamo imparato a sud-dividere questi animali in base ad anatomia comparata e abitudini ali-mentari in carnivori, onnivori, erbivori e frugivori. Lultima una categoria poco conosciuta, ed quella a cui appartengono le scimmie antropomorfe.

    Queste suddivisioni vanno utilizzate con discernimento, altrimenti inducono in errore i non addetti ai lavori.

    Carnivori

    Esistono carnivori in natura? E se esistono chi sono? Per quanto ne so, esiste un solo animale carnivoro puro in natura ed il verme della carne.

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    I mammiferi definiti carnivori, sono in realt dei predatori, mangiatori di animali crudi.

    I gatti, i leoni e i felini in generale non sono mangiatori di carne in senso stretto, sono innanzitutto mangiatori di interiora, grasso, cervello, carne e ossa. Noi usiamo il termine carnivori, ma non sono carnivori, sono mangiatori di animali; se mangiassero solo la carne morirebbero demine-ralizzati. Mangiano la carne, ma sempre accompagnata dalle ossa.

    Un leone, quando cattura la preda, non si attacca al quarto posteriore per mangiarlo: uccide e sventra la preda per mangiarne linterno. Questo ci che fa un carnivoro, cio un mangiatore di animali di cui predilige le interiora, il grasso, il midollo delle ossa e losso stesso.

    Lidea del carnivoro forte e mangiatore di carne, ha indotto in errore generazioni di mamme, per non parlare di pediatri e dietisti che pensano: Il leone il re della foresta, forte e quasi invincibi-le. La sua forza proviene dalla carne di cui si nutre. E come conse-guenza pensano anche: Diamo la carne ai piccoli e diventeranno forti come leoni.

    Tuttavia, i leoni sono principalmente consumatori di interiora con il loro contenuto di grasso, midollo osseo ecc. Gli elefanti, gli ippopota-mi, i bufali hanno masse muscolari molto pi possenti di quelle dei leoni, nonostante mangino principalmente erba.

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    La carne non crea carne, come molti inducono a credere, anzi: in natu-ra gli animali con le pi grandi masse muscolari non sono carnivori.

    Onnivori

    Molti, alla parola onnivori, associano in automatico lanimale UOMO, ma ci e falso.

    Il mito di uomo onnivoro un espediente inventato, forse, per far man-giare allumanit qualsiasi cibo (conservato, aromatizzato, colorato, dolcificato, stabilizzato, addensato, surgelato, cucinato, contaminato da pesticidi e diserbanti ecc.). come se un modello di pensiero ci voles-se convincere che se un prodotto contiene macronutrienti allora adat-to al consumo umano.

    In natura, il prototipo di animale che racchiude in s le caratteristiche pi genuine dellonnivoro lorso.

    Essere onnivori non vuol dire mangiare di tutto un poco; lorso un predatore (si nutre di interiora, grasso, midollo ecc.), ma anche un raccoglitore (ama il dolce del miele, le bacche e la frutta); un gatto non leccher mai il miele a meno che non sia stato abituato da piccolo in maniera forzata, ma in natura nessun felino assaggia il miele.

    Avere contemporaneamente il gusto per il dolce e per la carne una delle caratteristiche degli animali che consideriamo onnivori.

    Il cane? Il cane non un carnivoro puro, una via di mezzo tra un car-nivoro e un onnivoro, essendo un animale domestico. Per ora vediamo

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    cosa succede in natura, poi parleremo delle scelte alimentari legate ai condizionamenti emotivi e culturali.

    Quando abbiamo suddiviso gli animali in carnivori, onnivori ed erbivo-ri, abbiamo creato uno schema. In realt, il regno animale molto pi complesso. Infatti gli animali fanno delle scelte che non sono rigida-mente legate alle categorie in cui noi li abbiamo catalogati.

    Erbivori

    Molti ancora considerano gli erbivori mangiatori di erba, e quindi ani-mali vegetariani.

    Se un essere umano trova nellinsalata un verme o un grillo, cosa fa, lo mangia? O insieme al verme scarta anche linsalata?

    Se una mucca sta mangiando il fieno e in mezzo al fieno trova un verme o un grillo, cosa fa? Lo scarta? O mangia il tutto indifferentemente? La mucca non si fa scrupoli, mangia tutto.

    Il vegetarianesimo una scelta etico-morale: non una scelta della natura. In natura non esiste questo tipo di scelta.

    Cosa mangiano gli erbivori? Erba, foglie, radici e frutti che cadono. Mangiano anche tutte le contaminazioni che si trovano in questi ali-menti.

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    Frugivori

    I frugivori, le scimmie antropomorfe, se hanno a disposizione tanta frutta, se ne cibano quasi esclusivamente. Se diminuisce la quantit disponibile, si nutrono anche di vegetali. Se diminuisce la quantit di frutta e vegetali, mangiano pi insetti. Gli insetti in realt li mangiano sempre, e ogni tanto cacciano anche piccoli animali.

    Esistono diverse specie di scimmie antropomorfe: ve ne sono alcune, come i babbuini, che mangiano prevalentemente carne, cio altri ani-mali. La cosa interessante che li sbucciano come se fossero frutta. Il babbuino, quando cattura la preda, la spella e poi la mangia.

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    Cenni di anatomia animale comparata

    Predatori/Carnivori

    Placenta zoniforme.

    Artigli retrattili, denti aguzzi, compresi i molari, atti a strappare non a masticare.

    Ghiandole salivari poco sviluppate: la saliva, e anche lurina, hanno reazione acida.

    Lo stomaco produce grandi quantit di pepsina e acido cloridrico rispetto a erbivori e onnivori.

    La digestione avviene principalmente nello stomaco.

    I grassi sono digeriti nellintestino grazie a succhi biliari e pancrea-tici.

    Lintestino pi corto (4/5 volte la lunghezza del corpo) rispetto a quello di erbivori onnivori e frugivori.

    Producono lenzima uricasi, che secerne lacido urico.

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    Erbivori

    Placenta non caduca.

    Zoccoli, denti atti a strappare erba e a masticarla.

    Ghiandole salivari ben sviluppate e reazione alcalina di saliva e urina.

    Secrezione scarsa di acido cloridrico.

    Non producono uricasi.

    Canale intestinale sino a 20 volte la lunghezza del tronco.

    Onnivori

    Placenta non caduca.

    Saliva e urine a reazione acida.

    Intestino lungo 10 volte la lunghezza del tronco.

    Scimmie antropomorfe

    Placenta discoidale.

    Incisivi ben sviluppati.

    Molari smussati.

    Saliva e urina alcaline.

    Intestino lungo circa 10 volte il tronco.

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    Uomo

    Placenta discoidale.

    Incisivi ben sviluppati.

    Molari smussati.

    Saliva e urina alcaline (se mangiasse secondo il disegno della natura).

    Intestino lungo circa 10 volte la lunghezza del tronco.

    Nonostante abbia le stesse caratteristiche anatomico-digestive delle scimmie antropomorfe, mangia in genere cibi cotti, cereali, carne for-maggi ecc. e anche piccole quantit di frutta, ortaggi e semi oleosi.

    Da questa esposizione si evince che gli apparati digerenti di tutti i mammiferi sono differenti, ma una verit relativa e fuorviante. In realt, gli apparati digerenti di tutti i mammiferi sono simili: sono com-posti da una bocca, denti, (anche se di forma differente), esofago, sto-maco, (qualche animale ne ha pi di uno), fegato, reni e pancreas pi o meno dimensionati a seconda delle esigenze, intestini pi o meno lun-ghi e un ano. Ogni apparato digerente specializzato a digerire il suo cibo di elezione, ma ha la possibilit di digerire del cibo non comple-tamente adatto alla sua struttura. Pi ci si allontana dal cibo a cui siamo geneticamente e istintivamente legati, pi si paga un prezzo che noi umani chiamiamo malattie, invecchiamento precoce, debolezza ecc.

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    Struttura fisica esterna e scelte alimentari

    interessante scoprire il come e il perch delle scelte alimentari.

    Ogni animale ha una struttura fisica esterna che lo obbliga a mangiare un determinato cibo e spesso non ha la possibilit di mangiarne altri.

    Un formichiere non potrebbe in nessun caso essere un mangiatore di mele acerbe e questo perch non ha nessuna possibilit di addentarle e masticarle. Pu mangiare soltanto ci che riesce a leccare o qualcosa di sufficientemente piccolo da attaccarsi alla lingua per poterlo poi masti-care (formiche e termiti).

    Immagina di fare parte di una spedizione extraterrestre che sorvoli la Terra per analizzare la flora e la fauna

    Immagina di vedere per la prima volta delle mucche: potreste catalo-garle come mangiatrici di topi, valutando esclusivamente le loro carat-teristiche fisiche esterne? Hanno denti abbastanza robusti, volendo potrebbero ridurli in poltiglia e mangiarli, ma analizzando meglio la loro struttura, si nota che manca della velocit e agilit necessarie per acchiapparli. Le mucche non riuscirebbero a cacciarli, e quindi non possono essere per nessun motivo mangiatrici di topi.

    Non hanno la conformazione fisica esterna adatta per procurarsi quel tipo di cibo.

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    Poi avvisti alcuni leoni nella savana. Si potrebbe catalogarli come man-giatori di erba: la savana grande e c erba in abbondanza a loro com-pleta disposizione. I leoni potrebbero nutrirsi prevalentemente di erba? Assolutamente no, per mangiare lerba bisogna tagliarla con gli incisi-vi e poi utilizzare i molari piatti per triturarla. I predatori invece non masticano la carne, ma la strappano e poi la ingoiano.

    la conformazione fisica esterna dellanimale che lo obbliga al consu-mo di un certo tipo di cibo.

    Le proposizioni di Sylvester Graham

    Partendo dalle proposizioni di Sylvester Graham, noto riformatore del regime dietetico vissuto nel secolo scorso:

    esiste un rapporto definito tra la costituzione fisica, o struttura cor-porea, di un animale e il suo alimento normale o quotidiano;

    lalimento al quale un organismo normalmente e costituzionalmen-te adatto lalimento che servir nel modo migliore ai pi elevati scopi biologici, fisiologici e psicologici dellanimale o delluomo;

    si possono fare diverse deduzioni:

    la costituzione fisica interna di un animale (struttura dellapparato digerente) condizionata dalla struttura fisica esterna. Una struttura da predatore corrisponde sempre a un apparato digerente da preda-tore; una struttura esterna da erbivoro a un apparato digerente

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    specializzato a digerire erba, foglie ecc.;

    pi luomo si allontana dal cibo a cui si adattato nella sua storia evolutiva pi la sua salute, la sua forza, il suo equilibrio, il suo umore ecc. verranno danneggiati.

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    Perch mangiamo

    La salivazione piacere e saziet

    Lentit della salivazione nelluomo governa il piacere derivante dal nutrirsi e nello stesso tempo indica il raggiungimento della con-dizione di saziet.Si usano delle metafore per descrivere il rapporto tra cibo e salivazione: si scioglie in bocca, ho lacquolina in bocca, mi fa salivare ecc.

    Per comprendere al meglio limportanza della salivazione, immagina che sia estate e di tornare a casa allora di pranzo con una gran fame. Un tuo amico ti fa trovare sul tavolo un cesto di pomodori sodi e matu-ri della variet cuore di bue, coltivati un modo biodinamico; prendi un pomodoro, lo dividi in due e addenti una met. Se ti piacciono i pomo-dori lo troverai sicuramente gustoso: si scioglier in bocca. Finita la prima met, tocca alla seconda, e continui a mangiarne. Ti accorgerai ovviamente che gi dalla seconda met, o dal secondo pomodoro, que-sto inizia a stancarti, diminuisce il sapore, ha meno gusto, quasi allappa la bocca. A livello fisiologico, che cosa ha determinato questi cambia-menti?

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    La chiave la salivazione. La salivazione il segnale di gradimento che ci manda lorganismo rispetto al cibo che stiamo consumando. In natura, quando il cibo vivo, consumato cos come si trova, lorgani-smo, se ne ha bisogno, ci fa salivare. La saliva serve ad appropriarsi del cibo. Quando ci siamo appropriati dei nutrienti e/o micronutrienti di cui abbiamo bisogno, la secrezione di saliva rallenta, il cibo non pi gra-dito e si smette di mangiarne.

    Se, nel momento in cui il secondo pomodoro smette di piacerci, lo con-diamo con del sale alle erbe, dellolio, del basilico ecc., lappetito ritor-na insieme alla salivazione.

    Facciamo un esempio con un cibo cotto, per esempio il riso: torni a casa e hai fame, vi del riso in bianco hai fame e inizi a mangiarlo. buono, ma dopo poco diventa meno buono (non si saliva pi). Cosa fai? Metti un po di sale alle erbe, un po dolio, una salsina, del parmi-giano ecc. Continui a mangiarlo? Cosa cambiato? Molti pensano che diventato pi buono, in realt abbiamo solo stimolato la salivazione.

    Si saliva quando lorganismo, ha bisogno di qualche nutriente che si trova in quel cibo. Una volta che ci siamo riempiti di quel nutriente e

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    non ne abbiamo bisogno, finisce la fame e si interrompe la salivazione.

    Questo vale solo per i cibi allo stato naturale e crudi. Se aggiungo al cibo sale e condimenti e lo cuocio, stimolo la salivazione e come con-seguenza mangio pi del necessario, pi di quello che serve: mangio fino a quando non avverto un altro stop istintivo, quello della pienezza dello stomaco.

    Ma la salivazione si attiva anche quando il cibo irritante per lappa-rato boccale a causa della presenza di sostanze irritanti (sale, olio, erbe, condimenti, aromi ecc.) e a causa della cottura.

    Si potrebbe quasi parlare di un inganno: la mente interpreta come pia-cere sia la salivazione da bisogno che quella da irritazione. Condimenti e cibi cotti inibiscono il senso di saziet buccale, indu-cendo a mangiare di pi e a godere di pi dei piaceri della gola: cos facendo si finisce con mangiare molto pi del necessario.

    Il prezzo che si paga per alto: poca salute ed energia.

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    Imprinting e scelte istintive; imprinting e scelte emotivo-culturali

    Il leone ha come scelta istintiva il consumo di altri animali che appar-tengono a determinate specie e non ad altre.

    Anche le capre e i bisonti seguono scelte istintive e consumano erba di certe variet, foglie ecc.

    Le scelte sono obbligate dalla conformazione fisica e il piacere lega-to al soddisfacimento di bisogni nutrizionali. Il piacere la ricompensa per aver compiuto atti che portano alla sopravvivenza cellulare e dellorganismo intero.

    Una cosa buona perch buona o buona perch mi piace?

    La bont una caratteristica del cibo o una relazione che instauriamo col cibo? pi buona la focaccia genovese o la pizza napoletana?

    Ci che per alcune popolazioni buono per altre potrebbe non essere gradito affatto (insetti, rospi, tartarughe, cani, scorpioni, fegato di orso putrefatto, carne di maiale, di cavallo ecc.).

    Verso il cibo abbiamo un condizionamento istintivo e uno di tipo emo-tivo-culturale.

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    Quello istintivo legato alle proposizioni di Graham: dipende dalla conformazione fisica e dai sensi, dai bisogni strettamente fisiologici.

    Il condizionamento emotivo dipende dai primi cibi dopo il latte con cui entriamo in contatto nella nostra vita.

    Il condizionamento culturale legato alle convinzioni e alle regole che abbiamo appreso sul cibo.

    Una domenica, nel 1992, andai a mangiare a casa di un mio cliente a Citt di Castello. Prepararono le tagliatelle con il tartufo ed era la prima volta che assaggiavo il tartufo

    Erano buone, ma per me niente di eccezionale. Invece Giorgio, il figlio del mio clienti, mangiava le tagliatelle al tartufo come se fossero pasta al forno

    Ovviamente, io ho un altro imprinting sulla pasta della festa: per me la pasta al forno il cibo della domenica. Per Giorgio invece le tagliatel-le con il tartufo.

    Quando ero ancora studente in medicina, spesso rimanevo a cena a casa del mio compagno di studi e mi accorsi che certe sere la famiglia pren-deva il cane, un bel pastore belga, e lo spostava fuori sul terrazzo. Una volta ne chiesi la ragione e la risposta mi stup molto. Infatti, il padre del mio compagno di studi mi rispose: Il nostro cane educatissimo, possiamo mettere a tavola qualsiasi cibo, e lui sta sempre buono e tran-quillo, ma se ci sono le alici salate, lui impazzisce e salta sul tavolo. Lo

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    fa solo con le alici. Devi sapere che lo abbiamo adottato da cucciolo da una famiglia di pescatori di Mergellina: stato svezzato con alici sala-te e quando ne sente lodore diventa incontrollabile.

    Quando parliamo di gusti alimentari importante tenere presente che abbiamo un doppio condizionamento: biologico, legato alla nostra spe-cie che ci fa godere di frutta e ortaggi, frutta secca dolce, semi oleosi ecc.; culturale, che ci fa apprezzare e godere di tutte le elaborazioni culinarie legate allo svezzamento, alla storia della nostra famiglia, del nostro paese, della nostra regione, della nostra patria.

    Un modello alimentare troppo orientato al condizionamento culturale, anche se nel breve periodo d piacere e appagamento, nel lungo periodo pu crea-re sofferenza alle nostre cellule e causare stati di debolezza e malattia.

    Il potere delle abitudini

    In una discussione sulle diete, mia madre mi rispose piccata: Ma abbiamo sempre mangiato cos!.

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    Come esseri umani siamo abbastanza abitudinari. Molte volte confon-diamo le abitudini alimentari con le nostre esigenze o bisogni nutritivi. Per avere una vaga idea di come sono cambiate le nostre abitudini in soli quindici anni, basta ricordare una vecchia pubblicit di una ditta che commercializza prodotti surgelati.

    Una ragazza sta scendendo dal pullman. Perch sei cosi felice?, le domanda lautista. Stasera mamma mi prepara la pasta al forno. Risponde la ragazza. Ma oggi non domenica. Precisa lautista.

    S, ma pasta al forno xxxxxx, si prepara in 5 minuti!, conclude lei.

    Questa pubblicit offre alcuni punti di riflessione:

    una volta alcune preparazioni culinarie erano caratteristicamente associate solo ai giorni festivi;

    lo stile alimentare della popolazione italiana e dei paesi industrializ-zati e non, sicuramente cambiato negli ultimi decenni;

    la pubblicit ha influenzato notevolmente le scelte alimentari della popolazione, soprattutto quella occidentale, nellultimo mezzo secolo;

    consideriamo pasto normale/quotidiano, ci che una volta era solo cibo della festa;

    se mangiamo tutti i giorni quello che una volta era considerato cibo della domenica, la domenica si costretti a mangiare cibo delle grandi festivit, continuando in una spirale senza fine;

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    un amico una volta mi disse che su un papiro egiziano datato 2000 a.C. era scritto: Un terzo di ci che si mangia serve a vivere, gli altri due terzi a far vivere i medici.

    Il dr. Burkitt affermava che luomo moderno si sta scavando la fossa con i propri denti.

    Con alimentazione culturale, possiamo intendere le regole che abbia-mo appreso riguardo allalimentazione: sono le convinzioni che abbia-mo sul cibo. Eccone alcuni esempi:

    la carne importante per gli aminoacidi essenziali, fa crescere e d forza, la pasta d energia e sostiene, le uova fanno aumentare il cole-sterolo, il pranzo (vero) composto da primo secondo contorno e frutta (convinzione che sta andando in disuso). I grassi fanno ingras-sare, non bisogna eccedere con le calorie; le calorie fanno ingrassa-re; fare almeno tre pasti al giorno e 2/4 spuntini; per crescere si ha bisogno di carne ecc.

    Le regole, i condizionamenti culturali che abbiamo appreso e/o subito influenzano il nostro rapporto con il cibo e il nostro metabolismo.

    Il concetto di caloria (come metafora di energia contenuta nel cibo), le

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    convinzioni sulle proteine cosiddette nobili e sul fabbisogno proteico giornaliero, la stessa definizione di cibo sono condizionamenti cultura-li rispetto al cibo, che influenzano in modo non funzionale il nostro rapporto con esso.

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    Dal convenzionale (convinzionale) al crudismo Dal cottismo al crudismoMolti lettori si domanderanno come diventare crudisti, se esiste una regola per una transizione da unalimentazione convenzionale a una pi in sintonia con le nostre esigenze istintive, metaboliche, cellulari ecc.

    Come prima regola bisogna sapere che non esistono regole.

    La seconda regola che lobiettivo non quello di diventare crudisti, il vero obiettivo maggior benessere, energia, salute, lucidit, equili-brio ecc., tutti risultati che possiamo ottenere con un miglioramento del nostro stile di vita e dedicando maggior cura e amore alla nostra ali-mentazione.

    Per molti passare al crudismo o aumentare il crudo a tavola, pi che una moda sta diventando unesigenza. Il percorso, se ben fatto, pia-cevole e i risultati sono veloci e duraturi.

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    Nellavvicinarsi al crudismo, la modalit di transizione e latteggia-mento mentale sono fondamentali.

    Se si decide di fare questo passo importante la motivazione: molti lo fanno per motivi di salute, altri per migliorare lo stato psicofisico e aumentare la percezione delle energie, molti per motivazioni spirituali e crescita personale; altri per motivi ecologici e ambientali.

    Si possono chiedere consigli a chi ha gi iniziato questo percorso, si pu leggere e informarsi, ma non esiste una procedura unica e uguale per tutti; si inizia con delle nozioni base, ma un percorso personale. Allinizio si pu essere seguiti, ma dopo importante riscoprire i propri istinti e il proprio sentire; il crudismo solo uno degli aspetti del nostro stile di vita a cui importante associare anche attivit fisica. consigliabile seguire anche un percorso di conoscenza per approfondire e utilizzare al meglio le nostre potenzialit emotive, mentali e spirituali.

    Si parte facendo un esame dello stato attuale per scoprire il nostro modello alimentare e la dieta che stiamo consciamente o inconsciamen-te adottando. Quanti pasti consumiamo al giorno, come organizziamo la colazione, se la facciamo, se facciamo uno spuntino, cosa mangiamo normalmente a pranzo, a che tipo di cena siamo abituati, se facciamo anche merenda, quanti spuntini e con cosa ecc.

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    Quando ci siamo resi conto del nostro modello alimentare, calcoliamo in modo empirico quanto crudo, tra frutta, ortaggi, noci ecc. presente.

    Tutti consumiamo da sempre cibi crudi e tutti siamo crudisti rispetto al cibo, ma con percentuali diverse: 10 per cento di crudo giornaliero per sopravvivere, 25-35 per cento per una vita senza infamia e senza gloria; 50 per cento soddisfacente per la vita quotidiana (secondo il dr. Bircher-Benner); sopra il 70 per cento si iniziano a percepire cambiamenti e miglioramenti pi che notevoli.

    I crudisti al 100 per cento si dividono in:

    fruttariani, si nutrono esclusivamente di frutti;

    vegan, si nutrono in maniera esclusiva di frutta, ortaggi, germogli, semi oleosi (noci, mandorle, nocciole, pistacchi, semi di girasole ecc.), alghe ecc.;

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    vegetariani, utilizzano anche il miele, prodotti caseari realizzati con latte crudo e consumano anche uova crude;

    non vegetariani, che consumano anche insetti, carne e pesce, al natu-rale o seccati, marinati ecc.

    La transizione per arrivare a un regime crudista, o prevalentemente crudista, pu essere velocissima e istantanea, come consigliata anche da Shelton, o progressiva, in modo da rispettare i nostri tempi e che ci porti al modello alimentare che pi in sintonia con le nostre esigenze metaboliche, istintive, emotive, mentali e spirituali.

    Modello istantaneo di H.M. Shelton

    Il caposcuola della Natural Hygiene, parte dal presupposto che i cibi cotti, e quelli non adatti alla specie umana, siano tossici e dannosi per la salute: equipara i cibi cotti a caff, sigarette, alcol, droghe ecc. Afferma:

    Generalmente quando si curano le vittime delle cattive abitudini, inve-ce di giungere al successo, la progressione garantisce il fallimento. Il bevitore di alcol che diminuisce a poco a poco senza abbandonare del tutto la sua bevanda, presto o tardi (piuttosto presto) ci ricade nuova-

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    mente. E lo stesso vale per chi fuma. Non rado vederli arrivare al punto di riprendere pi forte di prima. La progressione un programma di compromesso, e il compromesso una parola profumata che signi-fica capitolazione.

    Partendo da questi presupposti, mi difficile confutare il pensiero di Shelton, ma le cose sono leggermente pi complesse. Chi fuma, si droga, beve alcol ecc. convinto nel profondo che, anche se quelle abitudini per alcuni versi siano piacevoli, sono in realt dannose per la salute e per la vita.

    La maggior parte delle persone, vive un forte condizionamento rispetto ai bisogni e alle esigenze alimentari.

    G.C. Burger, in La guerre du cru [La guerra del crudo]: Si creduto per molto tempo che la Terra fosse il centro delluniverso, come si crede oggi che la pentola sia il centro dellesistenza: vi un condizio-namento gastronomico che ci attraversa da un capo allaltro del tubo digerente.

    E oltre ai condizionamenti legati alla cottura degli alimenti, vi sono anche quelli legati ai bisogni alimentari delluomo in termini calorici, fabbisogno di carboidrati, proteine ecc.

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    Migliorare le proprie abitudini alimentari, alcune volte ci mette di fron-te a condizionamenti culturali e gastronomici che vanno superati.

    Molte persone che passano istantaneamente al crudismo, alla prima difficolt vanno incontro a dubbi dovuti ai condizionamenti culturali che sono stati superati solo mentalmente, ma non nel profondo. Se la parte mentale e la parte emotiva (paura che manchi qualcosa, percezio-ne di mancanza di soddisfazione e piacere) non sono in sintonia, si pu sviluppare uno stato conflittuale. Le persone entrano in ansia e non godono pi dei benefici del nuovo modello alimentare.

    La transizione graduale ha molti vantaggi: innanzitutto, si ha la perce-zione di avere tutto sotto controllo, ci si sente al sicuro perch, anche se da una parte aumenta il consumo di frutta e ortaggi crudi, si continua a consumare, anche se in porzioni ridotte, cibo della tradizione, cibo cotto, che potrebbe ancora per qualche periodo soddisfare i bisogni emotivi e culturali legati anche ad abitudini e convinzioni.

    Questa percezione di sicurezza importante, favorisce ulteriormente le capacit digestive e migliora la fiducia in se stessi.

    A una conferenza su come arrampicarsi su una parete di roccia alta pi di trenta metri, ci insegnarono delle regole generali e una particolare, che utilizzo con piacere in molti contesti della vita.

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    1) Prima di arrampicarsi, guardare lobiettivo (in questo caso la cima della parete).

    2) Percepire le emozioni associate allobiettivo: questo primo passo fondamentale, ci fa comprendere se veramente vogliamo iniziare il percorso. Se allidea dellarrampicata associato un sentimento di paura, ansia ecc., potrebbe significare che abbiamo resistenze interne. In questo caso sarebbe meglio un piccolo esame interio-re, o superare, nel senso di risolvere, il conflitto interno, altrimen-ti porsi un obiettivo che sentiamo pi alla nostra portata.

    3) Se percepiamo un sentimento di fiducia, tranquillit, desiderio ecc., siamo pronti.

    4) Valutiamo e individuiamo ora in linea di massima il percorso migliore per raggiungere lobiettivo: esistono percorsi tranquil-li spesso pi lunghi, altri pi brevi, ma pi impegnativi.

    5) Scegliamo il percorso sapendo che, in corso dopera, possiamo valutare di intraprendere strade diverse.

    6) Si parte, e ci accorgiamo che vi sono sassi e rocce non stabili, il percorso accidentato. Molte volte il terreno sembra franare sotto i piedi.

    7) Ricordare la regola dei tre punti di appoggio per scalare qualsiasi montagna.

    Ci si mette davanti alla parete rocciosa ben saldi sui piedi, si osserva la cima (obiettivo), e si valuta gi da terra il percorso pi agevole e/o pi

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    veloce e/o fattibile e/o pi intrigante e/o possibile ecc.; si valuta il pro-prio stato danimo e quando ci si sente pronti si parte. Davanti alla parete rocciosa siamo tranquilli e facciamo il primo passo. Con i piedi ben saldi sul terreno ci agganciamo saldamente alla roccia con le mani, poi quando siamo sicuri, liberiamo un piede per trovare lappoggio successivo. Trovato lappoggio, ci fermiamo anche se solo per pochis-simo, ci risentiamo al sicuro sui nostri quattro appoggi, poi ripartiamo. Possiamo lasciare la presa sicura per agganciarci a unaltra che ci porta verso lobiettivo. Per scalare la parete rocciosa, importante fare dei passi, superare degli ostacoli, partendo da un situazione di sicurezza. Una volta trovato un nuovo punto di appoggio sicuro, esso diventa la base per una nuova partenza.

    Anche nella transizione verso il crudismo importante sentirsi sempre al sicuro; non basta pensare che sia la nostra alimentazione migliore, importante sentirlo anche a livello emotivo e istintivo.

    A prescindere dal modello alimentare che pratichiamo, linizio pu essere abbastanza simile per tutti.

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    Primi passi

    1) Aumentare il consumo di alimenti crudi: ortaggi, frutta, semi ole-osi, germogli ecc.

    Uno degli errori che molte persone fanno quando si approcciano al cru-dismo quello di mangiare molta pi frutta rispetto al passato. La frutta un cibo importante, un concentrato di energia, ma per poter utilizza-re al meglio tutte le potenzialit della frutta, fondamentale avere un apparato digerente efficace, non intasato, un colon pulito, e quindi la frutta va consumata nei momenti giusti e con le corrette associazioni.

    Come mangiare la frutta

    La frutta in Italia un alimento abbastanza consumato, consigliato principalmente per il suo contenuto di vitamine. Nel crudismo diventa nel tempo quasi (a seconda della scuola) lalimento principale.

    La frutta formata prevalentemente da acqua, zuccheri, proteine/ami-noacidi, vitamine, sali minerali, pochi grassi (lavocado ne abbastan-za ricco) e tantissime sostanze ancora sconosciute e non identificate.

    Molti autori consigliano di mangiarla lontano dai pasti, ma ci non

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    completamente corretto: pi che mangiarla lontano dai pasti, impor-tante consumarla a stomaco vuoto, per esempio la mattina come cola-zione in tutte le sue preparazioni (al naturale, in macedonia, frullata, centrifugata ecc.), o come pasto principale (pranzo o cena).

    La frutta non necessita di digestione: i suoi nutrienti sono assimilati senza bisogno di alcun processo digestivo. Si potrebbe dire che gi predigerita, tuttavia se trova ostruzioni nel suo veloce transito nellap-parato digerente pu fermentare, dare gonfiori, dolori e rallentare la digestione.

    2) Se non vi sono controindicazioni (da valutare attentamente), consu-mare pi ortaggi, specialmente a foglia verde, come apertura del pasto: le foglie verdi sono anche ingredienti base per i superfrullati.

    3) Quando le capacit digestive migliorano, aumentare il consumo di frutta: possiamo mangiarla anche prima dei pasti principali, ancor prima delle insalate.

    4) Progressivamente, aumentare il consumo di semi oleosi (noci, mandorle, pistacchi ecc.) e diminuire (per chi non ancora vege-tariano) il consumo di carne e pesce.

    5) Centrifugati e superfrullati, diventano supporti preziosissimi.

    6) Introdurre nella dieta anche germogli, alghe ecc.

    7) I consigli, a un certo punto diventano personalizzati per svariati motivi: lindividuo interagisce in modo personale con il nuovo

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    modello alimentare e possono emergere condizionamenti emotivi e culturali. Il tutto va gestito al meglio per raggiungere lobiettivi prefissato.

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    Le basi della scienzadella nutrizione (convenzionale)

    Concetto di cibo, nutrienti, alimento

    La definizione di alimento, nutrimento e cibo per la dietetica classi-ca la seguente:Qualsiasi sostanza che, presa dallesterno e giunta alle cellule, viene utilizzata dallorganismo per ricavare energia, costruire e reintegra-re le perdite tissutali (funzione plastica) e regolare le funzioni organiche.

    Queste sostanze sono chiamate principi nutritivi o principi alimentari e sono i seguenti: glicidi, protidi, lipidi, vitamine, sali minerali, oligoele-menti, acqua e altri principi.

    Nella letteratura scientifica internazionale, molti non fanno distinzioni tra i termini foodstuff e food, (in italiano per food si intende cibo, per

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    foodstuff principi nutritivi o principi alimentari). Il termine foodstuff ora viene sempre pi sostituito dal termine nutrient.

    Per fare un poco di chiarezza sono andato in biblioteca e ho cercato in vari dizionari. In quasi tutti, cibo era considerato sinonimo di alimento e/o nutrimento. Poi ho trovato una definizione chiave in un vocabola-rio: il Mistica Minore del 1954. Alla voce cibo dice: Ci che si man-gia, cio il cibo, ci che io metto in bocca, non ne parla quindi come nutrimento o alimento, ma cibo esclusivamente ci che si mangia.

    Per tutti gli altri esseri viventi, quelli che vivono allo stato brado, in natura, cibo e alimento/nutrimento sono sinonimi.

    Per noi umani cibo e nutrimento/alimento non sono sinonimi, perch se io mangio le patatine fritte con lhamburger non sono del tutto certo che possano fungere da alimento e nutrimento per il mio corpo.

    Il caff non certamente un nutrimento.

    Per luomo, cibo e nutrimento/alimento sono cose completamente diverse.

    Dovremmo considerare cibo solo ci che per noi anche nutrimento/alimento, oppure considerare nutrimento/alimento solo ci che rispetta le proposizioni di Sylvester Graham.

    Molte mamme dicono: Limportante che abbia mangiato, partendo dal presupposto che il cibo alimenta o d nutrimento, ma ci falso.

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    Non il cibo che nutre o alimenta; il nostro organismo che ricava e utilizza i nutrienti che si trovano nel cibo e li utilizza per vivere.

    Molti consigliano, mangia questo cibo che contiene proteine, ma non sono la carne, il pesce, le uova, i formaggi, i legumi, le noci ecc. che mi danno le proteine, lorganismo che digerisce e assorbe e assimila le proteine dallalimento.

    Se una persona si sente stanca, malata, preoccupata ecc. pu avere dif-ficolt digestive e, conseguentemente, non poter ricavare dallalimento i nutrienti necessari.

    Digerire e assimilare le proteine un processo attivo, non un proces-so passivo: il cibo non d, dal cibo si prende

    ... la benzina che fa andare lautomobile o lautomobile che va gra-zie alla benzina?

    Non la benzina che d il movimento. lautomobile che utilizza la benzina per muoversi. Allo stesso modo, il soggetto attivo lorgani-smo, non il cibo.

    Mangiamo cibi o nutrienti?

    In dietetica e nel linguaggio comune, molte volte si fa ancora confusio-ne tra cibo-alimento e costituenti-nutrienti.

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    Pasto di carboidrati (nutrienti), per indicare il consumo di preparazioni alimentari come pasta, pane, risotti ecc.

    Molti dicono stasera proteine, perch a pranzo abbiamo mangiato pizza, (come se un pasto a base di pizza, esclusi i condimenti, non fosse gi un pasto ricco di proteine [10 grammi ogni 100 grammi]).

    Scambiare lalimento-cibo con principi nutritivi-alimentari sembra ininfluente ai fini della nostra alimentazione, ma in realt la condiziona fortemente.

    I cibi contengono mix equilibrati di nutrienti: non si mangia frutta solo per le vitamine. La frutta contiene anche zuccheri, aminoacidi, acqua ecc., gli ortaggi non contengono solo sali minerali e vitamine e fibre, ma anche zuccheri, aminoacidi, proteine, grassi ecc.

    Non tutto quello che chiamiamo cibo ci alimenta o nutre, anzi

    Ci che pu essere cibo e nutrimento per una specie animale pu esse-re veleno per unaltra.

    Non basta che nel cibo ci siano vitamine, sali minerali, zuccheri, ami-noacidi, acidi grassi per essere considerati alimenti.

    Esiste una variet di foglie in natura pi ricca di sali minerali, di vita-mine, di zuccheri semplici, di aminoacidi di quella delle lattughe, ma ciononostante non arricchiamo le nostre insalate con questo prodotto della terra.

    Mi riferisco alle foglie di tabacco: la presenza della nicotina, potente veleno, ne inficia tutte le propriet.

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    Quando parliamo di cibo, dobbiamo capire che si tratta di qualcosa che serve a nutrire e ad alimentare le nostre cellule, e se il cibo non gra-dito dalle cellule sicuramente non aiuter il nostro organismo a stare meglio.

    Una domanda sorge spontanea, tutto quello che consideriamo cibo gradito anche dalle nostre cellule? Serve per nutrirle, rivitalizzarle ecc.?

    Molte volte non si riflette sul fatto che non mangiamo solo per riem-pire il nostro stomaco, ma per nutrire tutte le cellule del corpo. Lapparato digerente il solo strumento che il nostro organismo ha elaborato per fare in modo che le nostre cellule possano nutrirsi in quel brodo primordiale che il nostro sangue, la nostra linfa.

    Se qualcuno domandasse qual il cibo pi adatto alla specie umana, molti risponderebbero elogiando le virt di pane, pasta, carne, legumi con le relative preparazioni e ricette.

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    Se facessimo la stessa domanda a un leone questi, con lacquolina in bocca, penserebbe a gazzelle, zebre e a tutti gli animali che considera prede; le mucche direbbero lerba, le foglie ecc.

    Per noi umani, diventato cibo per la specie qualcosa che non stato prodotto direttamente dalla natura, ma che stato cucinato.

    Non ho usato volutamente il termine cotto, perch il cibo non solo deve essere cotto, ma condito e preparato (quindi cucinato) in modo che sia gradevole anche alla vista immagina la pastasciutta non condita, e fatta cuocere in acqua senza sale, o immagina qualsiasi piatto non con-dito e senza sale quanto possa essere gradito. Gli unici cibi appetibili senza manipolazioni di qualsiasi genere sono frutta, ortaggi, noci ecc. Un detto antico dice: Se un cibo non appetibile, gustoso e piacevole crudo, sicuramente non adatto alla specie umana.

    La salute di un organismo dipende principalmente dalla salute delle cellule che lo compongo.

    La salute delle cellule dipende dalla composizione del liquido da cui traggono nutrimento.

    La salute di un organismo dipende dalla composizione del liquido da cui traggono nutrimento, le cellule che lo compongono.

    Lalimentazione uno dei fattori che determinano la composizione chi-mica del sangue e della linfa.

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    La caloria (capacit di produrre calore)

    La maggior parte delle diete convenzionali pone lattenzione sulle quantit di calorie introdotte durante la giornata, al rapporto tra costi-tuenti del cibo (proteine, zuccheri e grassi), al contenuto di sali mine-rali, vitamine ecc., alla demonizzazione di alcune sostanze come grassi, zuccheri, colesterolo ecc.

    Poche persone conoscono il vero significato dellunit di misura chia-mata caloria. Per molti lenergia contenuta nei cibi, per altri esprime la quantit di carburante da ingerire quotidianamente.

    In una nota trasmissione televisiva di divulgazione scientifica, il con-duttore, per spiegare a noi utenti il metabolismo umano, ci ha parago-nati a macchine a vapore.

    La caloria esprime la quantit di calore necessaria per elevare di 1C la temperatura di un chilo di acqua, (bruciando il cibo disidratato). Viene comunemente definita come la quantit di calore necessaria a elevare da 14,5C a 15,5 C la temperatura della massa di 1 grammo di acqua distillata a livello del mare (pressione di 1 atmosfera).

    Questunit di misura stata introdotta in un momento storico preciso,

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    era il periodo delle locomotive a vapore, si bruciava il carbone che faceva bollire lacqua, e il vapore cos ottenuto determinava il movi-mento delle locomotive.

    Caloria, che solo la capacit del cibo (disidratato) di produrre calore quando brucia, diventato per tutti sinonimo di energia che il cibo for-nisce alluomo (come se il cibo fornisse energia mentre lorganismo a crearla appropriandosi degli elementi nutritivi in esso contenuti).

    Penso che sia difficile trovare un parallelismo tra il modo in cui gli esseri viventi ricavano energia dal cibo e il funzionamento delle mac-chine a vapore.

    Alla fine del Diciannovesimo secolo, laccostamento, in base ovvia-mente alle nozioni di allora, tra funzionamento dellorganismo umano e quello della macchina a vapore equiparando gli zuccheri e i grassi al carbone e al ferro, comprensibile, ma ai giorni nostri ricorrere ancora a questo modello a dir poco anacronistico.

    Noi non siamo una macchina termica: ricaviamo lenergia attraverso processi biochimici che si traducono in forze bioelettriche o di qualsia-si altra natura, ma sicuramente non utilizziamo il calore come fonte di energia.

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    Per una locomotiva a vapore, che il carburante sia carbone o qualsiasi altra sostanza che bruci pi o meno come il carbone, ininfluente.

    Ragionare in termini calorici per il corpo umano non solo antiquato, ma anche fuorviante sia per il nutrizionista che per il suo cliente; la scelta alimentare dettata dal contenuto calorico del cibo (che molti chiamano erroneamente energetico) colloca in secondo piano le carat-teristiche degli alimenti legate alla freschezza, alle modalit di cottura, alle associazioni, alla sequenza, alle modalit di coltivazione (non bio-logico, biologico, biodinamico), ai ritmi circadiani ecc.

    Sembra strano, ma per caloria si intende solo la capacit di una deter-minata sostanza di produrre calore se bruciata.

    importante chiarire e informare che non il cibo che d energia al nostro organismo, ma sono gli organismi che traggono energia dal cibo; mangiare non vuol dire nutrirsi: sia il processo digestivo che quello metabolico sono processi attivi.

    Chi ragiona ancora in calorie, potrebbe gi da ora porre la sua attenzio-ne su parametri pi funzionali per la propria salute.

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    Il mito delle proteine

    Definizione di proteine

    Le proteine sono composti organici complessi; sono macromolecole formate da una lunga sequenza di aminoacidi. Gli aminoacidi sono una ventina, come le lettere dellalfabeto: come la sequenza delle lettere determina la costruzione di parole, racconti, libri, allo stesso modo la sequenza lineare degli aminoacidi determina il tipo di proteina.

    Alimenti e proteine

    Una delle pi grandi mistificazioni della scienza della nutrizione legata alla ricchezza di proteine degli alimenti, agli aminoacidi essenziali, al fabbisogno giornaliero di proteine e a chi le produce veramente.

    Gli aminoacidi

    Bench latmosfera della Terra contenga il 78 per cento circa di azoto (sotto forma di molecola biatomica N2) nessun animale e nessuna pian-ta pu assorbirlo in quanto tale per la sintesi di aminoacidi e di proteine.

    Solo le piante, grazie alla presenza di microorganismi (batteri e alghe specializzati a convertire lazoto atmosferico in forme utilizzabili) rie-scono a fabbricare aminoacidi e proteine per via biochimica.

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    Fabbisogno di proteine

    Il fisiologo Jacob Moleschott nel 1890, insieme alla scuola di Monaco diretta dal prof. Karl Vierordt, sosteneva che la quantit minima di proteine da assumere giornalmente era di 118 grammi, mentre la quantit consigliata era di 130 grammi, 145 grammi per chi eseguiva lavori pesanti; le cifre erano state ottenute con metodi puramente sta-tistici, basati sul consumo da parte di persone ritenute in buone con-dizioni. In sostanza, le abitudini alimentari sono state scambiate per bisogni fisiologici.

    Il dr. R. H. Chittenden, dellUniversit di Yale, defin erronei i risultati della scuola di Monaco e indag sulla quantit minima di proteine necessarie per mantenere in equilibrio il bilancio azotato. Egli indicava un bisogno di circa 55 grammi di proteine (per un uomo di 70 chili di peso) nellarco di ventiquattro ore.

    Il fisiologo tedesco Max Rubner approfond la questione e arriv alla conclusione che il fabbisogno di circa 37 grammi di proteine al giorno.

    Il dr. Hegsted parlava di 20 grammi di proteine al giorno.

    Il dr. Guiton invece affermava che il nostro corpo capace di riciclare quasi il 70 per cento di residui cellulari e scorie metaboliche, e che il fabbisogno era di 23 grammi di proteine al giorno.

    Sul fabbisogno di proteine abbiamo dati che vanno da 0,3 grammi a 1 grammo di proteine per kilogrammo di peso corporeo al giorno.

    Quello che molti autori trascurano di dire che un eccesso di proteine non diventa muscolo per lorganismo, ma aumento di scorie metaboli-

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    che e maggior lavoro per reni e fegato. Attualmente, si consigliano circa 56 grammi di proteine al giorno, quantit per molti autori sicuramente sovradimensionata, tuttavia superare questa quantit non difficile:

    la carne, compreso il pesce, contiene mediamente 20 grammi di proteine ogni 100 grammi di prodotto; i formaggi in genere 30 grammi ogni 100 grammi di prodotto; le uova 12 grammi per 100 grammi di prodotto; i legumi secchi hanno un contenuto di proteine superiore ai 20 grammi per 100 grammi di prodotto; pane e pasta hanno un contenuto di proteine notevole, pensate che 200 grammi di pane contengono mediamente la stessa quantit di proteine di 100 grammi di carne. 100 grammi di pane contengono 10 grammi di proteine; i semi oleosi, le noci, le mandorle, i pistacchi, i pinoli ecc. dai 10 ai 30 grammi ogni 100 grammi di prodotto.

    Ortaggi e tuberi contengono proteine da 1,5 a 3,5 grammi per 100 gram-mi di prodotto.

    Anche la frutta contiene proteine, in genere da 1 a 3 grammi ogni 100 grammi di prodotto.

    Anche il latte materno contiene proteine, e grazie a esso il neonato rad-doppia il suo peso in pochi mesi e lo triplica in un anno.

    Ma molti, quando vengono a sapere del contenuto proteico del latte materno, stentano a crederci. Il latte materno, alimento principe per la crescita dei piccoli esseri umani, contiene una quantit di proteine per 100 grammi giusta per la crescita del piccolo: mediamente sugli 1,2 grammi ogni 100 grammi di prodotto (il contenuto di proteine varia a seconda della crescita, per soddisfare le esigenze del piccolo).

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    Il mito delle proteine nobili, degli aminoacidi essenziali e non essenziali per luomo

    Il mito delle proteine nobili nato in seguito ad alcuni esperimenti di laboratorio nel 1916 condotti sui ratti. Gli scienziati Osborn e Mendel definirono nobili le proteine purificate derivate da alcuni tipi di cibi perch erano in grado di mantenere in vita e far crescere i ratti. I cibi che invece non contribuivano alla sopravvivenza delle cavie venivano definiti non nobili: tra i cibi nobili venivano indicati le uova e la caseina; tra i cibi non nobili i vegetali.

    Innanzitutto, per stabilire il valore di questa ricerca, credo che si debba valutare se i ratti hanno gli stessi bisogni alimentari e proteici delluo-mo. Prendiamo in considerazione solo due aspetti:

    1. se avessero dato ai ratti in fase di crescita del latte materno,

    i ratti sarebbero probabilmente morti; il latte umano contiene

    1,2 grammi di proteine, il loro 9,5 grammi ogni 100 grammi di

    prodotto. Da questo dovremmo dedurre che il latte materno non

    adatto allalimentazione dei neonati perch fa morire i ratti in

    accrescimento?

    2. Osborne e Mendel non fecero esperimenti con grano intero o

    farina di grano intero, ma solo con una proteina purificata del

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    grano, la gliadina; quello che sappiamo che la gliadina come

    sola fonte proteica non faceva crescere e vivere i ratti. Gli stessi

    autori per affermano che usando altre proteine contenute nella

    farina di grano, i ratti mostravano buoni livelli di crescita.

    Queste osservazioni ci fanno comprendere che lo stesso grano, come contenuto proteico, riesce a far sopravvivere i ratti che hanno un fabbi-sogno di proteine almeno cinque/sei volte superiore a quello umano.

    Sul fabbisogno proteico umano sappiamo ben poco, sappiamo molto invece sul fabbisogno proteico dei ratti. Ciononostante possiamo trarre alcune conclusioni indirette dalle informazioni a nostra disposizione. Per esempio, quando il National Institute of Nutrition di Hyderabat, in India, studi casi di bambini malnutriti, scoprirono che il loro consumo di proteine era dieci volte superiore al livello raccomandato negli Stati Uniti! Per risolvere il problema, fu sufficiente aumentare la quantit di cibo arricchendo la loro alimentazione di circa 300 calorie a basso con-tenuto proteico (4 per cento).

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    Crudismo e salute

    Lorganismo umano un insieme di apparati. Gli apparati sono costi-tuiti da organi, gli organi sono formati da tessuti e questi sono costi-tuiti da cellule; la cellula lunita strutturale degli organismi viventi.

    Ogni essere vivente formato da cellule: le piante, tutti gli animali e gli stessi esseri umani.

    Lorganismo umano si pu considerare una comunit di cellule e la salu-te dellorganismo dipende sicuramente dalla salute delle sue cellule.

    Organismi unicellulari acquatici come le amebe (protozoi), attraverso la membrana cellulare, assorbono i nutrienti dallacqua, li digeriscono e li utilizzano per vivere. In seguito, le scorie metaboliche (tossine) vengono eliminate, disperse nellacqua.

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    Anche le cellule che compongono lorganismo umano vivono nellac-qua (sangue, linfa), assorbono i nutrienti, li digeriscono e li utilizzano per vivere. Anche loro espellono le scorie metaboliche disperdendole nellacqua (sangue, linfa). Tuttavia, le nostre cellule vivono in un ambiente limitato e fanno parte di un ecosistema che il nostro orga-nismo.

    Il sangue e la linfa trasportano il nutrimento a tutte le cellule del corpo e ne ricevono in cambio scarti metabolici, questi scarti (sostanze idrosolu-bili) vengono portati ai reni, ai polmoni (sostanze volatili), al fegato (detossicazione biochimica) e da questi espulsi allesterno. In alcuni casi, leliminazione di scorie metaboliche (tossine) avviene anche attraverso altri organi: pelle (eruzioni cutanee), apparato digerente (diarrea) ecc.

    (Modello della salute secondo Natural Hygiene)

    Ricerche di laboratorio realizzate anche dal dr. Alexis Carrel hanno dimostrato che cellule di tessuti embrionali messe in provetta possono vivere solo pochi giorni nonostante il nutrimento sia garantito. Infatti, oltre al nutrimento deve essere garantita anche la rimozione degli scar-ti metabolici affinch le cellule possano continuare a vivere.

    Le cellule diventano teoricamente immortali quando hanno lopportu-nit di vivere in un ambiente che, oltre a garantire il giusto nutrimento, la giusta temperatura ecc., assicuri un ambiente pulito.

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    Gli scarti metabolici sono veleno per le cellule. Gli organismi viventi, nel corso dellevoluzione, hanno sviluppato strutture specializzate, (fegato, reni, polmoni ecc.) per mantenere sangue e linfa puliti.

    Lavvelenamento dellambiente in cui vive la cellula costituisce la cosiddetta tossiemia.

    In un ambiente intossicato, le cellule si indeboliscono, deperiscono, invecchiano precocemente e muoiono; esiste un livello di tossiemia sopra il quale la vita cellulare impossibile.

    Quando la tossiemia supera questi limiti (si rompe lequilibrio tra la formazione di scorie dovute al metabolismo e leliminazione delle stes-se a opera degli organi emuntori - fegato, reni, polmoni ecc.) si attivano altre strategie o meccanismi di emergenza (chiamate malattie) per abbassare la tossiemia. (Modello della salute secondo Natural Hygiene)

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    Quando il corpo intasato di tossine (scorie metaboliche), e si hanno poche energie per eliminarle, molti pensano di risolvere il problema assumendo farmaci o stimolanti (cibo, bevande, droghe), ma sono rimedi che possono avere effetti solo nel breve periodo.

    Per tossiemia (aumento scorie metaboliche) si intende un aumento e accumulo nel sangue e nei tessuti di metaboliti tossici e sostanze, mole-cole, estranee al nostro organismo.

    Le strategie di emergenza messe in atto dallorganismo per abbassare la tossiemia sono le malattie. La malattia intesa come una strategia arcaica che lorganismo utilizza per abbassare la tossiemia.

    Lorganismo utilizza le energie, non le calorie

    Quando si parla di energie, molti si dimenticano che per energia si intende la capacit di compiere un lavoro. Il nostro organismo utilizza le energie per vivere.

    Le energie sono utilizzate dallorganismo umano per svolgere al meglio tre aspetti fondamentali che permettono in ultima analisi la vita.

    1) Vita di relazione, energia negli organi della relazione, principal-mente apparato muscolo-scheletrico, sistema nervoso; e in tutte le attivit che pratichiamo da quando ci svegliamo la mattina, sino a

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    quando andiamo a letto: lavorare, divertirsi, pensare, mangiare, bere, atteggiamenti emotivi, pre-occuparsi, fare sesso, amare ecc.

    2) Processo digestivo (tutti gli organi della digestione): masticare, digerire, assorbire i nutrienti ecc.

    3) Pulizia del sistema (fegato, reni ,polmoni ecc.): pulire il sistema dalle scorie metaboliche (tossine) e sostanze esterne tossiche (farmaci, additivi alimentari, inquinanti ambientali, ecc.).

    Inoltre, una parte delle energie viene utilizzata ovviamente per le fun-zioni base che ci permettono di mantenerci in vita: metabolismo basale, battito cardiaco, circolazione sanguigna, temperatura, respirazione ecc.

    Abbiamo detto che il nostro organismo utilizza lenergia per vivere, ma non parliamo ovviamente di energia calorica. In molte medicine tradi-zionali si parla del ki, termine giapponese, o chi nella tradizione cinese, prana in quella indiana: la forza, lenergia da cui originano tutte le fun-zioni fisiche e psichiche.

    Dopo un pasto pesante utilizziamo buona parte delle nostre energie per la digestione e di conseguenza ne abbiamo meno per la vita di relazione.

    Facciamo un esempio: una persona ha mangiato da poco, va al parco, si sente stanca e si sdraia sul prato per riposare. Il suo apparato dige-rente sta utilizzando buona parte delle energie per la digestione, i muscoli sono rilassati, la mente libera. Allimprovviso, un altoparlante diffonde la notizia di un pericolo: Scappate verso nord, rifugiatevi in un luogo chiuso! Una tigre scappata dallo zoo!.

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    Alla notizia della tigre, la stanchezza sembra sparire, ritornano le ener-gie e la persona comincia a correre.

    Cos successo? Innanzitutto, anche se la persona si sentiva stanca, evidente che avesse ancora energie, solo che erano utilizzate dallappa-rato digerente. Nel momento del pericolo, le energie, o il sangue (che fa da tramite), si sono dirottate verso lapparato muscolo-scheletrico per poter reagire.

    Quando una persona si sente debole, dice di essere malata: in realt, le sue energie hanno abbandonato lapparato muscolo-scheletrico per andare negli organi della disintossicazione che hanno bisogno di lavo-rare per il benessere dellorganismo.

    importante comprendere che esistono delle priorit per lutilizzo delle energie da parte dellorganismo.

    Il crudismo, proprio perch lalimentazione fisiologicamente pi adatta al nostro organismo porta tra i suo numerosissimi vantaggi, anche quelli energetici dovuti a un miglior riequilibrio delle energie a livello dellorganismo.

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    Minor impegno digestivo: gli alimenti crudi sono di pi facile digestione.

    Maggiori energie per lorganismo, essendo i cibi crudi pi vitali, pi ricchi di micronutrienti, e pi adatti alla nostra specie.

    Il cibo crudo pi adatto a noi, pi in sintonia con il nostro apparato digerente. Oltre ad alleggerire limpegno digestivo, determina minori scorie metaboliche, minor lavoro per gli organi della disintossicazione, pi energie per vivere.

    Grasso e calorie

    Nei miei corsi, spesso inizio ponendo una domanda che suscita qualche perplessit tra i presenti: Si ingrassa perch si hanno troppe energie a disposizione, o perch se ne hanno troppo poche?.

    La dietetica classica sostiene che, nel momento in cui si assumono troppe calorie, le calorie in eccesso sono depositate sotto forma di gras-so come energia di riserva per il futuro.

    Tuttavia in natura non esistono animali grassi, solo animali grossi. Gli unici animali che possono ingrassare sono quelli che sono alimentati dalluomo e luomo stesso.

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    Il termine grasso non indica lentit della presenza di grasso nellorga-nismo: gli elefanti, gli orsi, gli ippopotami, gli elefanti marini, le balene ecc. sono animali pieni di grasso, ma sono solo grossi, sono animali perfettamente efficienti e capaci di interagire al meglio nel loro ambiente.

    Gli umani grassi e gli stessi animali di allevamento o domestici, invece, sono penalizzati dal grasso, non sono n pi forti, n pi resistenti, n pi sani.

    Nel modello della Natural Hygiene, il grasso si comporta come una discarica, non come un deposito di energie; rifacendoci alle interazioni delle energie nel nostro corpo, si potrebbe affermare che il sistema di pulizia dellorganismo (gli organi della disintossicazione) se non ha energie a sufficienza per eliminare le scorie metaboliche, le sostanze tossiche, dal nostro organismo, le immagazzina nel grasso. Certo, meglio che siano immagazzinate allinterno del grasso piuttosto che lasciate in circolazione nel corpo.

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    Quando si ingrassa? Quando il sistema della disintossicazione non ce la fa a buttare fuori tutto quello che deve eliminare, allora lo prende e lo incamera nel grasso, che la discarica ideale perch qui queste strut-ture diventano inerti.. e il metabolismo cos lento nel grasso che que-ste sostanze tossiche non danno fastidio.

    Questo il modello di Natural Hygiene.

    La leucocitosi digestiva

    Tutti gli animali che vivono liberi, allo stato brado, consumano esclu-sivamente cibi crudi: come se la vita passasse da un organismo allal-tro senza soluzione di continuit.

    Nel 1930, a Parigi, si tenne il Primo Congresso Internazionale di Microbiologia; il dr. Paul Kouchakoff present una relazione sulleffet-to della cottura degli alimenti come risposta leucocitaria negli esseri viventi.

    La leucocitosi digestiva, cio laumento dei globuli bianchi dopo il pasto, sempre stato considerato un evento fisiologico, ma il dr. Paul Kouchakoff ha dimostrato che ci non avveniva nellalimentazione con i cibi crudi.

    Pi il cibo cotto e manipolato e pi aumenta la leucocitosi. Lorganismo risponde in modo profondo alla manipolazione del cibo tramite la cot-

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    tura: come se il cibo diventasse qualcosa di estraneo non pi ricono-sciuto dallorganismo. interessante notare che se il cibo cotto pre-ceduto da ortaggi crudi la leucocitosi si attenua di molto.

    Il dr. Kouchakoff, dopo anni di studi su migliaia di persone, scrisse un saggio nel 1937 in cui documenta leffetto del cibo cotto su tutti gli organismi viventi, esseri umani e animali. Con la leucocitosi difensiva (aumento dei globuli bianchi) come se lorganismo avesse una reazio-ne di difesa verso un cibo che non riconosce come adatto a s.

    La medicina convenzionale considera ancora la leucocitosi digestiva come un processo fisiologico e non si domanda il motivo per il quale questo processo non si determina con i cibi crudi. La risposta leucoci-taria infatti avviene solo con i cibi cucinati.

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    Il dr. Lusignani

    Litaliano dr. Lusignani si spinge oltre; gi nel 1924 dimostra che in caso di ingestione di cibi crudi lorganismo si rilassa, e poi scopre una risposta anche da parte del calibro vasale dei capillari sanguigni: in caso di ingestione di cibi crudi, si determina una vasodilatazione con leucopenia (diminuzione del numero globuli bianchi); in caso di inge-stione di cibo cotto, si verifica una vasocostrizione e un aumento dei globuli bianchi.

    Questa diversa risposta dei capillari sanguigni allingestione dei cibi molto istruttiva: con i cibi crudi il corpo si rilassa e la vasodilatazione dei capillari indica che sono pronti a ricevere i nutrienti; con i cibi cotti, la vasocostrizione come se indicasse che lorganismo non accetta quello che si sta ingerendo.

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