La violenza e le regole - Toscano

7
La violenza e le regole - Toscano Interpretare la violenza: capirne le cause Ma spesso spiegazioni riduzioniste: economicismo marxista: ogni violenza collettiva e organizzata, quali che siano le sue motivazioni apparenti, riflette uno scontro di interessi concreti, su poste in gioco di natura economica. “It's economy, stupid!!”-Clinton. Critica Raymond Aron : non si può pensare che l'uomo sacrifichi le sue passioni ai suoi interessi antropologica: la guerra e la violenza organizzata, sono rifletto di una “terribile passione” radicata nella stessa natura umana. Se vogliamo affrontare il problema della violenza va presa come premessa che le relazioni internazionali sono un intreccio di interessi, idee e passioni (Hassner). Gli interessi spesso non si presentano sulla scena nella loro cruda realtà, ma tendono a rivestirsi di idee, a giustificare pretere attraverso un'articolazione di motivazioni ideologiche. Fermarci alla sola interazione fra interessi e idee non è sufficiente a interpretare il comportamento dell'uomo come animale sociale, sorpattutto riguardo la violenza. Quello che serve per preparare la violenza sono piuttosto le passioni, senza le quali le idee restano inerti. Anche gli interessi devono tradursi in passione per attraversare la soglia della violenza, si pensi all'avidità, è una passione per l'interesse. Inoltre si deve parlare dell'identità: un'esigenza universale, ma la sua affermazione si traduce in violenza laddove, sotto la spinta di una minaccia, si carica di passione ed esige a ogni costo e con ogni mezzo il riscatto dall'umiliazione del riconoscimento negato. La divisione del mondo: dopo la fine dell'URSS e del sistema comunista, la grande divisione Est-Ovest è stata sostituita con Nord-Sud. Dobbiamo chiederci quali siano i meccanismi della violenza estrema

description

Riassunto de testo di Toscano "La violenza e le regole"

Transcript of La violenza e le regole - Toscano

Page 1: La violenza e le regole - Toscano

La violenza e le regole - Toscano

Interpretare la violenza: capirne le cause Ma spesso spiegazioni riduzioniste:

economicismo marxista: ogni violenza collettiva e organizzata, quali che siano le sue motivazioni apparenti, riflette uno scontro di interessi concreti, su poste in gioco di natura economica.“It's economy, stupid!!”-Clinton.Critica Raymond Aron : non si può pensare che l'uomo sacrifichi le sue passioni ai suoi interessi

antropologica: la guerra e la violenza organizzata, sono rifletto di una “terribile passione” radicata nella stessa natura umana.

Se vogliamo affrontare il problema della violenza va presa come premessa che le relazioni internazionali sono un intreccio di interessi, idee e passioni (Hassner).Gli interessi spesso non si presentano sulla scena nella loro cruda realtà, ma tendono a rivestirsi di idee, a giustificare pretere attraverso un'articolazione di motivazioni ideologiche.

Fermarci alla sola interazione fra interessi e idee non è sufficiente a interpretare il comportamento dell'uomo come animale sociale, sorpattutto riguardo la violenza.Quello che serve per preparare la violenza sono piuttosto le passioni, senza le quali le idee restano inerti.Anche gli interessi devono tradursi in passione per attraversare la soglia della violenza, si pensi all'avidità, è una passione per l'interesse.

Inoltre si deve parlare dell'identità: un'esigenza universale, ma la sua affermazione si traduce in violenza laddove, sotto la spinta di una minaccia, si carica di passione ed esige a ogni costo e con ogni mezzo il riscatto dall'umiliazione del riconoscimento negato.

La divisione del mondo: dopo la fine dell'URSS e del sistema comunista, la grande divisione Est-Ovest è stata sostituita con Nord-Sud.Dobbiamo chiederci quali siano i meccanismi della violenza estrema che caratterizzano questi due mondi; una classica dicotomia vede Nord=interessi e Sud=cultura. E' però criticabile come visione, infatti anche chi è economicamente potente ha una cultura forte, un'ideologia. Dall'altra parte, anche gruppi del cosidetto Sud (vedi Islam) hanno interessi economici.

Ciò che realmente spiega l'ondata di violenza così aggressiva della contemporaneità è la paura, una paura ossessiva e costante.Solo la paura di una minaccia alla propria sopravvivenza e del proprio gruppo e l'odio che ne consegue verso la minaccia, può spiegare un numero elevato di normali esseri umani che fanno a pezzi un altro gruppo di persone indifese, come in Ruanda.O pensiamo ai dibattiti aperti circa la tortura dei terroristi, sopattutto nel periodo della Guerra Fredda, da eminenti giuristi e libera Americani?

Page 2: La violenza e le regole - Toscano

Come dice la teoria della ticking bomb: da qualche parte è stata collocata una bomba a orologeria, il nostro eroe deve salvare la comunità trovando l'ordigno in tempo. Ma se venisse catturato dai terroristi che hanno piazzato la bomba? Perché non usare ogni mezzo per sapere dove si trova?Il punto zero della politica per i singoli focalizzati sulla difesa della loro vulnerabilità, diventa il punto di partenza per il potere.Ma quale paura legittima il potere?Bauman ritiene che gli Stati non devono più garatire un intervento programmatico contro l'insicurezza dei mercati e devono cercare altri tipi di vulnerabilità su cui basare la loro legittimità. Questa soluzione pare essere la minaccia alla sicurezza personale.Quindi il welfare state viene sostituito dal security state.

Il rapporto istituzioni/potere è al centro del discorso sulla possibilità di gestire la violenza.I sostenitori della scuola realista ritengono che ben difficilmente le comunità umane sarebbero in grado di mantenere una coesione se non ci fosse una minaccia esterna. Ma quindi una comunità internazione organizzata istituzionalmente su basi multiple, imploderebbe senza un elemento unificante come un nemico?No, le sfide e i nemici non mancano, anche se non identificabili con dei gruppi precisi; si pensi agli squilibri economico-sociali, alla droga, al deterioramento ambientale e alle grandi pandemie.

Berlin ha tracciato la distinzione tra: Libertà positiva: libertà di. Agire politicamente, costruire istituzioni,

partecipare e agire al di là della sua sfera privata, per trasformare tutta la realtà e il contesto della sua azione individuale.

Libertà negativa: libertà da. Garantisce all'individuo una sfera all'interno della quale è libero da ogni ingerenza e si autodetermina, potendo persiguire le sue finalità economiche, culturali e personali.

Per Berlin è migliore la libertà negativa, ma oggi possiamo affermare che sono entrambi validi, ma per quel che riguarda il mondo sviluppato odierno (e non l'Inghilterra del XX sec) il problema principale della violenza e delle sue regole, proviene dalla libertà negativa.Una focalizzazione eccessiva e squilibrata sulla sfera di libertà negativa, comporta un problema di fondo: se non introduciamo regole e istituzioni che possono solo essere fornite dalle libertà positiva, è anche nella dimensione negativa che possono sorgere i conflitti da cui scaturisce la violenza.

I terrorismi

Il nuovo terrorismo globale si differenzia radicalmente da quelli che l'hanno preceduto. Ma un dato li accuma: le motivazioni ideologiche e il progetto politico dell'élite terrorista non sono necessariamente condivise da fiancheggiatori o simpatizzanti, la cui esistenza risulta indispensabile per portare avanti qualsiasi disegno di violenza.

Arab Human Development Report: tre rapporti del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, dove un gruppo di economisti arabi hanno messo a fuoco le radici di arretratezza economica dei Paesi arabi.Sono state individuate due carenze:

Page 3: La violenza e le regole - Toscano

governance sotto il profilo della partecipazione, della libertà, della responsabilità dei governanti verso i governati

mancata integrazione delle donne nella società e nell'economia

mancato accesso alla conoscenza

La mancanza di queste cose si traduce in esclusione dal benessere, umiliazione e emarginazione. In una cultura che coltiva il nostalgico ricordo di glorie strappate dal dominio estero, viene identificata la responsabilità della decadenza viene divisa tra soggetti interni ed esterni. La violenza viene principalmente indirizzata verso il nemico esterno.Il deus ex machina responsabile dell'arretramento economico e della corruzione dei dirigenti, viene demonizzato e personificato nell'Occidente.

E' come se quelli che noi percepiamo come minaccia, rispondessero a ciò che loro reputano minaccia.

In un paper, due studiosi americani Krueger e Maleckova sono arrivati alla conclusione che il sostegno attivo al terrorismo non diminuisce fra i gruppi con più alto livello di istruzione.Secondo i loro dati, un alto livello di vita ha una correlazione positiva con la militanza Hezbollah.L'adesione al terrorismo non si spiega con la povertà o l'ingnoranza, ma come risposta a determinate situazioni politche e sentimenti di frustrazione e perdita di dignità.In un articolo che pubblicarono nel 2001 sul New Yorker spiegano che i suicidal bombers sono spesso di buona famiglia o che, quando non sono clandestini, hanno occupazioni che procurano reddito.

Il nuovo terrismo ha come bersaglio la sicurezza degli Stati Non appertiene al sistema degli Stati, ma è frutto avanzato della

globalizzazione: opera come una rete utilizzando operazioni finanziare transnazionali. Gli indivisui che ne fanno parte hanno abbandonato la loro identità e le loro finalità nazionali, per aderire, spesso fino alla morte, alla causa globale

Non è questione di fini ma di mezzi. Non si definisce sulla base della legittimità della causa perseguita, ma in

base alla natura del bersaglio: un bersagio privo di valore militare ma che possiede un forte valore sotto il profilo politico-psicologico.

Esiste quello che si definisce terrorismo di Stato: gli Stati possono commettere azioni che hanno modalità e finalità di tipo terrorista, nel senzo di condurre operazioni militari mirate a piegare la volontà del nemico, colpendo obiettivi civili.

Come definire il terrorismo? E' dal 1972 che l'Onu tenta di rispondere a questo interrogativo. La mancanza di una definizione costituisce un problema per creare un'effettiva collaborazione internazionale istituzionale.L'Articolo I della Convenzione di Ouagadougou sulla lotta al terrorismo internazionale dell'Oic recita che qualsiasi atto o minaccia di violenza, qualsiasi siano i motivi, al fine di un piano criminale atto a terrorizzare o minacciare di pericolo le vite, l'onore, la sicurezza e la libertà di un altro

Page 4: La violenza e le regole - Toscano

gruppo, è terrorismo.MA il II art. pone una falla: la lotta dei popoli, anche quella armata, al fine di liberazione e autodeterminazione in conformità con i principi di diritto internazione, non è considerata terrorismo.Quindi l'idea che i movimenti di liberazione nazionale possano usare anche mezzi terroristi è difesa. Ma possiamo immaginare un articolo della Convenzione sul Genocidio del 1948, dove si sottraggono alla definizione di crimine di genocidio gli atti commessi nel quadro di lotta di liberazione nazionale?La Carta dell'ONU consacra la democrazia: si può definire terrorista qualsiasi gruppo che usi la violenza contro un governo democratico. Ma quindi un partigiano che uccide un gruppo di bambini della Germania nazista non è un criminale?

Come combatterlo? E' necessario un lavoro di intelligence, cooperazione fra organi antiterroristi a livello internazionale, controllo delle operazioni finanziarie, strategie politiche tese a sottrarre ai terroristi i consensi.

Prevenire la violenza

L'art. 33 della Carta delle Nazioni Unite indica gli strumenti che possono essere messi in atto per prevenire i conflitti: negoziati, commissioni d'inchiesta, mediazione, conciliazione, arbitrato, regolamento giudiziario, ricordo a agenzie regionali o altri mezzi pacifici.

L'azione di prevenzione per essere efficace dovrebbe essere iniziata quanto più possibile, nelle primissime fasi del conflitto.Lo scopo: affrontare le cause profonde che sono alla radice dei sintomi politici immediati del conflitto.

Bisogna sottolineare che le condizioni socioeconomiche possono essere un'importate premessa della violenza, ma di per sé non la producono.

Nei casi particolari dei conflitti non tradizionali, dai separatismi alle guerre etniche, prevenire significa dimostrare che le rivendicazioni di un gruppo verso un altro, possono essere perseguite con mezzi non violenti.

Un'agenda internazionale per la prevenzione:

Il potere implica responsabilità : è necessario che i Paesi che hanno maggior peso politico si assumano le responsabilità di sottoporre la propria azione internazione a un “esame di impatto conflittuale”.

Cultura della prevenzione Cultura del dialogo Responsabilità dei soggetti non governativi, quali aziende e grandi gruppi

transnazionali, attraverso anche accordi come il Global Compact (1999), al fine di promuovere una governance mondiale con azioni da condurre in campo di diritti umani, sindaca e ambiente.

Sanzionare la violenza

Se prendiamo come riferimento il periodo dopo la II GM è perché ci sono due

Page 5: La violenza e le regole - Toscano

eventi fondamentali riguardo la violenza e le regole internazionali: la fondazione delle Nazioni Unite e il Processo di Norimberga.Riguardo il diritto penale però, è necessario parlare di Corte Penale Internazionale: chiarisce il termine crimine di guerra specificando che può avvenire anche quando il soggetto che lo commette non è uno Stato.La distinzione tra conflitti interni o internazionali viene abolita, poiché non è la natura del soggetto responsabile a determinarlo, ma la sostanza dei diritti da proteggere: quelli delle vittime.

Qual è la distinzione però tra diritti umani e diritto umanitario? La differenza fondamentale sta nel fatto che ildiritto umanitario è nato per regolare i conflitti bellici fra Stati-nazione, mentre i diritti umani si occupano del trattamento che gli Stati riservano ai propri cittadini, in particolare della violenza che usano nei loro confronti.La Cpi ha trovato resistenze di varia natura: limita la sovranità nazionale, rischio di strumentalizzazione politica, rischio di polarizzazioni a fronte di un processo che renderebbero difficili una conciliazione reale tra le parti in causa.

Globalizzazione e violenza: la globalizzazione apre spazi a una nuova e particolare violenza, soprattutto a causa della vera e propria destabilizzazione che produce a livello complessivo, sia politico-economico, che sociale e psicologico.

Frangieh ritiene che l'appartenenza a una ragione o una comunità definiva permetteva all'individuo di definire la propria posizione rispetto agli altri membri della collettivitàm si stabilire la proria differenza. Questo gli dava un sentimento di sicurezza e di permanenza.

Di fronte a una minaccia globale, non territoriale, quindi ampiamente imprevedibile, la politica e la legittimazione del potere dello Stato tendono sempre più a identificarsi con la sicurezza. Possiamo dire che la politica diventa la continuazione della guerra con altri mezzi.

Ma quale rapporto c'è tra sistema internazionale e violenza?Si pensa che la violenza sia un aspetto inevitabile delle relazioni internazionali, poiché il sistema internazionale è una società anarchica. In essa i soggetti, sovrani, si autotulano, mentre regole che esistono, come il diritto internazionale, sono fragili, soprattutto perché il potere reale dei singoli soggetti non si sottopone, dove ci sono interessi sostanziali, a nessun norma.

A Hobbes bisognerebbe forse preferire Locke: nessun uomo in una società civile può essere esentato dalle sue leggi. Perché se qualsiasi uomo potesse fare quello che gli aggrada e se non ci fosse sulla terra alcuna istanza di garanzia contro ciò che può arrecare, come può essere membro di quella società civile?

Il cuore delle riflessioni è stabilire dei criteri per l'intervento in caso di conflitto. Lo si fa con una riedizione del discorso del bellum justum:

Giusta autorità: in primo luogo ci si riferisce al Consiglio di sicurezza. Giusta causa: la soglia di intervento dev'essere sufficientemente alta da

Page 6: La violenza e le regole - Toscano

impedire ogni abuso o banalizzazione di azione. Giusta intenzione: la protezione di vite umane come scopo primario Ultima ratio: quando non ci sono altri mezzi Proporzionalità dei mezzi: proporzionalità rispetto agli ostacoli da

superare e all'opposizione della minacciare Ragionevoli prospettive di successo: “non fare danni” come principio