LA VILLA DEISETTE PIANI

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Liberamente tratto dal racconto di Dino Buzzati “SETTE PIANI”

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LA VILLADEI

SETTE PIANI

Dramma in due atti

Liberamente tratto dal racconto di Dino Buzzati “SETTE PIANI”

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Perché “La villa dei sette piani”? Perché Dino Buzzati?E’ stato, possiamo dire, un amore a prima vista: non appena ho letto il rac-conto di Buzzati ne sono rimasto colpito!Mi era successo soltanto altre due volte.La prima con il Processo di Kafka: un capolavoro! La seconda con un recen-te racconto di Alessandro Baricco: Oceano mare, veramente splendido.Il racconto di Buzzati “Sette piani”, l’ho scoperto in un raccolta dal titolo Ilborghese stregato.Non appena ho finito di leggerlo sono rimasto impressionato dallo stile mi-surato e secco dell’autore. Una scrittura semplice e diretta, capace di fonde-re magistralmente la realtà con il fantastico, in grado di affrontare con iro-nia i mille problemi della vita quotidiana.Buzzati (1906-1972) è stato romanziere e giornalista, critico e pittore. Daisuoi racconti sono stati tratti films di successo e diversi lavori teatrali.Sette piani è un racconto bellissimo, la storia di un uomo che si crede forte esicuro ma che non sa di dover fare i conti con un destino ineluttabile e catti-vo.E’ un pò la storia di chi crede di stare sempre sulla breccia, comunque poten-te e forte, sempre in alto. Sempre al settimo piano! Appunto, il settimo pianodella Villa dei sette piani.Ma da quel piano, dove il signor Corte viene ricoverato, comincia il lento edinesorabile declino che lo porterà sempre più in basso.Dal settimo fino al quinto, poi al terzo e via via fino al primo piano di questafantastica Villa, una clinica all’avanguardia dove si curano le malattie piùdifficili.Letto il racconto non chiusi definitivamente il libo.Pensai di farlo leggere ai miei amici (cosa che faccio sempre quando unlibro mi colpisce particolarmente!) e insieme a loro aprire una discussione.Fra l’altro mi venne in mente di sottoporlo a due giovani attori del nostroteatro: Salvatore Audia e Barbara Marrella.Li chiamai una sera e ci trovammo nella hall del Dino’s per leggerlo insie-me. Fu un’esperienza bellissima! Sia Salvatore che Barbara rimasero colpitidal racconto e si dissero pronti ad accettare la mia proposta: farne un lavoroteatrale.Mi misi subito all’opera e in due giorni era pronto il copione.Lo adattai alle nostre esigenze pensando soprattutto ai due protagonisti. Ilsig. Corte di Buzzati è stato così riscritto per Salvatore Audia e per le sue

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grandi capacità di attore; l’infermiera, invece, non esiste nel racconto origi-nale: l’ho pensata e disegnata pensando a Barbara Marrella che vedevobene a fianco di Audia in una parte piuttosto difficile.Il resto rimane fedele all’idea di Buzzati, tranne qualche passaggio che èstato cambiato ed il finale che ha subito una profonda variazione in quanto èun finale “aperto”, meno deciso e delineato, forse più ottimista rispetto aquello di Buzzati in quanto lascia al protagonista una possibilità in più, unasola, di risalire verso l’alto, di ricominciare a vivere, di sfuggire al suo ine-sorabile destino.La riduzione teatrale è stata scritta, come dicevo, d’un fiato, senza dubbi néripensamenti. Quasi si trattasse di uno dei miei tanti articoli. Per questo hauno stile semplice ed essenziale, quasi giornalistico. E del resto Dino Buzzatiè stato per tutta la vita un giornalista del Corriere della Sera. Un grandegiornalista!Il racconto di Buzzati ha ispirato anche un film molti anni fa. Lo stesso Buzzati,mi è stato detto, fece una riduzione teatrale di quel suo racconto. Non cono-sco né il film né il lavoro teatrale, per cui non saprei fare un paragone conquesta nostra interpretazione del racconto. Sarebbe comunque bello se lanostra Villa dei sette piani fosse in grado di catturare l’attenzione e la com-plicità del pubblico, inducendolo a riflettere e a sorridere della banalità edell’assurdità della vita quotidiana che spesso ha una sua dimensione cosmicae nello stesso tempo tragica!

Franco Laratta

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Giuseppe Corte è un uomo di circa 60 anni. Brillante, un po’ scontroso, hal’aria di chi non vuole perdere tempo. Si reca alla Villa dei sette piani per unavisita medica resasi necessaria a causa di una febbre che si porta addosso daoltre un mese.Entra al settimo piano della Villa accompagnato da una infermiera di mediaetà, sicuro di sè, gentile e pronta a dare ogni spiegazione ed aiuto al pazienteche le e stato assegnato.

Infermiera: “ecco, signor Corte, questa è la sua stanza. Come vede qui citrattiamo bene, non le mancherà proprio nulla”.

Corte: “Bene, bene, signorina. Lei sa benissimo che io mi trovo qui solo peruna visita, e che spero di andare via presto…Sa, gli affari sono affari… ed ionon ho tempo da perdere. Dunque, mi spieghi signorina, come funziona que-sta clinica, questa famosa casa di cura di cui ho letto tanto bene sui giornalispecializzati”.

Infermiera: “La nostra villa, signor Corte, ha una caratteristica che la diffe-renzia da tutte le altre case di cura. Si tratta di una clinica superspecializzata,strutturata su sette piani. Al settimo piano stanno quelli che hanno solo biso-gno di controlli generici, al sesto quelli che hanno bisogno di maggiore at-tenzioni, via via fino al terzo piano dove stanno coloro che sono seriamenteammalati, sempre più giù fino al secondo dove si curano i casi disperati. Perfinire al primo dove si trovano coloro che non hanno più alcuna speranza.Deve però sapere, signor Corte che ogni piano ha come una storia a sé. Ognipiano ha il proprio personale medico le proprie attrezzature, una propria au-tonomia scientifica. Più si scende di piano e più il personale è qualificato,specializzato, e cosi anche gli strumenti e le attrezzature a disposizione sonodi altissimo livello tecnologico.Insomma più si scende di piano e più si sale di livello”.

Corte (seccato): “Senta signorina, a me queste sue storie non interessano… siscende, si sale… io so solo che sono qui per una visita… un ricovero di pochigiorni. Del resto il mio medico me lo ha detto più volte: non è niente, solo sideve capire perché questa febbre non vuole andare giù. Insomma, Signorina,prepariamoci subito alla visita e… si sbrighi, insomma, io non ho tempo daperdere”.

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Infermiera (gentile ma ferma nella risposta): Signor Corte, qui nessuno hatempo da perdere. La nostra clinica è superspecializzata per volere del suofondatore, il prof. Dati, che è anche il nostro direttore generale. Qui nienteviene lasciato al caso. Lei sarà seguito e curato. Lei uscirà da qui quandotutto sarà tornato a postò, quando la febbre sarà scomparsa, insomma quandolei sarà guarito.E poi, stia tranquillo, anche se lei dovesse scendere di piano ci sarò sempre ioa seguirla. Ogni paziente è affidato ad una infermiera che lo seguirà sempre”.

Corte (irritato): Scendere di piano? Ma lei vuole scherzare. Signorina, io nonscendo di alcun piano, io sono qui al settino piano, perché sono un ammalatoda settimo piano. Dopo il settimo c’è solo l’uscita per me. Chiaro?

Infermiera: va bene, va bene, stia calmo. Non giova certamente alla sua feb-bre questa agitazione, questa irritazione che la fa stare in ansia. Più si agita epiù aumenta la febbre. Adesso si sistemi e si metta a suo agio. Fra breve verràil medico del settimo piano per una visita. (L’infermiera esce, Corte rimaneda solo, sistema il bagaglio, si leva la giacca, si mette in poltrona e pensa adalta voce)Corte: Sette piani. Che strana clinica. Sette piani… più scendi e più vai in-contro alla malattia… poi alla disperazione… fino alla morte… al primo pia-no…(ha come dei brividi, si scuote, si alza per reagire).(Imita l’infermiera): Più vai giù e più i medici sono altamente specializzati…i macchinari sono tecnologicamente avanzatissimi… Sette piani. Al diavolotutti gli altri piani!Maledetta febbre… è un mese che non vuole passare… ogni sera mi aspettasull’uscio di casa… 37,5… 38… 38,5…Mi hanno detto: vai alla clinica dei sette Piani. Quella del prof. Dati, un lumi-nare, un genio della medicina… uno che ha guarito perfino ammalati di can-cro. Cancro! Che brutta cosa, meno male che si tratta solo di una piccolafebbre… una febbriciattola… Sette piani.

Si sente rumore alla porta… entra l’infermiera con una giovane donna, ma-dre di un bambino che porta con sé.Corte si alza di scatto, quasi spaventato.

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Corte: Ma cosa succede? Che c’è?

Infermiera: Mi scusi signor Corte. Non è successo niente c’è solo un piccoloproblema. Anzi non è un problema… si tratta solo di una cortesia che vuolechiederle la signora.Corte: Una cortesia a me? qui in ospedale?

La donna: Si, signore, devo chiederle una cortesia che solo lei può farmi. Miofiglio, che non sta bene, deve ricoverarsi a questo piano, il settimo. Io devostare con lui per non lasciarlo solo…, è un bambino ha paura.I medici di questo posto mi possono permettere solo di stargli vicino in unastanza a fianco. La camera di mio figlio è accanto alla sua. Se lei fosse cosigentile da lasciarmi questa camera, io potrei stare vicina al mio bambino.Le chiedo solo di farmi sistemare in questa stanza. Lei ne troverà certamenteun’altra… forse anche più bella di questa.

Corte: Mah, non è un grande problema.Cara signora, le lascerò la camera, cosi lei potrà stare vicina al suo piccolo.Infermiera, mi trovi un’altra stanza, e lasci questa alla signora.

Infermiera: Certo signor Corte, venga con me che facciamo il trasferimento.Lasci pure i bagagli, li porterà giù l’inserviente.

Corte (sorpreso): Li porterà giù? Li porterà giù dove?

Infermiera (a bassa voce, quasi per timore di scatenare l’ira del signor Corte):Noi non abbiamo altre stanze libere al… settimo piano, lei dovrà scendereal… sesto piano.

Corte: Al sesto piano? (Urla) Ma lei è pazza, pazza! Io sono un ammalato dasettimo piano… chiaro? Da settimo piano!

Infermiera: Ma è una sistemazione provvisoria, solo qualche giorno, giusto iltempo che si liberi una camera.Corte tace, riflette, sembra preoccupato.Corte: D’accordo, solo per un paio di giorni… e che siano due giorni. Perchéio sono un ammalato da settimo piano!

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SESTO PIANO

Il sesto piano ha un’atmosfera leggermente più “seria” del settimo. Gli am-malati sono un po’ più ammalati. L’ambiente comincia a somigliare vaga-mente a quello di una clinica. La camera del sig. Corte è comunque sempreben arredata e luminosa, anche se un po’ meno di quella del sesto.(Bussano alla porta ed entra il dottore con la solita infermiera).

Dottore: Caro sig. Corte, come va?

Corte: Diciamo bene, anche se mi trovo in questo piano che non è il miopiano.

Dottore: Certo, certo. Ma io credo che, nonostante il suo male sia in formadel tutto leggera e appena percettibile, lei potrà essere meglio curato proprioin questo piano, il sesto.

Corte: Non cominciamo con queste storie, mi avete detto che al settimo pia-no è il mio posto; e voglio ritornarci.

Dottore: Nessuno ha detto il contrario, il mio era un puro e semplice consi-glio non da d-o-t-t-o-r-e ma da autentico a-m-i-c-o. La sua forma, ripeto, èleggerissima, non sarebbe esagerato dire che addirittura lei non è nemmenoammalato. Ma secondo me si distingue da forme analoghe per un certa mag-giore estensione. Mi spiego: l’intensità del male è minima, ma considerevolel’ampiezza; il processo distruttivo delle cellule è assolutamente agli inizi…

Corte (interrompe allarmato): Processo distruttivo delle cellule? Ma… la feb-bre… una febbriciottola… il mio medico ha detto che…

Dottore: Calma, calma. Io so, sig. Corte, ho letto quello che ha scritto il suomedico, comunque il processo distruttivo delle cellule (e qui si spiega lafebbre costante) è assolutamente agli inizi, anzi con ogni probabilità non èneppure cominciata, ma tende, dico solo t-e-n-d-e, a colpire contemporanea-mente vaste porzioni dell’organismo. Solo per questo ripeto solo per questo,secondo me può essere curato più efficacemente qui, al sesto piano, dove imetodi terapeutici sono più tipici ed intensi.

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Per ora è tutto sig. Corte, non voglio più stancarla. Stia tranquillo qualchegiorno di cura qui e poi tornerà velocemente al suo piano.

Esce il dottore. Corte rimane da solo.

Corte: Sono oramai alcuni giorni che mi trovo qui. Non capisco cosa aspetta-no a decidere il trasferimento. Le analisi sono state fatte tutte, i primi risultatinon sono negativi, anzi mi dicono che tutto va bene. Ed io, che sono unmalato del settimo piano, mi ritrovo ancora qui. Sono stanco, adesso mi ar-rabbio pure, sto perdendo tempo utile. Ho tante cose da sbrigare… l’ufficio,l’azienda, il consiglio di amministrazione… non ho detto niente a nessuno…nessuno sa che sono qui, ho detto a tutti che prendevo qualche giorno perriposarmi, al mare… da solo… lontano da tutti. Ed invece sono qui… altroche vacanza… adesso comincio a seccarmi…

(Entra l’infermiera)

Infermiera (voce bassa, quasi timida): Sig. Corte, le devo parlare.Corte: Mi dica, si va su? Dobbiamo traslocare? Bene si sbrighi io comincioad andare avanti.(Fa per prendere qualcosa ed uscire… ma viene fermato dalle parole dell’in-fermiera).

Infermiera: No sig. Corte…

Corte: No cosa? Cosa c’è ancora? Avanti, mi dica, parli, mi dica…

Infermiera: Si calmi, non c’è niente di grave va tutto bene. Si tratta solo di unfatto… diciamo burocratico… quasi tecnico… funzionale ad una miglioreutilizzazione della struttura.

Corte: Una migliore utilizzazione della struttura? Cosa diavolo vuol dire?

Infermiera: Il direttore generale della casa dopo essersi lungamente consulta-to con i medici responsabili dei singoli piani, ha deciso di cambiare la suddi-visione dei malati. Il grado di ciascuno di loro – per cosi dire- viene ribassatodi un mezzo punto.

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Corte: Signorina, si spieghi. Cosa significa che un malato viene diminuito dimezzo punto?

Infermiera: Ammesso che in ogni piano gli ammalati fossero divisi, a secon-do della loro gravità in due categorie (cosa che effettivamente viene fatta inmaniera riservata dai medici, ma al solo uso interno), l’inferiore di questedue metà viene adesso d’ufficio traslocato ad un piano più basso. Le faccioun esempio: la metà degli ammalati del sesto piano, quelli con forme legger-mente più avanzate, devono passare al quinto; e i meno leggeri del settimopassano al sesto.

Corte: Oh finalmente, finalmente una bella notizia. Se ho capito bene, ed hocapito certamente bene, io che mi trovo sicuramente fra i malati più leggeridel sesto piano potrò con gioia tornare al settimo piano. Finalmente.(L’infermiera lo guarda, tace, abbassa lo sguardo).Non è cosi, signorina?

Infermiera: Per motivi che io non ho ancora capito bene, ma deve trattarsi diun equivoco o di qualcosa che non mi è chiaro, lei e stato compreso nellametà più grave degli ospiti del sesto piano. Per questo lei deve scendere…

Corte: … scendere? Ma lei è pazza. Siete tutti pazzi qui! Io appartengo alsettimo piano, al settimo. Qui mi state truffando, ignobilmente truffando. Ioda qui non mi muovo, sia chiaro, non mi muovo… anzi, sa cosa le dico?... mene torno a casa… mi faccia dimettere… ho i miei diritti… devo essere rispet-tato. Al diavolo la Villa dei sette piani, al diavolo il prof. Dati, al diavolo lesue cure all’avanguardia… io-me-ne-vado. Chiaro? (mentre Corte urla, arri-va sbrigativamente il medico del piano).

Dottore: sig. Corte… sig. Corte, si calmi per l’amor di Dio, si calmi. Non èsuccesso niente. Si tratta certamente di un malinteso. Il suo posto è al settimopiano, e li lei tornerà.Io ne sono certo, la sua malattia è di settimo grado e non riesco a capire comemai è stato catalogato nella metà inferiore del sesto piano. Probabilmente ilsegretario della direzione, che proprio questa mattina mi ha telefonato perchiedere l’esatta sua collocazione, si era sbagliato nel trascrivere. Oppure, equesta è l’altra ipotesi, la direzione avrà di proposito leggermente peggiorato

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8il mio giudizio in quanto io vengo considerato un medico esperto ma a volteun po’ troppo indulgente.Comunque sig. Corte stia tranquillo, quello che conta è la sua malattia, chenon è affatto grave né preoccupante. Cosa le importa a quale piano lei saràricoverato? E poi, il medico del quinto piano ha più esperienza. Come lei sa,più si scende di piano e più aumentano le capacita e le professionalità delpersonale medico – scientifico. La camera, poi, è altrettanto bella e spaziosa,Tutte le camere fino al quinto piano hanno una bella sistemazione… solo dalterzo in poi le cose stanno diversamente

(Medico ed Infermiera sollevano nel frattempo quasi di peso il sig. Corte e loportano verso l’uscita).

Dottore: Venga con me, stia tranquillo, qui tutto è perfetto, tutto è preciso…

(irrompe in scena, improvvisamente, il dirigente dell’Ufficio sanitario, dott.Piccoli)

Dott. Piccoli (atteggiamento ufficiale, serio e solenne): Signori calma, cal-ma, cosa succede qui, dove state andando?

Dottore: Stiamo trasferendo il sig. Corte al quinto Piano. Credo che si tratti diun errore, forse un equivoco, perché in sig. Corte in realtà…

Dott. Piccoli: Certo, c’è un errore, non capisco come sia potuto accadere. Ilsig. Corte non deve affatto andare al quinto piano!

Corte (si solleva soddisfatto): Ecco, lo dicevo io. Nessun trasferimento. Nes-sun quinto piano. Io sono un ammalato leggero, da settimo piano, che soloper un caso si trova al sesto e che mai e poi mai doveva scendere al quinto.Finalmente! Finalmente le cose funzionano in questa splendida villa, in que-sta clinica all’avanguardia.

Dott. Piccoli: Sig. Corte, le cose stanno un po’ diversamente. Lei, è vero, hauna malattia in forma leggera, blanda, diciamo insignificante. Effettivamentele sue condizioni non preoccupano più di tanto. Però… c’è un però. Pochiminuti fa, il direttore generale e fondatore della Villa dei sette piani, che si

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pregia di verificare uno per uno tutti i casi relativi ad ogni singolo paziente, ildottore generale prof. Dati, ha preso visione della sua cartella clinica. Tutto aposto, le analisi vanno bene, la febbre, anche se è continua e costante, lasciaimmaginare che si possa senz’altro dominarla, quanto meno tenerla sottocontrollo, e poi sconfiggerla definitivamente.Però… però…

Corte (seccato): Però… però… però cosa dottore. Mi vuole dire però cosa?

Dottore: Cosa, collega, cosa c’è di nuovo che noi non sappiamo?

Dott. Piccoli (Sempre più solenne): Una attenta valutazione della cartellaclinica del sig. Corte da parte dell’esimio illustrissimo prof. Dati, ha consen-tito di verificare che il nostro caro paziente manifesta sulla gamba destra unaappena percettibile, quasi invisibile, espulsione cutanea che, tenendo contodello stato generale e delle indebolite condizioni fisiche e psichiche del no-stro amato paziente, deve essere al più presto trattata, affinché venga assorbi-ta, impedendole di estendersi e di procurare danni ad alcune parti dell’orga-nismo al momento incapaci di reagire e di difendersi dal male.(Gelo fra i presenti. Si fa avanti il Corte)

Dott. Piccoli: E allora, mio caro, per eliminare questo disturbo, questa affe-zione del tutto indipendente dal male principale, un disturbo che può capitarealla persona più sana di questo mondo, ci vorrebbe in pochi giorni una inten-sa cura di raggi digamma?

Corte: Raggi digamma?! (Rivolto all’infermiera) Signorina facciamo qui esubito questi raggi digamma, cosi questa cretinata di ecchimosi, “che potreb-be capitare alla persona più sana del mondo”, sarà subito eliminata e n-o-n-s-e – n-e – p-a-r-l-i – p-i-ù.

Infermiera: C’è un piccolo inconveniente sig. Corte!

Corte: Che cosa? Di quale inconveniente si tratta?

Dottore: Inconveniente per modo dire.

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Infermiera: Volevo dire che l’installazione per i raggi digamma di trova sol-tanto… al quarto piano!

Corte: Vuol dire che scendiamo al quarto piano giusto il tempo per fare iraggi e poi si torna su.

Dott. Piccoli: Ah no, no! Caro sig. Corte, per tre gironi lei dovrà fare 3 volteal giorno i raggi digamma, ed io vi sconsiglio assolutamente di fare tre volteal giorno un simile tragitto.

Corte: E allora niente, non se ne fa niente.

Infermiera: Sarebbe meglio che fino a che l’espulsione non sia passata leiavesse la compiacenza di scendere al quarto piano. Lo diciamo per il suobene… solo per il suo bene.

Corte: (urlando) Basta! Ne ho già abbastanza… io sono del settimo piano…del settimo piano… non voglio stare più qui (piange, disperato)….. sonostanco, mi state distruggendo.

Infermiera (mentre prende per le braccia il sig. Corte): Venga sig. Corte, ven-ga con me, l’accompagno io, solo il tempo di fare i raggi, poi tornerà qui, stiatranquillo, tornerà qui…

(Il sig. Corte viene quasi di peso portato via dall’infermiera e dai medici).QUARTO PIANO

Il sig. Corte parla con il nuovo medico del quarto piano.C’è con loro l’infermiera.

Corte: Veda dottore, io sono un ammalato un po’ speciale. Ha visto? Gli altridi questo piano quasi non camminano, io invece sono andato con i miei piedia fare i raggi, e sto tranquillamente da solo, senza bisogno di assistenza, man-gio, bevo, dormo. Sono ormai alcuni giorni che sono qui e tutto va bene, iraggi sono ultimati, adesso posso ritornare al mio piano, il settimo. Il settimopiano.

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Dottore (Tipo piuttosto particolare): Al settimo, al settimo! (Sorride e nelfrattempo lo visita). Sempre esagerati voi ammalati. Sono il primo io a direche potete essere contento del vostro stato; a quanto vedo dalla vostra cartel-la clinica, grandi peggioramenti non ci sono stati. Ma da questo a parlare disettimo piano – scusatemi la brutale sincerità – c’è una certa differenza! Voisiete uno dei casi meno preoccupanti – ne convengo – ma siete pur sempre unammalato. Un ammalato!

Corte: E allora? Allora voi a che piano mi mettereste?

Dottore: Oh Dio, non è facile dire, non vi ho fatto che una breve visita perpoter pronunciarmi. Dovrei seguirvi per almeno una settimana. Io non emet-to verdetti immediati. Io sono uno che riflette e pensa, pensa e riflette. Insom-ma non sono un superficiale, io penso, caro mio, penso e rifletto, rifletto epenso (ride istericamente).

Corte: Ho capito… ma mentre pensate e riflettete, riflettete e pensate, pres-sappoco saprete…Dottore (si ferma di scatto, si tiene la testa per concentrarsi… silenzio perqualche secondo, poi lentamente, quasi fattosi improvvisamente serio): OhDio! Proprio per accontentavi, ecco, potremmo in fondo mettervi al sesto. Si,si, il sesto potrebbe andare bene. Ed ora scusatemi ma ho altre visite.Arrivederci.(Corte è piuttosto deluso)

Infermiera: Ma come, non siete contento? Il dottore ha detto che il vostroposto è al sesto piano.

Corte: Contento? Già contento! Di cosa dovrei essere contento? Il dottore hadetto il sesto. Ma il sesto piano non è il settimo. Tra me e il mondo esterno cisarà comunque una barriera, una barriera forse insormontabile. Il mio lavoro,il mio ufficio, la mia azienda… sono tutte cose al di là del settimo piano, edio dovrei essere al sesto… ma mi trovo al quarto…

Infermiera (premurosa): Il mondo, la vita, non sono cosi lontani come leipensa. Tutto è vicino, ogni cosa può essere vicina a noi secondo quanto noi ladesideriamo. Ci si può sentire vicini ad una persona cara anche se vive lonta-

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na… in America… in Australia… Si può amare volere bene, anche odiare,stando lontani… la lontananza dipende da quanto noi sappiamo sentire lecose vicine al nostro cuore, ai nostri sentimenti.Al contrario può essere lontana una cosa, una persona, che è vicina, vicinis-sima a noi. Tutto dipende da quanto noi sappiamo essere vicini o lontani dalnostro mondo, dai nostri interessi.Sig. Corte, venga, venga vicino a me, guardi dalla finestra… guardi come èbella la luna, il cielo, le stelle… tutto è cosi vicino pur essendo tanto lontano.Pensi un po’ più a lei, alla sua vita, alla sua salute, lasci perdere per un po’ gliaffari, gli interessi, il denaro. La smetta di correre… di inseguire se stesso…di non avere pace. Scopra il gusto della calma, della lentezza, il piacere difermarsi e di pensare, di sentire la voce del silenzio e della natura.Si fermi sig. Corte, non insegua più il tempo che corre, lasci perdere tutto ilresto, pensi a se stesso.

(Ritorna il dottore del piano. Questa volta è solo, e man mano che parla di-venta più serio)

Dottore: caro, carissimo sig. Corte. Come si va?

Corte: Io bene, ma voi piuttosto, ditemi: come va (ironico) “il processo di-struttivo delle cellule”?

Dottore: Oh, ma che brutte parole, dove mai le avete imparate? Non sta bene,non sta bene, soprattutto per un malato! Mai più voglio sentire da voi discorsisimili.

Corte: Va bene. Ma cosi comunque non mi avete risposto.

Dottore: Oh, vi rispondo subito. Il processo distruttivo delle cellule per ripe-tere la vostra orribile espressione è, nel vostro caso minimo, assolutamenteminimo. Ma sarei tentato di definirlo ostinato.

Corte: Ostinato? Vuol dire forse cronico?

Dottore: Non fatemi dire quello che non ho detto, Io voglio dire soltantoostinato. Del resto sono cosi la maggioranza dei casi. Affezioni anche lievis-

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sime spesso hanno bisogno di cure energiche e lunghe.

Corte: Ma ditemi, dottore, quanto potrò sperare in un miglioramento?

Dottore: Quando? Le predizioni in questi casi sono piuttosto difficili… Masentite (fa una pausa)… vedo che avete una vera e propria smania di guari-re… se non temessi di farvi arrabbiare vi darei un consiglio…

Corte: Ma dite, dite pure dottore…

Dottore: Ebbene, vi pongo la questione in termini molto chiari. Se io, colpitoda questo male in forma anche molto tenue, capitassi in questo sanatorio, cheè forse il migliore che esista, mi farei assegnare spontaneamente, e fin dalprimo giorno, fin dal primo giorno, capite?, a uno dei piani più bassi. Mi fareiaddirittura mettere al…

Corte (interrompe)..al primo (e quasi ride)!?

Dottore: Oh, no, al primo no, questo poi no, vi prego. Ma al terzo piano. Alterzo, si. Dovete sapere, e certamente l’avrete sentito dire, che nei piani infe-riori, il secondo ed il terzo, la cura è fatta molto meglio, vi garantisco. Gliimpianti sono più completi e potenti, il personale è più abile. Voi sapete poichi è l’anima di questo ospedale?

Corte: Non è il prof. Dati?

Dottore: Già, il professor Dati. E’ lui l’inventore della cura che qui si pratica,lui il progettista dell’impianto. Ebbene lui, il maestro, sta, per cosi dire, neipiani bassi. Da là irraggia la sua forza direttiva. Ma ve lo garantisco io, il suoinflusso non arriva oltre al terzo piano; più in là si direbbe che gli stessi suoiordini si sminuzzino, perdano consistenza, quasi si vanifichino; il cuore diquesta Villa è in basso e in basso bisogna stare per avere le cure migliori.

Corte (con voce tremante): Ma insomma, allora mi consigliate…

Dottore: Aggiungete una cosa (continua imperterrito), aggiungete che nelvostro caso particolare ci sarebbe da badare anche all’espulsione. Una cosa

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di nessuna importanza, ne convengo, ma piuttosto noiosa, resistente perfinoai raggi digamma, che a lungo andare potrebbe deprimere il morale; e voisapete quanto sia importante il morale per la guarigione e per la serenità dellospirito. Le applicazioni di raggi che io vi ho fatte sono riuscite solo a metà. Ilperché? Può darsi che sia un puro caso, ma può darsi anche che i raggi nonsiano abbastanza intensi. Ebbene, al terzo piano la macchine dei raggi sonomolto più potenti. Le probabilità di guarire l’eczema sarebbe molto maggio-re. Poi una volta avviata la guarigione, il passo più difficile è fatto. Quando sicomincia a risalire, è poi difficile tornare ancora indietro. Quando vi sentiretedavvero meglio, allora nulla vi impedirà di risalire qui da noi o anche più insu, secondo i vostri… meriti, anche al quinto, al sesto, addirittura oso dire alsettimo!

Corte: E’ credete veramente che questo potrà accelerare la cura?

Dottore: Ma non ci può essere alcun dubbio! Vi ho già detto che cosa farei ionei vostri panni.

Corte (si avvia verso l’uscita con il dottore): Io voglio seguire il suo consi-glio, ma che sia ben chiaro, io sono un malato del settimo piano… facciamosubito queste cure e poi ripristiniamo la realtà delle cose… settimo piano…se lo ricordi bene… io appartengono al settimo piano…

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TERZO PIANO

(In questo reparto regna una speciale gaiezza, sebbene fossero in cura amma-lati molto preoccupanti. Si nota un andirivieni di personale (tutto allegro espensierato), soprattutto le infermiere sembrano euforiche. Corte è straluna-to. Guarda, osserva. Non sa cosa fare o pensare).Entra l’infermiera che lo segue sempre. Corte le si avvicina.

Corte: Ma come mai in questo piano sono tutti cosi allegri?

Infermiera: Ah non sapete? Fra tre giorni vanno in vacanza.

Corte: Come sarebbe “vanno in vacanza”?

Infermiera: Ma si, per 15 giorni il terzo piano si chiude e il personale se ne vaa spasso. Il riposo tocca a turno ai vari piani. Adesso tocca al terzo.

Corte: E i malati? Come fate con gli ammalati?

Infermiera: Siccome in questo periodo ce ne sono relativamente pochi, didue piani se né fa uno solo.

Corte: Come? Riunite gli ammalati del terzo e del quarto?Ecco questa è una saggia idea. E’ giusta… si è propria una cosa buona egiusta… si… mi piace…

Infermiera: No, no, sig. Corte non è cosi…

Corte: Non è cosi? E com’è allora?

Infermiera: Gli ammalati del terzo piano si uniranno a quelli del secondo. Didue piani se ne fa uno solo. Terzo e secondo diverranno un solo, unico piano.

Corte (sconvolto): Terzo e secondo… un solo… unico… piano. Tutti diven-tano cosi di secondo piano?

Infermiera: Ma certo. E cosa c’è di strano? Quando torna il personale dalle

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ferie, fra quindici giorni, ritornerete ognuno al proprio piano, si ritornerà afare due piani. Cosi quelli del terzo andranno al terzo e quelli del secondo alsecondo. Chiaro no? Non mi pare che ci sia da spaventarsi.

(Corte è invaso dalla paura)

Corte: Signorina. Io non posso oppormi vero?

Infermiera: No, sig. Corte non può opporsi.

Corte: Signorina. Io non mi oppongo. Anche perché sto meglio. I raggi mifanno bene. L’eczema è quasi riassorbito. Rimane il problema della febbrema credo che quanto prima riusciremo a batterla. Non mi oppongo ma pre-tendo una cosa. La pretendo.

Infermiera: Che cosa sig. Corte, mi dica, che cosa.

Corte: Sul mio letto, signorina, dovrà essere sistemato un cartello con la scritta:GIUSEPPE CORTE

- DEL SETTIMO PIANO -DI PASSAGGIO AL SECONDO.

Con l’impegno scritto, cara signorina, che io, dico io, fra quindici giorni ri-tornerò al terzo piano, subito dopo voglio il medico di quel piano che dovràfarmi risalire al quarto, poi voglio quello del quarto che mi farà ritornare alquinto e cosi via… cosi via fino al settimo. Chiaro? Fino al settimo perché iosono del settimo piano… il settimo piano… il settimo piano!

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SECONDO PIANO

(La camera del sig. Corte è quasi completamente spoglia. Solo un letto, uncomodino ed una sedia. Il sig. Corte parla preoccupato con l’infermiera chelo segue di piano in piano).

Corte: Signorina, mi dica, ma al primo piano chi c’è?

Infermiera: Gli ammalati terminali. Coloro che non hanno più speranza. Inquel piano c’è solo da aspettare la morte. E’ un piano di tristezza e angoscia,ma il prof. Dati ha pensato proprio a tutto, li si muore serenamente, c’è perfi-no la musica.

Corte: La musica?

Infermiera: Si. Quando un ammalato sta per spegnersi si sente una musica. E’collegata direttamente alle sofisticatissime attrezzature. Sono macchinari chenon si vendono -per evitare che gli ammalati si impressionano, sono infattisistemati in apposite stanze- ma il loro influsso agisce direttamente sugliammalati. E’ un trattamento a raggi infrarossi, raggi invisibili, che aiutano ilpaziente a non soffrire. Ebbene, questi raggi, quando il paziente sta proprioper finire di vivere, accendono automaticamente uno speciale impianto cheemette una musica. Quando noi sentiamo quella musica capiamo che l’am-malato è morto o sta per morire. E poi la musica aiuta il paziente a morireserenamente, senza dolore… senza angoscia… il prof. Dati ha pensato pro-prio a tutto.

Corte: (E’ sconvolto! Mentre parla l’infermiera quasi si contorce.. sembraaffogare… ha come un presagio): E… ogni quanto si sente quella musica..?

Infermiera: Spesso! Ogni dieci – quindici minuti sentiamo la musica e capia-mo che qualcuno muore… liberiamo cosi la stanza per far posto s quelli chedal secondo piano scendono al primo.

Corte (Sempre più sconvolto, si avvicina al letto, tira fuori il cartello e quasilo sbatte in faccia all’infermiera):Signorina, si ricordi…di passaggio al secondo piano… di passaggio… per-

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ché io appartengo al settimo piano… al settimo.(Improvvisamente entrano nella camera il capo-infermiere e tre infermieriche spingono un lettuccio a rotelle).

Capo - infermiere: Siamo pronti per il trasloco?

Corte: Che trasloco, che altri scherzi sono questi? Sono già tornati quelli delterzo piano? Hanno interrotto le ferie?

Capo - infermiere: Che terzo piano e terzo piano! Io ho ricevuto l’ordinescritto (e lo fa vedere) di condurvi al primo piano, guardate qua, c’è scritto alPRIMO PIANO.

Corte (Terrorizzato lancia urla infernali, quasi distrugge la camera): noooo…noooo… maledetti! Maledetti! Mi volete morto, voi mi volete mortooo…..!!!

Entrano di corsa il medico di reparto e la solita infermiera.

Medico: Adagio… adagio sig. Corte. Volete forse rovinarvi?(Corte si butta a terra stremato… il medico chiede spiegazioni al capo-infer-miere).

Medico ( incollerito dopo aver guardato l’ordine scritto): Ma è una follia…una follia… il sig. Corte non può essere trasferito al primo piano… si tratta diun errore (grida) …in questa Villa da qualche tempo c’è una inspiegabile einsopportabile confusione… io sono all’oscuro di tutto… eppure sono il me-dico responsabile di questo piano. Non è possibile che si decide un trasferi-mento a mia insaputa…… Dati! c’è la firma del prof. Dati!

Infermiera: Ma come è potuto accadere? Certamente qualche imbecille diassistente ha sottoposto al prof. Dati la carta del trasferimento compilata inmaniera errata e l’esimio nostro maestro l’avrà firmata senza sapere che cosastava firmando.

Medico (si rivolge con dolcezza al sig. Corte aiutandolo ad alzarsi da terra):Purtroppo gli ordini del prof. Dati non si discutono. E il prof. Dati è partitoproprio un’ora fa per una breve licenza, tornerà solo fra due - tre giorni. Sono

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assolutamente desolato… ma i suoi ordini non possono essere trasgrediti…anche se sono sbagliati.

Infermiera (Anche lei prende per braccio per il sig. Corte):Sarà lui per primo, il prof. Dati a rammaricarsene, ve lo garantisco… unerrore simile! Non capisco come possa essere accaduto, come abbia potutofirmare senza leggere… un errore… un grave errore di distrazione… non eramai successo prima…!

(Il povero Corte trema tutto… improvvisamente si vede stanco e malato…singhiozza… piange.… si lega al braccio del medico… viene fatto salire inbarella e, piangendo, lascia il reparto).

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PRIMO PIANO

Il sig. Corte viene adagiato sul lettino della camera del primo piano. Il perso-nale va via lasciando da solo il sig. Corte.

Corte (E’ seduto sul letto, ormai ha solo un filo di voce): Sei piani. Sei pianimi separano dalla mia stanza. Quanti anni dovrò impiegare per risalirli tutti?Quanto tempo ci vorrà ancora per uscire da questa clinica. Fuori mi aspetta lavita e io sono qua in questo piano della morte.La vita! Già, che cos’è la vita? La vita è quella che ho lasciato fuori? Quellaè la mia vita, ma non è la VERA VITA…..La mia vita.… i miei affari..… se non fosse per la mia famiglia!Adesso devo trovare trovare il coraggio di farlo sapere alla mia famiglia, aimiei dipendenti. Loro mi sanno in ferie… mia moglie, mia figlia… in ferie…ecco quali ferie sto passando… da un piano all’altro verso l’inferno! (Si toc-ca la fronte) Ho caldo, troppo caldo…. sarà la febbre…. la febbre…. gia,questa stupida febbre.

(Corte ricomincia a parlare dopo che a lungo è rimasto fermo con la testa frale mani…è disperato).

Corte: Sette piani… sette piani per tornare a vivere… io che non ho saputomai vivere veramente….. io che non conosco le piccole gioie della vita (sen-te una fitta al petto, si tocca con la mano, ma solo per un attimo), io che hoavuto sempre fretta, che ho sempre pensato agli affari.… ai soldi….. al suc-cesso. Sette piani…. e io sono al primo….. l’ultimo……. io che appartengo-no al settimo….. SIGNORINA…..(entra l’infermiera), mi dia per favore imiei occhiali…..Ecco….. adesso vedo meglio…. adesso torno a vedere i colori della vita…quei colori che vedevo sempre più sbiaditi… adesso voglio cominciare avivere…. a cambiare veramente… a ricominciare dalle piccole cose…. ades-so…..Quando tornerò a casa e dirò che questa… ehm… vacanza mi ha cambiato,mi ha cambiato dentro… veramente…Nel mio cuore sta nascendo l’amore…..Adesso tornerò al secondo piano… solo un paio di giorni e sarò alsecondo…..poi riaprirà il terzo e sarò subito li…. e quindi fra qualche giorno

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tornerò al settimo piano…

Corte fa un ultimo giro della stanza quindi si adagia sul letto, si copre…