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LA VENTICINQUESIMA ORA - GIORNALINO A DISTRIBUZIONE GRATUITA DEL LICEO “A. CANOVA” - NUMERO II ANNO X

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LA VENTICINQUESIMA ORA - GIORNALINO A DISTRIBUZIONE GRATUITA DEL LICEO “A. CANOVA” - NUMERO II ANNO X

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Capi redattori: Niccolò Bonato e Mathilde RomeoImpaginatrice: Eleonora PezzinLuna Benotto Maria BisettoSara Bonan Nadia Cazziolati (illustratrice)Emma CappellessoAlessandrina Cecan (illustratrice)Martina Cenedese Marta Cester Lorenzo Criveller (illustratore)Chiara Cortesi (illustratrice) Serena Deoni Chiara Ferretti Giorgia Ferri Marco Frassetto (illustratrore) Marta Gallina Lucrezia Gazzola (illustratrice) Greta Giacobini Giulia Giacomin Angelo Granà Letizia Guizzo Aurora Helipaj Cristina LucatoCristina Mala (illustratrice) Margherita MalengoLudovica Manfren Anna Martinato Mariam MazouzAnastasia Moro Serena Nicoletti Francesca Pastorelli Davide Pettenò Elisa Pozzobon Margherita Ricci Anna Rizzotto (illustratrice) Clarissa Rossi Matteo Rubbini Chiara TortatoGiulia Tronchin Siria Varetton Ester VendrameGreta VedovatoDaniel VillaniAndrea Vistosi Eva Zambon (illustratrice)Agnese Zanasi

DICEMBRE 2018EDITORIALE, 3

PLANISFERO, 4

Gilet Gialli, 6

Cura o esperimento?, 7

Il primo eroe: Stan Lee, 8

TEDxTreviso: Psiche&Techne, 9

I love you will u marry me?, 10

The Big One, 11

Piccolo amico o grande fratello?, 12

Come evitare un Natale consumistico, 13

Paralleli, 14

Erone d'Alessandria, 15

Dillo con un iore -Vittoria-, 16

E tu sai desiderare?, 17

Architettura araba, 18

La crociissione di Altichiero d'Azevio, 19

L'isola della pioggia, 20

IL GIORNO DELLA STORIA, 22

Siamo tutti degli idioti?, 23

Il Prigioniero del Cielo, 24

Sleep all day, up all night, 25

La venticinquesima ora di musica, 26

L'amica geniale, 27

POESIA, 28

Is it better going to school in Italy or in

Turkey, 30

OROSCOPO, 32

BUCCE DI BANANA CRUCIVERBA, 34TONY CANOVA, 35

DISEGNO DA COLORARE, 36

email: [email protected]

pagina FB: Giornalino del Liceo Canova

EDITORIALE

Oberati di “troppo”Quando ci si sente sopraffatti da tutto

Bianconiglio: Oh, no, no, no, no, no, no! È tardi! È tardi, sai? Io sono già in mezzo ai guai! Neppure posso dirti “ciao”: ho fretta! Ho fretta, sai?Troppi impegni, troppi pensieri per la testa, che si aggiungono ai nostri bisogni primari, e poco tempo per portare a termine tutto. Così si inisce per sentirsi come il Bianconiglio: sempre di fretta.

Non possiamo concederci un secondo per fermarci. Il tempo ci rincorre, mentre dall’alto incombono minacciosi su di noi i compiti, lo studio, le cene di famiglia, le uscite con gli amici, lo sport, i libri che vorremmo leggere, le serie TV, le feste, i viaggi da organizzare, e, visto che siamo in periodo natalizio, anche i regali da comprare.

Queste sono solo alcune delle tante attività che possono occuparci le giornate, e al cui solo pensiero ci gira la testa. Per la maggior parte del tempo si cerca di ignorarle; alcune si realizzano da sole (es. cena di fami-glia) perché non dipendono dalla nostra volontà, altre, invece, vengono affrontate o in modo asistematico nella speranza che prima o poi inis-cano, oppure in tutta fretta e in modo affannoso per completarle il prima possibile. Tuttavia, in entrambi i casi è inevitabile che ad un certo punto ci si renda conto dell’immenso numero dei propri impegni, e, compren-dendo di non riuscire a gestirli tutti, si soccomba alla disperazione. Ci sentiamo sopraffatti, quasi fossimo schiacciati da un cumulo di vestiti sporchi che necessitano di essere lavati da due mesi, e non riuscissimo a rialzarci per il loro eccessivo peso.

Piangiamo impotenti. Non vediamo vie d’uscita se non allungare il tem-po o assumere un/a segretario/a. Magari tentiamo di sottrarre qualche ora alla notte, ma ciò risulta controproducente, perché poi di giorno ci sentiamo talmente affaticati da non riuscire a fare alcunché. Ci sembra di essere come l’Impero romano che, raggiunta la sua massima espansione, crolla perché incapace di difendere i suoi vasti conini e di amministrare correttamente ogni zona al suo interno. A differenza dell’Impero romano che sopravvive solo nel ricordo della gloria passata, noi siamo invece capaci di riemergere dall’ombra e di trasformare una crisi in un nuovo punto di partenza. Ma come? Esiste forse, come nelle tragedie classiche, il deus ex machina che ci tende la mano per portarci via dai nostri pro-blemi? “No” mi direte. In realtà sì, esiste: siamo noi. Noi stessi possiamo salvarci, aiutarci ad uscire fuori dal cumulo di vestiti. Per riuscirci, però, bisogna accettare di aver fallito: non si tratta di un gesto eroico, ma di riconoscere la propria essenza umana, ovvero di non riuscire a fare tutto. Da qui si può ripartire, questa volta però diminuendo gli impegni per po-terli affrontare con calma, dando priorità a ciò che davvero conta per noi ed imparando a dire talvolta di no.

Sembra nulla, ma se ci proviamo, vedremo che saremo più tranquilli e non più di fretta come Bianconiglio: quando vorremo, potremo fermarci a gustare la vita perché non avremo più la pressione e l’ansia dei nostri impegni.

Mathilde Romeo

Copertina realizzata da Lorenzo Criveller.

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A cura di Davide Pettenò4 5

UGANDA

Il 24 novembre nel lago Vittoria, al largo di Mutima, è affondata una barca con a bordo un centinaio di invitati a una festa. I sopravvissuti sono 27, i corpi recuperati almeno 33.

MALI

Il 24 novembre le forze arma-te maliane e francesi hanno annunciato l’uccisione del comandante jihadista Amadou Koufa nel corso di un’operazio-ne congiunta.

FRANCIA

Non si ferma la protesta dei “gilet gialli”, il movimento spontaneo nato nelle zone periferiche della Francia per denunciare l’aumento delle tasse sul carburante, in par-ticolare sul gasolio. La misura del governo è accusata di “penalizzare i lavoratori e gli abitanti delle aree rurali, che dipendono dall’auto per gli spostamenti”

STATI UNITI

I pompieri hanno estinto l’in-cendio Camp ire, che si è sviluppato nel nord della Ca-lifornia, negli Stati Uniti. Il bilancio inale è di 85 vittime. Dallo scorso 8 novembre, le abitazioni distrutte risultano 14mila, con oltre 62mila ettari di territorio ridotti in cenere.

BRASILE

Il governo brasiliano ha annunciato che la dis-truzione dell’Amazzonia tra agosto del 2017 e lu-glio del 2018 ha raggiunto i livelli più alti da un de-cennio. Sono stati persi 7.900 chilometri quadrati di foresta pluviale negli stati del Mato Grosso e del Pará, nel centronord del paese.

SIRIA

Dal 23 novembre nell’est della Siria, vicino a Deir Ezzor, sono in corso combattimenti tra il gruppo Stato islamico (Is) e le milizie arabo-curde delle Forze democratiche siriane (Fds). Il bilancio è di almeno duecento morti.

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“Sento la rabbia dei francesi, stop alle tasse sulla benzina”. Così ha dichiarato il primo ministro francese Philippe, aggiungendo che “bisognerebbe essere sordi o ciechi per non vedere o sentire la collera dei Francesi”. Questa dichiarazione è frutto delle proteste, anche violente, che hanno iniammato la Francia e in particolare Parigi ad opera di un gruppo di persone che si distinguono per il loro “gilet gialli".La scintilla che ha fatto esplodere questa ondata è stata la decisione del presidente francese Macron di aumentare il costo dei carburanti: 7,6 centesimi al litro per il gasolio e 3,9 centesimi al litro per la benzina. Questo rincaro è stata decisa dall'Eliseo per aumentare il gettito iscale soprattutto per combattere l'inquinamento, in modo tale che meno persone usassero questi combustibili inquinanti in favore di un maggior uso di mezzi pubblici, come l'autobus, del passaggio ad auto ibride o elettriche, o anche ad andare di più in bicicletta e a piedi. Sebbene queste cifre di pochi centesimi possano sembrare quasi insigniicanti, in realtà sono un aumento elevato del costo del carburante e in particolar modo danneggia già chi ha dificoltà ad arrivare a ine mese. Proprio per questo motivo, l'aumento del carburante si è trasformato ben presto in un pretesto per scendere in piazza a protestare contro il presidente Macron, che sta perdendo sempre di più consensi. Infatti questa manovra dimostra una certa cecità dell'attuale amministrazione francese, che si concentra maggiormente sulle grandi città e sulle classi agiate, trascurando quasi completamente le zone periferiche e le classi più disagiate. Un esempio lo si può cogliere proprio da questa manovra, infatti la percentuale di persone che usano l'auto per andare a lavorare nella città di Parigi è di circa il 13%, invece nell'intera regione dell’Île-de-France è del 66%, inferiore comunque ad altre regioni più periferiche in cui è vicino al 90%. Perciò si può leggere la protesta anche come un conlitto tra la Francia rurale e quella delle grandi città, dove Macron mantiene la maggior parte dei suoi consensi. Questa protesta sorprende per alcune particolarità, innanzitutto il modo in cui è nata, cioè attraverso Facebook. Infatti la nascita di questa contestazione è avvenuta grazie al popolare social-network e in particolare ad un video di critica contro Macron, realizzato da Jacline Mouraud, isarmonicista e ipnoterapeuta di 51 anni residenti in un piccolo villaggio della Bretagna. Il suo video iniziò subito ad essere virale in Francia e diede lo spunto per il simbolo della protesta, il gilet giallo, indossato dai camionisti che

sono le persone maggiormente colpite da questo rincaro. Da qui in poi, tutta questa polemica contro il coinquilino dell'Eliseo si concretizzò per la prima volta in una protesta, svoltasi il 17 novembre in diverse città francesi e a partecipare furono circa 280mila persone, un gruppo

apolitico unito solo dal disprezzo per Macron. Un'altra caratteristica interessante è che la protesta non è sotto una bandiera politica ma è politicamente eterogeneo, infatti vi sono sostenitori sia di estrema destra, sia di estrema sinistra, sia tutto ciò che ci sta in mezzo tra questi due antipodi. Nonostante la contestazione si professi paciica, non è servito molto tempo che la tensione tra manifestanti e polizia, in particolare all'interno delle strade dove i gilet gialli avevano organizzato dei blocchi stradali, ha portato a un numero elevato di feriti, circa 200, e anche ad un morto. Il 24 e 25 novembre, le seconde giornate di protesta sono state una vera guerriglia con le forze armate, infatti, oltre ai cori

che andavano da “Macron dimettiti” ad “abbiamo tagliato teste per molto meno”, l'Arco di Trionfo è stato imbrattato con delle scritte e il famoso viale parigino Champs-Élysées è stato vittima di ingenti danni ai suoi negozi, che sono stati danneggiati e le cui vetrine infrante , e a diversi altri danni causati dall'incendio di alcune auto, e tutto ciò ha portato la polizia a dover usare lacrimogeni e cannoni ad acqua contro la folla. In seguito sono stati presi in custodia circa 400 persone ritenute pericolose e ciò ha dimostrato che questi uomini hanno un'età media è tra i 30 e i 40 anni, cioè più vecchi delle persone che normalmente rappresentano la parte più violenta della manifestazione, e che la maggior parte dei manifestanti proviene dalle zone rurali per i motivi precedentemente detti. Anche ai primi di dicembre sono continuati gli scontri violenti tra la folla e la polizia. Un ultimo dettaglio importante, se non fondamentale, è che il gruppo dei gilet gialli non ha uno o dei leader, ma solo persone particolarmente in vista che spesso tra loro hanno idee divergenti, e proprio questo motivo rende i gilet gialli imprevedibili e dificili da gestire. Per il momento il primo ministro francese Philippe ha rimandato l'inizio di entrata in vigore dell'aumento del prezzo dei carburanti per cercare di accordarsi con i manifestanti e risolvere questa situazione di crisi.

Niccolò Bonato

Gilet gialli

Il malcontento contro Macron si veste di giallo e scende in piazza

Cura o esperimento?

L’annuncio dalla Cina che sconvolge la scienza

“Due bellissime bimbe cinesi, di nome Lulu e Nana, sono venute al mondo piangendo, sane come ogni altro bam-bino, qualche settimana fa”. Sono queste le parole con le quali il ricercatore He Jiankui ha esordito nel video da lui pubblicato il 25 Novembre scorso. Non ci sarebbe nulla di strano in questa affermazione, se non si considerasse che Lulu e Nana non sono esattamente “come ogni altro bam-bino”. Parrebbe infatti che le due gemelline cinesi siano i primi esseri umani nati con il DNA modiicato. La ra-gione? A detta del dott. He, conferire alle bambine (il cui padre è positivo per l’Hiv) la capacità di resistere alle infezioni da virus dell’Aids. Sebbene non sia ancora pre-sente alcuna confer-ma indipendente della ricerca, la notizia ha generato scalpore nel mondo della scienza e non solo. Molti scienziati hanno condannato l’annuncio, e l’Università cinese presso la quale He lavorava ha affer-mato di essere all’oscuro del progetto di ricerca. Difatti, questo tipo di manipolazione genetica è bandita nella mag-gior parte dei Paesi del mondo, e tra essi anche la Cina. Ma ciò che è ancora più grave, sono le implicazioni che questo esperimento porta con sé.

Per conferire agli embrioni la caratteristica voluta, He ha utilizzato la tecnica CRISPR, la quale consiste nell’altera-re uno speciico ilamento di DNA attraverso delle “forbici molecolari”. Una tecnica relativamente facile da utilizzare, i cui “effetti collaterali” sono però ancora incerti. Infatti, alcuni esperti temono che agire sul genoma di un embrione possa causare gravi problemi al futuro individuo, incluso lo sviluppo di un cancro. Bisogna inoltre considerare come questi cambiamenti genetici possano inluenzare non solo la vita dell’embrione in questione, ma anche quella delle generazioni future, potenzialmente alterando l’intero pool genico.

Ai problemi di tipo genetico, vanno poi aggiunti quelli di tipo etico. Quali sono le implicazioni sociali e morali della nascita di individui il cui DNA è stato modiicato in la-boratorio? Per molti di noi sorge spontaneo immaginare le possibili applicazioni future di questo tipo di tecnolo-gia, identiicando in essa il primo passo verso la nascita di un’ipotetica civiltà di “super uomini” che si progetta-no e creano in totale autonomia, dove il progresso della tecnologia starebbe alla base dell’evoluzione della specie. Sebbene una tale proiezione sia in parte prematura, ciò di cui possiamo essere certi è che quello condotto da He Jian-kui sarebbe il primo caso di miglioramento genetico atto

a favorire un individuo prima della sua nascita. C’è poi da dire che le inalità dell’esperimento non sono del tutto chiare. Esistono già altri metodi che avrebbero potuto evi-tare la trasmissione del virus alle bambine. Inoltre, sembra che la modiicazione genetica non sia riuscita in uno degli embrioni, il quale però è stato comunque impiantato. Due dati di fatto che potrebbero evidenziare come l’editing del DNA non sia stato effettuato per reali necessità mediche, ma piuttosto per sperimentare nel campo della manipola-

zione genetica. Secon-do alcuni esperti, que-sto procedimento è da considerarsi inaccetta-bile, esponendo esso degli individui sani a diversi rischi, in nome di un beneicio non ne-cessario.

Le possibili conse-guenze di questo gene-re di sperimentazione

non sono dunque di poco conto. Perciò, esse andrebbero trattate con la massima cautela e lungimiranza, valutando in modo approfondito le ripercussioni che potrebbero ave-re su un piano sia scientiico che etico. Quando i potenziali rischi sono così alti, la decisione di prenderli o no sta alla società, non al singolo ricercatore. Specialmente se que-sti rischi potrebbero inluenzare le generazioni future. Un passo così decisivo come quello di modiicare il DNA di un embrione andrebbe fatto di comune accordo, successi-vamente ad una decisione presa dalla comunità.

Per quanto le intenzioni del singolo possano essere nobili, agire in autonomia e contro le regole quando si tratta del futuro di una società non può essere lecito, soprattutto se si “sperimenta” con la vita stessa.

Margherita Ricci

Questo tipo di manipolazione gene-tica è bandita nella maggior parte dei Paesi del mondo, e tra essi anche la Cina. Ma ciò che è ancora più grave, sono le implicazioni che questo es-perimento porta con sé.

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TEDxTreviso: Psiche&Techne

Palco, schermo, disco e logo rosso sono gli elementi standard di ogni TED Talk, e neppure qui a Treviso le aspettative dei partecipanti sono state deluse.

Technology Entertainment Design, fondato nel 1984 da Harry Marks e Richard Saul Wurman nella Silicon Valley, è un marchio di conferenze che ha le proprie sedi a New York e a Vancouver. Passati oltre trent’an-ni dalla sua nascita, gli eventi irmati TED sono sbar-cati da qualche anno a questa parte sia in Asia sia qui, in Europa. Sul sito uficiale sono disponibili oltre 2400 conferenze, ma moltissime persone ne ven-gono a conoscenza imbattendosi negli stessi video caricati su You-Tube.

Lo slogan di TED, “ideas worth spreading” (idee che vale la pena diffondere) riassume schiettamen-te la sua missione: permettere alle idee di cambiare il mondo, in que-sto caso presentate sotto forma di lezioni che spaziano una vasta gamma di argomen-ti. La “The Sapling Foundation”, l’organizzazione no-proit che gestisce il marchio TED, invita relatori – o speaker – da tutto il mondo a presentarsi sul pal-co per dar vita ad appassionate spiegazioni di massi-mo 18 minuti. Gli speaker provengono da comunità e discipline diverse e trattano gli argomenti più vari, dall’architettura alla musica, dall’attualità all’arte o alla scienza. Tra i più famosi ci sono i discorsi tenuti da Bill Clinton, l’ex presidente degli Stati Uniti, e Bill Gates, il fondatore di Microsoft.

Raggiungendo miliardi di visualizzazioni in tutto il mondo, i TED Talk hanno iniziato ad essere organiz-zati in maniera indipendente attraverso i “TEDx”, un programma di eventi locali che offrono la possibilità di riunire le persone e condividere con loro un’espe-rienza simile a quella di TED. Come le conferenze originali, anche quelle di TEDx sono presentate dal vivo, su approvazione dell’organizzazione, purché ri-spettino determinate regole: gli eventi devono essere no-proit (sono ammessi solo i biglietti d’ingresso e sponsor al ine di coprire le spese di organizzazione), i relatori non ricevono alcun compenso e ogni confe-renza deve essere registrata e pubblicata.

TEDx è giunto a Treviso solo nel 2017, ma il pri-mo in Italia è stato TEDxLakeComo nel 2009, dopo il quale si sono susseguiti molti altri in diverse città della nostra penisola. Il 10 novembre di quest’anno, una seconda edizione della versione trevigiana è stata

proposta all’Auditorium Fondazione Cassamarca in Piazza delle Istituzioni – Area Appiani. Il programma della giornata, incominciata alle 9 del mattino con il check-in seguito da un caffè di benvenuto, prevede-va due sessioni di Talk separate dalla pausa pranzo, alle quali hanno partecipato 13 speaker. L’esperienza

si è conclusa poi alle 18, con un aperitivo per brindare al fermento di idee ed emozioni suscitate nel pubblico.Il tema e ilo conduttore delle per-formance, “Psiche&Techne”, ha stimolato i presenti a “riscoprire l’umanità in un’epoca profonda-mente segnata dalle trasformazio-ni tecnologiche”, una rilessione necessaria da affrontare in un tem-po come il nostro. Se in passato la tecnica era la risposta a una richie-

sta dell’uomo, oggi la situazione sembra si sia capo-volta: sono, infatti, le nuove tecnologie a farci porre quesiti ai quali, spesso, non troviamo risposta.

Offrire delle soluzioni alle questioni più dirompen-ti degli ultimi anni non è però mai stato lo scopo di TED. Gli speaker si mettono in gioco per far scaturire in noi una nuova curiosità, per farci emozionare. Elia Stupka, Chief Analytics Oficer per Health Catalyst Inc., un’azienda che gestisce i dati di 100 milioni di pazienti, è ottimista. Immagina già un futuro senza più malattie, permesso dalle innovazioni nel campo medico-scientiico; purtroppo, però, aggiunge, il fat-tore determinante quando si parla di salute è anco-ra il luogo di nascita: non tutti hanno la fortuna di vivere vicino a centri di eccellenza. Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, ha presentato il problema della povertà nel mondo; con un divario tra ricchi e poveri in costante aumento, ritiene che i sentimenti umani siano la chiave di tutto, perché creano i pensieri e i sogni: questi ultimi poi si trasformano in parole, che si manifestano nei comportamenti e si concretizzano nelle azioni.

Se non siamo ancora pronti ad agire, è dunque arriva-to il momento di cominciare a pensare, di rilettere sul nostro rapporto con le innovazioni tecnologiche, per poterne prendere il controllo prima che la situazione ci sfugga di mano.

Giulia Giacomin

Il 12 novembre 2018 ci ha lasciati all’età di 95 anni Stan Lee (vero nome Stanley Martin Lieber), a causa di una polmonite. Se n’è andato così quindi, l’uomo che ha rivoluzionato il mondo supereroistico e fumettistico in generale, facendo diventare la Marvel il colosso che è adesso.

Dopo un inizio dificile a causa della concorrenza della DC Comics con Superman, Batman e Wonder Woman, Stan Lee riuscì, a partire dai primi anni sessanta, a rilanciare completamente la Marvel, allora una piccola casa editrice, grazie alla creazione dei Fantastici Quattro, che riuscirono a reggere il confronto con il gruppo della Justice League (della DC Comics). Il successo di questa nuova famiglia supereroistica fu il vero trampolino di lancio per Lee e i suoi collaboratori, come Jack Kirby e Steve Ditko, dalle cui collaborazioni nasceranno molti di quei personaggi ancora oggi tanto popolari ed amati, come Hulk, Iron Man, Spider Man, Doctor Strange e gli X-Men.

Ma la vera novità delle creazioni di Lee era costituita dall’impressionante umanità dei suoi eroi, ben lontani dalla perfezione e dall’idealismo di Superman e Batman. Gli eroi Marvel avevano difetti e problemi come qualsiasi altro essere umano, e fu proprio questo nuovo tipo di supereroe, dal carattere realistico e quasi malinconico, a trasformare completamente il settore supereroistico, dato che i nuovi paladini della giustizia erano anche una rappresentazione delle comuni dificoltà di qualunque lettore e gli davano quindi la possibilità di immedesimarsi in essi. Poco dopo anche la DC seguirà l’insegnamento di Lee.Non mancavano poi rappresentazioni di tematiche importanti e sentite nella società, come il razzismo, incarnato dagli X-Men, cacciati e perseguitati a causa del loro essere diversi dai semplici umani e dall’essere una minoranza. A questo proposito, un mondo completamente diverso, che venne inluenzato ed ispirato dalla critica al razzismo di Lee, fu l’hip-pop. La collaborazione

si è intensiicata negli ultimi anni, con la comparsa di autori hip-hop in alcuni fumetti della Marvel e copertine della stessa Marvel ispirate ad immagini di album hip-hop, nonché di riferimenti alle creazioni di Lee in molti pezzi, come in “Let ‘em Know” del 1993 dei Souls Of Mischief, dove vengono citati Colosso e

Magneto.Lee non cambiò solo il mondo dei supereroi, ma anche la maniera stessa di produrre fumetti. Infatti, anziché preparare una sceneggiatura completa, come invece avveniva precedentemente, Lee appuntava una sintesi generale della trama. Il disegnatore avrebbe poi deciso la composizione delle vignette, contribuendo così alla stesura della trama stessa. Una volta disegnate le vignette, Lee avrebbe poi scritto i testi. Questo nuovo modo di creare fumetti venne deinito “Stile Marvel”.

Tuttavia, ciò per cui era conosciuto Lee ai giorni nostri sono gli innumerevoli ilm Marvel, (i più recenti Avengers Ininity War e Venom), nei quali faceva sempre dei cameo, caratteristica, tra l’altro, già vista nel mondo del cinema, come nei ilm del regista Hitchcock.

Ad esempio, in Ant Man interpreta un barista, in Doctor Strange un passeggero di un autobus, e nell’ultimo Avengers l’autista dell’autobus che trasportava la scolaresca di Spiderman. E’ stato proprio in queste occasioni che i fan più giovani hanno avuto modo di conoscerlo ed amarlo, tanto che alcuni, ogni volta che usciva un nuovo ilm, si chiedevano quando e come sarebbe apparso il simpatico vecchietto. Anche se lui non c’è più, le sue creazioni continueranno a stupire e ad affascinare il mondo intero, come hanno sempre fatto e continuano a fare da quasi sessant’anni. Grazie di tutto, The Smilin’!

Matteo Rubbini

Il primo eroe: Stan Lee

Addio al papà dei supereroi Marvel

TEDx è giunto a Treviso solo nel 2017, ma il primo in Italia è stato TEDxLakeComo nel 2009

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I love you will u marry me?

Come una dichiarazione d’amore (inita male) diventa un pezzo d’arte

‘A kid lifts up a spray can/And never thought it would be famous what he did/Turned the mess into a dream-land/With a quirky act of romance/A version of Ro-meo and Juliet/This time with Adidas sneakers and cigarettes/I love ya, will you marry me?/Oh, what a shame we gotta pay for reality/Ain't it sad, sad, sad?/Fundamental narcissistic/Tried to make out he didn't exist/When they wrote on the/T-shirts, cool merch, postcards/And lighting it up like a piece of art/They kicked him to the side and left him to starve/On the memory that's re-breaking his broken heart’

“I Love You, Will You Marry Me?”, YUNGBLUD

Sara ed Elisa continuano a ripetermi che dovrei co-minciare ad ascoltare Yungblud. “Lo adoro, Kill So-mebody e Anarchist sono le mie preferite” mi scrive Elisa, tra una cosa e l’altra. “E la storia di I Love You, Will You Marry Me? è fantastica!”Incuriosita, comincio ad ascoltare questo cantante e a cercare informazioni su questa ‘fantastica storia’.

È la primavera del 2001 e Jason vuole dimostrare a tutta Shefield che è pronto a tutto per amore, così solleva la sua bomboletta spray e, senza guardare in basso, scrive su una passerella alta tredici piani, a let-tere un po’ storte, “CLARE MIDDLETON I LOVE YOU WILL U MARRY ME”; Jason e Clare però non si sono sposati: quando Clare ha visto il grafito ha pensato che il proprio ragazzo fosse completamente ammattito, tanto da lasciarlo tre mesi dopo. Clare alla ine si è sposata con un altro ed è morta di cancro nel 2007, mentre la scritta è diventata famosa in tutto il mondo.

Il Professor Jeremy Till, dell’Università di Shefield, ha replicato il pezzo della passe-rella con il grafito e l’ha esposta alla bien-nale d’architettura di Venezia del 2006. Ur-ban Splash (azienda inglese che rinnova vecchi ediici, ndr) ha poi coperto la scritta di Jason con dei neon dieci anni dopo e l’ha illuminata, lasciando

però buio il nome di Cla-re; avevano pensato che fosse stato aggiunto in seguito.Riprodusse-ro poi quel-la scritta sui dépliant con cui promuo-vevano gli appartamen-ti in vendita a Shefield. La gente beve la birra I Love You, Will You Marry Me fatta da un birriicio locale, la scritta è stata ricamata su dei cuscini e ovviamente su delle magliette. Una di queste magliette è stata indossata addirittura da Alex Turner, voce e chitarra degli Artic Monkeys, band inglese. Urban Splash però non ha dato alcun ri-conoscimento a Jason della sua opera, quasi ingendo che non esistesse. “Gli ho scritto: ‘Stai facendo tutti questi soldi con i miei grafiti e sono senza casa. Puoi darmi un appartamento?’ ma non mi hanno risposto” dice.

È quasi mezzanotte e ho ascoltato Yungblud per un’ora intera, ormai.

“Ehi, Elisa” le scrivo “Avevi quasi ragione.” “Cosa intendi?”“È vero, Yungblud è fantastico, amo il suo stile e il suo accento inglese, ma la storia di ILYWYMM è… triste”“Come molte storie d’amore inite male” dice lei. “Mi spiace per Jason. Domani vedo se riesco a con-vincerti ad ascoltare Grandson. Notte”“Notte”

Luna Benotto

The Big One: la madre di tutti i terremoti

“Big One”, in italiano “Quello Grosso”, è il nome dato ad un terremoto che si presuppone si veriichi in California con conseguenze devastanti.

Il geologo Julian Lozos, studiando i movimenti delle placche tettoniche e i terremoti accaduti in America, in particolare in California, ha avanzato l’ipotesi che dalle faglie di Sant’ Andrea e di San Jacinto, qualora si muovano in contem-poranea, possa ori-ginarsi un terremoto, che viene sopranno-minato “Big One” e che lagellerà buona parte degli Stati Uni-ti, e non solo. I rischi per la popolazione sono altissimi, dal momento che è sta-to calcolato come un 7.5, o più, nella scala Richter e che la faglia di San Jacinto attra-versa molte città. La-zos, nell’ affermare che queste due faglie possano “lavorare” insieme, si è basato sullo studio del terremoto veriicatosi nel sud della California nel 1812, il quale sarebbe “saltato” da una faglia all’ altra. Se tale possibilità fosse esclusa, se le due faglie non potessero in alcun modo interagire l’una con l’ altra, la magnitudo raggiungerebbe a stento il 6. Ma può il movimento di una faglia inluenzarne un’ altra? Il geologo spiega che, trovandosi vicine ed avendo uno stress sismico simile, se una faglia dovesse muover-si, anche l’altra, superato il limite di pressione sop-portabile, si muoverà. L’ipotesi di Lazos, come ac-cade sempre in campo scientiico, non è appoggiata da tutti: John Vidale, direttore del Paciic NW Sismic Network, tralascia il terremoto del 1812 e afferma che non ci siano abbastanza prove né per allertare i citta-dini, né per mettere in discussione ciò che si sa già sui terremoti. Si stima che questa scossa possa avvenire nei prossimi trent’ anni e che possa fare una strage: il bilancio dei morti arriva a 1.800 persone. La magnitu-do di questo terremoto però non supererà il 9, poichè non si veriicherà in un punto in cui avviene una sub-duzione (ossia dove una placca scivola sotto l’ altra), ma certamente non sarà inferiore a 7. Ma perchè pro-prio in California? Questo stato, com’ è risaputo, è il punto di congiunzione di due placche tettoniche, quel-la paciica e quella nordamericana: queste due plac-che stanno sfregandosi l’ una contro l’ altra e accumu-

lando energia da oltre un secolo, ossia dal terremoto di San Francisco del 1906. Infatti, dopo quest’ultimo non si è più veriicato un terremoto di magnitudo 7 o superiore. Ma le due faglie già menzionate, quel-

la di Sant’ Andrea e di San Jacinto, non sono le uniche che allarmano gli esper-ti: si aggiunge anche la faglia di Hayward, sotto la baia di San Francisco, nei pressi del quale non si han-no grandi sismi dal 1868. E se si scorre a sud, la situazione peggiora, poichè nel centro-sud non si re-gistrano scosse con-siderevoli dal 1857, così come dal 1680 nella zona meridio-

nale. Gli studiosi stimano che il Big One avrà luogo verso il 2045 e, secondo uno studio del Uniform Cali-fornia Earthquake Rupture Forecast, più tardi questo terremoto si scatenerà più devastanti saranno i suoi effetti. L’ unica cosa che ci rimane da fare è segui-re i prossimi studi, allacciare le cinture, e aspettare “Quello Grosso”.

Marta Cester

Ma può il movimento di una faglia inluenzarne un’ altra? Il geologo spiega che, trovandosi vicine ed avendo uno stress sismi-co simile, se una faglia dovesse muoversi, anche l’altra, superato il limite di pressione sopportabile, si muoverà.

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Piccolo amico o grande fratello?

La privacy nell’era dello smartphone

Attento: ti sta osservando. Sa che stai leggendo queste righe, ha già previsto quanto tempo impiegherai e che cosa farai dopo. Conosce i tuoi gusti, le tue abitudini, i tuoi desideri; indaga sulle tue preferenze politiche, alimentari, musicali, su quelle in fatto di moda. Si diverte a calcolare le probabilità sulle tue scelte: comprerai gli stivali o quel paio di sneakers? Si impegna a racimolare dati su di te ino a conoscerti meglio di quanto faccia tu stesso. È proprio lui: il tuo telefono.

È una spia silenziosa che ti scruta, ti ascolta e registra ogni tua mossa: da quando guardi un video a quando “confronti” su internet la versione di latino. E dietro a questo, indovina un po’, ci sono i grandi operatori di internet: Google, Facebook, Twitter, WhatsApp, tutti amici di cui è meglio non idarsi troppo. Essi controllano più dell’80% delle informazioni personali digitali dell’umanità, il che costituisce per loro una miniera di inestimabile valore inanziario. Per questo, da una decina d’anni, le multinazionali fanno di tutto per seguirti, comprenderti e proporti gli annunci che probabilmente ti interessano di più, grazie ai quali guadagnare.

Hanno disegnato, annotandosi le tue ricerche, i siti consultati e chissà che altro, il tuo proilo. A loro, quindi, non importa se alla ine opterai per gli stivali o per le sneakers: in entrambi i casi il tuo telefono verrà intasato di foto pubblicitarie di scarpe di ogni genere, inché, forse convinto dallo sinimento, non ne comprerai un paio decretando il loro successo.

E i loro meccanismi divengono sempre più rafinati, andando anche oltre le ricerche online: ricorda che la spia che ti porti appresso ha anche un microfono! Un articolo del New York Times riporta che numerose applicazioni, compresi i giochi per bambini, sono dotati del software Alphonso, che sfrutterebbe il microfono dello smartphone per ascoltare gli annunci pubblicitari trasmessi in tv e raccogliere dati sulle tue preferenze televisive. Allo stesso modo, Facebook ha creato l’applicazione Pixel, in grado di tracciare la tua navigazione sul web anche dopo che hai lasciato il social. Come? Con i cosiddetti “biscotti” che prontamente elimini dalla schermata non appena ne compare l’avviso. I cookies sono ile di piccole dimensioni, memorizzati nel dispositivo dai siti web. Questi registrano i tuoi movimenti all’interno della pagina e calcolano quanto tempo ti soffermi su ogni punto, riuscendo così a personalizzare le inserzioni.Social come Facebook, poi, ti seguono anche ofline, acquistando informazioni su di te da altre aziende e perino da supermercati. Infatti, se possiedi una carta fedeltà in

un negozio di alimentari, la società potrebbe comprare i tuoi dati e scoprire se preferisci il dentifricio alla fragola o quello alla menta: il tuo proilo diventa sempre più dettagliato.

Dunque il tuo telefono può osservarti, ascoltarti e anche seguirti. Ogni volta che usi i dati mobili, le aziende possono tracciare la tua posizione individuando il ripetitore a cui sei connesso: sanno dove sei con un’approssimazione di appena un paio di metri. Così, l’ennesimo annuncio di un paio di stivali comparirà sul tuo schermo proprio mentre passi di fronte ad un negozio di scarpe.

Le aziende arrivano a collezionare oltre 52000 dati su di te: sono interessati anche alla più insigniicante informazione che possa permettere loro di guadagnare. Ti senti violato? Forse, ma a consegnare le chiavi della tua sfera privata alla spia silenziosa sei stato proprio tu e continui a farlo

ogni volta che usi lo smartphone. Hai accettato decine di volte l’informativa sulla privacy all’apertura di qualsiasi app, senza mai accorgerti del suo contenuto. Approvandole hai dato il consenso alle aziende di accedere alle tue informazioni personali. E hai letto le scritte in piccolo? Probabilmente no.

Uno studio americano ha sviluppato un’applicazione fasulla, chiamata Name Drop, per indagare quanti dei partecipanti all’esperimento avrebbero letto la politica sulla privacy. Delle 543 persone che hanno preso parte allo studio, il 74% ha saltato il passaggio e chi è stato così diligente da non

farlo, non ha comunque svolto un buon lavoro. Il 98% ha infatti tralasciato le clausole importanti, che includevano la condivisione di tutti i dati personali con la NSA, la National Security Agency, e il consenso a fornire il proprio primogenito come metodo di pagamento.

Certamente, internet e le informazioni che vi sono raccolte faranno progredire le nostre conoscenze scientiiche come mai è accaduto nella storia dell’umanità e la perdita della nostra privacy è il prezzo da pagare per questa evoluzione. Un prezzo davvero alto. L’uomo vivrà completamente nudo sotto lo sguardo di coloro che raccoglieranno senza sosta informazioni su di lui. Nemmeno George Orwell nel suo libro “1984” si era spinto in qui. La “dittatura dolce” delle web companies è già cominciata. E noi continuiamo ad accettarla.

Greta Giacobini

Come evitare un Natale consumisticoIl Natale si è evoluto ino a diventare una festa dello spreco. Per evitarlo, basta seguire po-

chi accorgimenti.Ah, che bello il Natale! È la festa che porta i rega-li, l’albero, i grandi pranzi... Ogni anno c’è qualche screzio a proposito del presepe nelle scuole: si fa o non si fa? È rispettoso verso le altre religioni? Ma ci sono dav-vero poche persone a cui questa celebrazione non piace.

Ciononostante, questa festa può portare anche brutte sorprese, se non si presta attenzione.In primo luogo, non tutti i gio-cattoli che vengono regalati sono sicuri. Secondo, quelle luminarie in quantità esagerata dissipano una enorme quantità di energia. Inine, parte del cibo che viene portato in tavola non viene completamente consumato e rischia di inire nella spazzatura.

Quindi, in vista del Natale, ci sono poche, importan-tissime azioni da compiere (o da non compiere), per-ché questa festa risulti bella non soltanto per noi, ma per tutto il mondo.

Innanzitutto; controllare sempre la provenienza dei regali. E non solo perché il bellissimo gioco che il nostro fratellino sta ammirando potrebbe essere stato costruito da bambini poco più grandi di lui, non solo perché la maglia regalata alla mamma è forse stata fabbricata da un lavoratore indiano pagato una mi-seria, ma anche perché, come si vede dai sequestri di merce illegale che ormai avvengono ogni anno, non tutti i giocattoli sono accertati. Le iamme gialle si adoperano al massimo per togliere dal mercato tutti gli articoli che potrebbero essere pericolosi per i bam-bini. Seimila giocattoli sequestrati a Genova, diecimi-

la a Prato, venticinque milioni a Napoli, tutti prodotti che non avevano passato i controlli di sicurezza, o che esibivano marchi falsiicati. Quindi, fare sempre

attenzione al loro luogo di prove-nienza e comprarli solo da riven-ditori autorizzati.In secondo luogo, non esagera-re con le luminarie. Certamen-te sono belle e contribuiscono all’atmosfera, ma non è neces-sario illuminare la propria casa a giorno per esibire il celebre “spirito natalizio”. Le città sono già suficientemente addobbate e le bollette suficientemente care. Un altro accorgimento, se si ha

abbellito con le luci anche l’albero di Natale, è quello di spegnerlo prima di uscire di casa o prima di andare a dormire. E inalmente si arriva al discorso “pranzo di Natale”. Non so quante siano le case nelle quali si organizzano banchetti degni della regina Elisabetta, con un nume-ro di portate suficiente a sfamare il doppio dei con-vitati (per non parlare delle aggiunte inevitabilmente portate dalle nonne). A casa mia, dopo il pranzo di Natale, si vive di avanzi per una settimana. È dificile pensare che in altri posti tutto quel cibo possa essere buttato nella pattumiera. Per questo è meglio cercare sempre di inire più tardi quello che si è preparato, op-pure, se si sa che non succederà, è consigliabile non cucinare più cibo di quanto se ne mangerà.

Martina Cenedese

Non è necessario illuminare la propria casa a giorno per esibire il celebre “spirito natalizio”

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Erone d'Alessandria: millenario 2.0

Le antichissime invenzioni ellenistiche che stupiscono ancora oggi

Nel pomeriggio del 14 dicembre, nell’aula Piccoli del Canova abbiamo avuto il piacere di ospitare una conferenza che ha visto la partecipazione di Luigi Vero Tarca, professore ordinario di ilosoia teoretica presso l’università Ca’ Foscari di Venezia, e di alcu-ni studenti della classe IIIA del nostro istituto (Luca Bazzo, Davide Da Rin e Matteo Manente) e di un ex studentessa (Cecilia Bona) coordinati dalla professo-ressa Rossini.

L’incontro, “Paralleli”, ha visto trattare temi in chiave ilosoica come la robotica, il postumanesimo, l’intel-ligenza artiiciale, sviluppando dubbi e domande di angosciosa attualità.

Gli studenti che sono intervenuti avevano già prece-dentemente partecipato alla IV edizione dell’Ischia International Festival of Philosophy dove si erano potuti confrontare con le relazioni di professori, ilo-soi e non solo provenienti da diverse parti del mon-do. “La natura umana” era il soggetto delle rilessioni del festival ed ha portato alle interessanti relazioni di questi studenti. In particolare Luca Bazzo ha esposto il postumanesimo facendoci conoscere una delle sue teorie più interessanti, quella del Metaverso (esisten-za digitale che consente mediante apposite tecnolo-gie di vivere in una realtà virtuale dove noi siamo gli dèi privi di dolore e immuni alla morte). Ha proposto interrogativi profondi: sopporteremmo la vita senza dolore? Rimpiangeremmo la morte? Come si proteg-gerebbe la privacy? Il Metaverso accentuerebbe le di-visioni invece di risolverle? Ha seguito l’intervento di Davide Da Rin che ha ana-lizzato gli sviluppi che hanno avuto la medicina, le biotecnologie e la tecnologia applicabile all’uomo in ambito medico e le prospettive della stesse negli anni futuri citando la clonazione della pecora Dolly nel 1996, la biostampa 3D, le innovazioni sulle protesi e “Versius” il più piccolo e complesso robot chirurgo esistente al mondo

In seguito Matteo Manente ha parlato di I.A. a partire dai quesiti "cos’è l’intelligenza artificiale?" e “può una macchina pensare?” continuando con l’analisi di tre momenti ideali nello sviluppo del sistema intelligente: ieri, oggi, domani. Ha toccato temi d’attualità come il test di Turing, l’avveniristico assistente vocale Google Duplex ino agli stupefacenti prodotti della robotica contemporanea quali gli androidi Sophia e Atlas.

Inine Cecilia Bona è tornata sulla ilosoia di Rous-seau per deinire i termini della giustizia, proponen-do il “velo di ignoranza” di Rawls e chiedendosi con leggera inquietudine se chi ha in mano il controllo su queste novità scientiiche e tecnologiche ha davvero l’interesse ad un loro uso “giusto”.

Accanto a questi interventi il professore Luigi Vero Tarca ha esposto i dubbi sulla positività dell’esperien-za dell’innegabile inteso come “negazione del negati-vo (dolore e morte)” mediante le nuove tecnologie e ha evidenziato la necessità della ilosoia di scoprire nel più immediato futuro se vi siano aspetti positivi in queste e soprattutto se ne siamo in controllo. E con questo inale invito a consapevolezza e conoscenza, la conferenza ha lasciato gli ultimi spazi alle domande.

Carla Vukmirovic

Uno degli aspetti più sorprendenti della civiltà gre-ca, e forse troppo spesso sottovalutato, è proprio il settore "tecnologico". Infatti, dopo il breve e turbo-lento periodo dell'impero di Alessandro Magno, si entrò nella cosiddetta ‘età ellenistica’, fase di gran-de sviluppo culturale in tutti i campi del sapere. Gli scienziati di questa epoca condussero ampi studi su svariate discipline, come la matematica e la geome-tria, ma i risultati ottenuti rimasero prevalentemente teorici, vista la generale avversione del mondo greco per le attività manuali (oltre al fatto che la grande di-sponibilità di schiavi che svolgevano i lavori pesanti era già un fattore che disinteressava gli inventori dal-la messa in pratica delle loro scoperte). Perciò, tutte le grandi innovazioni non si tramutavano mai in qualco-sa di concreto, atto a migliorare la vita delle persone, come nella contemporanea concezione del progresso tecnologico, ma solitamente servivano più a stupire e intrattenere persone d’alto rango sociale, o lo stesso sovrano ellenistico. Quindi, poste queste premesse, seppur molto poche, non mancarono in questo momento storico igure di inventori molto importanti, tra i quali, a parte il fa-mosissimo Archimede, vale la pena di citare Erone di Alessandria e le sue invenzioni più importanti.

Uno dei suoi congegni più celebri è sicuramente l'Eolipila, una prima macchina a vapore molto rudimen-tale, costituita da una sfera vuota di rame alla quale venivano collegati due tubicini metallici ricurvi alli-neati in modo simmetrico. La sfe-ra, issata a due supporti di legno, veniva riempita d'acqua e sotto ve-niva acceso un fuoco. L'acqua, sot-toposta all'alto calore delle iamme, bolliva, e il vapore acqueo usciva con un forte getto dai due tubicini, facendo girare la sfera su se stessa. Il sistema della "macchina a vapo-re" fu più volte utilizzato da Erone. Ne è un particolare esempio la cosiddetta “macchina di Erone” ovvero un sistema meccanico che permetteva l'apertura automatica del-le porte del tempio di Serapide ad Alessandria. Tale sistema utilizzava l'espansione dell'aria calda per met

tere in pressione l'acqua di un serbatoio che, attraver-so un tubo, andava a riempire un secchio sospeso, la

cui discesa faceva aprire le porte del tempio. Quando il fuoco veniva spento, e l’aria, raffreddandosi, si con-traeva, la pressione nel recipiente diminuiva e l'acqua veniva risucchiata dal secchio al serbatoio. In questo modo, un contrappeso scendeva e faceva chiudere la porta a cui era collegato.

E ultima, ma non meno importante, forse l’invenzio-ne più straordinaria del nostro millenario inventore: il primo distributore automatico, qualcosa di simile alle odierne “macchinette”. Le informazioni su questo di-spositivo sono molto frammentarie, ma sembra che il distributore erogasse una quantità limitata e sempre issa di acqua sacra per cerimonie propiziatrici (che si

tenevano nei templi) in cambio di una moneta. Queste sono solo alcune delle tante “macchine” create dagli antichi, e tra queste, seppur non di Erone, degne di nota sono anche la macchina di An-tikythera, una sorta di calcolatore in grado di determinare la posizione degli astri nel cielo, e l’odometro, strumento in grado di misurare la distanza percor-sa (una sorta di moderno contachilome-tri) ideato in età ellenistica e perfezio-nato in età romana. Il genio sbalorditivo degli antichi non aveva conini, e ce l’hanno dimostra-to ampiamente. Chissà come sarebbe ora il mondo se certi eventi storici non avessero bloccato per secoli lo sviluppo tecnologico e il progresso umano.

Davide Pettenò

Erone di Alessandria è stato matematico, isico e ingegnere greco ellenistico.La sua collocazione cronolo-gica è tutt’ora incerta e oscilla tra il I e il III secolo a.C.

E o l i p i l a

“In pubblico non si può dire la verità; appena la si dice si rovescia”

Luigi Vero Tarca

Paralleli

La robotizzazione dell’umano

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Dillo con un iore -Vittoria-Oggi ho visto Vischio

Non ci ho parlato a lungo, dato che questa mattina fa-ceva molto freddo: mi sono solamente complimentata con lui per le spigolose foglie e le bacche vermiglie che possiede. Aveva un’aria parec-chio annoiata, appeso ad un chiodo piantato nel legno di un portone. Chissà: magari pensa di scappare, di lasciarsi dondolare al suono della pungente brezza invernale ino a ca-dere sul marciapiede, per poi esse-re trasportato via da qualcuno o dal vento, alla scoperta del mondo che lo circonda.

Brevemente, mi ha raccontato di come si fosse sentito triste, nel risvegliarsi in quel negozio, quello dove la donna del primo piano l’ha comprato. Ma mi ha anche detto che si è affezionato quasi subito a quella signora, che gli sembrava biso-gnosa di qualcuno che le facesse compagnia, alme-no durante gli ultimi giorni dell’anno. È una povera vedova, nonostante la sua giovane età: suo marito è morto qualche mese fa, a causa di una brutta malattia. Non avevano igli, né nipoti. Qualche volta la osservo attraverso la mia inestra: è affacciata al suo balcone, contempla le nuvole, il cielo azzurro, le stelle, ogni giorno. Le uniche volte in cui vedo la sua faccia stan-ca al di fuori del suo appartamento sono quelle in cui va a fare compere, in particolare nel negozio di iori in centro. Lei ama i iori: è come se i loro colori le facessero compagnia, nell’attesa che il suo dolore si allievi. Ecco, di questi è entrato da poco a far par-te anche Vischio, appeso alla sua porta. È felice di donarle un sorriso, appena i suoi occhi si posano sui frutti rossi e le lamine puntute.

La signora si chiama Vittoria, forse proprio come quello che cerca da mesi a questa parte. Una piccola vittoria che la consoli, che le faccia pensare a suo ma-rito in maniera non più sofferta, ricordandone il volto con un sorriso sulle labbra.

Ho sentito che, in realtà, il vischio è una pianta che potrebbe uccidere un uomo, se questo ne ingerisse i frutti. Come mai, allora, simboleggia la rinascita del-la riconciliazione, delle promesse?

Ho intenzione di chiedere a Vischio alcune cose, do-mani mattina. Andrò a trovarlo e mi complimenterò

ancora una volta con lui per il suo bell’aspetto. Gli domanderò come pensa di augurare un felice anno nuovo alla signora Vittoria: forse ha intenzione di

catturare il suo sguardo con le luci-de bacche, più luminose del solito, il primo giorno di Gennaio.

Può darsi, però, che Vischio abbia bisogno del mio aiuto, per portare a termine il suo compito: d’altronde , è ancora molto giovane e inesper-to. Penso di invitare Vittoria a casa mia, la sera della vigilia dell’anno nuovo: ci saranno tante cose buone da mangiare e mia madre preparerà

una gustosissima torta al cioccolato.Domani chiederò a Vischio anche questo: penserà che sia una buona idea?

Oggi è il primo giorno dell’anno. Il ghiaccio ricopre i marciapiedi e le ringhiere delle scalinate di marmo in centro. Il cielo è spento, ma si respira aria di festa in ogni dove.

Ieri sera, la signora Vittoria è venuta a casa nostra per cena. Le è piaciuta molto la torta al cioccolato di mia madre, e si è divertita tanto, giocando a carte con i miei genitori. Nell’invitarla a casa nostra, le ho rac-comandato di portare Vischio con sé: è stato un cen-trotavola magniico e spero che si sia divertito anche lui, durante la serata. Questa mattina l’ho incontrata, come al solito, affac-ciata al suo balcone. Mi ha ringraziata per l’ospitalità e mi ha sorriso amabilmente: aveva le guance rosse dal freddo e dall’imbarazzo, gli occhi luccicanti come non ne avevo mai visti prima. Di vittorie ce ne sono tante, ma quelle minuscole e fugaci sono di gran lun-ga le migliori.

Mi piace immaginare che Vischio sia stato un dono alla signora Vittoria da parte di suo marito. Forse an-che a lui piace tanto questa pianta. Forse è presente anche sulle nuvole dov’è ora. Forse lassù, al posto di bacche rosse ci sono piccole stelle.

Francesca Pastorelli

E tu sai desiderare?

“La mappa dei desideri

“Togliere lo sguardo dalle stelle”: etimologia della parola “desiderio” che mi ha aperto alcuni orizzonti.Questa curiosità è nata quando per caso ho conosciuto lo scrittore Igor Sibaldi, nel suo libro “Il mondo dei desideri, 101 progetti di libertà”, in cui scrive: “Sidera viene dal latino e signiica astri. Siderare signiicava ragionare in termini astrologici, cioè valutare ciò che in un dato momento gli astri consentono di fare. De-siderare, invece, voleva dire: smettere di dipendere dalle potenze astrali e guardare altrove”. Per desiderare bisogna quindi capire e andare oltre. Desideriamo perché ciò che abbiamo attorno a noi non ci basta più. Leggendo il libro, mi ha incuriosito la differenza tra bisogno e desiderio e così ho continuato a scavare un po' più a fondo.Per me il desiderio è sempre stato qualcosa che accade per magia: alla vista di una stella cadente ne ho sempre espresso uno e ho aspettato che si realizzasse da solo.Ho voluto quindi indagare se solo io la pensavo in questo modo: l’opinione della maggior parte delle persone che ho intervistato coincideva con la mia. Tuttavia, forse, non abbiamo mai colto la radice profonda del senso di desiderare: esso è un vissuto, un processo, un viaggio. Il desiderio non ci lascia immobili in attesa di qualcosa, bensì è una spinta, ci mette in moto verso una direzione.Se, ad esempio, desidero una casa al mare, non sto solamente lavorando per le mura di mattoni, ma per tutto ciò che essa comporta: le serate con gli amici, le passeggiate sul bagnasciuga, il vento, il tramonto seduti sugli scogli.Il desiderare è una nostra capacità innata, nasciamo con il dono di desiderare.Sembra che il mondo in cui viviamo oggi, però, ci tolga questa capacità, rendendoci sedentari, convincendoci che ciò che possediamo sia ciò che ci appaga. Chi perde questo dono si adatta a quello che c'è attorno a noi.Forse pensiamo che i bisogni siano importanti mentre i desideri futili. L'idea è un po' questa: pensiamo che il bisogno nasca da un’esigenza precisa da cui dipende la nostra routine, il desiderio sembra, viceversa, un qualcosa di astratto, lo straordinario, qualcosa che esca dall'ordinario della nostra vita.Senza incorrere in un desiderio continuiamo ad esistere, perpetriamo il nostro essere oggetti viventi, ma smettiamo di vivere, di correre verso qualche cosa che sta fuori dalle colonne di Eracle, fuori dal

conosciuto.Il desiderio attiva un movimento concreto per ottenerlo.È questo il desiderio più grande che tutti noi abbiamo, realizzare qualcosa di straordinario, che sia fuori dal comune.Il bisogno è come un pulsante on/off si accende quando ci serve qualcosa, si spegne quando non ci serve nulla. Il desiderio invece è una mappa, ci indica verso quale direzione andare.Abbiamo, inine, capito che possiamo sperare che una stella cadente susciti in noi il bisogno di desiderare, ci risvegli, ma spetta a noi il compito di metterci in moto e seguire la mappa verso un conine nuovo, tutto nostro.Quindi... esprimi un desiderio.

Ester Vendrame

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La crociissione di Altichiero d'Azevio

Un capolavoro alla basilica del Santo a Padova

L’architettura Araba dell’Asia o architettura islamica è un termine piuttosto ampio che raggruppa in un’unica nozione dodici secoli di esperienza architettonica che comprende molteplici forme artistiche e culturali; si sviluppa infatti in circa quaranta nazioni e si estende su tre continenti.

Nacque dall’incontro di elementi provenienti dalla tradizione araba, bizantina, ed in seguito anche turca e cinese. Le sue forme architettoniche tipiche sono le cupole sorrette da pilastri mentre gli ediici più frequenti che troviamo nell’architettura islamica sono le moschee (masjid), i palazzi (qusur) e i giardini. La bellezza e l’originalità che caratterizza questa architettura è proprio la combinazione tra la colonna, l’arco e la cupola. L’architettura Araba è unica anche per gli stili ornamentali, i quali vennero analizzati dal ricercatore scientiico Peter J. Lu che scoprì un modello complesso creato partendo da tasselli

a poligoni e stelle chiamati “girih”; un disegno elaborato estremamente preciso che in Occidente venne scoperto nel 1970 dal isico e matematico britannico Roger Penrose.

L’architettura Islamica ha come fondamento l’idea di esprimere se stessa tramite la geometria; l’incontro delle forme è il fondamento dell’arte islamica: partendo da una igura semplice di base, solitamente un cerchio, e seguendo il suo sviluppo, nascono tutte le composizioni.Fu nell’architettura religiosa che l’arte islamica espresse la sua ingegnosità per integrare le tradizioni artistiche preesistenti adattandole ai suoi scopi e richieste. Nell’architettura islamica fa ritorno anche il concetto della religione infatti chi si occupa della progettazione, in genere, non tenta di imitare la

creazione divina, ma dà un’interpretazione molto personale della ricerca dell’uomo verso la scoperta di Dio. L’architettura Araba ha inluenzato e inluenza tuttora il disegno e la costruzione di ediici o strutture in tutto il mondo.

Mariam Mazouz

Architettura Araba

Un viaggio verso l’architettura Araba dell’Asia

L’architettura Islamica ha come fondamento l’idea di esprimere se stessa tramite la geometria; l’incontro delle forme è il fondamento dell’ar-te islamica partendo da una igura semplice di base, solita-mente un cerchio

Altichiero da Zevio, nato a Verona nel 1330 circa, è con-siderato il pittore più geniale dell’Italia settentrionale alla ine del ‘300. L’artista è de-bitore dello stile narrativo di Tommaso da Modena, attivo a Treviso attorno al 1350, mentre da Giotto eredita i principi della scuola della ve-rità descrittiva. Egli opera principalmente a Verona, lavorando per gli Scaligeri, i signori di Vero-na e a Padova, dove è autore della maestosa Crociissione nella Basilica del Santo, di-pinta verso la ine degli anni ‘70 del XIV secolo.L’opera si trova nella cappe-lla di San Giacomo, che ven-ne commissionata dal Mar-chese di Soragna Bonifacio Lupi, il quale viene rafigurato a cavallo nel dipinto della Crociissione alla destra di Gesù. La Crociissione è suddivisa in tre comparti da una struttura architettonica realizzata dal famoso scultore Andriolo de Santi. Questa è divisa da tre archi ogi-vali poggianti su quattro colonne di marmo rosso di Verona. La narrazione appare unitaria e si dipana dal lato destro del dipinto con il corteo dei cavalieri diretti al Golgota. È un racconto di ampio respiro, corale, che osserva con crudezza la realtà dei fatti sotto ogni punto di vista, con grande sensibilità e gusto per la narrazione. Nell’opera l’umanità in tutta la sua debolezza diventa protagonista sotto il corpo morente di Cristo, circon-dato da otto angeli. Si allontana la paura dell’eterno e il sacro diventa profano.

Si tratta della prima opera pittorica concepita come un teatro illuminato dalla luce naturale proveniente dall'esterno e modulata secondo le condizioni reali, per questo può essere considerata l'immediato precur-sore delle scene panoramiche.

Il pittore si getta alle spalle il Medio Evo proiettan-dosi con prepotenza nell’Umanesimo grazie al suo

interesse per soggetti storici e classici, derivato dalle letture del Petrarca. A Padova gli umanisti attivi all’Università preparano il terreno a Galileo Galilei, padre della scienza, che insegnerà matematica all’ateneo patavino per ben 18 anni, rivoluzionando per sempre il mondo.Dell’opera sorprende ancora la sua capacità di descri-vere una varietà pressoché ininita di ritratti umani, che descrivono gli atteggiamenti e i costumi della so-cietà del tempo.

Letizia Guizzo

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di capire come mai l’avessi chiamata; si avvicinò e si strusciò contro le gambe di William, che la prese in braccio, cantando.

“Sarah smiles, like Sarah doesn’t care…”

Mentre sistemavo, mi venne naturale inire di cantare il verso: “She lives in her world, so unaware…”.

Sentii Sarah miagolare e vidi William lasciarla an-dare. “Conosci quella can-zone?” chiese.

“Sì, è una delle mie preferite”. Dissi, guardan-domi i calzini. Mi sentivo a disagio. “Ho il disco, possiamo ascoltarlo se ti va”.

Andai verso il mobile dove tenevo i vinili e tirai fuori Vices & Virtues. Po-sizionando il disco sul gi-radischi e spostando l’asta con la puntina, mi ricor-dai che non avevo inito di dire a William ciò che dovevo, così mi voltai verso di lui e notai che mi of-friva una mano.

“Ti va di ballare?”

Non so perché, ma scoppiai a ridere, forse per il fatto che ino ad allora non avevamo mai avuto un contatto isico o che io lo avevo deliberatamente ignorato per due settimane.

In ogni caso, ci ritrovammo a cenare con in sottofon-do le note di Vices & Virtues; proprio quando portai i biscotti in tavola, la note di The Calendar lasciarono posto a quelle di Sarah Smiles.

“I was ine, just a guy living on my own” cantai, “Waiting for the sky to fall…”.

William prese in mano la copertina dell’album e la osservò per un po’, mentre io cantavo senza ritegno. “La copertina di questo album mi piace moltissimo” disse. “La tua attenzione all’inizio è rivolta tutta al duo in primo piano o alla corona di iori bianchi qui,

sulla sinistra. Poi ti accorgi della gabbia con la colom-ba e, alla ine, dell’uomo con la maschera”.

“Il bassista.”

“Esatto, il membro non uficiale del gruppo. Nessuno lo nota, ma è importante. Come lo ero io, su quel-la nave” disse. Mi resi conto che stava cercando di farmi capire che tipo era. “Tutti gustavano i miei pi-atti, ma nessuno mi badava. I complimenti andavano

allo chef, che non face-va altro che ubriacarsi e urlarci dietro”. Sentivo nella sua voce una nota amara che stonava con la dolcezza che quel giovane era solito es-primere. “Quando non hai nemmeno trent’anni non sei nessuno”.

Mi avvicinai e gli posai una mano sulla spalla. “Io, invece, ho sempre odiato che la gente mi mettesse sotto i riletto-ri, il che è ironico per-ché ho recitato su un

palco per molto tempo.” Risi, imbarazzata. “Ho pau-ra che la gente si affezioni a me. Non so ricambiare l’affetto, o l’amore, e odio vedere le persone ferite per colpa della mia indifferenza”. In quel momento mi sentii… forte. Non lo avevo mai detto a nessuno.

William mi sorrise, incoraggiante: “Allora vedrò di non affezionarmi a te”, disse. “Ma lascia che abbia un bel ricordo di te quando tornerò sulla terraferma, per favore.”

Gli porsi un biscotto, senza dire nulla.

Luna Benotto

L'isola della pioggia

parte II: Tè e biscotti

Uscì dalla cucina con due tazze fumanti. “Ho fatto del tè, ho visto che ne hai una grande scorta in dispen-sa.” disse, poggiandone una sul tavolino davanti a me. “Immagino ti piaccia molto”.

Annuii, gli occhi issi sul libro che stavo leggendo, un trattato di meteorologia che avevo comprato mesi pri-ma. Anche se il testo era tedioso e infarcito di inutili commenti del precedente proprietario (che ne aveva imbrattato le pagine), ingevo fosse interessante solo per non dover guardare negli occhi il mio nuovo coin-quilino.

Erano passate due settimane dalla tempesta. Quando, con dificoltà, ero riuscita a portarlo a casa, l’avevo disteso su uno dei due divani, vicino al camino, e gli avevo messo sopra quante più coperte ero riuscita a trovare in casa; si era risvegliato due giorni dopo, con un febbrone da cavallo. Ora girava cercando di non disturbarmi, prendendosi cura delle piante nella serra e cucinando. Aveva capito da solo che la sua presenza m’infastidiva e per questo cercava di non starmi fra i piedi.

George mi aveva contattato di nuovo, tre giorni dopo il risveglio di William (questo era il suo nome), av-visandomi del salvataggio di una trentina di persone, tutte provenienti dalla stessa nave che era naufragata al largo delle coste della mia isola. Circa duecento al-tre persone erano disperse e, probabilmente, morte an-negate. William non aveva pianto nessuna di queste, ma si era dispiaciuto molto per un uomo, un vecchio, che spesso lo andava a trovare in cambusa.

Chiusi il libro con un sospiro. Nulla da fare, era trop-po anche per me.

“Posso farti una domanda, Victoire?”

Sobbalzai. “Ma certo” dissi, sempre senza guardar-lo. Cercai di non sembrare maleducata, poiché lui era sempre stato così... gentile, con me.

“Perché mi odi?”

La domanda giunse all’improvviso, ma me l’aspet-tavo. Non ero certo stata la coinquilina più socievole del mondo, anzi, la sua preoccupazione poteva essere fondata: da come mi comportavo sembrava davvero che lo odiassi. Buttai la testa all’indietro, poggiandola contro il muro. Cosa dovevo rispondere?

La verità, mi decisi. “Non ti odio... non proprio” dis-si “in realtà, è un mio problema: a me piace la soli-tudine. Più che altro, non riesco a capire che tipo di persona tu sia. Non ti conosco”.

Non avevi detto ‘la verità’? Diglielo!

Sentii una risatina soffocata provenire dalla sua di-rezione. “Come puoi pretendere di conoscermi se non mi parli nemmeno?”

Diglielo. Digli che non ti piace parlare con le per-sone, se non è strettamente necessario. Digli che non ti piacciono gli occhi che ti osservano, quando hai l’attenzione tutta su di te. Spiegagli che non lo odi, ma la sensazione di trovarti nella stessa stanza con qualcuno ti fa venire l’ansia. Digli che hai paura dell’affetto che potresti ricevere, perché sai bene di non poter ricambiare.

Invece risi forzatamente. “Hai ragione”.

Per diversi minuti si sentì solo il rumore della pioggia che batteva tranquilla; dopo un po’ interruppi il silen-zio e andai a poggiare la tazza nel lavello. Recuperai il mio trattato e mi chiusi nello studio.

Ne uscii che era sera inoltrata; mi dispiaceva di es-sermene andata così, senza una parola, senza avergli chiesto nulla, ma non trovai nemmeno il coraggio di scusarmi.

“Cosa ti va per cena, Willi- oh!”. William era in cuci-na e stava tirando fuori dal forno dei biscotti al cioc-colato.

“Oh, ehm, ho fatto dell’insalata e delle uova, se non ti dispiace. E questi, be’, questi volevano essere una sorpresa.” Spostò delicatamente tutti i biscotti dalla teglia su un piatto a raffreddare. “Vorrei che tu mi ac-cettassi. Sai, non ho deciso io di naufragare qui”.

Annuii e presi un biscotto, facendolo saltare da una mano all’altra perché era caldo. “Scusami, davvero, è solo che-”. Fui interrotta da un rumore improvviso: Sarah aveva deciso di cacciare una mosca e per pren-derla aveva buttato a terra dei libri. William scoppiò a ridere alla sua vista e anch’io mi ritrovai, mio malgra-do, a sorridere mentre esclamavo: “No, Sarah!”

La gatta si girò verso di noi e mi osservò, cercando

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Età antica:

la promulgazione del DigestoNel 533 d.C., l’imperatore bizantino Giustiniano I (Tauresio, 482- Costantinopoli, 565), promulga il Digesto, una compilazione di 50 libri di frammenti di opere di giuristi romani con la costituzione imperiale bilingue Tanta. Il Digesto è una parte del Corpus Iuris Civilis (promulgato nel 534), una raccolta di materiale normativo e giuridico. Le altre parti sono le Institutiones, il Codex e successivamente le Novellae Constitutiones. La commissione per la composizione dell’opera è composta da Triboniano, un giurista bizantino, Costantino, il ministro del tesoro, undici avvocati e gli altri giuristi Anatolio, Teoilo, Cratino e Doroteo.

Medioevo: abdicazione di Go-Kameyama e ine del periodo Nanboku-ChōL’ imperatore giapponese Go-Kameyama (1347-1424) abdica nel 1392, dopo aver regnato per 9 anni, in favore del pretendente rivale Go-Komatsu, ponendo ine al periodo N a n b o k u - C h ō . Questo periodo, durato dal 1336 al 1392, aveva visto l’esistenza e la contrapposizione di due corti imperiali giapponesi nei primi anni dell’epoca Muromachi sotto lo shogunato degli Ashikaga: la Corte del Nord insediata da Ashikaga Takauji con sede a Kyōto ed appoggiata dal Bakufu degli Ashikaga, e la Corte del Sud, fondata dall’imperatore Go-Daigo e con sede a Yoshino, presso Nara. Le due corti si contendono aspramente il prestigo e il diritto di governare per cinquant’anni, ino alla sconitta del Sud.

Età moderna: il Boston Tea PartyNel 1773, nel porto di Boston, negli Stati Uniti d’America, si veriica un atto di protesta da parte dei coloni americani, in risposta al continuo innalzamento delle tasse promosso dal governo britannico. In seguito

a questo il parlamento inglese fa passare il Tea Act, che conferisce alla Compagnia delle Indie il monopolio sul commercio del tè in America. I coloni protestano per interferire nel commercio americano inneggiando il motto “No taxation without representation” (nessuna tassazione senza rappresentazione). I Sons of Liberty, un gruppo di giovani patrioti americani, guidati da Samuel Adams e travestiti da indiani, saltano a bordo delle navi britanniche al porto di Boston e gettano in mare il contenuto di tè, per un equivalente di un milione di dollari dei nostri giorni. L’avvenimento porta alla reazione severa del parlamento inglese e conduce le due parti sul piede di guerra, ossia della guerra d’indipendenza americana (1775-1783).

Età contemporanea: l’offensiva delle ArdenneL’offensiva delle Ardenne (in Belgio) o per gli anglo-americani “Battle of the Bulge” è un’operazione della Seconda Guerra mondiale durata dalla ine del 1944 (a dicembre appunto) a gennaio del 1945. È l’ultima grande offensiva strategica tedesca sul fronte occidentale. L’operazione è molto ambiziosa secondo il progetto di Adolf Hitler, che spera in una clamorosa sconitta alleata. Nonostante

la grande superiorità alleata (350.000 soldati anglo-americani, 1500 carri armati e 1900 cannoni rispetto a 130.000 soldati della Wermacht, 450 mezzi corrazzati e 500 cannoni) all’inizio i tedeschi ottengono alcune signiicative vittorie e riescono a sfondare in profondità. Con la controffensiva alleata, successivamente, gli anglo-americani bloccano l’avanzata tedesca e impediscono la conquista della Mosa (vengono impiegate 6 divisioni di fanteria e due corazzate). Da qui inizia la lenta avanzata alleata, in seguito anche al salvataggio della regione di Bastogne e la ritirata tedesca. Ciò porta all’avanzata alleata verso Berlino, minacciata anche dal fronte orientale dall’avanzata russa.

Daniel Villani

Siamo tutti degli idioti

Se leggerai ino alla ine, mi ringrazierai per averti deinito un idiota. Vuoi scommettere?

Ci sono tanti idioti in giro, ma John Allen Chan li batte tutti. Anzi, ormai è meglio dire “batteva” tutti, perché il ragazzo – ventiseienne americano originario di Washington- è morto venerdì 16 novembre 2018, poco più di un mese fa. Overdose? Incidente in auto? Niente di tutto ciò. È stato ucciso dalla popolazione dell’isola di North Sentinel, un popolo anomalo che da quasi 60 mila anni vive nelle Andamane indiane senza contatti col resto del mondo. Per quanto infatti in molti abbiano cercato nei secoli di avvicinarsi, i Sentinelesi ne hanno respinto ogni tentativo, restando così una delle popolazioni più incontaminate del XXI secolo.

John non è stato d’eccezione: colpito da una freccia e seppellito. In realtà, non è stata tutta colpa del popolo indigeno, come può sembrare: prima di arrivare a ucciderlo ci sono stati degli avvertimenti, come la freccia alla Bibbia impermeabile o la distruzione della sua canoa. Tuttavia nulla è servito: la sua fede nel cristianesimo e il bisogno di dare l’opportunità a tutti di conoscerlo sono stati più forti. Sì, per quanto possa suonare insolito oggigiorno, avete letto bene: questo ragazzo americano non l’ha fatto per tentare un atto suicida, bensì per devozione verso Dio. Insomma, un tentativo indiscutibilmente idiota perché, oltre che pagare con la vita, le sue azioni hanno fatto arrestare tutti coloro che lo hanno aiutato e mettere a rischio la popolazione stessa di contrarre malattie a cui sono impreparati. In ogni caso, se anche nella migliore delle ipotesi fosse andato tutto bene, avrebbe contaminato la loro purezza. Ammetto di essere stata d’accordo nel deinire questo gesto idiota ed è stata la cosa più idiota che potessi fare, come mi ha dimostrato leggere l’ “Elogio dell’idiozia” di Riccardo Dal Ferro. Sono stata idiota a pensarlo tale in primis perché mi sono basata solo sul comportamentismo, giudicando la persona in base a quel che ha fatto senza conoscere davvero quello che pensa e perché lo pensa, schierandomi inconsciamente da una parte, perché più afine al mio punto di vista. Una cosa molto pericolosa in questi tempi, dove più che cercare un vero dialogo, ci si limita a opere di “blastaggio”,ossia a demolire chiunque abbia un’opinione diversa dalla propria con giudizi irrispettosi nei confronti dell’interlocutore. Non serve neanche andare tanto lontano per degli esempi: basta accendere un computer, leggere i commenti riguardo l’ultima polemica di tendenza (come lo scontro sui

vaccini o sulla modiicazione genetica) e accorgersi che spesso ci si costruisce un’opinione basandosi su concetti arbitrari. Lo stesso è successo in questo caso: si critica il gesto di Chau senza sapere le motivazioni che l’hanno indotto a diventare così credente. Infatti, prima di arrivare all’isola, il ragazzo faceva parte della Convenat Journey, un’associazione che ha come scopo quello di incoraggiare i giovani nella fede cristiana con dei viaggi in Israele e il cui presidente ha dichiarato John un martire. E guai all’ateo che osa dire che è stato uno stupido!

Indipendentemente da che parte vi schieriate, giusta o sbagliata che sia (ammesso esista una parte giusta o sbagliata), il mio invito è quello di rilettere prima di sostenere strenuamente una qualsiasi vostra opinione e soprattutto di non deinire stupido quel che è diverso da voi, perché ognuno di noi fa cose per cui può parere idiota. Ci sarà sempre qualcuno che la penserà diversamente e a cui sembreremo idioti: l’idiozia è inevitabile in virtù del fatto che non ci sono dei parametri per stabilire cosa sia idiota e cosa non lo sia. Però, ciò a cui bisogna far maggiore attenzione è l’azione stessa, che spesso si traduce in gesti molto pesanti, di deinire il diverso idiota. Questo perché ciò crea delle divisioni: il non-idiota inizierà a detestare ed evitare gli idioti, e, qualora ci sia uno scontro con loro, non cercherà di far diventare non-idiota l’idiota, ma al contrario lo insulterà per essere idiota, dicendo che non può capire proprio a causa del fatto che è idiota. Così nasce il “blastaggio” sopra descritto, che non fa altro che dividere con un muro invalicabile “saggi” da “stupidi” e far morire così il dialogo. Questo può sembrare un bene perché riesce a dare un ordine all’interno di questi due mondi separati dove ognuno vive al sicuro con le proprie certezze, ma questo riiuto al dubbio di essere l’idiota è un riiuto al linguaggio, al pensiero e a tutto ciò che ci rende umani: infatti, soltanto nel dialogo e quindi nello scoprire quanto stupidi possiamo essere agli occhi degli altri, possiamo capire quanto siamo limitati e quanto abbiamo bisogno di confronto per crescere come persone. Di conseguenza, l’idiozia è una proprietà intrinseca dell’uomo che ha deciso di essere umano mettendosi in dubbio: non prendertela male quindi se ti ho dato dell’idiota perché in realtà, ti ho dato dell’essere umano. Ti ho convinto?

Anna Martinato

Avvenimenti storici del 16 dicembre

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Il Prigioniero del Cielo Dalla serie ”Il cimitero dei libri dimenticati”

“Il prigioniero del cielo” è il terzo libro della serie “Il cimitero dei libri caduti”. Questo romanzo storico, facente parte della letteratura spagnola, è stato scritto dall’autore Carlos Luis Zafòn e pubblicato la prima volta nel 2011. Ha avuto un grande successo, ma non al pari delle due opere precedenti: “L’ombra del ven-to” e “Il gioco dell’angelo”. È ambientato negli anni 50 del ‘900 a Barcellona, durante il franchismo. Al centro delle vicende vi è il passato dei due protagonisti: Fermìn Romero De Tor-res e Daniel Sempere. Fermìn, in procinto di sposarsi, riceve un giorno nella sua libreria una strana lettera da uno sconosciuto che si irma “13”: “A Fermìn Ro-mero De Torres, che è tornato dal mondo dei morti e possiede la chiave del futuro”. Questa frase riporta nel vecchio Fermìn ricordi del suo doloroso passato: dovrà quindi fare i conti con il suo nome falso e il ritorno di un nemico, sarà costretto a rivelare a Daniel la sua vera storia. Si tratta di un libro molto avvin-cente e scritto in maniera curiosa. La trama infatti si costruisce su un continuo alternarsi tra il passato e il presente, creando due storie ambientate in due tempi diversi ma intrecciate tra i capitoli: la prima è la storia di Fermìn (nel passato) e la seconda è la ricerca del misterioso mittente (nel presente). Zafòn scrive i suoi libri in prima persona immede-simandosi a volte in Daniel, a volte in Fermìn e con un registro linguistico medio ma caratterizzato da al-cune espressioni gergali come imprecazioni o escla-mazioni in spagnolo. Usa un linguaggio crudo, ricco di dettagli e descrizioni meticolose anche in momenti violenti o strazianti che portano il lettore ad immagi-

nare in modo accurato la scena e a provare le emo-zioni dei personaggi. In media molti sondaggi hanno dimostrato che il libro è piaciuto al 78% dei lettori di qualsiasi età. Personalmente ho trovato il libro molto coinvolgente e piacevole: ti cattura, ti fa capire come era la vita in quel tempo in Spagna, ha uno sfondo storico curato che rende la storia verosimile. D’altro canto però credo anche che sia troppo legato ai primi due romanzi che invece tra loro sono abbastanza stac-cati in quanto a trama. In questo libro, infatti, in molti momenti si possono capire le situazioni o i discorsi solo avendo letto i precedenti e questo, sotto alcuni aspetti, è molto impegnativo.È una storia triste con un inale ambiguo, che lascia trapelare che c’è un seguito: al termine del libro, in-fatti, rimangono ancora molte domande in sospeso. Se avete intenzione di leggerlo, vi consiglio anche il quarto e ultimo romanzo della serie: “ Il labirinto de-gli spiriti”. La storia, inine, mi ha commossa: in alcuni capitoli spicca proprio l’umanità, la sensibilità delle perso-ne, che stringono un patto silenzioso nei momenti di dificoltà e dolore, e che si legano loro malgrado per combattere un nemico comune.

Raquel Bellinzani

Sleep all day, up all night“La musica è la mia amante, e non è seconda a nessuno”

(Duke Ellington)

Come per molti altri mezzi di comunicazione, an-che nei fumetti la musica gioca spesso un ruo-lo importante; non solo come sfondo alle sto-rie dei personaggi o elemento autobiograico, ma in certi casi come vera e propria protagonista. Un esempio è “Up All Night”, di Giulia Argnani, for-se un po’ “vecchiotto” (è uscito nel 2016, pubblicato dalle Edizioni BD) ma per niente noioso né fuorimo-da per quanto riguarda le tematiche trattate. La trama è abbastanza semplice: il lettore segue la storia d’amore tra Chiara, ragazza estroversa, che na-sconde un grande dolore, e la chitarrista Greta, più riservata e misteriosa. Il vero aspetto singolare di questa graphic novel non è però il racconto delle vicissitudini di una coppia omosessuale, caso tra l’altro già visto in molte altre opere come l’ormai celebre “Il blu è un colore cal-do”; al contrario, il fatto che le protagoniste siano due giovani donne può comodamente essere lascia-to da parte. E’ invece la struttura a rendere partico-lare “Up All Night”: ciascuno dei capitoli infatti è introdotto dalla strofa di una canzone dei più dispa-

rati autori, dai Beatles a P!nk passando per Patti Smi-th, che in qualche modo è legata al suo contenuto. La musica insomma dirige non solo il corso degli eventi che coinvolgono Greta e Chiara, ma anche la vera e propria divisione “isica” del fumetto. Inoltre la storia si conclude con un inale aperto (che ovviamente non posso rivelare), il quale lascia al let-tore la scelta di collocarlo all’interno degli eventi o dopo di essi, dandogli l’opportunità di creare da sé la conclusione che preferisce. In breve, “Up All Night” non è per forza adatto sola-mente ai fan del fumetto, ma anche agli spiriti roman-tici che vogliono seguire una storia adatta a loro e, perché no, magari anche alle persone in cerca di nuo-vi brani da inserire nella loro playlist. Perché in fon-do non possiamo negare che ciò che rende la musica così speciale per molti di noi è proprio la sua capacità di sapersi inserire perfettamente nella maggior parte dei media, completando e rendendo uniche opere che senza di essa risulterebbero troppo simili a tante altre.

Nadia Cazziolati

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La venticinquesima ora di musica

LovelyTheBand

Lovelytheband è un gruppo indie-pop americano, formatosi nel 2016 a Los Angeles. La band è formata dal cantante Mitchy Collins, dal chitarrista Jordan Greenwald e dal batterista Sam Price. Hanno debuttato nell’aprile del 2017 con il loro singolo “Broken”, che ha raggiunto in un mese 3 milioni di ascoltatori, mentre oggi sono quasi 59 milioni.Nel settembre del 2017 pubblicarono il loro primo EP, ovvero una piccola raccolta di canzoni, intitolato “Everything I could never say…”, presentato cantando come band di apertura per gruppi come The Wrecks e La Bouquet. Il loro primo vero album “Finding it hard to smile” fu rilasciato quasi un anno dopo, con due singoli in particolare che scalarono nuovamente le classiiche, “Make you feel pretty” e “These are my friends”.

Hanno dato un nuovo volto all’indie-pop, unendolo con le classiche canzoni pop del nuovo millennio, creando un ritmo straordinariamente coinvolgente..

Hanno appena concluso il loro primo tour come band protagonista, chiamato “Broken Like Me Tour”, con tappe negli Stati Uniti e in Canada, mentre l’anno prossimo arriveranno anche in Europa e forse in Italia.Lavorano attualmente con un Another Century Records, etichetta discograica indipendente che sta crescendo parallelamente ai suoi artisti.

Hanno dato un nuovo volto all’indie-pop, unendolo con le classiche canzoni pop del nuovo millennio, creando un ritmo straordinariamente coinvolgente.Sono stati nominati da Billboard, una delle più importanti ed inluenti classiiche musicali di questi

anni, “Band emergente” ed è facile predire che saranno una delle band più seguite dei prossimi anni.

Indie-pop: un genere musicale di alternative rock e pop rock, nato nel Regno Unito verso la metà degli anni ottanta. Include il termine “indie” per descrivere quegli artisti, solitamente rappresentativi di una cultura underground, la cui musica veniva autoprodotta oppure supportata da etichette discograiche indipendenti.

Caterina Amato

La storia di un’amicizia, di un legame indissolubile, della forza di due bambine che sidano il patriarcato mano nella mano, ma anche di emancipazione, fem-minismo, cultura, lotta per la libertà. Ecco di cosa par-la “L’Amica Geniale”, romanzo best-seller di Elena Ferrante da poco diventato una serie TV di successo. La storia raccontata è quella di Elena (Lenù) e Lila, dapprima bambine e poi adolescenti, che trascorrono

la loro infanzia all’interno di un rione di una Napoli del dopoguerra che fatica a riprendersi. La loro ami-cizia, nata tra i banchi di scuola, è tutt’altro che scon-tata: Elena è bionda, timi-da, riservata, mentre Lila è mora, vivace, ribelle. Apparentemente l’una l’oppo-sto dell’altra, ma che iniranno invece per diventare una cosa sola. Ciò che le distingue dalla massa è la loro spiccata intelligenza: ad Elena sarà permesso di proseguire con gli studi, mentre Lila invece, a causa della mentalità dell’epoca e del padre ignorante, sarà condannata ad una vita di povertà nel rione. Il lettore, così come lo spettatore, si trova coinvolto nella dispe-rata ricerca della libertà di Lila ed Elena, nella loro lotta per continuare a studiare, nel loro tentativo di farsi valere, nel loro bisogno di dimostrare al mondo quanto valgono. “Perché se non cominciamo adesso a far vedere ai maschi che voi siete come loro, anzi meglio di loro, quelli vi schiacciano”.

Il successo arriva come un tornado anche per la serie TV, diretta da Saverio Costanzo e prodotta dall’H-BO, la casa di produzione americana che ha prodotto anche Game of Thrones. Grazie soprattutto alla col-laborazione con HBO, la serie (la cui prima puntata è andata in onda martedì 27 novembre su Rai 1, re-gistrando 7 milioni di ascolti e il 30% di share) ha

raggiunto un successo internazionale, ed è attualmen-te trasmessa anche negli Stati Uniti. La serie però, è da ritenersi italiana al 100%, a partire da regia, cast, luoghi delle riprese e soprattutto dalla lingua, che Costanzo stesso ha deciso essere dialetto napoletano stretto, per aggiungere realismo e far immedesimare ancora di più lo spettatore. Grande rivelazione sono soprattutto le due piccole attrici, Elisa Del Genio (nei panni di Elena) e Ludovica Nasti (nei panni di Lila), che hanno letteralmente stregato il pubblico con la loro performance. Le due giovanissime attrici hanno già solcato il red carpet del Festival del Cinema di Venezia lo scorso agosto e sono arrivate perino ad Hollywood per la première della serie. Insomma, un futuro nel mondo dello spettacolo già bello che avvia-to, nonostante questa fosse la loro prima esperienza lavorativa.

Il successo della serie è dunque sicuramente dovuto al magnetismo e al talento innegabile delle due neo-at-trici, unito alla bravura di Costanzo che, aiutato dalla stessa Ferrante, è riuscito a fare immergere lo spetta-tore nella Napoli degli anni ’50 e a renderlo complice delle avventure di Lila ed Elena, le cui igure sembra-no quasi funzionare come uno specchio: lo spettatore riesce infatti ad immedesimarsi nelle due bambine, vivendo così la storia in prima persona. In particolar modo è il pubblico femminile ad apprezzare la serie, come d’istinto: perché “L’Amica Geniale” non è solo la storia di Lila ed Elena, è una storia che si mescola con la memoria delle nostre madri, delle nostre non-ne, e di tutta la fatica che abbiamo fatto per diventare diverse e migliori.

Giorgia Ferri

L'amica geniale

Un successo tutto italiano

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Franca Mancinellivedere la realtà quotidiana attraverso la prosa breve

Per questa rubrica non ho intenzione di parlare di poesia, ma di prosa breve. Ho fatto questa scelta perché mi ricorda la quarta ginnasio, quando iniziai a scrivere per le prime volte: scrivevo male e tanto, ma almeno scrivevo. Per questo modo di scrivere, ho in mente un’autrice in particolare: Franca Mancinelli. L’ho conosciuta a “Pordenonelegge”, festival letterario tenutosi nella città friulana verso la ine di Settembre, alla presentazione della sua opera, insieme a quelle di altri due scrittori sotto la stessa casa editrice. La sua raccolta si chiama “Libretto di transito”: si tratta di piccoli testi che girano intorno alla ricerca di un’avventura, di una sorta di viaggio, pur rimanendo all’interno degli episodi quotidiani più banali. E lo fa con uno stile denso, preciso, astratto; sembra che si impegni a nascondere il suo vero intento dietro parole sempre più vaghe, e al contempo cerchi di esprimersi nel modo più chiaro possibile.

Propongo alcuni dei testi che più mi hanno colpito:“Si aggirano tra le stanze di una casa dove sembra arriverà qualcuno, dov’è l’ombra di qualcuno che se n’è andato da poco. Se li fermi e chiedi loro che cosa, rispondono niente. Si placano soltanto lungo le rive. Poi il modo per dire di essere ancora lì, è raccogliere un sasso e lanciarlo. Ma la pura infanzia dell’acqua ne è scossa, e infranta ino al suo letto di sabbia.”

“E’ sempre qui che ci incontriamo, in questo campo di forze dove puoi trovarti sulla bocca il silenzio di un altro. Nessuna presenza, nessuna costanza delle cose. La voce e i gesti governati dalla frequenza di una stazione non raggiunta.”

Agnese Zanasi

Rubrica di poesie

SETTEMBRE

La vita va troppo veloce Più del tempo che riesci a vivere

E io vorrei solo scomparire Diventare acqua cristallina Per sfuggire almeno un’ora Da questo orizzonte scuro

A volte mi trasformo in un vento Che distrugge i lucenti palazzi

Di una città bagnata dalla pioggia E in fondo dopo tutto questo tempo

Non se ne andranno le cicatrici

NINFEA

È dificile Vivere

Con questa fredda incertezza A volte mi sento fra le spine

A volte come un fuoco che arde Ma il solito irragionevole dubbio

Mi sale al petto seminando Tristezza

Ho degli amici o è solo illusione? Per me un amico e la cosa più preziosa

Che possa esistere al mondo Una dolce ninfea lieve e gentile

Che giace su un immobile specchio Un’efimera ninfea

Che lentamente sprofonda Nell’acqua d’argento

Anonimo

F.H.Ti vidi

e non mi sembrastigranché.

Ti conobbie,

ragazzo,devo ancora spiegarmi

perchéla tua anima

sia una delle mie preferite.

IF I WERE YOU“Alla tua età

tiravo giù il mondo.”Ma vedi,

cara vecchia anticaglia,saremo pure gru di carta

ricolme di poesiapronte a spiccare il volo;

ma-c’è sempre un ma-

siamo solo cartastropicciata

e fuoripiove acidoche scioglie

i cuorie i giovani sorrisi

imprigionati in una fotograiasembrano risultati

di una chirurgia plasticaandata male.

Quindi lasciateci stareinché non saremo noi a fare la predica ai nostri igli

e quando ci risponderannocome io risposi a te

io diròcon un plastico sorriso triste:

“Ai nostri tempinon c’erano gli impermeabili.”

B-DAYEverything is sadeveryone’s so mad

all I want todayis to come back to bed.

Hi, beloved people of mine,I am born.

Anonimo

La sua raccolta si chiama “Li-bretto di transito”: si tratta di piccoli testi che girano intorno alla ricerca di un’avventura, di una sorta di viaggio, pur rima-nendo all’interno degli episodi

quotidiani più banali.

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Not all people had the possibility of being students, because of external factors such as wars or poverty; as a matter of fact for a long time istruction was elitist and was reserved to a small group of people. Nowa-days school is considered not only a right but also a duty. Being a student is a “full-time job” but it hasn’t the same meaning in all the world.

We have read an article of a Turkish student to bet-ter understand the school life there. As in Italy school starts at the age of 6\7 and is divided in primary and secondary, in Turkey both last 4 years while in Italy the irst one lasts 5 years and the second one 3. After those 8 years students can choose an high school, in Italy the choice is totally free while in Turkey stu-dents have to do a nationwide test which determines where they will receive their high school education.

As we know, the routine of a teenager in Italy is made of 5/6 lesson per day and for who wants after scho-ol activities like Theater, Newspaper’s class, Music and others ; then, when the students come home they have to do their homework; in Turkey instead, school has 8 lesson per day usually followed by after school courses. As you can notice both Italian and Turkish students’ days are very busy and between lessons and homework there isn’t a lot of free time. For this re-

ason students normally don’t hang out with friends, relax and have time to do what they want if not on the weekend ( and sometimes not even on it, because the amount of study is so big that they have to study even on Sunday).

To the relief of the students school doesn’t last all the year, there are actually some holiday weeks throu-ghout the school period: in Italy holidays are longer than in Turkey and they consist in about 2 weeks for Christmas, 5 days for Carnival, 10 days for Easter, and three months for the summer-break, while in Tur-key there is a two-week break in January and the rare one-day holidays, some schools have also a winter break consisting of one week in addition to the ofi-cial summer holidays.

As we can see from the informations both schools in Italy and in Turkey absorbs most part of the students’ life and can be considered as a work, school is cer-tainly helpful to teach how to approach life and how to live well but at the same time it is the main cause of anxiety and exhaustion for the students.

Alessandrina Cecan e Chiara Cortesi

Is it better going to school in Italy or in Turkey Being a Student in Turkey

Questo articolo è stato scritto da una studentessa turca e una nostra compagna canoviana, Chiara Fa-varetto, attualmente impegnata in un anno all'estero presso l'istituto superiore turco çevre Koleji ad Is-tanbul. Grazie a questa sua esperienza, tra il nostro e il loro giornalino è stato possibile uno scambio di articoli, in ciascuno dei quali è descritto il sistema scolastico e la vita media di uno studente del proprio Paese. Ecco a voi quindi il loro artico, buona lettura! Students all around the world have a common purpo-se, to be educated in order to fulil their full potential. However, education systems and student lives differ around the world. While in some countries students live a more relaxed and socially active life, their li-ves are tenser and more academically active in others. The country of Turkey falls into the latter category with an intense and competitive system for students. Due to being a highly populated region with an in-creased number of youth, competition is essential in the Turkish education system. From an early age, students are prepared according to standardized tes-ting methods because of the exam-based elimination process through which they will go. Primary educa-tion begins at ages 6-7 like most countries and starts out with simple literacy teachings. It then quickly de-velops into a complex set of subjects relative to that of north-western countries. Primary lasts for 4 years and so does secondary. There might be examination whilst switching from primary to secondary, but this depends on the speciic schools. On the other hand, a nationwide test is applied to eighth grade students in order to determine where they will receive their high school education. Students are emplaced to schools conforming to their score on this test. During high school, the depth and convolution of subjects is a lot more elevated. This makes for a detailed elimina-tion of students while placing them into universities, through nationally applied exams. All in all, student life is based upon examination in Turkey. Being a student in Turkey also means extended pe-riods and less holidays during the year. For instance, the average school has 8 lessons per day, usually fo-llowed by after school courses. As for holidays, there is a two-week break in January apart from the rare one-day holidays in a year. Some schools also have a winter break consisting of one week in addition to

the oficial summer holidays. These situations along with a massive workload usually cause exhaustion in students. Thus, students are usually physically and mentally tired. This, however, is necessary due to the amount of knowledge acquired in a school year. For example, most of the topics which a Mathematics major studying in the USA would learn are taught in Turkish high schools. To sum up, students spend a lot of time and exert effort in dedication to their studies because of the immense amount of information they are given. As described above, Turkish students use their time to focus on their academic studies, making it dificult to be socially active, do sports, and pursue interests like music. Nonetheless, anything can be achieved with determination and hard work. Many people such as A. Begum Onbasi, gold medallist gymnast, are living examples of this statement. The sky is the limit for success in Turkey, whether it be academic or of ano-ther sort. All things considered, student life in Turkey is intense and requires determination, hard work and stamina. The education system is built on testing and elimina-tion. Students are taught a great variety of information through the mandatory 12-year process and are tested on it constantly. The result of this process determi-nes a student’s university, which practically illustrates their life path. Although exhausting, the results are sa-tisfactory for those who learn to adapt to the system.

Written by Bilge Nur Guven

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OROSCOPO

Acquario (20 Gennaio- 19 Febbraio)Caro Acquario, per te ultimamente sembra andare tutto male, ma di' addio a tutte queste bad vibes. Sta infatti ini-ziando un anno nuovo ed è arrivata l'o-ra che tu esca dal periodo di negatività nel quale ti sei rinchiuso. Ricorda che la prima persona a dover sentirsi bene nella tua vita sei tu, dunque poniti que-sto obiettivo per il nuovo anno e vedrai che le cose inizieranno a prendere la giusta piega. Pensa ai cambiamenti che dovresti mettere in atto per migliorare te stesso e troverai inalmente un po' di pace, questo potrebbe essere un mo-mento favorevole per l'introspezione. Inizia a pensare seriamente a ciò che ti rende davvero felice e sappi che gli unici limiti al tuo futuro sono quelli che ti crei nella tua mente.

Pesci (20 Febbraio - 19 Marzo)Caro Pesci, vorremmo aiutarti in qualche modo pratico, ma l'unica cosa che possiamo fare è sostenerti dicendoti che forse tutto questo ner-vosismo è pronto a lasciarti. Fa' dei piani per il nuovo anno e metti in atto tutti quei progetti che avresti sem-pre voluto realizzare. Anche quando sembrerà andare tutto storto, abbi pazienza e continua a seguire i tuoi obiettivi, tutto si sistemerà per il me-glio. Concentra le tue energie in vista di questi progetti ma stai attento a non intasare troppo la tua mente. Ab-biamo sempre apprezzato l'importan-za che dai a tutto ciò che ti circonda e la premura che caratterizza le tue relazioni, ma mettiti in testa che puoi prenderti cura delle persone anche senza prenderti le responsabilità del-le loro emozioni.

Ariete (20 Marzo - 20 Aprile)Caro Ariete, per te questo 2019 potre-bbe essere DAVVERO l’anno della svolta. I presupposti ci sono tutti: sei in grande ripresa, da tutti i punti di vis-ta. L’inizio dell’anno nuovo potrebbe creare un deinitivo distacco da tutto ciò che è andato storto nella tua vita ino ad oggi e proiettarti in una nuova dimensione fatta di successi e proposi-tività. Proprio per arrivare al meglio a questo grande appuntamento con la tua nuova vita, ti consigliamo di sfruttare al meglio queste vacanze, rilassati e preparati a brillare!

Toro (21 Aprile - 20 Maggio)Questo è stato per te un anno pieno di impegni, sia di successi che di falli-menti. In in dei conti possiamo dire che è stato un anno abbastanza pesante, ma non deludente: ce ne sono stati di peggio. Crediamo però che in questo 2019 tu possa davvero sfruttare le tue possibilità, in particolare focalizzarti su quelle abilità che hai scoperto di ave-re e che ti hanno portato qualche gioia e qualche successo. Concentrati su te stesso, cerca di trovare la tua strada. Il 2019 potrebbe essere l’anno giusto!

Gemelli (21 Maggio - 20 Giu-gno)Caro nato sotto il segno dei Gemel-li, noi ti capiamo. Noi sappiamo che dietro a quell’apparente menefreghi-smo e antipatia c’è in realtà una gran-de determinazione e concentrazione. Spesso le persone non lo capiscono, e tu ti trovi accusato di non dare im-portanza a nulla nella vita. Ripeto, ti capiamo, e sappiamo che non lo fai con cattiveria; tuttavia potresti por-ti come obiettivo per questo 2019 il cercare di esternare maggiormente le tue emozioni, di comunicare di più; in questo modo potresti migliorare la tua vita sociale e credimi, anche se ora pensi che non ti interessi farlo, poi ci ringrazierai.!

Cancro (21 Giugno - 21 Luglio)Questo per te non è un bel periodo. Sei troppo stressato, e sei circondato da un’aura di negatività. Tutto ciò ti porta ad essere scontroso e vedere cose che non esistono. Ti consigliamo di essere prudente, perché con questo atteggiamento potresti allontanare persone senza un reale motivo. Devi sfruttare al meglio queste vacanze: cerca di rilassarti, scaricare la tensio-ne, ed essere il più riposato possibile quando questo 2019 inizierà. Pensia-mo tu ce la possa fare.

Leone (22 Luglio - 22 Agosto)È il caso di dirlo: il 2019 si presenta con tutte le carte in regola per essere il tuo anno, sia dal punto di vista scolastico sia da quello personale. Lo sappiamo, ormai tu non ci credi più: non pensi che le stelle possano davvero interessarsi a te visto che ti hanno snobbato pratica-mente da sempre. Infatti inizialmente non vedrai grandi miglioramenti, ma successivamente ci saranno degli even-ti che daranno il via alla tua ascesa, e noi non vediamo l’ora di vederti brilla-re!

Vergine (23 Agosto - 22 Settem-bre)Caro nato sotto il segno della Vergine, ti vogliamo dire una cosa: sei umano. Smettila di autoinliggerti punizioni e incolparti per tutto ciò che va storto nel mondo. Non tutto dipende da te, agli errori c’è sempre rimedio, e sba-gliare ogni tanto non vuol dire essere dei falliti. Inoltre le persone intorno a te preferiscono vederti come un umano piuttosto che come un freddo automa. Prenditi queste vacanze per rilettere su quanto ti abbiamo detto. Crediamo in te!

Bilancia (23 Settembre - 22Ottobre)Caro Bilancia, abbiamo buone notizie per te! Finalmente possiamo dirti che sei pronto ad entrare in quel periodo favorevole che tanto attendevi. Trova il modo di abbattere qualsiasi inluenza negativa nella tua vita e pensa un po' a te stesso. Passa più tempo con i tuoi veri amici, loro sono le giuste persone quando si tratta di passare dei momenti spensierati senza pensare a tutti i pro-blemi che ti hanno aflitto in quest'ul-timo periodo. Non sprecare il tuo tem-po per persone per le quali non vale la pena lottare, dedica la tua attenzione a cose più importanti con pazienza e so-prattutto costanza.

Scorpione (23 Ottobre - 21 No-vembre)Caro Scorpione, è arrivata l'ora di met-tere un po' di ordine nella tua testa. Smetti di pensare a tutto ciò che ti di-cono gli altri e inizia a credere più in te stesso. Le tue relazioni andranno si-curamente meglio di come sono andate durante questo 2018 pieno di avversità, ma perché ciò si veriichi devi dimo-strare un minimo di entusiasmo, il 2019 non è pronto a sopportare la tua peren-ne apatia nei confronti del mondo. Non avere paura di esprimerti o di pensa-re continuamente che stai sbagliando qualcosa, sii più sicuro di te stesso, d'altronde gli errori non fanno altro che aiutarti a crescere e a comprendere me-glio la realtà che ti circonda.

Sagittario (22 Novembre - 21Dicembre)Caro Sagittario, forse questa volta la fortuna ti è vicina. Ciò però non sig-niica che intorno a te andrà sempre tutto liscio, perciò prendi provvedi-menti per proteggerti dalle azioni di persone che ti vogliono fare del male. Armati di buona volontà e ricorda che nulla va mai perfettamente se-condo i tuoi piani, soprattutto se non sei preparato a lottare contro tutto ciò che tenta di abbatterti. Ciò non sig-niica che devi segregarti in casa con la paura che qualcosa possa andare storto, tutt'altro! Ti trovi in un perio-do che ti regalerà nuove esperienze e nuove amicizie, perciò non riman-dare questo periodo a causa di que-lla stagione che devi assolutamente inire.

Capricorno (22 Dicembre - 20Gennaio)Caro Capricorno, c'è una forza potente che si muove nella tua vita e che non può essere ignorata. I conlitti interni alla tua mente sono reali, ma non devi farti sovrastare dalle migliaia di pa-ranoie che sei sempre solito farti; tu-tte le chiavi che ti servono per uscire da questo periodo buio sono nelle tue tasche, perciò prendi in mano la situa-zione e chiedi aiuto, se necessario, a qualcuno più razionale di te. Hai ab-bastanza forza di volontà per spostare la bilancia a tuo favore, ricorda che nu-lla è mai perduto e che se ce la metti tu-tta, puoi superare qualsiasi situazione che ti potrebbe sembrare sfavorevole.

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CRUCIVERBA

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Orizzontali1. Fiore violaceo6. Indica quanto manca.9. Muoversi12. Alessandria13. Fine … in Inghilterra14. Segue l’ipotesi15. …posteri l’ardua sentenza16. Sempre lieti18. Può esserlo telefonico22. E’ famoso quello di Venezia24. Sportello Telematico dell’Automobilista25. La famosa sconfitta in Abissinia27. Gli abitanti di Torino28. Sangue degli Dei30. Il tasto che registra31. Targa di Reggio Calabria32. Popolazione Sudafricana di origine olandese

Verticali2. Nasce girino3. Non digeribile4. Sdraio all’inizio5. Non tardi7. La TV nazionale8. Edgar … Poe10. L’inizio di attore11. Dio del Vento17. Città del Marocco19. Eroe troiano20. Fermarsi21. Tagliare… al suolo22. Non appartenenti al clero25. Targa di Ancona26. Utente del computer29. Conto corrente

La soluzione al prossimo numeroBucce di banana

Prof: “Tiberio era iglio di primo letto di Livia, poi meoglie di Augusto”

Alunno: “Prof, chi è Primo Letto?”

Prof: “Se stasera esci e guardi il cielo con il cannoc-chiale, quelle che vedi non sono le idee, sono le stelle. Se ti fai di droghe, invece, le vedi eccome le idee.”

Prof. “No ragazzi, se uno durante il compito entra in classe e mette Despacito, voi non siete contenti”

Prof: “Cioè, tu vai a casa e dici ai tuoi genitori: “Dan-te giunse alla lode degli antichi scrittori”, ma dai, non ti fanno nemmeno mangiare”

Prof: “E fu così che...”

*le porte dell’ ascensore si aprono*

Alunna entrata a random: “Oops, ho sbagliato piano. Ma dove sono?”

a cura di Marta Cester

Le perle rosa di Tony Canova

Caro Tony,

ti è mai capitato di essere talmente legato a qualcuno da trovarti sul sottile conine tra amicizia e qualcosa di più?

Tutti i guai sono iniziati in un banalissimo giorno di settembre, uno di quelli che annunciavano l’ angosciante ritorno al Canova.

Ero al solito bar con i miei soliti amici, ma quel pomeriggio mi sentivo diverso, guardavo Massimo con occhi diversi, era come se dopo anni e anni di amicizia avessi veramente capito che il mio tipo di interesse era tutt’altro.Non lo vedevo più solo come il mio compagno di avventure con cui avevo sempre condiviso tutto, era diventato imbarazzante perino scambiarci due parole. Il nostro rapporto stava cominciando a prendere la piega che mai avrei voluto prendesse.

C’erano stati altri ragazzi prima di lui, ma l’idea di prendermi una cotta per il mio migliore amico non l’avevo mai presa in considerazione. Non ti nascondo che sto passando un periodo dificile e necessito assolutamente del parere di un esperto, visto che non me la sento di parlarne nemmeno con gli altri.

Cosa dovrei fare caro Tony? Dichiararmi o lasciare che la questione sbollisca da sè?

Un abbraccio,

Andrea :)

Caro Andrea,

mi fa davvero piacere che tu ti sia rivolto a me per una questione così delicata.

Potrei dirti tante cose che probabilmente sarebbero inutili, quindi il mio consiglio, se pur banale, è quello di prenderti del tempo per te, riletti a fondo sui tuoi sentimenti e analizzali per bene.

Credo sia importante che innanzitutto tu sia totalmente sicuro di quello che provi, una volta giunto a una risposta deinitiva discutine con le persone di cui ti idi di più e ascolta i loro pareri.

Ovviamente è fondamentale che tu non ti metta fretta nel decidere cosa fare, perché in qualsiasi caso l’essere consapevole di te stesso ti porterà sulla strada giusta.

Spero di averti schiarito le idee,

Tony Canova

Se anche tu stai affrontando un momento dificile, che sia per amore, per scuola o per famiglia, scrivi a [email protected], Tony Canova ti risponderà con tutta la sua saggezza.

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disegno realizzato da Lorenzo Criveller