La Valutazione dell’efficienza energetica negli...

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1 Sede Amministrativa: Università degli Studi di Padova Dipartimento di Innovazione Meccanica e Gestionale SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN : Ingegneria Gestionale ed Estimo INDIRIZZO: Estimo ed Economia Territoriale XXI CICLO TESI DI DOTTORATO La Valutazione dell’efficienza energetica negli edifici a seguito delle politiche di risparmio energetico attraverso la certificazione Direttore della Scuola : Ch.mo Prof. GIUSEPPE STELLIN Supervisore: Ch.mo Prof. STEFANO STANGHELLINI Co-supervisore: Ch.mo Prof. ROBERTO ZECCHIN Dottorando: Alessandro Mascarello A.A. 2008/2009

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Sede Amministrativa: Università degli Studi di Padova

Dipartimento di Innovazione Meccanica e Gestionale

SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN : Ingegneria Gestionale ed Estimo

INDIRIZZO: Estimo ed Economia Territoriale

XXI CICLO

TESI DI DOTTORATO

La Valutazione dell’efficienza energetica negli edifici a seguito delle politiche di risparmio energetico

attraverso la certificazione

Direttore della Scuola : Ch.mo Prof. GIUSEPPE STELLIN

Supervisore: Ch.mo Prof. STEFANO STANGHELLINI

Co-supervisore: Ch.mo Prof. ROBERTO ZECCHIN

Dottorando: Alessandro Mascarello

A.A. 2008/2009

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La Valutazione dell’efficienza energetica negli edifici a seguito delle politiche di risparmio energetico

attraverso la certificazione

Alessandro Mascarello Abstract

Lo scopo dell’elaborato di tesi consiste, attraverso l’analisi di alcuni sistemi di

certificazione energetica degli edifici (alla luce delle recenti disposizioni legislative

europee, nazionali e regionali), nel poter valutare le performance degli edifici sia in

termini energetici, sia sotto il profilo della valutazione economico-finanziaria.

In primo luogo sono stati analizzati i temi dello sviluppo sostenibile e delle politiche

ambientali messe in atto dall’Unione Europea ai fini del raggiungimento degli

obiettivi del Protocollo di Kyoto.

Attraverso lo studio del protocollo Itaca, strumento messo a punto dalle Regioni

italiane attraverso un gruppo di lavoro in seno alla Conferenza delle Regioni, si è

cercato di individuare gli elementi pregnanti ed oggettivi che caratterizzano proprio

l’edilizia sostenibile e di analizzarne le qualità nella valutazione. Si è approfondito il

rapporto che lega la sostenibilità ambientale in edilizia con la certificazione

energetica degli edifici, sottolineando alcuni obiettivi comuni e limiti relativi.

Nella seconda sezione della ricerca si sono esplorati due sistemi tra i più innovativi,

fondati su analisi interdisciplinari, per la valutazione della Certificazione energetica

degli edifici: in particolare quello messo a punto dall’Agenzia Casa Clima di Bolzano

e quello messo a punto dalla società Vi.Energia della Provincia di Vicenza con il

progetto EcoDomus.vi; il confronto tra questi due modelli ha reso possibile di

portare in evidenza una serie di nodi critici di rilevanza disciplinare.

A questo punto si è voluta approfondire l’evoluzione normativa in Italia che ha

portato all’emanazione delle Linee Guida nazionali nel luglio 2009 e lo stato

dell’opera messo in atto a livello regionale per il miglioramento dell’efficienza

energetica degli edifici .

La terza sezione si propone, attraverso il monitoraggio di un modello di valutazione

messo in atto da un’amministrazione comunale, mediante la predisposizione di un

nuovo regolamento per l’edilizia sostenibile e il risparmio energetico, di poter

analizzare i risultati ottenuti evidenziando relativi pregi e limiti.

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Infine, attraverso l’analisi di un caso studio si è voluto testare la convenienza

economica nella costruzione di un edificio residenziale ad alta efficienza energetica

con l’applicazione di un nuovo sistema tecnologico per l’approvvigionamento

energetico geotermico (anche con l’ottenimento di incentivi comunali quali la

riduzione degli oneri di urbanizzazione).

The aim of this thesis consists of evaluating buildings’ performance both in energy

and under the economic-financial evaluation terms, by means of the analysis of

some buildings’ energy certification systems (in the light of the latest European,

national and regional norms).

Firstly, we have analysed themes concerning the sustainable development and

environmental policies practiced by the European Union to achieve Kyoto protocol

aims.

Through the study of Itaca protocol, instrument settled by the Italian regions by

means of a teamwork within the Conference of Regions, we have tried to identify

pregnant and objective elements typical of sustainable building, and to evaluate its

qualities.

We have studied in depth the connection between the environmental sustainability

in building field and the energy certification of buildings, underlining some common

aims and relevant limits.

In the second part of the research, two systems have been explored.

These systems are among the most innovating ones, based on interdisciplinary

analysis, for evaluating the energy Certification of buildings. Particularly the one

created by the Agency Casa Clima in Bolzano, and the other finalised by the Society

Vi.Energia in Vicenza’s province with the project EcoDomus.vi; the comparison

between these two models has highlighted a series of critical disciplinary ties.

At this point, we have treated the Italian law evolution generating the promulgation

of National Guidelines in July 2009, and the status of the works put into action at a

regional level, in order to improve the energy efficiency of buildings.

The third section proposes the monitoring of an evaluation model adopted by a

municipal administration, through the application of new rules for sustainable

building and energy saving, and to analyse obtained data highlighting relevant

merits and limits.

At the end, through the analysis of a case, we have tested the economic profit in

constructing of a residential building at high energy efficiency with the application

of a new technologic system for the energy geothermic provisioning (even thanks

to municipal incentives such as the reduction of urbanization taxes).

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INDICE Introduzione pag. 11

Parte Prima La promozione dello sviluppo sostenibile

1. La qualità urbana pag. 17

2. Lo sviluppo urbano sostenibile pag. 18

3. Kyoto tra minaccia e sfida pag. 25

4. Il contributo della politica energetica europea pag. 28

4.1.La politica europea sul clima pag. 31

4.2 Un meccanismo innovativo europeo pag. 33

4.3 Il risparmio energetico pag. 37

5. Documenti all’esame delle istituzioni dell’UE

5.1 Secondo riesame strategico della politica energetica pag. 45

5.2 Rifusione della direttiva sul rendimento energetico degli edifici pag. 46

6. L’Italia e gli impegni di Kyoto pag. 48

7. Protocollo di Kyoto e ruolo delle Regioni pag. 51

8. La questione ambientale e l’accettibilità sociale delle scelte

energetiche pag. 56

Parte Seconda La valutazione della sostenibilità attraverso il protocollo Itaca

1. Il protocollo Itaca pag. 61

2. Il sistema di valutazione degli edifici pag. 67

3. Il sistema di certificazione pag. 68

4. Lo schema dello strumento di valutazione del Protocollo Itaca pag. 69

4.1 Aree di valutazione pag. 71

4.2 Criteri di valutazione pag. 71

4.3 Sistema di pesatura pag. 74

4.4 Struttura dei benchmark pag. 76

4.5 Struttura del Protocollo Itaca pag. 79

5. Le recenti leggi regionali sull’edilizia sostenibile pag. 82

6. Altre iniziative in materia di certificazione ambientale pag. 92

6.1 Sviluppi futuri:l’Ecolabel per gli edifici pag. 93

6.2 Le altre iniziative esistenti pag. 94

7. Qualità dell’abitare nel Veneto pag. 98

7.1 Le abitazioni nel Veneto pag. 101

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Parte Terza Il progetto CasaClima 1. Introduzione pag. 111

2. Campi di competenza pag. 113

3. Categorie CasaClima pag. 114

4. Caratteristiche di una CasaClima pag. 117

5. CasaClima history: dal 2002, 7 anni di esperienza pag. 120

6. Vantaggi di una Casa Clima pag. 124

7. Concorso miglior CasaClima pag. 124

8. Manifesto per la sostenibilità CasaClima pag. 125

9. Il decalogo del sole: dieci principi CasaClima per un costruire sostenibile pag. 126 10. Percorso formativo consulenti CasaClima pag. 128

10.1 Consulenza energetica per l’esistente pag. 129

10.2 Consulenza energetica per nuovi edifici pag. 131

11. Il software ProCasaClima pag. 132

12. La certificazione energetica CasaClima pag. 135

Parte Quarta Il progetto EcoDomus.vi 1. Introduzione pag. 143

2. Confronto con esperienze italiane pag. 145

3. Il progetto in crescita EcoDomus.vi pag. 146

4. Il certificato energetico pag. 147

5. L’informazione ai progettisti e agli operatori pag. 148

6. L’affidabilità dei risultati pag. 149

7. L’operatività del progetto EcoDomus.vi pag. 149

7.1 Definizione delle classi pag. 150

7.2 Il metodo di calcolo pag. 155

7.3 Predisposizione del foglio di calcolo pag. 156

7.4 Iter di certificazione pag. 160

8. Verifica dei costi e dei benefici della certificazione in alcune situazioni applicative

8.1 Progettare e costruire tra le classi energetiche pag. 163

8.2 Vantaggi economici: differenza tra costi e risparmi pag. 165

9. I benefici sulle emissioni a livello provinciale pag. 167

10. La costituzione di una commissione tecnica permanente pag. 168

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Parte Quinta Le nuove linee guida nazionali per l’efficienza energetica 1. Introduzione alla certificazione energetica pag. 171

2. Riferimenti normativi pag. 172

3. La normativa tecnica europea pag. 173

4. La normativa nazionale pag. 178

5. Le normative regionali pag. 190

6. Linee guida nazionali per la certificazione energetica pag. 194

7. Prestazione energetica degli edifici pag. 198

7.1 Analisi per gli edifici esistenti da “rilievo” pag. 199

7.2 Analisi per gli edifici in progetto pag. 200

7.3 La Valutazione del fabbisogno estivo pag. 200

8. Metodologia di classificazione degli edifici pag. 202

8.1 Rappresentazione delle prestazioni pag. 202

8.2 La classificazione energetica pag. 204

8.3 Climatizzazione invernale dell’edificio EPi pag. 205

8.4 Produzione di acqua calda sanitaria EPacs pag. 207

9. Il software DOCET pag. 208

10. La certificazione energetica pag. 213

10.1 I soggetti certificatori pag. 215

Parte Sesta Un’applicazione sperimentale: valutazione degli effetti del regolamento energetico di Arzignano. 1. Introduzione pag. 221

2. Le iniziative della Regione Veneto per l’edilizia sostenibile pag. 222

3. Efficienza energetica e sostenibilità nei reg. edilizi comunali pag. 224

3.1 Isolamento termico pag. 226

3.2 Utilizzo di fonti rinnovabili pag. 226

3.3 Utilizzo di tecnologie per l’efficienza energetica pag. 230

3.4 Orientamento ed ombreggiatura pag. 230

3.5 Materiali da costruzione locali e riciclabili pag. 231

3.6 Risparmio idrico e recupero acque meteoriche pag. 231

3.7 Analisi dei regolamenti edilizi pag. 232

3.8 Esperienze di quartieri sostenibili pag. 235

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4. Il Regolamento per l’edilizia sostenibile e il risparmio energetico

di Arzignano pag. 238

4.1 Modalità per ottenere gli incentivi pag. 241

4.2 Modalità per ottenere la certificazione pag. 243

4.3 I risultati ottenuti pag. 246

5. Caso studio pag. 247

5.1 Le prestazioni dell’edificio pag. 249

5.2 Analisi dei costi di costruzione pag. 250

5.3 Spesa annua per approvvigionamento energia pag. 252

5.4.La determinazione dell’incentivo comunale pag. 253

5.5 Il ritorno economico dell’investimento pag. 253

5.5.1 Analisi della convenienza economica pag. 255

Considerazioni conclusive pag. 263 Riferimenti Bibliografici pag. 269

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Introduzione.

La ricerca si occupa dell’esigenza, matura in Italia ed in Europa, di tradurre in un

sistema di norme e procedure tecniche aspetti della sostenibilità nell’edilizia e in

particolare dell’efficienza energetica degli edifici, vista con approccio complessivo e

sistematico.

La sostenibilità ambientale in edilizia coinvolge ambiti più ampi rispetto alla sola

efficienza energetica, anche se la prestazione energetica è parte fondamentale della

performance ambientale di un edificio.

La riduzione dei consumi di energia e di emissioni inquinanti sono gli obiettivi di

base della direttiva europea in materia di certificazione energetica degli edifici.

La certificazione energetica degli edifici non è un punto di arrivo al quale tendere

per documentare il rispetto di una norma, ma un punto di partenza, uno strumento

strategico-gestionale in grado di supportare le scelte progettuali in vista di un

miglioramento delle prestazioni energetiche complessive del sistema edilizio.

L'obiettivo è quello di ottimizzare la resa del sistema edificio-impianto, riducendo gli

sprechi ed elevando il livello di qualità dell'intero settore, a vantaggio non solo degli

utenti diretti ma anche degli organi di Governo e della società civile.

Il settore delle costruzioni rappresenta infatti il comparto produttivo in cui pesano,

in maniera sempre meno sopportabile dagli Stati, l’eccessivo consumo di elevate

quantità di energia prodotta, l’ingente produzione di agenti inquinanti e di rifiuti, e il

consumo indiscriminato di risorse naturali. D’altro canto tale settore è quello più

rilevante rispetto ad altri (industria, artigianato, professione) in termini economici,

occupazionali e sociali.

E’ chiaro quindi che intervenire in tale ambito significa anche produrre effetti

propulsivi immediati sull’intero sistema economico del nostro Paese.

Da tempo la Commissione Europea sollecita tutti gli Stati membri alla promozione

della sostenibilità negli interventi di trasformazione del territorio, anche in relazione

alla riduzione delle emissioni di CO2, incoraggiando l’inserimento di requisiti di

sostenibilità nelle procedure d’appalto oltre all’introduzione di incentivi fiscali.

Il concetto di sostenibilità delle costruzioni, caratterizzato da edifici a basso impatto

ambientale, con ridotti consumi di risorse non rinnovabili e limitati carichi

ambientali, ha un approccio progettuale di tipo integrato per il raggiungimento della

voluta performance dell’edificio.

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In pratica deve essere sviluppata ed individuata una capacità progettuale del

professionista con competenze di tipo urbanistico,architettonico ed impiantistico, al

fine di realizzare un edificio con tutte le caratteristiche richieste e necessarie,

guardando con particolare attenzione ai materiali da costruzione con un elevato

grado di qualità ambientale.

Tutto ciò mette in moto un processo di sviluppo del sistema economico che dovrà

essere innovato a tutti i livelli, con il coinvolgimento di imprese, professionisti,

produttori, università, centri di ricerca, istituti di credito ed assicurativo e, non

ultima, la pubblica amministrazione.

Nell’ ambito dell’Unione Europea dal mese di novembre 2009 si è acceso un intenso

dibattito tra Consiglio e Parlamento con l’intento di elaborare nuovi provvedimenti

indirizzati verso l’obbligo di “elevatissimi standard energetici” che potrebbero

diventare operativi per gli edifici pubblici dopo il 31 dicembre 2018 mentre per gli

altri edifici a partire dal 2021.

Sono all’esame del Parlamento italiano proposte di legge sul “Sistema casa qualità”;

se tali proposte entrassero in vigore si andrebbe ad operare nella giusta direzione

della sostenibilità ambientale.

Servono dunque politiche, azioni sistemiche e organiche coordinate dallo Stato,

dalle Regioni e soprattutto dalla amministrazioni locali per la promozione,

l’incentivazione e la regolazione della sostenibilità in edilizia.

In tale contesto, la presente ricerca si prefigge di evidenziare i risultati e le

potenzialità in termini economici che si possono avere con le politiche sul risparmio

energetico.

Le prime due parti, attraverso la ricognizione e analisi di alcuni strumenti messi in

atto a livello europeo e nazionale per il raggiungimento degli obiettivi nel quadro

del protocollo di Kyoto, approfondiscono il rapporto che lega la valutazione della

sostenibilità ambientale con la certificazione energetica, mettendo in rilievo alcuni

obiettivi comuni e limiti.

In particolare viene analizzato un framework valutativo per la certificazione

ambientale, quello del Protocollo Itaca 2009, predisposto dalla Conferenza delle

regioni e delle province autonome italiane, riconoscendone i riferimenti

internazionali e approfondendone le strategie, le specificità, gli ambiti di

applicazione e il sistema di valutazione per aree con i relativi criteri e pesi del

benchmark. A questo proposito vengono evidenziate alcune iniziative intraprese

dalle singole regioni italiane nell’intento di disciplinare l’edilizia sostenibile.

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La terza e quarta parte hanno un carattere maggiormente analitico, di

approfondimento di due sistemi innovativi per la valutazione della certificazione

energetica degli edifici, il primo promosso e avviato dalla Provincia Autonoma di

Bolzano con L’Agenzia CasaClima e il secondo proposto dalla Provincia di Vicenza,

attraverso la società Vi.Energia, denominato Eco.Domus.

Vengono esaminati i rispettivi campi di applicazione e competenza, i sistemi di

valutazione e classificazione, l’esperienza maturata e gli strumenti di certificazione

e controllo messi a disposizione.

La quinta parte analizza il panorama normativo che disciplina il rilascio dell’attestato

di certificazione energetica, alla luce delle recenti disposizioni contenute nelle linee

guida del luglio 2009, mettendo in evidenza una serie di nodi critici di rilevanza

valutativa.

A questo proposito viene illustrato come le regioni italiane abbiano legiferato in

maniera autonoma e differente sul tema dell’innovazione energetica in edilizia.

L’applicazione del nuovo sistema di classificazione degli edifici, delineato dalle

nuove linee guida nazionali, pone in essere una serie di problematiche e al

momento può essere attuato solo in parte. Sono stati portati alla luce alcuni fattori

critici nell’applicazione del nuovo sistema che per essere attuato necessita

dell’emanazione di ulteriori decreti attuativi.

La sesta parte, infine, si propone di verificare l’applicazione sul campo del modello

valutativo nella realizzazione di un edificio residenziale ad alta efficienza energetica.

L’edificio in parola, situato nel Comune di Arzignano, è stato scelto in quanto in tale

comune si sta sperimentando un recente regolamento energetico.

In questa parte vengono approfonditi i nuovi sistemi approntati dalle regioni e da

alcuni comuni per incentivare la produzione di edifici ad elevata efficienza

energetica.

Con questa applicazione valutativa è stato possibile verificare la convenienza

economica dell’investimento, attraverso un’analisi finanziaria, anche acquisendo

elementi utili a testare l’efficacia degli incentivi comunali deliberati

dall’Amministrazione Comunale di Arzignano.

E’ da segnalare che la classificazione CasaClima utilizzata per identificare la classe A

dell’edificio oggetto dell’applicazione valutativa, è quella che in questo momento più

si avvicina ai criteri delineati dalle linee guida nazionali.

Nella ricerca si è voluto approfondire, testare, valutare metodi e incentivi che

possono essere messi in atto per orientare gli operatori e gli utenti verso scelte

decisionali volte alla realizzazione di edifici a basso consumo di energia.

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Parte Prima

La promozione dello sviluppo sostenibile

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1. La qualità urbana.

II tema della qualità urbana è stato molto dibattuto nell'ultimo ventennio. A fronte di

uno sviluppo urbano che ha puntato molto, se non tutto, su parametri quantitativi,

per rispondere ad una crescente domanda di abitazioni, aree fabbricabili, infrastrutture

e servizi, si è trascurata la riflessione sui parametri di qualità, la quale inizia invece

negli anni '80, contrapponendo alla crescita l'idea della riqualificazione urbana.

La qualità è il punto di congiunzione tra mente e ambiente, i mezzi per ottenerla in

modo naturale si dividono in due diversi tipi di operazione: da una parte cambiare

la forma della città, dall’altra cambiare gli atteggiamenti mentali. I progettisti si

sono concentrati sulla prima, elaborando una lunga lista dei modi di attuazione1.

Parlare di qualità significa individuare in maniera "scientifica" modelli di riferimento per

progettare spazi urbani vivibili, attraenti, sicuri; a tal proposito esistono, pur fra diversi

orientamenti disciplinari, linee convergenti che valorizzano i risultati conseguibili e ne

convalidano gli approcci.

Troppo spesso nello sviluppo delle nostre città si è costruito frettolosamente

guardando esclusivamente al numero di alloggi, rispondendo ad esigenze

quantitative con progettazioni seriali e standardizzate che hanno contribuito al

degrado dei quartieri.

Non si è tenuto conto del come costruire, si sono utilizzati materiali di scarso

pregio e con caratteristiche progettuali scarsamente evolute in contesti privi di

infrastrutture idonee ad incentivare la socializzazione, creando interi quartieri

dormitorio senza identità.

Si parla oggi di standard qualitativi in alternativa, o meglio a complemento, degli

standard urbanistici del DM 1444/68, i quali fino ad ora hanno regolato

l’organizzazione e la costruzione delle aree urbanizzate nelle città.

I limiti della loro applicazione consistono nel fatto che vengono presi in considerazione

pochi parametri (un numero fisso di metri quadri abitante ed il raggio d'influenza), e

nella scarsa flessibilità rispetto alle esigenze di una società in continua evoluzione.

La qualità urbana non è proporzionale ai metri quadrati disponibili per attrezzature

e servizi, ma nasce dalle relazioni che si instaurano tra l'ambiente ed i "cittadini-

utenti".

1Kevin Lynch, Progettare la città, la qualità della forma urbana, Etaslibri- RCS, Milano, 1990 p.148.

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Ha ormai perso vitalità tutta quella serie di relazioni legate alla dimensione locale:

il vicinato, il quartiere, la parrocchia, il paese.

Queste evoluzioni nei rapporti sociali portano alla perdita della vitalità dei quartieri

che non riescono più ad essere il mezzo di interrelazione e socializzazione tra gli

abitanti, portando indubbiamente ad un progressivo abbandono delle relazioni

nel quartiere con la conseguente perdita di attrattività della città e la nascita dei

non luoghi, spesso citati da Marc Augè.

La politica dello sviluppo urbano dovrebbe mirare a: “Foggiare gli strumenti

corrispondenti alle funzioni della vita – abitare, lavorare, coltivare il corpo e lo

spirito, alle quali è possibile assegnare un fine elevato ma non inattingibile: la

gioia di vivere”2.

Bisogna rigenerare il modo di costruire la città nel territorio nel rispetto delle

risorse naturali, delle strutture architettoniche di identità del luogo e delle risorse

umane.

Vivere in un contesto degradato con presenza di tensioni sociali può creare sintomi

di disturbo nel pensiero degli abitanti, come è dimostrato da numerosi studi di

sociologia urbana.

Verso il miglioramento della qualità urbana e dello sviluppo sostenibile, si stanno

indirizzando molte iniziative per lo sviluppo urbano.

2. Lo sviluppo urbano sostenibile.

Il messaggio comune che arriva da tutto il mondo è che lo sviluppo deve rispondere a

criteri di sostenibilità, dunque gli stili di vita, di produzione e di consumo devono trovare

un maggior orientamento verso la conservazione delle risorse e la diminuzione delle fonti

di inquinamento.

Il grande ecosistema Terra deve essere in grado di restare in equilibrio: da un lato deve

integrare e riprodurre le risorse prelevate dall’uomo e dall’altro deve essere in grado di

assorbire le conseguenze dell’inquinamento.

Un ambiente inquinato può determinare conseguenze alla salute della popolazione,

riducendo il livello della qualità della vita; le nostre città sono oramai prossime al collasso,

lo dimostrano le sempre più frequenti “giornate senza auto” promosse dalle

amministrazioni comunali per far fronte all’inquinamento causato dalle polveri sottili.

2 Le Corbusier, Manière de penser l’urbanisme, Editions Gonthier, Paris 1963 – Maniera di pensare l’urbanistica, Edizioni Laterza, Roma, 1981, p.43.

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A livello internazionale sono state intraprese varie iniziative che hanno attivato politiche a

favore dell’ambiente, come ad esempio l’Agenda 21 a seguito della conferenza delle

Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro del 1992, il trattato sul clima con

relativo protocollo di Kyoto del 1997, la conferenza di Johannesburg del 2002, solo per

citarne alcune che hanno determinato specifici impegni da parte dei paesi intervenuti.

A seguito della conferenza di Rio de Janeiro, affinché l’Europa risponda positivamente alla

sfida dello sviluppo sostenibile, viene organizzata nel 1994 la Conferenza di Aalborg (nel

cui ambito nasce la Campagna europea città sostenibili), la Conferenza di Lisbona del

1996 e quelle di Hannover e l’Aja del 2000 (dalle quali emergono le divergenze rispetto

agli orientamenti degli Stati Uniti).

Solo dal 2009, con l’amministrazione Obama, inizia un nuovo percorso statunitense verso

la messa in atto di azioni di contrasto del cambiamento climatico con politiche di riduzione

delle emissioni in atmosfera e dai connotati non soltanto ambientali.

Le questioni dell’energia e dell’ambiente e quelle del cambiamento climatico hanno

acquisito nuovi caratteri e ulteriore rilievo nel quadro dell’attuale crisi economica.

La constatazione che la depressione dell’attività economica renda meno pressanti i

vincoli legati all’uso delle risorse energetiche e al loro impatto ambientale si

accompagna infatti agli interrogativi sulle azioni più opportune che dovrebbero

essere intraprese per mitigare gli effetti della crisi ed avviare un percorso per il suo

superamento.

A tal proposito tutt’oggi le tecnologie dell’energia sono un punto di riferimento in un

mondo in cui l’innovazione ha un ruolo sempre maggiore nella creazione di

benessere. La sostenibilità dello sviluppo associa all’esigenza della salvaguardia del

pianeta l’obiettivo della crescita. Ma come rispondere alla sfida di una domanda

sempre crescente di energia? L’efficienza negli usi finali dell’energia, nel

residenziale, nei trasporti e nell’industria forse è la risposta più efficace. Altrettanto

lo è un buon mix energetico. Occorre diminuire la nostra dipendenza dell’estero,

differenziare le fonti attraverso nucleare e rinnovabili, aumentare la sicurezza degli

approvvigionamenti; per tutto ciò il mix delle fonti è decisivo, ma per diminuire i

costi, introdurre l’innovazione, abbassare i consumi e le emissioni, l’efficienza

energetica è lo strumento decisamente più importante.

Nel prefigurare interventi per il rilancio dell’economia, si è fatta strada l’idea che la

concentrazione degli sforzi di investimento nei processi e nelle tecnologie mirate ad

un uso più razionale dell’energia e allo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili

(clean energy technologies) potrebbe funzionare da volano per la ripresa economica

garantendo, al tempo stesso, la piena coerenza con i vincoli energetici e ambientali.

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Tuttavia la possibilità di dare forma e attuazione concreta ad un’ uscita dalla crisi

attraverso una sorta di “green new deal” risulta, cosa ben più complessa ed è in

questa prospettiva che il dibattito più recente si è andato sviluppando. La struttura

dell’offerta come della domanda di energia, e il modo in cui il rapporto tra le due è

capace di influenzare gli scenari delle emissioni, costituiscono un primo rilevante

punto di attenzione. In ogni caso è la risposta che la ricerca può offrire alla

correzione dei maggiori squilibri del sistema energetico a rappresentare -

assicurando il minor impatto ambientale - il termine ultimo di riferimento per le

azioni da intraprendere, rendendo perciò decisivo il modo in cui il percorso di

sviluppo e diffusione delle tecnologie energetiche viene impostato ed avviato.

Quindi lo sviluppo sostenibile deve essere caratterizzato da una produzione di beni e

servizi tale da conservare l’ambiente, non scaricando su questo i vari prodotti di rifiuto. Più

precisamente lo sviluppo sostenibile tende a conservare, a usare bene l’energia

consumata dal sistema dei trasporti, dal sistema produttivo e da quello insediativo ed a

garantire il riciclo dei prodotti di rifiuto3.

Il diagramma a triangolo equilatero (fig. 1) esprime graficamente la nozione di

sviluppo sostenibile (Giaoutzi e NijKamp, 1993).

Da una lettura dello stesso si scorgono le possibilità di raggiungere un solo obiettivo

sui vertici, due obiettivi sui lati o tre obiettivi all’interno del triangolo.

Fig. 1 - Il triangolo di Giaoutzi e Nijkamp ,1993 rappresentazione grafica della nozione di sviluppo sostenibile

3 L. Fusco Girard – P. Nijkamp, Le valutazioni per lo sviluppo sostenibile della città e del territorio, Franco Angeli, Milano, 1997, p. 23.

Dimensione Economica (efficienza, crescita, stabilità)

Dimensione Sociale (povertà, equità

intergenerazionale, cultura)

Dimensione Ecologica (biodiversità, resilienza,

inquinamento e risorse naturali

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Il grafico evidenzia tre diversi approcci:

- economico, interessato alla crescita e al raggiungimento della massima efficienza

mediante il ricorso a innovazioni tecnologiche senza compromettere l’occupazione

oppure l’afflusso di ricchezza alla comunità;

- sociologico, orientato all’equità sociale e culturale per la stabilità del sistema e per

creare possibilità di confronto, partecipazione e dialogo con rispetto delle identità della

comunità;

- ambientalista, orientato alla tutela dell’ecosistema naturale e alla qualità dello stesso,

evitandone la contaminazione con i prodotti di rifiuto.

Gli orientamenti della politica di sostenibilità si ispirano a tre criteri di fondo:

- la progressiva dematerializzazione del sistema economico, cioè la riduzione delle

quantità di risorse naturali, rinnovabili e non rinnovabili, utilizzate per

alimentare l'apparato produttivo e i modelli di consumo attuale;

- la diminuzione dei rischi connessi a specifiche forme di inquinamento o degrado

ambientale, superando la logica dell'emergenza e riportando la preoccupazione

ambientale nell'ambito delle scelte strategiche già nelle prime fasi della

programmazione;

- la partecipazione consapevole di tutti gli attori coinvolti nella programmazione e

nella attuazione dei processi in corso.

In tale contesto, assumono carattere prioritario i seguenti obiettivi:

- Cambiamenti climatici: ridurre le emissioni inquinanti in linea con gli andamenti

concordati in sede europea in un quadro di misure che tenga conto delle

specificità nazionali e della complessiva competitività del sistema economico;

- Ambiente, salute e qualità della vita: migliorare il livello di qualità della vita e di

benessere sociale riducendo i livelli d'inquinamento, garantire la sicurezza

alimentare e rendere sicure le attività produttive con particolare riguardo nei

confronti della produzione e dell'utilizzo delle sostanze chimiche;

- Natura e biodiversità: tutelare, conservare, ripristinare e sviluppare il

funzionamento dei sistemi naturali, degli habitat naturali e della flora e fauna

selvatiche;

- Gestione delle risorse naturali e rifiuti: garantire una migliore efficienza delle

risorse, una migliore gestione dei rifiuti e determinare il passaggio a modelli di

produzione e di consumo più sostenibili;

- Sistema dei trasporti e uso del territorio: fronteggiare il traffico e i livelli di

congestione, rumore e inquinamento crescenti attraverso politiche sostenibili,

22

promuovere l'impiego di modalità di trasporto più sostenibili e rispettose

dell'ambiente, e l'introduzione di forme di telelavoro. Intervenire sui problemi

legati al trasporto di sostanze pericolose via mare.

Il raggiungimento di tali obiettivi impone una attenta revisione sul fronte dei

processi amministrativi, di governo dell'ambiente e del sistema economico-sociale, i

quali oggi indirizzano gli apparati produttivi, i modelli di consumo e i sistemi di

ripartizione della ricchezza, secondo modalità ormai inadeguate4.

Nel 1999 la Commissione Europea, coadiuvata da un gruppo di esperti sull’ambiente

urbano, ha lanciato l’iniziativa “Towards a Local Sustainable Profile – European Common

Indicators”, con l’obiettivo di costruire un set di indicatori mediante il quale valutare la

sostenibilità delle politiche per lo sviluppo urbano intraprese a livello locale.

Cinquanta Amministrazioni hanno quindi identificato in modo concertato 10 indicatori di

sostenibilità urbana che riflettono le interazioni tra aspetti ambientali, sociali ed economici,

con particolare attenzione per la qualità della vita di coloro che abitano le città; tali

indicatori sono stati definiti nel rispetto di 6 fondamentali principi di sostenibilità5.

Principi di sostenibilità alla base della selezione degli indicatori

1. Uguaglianza ed inclusione sociale (accesso a servizi di base adeguati ed

economici per tutti);

2. Partecipazione e democrazia (partecipazione di tutti i settori della Comunità locale

ai processi decisionali);

3. Relazione tra la dimensione locale e quella globale (soddisfazione dei bisogni a

livello locale o comunque in maniera più sostenibile);

4. Economia locale (promozione dell’occupazione e dell’impresa secondo modalità che

minaccino in misura minimale le risorse naturali e l’ambiente);

5. Protezione ambientale ( approccio ecosistemico; minimizzazione dell’uso delle

risorse naturali, del territorio, della produzione dei rifiuti e di sostanze inquinanti;

accrescimento della biodiversita);

6. Patrimonio culturale, qualità dell’ambiente costruito (protezione, conservazione

e recupero di valori storici, culturali ed architettonici; accrescimento e salvaguardia

della bellezza e funzionalità di spazi ed edifici).

4 Ministero dell’Ambiente, Strategie d’azione ambientali per lo sviluppo sostenibile in Italia,2003 – www.miniambiente.it. 5 S.Pareglio (a cura di), Guida europea all’Agenda 21 Locale, Regione Lombardia, 2004, p.103 - www.regione.lombardia.it;

23

Si sono così determinati 10 indicatori comuni europei (ICE) che racchiudono al loro interno

alcuni dei più importanti aspetti della vita in ambito urbano locale (uguaglianza ed

inclusione sociale, partecipazione ai processi decisionali, relazione tra la dimensione locale

e quella globale, sviluppo sostenibile dell’imprenditoria e promozione dell’occupazione,

protezione ambientale e valorizzazione del patrimonio culturale).

Indicatori Comuni Europei

Principio numero n° Indicatore

1 2 3 4 5 6

Soddisfazione dei cittadini con riferimento alla comunità locale ● ● ● ● ●

1 Soddisfazione dei cittadini ( in genere e con riferimento a specifiche caratteristiche del Comune di appartenenza) Contributo locale al cambiamento climatico globale ● ● ● ●

2 Emissioni di CO2 equivalente (valori assoluti e variazioni nel tempo).

Mobilità locale e trasporto passeggeri ● ● ● ● ● 3 Numero spostamenti, tempo e modo di trasporto impiegato, distanze percorse

Accessibilità delle aree verdi e dei servizi locali ● ● ● ● 4

Distanza dei cittadini rispetto ad aree verdi (parchi, giardini, spazi aperti, attrezzature, verde privato fruibile…) e ai servizi di base 8sanitari, trasporto, istruzione, alimentari, …) Qualità dell’aria locale ● ● ● 5 Numero di superamento del valore limite. Esistenza ed attuazione dei piani di risanamento

Spostamenti casa – scuola bambini ● ● ● ● 6 Modalità di trasporto utilizzate dai bambini per spostarsi tra casa e scuola e viceversa Gestione sostenibile dell’autorità locale e delle imprese locali ● ● ●

7 Quota di organizzazioni pubbliche e private che abbiano adottato e facciano uso di procedure per una gestione ambientale e sociale Inquinamento acustico ● ● ●

8 Porzione della popolazione esposta, nel lungo periodo, ad elevati livelli di rumore o livelli di rumore in aree definite; Esistenza ed attuazione dei piani di risanamento Uso sostenibile del territorio ● ● ● ●

9 Superfici artificializzate, terreni abbandonati o contaminati; Intensità d’uso; Nuovo sviluppo; Ripristino terriorio Prodotti sostenibili ● ● ● ●

10 Consumi locali di prodotti dotati di ecolabel, o certificati come biologici o energicamente efficienti o provenienti da gestione forestale sostenibile o dal commercio equo e solidale; offerta di tali prodotti sul mercato locale

● Indica la corrispondenza tra l’indicatore e i principi ai quali si ispira.

E’ stato interessante analizzare i principi e gli indicatori comuni europei messi in campo

nei programmi “verso un profilo di sostenibilità locale” in quanto gli stessi potrebbero

24

trovare applicazione o essere utilizzati come linea guida nella predisposizione di

programmi orientati alla sostenibilità ambientale, alla bioarchitettura o alla

sperimentazione nella ricerca di qualità .

In ogni caso si ritiene che le future politiche per la sostenibilità urbana, sia a livello

europeo, sia a livello nazionale che locale, dovrebbero riguardare in via prioritaria6:

- la mobilità urbana sostenibile;

- la riqualificazione urbana;

- l’uso del territorio;

- l’edilizia sostenibile.

Gli indicatori da mettere in atto dipendono dalle caratteristiche sociali, economiche,

ambientali proprie dei luoghi in cui si deve intervenire, quindi non è possibile definire a

priori una lista di indicatori universalmente valida per tutte le realtà.

La scelta degli indicatori dovrebbe essere fatta con il coinvolgimento di tutti gli

stakeholders7 locali, gli unici in grado di riconoscere ed evidenziare le priorità di indagine

su cui dovrebbero concentrarsi le politiche di sviluppo messe in atto.

Il concetto di sviluppo sostenibile, definito originariamente nel Rapporto Brundtland, ha

subito, negli anni recenti, un’evoluzione interpretativa, che ha portato a concepire la

sostenibilità come il risultato di una serie di azioni sinergiche e complesse, le quali fanno

riferimento all’ambito economico, a quello sociale e a quello ambientale. In estrema

sintesi si possono identificare alcuni fattori caratterizzanti di tali azioni: la consapevolezza

dell’interconnesione tra parametri fisici e variabili socio-economiche, che si traduce con la

possibilità di raggiungere obiettivi di sviluppo economico analoghi a quelli attuali, con

strategie produttive alternative, basate su un minore consumo di risorse materiche ed

energetiche.

6 S.Pareglio (a cura di), Guida europea all’Agenda 21 Locale, la sostenibilità ambientale: linee guida per l’azione locale, Regione Lombardia, 2004, p. 104; 7 Gli stakeholders sono “ i detentori di interessi locali “, cioè coloro che vivono il territorio in qualità di residenti o di esercenti di attività sociali, economiche e culturali , in altre parole, tutti coloro, che qualunque titolo, hanno qualcosa a che fare con l’attività di programmazione o oggetto di valutazione – definizione in parte estrapolata dal glossario della ricerca valutativa di C. Bezzi, 2005, p. 53 - disponibile in rete al sito: www.valutazione.it;

25

3. Kyoto tra minaccia e sfida.

I cambiamenti climatici sono una delle principali minacce a livello ambientale,

sociale ed economico che affliggono il nostro pianeta. Nel XX secolo la temperatura

superficiale media della Terra è aumentata di circa 0,6 °C. È ormai dimostrato che

gran parte del riscaldamento del pianeta registrato negli ultimi 50 anni è attribuibile

alle attività umane. I combustibili fossili, utilizzati per produrre energia e per i

trasporti, sono i principali imputati, perché emettono in atmosfera gas che

surriscaldano la superficie terrestre come il biossido di carbonio (CO2).

Concentrazione di CO2 in atm (ppmv)

Fonte: Climate Change, Copenaghen 10-12 marzo 2009

Se aumenta la temperatura, aumenta anche il livello dei mari, perché le calotte

polari si sciolgono; l’innalzamento del livello dei mari mette in pericolo le zone

costiere e le isole di piccole dimensioni. Inoltre I cambiamenti climatici rendono il

clima più instabile, con un aumento di precipitazioni forti e dei periodi di siccità che

portano con sé inondazioni e carenza idrica.

Temperatura atmosferica (°C)

Fonte: Climate Change, Copenaghen 10-12 marzo 2009

26

Alcune malattie come la malaria si diffonderanno in nuove zone, alcune specie

animali, incapaci di stare al passo con la velocità dei cambiamenti, si

estingueranno. Cambieranno anche i modelli di produzione agricola; in alcune parti

del mondo la sussistenza e la sopravvivenza stessa di intere comunità saranno

messe a repentaglio. In altre regioni l’ambiente naturale e l’utilizzo che ne viene

fatto potrebbero mutare radicalmente. Alcuni di questi impatti sono già irreversibili.

Innalzamento del livello del mare

Fonte: Climate Change, Copenaghen 10-12 marzo 2009

Il protocollo di Kyoto è stato adottato nel 1997: firmandolo, tutti i paesi

industrializzati si sono impegnati a ridurre del 5,2 %, in media, le proprie emissioni

di gas responsabili dell’effetto serra tra il 1990 ed il 2012. I 15 paesi che all’epoca

componevano l’UE sono andati ancora più in là, impegnandosi collettivamente a

ridurre le proprie emissioni dell’8 %. Il protocollo ha inoltre introdotto dei

meccanismi flessibili basati sul mercato, fra cui lo scambio dei diritti d’emissione,

per aiutare i paesi industrializzati a raggiungere l’obiettivo sostenendo meno spese,

nonché per incoraggiare gli investimenti in progetti a energia pulita nei paesi in via

di sviluppo e nelle economie in transizione.

Benché gli Stati Uniti non abbiano subito ratificato il protocollo e non abbiano

tempestivamente contribuito al raggiungimento dei suoi obiettivi, l’UE ha continuato

a portare avanti misure concrete per raggiungerlo, tenendo conto dei livelli di

sviluppo economico e industriale di ciascuno Stato membro. La maggior parte dei

paesi che hanno aderito all’UE nel 2004 aveva negoziato obiettivi individuali nel

quadro del protocollo di Kyoto, prima della loro adesione all’UE8.

8 Commissione Europea, la lotta ai cambiamenti climatici, L’UE apre la strada. Serie Europa in movimento, 2008. Disponibile in rete www.ec.europa.eu/publications;

27

Riduzione della calotta di ghiaccio in Groenlandia (1978-2008)

Fonte: Climate Change, Copenaghen 10-12 marzo 2009

Alcune proiezioni tendenziali dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE, world

Energy Outlook 2008, scenario tendenziale) formulate nella prima metà del 2008,

prima che la crisi iniziasse a manifestare i suoi effetti sull’economia mondiale,

dimostrano come in assenza di incisivi interventi di politica energetica e ambientale,

con la crescita della domanda di energia e di carbone dovuta ad economie

emergenti quali Cina e India, si arriverebbe ad un incremento delle emissioni di gas

serra con conseguenti ripercussioni sull’ ecosistema globale.

Nel corso del Congresso Climate Change: Global Risks, Challenger and Decision,

tenutosi a Copenaghen il 10-12 marzo 2009 è stata presentata una sintesi

aggiornata sulle principali attività di ricerca sulla scienza del clima, sugli impatti

sulla società e l'ambiente, e sugli strumenti e gli approcci disponibili per far fronte

alla sfida climatica.

Emissioni di gas serra per area geografica nello scenario tendenziale dell’AIE

28

Una novità del 2009 è costituita dalla nuova politica americana in aperta cesura

rispetto alla precedente amministrazione: la nuova amministrazione attribuisce alle

azioni di contrasto del cambiamento climatico connotati non soltanto ambientali ma

di natura economica e di sicurezza nazionale tra cui la creazione di stimoli per la

ripresa, la lotta alla disoccupazione e la riduzione della dipendenza energetica

dall’estero.

4. Il contributo della politica energetica europea

Le emissioni di gas responsabili dell’effetto serra provengono in gran parte

dall’utilizzo e dalla produzione di energia: ecco perché la politica energetica è

essenziale per raggiungere gli obiettivi in materia di lotta al cambiamento climatico.

Agire congiuntamente nel settore dell’energia non rappresenta una novità: da molti

anni l’UE dispone infatti di un quadro strategico comune in materia.

Anche una risposta comunitaria congiunta a una crisi energetica non sarebbe una

novità: a tale proposito, in seguito alla crisi di approvvigionamento dei primi anni

1970, l’UE si è dotata di una politica coordinata per quanto riguarda le riserve

strategiche di petrolio greggio e di prodotti petroliferi.

Elementi chiave della politica Energetica Europea

DIRETTIVA 2002/91/CEnota come

EPBDEnergy Performance Building

Directive

Una maggiore efficienza dei marcati dell’energia e del gas

La diversificazione

Una politica ambiziosa a favore delle energie rinnovabili

Il risparmio energetico

La cooperazione internazionale

La Commissione europea ha incaricato il CEN di produrre tutti i documenti (norme) necessari per l’attuazione della Direttiva 2002/91/CE.

29

E’ facile capire che la necessità di ridurre le emissioni di CO2 e il contesto di prezzi

energetici alti possano rappresentare due potenti driver per l’avvio di una politica di

riduzione dei consumi.

Di fronte agli avvertimenti sempre più pressanti lanciati degli scienziati sugli effetti

del cambiamento climatico, l’UE ha riconosciuto la necessità urgente di raccogliere

una serie di temi in un’unica politica integrata in materia di clima e di energia per

l’Europa.

Tale politica punta ad assicurare la competitività, la sostenibilità e la sicurezza degli

approvvigionamenti energetici nonché la loro integrazione con pratiche ambientali

ottimali al fine di ridurre le emissioni di CO2 e di altri gas responsabili dell’effetto

serra.

Gli elementi chiave della politica energetica dell’UE, come rappresentato nello

schema nella pagina precedente, sono i seguenti:

• una maggiore efficacia dei mercati dell’energia e del gas;

• la diversificazione;

• una politica ambiziosa a favore delle energie rinnovabili;

• il risparmio energetico;

• la cooperazione internazionale.

L'aumento del rendimento energetico occupa un posto di rilievo nel complesso delle

misure e degli interventi necessari per conformarsi al protocollo di Kyoto e

dovrebbe far parte integrante anche dei pacchetti di proposte volte ad assolvere

agli impegni assunti in altre sedi.

La gestione del fabbisogno energetico è un importante strumento che consente alla

Comunità di influenzare il mercato mondiale dell'energia e quindi la sicurezza degli

approvvigionamenti nel medio e lungo termine.

Nelle conclusioni del 30 maggio 2000 e del 5 dicembre 2000 il Consiglio ha

approvato il piano d'azione della Commissione sull'efficienza energetica ed ha

richiesto interventi specifici nel settore dell'edilizia.

Come si vedrà più avanti l'energia impiegata nel settore residenziale e terziario,

composto per la maggior parte di edifici, rappresenta oltre il 40 % del consumo

finale di energia dell’Unione Europea.

Essendo questo un settore in espansione, i suoi consumi di energia e quindi le sue

emissioni di biossido di carbonio sono destinati ad aumentare.

Già con la direttiva 93/76/CEE del Consiglio, del 13 settembre 1993, intesa a

limitare le emissioni di biossido di carbonio migliorando l'efficienza energetica

(SAVE), veniva imposto agli Stati membri di elaborare, attuare e comunicare i

30

programmi per il rendimento energetico nel settore dell'edilizia, iniziando a produrre

notevoli benefici. Si è avvertito tuttavia l'esigenza di uno strumento giuridico

complementare che sancisca interventi più concreti al fine di realizzare il grande

potenziale di risparmio energetico tuttora inattuato e di ridurre l'ampio divario tra le

risultanze dei diversi Stati membri in questo settore.

Negli ultimi anni si è osservata una crescente proliferazione degli impianti di

condizionamento dell'aria nei paesi del sud dell'Europa.

Ciò pone gravi problemi di carico massimo, che comportano un aumento del costo

dell'energia elettrica e uno squilibrio del bilancio energetico di tali paesi.

Dovrebbe essere accordata priorità alle strategie che contribuiscono a migliorare il

rendimento termico degli edifici nel periodo estivo.

Concretamente, occorrerebbe sviluppare maggiormente le tecniche di

raffreddamento passivo, soprattutto quelle che contribuiscono a migliorare le

condizioni climatiche interne e il microclima intorno agli edifici.

Secondo i principi della sussidiarietà e della proporzionalità di cui all'articolo 5 del

trattato, i principi generali e gli obiettivi della disciplina in materia di rendimento

energetico devono essere fissati a livello comunitario, mentre le modalità di

attuazione restano di competenza degli Stati membri, cosicché ciascuno di essi

possa predisporre il regime che meglio si adatta alle sue specificità.

Per quanto riguarda il risparmio energetico nel settore edile, il parlamento Europeo

con l’emanazione della Direttiva 2002/091/CE del 16 dicembre 2002 nota come

EPBD - Energy Performance Building Directive si è posto l’obiettivo di promuovere il

rendimento energetico degli edifici nell’Unione, tenendo conto delle condizioni locali

e climatiche esterne, nonché delle prescrizioni per quanto riguarda il clima degli

ambienti interni e l’efficacia sotto il profilo dei costi.

La direttiva EPBD, ritenuta da molti il più importante strumento legislativo

comunitario in fatto di efficienza energetica, non è una azione isolata ma si colloca

all’interno di una strategia che si è sviluppata a partire dal 2000.

La citata direttiva si limita al minimo richiesto e non va al di là di quanto necessario

per il raggiungimento di tali obiettivi.

I cambiamenti climatici e il surriscaldamento del nostro pianeta saranno oggetto

della Conferenza dell’Onu sul cambiamento climatico che si svolgerà a Copenaghen

nella seconda metà di dicembre 2009. Della questione si sta interessando il

Parlamento Europeo, con una propria delegazione che parteciperà ai lavori durante

i quali si discuterà delle sorti del pianeta cercando di trovare soluzioni al problema

del surriscaldamento globale.

31

4.1 La politica europea sul clima

Ai sensi dell'articolo 6 del trattato, le esigenze connesse con la tutela dell'ambiente

devono essere integrate nella definizione e nell'attuazione delle politiche e azioni

comunitarie.

Le risorse naturali, alla cui utilizzazione accorta e razionale fa riferimento l'articolo

174 del trattato, comprendono i prodotti petroliferi, il gas naturale e i combustibili

solidi, che pur costituendo fonti essenziali di energia sono anche le principali

sorgenti delle emissioni di biossido di carbonio (CO2).

Il programma che mira ad aiutare l’UE ed i suoi Stati membri a raggiungere i propri

obiettivi nel quadro del protocollo di Kyoto si intitola «Programma europeo per il

cambiamento climatico» (ECCP).

Gestito dalla Commissione europea, il programma ha finora consentito l’attuazione

di circa 40 strategie e misure a livello europeo.

Le misure comunitarie, che completano le azioni intraprese da ciascuno Stato

membro a livello nazionale, comprendono norme energetiche sugli edifici; includono

anche regolamenti volti a limitare l’uso di alcuni gas industriali che contribuiscono in

maniera decisiva al riscaldamento climatico.

Finora il sistema comunitario di scambi di quote d’emissione di gas responsabili

dell’effetto serra rappresenta la misura più importante introdotta dal programma

ECCP.

L’UE è riuscita a spezzare il legame tra crescita economica ed emissioni di gas

responsabili dell’effetto serra: infatti tra l’anno di base 1990 e il 2006, nel pieno di

una crescita economica nell’UE, le emissioni globali dei suoi 27 Stati membri sono

diminuite del 10,8 %.

Per quanto riguarda i 15 Stati membri «più anziani» (UE-15), tale ribasso è stato

pari al 2,7 %. Si tratta di cifre incoraggianti, ma bisogna fare ben di più per

raggiungere l’obiettivo UE-15 di una riduzione dell’8 % entro il 2012.

Le ultime proiezioni indicano che tale obiettivo può essere raggiunto a condizione

che i paesi dell’UE attuino veramente tutte le azioni previste9.

9 Commissione Europea, la lotta ai cambiamenti climatici, L’UE apre la strada. Serie Europa in movimento, 2008. Disponibile in rete www.ec.europa.eu/publications;

32

Emissioni di gas responsabili dell’effetto serra per persona nei paesi dell’UE, 1990 e 2006

33

4.2 Un meccanismo innovativo europeo

Il sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE (UE-ETS “Emission Trading

System”), introdotto nel gennaio 2005, rappresenta la pietra angolare della

strategia dell’UE per la lotta al cambiamento climatico. Si tratta del primo sistema

internazionale di scambio di quote per le emissioni di CO2 e ha fatto scuola nel

mondo intero.

Lo scambio delle quote di emissione consente una riduzione dei costi per la

riduzione delle emissioni.

L’impianto del nuovo sistema proposto dalla Commissione si fonda su una

distribuzione del target europeo (riduzione del 20% delle emissioni entro il 2020

rispetto a quelle del 1990) tra settori ETS (trasporti, industria non energivora,

settore civile e agricoltura) e settori non-ETS (termoelettrico e industrie

energivore), effettuata a livello comunitario.

Per i settori non ETS il sistema prevede una ripartizione degli sforzi tra gli Stati

membri secondo regole di allocazione ispirate ai principi di equità e solidarietà; ogni

stato membro è libero di scegliere le più idonee politiche e misure nazionali da

adottare per conseguire i rispettivi target.

Per i settori ETS è previsto un sistema di commercio di emissioni a livello europeo

basato sul principio del “cape and trade”. Questo è stato suddiviso in due fasi di

attuazione: una prima fase, a carattere sperimentale, basata sull’allocazione dei

tetti emissivi a livello nazionale nel periodo 2005-2012; una seconda fase gestita a

livello europeo dopo il 2012.

Un passo fondamentale di questo percorso è stato segnato dall’accordo politico

raggiunto in occasione del Consiglio europeo del 8 e 9 marzo 2007, quando sono

stati decisi obiettivi precisi in merito alla riduzione delle emissioni di gas serra, della

promozione delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.

Da un lato è importante assicurarsi l’approvvigionamento di energia, cercando di

non dover fare affidamento su una sola fonte energetica o su un esiguo numero di

paesi fornitori esterni dall’ UE; bisogna inoltre cercare di produrre più energia

all’interno dell’UE.

Dall’altro, dato che attualmente circa l’80% dell’energia che consumiamo proviene

da combustibili fossili, petrolio, gas naturale e carbone, importanti fonti di

emissione di CO2, bisogna incentivare l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili.

Nella tabella che segue, viene rappresentato l’attuale fabbisogno energetico e le

rispettive fonti di approvvigionamento per l’UE.

34

Consumo di energia UE per tipo di combustibile, 2006

I Capi di Stato e di Governo dell’UE hanno deciso di:

- economizzare del 20 % il consumo di energia rispetto alle previsioni per il 2020,

migliorando l’efficienza energetica;

- aumentare la quota di energie rinnovabili sul consumo energetico totale al 20 %

entro il 2020, andando così vicini a triplicare il livello attuale;

35

- decuplicare entro il 2020 la quota di carburanti rinnovabili, compresi i

biocarburanti, sul consumo totale di benzina e gasolio, raggiungendo almeno la

quota del 10 % per l’autotrazione. Tutti i biocarburanti, sia quelli prodotti

nell’UE sia quelli importati, dovranno essere prodotti in maniera sostenibile.

Verranno forniti incentivi allo sviluppo di biocarburanti ricavati dai rifiuti, dai

residui e da altre fonti non alimentari;

- sviluppare e promuovere tecnologie a bassa emissione o/a emissione zero, fra

cui la cattura e lo stoccaggio del carbonio, per impedire che il CO2 penetri

nell’atmosfera (catturandolo e conservandolo nel sottosuolo presso giacimenti di

gas o miniere di sale in disuso), affinché tali tecnologie apportino un contributo

essenziale alla riduzione delle emissioni entro il 2020;

- integrare meglio i mercati energetici dell’UE, creando ad esempio un mercato

europeo del gas e dell’elettricità improntato alla concorrenza;

- integrare meglio la politica energetica dell’UE con altre azioni, non solo nel

quadro della politica ambientale ma anche di quella in materia di ricerca,

agricoltura e commercio;

- rafforzare la cooperazione internazionale: se l’UE riuscirà ad adottare un

approccio comune nel settore dell’energia e ad articolarlo in maniera univoca

essa potrà assumere un ruolo di leader del dibattito a livello mondiale.

Si tratta evidentemente di obiettivi impegnativi che si rafforzano vicendevolmente

nel quadro di un percorso verso un’economia a basso livello di emissioni.

Previsioni di crescita nella produzione di elettricità verde nell’UE

36

La Commissione Europea con il “pacchetto clima”, presentato il 23 gennaio 2008,

ha elaborato delle modifiche al sistema esistente attraverso una nuova ripartizione

dei compiti tra il livello europeo e quello nazionale.

In particolare l’impianto del nuovo sistema proposto dalla Commissione si fonda su:

a. distribuzione del target europeo (20% rispetto alle emissioni del 1990) tra

settori ETS e settori non-ETS, effettuata a livello comunitario. Per potersi

avvalere degli ultimi dati, verificati, relativi alle emissioni, la Commissione ha

fatto riferimento ai dati 2005; in questo modo, l’obiettivo del 20% di riduzione

rispetto alle emissioni del 1990 è stato tradotto nella riduzione del 14% rispetto

alle emissioni del 2005. Tale obiettivo è stato poi ripartito tra settori ETS, cui è

spettato il 21%, ed i settori non-ETS, cui è stato attribuito il 10%.

b. Settori ETS: allocazione delle quote ai singoli impianti sulla base di regole di

allocazione comunitarie uniformi. In tal senso, la Commissione ha proposto la

revisione della direttiva 2003/87/CE al fine di perfezionare ed estendere il

sistema comunitario di scambio delle quote di emissione dei gas a effetto serra;

c. settori non-ETS: ripartizione degli sforzi tra gli Stati membri secondo regole di

allocazione ispirate ai principi di equità e solidarietà. Per conseguire i target

nazionali, ciascuno Stato membro, dopo aver dato attuazione alle misure

comunitarie, sarà libero di scegliere le più idonee politiche e misure nazionali da

adottare. In questo senso la commissione ha proposto l’adozione di una

decisione concernente gli sforzi degli Stati membri per ridurre le emissioni dei

gas ad effetto serra nei settori non-ETS.

Insieme alle due proposte ora menzionate, il pacchetto clima comprende anche:

- una proposta di direttiva sulla promozione dell’uso di energia da fonti

rinnovabili;

- una proposta di direttiva relativa alla disciplina giuridica della cattura e dello

stoccaggio del carbonio.

Si tratta ovviamente di proposte, ma la Commissione mira alla loro adozione da

parte del Consiglio e del Parlamento europeo entro la fine del 2009.

Attualmente, il sistema UE-ETS è applicato a circa 11.600 impianti del settore

energetico e industriale, collettivamente responsabili di circa la metà delle emissioni

di CO2 nell’UE.

37

Applicando un costo alle emissioni di carbonio di tali impianti, il sistema crea per le

imprese partecipanti un incentivo permanente a ridurre le proprie emissioni nella

misura del possibile.

Il sistema prevede che le autorità nazionali di ciascun paese dell’UE assegnino un

determinato numero di diritti di emissione a ciascun impianto; l’imposizione di un

«tetto», o massimale, del numero totale di diritti dà origine alla penuria di diritti

necessaria perché il mercato funzioni.

Le imprese che mantengono le loro emissioni al di sotto del livello dei loro diritti

possono vendere i diritti di cui non hanno bisogno.

Invece quelle che fanno fatica a conservare i propri diritti devono adottare misure

per ridurre le emissioni (ad esempio, investendo in tecniche più efficaci o

utilizzando meno fonti d’energia a forte tasso di carbonio) o rivolgersi al mercato

per acquistare i diritti supplementari di cui necessitano, pagando altre imprese

perché riducano le emissioni a loro nome.

Le imprese partecipanti al sistema UE-ETS possono anche utilizzare crediti di

emissione generati da progetti di riduzione delle emissioni in paesi terzi: si tratta di

due meccanismi previsti dal protocollo di Kyoto, ovvero del meccanismo di sviluppo

ecologico (CDM) e dell’attuazione congiunta (JI).

La domanda di tali crediti rappresenta un potente motore per investimenti in idee

che contribuiscono a ridurre le emissioni in altri paesi.

Tuttavia, gli impianti dei settori dell’energia e dell’industria non sono gli unici

responsabili dell’aumento del livello di CO2 nell’atmosfera.

Per ovviare a ciò la Commissione europea ha proposto di estendere il sistema UE-

ETS, a partire dal 2011, anche al settore aeronautico, fonte di emissioni sempre più

massicce.

La revisione in corso del sistema attuale potrebbe portare all’inclusione di ulteriori

settori e del gas.

4.3 Il risparmio energetico

Il consumo di energia pone problemi complessi che riguardano sia il tema

dell’approvigionamento, della dipendenza e della sicurezza, sia quello dei costi

dell’energia; la disponibilità di energia è centrale per la competitività del paese e

per i bilanci delle famiglie.

Il mezzo più semplice per migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento e

combattere il cambiamento climatico consiste nel ridurre la domanda di energia.

38

Indici di prezzo delle principali fonti energetiche fossili (2005=100)

Fonte: IMF – World Economic Outlook 2009 database

Si tratta dunque di utilizzare l’energia in maniera più efficiente per evitare qualsiasi

spreco. Questo obiettivo può essere raggiunto in vari modi: grazie alle tecnologie

che consentono il risparmio energetico; cambiando il nostro comportamento;

tramite una combinazione dei due metodi. Comunque il risparmio energetico è

innanzitutto un intelligente comportamento economico: difatti, l’obiettivo

dell’Unione di usare almeno il 20 % di energia in meno entro il 2020 rispetto agli

standard attuali permetterà di ridurre le spese energetiche di ben 100 miliardi di

euro all’anno10.

Risparmi potenziali nei vari settori degli usi finali per i Paesi UE

Fonte: Piano d’azione per l’efficienza energetica, COM (2006) 545

Questo traguardo può sembrare difficile da raggiungere; tuttavia nella pratica

esistono grandi margini per utilizzare l’energia in modo assai più efficiente, a volte

con pochi sforzi. Ad esempio, l’etichettatura indicante il consumo di energia, le

norme minime di efficienza e gli accordi volontari dei produttori di apparecchi

elettrodomestici hanno finora permesso di ridurre il consumo di energia di un

frigorifero o congelatore nuovo medio di circa il 50 % dal 1990.

10 Commissione Europea, la lotta ai cambiamenti climatici, L’UE apre la strada. Serie Europa in movimento, 2008. Disponibile in rete www.ec.europa.eu/publications;

39

Per quanto riguarda molti altri apparecchi, come le lavatrici o le lavastoviglie, sono

stati ottenuti risparmi di oltre il 25 %. Il programma internazionale «Energy Star»

fornisce consulenze sulle apparecchiature informatiche e da ufficio maggiormente

efficienti dal punto di vista energetico.

I trasporti sono uno dei settori dove esiste ancora un considerevole potenziale non

sfruttato in materia di efficienza energetica: l’Unione sta collaborando con

l’industria automobilistica e con quella petrolifera per invertire questa tendenza e

ridurre la quantità di CO2 emessa dagli autoveicoli. Considerando che gli ingorghi

stradali comportano enormi sprechi di carburante, si sta lavorando anche a una

serie di progetti infrastrutturali e di iniziative volte a ridurre la congestione del

traffico.

Gli edifici sono responsabili del 40 % dell’intera domanda di energia dell’Unione

europea; inasprire le norme per gli edifici e i loro sistemi di riscaldamento e di

produzione di acqua calda permette di ridurre il consumo energetico e le emissioni

generate da inefficienti sistemi di riscaldamento e raffreddamento.

Inoltre, la ricerca industriale contribuirà allo sviluppo di nuovi e più efficienti

materiali isolanti. Tali misure potrebbero ridurre entro il 2020 il consumo di energia

negli edifici dal 27 % al 30 %, pari a un risparmio di oltre il 10 % del consumo

energetico totale dell’Unione.

La struttura dei consumi di Energia in Italia per fonte, nei diversi settori finali, e i

consumi di energia elettrica per settore di uso finale vengono, rappresentati di

seguito.

Consumi finali per settore e per fonte, Italia 2007

Fonte: Elaborazione Enea su dati MiSE

E’ stato presentato a settembre 2007 il Piano d’azione dell’Efficienza Energetica

Italiano. Elaborato dalla task-force sull’efficienza energetica istituita dal Ministero

dello Sviluppo Economico, descrive gli orientamenti che il Governo ha già intrapreso

ed intende proseguire per centrare l’obiettivo previsto dalla direttiva UE: 9,6 % di

risparmio energetico entro il 2016 (circa 11 Mtep). Le misure proposte agiscono

40

sulle principali tecnologie disponibili per implementare un intervento efficace e

lungimirante sull’efficienza energetica negli usi finali, per creare una sinergia tra la

necessità di ridurre la dipendenza energetica, per aumentare la sicurezza degli

approvvigionamenti e per ridurre le emissioni di gas serra con effetti sulla

competitività e innovazione tecnologica del sistema produttivo e sulla creazione di

nuova occupazione.

Secondo lo schema fornito dalla Commissione UE, il documento si articola in 5

sezioni corrispondenti al settore residenziale, terziario, industriale (non ETS),

trasporti e pubblico; per ciascun settore è stato richiesto di descrivere un certo

numero di misure da adottare per ridurre i consumi (ad es. motori/inverter

impiegati, consumi per illuminazione, consumi per apparecchiature ecc.).

Nella tabella che segue sono sinteticamente riportate tutte le misure proposte e le

corrispondenti valutazioni in termini di riduzione dei consumi al 2010 e al 2016.

Fonte: Direttiva 2006/32/CE

Per ciascuna delle misure elencate sono state espresse alcune valutazioni in merito

agli effetti sulla riduzione dei consumi al 2010 e al 2016, in funzione degli strumenti

utilizzati (incentivi, obblighi ecc.).

41

E’ dimostrato che gli apparecchi elettrici inefficienti sono causa di enormi perdite

d’energia; in Italia, il 50 % del consumo di energia elettrica è dato dal settore

Residenziale e terziario come illustrato nel grafico che segue.

Consumi di energia elettrica per settore di uso finale, Italia 2007

L’Unione europea, per incentivare il risparmio, cerca di favorire la produzione di

apparecchiature ancora più efficienti attraverso l’obbligo di etichettatura indicante il

consumo di energia e le norme minime di efficienza.

Una gestione più oculata dell’illuminazione nelle nostre strade, nei nostri uffici e

nelle nostre case è relativamente facile da raggiungere; probabilmente le nuove

norme comunitarie a questo riguardo entreranno in vigore entro la fine del

decennio. Ad esempio, passare dalle lampadine normali a quelle a risparmio

energetico permette di ridurre il consumo energetico di oltre il 75 %.

Certo, queste lampadine costano di più, ma l’investimento verrà più che

compensato dalla riduzione della bolletta dell’elettricità.

Molti di noi usano energia senza rendersi conto di quanti sprechi siano provocati dal

nostro comportamento; invece dotare le nostre automobili e le nostre case di

sistemi di misurazione più sofisticati ci permetterà di utilizzare l’energia in modo più

intelligente. Tuttavia questo comporta un cambiamento delle nostre abitudini e la

campagna “Energia sostenibile per l’Europa” fornisce una serie di lungimiranti

esempi in proposito.

Gli incrementi di efficienza nell’uso di energia consentono di migliorare l’impatto

ambientale delle attività umane senza diminuire gli standard di vita; inoltre

rappresentano un forte stimolo di progresso tecnologico per il paese, mediante un

impulso allo sviluppo di nuove tecnologie. Si è visto che gli scenari energetici

elaborati dall’ENEA per l’Italia mostrano come soprattutto nel breve-medio periodo

(2020) la possibilità di riduzioni consistenti dei consumi di energia, e più ancora

Fonte: Elaborazione Enea su dati MiSE

42

delle emissioni di CO2, sia legata in primo luogo a un uso massiccio di tecnologie più

efficienti. Ciò richiede evidentemente investimenti per la diffusione e lo sviluppo di

tecnologie innovative: quasi il 50 % dell’abbattimento dipende infatti dalla riduzione

dei consumi energetici nei settori di uso finale, grazie sopratutto all’accelerazione

nella sostituzione delle tecnologie.

Contributo delle opzioni di efficienza energetica negli usi finali alla riduzione delle emissioni

di CO2 nello scenario ACT+ rispetto allo scenario di riferimento (anno 2020)

Fonte Elaborazione ENEA

Tra le diverse opzioni il potenziale maggiore si ha nel settore residenziale (più di 15

Mt di CO2); l’effettiva realizzazione di questo potenziale è legato però alla difficile

concordanza di molti decisori diversi, le cui resistenze al cambiamento tecnologico

sono più difficili da superare rispetto a quelle che si possono riscontrare in un

numero limitato di pochi grandi singoli “emettitori” (come nel caso delle grandi

imprese). Un contributo di poco inferiore può venire dai trasporti, per metà grazie

al vero e proprio incremento di efficienza, per l’altra metà a seguito di un

cambiamento nella ripartizione modale.

Dall’industria, che rappresenta circa 1/3 dei consumi finali di energia, viene invece

un contributo all’abbattimento delle emissioni di CO2 pari a circa 1/5 della riduzione

corrispondente all’incremento di efficienza negli usi finali.

Infine a tutto ciò si aggiunge il (potenziale) contributo rilevante da opzioni di

riduzione della domanda di servizi energetici, i quali implicano cambiamenti nei

“modelli di uso dell’energia” da parte dei consumatori.

Un gruppo di lavoro composto da ricercatori dell’ENEA e di ERSE (ex CESI-

RICERCA), in collaborazione con la task-force sull’efficienza energetica istituita dal

Ministero dello Sviluppo Economico (occupatasi della preparazione del Piano

43

d’azione dell’Efficienza Energetica Italiano) ha definito le misure considerate in

scenari elaborati dall’ENEA.

La tabella nella pagina seguente rappresenta sinteticamente tutte le misure

proposte e le corrispondenti valutazioni in termini di riduzione dei consumi al 2016

e al 2020: la quasi totalità delle misure considerate ha come denominatore comune

l’obiettivo della promozione di una o più tecnologie, tenendo anche conto della loro

praticabilità tecnica ed economica.

E’ chiaro che la promozione di una tecnologia deve essere sempre connessa a

misure che facilitino la transizione del mercato verso quella tecnologia, che

altrimenti stenta ad affermarsi “spontaneamente”.

In termini di “politiche” gli interventi di promozione delle tecnologie qui considerati

possono essere catalogati nelle tipologie degli strumenti di regolamentazione diretta

(o di comando e controllo), degli strumenti di regolamentazione indiretta (strumenti

economici), delle politiche di informazione e persuasione (o di moral suasion, che

puntano a ottenere un effettivo comportamento socialmente responsabile senza

utilizzare la forza delle leggi e/o dei regolamenti), delle politiche infrastrutturali.

Esempi classici sono costituiti dal “labeling” (politica di informazione e persuasione,

che ha favorito la diffusione degli elettrodomestici a basso consumo), e dai

Certificati Bianchi (strumento economico).

I luoghi con le maggiori probabilità di produrre idee fresche e innovative riguardo

alla lotta contro il riscaldamento globale sono le nostre città, anche se in questo

settore il successo dipende dalla partecipazione attiva dei cittadini.

Questo principio è alla base del «Patto dei sindaci», con cui le città aderenti

garantiscono il loro impegno incondizionato a superare gli obiettivi posti dall’UE in

materia di riduzione delle emissioni di CO2.

44

Sintesi del Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica (dati al 2020 preliminari)

Fonte Elaborazione ENEA

45

5. Documenti all’esame delle istituzioni dell’UE

5.1 Secondo riesame strategico della politica energetica

Il 13 novembre 2008 la commissione ha presentato la comunicazione relativa al

secondo riesame strategico della politica energetica, con la quale propone un piano

d'azione dell'UE per la sicurezza e la solidarietà nel settore energetico

(COM(2008)781).

L’analisi strategica della Commissione dovrebbe essere discussa in vista di

un’approvazione al Consiglio europeo, e servirà da base per il nuovo piano d'azione

in materia di energia per il periodo dal 2010 in poi, destinato ad essere adottato dal

Consiglio europeo di primavera 2010.

Il secondo riesame strategico individua due priorità:

adottare le misure per soddisfare gli obiettivi della riduzione delle emissioni di

gas serra del 20%; raggiungimento del 20% di energia rinnovabile sul totale e

ridurre la domanda di energia del 20% entro il 2020.

far fronte alla crescente precarietà dell’approvvigionamento energetico

intervenendo in 5 settori prioritari tra i quali, in particolare, si segnala la

necessità di attivarsi con maggiore impegno e urgenza per migliorare l’efficienza

energetica11.

In tale contesto la Commissione ha presentato la comunicazione: “Efficienza

energetica: conseguire l'obiettivo del 20%” (COM(2008)772), con la quale definisce

la strategia per conseguire l'obiettivo del 20% di risparmio energetico, entro il

2020, stabilito dal Consiglio europeo del marzo 2007.

In particolare, la Commissione ritiene che la legislazione esistente non sia

sufficiente per realizzare tale obiettivo e che la valutazione dei piani d’azione

nazionali in materia di efficienza energetica rivela un divario tra l'impegno politico

degli Stati membri e l’efficacia dei loro interventi. La Commissione, pertanto,

propone di integrare la normativa esistente rafforzando i principali atti legislativi

esistenti in materia di efficienza energetica concernenti gli edifici, i prodotti che

consumano energia e gli pneumatici; inoltre propone di rafforzare l'efficienza

11 In tale ambito la Commissione segnala la necessità di: realizzare nuove infrastrutture; sfruttare al meglio le risorse energetiche interne dell’UE, sia rinnovabili che fossili; dare maggiore spazio alla solidarietà, compresi i meccanismi di crisi di cui dispone l’UE; prestare da parte dell’UE maggiore attenzione alle relazioni con i paesi fornitori.

46

energetica nell'approvvigionamento energetico attraverso orientamenti dettagliati

per agevolare la diffusione della produzione di energia elettrica da impianti di

cogenerazione12 ad elevata efficienza energetica.

5.2 Rifusione della direttiva sul rendimento energetico degli edifici

Tra le proposte presentate il 13 novembre 2008 nel piano d'azione dell'UE per la

sicurezza e la solidarietà nel settore energetico, nell’ambito del secondo riesame

strategico, la Commissione ha avanzato una proposta di rifusione13 della direttiva

sul rendimento energetico degli edifici14 (COM(2008)780).

La Commissione rileva che, attualmente, l’uso dell’energia nell’edilizia residenziale e

commerciale rappresenta la quota principale del consumo finale totale di energia e

delle emissioni di CO2 dell’UE, con una percentuale pari a circa il 40 %. L’ampio

margine di risparmio energetico da sfruttare in tale settore potrebbe consentire

all'UE, secondo la Commissione, di ridurre dell'11 % il consumo finale di energia

entro il 2020.

La sintesi della valutazione d’impatto (SEC(2008)2865) allegata alla proposta di

rifusione pone in risalto che le attività legate all’edilizia rappresentano una parte

significativa dell’economia comunitaria, rispettivamente il 9 % circa del PIL dell’UE e

il 7-8 % del tasso di occupazione comunitario. Di conseguenza, il settore dell’edilizia

dell’UE può svolgere un ruolo di primo piano nel raggiungimento degli obiettivi

climatici, energetici e di crescita, contribuendo nel contempo a un aumento del

livello di comfort e a una riduzione dei consti energetici per i cittadini.

La Commissione sottolinea la continuità di tale proposta di direttiva con la disciplina

vigente, di cui auspica una completa e piena attuazione, confermandone gli obiettivi

e i principi fondamentali.

In particolare, la proposta chiarisce, rafforza ed amplia il campo di applicazione

della vigente direttiva: rafforzando delle disposizioni in materia di certificazione

energetica, ispezioni degli impianti di riscaldamento e condizionamento, requisiti di

rendimento energetico, informazione ed esperti indipendenti.

12 La cogenerazione (CHP) è la produzione associata di energia elettrica e di calore in una centrale termoelettrica, nella quale il vapore uscente dalla turbina viene inviato ad utenze diverse, civili o industriali, sia tal quale, sia come acqua calda, dopo condensazione. Questa tecnica è caratterizzata da un'elevata efficienza termodinamica e il suo utilizzo si sta sviluppando sia nel settore industriale, sia in quello civile. 13 La rifusione dei testi legislativi implica l'adozione, in occasione di nuove modifiche di carattere sostanziale apportate ad un atto di base, di un atto giuridico nuovo che, integrando queste modifiche, abroga l'atto di base e, al tempo stesso,consente di avere una visione di insieme in ordine ad un determinato settore legislativo. 14 Direttiva2002/91CE detta anche "direttiva EPBD" (dall'inglese Energy Performance of Buildings Directive).

47

In particolare, vengono riformulate le prescrizioni relative al rilascio degli attestati

al fine di assicurare che per ogni operazione immobiliare sia emesso un attestato e

che al potenziale acquirente o locatario siano fornite informazioni sul rendimento

energetico dell'edificio (o di sue parti) con sufficiente anticipo (cioè nell'annuncio di

vendita o di affitto). La proposta impone, inoltre, l'emissione di un attestato, entro

il 31 dicembre 2010, per gli edifici in cui una metratura utile totale superiore a 250

m2 è occupata da enti pubblici.

Gli Stati membri, infine, sono tenuti ad informare i proprietari o locatari di edifici in

merito agli attestati di certificazione energetica; ampliando il campo di applicazione

della disposizione che impone agli Stati membri di fissare requisiti minimi di

rendimento energetico in caso di ristrutturazioni importanti.

Per gli edifici esistenti, la proposta elimina la soglia di 1000 m2 di metratura al

disotto della quale non è attualmente previsto l'obbligo, in caso di ristrutturazioni

importanti, di conformarsi ai requisiti minimi di rendimento energetico, nazionali o

regionali. Sono importanti le ristrutturazioni che richiedono un investimento che

superi il 25 % del valore totale dell'edificio, escluso il terreno, o le ristrutturazione

che riguardano oltre il 25 % degli elementi che servono a separare un edificio

dall'esterno (ad esempio, finestre, pareti, soffitto, tetto e sistema di isolamento);

allo scopo di pervenire ad un graduale allineamento dei requisiti fissati dai diversi

Stati membri, attualmente assai differenziati, la proposta fornisce uno strumento di

calcolo comparativo utilizzato dagli Stati membri a scopo di confronto.

A partire dal 30 giugno 2014, gli Stati membri non potranno più concedere incentivi

per la costruzione o la ristrutturazione di edifici che risultino non conformi ai

requisiti minimi di rendimento energetico fissati dagli Stati membri sulla base di tali

calcoli; incoraggiando gli Stati membri a elaborare piani nazionali volti a favorire la

diffusione sul mercato di edifici con un consumo di energia ed emissioni di carbonio

bassi o nulli.

La proposta sposta al 31 dicembre 2010 i termini per il recepimento delle

disposizioni nuove o modificate, e al 31 gennaio 2012 i termini per l’attuazione. Al

fine di rafforzare l'importante ruolo di esempio che il settore pubblico è chiamato a

svolgere, il termine per l'attuazione delle disposizioni è più breve nel caso degli enti

pubblici (31 dicembre 2010).

48

6. L’Italia e gli impegni di Kyoto

Come noto il Protocollo di Kyoto, elaborato nel 1997 ed entrato in vigore il 16

febbraio 2005, introduce degli obiettivi quantitativi di riduzione per i soli Paesi

industrializzati, in base al principio di responsabilità comune ma differenziata. ll

Protocollo di Kyoto rappresenta il primo importante simbolo della crescente

preoccupazione riguardante le tematiche ambientali e, insieme, il primo – e ancora

unico - strumento assunto a livello internazionale per dare risposta comune alla

sfida dei cambiamenti climatici. A conclusione del primo periodo di compliance del

Protocollo si evidenzia tuttavia una parziale inefficacia nel controllo delle emissioni

di gas-serra. Come sostengono alcuni analisti, nel disegnare nuovi strumenti per

fronteggiare i cambiamenti climatici si dovrà tenere conto dei limiti mostrati dal

Protocollo; in particolare sarà opportuno adottare strumenti che:

- riescano a coinvolgere nelle azioni di mitigazione soprattutto i principali paesi

responsabili delle emissioni di gas-serra;

- prevedano un sistema di sanzioni credibili per le eventuali inadempienze;

- prevedano rilevanti investimenti pubblici in R&S per avvicinare il tempo di

disponibilità di nuove tecnologie carbon-free;

- destinino risorse crescenti alle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici

in atto;

- adottino meccanismi capaci di elevare e rendere stabile il livello di prezzo della

CO2.

L’ultimo elemento, in particolare, agevolerebbe l’adozione spontanea di tecnologie

carbon free da parte del settore privato, consentendo agli attori del mercato di

pianificare un appropriato livello di investimenti in un orizzonte temporale più

lungo.

Per effettuare una valutazione dello stato di attuazione del Protocollo di Kyoto da

parte dell’Italia è stata presa come riferimento la “Quarta Comunicazione nazionale

dell’Italia alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento

Climatico”15. Nella valutazione si è tenuto conto dei dati a consuntivo del 2005, di

uno scenario di riferimento al 2010, che contiene i dispositivi legislativi e normativi

decisi e operativi fino a quella data, e dell’analisi del quadro delle politiche e misure

messe in atto a livello nazionale.

15 La Quarta Comunicazione nazionale dell’Italia alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico (UNFCCC) è stata preparata da ENEA, APAT e IPCC – National Focal Point, per il Ministero dell’Ambiente del Territorio e del Mare.

49

In particolare, tale scenario prende in considerazione i nuovi impianti a ciclo

combinato, le misure di efficienza energetica relative ai titoli di efficienza energetica

(certificati bianchi) del luglio 2004 e, parzialmente, le misure di incentivazione delle

fonti rinnovabili legate al sistema dei certificati verdi.

Considerando le emissioni all’anno di riferimento, 1990, pari a 516,85 MtCO2eq

l’obiettivo individuato per l’Italia dal Protocollo risulta pari a 483,26 MtCO2eq.

Tenendo conto dello scenario tendenziale al 2010 pari a 587,0 MtCO2eq la distanza

da colmare per raggiungere l’obiettivo risulta pari a 103,7 MtCO2eq (figura 1).

Figura 1 con Emissioni e valutazione della distanza

dall’obiettivo di Kyoto al 2010 (Mt CO2 eq.)

Fonte: elaborazione ENEA

Le misure decise e operative individuate per colmare la distanza dall’obiettivo

contribuiscono alla riduzione di gas serra per 7,4 MtCO2eq. L’insieme delle misure

decise ma non ancora operative e allo studio risultano pari a 16,54 MtCO2eq. A

queste bisogna aggiungere il contributo dell’assorbimento di carbonio (sinks) pari a

25,3 MtCO2eq.

Inoltre, con riferimento alla direttiva ETS16, il contributo dei settori ad essa soggetti

è stato stimato pari a 13,2 MtCO2eq per anno. Considerato che la distanza

complessiva dall’obiettivo è pari a 103,7 MtCO2eq e che il contributo delle misure fin

qui elencate è valutabile in 62,49 MtCO2eq, rimane ancora da colmare una distanza

pari a 41,21 MtCO2eq.

16 La direttiva 2003/87/CE, recepita con decreto legislativo 4 aprile 2006, n. 216, prevede che gli Stati membri debbano stabilire limiti assoluti alle emissioni di gas ad effetto serra provenienti da alcune tipologie di siti produttivi.

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Per contribuire a ridurre questa ulteriore distanza si è ipotizzato un ricorso all’uso di

meccanismi flessibili pari a 20,75 MtCO2eq (di cui 3,42 già decisi e operativi), pari

al 20% della distanza complessiva come da indicazioni governative. Tenendo conto

dei contributi complessivi esposti, le emissioni al 2010 rispetto all’anno 1990

risultano pari a –2,5 % per un valore del gap rimanente di 20,5 MtCO2eq (figura 2).

Considerando tutte quelle misure che si possono ritenere acquisibili entro il periodo

di riferimento 2008-2012 si arriva a un valore di emissione del 4% sopra al valore

del 1990. Difficilmente, quindi, l’obiettivo di Kyoto potrà essere raggiunto e, in vista

del secondo periodo di impegno, sarà necessario mettere in campo ulteriori

politiche e misure che consentano di conseguire riduzioni importanti.

Figura 2 - Politiche e misure per raggiungere l’obiettivo di Kyoto (Mt CO2 eq.)

Fonte: elaborazione ENEA

Per quanto riguarda l’impegno relativo al primo periodo va sottolineato che l’Italia,

dal 1° gennaio 2008, sta accumulando giornalmente un debito di oltre 4 milioni di

euro che arriverà dunque entro la fine del 2008 a quasi 1,5 miliardi di euro17.

7. Protocollo di Kyoto e ruolo delle Regioni

Ai fini del raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto ma anche quelli

2020, risulta necessario ed importante il coinvolgimento delle Regioni. Analizzando i

dati sulle emissioni emerge come, a livello nazionale, si sia passati da un valore di

circa 400 milioni di tonnellate di CO2 nel 1990, a 452 MtCO2 nel 2005. Si tratta di

un aumento complessivo dell’ 13 %, dovuto ad un congruo contributo di alcune

Regioni.

17 Enea, Rapporto Energia e Ambiente 2007, Analisi e Scenari, 2008, p.32. Disponibile in rete www.enea.it;

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In valore assoluto al 2005, Lombardia con 76,03 MtCO2, Puglia con 55,56 MtCO2,

Veneto con 39,325 MtCO2, Lazio con 36,63 MtCO2, Emilia Romagna con 42,43

MtCO2 e Sicilia con 32,43 MtCO2 registrano i quantitativi più alti di emissioni serra,

come si evince dalla tabella nel pagina che precede. Anche nel 1990, le stesse

Regioni riportavano i valori di emissioni più alti in assoluto.

Se si effettua una ripartizione delle Regioni per classi di emissioni di CO2 rispetto al

valore medio di 35 MtCO2 si ottiene la classe più inquinante delle sei regioni già

elencate; una classe intermedia composta da Piemonte e Toscana (rispettivamente

con 34,06 MtCO2 e 29,56 MtCO2), Liguria, Campania, Sardegna e Friuli Venezia

Giulia; una classe con emissioni al di sotto di 10 MtCO2 che comprende le regioni

rimanenti, che in valore assoluto hanno emesso bassi quantitativi di CO2.

La figura 3 illustra la classificazione delle regioni tramite dei chiaro-scuri che

mettono in risalto le emissioni più alte nell’anno 2005.

Nelle regioni della Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna si concentra una area più

scura che rappresenta più del 30 % delle emissioni totali in Italia. Il centro d’Italia è

caratterizzato da Marche, Umbria, Abruzzo e Molise che rientrano nella fascia di

emissioni inferiori a 10 MtCO2.

La regione Lazio fa eccezione in quanto, come è stato già osservato, presenta al

2005 più di 36,63 MtCO2. Al sud la Sicilia e la Puglia sono le regioni più inquinanti:

la prima con emissioni alte più o meno costanti per tutto il decennio, la seconda con

variazioni in crescita.

L’impostazione del pacchetto di direttive proposto dalla Commissione Europea - ed

in particolare la suddivisione degli impegni di riduzione delle emissioni serra in due

distinti insiemi, obiettivo ETS e obiettivo non-ETS (ETS, Emission Trading System)-

evidenzia alcuni aspetti che risultano utili alla regolazione ed alla possibile

assegnazione di obiettivi di emissioni a livelli inferiori di sussidiarietà.

Coerentemente con le politiche, le misure, gli strumenti e gli obiettivi disegnati a

livello europeo si mantiene un rapporto tra Stato-Regioni che riguarda la divisione

tra settori ETS e non ETS:

- le emissioni nei settori ETS non sono direttamente gestite a livello amministrativo

e pertanto non saranno più oggetto di regolazione nazionale o ancor meno

regionale;

- nei settori non-ETS, al contrario, gli Stati membri sono investiti di obiettivi

quantitativi di riduzione delle emissioni secondo una proposta di direttiva di burden

sharing ed hanno competenza e responsabilità diretta al raggiungimento di tali

obiettivi.

54

Figura 3 - Regioni per classi di CO2 emessa negli anni 1990 e 2005

Fonte: elaborazione ENEA

I settori non-ETS riguardano principalmente i consumi energetici nei trasporti e

negli usi domestici e commerciali. In questo ambito la regolazione europea si limita

a fornire direttive quadro, in alcuni casi accompagnate da obiettivi quantitativi (si

tenga presente l’obiettivo di 120 g/km nel settore auto), ma non strumenti centrali

di rispetto dei target (come avviene con la direttiva ETS).

In questo caso lo Stato Nazionale è garante del rispetto degli obiettivi attraverso

politiche e misure autonome; un trasferimento degli stessi a livelli più bassi di

sussidiarietà, quali la Regione, può risultare una politica efficace di perseguimento

degli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti.

L’intento programmatorio del Governo italiano è coerente con le indicazioni del UE

ed indica infatti la volontà dell’“istituzione di un mercato di scambio regionale di

quote di emissione per interventi in settori non regolamentati dall’ordinamento

comunitario”, nello specifico i settori dei trasporti e dei consumi civili. Per

l’applicazione di un simile schema regolatorio è indispensabile una quantificazione e

una disponibilità di dati di emissione con il dettaglio regionale differenziato tra

settori ETS e settori non-ETS, la cui elaborazione è in corso.

55

La promozione delle fonti rinnovabili è uno degli strumenti per il raggiungimento

degli obiettivi complessivi di riduzione delle emissioni di gas serra. In particolare si

sottolinea che:

- il ricorso a risorse rinnovabili nella generazione di energia elettrica rientra negli

strumenti che facilitano l’obiettivo di contenimento delle emissioni nell’ambito dei

settori regolati dal meccanismo di ETS;

- l’impiego di fonti rinnovabili nel settore dei trasporti e nel civile (ad esclusione

dell’impiego in impianti soggetti all’ETS; ad esempio biomasse nelle cartiere) rientra

al contrario negli obiettivi di riduzione delle emissioni nei settori non ETS

diversamente declinati tra i diversi stati membri.

La proposta di direttiva per la promozione delle fonti rinnovabili a livello europeo

assegna un obiettivo di crescita nazionale comprensivo di tutti i settori, lasciando

allo Stato membro la facoltà di declinare le misure settoriali per il raggiungimento

dell’obiettivo nazionale. La direttiva come noto insiste su obiettivi al 2020 e li

assegna con la metodologia già descritta.

La proposta italiana di burden sharing è presente nella Finanziaria 2008 con i

comma 167 e 168 dell’ art 2. La proposta di direttiva chiede all’Italia di passare dal

5,2 % del contributo delle fonti rinnovabili sul consumo lordo finale di energia del

2005 al 17 % nel 2020. Nel trasferire sul piano nazionale la metodologia europea

possono emergere alcune obiezioni; tuttavia, un’ipotetica divisione degli oneri sul

modello della Commissione ha il vantaggio di offrire un metodo di divisione già

sperimentato e condiviso; l’adozione di un burden sharing regionale permette di

tradurre istantaneamente gli obiettivi europei in responsabilità di sviluppo delle

rinnovabili ai diversi livelli di sussidiarietà, dove spesso si annidano le barriere per

un loro sviluppo, rappresentando un utile aggiornamento regolatorio a seguito

dell’integrazione della direttiva 77/2001, con la nuova proposta di Direttiva europea

sulle rinnovabili.

La trasmissione di un obiettivo vincolante a livello regionale implica la necessità di

rivedere il ruolo relativo tra Stato e Regione nella regolazione delle fonti rinnovabili

e la concessione alle Regioni di maggiore autonomia per raccogliere le risorse per il

perseguimento dei risultati.

Anche in questo ambito è possibile accompagnare l’ipotesi di burden sharing con

un’analisi che sia in grado di distinguere tra gli strumenti nazionali e quelli regionali.

Nel settore delle rinnovabili questa operazione non dovrebbe presentare particolari

difficoltà.

56

Lo sviluppo degli impianti con rilascio di certificati verdi è facilmente identificabili a

livello regionale e non possono accedere ad altre fonti di finanziamento (di tipo

regionale ad esempio) per volumi superiori al 20 % del loro costo. La produzione di

energia elettrica da rinnovabili rappresenta oggi circa il 70 % del contributo

complessivo di energie rinnovabili. Una quota importante al 2020 sarà

rappresentata dai biocarburanti nei trasporti. Anche in questo ambito è facile

ipotizzare un’uniforme distribuzione dell’apporto da fonte rinnovabile sul territorio

regionale data la diluizione dei combustibili all’origine18.

8. La questione ambientale e l’accettabilità sociale delle scelte energetiche

La transizione ad un’economia più sicura negli approvvigionamenti ed in linea con le

indicazioni di riduzione delle emissioni di gas serra necessita di innovazione e

l’innovazione richiede cambiamento nell’assetto energetico del Paese. Il

cambiamento a sua volta necessita di un clima di fiducia tra le istituzioni e gli attori

sociali ed economici. L’indeterminatezza delle politiche energetiche e dei compiti

istituzionali, unite ad un livello insufficiente dell’informazione e, soprattutto, della

comunicazione, sono elementi che non permettono l’instaurarsi di un clima di

fiducia indispensabile per l’accettabilità del cambiamento. Nelle democrazie

occidentali, in cui si è determinato un allargamento del coinvolgimento della società

civile nel processo decisionale, la sindrome NIMBY (Not In My Back Yard) non è un

fenomeno nuovo né isolato. La realizzazione di un’infrastruttura, dalla più grande

alla più piccola, necessita infatti di regole chiare e di un consenso costruito sulla

partecipazione alle scelte. È proprio in questa direzione che sarà opportuno lavorare

per instaurare un processo virtuoso di cambiamento delle infrastrutture e delle

decisioni in materia di energia. La definizione di linee guida per il sistema

energetico nazionale rappresenta un’occasione per completare i nodi dei processi

decisionali che oggi mostrano evidenti intoppi e per promuovere una politica

energetica di largo respiro in grado di offrire una visione coerente con le sfide della

contemporaneità.

La riforma del titolo V della Costituzione e l’estensione del potere decisionale alle

Regioni in tema di energia fa parte del processo di liberalizzazione che tuttavia

necessita un completamento delle sue fasi attuative in grado di identificare un ruolo

chiaro per Stato e Regioni.

18 Enea, Rapporto Energia e Ambiente 2007, Analisi e Scenari, 2008, p.32. Disponibile in rete www.enea.it;

57

È difficile infatti chiedere il consenso su scelte di operatori privati, che

inevitabilmente trovano difficoltà a livello locale, senza che tali scelte siano

inquadrabili e leggibili all’interno di un percorso elaborato a livello nazionale, fatto

proprio dallo Stato, condiviso e diramato sul territorio attraverso le amministrazioni

decentrate.

La mancanza di chiarezza nella politica energetica nazionale, e l’omissione di linee

guida e testi unici nella regolazione dei diversi settori, lascia alla valutazione locale

il pronunciamento su ambiti della politica energetica che riguardano il livello

nazionale permettendo in tale modo l’alimentarsi di opposizioni locali.

Senza linee guida, senza una prospettiva nazionale di impegni precisi sul piano

energetico e ambientale, una qualsiasi decisione a livello locale entra in

contraddizione con gli obiettivi di politica energetica che invece risultano chiari a

livello europeo, siano essi declinati nelle politiche per Kyoto o nelle direttive sulla

qualità dell’aria.

Chiarezza e condivisione degli obiettivi e completamento della normativa nei diversi

settori sono l’ossatura indispensabile per l’accettabilità delle infrastrutture.

Questo non significa che i problemi locali in presenza di una politica energetica

nazionale non possano insorgere, ma significa che il dibattito sulle possibili soluzioni

deve essere impostato da subito all’interno di un ambito definito. Tale ambito può

venire rafforzato attraverso un trasferimento di responsabilità ai livelli di

amministrazione locale. In tema di fonti rinnovabili la responsabilità può prendere

forma con il trasferimento di obiettivi precisi, in termini di efficienza energetica,

promozione delle fonti rinnovabili, incentivazioni sulle infrastrutture energetiche,

sottoscrizione di oneri di riduzione delle emissioni serra.

È questo l’obiettivo che lo Stato nazionale dovrebbe prefiggersi nell’attuare

metodologie di divisione dei compiti tra le Regioni. Un ulteriore passaggio a

completamento del quadro amministrativo-decisionale tra Stato e Regioni riguarda

l’inclusione della fiscalità energetica nelle proposte del cosiddetto federalismo

fiscale. In particolare il trasferimento di responsabilità ed obiettivi a livello

regionale, quale soluzione per facilitare l’accettabilità delle infrastrutture

energetiche, dovrà essere accompagnato da un pari trasferimento di strumenti,

quali la fiscalità, a disposizione delle Regioni per il perseguimento delle proprie

politiche.

58

59

Parte Seconda

La valutazione della sostenibilità attraverso il Protocollo Itaca

60

61

1. Il protocollo ITACA.

I sistemi di valutazione devono essere in grado di identificare il livello di

sostenibilità energetica e ambientale degli edifici, per poter garantire agli operatori

pubblici e privati la possibilità di poter effettuare comparazioni a supporto delle

proprie scelte decisionali operative.

Si è reso, quindi, necessario sviluppare un vero e proprio sistema di certificazione

che identifichi i processi e definisca i ruoli e le responsabilità in relazione alle attività

di valutazione e di certificazione fino all’emissione del certificato che attesta il livello

di sostenibilità energetica e ambientale degli edifici.

E’ stato necessario definire lo schema di accreditamento a garanzia che il processo

di valutazione, quello di certificazione e le competenze dei team di valutazione,

rispondano ai requisiti definiti per valutare e certificare la sostenibilità ambientale

degli edifici.

Le Regioni hanno costituito nel 2001 uno specifico gruppo di lavoro interregionale in

materia di edilizia sostenibile, presso Itaca, organo tecnico della Conferenza delle

Regioni e delle Province autonome, al fine di coordinare una serie di attività

differenziate e non omogenee già in corso presso le stesse Regioni, con l’intento di

definire indirizzi univoci e comuni nel settore.

Si è trattato soprattutto di individuare in maniera condivisa gli elementi pregnanti

ed oggettivi che caratterizzano proprio l’edilizia sostenibile.

L’approccio del gruppo di lavoro è stato quello di addivenire prima, in via prioritaria,

alla individuazione di uno strumento operativo, avente validità scientifica, quale

metro di misura per la valutazione dei criteri della sostenibilità energetica e

ambientale di edifici situati in realtà territoriali con condizioni ambientali

decisamente diverse, per poi passare a proposte normative regionali omogenee che

attuassero tali criteri, così da garantire alle amministrazioni locali e agli operatori

del settore efficaci e convergenti strumenti di attuazione.

La costituzione del gruppo di lavoro ha consentito di attivare uno scambio di

informazioni fra quelle regioni che hanno già maturato delle esperienze in

quest'ambito, in modo da sviluppare un processo cognitivo sinergico e utile alla

nascita di strategie comuni nel settore.

E' risultato quindi condivisibile l'insieme dei requisiti di benessere e di fruibilità delle

opere edilizie che corrispondono all'esigenza di una migliore qualità della vita nel

rispetto dei limiti ricettivi degli ecosistemi, alla possibilità di rinnovo delle risorse

naturali anche attraverso la riduzione del consumo di energie non rinnovabili,

all'equilibrio tra sistemi naturali ed antropici.

62

CertificazioneEnergetica

Rapporto tra sostenibilità ambientale e certificazione energetica degli edifici

Certificazione della Sostenibilità ambientale

Viene riportato nella figura, lo schema del fiore di loto quale rappresentazione

grafica del progetto di sostenibilità che è estrapolato dal paragrafo obiettivi e

dimensioni della sostenibilità in Valutazione e Sostenibilità, a cura di Giulio Montini,

Celid, Torino 2009 nel quale si legge: “Osservando lo schema del fiore di loto, è

possibile verificare come, partendo da ogni singolo aspetto, si abbia una visione

sempre più complessa e integrata del problema. Si passa infatti da una visione

monoculturale riferita ad un singolo elemento, ad uno scenario composto da due

aspetti e, successivamente da tre e da quattro, per arrivare infine ad un insieme

integrato di cinque componenti quale struttura portante del progetto di

sostenibilità.

Con riferimento a questi cinque aspetti, è utile procedere ad una prima definizione,

pur se estremamente sintetica, al fine di poter individuare indicatori ed indici capaci

di misurare tali aspetti”.

Si è voluto schematizzare il rapporto relazionale che intercorre tra sostenibilità

ambientale e certificazione energetica degli edifici.

E’ interessante evidenziare come la certificazione energetica degli edifici può essere

considerata come un tassello di un puzzle più ampio, qual è la valutazione della

sostenibilità ambientale degli edifici.

63

Nella valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici non ci si limita a

valutare le performance energetiche dell’edificio, bensì viene analizzato il rapporto e

le relazioni che interagiscono tra l’organismo edificio e l’ambiente che lo circonda.

Nella schema che seguente, in riferimento ai cinque aspetti della sostenibilità

ambientale, si è voluto cercare di individuare, in forma sintetica, gli obiettivi

raggiungibili nell’edilizia sostenibile ai quali mirare.

Obiettivi dell’Edilizia SostenibileAmbientaliRidurre le emissioni di inquinanti in atmosferici e di gas climalteranti.Evitare la dispersione urbanistica.Ridurre la superficie edificata.Limitare l’impermeabilizzazione del terreno.Non oltrpassare i limiti di sopportabilità e di autorigenerazione degli ecosistemi

SocialiSensibilizzazione della popolazione alle tematiche ambientali.Eliminare gli ostacoli di carattere burocratico.Favorire l’integrazione sociale.Connettere le esigenze abitative con quelle lavorative e ricreative.

CulturaliIncentivare al risanamento ed alla manutenzione di edifici esistenti piuttosto che alla costruzione di nuovi.Evitare l’impiego di materiali insalubri.Realizzare ambienti abitativi commisurati alla consistenza ed all’etàdei nuclei famigliari.Vivere in ambienti sani sia all’interno che all’esterno.

TecnologiciInventicare lo sviluppo di nuove tecnologie e la ricerca.Costruire in modo Energicamente efficiente.Aumentare il ricorso ad energie rinnovabili.Costruire favorendo il riutilizzo di materie prime.Favorire l’esame di aspetti bioclimaticiin fase progettuale.

EconomiciRiduzione dei costi riferiti all’intero ciclo di vita.Riduzione dei costi per l’approvvigionamento di energia. Sostegno alla trasparenza e alla concorrenza.Assicurare nuovi livelli occupazionali.

Va sottolineato a tal fine, che il territorio regionale italiano è dotato di prerogative

climatiche, sociali ambientali ed urbanistiche che non consentono ovunque

l'applicazione delle medesime regole puntuali.

Sono invece a tutti condivisibili i principi che stanno alla base della bioedilizia e che

consentono la realizzazione di edifici conformi al principio del rispetto dell'ambiente

in cui sono inseriti e che tendono ad un maggior livello di comfort possibile per le

persone che lo utilizzano.

Sin dal 2001, attraverso il gruppo di lavoro, sono state individuate le dieci regole

fondamentali della bioedilizia, intendendo con ciò enunciare i principali obiettivi

ispiratori per chiunque intenda avvicinarsi a questa disciplina, anche al fine di

guidare l'elaborazione di scelte normative regionali o locali e di strategie di

programmazione delle politiche per la casa. Sono da considerarsi in sintesi priorità

64

strategiche con le quali attivare una serie di processi ed azioni rivolte al

raggiungimento di obiettivi specifici per l'edilizia sostenibile:

1. Ricercare uno sviluppo armonioso e sostenibile del territorio, dell'ambiente

urbano e dell'intervento edilizio;

2. Tutelare l'identità storica delle città e favorire il mantenimento dei caratteri

storici e tipologici legati alla tradizione degli edifici;

3. Contribuire, con azioni e misure, al risparmio energetico e all'utilizzo di fonti

rinnovabili;

4. Costruire in modo sicuro e salubre;

5. Ricercare e applicare tecnologie edilizie sostenibili sotto il profilo ambientale,

economico e sociale;

6. Utilizzare materiali di qualità certificata ed eco-compatibili;

7. Progettare soluzioni differenziate per rispondere alle diverse richieste di qualità

dell'abitare;

8. Garantire gli aspetti di "Safety" e di "Security" dell'edificio;

9. Applicare la domotica per lo sviluppo di una nuova qualità dell'abitare;

10. Promuovere la formazione professionale, la progettazione partecipata e

l'assunzione di scelte consapevoli nell'attività edilizia.

Senza avere la pretesa di esaurire ogni aspetto della bioedilizia, si è inteso

perseguire l'obiettivo di redigere un'insieme di regole minime che consentono, alle

Amministrazioni Pubbliche, di effettuare scelte differenziate per incentivare la

realizzazione di edifici che prefigurino un interesse collettivo attraverso la scelta di

soluzioni maggiormente rispettose dei valori ambientali.

Nel 2004 la conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province Autonome

italiane ha approvato lo strumento di valutazione denominato “Protocollo Itaca”,

derivato dalla metodologia di valutazione Green Building Challange (GBC), che è il

risultato di una ricerca internazionale a cui ha partecipato anche l’Italia. Lo

strumento di valutazione Protocollo Itaca, frutto della ricerca GBC, consente di

effettuare la valutazione di sostenibilità degli edifici per destinazioni d’uso

prevalentemente residenziali.

Il Sistema di Valutazione basato su SB Method, che costituisce la naturale

evoluzione metodologica del GBC, è caratterizzato da una serie di peculiarità

specifiche che lo fanno diventare uno dei sistemi più efficaci oggi disponibili al

mondo.

65

Tali specificità possono essere riassunte in:

• è un sistema riconosciuto a livello internazionale,

• consente di valutare le prestazioni globali dell’edificio,

• rende possibile la contestualizzazione dello strumento di valutazione al

territorio in cui viene applicato,

• può essere adattato a qualsiasi esigenza di applicazione e di destinazione

d’uso dell’edificio,

• è aggiornabile all’evoluzione del quadro di riferimento normativo e legislativo

in essere,

• è utilizzato dalle istituzioni di diversi paesi nel mondo,

• è stato testato in più di 25 nazioni,

• è conforme alla specifica tecnica internazionale ISO/TS 21931.

E’ nato quindi il Protocollo Itaca per la valutazione della sostenibilità energetica e

ambientale degli edifici, approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province

autonome il 15 gennaio 2004.

Tale strumento è costituito da un insieme di regole e di requisiti di tipo

prestazionale che elencano, non solo i parametri caratteristici di un determinato

aspetto (quali ad esempio l'isolamento termico, ecc.), ma individuano soprattutto

l'obiettivo finale che deve essere perseguito e che consiste in particolare nella

riduzione dei consumi di energia al di sotto di una soglia predefinita.

Il primo protocollo Itala era composto in particolare da una serie di linee guida

raccolte in 70 schede di valutazione che corrispondono ad altrettanti requisiti di

compatibilità ambientale. Considerata l'effettiva complessità di alcune parti del

metodo proposto è stata valutata la possibilità di affiancare ad esso un sistema

semplificato composto da 28 schede. Tale semplificazione ha fatto propri comunque

quei requisiti che sono stati ritenuti fondamentali ed indispensabili per la

realizzazione di interventi aventi caratteristiche di eco-sostenibilità.

Il Protocollo, nella sua versione integrale originaria (70 criteri) e sintetica (28

criteri), si fonda sul sistema internazionale di valutazione “Green Building Challenge

(GB Tool) quale metodologia tecnica di riferimento per la valutazione della

sostenibilità in edilizia.

In particolare il Protocollo è un sistema che permette di valutare il grado di

ecosostenibilità di un edificio e si basa su un insieme di indicatori organizzati in aree

di valutazione che fanno riferimento a: qualità del sito, consumo di risorse, carichi

ambientali, qualità dell’ambiente interno e qualità del servizio.

66

In Italia sono già stati emessi certificati sia nel settore pubblico che in quello

privato, in accordo sia con il sistema di valutazione Sustainable Building Method (SB

Method) sia con il Protocollo Itaca ed è disponibile il sistema di certificazione

relativo ad entrambi gli strumenti di valutazione.

Il Protocollo prevede parametri di valutazione ambientali complessivi, basati, per gli

aspetti energetici, sulla normativa nazionale di riferimento (D.Lgs. 192/05 e D.Lgs.

311/06).

Al fine di rendere operativo il Protocollo Itaca la Conferenza delle Regioni e delle

Province autonome ha approvato il 15 marzo 2007 uno schema di legge regionale

in materia di edilizia sostenibile, di riferimento per tutte le Regioni. Lo schema di

norma si propone come strumento di regolamentazione della sostenibilità in edilizia

a partire dalla pianificazione urbanistica, individuando azioni di promozione ed

incentivazione che non si riferiscono al solo elemento costruito ma si allargano a

scala urbana:

- monitoraggio dei consumi idrici e ricerca perdite a scala urbana e di quartiere;

- permeabilità dei suoli;

- limitazioni del consumo di nuovo territorio;

- individuazione nei processi di pianificazione dei criteri di sostenibilità, ecc.

Parte fondamentale della norma è assegnata al sistema di certificazione volontaria

per la sostenibilità degli edifici, quale elemento decisivo per la corretta attuazione

dei principi e dei criteri individuati dalla legge.

Lo schema di legge regionale ha come strumento centrale di attuazione la

certificazione della sostenibilità degli edifici che si basa, dal punto di vista tecnico,

sui principi del "Protocollo Itaca”.

Tale schema si pone anche come strumento di promozione e incentivazione delle

azioni per la sostenibilità delle costruzioni, da attuare attraverso una serie di

incentivi e agevolazioni anche economiche quali gli sconti sugli oneri di

urbanizzazione, l'esclusione dal calcolo dei parametri edilizi di maggiori spessori e

volumi derivanti dalla migliore qualità dell'edificio (murature più spesse e sistemi

passivi di captazione della luce e del calore), possibili finanziamenti e contributi che

possano coprire gli iniziali maggiori costi determinati dalla migliore qualità degli

edifici.

Nel 2009, sono state emanate le linee guida per la valutazione della sostenibilità

ambientale degli edifici, il protocollo Itaca 2009, redatte ai sensi dell’art. 9 dello

schema di legge regionale “Norme per l’edilizia sostenibile”, in aggiornamento al

Protocollo approvato dalla Conferenza delle regioni del 2004.

67

Itaca, attraverso un accordo di collaborazione, ha identificato l’associazione no-

profit iiSBE Italia (international initiative for the Sustainable Built Environment),

quale partner tecnicoscientifico per supportare, sviluppare e mantenere il sistema di

certificazione delle Regioni italiane.

Il modello che viene illustrato, quale sistema di certificazione basato sul Protocollo

Itaca consente di valutare la sostenibilità energetica e ambientale degli edifici, sulla

base di una precisa valenza scientifica, attraverso la correlabilità a sistemi di

valutazione e certificazione riconosciuti a livello internazionale. Ciò che permetterà

un controllo rigoroso ed oggettivo della prestazione degli edifici sia di nuova

costruzione che oggetto di interventi di ristrutturazione. Tale sistema è di

fondamentale importanza per l’efficacia di programmi di incentivazione fiscale,

regolamenti edilizi, attività di pianificazione urbanistica volti alla promozione di un

ambiente costruito a elevata qualità ambientale. Inoltre, attraverso il protocollo

Itaca, il mercato immobiliare avrà la disponibilità di un parco edifici a elevata

prestazione a cui indirizzare la domanda, garantendo investimenti a lungo termine

maggiormente convenienti e costi di gestione inferiori.

2. Il sistema di valutazione degli edifici

Il sistema di valutazione della sostenibilità degli edifici, basato su SB Method,

prevede due importanti strumenti che ne consentono l’applicazione:

- lo strumento di valutazione vero e proprio;

- il processo e le procedure di valutazione;

Lo strumento di valutazione tiene conto della particolare destinazione d’uso

dell’edificio da valutare, della specifica fase del ciclo di vita, del contesto locale e

della dimensione dell’edificio.

Lo strumento di valutazione è applicabile sia ad edifici nuovi sia ad edifici esistenti e

in fasi differenti del ciclo di vita:

- Progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva;

- Costruzione dell’edificio;

- Esercizio dell’edificio;

Il processo di valutazione consente di oggettivare le prestazioni dell’edificio

garantendo una base comune di riferimento per tutti i soggetti interessati, come ad

esempio: i proprietari di immobili, i costruttori, i progettisti e gli operatori del

settore in genere, che posso definire le proprie strategie di approccio allo sviluppo

delle costruzioni in funzione del risultato che desiderano ottenere.

68

Aspetto di non secondaria importanza nell’applicazione dei sistemi di valutazione di

questo tipo, è la possibilità di poter comunicare la prestazione raggiunta dall’edifico

e conseguentemente, poter promuovere la qualità dell’ambiente realizzato,

attraverso la disponibilità di un certificato di sostenibilità dell’immobile riconosciuto

anche a livello internazionale.

3. Il sistema di certificazione

Il sistema di certificazione deve essere strutturato, attraverso la realizzazione di

processi in grado di garantire il corretto utilizzo degli strumenti di valutazione,

l’adeguata applicazione delle procedure ed il rispetto di ruoli e responsabilità per

garantire la qualità delle valutazioni, l’emissione del certificato e la corretta

comunicazione dei risultati ottenuti.

Le principali caratteristiche che un sistema di certificazione deve possedere sono:

- adottare metodi e strumenti di valutazione caratterizzati da precisa valenza

scientifica, che tengano conto del contesto climatico, sociale, economico e

culturale dell’area in cui l’edificio è localizzato;

- essere correlabile a sistemi di certificazione riconosciuti a livello

internazionale.

Il successo di un sistema di certificazione dipende dalla propria capacità di

coinvolgere gli stakeholders nel processo e di orientare tutti gli attori verso i

risultati da raggiungere.

I costi generati dall’applicazione del sistema devono essere strettamente correlati

alle attività da svolgere ed alle risorse coinvolte nei processi.

A tale proposito, è utili gestire le attività in una logica di miglioramento continuo al

fine di ottimizzare i costi di gestione del processo, garantendo il raggiungimento di

risultati attesi.

Per consentire al sistema di certificazione di mantenere e di migliorare le proprie

caratteristiche nel tempo, è necessario attuare sia meccanismi di monitoraggio

dell’applicazione sia metodologie di valutazione dell’efficacia dello stesso. Occorre,

inoltre, identificare le caratteristiche delle organizzazioni preposte alla gestione del

sistema di certificazione. Tali organizzazioni devono essere qualificate a fronte di

regole definite nell’ambito di uno schema di accreditamento.

69

4. Lo schema dello strumento di valutazione del Protocollo ITACA

Per la Costituzione Italiana le competenze in materia di energia ed ambiente sono

in capo alle Regioni e dalle Province Autonome e la legislazione regionale è

prioritaria su quella nazionale.

Questo fa si che Il Protocollo Itaca, approvato dalle Regioni, sia uno strumento di

valutazione a carattere nazionale, riconosciuto da tutte le Regioni italiane ed

utilizzato sia nel contesto pubblico che in quello privato.

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha identificato il Protocollo Itaca come un

possibile riferimento nell’ambito delle Linee Guida nazionali per la certificazione

energetica.

Il Protocollo Itaca è utilizzato nei processi di valutazione e certificazione da molte

regioni italiane per definire il livello di performance ambientale degli edifici e per

promuovere e incentivare i programmi di edilizia sostenibile.

Nel contesto pubblico, il Protocollo Itaca è utilizzato per definire le politiche e

promuovere la sostenibilità attraverso gli incentivi finanziari, i regolamenti edilizi, i

programmi di pianificazione del territorio.

Il Protocollo Itaca è stato utilizzato, a diversi livelli di applicazione, in particolare da:

- Piemonte: Programma casa, edilizia sociale, contratti di quartiere;

- Lombardia: sistema di riferimento per incentivi comunali;

- Toscana, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lazio, Basilicata, Calabria: linee

guida e sistema di valutazione di riferimento;

- Marche: sistema di certificazione e programmi di edilizia sociale;

- Puglia: norma per l‘edilizia sostenibile, sistema di certificazione;

Anche nel contesto privato, il Protocollo Itaca è utilizzato per promuovere e

finanziare interventi caratterizzati da elevate performance energetiche e ambientali.

Attualmente, in Italia sono disponibili alcuni prodotti finanziari che consentono di

ottenere agevolazioni per le costruzioni ad elevate prestazioni, realizzate in nel

rispetto del Protocollo Itaca.

In particolare le agevolazioni consistono in condizioni migliorative sui costi dei

mutui bancari per interventi di realizzazione o ristrutturazione (in senso lato) degli

edifici quando, in base al Protocollo Itaca, “si consegue un valore globale della

sostenibilità non inferiore a 2 per gli interventi di nuova costruzione e a 1 per gli

interventi di recupero, cioè quando si intende determinare un miglioramento della

prestazione dell’edificio rispetto ai regolamenti ed alla pratica corrente”.

70

71

La versione del Protocollo Itaca 2009, e relative linee guida costituiscono lo

strumento tecnico di valutazione valido per la certificazione energetico-ambientale

degli edifici.

Lo strumento di valutazione che ha aggiornato il Protocollo Itaca ha

contestualizzato le caratteristiche ambientali e costruttive del territorio in funzione

del tipo di progetto da valutare e della sua ubicazione. Originariamente sviluppato

in ambiente Excel, è stato successivamente implementato in un software di calcolo

per facilitarne l’applicazione e la diffusione.

Quindi, gli strumenti a disposizione a supporto del sistema di valutazione del

Protocollo Itaca sono:

- Schede dei criteri;

- Schede di valutazione;

- Manuale Tecnico;

- Software di calcolo a supporto;

4.1 Aree di valutazione.

La valutazione del livello di sostenibilità ambientale di un edificio residenziale,

avviene, misurando la sua prestazione rispetto a 49 criteri raggruppati in 18

categorie a loro volta aggregate in cinque aree principali di valutazione:

1. qualità del sito;

2. consumo delle risorse;

3. carichi ambientali;

4. qualità ambientale indoor;

5. qualità del servizio;

4.2 Criteri di valutazione.

I criteri di valutazione sono dotati di una serie di caratteristiche:

- hanno una valenza economica, sociale, ambientale di un certo rilievo;

- sono quantificabili o definibili qualitativamente, ovvero oggettivamente

rispondenti a scenari prestazionali predefiniti;

- perseguono un obiettivo di largo respiro;

- hanno comprovata valenza scientifica;

- sono dotati di prerogative di pubblico interesse.

72

73

Per ogni criterio l’edificio riceve un punteggio che può variare da –1 a +5,

assegnato confrontando l’indicatore calcolato con i valori della scala di prestazione

(benchmark) precedentemente definiti.

Lo zero rappresenta lo standard di riferimento riconducibile a quella che deve

considerarsi come la pratica costruttiva corrente, nel rispetto delle leggi o dei

regolamenti vigenti.

In particolare, i punteggi della scala di valutazione utilizzata hanno il significato

riportato nella seguente tabella.

Interpretazione dei punteggi della scala di valutazione

Il punteggio viene assegnato in base alle indicazioni e al metodo di verifica riportati

nella “scheda descrittiva” di ogni criterio di valutazione. Le informazioni riportate su

ogni scheda sono:

- l’esigenza, ovvero l’obiettivo di qualità ambientale che si intende perseguire;

- il peso del criterio, che rappresenta il grado d’importanza che viene assegnato al

criterio rispetto all’intero strumento di valutazione;

- l’indicatore di prestazione, ovvero il parametro utilizzato per valutare il livello di

performance dell’edificio rispetto al criterio di valutazione; può essere di tipo

quantitativo o qualitativo, ultimo viene descritto sotto forma di scenari;

- l’unità di misura, nel caso di indicatore di prestazione quantitativo;

- la scala di prestazione (o di benchmark), ovvero il riferimento rispetto al quale

viene confrontato l’indicatore prestazionale per calcolare il punteggio del criterio

di valutazione;

- il metodo e gli strumenti di verifica, che definiscono la procedura per calcolare

l’indicatore di prestazione del criterio di valutazione;

- i dati di input, ovvero i dati di cui è necessario disporre per il calcolo e/o la

verifica dell’indicatore di prestazionale;

- la documentazione, in cui vengono specificati i documenti (o stralci) da cui sono

stati estratti i dati di input ed in cui questi trovano contestualizzazione;

74

- il benchmarking, che specifica la metodologia adottata per la definizione dei

benchmark;

- i riferimenti legislativi, ovvero le disposizioni legislative di riferimento a

carattere cogente o rientranti nella prassi progettuale;

- i riferimenti normativi, ovvero sono le normative tecniche di riferimento

utilizzate per determinare le scale di prestazione e le metodologie di verifica;

- la letteratura tecnica, ovvero i riferimenti tecnici referenziati utilizzati per

determinare le scale di prestazione e le metodologie di verifica.

Tutti i suddetti riferimenti: criteri, benchmark, scala di prestazione, indicatori, unità

di misura, metodo di verifica sono stabiliti da Itaca e possono essere modificati

esclusivamente dalla Itaca stessa.

4.3 Sistema di pesatura.

Pesatura Aree di Valutazione e Categorie.

I pesi di Aree di Valutazione e Categorie rappresentano il grado di rilevanza che

esse assumono all’interno del sistema di valutazione.

Essi sono stati assegnati mediante “votazione” e successiva normalizzazione dei

voti assegnati. I voti possono variare all’interno di un range compreso tra 0

(area/categoria non applicabile) e 5

(area/categoria con massima importanza).

I pesi assegnati di seguito illustrati sono stati stabiliti dalla Conferenza delle regione

e possono essere modificati esclusivamente da parte delle singole regioni.

Pesatura Criteri

I pesi dei criteri rappresentano il grado di rilevanza che essi assumono e sono di

due tipi: “relativi”, ovvero riferiti all’importanza del Criterio all’interno della

Categoria di appartenenza, o “assoluti”, ovvero relativi all’importanza del Criterio

all’interno del sistema di valutazione.

I pesi sono stati assegnati stimando l’impatto ambientale di ognuno di essi valutato

in base a tre caratteristiche:

A. l’estensione del potenziale effetto (3 = globale o regionale, 2 = urbano o

suburbano, 1 = edificio o sito);

B. l’intensità del potenziale effetto (3 = forte o diretto, 2 = moderato o indiretto, 1

= debole);

C. la durata del potenziale effetto (3 = > 50 anni, 2 = > 10 anni, 1 = < 10 anni).

75

La successiva normalizzazione dei voti attribuiti ha consentito il calcolo del peso

relativo di ciascun Criterio. Il peso assoluto è il risultato del prodotto del peso

relativo al Criterio per il peso della Categoria e dell’Area di Valutazione di

appartenenza.

76

4.4 Struttura dei benchmark.

All’interno di ogni scheda di valutazione è indicato il metodo utilizzato per la

definizione della scala prestazionale (o scala di benchmark) con riferimento alla

legislazione e normativa vigente e alla letteratura tecnica utilizzata.

La definizione dei valori della scala prestazionale avviene assegnando due livelli e

calcolando gli altri per interpolazione lineare. Il primo benchmark definito è sempre

quello corrispondente al livello 0, mentre il secondo può essere il livello 3 o il livello

5.

Al livello –1 corrispondono tutti i valori che rappresentano una prestazione inferiore

a quella del livello 0, quindi non è necessario calcolarlo per interpolazione lineare.

La procedura di definizione dei valori di partenza può essere sviluppata

sostanzialmente nelle due modalità chiarite in seguito, a seconda che esista o meno

77

uno specifico quadro legislativo o normativo o un regolamento che fissi dei requisiti

minimi per l’indicatore considerato.

I benchmark, come gli indicatori, possono essere di tipo quantitativo o qualitativo.

Sebbene la tendenza sia quella di definire metodologie di valutazione basate

esclusivamente su indicatori e benchmark quantitativi ai fini di rendere il risultato

delle valutazioni il più oggettivo possibile, esistono situazioni in cui definire un

indicatore quantitativo risulta particolarmente difficoltoso: in questi casi l’indicatore

è di tipo qualitativo e il voto alla prestazione viene attribuito confrontando la realtà

dell’edificio da valutare con una serie di scenari ipotizzati, che costituiscono la scala

prestazionale. Il limite dei benchmark di tipo qualitativo risiede nella loro

arbitrarietà, nella loro possibile (e facile) cattiva interpretazione e quindi nel fatto

che non consentono di effettuare un confronto preciso tra la prestazione dichiarata,

difficile da controllare, e quella della scala stessa.

Generalmente gli indicatori di tipo qualitativo sono relativi a prestazioni per le quali

non esiste un riferimento legislativo o normativo.

Ai fini di limitare al massimo il numero degli indicatori prestazionali di tipo

qualitativo per i motivi sopracitati, esiste una terza tipologia di indicatori e

benchmark: i quali - quantitativi.

Questi si applicano a quelle prestazioni che è difficile individuare esclusivamente

tramite un indicatore quantitativo, ma per i quali è almeno possibile integrare allo

scenario ipotizzando un riferimento numerico. L’obiettivo di questo tipo di indicatori

e benchmark è quello di renderli più oggettivi di quelli di tipo qualitativo.

Definizione del livello benchmark 0

Il livello 0 corrisponde generalmente al requisito minimo richiesto dalla legge o alla

pratica costruttiva corrente. Nel caso in cui si fosse legiferato in materia, la

procedura di definizione del suo valore risulta relativamente semplice in quanto si

basa esclusivamente sull’analisi di leggi, norme e regolamenti vigenti specifici per la

prestazione da verificare. Qualora non vi fosse un quadro legislativo di riferimento,

invece, la procedura di definizione è più complessa: il valore di riferimento deve

essere appositamente calcolato, pertanto si rende necessaria un’analisi

approfondita dello stato dell’arte, della pratica costruttiva e delle specifiche politiche

di settore, uno studio dei dati statistici nazionali e l’eventuale sviluppo di modelli di

regressione al fine di estrapolare i dati non presenti nel campione analizzato.

Inoltre può essere necessario effettuare simulazioni ad hoc mediante specifici

strumenti di calcolo applicati ad edifici modellizzati rappresentativi del parco

78

costruito, per i quali vengono applicate soluzioni tecnologiche e costruttive definite

sulla base della pratica costruttiva corrente. I risultati delle simulazioni dipendono

non solo dal tipo di modello dell’edificio costruito, ma anche dai dati climatici e/o

ambientali della località in cui ci si trova e dai profili di gestione e utilizzo impostati,

ciò rende necessario un ulteriore e fondamentale sforzo di interpretazione dei

risultati.

Definizione del livello benchmark 3

Il livello 3 corrisponde ad un significativo miglioramento della prestazione rispetto ai

regolamenti vigenti e alla pratica corrente. Nel caso in cui si sia legiferato in

materia e qualora la legge preveda valori limite dell’indicatore più restrittivi di quelli

in vigore, da applicarsi nel medio periodo, si assegna il livello 3 della scala

prestazionale corrispondente a tali limiti. Inoltre è possibile utilizzare i target fissati

dalle politiche regionali, nazionali e internazionali.

Se non esistono requisiti imposti, invece, il valore del benchmark deve essere

appositamente calcolato: trattandosi di un livello di “migliore pratica corrente”, le

analisi dello stato dell’arte e della realtà esistente devono essere condotte

riferendosi a edifici con prestazioni elevate, cercando per quanto possibile di

ricavare valori di benchmark oggettivi e generalizzabili.

Se si effettuano simulazioni con strumenti quasi - statici o dinamici, l’approccio da

seguire nella scelta dei modelli degli edifici da simulare dovrebbe essere il

seguente: si parte da edifici corrispondenti al livello 0, rappresentativi del parco

costruito, e si modificano i relativi modelli mediante l’applicazione delle soluzioni

architettoniche, costruttive ed impiantistiche migliori disponibili, mirate ad elevarne

le prestazioni globali; la scelta delle soluzioni migliorative deve essere effettuata

sulla base di uno studio dello stato dell’arte riportato sulla letteratura tecnico-

scientifica. La simulazione fornisce come risultato, previa interpretazione

dell’esperto, quei valori di riferimento associabili alla miglior pratica corrente.

Definizione del livello benchmark 5

Il livello 5 corrisponde ad una prestazione considerevolmente avanzata rispetto alla

pratica corrente, che può essere di natura sperimentale e può rendere necessario

un ingente investimento economico iniziale.

Nel caso in cui si sia legiferato in materia e qualora la legge preveda valori limite

particolarmente restrittivi, o da applicarsi entro un lasso di tempo relativamente

lungo, si assegnano al livello cinque della scala di benchmark tali valori.

79

Inoltre è possibile utilizzare i target fissati dalle politiche regionali, nazionali e

internazionali.

Se non esistono indicazioni di legge o politiche di questo tipo, il benchmark deve

essere calcolato; la complessità della procedura di definizione di un target così

elevato è data dal fatto che allo stato dell’arte esistono pochissimi edifici con

prestazioni energetiche e ambientali associabili al livello 5, e quindi un’analisi del

parco costruito può risultare poco significativa.

Tuttavia vi sono casi in cui risulta più immediato definire tale livello: ad esempio,

considerando l’indicatore relativo alle emissioni effetto serra prodotte annualmente

per l’esercizio dell’edificio, al livello 5 può essere associata una configurazione ad

emissioni zero.

4.5 Struttura del Protocollo Itaca (Framework)

Lo strumento di valutazione aggiorna automaticamente il numero di criteri e le

scale di benchmark in funzione del tipo di progetto e di alcune caratteristiche

specifiche dell’edificio o del contesto.

Schema di applicazione per progettazione Nuova (NC) o di Ristrutturazione (R)

Durante la compilazione del software che implementa lo strumento di valutazione,

l’utente è chiamato a specificare la tipologia di progetto che intende valutare: alcuni

criteri si disattivano nel caso di progetti di ristrutturazione ed alcuni indicatori

prestazionali vengono calcolati e/o verificati con procedure diverse a seconda del

tipo di progetto cui si riferiscono.

Le procedure di verifica da adottare sono specificate nella sezione “Metodo e

strumenti di verifica” della scheda di ciascun criterio.

Si riportano di seguito le relazioni tra i criteri di valutazione e la tipologia di

progetto:

1.1.1 in R è Annullato;

2.3.1 in R si calcola il peso solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione;

2.3.2 in R si calcola il peso solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione;

2.3.3 in R si calcola il peso solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione;

2.3.4 in R si valuta solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione;

2.1.1 in R si calcola l’indicatore relativo alle parti aggiunte;

2.1.2 in R con Sup. netta > 1000mq e in NC si calcola l’indicatore per l’intero edificio; in R

con Sup. netta ≤ 1000mq si calcola l’indicatore relativo alle parti aggiunte;

3.1.1 in R si calcola l’indicatore relativo alle parti aggiunte.

80

Specifiche di contesto

E’ stato definito un elenco di condizioni relative all’edificio e al contesto che, se

verificate, disattivano uno o più criteri ridistribuendo automaticamente i pesi:

Assenza di un impianto di climatizzazione estiva (Disattiva il criterio 2.1.8 );

Presenza di divieto Comunale di irrigazione con acqua potabile (Disattiva il

criterio 2.4.1 );

Presenza di divieto Comunale di raccolta acqua piovana per livelli elevati

d’inquinamento dell’acqua (Annulla il criterio 3.2.2 );

Assenza di area di pertinenza, per esempio per grattacieli in centro città.

(Disattiva i criteri 3.2.3 e 3.3.2);

Presenza di divieto Comunale alla disposizione di aree private su suolo pubblico

per raccolta differenziata (Disattiva il criterio 5.3.2);

Assenza di spazi comuni per aree ricreative, per esempio per grattacieli in

centro città. (Disattiva il criterio 5.3.3);

Parametrizzazione delle scale di prestazione

Alcuni criteri di valutazione dispongono di più scale di benchmark in funzione:

• delle dimensioni della località dove è sito l’edificio (criterio 1.2.1);

• del tipo di progetto (criteri 2.1.1 e 3.1.1);

• del numero di piani dell’edificio (criteri 2.2.1, 2.2.2 e 2.3.1).

Il software che implementa lo strumento di valutazione aggiorna automaticamente

le scale prestazionali in funzione dei dati dichiarati dall’utente nell’apposita scheda

predisposta.

La struttura dello schema di certificazione per le regioni italiane illustra i principali

processi ed identifica i ruoli di Itaca, delle Regioni italiane e dell’Associazione iiSBE

Italia.

Itaca definisce le linee guida strategiche dello Schema di Certificazione e garantisce

che il sistema di certificazione venga applicato efficacemente e garanzia della

qualità dei risultati ottenuti.

Itaca provvede all’aggiornamento degli strumenti di valutazione in relazione alla

evoluzione del quadro di riferimento normativo e legislativo ed all’evoluzione

metodologica del sistema.

Le regioni italiane provvedono a definire il proprio Sistema di Certificazione e di

Accreditamento che stabilisce i ruoli e le responsabilità per poter emettere il

certificato.

81

Esse scelgono quale tipo di protocollo adottare e stabiliscono le procedure di

certificazione e di accreditamento. Le Regioni, inoltre, provvedono a monitorare e

valutare il proprio sistema di certificazione e di accreditamento.

L’Associazione iiSBE Italia, identificata come Organo Nazionale di controllo del

Protocollo Itaca, fornisce supporto tecnico – scientifico al processo di valutazione,

garantisce l’applicazione delle linee guida e mantiene i rapporti con il sistema

internazionale di controllo dell’SB Method.

Altro aspetto che si sottolinea riguarda l’attività in corso presso Itaca sui materiali

ecocompatibili. Come già dimostrato, l’edilizia è uno dei settori in cui vengono

consumate più materie prime e quindi riveste un’importanza di primo piano

nell’ambito delle problematiche legate allo sviluppo sostenibile. L’industria delle

costruzioni, quindi, necessita di un cambiamento sostanziale. Itaca, a tal fine, ha

sviluppato un programma di ricerca, finanziato in copartecipazione dalle Regioni e

dal CIPE, titolato “Strumenti per la promozione della sostenibilità nel campo

dell’edilizia – Banca Dati dei materiali di riferimento per la costruzione ad elevata

prestazione ambientale”. Obiettivo della ricerca, in avanzato stato dei lavori è la

definizione della prima banca dati nazionale istituzionalizzata di materiali e prodotti

per l’edilizia per costruzioni ad elevata prestazione ambientale, secondo l’ottica di

ciclo di vita (LCA). Tale analisi fornisce informazioni inerente gli impatti ambientali,

in termini di consumi di risorse (materie ed energia) e di emissioni in ambiente

(suolo, aria, acqua) relativi all’intero ciclo di vita del prodotto (approvvigionamento

di materie prime, ciclo produttivo, imballaggio, smaltimento rifiuti e trattamento

scarichi idrici, e distribuzione). Ciò, in estrema sintesi, consente una selezione

oggettiva dei materiali a migliore prestazione ambientale.

Ulteriore obiettivo del progetto in corso è anche quello di definire, sulla base della

costituenda Banca Dati nazionale, prezzari regionali di riferimento e capitolati

prestazionali tipo, omogenei a livello nazionale, ottenendo in tal modo anche

importanti economie di spesa e di tempo, oltre che naturalmente l’importante

qualificazione del mercato di settore. Tali strumenti sono da intendersi non solo

come fonti di informazioni tecniche ed economiche di riferimento, ma anche come

veri e propri documenti guida nell’attività di progettazione ai fini della promozione

di un ambiente costruito in maniera sostenibile.

Il protocollo Itaca è stato ampiamente sperimentato in questi anni da regioni, centri

di ricerca, università, ecc., a garanzia della piena e completa applicazione sulle

diverse tipologie di edifici.

82

5. Le recenti leggi regionali sull’edilizia sostenibile

La regione Abruzzo, con legge 3 marzo 2005, n. 12, recante Misure urgenti per il

contenimento dell'inquinamento luminoso e per il risparmio energetico.

In particolare, l'art. 5 indica i requisiti tecnici e le modalità d'impiego degli impianti

di illuminazione che devono essere necessariamente impiegati per garantire il

risparmio energetico, stabilendo anche delle sanzioni pecuniarie in caso di

violazione.

La Regione Basilicata, con legge 28 dicembre 2007, n. 28 (Legge finanziaria

2008), reca agli articoli 10 e 11 misure in materia di miglioramento delle prestazioni

energetiche degli edifici e volumetrie edilizie per favorire il risparmio energetico e

l’utilizzo delle fonti rinnovabili.

Con l’articolo 10 viene promosso il miglioramento delle prestazioni energetiche degli

edifici esistenti e di nuova costruzione, tenendo anche conto delle condizioni

climatiche locali, al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l’integrazione

delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, dando la preferenza alle

tecnologie a minore impatto ambientale. Con l’articolo 11, invece, sono stabilite

misure che agevolano nei computi per la determinazione dei volumi e delle superfici

nonché la riduzione degli oneri di urbanizzazione per gli interventi edilizi che

adottano soluzioni impiantistiche o costruttive che determinano prestazioni

migliorative e maggiore utilizzo delle fonti rinnovabili.

Sono demandate alla Giunta, tra l’altro, le modalità per ridurre e certificare il

consumo energetico degli edifici esistenti, da ristrutturare e di nuova costruzione; i

requisiti minimi di prestazione energetica degli impianti per la climatizzazione

invernale ed estiva, degli impianti per la produzione di acqua calda sanitaria e dei

generatori di vapore a uso civile; la disciplina per l'installazione di impianti di

riscaldamento centralizzati e la diffusione di sistemi di termoregolazione degli

ambienti e di contabilizzazione del calore; la diffusione di sistemi di alta qualità

energetica ed ecosostenibilità ambientale degli edifici, di metodologie costruttive di

bioedilizia, nonché di sistemi di filtraggio delle emissioni degli impianti termici.

La regione Campania, nell’ambito della legge 12 dicembre 2006, n. 22 recante

Norme in materia di tutela, salvaguardia e valorizzazione dell'architettura rurale,

prevede la concessione di contributi finanziari per interventi di manutenzione

83

straordinaria, consolidamento, restauro, risanamento conservativo di manufatti di

architettura rurale tradizionale, con riferimento anche a modalità e tecniche

costruttive coerenti con i principi dell'architettura bioecologica.

La regione Emilia Romagna, fin dal 2002, ha previsto, all’articolo 21 della legge

25 novembre 2002, n. 31, recante (Disciplina generale dell'edilizia), che il

certificato di conformità edilizia e agibilità attesti, tra l’altro, la sussistenza delle

condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli

impianti negli stessi installati.

Ai sensi del successivo articolo 30, il contributo di costruzione non è dovuto per i

nuovi impianti, lavori, opere, modifiche e installazioni relativi alle fonti rinnovabili di

energia, alla conservazione, al risparmio e all'uso razionale dell'energia. Il Consiglio

comunale può inoltre prevedere l'applicazione di riduzioni del contributo di

costruzione per la realizzazione di opere edilizie di qualità, sotto l'aspetto ecologico,

del risparmio energetico, della riduzione delle emissioni nocive e della previsione di

impianti di separazione delle acque reflue, in particolare per quelle collocate in aree

ecologicamente attrezzate.

La regione Friuli Venezia Giulia, con la legge 18 agosto 2005, n. 23, recante

Disposizioni in materia di edilizia sostenibile promuove e incentiva la sostenibilità

energetico ambientale nell'edilizia pubblica e privata, nel rispetto delle disposizioni

stabilite dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 e dal decreto legislativo 30

maggio 2008, n. 115. In tale ambito la legge reca quindi la definizione degli

interventi in edilizia ecologica, bio-eco-etico-compatibile, edilizia bioecologica,

edilizia naturale e definisce le tecniche e le modalità costruttive sostenibili negli

strumenti di pianificazione del territorio, negli interventi di nuova edificazione, di

ristrutturazione edilizia, di restauro, di recupero edilizio e urbanistico e di

riqualificazione urbana.

Per gli interventi soggetti alle disposizioni del decreto legislativo 192/2005 la

certificazione energetica e la qualificazione energetica degli edifici sono sostituite

dalla certificazione di valutazione energetica e ambientale (VEA) degli edifici. La

valutazione del livello di biosostenibilità dei singoli interventi in bioedilizia è definita

attraverso un protocollo regionale denominato Protocollo VEA che costituisce, tra

l’altro, un criterio prioritario nell’attribuzione di finanziamenti regionali per gli

interventi di acquisto, costruzione e/o ristrutturazione di edifici pubblici o privati

nonché per gli incentivi urbanistici.

84

La successiva legge 23 febbraio 2007, n. 5 recante Riforma dell'urbanistica e

disciplina dell'attività edilizia e del paesaggio, reca, agli articoli 39 e 40, misure per

la promozione della bioedilizia, della bioarchitettura, del rendimento energetico

nell'edilizia e per gli interventi relativi a impianti di produzione di energia elettrica

da fonti rinnovabili.

In particolare, si prevede che gli interventi finalizzati al perseguimento di obiettivi di

risparmio energetico e che necessitano anche di limitate modifiche volumetriche

possono essere realizzati anche in deroga agli indici urbanistico-edilizi previsti dagli

strumenti urbanistici e dai regolamenti edilizi. La copia dell'attestato di

certificazione energetica o di rendimento energetico dell'edificio di cui al d.lgs. 19

agosto 2005, n. 192 deve essere depositata presso il Comune a cura del costruttore

o del proprietario dell'immobile all'atto della richiesta di agibilità dell'immobile.

La regione Lazio, con legge 27 maggio 2008, n. 6, recante Disposizioni regionali in

materia di architettura sostenibile e di bioedilizia, promuove ed incentiva la

sostenibilità energetico-ambientale nella progettazione e realizzazione di opere

edilizie pubbliche e private, individuando e promuovendo l'adozione e la diffusione

di principi, modalità e tecniche proprie dell'architettura sostenibile e della

bioedilizia, ivi compresi quelli tesi al miglioramento delle prestazioni energetiche

degli edifici in conformità a quanto stabilito dal decreto legislativo 19 agosto 2005,

n. 192.

A tal fine, la legge definisce un sistema di valutazione e certificazione della

sostenibilità energeticoambientale degli edifici (Protocollo regionale sulla

bioedilizia), che costituisce condizione per l'accesso agli incentivi ed ai contributi da

parte dei privati, nonché criterio di priorità per l'accesso da parte degli enti locali ai

finanziamenti previsti dalla normativa regionale in materia di pianificazione

territoriale e urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici.

E’ quindi previsto che gli strumenti della pianificazione territoriale ed urbanistica

regionale, provinciale e comunale, nonché i regolamenti edilizi, perseguano e

promuovano la sostenibilità energetico-ambientale nelle trasformazioni territoriali e

urbanistiche.

Negli interventi di ristrutturazione edilizia, di nuova costruzione e di ristrutturazione

urbanistica, è obbligatoria l'installazione di impianti per il ricorso a fonti energetiche

rinnovabili. Sono inoltre previsti incentivi nel calcolo degli indici di fabbricabilità

nonché riduzioni degli oneri di urbanizzazione secondaria e del costo di costruzione.

85

La regione Liguria, nell’ambito della legge 6 giugno 2008, n. 16, recante Disciplina

dell'attività edilizia, definisce, agli artt. 67 e 77 misure volte ad agevolare

l'attuazione delle norme sul risparmio energetico e per migliorare la qualità degli

edifici.

In particolare, la norma stabilisce che non siano considerate nei computi per la

determinazione dell'indice edificatorio le strutture perimetrali portanti e non,

nonché i tamponamenti orizzontali ed i solai intermedi che comportino spessori

complessivi, sia per gli elementi strutturali che sovrastrutturali, superiori a 30

centimetri, per la sola parte eccedente i centimetri 30 e fino ad un massimo di

ulteriori centimetri 25 per gli elementi verticali e di copertura e di centimetri 15 per

quelli orizzontali intermedi, in quanto il maggiore spessore contribuisce al

miglioramento dei livelli di coibentazione termica, acustica e di inerzia termica.

Analoghe disposizioni sono previste per il computo dell’altezza massima.

La regione Lombardia, nell’ambito della legge 11 marzo 2005, n. 12, recante

Legge per il governo del territorio, include l’efficienza energetica tra i parametri da

rispettare negli interventi di nuova edificazione o sostituzione.

E’ inoltre stabilito che il documento di piano possa prevedere, a fronte di rilevanti

benefici pubblici, aggiuntivi rispetto a quelli dovuti e coerenti con gli obiettivi fissati,

una disciplina di incentivazione ai fini della promozione dell'edilizia bioclimatica e del

risparmio energetico, nonché ai fini del recupero delle aree degradate o dismesse.

Con delibera regionale sono stati quindi approvati gli indirizzi inerenti l'applicazione

di riduzioni degli oneri di urbanizzazione in relazione a interventi di edilizia

bioclimatica o finalizzati al risparmio energetico. La delibera rinvia quindi al

Protocollo Itaca quale “possibile riferimento tecnico-normativo” per la definizione

dei fattori bioclimatici da considerare ed ottimizzare in ogni progetto edilizio.

La regione Marche, con legge regionale 17 giugno 2008, n. 14, recante Norme per

l'edilizia sostenibile, detta norme per la promozione e incentivazione della

sostenibilità energetico ambientale nella realizzazione delle opere edilizie pubbliche

e private, nel rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dei

principi fondamentali desumibili dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 ed in

armonia con la direttiva 2006/32/CE concernente l'efficienza degli usi finali

dell'energia e i servizi energetici.

86

Sono quindi definite le tecniche e le modalità costruttive di edilizia sostenibile negli

strumenti di governo del territorio, negli interventi di nuova costruzione, di

ristrutturazione e riqualificazione urbana, nonché la concessione di contributi a

soggetti pubblici e privati per la realizzazione di tali interventi.

La certificazione di sostenibilità energetico-ambientale degli edifici è un sistema di

procedure finalizzato a valutare sia il progetto sia l'edificio realizzato definito

nell’ambito di linee guida regionali. Le linee guida, relative agli edifici residenziali e

non residenziali, contengono il sistema di valutazione della qualità ambientale ed

energetica degli interventi di edilizia sostenibile finalizzato, in particolare, a

certificare il livello di sostenibilità degli interventi edilizi anche ai sensi dell'articolo 4

del d.lgs. 192/2005, a definire le priorità e graduare gli incentivi economici, nonché

a stabilire le soglie minime al di sotto delle quali non è consentito il rilascio delle

certificazioni né l'accesso ai contributi e agli incentivi regionali (tra i quali si

segnalano alcuni incentivi nel calcolo dei parametri edilizi, la riduzione degli oneri di

urbanizzazione secondaria e del costo di costruzione nonché l’istituzione di un fondo

di rotazione per l’acquisto di immobili compatibili con le norme stabilite dalla legge).

La regione Molise, nell’ambito della legge 7 luglio 2006, n. 17, recante Norme di

riordino in materia di edilizia residenziale pubblica, stabilisce che gli interventi

edilizi perseguano obiettivi di qualità e di vivibilità dell'ambiente interno ed esterno

all'abitazione e favoriscano la diffusione di soluzioni architettoniche ecocompatibili

ed il risparmio energetico.

In tale ambito è previsto un sistema premiante rivolto alle amministrazioni locali

che maggiormente si impegnano, con proprie risorse o con riduzione delle imposte

locali sugli immobili, per raggiungere i predetti obiettivi.

La regione promuove inoltre la realizzazione di interventi innovativi anche a

carattere sperimentale che riguardino, tra l’altro, il miglioramento delle qualità

ambientali e del risparmio energetico, l’impiego di materie prime rinnovabili o di

derivazione naturale, l’isolamento acustico verso l'esterno e tra gli alloggi.

La regione Piemonte, nell’ambito del D.P.G.R. 2 agosto 2006, n. 8/R recante il

regolamento di attuazione della legge regionale 16 gennaio 2006, n. 2 (Norme per

la valorizzazione delle costruzioni in terra cruda) prevede l’assegnazione di borse di

studio, tra l’altro, per progetti che riguardano gli edifici in terra cruda e il loro

rapporto con le tecniche di bio-architettura.

87

La regione Toscana, nell’ambito della legge 3 gennaio 2005, n. 1, recante Norme

per il governo del territorio, stabilisce che gli strumenti della pianificazione

territoriale e gli atti di governo del territorio garantiscano che gli interventi di

trasformazione del territorio assicurino il rispetto dei requisiti di qualità urbana,

ambientale, edilizia e di accessibilità al fine di prevenire e risolvere i fenomeni di

degrado.

La qualità urbana, ambientale, edilizia e di accessibilità del territorio è definita in

riferimento, tra l’altro:

• alla qualità e alla quantità degli interventi realizzati per il contenimento

dell'impermeabilizzazione del suolo, il risparmio idrico, la salvaguardia e la

ricostituzione delle riserve idriche anche potenziali;

• all'utilizzazione di materiali edilizi e alla realizzazione di requisiti delle

costruzioni che assicurino il benessere fisico delle persone, la salubrità degli

immobili e del territorio, il contenimento energetico, il rispetto dei requisiti di

fruibilità, accessibilità e sicurezza per ogni tipo di utente estesa al complesso

degli insediamenti.

La regione Umbria, con legge 18 novembre 2008, n. 17, recante Norme in materia

di sostenibilità ambientale degli interventi urbanistici ed edilizi, al fine di

promuovere la salvaguardia dell’integrità ambientale e il risparmio delle risorse

naturali secondo i principi dello sviluppo sostenibile, definisce norme e criteri di

sostenibilità da applicarsi agli strumenti di governo del territorio e agli interventi

edilizi, stabilisce le modalità per la valutazione e la certificazione delle prestazioni di

sostenibilità ambientale degli edifici, nonché le forme di sostegno e di

incentivazione promosse dalla regione e dagli enti locali.

A tal fine lo sviluppo sostenibile dell’edificato si ha quando, adottando materiali,

tecniche e sistemi a basso impatto ambientale ed ecologici, è possibile realizzare

ambienti interni salubri ed organismi edilizi la cui costruzione, manutenzione e

gestione comportino basso uso di risorse non rinnovabili e di materiali non

riciclabili, anche attraverso l’uso di soluzioni informatiche ed elettroniche volte a

ridurre al minimo il consumo energetico.

La legge definisce quindi un sistema di valutazione e certificazione di sostenibilità

ambientale degli edifici.

La certificazione di sostenibilità ambientale è rilasciata dall’Agenzia Regionale

per la Protezione Ambientale dell’Umbria (ARPA) e dagli altri soggetti certificatori

individuati dalla giunta regionale.

88

89

Sono quindi previste norme per il recupero dell’acqua piovana, (con la realizzazione

di apposite cisterne di raccolta dell’acqua piovana, della relativa rete di

distribuzione e dei conseguenti punti di presa per il successivo riutilizzo), per la

permeabilità dei suoli (con la definizione di percentuali minime di superficie

permeabile), per l’uso sostenibile e la tutela del territorio, per l’esposizione e il

soleggiamento degli edifici, per i sistemi di riscaldamento, per il risparmio

energetico e l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile (con l’obbligo di installazione

di impianti a pannelli solari e di impianti per la produzione di energia elettrica da

fonti rinnovabili per gli edifici di nuova costruzione).

Inoltre, al fine di garantire lo sviluppo sostenibile dell’edificato gli interventi edilizi

privilegiano l’uso dei materiali naturali riconducibili alle tipologie di costruzione

tradizionali con particolare riferimento a quelli provenienti dalle produzioni locali

nonché di materiali e componenti edilizie con caratteristiche di ridotto impatto

ambientale, naturali e non trattati con sostanze tossiche, nonché materiali capaci di

garantire traspirabilità, igroscopicità, ridotta conducibilità elettrica, antistaticità,

assenza di emissioni nocive, assenza di esalazioni nocive e polveri, stabilità nel

tempo, inattaccabilità da muffe, elevata inerzia termica, biodegradabilità o

riciclabilità, attestate dalla presenza di marchi o etichette di qualità ecologica.

Con legge 9 marzo 2007, n. 4 recante Iniziative ed interventi regionali a favore

dell'edilizia sostenibile, la regione Veneto ha stabilito le regole generali per

l'edificazione compatibile con l'ambiente.

Sono state aggiornate con delibera di Giunta Regionale n. 2063 del 7 luglio 2009, le

linee guida regionali finalizzate alla valutazione della qualità ambientale ed

energetica degli interventi su edifici a destinazione residenziale, di cui alle

precedenti D.G.R. n. 2398/2007 e n. 1579/2008. Le nuove linee guida sono state

elaborate prendendo a riferimento il “Protocollo Itaca 2009 per la valutazione

energetico – ambientale degli edifici residenziali: nuova costruzione e recupero”. Ne

è risultato uno strumento che consente di stimare il livello di sostenibilità energetica

ed ambientale di un edificio residenziale misurando le sue prestazioni rispetto a 34

criteri raggruppati in 17 categorie a loro volta aggregate in 7 aree di valutazione.

Sulla base delle linee guida in materia di edilizia sostenibile definite dalla giunta,

l'amministrazione regionale effettua la valutazione della qualità ambientale ed

energetica espressa dai singoli interventi di bioedilizia, ai fini dell'ammissibilità degli

stessi alla contribuzione regionale. Per gli interventi in edilizia sostenibile finalizzati

90

al contenimento del fabbisogno energetico, i comuni prevedono nel regolamento

edilizio lo scomputo dei volumi tecnici e delle murature perimetrali degli edifici.

Sono quindi previste le seguenti iniziative:

a) promozione di concorsi di idee e progettazione, in collaborazione con gli enti

locali, per la realizzazione di interventi edili pubblici o privati, secondo le tecniche e

principi costruttivi di edilizia sostenibile;

b) attivazione di iniziative di ricerca e diffusione culturale in materia. di architettura

ed edilizia ecocompatibili, nonché di corsi di formazione in tecniche e principi

costruttivi di edilizia sostenibile per tecnici e operatori del settore;

c) individuazione di agevolazioni regionali per la realizzazione di interventi di

costruzione o ristrutturazione secondo le tecniche e principi costruttivi di edilizia

sostenibile.

Al fine di consentire un adeguato rilancio dell’attività edilizia, nel rispetto

dell’ambiente, del paesaggio e del tessuto storico esistente, nonché la sostituzione

del patrimonio edilizio non più rispondente all’attuale situazione tecnologica ed

energetica, il Consiglio Regionale Veneto ha recentemente approvato la legge

regionale 8 luglio 2009 n. 14, il cosiddetto “Piano Casa”, mediante la quale sono

promosse misure per il sostegno del settore edilizio, favorendo nel contempo

l’utilizzo delle tecniche e dei criteri dell’edilizia sostenibile e delle fonti di energia

rinnovabili.

Con particolare riferimento a questi ultimi aspetti, l’art. 3 della nuova legge prevede

la possibilità di attuare, in deroga alle previsioni dei regolamenti comunali e degli

strumenti urbanistici e territoriali, interventi di integrale demolizione e ricostruzione

che prevedano aumenti fino al 40 % del volume esistente per gli edifici residenziali

e fino al 40 % della superficie coperta per quelli adibiti ad uso diverso, purché

situati in zona territoriale propria e solo nel caso vengano utilizzate le tecniche

costruttive di cui alla legge regionale 9 marzo 2009, n. 4 “Iniziative ed interventi

regionali a favore dell’edilizia sostenibile”. In coerenza con i contenuti di tale legge,

viene inoltre stabilito che siano le linee guida in materia di edilizia sostenibile in

essa previste, a costituire riferimento per la graduazione della volumetria

assentibile in ampliamento.

Con riferimento alla provincia autonoma di Bolzano, alla quale viene dedicato il

prossimo capitolo, si evidenzia che fin dal 2002, con delibera n.96/38108 il

Consiglio comunale ha approvato la prima manovra normativa edilizia per

l’eccellenza ambientale introducendo nel regolamento edilizio la procedura di

91

CasaClima, secondo i protocolli della Provincia Autonoma, in particolare con

l’obbligo di:

1. della certificazione per ogni nuova costruzione, con dichiarazione all’atto della

concessione edilizia e accertamento definitivo all’atto della licenza d’uso;

2. del raggiungimento dello standard minimo della “Classe C”, con trattamento

premiale per la “Classe A” (sconto 10% sugli oneri di urbanizzazione).

Nel 2007 con delibera n. 9/8926 il Consiglio Comunale ha approvato un pacchetto

di norme che impone ad ogni nuovo progetto soggetto a Permesso di Costruire:

1. lo standard minimo della Classe B, con l’incentivo del 10% di riduzione degli

oneri di urbanizzazione per la Classe A (con l’ipotesi di innalzarlo al 15% attraverso

una necessaria manovra di collegamento al bilancio);

2. l’utilizzazione dell’energia solare, con pannelli termici ovvero con impianti

fotovoltaici, per almeno il 25% del fabbisogno termico totale (equivalente) e/o il

50% del fabbisogno termico per la produzione di acqua calda sanitaria.

Infine, la provincia autonoma di Trento promuove e incentiva l'adozione e la

diffusione dell'edilizia sostenibile (artt. 81-91 della legge 4 marzo 2008, n. 1

recante Pianificazione urbanistica e governo del territorio) attraverso la tutela del

patrimonio ambientale, storico e culturale, la valorizzazione delle caratteristiche

proprie dei luoghi, la salvaguardia della salute e delle risorse naturali, il

contenimento dei consumi energetici, l'uso di fonti energetiche rinnovabili, il

miglioramento delle condizioni di sicurezza e del benessere abitativo, favorendo

inoltre lo sviluppo economico attraverso il miglioramento della competitività dei

settori interessati e l'avanzamento tecnologico delle filiere produttive locali.

A tal fine è istituita la certificazione energetica, anche in attuazione della direttiva

2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell'edilizia, e in coerenza con le

disposizioni statali in materia. Il certificato è trasmesso in copia al comune

contestualmente alla dichiarazione di fine lavori; in caso di mancata trasmissione la

dichiarazione di fine lavori è inefficace.

I regolamenti edilizi possono prevedere l'obbligo di rispettare livelli di prestazioni

energetiche superiori a quelli previsti dal regolamento di attuazione della legge, con

particolare riferimento agli edifici di nuova costruzione, introducendo incentivi

inerenti la riduzione del contributo di concessione, le modalità di calcolo degli indici

edilizi nonché gli sgravi tariffari e fiscali.

Sono infine previste norme di recupero dell’acqua piovana e per l’utilizzo delle fonti

energetiche rinnovabili.

92

6. Altre iniziative in materia di certificazione ambientale

Orientarsi nel nuovo mondo dell’edilizia sostenibile non è facile. Il miglior punto di

partenza è sicuramente rappresentato dagli standard più accreditati per la

certificazione dell’ecocasa.

L’applicazione dei principi dell’architettura ecologica, o Green Building, agli edifici di

nuova costruzione od oggetto di interventi di ristrutturazione, permette di

migliorarne la qualità ambientale e di abbatterne l’impatto sull’ecosistema. Negli

ultimi dieci anni è stata condotta a livello internazionale un’intensa attività di ricerca

volta allo sviluppo di sistemi di certificazione energetico ambientale per la

valutazione della performance degli edifici durante tutto il loro ciclo di vita. Alcuni di

tali sistemi hanno raggiunto una definizione tale da permettere ad utenti o

investitori di ottenere un’indicazione precisa della performance della costruzione.

Tali sistemi inoltre permettono di definire in maniera oggettiva cosa si intende per

qualità ambientale della costruzione. Quello più noto è il Building Research

Establishment Environmental Assessment Method (BREEAM), sviluppato dal BRE in

Gran Bretagna, che permette di classificare per scopi commerciali gli edifici in base

alla loro performance ambientale e che attualmente interessa circa il 25 - 30% del

mercato degli uffici di nuova costruzione nel Regno Unito. Negli Stati Uniti è stato

sviluppato il sistema LEED, al momento in fase di implementazione da parte del

U.S. Green Building Council con il supporto di numerose agenzie governative e

organizzazioni private. Sistemi simili, alcuni di applicazione obbligatoria nel caso di

transazioni immobiliari, sono stati sviluppati anche in Danimarca, Canada, Olanda,

Germania, Francia.

In Italia, i sistemi di riferimento sono Casa Clima, iiSBE Italia e GBC Italia.

93

6.1 Sviluppi futuri: l’Ecolabel per gli edifici

L’ISPRA19, di concerto con il Comitato Ecolabel-Ecoaudit20, ha ufficialmente avviato

nel gennaio 2008, su mandato della Commissione Europea, le attività finalizzate

alla definizione dei criteri Ecolabel per il gruppo di prodotti “edifici”.

Il progetto (che avrà una durata di 18 mesi21) prevede il coordinamento e la

responsabilità tecnicoscientifica dell’ISPRA ed il contributo di diversi enti pubblici di

ricerca quali ENEA, CNR, nonché centri universitari di Milano, Roma, Palermo.

Partecipano inoltre al gruppo di lavoro ricercatori ed esperti tra cui alcuni facenti

parte di iniziative esistenti.

La possibilità di certificare edifici con il marchio Ecolabel europeo nasce dall’idea di

affiancare una certificazione ambientale volontaria e complementare a quella

energetica obbligatoria esistente, prevista dal d.lgs. n. 192/2005 (come modificato

dal d.lgs. n. 311/2006) di recepimento della direttiva 2002/91/CE che ha stabilito

requisiti di prestazione energetica per gli edifici.

La certificazione Ecolabel europea è uno strumento volontario di certificazione

ambientale che risponde al regolamento (CE) N. 1980/2000, relativo al sistema

comunitario, riesaminato, di assegnazione di un marchio di qualità ecologica.

Si tratta di uno strumento che considera gli impatti ambientali di un bene o servizio

lungo tutto il suo ciclo di vita, stabilendo criteri di miglioramento ambientale che

sono revisionati nel tempo per garantire l’eccellenza delle prestazioni ambientali e

non solo; l’Ecolabel europeo prevede, infatti, anche livelli prestazionali del bene o

servizio che garantiscono il consumatore della qualità del prodotto, particolarmente

rilevante nel caso degli edifici.

Gli strumenti di certificazione ambientale degli edifici costituiscono un importante

volano verso la sostenibilità di un settore, quello edilizio, che per rilevanza e

caratteristiche peculiari, rappresenta uno dei principali responsabili dei carichi

ambientali del sistema antropico. Il sistema di certificazione degli edifici attraverso

l’Ecolabel europeo rappresenta, inoltre, un efficace strumento di abbattimento e

controllo dei carichi ambientali in quanto esamina gli impatti prodotti durante tutto

il ciclo di vita, dalla fase di costruzione, a quella di uso, fino al fine vita.

19Istituito dall’art. 28 del DL n. 112/2008 (convertito con modificazioni dalla legge n. 133/2008) mediante accorpamento di APAT, ICRAM e INFS. 20 http://www.apat.gov.it/certificazioni/site/it-IT/Comitato_Ecolabel_Ecoaudit. 21 La sottoposizione di un documento finale alla valutazione dell’organo competente europeo, l’EUEB, è prevista entro la fine del 2009.

94

Insomma “il marchio Ecolabel consentirà di valorizzare gli edifici che sono più

efficienti dal punto di vista energetico e che garantiscono anche le migliori

prestazioni ambientali grazie alla valutazione di parametri quali il ciclo di vita dei

materiali da costruzione, il risparmio idrico, il comfort termico e acustico.

6.2 Le altre iniziative esistenti

L’Ecolabel europeo si colloca nel variegato panorama di iniziative esistenti come

uno strumento complementare, ad esempio ai lavori svolti in campo internazionale

dai gruppi di lavoro tecnici dell’ISO22 e del CEN23, ma anche di raccordo a livello

europeo di iniziative esistenti in campo nazionale e locale. Si pensi, tra le iniziative

italiane, al citato Protocollo di Itaca, ma anche ai sistemi di certificazione BREEAM

(Building Research Establishment Environmental Assessment Method), LEED

(Leadership in Energy and Environmental Design) e GBC (Green Building

Challenge)24.

Il sistema BREEAM (Building Research Establishment Environmental Assessment

Method), il primo strumento di tipo commerciale per la valutazione della qualità

ambientale degli edifici sviluppato nel 1990, è diventato un punto di riferimento per

i metodi prodotti successivamente.

La versione più recente del sistema è applicabile agli edifici di tipo residenziale,

commerciale (supermercati), industriale e ad uso ufficio sia di nuova realizzazione

sia esistenti. L’Ecohomes è la versione del BREEAM per la casa di abitazione e può

essere applicato a edifici residenziali nuovi o ristrutturati. E’ un metodo di

valutazione flessibile che prevede una scala di punteggi che va da “Pass” a

“Excellent”. Il punteggio è raffigurato per mezzo di girasoli; maggiore è il numero

dei girasoli e maggiore è il punteggio ricevuto dall’edifico.

L’Ecohomes è utilizzabile per gli edifici residenziali e anche per un singolo

appartamento o casa. Questo metodo, a parità di performance ambientali, premia

quelle ottenute attraverso un minor dispendio economico.

Nella valutazione vengono tenuti in considerazione tutti gli edifici eventualmente

presenti nel sito e viene conferito un voto unico a tutto il complesso.

22 www.uni.com/uni/controller/it/comunicare/articoli/2008_2/iso15392.htm. 23 www.cen.eu/cenorm/sectors/sectors/construction/sustainableconstruction/ index.asp. Si vedano, per la stretta attinenza, anche le norme UNI/TS 11300 (un breve commento è disponibile al link www.uni.com/uni/controller/it/comunicare/ articoli/2008_2/units11300.htm. 24 Per una breve rassegna si veda il link www.infobuild.it/mecgi/drv?tlHome&mod= modAttiConvegniSheet

95

Ecohomes comprende le problematiche ecologiche relative ai cambiamenti climatici,

all’uso di risorse, all’impatto sulla fauna e la flora e valuta inoltre la qualità della

vita negli ambienti indoor.

Le categorie di criteri sono:

- energia;

- acqua;

- inquinamento;

- materiali;

- trasporti;

- ecologia e uso del terreno;

- salute e benessere.

Il LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) è uno schema di

valutazione della qualità energetico ambientale delle costruzioni, in uso dal marzo

2000, di applicazione volontaria, orientato al mercato e formato su una base di

consenso. Il sistema è stato promosso dall’US Green Building Council,

organizzazione nazionale noprofit formatasi nel 1993.

Il Leed è destinato ai progettisti e ai gestori dei processi di costruzione di edifici

commerciali, pubblici, residenziali di nuova costruzione, ma può venire utilizzato

anche per gli edifici esistenti oggetto di un intervento di ristrutturazione.

Il metodo di certificazione è stato ideato come una checklist ed organizzato in base

a problematiche ecologiche familiari agli architetti.

Questa sua prerogativa ne facilita l’uso nel processo di progettazione, permettendo

di definire quali obiettivi di qualità ambientale si intendano raggiungere.

L’applicazione del sistema è sotto forma di autocertificazione, nel senso che non è

contemplata la figura di un certificatore come nel BREEAM ma è il progettista stesso

che si preoccupa di raccogliere i dati per la valutazione e di inviarli all’organismo

certificatore.

La finalità del Leed è di verificare quante e quali “misure” ecologiche siano state

adottate e implementate nella costruzione. Il sistema si basa sull’attribuzione di

crediti per ciascuno dei requisiti caratterizzanti la sostenibilità di un edificio. Dalla

somma dei crediti ricevuti dipende il livello di certificazione ottenuto.

I criteri contemplati dal metodo Leed per valutare la qualità ambientale della

costruzione sono raggruppati in sei categorie: i nsediamenti sostenibili consumo

96

efficiente di acqua, energia e atmosfera, materiali e risorse, qualità degli ambienti

indoor progettazione e innovazione.

Ogni categoria prevede uno o più requisiti prescrittivi, che devono essere soddisfatti

in ogni caso, e un numero di requisiti di performance ambientale che attribuiscono

un punteggio all’edificio.

Il GBC Italia (Green Building Challenge) è parte integrante di un movimento più

ampio, che prende l’avvio negli Stati Uniti nel 1993, con la nascita dello USGBC,

organizzazione senza scopo di lucro impegnata nella diffusione degli standard

dell’edilizia sostenibile.

La costituzione del primo Green Building Council segna l’avvio di un grande

progetto, capace di suscitare vasti consensi e radicarsi in oltre 40 paesi, in tutto il

mondo.

Il successo globale del modello USGBC, dal Canada all’India, dalla Spagna alla Cina,

ha fatto da volano ad una parallela affermazioni degli standard Leed.

Questi ultimi, di fatto, si sono imposti come sistema universalmente accettato e

compreso per la certificazione di edifici progettati, costruiti e gestiti in maniera

sostenibile ed efficiente. Chiunque, nel mondo, si occupi di edilizia sostenibile

comunica con il linguaggio del sistema Leed.

Il GBC è uno strumento operativo che consente di effettuare la valutazione

dell’impatto ambientale di una costruzione (residenze, uffici e scuole di nuova

costruzione o ristrutturati) durante tutto il ciclo di vita attraverso l’attribuzione di un

punteggio di performance all’edificio che ne permette la classificazione in una scala

di qualità.

Il sistema GBC è il risultato degli studi condotti da parte di un network mondiale,

composto attualmente da Istituti ed Enti di ricerca pubblici e privati appartenenti a

diverse nazioni.

Nell’ambito del processo GBC, che ha avuto inizio nel 1996, si intende sviluppare e

testare continuamente il sistema di certificazione finora elaborato affinché possa

divenire in futuro lo standard internazionale di riferimento per la certificazione

energetico ambientale degli edifici.

Caratteristica del sistema di certificazione GBC rispetto a quelli di prima

generazione come il britannico BREEAM, lo statunitense Leed o l’Energy Rating

danese (di applicazione obbligatoria dal 1997), è di non avere limiti strutturali

poiché non è legato alla regione geografica di origine.

97

Molti sistemi di certificazione energetico ambientale sviluppati possiedono il limite

strutturale intrinseco: sono applicabili solo nella regione geografica in cui sono stati

ideati.

Differenze climatiche, economiche e culturali, non ne permettono infatti l’utilizzo in

realtà differenti. Al contrario, USGBC collabora e aiuta le altre nazioni sensibili a

questi temi, per organizzare un proprio GBC seguendo delle linee guida comuni.

E’ infatti un metodo di valutazione che può essere adattato alle condizioni locali in

cui viene applicato (clima, condizioni economiche e culturali, priorità ambientali,

ecc...) pur mantenendo la medesima terminologia e struttura di base.

Le attività di certificazione sono gestite dall’iiSBE Italia, diramazione nazionale

dell’iiSBE, con il supporto tecnico del ITC - CNR di Milano e dell’Environment Park di

Torino. Alla conclusione del processo di valutazione viene rilasciato al committente

un certificato riportante il punteggio di prestazione raggiunto, nonché il dettaglio

dei punteggi ottenuti per ogni singolo criterio.

Relativamente alle iniziative italiane, se quella promossa da Itaca sembra essere

quella maggiormente implementata (su coordinamento delle regioni), esistono

tuttavia numerose altre iniziative adottate su scala locale come il marchio

CasaClima e Ecodomus, tanto che secondo alcuni “i sistemi di certificazione degli

edifici in Italia sono troppi, quasi una ottantina, con protocolli diversi e spesso

complessi che danno difficoltà di comparazione e cui spesso non corrispondono

controlli efficaci, e che comporterebbero alti costi per le amministrazioni”25.

25 Ulrich Klammersteiner, Agenzia CasaClima di Bolzano.

98

7. Qualità dell’abitare nel Veneto.

L'abitazione costituisce per una famiglia uno dei beni primari, in particolare è tipico

delle famiglie dell'Europa mediterranea, e dell'Italia, il desiderio di avere una casa

di proprietà e la disponibilità ad investire, e rischiare, molto pur di conquistare una

dimora propria. La casa è il luogo privilegiato dove si svolge la maggior parte delle

attività della famiglia, si potrebbe quasi dire che non c'è famiglia - in senso di

relazioni - se non c'è casa, dal momento che i rapporti familiari solidi e concreti ci

sono laddove c'è un luogo, anche fisico, per coltivarli. In Veneto sono più numerose

e in aumento rispetto all'intero territorio nazionale le famiglie con casa di proprietà

(72,2%), che nel 17,6% dei casi sono gravate da mutuo.

Strutturalmente dal 2000 è evidente una ricomposizione del portafoglio familiare

principalmente verso le voci relative alle spese per l'abitazione, oltre a quelle per le

comunicazioni, evidenziando una maggiore attenzione verso questo fondamentale

aspetto del vivere quotidiano.

Le classi dimensionali delle abitazioni, attribuite dall’Agenzia del Territorio sono le

seguenti:

- monolocali fino a 45 m2;

- piccola tra 45 e 60 m2;

- medio-piccola tra 60 e 90 m2;

- media tra 90 e 120 m2;

- grande maggiore di 120 m2.

Distribuzione percentuale della tipologia dimensionale delle nuove unità abitative per provincia - Anno 2006

Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio - OMI

99

Dall'analisi dimensionale delle nuove unità abitative censite nel 2006 emerge che la

tipologia più diffusa nel Veneto è la piccola (30%), seguita dalla media (26%). Pur

trattandosi delle abitazioni meno affollate (2,6 persone ogni 100m2) d'Italia,

seconde per poco solo a quelle friulane, queste sono percepite sempre più piccole,

ma in condizioni migliori rispetto a dieci anni prima.

Distribuzione percentuale della tipologia dimensionale delle nuove unità abitative per provincia - Anno 2006 Monolocali Piccola Medio/piccola Media Grande Nuove costruzioniBelluno 9 26 21 23 20 1.279Padova 5 35 15 28 20 6.521Rovigo 3 22 15 39 21 1.249Treviso 3 31 21 22 23 6.291Venezia 7 41 18 22 12 5.105Verona 5 29 23 23 19 5.964Vicenza 5 25 20 27 24 4.928Veneto 5 30 19 26 20 31.337

Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio - OMI

Per quanto riguarda le caratteristiche delle abitazioni, la mancanza delle dotazioni di

base (acqua calda, gabinetto interno, vasca da bagno o doccia, riscaldamento)

riguarda una quota modestissima di famiglie.

Il livello di fornitura dei servizi base, ovvero acqua, gas ed energia elettrica, è molto

buono. Nel 2007 soltanto l'8,5% delle famiglie venete (13,2% il dato Italia)

denuncia irregolarità nell'erogazione dell'acqua. L'83% (74% il dato Italia) risulta

fornito di gas attraverso l'allacciamento alla rete di distribuzione, per il 10% (19% il

dato Italia) dei casi il gas viene acquistato in bombole e in 6 casi su 100 è installato

un bombolone esterno con rifornimento periodico.

Consumo di gas metano(*) per uso domestico e per riscaldamento. Veneto(**) e Italia - Anni 2000/2006

(*) Metri cubi per abitante

(**) Media dei capoluoghi

Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat

100

Con riferimento alle abitazioni allacciate alla rete di distribuzione del gas, si rileva

da parte delle famiglie un buon grado di soddisfazione per alcuni fattori di qualità

del servizio di fornitura: in particolare, l'89% è soddisfatto per il servizio nel

complesso, il 93% per la sicurezza della rete esterna ed il 95% per la sicurezza

dell'impianto domestico. Percentuali analoghe si riscontrano anche nel giudizio

espresso sulla qualità del servizio di fornitura di energia elettrica.

Consumo di gas metano(*) per uso domestico e per riscaldamento. Veneto(**) e Italia - Anni 2000:2006 2000 01 02 03 04 05 2006 Verona 557,6 561,3 559,2 570,5 527,0 537,9 517,3Vicenza 686,7 670,8 649,2 641,7 670,1 670,7 588,1Belluno 274,5 307,6 293,3 325,4 339,9 356,7 297,1Treviso 560,9 553,7 577,2 579,7 628,4 577,3 527,5Venezia 618,5 667,1 667,8 684,9 704,0 691,1 684,2Padova 888,4 949,8 906,6 937,9 844,5 919,6 869,2Rovigo 913,3 855,2 939,8 848,7 895,2 1.038,1 972,3Veneto 642,8 652,2 656,2 655,5 658,4 684,5 636,5Italia 386,4 394,3 390,3 413,5 416,1 422,6 402,5

(*) Metri cubi per abitante

(**) Media dei capoluoghi

Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat

Informazioni sulle abitudini e sulle scelte degli individui che occupano le abitazioni,

in quanto parzialmente legati ai loro comportamenti, possono venire dai dati sui

consumi di gas, energia elettrica e acqua per uso domestico. Nel periodo

2000/2006 i consumi pro capite di gas metano per uso domestico e per

riscaldamento a livello medio regionale hanno un andamento piuttosto costante nel

tempo, sempre nettamente superiori al dato Italia, con rilevanti differenze fra le

province. Inferiori al dato Italia risultano, invece, nello stesso periodo, i consumi

medi regionali di energia elettrica per uso domestico.

Inferiori al dato Italia, ma soprattutto in calo i consumi di acqua per uso domestico,

segnale di una maggiore sensibilità e responsabilità nell'utilizzo di una risorsa

preziosa qual è l'acqua potabile.

Per ciò che riguarda il risparmio energetico, si possono produrre molti buoni frutti

già con l'adozione, all'interno delle proprie mura domestiche, di alcune semplici

buone pratiche come l'acquisto di prodotti ad alta efficienza energetica, il controllo

della temperatura e dell'illuminazione delle stanze, l'isolamento dell'abitazione,

l'utilizzo degli elettrodomestici in determinate fasce orarie e da una recente

indagine risulta una certa attenzione da parte dei veneti nell'adozione di tali

comportamenti.

Da segnalare inoltre, la virtuosità del Veneto in tema di produzione e

101

differenziazione di rifiuti urbani: 495 kg/abitante di rifiuto urbano prodotto (pari a

1,36 kg/ab*giorno) nel 2006, uno dei valori più bassi in Italia, e primo posto nel

Paese per raccolta differenziata dei rifiuti urbani, con una percentuale del 49%, ben

oltre l'obiettivo del 40% fissato per il 31 dicembre 2007 dalla Legge n. 296 del

27/12/0626.

7.1 Le abitazioni nel Veneto.

Nel Veneto è diffuso il fenomeno del pendolarismo, tra il luogo di residenza e la

sede lavorativa. La scelta di fissare la propria residenza in un comune diverso da

quello del luogo di lavoro è molto spesso dettata dalla disponibilità economica delle

famiglie e dall'andamento dei prezzi del mercato immobiliare, tipicamente inferiori

nei comuni periferici rispetto ai grandi centri urbani, e solo raramente frutto di una

precisa preferenza per la vita in campagna piuttosto che in città.

Negli ultimi anni, in particolare, si è assistito ad una forte espansione immobiliare

che ha caratterizzato soprattutto i comuni della provincia, mentre nei capoluogo

sono stati maggiori i volumi di compravendita dello stock esistente. Il Veneto nel

2006, per il settore residenziale, è stata la seconda regione del Nord per volumi di

scambio NTN27 ed intensità IMI 28 degli scambi rispetto allo stock esistente. Nel

periodo 2000:2006 la nostra regione ha mostrato una crescita uniforme, che dal

2000 incrementa il NTN del 27% circa, raffreddatasi soltanto negli ultimi due anni.

Settore residenziale: stock, NTN e IMI Veneto - Anni 2000:2006 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Stock 2.008.428 2.056.156 2.105.228 2.168.352 2.221.977 2.275.504 2.338.210NTN 60.729 62.453 69.939 71.691 74.897 75.795 76.833IMI 3,02 3,04 3,32 3,31 3,37 3,33 3,29

Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio

L'andamento del numero indice del NTN distinto tra capoluoghi e resto della

provincia conferma quanto rilevato precedentemente, cioè che il mercato

residenziale cresce maggiormente, ed in modo sensibile, proprio nei comuni del

resto della provincia, fenomeno particolarmente accentuato per i comuni minori.

26 Regione Veneto, Rapporto Statistico 2008, il Veneto si raccolta. A cura della Direzione Sistema Statistico Regionale. Disponibile in rete www.regione.veneto.it/statistica; 27 Per NTN si intende il numero di transizioni normalizzate rispetto la quota di proprietà compravenduta. Ciò significa, per esemplificare, che nel caso di tre transazioni aventi per oggetto rispettivamente 1/3, 1/3 e 1 del diritto di proprietà, il numero di transazioni contate non è 3, bensì 1,667. 28 Per IMI si intende l'Intensità del Mercato Immobiliare, dato dal rapporto tra il numero delle compravendite e lo stock.

102

Numeri indice NTN settore residenziale. Veneto - Anni 2000:2006

Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio

Numeri indice NTN settore residenziale. Veneto - Anni 2000:2006 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006Nei capoluoghi di provincia 100 100,47 107,08 106,04 105,88 108,29 109,47Nel resto della provincia 100 103,62 117,84 122,03 129,11 130,29 132,15

Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio

Anche la mappa per comune dell'indicatore IMI per l'anno 2006 aiuta a capire come

nei comuni di provincia l'attività di compravendita sia più dinamica rispetto ai

capoluoghi.

Intensità del mercato immobiliare IMI nel settore residenziale per Comune.

Veneto – Anno 2006

Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio

103

Ma quali sono le caratteristiche del patrimonio immobiliare che insiste sul territorio

regionale? A dicembre 2006, secondo i dati del catasto urbano, in Veneto si

contavano 2.362.997 unità immobiliari urbane29 (UIU) a destinazione ordinaria

residenziale30 (di cui il 43% del gruppo "Abitazioni di tipo civile" e il 37% del gruppo

"Abitazioni di tipo economico"), per un totale di 14.135.385 vani e una rendita

catastale di 1.219.253.910 euro. Caratteristiche di queste unità sono una superficie

media di 128 m2 e una superficie media del vano pari a 21,6 m2. Il 20% di esse è

presente sul territorio della provincia di Venezia, un altro 68% si distribuisce in

modo sostanzialmente uniforme fra Padova, Treviso, Verona e Vicenza, il rimanente

12% fra Belluno e Rovigo.

Con riferimento alle sole nuove costruzioni31 (NC), nel corso del 2006 ne sono state

registrate 31.337, con un aumento del 1,5% se si considera l'intero Veneto, con

una diminuzione del 3,3% se si considerano, invece, soltanto i comuni capoluogo.

Le singole province presentano andamenti differenti: sul territorio padovano si è

costruito più che altrove, ma spiccano su tutti i valori negativi di Rovigo, -12% (-

23% solo il capoluogo) e Verona, -4% (-36% solo il capoluogo).

29 Si considera unità immobiliare urbana (UIU) ogni parte di immobile che, nello stato in cui si trova, è di per sé stessa utile ed atta a produrre reddito proprio. (Regio Decreto Legge del 13/04/1939 n.652 art.5). 30 La categoria catastale gruppo A (escluso A/10 – Uffici e studi privati) è composto da: Edilizia ordinaria: A/2 - Abitazioni di tipo civile, A/3 - Abitazioni di tipo economico, A/4 - Abitazioni di tipo popolare, A/5 - Abitazioni di tipo ultrapopolare, A/6 - Abitazioni di tipo rurale, A/11 - Abitazioni o alloggi tipici dei luoghi); Edilizia di pregio : A/1 - Abitazioni di tipo signorile, A/7 - Abitazioni in villini, A/8 - Abitazioni in ville, A/9 - Castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici. 31 nuove costruzioni, NC, sono quelle denunciate dai proprietari al catasto con modello DOCFA - Documento Fabbricato. Devono essere presentate dai proprietari entro un mese dalla fine della

Unità Immobiliari Urbane UIU del settore residenziale per provincia – Anno 2006

Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio - OMI

104

costruzione.

Unità Immobiliari Urbane UIU del settore residenziale per provincia – Anno 2006 A/1 A/2 A/3 A/4 A/5 A/6 A/7 A/8 A/9 A/11 Gruppo ABelluno 29 68.094 49.851 30.658 10.222 1.555 6.906 192 3 105 167.615Padova 165 232.550 106.653 24.275 5.557 1.746 29.415 385 7 25 400.778Rovigo 32 40.870 44.594 18.773 9.128 2.237 5.809 61 4 0 121.508Treviso 425 198.540 110.049 23.633 3.775 2.928 42.370 1.019 12 58 382.809Venezia 264 107.333 253.306 59.384 8.035 917 20.747 463 4 109 450.562Vicenza 372 145.486 173.051 42.392 880 4.267 43.794 1.061 12 4 411.319Verona 205 216.643 144.546 24.019 10.067 1.347 31.148 420 9 2 428.406Veneto 1.492 1.009.516 882.050 223.134 47.664 14.997 180.189 3.601 51 303 2.362.997

Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio - OMI

Nuove costruzioni NC nel settore residenziale per provincia e capoluoghi - Anni 2005:2006

Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio - OMI

Dall'analisi dimensionale delle nuove unità abitative censite nel 2006 emerge che la

tipologia più diffusa è la piccola (30%), seguita dalla media (26%).Si tratta delle

abitazioni meno affollate (2,6 persone ogni 100 m2) d'Italia, seconde per poco solo

a quelle friulane.

Per quanto riguarda le caratteristiche delle abitazioni, la mancanza delle dotazioni di

base (acqua calda, gabinetto interno, vasca da bagno o doccia, riscaldamento)

riguarda una quota modestissima di famiglie.

105

Il livello di fornitura dei servizi base, ovvero acqua, gas ed energia elettrica, è molto

buono. Soltanto l'8,5% delle famiglie venete (13,2% il dato Italia) denuncia

irregolarità nell'erogazione dell'acqua. L'83% (74% il dato Italia) risulta fornito di

gas attraverso l'allacciamento alla rete di distribuzione, per il 10% (19% il dato

Italia) dei casi il gas viene acquistato in bombole e in 6 casi su 100 è installato un

bombolone esterno con rifornimento periodico.

Con riferimento alle abitazioni allacciate alla rete di distribuzione del gas, si rileva

da parte delle famiglie un buon grado di soddisfazione per alcuni fattori di qualità

del servizio di fornitura: in particolare, l'89% è soddisfatto per il servizio nel

complesso, il 93% per la sicurezza della rete esterna ed il 95% per la sicurezza

dell'impianto domestico. Percentuali analoghe si riscontrano anche nel giudizio

espresso sulla qualità del servizio di fornitura di energia elettrica.

Informazioni sulle abitudini e sulle scelte degli individui che occupano le abitazioni,

in quanto parzialmente legati ai loro comportamenti, possono venire dai dati sui

consumi di gas, energia elettrica e acqua per uso domestico.

Nel periodo 2000:2006 i consumi pro capite di gas metano per uso domestico e per

riscaldamento a livello medio regionale hanno un andamento piuttosto costante nel

tempo, sempre nettamente superiori al dato Italia, con rilevanti differenze fra le

province.

Inferiori al dato Italia risultano, invece, nello stesso periodo, i consumi medi

regionali di energia elettrica per uso domestico. In particolare, nel 2006 tutti i

comuni capoluogo veneti realizzano consumi inferiori alla media italiana.

Consumo di energia elettrica(*) per uso domestico. Veneto(**) e Italia - Anni 2000/2006 (*) kWh per abitante (**) Media dei comuni capoluogo

Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat

106

Inferiori al dato Italia, ma soprattutto in calo i consumi di acqua per uso domestico,

segnale di una maggiore sensibilità e responsabilità nell'utilizzo di una risorsa

preziosa qual è l'acqua potabile.

Consumo di acqua(*) per uso domestico. Veneto(**) e Italia - Anni 2000:2006

(*) Metri cubi per abitante.I consumi si riferiscono all'acqua fatturata.

(**) Media dei comuni capoluogo

Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat

Il tema dell'energia, della sua produzione e del suo consumo, merita una riflessione

maggiore, sia per l'importanza che essa assume come bene indispensabile per la

nostra vita quotidiana, sia perché a causa del costante aumento della domanda

complessiva, le fonti fossili vanno via via esaurendosi ed aumentano le emissioni di

gas serra. Gli esperti di settore ci dicono che sfruttando la tecnologia è possibile

dimezzare i consumi di fonti fossili senza ridurre i servizi finali dell'energia: si parla

di "efficienza energetica" e di "risparmio energetico". Quest'ultimo è ormai

considerato una pratica fondamentale e mira a modificare le abitudini dei cittadini in

modo da ridurre i consumi di energia. Si possono produrre molti buoni frutti già con

l'adozione, all'interno delle proprie mura domestiche, di alcune semplici buone

pratiche come l'acquisto di prodotti ad alta efficienza energetica, il controllo della

temperatura e dell'illuminazione delle stanze, l'isolamento dell'abitazione, l'utilizzo

degli elettrodomestici in determinate fasce orarie.

Un'indagine dell'Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del

Veneto, realizzata nel 2006 nell'ambito delle iniziative dell'Osservatorio Regionale

dei Comportamenti, ci dà alcune informazioni interessanti sui comportamenti con

impatto ambientale adottati dai cittadini veneti quotidianamente.

107

Il 56% del campione intervistato ritiene decisivo nella scelta dell'elettrodomestico il

consumo di energia dichiarato dal costruttore, soprattutto perché ne conseguirà un

risparmio economico in bolletta.

L'86% degli intervistati dichiara di spegnere sempre o spesso le luci spostandosi da

una stanza all'altra; circa la metà utilizza lampadine a risparmio energetico.

Anche nell'uso quotidiano di acqua c'è attenzione, sempre per risparmiare sulla

bolletta: l'80% del campione dichiara un comportamento corretto. Una curiosità che

caratterizza il Veneto è la preferenza per l'acqua in bottiglia rispetto all'acqua di

rubinetto: la consuma l'89% dei veneti, una delle percentuali più alte fra le regioni.

Un'ultima nota riguarda l'impegno richiesto ai cittadini per l'adozione di

comportamenti sostenibili: per un terzo degli intervistati quello più difficile da

realizzare è il controllo dei consumi di energia, per il 26%, invece, quello sull'utilizzo

dell'acqua32.

32 Regione Veneto, Rapporto Statistico 2008, il Veneto si raccolta. A cura della Direzione Sistema Statistico Regionale. Disponibile in rete www.regione.veneto.it/statistica;

108

109

Parte Terza

Il progetto CasaClima

110

111

1. Introduzione

L’energia fossile è sempre meno disponibile, questo è innegabile. Chi però non

vuole rinunciare a comodità e benessere abitativo, deve cambiare il proprio modo di

pensare. Esistono infatti delle alternative: lo spreco di energia si può combattere

con l’utilizzo di energie rinnovabili, di una tecnica impiantistica orientata alla

sostenibilità e di una progettazione previdente.

L’edilizia abitativa ha rappresentato da sempre un motore significativo per

l’economia, e gli investimenti in questo settore hanno effetti positivi sull’intero

mondo economico.

Tre quarti di tutti gli appartamenti in Alto Adige hanno più di 25 anni, e consumano

in media 21 litri di gasolio per metro quadro di superficie l’anno (pari a circa 21

metri cui di gas): se si ristrutturassero secondo i canoni CasaClima C (la cosiddetta

"casa da 7 litri"), gli altoatesini potrebbero risparmiare ben 150 milioni di euro

l’anno in spese di riscaldamento. Per ristrutturare tenendo conto delle opportunità

di risparmio energetico il 3% di questo patrimonio edilizio annualmente, è

necessario un volume di investimenti pari a circa 100 milioni di euro, che ha un

indotto positivo sul mondo economico33.

Lo schema CasaClima, disponibile già dal 2002 e successivamente aggiornato,

prevede una valutazione degli edifici per quanto riguarda il fabbisogno di energia

complessiva (energia primaria) tenendo in considerazione sia l’efficienza energetica

dell’involucro termico (basandosi sul calcolo del fabbisogno termico per

riscaldamento e ventilazione), sia l’efficienza degli impianti utilizzati (tenendo conto

del fabbisogno di energia per la produzione di acqua calda sanitaria, per

l’illuminazione e dell’energia necessaria per la climatizzazione).

L’Agenzia CasaClima si è data l’obiettivo di coniugare comportamento ecologico e

calcolo economico: una casa ad alta qualità abitativa non deve infatti essere cara;

al contrario, esistono molte possibilità di risparmio che consentono nello stesso

tempo di tutelare l’ambiente.

La Provincia di Bolzano, pioniera nell’ambito delle disposizioni energetiche, già nel

2004 richiedeva il certificato CasaClima per edifici nuovi con vincolo a livello di

prestazioni ai fini del rilascio del certificato di abitabilità. Lo schema si applica ad

edifici abitativi e non, siano essi di nuova costruzione o ristrutturati.

33 dati disponibili nel sito: www.agenziacasaclima.it.

112

Oltre al risparmio energetico, lo schema prevede una valutazione del fabbisogno

termico, dell’utilizzo di fonti rinnovabili, dell’implementazione di alcune misure

considerate ecologiche (recupero acqua piovana, tetti verdi, impianto fotovoltaico,

ecc.) e di materiali definiti sostenibili per l’ambiente e la salute. Questi requisiti

aggiuntivi vengono riconosciuti da una targa denominata Casaclima più.

Il certificato energetico che viene rilasciato al cliente evidenzia immediatamente

l’entità del fabbisogno di calore di un edificio e presenta due classificazioni

energetiche (la prima riguardante la classe di isolamento termico dell’edificio e la

seconda la qualità dell’impiantistica) e una targa, nel caso del raggiungimento di

livelli di eccellenza (oro, A e B), da apporre sulla facciata dell’edificio.

Sono riconosciuti soggetti certificatori le persone fisiche che hanno frequentato e

superato l’esame per certificatori organizzato dall’Agenzia CasaClima, Ente

partecipato e promosso dalla Provincia di Bolzano. La stessa Agenzia riceve le

richieste di certificazione, gestisce le pratiche e rilascia il certificato e l’eventuale

targa.

Casa Clima ha cercato di promuovere una nuova cultura di costruire e di abitare al

di là delle abituali pratiche basate su norme ed incentivi. Il sogno di vivere e abitare

in modo sano e rispettoso dell’ambiente è entrato a far parte delle aspettative di

ognuno ed è diventato cosa normale; quasi come respirare34.

Il progetto CasaClima ha avuto quali principi ispiratori il risparmio energetico e la

sostenibilità ambientale. Tutto è partito dall’iniziativa dell’Ufficio aria e rumore della

Provincia Autonoma di Bolzano.

In breve tempo CasaClima è diventata punto di riferimento nel panorama italiano

facendo da motore di traino verso la conoscenza, la promozione e lo sviluppo

nell’applicazione di nuove tecnologie e materiali innovativi finalizzati al risparmio

energetico in edilizia.

Basti ricordare che con CasaClima si è dato avvio alla manifestazione fieristica

Klimahouse che si svolge a Bolzano nel mese di gennaio, importante rassegna per

gli operatori del settore con numerosi visitatori da tutta Italia e dall’estero.

Il manifesto di CasaClima individua come obiettivo principale quello di abitare in

modo sano e confortevole gestendo l’energia in modo efficiente, ecologico ed

economico.

La certificazione energetica degli edifici rappresenta una leva per incrementarne

l’efficienza ma soprattutto un elemento di chiarezza per l’utente che deve essere

messo nelle condizioni di scegliere con la massima semplicità.

34 Casa Clima, il piacere di Abitare 2008, Norbert Lantschner, casa editrice Athesia, Bolzano 2007 – pag. 33.

113

Ben si presta lo schema CasaClima di Bolzano, uno schema semplice, trasparente e

intuitivo: uno schema che ha diffuso tra il largo pubblico, ma anche tra gli

operatori, la cultura dell’efficienza prima ancora che uscissero le normative

nazionali.

2. Campi di competenza

Il progetto CasaClima è ormai sinonimo di edilizia ad alto risparmio energetico e di

un modo di abitare sano. In un’epoca caratterizzata dalla costante riduzione delle

riserve di petrolio e gas.

Quando si tratta di costruire e ristrutturare, oltre ai fattori ecologici entrano in gioco

anche quelli economici.

I campi d'azione dell'Agenzia CasaClima sono i seguenti:

• efficienza energetica nell'ambito edilizio;

• efficienza energetica in campo elettrico;

• energie rinnovabili;

• protezione del clima;

• protezione delle risorse;

• sviluppo energetico sostenibilie.

Il percorso che viene promosso è progettare, costruire e risanare utilizzando al

massimo l’efficienza energetica ed il potenziale di risparmio energetico, ricorrendo a

risorse naturali e fonti energetiche rinnovabili e facendo in modo che tutto ciò

avvenga in sintonia con l’architettura, il paesaggio e la cultura.

Dal manifesto vengono proposti i campi di concreta applicazione, quali:

• sviluppo e concreta applicazione delle conoscenze nei settori del viver sano ed

ecologico e del comfort abitativo;

• ottimizzazione del rapporto costi-benefici;

• offerta d’aggiornamento e formazione professionale ai soggetti direttamente

interessati;

• sensibilizzazione degli utenti, dei progettisti e delle imprese edili ed artigiane.

Viene coniugato il benessere con il risparmio economico. Non è lo stile

architettonico, bensì la categoria energetica l’elemento che contraddistingue una

CasaClima.

Ciò che permette di definire una "CasaClima" é il fabbisogno energetico dell'edificio

che si può calcolare con un pratico sistema di calcolo messo a disposizione

dall’Agenzia di Bolzano.

114

Il certificato energetico e la targhetta CasaClima sono le colonne portanti del

sistema di classificazione che è anche diventata un simbolo o immagine positiva per

i consumatori, costruttori e proprietari.

Da ricordare è che questo processo non riguarda solo le nuove costruzioni, ma

anche la ristrutturazione di immobili esistenti, con l’obiettivo di garantire comfort

abitativo e qualità della vita senza danneggiare l’ambiente e le risorse.

3. Categorie CasaClima

Obiettivo principe del progetto CasaClima è costruire riducendo le perdite di calore

dell’edificio grazie ad un buon isolamento termico. L’utilizzo passivo dell’energia

solare ed un’efficiente impiantistica ottimizzano ulteriormente il risparmio

energetico.CasaClima non definisce pertanto uno stile architettonico od un

particolare tipo di costruzione, bensì la categoria energetica dell’edificio35.

Nella Provincia di Bolzano sin dal 2004, a seguito del decreto del Presidente della

Giunta Provinciale n. 34 del 29.09.2004, è obbligatorio produrre il certificato

attestante la categoria di fabbisogno termico dell’edificio per poter ottenere il

certificato di agibilità. L’ufficio Aria e Rumore dell’Agenzia provinciale per l’ambiente

rilascia il certificato per gli edifici CasaClima A e B. Per gli edifici che appartengono

alle altre categorie, la dimostrazione deve essere fatta direttamente dal

professionista e depositata in Comune. I Comuni e la Provincia eseguono verifiche

tramite controlli a campione.

Le categorie di indice termico CasaClima, prevede la suddivisione delle classi di

efficienta in sette soglie, da A ad G e l’utilizzo di un indicatore di fabbisogno

espresso, almeno per gli edifici residenziali o assimilabili, in kWh/m2 anno, ossia il

rapporto tra una quantità annua di energia e la superficie utile dell’unità

immobiliare o dell’intero edificio. Ma la quantità annua di energia cosa rappresenta?

Questo è il primo punto. Nella classificazione utilizzata nello schema di Bolzano si

considera il fabbisogno di energia dell’edificio, ossia la differenza tra l’energia

dispersa per trasmissione e per ventilazione e quella corrispondente agli apporti

gratuiti (radiazione solare e guadagni interni). L’energia che occorre fornire

all’edificio attraverso un combustibile in realtà è superiore perché dovrà tenere

conto del rendimento medio globale dell’impianto (produzione, distribuzione,

regolazione ed emissione). Si parla allora di energia primaria e l’indicatore specifico,

pur avendo le stesse unità di misura, definisce appunto il fabbisogno di energia

35 Casa Clima-Klimahaus, Vivi in più, Norbert Lantschner, Edition Raetia BZ 2005– pag. 23.

115

primaria o FEP, praticamente lo stesso con il quale si fissa il valore limite nel D.Lgs

192/05.

Mantenere separati i due indicatori di classe energetica, che esprimono concetti

diversi, deve essere la prima preoccupazione. Il primo indicatore, che in effetti

definisce le caratteristiche energetiche dell’edificio, può essere rappresentato nella

targa energetica esposta. E’ condivisibile, quindi, la scelta della procedura

CasaClima che evidenzia il comportamento dell’edificio incentivando in questo modo

il settore edilizio a costruire case più efficienti a livello di involucro. Il secondo

indicatore, che a sua volta può comprendere anche altri indicatori parziali riferiti ai

diversi usi energetici (acqua calda sanitaria, illuminazione, ecc.) può invece essere

reso evidente nel certificato energetico, un documento che dovrà essere

consegnato al proprietario dell’immobile o della singola unità immobiliare.

La classificazione energetica CasaClima di Bolzano, di efficienza dell’involucro,

attualmente la più diffusa, prevede:

classe Oro se il fabbisogno annuo di calore ≤ 10 kWh/m2 anno;

classe A se il fabbisogno annuo di calore ≤ 30 kWh/m2 anno;

classe B se il fabbisogno annuo di calore ≤ 50 KWh/m2 anno;

classe C se il fabbisogno annuo di calore ≤ 70 KWh/m2 anno;

classe D se il fabbisogno annuo di calore ≤ 90 KWh/m2 anno;

classe E se il fabbisogno annuo di calore ≤ 120 KWh/m2 anno;

classe F se il fabbisogno annuo di calore ≤160 KWh/m2 anno;

classe G se il fabbisogno annuo di calore ≥160 KWh/m2 anno.

Lo schema fisso è semplice, chiaro ed intuitivo in quanto stabilisce una correlazione

univoca tra il numero e la lettera: dovranno comunque essere inseriti nella targa

entrambi gli elementi in quanto all’interno di una classe possiamo avere edifici più o

meno efficienti.

116

Gli indicatori di fabbisogno o di consumo energetico dipendono a loro volta dalle

caratteristiche dell’edificio ed in particolare dal rapporto tra la superficie disperdente

ed il volume riscaldato. Per un edificio compatto, ad esempio un edificio a torre, a

parità di volume la superficie disperdente è inferiore e quindi sarà più semplice

raggiungere un livello di classe maggiore. Per una casa isolata, ad esempio una

villetta singola, il rapporto S/V è maggiore e pertanto sarà più difficile raggiungere

prestazioni energetiche elevate: aumentando le superfici disperdenti a parità di

volume sarà necessario isolare di più le pareti.

Alcuni schemi di classificazione propongono di considerare questo problema

associando alle lettere che definiscono le classi da A a G una scala di parametri

numerici di riferimento che possono variare in funzione del rapporto S/V.

Questo schema “flessibile” tra lettera e numero non rappresenta una soluzione

chiara e trasparente in quanto premia edifici che, per loro natura, disperdono di più.

Se due utenti acquistano due appartamenti in edifici con rapporti S/V differenti, a

parità di classe di efficienza il consumo energetico specifico è differente. Se dal

punto di vista commerciale la soluzione è a dir poco geniale, dal punto di vista

pratico si trasmette una informazione poco corretta: in buona sostanza si da ad

entrambi gli acquirenti l’illusione di avere acquistato un appartamento efficiente,

peccato che i fabbisogni energetici siano differenti e quindi uno consumi per unità di

superficie più dell’altro.

Il rapporto S/V e la zona climatica sono elementi che nel dlgs 192/05 definiscono il

limite massimo del FEP ossia la soglia limite di consumo energetico ammesso.

Prendiamo ad esempio tre edifici che si trovano in una zona climatica con 2400 GG:

un edificio a torre (S/V=0,30), un edificio in linea (S/V=0,45) e una villetta isolata

(S/V=0,80). Dalla tabella contenuta nell’allegato C del decreto, interpolando

opportunamente risulta che i fabbisogni energetici limite sono rispettivamente pari

a 57,9 kWh/m2K per l’edificio a torre, 72,4 kWh/m2K per l’edificio in linea e 110,7

kWh/m2K per la villetta isolata. Se si considerasse il FEP limite come parametro per

definire la classe D per la certificazione energetica, si classificherebbero allo stesso

modo (tutti e tre in classe D) edifici che consumano in modo sensibilmente diverso

(tra torre e villetta addirittura il doppio), il che sarebbe scorretto nei confronti

dell’utente.

La scelta di consentire ad un edificio un consumo maggiore per il solo fatto che il

rapporto S/V è penalizzato da una forma meno compatta è una scelta discutibile.

Ma se si classificassero gli edifici con lo stesso criterio si aggiungerebbe al danno la

beffa.

117

La certificazione energetica degli edifici rappresenta una leva per incrementarne

l’efficienza ma soprattutto un elemento di chiarezza per l’utente che deve essere

messo nelle condizioni di scegliere con la massima semplicità. Ben venga allora lo

schema CasaClima di Bolzano, uno schema semplice, trasparente e intuitivo: uno

schema che ha diffuso tra il largo pubblico, ma anche tra gli operatori, la cultura

dell’efficienza prima ancora che uscissero le regole “ufficiali”. La speranza è che non

si butti a mare questa cultura, introducendo complicazioni non solo inutili ma

purtroppo dannose per l’utente che chiede solo chiarezza.

4. Caratteristiche di una CasaClima

Una CasaClima è caratterizzata da un alto grado di isolamento termico e da una

struttura compatta. Il sole ed il suo calore fanno parte del concetto edile di una

CasaClima: l’energia solare viene conservata soprattutto grazie a finestre isolanti

che accolgono la luce ma non permettono fuoriuscite di calore.

Elementi di base di una CasaClima sono:

• una struttura compatta;

• un alto grado di isolamento termico della superficie esterna;

• finestre altamente isolanti;

• ermeticità;

• assenza di ponti termici;

• utilizzo dell’energia solare;

• impiantistica ottimale;

• accurata esecuzione dei lavori.

Ove possibile, devono essere evitati ponti termici. Le CasaClima sono

contraddistinte da un’impiantistica ottimale, una realizzazione accurata e da grande

comfort abitativo.

L’obiettivo di CasaClima è coniugare risparmio, benessere abitativo e sostenibilità.

Le categorie CasaClima permettono di identificare il grado di consumo energetico di

un edificio. Esistono CasaClima Oro, CasaClima A e CasaClima B.

Il consumo di energia più basso è garantito da una CasaClima Oro, che richiede 10

KiloWattora per metro quadro l’anno, il che si può garantire, in pratica, anche in

assenza di un sistema di riscaldamento attivo. La CasaClima Oro è anche detta

"casa da un litro", perché per ogni metro quadro necessità di un litro di gasolio o di

un m³ di gas l’anno. Le case con un consumo di calore inferiore ai 30 KiloWattora

per metro quadro l’anno sono invece classificate come CasaClima A, la cosiddetta

118

"casa da 3 litri", perché richiede 3 litri di gasolio o 3 m³ di gas per metro quadro

l’anno. CasaClima B è invece l’edificio che richiede meno di 50 KiloWattora per

metro quadro l’anno. In questo caso si parla di "casa da 5 litri", in quanto il

consumo energetico comporta l’uso di 5 litri di gasolio o 5 m³ di gas per metro

quadro l’anno.

Quindi:

CasaClima Oro

Edificio con un indice di fabbisogno energetico per il riscaldamento inferiore a

10 kWh/m²a / Casa da 1 litro;

CasaClima A

Edificio con un indice di fabbisogno energetico per il riscaldamento inferiore a

30 kWh/m²a / Casa da 3 litri;

CasaClima B

Edificio con un indice di fabbisogno energetico per il riscaldamento inferiore a

50 kWh/m²a/ Casa da 5 litri;

CasaClimapiù

Alle categorie Oro, A e B di CasaClima può essere aggiunto il sinonimo “più", sul

contrassegno, rilasciato ad edifici abitativi che si contraddistinguono non solo per

l’alto risparmio energetico, ma anche per una tecnica di costruzione ecologica e che

utilizza materiali ecologici e fonti rinnovabili.

Lo scopo è di ammettere a questa certificazione gli edifici che oltre alla metodologia

costruttiva attenta ad ottenere un basso consumo energetico hanno un altissimo

grado di sostenilità ambientale attraverso un accorto sfruttamento delle risorse

naturali sia in fase di costruzione che di gestione.

Il contrassegno CasaClimapiù può essere rilasciato solo agli edifici che soddisfano i

sei criteri fondamentali di un’edilizia ad alto rendimento energetico e rispettosa

della salute e dell’ambiente, e in particolare:

fabbisogno termico per il riscaldamento inferiore ai 50 KWh/m2 all’anno;

nessun utilizzo di fonti energetiche di origine fossile;

nessun utilizzo di isolanti termici sintetici e/o contenenti fibre nocive per la

salute;

nessun utilizzo di pavimenti, finestre e porte in PVC;

nessun utilizzo per gli ambienti chiusi di impregnanti chimici;

nessun utilizzo di legno tropicale.

119

Lo sviluppo sostenibile si fonda sull’utilizzo di energie rinnovabili. L’impianto di

riscaldamento di una CasaClimapiù deve essere alimentato senza ricorrere a

combustibili di origine fossile.

Viene fatta eccezione per edifici collegati al teleriscaldamento e per quelli che

usufruiscono di un impianto di riscaldamento esistente. Il ricorso al riscaldamento

elettrico è ammesso solo se il fabbisogno di energia primaria non supera i 10

KWh/m2 anno.

La valutazione dei materiali ecologici deve tener conto del ciclo di vita di un

materiale dalla sua produzione allo smaltimento. Nella costruzione di una

CasaClimapiù non è ammesso l’impiego di materiali isolanti sintetici (es. EPS o XPS),

non è consentito l’utilizzo di pavimenti, finestre e porte in PVC, non è consentito

utilizzare impregnanti chimici per il legno e/o colori o vernici contenenti solventi

negli ambienti chiusi e non è consentito l’utilizzo di legno di origine tropicale per

contrastare l’aumento dell’effetto serra, la distruzione dell’ecosistema foresta e il

dispendio di energia nel trasporto.

Nella realizzazione di una CasaClimapiù, è inoltre necessario che venga soddisfatto

almeno uno dei seguenti criteri:

utilizzo di pannelli fotovoltaici;

utilizzo di pannelli solari per acqua sanitaria o riscaldamento;

recupero con riutilizzo delle acque piovane;

realizzazione tetto verde.

La targhetta CasaClima

120

Il riconoscimento del marchio CasaClimapiù viene effettuato dallo stesso Ente di

certificazione degli altri edifici CasaClima. Tutti possono richiedere questo marchio

di qualità.

Gli edifici CasaClima non nascono dal nulla.

Servono proprietari interessati a realizzarli, progettisti che sanno progettarli e

imprese esecutrici che riescano a costruirli. In più si risparmia energia, si tutela

l’ambiente e si protegge il clima.

Come più volte ribadito, si evidenzia che l’edilizia consuma il 40 % delle risorse

naturali e produce un’elevata quantità di rifiuti. In fase progettuale è possibile

prendere decisioni che oltre ad essere mirate al risparmio energetico possano

tenere conto di aspetti ecologici ed ambientali.

Il 15 per % degli edifici CasaClima in Provincia di Bolzano hanno ottenuto il marchio

“più” anche in assenza di incentivi economici36.

La targhetta CasaClima è rilasciata a tutte le CasaClima di categoria Oro, A e B, può

essere apposta sulla facciata ed è un segno tangibile ed immediatamente visibile

della bassa classe energetica dell’edificio.

La sua presenza contribuisce a rivalutare l’immagine dell’edificio, ed anche il suo

valore energetico e commerciale.

La targhetta è rilasciata da un soggetto indipendente, vale a dire dall’Agenzia

CasaClima stessa.

5. CasaClima history: dal 2002, 7 anni di esperienza

Il settore dell’edilizia è stato fortemente influenzato e attirato dal fenomeno

CasaClima, oltre 5000 progettisti hanno frequentato i corsi organizzati dallAgenzia

CasaClima di Bolzano.

Più di mille sono ad oggi gli edifici che hanno ottenuto la Certificazione CasaClima.

Il progetto CasaClima nato a Bolzano ha suscitato interesse in tutt’Italia e su invito

di istituzioni, università ed altre organizzazioni è stato presentato in oltre duecento

città e comuni italiani.

L’Agenzia CasaClima ha partecipato all’ aggiornamento di molti regolamenti edilizi

secondo criteri di risparmio energetico e sostenibilità ambientale in varie realtà

nazionali tra cui quello della Città di Arzignano in provincia di Vicenza come verrà

illustrato nell’ultimo capitolo.

36 Casa Clima-Klimahaus, Vivi in più, N. Lantschner, Edition Raetia Bolzano 2005– pag. 37.

121

La Cronologia di CasaClima

Negli anni 80

La prima promozione di misure per il risparmio energetico in Alto Adige viene sviluppata e applicata dall'Ufficio provinciale per l'inquinamento atmosferico.

1992 Adesione della Provincia e dei comuni altoatesini all'Alleanza per il clima, una collaborazione internazionale tra i comuni europei e gli indigeni della foresta amazzonica per la protezione del clima. Formazione di un reparto di coordinamento presso l'Ufficio Aria e Rumore, ex Ufficio provinciale contro l'inquinamento atmosferico.

1992-2006 Organizzazione di numerose azioni di informazione e sensibilizzare sul rischio che corre il nostro pianeta e su come sfruttare l'energia e le risorse con la massima efficienza possibile.

Molto interesse suscitato dalle iniziative Unione per il Clima, Passi per il Clima, ScuolaClima, PrimaClima e AziendaClima.

1992-2002 Elaborazione di un “pass energetico” e di un attestato energetico per edifici (a quel tempo “certificato climatico”) e sviluppo di un piano strategico per il miglioramento dell’efficienza energetica e della sostenibilità delle abitazioni. I'ideatore del progetto è il direttore Norbert Lantschner che battezza CasaClima /Klimahaus. Il nuovo certificato energetico descrive in modo facile e comprensibile l’efficienza energetica di una casa. Edifici con un’efficienza energetica buona o molto buona ricevono con il certificato energetico anche la targhetta CasaClima.

Per progettisti e artigiani vengono istituti corsi di formazione e specializzazione, come pure intense campagne per promuovere l’informazione sul rapporto tra casa e energia.

2002 Febbraio Prima presentazione di CasaClima ad un convegno a Bolzano. Nella prima fase si è agito sulla volontà dei singoli committenti percostruire case a basso fabbisogno energetico. Già allora trasparenza e comunicazione erano le basi fondamentali per la buona riuscita del progetto CasaClima.

2002 Aprile Invito del governo canadese per la presentazione del progetto CasaClima all’ambasciata canadese a Milano.

2002 Maggio Il primo certificato energetico per una CasaClima A viene consegnato dall’assessore Dr. Laimer alla famiglia Schäfer (Renon).

2002 Ottobre Il Comune di Bolzano adotta i principi di CasaClima nel regolamento edilizio. Per la prima volta in Italia si richiede obbligatoriamente un certificato energetico notevolmente più restrittivo rispetto allo standard nazionale (10/1991). Poco tempo dopo seguono altri comuni attuando il progetto CasaClima.

2003 Aprile L’IPES (istituto altoatesino del’edilizia sociale) che dispone di circa 12.000 appartamenti in Alto Adige, si impone volontariamente di costruire e risanare realizzando soltanto CaseClima.

Per l’intero settore edilizio questo è un chiaro segnale che CasaClima diverrà uno standard.

2003 Maggio Prima premiazione della “miglior CasaClima”. Il primo premio è assegnato all’edificio Albert Willeit a Gais. La “Repubblica” dedica un articolo nell’inserto “Venerdì” alla premiazione della miglior CasaClima e titolo il pezzo “Benvenuti nella casa più ecologica d’Italia”.

2004 Giugno La facoltà di architettura dell’Università “La Sapienza” di Roma invita CasaClima a tenere un ciclo di conferenze.

2004 Dicembre Il presidente della giunta provinciale L. Drunwalder pubblica il decreto legge n. 34: è il regolamento di esecuzione della legge urbanistica in materia di risparmio energetico, con il quale il progetto CasaClima trova norma e modalità di applicazione.

2005 Ottobre Pubblicazione del libro CasaClima “Vivere nel più” in italiano e tedesco. Il libro è subito molto richiesto.

2005 Novembre

Invito all’undicesima Conferenza mondiale sul clima a Montreal (Canada) organizzato dalle Nazioni Unite, dove CasaClima viene scelto come esempio tra 21 progetti invitati.

2006 Gennaio La fiera di Bolzano organizza la prima fiera CasaClima - Klimahouse. In quattro giorni di fiera si registrano oltre 24.000 visitatori ed al concomitante congresso internazionale “Costruire il futuro” si contano più di 1.000 visitatori.

122

2006 Gennaio Per la prima volta il premio “miglior CasaClima” viene suddiviso dalla giuria in sei categorie diverse.

2006 Febbraio Approvazione e vendita di VERs (verified emission reduction) attraverso il programma Clima. CasaClima riceve il primo certificato per le emissioni di CO2 nel settore edile da pare dalle TÜV di Monaco (Germania).

2006 Aprile Nella Libera Università di Bolzano comincia il primo Master CasaClima. La richiesta è così grande che si deve procedere alla selezione dei candidati.

2006 Maggio Stoccolma: invito dell’Agenzia CasaClima alla conferenza internazionale di ICLEI (Local Governments for Sustainability).

2006 Maggio Nascita dell’Agenzia CasaClima S.r.l. I soci sono: SEL (Società elettrica altoatesina), Pensplan (fondo pensione regionale) Cassa Centrale Raiffeisen, Cassa di Risparmio (circa 60% del capitale sociale è capitale pubblico).

2006 Ottobre Partecipazione alla più grande fiera per l’edilizia in Italia SAIE a Bologna.

2006 Ottobre Il primo dicembre comincia l’attività della nuova Agenzia CasaClima in Via Dante 20 nella città di Bolzano. Compiti principali svolti: Certificazione energetica degli edifici, formazione dei progettisti e consulenza.

2007 Gennaio artecipazione al workshop internazionale “Natural Step” a Stoccolma con invito personale del Re di Svezia del direttore Lantschner.

2007 Gennaio Seconda fiera Klimahouse 07 e secondo congresso internazionale “Costruire il futuro”.

2007 Aprile Partecipazione alla fiera „Solarexpo – Greenbuilding“.

2007 Giugno-Luglio

Prima „Scommessa del cubo dei ghiaccio“ a Bolzano.

2007 Settembre

Partecipazione alla fiera „SAIE 2007 Bologna“.

2007 Ottobre Pubblicazione del Software ProKlimaHaus 3.0

2007 Ottobre Pubblicazione del libro CasaClima “CasaClima 2008 - Il piacere di abtiare” in italiano e tedesco. Il libro è subito molto richiesto

2007 Novembre

Inaugurazione della nuova sede dell'Agenzia ai Piani di Bolzano.

2008 Dicembre Ceremonia per la consegna dei diplomi per il Master CasaClima della Libera Università di Bolzano.

2008 Gennaio Partecipazione alla fiera Klimahouse 2008 e terzo convegno internazionale "Costruire il futuro"

2008 Gennaio Partecipazione alla fiera Batilux, Monte Carlo

2008 Febbraio Partecipazione alla fiera Climatherm 2008, Atene

2008 Marzo Partecipazioen alla fiera Expocomfort, Milano

2008 Marzo Prima pubblicazione della rivista ufficiale dell'Agenzia "KlimaHaus-CasaClima"

2008 Maggio Presentazione di CasaClima a Sao Paolo, Brasile

2008 Maggio Prima presentazione del nuovo servizio web XClima.

2008 Giugno L'Agenzia presenta il 1000esimo edificio certificato

2008 Luglio

2009 Novembre

Nasce "CasaClima Firenze"

Attivazione della piattaforma web XClima e del nuovo software ProCasaClima

123

124

6. Vantaggi di una CasaClima

Chi si orienta verso una CasaClima di nuova costruzione o un risanamento secondo

i criteri CasaClima può contare su numerosi vantaggi che riguardano sia la qualità

della vita che l’aspetto economico, perché una CasaClima ha costi energetici molto

ridotti.

Last but not least, CasaClima è anche una risposta all’irrefrenabile fame di energia

che caratterizza l’umanità intera, e che comporta il consumo delle ultime riserve

fossili. CasaClima è infatti tutela quotidiana dell’ambiente, che porta vantaggi al

pianeta terra ed al portafoglio.

Sono almeno 7 le ragioni per scegliere una CasaClima, perché essa:

- garantisce consapevolezza energetica;

- comfort;

- tutela dell’ambiente e del clima;

- salute;

- risparmio;

- assenza di difetti edili;

- una rivalutazione dell’immobile.

7. Concorso miglior CasaClima

Una volta l’anno, in Alto Adige viene premiata la "Miglior CasaClima". Una giuria

di esperti la sceglie tra gli edifici che nel corso dell’anno hanno ricevuto la targhetta

CasaClima. Le CasaClima Oro più ed A più hanno le migliori chance di vittoria, in

quanto coniugano l’efficienza energetica ottimale con un’edilizia sostenibile per

ambiente e salute.

Simbolico Trofeo per la Miglior CasaClima

125

Ai vincitori del concorso "Migliore CasaClima" è stato consegnata in passato un

quadro dell’opera GRÜN, dell’artista berlinese Michael Müller, composta da 100

quadri, con il cui ricavato è stato finanziato un progetto umanitario in Amazzonia.

Dal 2007 vengono consegnati i "Golden Cubes" CasaClima.

8. Manifesto per la sostenibilità CasaClima

All’inizio degli anni ’90, nel corso del Vertice della Terra di Rio de Janeiro, al

pubblico mondiale furono mostrate in modo inequivocabile le conseguenze che

avrebbero avuto sulle persone e sull’ambiente il crescente sfruttamento delle

risorse, il velocissimo incremento delle emissioni di gas ad effetto serra e

l’inarrestabile inquinamento degli ecosistemi mondiali.

Oggi sappiamo che queste minacce hanno raggiunto una dimensione allarmante. Al

costante aumento della popolazione mondiale ed al crescente divario fra ricchi e

poveri si aggiungono una fame insaziabile di risorse ed un cambiamento climatico

che avviene in tempi sempre più rapidi.

Uno sviluppo attento al futuro deve conciliare equità sociale, attenzione ecologica

ed efficienza economica. E’ però indispensabile intervenire rapidamente. Non

abbiamo più tempo da perdere. E’ giunto il momento di agire in modo risoluto a

livello mondiale.

Gli edifici dissipano circa la metà dell’energia globale. Le tecnologie per costruire

abitazioni più parsimoniose dal punto di vista energetico sono già disponibili da

molto tempo: è dunque ora di applicarle. Grazie al risanamento energetico, negli

edifici esistenti è possibile ridurre fino all’80 % le emissioni di anidride carbonica

prodotte dal riscaldamento e dai sistemi di produzione dell’acqua calda.

126

9. Il Decalogo del Sole: dieci principi CasaClima per un costruire

sostenibile

Siamo noi esseri umani i responsabili dell’attuale sviluppo senza futuro. C’è però

una buona notizia: noi possiamo imprimere una svolta perché esistono soluzioni

applicabili immediatamente.

Per realizzarle però è necessario uno sforzo collettivo da parte di tutte le istituzioni

sociali, politiche ed economiche.

Il filosofo Hans Jonas formulò il seguente imperativo: ”Agisci in modo che le

conseguenze delle tue azioni siano compatibili con la permanenza di un’autentica

vita umana sulla Terra”.

Questa esortazione si rivolge a tutte le categorie lavorative della società, ma un

gruppo più di altri, quello dei progettisti e dei tecnici, è chiamato ad assumere un

ruolo particolare nella via verso lo sviluppo sostenibile.

Il motivo: le costruzioni permangono nel tempo ed influiscono in modo decisivo

sulle qualità ecologiche, economiche, socioculturali e funzionali della società cui

appartengono; solo se ognuno di noi si assume le proprie responsabilità possiamo

perseguire un futuro sostenibile.

I dieci principi CasaClima per un costruire sostenibile, che seguono, sono un

assunto individuale e volontario, ma allo stesso tempo rappresentano una guida

per tutti coloro che intendono partecipare attivamente a favore di uno sviluppo

sostenibile.

Lo scopo è quello di incoraggiare ogni singolo ad impegnarsi con entusiasmo e

buonsenso ed accelerare così la trasformazione del nostro sistema energetico, sia

per quanto riguarda la produzione, che l’utilizzo dell’energia.

Dieci principi CasaClima per un costruire sostenibile

I. Noi siamo figli del sole. Il sole è la nostra unica, inesauribile fonte di energia

e fondamento di tutte le forme di vita sulla Terra. L’utilizzo dell’energia

solare nel nostro modo di costruire ed abitare migliora la qualità di vita;

II. Noi sosteniamo una rivoluzione energetica globale fondata sull’efficienza, sul

risparmio energetico e sull’utilizzo di energie rinnovabili;

127

III. Noi creiamo ambienti di vita sani e confortevoli, che favoriscono la crescita

della consapevolezza dei fruitori, risparmiando nel contempo risorse e

rispettando l’ambiente. Spazi in cui vivere inseriti nel ciclo naturale e che

dialogano con le tradizioni costruttive locali;

IV. Noi mettiamo al centro le persone, sia quelle che oggi abitano questi spazi,

sia quelle che vi abiteranno domani. Siamo coscienti che l’architettura è

espressione di desideri, nostalgie, sogni e bellezza, ma tutto questo non

deve essere in contrasto con la vita. Al centro non mettiamo

l’individualizzazione della società, ma l’agire solidale. Ogni abitante della

Terra ha il diritto di condurre una vita dignitosa;

V. Noi perseguiamo la bellezza e cerchiamo di raggiungere un benessere

ecologico, che non metta in pericolo il ciclo naturale pregiudicandone

irreversibilmente la capacità di auto-rigenerazione;

VI. Noi operiamo consapevoli che gli edifici dovranno essere utilizzati dai 50 fino

ai 100 anni ed anche più. Per questo i provvedimenti finalizzati alla

salvaguardia dell’ambiente sono efficaci a lungo termine. I quartieri

residenziali saranno attuali anche in futuro se esteticamente gradevoli ed

attrattivi per tutti;

VII. Noi trasformiamo il passato in futuro risanando energeticamente gli edifici

esistenti. Questo ci permetterà di impiegare meno energia per assicurare il

comfort. Si ridurranno così le emissioni di sostanze inquinanti e di gas ad

effetto serra;

VIII. Noi scegliamo, per tutti gli edifici di nuova costruzione, uno standard che

non necessita più (o quasi più) di energia. Impieghiamo materiali sani e

tecnologie ecocompatibili considerandone globalmente gli impatti nella

valutazione ecologica. Provvediamo inoltre a un’illuminazione e a un’acustica

ottimale nonché a una buona qualità dell’aria, in quanto tutti questi fattori

incidono in modo significativo sulla qualità di vita;

IX. Noi applichiamo con intelligenza le tecniche che utilizzano in modo

economico ed efficiente la risorsa energia, consci che anche i cantieri si

contraddistinguono per un impatto ambientale ridotto. Allo stesso tempo

diamo la preferenza alle energie rinnovabili;

X. Noi siamo innanzitutto flessibili mentalmente. Le nostre azioni sono rivolte

ad una mobilità sociale ed ecosostenibile. Noi diamo la precedenza a

soluzioni che risparmiano energia e risorse e che sono in grado di venire

incontro alle necessità del singolo senza per questo limitare quelle degli altri.

128

10. Percorso formativo consulenti CasaClima.

Con un fabbisogno energetico nel settore edilizio in costante aumento, energie

fossili che scarseggiato e con prezzi dell’energia alle stelle, una consulenza

energetica competente ed indipendente è oggi sempre più richiesta.

Come si possono sfruttare i potenziali di risparmio energetico negli edifici, quali

vettori energetici devono essere presi in considerazione sia dal punto economico

che ecologico, quali tecnologie permettono costi minori per produrre e distribuire

calore, come si può raggiungere un comfort estivo a basso impatto ambientale e a

bassi costi di esercizio.

Queste possono essere alcune delle domande che si pongono committenti,

progettisti, costruttori e pubbliche amministrazioni.

L’Agenzia CasaClima nell’intento di contribuire alla formazione degli operatori nel

settore, organizza specifici percorsi formativi a pagamento.

Peraltro la figura del consulente energetico specializzato è già operativa da anni in

molti paesi europei quali Germania, Austria e Svizzera ed è un valido aiuto per gli

utenti nelle scelte finalizzate al risanamento energetico di edifici esistenti o all’uso

energetico consapevole nelle nuove costruzioni.

L’accesso ai corsi di formazione per diventare consulente CasaClima è aperto a tutti

coloro che siano in possesso di un diploma di maturità o laurea nel settore tecnico

(ingegneri, architetti, geometri, periti industriali/edili).

Il percorso formativo è composto da 180 unità formative suddivise in 3 moduli:

primo modulo: corso Base con 20 unità formative;

secondo modulo: corso Avanzato con 40 unità formative;

terzo modulo: corso per Consulenti con 120 unità formative.

Nel terzo modulo sono approfondite in particolare le questioni relative all’involucro

ed all’impiantistica già affrontate nei moduli base ed avanzato. Si introducono

inoltre i concetti e i metodi di valutazione della sostenibilità ambientale, le

normative e gli incentivi nel campo del risparmio energetico, la valutazione

economica degli interventi. Ampio spazio è dedicato al programma di calcolo

ProCasaClima e alla certificazione CasaClima nonché all’acustica negli edifici a basso

consumo.

I concetti teorici affrontati nel corso dei tre modulisono infine messi in pratica in un

workshop di progettazione e verificati nella loro applicazione mediante visite in

alcuni cantieri.

129

I Corsi sono frequentati da molti operatori che provengono da diverse realtà italiane

e che possono adattare le metodologie CasaClima ai vari contesti ambientali.

Alla fine del terzo modulo è previsto un esame scritto e orale per verificare le

competenze acquisite.

Il superamento di questo esame permette di ottenere la qualifica di consulente

esperto CasaClima e di essere iscritto al corrispondente elenco dei consulenti.

I consulenti devono dimostrare specifiche competenze e conoscenze nei seguenti

tre ambiti:

involucro dell’edificio;

impiantistica;

redditività economica.

Il consulente esperto CasaClima svolge la sua consulenza in modo autonomo e

indipendente affiancando il committente, il progettista o il costruttore nella scelta

delle soluzioni più efficaci per il risparmio energetico. A seconda delle esigenze e

delle diverse situazioni in cui il consulente è chiamato ad intervenire, possono

essere richieste diversi tipi di consulenza.

In primo luogo il tipo di consulenza si differenzia a seconda se l’analisi da effettuare

è riferita a situazioni di fatto su edifici esistenti o se è riferita al caso di nuove

realizzazioni di edifici.

Il consulente esperto secondo il protocollo CasaClima deve essere in grado, in

funzione della sua preparazione e conoscenza specifica, può inoltre offrire i seguenti

servizi:

calcoli di simulazione del comportamento energetico dell’edificio;

analisi termografiche;

prove di tenuta all’aria dell’edificio mediante Blower-Door test;

certificati energetici per costruzioni nuove oppure per edifici esistenti o risanati;

documentazione per richiedere contributi o incentivi;

elaborazione di piani energetici per zone di nuova urbanizzazione.

I nominativi dei Consulenti CasaClima sono disponibili nel dedicato sito web

www.agenziacasaclima.it. Una tessera di riconoscimento con foto certifica la loro

iscrizione all’elenco dei consulenti CasaClima.

10.1 Consulenza energetica per l’esistente

Una consulenza energetica da parte di un consulente esperto CasaClima può

essere considerata un valido aiuto per sfruttare al meglio il potenziale di risparmio

energetico negli edifici esistenti.

130

131

In questo caso il consulente deve visitare personalmente l’edificio dando una

consulenza specifica sui problemi esistenti, sulle possibilità di risanamento del

fabbricato o sulle iniziative da intraprendere per ridurre i costi energetici.

La consulenza deve prevedere un dettagliato esame dello stato di fatto sia per

quanto riguarda i diversi elementi dell’involucro (stato dei diversi elementi

costruttivi, presenza di ponti termici, tenuta all’aria dell’involucro) sia per quanto

riguarda l’impiantistica installata (sistemi di produzione ed emissione di calore,

sistemi di produzione dell’acqua calda sanitaria o altro).

Una volta raccolti i dati necessari, viene stilato un bilancio energetico dell’esistente

ed un’analisi dei punti deboli, mettendo in luce le potenzialità di miglioramento con

relative raccomandazioni di risanamento.

Vengono fornite delle raccomandazioni tecniche per esempio nel campo

dell’isolamento termico e della tenuta dell’aria dell’involucro, del riscaldamento,

della produzione di acqua calda o del recupero di calore e consigliate diverse

alternative di risanamento con un calcolo dei costi complessivi.

Se necessario può essere fatta una valutazione dei costi di investimento e calcolato

il tempo di ammortamento delle spese sostenute grazie al risparmio energetico

ottenibile nel tempo. La consulenza in loco può essere fatta per tutti i tipi di edifici

indipendentemente dalla destinazione d’uso.

10.2 Consulenza energetica per nuovi edifici.

La consulenza da parte di un consulente esperto CasaClima nel caso di nuove

realizzazioni può essere richiesta non solo dal committente, ma anche dal

progettista.

Spesso infatti le nuove conoscenze nel campo energetico o ecologico non fanno

parte del bagaglio culturale del geometra, del perito, dell’architetto o dell’ingegnere

chiamato a progettare l’edificio.

In questo caso è quindi utile un supporto da parte di un consulente esperto sia in

fase di progettazione preliminare che esecutiva. Il consulente CasaClima deve

essere in grado di suggerire le migliori soluzioni, sia dal punto di vista tecnico che

ecologico ed economico, per raggiungere un elevato standard energetico

dell’edificio secondo quanto stabilito con i parametri CasaClima.

Il consulente deve essere in grado di dare indicazioni sull’orientamento al fine di

massimizzare gli apporti solari e progettare gli accorgimenti più idonei per la

protezione solare estiva. Può dare consigli per minimizzare le perdite in inverno,

132

suggerire materiali e spessori dell’involucro e dello strato isolante, può indicare la

tipologia e le caratteristiche energetiche degli infissi e le più efficienti soluzioni a

livello impiantistico. Può inoltre fornire analisi tecnico economiche con indicazione

dei costi di investimento e relativi tempi di ammortamento. Inoltre può mettersi a

disposizione per eseguire personalmente il cantiere, in particolare per quanto

riguarda la corretta posa dei materiali isolanti e la soluzione dei ponti termici.

11. Il software ProCasaClima.

Il nuovo software di calcolo permette la valutazione dell’efficienza energetica

dell’involucro e di quella complessiva (sistema involucro e impianti), ed è strumento

di ausilio per la valutazione e la certificazione energetica.

Il programma esegue un bilancio energetico che consente di calcolare il fabbisogno

energetico degli edifici a lungo termine..

La valutazione energetica mediante il ProCasaClima può essere effettuata alle

seguenti tipologie di edifici:

Edifici residenziali;

Edifici non residenziali;

Edifici di nuova costruzione;

Edifici in ristrutturazione.

Il software sviluppato dall’Agenzia CasaClima, oltre alla valutazione dell’efficienza

energetica degli edifici attraverso la quantificazione delle dispersioni energetiche

dell’involucro termico (termine con il quale si identificano tutte le zone riscaldate di

un edificio), valuta anche l’efficienza energetica complessiva del sistema involucro e

della parte impiantistica, quantificando l’energia per il riscaldamento, per l’acqua

calda sanitaria, dando una prima indicazione per il raffrescamento, per

l’illuminazione e per tutte le energie ausiliarie (energie che servono ad alimentare

gli impianti).

Il programma inoltre scorpora la quota parte di energia derivante dagli impianti

alimentati da fonti rinnovabili come ad esempio dal solare termico per l’acqua calda

sanitaria, per il riscaldamento o dal fotovoltaico. In quest’ultimo caso viene ad

esempio valutata l’energia derivante da produzione elettrica propria.

All’inizio l’attività dell’Agenzia CasaClima e i relativi supporti applicativi si

concentravano nella performance dell’involucro, mentre ora, i nuovi indici di qualità

dell’edificio riguardano anche il fabbisogno di energia primaria e l’emissione di CO2.

133

Il programma oltre al calcolo del fabbisogno specifico energetico dell’involucro, offre

anche un metodo di calcolo per definire l’efficienza energetica complessiva degli

edifici (involucro più impianti) indicata come energia primaria.

In questo modo è possibile stabilire attraverso un procedimento di calcolo, il

fabbisogno energetico annuo necessario per soddisfare le esigenze di un

determinato edificio. Viene inoltre definito il consumo di CO2 equivalente sulla base

della fonte energetica utilizzata.

Il programma ProCasaClima, gia dalla versione del 2008, consentiva di determinare

tre indicatori rilevanto:

Il fabbisogno termico per riscaldamento espresso per metro quadro e per anno

che è un indicatore della qualità edilizia dell’edificio. Questo valore è legato alla

compattezza, all’orientamento dell’edificio, alla qualità dell’isolamento termico

dell’involucro e all’ottimizzazione dei guadagni termici passivi;

Il fabbisogno di energia primaria espresso per metro quadro e per anno che è

un indicatore dell’efficienza degli impianti per il riscaldamento o la

climatizzazione dell’edificio, ovvero all’illuminazione e degli altri consumi

energetici dello stesso;

Il fattore specifico di emissione di CO2, espresso in chilogrammi di CO2 per

metro quadro e per anno che è un indicatore di quanta dell’energia primaria

necessaria all’edificio viene coperta con il ricorso all’utilizzo di energia

rinnovabile.

A partire dal primo novembre 2008, l’Agenzia CasaClima richiede che tutte le

istanze intese ad ottenere la Certificazione siano elaborate con il software

ProCasaClima 2009 messo a disposizione dalla società.

Nell’intento di migliorare il processo di certificazione l’Agenzia ha creato una

piattaforma web, l’ambiente XClima, sul quale saranno gradualmente resi disponibili

diversi servizi.

XClima viene reso disponibile mediante tre modalità:

- XClima Free in abbonamento gratuito;

- XClima Basic in abbonamento a pagamento (il più economico);

- XClima Professional in abbonamento a pagamento (il più completo).

Il software dà la possibilità di calcolare, in riferimento ad uno specifico edificio, il

consumo di energia per:

l’installazione e produzione acqua calda;

gli impianti di riscaldamento;

il raffrescamento;

l’illuminazione.

134

In modalità XClima Free, l’utilizzo dell’applicativo ProCasaClima 2009 viene abilitato

e configurato secondo le seguenti specifiche:

verifica dell’efficienza dell’involucro edilizio e dell’efficienza complessiva

dell’edificio;

multilingua (Italiano, Tedesco, Inglese);

creazione di un solo progetto;

creazione di un catalogo materiali personalizzato;

assenza di collegamento con cataloghi materiali e prodotti di Agenzia

CasaClima;

assenza di collegamento con cataloghi materiali e prodotti di terze parti

(aziende produttrici di materiali e prodotti edili);

inserimento di impianto di riscaldamento e raffrescamento, impianto solare e

fotovoltaico in numero limitato;

eseguire un unico iter di certificazione.

Nelle diverse modalità della nuova piattaforma viene abilitato l’utilizzo del nuovo

software ProCasaClima 2009 configurato secondo diverse specifiche funzionali.

In modalità XClima Basic, l’utilizzo dell’applicativo ProCasaClima 2009 viene

abilitato e configurato secondo le seguenti specifiche:

verifica dell’efficienza dell’involucro edilizio e dell’efficienza complessiva

dell’edificio;

multilingua (Italiano, Tedesco, Inglese);

creazione di più progetti e duplicazione di quelli esistenti;

condivisione progetti con altri utenti;

creazione di un catalogo materiali (in numero illimitato) personalizzato;

collegamento con cataloghi materiali e prodotti di Agenzia CasaClima;

collegamento con cataloghi materiali e prodotti di terze parti (aziende

produttrici di materiali e prodotti edili);

inserimento di elementi costruttivi quali muri, solai, tetti, finestre, porte,

elementi di ventilazione, ponti termici in numero illimitato;

inserimento di impianto di riscaldamento e raffrescamento, impianto solare e

fotovoltaico in numero limitato;

eseguire iter di certificazione senza limitazioni.

135

In modalità XClima Professional, l’utilizzo dell’applicativo ProCasaClima 2009 viene

abilitato e configurato secondo le seguenti specifiche:

verifica dell’efficienza dell’involucro edilizio e dell’efficienza complessiva

dell’edificio;

multilingua (Italiano, Tedesco, Inglese);

creazione di più progetti e duplicazione di quelli esistenti;

condivisione progetti con altri utenti;

creazione di un catalogo materiali (in numero illimitato) personalizzato;

collegamento con cataloghi materiali e prodotti di Agenzia CasaClima;

collegamento con cataloghi materiali e prodotti di terze parti (aziende

produttrici di materiali e prodotti edili);

inserimento di elementi costruttivi quali muri, solai, tetti, finestre, porte,

elementi di ventilazione, ponti termici in numero illimitato;

inserimento di impianto di riscaldamento e raffrescamento, impianto solare e

fotovoltaico in numero illimitato;

eseguire iter di certificazione senza limitazioni.

Agli utenti che si abbonano al servizio XClima Professional sono fornite tutte le

ulteriori implementazioni , aggiunte di funzionalità, nuovi moduli di calcolo e più in

generale tutte le ulteriori migliorie che dovessero essere previste in futuro per

l’applicativo.

12. La Certificazione energetica CasaClima.

La fame di energia è in costante crescita in tutto il mondo, e contemporaneamente

sono sempre più limitate le fonti energetiche fossili (petrolio, uranio, gas). Lo

abbiano notato osservando gli aumenti esponenziali negli ultimi anni dei prezzi

energetici, che comportano anche una crescita delle spese di riscaldamento, di

produzione dell’acqua calda e di energia elettrica per gli edifici.

Il certificato energetico di un edificio aiuta a valutarne l’efficienza energetica nonché

a prevederne i costi di gestione dal punto di vista del consumo di energia. Si tratta

quindi di un modo per sfruttare il potenziale energetico nel settore abitativo. La

catalogazione energetica di un edificio è inoltre fonte di trasparenza per tutti coloro

che sono interessati alla sua gestione. Questo tipo di certificato è previsto da una

direttiva UE vincolante per tutti gli Stati membri.

136

Tra le certificazioni edili, quella energetica, rilasciata da un ufficio indipendente

autorizzato, ha una funzione particolare, in quanto si tratta di un documento con

marchio di qualità. Particolarmente importante è il fatto che la classificazione

energetica dell'edificio avviene in seguito ad un’indagine sullo stesso durante

tutto l'iter della realizzazione, e non solo sulla base di un semplice progetto.

Il nuovo certificato energetico CasaClima riporta in modo facilmente comprensibile

le principali informazioni per la valutazione dell’efficienza energetica e della

sostenibilità ambientale di un edificio.

Certificato Energetico tipo CasaClima

137

138

Nella prima pagina del certificato energetico si evidenzia immediatamente l’entità

del fabbisogno di calore di un edificio, e presenta due classificazioni energetiche: la

prima riguarda la classe di isolamento termico dell’edificio, la seconda la qualità

dell’impiantistica. Con l’aiuto di una tabella suddivisa in caselle colorate, dal verde

(basso fabbisogno energetico) fino al rosso (alto fabbisogno), anche i principianti

possono capire se un edificio consuma molta o poca energia.

L’indice termico di calore viene determinato in base a fattori rilevanti dal punto di

vista energetico, tramite un procedimento di calcolo unitario.

Rispettando le indicazioni della Direttiva europea 2002/91/CE sull’efficienza

energetica in edilizia, il software ProCasaClima valuta l’emissione di CO2 totali del

sistema edificio.

Ancora in prima pagina del certificato è riportata l’indicazione dell’efficienza di

edificio ed impianti (Rendimento Energetico Complessivo) in relazione all’emissione

di gas climalteranti (fattore di emissione della CO2 espresso in Kg di CO2 per metro

quadro annuo).

Classificazione Efficienza Complessiva per Emissione CO2

CLASSIFICAZIONE EFFICIENZA

COMPLESSIVA

INDICE CO2

Kg/m2a

Gold ≤ 5

A ≤ 10

B ≤ 20

C ≤ 30

D ≤ 40

E ≤ 75

F ≤ 100

G ≥100

Le altre pagine del certificato contengono una serie di informazioni complementari

di una certa importanza sia per il tecnico che per il committente.

Particolarmente utili sono le indicazioni riguardanti i cosiddetti consigli di

ammodernamento per gli edifici già esistenti.

I committenti possono in questo modo calcolare il fabbisogno medio di

riscaldamento ed energia di un edificio, ed effettuare una comparazione tra diverse

costruzioni.

139

La certificazione CasaClima punta non solo all'efficienza energetica ma anche, e

soprattutto, ad una qualitá costruttiva che garantisca lo standard CasaClima fino ad

ora raggiunto.

Il nuovo certificato CasaClima contiene una valutazione del fabbisogno termico per

riscaldamento annuale riferito alla superficie (efficienza dell’involucro) e della

qualità impiantistica (efficienza complessiva).

La classificazione in categorie per il consumo permette come già anticipato, di

effettuare in modo semplice e comprensibile una valutazione energetica dell’edificio.

Per permettere il controllo del fabbricato e garantire la qualitá e lo standard

costruttivo CasaClima è opportuno presentare tutta la documentazione necessaria

presso l’Agenzia CasaClima prima dell'inizio dei lavori.

La presentazione della pratica a lavori iniziati e/o conclusi è sempre possibile; in

questo caso peró la pratica è sottoposta a giudizio della Commissione tecnica

interna dell'Agenzia CasaClima al fine di verificare la possibilitá di avviare la pratica

stessa.

E’ possibile, quindi ottenere il certificato energetico CasaClima, a pagamento,

rilasciato in esclusiva dall'Agenzia CasaClima, seguendo la procedura prevista

dall’Agenzia di Bolzano.

L’etichettatura con la targhetta, che evidenzia la classe di efficienza dell’edificio è

l’elemento ultimo di un percorso che trasforma la certificazione nello strumento più

efficace per promuovere la qualità energetica. E quando il largo pubblico avrà

compreso l’importanza di questo strumento, il settore immobiliare cambierà e forse

non saranno più necessarie regole cogenti per garantire prestazioni energetiche

adeguate alle esigenze contingenti, sempre più critiche nei confronti delle fonti

energetiche fossili e dell’ambiente.

Le leggi del mercato, quindi, sostituiranno le leggi fatte di regole tecniche da

sempre dibattute, amate da alcuni ma odiate da altri, leggi che fanno discutere

rischiando perfino di far dimenticare il loro vero obiettivo che è poi quelli di

garantire una soglia minima, non certo un target di prestazione da raggiungere.

Finchè si era in attesa delle regole ufficiali o linee guida nazionali per la

certificazione energetica, il tema della targa energetica e dei suoi indicatori veniva

interpretato in modi diversi ed evidentemente con finalità ed obiettivi differenti.

Perché se è vero che in fondo la certificazione energetica, snobbata da molti per

troppi anni, è apparsa solo in tempi recenti in Italia, è anche vero che la percezione

di quanto sia importante conoscere a priori quelle caratteristiche della casa che non

si possono vedere, si sta diffondendo.

140

Il mercato comincia a dare significativi segnali di interesse: in Provincia di Bolzano,

dove la certificazione è obbligatoria da tempo, il mercato si sta orientando verso

edifici di classe A e B, la Provincia di Vicenza tramite la società controllata

Vi.energia ha avviato il percorso di sensibilizzazione e preparazione chiamato

EcoDomus. Si cominciano a vedere realizzazioni immobiliari importanti che vanno

alla ricerca di sempre più elevati standard di qualità certificando la punto di vista

energetico le realizzazioni. Si tratta di manifestata volontà di passare dalle parole ai

fatti, anche se le regole cosiddette “ufficiali” non sono ancora pronte.

L’Agenzia CasaClima di Bolzano nella sua pluriennale attività, al mese di ottobre

2009 ha già registrato un numeroso rilascio di certificati energetici con n. 56 edifici

in CasaClima Oro,n. 411 edifici in CasaClima A e n. 1388 edifici in CasaClima B.

141

Parte Quarta

Il progetto EcoDomus

142

143

1. Introduzione

La direttiva europea 2002/91/CE sulla prestazione energetica nell’edilizia, ha

riportato all’attenzione il problema dei consumi energetici negli edifici, individuando

nel contempo uno strumento per il contenimento di tali impieghi. Si tratta di uno

strumento di carattere prevalentemente conoscitivo: il certificato energetico.

Questo strumento dovrà accompagnare l’edificio, in particolare nel momento della

costruzione, della compravendita o della locazione.

La caratterizzazione dell’edificio rispetto al consumo di energia è richiesta sia in

termini assoluti, con l’indicazione dei valori della prestazione energetica, sia in

termini relativi con l’inserimento in classi di merito, riproponendo un approccio per

certi aspetti analogo a quanto stabilito per gli elettrodomestici.

Concertazione, economicità, rapidità nella concretizzazione. Questi gli obiettivi

primari di Vi.energia, società della Provincia di Vicenza attiva nel campo del

risparmio energetico e delle energie alternative, che da qualche anno ha avviato

“EcoDomus.vi”, sistema di certificazione energetica degli edifici. L’iniziativa ha

suscitato notevole interesse da parte degli operatori dei settori della progettazione

e dell'impiantistica, ma anche da parte di amministrazioni locali, ordini professionali

e associazioni di categoria.

La Provincia di Vicenza attraverso la società Vi.energia ha voluto fornire uno

strumento in grado di fare il punto sulla situazione della certificazione energetica

legato alla specifica direttiva europea in attesa di piena attuazione anche in Italia;

uno strumento tanto importante quanto innovativo, grazie al quale Vicenza si è

messa in luce a livello nazionale ed europeo per la qualità delle soluzioni proposte e

per la rapidità con la quale ha proceduto all'elaborazione e alla concretizzazione del

progetto.

Da subito l'adesione a EcoDomus.vi, era puramente volontaria ma, come già

avvenuto in molte realtà europee, si potrà passare all'obbligatorietà di questo

sistema, che coinvolge a tutti i livelli il costruire e l'abitare, con l'obiettivo primario

di ridurre i consumi di energia, diminuire le emissioni nocive e, come positiva

conseguenza, incentivare l'adozione di sistemi alternativi a quelli energetici

tradizionali.

La strada è lunga ed è difficile: meglio allora cominciare subito il cammino, si è

detta l'Amministrazione Provinciale, guidata dall’allora presidente Manuela Dal

Lago, così da potersi da un lato garantire tempi adeguati per mettere in piedi un

144

sistema valido e dall'altro assicurare la necessaria gradualità nella sua introduzione,

che per ora interesserà solo nuovi edifici e ristrutturazioni oltre i mille metri quadri

ma poi passerà tutto il patrimonio immobiliare37.

I risultati, intanto, cominciano già ad arrivare. Vicenza è infatti tra gli apripista in

Italia e al suo esempio, che si sta mostrando efficace e sostenibile, stanno

guardando con interesse anche altre realtà, prima fra tutte la Provincia di Verona

che ha scelto Vi.energia come "tutor" per accompagnarla nell'elaborazione di un

analogo sistema di certificazione.

Caratteristiche, applicazioni e obiettivi di EcoDomus sono stati illustrati nel corso di

vari incontri agli operatori del settore con il contributo di relatori qualificati ed

esperti che hanno inoltre coordinato tavoli di lavoro sugli aspetti giuridici e

amministrativi della nuova normativa in via di definizione nel nostro Paese (sulla

traccia della direttiva 2002/91/CE dell'Unione Europea e del D.Lgs 192/2005);

Il progetto promosso dalla Provincia di Vicenza ha ricercato una propria collocazione

nell’alveo della prevista attuazione regionale della certificazione energetica,

proponendosi come protocollo sperimentalee, nel transitorio, anche volontario, nella

prospettiva di un recepimento regionale. Nel contempo, il progetto è anche stato

sottoposto alla valutazione degli esperti della segreteria tecnica del Ministero per lo

Sviluppo Economico, a garanzia anche di una coerenza con l’impostazione

legislativa nazionale, in attesa delle Linee Guida nazionali.

Rifacendosi alle norme tecniche predisposte dal Comitato Europeo di Normazione, è

stata definita una metodologia di calcolo degli indici di prestazione energetica,

implementandola in un software di calcolo, scaricabile disponibile gratuitamente dal

sito Vi.energia.

Molti sono stati sin da subito gli ostacoli da superare, le nebulosità interpretative e

applicative, i dubbi e le incoerenze in attesa dei decreti attuativi della nascitura

normativa italiana. Proprio per questo, però, Vi.energia e la Provincia hanno

ritenuto tanto più importante muoversi concretamente e rapidamente entro ben

precisi ambiti di applicazione, come quelli scelti da EcoDomus.vi che - in attesa di

ampliare l'azione al fondamentale settore della climatizzazione e a quelli

dell'illuminazione e degli altri impianti - ha messo nero su bianco il suo sistema di

calcolo per la certificazione in materia di riscaldamento e di produzione di acqua

calda sanitaria.

37 dagli atti del convegno: EcoDomus.vi – la certificazione energetica degli edifici, organizzato da vi.energia con il patrocinio della Provincia di Vicenza in data 30 giugno 2006 presso la villa Cordellina – Lombardi in Montecchio Maggiore (VI).

145

Caratteristiche, tempi e metodi di applicazione del sistema di certificazione

vicentino sono stati illustrati nel corso del convegno del 2006 dal professor Piercarlo

Romagnoni dell'Università IUAV di Venezia, anche a nome del collega Paolo Baggio

dell'Università di Trento, e dall'ing. Andrea Gasparella dell'Università di Padova. «La

legge non deve trasformarsi in un vincolo astratto ma deve diventare un manuale di

progettazione - ha dichiarato il prof. Romagnoni - e proprio per questo è importante

che norme giuridiche e norme tecniche siano complementari». E altrettanto

fondamentale sarà ancora una volta la collaborazione delle varie realtà coinvolte.

Un ulteriore passo avanti potrà ora venire dagli operatori del settore, in particolare i

progettisti, invitati a testare in prima persona il software (Excel) realizzato per il

calcolo dell'efficienza energetica degli edifici, consegnato in occasione del convegno

e illustrato dall'ing. Gasparella: «L'invito che vi rivolgiamo - ha sottolineato il

tecnico - è quello di provarlo e di segnalare "buchi", problemi e mancanze, così

da permetterci un pronto perfezionamento di questo strumento, che abbiamo

cercato di rendere quanto più possibile semplice ed efficace».

Il Progetto EcoDomus.vi, voluto dalla Provincia di Vicenza e coordinato dalla società

Vi.energia, si propone come approccio per la certificazione energetica di edifici

nuovi e le ristrutturazioni, considerandone le prestazioni sia invernali che estive per

il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria e valutando il

comportamento sia dell'edificio che dell'impianto.

La direttiva europea 2002/91/CE sulla prestazione energetica degli edifici,

riportando all'attenzione il problema dei consumi energetici degli edifici, ha

individuato in maniera molto esplicita lo strumento per il loro contenimento: il

certificato energetico.

Si tratta di uno strumento di carattere prevalentemente informativo che dovrà

accompagnare l'edificio nel momento della costruzione, della compravendita o della

locazione, influendo anche sulla valutazione economica dell'immobile.

2. Confronto con esperienze italiane

In Italia, oltre ad alcune implementazioni a carattere comunale, esiste l’esperienza,

illustrata nel precedente capitolo, decisamente riuscita del certificato CasaClima

della Provincia Autonoma di Bolzano. Tale schema prevede il rilascio da parte

dell’Agenzia CasaClima di un certificato energetico e, nei casi di maggiore pregio, di

una targa energetica da esporre.

146

Il processo di valutazione viene formalizzato attraverso la semplice compilazione

nell’apposito foglio elettronico di calcolo in formato Excel, distribuito gratuitamente

dall’Agenzia, dei dati dell’edificio che consente la quantificazione del fabbisogno

energetico.

L’analisi considera le sole esigenze per il riscaldamento invernale. Per le classi

migliori è prevista una verifica in cantiere della conformità delle opere. La

certificazione sostituisce le verifiche richieste per la concessione edilizia ed è stata

utilizzata da molti comuni per azioni di pianificazione, sia con carattere prescrittivo,

sia con forme di incentivazione. Annualmente i migliori edifici ricevono inoltre uno

speciale premio.

E’ poi stato applicato un nuovo software di calcolo nel quale sono state aggiunte

anche valutazioni sugli aspetti impiantistici, precedentemente non compresi

nell’analisi.

3. Il progetto in crescita EcoDomus.vi

Il progetto di certificazione energetica EcoDomus.vi, si è inserito sin da subito nel

contesto descritto prevedendo di realizzare un ambizioso risultato: offrire la

possibilità di corredare gli edifici di un attestato energetico relativo a tutti gli usi che

possono riguardare edifici residenziali, uffici ed edifici pubblici, sia di nuova

realizzazione, sia esistenti.

Vi.energia si era prefissata il raggiungimento di tale risultato con una certa

gradualità, in maniera tale da supportare i contenuti scientifici e metodologici con i

dati e le verifiche provenienti dalla realtà locale. La fase iniziale, pertanto, è stato

preso in esame i soli usi energetici per riscaldamento ed acqua calda sanitaria negli

edifici nuovi e nelle ristrutturazioni.

L’adesione al progetto avveniva, per quanto consentito dalle leggi vigenti prima

dell’emanazione delle linee guida nazionali, su base volontaria, anche se veniva

lasciata ai singoli comuni la facoltà di rendere obbligatoria in tutto o in parte la

certificazione.

La procedura di rilascio dell’attestato energetico era comunque integrata con la

procedura di verifica obbligatoria prevista dalla Legge 10/91, come modificata dalle

disposizioni del D. Lgs. 192/2005 ed è supportata dallo specifico software di calcolo

messo a disposizione gratuitamente.

Il progetto ha incontrato un notevole riscontro sul piano istituzionale. Numerosi

istituti universitari nazionali hanno chiesto di poter prendere visione del software di

calcolo e di poterlo utilizzare, confrontandolo anche con altri approcci di calcolo.

147

Alcuni di questi istituti hanno prodotto pubblicazioni che evidenziano la sostanziale

correttezza dell’implementazione e dei risultati che si ottengono seguendo

l’approccio di EcoDomus.

La possibilità consentita dal calcolo di computare gli effetti sulle prestazioni

energetiche dell’edificio di singole scelte progettuali, dal livello di isolamento,

all’orientamento, dalle caratteristiche delle vetrate al rendimento dell’impianto,

dall’adozione dei collettori solari al ricorso alla geotermia, e il ruolo di garanzia nella

fase di accertamento fornito dall’attività di controllo di Vi.energia. Ha reso

interessante, anche per le Amministrazioni locali, il ricorso alla certificazione

EcoDomus per articolare forme di incentivazione o per l’indicazione di requisiti per

nuove realizzazioni e ristrutturazioni.

E’ il caso del Comune di Schio (VI) che con il Comune di Valdagno (VI) ricorrerà al

foglio di calcolo EcoDomus, per il calcolo delle prestazioni energetiche, e a

Vi.energia, per l’attività di accertamento e controllo previste dal nuovo regolamento

edilizio.

Il P.A.T.I. di Zugliano (VI) ha previsto specifiche indicazioni per i comuni, in modo

che le linee di incentivazione, quali ad esempio lo scomputo in tutto o in parte dello

spessore dei muri dal calcolo delle volumetrie, siano subordinate al conseguimento

di una classe energetica minima.

Il Comune di Isola Vicentina ha bandito l’assegnazione dei lotti per edilizia

agevolata condizionandola alla realizzazione di edifici di classe B Ecodomus e

attribuendo un punteggio premiante a chi preveda la realizzazione di edifici in

classe A.

Il Comune di Padova, tra le alternative disponibili ha scelto EcoDomus per il calcolo

delle prestazioni energetiche degli edifici e per la definizione di linee di

incentivazione.

Anche sulla base della specifica richiesta, inoltrate dalle Provincie del Veneto, la

Giunta Regionale del Veneto ha dato mandato nel corso del 2007, all’Assessore

regionale all’Ambiente, l’arch. Conta, di valutare il recepimento proprio di Ecodomus

per l’attuazione regionale della certificazione energetica degli edifici.

4. Il certificato energetico

Il certificato energetico fornisce indicazioni sulle prestazioni energetiche dell’edificio

in condizioni di impiego standard, in modo da rendere tali informazioni confrontabili

per edifici distinti. Le informazioni sono calcolate a partire dai dati disponibili, in

genere molto diversi per le due categorie principali degli edifici nuovi e degli edifici

148

esistenti. Le voci di consumo considerate, inserite con una certa gradualità

nell’introduzione, sono quelle del riscaldamento, della produzione di acqua calda

sanitaria, dell’illuminazione e della climatizzazione estiva. Tali grandezze sano

valutate in considerazione degli aspetti indicati dalla stessa direttiva europea, come

ad esempio le caratteristiche termiche dell’edificio, quelle dell’impianto di

riscaldamento e di produzione dell’acqua calda, la ventilazione, l’impianto di

illuminazione incorporato, la posizione e l’orientamento degli edifici, gli apporti

gratuiti.

I consumi così valutati permettono di attribuire all’edificio una classe di merito,

variabile dalla A alla G, rendendo immediatamente evidente l’impegno e la qualità

nella progettazione e nella realizzazione.

5. L’informazione ai progettisti e agli operatori

Poiché lo scopo dell’iniziativa è comunque quello di incentivare il risparmio

energetico, una attenzione particolare è stata rivolta alla divulgazione degli approcci

progettuali e realizzativi che consentono il miglioramento delle prestazioni con il

conseguente passaggio di classe, fornendo indicazioni anche di carattere economico

sui costi e sui benefici delle principali categorie di intervento.

E’ stato attivato un confronto costruttivo con le categorie interessate (costruttori

edili, impiantisti, ingegneri, architetti, geometri, periti ….) per la costruzione

sinergica del percorso che ha portato alla concretizzazione del progetto.

Sono stati avviati specifici corsi di aggiornamento, aperti a varie categorie

professionali per poter sensibilizzare il settore e per fornire supporto tecnico sulle

scelte progettuali e sulle modalità di applicazione dei strumenti forniti dal

programma EcoDomus.it.

Al metodo di calcolo è stato aggiunto anche un protocollo operativo opzionale che

rappresenta una guida agli accorgimenti costruttivi concreti e pratici per i casi più

semplici e al tempo stesso permette una certa semplificazione nel calcolo.

Il contributo dei progettisti, in particolare di quelli che hanno partecipato numerosi

alle tre edizioni del corso base di progettazione, realizzate nel corso del 2007, è

risultato fondamentale per testare sul campo e migliorare le caratteristiche del

metodo di calcolo e della procedura di certificazione38.

38 la certificazione energetica degli edifici: obbligo o opportunità, di Andrea Gasparella, Ecoenergia, bimestrale di cultura energetica maggio/giugno 2008 n. 4 di Vi.energia srl, Vicenza - p.25

149

6. L’affidabilità dei risultati

Il ricorso ad un foglio di calcolo reso disponibile gratuitamente da Vi.energia

garantisce in primo luogo l’omogeneità del metodo di calcolo. In assenza delle linee

guida nazionali esistevano margini di discrezionalità piuttosto ampi nel calcolo dei

fabbisogni energetici di un edificio. Allo scopo di poter confrontare i risultati ottenuti

da progettisti diversi su edifici diversi è fondamentale che l’approccio metodologico

risulti uniforme.

Il sistema avviato da EcoDomus.vi ha dato la possibilità di poter certificare le

prestazioni energetiche dell’edificio, non tanto quelle del progetto.

Attraverso una specifica attività di verifica, svolta direttamente da Vi.energia, viene

controllata e monitorata la fase esecutiva dei lavori di realizzazione degli edifici da

certificare per verificare la corrispondenza a quanto dichiarato in fase progettuali.

7. L’operatività del progetto EcoDomus

Sin dalla prima fase avviata nel 2006 veniva prevista l’implementazione della

certificazione che riguardava i fabbisogni energetici di riscaldamento e per la

produzione di acqua calda sanitaria per edifici nuovi e in ristrutturazione.

Lo scopo era quello di fornire un giudizio, il più oggettivo possibile sull’impatto

energetico dell’edificio che consenta la sua confrontabilità con i limiti di legge e con

la prestazione di altri edifici e che fornisse al tempo stesso informazioni sulle

potenzialità di miglioramento.

Dal punto di vista operativo nella prima fase si richiedeva:

1) la definizione delle classi, in considerazione dell’attuale stato del parco edilizio e

dei requisiti di legge previsti per il Permesso di Costruire (D. Lgs. 192/05);

2) la definizione di un metodo di calcolo, coerentemente con le attuali indicazioni

normative nazionali e internazionali;

3) la predisposizione di un foglio di calcolo;

4) la verifica in alcune situazioni realizzative dei costi e dei benefici energetici e

economici derivanti dall’adesione alla certificazione;

5) la costituzione di una commissione tecnica permanente;

La classificazione degli edifici nuovi o esistenti, residenziali o destinati a usi diversi,

avviene sulla base del fabbisogno energetico primario (FEP, cioè inclusivo delle

perdite energetiche legate all’impianto e non soltanto all’involucro) per il

riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria.

150

7.1 Definizione delle classi

La società vi.energia, inizialmente, aveva definito 7 classi di prestazione energetica

degli edifici identificandole con le lettere dalla A alla G seguendo la metodologia

proposta dai progetti di norma europea:

- prEN 15203 Energy performance of buildings - Assessment of energy use and

definition of ratings;

- prEN 15217 Energy performance of buildings - Methods for expressing energy

performance and for energy certification of buildings.

Le indicazioni disponibili consentono di costruire la scala per la classificazione del

fabbisogno energetico (nelle sette classi che vanno da A alla G) una volta che siano

dati due valori di riferimento:

1) l’indice Rr (Energy Performance Regulation reference) relativo al requisito

minimo imposto agli edifici di nuova costruzione (limite tra classi B e C)

2) l’indice Rs (Building Stock reference) relativo al valore medio della prestazione

energetica degli edifici esistenti (limite tra classi C e D) secondo lo schema

seguente.

Noto il valore EP, che corrisponde al valore di prestazione energetica dell’immobile

preso in esame, la classe di prestazione viene determinata secondo il seguente

schema:

Classe A EP < 0,5 Rr

Classe B Rr 0,5 < EP < Rr

Classe C Rr < EP < 0,5 (Rr+ Rs)

Classe D 0,5 (Rr+ Rs) < C < Rs

Classe E Rs < EP < 1,25 Rs

Classe F 1,25 Rs < EP < 1,5 Rs

Classe G 1,5 Rs < EP

Per considerare l’effetto del clima sui consumi degli edifici, la prEN 15217 prevede

due alternative: nella prima sono le classi ad essere normalizzate rispetto al clima

mentre nella seconda si normalizzano i fabbisogni.

Dato che in provincia di Vicenza vi sono condizioni climatiche che variano tra 2259

Gradi Giorno o GG (Agugliaro) e 4367 GG (Tonezza del Cimone), si è ritenuto

opportuno considerare, nello spirito di quanto richiesto dalla Direttiva 2002/91/CE,

il clima. Tra le opzioni si ritiene preferibile avere classi uniche su tutto il territorio:

sono quindi i consumi ad essere normalizzati su Vicenza (2371 GG), rispetto al cui

clima risultano definite le classi. Nel certificato è comunque presente una

indicazione sul consumo nel clima reale.

151

Indice di requisito per il nuovo Rr

Nonostante fosse prevista l’attuazione della certificazione solamente su base

volontaria, è stato ritenuto opportuno proporre un valore Rr da impiegare come

confine tra la classe B e la C compatibile con le attuali disposizioni, in particolare

con quanto previsto dal D. Lgs. 192/05.

Tale decreto, in sintesi, dispone per gli edifici nuovi tre condizioni:

1) un valore massimo del fabbisogno di energia per riscaldamento (EP) (tab. 1)

2) un valore massimo per la trasmittanza delle componenti (tab. 2)

3) un valore minimo per il rendimento medio stagionale d’impianto, pari a

ŋg= (75 + 3 Log Pn) %

Come si può osservare, il requisito di tab. 1 dipende dal clima e dal rapporto tra

superficie disperdente e volume riscaldato dell’edificio esaminato: appartamenti in

edifici a blocco sono caratterizzati a parità di volume utile da una superficie

disperdente ridotta e risultano pertanto soggetti a vincoli più restrittivi (con S/V

minore o uguale a 0,2 il limite varia linearmente da 40 kWh/m2 nei climi a 2100 GG

fino a 55 kWh/m2 sopra i 3000 GG, oltre i quali rimane fisso); abitazioni in edifici

singoli presentano invece superfici disperdenti ampie a parità di volume, e sono

sottoposte a vincoli meno ristretti (con S/V maggiore o uguale a 0,9 il limite varia

linearmente tra 110 kWh/m2 nei climi a 2100 GG e 145 kWh/m2 sopra i 3000 GG,

oltre i quali rimane fisso).

Tab. 1: Coefficienti previsti per il territorio nazionale dal D. Lgs. 19 agosto 2005, n. 192

(valori massimi del fabbisogno per riscaldamento in kWh/m2 di sup. calpestabile netta)

152

Tab. 2: Trasmittanze massime previste per il territorio nazionale

dal D. Lgs. 19 agosto 2005, n. 192 (a partire dal 1 gennaio 2009).

Per non definire classi diverse in relazione alla tipologia di edificio, si è ritenuto

opportuno definire l’indice Rr in corrispondenza delle condizioni più restrittive:

- Rr=40 kWh/m2 a 2100 GG che può essere arrotondato a 45 kWh/m2

nel clima di Vicenza

Per quanto attiene agli altri due requisiti, sulla trasmittanza massima e sul

rendimento minimo, il certificato energetico riporta i valori di prescrizione accanto a

quelli relativi al progetto, agevolandone il confronto.

Indice di stock per l’esistente Rs

La determinazione dell’indice di stock, cioè del consumo medio per unità di

superficie calpestabile degli edifici risulta piuttosto problematica, dato che non

esistono dati disaggregati su base provinciale e regionale.

A questo scopo, ma anche ai fini della verifica degli effetti del progetto di

certificazione energetica, si è valutata la possibilità di definire su base provinciale

un accordo con le società di distribuzione di prodotti energetici (in particolare gas,

ma anche gasolio e legna da ardere) che preveda la periodica comunicazione delle

quantità vendute disaggregate per tipologia di utenza (residenze private, uffici,

commercio, etc.) in modo da creare una base di dati affidabile relativa ai consumi

dello stock edilizio esistente.

Per lo stesso motivo, si procederà alla raccolta di informazioni affidabili relative alla

volumetria riscaldata attraverso il catasto degli immobili e/o il catasto degli impianti

termici. In attesa di tali indicazioni l’indice di stock è stato fissato indicativamente al

valore di 130 kWh/m2.

153

154

I dati Enea nazionali indicano infatti per il 2001 nel settore residenziale un consumo

energetico per il riscaldamento di circa 224,5 miliardi di kWh. Considerata la

superficie delle abitazioni rilevata dal censimento Istat del medesimo anno, pari a

circa 2,08 milioni di m2, il consumo medio per metro sarebbe 108 kWh/m2.

Considerato che il clima medio nazionale ha 2085 GG mentre quello medio

provinciale 2501 GG, il consumo riportato alla situazione locale sarebbe di circa 130

kWh/m2.

Acqua calda sanitaria

Il dato Enea per i consumi di acqua calda sanitaria è pari a circa 18,9 kWh/m2.

Ricorrendo alla raccomandazione CTI-R 03/3, per impianti tradizionali si individuano

fabbisogni che variano intorno a 35-40 kWh/m2, con rendimenti intorno a 0,75, con

una evidente sovrastima dei dati effettivi.

Si è quindi deciso di stabilire un fabbisogno di acqua calda pari a 1 l/m2 giorno ed

un salto termico convenzionale pari a 40°C. La raccomandazione CTI viene quindi

impiegata soltanto per il calcolo del rendimento di produzione e della eventuale

frazione coperta con l’impianto a pannelli solari. Assumendo un rendimento del

70% per lo stock edilizio e richiedendo un rendimento maggiore dell’85% per il

nuovo, il che porta, con qualche arrotondamento ad un indice di stock di 24

kWh/m2 anno e un requisito minimo di 18 kWh/m2.

Le classi per riscaldamento e acqua calda sanitaria

A partire dai valori degli indici di stock e dai requisiti relativi ai soli fabbisogni per

riscaldamento e per l’acqua calda sanitaria, si perviene alla definizione di classi

comprensive di entrambi gli usi. E’ stato considerato infatti opportuno permettere di

ottenere le migliori prestazioni energetiche in forma congiunta, dato che in molti

casi l’impianto di produzione è unico. I limiti complessivi sono stati arrotondati

all’intero inferiore.

La classe di qualità per le nuove realizzazioni è rappresentata dalla classe B. La

classe A va ritenuta una categoria di eccellenza perché richiede l’adozione non

generalizzabile di misure particolari (collettori solari, recupero termico nella

ventilazione, …).

155

Tab. 3: Classificazione del 2006 degli edifici in clima standard (2379 GG)

7.2 Il metodo di calcolo

Per quanto riguarda il calcolo dei fabbisogni energetici invernali la normativa di

riferimento appare sostanzialmente consolidata. Attualmente la procedura di calcolo

da seguire è quella indicata dalla norma UNI EN 832 Prestazione termica degli

edifici - Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento – Edifici residenziali e

dalle seguenti norme europee (o internazionali) ad essa complementari:

- UNI EN ISO 6946 Componenti e elementi per edilizia - Resistenza termica e

trasmittanza termica - Metodo di calcolo;

- UNI EN ISO 10077-1 Prestazione termica di finestre, porte e chiusure - Calcolo

della trasmittanza termica – Metodo semplificato;

- UNI EN ISO 13370 Prestazione termica degli edifici - Trasferimento di calore

attraverso il terreno - Metodi di calcolo;

- UNI EN ISO 13786 Prestazione termica dei componenti per edilizia -

Caratteristiche termiche dinamiche - Metodi di calcolo;

- UNI EN ISO 13789 Prestazione termica degli edifici - Coefficiente di perdita di

calore per trasmissione - Metodo di calcolo;

- UNI EN ISO 14683 Ponti termici in edilizia - Coefficiente di trasmissione termica

lineica - Metodi semplificati e valori di riferimento;

L’entrata in vigore della norma EN ISO 13790 Thermal performance of buildings -

Calculation of energy use for space heating and cooling , non ha apportato

cambiamenti sostanziali data la somiglianza con la EN 832.

156

Per quanto concerne il rendimento dell’impianto termico è stato preso a generale

riferimento la citata Raccomandazione CTI-R 3/03 e alla UNI 10348, con eccezione

dei rendimenti di produzione che sono stimati sulla base delle indicazioni del D.P.R.

660/96 sulla marcatura energetica dei generatori di calore.

Il riferimento puntuale a norme specifiche risulta un particolare punto di forza del

metodo. Rispetto all’approccio CasaClima, EcoDomus.vi implementa fin da subito

l’analisi dell’impianto energetico e considera dettagliatamente i ponti termici, le

dispersioni attraverso pareti a contatto con il terreno e attraverso ambienti non

riscaldati, così come le capacità termiche delle singole strutture, preludendo ad una

agevole estensione del calcolo alla stagione estiva.

7.3 Predisposizione del foglio di calcolo

Il software Ecodomus.vi è una cartella di calcolo in formato Excel che a partire dai

dati geometrici e dalle caratteristiche termofisiche dell’involucro e da quelle

dell’impianto, consente di valutare secondo il protocollo Ecodomus le prestazioni

energetiche di un edificio.

Nella versione attuale vengono in particolare determinati:

- il fabbisogno di energia primaria per il riscaldamento invernale;

- il fabbisogno di energia primaria annuale per la produzione di acqua calda

sanitaria annuale;

- la capacità termica, in termini di costante di tempo, delle strutture opache e il

surriscaldamento strutturale massimo, ovvero l’aumento massimo di

temperatura delle strutture determinato dalla radiazione solare entrante dalle

superfici trasparenti;

L’inserimento dei dati caratteristici è effettuato attraverso apposite tabelle che

consentono la compilazione diretta (celle a sfondo giallo) o la scelta di opzioni

attraverso menu a tendina o caselle di selezione.

In molti casi sono riportati anche i risultati parziali di calcolo, disponibili per una

diretta verifica da parte dell’utente, in celle non modificabili (sfondo arancio).

Lo spostamento e la selezione delle celle sulle quali operare sono possibili sia con

l’uso del mouse, sia con l’uso delle frecce e/o del tasto di tabulazione. Questa

ultima opzione può risultare più comoda nell’accesso sequenziale ai campi da

completare.

Il progetto EcoDomus già dal 2006 metteva a disposizione degli utenti lo strumento

per la valutazione degli edifici. Si tratta di una cartella di lavoro articolata in 12 fogli

157

di lavoro organizzati in 7 gruppi che sono identificati dal medesimo numero nel

foglio e dalla colorazione della etichetta.

I gruppi di fogli sono i seguenti: - 0 Dati generali: è presente un solo foglio dedicato all’inserimento dei dati

generali del progetto quali la località, la destinazione d’uso, le dimensioni complessive

- 1 Pareti e vetrate: sono presenti 3 fogli dalla medesima impostazione per l’inserimento della descrizione della composizione rispettivamente “1a” delle pareti opache (fino a 10 tipologie), “1b” delle pareti contro terra (fino a 5 tipologie) e dei pavimenti contro terra (fino a 5 tipologie) e un foglio per l’inserimento della composizione e delle dimensioni unitarie “1c” delle componenti vetrate (fino a 10 tipi di finestra semplice e altrettanti di finestra doppia)

- 2 Dimensioni: sono presenti 3 fogli per l’inserimento rispettivamente “2a” delle dimensioni e delle esposizioni delle pareti opache, “2b” delle dimensioni delle partizioni contro terra e “2c” del numero e dell’esposizioni delle componenti vetrate

- 3 Ponti termici: è presente un solo foglio per l’inserimento delle lunghezze dei diversi tipi di ponti termici presenti.

- 4 Ventilazione: è presente un foglio di calcolo dedicato alla caratterizzazione degli scambi d’aria con l’esterno, eventualmente in presenza di un sistema di recupero termico.

- 5 Impianti: il foglio per l’inserimento dei dati degli impianti consente di caratterizzare le soluzioni in termini di sistemi di produzione del calore per riscaldamento e acqua calda sanitaria e dei sistemi di emissione, regolazione e distribuzione del calore, includendo il solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria e le pompe di calore geotermiche per il riscaldamento.

- 6 Risultati: il foglio dei risultati (Fax simile del certificato energetico con i principali risultati del calcolo) fornisce indicazioni sintetiche sulla prestazione energetica dell’edificio e degli impianti, indicandone la classe energetica.

È consigliabile procedere con l’inserimento dei dati nell’ordine previsto dalla

posizione dei fogli.

Il calcolo viene effettuato per l’ambiente riscaldato, considerando come tale l’unità

o l’insieme delle unità abitative servite da un unico impianto di riscaldamento.

Nella descrizione dell’edificio si deve tenere presente che le dispersioni vengono

valutate considerando sia la trasmissione diretta dall’ambiente riscaldato verso

158

l’esterno (aria esterna e terreno), sia quella indiretta attraverso gli ambienti non

riscaldati a contatto con quello riscaldato.

Fig. 1: Esempio Risultati del calcolo con il foglio elettronico

Si devono pertanto inserire sia i dati relativi alle partizioni che dividono l’ambiente

riscaldato dall’esterno, sia quelli relativi alle partizioni che separano l’ambiente

riscaldato da quelli non riscaldati e questi ultimi dall’esterno.

159

Nel valutare la capacità termica dell’ambiente riscaldato, occorre infine considerare

anche le pareti interne all’ambiente stesso o quelle che lo separano da altri

ambienti riscaldati. Naturalmente, tali indicazioni non incidono sulla determinazione

delle dispersioni.

La scelta dello strumento informatico è comune all’impostazione originaria del

progetto CasaClima di Bolzano. Rispetto ad altri approcci risulta di più immediata

comprensione, trattandosi di un ambiente di lavoro già familiare a molti utenti di

PC, e di facile navigazione.

Attualmente il fabbisogno energetico primario è calcolato mediante il software

EcoDomus da parte del progettista, e solo dopo più livelli di verifica eseguiti sia sul

calcolo sia in cantiere da parte dei tecnici di Vi.energia avviene, sempre a cura di

Vi.energia, il rilascio del certificato energetico.

Una impostazione che garantisce trasparenza e indipendenza, credibilità al

certificato stesso e la valorizzazione del prodotto.

La scala di classificazione energetica, è stata integrata con due nuove classi, la A+

e la B+, ed è oggi quindi composta di 9 classi energetiche, con intervalli espressi in

kWh per metro quadrato di superficie netta riscaldata.

Per quanto poco familiare, l’unità energetica del kWh può facilmente fornire

indicazioni sul consumo del combustibile: da 1 metro cubo di gas si possono

ottenere infatti 10 kWh. Un edificio di 100 metri quadrati per rientrare in classe B,

ad esempio, dovrà consumare meno di 6300 KWh l’anno, ovvero meno di 630 metri

cubi di gas.

Dalle analisi condotte è emerso non soltanto che il software risulta molto accurato

nella stima del fabbisogno energetico, ma anche che i sovracosti per la

realizzazione di un edificio in classe B invece che in classe D, sono limitati

permettono il recupero attraverso i risparmi annui sul combustibile in un periodo

che varia tra i cinque agli otto anni, come viene dimostrato nell’esempio riportato al

prossimo paragrafo.

160

7.4 Iter di certificazione

L’iter procedurale per la certificazione energetica degli edifici con il sistema

Eco.Domus è definito da Vi.energia in un protocollo che prevede le seguenti fasi:

1) Richiesta di preventivo:

è fatta dal committente a Vi.energia, tramite compilazione e sottoscrizione di

apposito modulo di richiesta di preventivo scaricabile dal sito www.vienergia.it.

Vi.energia invierà il preventivo entro 7 giorni lavorativi. Il committente individua

nella richiesta un progettista/referente incaricato per il calcolo e la certificazione.

2) Accettazione del preventivo:

è fatta dal committente sottoscrivendo il preventivo e restituendo la copia firmata a

Vi.energia entro 7 giorni lavorativi dalla data di ricevimento del preventivo.

Contestualmente all’accettazione del preventivo è richiesto il versamento un primo

acconto dell’importo complessivo della certificazione e comunque prima dell’avvio

dell’attività di certificazione. Nel caso in cui la certificazione durante il suo iter non

sia portata a termine per qualsiasi motivo dipendente dal committente, l’acconto

versato non viene restituito.

3) Verifica preliminare:

con progettista/referente per la certificazione viene effettuata la valutazione del

progetto, la discussione delle criticità, la classificazione dei ponti termici funzionali

alla compilazione del foglio di calcolo.

Materiale da fornire:

a. piante, prospetti, sezioni, particolari costruttivi relativi alla composizione

dell’involucro e alle configurazioni di ponte termico;

b. eventuale foglio di calcolo compilato anche parzialmente.

4) Verifica di progetto:

alla presenza del progettista referente per la certificazione viene verificato il

corretto inserimento dei dati tecnico-strutturali e dimensionali dell’edificio e

dell’impianto nel foglio di calcolo.

Sono in particolare oggetto di verifica: la composizione delle strutture opache e

vetrate, la composizione geometrica dell’involucro, l’estensione dei ponti termici, le

caratteristiche degli impianti tecnici.

161

162

A tale scopo sono richiesti:

a. Piante di ciascun piano, prospetti e sezioni significative (in formato

cartaceo e .dwg) con:

- quotatura e aree per singolo vano;

- distinzione locali riscaldati e non riscaldati;

- classificazione numerica o cromatica delle strutture con legenda

secondo quanto inserito nel foglio di calcolo;

- classificazione delle finestre come quanto inserito nel foglio di calcolo;

- evidenziazione di eventuali sistemi di protezione solare fissi o mobili;

- indicazione dei ponti termici e relativo codice che faccia riferimento

alle tipologie previste dal foglio di calcolo;

b. Particolari costruttivi che evidenzano i materiali impiegati e le soluzioni

tecnologiche previste:

- Stratigrafia delle murature;

- Stratigrafia dei solai;

- Dettaglio dell’attacco parete-parete (spigolo);

- Dettaglio dell’attacco parete-solaio;

- Dettaglio dell’inserimento dell’infisso;

- Dettaglio dell’ attacco a terra;

- Dettaglio della copertura;

Gli elaborati di dettaglio dovranno riportare lo stesso codice indicato negli e

laborati grafici d’insieme (piante e sezioni).

c. Schemi funzionali degli impianti di riscaldamento e produzione di acqua

calda sanitaria.

d. Certificazione delle caratteristiche termiche di vetri e serramenti.

e. Certificazione della conduttività termica nel caso di materiali edilizi che

presentano conduttività termica inferiore a 0,2 W/(m K).

f. Eventuale documentazione fotografica (nel caso di cantiere avviato o

completato).

Al superamento della verifica di progetto il materiale elencato deve essere

depositato ufficialmente in copia cartacea sottoscritta dal progettista incaricato e

controfirmato dal tecnico di Vi.energia assieme ad una stampa del foglio di calcolo

corrispondente. Può essere richiesto dal committente il rilascio di un attestato di

superamento della verifica di progetto.

163

5) Verifiche in cantiere:

hanno lo scopo di accertare la composizione delle pareti, le correzioni dei ponti

termici, la posa dei serramenti e degli impianti tecnici. Il rilascio del certificato

energetico e della targa è subordinato ad una verifica termografica finale con

impianto in funzione. Vi.energia, sentita la commissione tecnica di Ecodomus, ha

facoltà di richiedere in alcuni casi ed eventualmente a titolo oneroso per la

committenza, l’esecuzione di ulteriori prove strumentali nel caso in cui la

documentazione fornita risulti insufficiente o lacunosa (mancanza di certificazione

delle prestazioni di materiali o impianti o dichiarazione di dati prestazionali

notevolmente difformi dagli standard presenti sul mercato).

6) Rilascio certificato energetico e targa:

Contestualmente il rilascio del certificato è richiesto il versamento del saldo

dell’importo complessivo della certificazione.

8. Verifica dei costi e dei benefici della certificazione in alcune situazioni

applicative

8.1 Progettare e costruire tra le classi energetiche

Nel sito dedicato39 di EcoDomus sono disponibili degli esempi applicativi sul sistema

di Certificazione degli edifici. Appare interessante riproporli per avere toccare con

mani degli esempi concreti.

Per poter rispondere alla domanda: Quali interventi sull’involucro edilizio possono

portare una abitazione di classe D o E in classe B? Si consideri un esempio relativo

a due tipologie edilizie:

1) edificio destinato ad abitazione unifamiliare;

2) edificio a schiera costituito da quattro abitazioni accostate identiche

all’abitazione Unifamiliare;

Supponendo che il singolo alloggio abbia una superficie netta calpestabile di 90 m2,

suddivisa su due piani (45 ciascuno) di dimensioni di ml. 6,00 x ml. 7,50. Ciascun

piano dell’abitazione abbia un’altezza netta pari a 2,7 m. Ponendo che in entrambi i

casi, edificio unifamiliare o multifamiliare, la singola abitazione presenta due affacci

sul lato corto con una forometria complessiva di 10 m2, a nord e a sud, mentre le

pareti est ed ovest siano cieche.

39 dati disponibili sul sito WWW.vi.energia.it

164

Escludendo possibili miglioramenti dell’impianto (per il quale si è considerato un

rendimento pari a 0,8), le variabili che influenzano il fabbisogno energetico per

riscaldamento comprendono l’isolamento dell’involucro edilizio e la stessa tipologia

edilizia che vede una diversa incidenza delle superfici disperdenti rispetto al volume

riscaldato.

Per entrambe le tipologie si possono quindi considerati interventi sul livello di

isolamento, in particolare:

- aumento dello spessore di isolante termico di pareti e copertura (da 5 cm a 12

cm)

- diminuzione della trasmittanza termica dei serramenti (da 2,5 W/(m2 K) a 1,5

W/(m2 K)) con il ricorso a vetrate bassoemissive con gas.

Viene valutato a parte l’effetto dell’eliminazione dei ponti termici, decisamente

rilevanti nella determinazione dei consumi, che va perseguita attraverso una

maggiore cura in fase di realizzazione e progettuale. I risultati per l’edificio a

schiera sono mediati sull’intera superficie.

Fabbisogno di energia per riscaldamento: confronto tra tecniche costruttive

Fonte: Elaborazione Vi.energia

165

La figura nella pagina precedente mostra il fabbisogno energetico annuo per unità

di superficie delle abitazioni considerate. Si può osservare che:

- a parità di materiali e caratteristiche costruttive, la geometria e quindi la

tipologia edilizia influiscono notevolmente sulla richiesta di energia primaria per

il riscaldamento: edifici con rapporto S/V (Superficie disperdente/Volume

riscaldato) minore, come nel caso della schiera, consumano meno;

- l’incidenza dei ponti termici sul fabbisogno di riscaldamento è rilevante ed

aumenta con il livello di isolamento: risulta quindi raccomandabile che la

realizzazione segua la migliore “regola d’arte”, minimizzando tutti i possibili

“punti deboli” dell’involucro;

- con interventi sul solo involucro edilizio, l’abitazione unifamiliare a partire dal

sistema costruttivo tradizionale con ponti termici, che ha un fabbisogno

energetico da classe E, può arrivare sulla soglia della classe B, risparmiando il

67%; l’edificio a schiera che inizialmente ha un fabbisogno energetico da classe

D, con i provvedimenti ipotizzati passa in classe B, risparmiando il 71% di

energia.

8.2 Vantaggi economici: differenza tra costi e risparmi

Per quanto riguarda la differenza di costo tra una abitazione tradizionale e una

abitazione bene isolata e il risparmio di energia monetizzato sulla base delle attuali

tariffe del gas per uso domestico, si sono confrontati il sistema costruttivo

tradizionale senza ponti termici, la cui eliminazione non è stata ritenuta

particolarmente onerosa, e il sistema costruttivo super-isolato con vetrocamera

bassoemissivo, sempre senza ponti termici. Nelle valutazioni si considerano inoltre

solo i costi per i materiali, dato che l’incidenza della manodopera dovrebbe risultare

inalterata.

Le principali voci di costo sono quelle relative al maggiore spessore di isolamento e

all’impiego di vetrate basso emissive (b.e.) con gas.

Maggiori costi di costruzione a mq. di superficie isolata:

costo unitario Maggior costo a mq. di superficie isolata

isolamento 1,2 €/m2 x 7 cm di spessore 8,4 €/m2

Vetrate basso emissive 15 €/m2

166

Maggiori costi di costruzione edificio per cambio classe da EcoDomusE a EcoDomuB

EDIFICIO UNIFAMILIARE

Maggior costo a

mq. superficie isolata

mq. Costo modifica Euro

isolamento 8,4 €/m2 252 2.116,80

Vetrate b.e. 15 €/m2 10 150,00

Costo Totale Euro 2.266,80

SINGOLO EDIFICIO A SCHIERA

Maggior costo a

mq. superficie isolata

mq. Costo modifica Euro

isolamento 8,4 €/m2 738/4 1.549,80

Vetrate b.e. 15 €/m2 40/4 150,00

Costo Totale Euro 1.699,80

I maggiori costi da sostenere per poter passare dalla classe EcoDomus E alla classe

EcoDomus B, rispettivamente per un edificio unifamiliare ammontano a Euro

2.266,80, mentre per un edificio a schiera ammontano a Euro 1.699,80.

Ora diventa interessante analizzare a quanto ammontino i risparmi in termini di

fabbisogno di energia per riscaldamento all’anno.

Risparmi Annui per cambio classe da EcoDomus E a EcoDomu B

EDIFICIO UNIFAMILIARE 104,5 kWh/m2– 49,6 kWh/m2 = 54,9 kWh/m2

equivalenti in gas a 5,72 Sm3/m2

5,72 Sm3/m2 × 90 m2 × 0,6 €/Sm3 = 309 €/anno

SINGOLO EDIFICIO A SCHIERA 66,2 kWh/m2− 29,4 kWh/m2 = 36,8 kWh/m2

equivalenti in gas a 3,84 Sm3/m2

3,84 Sm3/m2 × 90 m2 × 0,6 €/Sm3 = 207 €/anno

Dividendo il costo per il risparmio annuo, si può vedere come l’investimento rientri

in entrambi i casi in 7-8 anni:

EDIFICIO UNIFAMILIARE

2.266,80/ 309 = 7,3 anni

SINGOLO EDIFICIO A SCHIERA

1.699,80/ 207 = 8,2 anni

167

9. I benefici sulle emissioni a livello provinciale

L’analisi condotta evidenzia che la costruzione secondo i requisiti della classe B della

certificazione Ecodomus.vi porta a consumi compresi tra metà e un terzo di quelli

dei sistemi costruttivi tradizionali applicati attualmente ai nuovi edifici (fig. 2).

Questo ha ricadute rilevanti anche sul territorio.

Considerato il solo settore residenziale, i permessi di costruzione per abitazioni in

nuovi fabbricati residenziali e ampliamenti hanno riguardato in provincia nei quattro

anni 2000-2003 oltre 1.625.000 m2 di superficie utile (fig. 3).

Stimando che la costruzione secondo la classe B di Ecodomus.vi possa consentire

risparmi anche solo del 50% rispetto alla pratica attuale, l’applicazione dello

standard alle superfici abitative realizzate avrebbe portato fin dal 2004 a risparmi

dell’ordine di 100 milioni di kWh, equivalenti a 12,5 milioni di m3 di gas (fig. 4). Un

trend di riduzione di oltre 3,1 milioni di m3 all’anno che rappresenta quindi un

obiettivo possibile dei prossimi anni e che potrebbe portare in 10 anni a risparmiare

circa 30 milioni di m3 di gas (il 6% dei consumi attuali di gas attribuibili al settore),

con una corrispondente riduzione delle emissioni di anidride carbonica pari a 57.000

tonnellate.

Fig. 3: Superficie utile delle abitazioni in edifici residenziali relativa

ai permessi 2000-2003.

Fonte: Elaborazioni Vi.energia

168

Fig. 4: Ipotesi di risparmio derivante dall’adozione dello standard Ecodomus.vi Classe B per

le superfici abitative realizzate negli ultimi anni.

Fonte: Elaborazioni Vi.energia

10. Costituzione di una commissione tecnica permanente

Il progetto EcoDomus prevede una continua revisione e messa a punto dei principali

parametri e delle metodologie, sia al fine di mantenere la migliore corrispondenza

con la specifica situazione del territorio, sia per garantire il rispetto della procedura

di assegnazione della classe. È stato costituito uno staff tecnico scientifico

permanente, nominata da Vi.energia. Farà capo alla stessa commissione il rilascio

della certificazione, una volta superate le necessarie verifiche di cantiere.

Queste verranno effettuate nei tempi e con le modalità stabilite dalla stessa

commissione da parte di tecnici interni a Vi.energia.

La composizione della commissione vede la presenza di quattro esperti

dell’università più uno dell’ENEA con ruolo di coordinamento scientifico e di

garanzia, di un rappresentante della Provincia e di un rappresentante designato

congiuntamente dagli ordini professionali degli ingegneri, architetti, geometri e

periti, con ruolo di collegamento con i soggetti interessati al progetto.

169

Parte Quinta

Le nuove linee guida nazionali per l’efficienza energetica

170

171

1. Introduzione alla certificazione energetica.

La Certificazione Energetica è uno strumento di valutazione molto affidabile qualora

si voglia determinare l’efficienza energetica di un edificio.

La normativa in materia di certificazione energetica degli edifici, è un importante

segno di modernizzazione in materia di uso e consumo razionale dell'energia.

Il processo di certificazione energetica prevede la creazione di un "attestato" circa il

consumo energetico dell'edificio rilasciato da un professionista qualificato ed

abilitato.

La certificazione energetica degli edifici non è un punto di arrivo al quale tendere

per documentare il rispetto di una norma, ma un punto di partenza, uno strumento

strategico-gestionale in grado di supportare le scelte progettuali in vista di un

miglioramento delle prestazioni energetiche complessive del sistema edilizio.

L'obiettivo è quello di ottimizzare la resa del sistema edificio-impianto, riducendo gli

sprechi ed elevando il livello di qualità dell'intero settore edilizio, a vantaggio non

solo degli utenti diretti ma anche degli organi di Governo e della società civile.

Dalla Certificazione Energetica di una struttura, si può capire come è stata

realizzata dal punto di vista dell’isolamento e della coibentazione, e quindi si può

determinare in che modo il fabbricato possa contribuire ad una riduzione dei

consumi e ad un concreto risparmio energetico.

La Certificazione Energetica è diventata obbligatoria secondo i tempi e le modalità

dei decreti attuativi del D.Lgs 192/2005. Prima di tutto, tuttavia è interesse del

consumatore sapere se l'edificio produce o meno un risparmio energetico in quanto

una casa o un qualsiasi altro fabbricato, realizzato senza nessun accorgimento volto

a limitarne i consumi, produce un aggravio di spese per la persona che lo abita.

L’ attestato di Certificazione Energetica deve essere redatto da un professionista

abilitato nel rispetto delle linee guida nazionali (D.M. 26.06.2009) o delle norme

imposte dalla regione di competenza, attestante la prestazione in termini di energia

assorbita e parametri energetici caratteristici del sistema edificio-impianti.

Il professionista che certifica un determinato edificio è tenuto a specificare, qualora

fossero necessari, gli interventi di riqualificazione energetica volti a migliorarne le

prestazioni. Infatti, anche grazie alla legge finanziaria 2008, che prevede la

detrazione dall’Irpef del 55% delle spese sostenute per migliorare le prestazioni

energetiche del patrimonio edilizio esistente, è possibile ridurre sensibilmente le

dispersioni dell’involucro edilizio contenendo il costo iniziale e riducendo

sensibilmente i tempi di ritorno dell’investimento. Sono agevolabili interventi volti a

172

migliorare le prestazioni energetiche di coperture, pavimenti ed infissi, la

sostituzione di impianti di climatizzazione obsoleti con impianti dotati di caldaia a

condensazione, pompe di calore ad alta efficienza o con impianti geotermici a bassa

entalpia. La detrazione del 55% viene riconosciuta anche per impianti solari termici,

in grado di sfruttare l’energia alternativa del sole per la produzione di acqua calda.

L'attestato di Certificazione deve essere necessariamente predisposto ed asseverato

da un professionista accreditato, estraneo alla proprietà, alla progettazione o alla

realizzazione dell’edificio, ad ulteriore garanzia della veridicità del documento.

L’ attestato di Certificazione Energetica ha una validità massima di 10 anni a partire

dal suo rilascio ed è aggiornato ad ogni intervento che modifica la prestazione

dell’edificio o dell’impianto in termini di assorbimento di corrente.

2 . Riferimenti normativi

I riferimenti normativi sono:

• Legge 373/1976 e relativi decreti attuativi;

• Legge 10/1991;

• La direttiva 2002/091/CE del 16 dicembre 2002 sul “rendimento energetico

nell’edilizia”;

• Decreto Ministeriale 27 luglio 2005 n. 178, “attuativo dell’art. 4 commi 1 e 2

della Legge 10/1991” pubblicato in G.U. il 2 agosto 2005;

• Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 192 “Attuazione della direttiva

2002/91/CE relativa al rendimento energetico dell’edilizia”, ripubblicato il 15

ottobre 2005 nella G.U. supplemento ordinario n. 165, in vigore dall’8 ottobre

2005;

• Decreto Legislativo 29 dicembre 2006, n. 311 “Disposizioni correttive e

integrative al D.Lgs 192/2005, recante attuazione della direttiva 2002/091/CE,

relativo al rendimento energetico in edilizia”, pubblicato il primo febbraio 2007

in G.U. supplemento ordinario n. 26;

• Decreto Legislativo 30 maggio 2008, n. 115 “Attuazione della direttiva

2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici

e abrogazione della direttiva 93/76/CEE”, pubblicato in G.U. del 3 luglio 2008;

• Legge 6 agosto 2008, n. 133 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la

semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la

perequazione tributaria”, pubblicata in G.U. n. 195 del 21 agosto 2008 –

Supplemento ordinario n. 196 che ha convertito in legge il Decreto Legge 25

173

giugno 2008, n. 112 pubblicato nel supplemento ordinario n. 152/L alla G.U. n.

147 del 25 giugno 2008;

• Decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59 “Regolamento di

attuazione dell’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del D.Lgs n. 192/2005,

concernente attuazione della direttiva 2002/091/CE sul rendimento energetico

in edilizia”, pubblicato il 10 giugno 2009 nella G.U. n. 132;

• Decreto 26 giugno 2009 “Linee guida nazionali per la certificazione energetica

degli edifici”, pubblicato il 10 luglio 2009 nella G.U. n. 158.

3. La normativa tecnica europea

Certificare un edificio significa misurarne le performance mediante l’analisi di una

serie di indicatori che possano indirizzarci nella formazione del suo bilancio

energetico.

La direttiva 2002/091/CE del 16 dicembre 2002 sul “rendimento energetico

nell’edilizia”, più conosciuta a livello europeo con la sigla EPBD (Energy

Performance Building Directive), ha come obiettivo il miglioramento del rendimento

energetico degli edifici, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche esterne,

nonché la introduzione di norme per quanto riguarda il clima degli ambienti interni

e l’efficacia sotto il profilo dei costi.

Pre-requisito fondamentale per una corretta ed efficace certificazione energetica è

la disponibilità di idonee norme tecniche per la determinazione dei fabbisogni

energetici degli edifici in modo unificato per ottenere valori confrontabili e

verificabili.

La Commissione europea ha ritenuto indispensabile la predisposizione di un

pacchetto di norme tecniche a supporto della EPBD che facesse da base per le

procedure nazionali, e con mandato n. 343 ha incaricato il CEN (Euopean

Committee for standardization),

In questo campo, il CEN, Comitato Europeo di Normazione, da tempo ha intrapreso

un vasto programma di produzione di norme tecniche.

Nella determinazione delle prestazioni energetiche degli edifici e nella certificazione

energetica è stata data fin da subito la priorità alla climatizzazione invernale e alla

produzione di acqua calda per usi igienico – sanitari.

Le procedure di calcolo dell’energia per gli edifici, i suoi sistemi tecnologici e tutte le

indicazioni prescrittive prestazionali, sono sfociate in una serie di norme EN a

supporto della direttiva EPBD. Ne conseguono non facili problemi di raccordo tra

normative diverse per impostazione, terminologia e per la mancanza di documenti

174

normativi di supporto contenenti dati, per i quali le norme EN rinviano spesso ad

allegati o a norme nazionali.

In questa situazione è emersa la necessità di un documento, che coordini i vari testi

normativi, ai quali si deve fare ricorso, per consentirne un effettivo utilizzo nel

quadro della direttiva 2002/91/CE, il cosiddetto “Umbrella document”.

Il pacchetto di norme CEN che supportano la direttiva EPBD per i paesi dell'Unione

Europea consiste in 43 titoli o parti e possono essere raggruppate nei punti di

seguito esposti:

1) Fisica dell'edificio: es. calcolo della trasmissione del calore e della ventilazione,

carichi e temperature estive, carico solare e calcolo dell'energia necessaria al

riscaldamento e raffrescamento dell'edificio;

2) Descrizione e proprietà (classificazione) dei sistemi di ventilazione con

raffrescamento e sistemi di condizionamento dell'aria;

3) Descrizione del riscaldamento degli ambienti e dell'impianto per l' acqua

sanitaria: efficienza di generazione; impianto acqua sanitaria; sistemi di

riscaldamento e raffrescamento integrato negli elementi dell'edificio (sistemi

integrati);

4) Una serie di norme di supporto su: sistemi di illuminazione per gli edifici

(compreso l'effetto della luce diurna); controlli e automazione dei servizi degli

edifici; classificazione dell'ambiente interno; valutazione economico-finanziaria

delle soluzioni energeticamente sostenibili;

5) Ispezioni: caldaie e impianti di riscaldamento; impianti di raffrescamento e

condizionamento d'aria; impianti di ventilazione;

6) E infine le due norme chiave su come esprimere la prestazione e la

certificazione energetica degli edifici, l'uso totale dell'energia, l'energia primaria

e le emissioni di CO2, la valutazione dell'uso di energia e la definizione dei livelli

di prestazione energetica.

Nel quadro normativo europeo del CEN a supporto della EPBD vi sono:

prEN ISO 13790 sul fabbisogno di energia per la climatizzazione annuale

dell’edificio (in vigore dal 1 dicembre 2004);

prEN 14335 sulle perdite dell’impianto di riscaldamento - perdite nella

produzione di acqua calda sanitaria;

prEN 15203 sulla valutazione energetica degli edifici esistenti.

prEN 15217 sulle prestazioni energetiche e sulle metodologie per la

certificazione energetica;

prEN ISO 15265 sulla certificazione della qualità ambientale indoor;

prEN 14335 sulle perdite dell’impianto di riscaldamento.

175

Metodologia di Calcolo Schema generale tratto da “Umbrella document” del CEN Explanation of the general relationship between various CEN standards and the

Energy Performance of Buildings Directive (EPBD)

Agli stati membri dell’Unione Europea (e/o regioni e provincie autonome)

spettavano l’applicazione di requisiti minimi di rendimento energetico degli edifici e

la messa in vigore delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative

necessarie per confrontarsi con la direttiva 2002/091/CE entro il 4 gennaio 2006;

A livello nazionale l’attività normativa a supporto della direttiva EPBD è stata

promossa, coordinata e gestita dal CTI (Comitato Termotecnica Italiano), ente

nazionale di formazione delle norme UNI.

Il Comitato Termotecnico Italiano, Ente federato all’Uni, preposto alla elaborazione

di norme per il settore termotecnico ed energetico in genere, ha ritenuto suo

compito istituzionale intervenire tempestivamente con strumenti idonei a soddisfare

tale necessità.

Sono seguite una serie di pubblicazioni per una lettura ed un utilizzo coordinato

della normativa europea UNI EN e nazionale UNI, oggi disponibile in materia di

determinazione dei fabbisogni energetici degli edifici per climatizzazione invernale e

produzione di acqua calda, e sono stati forniti anche dati ed integrazioni di carattere

pre-normativo.

I tre pilastri della direttiva 2002/091/CE sono:

- Metodologia per il calcolo del rendimento energetico integrato degli edifici;

- Certificazione Energetica degli edifici;

- Ispezione periodica degli impianti.

176

Direttiva 2002/91/CE

Norme Nazionali

Norme Europee

Correlazione tra la direttiva EPBD e le norme tecniche europee e nazionali

Valutazione della prestazione energetica, classificazione emissioni CO2PrEN 15217prEN 15603prEN 15459

Calcoli del Fabb. di energia erogataPrEN 15193prEN 15232prEN 15241prEN 15243prEN 15316

Calcolo del fabbisogno energetico netto dell’edificio

prEN ISO 13790

Norme di supporto

PrEN ISO 13789prEN ISO 13370prEN ISO 10077prEN ISO 6946prEN ISO 14683prEN ISO 15927

Norme su monitoraggio e ispezioni

prEN 15378prEN 15239prEN 15240

Prestazioni energetiche degli edifici. Metodi per la certificazione energetica degli edifici

Calcolo dei fabbisogni di energia erogata. Linee guida per l’applicazione nazionale

Calcolo del fabbisogno energetico netto dell’edificio. Linee Guida per l’applicazione nazionale

Norme di supportoUNI 10349UNI 10351UNI 10355UNI 10375

Valutazione delle prestazioni energetiche degli edificiIspezioni degli

impiantiCertificazione

Energetica

Per la valutazione delle prestazioni energetiche di un edificio è necessario definire

un bilancio relativo agli usi energetici considerati ai fini della certificazione

energetica.

La EPBD, nella valutazione delle prestazioni globali per la certificazione, prevede di

considerare i seguenti usi:

a. climatizzazione invernale (riscaldamento);

b. climatizzazione estiva (raffrescamento);

c. ventilazione;

d. produzione di acqua calda sanitaria;

e. illuminazione.

Ai fini della certificazione, i fabbisogni di energia vengono calcolati in condizioni

standard, ossia normalizzando tutte le informazioni che riguardano le modalità con

le quali l’utente utilizza gli impianti e, nel caso degli impianti di climatizzazione,

ipotizzando che le condizioni climatiche esterne, invernali o estive, rimangano

costanti per una stessa località.

177

Un’ ulteriore precisazione va fatta riguardo a ciò che si considera come fabbisogno

di energia. Occorre infatti fare una distinzione tra quello che è il fabbisogno

energetico, ovvero la quantità di energia richiesta per soddisfare determinate

esigenze, e l’energia primaria. Nel caso più semplice di un impianto di

climatizzazione invernale, il fabbisogno energetico rappresenta la quantità di

energia che occorre fornire all’edificio per garantire al suo interno una temperatura

costante durante tutta la stagione di riscaldamento. L’energia necessaria a

soddisfare il fabbisogno viene fornita all’edificio da un impianto di riscaldamento

che, per le sue inefficienze, consuma una quantità di energia maggiore: questa

rappresenta appunto l’energia primaria. Più un edificio è efficiente, minori sono il

consumo di combustibile e gli sprechi energetici dovuti alle inefficienze.

Nella figura che segue viene rappresentato lo schema di calcolo per la valutazione

del fabbisogno di energia primaria in un edificio.

La Certificazione Energetica: schema di calcolo per la valutazione del fabbisogno di energia primaria di un edificio, metodologia di calcolo e flussi energetici –

Fonte: CEN, Umbrella Document

178

I numeri riportati in figura hanno il seguente significato:

1. Fabbisogno di energia dell’edificio necessario per soddisfare i diversi usi

(riscaldamento, raffrestamento, illuminazione ecc..) in coerenza con le

procedure di calcolo previste;

2. Guadagni “naturali” di energia (ad esempio riscaldamento solare passivo,

raffrescamento passivo, ventilazione naturale, daylighting, ecc …);

3. Fabbisogno energetico complessivo (somma del punto 1 e del punto 2);

4. Energia fornita complessivamente dagli impianti all’edificio per i vari usi,

compresa l’energia degli ausiliari elettrici e l’energia da fonti rinnovabili e

co-generazione;

5. Energia da fonti rinnovabili prodotta da sistemi facenti parte dell’edificio;

6. Energia da fonti rinnovabili ceduta (ad esempio solare fotovoltaico

connesso in rete);

7. Energia primaria utilizzata o emissioni CO2 ad essa associate;

8. Energia primaria, o emissioni CO2 ad essa associate, generata all’interno

del sistema edificio-impianto che viene utilizzata e perciò non viene

sottratta da 7;

9. Energia primaria o emissioni CO2, che viene esportata e perciò non

sottratta da 7;

4. La normativo nazionale

In Italia, ad una prima regolamentazione di contenimento delle dispersioni

energetiche operata con la legge 373/1976 e relativi decreti attuativi, è seguita la

legge 9 gennaio 1991, n. 10.

Con la legge 10/1991 si sono viste le prime disposizioni in materia di certificazione

energetica degli edifici e volta a favorire e ad incentivare, tra l’altro, l'uso razionale

dell'energia, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e la riduzione dei consumi specifici di

energia nei processi produttivi.

La legge al Titolo II recava, infatti, un quadro organico di disposizioni per il

contenimento dei consumi di energia negli edifici concernente, tra l’altro, proprio la

certificazione energetica degli edifici.

Successivamente le disposizioni concernenti la certificazione energetica degli edifici

sono state riviste ed integrate dai decreti legislativi n. 192/2005 (in vigore dall’8

ottobre 2005) e n. 311/2006 con i quali è stata recepita nel nostro ordinamento la

direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia.

179

Tale direttiva ha introdotto nell’Unione europea la certificazione energetica degli

edifici intesa soprattutto come strumento di trasformazione del mercato immobiliare

finalizzato a sensibilizzare gli utenti sugli aspetti energetici all'atto della scelta

dell'immobile.

Come richiesto dalla direttiva Europea a cui si riferisce, "Il presente decreto

stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità per migliorare le prestazioni

energetiche degli edifici al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e

l'integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, contribuire a

conseguire gli obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni di gas a effetto serra

posti dal protocollo di Kyoto, promuovere la competitività dei comparti più avanzati

attraverso lo sviluppo tecnologico.".

Si ricorda, a tale proposito, che nel preambolo dello schema del D.Lgs. 192/05, il

Governo sottolineava come tale direttiva risultasse già in parte attuata

nell’ordinamento proprio dalla legge 9 gennaio 1991, n. 10, e dal decreto del

Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, di attuazione della legge

stessa. Alcune disposizioni della legge 10/91 sono state in seguito abrogate e

modificate ai fini del coordinamento con le disposizioni dei richiamati decreti

legislativi.

Andando con ordine è necessario richiamare lo scopo della direttiva CE individuato

dall’art.7 che così dispone:

1) gli stati membri provvedono a che, in fase di costruzione, compravendita o

locazione di un edificio, l’attestato di certificazione energetica sia messo a

disposizione del proprietario e che questi lo metta a disposizione del futuro

acquirente o locatario a seconda dei casi. La validità dell’attestato è di dieci anni

al massimo. (comma 1);

2) L’attestato di certificazione energetica degli edifici comprende dati di

riferimento, quali i valori vigenti a norma di legge e valori di riferimento che

consentano ai consumatori di valutare e raffrontare il rendimento energetico

dell’edificio. L’attestato è corredato di raccomandazioni per il miglioramento del

rendimento energetico dell’edificio in termini costi benefici. (comma 2);

3) Gli stati membri adottano le misure necessarie a garantire che negli edifici la cui

metratura supera i 1000 mq occupati da autorità pubbliche e da enti che

forniscono servizi pubblici a un ampio numero di persone e sono pertanto

frequentati spesso da tali persone, sia affisso in luogo chiaramente visibile per il

pubblico un attestato di certificazione energetica risalente a non più di 10 anni

prima. (comma 3);

180

Il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante Attuazione della direttiva

2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia, disciplinante - fra l’altro -

la metodologia per il calcolo delle prestazioni energetiche integrate degli edifici,

l'applicazione di requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici,

ha stabilito (in attuazione dell'art. 7 della direttiva 2002/91/CE) i criteri generali per

la certificazione energetica degli edifici, prevedendone l’obbligo per gli edifici di

nuova costruzione.

In particolare il D.Lgs. 192 stabiliva sin dal 2005 che entro un anno dalla data della

sua entrata in vigore, gli edifici di nuova costruzione devono essere dotati, al

termine della costruzione, di un attestato di certificazione energetica, redatto

secondo i criteri e le metodologie fissati dall'articolo 4 dello stesso D.Lgs, e fondato,

oltre che sulla valutazione dell’appartamento interessato, anche su una

certificazione comune dell’intero edificio o su un altro appartamento

rappresentativo.

Veniva introdotto un nuovo descrittore della prestazione energetica dell’edificio: il

FAEP, Fabbisogno Annuo di Energia Primaria, espresso in kWh su metri quadrati di

superficie utile all’anno.

Tale parametro doveva essere confrontato con valori stabiliti per legge, differenziati

per zona climatica40 di appartenenza.

I requisiti energetici minimi degli edifici sono riportati nell’allegato C del D.Lgs

192/2005 come modificato dal D.Lgs 311/2006.

40 La suddivisione del territorio italiano in zone climatiche è da attribuirsi al DPR n°412 del 26-08-1993 Regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell’art. 4, comma 4, della legge 9 gennaio 1991, n. 10, un decreto attuativo della legge 10/91, la legge quadro in materia di uso razionale dell'energia e di risparmio energetico sul territorio nazionale. Le zone climatiche sono sei, vengono identificate dalle lettere alfabetiche [A, B, C, D, E, F] e ciascuna è definita in funzione dei valori assunti da una grandezza decisamente peculiare, i gradi-giorno (GG). I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno non superiore a 600 sono compresi nella zona climatica A. I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno maggiore di 600 e non superiore a 900 sono compresi nella zona climatica B. I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno maggiore di 900 e non superiore a 1.400 sono compresi nella zona climatica C. I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno maggiore di 1.400 e non superiore a 2.100 appartengono alla zona climatica D. I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno maggiore di 2.100 e non superiore a 3.000 appartengono alla zona climatica E . I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno>di 3.000 sonoin zona climatica di tipo F.

181

Suddivisione Zone climatiche medie per provincie in Italia

182

Il fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale viene determinata

attraverso dei valori limite che sono riportati nelle tabelle seguenti e sono espressi

in funzione della zona climatica, cosi come individuata dal DPR 412/9341 e del

rapporto di forma dell’edificio S/V, dove:

- S è la superficie (m2) che delimita verso l'esterno (ovvero verso ambienti non

dotati di impianto di riscaldamento) il volume riscaldato V;

- V è il volume lordo (m3) delle parti di edificio riscaldate, definito dalle superfici

che lo delimitano.

Per valori di S/V compresi nell’intervallo 0.2 e 0.9 e, analogamente, per gradi

giorno (GG) intermedi ai limiti delle zone climatiche riportati in tabella, si procede

mediante interpolazione lineare.

Per località caratterizzate da un numero di GG > 3001 i valori limite sono

determinati per estrapolazione lineare, sulla base dei valori fissati per la zona

climatica E, con riferimento al numero di GG proprio della localita in esame (DM 11

aprile 2008).

Valore limite per il fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale per metro quadrato di superficie utile interna dell’edificio, espresso in kWh/m2 anno, per edifici residenziali classe E1, esclusi collegi, case di pena e caserme

Zona Climatica A B C D E F

Fino a 600 GG

a 601 GG

a 900 GG

a 901 GG

a 1400 GG

a 1401 GG

a 2100 GG

a 2101 GG

a 3000 GG

oltre 3000 GG

Rapporto di forma

dell’edificio S/V

Valori limite applicati dal 1° gennaio 2008 ≤ 0,2 9,5 9,5 14 14 23 23 37 37 52 52 ≥ 0,9 41 41 55 55 78 78 100 100 133 133

Valori limite applicati dal 1° gennaio 2010 ≤ 0,2 8,5 8,5 12,8 12,8 21,3 21,3 34 34 46,8 46,8 ≥ 0,8 36 36 48 48 68 68 88 88 116 116

Fonte: Allegato C del D.Lgs 192/2005 come modificato dal D.Lgs 311/2006

41 La classificazione generale degli edifici prevista dall’art. 3 del D.P.R. n. 412 del 26.08.93, in base alla loro destinazione d’uso vengono classificati nelle seguenti categorie: E.1 (1) Edifici RESIDENZIALI con occupazione continuativa; E.1 (2) Edifici RESIDENZIALI con occupazione saltuaria; E.1 (3) Edifici adibiti ad ALBERGO, PENSIONI ed attività simili; E.2 Edifici per UFFICI e assimilabili; E.3 OSPEDALI, CASE DI CURA e CLINICHE; E.4 Edifici adibiti ad attività RICREATIVE, associative o di culto e assimilabili; E.5 Edifici adibiti ad attività COMMERCIALI; E.6 Edifici adibiti ad attività SPORTIVE; E.7 Edifici adibiti ad attività SCOLASTICHE; E.8 Edifici INDUSTRIALI e ARTIGIANALI e assimilabili riscaldati;

183

Gli indici di prestazione energetica vengono definiti con due unità di misura diverse:

- come rapporto tra il fabbisogno di energia primaria e la superficie utile

riscaldata (kWm2 anno) per gli edifici residenziali classe E1, esclusi collegi, case

di pena e caserme, con valori che vengono rappresentati nella tabella che

precede;

- come rapporto tra il fabbisogno di energia primaria e il volume lordo riscaldato

(kWm3 anno) per tutti gli altri edifici, con valori che vengono rappresentati nella

tabella che segue.

Valore limite per il fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale per metro cubo di volume lordo dell’edificio, espresso in kWh/m3 anno, per gli altri edifici

Zona Climatica A B C D E F

Fino a 600 GG

a 601 GG

a 900 GG

a 901 GG

a 1400 GG

a 1401 GG

a 2100 GG

a 2101 GG

a 3000 GG

oltre 3000 GG

Rapporto di forma

dell’edificio S/V

Valori limite applicati dal 1° gennaio 2008 ≤ 0,2 2,5 2,5 4,5 4,5 6,5 6,5 10,5 10,5 14,5 14,5 ≥ 0,9 9 9 14 14 20 20 26 26 36 36

Valori limite applicati dal 1° gennaio 2010 ≤ 0,2 2,0 2,0 3,6 3,6 6 6 9,6 9,6 12,7 12,7 ≥ 0,8 8,2 8,2 12,8 12,8 17,3 17,3 22,5 22,5 31 31

Fonte: Allegato C del D.Lgs 192/2005 come modificato dal D.Lgs 311/2006

Nella tabella della prossima pagina sono riportati i valori limite della trasmittanza

espressi in funzione della zona climatica, della natura della struttura e dell’anno di

entrata in vigore.

Tali limiti sono stati inseriti dal legislatore nazionale come allegato C del D.Lgs

192/2005 come modificato dal D.Lgs 311/2006, riescono a garantire un controllo

efficace delle prestazioni energetiche attraverso una semplice verifica sulla

stratigrafia delle strutture assicurando un contenimento del fabbisogno energetico

globale a prescindere dalle scelte impiantistiche effettuate.

184

Valori limite della trasmittanza termica U in W/m2 K

Strutture opache verticali espressa in W/m2 K Zona climatica dal 1° gennaio 2008 dal 1° gennaio 2010

A 0,72 0,62 B 0,54 0,48 C 0,46 0,40 D 0,40 0,36 E 0,36 0,34 F 0,35 0,33

Strutture opache di copertura in W/m2 K Zona climatica dal 1° gennaio 2008 dal 1° gennaio 2010

A 0,42 0,38 B 0,42 0,38 C 0,42 0,38 D 0,35 0,32 E 0,32 0,30 F 0,31 0,29

Strutture opache di pavimento in W/m2 K Zona climatica dal 1° gennaio 2008 dal 1° gennaio 2010

A 0,74 0,65 B 0,55 0,49 C 0,49 0,42 D 0,41 0,36 E 0,38 0,33 F 0,36 0,32

Chiusure trasparenti compresi infissi in W/m2 K Zona climatica dal 1° gennaio 2008 dal 1° gennaio 2010

A 5,0 4,6 B 3,6 3,0 C 3,0 2,6 D 2,8 2,4 E 2,4 2,2 F 2,2 2,0

Vetri in W/m2 K Zona climatica dal 1° gennaio 2008 dal 1° gennaio 2010

A 4,5 3,7 B 3,4 2,7 C 2,3 2,1 D 2,1 1,9 E 1,9 1,7 F 1,7 1,3

Fonte: Allegato C del D.Lgs 192/2005 come modificato dal D.Lgs 311/2006

E’ così facile per progettisti e costruttori preparare un abaco di partizioni in grado di

rispettare i limiti di legge.

In base al richiamato allegato C del D.Lgs 192/2005 il rendimento globale medio

stagionale dell’impianto deve rispondere alla seguente verifica:

ŋg = (75 + 3 log Pn ) %

dove il log Pn è il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore o

dei generatori di calore al servizio del singolo impianto termico, espressa in kW.

Per valori di Pn superiori a 1000 kW la formula precedente non si applica, e la soglia

minima per il rendimento globale medio stagionale è pari a 84%.

185

Tornando all’attestato di certificazione energetica, la cui validità non può superare i

10 anni, si precisa che va aggiornato ad ogni intervento di ristrutturazione

modificante le prestazioni energetiche dell'edificio, deve essere allegato agli atti di

compravendita ovvero deve essere messo a disposizione del conduttore in caso di

locazione (disposizioni queste ultime poi abrogate dalla legge n. 133 del 6 agosto

2008).

L’attestato comprende i dati relativi all'efficienza energetica propri dell'edificio, i

valori vigenti a norma di legge e valori di riferimento, che consentano ai cittadini di

valutare e confrontare la prestazione energetica dell'edificio. E’ inoltre corredato da

suggerimenti in merito agli interventi più significativi ed economicamente

convenienti per il miglioramento della prestazione energetica.

Il D.Lgs. 192 all’art. 6 ha demandato al Ministro dello sviluppo economico, di

concerto con i Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio, delle infrastrutture

e dei trasporti, d'intesa con la Conferenza Unificata, la predisposizione, sentito il

CNR, l'ENEA e il CNCU, delle Linee guida nazionali per la certificazione energetica

degli edifici (entro centottanta giorni dall'entrata in vigore del decreto) avvalendosi

delle metodologie di calcolo definite con i decreti del Presidente della Repubblica di

cui all'articolo 4, comma 1. Si ricorda che, ai sensi del menzionato articolo 4,

comma 1, con tali decreti attuativi sono definiti:

a) i criteri generali, le metodologie di calcolo e i requisiti minimi finalizzati al

contenimento dei consumi di energia e al raggiungimento degli obiettivi di cui

all'articolo 1, tenendo conto di quanto riportato nell'allegato «B» e della

destinazione d'uso degli edifici. Questi decreti disciplinano la progettazione,

l'installazione, l'esercizio, la manutenzione e l'ispezione degli impianti termici per la

climatizzazione invernale ed estiva degli edifici, per la preparazione dell'acqua calda

per usi igienici sanitari e, limitatamente al settore terziario, per l'illuminazione

artificiale degli edifici;

b) i criteri generali di prestazione energetica per l'edilizia sovvenzionata e

convenzionata, nonché per l'edilizia pubblica e privata, anche riguardo alla

ristrutturazione degli edifici esistenti e sono indicate le metodologie di calcolo e i

requisiti minimi finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di cui all'articolo 1,

tenendo conto di quanto riportato nell'allegato «B» e della destinazione d'uso degli

edifici;

c) i requisiti professionali e i criteri di accreditamento per assicurare la

qualificazione e l'indipendenza degli esperti o degli organismi cui affidare la

certificazione energetica degli edifici e l'ispezione degli impianti di climatizzazione. I

186

requisiti minimi sono rivisti ogni cinque anni e aggiornati in funzione dei progressi

della tecnica.

Con il decreto legislativo n. 311 del 2006, recante disposizioni integrative e

correttive del D.Lgs. 19 agosto 2005, n. 192, l’obbligo della certificazione

energetica è stato esteso gradualmente a tutti gli edifici preesistenti all’entrata in

vigore del D.Lgs. 192 (8 ottobre 2005), purché oggetto di compravendita o

locazione, al fine di rendere il provvedimento maggiormente aderente alle

disposizioni dell’articolo 7 della direttiva 2002/91/CE.

Per l'estensione della certificazione è stato previsto un percorso graduale:

a) a decorrere dal 1° luglio 2007 agli edifici di superficie utile superiore a 1000

metri quadrati, nel caso di trasferimento dell'intero immobile;

b) a decorrere dal 1° luglio 2008 agli edifici di superficie utile fino a 1000 metri

quadrati, nel caso di trasferimento dell'intero immobile con l'esclusione delle singole

unità immobiliari;

c) a decorrere dal 1° luglio 2009 alle singole unità immobiliari.

A partire dal 1° gennaio 2007 , l’attestato di certificazione energetica diventa

prerequisito essenziale per accedere ad incentivi ed agevolazioni di qualsiasi natura

destinati al miglioramento delle prestazioni energetiche – sia sgravi fiscali, sia

contributi a carico di fondi pubblici o degli utenti - e viene reso obbligatorio per tutti

gli edifici pubblici (o comunque in cui figura come committente un soggetto

pubblico) in concomitanza con la stipula o il rinnovo dei contratti di gestione degli

impianti termici o di climatizzazione, entro i primi sei mesi di vigenza contrattuale.

Infine, in caso di locazione di interi immobili o di singole unità immobiliari già dotati

di attestato di certificazione energetica, detto attestato è messo a disposizione del

conduttore o ad esso consegnato in copia dichiarata dal proprietario conforme

all'originale in suo possesso.

Al fine di semplificare il rilascio della certificazione energetica per gli edifici esistenti

e renderla meno onerosa per i cittadini viene prevista la possibilità di predisporre un

attestato di qualificazione energetica, a cura dell’interessato, come si precisa

nell’Allegato A del decreto (art. 2, co. 3, D.Lgs. 311/06).

Al riguardo, si segnala che l’allegato A definisce l’attestato di qualificazione

energetica come il documento predisposto ed asseverato da un professionista

abilitato, non necessariamente estraneo alla proprietà, alla progettazione o alla

realizzazione dell’edificio, nel quale sono riportati i fabbisogni di energia primaria, la

classe di appartenenza in relazione al sistema di certificazione energetica in vigore,

ed i corrispondenti valori massimi ammissibili fissati dalla legge. Al di fuori di

quanto previsto dall’articolo 8, comma 2, del D.Lgs. 192/05 (come modificato

187

dall’articolo 3 del D.Lgs. 311/06)l’attestato di qualificazione energetica è facoltativo

ed è predisposto a cura dell’interessato al fine di semplificare il successivo rilascio

della certificazione energetica. A tal fine, l’attestato comprende anche l’indicazione

di possibili interventi migliorativi delle prestazioni energetiche che potrebbero

permettere passaggi di classe energetica. L’estensore del documento provvede ad

evidenziare sul frontespizio che il medesimo non costituisce attestato di

certificazione energetica dell’edificio.

L’attestato di qualificazione energetica viene, inoltre, integrato nella

documentazione asseverata dal direttore dei lavori e presentata al comune

contestualmente alla dichiarazione di fine lavori. Si tratta di una semplificazione

della certificazione in quanto - si osservava nella relazione illustrativa dello schema

di decreto sottoposto al parere parlamentare - l’assunzione di responsabilità da

parte di chi progetta e realizza un edificio consente una riduzione degli oneri di

accertamento e di ispezione posti a carico degli enti deputati al rilascio della

certificazione. Il comune dichiara irricevibile la dichiarazione di fine lavori se la

stessa non è accompagnata da tale documentazione asseverata, di cui una copia

viene conservata dal comune stesso, anche al fine di operare controlli, accertamenti

e ispezioni (art. 3 del D.Lgs. 311).

Inoltre, il D.Lgs. 311, introducendo una semplificazione temporanea per accelerare

l'attuazione della normativa, all’articolo 5 consentiva il ricorso, in via provvisoria,

alla procedura di qualificazione energetica in luogo dell’attestato di certificazione.

La disposizione stabilisce infatti che, fino all’adozione delle Linee guida nazionali

per la certificazione energetica degli edifici prevista dall’articolo 6, comma 9, del

D.Lgs. 192, l’attestato di certificazione energetica fosse sostituito - a tutti gli effetti

- dall’attestato di qualificazione energetica, rilasciato ai sensi dell’articolo 8, comma

2, dello stesso decreto legislativo.

Infine con il D.Lgs 311 sono state modificate anche le norme relative alle funzioni

delle regioni e degli enti locali contenute nel D.Lgs 192 cit. che all’articolo 9 precisa,

in particolare, il ruolo delle Regioni, delle Province autonome e delle autorità

competenti in merito agli accertamenti e alle ispezioni sugli edifici e sugli impianti,

confermando le competenze in materia già attribuite in sede di decentramento

amministrativo dall’articolo 30 del decreto legislativo n. 112/1998 e stabilendo

altresì che le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano riferiscano

annualmente alla Conferenza Unificata e ai Ministeri competenti sullo stato di

attuazione del decreto legislativo nei rispettivi territori.

Ai sensi del comma 3-bis dell'articolo 9, aggiunto dal D.Lgs. 311, entro il 31

dicembre 2008 le regioni e le province autonome, in accordo con gli enti locali, sono

188

tenute a predisporre un programma di riqualificazione energetica del patrimonio

immobiliare, sviluppando tra l'altro la realizzazione di campagne di informazione e

sensibilizzazione dei cittadini e la promozione, con istituti di credito, di strumenti di

finanziamento agevolato destinati alla realizzazione degli interventi di

miglioramento individuati con le diagnosi energetiche nell'attestato di certificazione

energetica, o in occasione delle attività ispettive.

Ai sensi del comma 5-bis dell'articolo 9, le Regioni devono considerare, fra gli

strumenti di pianificazione ed urbanistici di competenza, le soluzioni necessarie

all’uso razionale dell’energia e all’uso di fonti rinnovabili, con indicazioni anche in

ordine all’orientamento e alla conformazione degli edifici da realizzare, per

massimizzare lo sfruttamento della radiazione solare.

Merita segnalare che la legge finanziaria 2008 (legge 244/2007) al comma 288

dell'articolo 1 ha disposto che a decorrere dall’anno 2009, in attesa dell’emanazione

dei provvedimenti attuativi di cui all’articolo 4, comma 1, del D.Lgs. 192/2005, il

rilascio del permesso di costruire fosse subordinato alla certificazione energetica

dell’edificio, così come previsto dall’articolo 6 del citato decreto legislativo, nonché

delle caratteristiche strutturali dell’immobile finalizzate al risparmio idrico e al

reimpiego delle acque.

Si segnala, inoltre, il D.Lgs. 30 maggio 2008, n. 115 recante Attuazione della

direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi

energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE, che all’art. 18, comma 6,

prevede, nelle more dell'emanazione dei decreti attuativi di cui all’art. 4, comma 1,

del D.Lgs. 192/2005 e fino alla data di entrata in vigore degli stessi decreti,

l’applicazione delle disposizioni contenute nell'allegato III dello stesso decreto

legislativo, relative alle “Metodologie di calcolo della prestazione energetica degli

edifici e degli impianti” e al riconoscimento dei “Soggetti abilitati alla certificazione

energetica degli edifici”.

Il D.Lgs n. 115/2008, inoltre, recependo la direttiva 2006/32/CE, ha introdotto una

novità in materia di bonus volumetrici. In particolare per incentivare la prestazione

energetica degli edifici, è prevista tutta una serie di deroghe ai regolamenti edilizi

comunali in materia computo di volumetrie e superfici, così come distanze minime

dagli edifici.

In seguito in materia di certificazione energetica è intervenuto il decreto-legge 25

giugno 2008, n. 112, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la

semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la

perequazione tributaria, che all’articolo 35 - volto a semplificare la disciplina per

l’installazione degli impianti all’interno degli edifici, rimettendola ad uno o più

189

decreti del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro per la

semplificazione – con il comma 2-bisha disposto l’abrogazione di alcune disposizioni

del D.Lgs. 192/2005 relative all’obbligo di allegare l’attestato di certificazione

energetica.

Le disposizioni abrogate stabilivano, in particolare che, nel caso di trasferimento a

titolo oneroso di interi immobili o di singole unità, l’attestato di certificazione

energetica dovesse essere allegato all'atto di trasferimento (art. 6, comma 3) e che

in caso di locazione lo stesso attestato dovesse essere messo a disposizione del

conduttore o ad esso consegnato in copia conforme all'originale (art. 6, comma 4).

Conseguentemente, sono abrogati anche i commi 8 e 9 dell’art. 15, che

prevedevano, la nullità del contratto che poteva essere fatta valere solo

dall'acquirente in caso di violazione dell'obbligo di cui all'art. 6, co. 3 (comma 8) o

solo dal conduttore in caso di violazione dell'obbligo previsto dall'art. 6, co. 4

(comma 9).

Il legislatore con il Decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59,

pubblicato nella G.U. n. 132 il 10 giugno 2009, entrato in vigore il 25 giugno 2009,

dà attuazione ad alcuni dei punti previsti dall’articolo 4 del D.Lgs. 192/2005. Ed in

particolare introduce un nuovo quadro di disposizioni obbligatorie , che

sostituiscono le indicazioni “transitorie” dell’Allegato I del D.Lgs 311/2006.

Più recentemente, è intervenuto il Decreto 26 giugno 2009, pubblicato in G.U.

n.158 del 10 luglio 2009, recante Linee guida nazionali per la certificazione

energetica degli edifici, che sancisce la piena attuazione della Direttiva 2002/91/CE

e del D.Lgs 192/2005 con riferimento alla certificazione energetica degli edifici, in

vigore dal 25 luglio 2009. Il nuovo decreto si compone di otto articoli e di due

allegati:

- Allegato A – Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici,

suddivise a loro volta in sette allegato:

- Allegato 1 - Indicazioni per il calcolo della prestazione energetica di edifici non dotati di impianto di climatizzazione invernale e/o di produzione di acqua calda sanitaria;

- Allegato 2 - Schema di procedura semplificata per la determinazione dell'indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale dell'edificio;

- Allegato 3 - Tabella riepilogativa sull’utilizzo delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche in relazione agli edifici interessati e ai servizi energetici da valutare ai fini della certificazione energetica;

- Allegato 4 - Sistema di classificazione nazionale concernente la climatizzazione invernale degli edifici e la produzione di acqua calda sanitaria;

- Allegato 5 – “Schema Attestato di qualificazione energetica”;

190

- Allegato 6 - “Schema Attestato di certificazione energetica” per edifici residenziali;

- Allegato 7 - “Schema Attestato di certificazione energetica” per edifici non residenziali;

- Allegato B – Norme tecniche di riferimento.

Alla luce di tutto ciò, per le Regioni o Provincie autonome che hanno una loro

legislazione funzionale alla piena attuazione della direttiva europea 2002/91/CE, la

procedura di certificazione energetica in vigore è quella locale; fermo restando il

fatto che per le eventuali differenze con la regolamentazione nazionale, si

dovranno dotare di un graduale ravvicinarsi a quelle presenti nel DM 26 giugno

2009.

5. Le normative Regionali

Dall’analisi della legislazione introdotta nelle diverse Regioni emergono le notevoli

differenze oggi esistenti riguardo al tema dell’innovazione energetica in edilizia.

Alcune Regioni hanno emanato negli ultimi anni Leggi che introducono significativi

cambiamenti nel modo di costruire, introducendo precise indicazioni per l’uso delle

energie rinnovabili, per il risparmio idrico e per l’isolamento termico degli edifici.

In altre si è invece percorsa la strada delle Linee Guida sulla Bioedilizia come

riferimento solo indicativo per le nuove costruzioni, in altre si sono approvate

normative che promuovono l’edilizia sostenibile.

La figura che segue riassume i provvedimenti regionali in materia di sostenibilità in

edilizia, mostra chiaramente le diversità presenti in Italia ed al tempo stesso fa

emergere con forza quanto questo tema sia ormai considerato in tutte le aree del

nostro Paese, Sicilia esclusa.

Le quattro fasce in cui sono state suddivise le Regioni indicano che in molte aree

del Nord, a cui si aggiunge la Puglia, sono state emanate Leggi che definiscono i

criteri per la certificazione energetica, obbligano l’installazione delle fonti rinnovabili

per i nuovi edifici e definiscono i criteri per migliorare le prestazioni energetiche

degli edifici. Per quanto riguarda il Lazio e l’Umbria invece gli obblighi di Legge si

riferiscono all’uso dell’energia fotovoltaica ed ai pannelli solari termici.

Ci sono poi quattro Regioni, il Veneto, la Toscana, la Campania e le Marche, che

hanno emanato Linee Guida per l’edilizia sostenibile ma non prevedono obblighi. In

queste Regioni si promuove la sostenibilità in edilizia e si invitano i Comuni a

prevedere incentivi; si promuove la certificazione energetico-ambientale degli edifici

191

(facoltativa), come la corretta selezione dei materiali da costruzione e il risparmio

delle risorse naturali. Le suddette indicazioni devono essere recepite ed adottate dai

Regolamenti Edilizi Comunali per entrare in vigore.

Il quadro regionale in Italia al 2009 sulla Certificazione Energetica

Fonte: Rapporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa - Legambiente

Nella successiva Tabella vengono descritti alcuni degli interventi principali previsti

sui temi delle prestazioni energetiche, del ricorso alle energie rinnovabili e della

certificazione energetica.

192

Normative Regionali

Fonte: Rapporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa – Legambiente

Le Regioni che prevedono obblighi specifici per il rendimento energetico degli edifici

sono l’Emilia Romagna, la Liguria, la Lombardia e la Provincia di Trento. In queste

aree del Paese sono in vigore delle norme che impongono un limite massimo alla

trasmittanza termica delle pareti esterne e una percentuale minima di schermatura

delle superfici vetrate (il 50% in Emilia Romagna ed il 70% in Liguria e Lombardia)

per ridurre gli effetti del soleggiamento estivo. Sempre in Emilia Romagna i requisiti

minimi obbligatori richiesti includono anche le prestazioni per la climatizzazione

invernale ed il rendimento medio stagionale dell’impianto termico. Un altro aspetto

fondamentale è affrontato in Emilia Romagna ed in Lombardia dove, per i nuovi

edifici e per le grandi ristrutturazioni, vengono imposti i limiti di trasmittanza

193

massima delle pareti esterne più bassi in Italia (pari a 0,36 W/m2 K), Bolzano

esclusa.

Invece nelle Regioni Piemonte, Valle d’Aosta e Puglia le Leggi stabiliscono degli

standard minimi che però devono essere ancora introdotti. Per gli stessi aspetti, in

Campania ed in Toscana sono presenti Linee Guida sull’edilizia sostenibile, che

promuovono ed incentivano il risparmio energetico ma non impongono dei limiti.

Un caso a parte – sicuramente il più completo e interessante - è quello della

Provincia Autonoma di Bolzano che è stato trattato in modo più esaustivo nella

terza parte della ricerca. Il regolamento di Bolzano già dal 2004 con il protocollo

CasaClima ha resa obbligatoria la certificazione energetica, ha definito i valori

massimi di fabbisogno di calore annuale per riscaldamento negli edifici di nuova

costruzione e ha definito le classi di prestazione.

Per quanto riguarda le energie rinnovabili l’obbligo di produzione del 50% di Acqua

Calda Sanitaria da solare termico, o da altre fonti rinnovabili come la biomassa, è

presente per le nuove costruzioni, e nei casi in cui viene rinnovato l’impianto

termico, in Lombardia, Emilia Romagna, Provincia di Trento e Liguria; lo stesso

obbligo, applicato anche nei casi di ristrutturazione per almeno il 20% del volume, è

in vigore in Umbria e Lazio. La Regione Piemonte è l’unica ad aver portato l’obbligo

per le nuovi costruzione, e nei casi di nuova installazione degli impianti termici, al

livello minimo del 60% mentre in Toscana non sono mai stati emanati i decreti

attuativi per l’obbligo del solare termico. In Campania invece l’obbligo deve essere

recepito dai singoli Comuni.

L’obbligo di installazione di 1 kW di energia elettrica da solare fotovoltaico è

richiesto per le nuove costruzioni e nel caso di sostituzione dell’impianto termico in

Emilia Romagna, Puglia, Umbria, mentre nel Lazio l’obbligo è valido anche nei casi

di ristrutturazione. In Provincia di Trento è obbligatoria la produzione almeno del

20% del fabbisogno elettrico da rinnovabili. In Emilia Romagna e Lombardia si fa

esplicito obbligo di allacciamento alla rete di teleriscaldamento (anche non da fonte

rinnovabile) se presente entro un raggio di 1000 metri dall’edificio interessato.

Un aspetto molto importante riguarda i controlli e le possibili sanzioni applicate in

caso di illecito o di mancato rispetto delle suddette norme. In Lombardia, Liguria e

Piemonte le ammende

riguardano il caso in cui i costruttori degli immobili non consegnino la certificazione

energetica al proprietario e quando il certificatore rilascia un attestato non veritiero

o dichiara un falso impedimento all’installazione dei pannelli solari. E’ interessante

notare come con la L.R. 13 del 2007 del Piemonte vengano sanzionati anche i

proprietari degli immobili in cui non sono stati installati impianti solari termici

194

integrati nella struttura edilizia con una multa tra i 5000 ed i 15000 Euro. Lo stesso

discorso vale per gli impianti di solare fotovoltaico per i quali la multa varia tra i

2000 ed i 10000 Euro.

Sul tema acqua merita una nota anche il caso della Legge n. 17 del 18/11/08 della

Regione Umbria che impone il recupero delle acque piovane per la manutenzione

delle arre verdi (pubbliche e private), per l’alimentazione integrativa delle reti

antincendio e per gli autolavaggi (intesi sia come attività economica che per l’uso

privato) per tutti gli edifici di nuova costruzione la cui copertura sia superiore ai 100

metri quadrati.

6. Linee guida nazionali per la Certificazione Energetica

Sulla Gazzetta ufficiale n. 158 del 10 luglio 2009 è sono stato pubblicato il Decreto

Interministeriale (Sviluppo Economico – Ambiente – Infrastrutture e Trasporti) del

26 giugno 2009 recante le Linee guida nazionali per la certificazione energetica

degli edifici, cui sono tenute le regioni che non hanno ancora approvato una legge

ad hoc in materia di risparmio energetico.

Il decreto, emanato in attuazione della Direttiva europea del 2002, definisce le linee

guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici e gli strumenti di

raccordo, concertazione, cooperazione tra lo Stato e le Regioni, alcune delle quali

hanno già definito proprie procedure di certificazione, che si devono integrare alla

normativa nazionale, nel rispetto delle peculiarità di ciascuna Regione.

Il provvedimento segue il decreto del Presidente della Repubblica del 2 aprile 2009

n.59, che fissa i requisiti energetici minimi per i nuovi edifici e per le ristrutturazioni

di quelli esistenti. Con queste nuove procedure, i cittadini che vendono la propria

abitazione, potranno rispondere in modo più appropriato e con oneri assai contenuti

all’obbligo di informare l’acquirente della qualità energetica dell’abitazione ceduta.

Prossimamente sarà emanato un regolamento che definirà infine, le figure dei

certificatori energetici (ingegneri, architetti, professionisti) abilitati al rilascio delle

certificazioni per assicurare la qualificazione e l’indipendenza degli esperti o degli

organismi a cui affidare la certificazione energetica degli edifici e l’ispezione degli

impianti di climatizzazione.

Ai sensi del decreto legislativo la certificazione energetica si applica a tutti gli edifici

delle categorie di cui all’articolo 3, del decreto Presidente della Repubblica 26

agosto 1993, n.412, indipendentemente dalla presenza o meno di uno o più

impianti tecnici esplicitamente od evidentemente dedicati ad uno dei servizi

energetici di cui è previsto il calcolo delle prestazioni.

195

Si sottolinea che tra le categorie predette non rientrano, box, cantine, autorimesse,

parcheggi multipiano, depositi, strutture stagionali a protezione degli impianti

sportivi, ecc. se non limitatamente alle porzioni eventualmente adibite ad uffici e

assimilabili, purché scorporabili agli effetti dell’isolamento termico.

Specifiche indicazioni per i calcolo della prestazione energetica di edifici non dotati

di impianto di climatizzazione invernale e/o di produzione di acqua calda sanitaria

sono riportate nell’allegato 1 alle linee guida.

Nel caso di edifici esistenti nei quali coesistono porzioni di immobile adibite ad usi

diversi (residenziale ed altri usi) qualora non fosse tecnicamente possibile trattare

separatamente le diverse zone termiche, l’edificio è valutato e classificato in base

alla destinazione d’uso prevalente in termini di volume riscaldato.

Inoltre le Regioni e Province autonome che hanno legiferato o legifereranno in

materia, dovranno tenere conto degli elementi essenziali riportati nell’art. 4 del

decreto in oggetto.

Tali elementi riguardano essenzialmente:

a. l’attestato di certificazione dovrà contenere l’efficienza energetica dell’edificio, i

valori a norma di legge, di riferimento e le classi prestazionali nonché

suggerimenti per interventi migliorativi economicamente convenienti;

b. si dovrà tenere conto delle norme tecniche vigenti;

c. presentare metodologie di calcolo anche semplificate finalizzate a minimizzare

gli oneri a carico dell’utente, pero che tengano conto delle norme di riferimento;

d. i requisiti professionali e i criteri di qualificazione e indipendenza dei soggetti

certificatori;

e. la validità temporale;

f. l’aggiornamento obbligatorio dell’attestato di certificazione energetica.

L’articolo 6 definisce la validità dell’attestato di certificazione in 10 anni purché

siano rispettate tutte le prescrizioni normative vigenti e le operazioni di controllo di

efficienza energetica, compresi i controlli sull’impianto di climatizzazione.

In caso di mancato rispetto di tali disposizioni l’attestato perde efficacia il 31

dicembre dell’anno successivo a quello in cui e prevista la prima scadenza non

rispettata.

I libretti di impianto o di centrale devono essere allegati all’attestato di

certificazione energetica.

196

L’attestato deve essere aggiornato:

1) nel caso di interventi di riqualificazione che riguardino almeno il 25% della

superficie esterna dell’immobile;

2) nel caso di installazione di impianti con rendimenti più alti di almeno 5 punti

percentuali rispetto ai precedenti;

3) nel caso di interventi di ristrutturazione impiantistica, sostituzione di

componenti o apparecchi che riducano la prestazione energetica dell’edificio;

4) facoltativo in tutti gli altri casi.

Nelle linee guida sulla certificazione compaiono alcune novità, rispetto a quanto già

visto nei capitoli dedicati a CasaClima e EcoDomus. La più evidente riguarda

l’adozione del “cruscotto” energetico in aggiunta al consueto grafico con

istogrammi, mentre la targa energetica dovrà indicare sia le prestazioni

dell’involucro che il rendimento medio dell’impianto.

Il Cruscotto Energetico

Il sistema di valutazione delle prestazioni energetiche dell’edificio viene

rappresentato dalla scala a istogrammi per la classificazione energetica globale

dell’edificio, introdotta dalle linee guida composta di otto classi prestazionali

identificate dalle lettere dalla A alla G, con l’introduzione anche di una classe A+, in

modo simile a quanto previsto dai sistemi di classificazione CasaClima ed

EcoDomus.

197

Al momento l’attribuzione della classe avviene tenendo conto del fabbisogno

energetico primario globale per il riscaldamento per la produzione di acqua calda

sanitaria.

Aspetto di non secondaria importanza è che, a partire dal primo gennaio 2010 viene

reso obbligatorio nella realizzazione di tutti i nuovi edifici, la loro classificazione

almeno in classe C.

Ai proprietari degli immobili esistenti è data la possibilità di non fare certificare gli

immobili a condizione, attraverso una autocertificazione siano disposti a dichiararli

appartenenti alla classe G e con costi di gestione energetica molto alti.

Di seguito viene raffigurata la parte di certificato con gli istogrammi che

rappresentano la classe energetica complessiva dell’edificio, per gli edifici

residenziali, come previsto dall’allegato 6 dell’allegato A, paragrafo 8.

Con le linee guida viene inoltre ufficializzata l’adozione del software Docet elaborato

in collaborazione tra CNR e ENEA per la diagnosi energetica degli edifici, per poter

verificare la funzionalità dello strumento è necessario attendere che sia reso

disponibile via web gratuitamente.

198

7. Prestazione Energetica degli edifici

La prestazione energetica complessiva dell’edificio è espressa attraverso l’indice di

prestazione energetica globale EPgl.

EPgl = EPi + EPacs + EPe + EPill

dove:

EPi: è l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale;

EPacs: indice di prestazione energetica per la produzione dell’acqua calda sanitaria;

Epe: è l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione estiva;

EPill: è l’indice di prestazione energetica per l’illuminazione artificiale.

Nel caso di edifici residenziali tutti gli indici sono espressi in kWh/m2anno.

Nel caso di altri edifici (residenze collettive, terziario, industria) tutti gli indici sono

espressi in kWh/m3anno.

Le modalità di calcolo dell’energia primaria e i contributi delle fonti rinnovabili sono

valutati, nell’ambito delle metodologie di riferimento nazionali di cui al paragrafo 5

delle linee guida (norme UNI di riferimento), con le modalità disposte ai decreti

ministeriali 24 luglio 2004 e successive modifiche ed integrazioni, in materia di

efficienza energetica e sviluppo delle fonti rinnovabili”.

L’indice di prestazione energetica globale EPgl tiene conto:

- del fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale ed estiva, per

la produzione di acqua calda sanitaria e per l’illuminazione artificiale;

- dell’energia erogata e dell’energia ausiliaria dei sistemi impiantistici, incluso i

sistemi per l’autoproduzione o l’utilizzo di energia.

Si ricorda che la determinazione dell’indice di prestazione energetica per

l’illuminazione degli ambienti è obbligatoria, quando saranno emanati i decreti

attuativi, per gli edifici residenziali, gli uffici, collegi, conventi, case di pena,

caserme, ospedali, case di cura, cliniche, edifici adibiti ad attività commerciali,

ricreative, sportive ed edifici scolastici.

Nella fase di avvio, ai fini della certificazione degli edifici, nelle linee guida vengono

considerati solamente gli indici di prestazione di energia primaria per la

climatizzazione invernale e per la preparazione dell’acqua calda per usi igienici e

sanitari.

Per la climatizzazione estiva è prevista una valutazione qualitativa delle

caratteristiche dell’involucro edilizio volte a contenere il fabbisogno energetico per

l’erogazione del predetto servizio in base al paragrafo 6 delle linee guida.

199

Dovranno essere emanati ulteriori decreti attuativi per poter estendere la

certificazione a tutti i servizi energetici afferenti l’edificio, ed eventualmente ad

integrare, ai metodi di valutazione delle prestazioni energetiche già indicati, i

metodi a consuntivo o le valutazioni di esercizio.

7.1 Analisi per gli edifici esistenti da “rilievo”

La metodologia per la determinazione della prestazione energetica degli edifici per

gli edifici esistenti è sostanzialmente basata su un metodo di calcolo da rilievo

diretto sull’edificio oggetto d’indagine.

Per gli edifici esistenti è quindi previsto di partire da dati di ingresso ricavati da

indagini sull’edificio e dalle linee guida sono previsti tre livelli di approfondimento:

1) Per tutte le tipologie di edificio: i dati si possono ricavare per via strumentale o

facendo riferimento alle tabelle e agli abachi presenti nelle UNI/TS 11300 per

l’acquisizione delle caratteristiche termiche delle strutture o dell’immobile. Per il

calcolo del fabbisogno si fa riferimento alle UNI/TS 11300;

2) Per edifici esistenti con superficie utile fino a 3000 m2: i dati di ingresso si

possono ricavare per analogie con altri edifici o tramite banche dati o abachi.

Per il calcolo dell’indice di prestazione energetica si fa riferimento al software

DOCET, predisposto in base alla UNI/TS 11300 dal CNR e dall’ENEA.

200

3) Per gli edifici esistenti con superficie utile fino a 1000 m2 : sulla base dei

principali dati dell’edificio e climatici si calcola l’indice di prestazione energetica

EPi con un metodo semplificato riportato all’allegato 2 delle linee guida nazionali

e il metodo semplificato delle UNI/TS 11300 per l’indice di prestazione EPacs.

Si riporta di seguito la tabella riepilogativa sull’utilizzo dei metodi di calcolo delle

prestazioni energetiche come da allegato 3 delle linee guida.

7.2 Analisi per gli edifici in “progetto”

Per la determinazione della prestazione energetica di edifici in “progetto” ove sono

previsti interventi di nuova costruzione, di ristrutturazione o di demolizioni con

ricostruzioni, sarà necessario applicare un approccio metodologico più approfondito.

Dovrà essere previsto di partire dai dati di ingresso del progetto energetico

dell’edificio come costruito e di eseguire il calcolo in conformità con le norme

ufficiali di riferimento che sono le UNI/TS 11300, attualmente disponibili:

a. la parte 1 per il calcolo del fabbisogno dell’energia termica dell’edificio per la

climatizzazione estiva ed invernale;

b. la parte 2 per la determinazione dell’energia primaria e dei rendimenti per la

climatizzazione invernale e la produzione dell’acqua calda sanitaria.

Gli strumenti di calcolo applicativi dei metodi di riferimento nazionali devono

garantire che i valori degli indici di prestazione energetica abbiano uno scostamento

massimo di non più del 5 per cento rispetto ai corrispondenti parametri di

riferimento nazionali.

7.3 La valutazione del fabbisogno estivo

Metodo basato sulla determinazione dell’indice di prestazione termica dell’edificio

per il raffrescamento (Epe,invol).

Nella valutazione dell’indice di prestazione energetica estiva attualmente non si

tiene conto dell’impianto e quindi non si parla di energia primaria ma solo di energia

richiesta dall’involucro per mantenere le condizioni di comfort estivo considerato per

temperature inferiori a 26°C.

L’indicazione della qualità termica estiva dell’involucro edilizio deve essere riportata

negli attestati di qualificazione e certificazione energetica. Tale valutazione e

facoltativa nella certificazione di singole unita immobiliari ad uso residenziale di

Superficie utile inferiore a 200 m2 che utilizzano il metodo semplificato per la

201

valutazione dell’indice di prestazione energetica invernale. A tali unita verrà

attribuita una qualità prestazionale estiva pari al livello V.

Metodo del l’EPe, inv Due sono i metodi di valutazione della qualita termica estiva

dell’edificio, il primo si basa sulla determinazione dell’EPe, inv con il metodo

riportato nelle UNI/TS 11300 parte 1 espresso in kWh/m2anno e pari al rapporto tra

l’energia termica richiesta a mantenere le condizioni di confort e la superficie netta

del volume climatizzato.

In funzione della valutazione dell’EPe, inv si definisce la classe energetica estiva

dell’edificio in base alla seguente classificazione:

Metodo basato su parametri qualitativi.

Nel caso di edifici esistenti con superficie utile inferiore a 1000 m2 in alternativa la

metodo dell’Epe, inv e possibile fare una valutazione della qualità termica estiva

nell’involucro in base alle caratteristiche dinamiche dello stesso: sfasamento e

attenuazione dell’onda termica.

Nel caso che i valori non rientrino coerentemente nella stessa categoria prevale il

valore dello sfasamento.

Sulla base dei valori assunti per questi parametri si definisce la seguente

classificazione valida per tutte le destinazioni d’uso:

202

8. Metodologia di classificazione degli edifici:

L’attestato di certificazione energetica degli edifici, con l’attribuzione di specifiche

classi prestazionali, è strumento di orientamento del mercato verso gli edifici a

migliore rendimento energetico, permette ai cittadini di valutare la prestazione

energetica dell’edificio di interesse e di confrontarla con i valori tecnicamente

raggiungibili, in un bilancio costi/benefici.

Le esperienze in atto a livello internazionale ed europeo, i provvedimenti adottati in

argomento da parte di alcune Regioni e Province Autonome dimostrano che

esistono diversi sistemi di classificazione energetica degli edifici, che possono

coprire anche aspetti di sostenibilità ambientali.

Nel seguito viene illustrata la metodologia di classificazione che è stata ritenuta dal

legislatore, “più efficace” per il raggiungimento degli obiettivi posti dalla direttiva

2002/91/CE in relazione al patrimonio edilizio nazionale valutato nella sua globalità

territoriale42.

8.1 Rappresentazione delle prestazioni

In merito alla rappresentazione delle prestazioni energetiche globali e parziali

dell’edificio, si è ritenuto opportuno, per la massima efficacia comunicativa,

affiancare ad una rappresentazione grafica diretta a “cruscotto” delle predette

prestazioni (comprensiva quindi dell’indicazione della prestazione raggiungibile con

la realizzazione degli interventi di riqualificazione raccomandati), un sistema di

valutazione basato su classi.

L’attestato di certificazione energetica (come da fac-simile rappresentato

nell’Allegato 6, D.M. 26 giugno 2009) deve contenere il riferimento alla classe

energetica globale definita secondo le modalità nell’Allegato 4 per la climatizzazione

invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria.

Le classi energetiche vengono definite:

- per la climatizzazione invernale, in base alla situazione climatica del luogo dove

l’edificio è realizzato ed al suo rapporto di forma (S/V) parametrandoli ai valori

limite definiti dal D.Lgs 192/05 a far data dal gennaio 2010;

- per l’acqua calda sanitaria, in base ai valori delle norme tecniche nazionali. Le

classi migliori (A,B e C) sono legate ad una riduzione di fabbisogno di energia

dovuta all’utilizzo di fonti rinnovabili.

42come indicato nel paragrato 7 dell’allegato A delle linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici, di cui al Decreto 26 giugno 2009.

203

204

La classe energetica globale dell’edificio è l’etichetta di efficienza energetica

attribuita all’edificio sulla base di un intervallo convenzionale di riferimento

all’interno del quale si colloca la sua prestazione energetica complessiva. La classe

energetica è contrassegnata da una lettera. Possono coesistere delle maggiori

specificazioni all’interno della stessa classe (a titolo esemplificativo classe B, B+).

Le classe energetica globale dell’edificio comprende sottoclassi rappresentative dei

singoli servizi energetici certificati: riscaldamento, raffrescamento, acqua calda

sanitaria e illuminazione.

Per la classificazione della prestazione relativa al servizio di climatizzazione

invernale, tenendo conto dell’evoluzione normativa (che prevede nuovi requisiti

minimi concernenti gli edifici di nuova costruzione a partire dal 1 gennaio 2008 e

dal 1 gennaio 2010), è stato posto il requisito minimo fissato a partire dal 2010

quale limite di separazione tra le classi C e D (soglia di riferimento legislativo).

In considerazione del livello medio di efficienza del parco immobiliare nazionale e

soprattutto per stimolare interventi di riqualificazione diffusi, che possano

concretizzarsi agevolmente in passaggi di classe, si è ritenuto opportuno, avere a

disposizione un congruo numero di classi, soprattutto al di sopra della soglia di

riferimento legislativo.

A tali esigenze si è risposto con classi identificate dalle lettere dalla A alla G, nel

senso di efficienza decrescente, con l’introduzione di una classe A+ (relativamente

alla prestazione globale e a quelle concernenti la climatizzazione invernale ed

estiva).

8.2 La Classificazione Energetica

La scelta del sistema di classificazione degli edifici in base alle loro prestazioni

energetiche, pur nella sua inevitabile convenzionalità, rappresenta certamente un

aspetto importante per l’efficacia, la correttezza e chiarezza delle informazioni

fornite ai cittadini.

A tal fine, nelle linee guida nazionali, si è ritenuto opportuno che il certificato

energetico esprima il confronto della prestazione energetica globale propria

dell’edificio:

EPgl= EPi + EPacs + EPe + EPill (1)

indici prestazionali: EPi: è l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale;

EPacs: indice di prestazione energetica per la produzione dell’acqua calda sanitaria; Epe: è l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione estiva; EPill: è l’indice di prestazione energetica per l’illuminazione artificiale.

205

con “n” classi di riferimento, i cui limiti inferiori sono stati determinati attraverso la

seguente espressione:

EPgl (CLASSE)n = K1n EPiL (2010)+ EPacsn + K2n EPeL + EPilln (2)

dove:

K1n e K2n sono dei parametri adimensionali;

EPiL (2010) è il limite massimo ammissibile dell’indice di prestazione energetica per

la climatizzazione invernale in vigore a partire dal 1 gennaio 2010. Bisogna tenere

presente che il certificato energetico esprime il confronto della prestazione

energetica globale EPgl con le classi di riferimento proprie della località in cui è

situato l’edificio.

La classificazione infatti tiene conto dell’indice di prestazione energetica limite

previsto dal DLgs 192/05 e relative modifiche (Dlgs 311/06 e DPR 59/09),

applicando delle percentuali Kn. Siccome nell’allegato C del DLgs 192/05 sono

riportati i valori di EP limite in funzione dei GradiGiorno e S/V dell’edificio, anche la

classificazione corrispondente dovra tenere conto di entrambi questi fattori.

Come già detto al paragrafo 6, è stata avviata la certificazione energetica

limitandola alla valutazione dell’indice di prestazione EP ai servizi di climatizzazione

invernale e produzione di acqua calda sanitaria.

In tal caso le precedenti espressioni (1) e (2) diventano rispettivamente:

EPgl= EPi + EPacs (3)

EPgl (CLASSE)n = K1n EPiL (2010)+ EPacsn (4)

Nell’allegato 4 delle linee guida, sono riportate le scale delle classi energetiche per

le prestazioni parziali e globale, questa ultima, indicata al punto 3 del predetto

allegato, definita con l’espressione (4), con cui confrontare la prestazione

energetica globale propria dell’edificio, calcolata con l’espressione (3).

8.3 Climatizzazione invernale dell’edificio EPi

Il sistema di classificazione nazionale, relativo alla climatizzazione invernale, è

quindi definito sulla base dei limiti massimi ammissibili del corrispondente indice di

prestazione energetica in vigore a partire dal 1° gennaio 2010 (EPiL(2010)), di cui alle

tabelle 1.3 e 2.3 dell’allegato C al decreto legislativo 192/2005, e parametrato al

206

rapporto di forma dell’edificio e ai gradi giorno della località dove lo stesso è

ubicato.

Il sistema di classificazione così definito garantisce:

- la coerenza con le finalità di cui al paragrafo 1 delle linee guida;

- la stessa classe a tutti gli edifici, anche di diversa tipologia, che rispettano i

limiti del decreto legislativo (EPiL), in pari misura, ponendoli in maniera certa al

di sopra della soglia di riferimento;

- permette una politica energetica degli edifici basata su una corretta

comunicazione ai cittadini, su incentivi e premialità, facilmente integrabili o

cumulabili tra loro, a partire dal rispetto degli obblighi di legge e con l’utilizzo

delle classi;

- la coerenza tra la metodologia di calcolo dell’indice di prestazione energetica EPi

e l’attribuzione della classe energetica.

Nelle linee guida al punto 1 dell’allegato 4 è riportata la seguente scala di classi

energetiche espressione della prestazione energetica per la climatizzazione

invernale EPi.

Tabella per la classificazione fabbisogno energetico EPi

CLASSE Ai + < 0,25 EPiL (limite 2010) 0,25 EPiL (limite 2010) ≤ CLASSE Ai < 0,50 EPiL (limite 2010) 0,50 EPiL (limite 2010) ≤ CLASSE Bi < 0,75 EPiL (limite 2010) 0,75 EPiL (limite 2010) ≤ CLASSE Ci < 1,00 EPiL (limite 2010) 1,00 EPiL (limite 2010) ≤ CLASSE Di < 1,25 EPiL (limite 2010) 1,25 EPiL (limite 2010) ≤ CLASSE Ei < 1,75 EPiL (limite 2010) 1,75 EPiL (limite 2010) ≤ CLASSE Fi < 2,50 EPiL (limite 2010)

CLASSE Gi ≥ 2,50 EPiL (limite 2010)

Al fine di fornire all’utente tutte le informazioni necessarie per individuare i

provvedimenti atti migliorare le prestazioni energetiche, nell’attestato di

certificazione devono essere riportati, oltre all’indice di prestazione energetica

dell’edificio (energia primaria specifica), quelli relativi alle prestazioni parziali, quali

il fabbisogno energetico dell’involucro e il rendimento medio stagionale

dell’impianto.

Si richiama l’attenzione sul fatto che nel costruire la scala di confronto, per gli

edifici residenziali gli indici di prestazione sono espressi in kWh/m2 anno, mentre

per residenze collettive o edifici non residenziali, i medesimi indici sono espressi in

kWh/m3 anno.

Nell’ambito di quanto disposto all’articolo 4 del presente decreto, nel contesto delle

specifiche realtà regionali possono essere adottati altri sistemi di classificazione in

207

conformità all’articolo 7 della direttiva 2002/91/CE e dei principi generali fissati dal

decreto legislativo.

Ai fini di tutela degli interessi degli utenti, di cui al comma 1, dell’articolo 3 del

presente decreto, è essenziale assicurare un livello di confrontabilità delle

prestazioni degli edifici su tutto il territorio nazionale. La predetta confrontabilità è

garantita dalla rappresentazione grafica, eventualmente aggiuntiva, di cui ai punti 3

(a cruscotto) e 4 (riferita alla qualità dell’involucro – raffrescamento), degli allegati

6 e 7 (certificati tipo) nelle linee guida.

8.4 Produzione di acqua calda sanitaria EPacs

La prestazione energetica, rappresentata dal relativo indice per la preparazione

dell’acqua calda per usi igienici e sanitari (EPacs), in chilowattora per metro

quadrato di superficie utile dell’edificio per anno (kWh/m2 anno), viene messa a

confronto con una scala di valori costituenti le classi energetiche.

Nelle linee guida al punto 2 dell’allegato 4 è riportata la seguente scala nazionale

delle classi, espressione della prestazione energetica per la preparazione dell’acqua

calda per usi igienici e sanitari.

Tabella per la classificazione fabbisogno energetico EPacs

CLASSE Aacs < 9 kWh/m2 anno 9 kWh/m2 anno ≤ CLASSE Bacs < 12 kWh/m2 anno 12 kWh/m2 anno ≤ CLASSE Cacs < 18 kWh/m2 anno 18 kWh/m2 anno ≤ CLASSE Dacs < 21 kWh/m2 anno 21 kWh/m2 anno ≤ CLASSE Eacs < 24 kWh/m2 anno 24 kWh/m2 anno ≤ CLASSE Facs < 30 kWh/m2 anno

CLASSE Gacs ≥ 30 kWh/m2 anno

Alla luce di quanto sopra le linee guida nazionali, riconducono alla seguente

classificazione dell’indice di prestazione energetica globale EPgl.

Tabella per la classificazione prestazione energetica globale EPgl

CLASSE Agl + < 0,25 EPiL (lim.2010) + 9 kWh/m2 a

0,25 EPiL (lim.2010) + 9 kWh/m2 a ≤ CLASSE Agl < 0,50 EPiL (lim.2010) + 9 kWh/m2 a

0,50 EPiL (lim.2010) + 9 kWh/m2 a ≤ CLASSE Bgl < 0,75 EPiL (lim.2010) + 12 kWh/m2 a

0,75 EPiL (lim.2010) + 12 kWh/m2 a ≤ CLASSE Cgl < 1,00 EPiL (lim.2010) + 18 kWh/m2 a

1,00 EPiL (lim.2010) + 18 kWh/m2 a ≤ CLASSE Dgl < 1,25 EPiL (lim.2010) + 21 kWh/m2 a

1,25 EPiL (lim.2010) + 21 kWh/m2 a ≤ CLASSE Egl < 1,75 EPiL (lim.2010) + 24 kWh/m2 a

1,75 EPiL (lim.2010) + 24 kWh/m2 a ≤ CLASSE Fgl < 2,50 EPiL (lim.2010) + 30 kWh/m2 a

CLASSE Ggl ≥ 2,50 EPiL (lim.2010) + 30 kWh/m2 a

208

9. Il software DOCET

Il DLgs 192/05 di attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa alle prestazioni

energetiche degli edifici (EPBD) prevede, all’articolo 6 comma 9, la definizione di

metodi semplificati per la certificazione energetica, che minimizzino gli oneri per gli

utenti.

In questo contesto l’ITC-CNR e l’ENEA hanno comunemente definito e sviluppato

una metodologia d’intervento e un software utilizzabile attraverso un’interfaccia

semplificata che minimizza le richieste di dati quantitativi e il cui motore di calcolo è

basato sul quadro normativo CEN definito a supporto della EPBD.

Lo strumento si contraddistingue per l’elevata semplificazione dei dati in input e la

ripetibilità delle analisi, senza tuttavia rinunciare all’accuratezza del risultato.

La procedura elaborata consente di effettuare un’analisi dei diversi fabbisogni di

energia sia per l’intero edificio che per un solo appartamento. Inoltre la struttura

complessiva dello strumento, suddivisa in moduli di calcolo (“energia netta”,

“energia fornita”, “energia primaria”, “certificazione energetica” e

“raccomandazioni”), è stata studiata e sviluppata secondo criteri di semplicità,

chiarezza e intuitività.

Le Linee Guida Nazionali per la Certificazione Energetica degli Edifici, articolo 5.2,

prevedono che il software DOCET possa essere utilizzato per il calcolo degli indici di

prestazione energetica dell’edificio per la climatizzazione invernale (EPi) e per la

produzione dell’acqua calda sanitaria (EPACS) “[…] per analogia costruttiva con altri

edifici e sistemi impiantistici coevi, integrata da banche dati o abachi nazionali,

regionali o locali[...]” . in quest’ottica lo strumento è stato aggiornato alle UNI TS

11300-1/2 come previsto dalle suddette Linee Guida all’articolo 5.1.

Tutti i dati qualitativi introdotti sulla base della documentazione a disposizione e di

un audit energetico minimo, e quelli non introdotti, vengono definiti

quantitativamente in modo automatico dallo strumento.

DOCET nasce dalla ricerca di approcci semplificati per facilitare l’inserimento dei

dati da parte di utenti anche senza specifiche competenze, definendo un’interfaccia

che consente di qualificare dal punto di vista energetico edifici esistenti, in modo

semplice e riproducibile. Lo strumento infatti si contraddistingue per l’elevata

semplificazione dei dati in input e la riproducibilità delle analisi, senza tuttavia

rinunciare all’accuratezza del risultato.

209

La nuova versione consente di definire geometrie anche complesse modificando,

qualora l’utente lo ritenga necessario, i dati precalcolati di DOCET, come riportato

nella successiva schermata.

DOCET viene classificato secondo la dicitura, di cui all’Allegato A, paragrafo 4 al

punto 2: “Metodo di calcolo da rilievo sull’edificio o standard”, che prevede la

valutazione della prestazione energetica a partire dai dati di ingresso ricavati da

indagini svolte direttamente sull’edificio esistente, per analogia costruttiva con altri

edifici e sistemi impiantistici coevi, integrata da banche dati o abachi nazionali.

La nuova versione del software contempla le seguenti caratteristiche:

a. aggiornamento della procedura di calcolo per la determinazione dell’energia

primaria per la climatizzazione invernale;

b. calcolo dell’energia termica per il condizionamento estivo;

c. esportazione dei dati giornalieri per per il calcolo dell’energia termica per il

condizionamento estivo;

d. certificazione energetica prevista dalle Linee Guida Nazionali (DM 26/06/09);

e. stampa degli Attestati di Certificazione e Qualificazione Energetica in accordo ai

formati contenuti nelle linee Guida Nazionali;

f. aggiornamento delle raccomandazioni.

Aver semplificato il processo di certificazione, agendo sull’interfaccia utente pur

mantenendo un “motore di calcolo” dettagliato, ha consentito di ottenere risultati

confrontabili rispetto ad altri strumenti che fanno riferimento al medesimo

approccio analitico.

210

DOCET calcola i seguenti indicatori prestazionali:

- Fabbisogno di energia netta per riscaldamento (Epi,invol), raffrescamento

(Epe,invol);

- Fabbisogno di energia fornita per riscaldamento, acqua calda sanitaria e ausiliari

elettrici;

- Indice di energia primaria per riscaldamento (EPi), per acqua calda sanitaria

(EPacs) e globale (Epgl);

- Quantità di CO2 prodotta;

- Risparmio economico ottenibile e tempo di ritorno semplice degli investimenti

ipotizzati;

- Classe energetica (da G ad A+).

Le semplificazioni introdotte sono finalizzate a far partecipare direttamente e

consapevolmente l’utente finale al processo di certificazione anche per stimolare

una successiva diagnosi energetica più approfondita con strumenti che consentano

una maggiore dettaglio delle analisi al fine di decidere eventuali interventi di

riqualificazione energetica sulla base di indicatori prestazionali consistenti.

Lo strumento è inoltre in grado di valutare il contributo dell’applicazione di collettori

solari e pannelli fotovoltaici. Gli output relativi agli Attestati di Certificazione e

Qualificazione Energetica sono quelli contenuti nelle Linee Guida nazionali per la

certificazione energetica.

Un’ulteriore peculiarità di DOCET si trova nelle Raccomandazioni. Nell’ultima

sezione del software è possibile definire i miglioramenti, in termini prestazionali,

211

dell'edificio secondo i requisiti minimi al 2010 dei valori di trasmittanza termica e

rendimento globale medio stagionale riportati nell'Allegato C del decreto legislativo

311/06.

Lo strumento infine offre due ulteriori tipologie di analisi:

Analisi parametrica: La prima analisi consente di determinare l'andamento del

fabbisogno di riscaldamento (EPi,invol) e di raffrescamento (EPe,invol) al variare di una

trasmittanza termica (espressa in % sul valore reale) corrispondente ad una sola

tipologia di elemento di involucro tra quelle richieste (Pareti vericali, Copertura,

Pavimento o Serramenti).

Analisi di sensibilità: La seconda analisi permette di individuare i parametri più

sensibili, tra quelli possibili (trasmittanza termica pareti verticali, copertura, terreno

e serramenti, fattore solare degli elementi trasparenti e rendimento globale medio

stagionale), e confrontarli in un diagramma con scala da 1 a 100. I valori più elevati

corrispondono ad una elevata priorità di intervento.

212

Si ricorda, infatti, che l’approccio alla certificazione è totalmente differente da

quello della progettazione o della diagnosi energetica che, tra l’altro, necessitano di

strumenti dettagliati.

Il nuovo software DOCET, disponibile gratuitamente in rete da novembre 2009, é

finalizzato alla certificazione energetica degli edifici esistenti con destinazione d’uso

residenziale, mediante metodo di calcolo da rilievo sull’edificio, con superficie utile

inferiore a 3000m2.

In base alle Linee Guida di recente emanazione CNR ed ENEA non sono tenuti ad

emettere alcuna dichiarazione di conformità per la certificazione del software

DOCET; tale software infatti è già riconosciuto dal DM 26 giugno 2009 come

metodo di riferimento nazionale per la certificazione energetica secondo metodo

semplificato (Allegato A, paragrafo 5.2, punto 2):

“[…] In merito alla metodologia di cui al punto 2ii del paragrafo 4, per il calcolo degli indici di prestazione energetica dell’edificio per la climatizzazione invernale (EPi) e per la produzione dell’acqua calda sanitaria (EPacs), si fa riferimento al metodo di calcolo DOCET, predisposto da CNR ed ENEA, sulla base delle norme tecniche di cui al paragrafo 5.1, il cui software applicativo è disponibile sui siti internet del CNR e dell’ENEA. […] ” In base alle Linee Guida, CNR e ENEA definiscono le procedure di verifica e

dichiarazione di software commerciali (Allegato A, paragrafo 5):

“[…]Gli strumenti di calcolo applicativi dei metodi di riferimento nazionali (software commerciali) devono garantire che i valori degli indici di prestazione energetica, calcolati attraverso il loro utilizzo, abbiano uno scostamento massimo di più o meno il 5% rispetto ai corrispondenti parametri determinati con l’applicazione dei pertinenti riferimenti nazionali.

La predetta garanzia è fornita attraverso una verifica e dichiarazione resa da:

- CTI ed UNI per gli strumenti che hanno come riferimento i metodi di cui al paragrafo 5.1 e 5.2, punto 1;

- CNR, ENEA per gli strumenti che hanno come riferimento i metodi di cui al paragrafo 5.2, punti 2 e 3. […] ”

che si riferiscono ai metodi di cui al paragrafo 5.2, punti 2 e 3, in merito alla

metodologia di cui al punto 2ii e 2iii del paragrafo 4.

E’ stato reso disponibile un manuale che fornisce le informazioni necessarie per un

corretto uso del software riducendo al minimo le interpretazioni soggettive

dell’utente. In questo modo si vuole garantire analisi oggettive e una migliore

riproducibilità e comparabilità dei risultati.

213

10. La Certificazione Energetica

La legge, al riguardo, prevedeva due diversi "attestati" al fine della "certificazione

energetica":

- l’attestato di qualificazione energetica (AQE), chiamato a svolgere il ruolo di

strumento di controllo successivo del rispetto, in fase di costruzione o

ristrutturazione degli edifici, delle prescrizioni volte a migliorarne le prestazioni

energetiche (art. 8 comma secondo);

- l'attestato di certificazione energetica (ACE), chiamato a svolgere il ruolo di

strumento di "informazione" dell'acquirente o del conduttore (art. 6 commi terzo

e quarto) circa la prestazione energetica ed il grado di efficienza energetica

degli edifici;

I due attestati si distinguevano, oltre che per le diverse "funzioni", anche per

quanto riguarda le caratteristiche del "certificatore": infatti mentre l'attestato di

qualificazione energetica può essere predisposto ed asseverato da un professionista

abilitato alla progettazione o alla realizzazione dell’edificio "non necessariamente

estraneo alla proprietà e quindi non necessariamente “terzo”, l’attestato di

certificazione energetica era rilasciato da "esperti" o "organismi" "terzi", dei quale

dovevano essere garantiti "la qualificazione e l'indipendenza".

La certificazione ACE va richiesta, a proprie spese, dal titolare del titolo abilitativo a

costruire, comunque denominato, o dal proprietario, o dal detentore dell’immobile,

ai Soggetti certificatori riconosciuti.

La procedura di certificazione energetica degli edifici comprende il complesso di

operazioni svolte dai soggetti certificatori ed in particolare:

1. l’esecuzione di una diagnosi, o di una verifica di progetto, finalizzata alla

determinazione della prestazione energetica dell’immobile e all’individuazione degli

interventi di riqualificazione energetica che risultano economicamente convenienti:

a. Il reperimento dei dati di ingresso, relativamente alle caratteristiche

climatiche della località, alle caratteristiche dell’utenza, all’uso energetico

dell’edificio e alle specifiche caratteristiche dell’edificio e degli impianti,

avvalendosi, in primo luogo dell’attestato di qualificazione energetica;

b. La determinazione della prestazione energetica mediante applicazione di

appropriata metodologia, secondo quanto indicato ai precedenti paragrafi,

relativamente a tutti gli usi energetici, espressi in base agli indici di

prestazione energetica EP totale e parziali;

214

c. L’individuazione delle opportunità di intervento per il miglioramento della

prestazione energetica in relazione alle soluzioni tecniche proponibili, ai

rapporti costi-benefici e ai tempi di ritorno degli investimenti necessari a

realizzarle;

2. La classificazione dell’edificio in funzione degli indici di prestazione energetica di

cui alla lettera b), del punto 1, e il suo confronto con i limiti di legge e le

potenzialità di miglioramento in relazione agli interventi di riqualificazione

individuati;

3. Il rilascio dell’attestato di certificazione energetica (ACE).

In tutti gli altri casi di trasferimento di immobili esistenti permane l’obbligo di

dotare l’immobile dell’attestato di qualificazione energetica (AQE).

I costruttori contestualmente alla consegna degli immobili devono dare ai

proprietari l’Attestato di certificazione energetica in originale.

Per i nuovi edifici43 e quelli esistenti con superficie utile superiore a 1.000 m2

sottoposti ad integrale ristrutturazione ovvero a demolizione e ricostruzione o ad

ampliamento con volume maggiore del 20 %, la nomina del soggetto certificatore

avviene prima dell’inizio dei lavori, in quanto è obbligatorio ottenere l’attestato di

certificazione energetica.

L’Attestato di certificazione energetica deve essere depositato presso il comune da

parte del direttore dei lavori contestualmente alla dichiarazione di fine lavori.

Nel caso in cui fossero presenti, a livello regionale o locale, incentivi legati alla

qualità energetica dell’edificio (bonus volumetrici, ecc.), la richiesta dell’attestato di

certificazione energetica può essere resa obbligatoria prima del deposito della

richiesta di Permesso di Costruire.

Entro i quindici giorni successivi alla consegna al richiedente dell’attestato di

certificazione energetica, il soggetto certificatore trasmette copia del certificato alla

Regione o Provincia autonoma competente per territorio.

Le condizioni e le modalità attraverso cui e stata effettuata la valutazione della

prestazione energetica di un edificio o di una unita immobiliare viene indicata

esplicitamente nel relativo attestato, anche ai fini della determinazione delle

conseguenti responsabilità.

L’ ACE ha una validità temporale massima di anni 10 che resta confermata solo se

sono rispettate le prescrizioni normative che riguardano le operazioni di controllo di

efficienza energetica, degli impianti di climatizzazione asserviti agli edifici.

43 per nuovi edifici il Decreto 192/2005 intende quelli per cui la presentazione della richiesta del permesso di costruire, o denuncia di inizio attività, sia stata presentata dopo l'8 ottobre 2005.

215

Nel caso di mancato rispetto delle disposizioni l'attestato di certificazione decade il

31 dicembre dell'anno successivo a quello in cui è prevista la prima scadenza non

rispettata per le predette operazioni di controllo di efficienza energetica.

Per gli edifici di superficie utile inferiore o uguale a 1000 m2 e ai soli fini di cui al

comma 1bis, dell’articolo 6, del decreto legislativo, il proprietario dell’edificio può

scegliere di ottemperare agli obblighi di legge attraverso una sua dichiarazione in

cui afferma che:

- l’edificio è di classe energetica G;

- i costi per la gestione energetica dell’edificio sono molto alti.

Sarebbe quindi del tutto logico che l’acquirente di un appartamento chiedesse non

solo il prezzo, ma anche quanto consuma e quali siano i costi di manutenzione. È

esattamente qui che si inserisce l’utilità dell’ Attestato di Certificazione Energetica.

La certificazione energetica, in effetti, se scrupolosamente eseguita nelle varie fasi

(progettazione, costruzione e gestione dell’immobile) è uno strumento potente e

decisivo per la trasparenza del mercato immobiliare e per la sensibilizzazione dei

cittadini al risparmio.

L’ACE è molto più della mera attribuzione di una classe di efficienza a un edificio

(formalmente per la durata di 10 anni) in funzione del suo consumo. Esso è l’atto

finale di un processo che comincia al momento del progetto ed è capace di indurre

una politica energetica globale.

Partire con la certificazione in fase di progettazione è fondamentale: significa agire

tempestivamente, in virtù di suggerimenti dati, per evitare o correggere alcuni

parametri del progetto qualora si riscontrasse che gli obiettivi del progetto non

siano raggiunti.

Una volta eseguita la diagnosi energetica, al fine di rendere “efficiente” l'immobile,

si dovrà verificare se gli interventi prospettati rendano l'iniziativa conveniente sia

dal punto di vista del risparmio energetico che di quello economico, considerando,

al contempo, i tempi di ammortamento del relativo investimento e la durata media

delle medesime opere.

Decise le strategie da attuare e quindi redatto il progetto esecutivo, il controllo in

fase di costruzione (conformità dei materiali e corretta posa in opera) diventa

imprescindibile.

È chiaro che se l’edificio è già stato realizzato o ristrutturato e il “certificatore”

arriva a opera conclusa la cosa è inutile e perde completamente di significato.

216

È bene sottolineare che l’ACE non deve garantire la “prescrizione” ma la

“prestazione” in relazione alla durabilità dell’immobile, garantendo il valore globale

in relazione al costo di esercizio.

Negli allegati n. 5, 6 e 7 delle Linee Guida nazionali sono riportati i nuovi modelli

degli Attestati di Certificazione e Qualificazione energetica con la rappresentazione

“a cruscotto” delle classi energetiche

10.1 I soggetti certificatori

Le Linee Guida non stabiliscono alcunché in relazione alla definizione dei Soggetti

certificatori. Ai sensi dell’art. 4 co. 1 lett. c d.lgs. 192/2005, un tale compito resta

affidato a successivi decreti presidenziali che definiranno i requisiti professionali e i

criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e l'indipendenza degli

esperti o degli organismi a cui affidare la certificazione energetica degli edifici e

l'ispezione degli impianti di climatizzazione.

In attesa di tali decreti, nelle regioni che non hanno legiferato in materia energetica

ovvero che hanno legiferato ma la normativa è ancora in attesa di attuazione, si

ritiene debba essere applicata la normativa nazionale ed in particolare quanto

previsto dal comma 6 dell'art. 18 del d.lgs. 30 maggio 2008, n. 115. Esso ha

disposto che ai fini di dare piena attuazione a quanto previsto dal decreto legislativo

19 agosto 2005, n. 192, nelle more dell'emanazione dei decreti di cui all'articolo 4,

comma 1, lettere a), b) e c), del medesimo decreto legislativo e fino alla data di

entrata in vigore degli stessi decreti, si applica l'allegato III del decreto 115. Il

punto 2 del predetto allegato III definisce i soggetti abilitati alla certificazione

energetica degli edifici; così recita:"Si definisce tecnico abilitato un tecnico operante

sia in veste di dipendente di enti ed organismi pubblici o di società di servizi

pubbliche o private (comprese le società di ingegneria) che di professionista libero

od associato, iscritto ai relativi ordini e collegi professionali, ed abilitato all'esercizio

della professione relativa alla progettazione di edifici ed impianti, asserviti agli

edifici stessi, nell'ambito delle competenze ad esso attribuite dalla legislazione

vigente. Il tecnico abilitato opera quindi all'interno delle proprie competenze. Ove il

tecnico non sia competente nei campi sopra citati (o nel caso che alcuni di essi

esulino dal proprio ambito di competenza), egli deve operare in collaborazione con

altro tecnico abilitato in modo che il gruppo costituito copra tutti gli ambiti

professionali su cui è richiesta la competenza.

217

Ai soli fini della certificazione energetica, sono tecnici abilitati anche i soggetti in

possesso di titoli di studio tecnico scientifici, individuati in ambito territoriale da

regioni e province autonome, e abilitati dalle predette amministrazioni a seguito di

specifici corsi di formazione per la certificazione energetica degli edifici con

superamento di esami finali. I predetti corsi ed esami sono svolti direttamente da

regioni e province autonome o autorizzati dalle stesse amministrazioni”(comma 2).

Al comma 3 del predetto punto 2 allegato III si dispone che: "Ai fini di assicurare

indipendenza ed imparzialità di giudizio dei soggetti certificatori di cui al punto 1, i

tecnici abilitati, all'atto di sottoscrizione dell'attestato di certificazione energetica,

dichiarano:

a. Nel caso di certificazione di edifici di nuova costruzione, l'assenza di conflitto di

interessi, tra l'altro espressa attraverso il non coinvolgimento diretto o indiretto

nel processo di progettazione e realizzazione dell'edificio da certificare o con i

produttori dei materiali e dei componenti in esso incorporati, nonché rispetto ai

vantaggi che possano derivarne al richiedente;

b. Nel caso di certificazione di edifici esistenti, l'assenza di conflitto di interessi,

ovvero di non coinvolgimento diretto o indiretto con i produttori dei materiali e

dei componenti in esso incorporati, nonché rispetto ai vantaggi che possano

derivarne al richiedente".

Si precisa poi al comma 4 del predetto allegato III che: "Qualora il tecnico abilitato

sia dipendente od operi per conto di enti pubblici ovvero di organismi di diritto

pubblico operanti nel settore dell'energia e dell'edilizia, il requisito di indipendenza

di cui al punto 3 è da intendersi superato dalle stesse finalità istituzionali di

perseguimento di obiettivi di interesse pubblico proprie di tali enti ed organismi".

218

219

Parte Sesta

Un’applicazione sperimentale: valutazione degli effetti del regolamento energetico

di Arzignano

220

221

2. Introduzione

In Italia la maggioranza dei regolamenti edilizi comunali che disciplinato l’attività

edilizia nei comuni sembrano essere rimasti estranei alle tematiche della

sostenibilità ambientale e del risparmio energetico.

Molto spesso nei regolamenti edilizi ci si è limitati a disciplinare aspetti igienico -

sanitari, di densità edilizia, di parametri volumetrici, di altezze e ornato senza

richiedere minimi parametri prestazionali di efficienza da parte degli edifici.

Oggi i temi della qualità urbana, dell’edilizia e dell’efficienza energetica molto

spesso confliggono con la rigidità imposta da molti regolamenti edilizi che

possiedono ancora evidenti limiti concettuali e normativi.

Le Corbusier nel saggio ”Manière de pensar l’urbanisme” del 1963 affermava:

“Occorre dare una casa a tutti francesi, assicurare loro (sempre sul piano tecnico, al

quale ci atteniamo) un minimo confort compatibile col progresso tecnico del nostro

tempo. E’ un problema che non è ancora stato affrontato seriamente e sappiamo

già per esperienza che i procedimenti tradizionali non sono in grado di risolverlo.

Bisogna razionalizzare la costruzione, industrializzare l’edilizia, metterla insomma

sotto il dominio della macchina: sarà questa l’opera dell’esperto, l’opera che

l’avvenire si attende dall’esecutore, dall’impresa.

Avremo gli uomini, avremo i materiali, costruiremo le macchine: i tecnici

garantiranno infatti che la soluzione tecnica ed economica del problema esiste, e

che sarà trovata se si daranno i mezzi.

Questa realizzazione tecnica dovrà fondarsi su un piano di studi e ricerche di cui si

possono tracciare fin d’ora le linee principali44”.

La sostenibilità nell’edilizia è una materia in continua evoluzione: ha bisogno di

essere regolamentata in modo flessibile e al passo con i tempi.

La qualità del vivere è strettamente legata al rapporto che si instaura tra l’uomo, la

sua abitazione e l’ambiente; il confort abitativo viene favorito quando sono

applicate metodologie costruttive con criteri di sostenibilità ambientale: è stato

ampliamente dimostrato che il benessere del singolo individuo sia intimamente

legato al benessere della comunità.

44 Le Corbusier, Manière de pensar l’urbanisme, Paris 1963 - Maniera di pensare l’urbanistica, Universale Editori Laterza, Roma 1981.

222

Il lavoro da svolgere nelle città per renderle meno insostenibili è straordinariamente

faticoso, tuttavia presenta una grande opportunità di coinvolgimento e

partecipazione della gente. Il ruolo delle comunità locali e quindi delle

amministrazioni locali può divenire sempre più significativo e importante.

Infatti per costruire città sostenibili è necessario partire dalla gente rendendola

protagonista diretta delle decisioni progettuali.

Generalmente i regolamenti edilizi legano il sistema di controllo della qualità edilizia

a caratteri esclusivamente conformativi e prescrittivi quali le dimensioni di volumi,

di altezze e di superfici.

Come si è illustrato nei capitoli precedenti, a seguito delle recenti disposizioni

legislative vi sono una serie di regole, cogenti o facoltative che possono incentivare

il raggiungimento di superiori livelli prestazionali da parte degli organismi edilizi dal

punto di vista energetico e ambientale. L’obiettivo di passare da parametri numerici

a valutazioni sulle prestazioni è sempre più condiviso.

Se i regolamenti edilizi vogliono diventare strumenti per il buon costruire devono

esplicitare come farlo e proporre obiettivi energetici plausibili e realizzabili

nell’immediato.

Indispensabile diventa il coinvolgimento degli attori locali nell’attività di

programmazione e revisione dei nuovi regolamenti. Innanzitutto bisogna

sensibilizzare cittadini, committenti, progettisti ed imprese all’attuazione di sistemi

costruttivi energicamente efficienti.

In sostanza bisogna sempre legare la norma al contesto per rendere partecipi gli

attori locali delle nuove politiche di risparmio energetico.

2. Le iniziative della Regione Veneto per l’Edilizia sostenibile.

In Veneto un primo passo verso la promozione di edifici con maggiore inerzia

termica era stato compiuto con l’emanazione della legge regionale n. 21/1996

La successiva legge regionale n. 4 del 9 marzo 2007, “Iniziative ed interventi

regionali a favore dell’edilizia sostenibile” è stata tra le prime norme regionali ad

affrontare, in maniera organica, l’introduzione nella pratica edilizia dei principi

costruttivi dell’edilizia sostenibile; tale pratica è intesa come osservanza di teorie

progettuali che fondano l’ideazione e la realizzazione del manufatto edilizio su

principi di compatibilità dello stesso con l’ambiente e su quelli di miglioramento

della qualità della vita umana.

223

Il provvedimento, che non detta norme vincolanti per le costruzioni, necessita di

strumenti di supporto per poter diffondere le nuove pratiche edificatorie che,

concorrono al miglioramento della vita umana in particolare in termini di igiene,

sicurezza e risparmio energetico.

La legge prevede la possibilità di attivare incentivi, da quelli di tipo contributivo nei

confronti di committenti e costruttori che realizzano edilizia sostenibile, ai cosiddetti

“sconti urbanistici” in termini di maggiori volumetrie, riduzioni nelle imposizioni

tributarie, fino ad arrivare alla promozione delle nuove pratiche mediante concorsi

di idee o alla formazione professionale degli addetti.

Con deliberazione della Giunta Regionale n. 2063 del 7 luglio 2009 è stato emanato

il provvedimento per “l’aggiornamento e semplificazione operativa delle linee guida

in materia di edilizia sostenibile e definizione delle modalità di attuazione

dell’intervento finanziario della Regione”. A seguito di ciò, la Regione Veneto

assegna, mediante l’adozione di specifici bandi, contributi destinati alla

realizzazione di interventi di costruzione o ristrutturazione aventi carattere di

sostenibilità”.

Ulteriore novità del 2009 è il “Piano Casa”, emanato con la legge regionale 8 luglio

2009, n. 14 “Intervento regionale a sostegno del settore edilizio e per favorire

l’utilizzo dell’edilizia sostenibile….”; questo piano può essere considerato tra l’altro

un utile strumento per diffondere e praticare la nobile pratica del costruire “sano”.

I meccanismi premianti del “Piano Casa” del Veneto sono finalizzati ad incentivare

la bioedilizia e l’utilizzo di fonti rinnovabili, senza impiego di nuove risorse

territoriali, senza modificare la destinazione urbanistica dei suoli e nel rispetto di un

quadro di tutele generali (centri storici, edifici con vincolo monumentale, edifici

tutelati dal PRG, ecc..) che i comuni potranno estendere sulla base delle specificità

locali. In particolare, per quanto riguarda gli incentivi rivolti allo sviluppo dell’edilizia

sostenibile, la legge prevede, per gli interventi di ampliamento del 20 %, una quota

aggiuntiva del 10 % nel caso di utilizzo di fonti di energia rinnovabili e,

relativamente a quelli di sostituzione edilizia, un premio volumetrico proporzionale

al livello qualitativo dell’intervento sulla base di criteri e requisiti tecnici stabiliti in

materia di bioedilizia.

Per valutare le prestazioni energetiche degli edifici esistenti e le relative potenzialità

di miglioramento, è interessante rilevare che, secondo i dati Istat aggiornati al

2001, il 19,2% del patrimonio immobiliare italiano è edilizia storica (costruita prima

del 1919), il 12,3% è stato costruito tra il 1919 e il 1945, il 50% tra il 1946 e il

1981, l’11,5% dal 1982 al 1991 e il 7% dopo il 1991.

224

La possibilità di realizzare ampliamenti in deroga alle disposizioni locali, fino ad un

massimo del 40% in termini di volume per gli edifici residenziali (purchè realizzati

secondo le linee guida della Legge regionale 4/2007) è un incentivo appetibile in

termini di convenienza economica, ed inoltre consente un’edificazione nel massimo

rispetto delle regole ambientali. La Regione del Veneto, già dal 2007, aveva infatti

approvato le linee guida che contengono un sistema di valutazione energetico-

ambientale che “misura” la sostenibilità dell’edilizia residenziale.

Il sistema di valutazione veneto di sostenibilità ambientale, come si è illustrato nei

capitoli precedenti, è derivato dal Protocollo Itaca.

L’aggiornamento del sistema di valutazione, già approvato con D.G.R. Veneto n.

2063/2009, è operato attraverso un software dedicato che consente al progettista,

previa immissione dei parametri dell’edificio, rapide valutazioni sul suo grado di

sostenibilità e di conseguenza, secondo una progressione lineare, la valutazione

dell’incremento di volume assentibile fino al 40% dell’esistente.

Con la nuova legge “Piano Casa”, la Regione Veneto ha sostanzialmente anticipato

e reso immediatamente efficace, attraverso misure di natura economica,

l’applicazione di principi ed indirizzi che da tempo sono stati assunti all’interno dei

nuovi Piani di Assetto del Territorio quali elementi qualificati e condivisi nelle azioni

rivolte alla riqualificazione dei tessuti consolidati, secondo una coerente traduzione

operativa e strategica degli obiettivi di sviluppo sostenibile e durevole indicati dalla

vigente legge urbanistica regionale n. 11/2004.

3. Efficienza energetica e sostenibilità nei regolamenti edilizi comunali

Nel recente rapporto ON-RE 2009 per l’innovazione energetica nei regolamenti

comunali viene illustrato lo stato dell’opera. In particolare, dall’analisi svolta sui

Regolamenti Edilizi Comunali sono emersi 557 Comuni nei quali si sono introdotte

innovazioni che riguardano l’energia e la sostenibilità; tra i Comuni analizzati figura

anche Arzignano.

Nell’edizione 2009 del Rapporto sono stati utilizzati alcuni parametri per

approfondire i temi più significativi: gli aspetti considerati sono l’isolamento

termico, le tecnologie per migliorare l’efficienza energetica degli impianti, il ricorso

alle fonti rinnovabili, il recupero delle acque piovane e il risparmio idrico, l’uso di

materiali da costruzione riciclabili e/o locali e l’orientamento corretto dell’edificio.

Per ogni parametro si è verificato, nei regolamenti edilizi, se l’indicazione fosse un

225

obbligo, se prevedesse un incentivo ma senza obblighi o se fosse semplicemente

promossa.

Gli incentivi riscontrati si possono distinguere in tre principali tipologie: la prima è

quella relativa agli sconti sugli oneri di urbanizzazione; la seconda riguarda premi

volumetrici, che si concretizzano riconoscendo il miglioramento delle prestazioni

energetiche: si concede un ampliamento dell’edificio che non andrà calcolato come

superficie utile; la terza tipologia di incentivi è quella del finanziamento diretto

attraverso bandi riferiti ad alcune tipologie particolari di intervento.

La diffusione geografica dei 557 Comuni è messa in evidenza nella Figura che

segue. La nota positiva riguarda la presenza di Comuni di tutte le aree del Paese,

anche se si registra una maggiore concentrazione nelle Regioni del Centro-Nord, e

in particolare in Toscana, Emilia Romagna e Lombardia.

Fonte: Cresme Ricerche Spa – Legambiente

226

Anche in Veneto, Piemonte, Lazio, Marche e Puglia si registrano esperienze

significative riguardo la presenza di Regolamenti Edilizi attenti alla sostenibilità.

Nelle Regioni insulari, cioè in Sardegna e Sicilia, iniziano ad avviarsi processi

importanti, anche se limitati ancora a pochi Comuni, che potrebbero presto portare

altre realtà alla realizzazione di Regolamenti Edilizi orientati all’efficienza energetica,

come nel caso di Sassari.

3.1 Isolamento termico

Il tema dell’isolamento termico è tra i punti fondamentali da affrontare per il

contenimento dei consumi energetici delle abitazioni. Dalla ricerca ON-RE 2009,

condotta da Cresme e Legambiente, emerge che in 432 Comuni su 557 sono

previsti obblighi, promozione e/o incentivi sull’isolamento termico degli edifici, ed

anche il ricorso a tetti verdi e a serramenti ad alta efficienza.

Una nota estremamente positiva riguarda 11 Comuni della Provincia di Lecco, in cui

vige l’obbligo, nel caso di realizzazione di nuovi edifici, di creare una copertura a

tetto verde per almeno il 30% della superficie.

In 17 Comuni italiani viene imposto un limite di trasmittanza delle pareti esterne

massimo; questo valore, che è ancora in larga parte del Paese il riferimento

nazionale in materia. esprime la capacità isolante dell’involucro dell’edificio e ha

come riferimento la Legge 10/1991. I limiti imposti con i regolamenti edilizi arrivano

fino a valori di 0,30 W/m2 K. E’ interessante il caso dei Comuni di Udine e

Tavagnacco (UD), i quali impongono un limite di 0,34 W/m2 K perché vanno oltre

quanto previsto dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che si ferma a una semplice

promozione del risparmio energetico. Infine in 123 Comuni vige invece l’obbligo,

per i nuovi edifici, di installare i doppi vetri per migliorare le prestazioni di

isolamento igrotermico.

3.2 Utilizzo di fonti Rinnovabili

La Legge 27.12.2006, n. 296 (Finanziaria 2007) all’articolo 1, comma 350,

introduce l’obbligo, ai fini del rilascio del permesso di costruire, di installare pannelli

fotovoltaici negli edifici di nuova costruzione per la produzione di energia elettrica.

In modo tale da garantire una produzione energetica non inferiore a 0,2 kW per

ciascuna unità abitativa.

227

La Legge 24.12.2007 n. 244 (Finanziaria 2008) dal primo gennaio del 2009,

introduceva l'obbligatorietà per gli edifici di nuova costruzione di integrare gli

"impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili” per una

produzione energetica di almeno 1 kW per ciascuna unità abitativa,

"compatibilmente con la realizzabilità tecnica dell'intervento", e per i fabbricati

industriali, "di estensione superficiale non inferiore a 100 metri quadrati", una

produzione energetica minima di 5 kW;

A seguito del D.L. 30.12.2008 n.207 (milleproroghe), convertito nella legge

27.2.2009 n.14 (GU n. 49 del 28-2-2009) all’art.29.1 octies, a livello nazionale

l'obbligatorietà per gli edifici di nuova costruzione di integrare gli "impianti per la

produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili” è stata rinviata al primo gennaio

2010.

2009 - Aree in Italia con obbligo del solare fotovoltaico

Fonte: Papporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa – Legambiente

228

Molto spesso la presentazione di proposte progettuali finalizzate ad installare

“pannelli solari” su coperture di edifici ha posto rilevanti problematiche e criticità,

originate dalla conflittualità tra l’innovazione tecnologica e la disciplina edilizio –

urbanistica vigente in materia di tutela delle caratteristiche architettoniche e

ambientali degli ambiti considerati. Ciò specialmente a seguito dell’entrata in vigore

del D.Lgs 30 maggio 2008, n. 115, che include l’installazione di alcuni tipi di

“pannelli solari” tra gli interventi di manutenzione ordinaria disciplinati dal D.P.R. n.

380 del 2001.

Molto spesso le norme del P.R.G. dei Comuni non disciplinano in modo dettagliato

ed esaustivo le modalità di progettazione e installazione di impianti tecnologici a

“pannelli solari e fotovoltaici”, pur essendo le stesse norme finalizzate a perseguire

il mantenimento e la valorizzazione delle caratteristiche architettoniche degli edifici,

dell’intorno e degli spazi liberi; tali norme prescrivono l’uso di materiali e tecnologie

tradizionali comunque compatibili con i manufatti esistenti e con le caratteristiche

ambientali.

Per migliorare il governo del territorio, tutelare la coesistenza di valori paesaggistici,

ambientali, storici, ed architettonici, tenere in adeguato conto processi evolutivi

connessi agli sviluppi sociali ed economici, occorre dotarsi di strumenti non solo

normativi e burocratici di mero controllo, ma anche e soprattutto di apporti culturali

in grado di orientare le scelte strategiche e gli indirizzi della politica territoriale.

Resta inteso che uno degli aspetti più importanti per la sostenibilità in edilizia è

quella del ricorso alle fonti rinnovabili di energia: molti Comuni, negli ultimi anni,

operando nel solco delle normative nazionali e regionali hanno adeguato i loro

Regolamenti Edilizi introducendo l’obbligo di installazione di pannelli fotovoltaici e

solari termici.

In particolare, nel Rapporto On-RE 2009, si evidenzia che sono 406 su 557 i

Comuni che possiedono un Regolamento Edilizio che prevede l’obbligo, la

promozione e degli incentivi per quanto riguarda l’uso di energie rinnovabili. In

queste esperienze si parla di solare termico per la produzione di acqua calda

sanitaria e di fotovoltaico per l’energia elettrica, ma in 35 Comuni vengono citate, in

maniera quasi sempre promozionale e di applicazione volontaria, le biomasse per

uso domestico (caldaie con cippato e pellets); si fa poi riferimento all’eolico in 28 di

essi ma senza obblighi. Analogamente avviene per l’idroelettrico, con 11 Comuni

che promuovono l’uso di questa fonte di energia rinnovabile.

229

Dei 406 Comuni che considerano le fonti rinnovabili, 135 sono quelli in cui è stato

recepito nel Regolamento Edilizo l’obbligo di installazione di 1 kW di fotovoltaico per

unità abitativa, mentre per 103 Comuni vige l’obbligo di 0,2 kW di fotovoltaico per

unità abitativa; i Comuni con l’obbligo di installazione del solare termico sono 253.

In aggiunta il Rapporto ON-RE 2009 ha rilevato i Comuni e le Regioni in cui vige

l’obbligo di installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda

sanitaria (evidenziati nella figura successiva). Anche in questo caso gli obblighi

possono avere requisiti minimi diversi, ma è importante sottolineare come le norme

che obbligano il ricorso a questa tecnologia siano diffuse in più della metà del

territorio nazionale.

2009 - Aree in Italia con obbligo del solare termico

Fonte: Papporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa – Legambiente

230

3.3 Utilizzo di tecnologie per l’efficienza energetica

Il terzo aspetto considerato nella ricerca è costituito dall’utilizzo di tecnologie per

l’efficienza energetica, che interessa 208 dei 557 Comuni totali; quindi circa il 37%

delle Amministrazioni locali prevede incentivi, la promozione o l’obbligo di

allacciamento ad una rete di teleriscaldamento, l’uso delle pompe di calore o il

collegamento ad impianti di cogenerazione per il riscaldamento invernale e la

climatizzazione estiva delle case.

Dei 208 Comuni sono 115 quelli che impongono l’obbligo di allaccio al

teleriscaldamento o l’uso di pompe di calore; in 45 viene espressamente richiesto

nei Regolamenti Edilizi di utilizzare la rete di teleriscaldamento qualora la distanza

sia inferiore ai 1000 metri.

Il quadro che emerge rispetto al teleriscaldamento è quello di una tecnologia diffusa

soprattutto, come è ovvio, al Nord ed in particolare in quelle Regioni - Lombardia

ed Emilia Romagna - che possono già vantare una certa consuetudine nell’utilizzo di

questo tipo di impianti.

3.4 Orientamento ed ombreggiatura

L’attenzione all’orientamento degli edifici e alla protezione dal sole viene sempre più

considerata come fondamentale per ridurre il fabbisogno di energia per il

riscaldamento e il raffrescamento delle abitazioni: sono 277 i Regolamenti edilizi

che contemplano il tema (con indicazioni che vanno dall’obbligo alla promozione) e

nei quali l’indicazione consiste nell’orientare l’edificio abitativo lungo l’asse Est-

Ovest, in modo da poter consentire una maggiore illuminazione naturale.

In 8 Comuni vi è un esplicito divieto di costruire edifici o singole abitazioni con un

unico affaccio verso Nord. Per quanto riguarda la schermatura delle superfici

vetrate, in modo da impedire un eccessivo riscaldamento nei mesi estivi, in 7

Comuni vige l’obbligo di oscuramento per almeno il 70% delle superfici vetrate

(Agrate Brianza (MB), Albiolo (CO), Casorate Primo (PV), Itri (LT), Parabiago (MI) e

Vedano Olona (VA)), che aumenta all’80% in 18 Comuni: Bergamo, Capraia e

Limite (LI), Castelfiorentino (FI), Castelfranco di Sotto (PI), Cerreto Guidi (FI),

Certaldo (FI), Collegno (TO), Empoli (FI), Fucecchio (FI), Gambassi Terme (FI),

Montatone (FI), Montelupo Fiorentino (FI), Montespertoli (FI), Montopoli Val d’Arno

(PI), San Miniato (PI), Santa Croce sull’Arno (PI), Sarsina (FC), Vigonovo (VE) e

Vinci (FI).

231

3.5 Materiali da costruzione locali e riciclabili.

Uno degli aspetti a cui guardano molti dei regolamenti edilizi si riferisce all’origine

dei materiali impiegati e al loro ciclo di vita; i Comuni che affrontano questo aspetto

sono 266.

Nello specifico sono 20 quelli che includono l’obbligo della provenienza locale dei

materiali da costruzione o quello sulla loro riciclabilità. Nel Comune di Agrate

Brianza (MB), si fa richiesta di impiegare almeno il 15% dei materiali con

certificazione di qualità ambientale, mentre nel Comune di Rozzano (MI), vige

l’obbligo di utilizzare almeno il 25% di materiali riciclati. In 21 Comuni incentivi

sono erogati nel caso si usi una quota di materiali riciclabili per la realizzazione

dell’edificio; tali incentivi consistono in uno sconto degli oneri di urbanizzazione.

3.6 Risparmio idrico e recupero acque meteoriche

L’ultimo punto su cui ci si è soffermarti nel Rapporto ON-RE 2009 è quello delle

risorse idriche. 358 Comuni nel nostro Paese inseriscono nel loro Regolamento

Edilizio norme sul risparmio dell’acqua e sul recupero delle acque piovane per uso

domestico; spesso viene anche promosso l’uso di contatori per l’acqua potabile allo

scopo di favorire una diminuzione dei consumi e dei costi.

L’obbligo di adottare soluzioni volte al risparmio della risorsa idrica è diffuso nella

maggior parte dei Comuni individuati, anche se la loro distribuzione geografica è

molto spesso limitata alle Regioni del centro-nord.

In particolare 321 impongono il risparmio delle risorse idriche (attraverso riduttori

di flusso e altre tecnologie) ed il recupero delle acque meteoriche per gli usi

compatibili, mentre nei restanti 37 il requisito è volontario. A Brivio, Calco,

Cernusco Lombardone, Imbersago, Lomagna, Merate, Montevecchia, Olgiate

Molgora, Osnago, Paderno d’Adda, Robbiate, Verderio Inferiore e Verderio

Superiore - tutti in Provincia di Lecco - viene richiesto, in modo obbligatorio, un

risparmio idrico pari al 30% rispetto al valore di 250 litri al giorno per abitante; in

aggiunta viene promosso, per gli edifici di nuova costruzione e nei casi di

ristrutturazione, il recupero per usi compatibili e non potabili delle acque nere/grigie

opportunamente trattate, limitando così lo scarico in rete. Il sistema prevede la

predisposizione di idonei sistemi di pre-trattamento, pozzetto di ingresso, vasca di

fitodepurazione impermeabile, pozzetto di uscita.

232

3.7 Analisi dei Regolamenti edilizi

Rispetto al totale delle amministrazioni locali il numero di quelle considerate dal

rapporto non sembra così rilevante (si tratta di quasi il 7 % del totale dei Comuni

italiani). Tuttavia se il calcolo è effettuato sulla popolazione “amministrata”, il dato

si fa notevolmente più interessante in quanto riguarda oltre 17 milioni di abitanti,

pari al 29 % della popolazione del Paese. Si tratta quindi di un campione

rappresentativo dell’attenzione che i governi stanno attribuendo alla questione del

risparmio energetico e all’importanza condivisa che il patrimonio edilizio riveste in

tale tema.

Forse però la rilevanza di questa attività regolamentativa è ancora più percepibile

attraverso la dimensione edilizia che essa va a condizionare: i quasi 560 documenti

analizzati influenzano le strategie del risparmio energetico (passivo o attivo), nella

costruzione nel 2009 e, nel solo comparto residenziale, la costruzione di 16.000

edifici residenziali per un complesso di circa 82.000 abitazioni.

Considerando i periodi di formazione e di adozione di tali provvedimenti, ci troviamo

a quantificare in circa 270.000 le abitazioni della nuova edilizia residenziale; tali

abitazioni dal 2000 ad oggi, sono state realizzate con criteri obbligati o promossi dai

Regolamenti Edilizi finora raccolti.

La progressione cronologica della normativa comunale riflette sia la produzione

normativa comunitaria e nazionale, sia la cultura di strati sempre più ampi della

cittadinanza. A questo proposito si consideri che, in base ad una recente indagine

del Cresme, il 79 % dei cittadini italiani intervistati ritiene che l’Amministrazione

comunale sia la principale responsabile della regolamentazione in tema di risparmio

energetico ed emissioni inquinanti, seguita dall’Amministrazione centrale (il 54%

dei rispondenti).

Fra la documentazione raccolta presso i Comuni, soltanto 66 Regolamenti Edilizi (il

12 % del totale) sono antecedenti al 2006. L’anno di svolta è da considerarsi il

2007 con ben 134 provvedimenti (il 31 %) seguito, con una leggera flessione della

produzione normativa, dal 2008 e dal 2009 (quest’ultimo biennio rappresenta

insieme quasi la metà della documentazione visionata).

In ordine alle tematiche affrontate, quelle dell’isolamento, dell’orientamento e del

risparmio idrico venivano affrontate già con i Regolamenti dei primi anni del 2000,

anche se la grande crescita dell’attuazione si è verificata successivamente.

233

Più recenti, sono invece i provvedimenti che riguardano l’obbligo di ricorrere alle

fonti rinnovabili: l’80 % sono prescrizioni che riguardano i regolamenti adottati nel

triennio 2007-’09.

Distribuzione dei Regolamenti esaminari per epoca di adozione

Fonte: Papporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa – Legambiente

Le principali aree di efficienza trattate dai Regolamenti sono:

a. Le norme volte all’obbligo dell’isolamento igrotermico dell’involucro edilizio, alla

promozione della copertura verde e dello spessore delle pareti perimetrali: il

77% dei 557 provvedimenti esaminati, contenenti tale prescrizione, riguardano

comuni corrispondenti al 5,4 % del territorio nazionale con una popolazione di

oltre 15 milioni di abitanti (il 26 % del totale);

b. Al secondo posto, in termini di diffusione, l’obbligo di prevedere una quota di

produzione di energia attraverso l’impiego di pannelli fotovoltaici e/o di

provvedere a una percentuale definita di acqua calda mediante l’installazione

del solare termico. Meno frequenti i provvedimenti che promuovono il ricorso

all’eolico e alle biomasse. Complessivamente, l’area delle fonti rinnovabili è

contemplata nel 72 % dei Regolamenti analizzati. Essi coprono il 5 % dei

Comuni italiani per una popolazione complessiva di 13,6 milioni di residenti (il

23 % della popolazione nazionale);

c. La terza area d’efficienza maggiormente menzionata è quella ascrivibile al

risparmio idrico e al recupero delle acque piovane; si tratta del 65 % dei comuni

che hanno risposto alla rilevazione, che rappresentano il 4,4 % di quelli italiani

ed ad una popolazione pari a 12,2 milioni di abitanti (il 21 % della popolazione

nazionale).

234

Seguono, misure più articolate, che riguardano l’obbligo di orientamento lungo

l’asse est-ovest e la schermatura dei sistemi vetrati (concernono una popolazione di

7,8 milioni di abitanti); poi, l’obbligo o la promozione di allaccio a reti di

teleriscaldamento e/o impianti di cogenerazione e/o l’uso di pompe di calore, che è

contemplato dal 37% dei regolamenti visionati, per un totale di popolazione

interessata pari a 6,1 milioni di abitanti; infine la promozione di materiali riciclabili,

certificati e/o prodotti localmente che interessa il 48 % dei Regolamenti esaminati

per un totale di 265 comuni con una popolazione di 5,6 milioni di abitanti.

Aree di efficienza trattate nei regolamenti edilizi

secondo la popolazione dei comuni (milioni di abitanti)

Fonte: Papporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa – Legambiente

235

3.8 Esperienze di quartieri sostenibili

Esempi di edifici e quartieri sostenibili che avessero al centro il tema del risparmio

energetico e dell’uso delle fonti rinnovabili erano, fino a pochi anni fa, prerogativa

dei Paesi del Nord Europa.

Dunque risulta interessante evidenziare le esperienze illustrate nel Rapporto ON-RE

2009 riguardo alcuni quartieri di città italiane nei quali i temi analizzati sono stati

proposti, con i risultati che hanno permesso di ottenere.

Bolzano-Quartiere CasaNova

Uno degli esempi più concreti di quello che viene definito un quartiere sostenibile, è

l’insediamento in fase di realizzazione a Bolzano, denominato “CasaNova”. Il

quartiere, situato nella periferia Ovest del capoluogo Alto Atesino, il cui

completamento è previsto per il 2012, consiste in 8 edifici per un totale di 950

appartamenti. Gli edifici saranno tutti di Classe A con certificazione energetica

CasaClima (30 kWh/mq/anno) e permetteranno un risparmio del fabbisogno

energetico annuo del

42 % rispetto agli edifici di tipo tradizionale.

Per la produzione e distribuzione di energia termica è stato realizzato un impianto

di teleriscaldamento per l’intero quartiere con un risparmio del fabbisogno

energetico annuo del 31 % rispetto a una soluzione con impianti a caldaie

autonome per singola unità abitativa. Per la produzione di acqua calda sanitaria è

stato poi realizzato un impianto centralizzato a collettori solari, per la maggior parte

installati lungo la linea ferroviaria tangente al quartiere, con un risparmio del

fabbisogno energetico annuo del 36% rispetto a quello prodotto con fonti

energetiche tradizionali.

Anche il recupero delle acque meteoriche e l’orientamento dell’edificio fanno parte

delle prerogative degli edifici in costruzione, sopra i quali verranno realizzati i tetti

verdi per un migliore isolamento termico. Infine, viene considerato determinante

anche il tema della mobilità sostenibile: il quartiere CasaNova infatti, avrà una pista

ciclo-pedonale interna collegata alla rete della città di Bolzano e sarà anche

realizzata una nuova stazione ferroviaria del treno metropolitano.

236

Torino-Quartiere Via Arquata

A Torino è stato recuperato un complesso di case popolari degli anni ’40 nella zona

di Via Arquata seguendo i principi dell’edilizia sostenibile. La configurazione

planimetrica originaria del quartiere, poco distante dal centro di Torino, era a corte

e con edifici di buona qualità costruttiva ed architettonica, ma nel corso degli anni il

degrado e la mancanza di manutenzione ne avevano compromesso la vivibilità.

L’operazione, che è stata avviata nel 2005 e la cui conclusione è prevista nel 2010,

ha coinvolto oltre 2.500 abitanti, 30 edifici, 622 appartamenti ed una superficie

totale di 110.000 m2.

Gli interventi principali sono incentrati sul risparmio energetico, sia per la

produzione di calore sia per la parte elettrica.

E’ stata già completata la rete di teleriscaldamento per tutto il complesso

(considerando che a Torino ben il 59 % dell’edilizia pubblica è servito), è in fase di

realizzazione un impianto fotovoltaico da 100 kW sui tetti di 16 edifici;

contemporaneamente vengono sostituite circa 500 luci con quelle a risparmio

energetico (per circa 30 edifici coinvolti), mentre per un più efficiente isolamento

termico sono stati sostituiti vetri e serramenti.

La stima parla di una riduzione dei consumi tra il 30 % e il 40 %: ogni anno

saranno risparmiate circa 2000 tonnellate di CO2, pari al 52 % in meno rispetto alle

emissioni degli edifici prima degli interventi di riqualificazione.

Senigallia-Quartiere Villa Aosta

Un esempio di recupero edilizio è quello di Senigallia (AN), dove nell’estate del 2009

sono iniziati i lavori per la riqualificazione del quartiere Villa Aosta che vedrà la

consegna dei nuovi alloggi nel 2011.

Si tratta di un’area di circa 9.000 m2 situata nel centro del Comune e risalente agli

anni ’30 con 7 immobili per oltre 80 appartamenti. Il progetto prevede una serie di

interventi volti a migliorare l'efficienza energetica degli edifici: l’isolamento termico

delle pareti, dei tetti e degli infissi.

Verrà recuperato anche il colore originale degli immobili, mentre è prevista la

bonifica ambientale dei limitrofi argini del Fosso della Giustizia, che verrà attrezzato

come passeggiata verde.

237

La caratteristica più interessante dell’opera riguarda la ventilazione naturale,

garantita da una serie di aperture rivolte verso il mare che porteranno negli edifici

area fresca d’estate ma potranno anche in parte riscaldare gli ambienti d’inverno.

Bergamo-Villaggio del Futuro

Uno dei quartieri sostenibili più interessanti è quello nato nella periferia di Bergamo

e chiamato Villaggio del Futuro: il complesso è costituito da edifici con certificato

CasaClima di Classe A, realizzati seguendo tutti i principi della bioedilizia. In

particolare è stato curato l’isolamento delle pareti esterne, ottenuto con materiale

composto da fibre di legno e fibre minerali, che potrà essere riciclato al termine del

ciclo di vita come le restanti parti degli edifici.

Inoltre sono ridotte le esposizioni a Nord mentre quelle a Sud sono dotate di

schermature che permettono l’ombreggiatura totale delle vetrate.

Per quanto riguarda il ricorso alle fonti rinnovabili di energia, sono stati installati 70

m2 di pannelli solari termici che possono produrre 6000 litri di acqua calda, mentre

per l’energia elettrica sono presenti pannelli fotovoltaici per un totale di 6 kW di

potenza installati sulle pensiline dei parcheggi.

238

4. Il Regolamento per l’edilizia sostenibile e il risparmio energetico di

Arzignano.

Il Comune di Arzignano (provincia di Vicenza) si è dotato dal febbraio 2008 di un

nuovo regolamento per l’edilizia sostenibile e il risparmio energetico, tra i primi del

genere in Italia. La scelta è in linea con le politiche di sostenibilità ambientale

messe in atto dall’amministrazione comunale arzignanese negli ultimi anni, ritenuta

necessaria soprattutto in considerazione del fatto che il settore residenziale-

terziario incide per il 40 % sui consumi generali di energia.

Il regolamento è basato sullo standard del protocollo CasaClima e composto da 32

articoli conglobati in sette titoli e con due allegati.

L’Amministrazione di Arzignano non si è limitata ad introdurre la nuova normativa,

bensì ha attivato un percorso formativo che ha coinvolto l’Ufficio Tecnico Comunale,

i liberi professionisti, le imprese edili e i cittadini; si può affermare che è stato

attivato un percorso partecipato.

In particolare è stata avviata una serie di iniziative attraverso un percorso iniziato

nel 2005 mediante:

- organizzazione di corsi di formazione specialistica ANAB, ecc dal 2005 al 2008;

- collaborazione con soggetti e tecnici leader del settore sull’utilizzo di sistemi di

efficienza e risparmio enegetico dal 2006;

- patrocinio di incontri e convegni mirati ad approfondire le questioni legate alle

Leggi finanziarie, le agevolazioni sulle ristrutturazioni e le fonti rinnovabili;

- organizzazione di Corsi CasaClima Base ad Arzignano per progettisti, imprese,

committenti e cittadini;

- promozione con incontri sul territorio del nuovo Regolamento Energetico

Comunale prima della sua adozione;

- avvio di un programma di valutazione e pianificazione di interventi mirati alla

riqualificazione energetica degli edifici Comunali (fine 2008) anche investendo

nella produzione di energia rinnovabile con installazione di impianti fotovoltaici;

- organizzazione di un Corso CasaClima avanzato tra febbraio e marzo del 2009

presso l’Agenzia CasaClma di Bolzano.

Non sono note le ragioni per cui si è deciso di affidarsi esclusivamente al sistema di

certificazione CasaClima e non a quello promosso da Vi.energia con il progetto

EcoDomus, nato per l’appunto in provincia di Vicenza.

239

L’Assessore di competenza, nella seduta consiliare di approvazione del regolamento

del febbraio 2008, motivava la scelta di affidarsi a CasaClima per il fatto di “……

prendere una esperienza provata”, “essere cavie non ci sembrava il caso”, “ questo

non per dire che uno è meglio dell’altro, questo è per dire che nel momento in cui

Ecodomus sarà un metodo applicato ad una scala tale da darci sicurezza, noi penso

proprio che andremo a sviluppare il regolamento ...”.

Nel corso del convegno “La sostenibilità energetica ed ambientale nel settore: stato

dell’arte e ruolo della campagna SEE (Energia Sostenibile per l’Europa) verso il

2020”, svoltosi a Venezia il 12 novembre 2008, veniva presentato il progetto della

città di Arzignano con la metodologia CasaClima, frutto della collaborazione tra il

Comune e l’Agenzia di Bolzano, sostenendo che:

- la certificazione “CasaClima” è una certificazione energetica con marchio di

qualità;

- la certificazione “CasaClima” distingue e divide gli attori del settore con diversi

interessi e garantisce indipendenza della certificazione energetica;

- il Comitato tecnico e scientifico dell’Agenzia garantisce un dinamico sviluppo del

progetto CasaClima.

Attraverso il nuovo regolamento al fine di promuovere la sostenibilità ambientale

nel settore abitativo e la certificazione energetica degli edifici, l’amministrazione

comunale di Arzignano si è posta i seguenti obiettivi:

• rispondere prioritariamente ad esigenze di risparmio di risorse energetiche;

• attuare la riduzione del consumo di energia non rinnovabile, nel rispetto del

trattato di Kyoto, per il contenimento delle emissioni di CO2 in atmosfera;

• garantire livelli di prestazione sicuramente raggiungibili, tenuto conto

dell’attuale stato dell’arte in campo scientifico e nel settore edilizio;

• essere normati con regole semplici, essenziali e di pura indicazione procedurale;

• essere verificati in modo oggettivo, in sede progettuale ed a lavori ultimati;

• rendere esplicito il fabbisogno termico dell’edificio e l’immediata identificazione

dei costi di gestione dello stesso;

• determinare un risparmio economico e gestionale nel breve-medio periodo;

• determinare una rivalutazione economica del bene “casa”, risparmio e

risanamento ambientale nel lungo periodo.

240

Nei sette titoli del regolamento vengono enunciati:

I. natura e scopo del Regolamento;

II. prestazione dell’involucro;

III. efficienza energetica degli impianti;

IV. fonti energetiche rinnovabili;

V. sostenibilità Ambientale;

VI. modalità per ottenere gli incentivi;

VII. sanzioni.

Incidenza per la Certificazione CasaClima di Arzignano

Efficienza Energetica degli Impianti

Prestazioni dell’involucro

Indice di prestazione energetica dell’edificio

Cogente

Volontario

Regolazione locale della temperatura dell’aria

Fonti Energetiche Rinnovabili

Sostenibilità Ambientale

Orientamento dell’edificio

Protezione dal Sole

Inerzia termica

Isolamento termico

Ventilazione meccanica

Impianti centralizzati di produzione calore

Efficienza elettrodomestici

Sistemi di produzione ad alto rendimento

Contabilizzazione energia

Sistemi a bassa temperatura

Efficienza illuminazione naturale

Valutazioni energetiche nei piani attuativi

Certificazione ambientale

Materiali ecosostenibili

Recupero acque piovane

Tetti verdi

Impianti solari termici

Solare fotovoltaico

Sistemi solari passivi

Impianti a biomasse

Geotermia

Produzione energetica

Valutazione

Gli indicatori della Valutazione nel Regolamento per l’edilizia sostenibilee il risparmio energetico di Arzignano

Il regolamento arzignanese, se da un lato detta norme cogenti rivolte al risparmio

energetico degli edifici, dall’altro lascia alla discrezione dei committenti

l’applicazione di metodologie di sostenibilità ambientale.

Si nota subito, osservando gli indicatori predisposti, che l’impostazione ha reso

cogenti i parametri valutativi riconducibili alla certificazione energetica, mentre la

scelta dei parametri valutativi orientati alla sostenibilità ambientale degli edifici in

progetto è rimandata ai committenti, ai progettisti e ai costruttori.

L’aspetto più innovativo del nuovo regolamento, che recepisce la legislazione

nazionale e detta i requisiti relativi alle nuove costruzioni, al risparmio energetico,

alle energie rinnovabili e alla certificazione ambientale, riguarda gli incentivi che

241

l’amministrazione comunale concede a chi costruisce edifici ad alta efficienza

energetica.

In particolare si tratta di agevolazioni economiche per gli edifici nuovi o ristrutturati

che ottengono la certificazione secondo il protocollo individuato con la certificazione

“CasaClima” o “equivalenti” per le categorie A, B e Oro.

Nel regolamento viene illustrata la procedura da seguire per ottenere la

certificazione degli edifici, disciplinandone le modalità tecniche, organizzative e

gestionali.

4.1 Modalità per ottenere gli incentivi.

E’ già stato evidenziato come l’Amministrazione comunale di Arzignano si sia

principalmente orientata verso l’applicazione del metodo per la certificazione degli

edifici proposto dall’agenzia CasaClima di Bolzano.

Ad Arzignano è stato previsto che gli edifici siano classificati in categorie di

consumo secondo il fabbisogno di calore per riscaldamento specifico a superficie

netta (senza tener conto del rendimento degli impianti), secondo lo schema di

seguito rappresentato:

Il nuovo regolamento richiede che la rispondenza alle categorie di consumo sia

verificata secondo il metodo CasaClima, ovvero con altri metodi di certificazione

equivalenti che abbiano le seguenti caratteristiche minime:

- essere formalmente riconosciuti con apposito provvedimento, da cui possa

dedursi il conseguimento delle finalità del regolamento, emanato da:

a. Stato appartenente alla Comunità Europea;

b. Regione italiana / Provincia autonoma italiana;

242

- comportino il rilascio di certificazioni da parte di un soggetto terzo indipendente

dalla committenza e/o dal soggetto che ha eseguito la progettazione e

costruzione;

- prevedano verifiche ed accertamenti durante tutto l’iter della realizzazione, sia

in fase progettuale che in fase di costruzione, per l’intervento specifico, non

basandosi su verifiche “a campione”;

- siano in grado di fornire in modo distinto la classificazione dell’efficienza

energetica dell’involucro edilizio in kWh/mq annui.

Per incentivare la realizzazione di edifici certificati CasaClima e/o secondo

metodologie equivalenti, vengono ridotti i costi degli oneri di urbanizzazione

primaria e secondaria rispettivamente:

1. del 55 % per le CasaClima di classe A (con un consumo annuo inferiore a 30

kWh per metro quadrato) ed Oro (con un consumo annuo inferiore a 15 kWh

per metro quadrato).

2. del 40 % per le CasaClima di classe B (con un consumo annuo inferiore a 50

kWh per metro quadrato);

Inoltre, il regolamento stabiliva che per le costruzioni certificate fosse applicata

l’aliquota ICI ridotta al 4 per mille con le seguenti modalità:

- nel caso di edifici che ottengono certificazione CasaClima o equivalente Classe A

o Oro, il soggetto passivo d’imposta avrebbe usufruito dell’agevolazione per anni

10 decorrenti dalla data di rilascio della certificazione;

- nel caso di edifici che ottengono certificazione CasaClima o equivalente Classe

B, il soggetto passivo d’imposta avrebbe usufruito dell’agevolazione per anni 6

decorrenti dalla data di rilascio della certificazione.

E’ stato precisato che la certificazione Casa Clima (o quella equivalente) può essere

rilasciata solo su interi edifici e non può riguardare singole unità immobiliari

appartenenti agli edifici stessi.

Nel regolamento per il risparmio energetico viene considerato “edificio” anche

l’alloggio appartenente ad una costruzione bifamiliare, ovvero ad un complesso a

schiera o a cortina, purché tale alloggio sia diviso da cielo a terra al resto

dell’edificio.

Dal 2009 con l’esonero del pagamento dell’ICI per la prima casa, questo tipo di

incentivazione ha perso efficacia.

243

4.2 Modalità per ottenere la Certificazione CasaClima.

Il paragrafo 6.3 del Regolamento di Arzignano indica l’iter da seguire per ottenere

la certificazione CasaClima degli edifici.

A tal proposito è stato predisposto un documento, approvato dalla Giunta Comunale

di Arzignano con delibera n. 105 del 23 aprile 2008, recante disposizioni tecnico-

organizzative ai sensi dell’art. 6.3 del Regolamento per l’edilizia sostenibile e il

risparmio energetico.

In questa “guida” vengono enunciate le varie fasi operative del procedimento, le

modalità per la gestione informatica delle procedure, la documentazione tecnico

progettuale necessaria e la modulistica per ottenere la certificazione CasaClima.

L’iter per ottenere la certificazione CasaClima ad Arzignano si articola

sinteticamente nelle seguenti fasi:

1. il richiedente del permesso di costruire integra la domanda del permesso di

costruire con la richiesta di certificazione all‘Agenzia CasaClima;

2. l’Agenzia CasaClima formula una prima valutazione energetica (energy check)

che consiste in una verifica delle aree e delle volumetrie anche con l’ausilio del

programma di calcolo CasaClima;

3. l’agenzia CasaClima nomina il certificatore esterno;

4. seconda valutazione energetica (Audit/sopralluogo del certificatore CasaClima);

5. valutazione finale dell’edificio da parte dell’Agenzia CasaClima;

6. rilascio del certificato energetico da parte dell’Agenzia CasaClima, consegna

della “targhetta energetica” CasaClima, consegna del “libretto di risparmio

energetico”, per il corretto utilizzo dell’edificio certificato.

Di seguito viene riportato l’allegato “B” del regolamento con lo schema del

procedimento operativo per il rilascio dei permessi di costruire fruenti incentivi.

Negli edifici in classe A e Oro, in quelli in cui è inserito un sistema di ventilazione

meccanica,il certificatore provvede alla verifica della tenuta all’aria mediante Blower

Door test; nel caso in cui il certificatore rilevi eventuali irregolarità o errori, ne dà

immediatamente comunicazione al Comune, al committente e al direttore lavori.

244

245

Gli aspetti di dettaglio e/o di natura tecnico-organizzativa riguardanti il

procedimento per il rilascio dei permessi di costruire che fruiscono degli incentivi

vengono disciplinati dalla Giunta Comunale con appositi provvedimenti, ai sensi

dell’art. 1.2 del presente Regolamento.

E’ previsto che, nel caso in cui la certificazione energetica volontaria venga

rilasciata a seguito di verifica condotta con altri metodi equivalenti (quindi non con

CasaClima), che l’iter per la concessione degli incentivi dovrà essere

preventivamente comunicato al Comune di Arzignano dal soggetto titolare del

metodo equivalente, ovvero dal soggetto certificatore, al fine della preventiva

verifica della sussistenza delle caratteristiche minime.

Se a fine lavori non sarà acquisita la certificazione gli oneri di urbanizzazione

saranno dovuti per intero e il relativo conguaglio sarà versato prima del rilascio del

certificato di agibilità.

Il rilascio dei certificati di agibilità degli edifici che fruiscono degli incentivi previsti

nel regolamento vengono rilasciati contestualmente al certificato CasaClima o

equivalente.

Nel regolamento, al fine di agevolare l’informazione ai cittadini e garantire

l’assistenza tecnica ai progettisti, è prevista la possibilità per il Comune di istituire

lo “Sportello Energia”.

In tal caso, un tecnico incaricato dall’Agenzia CasaClima in collaborazione con

l’ufficio tecnico comunale, nei giorni e orari da concordarsi garantirà:

1. Controllo delle richieste di certificazione;

2. Sopralluoghi nei cantieri;

3. Informazione ai cittadini;

4. Consulenza ai progettisti.

Ad oggi non è ancora stato istituito lo Sportello Energia, l’eventuale attivazione e le

modalità di funzionamento potranno essere stabilite con apposita deliberazione di

Giunta Comunale.

246

4.3 I risultati ottenuti.

Purtroppo i risultati sono stati influenzati dalla crisi economica, che nel settore edile

e in particolar modo nel comparto residenziale ha rallentato l’attività edilizia.

In questo momento ad Arzignano, come in altre realtà del Veneto, si stà

riscontrando un’offerta di abitazioni superiore alla domanda, con conseguente

rallentamento o stagnazione dei prezzi nel mercato immobiliare.

Malgrado ciò, i committenti e gli imprenditori più illuminati cercano di uscire dalle

sabbie mobili dell’attuale situazione proponendo nuovi alloggi con più qualità in

termini di efficienza energetica.

Per l’attività edilizia nel Comune di Arzignano ogni anno è alimentata dal rilascio di

circa 250 permessi di costruire. Dal febbraio 2008, mese di entrata in vigore del

regolamento, al novembre 2009, sono in corso di certificazione energetica con la

metodologia CasaClima 14 cantieri per complessivi 72 alloggi residenziali, più un

edificio pubblico di prima accoglienza per extracomunitari.

I quattordici cantieri riceveranno la seguente classificazione CasaClima:

n. 3 in CasaClima A;

n. 11 in CasaClima B.

Per la realizzazione di immobili residenziali certificabili CasaClima sono stati

rilasciati:

n. 4 Permessi di Costruire nel corso del 2007 pari al 2 % nell’anno;

n. 7 Permessi di Costruire nel corso del 2008 pari al 3 % nell’anno;

n. 3 Permessi di Costruire nel corso del 2009 pari al 2 % nell’anno;

Pur se in quota limitata rispetto al numero di permessi di costruire rilasciati, la

certificazione ha coinvolti i cantieri più grandi in termini di nuova volumetria

realizzata.

Gli edifici certificati CasaClima di Arzignano in corso di realizzazione, pari a

complessivi 40.214 m3 di volume lordo riscaldato, avranno un fabbisogno

energetico complessivo di 326.794 kWh/a, molto al di sotto dei limiti prescritti per

legge nell’anno 2009 a 633.668 kWh/a.

Il minor consumo di energia primaria pari, al 48 % del fabbisogno energetico nei

limiti di legge, consentirà di evitare una quantità di emissioni di CO2 di almeno 184

tonnellate all’anno.

247

5. Caso studio.

Nel presente capitolo le prestazioni energetiche e la convenienza economica sono

valutate in un esempio applicativo riguardante la realizzazione di un nuovo edificio

residenziale unifamiliare.

In particolare vengono analizzati i differenziali in termini di risparmio energetico

ottenibili attraverso la classificazione dell’edificio in Classe A CasaClima e/o Casse A

Casa Clima con utilizzo di energia fornita da fonte rinnovabile (geotermia) rispetto

alla realizzazione dello stesso edificio limitandosi a rispettare i limiti di legge.

L’intervento in esame consiste nella realizzazione di un edificio ad uso residenziale

nell’area collinare della frazione di Castello, in Comune di Arzignano in provincia di

Vicenza.

Si tratta della realizzazione dell’edificio in un area identificata dal PRG come ZTO C2

n° 2109 inserita nel piano di lottizzazione denominato ”Pozzetti”, approvato con

delibera CC n°104 del 4/12/1975 ed identificato con la lettera “C” nella planimetria

che figura.

Gli edifici in corso di realizzazione nel lotto presentano la seguente disposizione: gli

edifici A1 e A2 sono accoppiati verso la strada comunale di via Pozzetti, l’edificio B è

indipendente e posto al centro del lotto, l’edificio C, oggetto del presente

approfondimento, è anch’esso indipendente ed è situato nella parte nord-est

dell’area d’intervento.

248

L’accesso agli edifici A2, B e C avverrà attraverso un percorso carrabile comune

lungo il confine sud del lotto posizionato in corrispondenza dell’area di accesso

esistente.

Il fabbricato C è costituito da due piani fuori terra e da un interrato nel quale

saranno ubicati i locali tecnici, i locali accessori ed i garage, accessibili dall’esterno

mediante apposite rampe.

Il tetto è ad andamento curvilineo in lamiera metallica; le facce a vista delle

murature dei piani terra saranno realizzate con pietra rasata e teste scoperte ( ad

opera incerta ), mentre quelle del piano superiore saranno intonacate. La maggior

parte delle superfici è scandita da ampie aperture finestrate.

L’edificio C si sviluppa su una superficie coperta complessiva di 162,3 m2 ed una

volumetria di 705,9 m3.

Si segnala che la committenza e il progettista hanno avviato un’attività di

collaborazione con il Dipartimento di Fisica Tecnica dell’Università degli Studi di

Padova volta al controllo ed alla verifica della qualità costruttiva degli edifici dal

punto di vista energetico.

I dati iniziali di progetto dell’edificio in esame, che si trova in zona climatica E sono

esposti nella tabella.

249

5.1 Le prestazioni dell’edificio

Per comprendere l’efficienza energetica dell’edificio è utile segnalare che la

superficie di dispersione termica dell’involucro è di 911,33 m2, con un coefficiente di

forma di 0,71 (dato dal rapporto tra la superficie dell’involucro riscaldato e il

volume lordo riscaldato).

Secondo la normativa nazionale di riferimento in vigore per l’anno 2008 (illustrata

nella precedente parte quinta), il limite di prestazione energetica per l’edificio in

esame è fissato, per la climatizzazione invernali, in 80,50 kWh/m2annui pari a

complessivi 23.683 kWh/annui.

Sulla base delle caratteristiche costruttive dell’edificio è stato possibile ottenere la

classificazione in CasaClima A con un fabbisogno di calore per riscaldamento

specifico alla superficie netta di 25.87 kWh/m2annui.

Nella figura sono rappresentate le prestazioni ottenibili dall’edificio in progetto e i

relativi risparmi energetici raggiungibili.

limitiper legge - 2008 -

80,50 kWh/m2a

23.683 kWh/a

RisparmiokWh

16.073

Fabbisogno di calore per riscaldamento

Fabbisogno energetico complessivo massimo

CasaClima

A

25,87 kWh/m2a

7.610kWh/a

CasaClimaA

con geotermia

11,33 kWh/m2a

3.334kWh/a

Dati di Progetto - Edificio unifamiliare

Superficie netta riscaldata m2 294,20

Volume lordo riscaldato (V) m3 1.287,54

Sup. disp. termica involucro (S) m2 911,33

Rapporto di forma S/V 0,71

RisparmiokWh

4.276

RisparmiokWh

20.349

Prestazioni e Risparmi Energetici Abitazione in Arzignano

I valori espressi nella prima colonna rappresentano i limiti prestazionali di legge

(classe C), con riferimento all’anno 2008, dell’edificio in progetto.

Nella seconda colonna sono evidenziati: i consumi espressi in kWh/m2 annui e i

risparmi energetici espressi in kWh, classificando l’edificio in CasaClima A.

250

Nella terza colonna si riportano i valori corrispondenti all’edificio in CasaClima A

applicando la tecnologia per lo sfruttamento da fonte energetica alternativa, quale

la geotermia con impianto di ventilazione meccanica controllata comprensa la

deumidificazione con scambiatore aria terreno tipo Rehau.

5.2 Analisi dei costi di costruzione

A questo punto è necessario analizzare i maggiori costi di costruzione sostenuti per

il miglioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio.

Nella tabella che segue vengono rappresentati i maggiori costi da sostenere per

poter raggiungere prestazioni tali da ottenere la classificazione in CasaClima A

rispetto allo stesso edificio classificabile in Classe C.

Considerando l’edificio in questione con caratteristiche di prima casa d’abitazione si

può ritenere applicabile l’aliquota Iva del 4%, quindi i maggiori costi di costruzione

per raggiungere la classificazione in CasaClima A vengono stimati

complessivamente in Euro 15.569,29.

251

Rappresentazione maggiori costi per prestazioni di CasaClima A e

CasaClima A con geotermia

252

L’applicazione della tecnologia per la produzione di energia da una fonte energetica

alternativa, quale la geotermia ,comporta i seguenti costi aggiuntivi di costruzione:

- per la realizzazione dell’ impianto di ventilazione meccanica controllata

compresa la deumidificazione: Euro 14.000,00 più Iva;

- per la realizzazione dello scambiatore aria terreno tipo Rehau: Euro 23.500,00

più Iva.

Riassumendo, per realizzare l’edificio in classe CasaClima A con l’impianto per lo

sfruttamento della geotermia rispetto allo stesso edificio classificato in categoria C

si dovranno sostenere maggiori costi per complessivi Euro 54.569,29 Iva compresa.

A questo punto è indispensabile determinare come il risparmio energetico si

esprime in termini monetari. Ciò al fine di per poter determinare la convenienza

economica nella classificazione dell’edificio in CasaClima A o CasaClima A con

geotermia.

5.3 Spesa annua per approvvigionamento energia.

Il prezzo dell’energia è in continua oscillazione. Il petrolio ad esempio a luglio 2008

ha raggiunto la quotazione di 147 dollari al barile, e poi nel corso del 2009 si è

attestato tra i 60 e gli 80 dollari al barile.

Per la determinazione della spesa annua per l’approvvigionamento di energia

dell’edificio è stato preso a riferimento il prezzo di mercato della fornitura di energia

elettrica espresso in kWh, che è il parametro al quale fa riferimento l’indice di

prestazione energetica negli edifici.

Il prezzo del kWh viene determinato in Euro 0,1554 comprensivo di accise e

imposte di riferimento, sulla base d’ indagine di mercato condotta su utenti esistenti

nell’area oggetto di intervento.

Quindi non sono state prese a riferimento offerte promozionali da parte di società

erogatrici di fornitura di energia elettrica, bensì il prezzo monorario fisso che

attualmente viene applicato.

Sulla scorta delle analisi effettuare viene stimata la spesa annua per

l’approvvigionamento di energia, come rappresentata nella tabella che segue.

Edificio

Fabbisogno energetico

complessivo annuo kWh/a

Prezzo medio al KWh in Euro

Spesa annua approvvigionamento energia in Euro

Classe C 23.683 0,1554 3.680,34 CasaClima A 7.610 0,1554 1.182,59 CasaClima A con geotermia

3.334 0,1554 518,10

253

5.4 La determinazione dell’incentivo comunale

Aspetto di non secondaria importanza nel caso in questione è l’incentivo che il

Comune di Arzignano riserva a chi costruisce edifici in Classe A con una riduzione

degli oneri di urbanizzazione del 55%, come illustrato nel precedente paragrafo 4.1.

Se l’edificio in corso di realizzazione pari a convenzionali 965,02 mc non rientrasse

nella categoria CasaClima A, il richiedente il Permesso di Costruire (PdC) dovrebbe

versare nelle casse comunali i seguenti importi per oneri di urbanizzazione:

- Euro 7.467,36 per oneri di urbanizzazione primaria pari a Euro 7,738 al mc;

- Euro 10.873,05 per oneri di urbanizzazione secondaria pari a Euro 11,268 al mc;

Grazie agli incentivi previsti dal Regolamento comunale, per il caso in questione

certificabile CasaClima A, gli oneri di urbanizzazione dovuti sono i seguenti:

- Euro 3.360,33 per oneri di urbanizzazione primaria pari a Euro 3,48 al mc;

- Euro 4.892,43 per oneri di urbanizzazione secondaria pari a Euro 5,07 al mc;

L’incentivo, per l’edificio in progetto, si traduce in una riduzione degli oneri di

urbanizzazione primaria di Euro 4.107,03 e secondaria di Euro 5.980,62 pari a un

risparmio complessivo per il richiedente il PdC di Euro 10.087,65.

Considerato che il maggiore costo da sostenere per portare a Classe A l’edificio

stimato in Euro 15.569,29 si può notare il peso dell’incentivo messo a punto

dall’Amministrazione Comunale Arzignanese.

5.5 Il ritorno economico dell’investimento

Per poter valutare la convenienza economica dell’investimento occorre analizzare

l’andamento dei flussi di cassa tenendo conto dei maggiori costi iniziali e del

risparmio nell’approvvigionamento di energia.

L’orizzonte temporale che viene analizzato è di trenta anni, che viene considerato il

ciclo di vita utile dell’immobile. Resta però l’incognita delle spese di manutenzione

all’impianto di geotermia, per le quali non è possibile avere dati attendibili data la

novità nell’applicazione di tale tecnologia.

La determinazione del saggio di attualizzazione rappresenta un elemento di criticità

per il calcolo del costo globale: saggi diversi portano ad un diverso costo globale.

Riferimenti importanti per la determinazione saggio di sconto sono: il tasso di

riferimento della Banca Centrale Europea (BCE), l’Euribor per periodi inferiori

all’anno e l’inflazione determinata dall’Istat. Il tasso di riferimento della BCE

attualmente è fissato all’1 % (invariato dal 7 maggio scorso) e secondo studi di

settore sembra destinato a rimanere ai minimi storici anche per gran parte del

2010.

254

Secondo alcuni analisti, e come si è inteso dalle recenti dichiarazioni dello stesso

Presidente BCE Jean Claude Trichet, il costo del denaro dovrebbe aumentare solo

dopo la prossima estate. Euribor avverte che i primi graduali segnali di rialzo

potrebbero verificarsi nei prossimi mesi: tra aprile e giugno l’euribor 3 mesi (oggi al

minimo storico, 0,70 %) dovrebbe superare l’1 %, prima di un aumento del tasso

BCE che potrebbe gradualmente portare l’Euribor al 1,50 % tra settembre e ottobre

e vicino al 2 % tra fine 2010 e inizio 2011. Comunque le previsioni di Euribor in

merito ai tassi futuri non possono essere considerate dati certi.

Si segnala che il Governo italiano, in passato, con il Decreto Legge n. 185, varato il

29 novembre 2008, è intervenuto nel settore dei mutui. Infatti, l’articolo 2 del

citato decreto ha previsto per il 2009 un tetto al costo dei mutui a tasso non fisso,

costituito dal maggiore tra il tasso del 4 % ed il tasso del mutuo al momento della

stipula. L’eventuale differenza è messa a carico dello Stato. Tale beneficio per il

debitore è al momento limitato al solo 2009.

Una seconda novità rilevante introdotta dal decreto è quella che sancisce l’obbligo

per le banche, sempre a partire dal 2009, di offrire mutui a tasso variabile

agganciati al tasso di riferimento della BCE. Si tratta di un cambiamento importante

nel mercato dei mutui, in quanto si introduce la possibilità di avere un tasso

variabile sicuramente meno esposto alle incertezze del mercato ed alle variazioni

giornaliere, e quindi più stabile, prevedibile e con oscillazioni meno accentuate.

Dall’analisi degli ultimi due anni si può notare si può notare come il tasso Euribor

abbia subito delle oscillazioni ben superiori al tasso BCE.

Per chi investirà sulla prima casa usufruendo di mutui, si aprono quindi nuovi

scenari: potrà godere di tassi ai minimi storici e potrà scegliere tra tassi fissi

particolarmente contenuti e tassi variabili più stabili e prevedibili.

L’inflazione è un processo di aumento continuo e generalizzato del livello dei prezzi

dei beni e servizi destinati al consumo della famiglie che viene misurata attraverso

la costruzione di un indice dei prezzi al consumo, da parte dell’Istat. Lo strumento

statistico che misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di beni e

servizi è chiamato paniere, rappresentativo degli effettivi consumi delle famiglie in

uno specifico anno. A dicembre 2009 l’inflazione annua è stata determinata all’1%.

In tale contesto, si ritiene che per quanto riguarda il saggio attualizzazione da

applicate per l’analisi del flusso di cassa, sulla scorta d’indagine di mercato, di dover

effettuare una doppia simulazione come segue:

- una prima, applicando un saggio di attualizzazione del 2,5;

- una seconda, applicando un saggio di attualizzazione del 5,5 %.

255

VAN 11.341,75

VAN 21.183,36

5.5.1 Analisi convenienza economica

Con un saggio di sconto del 2,5 %

Considerando un saggio di sconto del 2,5 %, dalla simulazione che segue si può

notare che senza l’incentivo comunale di riduzione degli oneri di urbanizzazione il

punto di pareggio (break even point) per la CasaClima A è inferiore a 7 anni,

mentre per la CasaClima A con l’impianto geotermico è superiore a 22 anni.

Simulazione investimento per Classe A con saggio 2,5 % senza incentivo comunale

-60000

-40000

-20000

0

20000

40000

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30

Tempo (anni)

Flus

so d

i Cas

sa E

CasaClima A CasaClima A con geotermia

Nel caso della CasaClima A con saggio di sconto del 2,5 % il valore attuale netto

(VAN) nei trenta anni è di Euro 36.715,32 mentre con la geotermia e di Euro

11.341,75 con l’incognita della spese di manutenzione della nuova tecnologia.

Simulazione investimento per Classe A con saggio 2,5 % con incentivo comunale

-50000

-30000

-10000

10000

30000

50000

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30

Tempo (anni)

Flus

so d

i Cas

sa E

CasaClima A CasaClima A con geotermia

La situazione cambia ottenendo l’incentivo comunale in quanto il break even point

per la CasaClima A passa da 7 a meno di 3 anni, mentre volendo sfruttare la

geometria passa da 22 a 18 anni, senza considerare i maggiori costi di

manutenzione.

VAN 36.715,32

VAN 45.661,73

256

VAN – 8604,56

VAN 1.483,09

In ogni caso il Saggio di rendimento interno senza incentivo per la CasaClima A è

del 16 % e applicando la geotermia si riduce al 4 %.

Con l’incentivo ottenibile ad Arzignano il Saggio di rendimento interno, per il caso in

esame, arriva al 46 % per l’edificio classificato in CasaClima A e raggiunge il 6 %

con applicazione della geotermia.

Con un saggio di sconto del 5,5 %

A questo punto si procede all’analisi della convenienza dell’investimento analizzando

il flusso di cassa applicando un saggio di sconto del 5,5 %.

Con il tasso al 5,5 % senza incentivo comunale si ottiene il punto di pareggio solo

se se non si applica la tecnologia per lo sfruttamento da fonte energetica

alternativa. Viene osservato come, classificando l’edificio in Casa Clima A il valore

attuale netto (VAN) nei trenta anni è di Euro 20.736,73 mentre con la geotermia è

negativo a Euro - 8.604,56.

Simulazione investimento per Classe A con saggio 5,5 % senza incentivo comunale

-60000

-40000

-20000

0

20000

40000

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30

Tempo (anni)

Flus

so d

i Cas

sa E

CasaClima A CasaClima A con geotermia

Simulazione investimento per Classe A con saggio 5,5 % con incentivo comunale

-60000

-40000

-20000

0

20000

40000

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30

Tempo (anni)

Flus

so d

i Cas

sa E

CasaClima A CasaClima A con geotermia

VAN 20.736,73

VAN 30.824,38

257

Con l’investimento necessario per portare l’edificio in CasaClima A si raggiunge il

break even point in meno di 8 anni che diventano 2 nel caso dell’ottenimento

dell’incentivo comunale di riduzione del 55 % degli oneri di urbanizzazione primaria

e secondaria.

Solo ottenendo l’incentivo comunale al saggio di sconto del 5,5 % in 30 anni il

valore attuale netto (VAN) diventa di Euro 30.824,38 con l’edificio in CasaClima A e

di Euro 1.483,09 con la geotermia.

Naturalmente il Saggio di rendimento interno, invariato rispetto alla simulazione

precedente resta: senza incentivo comunale per la CasaClima A al 16 % e con

geotermia del 4%; con incentivo comunale del 46 % per l’edificio classificato in

CasaClima A e del 6 % con applicazione della geotermia.

Il terreno è una risorsa naturale disponibile che, se ben sfruttata, può ridurre i

consumi di energia negli usi cosiddetti termici quali il riscaldamento, la

climatizzazione e la produzione di acqua calda.

Nel caso in esame l’applicazione della tecnologia che ci permette di ricavare energia

dal terreno non appare nel complesso economicamente conveniente, rilevando le

molte incertezze nei costi di gestione si sono evidenziati gli elevati costi

d’installazione rispetto ai benefici energetici ottenuti.

Probabilmente la geotermia creerebbe una maggiore convenienza economica se

fosse applicata ad edifici plurifamiliari che permetterebbero di ammortizzare

maggiormente l’investimento.

Nella pagina seguente viene rappresentato un quadro riassuntivo di comparazione

per la valutazione dell’investimento sull’edificio oggetto di studio.

258

259

Considerazioni conclusive

Riferimenti bibliografici

260

261

Considerazioni conclusive

Da quando la certificazione energetica è divenuta obbligatoria a livello nazionale si

sono avviate diverse iniziative con sistemi che spesso hanno portato a risultati di

classificazione anche eterogenei tra loro.

Nei sistemi CasaClima e EcoDomus gli obiettivi prioritari rimangono quelli di

misurare e classificare le performance energetiche dell’edificio o dell’organismo

edificio-impianto preso in esame.

L’analisi delle linee guida, emanate a livello nazionale a seguito delle direttive

europee e i sistemi di certificazione analizzati, evidenzia una serie di valutazioni che

i veri attori del processo edilizio sono tenuti a compiere.

Ogni attore coinvolto e ogni elemento della filiera deve operare con la massima

precisione, pena il non raggiungimento degli obiettivi economici, qualitativi e

d’immagine che si è prefissato.

Se vogliamo riprendere quanto emergeva sin dal Rapporto Brundtland, pubblicato

nel 1987 dalla Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni

Unite in riferimento al concetto di “sviluppo sostenibile”, appare chiaro che le mere

performance energetiche dell’edificio non siano sufficienti a garantire il

miglioramento della qualità della vita nel rispetto dell’ecosistema e senza

compromettere le opportunità delle generazioni future.

La certificazione energetica non può essere considerata uno strumento di rilievo

rivolto alla salvaguardia dell’ambiente in quanto non vengono analizzate le

interazioni tra l’edificio e il territorio.

Su questa strada in ambito italiano, come si è evidenziato nella seconda parte della

ricerca, è stato attivata la metodologia di valutazione del protocollo Itaca,

sviluppata dalle regioni.

Risulterebbe necessaria l’applicazione cogente di un maggiore approccio con

modalità di analisi multicriterio nella valutazione degli edifici per poter così

intervenire in ambito ambientale, economico e sociale al fine di integrare l’edificio

nel sistema.

L’analisi multicriterio è costituita da un insieme piuttosto ampio di metodi di

valutazione di tipo multidimensionale: essa è in grado di incorporare, con

riferimento all’oggetto della valutazione, effetti economici e non economici,

quantitativi e qualitativi.

262

In alcune riflessioni sul ruolo della valutazione multicriterio partecipata nella

pianificazione energetica, Sigrid Stagl concludeva:” La pianificazione nel settore

energetico richiede processi decisionali e scelte relativi a sistemi complessi ed,

inoltre, di prendere in considerazione molteplici prospettive, tutte altrettanto

legittime. Considerati i crescenti interessi economici nel settore e le rilevanti

questioni ambientali connesse, i pianificatori si confrontano, spesso, con la sfida di

integrare punti di vista conflittuali. In queste circostanze, la valutazione

multicriterio, insieme ai processi partecipativi, può aiutare a strutturare il processo

decisionale. All’interno di una tale struttura il processo decisionale dovrebbe essere

percepito come un processo di apprendimento sociale45”.

Si tratta di considerazioni condivisibili, poiché non si possono mettere in atto

processi di riqualificazione ambientale o programmare regolamenti con criteri di

sostenibilità ambientale senza rendere partecipi i soggetti che, a vario titolo,

vengono coinvolti da tali processi.

La legge è sì un modo per attuare l’evoluzione, ma quest’ultima deve essere

presente e sentita dagli operatori. Ecco allora la necessità di agire da un lato sulla

professionalità degli operatori affinché siano veramente in grado di progettare

edifici energeticamente efficienti e sostenibili, e dall’altro sull’informazione

accurata dei cittadini per metterli nella condizione di capire, scegliere, e far valere i

loro diritti.

La Commissione Ambiente della Camera ha svolto nel febbraio 2009 il primo esame

del progetto di legge “Sistema casa qualità. Disposizioni concernenti la valutazione

e la certificazione della qualità dell'edilizia residenziale”: un disegno di legge che

dovrebbe istituire un sistema unico per la certificazione della qualità dell'edilizia

residenziale, denominato «casa qualità», allo scopo di perseguire un moderno

adeguamento qualitativo delle abitazioni, e che permetterebbe di produrre un

risparmio gestionale dell’edificio. Viene attribuita la qualifica di “casa qualità eco-

compatibile” alle abitazioni che dimostrano una particolare sensibilità per la tutela

dell’ambiente attraverso l’utilizzo di materiali naturali, escludendo l’uso di

impregnanti chimici e di solventi, o l’impiego esclusivo di energia da fonti

rinnovabili.

Il futuro dell’edilizia è dunque orientato alla sostenibilità, ma c’è da sperare che alla

normativa vengano affiancati sistemi obbligatori di controllo, a partire dalle fasi di

realizzazione in cantiere.

45 a cura di L.Fusco Girare e P. Nijkamp, Energia, Bellezza, Partecipazione: la sfida della sostenibilità – valutazioni integrate tra …, Franco Angeli, Milano 2004, p. 269.

263

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264

Tornando alle linee guida per la certificazione energetica degli edifici del luglio 2009

si può affermare che esse siano un valido contributo per far chiarezza nei sistemi di

valutazione avviati; in ogni caso devono essere considerate solo il punto di

partenza.

Per meglio comprendere le peculiarità tra il sistema di CasaClima (che è sembrato il

più evoluto tra quelli analizzati) e i riferimenti legislativi nazionali, comprese le linee

guida del 2009, nella figura a pagina 264 si è rappresentato un quadro sinottico di

raffronto con una nuova proposta alla luce degli argomenti trattati nella presente

ricerca.

Si può notare come dagli indici di prestazione energetica emerga che il quadro

normativo nazionale, come si è illustrato nella parte quinta della ricerca, sia carente

per effetto della mancanza di alcuni decreti attuativi.

Il certificatore ha un compito ben più importante e sostanziale di quello che gli si

vuole spesso attribuire: è il garante degli interessi dell’utente, acquirente o

affittuario dell’edificio.

Certificazione Energetica degli edifici

Per questo l’Ente o la società che rilascia l’Attestato di Certificazione Energetica

dovrebbe garantire la qualità, essere estraneo al processo di costruzione e

nominare direttamente il certificatore.

Pregi Criticità e limiti

Incentiva la qualità in edilizia

Orienta il “consumatore”

Riduce i consumi di energia

Responsabilizza la società

E’ obbligatoria

Mancanza decreti attuativi

Non valuta emissioni reali CO2 e relativi costi

Non avvia processi di partecipazione

Non si basa su criteri di Sostenibilità Ambientale

Attività di controllo e monitoraggio

265

Resta il fatto che se si rendesse obbligatoria l’applicazione di criteri di sostenibilità

ambientale nella realizzazione di tutti gli interventi in ambito edilizio si potrebbe

avviare in modo decisivo un nuovo modo di lavorare per migliorare la qualità della

vita nelle città e nel resto del territorio italiano.

Nonostante la valutazione della qualità della vita sia fortemente individuale,

esistono condizioni minime che devono essere garantite a tutti quali: un’ adeguata

qualità abitativa ed insediativa, l’accessibilità ai servizi, l’uso di infrastrutture e via

dicendo.

Le attività di monitoraggio e vigilanza dovrebbero continuare anche dopo il rilascio

della Certificazione energetica, per verificare la rispondenza tra quanto attestato e

la situazione reale, specialmente in riferimento alle prestazioni in esercizio

dell’edificio.

Proposta sistema di monitoraggio e di vigilanza.

La strada percorsa in ambito europeo e nazionale deve diventare un bagaglio di

esperienza in grado di orientare le scelte per poter rispondere da un lato alle

politiche energetiche nazionali e dall’altro alle esigenze e alle necessità della

popolazione.

In ogni caso sarebbe necessario avviare processi di aggiornamento e preparazione

della macchina amministrativa locale per renderla in grado di rispondere nella

maniera più appropriata alle nuove tematiche in ambito ambientale, con

Attestato di Certificazione Energetica validità 10 anni

Soggetto Certificatore

Reale Prestazione Energetica

Spese di Gestione Edificio - Forniture energetiche - Imposte e tasse - Costi di assicurazione - Manutenzioni ordinarie e straordinarie

Verifica ogni due anni come per ispezione impianti per verifica rispetto delle prestazioni energetiche dell’edificio in riferimento a quanto attestato con la Certificazione

Energetica

Verifica ogni due

anni

Edificio

266

promozione e conoscenza dei criteri di partecipazione più diffusi che siano in grado

di supportare il lavoro di governance.

Comunque gli interventi avviati nella costruzione di edifici a basso consumo o nella

riqualificazione energetica degli esistenti sono destinati a produrre effetti che sarà

possibile riscontrare solo tra qualche anno.

Attraverso l’analisi di un caso studio si è voluto testare la convenienza economica

nella costruzione di un edificio residenziale ad alta efficienza energetica con

l’applicazione di un nuovo sistema tecnologico per l’approvvigionamento energetico

dal terreno, anche con l’ottenimento di incentivi comunali come la riduzione degli

oneri di urbanizzazione. A questo proposito è doveroso ringraziare l’Ing. Franchetti

Paolo di Arzignano per la disponibilità dimostrata nel concedere dati ed informazioni

utili alla stesura della presente ricerca.

Si è potuto verificare l’influenza potenzialmente notevole sui risultati degli incentivi

comunali nella scelta di attuare un intervento in CasaClima A anziché in Classe C.

Resta da verificare quale possa essere il limite che influenza la decisione nelle scelte

di investimento: potrebbe essere individuato nei casi in cui il saggio di rendimento

interno sia superiore al saggio finanziario a carico degli stakeholder coinvolti.

E’ ragionevole pensare che gli investitori siano portati a spingere nel miglioramento

delle performance degli edifici fino a quanto l’ammortamento possa avvenire in un

arco di tempo inferiore ai dieci anni.

I risultati dell’applicazione dimostrano che gli incentivi per il miglioramento delle

performance negli edifici possono essere in grado sia di coprire i maggiori costi

iniziali di costruzione e sia di garantire una riduzione dei costi di gestione. Si

dimostra, cioè un utile strumento per incentivare la realizzazione di edifici a basso

consumo, garantendo un concreto ritorno economico.

267

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