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“Nel trattato di Varrone, De re rustica (37 a.C.), uno dei quattro libri in cui è diviso il lavoro, De re pecuaria, è interamente dedicato all’allevamento ovino. Lo scrittore sottolinea come esso si basi sulla propria esperienza personale. Varrone, egli stesso allevatore di greggi transumanti, descrive dettagliatamente l’importanza del pascolo per la salute e il benessere degli animali. Divide l’argomento in quattro settori: i terreni da pascolo, le razze, gli alimenti e la salute. Secondo le raccomandazioni di Varrone, il pastore responsabile, magister pecoris, deve sempre portare con sé un manuale sui rimedi domestici e tutti i medicinali necessari (medicina pecudum), ma, in caso di patologie gravi, deve ricorrere a un esperto (medicus). Varrone ri- volge i propri consigli ai grandi allevatori che praticano la transumanza a lunga distanza. Questa forma di allevamento, che comporta lunghi sposta- menti degli animali in zone con climi differenti, richiedeva lavoratori spe- cializzati, pastori e veterinari con competenze specifiche”. Così scrive Barbro Santillo Frizell nel suo ultimo libro Lana, carne, latte. Paesaggi pastorali tra mito e realtà. Nel 1995, facendo un’indagine sul paesaggio interno della Campania, lungo la via Traiana, nella zona di Benevento, la Frizell scoprì un’area enorme at- traversata dalla transumanza. In particolare una strada di oltre 100 metri di largezza, via Regio Tratturo n.7, che risaliva all’epoca degli Aragonesi e che doveva essere utilizzata per condurre le pecore dalle montagne del- l’Abruzzo fino al tavoliere della Puglia. Intuì che la via della transumanza at- traversava zone in cui c’erano acque sulfuree che venivano utilizzate per terapie, igiene e malattie varie, soprattutto della pelle. “Mi sono chiesta perché queste importanti fonti sulfuree si trovassero così vicine alle vie della transumanza. Questo collegamento non era stato stu- diato prima”, sottolinea la Frizell. “Se lo zolfo era così efficace per gli esseri umani, forse lo era anche per gli animali. Sappiamo dagli scrittori dell’an- tichità classica che lo zolfo era molto usato. Ho individuato le fonti sulfu- 16 ESTATE 2010 NUMERO 18 ARTEMEDICA La transumanza: antica pratica di salute Maria Luisa Forenza Nel suo ultimo libro Lana, carne, latte. Paesaggi pastorali tra mito e re- altà (Polistampa, Firenze 2010), Barbro Santillo Frizell, archeologa svedese, oggi direttore dell’Istituto Svedese di Studi Classici a Roma, ri- percorre la storia della transumanza e tratta dell’importanza del rapporto tra uomo e animale.

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“Nel trattato di Varrone, De re rustica (37 a.C.), uno dei quattro libri in cuiè diviso il lavoro, De re pecuaria, è interamente dedicato all’allevamentoovino. Lo scrittore sottolinea come esso si basi sulla propria esperienzapersonale. Varrone, egli stesso allevatore di greggi transumanti, descrivedettagliatamente l’importanza del pascolo per la salute e il benessere deglianimali. Divide l’argomento in quattro settori: i terreni da pascolo, le razze,gli alimenti e la salute. Secondo le raccomandazioni di Varrone, il pastoreresponsabile, magister pecoris, deve sempre portare con sé un manuale suirimedi domestici e tutti i medicinali necessari (medicina pecudum), ma, incaso di patologie gravi, deve ricorrere a un esperto (medicus). Varrone ri-volge i propri consigli ai grandi allevatori che praticano la transumanza alunga distanza. Questa forma di allevamento, che comporta lunghi sposta-menti degli animali in zone con climi differenti, richiedeva lavoratori spe-cializzati, pastori e veterinari con competenze specifiche”.Così scrive Barbro Santillo Frizell nel suo ultimo libro Lana, carne, latte.Paesaggi pastorali tra mito e realtà.Nel 1995, facendo un’indagine sul paesaggio interno della Campania, lungola via Traiana, nella zona di Benevento, la Frizell scoprì un’area enorme at-traversata dalla transumanza. In particolare una strada di oltre 100 metridi largezza, via Regio Tratturo n.7, che risaliva all’epoca degli Aragonesi eche doveva essere utilizzata per condurre le pecore dalle montagne del-l’Abruzzo fino al tavoliere della Puglia. Intuì che la via della transumanza at-traversava zone in cui c’erano acque sulfuree che venivano utilizzate perterapie, igiene e malattie varie, soprattutto della pelle. “Mi sono chiesta perché queste importanti fonti sulfuree si trovassero cosìvicine alle vie della transumanza. Questo collegamento non era stato stu-diato prima”, sottolinea la Frizell. “Se lo zolfo era così efficace per gli esseriumani, forse lo era anche per gli animali. Sappiamo dagli scrittori dell’an-tichità classica che lo zolfo era molto usato. Ho individuato le fonti sulfu-

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La transumanza: antica pratica di salute

Maria Luisa Forenza

Nel suo ultimo libro Lana, carne, latte. Paesaggi pastorali tra mito e re-altà (Polistampa, Firenze 2010), Barbro Santillo Frizell, archeologa

svedese, oggi direttore dell’Istituto Svedese di Studi Classici a Roma, ri-percorre la storia della transumanza e tratta dell’importanza del

rapporto tra uomo e animale.

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ree di cui parlano Varrone, Catone, Columella. Poi ho intervistato alcunipastori sull’argomento e raccontavano che si usava fare il bagno alle pe-core in sostanze sulfuree naturali. Ho esteso l’indagine verificando che que-sto lo si fa ovunque ci sia un allevamento di pecore su grande scala. In GranBretagna e Australia la legge obbliga a fare il bagno agli animali (sheep dip)in bacini d’acqua con sostanze chimiche. Ho capito che nell’antichità que-sti laghi sulfurei erano importanti sia per l’uomo che per gli animali, in unperiodo in cui non c’erano antibiotici… Enea, che veniva da lontano, so-stava in prossimità di laghi sulfurei per dormire, medicarsi e avere sogni.Lui sognava il futuro di Roma avvolto in un manto di pecora, una specie diincubazione. Questo indica che i vapori emanati dalle acque sulfuree con-tenevano sostanze calmanti, come può essere per noi oggi il Valium. Lamente si rilassava. Enea faceva sogni premonitori. Mi interessava soprat-tutto la parte medicinale. Come l’uomo abbia scoperto con l’esperienzache certe sostanze funzionassero nella medicina veterinaria. Era spinto dauna necessità, perché avere come capitale gli animali è molto rischioso. Laterra, se per un anno non rende come raccolto, è sempre lì. Ma un animaleche si ammala, muore e può trasmettere a tutto il gregge l’infezione è ca-pitale che va via. La medicina preventiva era estremamente importante peri proprietari di gregge. Nel 2001 giungendo a Roma come direttore del-l’Istituto Svedese ho pensato che ero vicina a Tivoli e che avrei potuto ca-pirne di più della via Tiburtina”.

Da Alba Fucens a Roma, passando per Tivoli, è la rotta della transumanzadocumentata nell’età romana. Ma sin dall’età del bronzo si era creata nel-l’area un’economia che aveva dato la spinta alla nascita di mercati e tem-pli. A Tivoli, diventata in seguito una città grande e prospera, venneedificato, dalla metà del II secolo a.C., un grande tempio per il dio ErcoleVincitore, uno tra i più importanti santuari della Roma repubblicana. In Ita-

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lia, Ercole era protettore di pastori, greggi e sorgenti, ma era anche vene-rato come dio dei trasporti, del commercio e dell’economia. Tivoli ospi-tava una grande quantità di sorgenti e laghi sulfurei, le Aquae Albulae(acque bianche), note per curare diverse malattie reumatiche, respirato-rie e in particolare dermatologiche. Le sorgenti sulfuree sono ancora oggisfruttate negli impianti termali. I templi dedicati al dio Ercole erano sede dimercati e dogane. Il santuario di Ercole Vincitore era attraversato dalla ViaTecta, dove i pastori pagavano il dazio in rapporto alla quantità di pecoreche passavano. Le greggi poi si distribuivano nella maremma laziale perpascolare durante l’inverno. Era un’economia che si sviluppava in rapportoal mercato. La lana, che è sempre stata il prodotto più importante delle pe-core, aveva bisogno di un mercato funzionante. “È triste che oggi in Italia non si produca più lana, ma la si bruci. In Sveziasi produce ancora abbastanza lana e vello di pecora”, racconta la Frizell.“Sono cresciuta in Svezia dove è sempre stato molto sentito il contatto conla natura e gli animali, e dove si sta verificando un ritorno molto evidenteai prodotti naturali. La gente vuole prodotti più sani, come anche un pae-saggio da tutelare. Un ritorno alle origini. Il mio libro tratta delle origini del-l’addomesticamento degli animali, su come abbia influenzato l’uomo eviceversa. Noi viviamo nella nostra cultura con immagini create dalla pa-storizia, come i miti pastorali. Secondo me l’animale ha civilizzato l’uomo,che si è civilizzato con l’addomesticare l’animale. Quando si convive con glianimali si deve tener conto di un sistema annuale preciso. L’animale hadato all’uomo regole e un ritmo dell’anno che l’uomo non aveva. Forzare glianimali ad accoppiarsi in un preciso periodo perché durante la transu-manza nascessero in un determinato luogo. Fare la cernita degli animali dauccidere e mangiare per le grandi feste, e quelli che dovevano essere ingrado di proseguire verso la montagna o la pianura. La transumanza èestremamente regolata in questo senso. L’uomo è stato molto creativo enoi oggi non siamo più così. Stiamo distruggendo un patrimonio, anche conla nostra inconsapevolezza”.

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Le proprietà dello zolfoLo zolfo è un elemento piuttosto diffuso in natura in forma pura e come composto, spesso associato a metalli. È ele-mento instabile che subisce notevoli modifiche legate alla temperatura. In ebollizione emette vapore rosso brunoche raffreddandosi forma una polvere gialla detta ‘fiore di zolfo’. Si lega facilmente ad altri elementi, ma altrettantofacilmente si lega a se stesso. Si può dire che ha un comportamento polare: può essere allo stesso tempo ‘altruista’ed ‘egoista’, disponibile ad aprirsi ad altri elementi o chiudersi in se stesso. Quando si unisce ai metalli manifesta lasua luminosità, espressa nel caleidoscopio dei colori dei suoi composti.A livello biologico-animale lo zolfo è presente nelle strutture proteiche, in particolar modo nelle cute e negli an-nessi (unghie, peli, vello, corna). Nel vivente lo zolfo non si lascia ingabbiare dentro strutture rigide (ossa), le suecaratteristiche plastiche si esprimono nelle proteine e arriva a spingersi al massimo nelle cartilagini, come compo-nente dei condroitinsolfati. In passato veniva usato sotto forma di fiori di zolfo, disciolti in olio e somministrati perbocca allo scopo di migliorare l’aspetto della cute e del pelo o del vello negli animali produttori di lana. Tale pra-tica ormai è in disuso, data la tossicità dello zolfo ponderale e la difficoltà nel dosarlo correttamente. Venivano fattianche bagni medicati a scopo antiparassitario. La permanenza vicino a fonti termali sulfuree, con la respirazione deivapori, aveva l’interessante risultato di risvegliare il tono muscolare nei soggetti atonici e di favorire l’eliminazionedi tossine accumulate a livello intestinale se l’alimentazione in inverno era stata squilibrata. Nascevano così le pre-messe per affrontare il pascolo all’aria aperta.Nel mio lavoro di veterinaria, impiego a esclusivo uso topico una preparazione galenica denominata ‘Demijanovic’.L’utilizzo in sequenza di due soluzioni crea sulla cute una reazione chimica che libera zolfo nascente ad azione an-tiparassitaria locale, senza dare tossicità sistemica. Tendo a utilizzare lo zolfo e/o i suoi composti diluiti e dinamizzati.Spesso parto dalla determinazione della costituzione del paziente. Questo mi permette di capire le tendenze mor-bose. In veterinaria bisogna sempre considerare che la relazione verbale tra terapeuta e paziente non è possibile eche le informazioni vengono filtrate da un proprietario, spesso comprensibilmente in ansia, quindi non completa-mente attendibile.Vera Garelli, veterinaria a Torino e Roma

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