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Supplemento non ufficiale per WFRP - 2 -

- I REGNI DELL’ESTALIA -

- LA TERRA -

L’Estalia si trova a Sud/Ovest di Bretonnia e Nord/Ovest di Tile‐a, è una regione con zone molto diverse ed è attraversata dalla catena montuosa Irrana che ne domina il centro, ed è circonda‐ta dal mare per tre quarti del suo perimetro. Le sue coste pre‐sentano maggiori asperità al Nord e digradano lungo la costa occidentale fino alle coste sabbiose della parte meridionale risalendo solo nei pressi delle montagne orientali. Le regioni settentrionali e occidentali sono le più ricche e sono caratterizzate dalle colline che scendono di quota lentamente fino al mare dove sprofondano nell’oceano formando erte sco‐gliere con piccole insenature; poche sono adatte ad essere sfruttate come porti e spesso sono sorvegliate da torri di guar‐dia. Le colline sono coperte di foreste grazie alle molte acque fornite da fiumi e torrenti, rendendole adatte all’agricoltura; sono i fiumi maggiori, il Tarmos e il Doero (nome di mia fantasi‐a) che con le loro valli costituiscono le arterie naturali di comu‐nicazione fra la costa e l’interno. Recentemente alle pendici Nord‐occidentali delle montagne Irrana sono stati scoperti nuovi giacimenti di oro e in maggiore quantità di argento che hanno sostituito diversi altri giacimenti oramai esauriti. La regione centrale è dominata dalle montagne Irrana, le quali sono alte e con passi ben difendibili, le valli beneficiano di mol‐ta acqua e in generale sono molto fertili per quanto non ci sia molto spazio per le coltivazioni e non si possano fare più di due raccolti anche negli anni più fortunati. Le regioni meridionale e orientale sono le più povere, ma con‐trastanti fra loro; la regione meridionale è caratterizzata da colline che digradano velocemente verso Sud, nelle quali vi è la più importante risorsa della regione, le miniere di salgemma; e dai grandi fiumi del Quadiriz, del Tagos e dell’Eboro che scorro‐no lenti nella pianura. Tuttavia a causa del suolo argilloso non riescono a rendere fertile la terra tranne che nelle loro imme‐diate prossimità. I fiumi rimangono comunque importanti come mezzi di comunicazione oltre a non interrompere le vie Est‐Ovest essendo tutti guadabili in più punti. Nelle colline della regione meridionale è possibile trovare grandi voragini a stra‐piombo, chiamate balze. Lungo la costa, nei pressi delle foci dei fiumi vi sono delle zone palustri con acqua salata. La regione orientale è invece caratte‐rizzata dalle montagne Abasko ad Est dell’Eboro ove la popola‐zione umana è scarsa. Sono caratterizzate da pascoli alle altezze maggiori e valli boscose. Nella parte meridionale vi è una mag‐giore presenza umana a causa della maggiore ricchezza della zona grazie alla presenza del corallo e delle cave ove viene E‐stratta la pregiata pietra rossa che viene venduta a caro prezzo in tutta l’Estalia e Tilea.

- IL CLIMA -

Il clima dell’Estalia è caratterizzato in generale da Estati calde e secche e da inverni miti e piovosi, le temperature oscillano fra dai 35° in Estate ai 7° d’inverno, con punte anche negative sulle montagne Irrana e Abasko settentrionale. Le precipitazioni si concentrano in autunno e inverno, tradizio‐nalmente le prime abbondanti precipitazioni si verificano nella regione settentrionale che per prima viene raggiunta dal forte vento di tramontana che spira dal Grande Oceano; le piogge diminuiscono progressivamente in primavera, rendendola la stagione per l’agricoltura specialmente nelle regioni meridiona‐li. In Estate le precipitazioni sono quasi assenti e le poche han‐no carattere temporalesco. Durante l’inverno la neve compare sulle montagne Irrana e Abasko, provocando così durante la primavera, quando avviene il disgelo, le piene di molti fiumi. Lungo le coste il clima è mite e lungo la stagione Estiva i tempo‐rali sono molto più comuni che nell’interno.

- LE RISORSE -

Le montagne Irrana sono notoriamente ricche di materiali pre‐ziosi e salgemma, per questo sono state oggetto di guerra fra i vari reami che dominano l’Estalia, vi sono insediate anche alcu‐ni clan di nani cercatori d’oro. Nelle montagne orientali l’unica risorsa mineraria nota è la pregiata pietra rossa (il “porfido ros‐so”), tuttavia la regione è molto importante anche per i pastori della regione meridionale che in Estate vi portano le mandrie a pascolare sugli alpeggi. I prodotti principali dell’agricoltura estaliana sono l’olio, il vino e il grano, oltre a frutti come melograni e agrumi. La regione meridionale può contare anche sulle saline artificiali lungo la costa sabbiosa e nei pressi delle zone paludose. I fiumi oltre che a fornire pesce sono grandi vie di comunicazio‐ne che permettono di trasportare i prodotti dell’interno verso i porti, dove vengono in parte esportati. Un fiorente commercio avviene nei porti estaliani, chi si avventura per nave nel mare fra l’Estalia, Tilea e l’Arabia lo fa ben armato per affrontare pre‐doni arabi e pirati, molte navi preferiscono pagare le tasse por‐tuali per entrare di notte nei porti che rischiare uno sfortunato incontro notturno, mentre i tileani diretti a Nord e i marienbur‐ghesi diretti a Sud sono costretti a fermarvisi per approvvigio‐narsi di acqua e viveri. Dai porti di Bilbali e Magritta partono in tarda primavera le navi dirette verso il nuovo mondo, molte delle quali non faranno più ritorno, ma quelle che torneranno avranno le stive piene di manufatti e piante esotici che attireranno mercanti e collezioni‐sti di tutto il Vecchio Mondo.

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- I REGNI DELL’ESTALIA -

- LA FLORA & LA FAUNA -

La regione settentrionale è prevalentemente segnata da una fitta foresta di ontani (neri e bianchi) querce, olmi, betulle e pioppi. Le regioni occidentale, meridionale e orientale sono invece caratterizzate da vaste aree di macchia mediterranea sulla costa e da foreste di querce, ontani e pioppi nell’interno. Sulle colline attorno alle montagne Irrana sono frequenti fore‐ste composte di macchie di querce, castagni e noci, salendo verso i picchi si trovano conifere e via via vegetazione sempre più rarefatta. Le montagne dell’Abasko sono caratterizzate alle loro pendici dalla presenza di macchia mediterranea con fore‐ste di pini marittimi lecci e tamerici che sono sostituite alle al‐tezze maggiori da conifere. In tutta la terra d’Estalia è diffuso il cinghiale, il cervo, il capriolo (tranne che sulle montagna Irrana orientali), la lepre, il riccio e l’istrice, la marmotta (solo sulle montagne Irrana) e lo scoiatto‐lo. Naturali predatori sono il lupo, l’orso nero, il tasso, la volpe, vari tipi di falco (particolare è il Falco Abaskus per il piumaggio grigio con bordi delle piume maggiormente scuri e linee di colo‐re grigio‐verde) e di poiane. Piccolo predatore comune nelle terre d’Estalia, talvolta anche addomesticato per la caccia ai conigli e lepri è il furetto. Nei mari che circondano l’Estalia si ha una grande varietà di pesci, grandi banchi di pesce azzurro, vari tipi di delfino sono diffusi, specialmente il “Stenella Estalis” caratterizzato da mac‐chie scure sul ventre e bianche sui fianchi. Sulle coste meridio‐nali nelle spiagge sono comuni le sogliole e altri pesci d’acqua bassa, mentre sulle scogliere della regione orientale sono co‐muni molluschi e crostacei. Abitano quelle terre anche le foche di Shallya, dal manto completamente bianco.

- LE COMUNICAZIONI - Nelle regioni d’Estalia le grandi vie di comunicazioni terrEstri si mantengono a una certa distanza dalla costa cercando di se‐guirla in maniera più o meno parallela per rimanere al riparo da eventuali razzie dei pirati, mentre nell’interno le strade sono più rare e spesso bisogna affidarsi ai fiumi per avere un più faci‐le viaggio; inoltre le poche strade interne, o sentieri infami che ne usurpano il nome, sono di proprietà di qualche nobile che tenterà di farvi pagare un pedaggio. Spesso il viaggio è più difficile se si è soli o in pochi, infatti in Estalia sono assai poche le diligenze e quelle che ci sono si muo‐vono servono solamente le città costiere. È facile che il viaggio sia reso più arduo dalla guerra, non è insolito che due o più regni in Estalia guerreggino liberamente e il povero viaggiatore può trovarsi sorpreso di trovare razziatori del regno vicino che pretendono da lui qualcosa di più di una tassa. In Estalia non vi è stagione in cui non sia possibile viaggiare, ma specialmente nelle regioni Nord occidentali chi vorrà farlo in

tardo autunno o inverno sarà costretto a farlo nel fango e spes‐so sotto una pioggia battente, diversi passi delle montagne Irra‐na e dell’Abasko sono chiusi dalla neve e attraversare gli altri può risultare pericoloso in quanto banditi e esattori dei nobili attendono pazientemente il passaggio dello sfortunato viaggia‐tore.

- LE REGIONI -

Gli abitanti dell’Estalia non pensano alla loro terra in maniera così schematica, ciò è dovuto a ragioni storiche che hanno in‐fluito sulla formazioni di tali regioni. Contea di Barga – regione che si trova nell’Estremo Nord del regno di Porto Belmoz, ha il suo fulcro nella roccaforte costiera di Barga, posta su di un istmo. Confina a Nord con la Gelazia ed a Est con la Leonia fino ai margini meridionali della foresta Piña. Da questa Contea si ebbe il nucleo originario dei territori che oggi formano il Porto Belmoz, i suoi conti infatti appoggiarono sempre i vari avventurieri desiderosi di domini a Sud e i conti

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- I REGNI DELL’ESTALIA -

della Chestallia, quando divenne indipendente, contro gli arabi. Se i risultati di questa politica ebbero risultati alterni, la scelta costante ha pagato nel lungo periodo infatti con l’affermarsi dei regni Estaliani, il prestigio delle dinastie che hanno guidato la contea è sempre stato altissimo e ancora oggi nella camera del consiglio privato del sovrano il conte di Barga è una voce molto influente. La regione è Estremamente rurale con buona parte della popolazione stanziata in villaggi lungo le coste e nell’immediato entroterra. Piccoli villaggi di coloni, tagliaboschi, carbonai si trovano ai confini occidentali della foresta Piña. Principato di Muros – Piccolo principato costiero posto a Sud della contea di Barga dominato dalla florida città portuale di Muros, dalla quale il principe domina. La particolarità del princi‐pato è che il suo principe è il sommo sacerdote di Myrmidia del tempio di San Sebastiano di Muros. Questo poiché durante l’invasione di Jaffar il giovane conte Sebastiano morì in combat‐timento senza lasciare discendenza, per evitare divisioni i nobili superstiti riconobbero come principe il Sommo sacerdote di Myrmidia a Muros. Ducato di Beira ‐ Il grande ducato di Beira comprende tutta la parte centro settentrionale del Porto Blemoz e l’entroterra alla spalle del Principato di Muros. Confina così a Nord con la Con‐tea di Barga, mentre ha tutto il suo confine Est con la Chestallia. Proprio lì si concentrano gli sforzi del Duca per preservare il confine, infatti tiene la sua corte nel gran castello di Monte Mor o Guadariz a poco più di una giornata a Nord della grande città di Jaraiz, la sola comunità urbana del Ducato. Conte di Estrema Dura – A lungo si identifica con la zona di Estrema frontiera Sudoccidentale dei Porto Belmoz. Confina a Nord con Il principato di Muros e il ducato di Beira con il quale confina anche a Est. La zona è assai adatta alla difesa essendo la costa acquitrinosa e il retroterra collinare ben difeso da torri di guardia e castelli. L’unico insediamento degno di nota è il paese di Lionea, nato come insediamento militare in un passato lontano. Fondato da un cavaliere in cerca di fortuna proveniente dal regno di Leonia, oggi è divenuto il principale mercato del sale della zona. L’attuale conte Don Raul de’Barrecios risiede nel suo castello di Alequer nel Nord/Est della regione. Ducato d’Alentejo – E’ il secondo grande ducato del Porto Bel‐moz, l’unica entità che possa rivaleggiare come dimensioni con il Ducato di Beira e con il quale confina per un breve tratto a Nord. La regione è segnata nell’interno da colline giallo ocra e da coste pianeggianti, ed è proprio lì che si concentra la popola‐zione a ridosso dei castelli e delle torri di guardia costiere, vi‐vendo di pesca e di una limitata agricoltura. L’interno è invece popolato soprattutto da pochi poveri conta‐dini che lavorano una terra ingrata e siccitosa e da alcuni alleva‐tori di Bestiame. Il Duca Don Silvano de la Marca è il cognato dell’attuale re ed è l’uomo più influente di tutto il Porto Bel‐moz. Marchesato d’Algarve – è composto dai territori più meridiona‐li del porto Belmoz e della penisola Estaliana, gli ultimi territori

occidentali riconquistati agli arabi ove le colline Miramar arriva‐no fino al mare e le coste tornano a essere alte decrescendo a Sud Ovest e risalendo a Sud Est. Ove le coste sono più basse sorgono i due più importanti luoghi del Marchesato: la regia fortezza di Los Cabos, con le sue galee e caracche che sorvegliano i mari e la grande città portuale di Nerja. Il marchese invece risiede nella fortezza della Lancia, la fortezza di un ordine cavalleresco dedito a Myrmidia ormai Estinto, poco a Sud del paese di San Pedro del Sur, il paese è dedicato proprio al primo gran maestro dell’ordine. Marchesato de Ribatejo – la Marca più orientale del Porto Bel‐moz, l’unica a Est del Guadariz, retaggio di un periodo nel quale i confini non erano ancora decisi e l’espansione era ancora pos‐sibile. Si tratta di una fascia di territorio pianeggiante senza particolari risorse, la sua posizione permette invece il controllo della foce del Guadariz rendendo la provincia strategica. Il Suo attuale marchese Maximiliano Evarra è anche il sovrano del Porto Belmoz. Normalmente tiene la sua corte nel grande castello regio di Ornuña nei pressi del ponte (parzialmente di pietra) che permette l’attraversamento del fiume. Solitamente in inverno la corte si sposta nella città portuale di Belmoz ove risiede nel palazzo/fortezza de Sant Eduardo (prende il nome dal primo della stirpe a salire al trono di porto Belmoz). Vyzeanya – Regione costiera orientale che prende il nome dalla sua città principale, confina a Est con Bretonnia a Sud con l’antica Chestallia e a Ovest con la Catalonia, il territorio corri‐sponde al regno di Vyzeanya il cui re è anche il re di Eragona. Le città della regione sono due Vyzanya e Alquézaro ed entram‐be sono importanti città portuali poste in punti dove la costa normalmente scoscesa concede sempre maggiori litorali pia‐neggianti. Le diverse origini delle città ne determinano le caratteristiche assai diverse. Vyzeanya fu rifondata da comunità arabe che lasciavano il Sud del paese richiamati dalle facilitazioni fatte agli artigiani dai re Myrmidiani, mentre Alquézaro è una antica città fondata come baluardo orientale alle incursioni arabe verso la regione occidentale della Catatonia. Se in entrambe le città si possono trovare molti laboratori artigianali le peculiarità di Vyzeanya sono le cartiere del quartiere arabo che producono libri di alta qualità. Come controparte Alquézaro si è specializza‐ta nella produzione della fine pergamena, la quale pur essendo maggiormente costosa è usata per motivi politico ideologici dalla corte del re di Eragona e da tutta la sua burocrazia. In compenso la carta di cattiva qualità è diffusa negli usi più co‐muni, mentre quella di alta qualità viene usata da scrittori e poeti, viene esportata in tutto il Vecchio Mondo e specialmente in Tilea, Mariemburg e Bordeleaux. Altra particolarità di Vyze‐anya sono il quartiere dei Mezzuomini, posto a Sud/Est (in pros‐simità di quello arabo) e quello nanico. Altro insediamento degno di nota del regno è il paese di Graùs, ultimo paese prima della frontiera con Bretonnia, lì vi è il palaz‐zo dei doganieri e un nutrito numero di esattori che assieme a scorte armate pattugliano la frontiera nel tentativo di fermare i contrabbandieri e tassare anche il più ingegnoso dei mercanti.

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- I REGNI DELL’ESTALIA -

Catalonia – Fiorente regione costiera del settentrione Estalia‐no. Confina a Est con Vyzeanya e ad Ovest con la Nivarra e a Sud con l’Eragona. Ha il suo centro attorno alla grande città portuale di Barboza, ampiamente fortificata poiché sorge in una delle più ampie zone di litorale sabbioso della costa setten‐trionale, oltre ad essere la sede del Conte Re di Eragona. La regione, densamente abitata è tutta incentrata sulla città di Barboza, tutta l’area circostante la città è punteggiata da fatto‐rie e tenute che producono grandi quantitativi di grano, olio e frutta; mentre nelle aree più meridionali si pratica la selvicoltu‐ra per garantire il legname (necessario per la costruzione e la manutenzione delle navi della flotta regia di stanza a Barboza e per la costante domanda di navi mercantili) e l’allevamento dei cavalli. Le due strade provenienti da Sud che si dirigono alla città sono spesso percorse da carichi di lana greggia provenien‐te dall’Eragona dove verrà lavorata e trasformata in panni, mentre mandrie di bovini e maiali vengono portate ai macelli cittadini. L’altra grande arteria viaria è quella che corre paralle‐la alla costa che parte da Vyzeaya e finisce a Bilbali. Le strade minori e i sentieri della regione invece puntano tutte in direzio‐ne della città. Folle di pellegrini poi affluiscono nella città dove si erge la svettante cattedrale di santa Ilaria di Verena, portata a compimento trent’anni or sono, nelle cui cripte si dice sia sepolta la santa. Eragona – Regione che comprende le colline Feroz. Difficilmen‐te accessibili queste colline hanno fornito protezione agli Esta‐

liani del luogo contro le incursioni e le invasioni arabe, le strade scorrono in strette valli sorvegliate da castelli dove risiede l’orgogliosa nobiltà locale, la quale non perde occasione per rivendicare la propria indipendenza, in passato il titolo di Re di Eragona andava al più forte di questi nobili, questa usanza ebbe fine quando la stirpe dei Duchi di Catalonia si fuse con quella dei re di Eragona, da qual momento il titolo divenne ereditario. Nel territorio non vi sono insediamenti degni di nota, la popola‐zione è quasi interamente rurale e distribuita in piccoli villaggi; borghi leggermente più grandi si possono trovare attorno ai monasteri o ai castelli dei vari signori; in questi borghi si trova‐no gli unici centri artigianali della regione per la produzione dei manufatti più comuni. Luogo di grande importanza strategica e religiosa è il regio monastero di Myrmidia di Poblut, uno dei più grandi di tutto il Vecchio Mondo. Giovani nobili di tutta l’Estalia vi vengono mandati per essere addestrati alla guerra, ma anche alla conoscenza. Posto nei pressi di un antico campo di batta‐glia dove gli Eragonesi sconfissero i mori e come adempimento al voto di Alfonso III, fatto prima della battaglia, costruirono un tempio a Myrmidia. Fin dalla sua fondazione fu il luogo di riu‐nione prediletto dai nobili di Eragona per scegliere e incoronare il loro re, vi si svolsero infuocati concili in occasione dei contra‐sti più accesi fra monarchia e nobiltà, l’ultimo alla fine della guerra di Morès segnò l’accettazione della nobiltà sconfitta all’ereditarietà della corona eragonese. La regione poi attraver‐sa la piana de Caballeros e arriva alle boscose pendici delle montagne Irrana, sul picco de la Buena Esperanza che domina la valle del Tamos vi è uno stendardo di Eragona in ricordo di quello originale piantatovi da Aleandro II dopo la battaglia degli ottocento cavalieri, con la quale gli Eragonesi distrussero le forze moresche nella regione annettendola. Esso segna anche il confine dell’Eragona con la piccola Eragona. La piccola Eragona – questa regione comprende una serie di strette vallate orientate da Nord/Ovest a Sud/Est che hanno inizio a Llaqueno e hanno termine a Serpicio. Chiamata la Stra‐da de Sanchez, per via della dinastia Eragonese che si impegnò nella sua conquista; a poca distanza da Llaqueno verso Est altre due vallate si incontrano con la Strada de Sanchez ciascuna di queste valli è proprietà di un regno diverso, qui gli screzi di con‐fine si può dire non abbiano mai avuto termine. La piccola Era‐gona ha il suo cuore però oltre le montagne, nella regione subi‐to adiacente a meridione compresa fra l’Eboro e il Garrego, infatti in questa regione sorge la sua capitale, Zaraguz, una città di grande storia. Conquistata ai mori con le armi e per molto tempo sul confine con le potenze moresche, le sue mura sono in buona parte lavoro dei nani che vi abitarono e furono un loro regalo a Re Pietro per tenere lontani i negromanti arabi da una città che era per loro importante per raggiungere le miniere delle montagne Irrana occidentali. Grazie alla protezione dei vari sovrani e alla loro guida illuminata Zaraguz è il principale mercato per tutta la Spagna delle merci importate o prodotte a Barboza,. Nivarra – Piccolo reame posto a Sud della costa Vyzaeanya. Confina a Nord‐Est con l’Eragona a Est con la Gelazia, a Sud Est e Sud con la vecchia Chestallia e per finire a Ovest con Breton‐nia. Il suo territorio ha le risorse maggiori verso Sud, sui monti

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- I REGNI DELL’ESTALIA -

infatti vi sono due famose miniere d’argento (Doñeno e Medi‐ras) e una miniera di prezioso mercurio (Cordano). Due impor‐tanti passi montani permettono l’attraversamento delle monta‐gne Irrana per buona parte dell’anno e sono sufficientemente agevoli da permettere il passaggio di armate numerose anche comprendenti dei cavalieri. Per questi motivi la storia di questo piccolo regno è così tor‐mentata. Dopo la liberazione dal dominio di Jaffar una certa quantità di nobili cavalieri bretoniani vi si insediarono e scelse‐ro come proprio sovrano Jaspierre il forte, terzogenito del re di Bretonnia e sposo di donna Mercedes unica discendente dell’Estinta casa regnante. Nelle generazioni successive i matri‐moni dinastici hanno legato fortemente i discendenti di Jaspier‐re alla famiglia reale chestalliana e a quella del ducato di Que‐neless. Il regno è così sopravvissuto sfruttando le rivalità dei regni vicini per mantenere l’indipendenza; ma quando cinquant’anni or sono l’ultimo discendente della dinastia Jaspe‐rien si spense in seguito alle ferite riportate in un torneo. Morì senza riprender conoscenza (quindi senza nominare un erede) e il Paese si divise fra coloro che chiesero al Re di Bretonnia di cingere la corona e il partito filo chestalliano che invece voleva incoronare Re Alfonso VII. Da allora il paese è in una situazione di guerra continua alterna‐ta da brevi tregue determinate dalle stagioni o da motivi ester‐ni. Ora si è comunque delineato una sorta di equilibrio, mentre i bretoniani controllano agilmente i territori pianeggianti e colli‐nari del Nord i chestalliani controllano la zona montuosa. Si può dire che ad ambo le corti la situazione attuale non dispiace, ma per motivi di prestigio nessuna delle due è disposta a cedere ed entrambi i re elencano fra i propri titoli “Re di Nivarra”. La bat‐taglia di Blanche Plate avvenuta lo scorso anno, dove i cavalieri bretonniani hanno bloccato una incursione chestalliana partico‐larmente pericolosa, ha portato alla stipulazione di un trattato di tregua biennale fra le due potenze che ratifica lo stato di fatto e concede per questo periodo al Duca di Queneless lo sfruttamento di una miniera d’argento; tuttavia se i Re hanno deposto temporaneamente le armi molti cavalieri di ambo le parti che vedevano nella guerra possibilità di ascesa e bottino rimangono sui confini occupando i castelli dei nobili locali, i quali viste le loro terre devastate dalla guerra hanno preferito spostarsi nelle corti di Couronne o Magritta per farsi mantene‐re, limitandosi a vantare diritti o percepire magri introiti. Il duca di Queneless e i Re di Chestallia e Bretonnia trovano utile ospi‐tarli per poter sfruttare magari in futuro le loro rivendicazioni e usarli come sistema di comunicazione informale fra le due corti visto che molti di questi nobili minori possono vantare parenti nell’altra corte; i pochi nobili nativi rimasti sono i più potenti, possono contare su vasti seguiti di armati temprati da anni guerre per proteggere i loro possedimenti; Si schierano aperta‐mente nell’una o nell’altra fazione (talvolta cambiando schiera‐mento). Gelizia ‐ Il regno di Gelizia si trova nella parte Nord‐occidentale della penisola Estaliana, le alte coste rocciose lo difendono dal‐le scorrerie dei pirati, mentre nell’interno è difeso dalla foresta dei pini e dalle pendici occidentali delle montagne Irrana. Verso Sud vi è il confine meno difendibile, questo però non è mai sta‐

to visto come un problema, visto che confina con il Regno di Porto Muros e i rapporti fra i due stati negli anni recenti si sono mantenuti ottimi. Il reame si giova di due grandi porti San Luis e Bilbali; mentre il primo ospita le navi della regia flotta, il secon‐do è la sede della compagnia dei mercanti occidentali, una as‐sociazione di mercanti che agiscono in regime di monopolio regio e che dividono profitti e spese delle annuali spedizioni nel nuovo mondo. A Bilbali vi sono inoltre i due famosi locali “l’uomo che balla” (con l’impiccato nell’insegna) e “il veliero di ferro” (con un veliero di metallo stilizzato) dove è possibile re‐perire noti corsari al servizio di Sua Maestà galiziana. Altro importante luogo della Gelizia è il santuario del Sacro Cuore di Shallya, costruito sul luogo un tempo abitato da un eremita che pur essendo nobile rinunciò alla guerra e alla vio‐lenza, che ha raggiunto l’attuale notorietà grazie alle cure mira‐colose di chi ha bevuto l’acqua della sorgente del monastero. Adiacente al monastero vi è la residenza fortificata del sacro ordine de San Juan della Spada fondato secoli or sono per pro‐teggere i pellegrini che si volevano recare al santuario dai ban‐diti e dagli arabi. Il regno di Gelizia ha origini antichissime legate ad una popola‐zione celta che abitava questa regione, sottomessa all’impero Remano fino al suo crollo quando venne colonizzata da una delle tribù primitive provenienti dalle terre orientali in fuga dagli orchi, i Suagi. Infine anche questi ultimi vennero poi sotto‐messi dalla tribù che si era fatta dominante nella penisola Esta‐liana i Visingi. Quando il dominio visingo venne al termine a causa delle invasioni arabe la Gelizia, giovandosi delle sue coste difendibili e della lontananza dai territori occupati dagli arabi, fu in grado di resistere e di accrescersi. Anni dopo iniziò l’offensiva che ridusse gli insediamenti arabi a poca cosa e si costituì così il regno di Leonia che, oltre alla Gelizia, si estende sulla porte occidentale delle montagne Irrana e sulla costa occi‐dentale fino a Muros. Ma il successo portò il reame a disgregar‐si varie volte. La prima più di quattrocento anni or sono fra i tre figli del re Garcio il pietoso, che nel vano tentativo di evitare discordie divise il reame in Gelizia, Leonia e Asteria. Il reame venne poi riunito dieci anni più tardi, ma rimasero dissidi per la successione legittima per più di un secolo, fino a quando l’unica erede credibile rimase donna Arabella che delegò tutti i poteri a suo marito Fernando I il Giusto, il reame venne così annesso alla Nivarra per breve tempo anche se la contea di Muros se ne distaccò definitivamente. Alla morte di Fernando il reame di‐venne nuovamente indipendente sotto uno dei figli di Fernando I, Alfonso l’astuto; mantenne questa indipendenza per quasi cento anni, quando l’erede al trono di Leon già il sovrano di Chestallia Carlo III Jmenez l’orbo sotto giuramento di eterna alleanza concesse il regno di Gelizia, con annessi il principato delle Asturie e la contea di Cantabria, al fratello minore Ramiro Jmenez il mancino, mantenendo annessa a Chestallia la regione di Leonia. Principato di Asteria ‐ Piccola regione costiera che si trova fra San Luis e Bilbali, nella quale le colline arrivano al mare spro‐fondandovi, il clima mite tutto l’anno permette al paesaggio di avere un aspetto sempre verdeggiante. Gli insediamenti sono piccoli di tipo rurale anche se vi sono una gran quantità di pro‐dotti coltivati, particolarmente famosi sono i vini sia rossi che

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bianchi, oltre ad un tipico rosato frizzante chiamato “Buena Esperanza”. I boschi sono molto ampi e molti nobili geliziani e i più facoltosi fra i leonesi vi hanno residenze di caccia. Il signore di questa regione per tradizione è il principe ereditario di Geli‐zia che risiede nel castello di Fuentebella dove tiene la sua cor‐te attirando tutti i giovani rampolli nobili della regione. L’attuale principe don Rodrigo Jmenez è particolarmente ap‐passionato di caccia e le battute da lui organizzate sono le più vaste che si siano viste da molto tempo, mentre il suo ciambel‐lano don Luis Carva è colui che in realtà gestisce la regione. Regno di Leonia – Regione posta sulle pendici occidentali delle montagne Irrana e la zona collinare circostante verso ponente e settentrione. Tutto il territorio è boscoso con gli insediamenti che si concentrano nelle valli, tranne quelli minerari di Herrera de Piña, Aspara e Heglusos e nella zona collinare sui cucuzzoli più alti. In ogni caso nei pressi di qualsiasi insediamento a più o meno un giorno di cammino sorge un castello, fonte del potere del signore. Questi antichissimi manieri risalgono alla “Reconquista Estaliana” della penisola, servivano a sorvegliare capillarmente il territorio, ma oggi si sono trasformati in posta‐zioni di esazione delle tasse, le guarnigioni sono scarse ed è comune che il signore non risieda nel suo castello, ma lasci l’incombenza ad un amministratore, a sua moglie o al suo ere‐de. Tuttavia questi manieri mostrano che nel paese si è conser‐vata una aristocrazia forte e numerosa orgogliosa delle proprie tradizioni guerriere, infatti molti nobili ancora si raccolgono nei due ordini di guerrieri devoti a Myrmidia, anch’essi antico re‐taggio della “Reconquista” che però non solo sono sopravvissuti ma tutt’ora prosperano con membri e possedimenti ben oltre la Leonia, ma in quasi tutta l’Estalia. Alcuni cavalieri giungono

perfino da Bretonnia e da Tilea. Sia l’ordine di Elcantara che l’ordine di Nostra Signora della Vittoria hanno la base del loro prestigio nel possesso dei loro castelli originari rispettivamente il Castillo di Elacantara e il Castillo de Nuestra Signora. Entrambi gli ordini possiedono galee che mantengono nei loro quartieri portuali a Muros e Bilbali. Il reame da ormai una generazione è annesso alla corona Chestalliana per vie dinastiche, la nobiltà locale non si è opposta a questa unione ed è pronta a sostenere il sovrano fino a che questi rispetti gli antichi privilegi garantiti all’aristocrazia e sia disposto a dividere equamente fra chestal‐liani e leonesi i benefici di questa unione. I più importanti nobili della regione, il marchese Alvaro Maguerta‐Vergotes, il Duca Ricardo Ajuñez, il conte Sabastian Oierra di Montesa e Irruga compongono il consiglio reale Leoaniano alla corte di Magritta. Vecchia Chestallia – Regione posta alle pendici Sud occidentali delle montagne Irrana e comprendente anche parte della regio‐ne collinare meridionale fino alla città di Cebreros che è il suo insediamento principale, caratteristica per le sue antichissime mura; le tre grandi attività di questa regione sono l’allevamento di bovini e pecore, la coltivazione del grano e l’estrazione del salgemma nella parte più montuosa. Ancora oggi si possono vedere le rovine o i terrapieni di antichi castelli ormai distrutti dal tempo, abbandonati quando il loro compito di difendere il territorio dagli arabi era ormai passato e i piccoli nobili locali preferirono spostarsi per cercare nuove opportunità di ricchez‐za, oppure vennero cacciati dalla grande nobiltà o ancora per interessi particolari di qualche sovrano; oggi tuttavia l’attuale sovrano cerca di proteggere la piccola nobiltà e usarla come contrappeso ai grandi più potenti, gli unici grandi castelli anco‐ra utilizzati sono quello regio di Monteañas e quello di Soprarbe

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del Marchese Gonzalo de Soprarbe. Le genti della vecchia Che‐stallia sono più orgogliose di tutte le altre genti, infatti anche se adesso i contadini che sono costretti alla servitù dai debiti verso i loro signori, o sono costretti a scappare dalle proprie terre per cercare nuove opportunità, tutti discendono da uomini liberi, coloni guerrieri che nonostante il pericolo degli arabi si insedia‐rono in quelle terre al seguito di avventurosi cavalieri creando con il loro sangue il reame che più degli altri è risultato decisivo nella cacciata degli arabi dalla penisola. Sono sottomessi ai loro nobili ma, fra loro si danno del voi per non offendersi e più di uno straniero ha pagato il fio di non rispettare i popolani di questa zona, i quali spesso per generazioni conservano un’arma e i genitori insegnano ai figli ad usarla, per questo anche i nobili locali sono attenti a non urtare la sensibilità del proprio popolo. La vecchia Chestallia è il nucleo originario del reame di Chestal‐lia, infatti il territorio era in origine una contea di confine del regno di Leon contro gli arabi e per questo con moltissimi forti‐lizi e castelli, presto nelle varie disgregazioni del reame e grazie alle numerose fortificazioni la contea divenne indipendente riuscendo anche ad espandersi sempre più verso Sud sfruttan‐do le liti fra i vari potentati arabi, prima sottomettendoli poi cacciandoli. Dei vari esuli da questa terra moltissimi si arruola‐no nella fanteria e nella marina castigliana per rimanere fedeli al loro sovrano, molti altri invece sfidano la sorte facendosi in‐gaggiare come marinai per pagarsi il trasporto nel nuovo mon‐do o nelle indie dove poi intendono rimanere fino a quando non racimoleranno beni bastanti per far un vita dignitosa in patria. Nuova Chestallia – La nuova Chestallia è posta a Sud della re‐gione omonima più antica, ha il suo limite orientale sulle spon‐de dell’alto corso dell’ Eboro per poi ripiegare verso Ovest fino a seguire il corso medio e basso del fiume Tagos. Ha il suo limi‐te occidentale con il confine con il Portomuros. L’intera regione è pianeggiante e ovunque si possono vedere le coltivazioni, soprattutto di granaglie, fruttuose lungo le sponde dei fiumi e molto meno altrove fino a quando i campi non scompaiono a favore di distese lasciate come pascoli invernali per i buoi e le pecore che scendono a valle dalla vecchia Chestallia. Sul limite orientale della regione vi è la nuova capitale del regno di Che‐stallia, Magritta, la scelta dello spostamento della sede è avve‐nuta subito dopo la cacciata di Jaffar in maniera da esser più vicini al confine con l’Elandalusia e arginare eventuali insurre‐zioni arabe, oltre ad avere un migliore contatto con l’Esterno grazie al fiume Tagos. Costruita su una piccola altura la città che prima era solo uno scalo commerciale e una base navale della flotta Chestalliana, adesso si sta trasformando in una città im‐ponente adatta ad ospitare la corte del proprio sovrano. Le strade principali vengono allargate e le mura cittadine am‐pliate e costruite secondo i metodi più moderni, al suo interno la città ha incluso l’arena per le corride e almeno tre teatri. Spettacolare è il nuovo palazzo reale, costruito nella parte Nord Ovest della città e circondato da giardini e piazze. Oltre a que‐sto il trasferimento della corte ha portato anche una quantità di attività meno prestigiose che però ben si collegano ad una città portuale, prostitute, sicari, mercenari, ruffiani di ogni genere hanno infoltito i loro ranghi facendo la gioia degli osti locali e la sofferenza della gente comune. La città rimane caotica e peri‐

colosa tranne che nei pressi del complesso sacro di Verena, la cattedrale di Myrmidia, il tempio di Morr e il Palazzo reale a causa delle frequenti ronde che vi passano, sbirri riconoscibili dal bastone e dal mantello nero passeggiano alla ricerca di mal‐viventi, tuttavia per qualche denaro sono disposti a chiudere gli occhi, in fin dei conti nessuno li paga così tanto da rischiare la vita. A Magritta la giustizia viene amministrata dai tribunali regi la cui fama di corruzione è nota ovunque nel regno, spesso essa avviene anche oltre la semplice moneta, infatti i nobili di tutto il regno portano a Magritta le loro questioni giudiziarie e sono pronti a ricordarsi di un magistrato compiacente e in caso di sentenza a loro favorevole sono pronti a portare innanzi a lui molti altri casi, sui quali ci possa guadagnare. Andalusia (Al Anda Lus) ‐ Terza regione (e ultima per acquisizio‐ne) del regno di Chestallia. E’ quella meno pacificata, ha il suo limite settentrionale alla congiunzione fra l’Eboro e il Garrego fino alla costa a meridione, le montagne dell’Abasko a Est e la Nuova Chestallia a Ovest. Questa terra presenta molte situazio‐ni diverse al suo interno, infatti le regioni orientali sono mon‐tuose e collinari ricche di acqua e foreste, ma in gran parte spo‐polate, abitate da pastori cacciatori e piccoli villaggi costruiti vicino a fortilizi di cavalieri; i castelli di pietra sono opera degli arabi e sono tutti di proprietà regia anche se sono stati asse‐gnati a nobili Chestalliani. La parte occidentale è simile al paesaggio della nuova Chestal‐lia, con la differenza che nei pressi delle città le opere idrauliche di retaggio arabo, pozzi, canali e chiuse permettono una frut‐tuosa agricoltura. La maggiore quantità di derrate permette alle città di prospera‐re e infatti Almagore, Chelven e Sitges sono tutte di ampie di‐mensioni; in tutte le città e nei pressi vi rimane una cospicua parte di popolazione araba nonostante la volontà dei Chestal‐liani di cacciarli o ucciderli infatti molti sono studiosi, mercanti e artigiani di grande bravura, fabbri, orafi, scrivani, maniscalchi o cartiere e quindi difficilmente rimpiazzabili. A tutti è stata imposta la conversione a Verena, il divieto di portare armi e una tassa aggiuntiva per tre generazioni dalla loro conversione accertata; nonostante questi divieti il sospetto verso queste genti rimane molto alto vista la loro entusiastica partecipazione all’invasione di Jaffar. Fra gli arabi nativi d’Estalia il malumore serpeggia, le loro fila si sono ingrandite in questo periodo di relativa pace, le condizioni sono dure e molti sarebbero disposti a ribellarsi, molti vociferano di contatti con i pirati arabi per il contrabbando di armi e uomini validi per la ribellione.

- LE ETNIE - Estaliani: L’etnia maggioritaria in gran parte della penisola, ca‐ratterizzati dalla statura non altissima, dai capelli e dagli occhi scuri e dalla carnagione molto abbronzata. L'etnia deriva diret‐tamente dalla fusione delle popolazioni locali note come Estali, i coloni provenienti dall'impero remaniano e i Visingi. Nelle zo‐ne meridionali si può notare una notevole presenza di tratti

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Arabi. Mentre nelle zone settentrionali non è difficile trovare persone lievemente più alte con la carnagione più chiara che dimostrano il loro retaggio Bretone. Uomini di questa etnia si trovano in tutte le classi sociali e in tutti i regni dell’Estalia, le loro credenze religiose e i loro atteg‐giamenti vengono influenzati dalla loro classe sociale di appar‐tenenza e dalle credenze locali. In tutti generalmente vi è un rispetto verso la fede guerriera di Myrmidia e uno spiccato sen‐so di orgoglio indipendentemente dalla loro Estrazione sociale. Eskendi: Popolazione indigena delle montagne Irrana, pur es‐sendo esigua numericamente mantiene una grande coesione e si distingue sia culturalmente che fisicamente dalle altre etnie. Il linguaggio nativo, molto diverso dall’Estaliano, viene insegna‐to dagli anziani ai giovani così che non se ne perda l’uso, e aedi vagano fra i villaggi narrando antichi racconti sconosciuti altro‐ve dove si ricordano le lotte di questi uomini per resistere agli orchi prima dell’avvento dell’impero remaniano. Gli Eskendi sono più alti rispetto al resto degli Estaliani, la mag‐gioranza hanno capelli castani scuro, e occhi marroni o noccio‐la. Presentano una carnagione molto chiara che difficilmente si abbronza. Se nelle montagne Irrana possono essere anche nobili, al di fuori delle loro valli difficilmente ricoprono ruoli di rilievo, una volta fuori dalle valli anche i loro nobili divengono cavalieri er‐ranti, mercenari o briganti. In generale non godono di buona fama presso gli altri popoli venendo giudicati arretrati, oppure violenti visto le attività alle quali si dedicano. Pur conoscendo i culti più civilizzati molti continuano a pregare secondo gli usi dell’antica fede, Taal, Rhya e Ulric sono fra le divinità più impor‐tanti. Mori: Il secondo gruppo etnico per dimensione nella penisola, vi sono enclave nel Nord, ma il grosso si concentra nell’Andalusia e sulle coste della Nuova Chestallia. A causa delle leggi che li discriminano, non permettendogli di portare armi, la maggior parte di essi abitano nelle città o nei loro dintorni dove con il loro denaro possono comprarsi la protezione delle autori‐tà. Normalmente sono di corporatura esile, colorito olivastro, occhi e capelli neri. Vista la situazione particolare in ogni città d’Estalia ove sono presenti vi è una comunità incentrata sul loro tempio di Ormazd, la loro divinità più adorata. Un compor‐tamento di sospetto e riserbo nei confronti degli altri abitanti dell’Estalia è comune, mentre con i loro amici e i membri delle loro comunità generalmente sono solidali, amichevoli e ospitali. Geliziani: Popolazione dell’Estremo Nord Ovest della penisola discendenti dei Suegi e dei Visingi, si distinguono degli estaliani per la loro capigliatura biondo scura e dagli occhi solitamente azzurri o grigi. Il loro antico linguaggio così simile all’antico Rei‐kspiel, ormai si è trasformato al punto da essere irriconoscibile, con l’innesto di vocaboli arabi, bretoniani ed estaliani. Oggi la loro nobiltà ha smesso di utilizzare il locale dialetto per usare l’estliano parlato alla corte di Magritta. Orgogliosi delle loro antiche origini le usano per distinguersi e nobilitarsi nei con‐fronti delle altre etnie dell’Estalia.

- LA STRUTTURA SOCIALE - Nobiltà guerriera: La più antica forma di nobiltà, e generalmen‐te la più ammirata, discendenti degli uomini che cacciarono a più riprese gli arabi, continuano a mantenere gli antichi posse‐dimenti e difendere i loro vetusti privilegi, nonostante ormai sia sorpassato in campo bellico molti mantengono una masnada. Tutti i rampolli di queste famiglie vengono diligentemente i‐struiti all’arte delle armi, tuttavia spesso difettano di una reale conoscenza del campo di battaglia essendosi abituati a combat‐tere in tornei o duelli e nonostante questo sono loro a dover guidare gli eserciti dei loro sovrani. Il vantaggio è che la guerra rimane vincolata all’interno di solide tradizioni che permetto il mantenimento della struttura sociale, come la presa di nobili ostaggi che preserva le classi nobili dalla morte destinata agli uomini comuni. Molte di queste nobili famiglie continuano a formare ottimi combattenti, infatti molti cadetti lasciano le loro famiglie per divenire bassi graduati negli eserciti regi, oppure avventurieri nel nuovo mondo, indispensabili per proteggere i coloni in quel mondo ostile. Dalle loro fila inoltre vengono i cavalieri dei vari ordini cavallereschi, i quali continuano a intraprendere impor‐tanti spedizioni dando modo ai loro membri di formarsi in bat‐taglia, arricchirsi e dimostrare il proprio valore. Inutile dire che è molto difficile entrare in questa classe sociale, ormai praticamente è possibile accedere oltre il titolo di Hidal‐go (scudiero) con la nomina da parte di un importante nobile o del Re stesso. Questo accade solo a coloro che oltre al valore dimostrano di essere uomini di onore, molto fedeli e dal sangue puro. All’interno dell’Estalia vi sono delle differenze in questo ceto a seconda del reame, nell’Eragonia l’accesso è relativamente più ampio grazie all’espansione marittima che ha permesso che molti valenti combattenti per mare divenissero cavalieri e conti. In Chestallia la numerosa nobiltà minore preme il sovrano per cacciare definitivamente tutti gli arabi per poterne prendere le proprietà. Privo di possibilità di espansione sul continente molti nobili di Porto Belmoz si sono attrezzati con navi per supporta‐re le operazioni degli ordini militari oltremare e per ritagliarsi dei domini laggiù, per questo molti di loro si sono imbarcati in lunghe navigazioni esplorativa lungo la costa araba. I nobili E‐skendi invece mantengono questo titolo per il fatto di essere famiglie a capo del Clan. Chierici: Una classe sociale ben distinta, ma che da occasione di promozione sociale ai propri membri, per il rispetto che ispira e la ricchezza data dalle offerte dei fedeli. All’interno poi anche chi è di umili origini se mostra di essere capace può avere un certo avanzamento nella gerarchia, generalmente le cariche più alte vengono comunque riservate ai più capaci fra coloro che hanno un pedigree immacolato. Sicuramente i chierici più influenti sono quelli di Myrmidia per il rispetto che la professione guerriera ha in tutta l’Estalia. Nelle città poi vi è una certo seguito per il culto di Verena incoraggia‐to anche dal culto di Myrmidia per il perfezionamento di nuove macchine belliche. Ovunque invece è diffuso il culto di Shallya.

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Nelle città spesso i templi di queste tre fedi si trovano molto vicino a riprova delle loro buone relazioni. Burocrati: I burocrati si possono dividere in alta burocrazia che sarebbe l’èlite nobilitata dai sovrani per i loro meriti non bellici e la bassa burocrazia formata dai funzionari comuni giudici, notai, ragionieri,… nel suo complesso il popolo li disprezza tutti considerandoli come parassiti della società, uomini senza onore che apprezzano più l’oro che una spada. La stessa aristocrazia guerriera guarda dall’alto in basso questi individui salvo poi rivolgersi a loro per chiedere prestiti, concludere matrimoni che gli concedano alte doti per ripianare le disastrate finanze, oppu‐re all’occorrenza corromperli con oro o titoli. Invece i Re tendono a riporre grande fiducia in questi uomini che sono i loro vicari de facto nell’esecuzione dei loro voleri, spesso premia questi nobili ricchi ma senza castelli conceden‐dogli lunghe permanenze a corte permettendogli così di funge‐re da patroni nei confronti dei loro protetti e di potersi arricchi‐re ancora di più, giusto per moderare l’influenza della nobiltà tradizionale. Artigiani: Raccolti in corporazioni e gilde cercano di difendere i loro diritti dal rafforzamento del potere regio e dai soprusi della nobiltà in generale. Nonostante molti di loro siano tutt’altro che ricchi e che guadagnino in maniera onesta i loro ricavi, non godono di grande popolarità fra le altre classi sociali, la nobiltà li vede come un genere diverso di popolani un po’ più prezioso, gli altri li vedono quasi come nulla tenenti visto che non hanno terra propria, speculatori quando i prezzi per qualche ragione divengono troppo alti. In molti posti poi la fama di questa classe sociale è ancora più danneggiata dal fatto che molti siano Arabi o Nani. Piccoli e grandi mercanti: stanziali o itineranti anche costoro sono visti come degli approfittatori che fanno prezzi sempre troppo alti, persone delle quali non ci si può fidare. In generale a causa di questa idea poco lusinghiera i mercanti Estaliani non sono molti, quindi vi è una grande presenza di mercanti Esteri soprattutto Tileani. Solo le autorità di Bilbali e in Eragona que‐sta opinione così negativa è ridimensionata ed infatti vi è una grande espansione di questo ceto, cosa che ha portato alle città di Barboza e Bilbali una grande prosperità. Di questa classe sociale fanno parte anche molti appaltatori regi e cittadini, banchieri e presta denaro. Uomini d’arme: soldati negli eserciti regi, mercenari al soldo di nobili o mercanti e duellanti sono figure assai comuni nella ter‐ra d’Estalia. Il fascino di questa professione e la possibilità di progressione sociale spinge molti a lasciarsi alle spalle terra e debiti per impugnare una spada. Particolarmente famosi sono gli uomini della fanteria, noti per la loro ferrea disciplina sul campo e i duellanti qui chiamati “Diestri”, per il loro stile di scherma. Inutile dire che la presenza di tanti poveri ha diminui‐to il prestigio del soldato equiparandolo ad un pezzente che combatte solo per il soldo e il saccheggio. Anche se non sempre è così questa immagine calza per molti che esercitano tale me‐stiere. In genere tuttavia il prestigio delle truppe storicamente

più antiche, come gli armigeri reali o gli armigeri dei ordini mili‐tari, sopravvive. Contadini: La maggioranza della popolazione dell’Estalia, quasi tutti poveri e tuttavia trovano una certa dose di rispetto per il fatto che sono assolutamente necessari e per il fatto che molti rimangono uomini liberi. Molti posseggono della terra e il pos‐sesso di tale bene è considerato una base fondamentale per una ascesa sociale di tipo rispettabile. Molti di questo ceto sono ex soldati che si sono ritirati quando hanno avuto sufficienti risorse per l’acquisto di un terreno, insegneranno il mestiere delle armi al primogenito che verrà mandato a fare fortuna magari perché diventi Hidalgo e continuare l’ascesa della fami‐glia, mentre gli altri figli lavorano alla terra. Il successo di questo disegno è assai raro, ma i pochi successi sono sufficienti per far sognare tutto il popolo. Vagabondi e Pellegrini: Insultati e considerati fannulloni e per‐ditempo o addirittura ladri i primi, rispettati i secondi. Il fatto che le condizioni di vita non rendano facilmente distin‐guibili i primi dai secondi spesso provoca certi inconvenienti per i pellegrini che si muovono in solitudine. I vagabondi e mendicanti provengono dai fallimenti di ogni clas‐se sociale, persone ingiustamente spogliate di tutto assieme storpi, ubriaconi e disertori abbondano nelle città dove sperano di potersi risollevare e intanto godere della carità della gente e del sostegno del locale tempio di Shallya, fortunati sono coloro che sanno brandire una spada poiché se vengono scelti dal

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tempio di Myrmidia possono venire impiegati come mercenari, per riconoscerli tuttavia vengono marchiati a fuoco, così da non godere due volte del privilegio del riscatto. I pellegrini percorrono in lungo e in largo le terre d’Estalia con la protezione dei sovrani, per chiedere grazia agli dei per se stessi o i loro cari. Per ovviare all’inconveniente che il viaggiare gli rende simili ai vagabondi ed esposti agli attacchi dei malin‐tenzionati spesso i pellegrini partono in numerosi gruppi dalle città, e i gruppi più numerosi vengono scortati da militi della loro chiesa. Solo ai pellegrini di Myrmidia è concesso di portare armi. Anche pellegrini di altre lande vicine come la Tilea e la Breton‐nia vengono a far visita ai luoghi santi dell’Estalia, teoricamente la protezione regia si Estende anche a loro, ma in realtà l’accoglienza a loro riservata dipende molto dalle relazioni in quel momento fra le loro contrade e il regno dove entrano, oltre alla buona disposizione dei nobili e delle guardie. Banditi: ceto insolitamente numeroso in Estalia tanto da fare concorrenza alla Tilea, ex mercenari e contadini espropriati di tutto ma che sanno usare le armi ne compongono lo zoccolo duro. Essi sono una piaga che non è mai stato del tutto possibi‐le debellare. I nobili e gli ufficiali regi li combattono, ma vengo‐no a patti con loro quando hanno convenienze o i banditi sono troppo numerosi. Presenti anche nelle città collaborano con le guardie delle fami‐glie nobiliari a generare un clima di generale insicurezza, fungo‐no da bravacci per chi possa assoldarli, assassini e duellanti, oltre naturalmente a protettori e ladri anche se quest’ultima professione se non condotta le armi è considerata la più infa‐mante di tutte. Cosa particolare è che alcuni di essi sono diven‐tati degli idoli per il popolino, immortalati in canzoni e opere teatrali, vengono rappresentati come perseguitati dalla legge, ma uomini audaci e di grande valore in combattimento, ambe‐due requisisti importanti per esser considerati brav’uomini in Estalia. Come se non bastasse combattono spesso figure corrot‐te come giudici e guardie e questo li fa risaltare ancora di più agli occhi del popolo. Fra gli Eskendi invece il ruolo del brigante spesso diviene un lavoro occasionale che integra la pastorizia e l’agricoltura, se c’è la buona occasione di tendere un’imboscata a una carovana di mercanti o mercenari che attraversano le montagne senza il benestare del clan. Senza contare i molti contrabbandieri che grazie alla loro conoscenza delle montagne portano merci dalla Eragona alla Chestallia e dalla Chestallia alla Nivarra Bretoniana.

- I CULTI PRINCIPALI -

Il culto di Myrmidia: E’ il maggiore culto di tutta l’Estalia. I suoi alti prelati fanno parte dei più alti consigli dei re e ricoprono importanti cariche. I loro templi sono anche accademie militari dove si formano i condottieri e gli spadaccini della nobiltà, per chi può pagare un prezzo più modesto o vuole divenire un mer‐cenario di Myrmidia vi è una preparazione più prettamente

militare che non include tutte le sofisticare regole dei tornei e dei duelli. I templi divengono così base di reclutamento per gli ordini cavallereschi (San Juan della Spada, Elcantara, Nostra Signora della Vittoria), gli ufficiali regi e le bande mercenarie. Istituzione unica in tutto il Vecchio Mondo e riconosciuta in tutta l’Estalia è il tribunale della Spada, un tribunale che si occu‐pa di coloro che si sono macchiati di diserzione negli eserciti regi e degli ordini cavallereschi, ma cosa più importante punisce duramente qualsiasi soldato che si sia macchiato di eccessive efferatezze durante i saccheggi nella terra d’Estalia. Luoghi par‐ticolarmente importanti per il culto sono il monastero di Myrmidia di Poblut , i castelli degli ordini cavallereschi e il tem‐pio di San Sebastiano di Muros, luogo quest’ultimo che influen‐za pesantemente il culto in tutta l’Estalia. I giorni di festività di Myrmidia sono due: il primo giorno di primavera (quando cioè viene inaugurato l’inizio del periodo delle operazioni belliche) e il primo di Autunno (per la fine del periodo propizio per le ope‐razioni di guerra). In generale i giorni dei tornei vengono a lei dedicati, meno che in Eragonia. Altre festività si differenziano da regno a regno, in Eragonia si festeggia la battaglia di Poblut, la battaglia degli ottocento e la battaglia Val Sura che permise a re Pietro di a‐vanzare e conquistare Zaraguz. In Chestallia si festeggia l’arrivo al mare nel sEsto giorno di Braunzeit con la conquista di Torro‐sa, la battaglia de Magritta con la quale le forze Chestalliane e degli ordini cavallereschi oltrepassarono il Tagos rafforzando la loro presenza sulla costa il 18 di Pflugzeit, la cacciata di Magrit‐ta del vampiro che l’aveva conquistata il 5 di Ulriczeit, ma so‐prattutto viene festeggiata la conquista di Almagora, l’ultima grande città araba a cadere nelle mani Chestalliane il 20 di Kal‐dezeit dopo un anno e mezzo di assedio. Ciascun regno ha le proprie tuttavia per decisione comune dei re non viene festeg‐giata più nessuna vittoria sugli altri regni Estaliani. Gli unici che non seguono questo bando sono gli Eskendi che celebrano le loro grandi vittorie contro un esercito proveniente dalla Breton‐nia e le imboscate contro gli eserciti mandati dai re di Nivarra oppure dai re di Chestallia per sottometterli definitivamente. Il culto di Verena: Si trova in tutte le maggiori città del paese, ma i suoi centri principali sono a Belmoz, Barboza e Almagora. Le biblioteche sono notevoli ma non tutte possono certo com‐petere con quelle più antiche della vicina Estalia. Tuttavia grazie alla loro opera di istruzione sta diffondendosi nel paese due grandi mode: la prima per i versi e la seconda per il teatro. Un gran numero di opere di entrambi i generi stanno venendo prodotte arricchendo di nuovi termini la lingua Estaliana. Da segnalare è anche una funzione che il culto di Verena svolge in Estalia è quello di disciplinare lo studio delle arti magiche. Me‐mori delle corruzione che può portare l’insegnamento della magia fatto da persone non controllate sotto l’egida del Re di Chestallia e Leonia, anche il Porto Belmoz e Gelizia hanno dato al culto l’esclusiva per l’insegnamento della magia, nessun ma‐go non laureato può lanciare incanti senza la presenza del pro‐prio maestro, se viene scoperto viene radiato dagli studi e gli vengono spezzate le dita in maniera che non possa lanciarli mai più. Vengono riconosciuti i diplomi dei collegi imperiali, ove i re inviano i maghi più promettenti. In Eragonia invece resiste il tradizionale clima di sospetto verso i maghi, complice l’influsso

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bretoniano, che talvolta può portare ad eccessi di violenza da parte di autorità e del popolo verso i maghi. Particolarmente famosi sono il tempio della Signora del Sapere di Nerja, nel marchesato di Algarve, per i suoi archivi di alberi genealogici della nobiltà di Porto Belmoz e le cronache e gli annali degli ordini cavallereschi, annesso a tale tempio vi anche maestoso il giardino botanico del tempio con specie di piante riportate dalle varie spedizioni esplorative. Altro famoso tem‐pio si trova a Cebreros ove vengono raccolti e copiati molti de‐gli antichi scritti del tempo dell’impero remaniano, diversi poeti estaliani di quel tempo sono stati li riscoperti. Per ultima vi è la cattedrale di Barboza di Santa Ilaria, al quale è annesso un pic‐colo cantiere navale dove si prova la costruzione di nuovi proto‐tipi di nave, è da segnalare che Barboza è l’unica città d’Estalia ad avere il tempio principale legato al culto di Verena. Giorno dedicato a Verena è il primo giorno dell’anno. Il culto di Shallya: diffuso in ogni angolo del paese come sua caratteristica il culto si distingue per la pietà verso i bisognosi e l’assistenza data agli infermi, in ogni città vi è almeno un “Hospitales” retto dal culto di Shallya. I più grandi si trovano a Magritta a Muros e a Bilbali. Nei pressi delle città vi sono talvol‐ta dei lebbrosari e i ricoveri per sifilitici sempre gestiti dai fratel‐li e le sorelle di Shallya. Nelle campagne sacerdoti erranti si preoccupano di curare la popolazione rurale. Il centro del culto di Shallya in Estalia è sicuramente il santuario del Sacro Cuore di Shallya a Sud di Sant Luis in Gelizia dove vi sono delle fonti miracolose che si dice curino i meritevoli di ogni male, alcuni affermano anche di aver visto scomparire tracce di mutazioni. Le fonti però hanno anche un altro effetto e molti di coloro che vi si recano avvertendo la benevolenza della Dea non brandi‐scono più le armi se non per difendersi e mai per uccidere. L’ordine di San Juan della Spada, fondato per la protezione dei pellegrini è uno dei più rispettati di tutta l’Estalia fra il popolo, proprio per l’impegno con il quale adempie a questo compito e per i modi meno rissosi e arroganti rispetto agli altri ordini. Spesso schernito dai soldati di professione proprio per il voler sguainare le loro armi il meno possibile.

- I CULTI MINORI - La Dama del Lago: Nelle regioni di confine fra la Bretonnia e l’Eragonia e nella Nivarra Bretoniana, portato dai numerosi cavalieri bretoni li stabilitisi si è diffuso fra la nobiltà il culto della Dama. Come in Bretonnia tale culto non è organizzato ma si manifesta con la fondazione di una serie di cappelle in luoghi rurali spesso indicati da sogni premonitori. Raramente delle sacerdotesse compaiono portando le disposi‐zioni della Dama del Lago ai credenti.

A Lei vengono dedicati moltissimi tornei nella Nivarra del Nord e in Eragonia. Khaine: E’ diffuso nelle cerchie dei veterani più incalliti o presso i professionisti di rappresaglie o di razzie e di saccheggio in ge‐nerale, oltre che fra i numerosi sicari e duellanti presenti in tutto il paese. Il culto fra i mercenari è organizzato in alcune confraternite segrete di tipo iniziatico che prendono spunto da antiche usan‐ze dell’esercito remaniano. Mannann: Ovunque vi sia il mare vi è un luogo per pregare Mannan, anche se indubbiamente il tempio più grande in Esta‐lia è quello di Barboza e gli unici due che possono rivaleggiarvi sono quello di Bilbali e quello di Muros. Solitamente diffuso soprattutto fra i pescatori e i marinai in Porto Belmoz in Gelizia e Eragonia è diffuso anche in una piccola porzione della nobiltà. Taal e Rhya: Culto diffuso fra le popolazioni rurali, ma che di‐viene centrale fra gli Eskendi che li pongono a capo del pante‐on, il primo è visto come il padre e ispira gli uomini alla caccia mentre la seconda è letta in chiave di madre fecondatrice dei campi e protettrice. I luoghi sacri del Primo sono erte cime roc‐ciose o luoghi dove spesso si abbattono dei fulmini. I luoghi sacri della Seconda sono i campi e le piccole polle d’acqua o le sorgenti.

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Supplemento non ufficiale per WFRP - 13 -

- I REGNI DELL’ESTALIA -

Mappa di Andreas Blicher, usata sotto autorizzazione.

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