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STRATEGIA NAZIONALE DI ADATTAMENTO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI Dr.ssa Luisa PIERANTONELLI Direzione Sviluppo Sostenibile Clima Energia

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STRATEGIA NAZIONALE DI ADATTAMENTO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Dr.ssa Luisa PIERANTONELLI Direzione Sviluppo Sostenibile

Clima Energia

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• Cosa dice la Scienza

• Perchè l’adattamento • Il concetto di “adattamento”

• La politica di adattamento della UE

• L’elaborazione della Strategia Nazionale di Adattamento

• Passi futuri

Struttura della presentazione

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Rapporto – International Panel on Climate Change - IPCC (AR5) 2013-14

Dati osservati: • Aumento lineare della

concentrazione di CO2 osservato (contributo umano al cambiamento climatico);

• Parte della CO2 viene assorbita dagli oceani con conseguente diminuzione del pH degli oceani (acidificazione) con effetti sugli organismi che fissano il carbonato di calcio e conseguente dissoluzione dei gusci calcarei delle conchiglie di molluschi, echinodermi, alghe, coralli e plancton calcareo;

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International Panel on Climate Change - IPCC (AR5) Osservazioni (a) le anomalie delle temperature medie

superficiali osservate della superficie terrestre e oceanica dal 1850 al 2012 derivate da tre set di dati.

(b) l’area Mediterranea è tra le più calde.

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Le vulnerabilità impatti attesi

Si osserva una diminuzione delle precipitazioni in area Mediterranea con periodi di siccità intensi e duraturi conseguente aumento dell’intensità e della frequenza dei fenomeni estremi di precipitazione (alluvioni).

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Rapporto - IPCC- 2013 previsioni a) E’ probabile che la temperatura globale superficiale per la fine del XXI secolo ecceda i 1,5°C rispetto al periodo 1850-1900 per tutti gli scenari tranne che per lo scenario RPC2.6 che considera gli effetti di una considerevole riduzione dei gas ad effetto serra (aumento soltanto di 1°C!!!!). Nell’ultimo decennio (2002-2011) è stata in media superiore di 1,3 °C ai livelli del periodo pre-industriale. b) Per effetto dell’aumento del riscaldamento degli oceani e della perdita di massa dai ghiacciai dalle calotte glaciali il livello globale medio dei mari si potrà alzare in un intervallo 0,26 – 0,82 m. Saranno più frequenti gli eventi estremi (es. ondate di calore) sulla maggior parte delle terre emerse

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Rapporto Speciale “Managing the risks of estreme events and disasters to advance climate change adaptation” - IPCC 2012 Il “rischio” dipende da 3 fattori: - l’azzardo: la probabilità che l’evento si verifichi; - l’esposizione: l’essere in condizioni di essere colpiti dal verificarsi dell’evento (case costruite in aree golenali) ; - la vulnerabilità all’evento i danni (zone a sviluppo disomogeneo come le case sono state costruite);

Il rischio deve essere gestito con: (a) la promozione dello sviluppo delle conoscenze per migliorare la gestione delle incertezze; (b) la riduzione dell’azzardo riducendo le forzanti e con una pianificazione territoriale sostenibile e compatibile con i cambiamenti previsti al fine di ridurre l’esposizione e la vulnerabilità.

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Perchè l’adattamento “L’impegno esistente attribuito alle azioni di mitigazione (riduzione delle emissioni di gas a ad effetto serra), per mantenere l’incremento di temperatura media globale inferiore a 2°C rispetto ai livelli dell’epoca preindustriale, non è sufficiente ad evitare l’impatto dei cambiamenti climatici” Sono necessarie azioni di adattamento complementari alle azioni di mitigazione

“Adattamento significa anticipare gli effetti avversi del cambiamento climatico con appropriate azioni per prevenire o minimizzare i danni che possono causare e trarre vantaggio dalle opportunità che possono emergere” “L’adattamento ai cambiamenti climatici è una sfida che dovrà essere affrontata con approcci coerenti (sinergie e economia sostenibile), flessibili (elaborare politiche ad hoc in relazione ai territori) e partecipativi (creare un senso di responsabilità di tutti)”

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Il concetto di “adattamento”

•Aumentare la resilienza (resistenza attiva) dei sistemi naturali e artificiali

•Ridurre in maniera efficace il rischio e i danni derivanti dagli impatti negativi (presenti e futuri) dei CC

•Riguarda sia i sistemi naturali sia i sistemi umani

•Comprende strategie e piani nazionali, regionali e locali

•Trarre vantaggio dai potenziali benefici delle azioni di adattamento

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• Aprile 2007 Libro Verde: “L’adattamento ai cambiamenti climatici in Europa – quali possibilità di intervento per l’UE”

Pone le basi dell’azione a livello europeo, definisce un metodo e individua alcune vulnerabilità settoriali.

• Giugno 2009 Libro Bianco “Adattarsi ai cambiamenti climatici: verso un quadro d'azione

europeo” Incentiva un ulteriore sviluppo delle strategie nazionali, stima i costi dell’adattamento;

mainstreaming delle Politiche di adattamento nelle politiche europee.

• Aprile 2013 Comunicazione della Commissione Europea: “Strategia Europea sull’adattamento ai cambiamenti climatici”

Fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici e rendere l’Europa più resiliente agli effetti dei cambiamenti climatici con la necessaria azione di tutti gli Stati membri

La politica di adattamento nella UE

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La Strategia UE- Comunicazione della Commissione EU – Aprile 2013

1° obiettivo: Promuovere l’azione da parte degli Stati Membri Incoraggiare tutti gli SM ad adottare strategie di adattamento e fornire fondi per supportarli (LIFE- Fondi struturali- Horizon)Supportare l’adattamento urbano tramite un impegno volontario Mayor Adapt; 2° obiettivo: Azione 'Climate-proofing' a livello europeo Promuovere l’adattamento in settori vulnerabili come: agricoltura, pesca e infrastrutture (energia, transporto e costruzioni) Promuovere l’uso di assicurazioni contro I disastri di origine naturale ed umana; 3° obiettivo: Migliorare l’interfaccia scienza-politica Affrontare le lacune nella conoscenza scientifica/tecnica e rafforzare ulteriormente la piattaforma europea Climate-ADAPT http://climate-adapt.eea.europa.eu

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Conclusioni del Consiglio su

“Strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici” - Giugno 2013

....“La maggior parte delle misure di adattamento dovrà essere presa a livello nazionale, regionale e locale, oltre che transfrontaliero, e dovrebbe essere basata sulle migliori conoscenze e pratiche disponibili e sulle condizioni specifiche degli Stati membri Stati membri continuano a sviluppare, attuare e rivedere le rispettive politiche di adattamento alla luce degli orientamenti preparati dalla Commissione europea su temi quali gli aspetti transfrontalieri e la coerenza con i piani nazionali di gestione del rischio di catastrofe”. http://climate-adapt eea europa eu/

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La Strategia di adattamento UE La Commissione Europea ha messo a punto un sistema per valutare l’operato degli Stati membri (scoreboard - WG6 Climate Committee); Nel 2017 dovrà essere fatta la revisione della Strategia Europea anche in considerazione dell’operato degli Stati membri (Conclusioni del Consiglio Ambiente del 18 giugno 2013).

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Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici Obiettivi •Ridurre al minimo i rischi, proteggere la salute, il benessere e i beni della popolazione e preservare il patrimonio naturale/culturale; •Porre le base per identificare le migliori opzioni per le azioni di adattamento; • Incentivare l’innovazione, trasformare l’economia (green jobs); •fornire un quadro di riferimento per l’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici; •elaborare una visione nazionale su come affrontare gli impatti futuri dei cambiamenti climatici; •individuare un set di azioni ed indirizzi per far fronte a tai impatti per ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici e per trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare dall’attuazione di tali azioni di adattamento.

Occorre un approccio strategico per garantire che le misure di adattamento siano tempestive, efficaci e coerenti tra i vari settori e i livelli di governo interessati.

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Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici Il metodo scientifico, istituzionale e partecipativo,

• Contributo della Comunità Scientifica per valutazione degli impatti, vulnerabilità ed

adattamento

• Coinvolgimento delle Istituzioni per azioni di governance

• Organizzazione/revisione dei contributi confronto con gli stakeholder (settore pubblico e privato)

• Visione Nazionale al fine di prepare il terreno per l’attuazione di misure di adattamento cost-effective

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Il processo scientifico Il Tavolo Scientifico, coordinato dal CMCC include circa 100 membri della comunità

scientifica: • Enti/istituti nazionali di ricerca: INGV, CMCC, ISPRA, CNR, ENEA, INEA, OGS, CRA, ISS; • Altri enti/istituti: ARPA, Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e

Toscana, Museo delle Scienze di Trento, EURAC • Istituzioni internazionali: ICTP, EC-DG JRC • Università: Torino, Milano, Milano Bicocca, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Roma3,

Pavia, Padova, Salento, Tuscia, Sassari, Brescia, Parma, Basilicata, l’Aquila, Palermo, Marche, Ferrara, Pisa, Insubria

• Fondazioni: FEEM, FLA, CIMA, Mach, MEDES • Privati: RSE, CISET

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Il processo istituzionale

MATTM ha coordinato ed organizzato incontri di un Tavolo Istitutionale con cui ha condiviso le varie bozze del rapporto tecnico scientifico sullo stato delle conoscenze e del documento strategico richiedendo contributi e revisioni. •Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali •Ministero per i Beni e le Attività Culturali •Ministro della salute •Ministero delle infrastrutture e dei trasporti •Ministero dello Sviluppo Economico •Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca •Ministero per gli affari regionali, il turismo e lo sport •Dipartimento della Protezione Civile •Conferenza Stato-Regioni ed Unificata •Unione delle Province d‘Italia •Associazione Nazionale Comuni Italiani

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Approccio Partecipativo Tavolo tecnico febbraio 2012

Tavolo istituzionale aprile 2012 Questionario sensibilizzazione settembre

2012 Consultazioni stakeholder ad hoc

dicembre 2013 Consultazioni pubblica on-line ottobre

2013-gennaio 2014

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18 Settori d’azione, 12 macrosettori, 2 casi speciali 9 sottosettori

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Possibili impatti dei cambiamenti climatici attesi Risorse idriche: possibile peggioramento delle condizioni già esistenti di forte pressione. regime idro-geologico: aumento del rischio di frane, flussi di fango e detriti, crolli di roccia e alluvioni lampo. Degrado del suolo: rischio più elevato di erosione e desertificazione del terreno, maggior rischio di incendi boschivi e siccità per le foreste italiane (zona alpina e le regioni insulari); Biodiversità e di ecosistemi naturali: maggior rischio di perdita di, soprattutto nelle zone alpine e negli ecosistemi montani; Erosione delle zone costiere: maggior rischio di inondazione ed a causa di una maggiore incidenza di eventi meteorologici estremi e dell’innalzamento del livello del mare Produttività agricola: potenziale riduzione (colture di frumento) Salute umana: possibili ripercussioni per i gruppi più vulnerabili della popolazione, Economia potenziali danni in complesso, Energia idroelettrica ridotto potenziale di produzione; Turismo offerta invernale ridotta (e/o più costosa) minore attrattività della stagione estiva; settore della pesca calo della produttività; Infrastrutture urbane e rurali interruzioni o inaccessibilità della rete di trasporto con danni agli insediamenti umani e alle attività socio-economiche.

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Aree alpine ed appenniniche: aumento temperature, diminuzione copertura ghiacci e neve, aumentato rischio di frane, perdita biodiversità; Bacino fiume Po’: alluvioni lampo; Aree Sud: classificate a rischio di desertificazione;

Regioni insulari: rischio aumentato di incendi boschivi;

Zone con subsidenza: maggiore rischio di erosione costiera.

Gruppi più vulnerabili della popolazione: possibile aumento di malattie e mortalità legate al caldo, di malattie cardio-respiratorie da inquinamento atmosferico, di infortuni, decessi e malattie causati da inondazioni e incendi, di disturbi allergici e cambiamenti nella comparsa e diffusione di malattie di origine infettiva, idrica ed alimentare;

Principali vulnerabilità

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Misure Grigie = infrastrutturali e tecnologiche Es: Gestione dei deflussi di pioggia in aree urbane e loro utilizzo; eliminazione delle situazioni di criticità della rete idrografica (restringimenti, tombinature); utilizzo in aree a rischio desertificazione di coltivazioni non idro-esigenti. Misure verdi = approccio ecosistemico Es: Favorire progetti mirati di rinaturalizzazione di fiumi e torrenti;creazione di zone tampone fra aree coltivate e corsi d’acqua. Misure leggere = non strutturali (sensibilizzazione, sistemi allertamento, informazione monitoraggi) Es: Potenziamento dei sistemi di allertamento e monitoraggio; promozione della partecipazione consapevole dei cittadini e stakeholder.

Portofolio di misure

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Prodotti realizzati di supporto alla strategia Rapporto scientifico degli impatti e vulnerabilità: conferma quanto indicato già nei documenti elaborati dall’International Panel on Climate Change (IPCC) e dall’European Environmental Agency (EEA) sulle vulnerabilità dell’Italia nel contesto dell’area mediterranea

Rapporto giuridico: presenta un’analisi della situazione europea e della normativa comunitaria in materia di adattamento ai cambiamenti climatici ed esamina la “Strategia di adattamento europea” della Commissione Europea e gli strumenti esistenti per l’integrazione dell’adattamento nelle varie politiche settoriali comunitarie (il mainstreaming dell’adattamento) l’analisi dell’insieme dei diritti, degli obblighi giuridici e degli obiettivi politici degli Stati Membri in seno all’Unione (l’acquis communautaire) Elementi per una strategia nazionale: fornisce una visione nazionale su come affrontare in futuro gli impatti dei cambiamenti climatici in molteplici settori socio-economici e sistemi naturali, individuando, le vulnerabilità settoriali, un set di azioni per ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, aumentare la resilienza dei sistemi umani e naturali

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Stato dell’Arte della Strategia Nazionale

– Coinvolgimento esperti nazionali febbraio 2012 – Istituzione tavolo tecnico aprile 2012 – Questionario sensibilizzazione settembre 2012 – Presentazione prima bozza settembre 2013 – Consultazioni pubblica on-line ottobre 2013-gennaio 2014 – Consultazioni ad hoc dicembre 2013 – Revisione del documento – seconda bozza luglio 2014 – Diramazione alla Conferenza Unificata per il parere settembre 2014

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Stato dell’Arte della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici

− Osservazioni del coordinamento Regionale 23 settembre 2014 − Recepimento delle osservazioni delle Regioni − Seduta politica della Conferenza Unificata del 16 ottobre 2014 (ulteriori

approfondimenti delle Regioni) − Parere favorevole della Conferenza Unificata del 30 ottobre 2014 − Testo finale con emendamenti suggeriti dalle Regioni − Provvedimento legislativo (in itinere)

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Entro il 2016 il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, definisce: •i ruoli e responsabilità per l’attuazione delle azioni e delle misure di adattamento, le esigenze di coordinamento tra i diversi livelli di governo del territorio;

•i criteri per la costruzione di scenari climatici di riferimento alla scala distrettuale/regionale

•le opzioni di adattamento preferibili valorizzando opportunità e sinergie; una stima delle risorse umane e finanziarie necessarie; •le fonti di finanziamento;

•gli indicatori di efficacia delle misure di adattamento;

•le modalità di monitoraggio e valutazione degli effetti delle azioni di adattamento attuate;

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GRAZIE PER L’ATTENZIONE Dr.ssa Luisa PIERANTONELLI

Direzione Sviluppo Sostenibile Clima Energia

[email protected]

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