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In collaborazione con Circoscrizione Sud Associazione Insieme per Rivalta e Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale C I N T U R A V E R DE La storia idraulica della Reggia di Rivalta: i canali, le vasche, le gallerie, le fontane. 2 settembre 2012 Fotografia in copertina di Giovanni Bertolini

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In collaborazione conCircoscrizione Sud

Associazione Insieme per Rivaltae Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale

CINTURAV ER

DE

La storia idraulica della Reggia di Rivalta: i canali, le vasche, le gallerie, le fontane.2 settembre 2012

Fotografia in copertina di Giovanni Bertolini

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La storia idraulica della Reggia di Rivalta: i canali, le vasche, le gallerie, le fontane.

2 settembre 2012

In collaborazione conCircoscrizione Sud

Associazione Insieme per Rivaltae Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale

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Indice

Ugo FerrariAssessore alle Risorse del Territorio 5

Quaderni di viaggio Romana Saccheggiani 7

Le vie dell’acqua, tra famiglie ed economiaMarino Zani 9

La “storia idraulica” del Parco Ducale di RivaltaSimonetta Notari 11

Rivalta delle Acque.Qualche suggestione per un percorsodi didattica geostorica Antonio Canovi 23

A Rivalta si racconta che ...Lauro Gaddi 25

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Gli interventi e le iniziative ai parchi del Rodano e del Crostolo testimo-niano la volontà dell’Amministrazione di investire, in chiave strategica, su luoghi che costituiscono un grande patrimonio per la città dal punto di vista del verde e delle reti ecologiche, così come su spazi monumentali quali il Mauriziano e la Reggia, luoghi dell’identità.

Gli interventi in atto al parco del Rodano e al parco del Crostolo sono par-te del programma di rigenerazione urbana della “cintura verde” che circon-da la città di Reggio Emilia (e che comprende anche il parco del Modolena) formando una vera e propria infrastruttura naturale che, messa a sistema, innerverà la città creando un anello intorno ad essa con oltre 50 milioni di metri quadrati di verde. Il paesaggio dei Territori Estensi, ai quali appartie-ne l’antica Reggia Estense di Rivalta si configura come essenziale chiave in-terpretativa della storia culturale e sociale, dove agricoltura e sistemazione idraulica sono un binomio indissolubile di gran parte della pianura e dove i caratteri si rintracciano nella rete della bonifica costruita negli anni ’20-‘30 del Novecento su una maglia antichissima dell’età romana.

Dai torrenti pedecollinari si innervano le vie d’acqua delle bonifiche, dei drenaggi e, anticamente, anche le vie dei trasporti sino al Po, il grande fiu-me. Si parla quindi di un tessuto complesso e di due millenni di storia che lo hanno profondamente trasformato, rendendolo ibrido di significati e di paesaggi: dai tracciati rigorosi delle strade di colonizzazione e militari della centuriatio romana, all’evoluzione lenta e tipica del borgo medievale, sino ai mulini ad acqua ed alle ville della nobiltà umanistica e rinascimentale.

Ecco allora che la storia della Reggia di Rivalta, con i suoi maestosi giar-dini, composti da canali, vasche, gallerie e fontane, ci fanno riscoprire attra-verso i segni ritrovati un patrimonio del passato che ci affascina e arricchisce il nostro presente. Dobbiamo quindi essere grati a tutte le persone che in questi anni hanno dedicato, con amore e professionalità, il loro tempo al suo studio per trasmetterla alle nuove generazioni come stimolo per prose-guire la storia delle loro radici.

In questo caso ringrazio particolarmente il Consorzio di Bonifica dell’Emi-lia Centrale, l’Associazione insieme per Rivalta e Simonetta Notari per que-sta interessante pubblicazione.

Ugo FerrariAssessore alle Risorse del Territorio

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Quaderni di viaggio

Romana SaccheggianiVice Presidente, Associazione Insieme per Rivalta

Il nostro percorso di riscoperta dei tesori della Reggia è accompagnato da appunti di viaggio, raccolti in quaderni periodici, che fissano i momenti più salienti di questo interessante cammino, tracciato dalla curiosità di ritro-vare e valorizzare ciò che è stato del periodo ducale e del suo ineluttabile destino.

Chiunque si accosti alla Reggia avverte da subito la complessità del pro-getto originario e viene colto da una irrefrenabile voglia di sapere e di car-pire, dalle tracce ancor oggi presenti, i segreti legati alla storia degli uomini che hanno fortemente voluto ed abitato questo luogo.

“L’acqua” ha avuto un ruolo di fondamentale importanza nel progetto della Reggia: la non casuale vicinanza del Crostolo, la Gran Vasca per l’ap-provvigionamento, le condotte sotterranee che alimentavano vasche e fon-tane, la bellezza e la frescura che le stesse procuravano, la maestosità del-le imponenti statue dei fiumi. Tutto rientrava in un ambizioso obiettivo di spettacolarità e imponenza che doveva arrecare stupore, rispetto e bellezza, per la delizia del Duca e della corte, per sottolineare il potere con lo sfarzo.

I quaderni di viaggio sono uno strumento di dialogo, di scambio con i visitatori, di stimolo alle loro curiosità. Ognuno di essi, prodotto con il con-tributo di coloro che con passione hanno messo a frutto saperi, capacità e competenze, fa parte di una raccolta che si arricchirà nel tempo di nuovi argomenti e curiosità.

La Reggia di Rivalta si offre come un inedito libro aperto che attende pazientemente di essere sfogliato, letto ed interpretato ma, come ben si addice ad una splendida ed intrigante dama, conserverà sempre, una sorta di velato, affascinante mistero.

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Le vie dell’acqua, tra famiglie ed economia

Marino ZaniPresidente del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale

La vie delle acque, alle volte, sono qualcosa che non ti aspetti.Alla corte della Reggia di Rivalta, più che mai, era chiaro che il benessere

era legato alla disponibilità di acqua. E, per questo, si preoccuparono di di-sporre di acqua in abbondanza.

La storia delle più grandi economie delle Nazioni del pianeta prive di ma-terie prime (metalli preziosi o idrocarburi) è legata all’acqua: dove ci sono prati e pascoli a partire da un’agricoltura florida seguono industrie, turismo, servizi, altro. Più vicino a noi questa è la storia del Novecento e della Pianura Padana, l’acqua per l’irrigazione, da un lato, l’allontanamento della troppa acqua d’inverno, dall’altro, hanno fatto delle nostre terre di bonifica l’em-blema del made in Italy per l’agricoltura, ma anche per il turismo, la crescita urbana e, ora, la sostenibilità ambientale.

Nel 2012 la Reggia di Rivalta può essere un nuovo simbolo di un’identità forte e consapevole. Consapevole che, con l’acqua, si può migliorare l’am-biente ma occorre salvaguardarla. L’accordo che abbiamo sottoscritto per rilasciare acqua di Secchia in Crostolo – compatibilmente alle disponibilità – significa dare vita all’unico torrente cittadino. Abbiamo ora la possibilità di presentare alle persone l’antico sistema idrico che alimentava le fontane e, alla Reggia, giungeva da Puianello passando per la vasca di Corbelli, sino a giungere all'antico acquedotto. E’ un segno di grandissima sensibilità, di ri-scoperta delle nostre radici, di sguardo lontano sul futuro. Ne è un esempio quando abbiamo fatto sul Canale d’Enza, dalle origini ancora più antiche, dove è dimostrato come una pista ciclabile, l’attrezzamento di alcune aree e altre piccole accortezze possano rendere grande la potenzialità di questi percorsi d’acqua, per le famiglie, gli sportivi, per il territorio. Sul Canale di Secchia le collaborazioni con i Comuni dimostrano come attorno ai canali c’è vita, non solo ogni domenica, ogni giorno. Oggi, con il percorso della Reggia di Rivalta, riannodiamo i fili di un discorso previsto già tre secoli fa: allora solo per i nobili, adesso per tutti.

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L’idea di dedicare un po’ del mio tempo alla comprensione del complesso sistema idraulico a servizio della Reggia di Rivalta, deriva dal fatto che a una così importante realizzazione, a mio avviso, non fosse rivolta un’attenzione adeguata. Queste acque che giungevano dal torrente Crostolo, attraverso un percorso di più di cinque chilometri, fino al parco ducale consentendo la stessa vita del parco, non soltanto il rigoglio delle piante, ma anche la presenza in esso di fontane, vasche e giochi d’acqua, hanno stimolato il mio interesse. Ecco quindi un poco di ciò che ho “scoperto” attraverso le varie indagini bibliografiche, le esplorazioni compiute e la lettura dei numerosi segni ancora presenti sul territorio.

Fu circa nel 1732 quando, dopo la realizzazione della Reggia e dei suoi giardini, ci si rese conto di come l’acqua, rappresentasse un elemento essen-ziale e che ne serviva una copiosa quantità per sostenere e alimentare tut-to il complesso. Infatti, l’acqua derivata direttamente dal torrente Crostolo tramite “un canale a cielo libero fiancheggiato da due sentieri e una carraia per una lunghezza totale di ml. 830..” (Baldini G), non era sufficiente.

Nel 1727 è documentato un soggiorno alla Reggia di Rivalta dell’inge-gnere idraulico Jean Baillon, che operò anche nei giardini della reggia di Colorno dove fu chiamato presumibilmente per contribuire a perfezionare le macchine idrauliche e ottimizzare i consumi di acqua. La sua collaborazio-ne si colloca quindi prima dell’inizio dei lavori di scavo della Gran Vasca, che fu realizzata a partire dal 1732-33.

Si ripercorrerà in queste pagine il percorso che faceva acqua, partendo dalla derivazione dal canale di Albinea al torrente Crostolo, da qui attra-verso il condotto della vasca alla gran vasca, attuale vasca Corbelli fino a giungere alla Reggia attraverso l’acquedotto.

Il “nuovo” sistema idraulico traeva origine dal condotto della vasca, un canale in terra, a cielo aperto, che aveva ed ha ancora, il suo inizio in sini-stra idraulica del torrente Crostolo, poco sotto il ponte della Muciatella di Puianello.

Per alimentare il condotto della vasca nel ‘700 era stata realizzata un’ap-posita derivazione di acqua dal canale di Albinea. Quest’ultimo, “risalente ad epoca remota”, come afferma la relazione monografica sul Canale De-maniale detto di Albinea, dell’Ufficio Tecnico Erariale di Reggio Emilia, si snoda in destra idraulica del torrente Crostolo e percorre una distanza di

La "storia idraulica"del Parco Ducale di Rivalta

Simonetta Notari

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oltre dieci chilometri, iniziando a monte della confluenza con il rio Vendi-na, per giungere fino alle porte di Reggio a San Pellegrino. Le sue acque azionavano numerosi mulini, alimentavano canali d’irrigazione e per tali utilizzi nel canale veniva derivata la maggior parte delle acque del torrente Crostolo.

Per tale ragione occorreva prevedere il rilascio di una parte delle acque derivate per alimentare il condotto della vasca. Ciò venne effettuato me-diante l’apertura, nella sponda sinistra del canale, di una bocchetta che, data l’importanza, aveva anche un nome: Brugnola. ancora oggi esistente anche se non più in funzione come del resto il canale di Albinea.

Nella relazione sopra citata troviamo anche un riferimento all’imbocco del condotto: “Abbiamo un manufatto d’incile in cotto con relativa parato-ia e nessuna chiavica, venendo l’acqua derivata mediante tagli da aprirsi di volta in volta nelle sponde.”

La chiavica Brugnola in sinistra del canaledi Albinea. Si noti lo scivolo in laterizio d’epoca settecentescaFoto C. Menozzi

Il canale che conduceva l’acqua al torrenteCrostolo, ancora oggi ben visibile nel latomeridionale del ponte di PuianelloFoto S. Notari

Lo sviluppo lineare del condotto della vasca è circa due chilometri e mez-zo, che percorre in prevalenza a cielo aperto, solamente per piccole porzioni intubato, mentre l’ultimo tratto, in prossimità della vasca, è costituito da una galleria sotterranea. Oggi è di proprietà demaniale, in gestione al Con-sorzio di bonifica dell’Emilia Centrale.

Ora l’acqua che alimenta il condotto viene derivata del torrente Crostolo a una quota di 130 metri s.l.m., a livello dell’abitato di Puianello attraverso una semplice deviazione realizzata spostando il materiale ghiaioso del tor-rente, senza realizzazione di manufatti.

Percorrendo il condotto della vasca, che si snoda attraverso coltivi e pic-cole aree boscate, circa 600 metri prima di giungere alla vasca, s’incontra un manufatto in cotto che permetteva di scaricare l’acqua nel sottostante torrente Crostolo tramite un piccolo fosso naturale che si genera in destra idraulica del condotto stesso. Si trattava di un sistema di sicurezza posto in prossimità della vasca in grado interrompere, tramite una paratoia, l’afflus-

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so dell’acqua in caso di necessità. Questo manufatto, realizzato in laterizio e con la forma a gomito per sfruttare la morfologia del luogo, è ancora in uno stato di conservazione discreto, non più funzionante, privo delle paratoie, ma ugualmente interessante e suggestivo. Come già si diceva, in alcuni tratti il condotto è tombato, per permettere l’attraversamento di carraie o per risolvere problemi di erosione o cedimento delle scarpate in terra. Esistono, lungo il percorso, manufatti in calcestruzzo, non certo realizzati in origine, muniti in ingresso di griglie per impedirne l’ostruzione da parte di foglie e detriti. La parte terminale del condotto è costituita da una galleria sotterra-nea che conduce l’acqua all’interno della gran vasca. Questa galleria, realiz-zata in cotto, lunga circa 200 metri, arriva direttamente nel lato sud, sud-est della vasca. Il suo imbocco è costituito da un grazioso manufatto in mattoni con due muretti d’ala che convogliano l’acqua direttamente all’interno del varco, protetto in superficie da una griglia di ferro.

Il condotto della vasca nel tratto bascatoFoto S. Notari

Lo scaricatore settecentescosistema di sicurezza idraulicaFoto S. Notari

Inizio della galleria sotterranea in cotto che convoglia l’acqua all’interno della vascaFoto S. Notari

A segnare il termine della galleria sotterranea si trova, all’esterno, un piccolo manufatto, simile a un ricovero attrezzi, scendendo dentro al qua-le si può osservare lo scorrere dell’acqua che finalmente giunge alla vasca. In questo punto era stato realizzato il manufatto di regolazione, sempre

in laterizio, dotato di uno sfioratore, dell’altezza di circa quindici centime-tri, dalla quota di base del canale. Serve a immettere l’acqua all’interno della vasca tramite un cunicolo che sfocia direttamente al suo interno, sotto la quota arginale. Nel pozzet-to posto al termine della galleria, è

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presente una paratoia a caditoia, azionata mediante ruota e ghiera dentate che ne permette il sollevamento in verticale all’interno di apposite guide. In questo modo l’acqua poteva, e può tuttora, arrivare alla vasca, o essere deviata, in direzione del torrente Crostolo, attraverso un ulteriore percorso sotterraneo posto perpendicolarmente alla galleria stessa.

Fine dalla galleria prima dell’ingressonella vascaFoto C. Menozzi

Particolare meccanismo di regolazione dell’acqua tramite caditoiaFoto C. Menozzi

Villa d’Este, pittura secolo XVIII, Museo civico Modena - Fototeca BM Panizzi

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La gran vasca si può definire il cuore del progetto idraulico. Nel 1733 a metà ottobre le cronache del Denaglia, citate nel testo di Balbini G., riporta-no “A Rivalta il Principe Ereditario nostro faceva escavare terra per formarvi un lago circondato da grossi muraglioni…” E’ questa la prima notizia che si ha della famosa Vasca..”( Baldini G.) Si tratta dell’opera dei fratelli Francesco e Giovan Battista Bolognini, ai quali subentrò il figlio di Francesco, Ludovico (1739 – 1816), che ” svolse una vastissima attività di ingegnere idraulico co-prendo tra l’altro la carica di Magistrato delle Acque”, (Roli Guidetti C.).

In un primo momento venne realizzato un invaso che si rivelò insufficien-te per lo scopo prefissato, e, dopo alterne vicende ed interruzioni “..nell’an-no seguente (1752), essendo riusciti imperfetti e scarsi i getti delle fontane per difetto di sufficiente alimento, fu ripreso il lavoro della vasca, alla quale volendosi aggiungere maggiore vaghezza e unire l’utile col bello, nacque pensiero di porvi nel mezzo un’isoletta rilevata come fu eseguito ergendovi sopra un casino da caccia che, alla fin fine compiuto, fu ravvisato, con ragio-ne, come delizia principesca.” (Tiraboschi G.). Con questi nuovi lavori si rese la vasca di forma perfettamente ovale e, sull’isola, fu realizzata l’elegante palazzina Fuggi l’Ozio che ancora oggi ammiriamo col nome di Villa d’Este.

Questa revisione e ampliamento del progetto della vasca si possono de-durre dalla magnifica pianta, presente all’archivio di Stato di Modena, re-datta dall’ingegner Pietro Giardini del 1765. In questa mappa è evidenziata la quantità di terreno da asportare per dare alla vasca la forma ovale e, nel frattempo, creare l’isola. Vi si rileva come occorresse spostare la Strada Ma-estra che ancor oggi costeggia la vasca compiendo un’ampia curva ellittica, come fu necessario bonificare una zona paludosa a monte della vasca e dove

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riporre la terra derivante dallo scavo. Vi si leggono le quote dell’acqua all’in-terno della vasca e quelle del canale di accesso che conduceva, utilizzando un’apposita imbarcazione, all’isola centrale.

Viene qui riportata la pianta di progetto nelle due versioni prima e dopo la scavo del 1752 e la relativa legenda.

Foto S. Crotti

Si noti come a destra della vasca sia presente un foglio sagomato che, ripiegato, sull’invaso stesso rappresentava il terreno ancora da scavare.

Al nome di Dio li 12 ottobre 1765.Spiegazione delle cose contenute nella presente PiantaA. Vasca di sua Altezza serenissimo situata in Rivalta in distanza dal pallazo, pertiche 660 che

sono un miglio e un terzoAE. Terreno da levarsi per compire l’ovale figura della Vasca che ascende a pertiche cube nostre

novecento ottantuna O. Taglio da farsi, nelli beni del Sig. Conte Valsinieri [Vallisneri], per liberare la strada maestra

assicurare la Vasca dalli traboccamenti della fossettaB. Isola con PalazinaC. Argini, che circondano le acqueD. Stradone di pertiche 660, che parte dal giardino di Rivalta e termina al canale della VascaE. Strada maestra ridotta impraticabile per la rovina del ponte N cagionato dalla acqua della

fossetta.F. Fossetta, picolo scolo, che à la sua origine due miglia dalla Vasca, da tagliarsi per il canale O.G. Argine che sostenta e fa sponda alle acque della suddetta fossettaH. Argine, da terminarsi, per potere con le torbide della fossetta, bonificare il marasso [palude] L.M. Grotta sotterane, per le fontane di Rivalta.N. Ponte rovinato, strada perduta mediante una corrosione dell’altezza di deciotto bracciaP. Strada maestra nuova che costegia gli argini della VascaQ. Condotto sotterraneo che introduce l’acqua del Crostolo nella Vasca.L. Marasso superiore, e basam [basamento?] inferiore, da riporvi la terra dell’escavazione.Pietro Giardini

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L’accesso all’isola centrale avveniva attraverso il canal grande al quale si giungeva da una lunga passeggiata che partiva da uno degli assi principale dei giardini, quello in direzione nord - sud parallelo al palazzo “..stradone di pertiche 660 che parte dal giardino di Rivalta e termina al canale della vasca”, punto D della legenda. Ancora oggi nella muratura di cinta dei giar-dini, si legge l’apertura che permetteva l’accesso allo stradone.

Purtroppo il canale è stato, in epoca relativamente recente, interrato ed anche delle statue e delle ringhiere che accompagnavano il suo percorso non abbiamo più traccia. E’ stato inoltre realizzato un terrapieno nel lato

Il canal grande, foto anno 1900 fototeca BM Panizzi

Foto anno 1925, fototeca BM Panizzi. Sull’isola, sullo sfondo il canal grande.

ovest dell’isola che ora permette l’accesso via terra, mentre la palazzina Fug-gi l’Ozio risulta ancora ben conservata.

Recentemente, nel 1991 e 1997 sono stati eseguiti rinforzi arginali interni alla vasca e di parte dell’isola a opera della proprietà. Questo invaso può contenere 79.440 metri cubi d’acqua ed occupa una superficie di 36.640 metri quadri (Brighi. A.).

Grotta sotterranea per le fontane di Rivalta Questa definizione, ricavata dalle legenda sopra riportata, designa un

punto fondamentale di tutto il sistema idraulico, l’ambiente in cui l’acqua poteva essere convogliata verso le fontane della Reggia di Rivalta, oppure deviata in caso di necessità di svuotamenti della vasca o eventualmente per utilizzarne l’acqua nei periodi o per le quantità in cui non serviva per le fontane di Rivalta, nel rio della Vasca, piccolo corso d’acqua naturale che confluisce nel torrente Modolena.

La grotta sotterranea in realtà è un ambiente posto in corrispondenza dell’argine, alla stessa quota di fondo della vasca, costituiva la vera e propria camera di manovra e regolazione del flusso dell’acqua raccolta nella Gran Vasca, consentiva la distribuzione dell’acqua, tramite acquedotto sotterra-neo, alle fontane del palazzo o, in caso di necessità di manutenzione o altro

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uso, al rio della Vasca. E’ presumibile che tele distribuzione avvenisse rego-lando lo scarico di fondo della vasca mediante due antiche chiavi regolatrici, tuttora presenti all’interno della camera di manovra complete degli attrezzi per la loro apertura/chiusura. Dalla grotta per convogliare l’acqua verso la reggia partiva una galleria sotterranea ancora oggi presente seppur inter-rotta a pochi metri dalla camera stessa ed ostruita da materiale terroso.

L’acquedotto sotterraneo dalla vasca alla Reggia, poteva essere indivi-

Ingresso grotta sotterranea. Al fondo del cunicolo è posta la seconda scala che permette di arrivare all’ambiente posto alla quota di base della Vasca.Foto C. Menozzi

Inizio galleria in direzione dell’acquedotto, scala e, in alto, porticina d’accesso presente dopo la prima rampa di scale.Foto C. Menozzi

Punto in cui avveniva la regolazione del flusso dell’acqua verso il rio della vasca.Si noti l’attrezzo di ferro forgiato su misura per permettere la rotazione del perno cubico.Foto C. Menozzi

duato in superficie grazie alla presenza lungo il suo percorso di pilastrini in muratura alti circa due metri. Tali pilastrini, originariamente in numero di nove, sono ancora per la maggior parte presenti sul terreno, contrassegna-no il percorso dell’acqua verso la Reggia tramite un condotto sotterraneo. La loro funzione era anche di sfiato dell’aria, oltre che di individuazione precisa del percorso in caso di rotture. All’interno di ciascuno sono collocati “dei tubi in piombo mentre la galleria è costruita in gres e terra cotta.” (Bolondi E.) A tal proposito sarebbe interessante effettuare un piccolo scavo e sondare come realmente è fatto questo percorso sotterrane che in alcuni testi viene descritto come un acquedotto in altri come una galleria. Certo è che sfruttando il dislivello tra la vasca e la Reggia e la pressione di carico della gran vasca quest’ acqua giungeva nel lato meridionale del giardino e più precisamente nella muratura di confine del giardino segreto.

L’ingresso nel giardino segreto

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E’ ancora ben visibile il manufatto che convogliava l’acqua all’interno del giardino segreto, per poi essere distribuita nel parco. Rispetto a questo pun-to d’ingresso il parco è posto a una quota inferiore di circa 5, 6 metri a se-conda dei punti, che, unitamente alla differenza di quota tra lo stesso punto e la vasca (18 metri) diventano 23, 24 metri. Questo dislivello di circa 23-25 metri consentiva un buon afflusso dell’acqua verso la zona monumentale e la pressione necessaria per giochi d’acqua delle fontane. A questo proposito ritengo che anche la vasca quadrilobata presente al centro del giardino se-greto avesse una funzione di vasca di carico utile ad aumentare la pressione dell’acqua. Con i suoi 2,60 metri di profondità per un’ampiezza, misurata ai lati maggiori, di 14 metri e mezzo, è difficile pensare che avesse solamente uno scopo ornamentale.

La distribuzione delle acque nelle varie parti del giardino avveniva at-

Pilastrino e particolare del foro di sfiato presente nella muratura, Foto S. Notari

traverso un complesso sistema realizzato con vari materiali: con tubature in laterizio (frammenti delle condotte più superficiali si ritrovano tuttora qua e la nel giardino), in piombo, e, come da forniture riportate dalle cronache del Denaglia, si ”utilizzasse lo stagno per saldare i vari condotti dell’acqua.”

Il reticolo idraulico interno al giardino era costituito da un insieme in cui variavano anche le dimensioni dei condotti e delle tubazioni, a seconda che si dovesse alimentare una vasca o far guizzare l’acqua da una fontana o farla zampillare regolando l’altezza del getto.

Riporta ad esempio G. Baldini: “Si esegue altresì lo scavo di un condotto d’acqua per 151 braccia (ml. 80 circa).” Questo condotto risulterebbe ubi-cato nel lato della corte rurale. Ritengo che servisse ad alimentare la vasca ovale (ancor oggi presente) in quanto, l’ubicazione riferita sopra coincide con una testimonianza orale che indica come attraverso una condotta fun-

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zionante anche nel dopoguerra, si potesse riempire direttamente la vasca ovale dalla corte rurale. Certo è che l’acqua era presente nelle grotte, subito sotto il palazzo, e giungeva fino al belvedere, dove era collocata la fontana dei tre fiumi.

Tutto il progetto del reticolo idraulico dei giardini, correlato allo schema stesso del parco, potrebbe essere un interessante argomento da approfon-dire.

Le vasche e le fontane

Manufatto di ingresso dell’acqua all’interno del giardino segretoFoto S. Notari

Particolare pozzetto profondo 1,30 m con, sul fondo, un ulteriore tubo di ingressoFoto S. Notari

La vasca quadrilobata, Foto G. BertoliniLa vasca ovale, Foto G. Bertolini

Ancor oggi sono visibili e ben conservate alcune delle vasche. La vasca quadrilobata, posta all’interno del giardino segreto, esercitava un’impor-tante funzione per il sistema idraulico, la vasca ovale invece, molto meno profonda, si collocava nel giardino monumentale.Disegni di Magini M., tratti dalla “Pianta dei Ducali giardini e palazzo da sua altezza serenissi-

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ma fatto edificare in Rivalta”, redatta dal Conte Alfonso Tacoli nel 1751.

Le due vasche qui raffigurate sono ancor oggi leggibili attraverso la dif-ferente colorazione che assume l’erba nei punti in cui erano collocate, deri-vante da una diversa disponibilità idrica del suolo.

Questo è quanto fino ad oggi indagato, sicuramente molto resta ancora da fare, si consideri questo modesto contributo come un primo apporto per più approfondite ricerche.

Fontana ancor oggi presentenella cinta muraria del giardino segretoFoto C. Menozzi

Le due vasche presenti nel parterre, subito dopo le aiuole fiorite.

Collocazione della fontana dei tre fiumi del Ducato

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BIBLIOGRAFIA

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Ringrazio le persone che hanno collaborato con me nelle varie fasi della ricerca: Laura Artioli, Giovanni Bertolini, Silvano Crotti, Augusto Daolio, Gaetano Di Mau-ro, Antonio Ficarelli, Lauro Gaddi, Teresa Giglioli, Rino Marastoni, Claudio Menozzi, Massimiliano Magini, Raffaele Monica, Paola Paolini, Luciana Politi, Romana Sac-cheggiani.

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Rivalta delle Acque. Qualche suggestione per un percorso di didattica geostorica Antonio Canovi, geostorico

La rilettura “idraulica” del Parco ducale di Rivalta proposta da Simonetta Notari ha il primo, sostanziale merito di rovesciare la gerarchia fra terra e acque. Un simile rovesciamento interroga la nostra percezione complessiva del paesaggio costruito storicamente nelle epoche precedenti. Cresciuti in “terraferma”, abituati a scorrere da un punto all’altro lungo rettifili – pre-feribilmente in automobile! – ci ritroviamo in una condizione di cecità nei confronti di ciò che sta sopra, e soprattutto sotto, l’orizzonte di strade e case che contraddistingue la nostra civiltà di contemporanei “evoluti”.

Tuttavia, un geofilosofo come Franco Farinelli sono anni che va ripeten-do, come un mantra, di una Emilia “anfibia”. La storia dell’Emilia moderna, la medesima cui appartiene la vicenda della Reggia di Rivalta, è stata infat-ti determinata dalla compresenza fra la terra e le acque: e se la prima ha progressivamente e letteralmente “interrato” le seconde, queste hanno in realtà continuato a scorrere, anche se sempre più lontano dal nostro occhio. Le acque, ogni volta che ci è stato possibile, sono state tombinate, intubate, cementificate. Ma in questo modo, oltre a generare un degrado ambientale messo per così dire sotto il tappeto, ci siamo ritrovati incapaci di riconoscere il paesaggio storico da noi abitato.

Porto un esempio. Quando si faccia la storia di Reggio, della sua “man-dorla” medievale che si è perpetuata sino ai giorni nostri, diventa problema-tico non affrontare la vicenda del Canale di Secchia, di come grazie all’ac-qua che vi era trasportata sia stato possibile immaginare un nuovo centro urbano, dotato di tutte quelle prerogative weberiane che compongono la città moderna. Eppure, mentre troviamo vari e preziosi studi dedicati alla costruzione del Duomo e della sua piazza, all’erezione della cinta muraria, all’edificazione dei bei palazzi che ornano corso Garibaldi, la storia di quel Canale ci rimane abbastanza oscura, quasi un’appendice della città. Mentre fu il nuovo Canale, con la sua dotazione straordinaria di mulini, e tutto ciò che comportò in termini di inediti e più complessi equilibri geopolitici, a ge-nerare la nuova città, tra il XII e il XIII secolo.

Ora, lo studio qui presentato da Simonetta Notari suggerisce una consi-derazione analoga per quanto riguarda la Reggia Ducale: prima di essere eretta, ne fu studiato il sistema di alimentazione idraulico. La medesima

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scelta del sito, dunque, discese dalla possibilità di accedere alle acque del Crostolo; e dato il carattere torrentizio di questo, si provvide a implementar-lo con l’apporto del Canale di Albinea. La Villa doveva essere magnificente, e rispondere a un preciso canone estetico, che non sarebbe stato possibile soddisfare senza lo “spettacolo” delle acque nelle fontane zampillanti del Parco e delle belle vasche colme. Un tale dispiego delle acque comportò un lavoro ingegnoso per la loro regimentazione. Occorrevano dei saperi specia-listici, per i quali, visto che il modello ispiratore era Versailles, si ricorse ad un ingénier des eaux proveniente dalla scuola francese di ingegneria idraulica.

Accanto agli architetti e agli artisti artigiani, fecero dunque la loro com-parsa gli ingegneri e i cartografi. E accanto a questi, una miriade di mae-stranze, cui corrisposero saperi non meno importanti: i fornaciari che model-lavano e cuocevano i manufatti in cotto; gli sterratori che scavavano canali e vasche; i muratori che erigevano le volte sotterranee. E così via. La costru-zione della Reggia e del suo Parco, della Gran Vasca e dei condotti annessi di alimentazione e deflusso, si può ben assimilare ad una “fabbrica” dei saperi, al pari di quelle suscitate in epoca medievale attorno alle cattedrali.

Tutto ciò potrebbe apparire come il portato anacronistico di un mondo definitivamente caduto. Il sogno medesimo di immortalare nella Reggia fa-sti antichi si rivelò subitaneamente caduco: di quella magnificenza, per via rivoluzionaria o mercantile, poi per l’incuria, è rimasto ben poco. Ma in quel poco possiamo oggi leggere segni geostorici che rinviano ad alcuni nodi storiografici: il modo in cui si è evoluto il rapporto tra la città e il suo forese (le sue Ville); la costruzione di un paesaggio storico che ha preteso di “inter-rare” le acque, rendendoci in realtà più spaesati; l’irruzione del “secolo dei lumi”, per via lombardo-ticinese (pensiamo ai Greppi, ai Re, agli Spalletti) nelle campagne emiliane e reggiane; il medesimo, controverso atteggia-mento degli Estensi nei confronti di quel movimento storico.

Merito maggiore dello studio di Simonetta Notari, è quello di suscitare in noi il desiderio di camminarci dentro, a questa storia idraulica. Da lì partirei, proponendo a largo raggio una didattica geostorica che unisca il momento di esplorazione “nel” paesaggio a quello della ricognizione cartografica e della riflessione disciplinare. Così interrogata, la storia di questo sito può ben interloquire con la nostra contemporaneità.

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A Rivalta si racconta che...

Lauro Gaddi

Nel libro "As fa per mod ed dir. Proverbi e modi di dire del dialetto reg-giano", Ed. Bizzocchi, Reggio Emilia, 1976 del compianto Prof. Mario Maz-zaperlini, alla voce Rivalta troviamo: “Qui ed Rivelta pèsen a l’elta e qui ed Chiviol la van a tor, ma cun la borsa dal Dotor”. Quelli di Rivalta orinano in alto e quelli di Coviolo la vanno a prendere con la borsa del Dottore.

A mio parere più che la nota rivalità fra i due paesi confinanti, si sotto-linea la capacità da parte degli abitanti di Rivalta, non solo, come è noto, di convogliare l’acqua della Vasca di Corbelli alle fontane della Reggia, ma addirittura di poter vendere la stessa acqua a quelli di Coviolo!

Utilizzando il rio Vasca e le pendenze naturali, attraverso fossi e canali con partenza dalla Vasca, dietro lauto pagamento! (Foto 1)

Il tutto governato da comandi presenti nella grotta artificiale settecente-

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sca situata sotto il parcheggio della Vasca di Corbelli, proprio di fronte a casa Caraffi: l'edificio con l’immagine della Madonna della Ghiara sul frontale.

La suggestione di questa interpretazione, e la presenza tutt’oggi, delle vie d’acqua rivaltesi tra cui Torrenti Crostolo, e Moddolena, la Canalina, il Canalone-o Naviglio, la Vasca, il rio Vasca, il rio Moreno, il rio Fossolo, … hanno spinto la neonata associazione “Insieme per Rivalta” e altri volente-rosi cittadini a recuperare fattivamente il ricordo di questi progetti idraulici ancora esistenti alla Reggia di Rivalta. Nelle giornate di lavoro, i volontari oltre ad aver liberato dai rovi i due antichi filari di vite del giardino segreto hanno ripulito la fontana quadrilobata ritrovando la bellezza dell’antico pa-vimento e rilevando l’integrità della struttura stessa. (Foto 2)

Lungo il muro sud del giardino segreto sono poi comparse, dopo un’at-tenta opera di pulizia, una vasta nicchia semicircolare con seduta (Foto 3) e due antiche peschiere di cui una ancora con l’originale pavimento in cotto settecentesco (Foto 4), oltre alla presenza del punto di ingresso delle acque provenienti dalla Vasca di Corbelli. (Foto 5)

In seguito, la presenza di valenti studiosi, coordinati dalla dott.ssa S. No-tari, l’appoggio e l’interesse del Consorzio della Bonifica, la disponibilità dei tecnici comunali, e la presenza in loco dei volontari hanno reso possibile un’importante studio ed una preziosa ricerca sulla Rivalta idraulica del 700 a partire da un lontano proverbio, ricordandoci che come diceva W. Sha-kespeare “Possiamo chiudere con il passato, ma il passato non chiude con noi”... per fortuna!

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A pagina 24Operazioni di Puliziadella vasca quadrilobata

In questa paginaNicchia semicircolarecon seduta

Peschiera con pavimentooriginale settecentesco

Ingresso delle acquenel giardino segreto

Foto L. Gaddi

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Impaginazione e stampaa cura del Servizio Comunicazione

del Comune di Reggio Emiliafinito di stampare nel mese di agosto 2012