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La Storia della musica e l’opera d’arte musicale La Storia della musica ha come oggetto di studio la musica d’arte occidentale , che è caratterizzata dalla presenza di un supporto scritto (la partitura). La musica che non prevede un supporto scritto, ma è fondata sul principio della trasmissione orale (come la musica popolare occidentale, ma anche la musica di molte culture extraeuropee, dall’Africa all’Oriente) è invece oggetto di studio dell’Etnomusicologia. Benché la musica d’arte occidentale poggi sul principio del testo scritto, l’opera d’arte musicale non si riduce ad esso: l’opera musicale non va confusa con la partitura. Diversamente sia da un’opera d’arte letteraria che da un dipinto, la partitura non è compiuta in se stessa: per diventare opera d’arte, ha bisogno di essere eseguita. In ciò l’opera musicale è semmai paragonabile a un’opera d’arte teatrale. Sia la musica che il teatro, infatti, necessitano – oltre al testo – di un momento interpretativo/esecutivo: la musica si realizza come opera d’arte solo quando la partitura viene eseguita; il teatro si realizza come opera d’arte solo quando il copione viene messo in scena e recitato. L’opera musicale si basa quindi sulla correlazione di tre diversi aspetti: 1 – Partitura (testo scritto) Servendosi della notazione, il compositore fissa la propria creatività in un testo nelle sue linee essenziali. 2 – Esecuzione (realizzazione sonora) Il testo viene realizzato in suoni da parte di uno o più esecutori. 3 – Immaginazione L’immaginazione connette testo ed esecuzione: l’opera fissata dal compositore risuona per mezzo dell’immaginazione dell’esecutore e parla così all’immaginazione dell’ascoltatore. L’opera musicale , insomma, non è il testo , perché il testo di per sé non è autosufficiente. La notazione della partitura è solo un progetto ideale grafico della forma sonora, è solo una sorta di schema fissato dall’autore. Certo, senza la notazione scritta l’arte musicale occidentale non sarebbe mai pervenuta alla complessità che conosciamo (è impensabile, ad esempio, concepire e strutturare un brano come una Sinfonia di Beethoven senza scriverlo), ma la notazione non può dare conto interamente della musica. Nel corso dei secoli si sono individuate forme di notazione sempre più precisa (dai neumi del IX sec. d. C. che indicavano vagamente il movimento della voce fino alla accurata notazione di oggi), cercando di fissare l’altezza dei suoni, la loro intensità (con i segni di dinamica), la loro durata e anche il cosiddetto fraseggio (legato, staccato, accenti ecc.), ...ma molti sono gli spazi di indeterminatezza che è ancora l’interprete a dover risolvere come ritiene più opportuno durante l’esecuzione. Non a caso di una stessa partitura esistono tante possibili esecuzioni quanti sono gli interpreti che la eseguono: ogni interprete infatti, al di là degli aspetti indicati dalla notazione, la eseguirà a modo proprio, secondo la propria personale visione (immaginazione). Ma che cos’è allora l’opera musicale? La Quinta Sinfonia di Beethoven coincide con la sua partitura scritta? O coincide forse con l’esecuzione della partitura? Ma, se è così, con quale delle tantissime esecuzioni che ne sono state e ne saranno ancora date essa coincide? Con quella di Toscanini? di Karajan? di Muti? di Barenboim? (per citare alcuni celebri direttori d’orchestra del passato e del presente).

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La Storia della musica e l’opera d’arte musicale La Storia della musica ha come oggetto di studio la musica d’arte occidentale, che è caratterizzata dalla presenza di un supporto scritto (la partitura). La musica che non prevede un supporto scritto, ma è fondata sul principio della trasmissione orale (come la musica popolare occidentale, ma anche la musica di molte culture extraeuropee, dall’Africa all’Oriente) è invece oggetto di studio dell’Etnomusicologia.

Benché la musica d’arte occidentale poggi sul principio del testo scritto, l’opera d’arte musicale non si riduce ad esso: l’opera musicale non va confusa con la partitura. Diversamente sia da un’opera d’arte letteraria che da un dipinto, la partitura non è compiuta in se stessa: per diventare opera d’arte, ha bisogno di essere eseguita. In ciò l’opera musicale è semmai paragonabile a un’opera d’arte teatrale. Sia la musica che il teatro, infatti, necessitano – oltre al testo – di un momento interpretativo/esecutivo: la musica si realizza come opera d’arte solo quando la partitura viene eseguita; il teatro si realizza come opera d’arte solo quando il copione viene messo in scena e recitato.

L’opera musicale si basa quindi sulla correlazione di tre diversi aspetti:

1 – Partitura (testo scritto)

Servendosi della notazione, il compositore fissa la propria creatività in un testo nelle sue linee essenziali.

2 – Esecuzione (realizzazione sonora)

Il testo viene realizzato in suoni da parte di uno o più esecutori.

3 – Immaginazione

L’immaginazione connette testo ed esecuzione: l’opera fissata dal compositore risuona per mezzo dell’immaginazione dell’esecutore e parla così all’immaginazione dell’ascoltatore.

L’opera musicale, insomma, non è il testo, perché il testo di per sé non è autosufficiente. La notazione della partitura è solo un progetto ideale grafico della forma sonora, è solo una sorta di schema fissato dall’autore.

Certo, senza la notazione scritta l’arte musicale occidentale non sarebbe mai pervenuta alla complessità che conosciamo (è impensabile, ad esempio, concepire e strutturare un brano come una Sinfonia di Beethoven senza scriverlo), ma la notazione non può dare conto interamente della musica.

Nel corso dei secoli si sono individuate forme di notazione sempre più precisa (dai neumi del IX sec. d. C. che indicavano vagamente il movimento della voce fino alla accurata notazione di oggi), cercando di fissare l’altezza dei suoni, la loro intensità (con i segni di dinamica), la loro durata e anche il cosiddetto fraseggio (legato, staccato, accenti ecc.), ...ma molti sono gli spazi di indeterminatezza che è ancora l’interprete a dover risolvere come ritiene più opportuno durante l’esecuzione. Non a caso di una stessa partitura esistono tante possibili esecuzioni quanti sono gli interpreti che la eseguono: ogni interprete infatti, al di là degli aspetti indicati dalla notazione, la eseguirà a modo proprio, secondo la propria personale visione (immaginazione).

Ma che cos’è allora l’opera musicale? La Quinta Sinfonia di Beethoven coincide con la sua partitura scritta? O coincide forse con l’esecuzione della partitura? Ma, se è così, con quale delle tantissime esecuzioni che ne sono state e ne saranno ancora date essa coincide? Con quella di Toscanini? di Karajan? di Muti? di Barenboim? (per citare alcuni celebri direttori d’orchestra del passato e del presente).

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→ Ecco una possibile risposta: L’opera musicale si colloca nella relazione tra la partitura e l’insieme delle sue svariate possibilità di esecuzioni sonore corrette; laddove per esecuzioni corrette s’intendono:

– quelle che rispettano fedelmente gli aspetti fissati dalla notazione (altezza, intensità, fraseggio, rapporti fra le durate ecc.);

– quelle che sono il più possibile informate di quali erano le intenzioni dell’autore quando ha composto quell’opera, di qual era la sua destinazione, di qual era il contesto storico, di come all’epoca quella musica veniva eseguita (prassi esecutiva: modo di vibrare, di fare gli abbellimenti, velocità ritmiche...).

La Storia della Musica studierà quindi, certo, ‘i testi’ della musica, ovvero le partiture; ma essa deve occuparsi anche di come tali testi venivano e vengono eseguiti. Ed ecco perché è bene, addentrandosi nella Musica, conoscere anzitutto i mezzi che consentono di eseguirla, ovvero gli strumenti musicali.

La classificazione degli strumenti musicali

Gli strumenti musicali sono oggetti usati per produrre suoni.

Come possono essere classificati? Tradizionalmente gli strumenti della musica occidentale vengono divisi in archi, fiati e percussioni. Ma a ben guardare tale tripartizione non è molto convincente: in quale di queste tre categorie, ad esempio, si inserirerebbero strumenti come l’arpa, il pianoforte o le maracas?

Per una più efficace classificazione degli strumenti musicali bisogna attendere la seconda metà del XIX secolo quando nasce l’Organologia, ovvero la disciplina che studia proprio gli strumenti musicali, la loro storia e il loro funzionamento. Iniziatore dell’Organologia fu il belga Victor-Charles Mahillon (1841-1924), che fu il primo conservatore del Museo degli strumenti musicali del Conservatorio di Bruxelles. Basandosi sulla natura del corpo che produce i suoni, nel 1880 Mahillon suddivise gli strumenti in quattro classi: autofoni, a membrana, a fiato, a corda.

Tale classificazione fu ripresa e approfondita, con ulteriori suddivisioni in sottoclassi, da Curt Sachs (1881-1959) e Erich Moritz von Hornbostel (1877-1935). Essi nel 1914, seguendo Mahillon, distinsero gli strumenti musicali in quattro classi, classificandoli sulla base di principi acustici: visto che il suono è il prodotto di una vibrazione, essi scelgono quale criterio di suddivisione proprio l’elemento vibrante che produce il suono. Per classificare gli strumenti essi si pongono il quesito: «Qual è, in questo strumento musicale, l’elemento vibrante che produce il suono? Che cos’è che, vibrando, produce suono?».

1 – AEROFONI – Strumenti nei quali gli elementi vibranti sono delle colonne d’aria contenute in tubi di materiale rigido; le vibrazioni delle colonne d’aria sono provocate dalla immissione di altra aria nei tubi stessi;

2 – CORDOFONI – Strumenti forniti di una o più corde tese fra punti estremi fissi, le quali sono fatte vibrare mediante pizzico, percussione o sfregamento.

3 – IDIOFONI (o AUTOFONI) – Strumenti fatti di materiali naturalmente sonori (essi stessi sono il corpo vibrante), che vengono posti in vibrazione mediante percussione, scuotimento, raschiamento, frizione, pizzico;

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4 – MEMBRANOFONI – Strumenti il cui corpo vibrante è costituito da una o più membrane tese che vengono percosse o, in qualche caso, strofinate; A queste quattro classi Francis W. Galpin ne aggiunse (1937) un’altra:

5 – ELETTROFONI – Strumenti che producono i suoni mediante vibrazioni create da generatori elettronici

*** AEROFONI Come si produce il suono? Negli aerofoni il suono è prodotto dalla vibrazione dell’aria:

• quando l’aria è “soffiata” nello strumento dall’esecutore stesso, si parla di strumenti a fiato;

• in altri casi, come nell’organo a canne o nella cornamusa, l’aria è contenuta in un serbatoio, dal quale entra nello strumento, provocando la vibrazione che genera il suono: in tal caso si parla di strumenti a serbatoio d’aria.

In linea generale, possiamo pensare agli aerofoni come a dei tubi sonori, di materiali e forme differenti, di solito legno o metallo, cilindrici o conici. Quando l’esecutore soffia al loro interno, la colonna d’aria già presente nello strumento entra in vibrazione e produce un suono. L’altezza del suono dipende principalmente dalla lunghezza della colonna d’aria:

• “tubi” più lunghi produrranno suono più gravi (ad esempio il fagotto); • “tubi” più corti emetteranno suono più acuti (ad esempio il flauto o l’ottavino).

Gli strumenti a fiato si dividono poi in due sottogruppi:

• i legni, così chiamati perché costruiti con questo materiale: si noti però che oggi il flauto traverso è costruito in argento, oro o platino. I principali legni sono: il flauto traverso, l’ottavino, l’oboe, il corno inglese, il clarinetto (in tutte le sue varie taglie), il fagotto e il controfagotto.

• gli ottoni, così chiamati perché costruiti in ottone: la tromba, il trombone, il corno e la tuba. Gli aerofoni presentano due fattori essenziali: un tubo che racchiude una colonna d’aria, e un dispositivo per mettere l’aria in vibrazione, spezzando in pulsazioni il soffio continuo dell’esecutore (o l’aria spinta da un mantice). Questo dispositivo può essere rappresentato semplicemente dalle labbra compresse del suonatore (tromba) o dal movimento di un’ancia (semplice nel clarinetto, doppia nell’oboe) o dal bordo tagliente di una imboccatura di flauto. Gli aerofoni possono quindi essere divisi anche in base al dispositivo che mette l’aria in vibrazione ovvero alla tipologia d’imboccatura:

• a fischietto (o “a becco”): così detto proprio perché l’imboccatura ricorda un becco (flauto dolce)

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• a imboccatura libera: l’aria è immessa direttamente nel tubo dalla bocca del musicista (flauto traverso e ottavino) e, scontrandosi contro il bordo tagliente della boccola, mette in moto le vibrazioni nella colonna d’aria dello strumento

• ad ancia semplice: l’aria è immessa attraverso una lamella (ancia) che, vibrando, produce il suono (clarinetto e saxofono)

(ancia semplice di clarinetto – bocchino e fascetta per fissarla al bocchino)

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• ad ancia doppia: l’aria è immessa attraverso due lamelle (ancia) che, vibrando, producono il suono (oboe, corno inglese, fagotto, controfagotto)

(oboe e ance doppie da oboe)

(corno inglese)

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(fagotto e ance doppie di fagotto)

(controfagotto)

• a bocchino: l’aria è immessa mediante un particolare congegno (bocchino) presente

sull’imboccatura (tromba, trombone, corno, tuba) in cui si appoggiano le labbra, serrate come fossero un’ancia doppia (sono le labbra, vibrando in una sorta di pernacchia, a mettere in moto la colonna d’aria dello strumento)

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Come si è detto, negli strumenti aerofoni a serbatoio d’aria l’aria si accumula invece in un vero e proprio serbatoio (fisarmonica, cornamusa, zampogna, organo a canne) e da lì, azionando dei dispositivi vibranti (un’ancia semplice nella fisarmonica, un’ancia doppia nella cornamusa; molteplici dispositivi nelle canne dell’organo), mettono in vibrazione la colonna d’aria

(fisarmonica) (cornamusa) (organo a canne)

CORDOFONI Come si produce il suono? Si chiamano cordofoni tutti quegli strumenti in cui il suono viene prodotto dalle vibrazioni di una corda. La corda è un filo teso di lunghezza, spessore e materiali diversi: abbiamo corde di seta, di nylon, di metallo, di budella di animali. L’altezza del suono è determinata:

• dalla lunghezza delle corde: più lunghe generano suoni più gravi; più corte, suoni più acuti; • dallo spessore delle corde: più spesse producono suoni più gravi; più sottili, suoni più acuti; • dalla tensione delle corde: più tese generano suoni più acuti; meno tese, suoni più gravi.

Una corda può vibrare per:

• pizzico: l’esecutore “pizzica” la corda con le dita o con un plettro. In questo caso si parla di strumenti a corde pizzicate;

• sfregamento: la corda viene “sfregata” da un arco (detto anche “archetto”) producendo un suono continuo. Tali strumenti sono detti strumenti ad arco;

• percussione: le corde vengono percosse da martelletti o da speciali bacchette metalliche. Tali strumenti si dicono a corde percosse.

A corde pizzicate: arpa, banjo, chitarra, liuto, cetra, mandolino, clavicembalo

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(arpa) (chitarra) (mandolino) (clavicembalo)

A corde sfregate (ad arco): violino, viola, violoncello, contrabbasso, viola da gamba; ghironda

(gli archi e la ghironda)

A corde percosse: pianoforte, clavicordo, salterio (pianoforte) (clavicordo)

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(salterio) GLI IDIOFONI Come si produce il suono? Gli idiofoni sono quegli strumenti musicali (per lo più in legno o in metallo) in cui l’elemento vibrante è il corpo stesso dello strumento: non ci sono cioè né corde, né aria, né membrane. Possiamo distinguere due sottogruppi:

• idiofoni a suono determinato: strumenti in grado di produrre più suoni di altezza ben definita (per esempio lo xilofono);

• idiofoni a suono indeterminato: strumenti che producono un unico suono di altezza non definita (per esempio i piatti).

Idiofoni a suono determinato: campane tubolari, glockenspiel, celesta, xilofono. (campane tubolari) (celesta) (xilofono)

(glockenspiel)

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Idiofoni a suono indeterminato: gong, nacchere, piatti, triangolo, maracas ecc. (gong) (nacchere) (piatti)

*** Ma gli idiofoni possono essere divisi anche sulla base della modalità con cui vengono posti in vibrazione: mediante percussione, scuotimento, raschiamento, frizione, pizzico. - a percussione (diretta: triangolo, gong, campane, piatti, glockenspiel, xilofono, nacchere; indiretta: celesta) - a pizzico (diretto: scacciapensieri, raganella; indiretto: carillon) - a scuotimento (sonagli, maracas) - a sfregamento (glassharmonica) - a raschiamento (guiro). I MEMBRANOFONI Come si produce il suono? I membranofoni producono il suono grazie alle vibrazioni di una membrana, una pelle tesa percossa con un battente (con delle mazzuole, con delle bacchette o con le mani). Come gli idiofoni, anche i membranofoni si distinguono in membranofoni a suono determinato e membranofoni a suono indeterminato. Membranofoni a suono determinato: timpani.

Membranofoni a suono indeterminato: grancassa, tamburo, rullante, tamburello

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(grancassa) (tamburo) (rullante) (tamburello)

La batteria, infine, è uno strumento formato da idiofoni e membranofoni.

(batteria)

*** Per convenzione, benché – come si è visto – non sempre sia corretto, membranofoni e idiofoni vengono indicati complessivamente in orchestra con il nome di ‘percussioni’. ELETTROFONI Gli elettrofoni sono strumenti muniti di dispositivi o circuiti elettrici; alcuni hanno corde, ma la vibrazione è amplificata e sostanzialmente modificata da circuiti elettrici. Altri, invece, generano il suono per mezzo di dispositivi che creano elettronicamente la vibrazione, determinandone la frequenza, l’ampiezza e la durata, come nel sintetizzatore. Ecco alcuni strumenti elettrofoni: Chitarra elettrica, basso elettrico, sintetizzatore, tastiera elettronica, theremin, onde Martenot (chitarra elettrica) (sintetizzatore) (theremin)

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(tastiera elettronica)

LA VOCE La voce rappresenta forse lo strumento più completo, perché riunisce le diverse caratteristiche degli strumenti che abbiamo già visto: è un aerofono, in quanto la produzione dei suoni vocalici è connessa alla respirazione e quindi all’immissione e all’emissione di aria; è un cordofono, perché le corde vocali sono il mezzo vibrante; è un membranofono, perché l’apparato fonatorio, cioè l’apparato che produce il suono, è in gran parte costituito da membrane; infine è un idiofono perché ogni parte del nostro corpo ha una funzione ben precisa nel canto artistico: dalla posizione delle gambe alla tenuta del tronco, dall’atteggiamento della testa ai muscoli facciali, ecc. Inoltre, la voce è uno strumento che non solo emette suoni intonati, ma li riveste con parole, capacità che nessun altro strumento possiede.

L’ORCHESTRA SINFONICA