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07 LA STORIA DEI NAVIGLI È STORIA DI MILANO: LA CONOSCENZA STORICA COME BASE DI UN PROGETTO DI VALORIZZAZIONE CULTURALE 7.1 La Cerchia in scala uno a uno: dalla conoscenza storica alla rappresentazione dei Navigli nella città attuale 7.2 Ricerca e individuazione di contenuti tra poesia e immagini storiche, come elementi di riferimento per la comunicazione del progetto

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LA STORIA DEI NAVIGLI È STORIA DI MILANO: LA CONOSCENZA STORICA COME BASE DI UN PROGETTO DI VALORIZZAZIONE CULTURALE 7.1 La Cerchia in scala uno a uno: dalla conoscenza storica alla rappresentazione dei Navigli nella città attuale

7.2 Ricerca e individuazione di contenuti tra poesia e immagini storiche, come elementi di riferimento per la comunicazione del progetto

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CAP 07| La storia dei navigli è storia di milano: la conoscenza storica come base di un progetto di valorizzazione culturale

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7.1 LA CERCHIA IN SCALA UNO A UNO VALORIZZAZIONE DELL’ANTICO NAVIGLIO INTERNO - SENSIBILIZZAZIONE E COMUNICAZIONE Umberto Vascelli Vallara, Emilio Battisti, Antonio Lampugnani, Giuditta Bernareggi

7.1.2 | LE RAGIONI DEL PROGETTO “La Cerchia in scala uno a uno” è un progetto di valorizzazione della Cerchia dei Navigli come ambito urbano all’interno del quale scorreva il Naviglio Interno, uno storico canale navigabile ora interrato di cui si ignora lo stato di conservazione. Per questo e per altre ragioni di natura funzionale, quali la percorribilità urbana, l’accesso alle abitazioni e agli esercizi commerciali, si considera improponibile un recupero filologico del manufatto storico, ossia di com’era e dov’era. Ma, in ragione del suo rilevante valore storico/culturale, non se ne può tuttavia perdere la memoria il cui recupero costituisce la finalità di questo progetto.

Il sistema dei Navigli lombardi è un bene culturale.

“Bene culturale” è “ogni bene che costituisca testimonianza materiale avente valore di civiltà”. Questa definizione della Commissione Franceschini negli anni sessanta è stata ripresa anche dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio attualmente vigente che ha integrato con il riconoscimento di specifici caratteri come l’espressione dei valori storici.

Il valore storico del sistema dei Navigli è documentato dalla datazione dei singoli canali che lo compongono (Naviglio Grande XII / XIII secolo, Bereguardo XV secolo, Martesana XV secolo, Pavese XIV / XIX secolo, Paderno XVI / XVIII secolo).

I Navigli Lombardi costituiscono un’opera d’arte che impegna un ambito territoriale molto vasto compreso tra il Ticino e L’Adda;; opera d’arte intesa come manufatto “artificiale” prodotto nel corso dei secoli che, prelevando acqua dai due fiumi, ha creato una sistema idraulico di trasporto di persone e merci, di irrigazione dei campi e di produzione di energia che ha al suo centro Milano. Le opere dell’uomo che nel tempo hanno arricchito i navigli e le loro sponde hanno fatto sì che tale complesso sistema potesse essere considerato opera d’arte anche secondo il significato corrente del termine, come testimonianza dell’ingegno e della qualificata opera dell’uomo, documento materiale della storia plurisecolare del territorio lombardo avente valore di civiltà. Quindi il sistema dei Navigli con il contesto territoriale al quale ha dato forma è un bene culturale patrimonio identitario della Lombardia riconosciuto e tutelato dalla Soprintendenza; questo vale tanto per gli ambiti extraurbani meglio conservati quanto per gli ambiti urbani in cui le numerose trasformazioni subite ne hanno alterato la morfologia. In questo caso assume una particolare importanza il riconoscimento e la tutela delle permanenze di quel contesto, tanto più preziose in quanto caratteri residuali episodici, ma in grado di testimoniare ed evocare il rapporto con il naviglio che le ha originate. Tale rapporto può non essere più percepibile quando il naviglio sia stato coperto e interrato come avviene per la Cerchia dei Navigli milanese. In questo caso sul manufatto “Naviglio Interno” non si potrà praticare un’azione conservativa, ma si dovrà invece attuare un’opera di valorizzazione che ne promuova la conoscenza e ne ricomponga la relazione spaziale con il contesto urbano e con l’intero sistema dei Navigli del quale costituisce parte integrante. Verrà così data piena attuazione alla seguente norma del Codice dei beni culturali e del Paesaggio: “La valorizzazione consiste in attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di … fruizione pubblica del patrimonio stesso, … al fine di promuovere lo sviluppo della cultura” senza dimenticare che “La valorizzazione è attuata in forme compatibili con la tutela e tali da non pregiudicarne le esigenze. “

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7.1.3 | LA PROPOSTA PROGETTUALE Il progetto “La Cerchia in scala uno a uno” si propone di comunicare il complesso ruolo che ha avuto nel corso del tempo il Naviglio Interno, una componente territoriale attualmente assente in quel contesto urbano al quale ha dato forma e significato. Chi percorra la Cerchia dei Navigli può forse trarre una vaga informazione dal toponimo, ma ignora quale fosse la dimensione e la collocazione del canale che scorreva intorno al centro storico collegando la città al più ampio territorio attraversato dal sistema dei Navigli.

Si è pensato che rappresentando sulla superficie stradale il tracciato nella stessa dimensione e collocazione che aveva il canale originale coperto già dal 1929 (Fig. 7.1.3.1), si potesse disporre di un messaggio di grande impatto e immediata forza comunicativa capace di rendere percepibile la relazione perduta tra questa storica via d’acqua e i fronti stradali su di essa prospettanti, con quelli superstiti rispetto alla trasformazioni dovute ai bombardamenti del 1943 (Fig. 7.1.3.2) e alla successiva ricostruzione intervenuta nel dopoguerra, ma anche là dove la scena urbana è totalmente cambiata. Si è valutato che il solo segno tracciato a terra non fosse tuttavia sufficiente per una efficace comunicazione, costituendo una provocazione che deve essere interpretata. Si è ritenuto allora utile allestire lungo il percorso punti di informazione che, attraverso la documentazione fotografica e/o pittorica dello stato dei luoghi al momento dell’interramento del Naviglio Interno, permetta di valutare tanto la perdita quanto la permanenza residuale di elementi connotativi dello scenario entro il quale un tempo scorreva questa via d’acqua. Questa operazione può raggiungere un duplice risultato: suscitare la consapevolezza collettiva del valore testimoniale del percorso del Naviglio Interno come matrice del centro storico della città e al contempo rendere immediatamente percepibile la mutazione dei luoghi onde evitare ingannevoli illusioni di ricostruzione di una oleografica scena urbana ormai perduta.

3. 2 TITOLO IMMAGINE Didascalia immagine 3. 1 TITOLO IMMAGINE Didascalia immagine

FIG. 7.1.3.1 1929 la copertura del Naviglio Interno.

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FIG. 7.1.3.2 Individuazione dei danni al patrimonio edilizio conseguenti ai bombardamenti del 1943 (rielaborazione Uff. Tecn. Comunale, dal Reggiori).

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FIG. 7.1.4.1.1 ll percorso interessato dal progetto della Cerchia in scala uno a uno.

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FIG. 7.1.4.1.2 Vista a volo di uccello di via Senato con simulazione del tracciato del Naviglio Interno realizzata con cubetti di porfido.

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FIG. 7.1.4.1. 3 b Via Visconti di Modrone rappresentazione del tracciato del Naviglio Interno in scala uno a uno realizzata con una sequenza di onde blu dipinte sul sedime stradale.

FIG. 7.1.4.1.3 a Disegno dell’onda blu come iconema base ripetibile secondo lo schema della rappresentazione del Naviglio Interno nelle sue reali dimensioni tracciato sul sedime stradale.

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Questa esperienza, in altre forme, è già stata realizzata dove si voleva che la memoria di fatti storici fosse percettibilmente rievocata in contesti urbani attuali come a Berlino con il Muro tra le due Germanie, a Parigi con la Bastiglia, a Treviri con il complesso della Basilica Costantiniana, a Milano sul sagrato del Duomo con il Battistero Paleocristiano.

7.1.4 | LA PROPOSTA REALIZZATIVA

7.1.4.1 Il tracciato “La Cerchia in scala uno a uno” è un progetto di valorizzazione della Cerchia dei Navigli che si propone di evocare l’antico Naviglio interno al Centro storico coperto nel 1929 nella sua reale dimensione e ubicazione lungo un itinerario cha va dalle acque del Naviglio Martesana a Cassina de’ Pomm alle acque della Darsena: da acqua ad acqua (Fig. 7.1.4.1.1).

La prima idea/progetto ha subito nelle successive verifiche realizzative importanti modifiche e adeguamenti. Fin dalla prima proposta si è ritenuto che si dovessero tenere presenti due obiettivi: che il disegno sul sedime stradale fosse tale da non indurre ambigue interpretazioni confondibili con la segnaletica stradale ed essere al contempo un segno di efficace comunicazione del messaggio che si intendeva trasmettere ed anche di valore decorativo agli effetti dell’arredo urbano. Si era pensato che il richiamo formale più adeguato fosse l’onda. Si è provato a declinarne le modalità realizzative. Dapprima mediante una pavimentazione in cubetti di porfido posati ad “archi contrastati” con inserimento di elementi trattati con resina epossidica blu a formare un disegno ad onde il cui effetto è percepibile in una simulazione fotografica relativa a via Senato (Fig. 7.1.4.1.2). La proposta presentava indubbi aspetti positivi quali l’efficacia nel definire l’esatta localizzazione del percorso dell’antico Naviglio Interno ed inoltre nel proporsi come itinerario culturale di narrazione della storia della città impreziosito

dal materiale lapideo e dal motivo ornamentale. Anche il valore semantico del segno è apprezzabile per il richiamo immediato all’acqua elemento costitutivo del sistema dei Navigli. Le argomentazioni contrarie a questa proposta si basavano sull’esperienza negativa nella manutenzione delle pavimentazioni in pietra le cui sconnessioni provocavano incidenti a risarcimento dei quali l’amministrazione comunale era chiamata a rispondere. Infine si riteneva che questo tipo di pavimentazione non fosse confortevole per l’uso ciclistico.

Forse tutte queste considerazioni negative avrebbero potuto essere superate assicurando una buona qualità nella posa delle pavimentazioni in pietra. Alla fine si è deciso concordemente di abbandonare questa soluzione anche a fronte del giudizio di alcuni sostenitori del referendum che temevano che questo tipo di pavimentazione con caratteristiche di sistemazione definitiva si ponesse in contraddizione con la successiva possibile apertura del nuovo canale da realizzarsi su gran parte del tracciato dell’antico corso del Naviglio Interno così pavimentato.

Si è proposto allora di rappresentare il percorso della Cerchia in scala uno a uno tracciando sul sedime stradale una sequenza di onde blu realizzate con apposite vernici abitualmente utilizzate per la segnaletica orizzontale (Fig. 7.1.4.1.3). Si poneva tuttavia la necessità di verificare la compatibilità di questi segni con le prescrizioni del Codice della Strada già anticipatamente prevista. Questa verifica che si poteva immaginare abbastanza semplice come un’automatica applicazione del Codice della Strada, in effetti paradossalmente è stata resa più laboriosa proprio dal gradimento di cui godeva il progetto che per la sua attuazione si è pensato di chiedere possibili legittime deroghe soprattutto in vista di una permanenza limitata al periodo di durata di Expo 2015. Le deroghe concedibili comportavano in ogni caso alcune esclusioni della rappresentazione lungo il percorso per tratti abbastanza consistenti in corrispondenza delle fermate dei mezzi di trasporto pubblico, dei percorsi pedonali, degli incroci stradali. Si è valutato che la forte

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discontinuità lineare del segno comporterebbe una inaccettabile perdita di efficacia nella comunicazione. Si è deciso allora di rinunciare alla rappresentazione del tracciato sul sedime stradale e di limitare il progetto alla comunicazione del valore culturale del Naviglio Interno e del suo contesto nella storia della città ponendo una particolare attenzione ad evidenziarne i caratteri storici, le trasformazioni recenti e le permanenze, avvalendosi di totem e pannelli illustrativi collocati nelle pensiline di attesa dei mezzi pubblici.

7.1.4.2 Il progetto di comunicazione: gli Info Point Il progetto di comunicazione originario si basava sul seguente binomio: rappresentazione del tracciato sul sedime stradale e Info Point posti lungo il percorso per fornire informazioni sul significato dello storico Naviglio Interno accompagnate da immagini d’epoca che documentassero la configurazione del suo contesto. A tal fine nella proposta iniziale si ipotizzava l’uso prioritario delle pensiline di attesa dei mezzi pubblici dove in una specchiatura abitualmente non utilizzata per comunicazioni avrebbe potuto essere collocata una sequenza di pannelli a disposizione dei passeggeri in sosta (Fig. 7.1.4.2.1). Là dove non si disponesse di pensiline si pensava ad una integrazione con appositi Totem.

Nell’affrontare questo progetto di comunicazione con il Comune di Milano si è pensato di sviluppare un programma che si integri sia con l’iniziativa del Settore Politiche del Turismo e Marketing Territoriale che prevede di associare appositi Totem informativi a luoghi e monumenti identitari della città sia con l’iniziativa della società Navigli Lombardi finalizzata a distribuire nel territorio extraurbano lungo tutto il sistema dei navigli Totem dedicati ad illustrarne gli episodi più rilevanti. (Fig. 7.1.4.2.2)

Il progetto di comunicazione della Cerchia in scala uno a uno viene così a realizzarsi non con un segno continuo, ma per punti. Attraverso la distribuzione di Totem si sviluppa un filo narrativo della storia dei Navigli a Milano seguendo le acque del Martesana a partire da Cassina de’ Pomm che segna il punto dove finisce il canale a cielo libero e inizia la parte che fu coperta negli anni 60’ fino alla conca di San Marco. A questo punto le acque della Martesana entravano nel cuore della città per intraprendere un percorso tutt’intorno al centro storico come Naviglio Interno o Fossa Interna, un canale che già alla fine degli anni’20 era stato anch’esso coperto. Lungo questo itinerario si sono individuati i punti che meglio rappresentano il rapporto storico fra il Naviglio interno e la città con le sue attività commerciali e produttive. Le tappe principali sono:

i punti di approdo come la Darsena, il Laghetto di San Marco e il Laghetto di Santo Stefano, questo ultimo particolarmente significativo per il ruolo avuto nell’edificazione del Duomo;

le conche storiche in quanto manufatti idraulici fondamentali per la navigazione che permettevano di superare i dislivelli lungo il percorso; sono la conca dell’Incoronata, la conca di via Senato, la conca di San Marco, la conca del Marcellino e la conca di Viarenna;

i ponti come importanti manufatti di attraversamento e come elementi di penetrazione nel centro storico; in particolare si sono considerati il Ponte delle Gabelle, dove le merci pagavano il dazio e i passeggeri il pedaggio, il Ponte delle Sirenette e il ponte di Porta Romana con la statua di San Giovanni Nepomuceno, in quanto luoghi entrati nella narrazione popolare.

I totem forniscono a turisti e cittadini un’informazione fondamentalmente testuale se si prescinde dalla possibilità di avere anche immagini mediante QR Code dedicati, che costituisce tuttavia una modalità di comunicazione non immediata. È quindi opportuna l’integrazione con l’uso di pannelli posti nelle pensiline

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FIG. 7.1.4.2.1 Schema dell’uso della pensilina come Info Point secondo il progetto originario.

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FIG. 7.1.4.2.2 Rappresentazione di un totem tipo posto lungo la Cerchia dei Navigli.

FIG. 7.1.4.2.3 Rappresentazione di un pannello da affiggere sul retro delle pensiline.

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come era previsto dal progetto in origine che permettono di fruire subito di messaggi di maggiore ricchezza informativa corredati di testi e immagini. Tuttavia si è constatato che anche questo mezzo presenta qualche problematicità. In primo luogo ci sono lunghi tratti del percorso della Cerchia dei Navigli privi di pensiline, ancora recentemente è stata eliminata quella di via Senato, per cui da Via Francesco Sforza fino a Melchiorre Gioia non si ha alcuna pensilina. ATM si è dichiarata disponibile a realizzare i pannelli per undici pensiline, utilizzabili però solo sul retro. Quattro di queste sono lungo via Melchiorre Gioia, due sono impraticabili in quanto addossate a recinzioni o ad aiuole, una essendo posta sull’altro lato della strada esce dalla narrazione lineare, ma potrebbe avere lo stesso pannello di una delle pensiline sul lato di fronte. Per quattro pensiline poste lungo un tratto della Cerchia che presenta ancora elementi evocativi del tessuto storico si è ritenuto di sviluppare i seguenti temi di rilevante significato nella storia del Naviglio Interno:

I flussi delle acque e le conche per la pensilina di piazza Resistenza Partigiana;

I commerci lungo il Naviglio Interno per la pensilina di Molino delle Armi,

Le trasformazioni urbane per la pensilina di Corso Italia / via Santa Sofia;

I ponti per la pensilina di Corso Italia / via San Senatore.

La finalità di questi pannelli è di integrare il filo narrativo sviluppato dai totem lungo il percorso della Cerchia con approfondimenti tematici sulle caratteristiche funzionali e formali del sistema per far emergere il ruolo complesso ricoperto nel corso del tempo dal Naviglio Interno nella vita quotidiana della società milanese e nella configurazione del centro storico. A compensazione della mancata rappresentazione del corso del Naviglio interno sul sedime stradale si è provveduto a riportarne il tracciato su alcune foto attuali così

che se ne possa comunque apprezzare la dimensione nel contesto urbano, seppure per limitati episodi. (Fig. 7.1.4.2.3)

La sequenza narrativa affidata a totem e pensiline è rappresentata nella tavola in scala 1:5.000 (Cartografia allegata in formato A0 TAV. PIV1) .

È opportuno precisare che i pannelli nelle pensiline rimarranno fino alla primavera 2016, mentre i totem che, come si è detto, hanno indubbiamente un minore contenuto informativo presentano tuttavia il vantaggio di una permanenza a tempo indeterminato lungo il percorso della Cerchia. Non va infine sottovalutata la possibilità di integrare il corredo informativo dei singoli totem con testi e immagini inseriti nel portale del Comune di Milano in un’apposita sezione richiamabile con i QR Code. Per il progetto redazionale di totem e pensiline ci si è avvalsi della consulenza culturale del prof. Gianni Beltrame.

7.1.5 | CONSIDERAZIONI COMPLEMENTARI

A margine della presentazione del progetto “La Cerchia in scala uno a uno” è opportuno sviluppare qualche considerazione sulle sue valenze complementari che potrebbero essere proficuamente valorizzate.

7.1.5.1 Itinerario storico/culturale Questo tracciato si propone come percorso guida per itinerari storico/culturali nella città e nel territorio, come filo narrativo che accompagna il cittadino e il turista a conoscere l’evoluzione di Milano nel tempo. Questa valenza offre un apprezzabile contributo turistico per far conoscere ai visitatori di EXPO 2015 la città storica. Il materiale predisposto per gli Info Point, può prendere forma anche di una guida cartacea o multimediale da rendere disponibile in Urban Center o nelle edicole.

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Lungo questo percorso possono essere indicati itinerari laterali di visita a parti storiche di Milano connesse alla presenza dei Navigli anche se non poste in rapporto visivo diretto con la Cerchia.

Particolarmente interessanti possono essere le informazioni fornite agli Info Point posti all’origine e al termine della Cerchia (Darsena e San Marco) per evidenziare lo storico rapporto della città con il vasto territorio che va dal Ticino all’Adda reso possibile dalla situazione baricentrica di Milano rispetto al sistema dei Navigli e dal basso costo del trasporto delle merci via acqua che favorirono un fiorente scambio commerciale fra il territorio e la città. Le materie prime provenienti dal territorio venivano trasformate in ricercati prodotti che via acqua tornavano ai territori percorsi dai Navigli per esservi venduti. Questi diffusi scambi commerciali resero il sistema dei Navigli un’infrastruttura vitale per l’economia di Milano.

Nel quadro di progressiva attuazione della Convenzione tra il Comune di Milano e il Politecnico questo tracciato può costituire il percorso di collegamento di interventi di restauro urgenti e prioritari per evitare ulteriore degrado di manufatti testimoniali di notevole rappresentatività, che possono essere facilmente realizzati non presentando particolari problemi esecutivi o di interruzione della viabilità, le conche di Viarenna e dell’Incoronata, tutti episodi del sistema che conservano ancora caratteri originali evocativi della storia dei navigli nella città di Milano.

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7.1.5.2 Campagna di sensibilizzazione e comunicazione La mancata rappresentazione del tracciato del Naviglio Interno portatrice di un messaggio di grande impatto e immediata forza comunicativa riduce notevolmente le potenzialità del progetto quale riferimento di una possibile campagna di consultazione per rilevare il gradimento di programmi di trasformazione dello spazio urbano di grande impegno anche economico. La rappresentazione del corso del Naviglio Interno inserita in alcune immagini attuali nei pannelli posti nelle pensiline di attesa dei mezzi pubblici (Fig. 7.1.5.2.1) può costituire un riferimento ben

comprensibile anche da non addetti ai lavori, pronto per essere didascalicamente mostrato nelle campagne di consultazione, ma che può anche proporsi come indicazione di un metodo di rappresentazione diffuso territorialmente (con manifesti o altro) replicabile nelle comunicazioni fornite ai cittadini.

A tale proposito è interessante rilevare come il testo del referendum 1 distingua la riattivazione idraulica da quella paesaggistica. Nel primo caso la verifica riguarda valutazioni tecniche relative al regime idraulico complessivo e all’agibilità del percorso sotterraneo del Naviglio Interno attualmente interessato da cunicoli di servizi vari e dalla stessa metropolitana. Per quanto riguarda invece l’aspetto paesaggistico occorre osservare che le modalità di intervento proposte presentano impatti di diversa entità e di diverso prevedibile apprezzamento da parte della cittadinanza. Tenendo conto che meno del 50% dei cittadini aventi diritto ha risposto positivamente al referendum (45 %) 2 e che l’impatto dell’opera riguarderà ovviamente anche il restante 55% della popolazione, considerando inoltre la difficoltà per il cittadino non-tecnico di prevedere l’effetto che avrà nel vissuto quotidiano un intervento di rilevante trasformazione dell’aspetto urbano attualmente percepito, non confrontabile con l’immagine dei navigli storici introiettata nell’immaginario collettivo, nonché della possibile limitazione della percorribilità dell’ambito interessato, tenendo conto di tutto ciò risulta di particolare importanza predisporre strumenti adeguati a facilitare l’acquisizione diffusa di questa consapevolezza e con tale corredo promuovere un’inchiesta per valutare il gradimento degli abitanti relativamente alle principali soluzioni progettuali.

FIG. 7.1.5.2.1 Un esempio di rappresentazione del corso dello storico Naviglio Interno nell’attuale contesto urbano.

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7.1.5.3 Prospettive Considerando che le limitazioni poste alla rappresentazione del percorso del Naviglio Interno sul sedime stradale sono dovute alle prescrizioni restrittive del Codice della Strada limitatamente ai percorsi veicolari, tanto che la si sarebbe potuta realizzare sui marciapiedi come aree esclusivamente pedonali, si può realisticamente ritenere che se in futuro si decidesse di destinare alcuni ambiti della Cerchia a zone pedonali ( o comunque di mobilità dolce) cadrebbero in quel caso i divieti del Codice della Strada e pertanto si potrebbe realizzare integralmente il progetto “La Cerchia in scala uno a uno”, ricomponendo finalmente il binomio tra il tracciato del Naviglio Interno e gli Info Point (totem e pensiline) già realizzati nell’attuale fase che precede la manifestazione di Expo 2015.

1 “Volete voi che il Comune di Milano provveda alla risistemazione della Darsena quale porto della città ed area ecologica e proceda gradualmente alla riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei Navigli milanesi sulla base di uno specifico percorso progettuale di fattibilità?”.

2 Referendum consultivo n. 5 d'indirizzo per la riapertura del sistema dei Navigli milanesi.

Affluenza 49,09% (numero aventi diritto di voto 997.623, numero votanti 489.727).

SI: Voti: 451.041 pari al 94,32% dei votanti (45, % degli aventi diritto al voto).

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FIG. 7.2.1.01 Via Fatebenefratelli vista da Piazza Cavour e sullo sfondo la chiesa di San Marco (immagine della mostra “Naviglio, Cuore di Milano”, www.cuoredimilano.org).

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7.2 RICERCA E INDIVIDUAZIONE DI CONTENUTI EVOCATIVI TRA POESIA E STORIA, COME ELEMENTI DI RIFERIMENTO PER LA COMUNICAZIONE DEL PROGETTO

Arianna Lugarini, Marco Proverbio

7.2.1 | “TORNARE A RIVEDERE LA LUCE DEL CHIARO DI LUNA SPECCHIATO NEL NAVIGLIO”

Il presente studio, prendendo spunto dall’esperienza della mostra “Naviglio, Cuore di Milano”, è basato su una fase iniziale di ricerca di contenuti storici (fotografie, dipinti, testi) relativi principalmente al tratto di via Francesco Sforza. Questa ricerca è accompagnata da un’indagine mirata a individuare quegli elementi che più rappresentano la Cerchia dei Navigli nell’immaginario dei cittadini milanesi e di come questa venga quotidianamente dibattuta. In particolare sui social media, la percezione di questa identità sommersa della città, riteniamo che sia oggi un elemento compatibile e desiderabile del futuro paesaggio urbano. Con questo criterio, sono state selezionate immagini ad elevato contenuto emotivo ed evocativo che diventano simbolo di valori condivisi e importanti per la comunità (acqua, lavoro, mobilità sostenibile e agricoltura come beni comuni).

Fare emergere questi archetipi è il primo passo utile all’identificazione di contenuti per la progettazione di un’efficace campagna di comunicazione e partecipazione del progetto di riapertura.

Ci sentiamo fortunati: partecipare allo svolgere dello studio di un così autorevole gruppo di progetto e ascoltarne i resoconti che via via facevano emergere le possibili criticità e le relative soluzioni, ci ha fatto comprendere per primi quanto esso sia effettivamente fattibile e quale grande portata avrebbe, europea e mondiale, per una città internazionale come Milano, il passaggio dell’acqua nella città, la riapertura del sistema Navigli, un tassello mancante di collegamento del nostro territorio. Con la nostra presenza durante gli incontri ci siamo occupati di indagare sull’immagine e il senso dell’identità del Naviglio per i milanesi oggi, partendo dal tratto storicamente pregiato di via Francesco Sforza (la cui riapertura è parte del progetto di fattibilità del gruppo coordinato da Andrea Cassone), con alcune altre incursioni. Noi pensiamo che la realizzazione del progetto debba seguire necessariamente un approccio concettuale come quello proposto da personalità internazionali come Vandana Shiva, da sempre impegnata a sostegno di progetti eco-sostenibili. La pianura padana è ricca di acqua ed è quindi giusto che venga valorizzata non solo in termini di investimento economico escludenti l’impatto ambientale e sulla comunità. La visione corretta è che venga vista come bene comune, che collega la città alle periferie e al territorio circostante, vivificandolo e invitandolo a percorrerlo a una velocità sostenibile, che non è quella delle auto, ma quella più morbida: navigabile, ciclabile e pedonale.

Un punto di raccordo e comunicazione tra il centro d’Europa e il nostro mare, così denso di storia dell’umanità e di ricchezze naturali. In un’epoca in cui le risorse strategiche, come il petrolio, su cui sembrava dovesse reggersi tutto il nostro sistema di vita per un tempo quasi indefinito, si stanno esaurendo, la crisi del modello di sviluppo occidentale genera guerre e conflitti e la speculazione finanziaria impone regole astratte sul costo della produzione reale degli alimenti, le risorse naturali rinnovabili, che non appartengono all’uomo ma al pianeta, vanno gestite in modo rispettoso e lungimirante.

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Il tema centrale è il loro utilizzo sostenibile in armonia alle capacità di rinnovamento del pianeta: l’uomo di oggi rischia di rompere un delicato equilibrio che è quello che ha reso la sua vita non solo possibile, ma anche piacevole e bella da vivere, possibilmente per tutti e non solo per gruppi - sempre più piccoli e più ricchi - che al momento fanno pagare alla collettività globale costi ambientali spropositati ed evitabili, traendone profitto.

Immaginario collettivo quotidiano: un esempio sul profilo “Foto di Milano Sparita (pagina)”, dove la pubblicazione di un post con soggetto un ponte di via Francesco Sforza ha provocato nel corso di una giornata 381 approvazioni (“Mi piace”), 99 condivisioni e coda di oltre 30 commenti.

Noi ci siamo persuasi che l’acqua del Naviglio, elemento primario di vita, è un’immagine innata nella mente dei milanesi. Per chi ha vissuto il Naviglio (ormai davvero pochi) o per chi ha avuto un genitore, un parente vicino che glieli ha raccontati, è immaginabile pensare che possa averne un ricordo anche indiretto che gli trasmetta l’antico sapore. Ma, come confermato dalla maggioranza dei milanesi con il voto al quesito n°5 sulla riapertura del sistema Navigli ai referendum del 2011 (quasi 500.000 voti a favore), vi è una grande maggioranza di chi sicuramente non l’ha mai vissuto, che lo percepisce oggi come la vera identità di Milano, nascosta, ma ancora esistente.

Carl Gustav Jung che, come sappiamo, teorizzò l’immaginario collettivo, avrebbe parlato di archetipo: come la Madre-Terra per l’umanità, così il Naviglio-Acqua è sedimentato nella mente dei cittadini milanesi, anche nelle generazioni arrivate dopo la sua scomparsa. Fu infatti visto e vissuto da milioni di persone nel corso di quasi 900 anni di storia della città. E così ci spieghiamo la persistenza di un archetipo difficile da cancellare, anche dopo la copertura avvenuta relativamente di recente, tra gli anni 20 e 60 del secolo scorso. Ricordiamo alcune date: nel 1158 e nel 1162 d.C. si

datano le ripetute distruzioni ad opera del Barbarossa del Fossato, che, quando venne ricostruito, fu reso navigabile. Era posizionato lungo il perimetro circolare delle mura, quelle che alla fine del 1200 Bovensin de la Riva poeticamente evocava come mirabile rotondità segno di perfezione, nel 1177 la prima costruzione del Naviglio Grande, nel 1336 l’avvio della Fabbrica del Duomo, nel 1439 la costruzione del collegamento tra la Conca del Laghetto di Sant’Eustorgio al Laghetto di Santo Stefano.

Nel fare emergere, durante le nostre riflessioni, le considerazioni sull’archetipo Naviglio-Acqua, il ruolo di internet e dei social network, come Facebook, hanno avuto un’importanza fondamentale. Centinaia di persone, tutti i giorni, ogni giorno, testimoniano la permanenza di questa identità latente, pubblicando, condividendo, commentando foto della Cerchia dei Navigli, quando era ancora una parte scoperta di Milano.

Infine, uno spunto per i temi da sviluppare in particolare nelle attività di comunicazione e partecipazione, secondo noi, dovrebbero tenere in considerazione i punti di criticità maggiormente espressi nelle discussioni, su cui ci è capitato di confrontarci il più delle volte: la nuova mobilità, la viabilità durante l’apertura dei cantieri, la ricaduta dei costi sulla comunità e la necessità di un’efficiente manutenzione post-operam.

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CAP 07| La storia dei navigli è storia di milano: la conoscenza storica come base di un progetto di valorizzazione culturale

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Vediamo ora alcune fotografie storiche che sono state riprese e pubblicate su raccolte fotografiche digitali molto consistenti come quelle di “Milan L’era Insci” o in blog molto frequentati come quello di “Skyscreapercity”. Partiamo con una foto dei primi del Novecento, della statua di San Giovanni Nepomuceno, patrono delle acque e protettore dei rischi di annegamento, conosciuto in tutta Europa. In questo ponte di corso di Porta Romana, era un punto di riferimento, un catalizzatore, come si evince dalla foto, la cui presenza quasi meditabonda con il capo piegato, è l’indiscussa protagonista tra il via vai dei passanti.

Così in affezione per i milanesi, pragmatici e forse, già allora, di fretta che, trovando il nome piuttosto impronunciabile, per non sbagliare lo chiamavano San Juan né pu né men (ndr. si riporta qui la pronuncia e non la scrittura corretta), “San Giovanni né più né meno”. Quando il Naviglio fu chiuso, la statua fu spostata.

FIG. 7.2.1.2 Immaginario collettivo quotidiano: un esempio tra innumerevoli altri sul profilo Facebook di “Foto di Milano Sparita (pagina)”, dove la pubblicazione di un post che riporta una foto storica del ponte di via Francesco Sforza ha provocato nel corso di una giornata 384 approvazioni (“Mi piace”), 99 condivisioni e una coda di oltre 30 commenti.”

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FIG. 7.2.1.3 Statua di San Giovanni Nepomuceno sul ponte di Porta Romana tratto dalla collezione “Milano l’Era Insci”.

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Incuriositi abbiamo avviato una ricerca per capire quale fosse stato il suo destino. Nella rete abbiamo trovato alcuni articoli farne diverse ipotesi e a un certo punto ci siamo imbattuti in una foto che lo vedeva trasferito in piazza Cardinal Ferrari.

Alla fine lo abbiamo trovato, le informazioni recuperate ci hanno infine portato nel giardino di Villa Clerici, nel quartiere di Niguarda. Sempre sul ponte di Porta Romana, visto dalla parte opposta, ci soffermiamo sul dipinto di autore ignoto da Collezione Privata “Ponte di Porta Romana con statua di San Giovanni Nepomuceno” che mostra come il ponte desse una forma prospetticamente diversa alle vie milanesi, così come siamo abituati a conoscerle, che rivelano linee curve che, accentuando le lievi salite e discese lungo il percorso della Cerchia, ancora oggi si possono sperimentare andando in bicicletta.

FIG. 7.2.1.4 Statua di San Giovanni Nepomuceno nella sua attuale collocazione in Villa Clerici.

FIG. 7.2.1.5 Anonimo, Ponte di Porta Rormana con statua di San Giovanni Nepomuceno, Collezione Privata.

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Vediamo ora un dipinto del 1835, tratto dal libro di Francesco Oliari “Milano e i suoi Navigli” edito da Libreria Milanese, dove si apprezza l’ariosità coloristica del pregevole tratto di via Francesco Sforza nel punto della quattrocentesca Ca’ Granda, allora Ospedale Maggiore, oggi sede dell’Università Statale e i Giardini della Guastalla, che le foto più antiche in bianco e nero non possono far apprezzare.

Ci spostiamo poi un po’ più in alto lungo il percorso della Cerchia, in via Visconti di Modrone, allora in quel punto ancora San Damiano, dove viviamo l’attimo struggente di un carnevale dei primi del Novecento in cui dei giovani, un pierrot e una pierrette si fanno fotografare, sotto il ponte delle Sirenette: le sorelle Ghisini (così denominate perché si tratta di un elegante manufatto in ghisa) che come molti milanesi sanno, si trovano ora nel Parco Sempione.

Lo stesso soggetto è ritratto a fine Ottocento da un pittore molto noto per i paesaggi di Milano, Angelo Inganni, che immortala le Sirenette in quello che ci sembra un fresco pomeriggio di mezza primavera, dove di nuovo ci colpiscono questi inediti colori caldi sotto il cielo di Lombardia.

FIG. 7.2.1.6 Via Francesco Sforza Giovan Battista Dell’Acqua 1835 tratto dal libro Milano e sui Navigli di Ogliari.

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FIG. 7.2.1.7 Un pomeriggio sul Ponte delle Sirenette agli inizi del Novecento. .

FIG. 7.2.1.8 Angelo Inganni, Ponte delle Sirenette sul Naviglio di San Damiano, Collezione Privata.

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Torniamo ora con un altro noto autore di dipinti della città, Arturo Ferrari che passeggia per via Francesco Sforza, per poi svoltare in via Laghetto, dove ci fermiamo per un’ultima riflessione sul tema del lavoro, osservando una stampa d’epoca e un altro bel quadro di Ferrari, in cui viene rappresentato il “falcone”: la gru per scaricare i marmi, materiali di notevole ingombro e peso che, grazie al trasporto su barca, venivano trasportati fino nel cuore della città, alla Fabrica degli Scalpellini, per la costruzione del Duomo. A nostro modesto parere e insindacabilmente secondo la storia, il Duomo non sarebbe esistito se non fossero stati costruiti i Navigli, che diventano quindi con esso, il simbolo inscindibile di un valore molto caro ai milanesi: l’operosità.

Per concludere l’escursus di questa indagine sulla persistenza dell’identità di Milano come città d’acqua all’ombra del Duomo, mostriamo un’ultima immagine che ancora collega il Naviglio con il sacro, rappresentato questa volta iconograficamente con una figura femminile, la Madonna, come madre con Bambino, in un dipinto del Bergognone.

FIG. 7.2.1.9 Arturo Ferrari, Via Francesco Sforza con Giardino della Guastalla e il Ponte dell’Ospedale, Collezione Privata.

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FIG. 7.2.1.10 Arturo Ferrari, Il laghetto di Santo Stefano, Collezione Privata.

FIG. 7.2.1.11 Il laghetto di Santo Stefano in una stampa di fine Ottocento.

FIG. 7.2.1.12 Madonna del velo, Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone, Collezione Privata.

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Con forse già allora nel cuore questi pensieri, il gruppo dell’Associazione Culturale Il Multiverso, ha pensato nel 2009 di dedicargli una mostra fotografica “Naviglio, Cuore di Milano”. Descriveremo di seguito come è nata la mostra e che tipo di lavoro che è stato fatto per realizzarla. L’associazione il Multiverso, di cui Arianna Lugarini e Marco Proverbio autori di questa relazione fanno parte, ha messo a disposizione le foto della mostra Naviglio, Cuore di Milano per la presentazione del progetto di fattibilità all’Umanitaria del 30 Novembre 2013.

Il Multiverso è un’associazione culturale non a scopo di lucro, formata da un gruppo di amici e professionisti in vari ambiti, che realizza e promuove diversi progetti che hanno come tema comune lo sviluppo sostenibile del territorio e della persona e li diffonde in modo libero e gratuito. Nel 2009 pubblica ufficialmente su internet la mostra “Naviglio, cuore di Milano”.

La pubblicazione on-line della mostra riscuote da subito notevole interesse e per questo si decide di riproporre alcune stampe delle foto più suggestive in formato 50X60 nell’ambito di diversi eventi pubblici cittadini, tra cui citiamo quelli presso la sede di Chiamamilano in Largo Corsia dei Servi nel giugno del 2009 e all’interno degli stands di PinC, manifestazione estiva nei parchi pubblici cittadini organizzata dal Comune di Milano nel 2009 e 2010. Proprio nel corso di questi eventi si è potuto verificare direttamente quanto riscontrato in internet. Ovvero quelle immagini che presentavano, come proposto provocatoriamente nel manifesto della mostra, una Milano odierna con la cerchia dei Navigli riaperta, riscuotevano sorprendentemente nel pubblico emozione e interessamento alle effettiva possibilità di un loro reale futuro recupero.

Quelle giornate si sono rivelate di fatto una preziosa occasione di confronto con la cittadinanza, che hanno permesso di dar vita ad un laboratorio di confronto sull’ipotetico sviluppo futuro del centro

della città e sull’importanza del recupero del sistema dei Navigli per Milano. Le varie tematiche affrontate sono state per noi da stimolo per mettere insieme tutte le numerose idee e proposte emerse e dare seguito ai numerosi inviti e aspettative ricevuti, concretizzandoli nel progetto Cuore di Milano, attraverso l’apertura di un Blog tematico nell’autunno del 2010.

FIG. 7.2.1.13 Esposizione di alcune foto della mostra durante l’evento di Chiamamilano nel 2009.

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Nel giugno dell’anno successivo siamo stati invitati dal comitato Milanosimuove a sostenere la campagna referendaria per il quesito n.5 sulla riapertura dei Navigli, organizzando e inaugurando per l’occasione la prima edizione fotografico-ciclabile della mostra lungo il percorso della Cerchia dei Navigli fino alla conca dell’Incoronata.

Da allora in poi sullo stesso percorso abbiamo organizzato periodicamente eventi in bici guidati in collaborazione con FIAB Ciclobby di Milano e a partire dall’ultima edizione del 2013 abbiamo messo a disposizione sul sito www. cuoredimilano.org le mappe Google, nel quale sono segnate le tappe sul percorso per osservare direttamente dove sono state scattate le foto della mostra, per smartphone e tablet da utilizzare liberamente.

Il blog viene costantemente aggiornato con articoli sulle ultime notizie che riguardano i progetti sui Navigli e in generale quanto vi è correlato, focalizzandoci sul tema dell’importanza della gestione delle acque nel paesaggio urbano e extraurbano.

FIG. 7.2.1.14 Eventi in bici organizzati dal 2011 e il 2013, realizzati anche in collaborazione con FIAB Ciclobby di Milano.

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FIG. 7.2.1.15 In alto, homepage cuoredimilano.org e a sinistra una pagina del blog.

FIG. 7.2.1.17 Il poster della mostra.

FIG. 7.2.1.16 A sinistra,: una pagina del blog.

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FIG. 7.2.1.18 Via Francesco Sforza, Ponte di Porta Romana.

FIG. 7.2.1.19 Via Molino della Armi, sullo sfondo chiesa di S. Maria alla Vittoria.

FIG. 7.2.1.20 Via San Marco.

FIG. 7.2.1.21 Via Santa Sofia, Ponte di Porta Romana.

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7.2.2 | RICERCA E SELEZIONE DELLE IMMAGINI

Qualche anno fa esattamente nel 2008 siamo partiti alla ricerca, proprio grazie a Internet, di immagini raffiguranti scorci della Milano dei primi del ‘900. Dopo aver visionato decine e decine di immagini che abbiamo selezionato sulla base di alcuni parametri quali: qualità della foto, suggestività e che fossero distribuite lungo l’antico tracciato della Cerchia dei Navigli. Sono state così selezionate all’incirca una ventina di foto scattate ad altezza d’uomo.

Posizionamento e scatto

Con il gruppo di foto selezionate, armati di cavalletto siamo tornati negli stessi punti e abbiamo scattato delle foto avendo cura di mantenere inalterate le proporzioni originali applicando dove possibile la stessa lunghezza focale.

Trattamento prospettico

Una volta realizzate le foto utilizzando un programma di fotoritocco le abbiamo rielaborate portandole alla stessa risoluzione e messe su due livelli differenti, nel livello superiore la foto appena realizzata e in quello inferiore la foto d’epoca. Il trattamento prospettico è stato fondamentale per comporre la foto finale infatti con l’aiuto di linee guida abbiamo allineato gli edifici della foto storica con quelli presenti ancora oggi rendendo perfettamente sovrapponibili gli elementi delle due foto.

Fusione delle due immagini

A questo punto una volta perfettamente sovrapposte si iniziato a cancellare le parti della foto nuova, in corrispondenza della sede stradale facendo così affiorare la vecchia, scegliendo di volta in volta l’accostamento più suggestivo per fondere meglio i due scatti, permettendoci cosi di accostare elementi nuovi ed elementi che sono rimasti da allora, in una sorta di gioco poetico tra quello che è cambiato e quello che non c’è più. Tra palazzi, negozi, auto, persone. Proprio in fase di elaborazione siamo rimasti colpiti dal risultato finale, ovvero, man mano si cancellava il manto di asfalto, appariva in tutta la sua bellezza il Naviglio dando da subito una sensazione di incredibile equilibrio: “come se nella foto che abbiamo scattato mancasse qualcosa!”. Un effetto che abbiamo riscontrato con le tante persone che in questi anni abbiamo incontrato durante i nostri eventi e che hanno commentato il nostro lavoro.

Le mostra completa è visibile visitando il sito www. cuoredimilano.org e per avere aggiornamenti si può visitare il Blog Il Cuore di Milano o la pagina facebook Cuore di Milano Progetto.

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08 MILANO

CITTÀ D’ACQUA TRA STORIA E FUTURO: Un modello per la comunicazione sociale e il coinvolgimento dei cittadini.

8.1. Introduzione: Il contributo della psicologia di comunità agli interventi

di rivalutazione ambientale

8.2. Progetto valutazione, partecipazione e comunicazione rivolto alla

cittadinanza

8.3. Percorsi effettuati

8.4. Discussione complessiva dei risultati: che immagine dei Navigli?

8.5. Implicazioni dei risultati per la progettazione dei processi comunicativi:

Comunicare: Cosa? Come?

8.6. Implicazioni dei risultati per la progettazione dei processi partecipativi:

Quali finalità ed esigenze per la reale e attiva partecipazione dei cittadini?

8.7. Come procedere? Spunti concreti e case studies

8.8. Conclusioni

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CapP 08| Milano città d’acqua tra storia e futuro

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8.1 INTRODUZIONE: IL CONTRIBUTO DELLA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ AGLI INTERVENTI DI RIVALUTAZIONE AMBIENTALE

Paolo Inghilleri, Eleonora Riva, Nicola Rainisio, Marco Boffi, Linda Pola

Il coinvolgimento di un gruppo di Ricercatori in Psicologia Sociale e Ambientale relativamente ad un processo di cambiamento morfologico della città di grande entità è motivato sia dalla necessità di informare adeguatamente, sia di coinvolgere attivamente la popolazione locale nel cambiamento del paesaggio e dell’uso dello spazio in cui gli abitanti vivono la propria quotidianità. In situazioni in cui l’uso del territorio, che le persone vivono come proprio, viene limitato o modificato è molto difficile creare processi di costruzione di consenso senza un reale coinvolgimento dei cittadini nel processo di cambiamento. Questo processo di coinvolgimento deve muoversi in primo luogo su di un livello comunicativo, creando, allo stesso tempo, uno spazio per la promozione delle idee emerse dalla popolazione, e avviando continue azioni volte al coinvolgimento attivo dei cittadini nella realizzazione del processo di cambiamento, affichè questi non si sentano espropriati dalla città, bensì portavoce del rinnovamento territoriale e culturale.

L’esperienza di coinvolgimento sociale e relazionale dei gruppi attivi sul territorio attraverso azioni concrete e condivise, rese evidenti dalla costruzione di Artefatti Culturali (Inghilleri, 2009) – come immagini, testi, manifestazioni, giornate a tema, proposte di soluzione delle problematiche emergenti – permette la manifestazione della soggettività e della creatività individuali (Riva, 2012), e la promozione di un’esperienza di benessere psicologico (Csikszentmihalyi, 1990; Rainisio, Inghilleri, 2013) che radica l’individuo come soggetto attivo all’interno del processo di evoluzione culturale (Inghilleri, 1999). A partire da tali premesse il

GRuPSA propone di lavorare in un’ottica di investimento e valorizzazione del capitale sociale e di acquisizione della fiducia dei cittadini (Burton, 2003) attraverso la costruzione di processi realmente partecipativi (Putnam, 2001) nei quali vi sia una costruzione-elaborazione comune delle decisioni e/o delle attività da promuovere, fatti salvi e condivisi i vincoli che la committenza espliciterà in fase progettuale (Mannarini, Fedi, Trippetti, 2010). Un coinvolgimento chiaro e concreto in questi termini promuoverà un rafforzamento della coesione sociale e del rispecchiamento identitario (Altman, Low, 1992) attorno al processo di cambiamento urbano che porterà alla valorizzazione di Milano come Città d’Acqua (cfr White et al, 2010). Ci si pone quindi in un’ottica di Ricerca-Intervento, utilizzando modelli, approcci e metodi propri della Psicologia di Comunità (cfr Mannarini, 2004; 2009; Zani, 2012), concetti come quello di Progettazione Partecipata (Martini, Torti, 2003), dove ci si riferisce a prospettive metodologiche che prevedono la collaborazione dei vari attori di una comunità (cittadini o gruppi sociali destinatari di un’iniziativa, amministratori e tecnici) che, attraverso spazi e momenti di elaborazione, sono coinvolti nell’ideazione o nella realizzazione comune di un progetto con ricadute positive sui partecipanti e sul loro gruppo di appartenenza (Burton, Matthews, Leung, 2011; Cigognani et al., 2008).

Gli assunti di base di tale metodologia sono molteplici. In primis, si sostiene che i cambiamenti che partono dai gruppi sociali abbiano più probabilità di essere duraturi rispetto a quelli imposti dall’esterno. In secondo luogo, qualora il problema/processo da affrontare sia complesso, appare necessario l’intervento di più soggetti con caratteristiche, grado di coinvolgimento e competenze varie e diversificate tra loro. Infine, è importante sottolineare che, per affrontare alcuni problemi, è necessario attivare realmente le risorse del territorio, poiché i processi democratici richiedono che le persone partecipino nella produzione e nel controllo dei cambiamenti che li riguardano (De Piccoli, 2005). Gli effetti prodotti da un progetto di partecipazione sociale (Allietti, 2005;

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Clary, Snyder, 2002) coinvolgono, come accennato sopra, da una parte la comunità nel suo insieme e dall’altra le singole persone. Interesse della committenza, oltre al radicamento della nuova immagine della città nell’identità personale dei cittadini coinvolti (Hyde, Chavis, 2007), sono anche l’aumento dell’empowerment 1 (Fung, Wright 2003) e del capitale sociale2 (Burton, 2003). Secondo la prospettiva di Putnam (2001), infatti, il ritiro dei cittadini nella sfera privata va di pari passo con l’indebolirsi del capitale sociale, inteso come la risultante dell’intreccio di tre componenti: le reti sociali di cui i soggetti possono disporre e alle cui risorse possono attingere, la predisposizione all’impegno civico, che esprime attenzione e cura diffusa per la cosa pubblica, e un atteggiamento di fiducia generalizzata, che investe la comunità nel suo insieme e le istituzioni politiche.

Oltre a queste importanti finalità legate al rafforzamento del sistema sociale locale e all’integrazione del processo di cambiamento nell’identità dei cittadini, non è difficile individuare, a sostegno di un progetto di partecipazione sociale, anche ragioni di efficacia e di efficienza, ricordando che il coinvolgimento dei cittadini è uno strumento che può favorire processi di innovazione e di creatività nella soluzione dei problemi (Allegretti, 2003), agevolare il negoziato per la soluzione dei dilemmi sociali, rafforzare la fattibilità delle scelte pubbliche (Bobbio, 2004), evitare – infine – che un’insufficiente adesione agli obiettivi si traduca in conflitti, opposizioni, critiche o nascita di «comitati del no».

1 L’empowerment è un processo dell’azione sociale attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenza sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente per migliorare la qualità di vita. 2 Il capitale sociale rappresenta il grado di coesione sociale esistente nelle comunità e si riferisce ai processi che si instaurano tra le persone e che stabiliscono reti, norme e fiducia sociale, facilitando il coordinamento e la cooperazione nell'ottica di un vantaggio reciproco.

8.2 PROGETTO VALUTAZIONE, PARTECIPAZIONE E COMUNICAZIONE RIVOLTO ALLA CITTADINANZA

A partire da queste premesse un lavoro di psicologia di comunità sufficientemente articolato dovrà tenere in conto aspetti che coinvolgono l’esperienza dei cittadini da differenti punti di vista. Da un lato è importante ottenere un quadro realistico delle conoscenze, delle aspettative e degli investimenti emotivi che i cittadini, differenti tra loro per caratteristiche sociali e competenze, hanno riguardo il tema in oggetto. Inoltre è importante creare una rete di relazioni con le realtà territoriali a differenti livelli, per poter attivare sia un funzionale processo di comunicazione che anticipi per tempo le varie fasi di attuazione del progetto, sia un processo di sensibilizzazione al tema del recupero del valore storico della Cerchia e della riqualificazione del paesaggio cittadino. Infine è necessario comprendere in quale direzione sia più opportuno muoversi per attivare processi di partecipazione di porzioni differenti della cittadinanza, in modo che siano coinvolte valorizzando i propri interessi, e progettare e promuovere attività diversificate a cadenza costante in tutto l’arco del tempo della realizzazione del progetto.

Il nostro gruppo di ricerca di seguito esporrà i parametri e le fasi necessarie per la costruzione di un progetto di psicologia di comunità che affianchi il processo di riapertura/riqualificazione della Cerchia dei Navigli. Le aree di azione e le azioni proposte, per una buona parte, non possono essere attivate se non contemporaneamente allo svolgimento del progetto architettonico. Anche la sola area della valutazione, infatti, necessita della presa di contatto con la cittadinanza fornendo informazioni ed esponendo un interesse ed un obiettivo specifico, ed è quindi suscettibile di attivare delle reazioni individuali e di gruppo negli individui coinvolti, per tanto deve essere intrapresa successivamente alla decisione del committente di mettere in pratica il progetto. Una

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CapP 08| Milano città d’acqua tra storia e futuro

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parte preliminare del lavoro di psicologia di comunicazione e di comunità può essere svolta indipendentemente dall’attivazione del progetto, ed il GRuPSA negli scorsi 2 anni ha lavorato mettendo in pratica alcune attività di ricerca, sia sul versante della comunicazione, sia sul versante della valutazione e partecipazione, i cui risultati saranno esposti nel paragrafo successivo. Ora, prima di presentare il progetto di comunicazione sociale e coinvolgimento dei cittadini, consideriamo l’evento che ha dato un punto di svolta all’interesse per la “questione Navigli”: il referendum del 2011. Prendendo brevemente in esame come si è svolto, che risultati ha avuto, e come era presentato l’argomento Navigli al suo interno, potremo fare alcune considerazioni a partire dalle quali sviluppare i primi obiettivi e le prime azioni della nostra indagine.

Il referendum del 2011 sulla riapertura dei Navigli ha avuto, in linea con gli altri quattro referendum proposti nella stessa occasione, una risposta favorevole elevatissima (94,3% - i dati sono disponibili sul sito del Comune di Milano3). In seguito a ciò si sono sviluppate diverse realtà sociali sul territorio che promuovono, in termini comunicativi e politici, l’attivazione del processo di valorizzazione e recupero della Cerchia dei Navigli in Milano e nei comuni limitrofi.

Sebbene tali gruppi si rivelino delle ricche opportunità di raccolta di dati e di informazioni sulla sensibilità pubblica e privata dei cittadini rispetto al tema “Milano città d’acqua”, interesse primario della ricerca psico-sociale è andare ad individuare, sollecitare e coinvolgere quel bacino di persone che non sono favorevoli o non si sentono coinvolte dall’argomento, con particolare attenzione alle realtà residenti nelle zone cittadine direttamente coinvolte da una possibile riapertura dei corsi d’acqua. Prendendo in esame i dati del referendum, analizzati sia in forma disgregata per zona che campionando alcune sedi di seggio (dai tre ai sette seggi presso lo stesso indirizzo) nelle zone attraversate dalla Cerchia dei Navigli, si

3 http://www.comune.milano.it/dseserver/statistica/bancadatielettorale/consultazione.html). I dati sono disgregati o per zone o per singolo seggio.

è cercato di ipotizzare il grado di comprensione della popolazione circa il cambiamento strutturale e funzionale della città in seguito alla possibile riapertura.

Come prima premessa è necessario sottolineare che la partecipazione al referendum è stata del 49% degli elettori. Non è possibile attribuire con certezza al restante 51% un disinteresse rispetto ai 5 temi referendari, laddove la scelta di non votare potrebbe essersi data quale manifestazione di dissenso rispetto ai quesiti posti in essere. Non c’è quindi modo di conoscere il pensiero del 51% della popolazione.

Come seconda premessa è necessario sottolineare che il testo del referendum: “Volete voi che il Comune di Milano provveda alla risistemazione della Darsena quale porto della città ed area ecologica e proceda gradualmente alla riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei Navigli milanesi sulla base di uno specifico percorso progettuale di fattibilità?”, condensava in un solo quesito il tema della risistemazione della Darsena, area dei Navigli già storicamente aperta e con evidenti necessità di migliorie, e il tema della “riattivazione idraulica e paesaggistica” dell’intera Cerchia, ed è quindi possibile/probabile che la prima parte del quesito abbia focalizzato l’attenzione di parte degli elettori votanti. In questa direzione segnaliamo che i votanti di zona 6 (zona in cui è presente la Darsena) hanno dato il maggior numero di voti affermativi (94.9%).

Come terza premessa infine è necessario sottolineare che gli elettori che hanno partecipato alle votazioni (49.2%) hanno per le maggior parte votato affermativamente e tutti e cinque i referendum, con un picco di adesione minima al primo – riduzione del traffico – (79.1%) e uno di massima al secondo – verde pubblico e consumo del suolo – (95.6%). Il referendum sulla riapertura del sistema Navigli ha avuto il 94.3% di pareri affermativi. Con tale range di risultati non è quindi possibile dare alle variazioni di voto per le diverse aree cittadine un peso oggettivo, ma si possono solo considerare tali variazioni come indicatori di massima.

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Fatto salvo quanto fin ora esposto, e le dovute precauzioni che ne conseguono, è necessario constatare che circa la metà dei cittadini milanesi si sono espressi positivamente nei confronti della ristrutturazione e della valorizzazione dell’area dei Navigli (anche se nel quesito non era in primo piano l’intenzione di effettiva riapertura). In particolare, si sono espressi maggiormente e favore i cittadini di zona 6 (che contiene la Darsena – sì 94.9%), e meno favorevolmente quelli di zona 1 (complessivamente la più toccata dalla Cerchia – sì 93.4% - no 6.6%). Le altre due aree interessate, zona 2 e zona 9, sono, subito dopo zona 1, quelle con voto meno favorevole (hanno votato no rispettivamente il 6% e 5.9% degli aventi diritto).

Approfondendo l’analisi esplorativa abbiamo selezionato alcune sedi di seggio nelle 4 zone interessate, e abbiamo differenziato tra sedi di seggio in area coinvolta dal processo di sistemazione/rivalutazione dei Navigli e sedi di seggio in area non coinvolta. In zona 6 i seggi rappresentativi per l’area Navigli/Darsena raggiungono la quota di 96,3%, superando di 2 punti percentuali i seggi rappresentativi dell’area non-Navigli. In zona 1, i seggi rappresentativi per l’area Navigli/Darsena superano di 1,5 punti percentuali i seggi rappresentativi dell’area non-Navigli. Nelle zone 2 e 9, infine, i seggi rappresentativi per l’area Navigli/Darsena superano di 1 punto percentuale i seggi rappresentativi dell’area non-Navigli. Le differenze continuano a non essere statisticamente significative, ma mostrano una tendenza dei cittadini votanti delle aree coinvolte dalla Cerchia dei Navigli ad un maggiore coinvolgimento sul tema della riqualificazione della Cerchia dei Navigli.

Da un’analisi dei dati referendari emerge quindi un parere estremamente favorevole alla riqualificazione dell’area dei Navigli, in termini idraulici e paesaggistici, della quasi totalità del campione votante, che rappresenta tuttavia non oltre la metà della cittadinanza reale. Questi dati, seppur positivi, ci rimandano comunque alla necessità di indagare in maniera più specifica, attraverso il contatto diretto con i cittadini e le realtà associative di quartiere, il livello di

comprensione dell’entità del processo di riapertura dei Navigli, la “mappatura cognitiva soggettiva” (Lynch, 1960) che i cittadini attribuiscono all’area Navigli stessa e, quindi, il grado di coinvolgimento possibile nel processo urbanistico ed architettonico in essere, per come soggettivamente percepito. In questo processo il campione che potrebbe fungere da cartina di tornasole è proprio quello dell’area Darsena, che ha una precisa consapevolezza degli elementi positivi e negativi del vivere in una zona con aree fluviali scoperte e può fornire preziose informazioni sull’esperienza soggettiva e quotidiana degli abitanti e costituirsi come utile interlocutore per i cittadini degli altri quartieri nel processo di comunicazione e costruzione di consenso.

Lo Studio di fattibilità e il successivo lavoro di comunità proponibile da parte degli Psicologi Sociali e Ambientali del GRuPSA per la valorizzazione del progetto di riapertura della Cerchia dei Navigli (o di parti di esso, o del progetto “la Cerchia 1 a 1” di valorizzazione storica attraverso la rappresentazione del percorso interrato dei canali 4 ) considererebbe, a partire dalle considerazioni sopra esposte, due fasi: in primis, la presa di contatto con le varie realtà sociali presenti sul territorio, per una valutazione delle percezioni del possibile cambiamento del territorio e delle emozioni che esse suscitano, in secondo luogo una fase di costruzione di consenso e coinvolgimento attivo nell’esperienza di cambiamento territoriale in atto, nelle sue varie fasi: costruzione di relazione e informazione adeguata; coinvolgimento attivo; costruzione di consenso; coinvolgimento nei processi di cambiamento ambientale e culturale.(Fig.8.2.1)

4 Il progetto di valutazione e sensibilizzazione della popolazione è applicabile sia al progetto nel suo intero, sia a singole parti di esso, come la riqualificazione delle conche di Viarenna o dell’Incoronata, e va necessariamente formulato e modulato partendo dalle specifiche scelte programmatiche della committenza, per non rischiare di produrre comunicazioni confusive o aspettative non chiare nella popolazione coinvolta, che rischierebbero di essere controproducenti.

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In primo luogo, sarà necessario attivare un processo valutativo (Fig. 8.2.1), che vada a stimare:

x L’entità e la rappresentatività delle realtà sociali sull’area territoriale dei Navigli (considerando come esperienza prima quella dalla zona della Darsena e dei quartieri limitrofi);

x La rappresentazione geografica e identitaria che i Navigli hanno attualmente nell’immaginario delle persone residenti e dei commercianti di zona;

x La capacità/il desiderio di partecipazione della popolazione residente al cambiamento geografico, architettonico e urbanistico della loro zona;

x La capacità di porsi come interlocutori attivi, in una dimensione di condivisione versus critica costruttiva, delle diverse realtà territoriali presenti nel quartiere.

x Per il raggiungimento di tali obiettivi il GRuPSA ipotizza lo sviluppo delle seguenti azioni

x Mappatura della realtà territoriale:

9 Gruppi locali riconosciuti (associazioni commercianti, di quartiere, d’inquilini, consigli di zona…);;

9 Associazioni attive sul territorio riguardo tematiche sociali inerenti alla vivibilità del quartiere;

9 Realtà digitali rappresentative che si occupano della tematica Navigli.

x Presa di contatto (in accordo con i referenti per la comunicazione sociale del committente) con alcune realtà significative estrapolate dai 3 sottocampioni

x Predisposizione e successiva attivazione di un processo comunicativo e relazionale atto a valutare le conoscenze, gli atteggiamenti, le aspettative, le disponibilità e i nodi critici relativi alla proposta di cambiamento urbanistico, viabilistico e paesaggistico. Tale processo porterà poi alcuni:

x Approfondimenti relativi all’immaginario, al punto di vista, alle aspettative verso il committente e al livello di possibile coinvolgimento in un processo di cambiamento compartecipato di alcuni soggetti campionati all’interno delle realtà territoriali contattate.

Per svolgere queste azioni verranno utilizzati strumenti qualitativi e quantitativi: questionari, interviste in profondità, focus group, gruppi di discussione, reti di comunicazione, gruppi di lavoro a tema, servizi di informazione.

FIG. 8. 2.1 Aree di azione per promuovere il coinvolgimento della cittadinanza

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Da questi passaggi risulteranno:

In primo luogo, una descrizione della percezione, delle aspettative e delle disponibilità dei cittadini di Milano residenti nella zona Navigli e dei commercianti di zona rispetto alla proposta di rivalorizzazione dell’area.

In secondo luogo, alcune possibili proposte di coinvolgimento della popolazione territoriale nella promozione e nell’applicazione del progetto stesso (come, ad esempio, ampliare le opportunità fornite dall’Ecomuseo fornendo percorsi di visita guidata organizzati e gestiti da una delle associazioni di quartiere, oppure il coinvolgimento nella co-progettazione di piccoli eventi o manifestazioni sul tema, delle scuole e delle realtà di quartiere attraverso l’attivazione di specifici progetti e concorsi a tema).

Il lavoro che il GRuPSA si propone di svolgere è all’interno di una dialettica valutativa e comunicativa. Se il progetto di valutazione territoriale si attivasse, pertanto, sarà necessario predisporre, prima di iniziare, degli strumenti comunicativi di semplice utilizzo e comprensione (e eventualmente dei referenti nominali) da fornire a chi volesse approfondire il processo del progetto, dettagliati secondo la distinzione tra le sue varie fasi, e per ciascuna fase con un’esposizione chiara e sintetica di tempistiche, ricadute per la città, benefit e effettivi disagi per la popolazione locale.

La successiva fase del progetto di sensibilizzazione prevede il coinvolgimento attivo dei cittadini ad attività di informazione e socializzazione del progetto e ad attività di valorizzazione e caratterizzazione del progetto stesso (Fig.8.2.3). Questa fase richiede necessariamente una più stretta concertazione con l’ente committente (Comune di Milano) sia in termini di valorizzazione e visibilità delle attività proposte all’interno delle realtà territoriali (come associazioni, consigli di zona, feste di quartiere, scuole, ospedali …) sia in termini di coordinamento nella progettazione, nella diffusione e nella valorizzazione di specifiche attività sul tema, come concorsi letterari o artistici per le scuole, concorsi fotografici,

FIG. 8.2.2 Valutazione e comunicazione come processi sociali

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concorsi di idee per le rappresentazioni iconografiche da disporre in alcune sedi della città, etc… Dettagli più precisi rispetto a questa seconda fase potranno essere definiti solo al termine della fase precedente, e in seguito alla definizione programmatica della committenza.

Il complesso processo per fasi appena descritto, per essere attivato correttamente, richiede di essere strutturato in relazione ad una precisa programmazione che indichi luoghi, tempi, entità e caratteristiche dell’azione che la committenza andrà a compiere, in una o più fasi, sul territorio cittadino.

Nella fase progettuale svoltasi finora, illustrata nel dettaglio nelle pagine che seguono, il GRuPSA ha lavorato su: una mappatura delle realtà territoriali presenti e coinvolgibili su ciascun modulo territoriale, da utilizzare come base per la costruzione di reti di comunicazione e sensibilizzazione; una valutazione dei processi comunicativi riguardanti la riqualificazione dell’area Navigli negli ultimi 2 decenni; la valutazione della funzionalità di diversi processi di contatto e sensibilizzazione dei cittadini e la sperimentazione di alcuni di essi.

In particolare:

x La mappatura delle realtà territoriali presenti, divisa per ciascun modulo progettuale ne definirà caratteristiche, rilevanza territoriale e bacino d’utenza. Le realtà sociali verranno distinte tra ufficiali e bottom up, e tra realtà già sensibili al tema e realtà istituzionali e associative con altre tematiche, raggruppate per sensibilità e obiettivi. Si considereranno con particolare attenzione:

9 Istituzioni pubbliche (scuole, centri di aggregazione comunali, biblioteche, consiglio di zona, etc.) 9 Gruppi locali riconosciuti (associazioni dei commercianti, associazioni di quartiere, associazioni inquilini, etc.); 9 Associazioni attive sul territorio riguardo tematiche sociali o inerenti alla vivibilità del quartiere (associazioni di genitori, associazioni interculturali, associazioni giovanili, banche del tempo, associazioni di volontariato, etc.);

FIG. 8.2.3 Il coinvolgimento della cittadinanza per fasi

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9 Realtà digitali rappresentative che si occupano specificatamente della tematica Navigli o che si occupano dell’immagine e della vivibilità del quartiere.

Questo lavoro permetterà di avere disponibile, al momento della programmazione/attuazione del progetto di riqualificazione territoriale, un quadro preciso della rete territoriale da coinvolgere, delle rispettive sensibilità e delle conseguenti modalità preferenziali da attivare per una prima presa di contatto ed un coinvolgimento nel processo di valutazione/sensibilizzazione. Verrà tenuta in considerazione anche la zona della darsena considerata come esperienza prima, della quale studiare i processi comunicativi e sociali effettuati e le loro ricadute, ed eventualmente si potrà prendere contatto con alcune realtà campione per verificare la soddisfazione a posteriori; x La valutazione dei processi comunicativi riguardanti la

riqualificazione dell’area Navigli utilizzerà metodi e strumenti della Psicologia della Comunicazione. Andrà ad approfondire, in maniera sistematica, sia le specifiche tematiche utilizzate nell’ambito delle varie comunicazioni pubbliche sul tema riapertura-riqualificazione Navigli, sia i termini ed i toni del linguaggio più ricorrenti. Si analizzeranno nello specifico gli articoli pubblicati sulla carta stampata considerando la stampa nazionale che maggiormente presta attenzione anche alla cronaca cittadina.

x Questo lavoro permetterà di avere disponibile, al momento della programmazione/attuazione del progetto di riqualificazione territoriale, una lettura critica dei processi di comunicazione pregressi e dei processi sociali positivi-negativi-passivi di volta in volta emersi di conseguenza. Sarà allora possibile considerare quali strumenti, tematiche e linguaggi possono essere di migliore efficacia per la successiva campagna di

sensibilizzazione e informazione, nell’ottica, da un lato, di aumentare la comunicazione e minimizzare il conflitto, e, contemporaneamente, di attirare l’attenzione della cittadinanza e coinvolgerla positivamente alla partecipazione del cambiamento ambientale proposto dalla committenza.

x La partecipazione, come gruppo di ricerca, agli eventi si sensibilizzazione e informazione sul tema della riapertura dei Navigli, promossi dal comune (cittadinanza, consigli di zona, eventi a tema)

x L’attivazione di un laboratorio di Psicologia Sociale sul tema, durante il quale studenti universitari abbiano modo di incontrare e intervistare cittadini e passanti in aree nodali del percorso della Cerchia, raccogliendone impressioni e opinioni.

x L’ideazione, la promozione e l’attuazione di un concorso per le scuole dell’obbligo, che vada a coinvolgere bambini e rispettive famiglie sui piani dell’immaginario.

8.3 PERCORSI EFFETTUATI

Le attività ed i percorsi sviluppati dal nostro gruppo di ricerca durante la stesura del progetto di fattibilità, miravano a verificare non tanto l’opinione della popolazione rispetto al tema, contenuto che sarà necessario raccogliere al momento della programmazione di interventi concreti sul territorio, ma la percezione del tema, della sua centralità per la città, della sua consistenza, sia da parte di un campione ristretto di cittadini, sia delle principali fonti di comunicazione di massa, che raccolgono, diffondono e molitplicano i temi di interesse comune e le loro coloriture. Ulteriori obiettivi sono stati: verificare le reti socio-comunicative attivate già con la committenza o naturalmente sorte intorno al tema e testarne la rappresentatività e la capacità di riprodurre e ripetere informazioni; sperimentare azioni di sensibilizzazione

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indirette, che vadano a toccare una più ampia fetta di popolazione non direttamente coinvolta dalla tematica Navigli.

Descriviamo di seguito i risultati ottenuti nelle varie esperienze.

8.3.1 |STEP 1: INCONTRI CON I CONSIGLI DI ZONA

Durante i due anni di lavoro allo Studio di fattibilità, sono stati organizzati, in collaborazione con il Comune di Milano, degli incontri con i consigli di zona ed un incontro aperto ai cittadini, per far conoscere il progetto e valutare un primo impatto dell’idea della riapertura dei Navigli sulla cittadinanza milanese. Agli incontri hanno partecipato, oltre ai responsabili dello Studio ed ai consiglieri, anche alcuni rappresentanti delle associazioni di quartiere. Questi primi incontri sono stati utili per iniziare ad aprire un dialogo sull’argomento della possibile riattivazione della Cerchia dei Navigli, e hanno permesso alla committenza di interagire con la città attraverso degli interlocutori privilegiati, attenti ai temi di interesse per l’amministrazione e la valorizzazione delle risorse del territorio. Tuttavia, attraverso questi canali, si intercettano cittadini politicamente e socialmente attivi e persone che hanno già dimostrato interesse e apertura verso lo specifico argomento del progetto. Anche la rete di contatti a cui è possibile accedere attraverso i consigli di zona è costituita prevalentemente da persone che svolgono attività lavorativa ed associativa entro organizzazioni del terzo settore, che sono in genere più facilmente coinvolgibili, sia in positivo sia in negativo, in discorsi e attività inerenti i cambiamenti degli spazi e della vita cittadina. Inoltre, il processo di comunicazione che si attiva interagendo con i consigli di zona, è piuttosto articolato, e prevede una serie complessa di passaggi, istituzionali e non, e non è semplice verificare le caratteristiche e la quantità dei cittadini ai quali sono giunte le informazioni.

Considerando questi elementi, se da un lato i consigli di zona rimarranno un importante interlocutore per la committenza nel

momento in cui si debba attivare un progetto di vasta scala sul territorio cittadino, e saranno sicuramente tra i primi rappresentanti della società civile che dovranno essere coinvolti, essi non sono necessariamente rappresentativi della maggioranza della cittadinanza, ed in particolare non rendono possibile il diretto contatto con quell’ampia parte della cittadinanza che non investe particolari attenzioni nelle attività del terzo settore o in altre attività riguardanti lo sviluppo del territorio e della socialità di quartiere. E’ necessario quindi prendere in considerazione anche altri canali di comunicazione e di relazione che possano essere gestiti direttamente dalla committenza, o meglio da esperti del settore che siano in grado proporre delle attività strutturate in base alle diverse caratteristiche delle varie parti della popolazione, in modo da coinvolgerla attivamente e propositivamente sul tema della riapertura della Cerchia dei Navigli a partire da argomenti di loro interesse. Nei prossimi paragrafi vedremo degli esempi di attività che sono state svolte dal nostro gruppo di ricerca negli ultimi tre anni e che potrebbero essere sviluppate su più ampia scala e con maggiore articolazione per un lavoro di partecipazione e coinvolgimento attivo della cittadinanza che risvegli l’interesse delle famiglie, dei bambini, delle scuole e di chi vive nelle aree interessate dal progetto una volta che verrà attivato.

8.3.2 | “METTIAMOCI LA FACCIA!!” - PARTECIPAZIONE ALLE FESTE DI QUARTIERE

I referenti del progetto di fattibilità sono stati invitati a partecipare agli eventi pubblici organizzati dalle associazioni “Riaprire i Navigli” e “Amici della Martesana” presso la Conca dell’Incoronata (12 ottobre 2014) e il Naviglio Martesana (19 ottobre 2014), con la finalità di iniziare a presentare il progetto architettonico e paesaggistico alla cittadinanza. Anche il gruppo di ricerca in psicologia sociale ha deciso di partecipare, sfruttando queste due occasioni (eventi già focalizzati sul tema di interesse del progetto) come primo momento di contatto con la popolazione locale, da

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utilizzare per sperimentare differenti approcci di promozione alla partecipazione. In particolare in queste due situazioni sono state proposte due attività differenti, la prima più indiretta, rivolta ai bambini e alla famiglie, e la seconda più strutturata e più direttamente orientata alla raccolta di informazioni sul tema riapertura Navigli. Di quest’ultima parleremo nel prossimo paragrafo, descriviamo ora invece l’attività di primo contatto con le famiglie.

Per questo scopo è stata organizzata un’attività ludica e manuale diretta ai bambini piccoli (materna ed elementari). Abbiamo utilizzato una postazione con due tavoli e alcune sedie, inserita all’interno dello spazio espositivo con tutte le altre bancarelle, dove abbiamo proposto ai bambini delle attività sul tema “Se a Milano ci fosse l’acqua…”. I bambini avevano la possibilità di farsi dipingere il volto, con soggetti a loro discrezione sul tema; avevano a disposizione uno spazio dove produrre dipinti utilizzando tempere ad acqua, pittura da stendere con le mani, spugne colorate e multiformi, e arricchendoli con semi e pasta di vario tipo. Si poteva inoltre lavorare con forbici e taglierino sulle bottiglie di plastica e produrre polipi, calamari e meduse, da portare con se o incollare sui fogli rendendo il lavoro artistico tridimensionale. Il lavoro prodotto veniva poi consegnato alle famiglie per portarlo a casa, dopo averlo fotografato. Mentre i bambini lavoravano i membri del gruppo di ricerca avevano modo di interagire con i genitori, creando un rapporto confidenziale e informale. Le immagini prodotte hanno espresso tutta la vivacità e la creatività dei bambini, permettendoci ancora una volta di toccare con mano come la fantasia dei più piccoli travalichi gli schemi cognitivi degli adulti, e ci permetta di rappresentare il mare con solo rossi e gialli, o di descrivere Milano con l’acqua senza Milano: “… perché se a Milano ci fosse l’acqua disegnare Milano non serve più, l’importante è disegnare l’acqua con i pesci e io che pesco …” (Y. 8 anni) (Fig. 8.3.2.1)

Questo tipo di approccio ci ha permesso, e ci permetterà in futuro, se utilizzato su più ampia scala, di raggiungere una serie di importanti risultati con un dispendio economico ed organizzativo relativamente ridotto. In primo luogo abbiamo avuto modo incontrare direttamente le famiglie e i cittadini nel loro territorio. I passanti, i genitori, gli altri partecipanti e organizzatori della manifestazione hanno avuto modo di entrare in contatto con il sistema accademico, in genere percepito come distante e troppo tecnico, attraverso le relazioni instaurate con il gruppo di psicologi. Essi, attraverso dialoghi informali, hanno potuto descrivere le motivazioni del gruppo di ricerca e le specificità dell’interesse per la rivalutazione dell’area Navigli con un linguaggio non specialistico e adatto all’interazione con il pubblico. Hanno costruito un rapporto personale con le persone che hanno incontrato e hanno condiviso con loro emozioni e riflessioni. (Fig. 8.32.2).

FIG. 8.3.2.1 Partecipazione e produzione di artefatti

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FIG. 8.3.2.2 La nuova faccia dei ricercatori sociali.

L’interazione con i bambini, attraverso il trucca-bimbi e attraverso il supporto alla creazione delle opere pittoriche, ha permesso di attivare un canale empatico, fatto di emozioni positive, che verranno depositate in memoria come un’esperienza coinvolgente relativa al tema “Milano con l’acqua” per i bambini, e al tema Navigli per i genitori. Inoltre il lavoro, vero e proprio “artefatto” culturale (cfr. Vigotskyj, 1934; Inghilleri, 2009), viene consegnato alle famiglie, e diviene parte del patrimonio culturale familiare, assieme ad altri prodotti provenienti dal contesto scolastico o da contesti socio-educativi a cui partecipano i bambini. Esso diviene quindi un oggetto-mediatore, che trasporta il tema Navigli all’interno delle case, “sopra il caminetto”, e riattiva la memoria dell’esperienza di interazione e il contenuto emotivo positivo ad essa collegato.

Queste attività di partecipazione sul territorio ci hanno permesso, inoltre, di verificare, anche se su scala ridotta, la scarsa informazione della popolazione riguardo al tema Navigli, dato che emergerà anche dalle attività descritte nei paragrafi seguenti. E’ stata riscontrara una grande divergenza tra le conoscenze abbastanza dettagliate dei promotori delle iniziative e dagli espositori delle varie bancarelle, e le conoscenze, piuttosto lacunose, dei passanti. La percezione è inoltre che la tematica di riapertura dei Navigli, se dissociata dal tema della pulizia e della riqualificazione degli ambienti “per come essi sono attualmente”, non sia considerata un tema attuale o prioritario per la città da parte dei passanti (cfr. paragrafi successivi). Questa mancanza di informazioni e di attenzione al tema diviene, in attività di psicologia di comunità come quelle effettuate durante le feste di quartiere, un elemento propulsivo per la promozione del progetto. Infatti le attività proposte alle famiglie, che lavorano più sulla promozione di emozioni positive e memoria che non sulla veicolazione di contenuti dettagliati e tecnici, creano un pre-concetto positivo che si lega al tema Navigli e rende le persone più disponibili all’interazione a all’ascolto di idee e progetti nel futuro.

FIG. 8.3.2.3 Esperienza, emozione e incorporazione.

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8.3.3 | LA VOCE DEI PASSANTI -

LABORATORIO DEGLI STUDENTI PSICOLOGIA

SOCIALE

Nel mese di ottobre 2014 è stato attivato presso l’Università degli Studi di Milano un laboratorio didattico, dal titolo: “Comunità locali e immaginario urbano: riaprire i Navigli?”. Il laboratorio è stato finalizzato all’approfondimento dell’opinione dei cittadini milanesi circa la possibile riapertura dei Navigli, tramite la conduzione di brevi interviste semi-strutturate ad alcuni cittadini. In particolare, gli studenti sono stati coinvolti in un processo d’intervista durante gli eventi pubblici organizzati dalle associazioni “Riaprire i Navigli” e “Amici della Martesana” presso la Conca dell’Incoronata (12 ottobre 2014) e il Naviglio Martesana (19 ottobre 2014) – i medesimi incontri in cui sono stati attivati i laboratori per i bambini, descritti nel paragrafo precedente. Tali manifestazioni, svoltesi in concomitanza con un caratteristico mercato (“El Mercatel”), hanno abbinato presentazioni specialistiche dei principali contenuti progettuali emersi nella fase di pre-fattibilità, in forma di conferenza o mostra dei rendering, a eventi culinari e artistici, favorendo così il coinvolgimento spontaneo di famiglie e singoli cittadini, in prevalenza residenti nelle aree che si prevedono interessate dalle future trasformazioni urbanistiche.

In questi contesti sono state realizzate trenta interviste videoregistrate, con il coinvolgimento di diverse categorie di cittadini. In particolare, le interviste condotte presso la Conca dell’Incoronata hanno visto la partecipazione di una fascia di popolazione più anziana e informata, in maggioranza richiamata sul luogo dalla prevista presentazione del progetto preliminare per la riapertura dei Navigli. Quelle condotte lungo il Naviglio Martesana sono state invece caratterizzate da una partecipazione mista, data la frequentazione abituale del luogo da parte di famiglie, sportivi e passanti casuali. Constatata, nelle prime due sessioni, una parziale

sotto-rappresentazione delle istanze giovanili, sono state realizzate in seguito, presso l’Università degli Studi di Milano, altre dieci interviste con studenti nella fascia d’età compresa tra 19 e 25 anni. In tal modo è stato composto un mosaico dei diversi target d’età che caratterizzano la città di Milano, che ci ha descritto un variegato immaginario rispetto ala possibile riapertura dei Navigli e alle rappresentazioni socialmente condivise su questo tema. Pur non essendo questo campione statisticamente rappresentativo, vedremo che molti dei dati desunti dalle interviste trovano conferma in quanto emerge nelle altre esperienze descritte e nell’analisi della carta stampata.

FIG. 8.3.3.1 Le interviste ai cittadini.

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Lo schema d’intervista è stato articolato attorno ai seguenti punti:

1. Rilevazione delle conoscenze pregresse dei cittadini circa l’idea/il progetto di riapertura dei Navigli

2. Atteggiamenti dei cittadini rispetto alla possibile riapertura dei Navigli

3. Atteggiamenti e rappresentazioni dei cittadini rispetto al progetto in ipotesi

4. Atteggiamenti e rappresentazioni dei cittadini rispetto all’immagine e alla vocazione di Milano in un futuro ipotetico, con i Navigli riaperti

5. Possibili criticità del progetto/processo e problematiche emergenti

Gli esiti sono esposti nei sotto paragrafi seguenti, approfondendo per ogni tema i principali contenuti emersi e alcune implicazioni che ne derivano per i futuri processi di comunicazione e coinvolgimento partecipativo della cittadinanza, implicazioni che verranno poi approfondite nei paragrafi conclusivi in interazione con i risulatati emersi dalle altre esperienze di ricerca riportate.

8.3.3.1 Conoscenze pregresse dei cittadini circa l’idea/il progetto di riapertura dei Navigli

Nonostante il tema sia parte del dibattito pubblico milanese ormai da lungo tempo e sia stato oggetto di un referendum caratterizzato da un consenso entusiastico, le conoscenze dei dati generali relativi al progetto e della sua stessa esistenza sono scarsamente diffuse nella popolazione.

La disinformazione riguarda in modo particolare la popolazione giovanile, e può essere spiegata a partire da due considerazioni. In primo luogo, i giovani tra diciotto e venticinque anni tendono ad avvalersi in misura minore delle forme classiche di comunicazione mediatica, in particolare dalla carta stampata, che è stata finora il

luogo privilegiato del dibattito decennale sulla possibile riapertura dei Navigli storici. In secondo luogo, mentre tra gli anziani si riscontra un interesse primario legato alla memoria personale e sociale di Milano come “città d’acqua”, tra i più giovani si nota una carenza generale nella conoscenza storica circa le forme e le funzioni urbane dei Navigli, tanto da non saperne riconoscere il tracciato entro la moderna struttura urbana.

I Navigli quali sistema complesso, sono stati, dunque, rimossi dalle mappe mentali condivise delle generazioni più recenti, riconfigurandosi anche nell’immaginario nella forma attualmente osservabile: due canali che hanno origine dalla darsena e ospitano la principale area d’intrattenimento notturno della città. Tale fenomeno è costantemente rafforzato dalla sovra-esposizione pubblica del Naviglio Grande, luogo che per le sue caratteristiche paesaggistiche e socio-culturali tende a catalizzare in toto l’immaginario del sistema Navigli e che, nel tempo, ha finito per divenirne la reificazione, anche a scapito degli altri Navigli esistenti (Pavese, Martesana). Questa modalità rappresentativa non caratterizza solo i giovani ma appare come una caratteristica strutturale dell’immaginario dei milanesi su questo tema, e si concretizza intergenerazionalmente nella diffusione quasi unanime di un bias interpretativo. Nei discorsi della cittadinanza si può, infatti, notare una forte sovrapposizione d’immaginario tra la possibile riapertura e i due macro-temi di trasformazione urbana che hanno interessato negli scorsi anni le acque milanesi: la ristrutturazione della darsena e la costruzione delle “Vie d’acqua” per Expo 2015.

Se nel caso della Darsena ciò può rappresentare un punto di partenza virtuoso, poiché la riapertura dei Navigli storici può essere descritta come un elemento di continuità futura finalizzata alla rivitalizzazione dello spazio urbano e all’implementazione della sua qualità, non altrettanto si può affermare per quanto concerne le “Vie d’acqua”. La realizzazione di quest’opera, peraltro incompiuta, è stata oggetto negli scorsi mesi di contestazioni di merito e metodo da parte di cittadini ed associazioni locali, generando significative

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mobilitazioni e finendo per rappresentare un elemento negativo nel rapporto tra abitanti ed istituzioni. Agli occhi dell’opinione pubblica, l’opera è divenuta paradigmatica dello spreco di risorse legate al grande evento di Expo 2015 e della sostanziale mancanza di dialogo tra decisori politici e istanze territoriali. E’ perciò necessario lavorare sul corpo sociale per disambiguare le sovrapposizioni di senso ed evitarne di ulteriori, al fine di non inficiare il percorso verso la riapertura dei Navigli storici. L’esempio delle “Vie d’acqua” sconsiglia di adottare una prospettiva riduzionistica focalizzata sulla dimensione comunicativa, suggerendo all’opposto la necessità di definire il progetto di riapertura dei Navigli come un processo costitutivamente aperto al dialogo, alla partecipazione e al confronto, entro il quale il coinvolgimento non ricopra solo un ruolo accessorio, ma si configuri come un pilastro strutturale e una metodologia di lavoro.

Appare necessario quindi diffondere presso un pubblico più vasto la conoscenza di base sull’esistenza stessa di un progetto di riapertura dei Navigli, non limitandosi ai residenti delle aree interessate né agli addetti ai lavori, ma trasferendo questo tema nello spazio pubblico attraverso esposizioni ed eventi che siano attraversati da ampi strati di popolazione. In questo modo si dissuaderebbe il progressivo radicarsi di una sovrapposizione con altri immaginari negativi e, allo stesso tempo, si sosterrebbe la crescita del dibattito pubblico informato sul tema. Questo processo dovrebbe implicare un lavoro di maggior profondità che punti alla riscoperta dei Navigli attualmente invisibili, i quali non fanno più parte dell’immaginario condiviso, in particolare quello dei più giovani.

8.3.3.2 Atteggiamenti dei cittadini rispetto alla possibile riapertura dei Navigli

Il dato principale di questa sezione è costituito dall’atteggiamento generalmente positivo dei cittadini intervistati rispetto alla possibile

riapertura dei Navigli. I partecipanti, infatti, pur esprimendo critiche e potenziali riserve, guardano con favore alle potenzialità della riapertura e alle opportunità che queste genererebbero per il contesto urbano nel quale risiedono. Anche in questo caso, è necessario distinguere alcune tipologie di popolazione sulla base di due variabili che emergono come significative: l’età e il luogo di residenza. I giovani appaiono ancorare il proprio giudizio, largamente favorevole, alla dimensione della piacevolezza estetica, mentre tendono a considerare tra le possibili criticità l’impatto funzionale dell’opera, che andrebbe a rivoluzionare il tessuto urbano e la mobilità al suo interno. Tra gli anziani si riscontrano invece un maggior numero di opinioni critiche, laddove il parere favorevole è spesso connesso ad una dimensione di nostalgia e ricordo della città del passato. Questi due punti di vista, di segno opposto, sono spesso compresenti nel loro immaginario:

“I Navigli ormai sono andati…sono stati riempiti…per esempio, come riaprire i Navigli se hanno fatto i negozi? Qui passava il Naviglio ma non c’era niente (..) Ci sono degli aspetti favorevolissimi, c’erano nei tempi andati moltissimi poeti che erano innamorati di Milano, perché lei si trovava davanti delle immagini …era meraviglioso…ma non è più ricreabile, perché li abbiamo distrutti!”

Per quanto concerne i residenti, ossia coloro i quali saranno più direttamente interessati dai processi di cantierizzazione e ridefinizione dello spazio urbano di prossimità, si può notare una visione maggiormente problematizzante. Essi tendono, infatti, ad ancorare il proprio giudizio di positività/negatività alla futura qualità della gestione quotidiana e della conservazione dell’opera realizzata. Questi dati sottolineano la necessità di una segmentazione del messaggio comunicativo in funzione delle diverse audience (“target oriented”) che emergono sul territorio. Nel caso dei residenti in particolare, s’impone non solo un accurato coinvolgimento in tutte le fasi di realizzazione, ma la produzione di un messaggio capace di rispondere puntualmente alle problematiche emergenti.

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8.3.3.3 Atteggiamenti e rappresentazioni dei cittadini rispetto al progetto in ipotesi

Chiedere a comuni cittadini di valutare il progetto in ipotesi (Studio di fattibilità) costituisce un momento critico dell’analisi, poiché per ottenere un’impressione documentata i partecipanti necessiterebbero di una conoscenza di base sull’argomento e di una capacità di decifrare il linguaggio tecnico-scientifico nelle sue declinazioni disciplinari e nelle sue rappresentazioni iconografiche.

La presenza di tali competenze è, naturalmente, impossibile da cogliere tramite interviste sul campo non in profondità, realizzate coinvolgendo passanti che, nella maggior parte dei casi, hanno appena approcciato casualmente questa tematica, oppure ne sono incuriositi senza conoscere nei dettagli il mondo della progettazione e le sue terminologie. In questo contesto, la richiesta di valutare il progetto finisce per trasformarsi de facto nella richiesta di valutare ciò che del progetto è stato comunicato in situ e in quali modalità questo viene meglio recepito dalla popolazione, un dato che appare anch’esso di notevole importanza ai fini dello sviluppo di un processo virtuoso di partecipazione sociale e comunicazione pubblica. Non sorprende, dunque, osservare quale fenomeno diffuso una sostanziale difficoltà degli intervistati nel cogliere i dettagli progettuali. Tale difficoltà appare stemperata quando la presentazione si fonda su sistemi comunicativi in grado di dare sostanza visiva (e tattile) all’astrazione ideale della riapertura, come l’esposizione di tavole esemplificative o plastici.

I futuri scenari di presentazione dovranno tener conto di questo dato, orientandosi verso una modalità comunicativa quanto più possibile interattiva e visuale, al fine di non confinare il dibattito pubblico sulla riapertura dei Navigli in una discussione “tra professionisti” ma, al contrario, contribuendo a una rappresentazione sociale positiva degli elementi focali di progetto. Una strategia comunicativa efficace in questo senso è stata già

proposta nelle manifestazioni osservate tramite un costante richiamo fotografico alla bellezza paesistica e scenografica del Naviglio storico, molto apprezzata dai partecipanti. Questa strategia deve essere comunque equilibrata affinché non sostenga un immaginario eccessivamente connesso a sentimenti nostalgici. Essa inoltre sostiene i processi sinergici di oggettivazione e ancoraggio, permettendo alle persone di connettere il “nuovo” Naviglio a uno schema ambientale già presente nella memoria iconica collettiva e trasformarne la prospettiva astratta in un oggetto sociale concreto.

Dall’analisi emerge anche un effetto “collaterale” della presa di coscienza delle dimensioni e della complessità del progetto, ossia la percezione, diffusa in alcuni, della sostanziale impossibilità di completarne per intero la realizzazione. Questa rappresentazione contiene anche degli elementi positivi, poiché prefigura correttamente la natura ultima del progetto: una riconversione strategica dello scenario e dell’immaginario urbano futuro. Allo stesso tempo si presenta come un elemento denso d’insidie comunicative, le quali possono essere neutralizzate solo offrendo alla cittadinanza un modello d’intervento improntato alla qualità totale, entro il quale siano, fin da subito, trasparenti le responsabilità, le tempistiche e le modalità d’azione.

8.3.3.4 Atteggiamenti e rappresentazioni dei cittadini rispetto all’immagine e alla vocazione di Milano in un futuro ipotetico, con i Navigli riaperti

Nella rappresentazione che i cittadini offrono della Milano futura, con i Navigli riaperti, coesistono una molteplicità d’immaginari strettamente interconnessi fra di loro, che possono essere riassunti in due macro-categorie. Il primo topos, già segnalato in precedenza come caratterizzante la popolazione in età avanzata, è quello di un “ritorno all’antica”, alle caratteristiche paesaggistiche della Milano

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storica, inserite in una cornice di senso che predilige elementi narrativi romantici e fiabeschi, tendenzialmente sganciata da una rappresentazione realistica della città del passato nella sua forma produttiva, urbanistica e socio-culturale. Il secondo, invece, riattualizza alcuni elementi della forma urbana storica disegnando, attraverso questi, una Milano possibile con vocazione al turismo, dove alla novecentesca “città del lavoro” si sostituisca una “città del tempo libero” focalizzata sulla qualità della vita, sulla mobilità dolce, sulla diffusione estensiva del verde urbano. Tale prospettiva sembra prendere atto, anche a un livello simbolico, dei cambiamenti in atto nel contesto socio-economico milanese ed italiano, attualmente caratterizzato dai postumi della de-industrializzazione e continuamente alla ricerca di una nuova centralità produttiva nell’economia della conoscenza e della produzione immateriale.

Molti intervistati condividono l’idea che tale trasformazione possa essere realizzata utilizzando la qualità urbana, e la bellezza, quale catalizzatore di nuova vitalità economica, offrendo costanti riferimenti ai processi di rigenerazione compiuti in altre metropoli europee (Parigi, Londra, Amsterdam), nelle quali la riscoperta dei canali ha rappresentato un’occasione di rilancio dello spazio pubblico e dei suoi valori commerciali:

“E’ un asset valorizzabile, molte città del nord Europa l’hanno fatto prima di noi…”

“L’utilità non è solo utile nel senso stretto del termine…utilità è anche sentirsi rilassati in Milano”

“Sarebbe bello tornare con la mente al passato, per capire un eventuale nostro futuro… perché la civiltà del consumismo di massa non è bella da vedere…”

Il tema centrale che sostiene questa narrazione, nonché uno dei principali elementi critici dell’intero progetto (vedi paragrafo successivo), è rappresentato dai nuovi modelli viabilistici che, inevitabilmente, si verrebbero a determinare. In particolare, gli intervistati pongono l’accento sulla progressiva riduzione dell’uso dell’automobile, con ciò che ne può conseguire in termini di qualità

della vita urbana. Si sottolinea così, da un lato, la possibilità di diminuire l’impatto degli stressors ambientali più rilevanti (inquinamento atmosferico e acustico, traffico, occupazione di suolo, sporcizia) che il traffico veicolare tende a produrre, dall’altro l’opportunità di avvalersi di questo spazio “liberato” per sperimentare un nuovo rapporto con i luoghi interessati tramite forme obbligate di mobilità sostenibile:

“Qui non si viene più… a piedi non si viene più. Tutti questi marciapiedi…tutte le macchine che sfrecciano…non un posto dove fermarsi. Non ci sono neanche più i negozi, non si ferma più nessuno su questa strada, non c’è più niente”

“Credo che aggiungerebbe molto alla zona sia per il turismo che come atmosfera e habitat…insomma, sarebbe molto più bello. E poi a me ogni iniziativa che toglie dalla strada alcune macchine va benissimo”

“Dove c’è un corso d’acqua ci sono, necessariamente, meno macchine (…) Io viaggio sempre in bici o a piedi a Milano, la ritengo una città molto adatta a questo tipo di movimento ciclo-pedonale”

La rappresentazione si completa con altri aspetti significativi. In primis, la realizzazione del “nuovo” Naviglio è immaginata come un’occasione per moltiplicare la presenza del verde pubblico nell’ambito urbano, creando una sorta di parco lineare che attraversi tutta la città e ne permetta un utilizzo sicuro per attività legate al tempo libero, isolandosi dal traffico veicolare. In questa stessa direzione, alcuni si focalizzano sul processo di riapertura come un percorso di salvaguardia del patrimonio ambientale e storico-culturale ancora esistente sul nuovo tracciato e nei tratti già aperti, sottolineando anche come tale progettualità sia, sostanzialmente, realizzata a “cemento zero”, ossia non preveda forme di nuova edificazione, consumo ulteriore di suolo o speculazione territoriale. In secondo luogo si rileva la centralità semiotica del ritorno alla navigazione, con finalità sia turistiche, per offrire ai visitatori un nuovo sguardo sulle bellezze storiche della città, sia viabilistiche, come strumento alternativo di connessione delle zone urbane precedentemente collegate dalla viabilità ordinaria.

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8.3.3.5 Possibili criticità del progetto/ processo e problematiche emergenti

Sebbene non pregiudichino l’atteggiamento generalmente positivo nei confronti dell’opera, durante le interviste sono emerse ricorrenti criticità, riferibili sia al progetto nei suoi caratteri fondamentali, sia al processo tramite il quale dovrebbe essere realizzato. E’ possibile collocarle in tre grandi gruppi: economico-gestionali, viabilistiche, ambientali.

Alla base delle preoccupazioni economiche, che riguardano di norma la fase di realizzazione dell’opera, si collocano due rappresentazioni sociali molto diffuse nel contesto italiano. La prima è perfettamente riassunta dalle parole di un anziano intervistato:

“Dovrebbero, se hanno dei soldi da buttar via, sistemare le parti del Naviglio attualmente scoperte”

Con questa tipologia di affermazioni si sottintende che, visto lo stato di carente conservazione dei corsi d’acqua già esistenti, bisognerebbe dare priorità alla risistemazione di questi stessi, sostenendo implicitamente che l’incapacità di mantenere in buono stato il preesistente sia una ragione sufficiente per avversare l’apertura di nuovi canali, i quali rischierebbero di incorrere nella stesso stato di incuria. Tale forma di sfiducia implicita si ritrova anche in una seconda rappresentazione critica di tipo economico, che prende spunto dai ripetuti scandali sviluppatisi a livello locale e nazionale nella realizzazione di “grandi opere” per rilevare come il processo di riapertura creerebbe occasioni di speculazione e guadagno illecito, oppure finirebbe per impantanarsi nelle pastoie burocratiche e amministrative compromettendo la finalizzazione dei lavori e il rispetto delle tempistiche stabilite.

La critica viabilistica si sostanzia, invece, nell’affermazione dell’impossibilità di gestire, specialmente nell’area di via Melchiorre Gioia, gli attuali volumi di traffico veicolare a seguito del

restringimento o della cancellazione delle carreggiate esistenti, sostituite dal nuovo tracciato della via d’acqua. A questa preoccupazione si accompagna la constatazione puntuale di una città profondamente mutata nei bisogni rispetto a quella originaria, entro la quale il traffico pendolare di veicoli a motore non costituiva ancora un fattore decisivo della vita quotidiana e del tessuto economico-produttivo. Inoltre, i cittadini rilevano che la scomparsa delle attuali strade causerebbe ingenti problemi di mobilità e parcheggio per i residenti e finirebbe per spostare in altre zone della città, magari già gravate da un paesaggio degradato, l’onere di sopportare una così ingente mole di traffico. Da un punto di vista comunicativo, è indubbio che quest’argomento sia uno dei più sensibili, in virtù dell’impatto diretto che la riduzione delle vie d’accesso avrebbe per il sistema della circolazione urbana su larga scala e sulle abitudini della cittadinanza coinvolta, residenti in primis.

Il terzo gruppo di elementi critici si orienta decisamente al futuro, focalizzandosi sull’ipotetico stato della qualità della vita urbana a progetto completato, ed in particolar modo sugli standard di conservazione, pulizia ed igiene necessari a garantire il benessere dei residenti e la riuscita turistico-culturale del progetto nel suo insieme. Le preoccupazioni principali riguardano la pulizia delle acque e dei canali, che si suppone minata dalla stagnazione, dall’inquinamento industriale, dagli sversamenti di acque reflue e dalla discarica abusiva. Altro tema rilevante è il possibile ritorno di animali percepiti come pericolosi per la salute umana e caratteristici delle zone umide ed inquinate: topi, zanzare, roditori acquatici. Lo stato di mantenimento dei nuovi canali sarà, allora, la vera cartina di tornasole dell’avvenuta riconversione urbana, nonché il principale riferimento visivo e comunicativo a disposizione dei cittadini per giudicare la bontà della trasformazione avvenuta e, conseguentemente, vivere e condividere con gli altri i nuovi Navigli, rendendoli parte intergrante della propria vita quotidiana.

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8.3.4 | DIALOGHI CON IL TERRITORIO - CONCORSO SCUOLE “MILANO CITTÀ D’ACQUA TRA STORIA ED EUROPA”

Alla luce di quanto appreso dalle esperienze di valutazione e partecipazione descritte nei precedenti tre paragrafi, nell’ultimo anno di lavoro sul progetto di fattibilità il GRuPSA, in accordo con il gruppo di progetto e con il committente, Comune di Milano, ha proposto un’attività di partecipazione su più larga scala. E’ stato organizzato, per l’anno scolastico 2014-2015, un concorso pubblico per le scuole primarie e secondarie di primo grado della città di Milano. Il concorso è stato organizzato dal GRuPSA in collaborazione con il Servizio Scuole del Comune di Milano, che ne ha promosso la partecipazione all’interno del pacchetto dei progetti messi a disposizione da parte del Comune per le scuole del territorio per l’a.s. in corso. La partecipazione al concorso, gratuita, è stata proposta a tutte le classi delle scuole elementari e medie, a discrezione delgi insegnanti, in base alla coerenza col programma didattico. Il concorso si presenta come un’evoluzione dell’approccio personale ed emozionale sperimentato nelle feste di quartiere, ed ha l’intento di coinvolgere i bambini e le famiglie, indipendentemente dal relativo interesse delle stesse per il tema Navigli. Hanno partecipato circa 200 bambini, di scuole elementari e medie. La consegna dei prodotti sarà per fine aprile 2015 e le premiazioni pubbliche dei lavori migliori e dei più creativi avranno luogo in maggio 2015. (Fig. 8.3.4.1).

Considerando che il progetto di riapertura della Cerchia dei Navigli non è stato attualmente ancora recepito nella sua totalità , ed il committente sta ancora vagliando le opportunità per la sua realizzazione, non è stato possibile attivare dei progetti di comunicazione e partecipazione su specifiche aree o sezioni del progetto (e quindi del territorio cittadino). Il gruppo di ricerca ha quindi preferito sperimentare la l’impatto e la funzionalità di un lavoro di pre-comunicazione, atto a sollecitare interesse e emozioni

di direzioni positive al tema in oggetto senza entrare nel merito della progettualità per il futuro. Il conocorso per le scuole ha quindi voluto essere orientato alla produzione di stimoli che sollecitassero l’immaginario collettivo delle classi e individuale dei singoli bambini. Veniva richiesto agli insegnanti di propore un percorso a scelta, in base al programma didattico in corso e agli interessi degli insegnanti stessi, che presentasse il tema di Milano come città d’acqua. Questo percorso poteva essere di tipo storico-geografico, poteva contamplare delle uscite sul territorio, oppure far riflettere sull’internazionalizzazione della città. Alle scuole era messo a disposizione, gratuitamente, la possibilità di inserire nel percorso l’intervento di un “esperto” sul tema Milano e l’acqua, fornito dalle associazioni per i Navigli presenti nello Studio di fattibilità. Tutte le scuole che hanno partecipato al concorso hanno scelto di usufruire di questa opportunità. Alla fine del percorso si chiedeva agli insegnanti di far produrre dei lavori artistici, di tipo pittorico o grafico, individualmente a ciascuno studente, dopo avergli somministrato un breve testo-stimolo, preparato ad hoc dal gruppo di ricerca, che riportiamo nel riquadro sottostante.

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FIG. 8.3.4.1 Locandina del Concorso per le scuole

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CONCORSO PUBBLICO PER LE SCUOLE DELL’OBBLIGO (PRIMARIA E SECONDARIA I)

MILANO CITTÀ D’ACQUA TRA PASSATO E FUTURO Comune di Milano – Università degli Studi di Milano Il concorso, organizzato dall’Università degli Studi di Milano in collaborazione con il Comune di Milano, è pubblico e ad acceso gratuito per le scuole elementari e secondarie di primo grado. Obiettivo è invitare gli studenti della città di Milano a cimentarsi liberamente nella produzione di opere artistiche (pittografiche o simili) sul tema “Milano città d’acqua tra passato e futuro”. MILANO CITTÀ D’ACQUA TRA PASSATO E FUTURO Milano, la nostra città ha molti volti e molte anime. Conosciuta in tutto il mondo come “Città della Moda”, ospita anche opere d’arte di grande valore e palazzi e monumenti di grande importanza storica, come il Castello Sforzesco ed il Duomo. Milano è una delle più grandi metropoli d’Italia, e attira tantissime persone, italiane e straniere, sia per il turismo sia per le grandi opportunità che offre nel commercio. Spesso siamo proprio noi milanesi che, pur attraversando la città tutti i giorni in auto, in tram o in metropolitana non ci prendiamo il tempo per conoscere Milano e per godere della sua bellezza, della sua ricchezza culturale e dei suoi paesaggi. Se per un giorno provassimo a fare i turisti … … … potremmo camminare per la città, per il nostro quartiere, per il centro storico pedonale ma anche per tante vie e vicoli che non fanno parte dei nostri tragitti abituali e vedere Milano con occhi nuovi, scoprire monumenti, parchi, paesaggi creativi ed inaspettati che ci renderebbero fieri e consapevoli di vivere in una metropoli e unica nel suo genere. “Milano da scoprire” nel nuovo millennio si confronta con altre città europee che attirano l’attenzione dei turisti tanto per l’alta qualità delle loro offerte culturali ed economiche quanto per l’immagine unica che si sono costruite nel tempo. Parigi, città d’arte e della cultura, con la Tour Eiffel e il Bateau Mouche che porta i turisti su e giù per la Senna … Londra, centro storico e politico del mondo per centinaia di anni, con la Regina, il Big Ben e la nebbia sul Tamigi … Amsterdam, con i mulini a vento, le biciclette ed i suoi cento e più canali che la rendono un intricato reticolo di vie d’acqua, piste ciclabili e ponti pedonali, dai quali è possibile catturare paesaggi di straordinaria bellezza … Molte delle più belle e conosciute metropoli europee hanno in comune la caratteristica di essere attraversate da uno o più corsi d’acqua importanti, che contribuiscono a renderla una meta turistica unica con dei paesaggi che si fissano per sempre nella memoria. Anche Milano è stata una città d’acqua, e la Darsena ed i Navigli aperti da lì verso i paesi della provincia Sud della città ce lo ricordano. Nel periodo tra il 1200 ed il 1500 sono stati scavati dei profondi

canali per unire i fiumi che passavano a Nord e a Sud della città di Milano, in modo da costruire percorso di acqua continuo che circondava la Milano di allora, che corrisponde al centro storico della metropoli di oggi. Questi canali, i “Navigli”, servivano, a quel tempo in cui non c’erano le automobili o i treni, a trasportare fino in città merci pesanti che non potevano essere trasportate con carri trainati da animali. E’ attraverso i Navigli, ad esempio, che è stato portato a Milano, dalle cave di Candoglia, il bellissimo marmo bianco con il quale è stato costruito il nostro Duomo, unico al mondo. Poi, con i cambiamenti tecnologici che hanno prodotto tanti nuovi e potenti mezzi di trasporto, e con la crescita della città e la costruzione di sempre più nuove case e strade, Milano ha preso un’altra forma, e dell’acqua è rimasto solo un ricordo … Se volessimo immaginare, tra 10 anni, quando saremo adulti, di avere di nuovo uno o più percorsi d’acqua nella città di Milano, come potrebbe essere? Come potrebbe essere secondo te nel futuro “Milano città d’acqua”? Come ti piacerebbe immaginarla, inventarla, disegnarla? Proponi un’immagine del tuo sogno della nostra città nel futuro, un’interpretazione personale, soggettiva, un’opera artistica che rappresenti, in maniera concreta o astratta, la tua idea di come vedresti o vorresti Milano nuovamente con l’acqua in un futuro non troppo lontano …

Questo tipo di intervento di Psicologia di Comunità si propone di raggiungere una serie di obiettivi di diverso livello. Innanzitutto porta alla luce della cittadinanza tutta, direttamente nelle scuole e quindi nelle case, senza intermediazioni di enti ed associazioni a tema, l’interesse del Comune di Milano per la rivalutazione e valorizzazione della città come città d’acqua in una propulsione che permette di comprendere lo stretto legame tra storia della città, futuro, internazionalizzazione e turismo. Il messaggio è proposto in un linguaggio chiaro, semplice e sintetico agli isnegnanti ed alle famiglie da due enti pubblici di spicco, l’Università degli Studi, ente di ricerca, e il Comune, che amministra il territorio in cui viviamo.

Inoltre, come già accennato, l’approccio, diretto e personale, e lo stimolo molto ampio e diretto all’immaginario, sollecitano un coinvolgimento prima emotivo che cognitivo da parte delle persone coinvolte: agli insegnanti viene permesso di scegliere come interpretare il percorso e come inserirlo all’interno del piano diadattico, sollecitandone gli interessi, le competenze e la creatività. Viene dato loro un supporto esterno da sfruttare come “leva” per

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attivare la riflessione, la discussione e la progettualità degli studenti. Viene richiesto infine di far produrre un artefatto creativo, soggettivo, emozionale e non necessariamente legato a dati di realtà, ma che riporti al mondo del sogno, del desiderio, dei “futuri possibili”. Questo è lo spazio primo dove i cittadini (o i “futuri cittadini”, in questo caso) possono esprimere interessi, perplessità e desideri rispetto al cambiamento di volto della propria città in un futuro più o meno vicino. “E se Milano avesse l’acqua? Chissà … intanto abbiamo modo di scoprire che quest’ipotesi è già stata realtà in passato, di rimanere stupiti, di ripercorrere la storia approfondendo il legame con il territorio in cui viviamo (place attachment e place identity), di tornare a casa e raccontare ai genitori, milanesi di origine o meno, le informazioni che abbiamo scoperto sul nostro quartiere, sul sottosuolo, sulla storia e sull’Europa… Proprio per questo si richiede di far lavorare i bambini ed i ragazzi in gruppo-classe nel percorso (l’iscrizione è necessariamente per classi) ma individualmente per l’elaborato finale: se da un lato il percorso didattico condiviso permette ai bambini di meglio interiorizzare esperienze, contenuti, informazioni, etc.;; d’altra parte il lavorare singolarmente sul prodotto artistico permette il libero fluire delle emozioni e della creatività di ciascun bambino in base alle sue caratteristiche, e un pieno coinvolgimento di ciascuno, indipendentemente dalle sue doti artistiche. L’approccio individuale attraverso il disegno permette di non discriminare nessuno, ne i bambini disabili ne quelli con disturbi dell’apprendimento, ne i bambini stranieri neoarrivaati, ne quelli più introversi e riflessivi. Ciascuno può trovare una sua dimensione espressiva e sentirsi coinvolto dall’esperienza e soddisfatto dell’artefatto prodotto. Questo artefatto, al termine del concorso, tornerà poi ai bambini e alle famiglie, entrando a far parte della memoria familiare insieme ad altre esperienze coinvolgenti mediate dalle scuole.

I risultati del concorso ad oggi non sono ancora disponibili, e sarà possibile avere un quadro definitivo del coinvolgimento degli studenti, della qualità dei contenuti e dei percorsi seguiti solo al termine del mese di maggio 2015, dopo la premiazione e la giornata

conclusiva durante la quale avremo modo di entrare in contatto con i partecipanti e di raccogliere le loro esperienze e i loro commenti. Da quanto riportato dagli insegnanti e dagli esperti delle associazioni al termine dei loro interventi, tuttavia, si registra un grande entusiasmo per questa esperienza sia da parte degli insegnanti sia dei bambini e dei ragazzi. Al termine del progetto sarà possibile anche raccogliere, attraverso una breve intervista agli insegnanti ed eventualmente a qualche genitore, un quadro delle conoscenze pregresse degli studenti relativamente ai Navigli milanesi e le aspettative che essi e le loro famiglie hanno nei confronti del futuro. Dalle informazioni raccolte ad ora, ancorchè parziali, gran parte dell’entusiasmo deriva sia dal poter partecipare ad un progetto che permette di approfondire la conoscenza della città in cui si vive, e di ricontestualizzare elementi storici (in genere percepiti come noiosi) in qualcosa di concreto, tangibile e quotidiano, sia dal conoscere aspetti ed elementi nuovi della città, della sua struttura, e delle sue possibili evoluzioni architettoniche e paesaggistiche.

Il lavoro con le famiglie, a partire dai bambini, ed in questo caso anche dalle scuole, come già detto, risponde in primis all’esigenza di entrare in contatto con quella significativa fetta di cittadinanza che non accede alle atttività e alle situazioni già orientate al tema Navigli (pro o contro, non importa), e che quindi ha, oltre che un minore interesse, una minore conoscenza relativamente all’argomento. In secondo luogo tale approccio permette di entrare in rapporto con la cittadinanza in maniera personale, emotiva, ma anche indiretta, senza chiedere opinioni su specifici aspetti di un possibile futuro progetto di modifica ambientale, ma creando un pre-contatto positivo ed esperienziale che accende l’interesse per il territorio, il desiderio di approfondire le proprie conoscenze e lascia gli individui in un’ottica di apertura verso le proposte future.

Nell’ottica di continuare a lavorare in questa direzione con le scuole e le famiglie del territorio (cfr. anche Fig. 3), per il prossimo a.s. 2015-2016 è già in programma un progetto che coinvolgerà alcune classi scelte di diverse scuole superiori della città, in collaborazione

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con la Biblioteca Digitale BEIC. La BIEC promuove, dalla sua genesi, percorsi di approfondimento didattico per le scuole superiori, gestiti totalmente on-line in collaborazione con i docenti, con lo scopo di aumentare, attraverso l’approfondimento delle conoscenze, il legame delle giovani generazioni con il territorio locale in cui vivono. Per il nostro tema di ricerca si lavorerà quindi con alcune classi sull’ approfondimento del tema della Cerchia dei Navigli da un punto di vista, storico, geografico (cittadino e regionale), architettonico, artistico, etc… Gli elaborati prodotti dagli studenti coinvolti dal progetto, visionati e corretti dai loro docenti, diventeranno poi patrimonio della Biblioteca BEIC, e verranno inclusi nella sezione Progetti, dove potranno essere letti ed utilizzati da coetani di altre scuole negli anni a venire, divenendo così strumenti di promozione della cultura e dell’informazione in un sistema on-line di peer education.

8.3.5 | COSA DICONO DI NOI - ANALISI DEI QUOTIDIANI

Come viene trattato il tema della riapertura dei Navigli sui quotidiani? Come cambiano le narrazioni nel tempo? Quali immaginari vengono evocati? Quali sono i nuclei tematici principali che ruotano attorno alla rappresentazione sociale dei Navigli? Obiettivo di questo contributo è cercare di comprendere, a tutto tondo, qual è l’immaginario che emerge dalla stampa quando si parla dei Navigli. Il corpus di articoli di giornale che è stato utilizzato per le analisi del contenuto è costituito da 366 articoli, selezionati tramite un accurato lavoro d’archivio effettuato utilizzando due selettori indipendenti ed un revisore che ha verificato inesattezze ed incongruenze, giungendo dal confronto dei primi due corpus indipendenti al corpus di articoli definitivo. Gli articoli selezionati coprono un arco di tempo che va dal 1995 al momento attuale e provengono dalle tre testate giornalistiche più rilevanti a livello nazionale: Il Corriere della Sera, La Repubblica e Il Giorno. E’ stata considerata solo la tiratura per la stampa e non le

testate on-line. Gli articoli sono stati selezionati per il riferimento nel testo alla riapertura dei Navigli oppure ai Navigli storici, quand’erano ancora aperti. Non sono stati considerati invece gli articoli incentrati su tematiche come “movida milanese” e “sporcizia della darsena”. In questa sezione verranno descritti i risultati ottenuti tramite una lettura qualitativa degli output forniti dal software per l’analisi lessicometrica Iramuteq. In una prima parte si valuteranno le statistiche generali integrate con un approfondimento riguardante i cambiamenti lessicali avvenuti nel tempo. Poi verranno analizzati i temi identificati dal software come cluster caratterizzanti il corpus di dati raccolti, cioè quei nodi tematici intorno a cui orbita la questione “riapertura Navigli”.

FIG. 8.3.5.1.1 Le 150 parole più frequenti.

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8.3.5.1 Analisi Generale

Come primo dato generale dell’analisi lessicale è possibile identificare le parole più comuni utilizzate negli articoli che si riferiscono alla riapertura dei Navigli. E’ possibile già da questa analisi preliminare riconoscere alcune parole, tra quelle maggiormente significative che ruotano intorno al tema “Naviglio”: da una parte il Naviglio viene legato all’immaginario della città, è parte della sua storia, della sua geografia e dei suoi problemi, dall’altra è un tema progettuale, legato all’immagine della città che cambia, a EXPO e alle grandi opere. Da questa prima immagine si delineano già le direzioni che prenderanno i 6 cluster che descriveremo successivamente.

(Fig. 8.3.5.1.1 e Fig. 8.3.5.1.2)

FIG. 8.3.5.1.2 Le 20 parole più frequenti.

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20

70

120

170

D A L 1 9 9 5 A L 2 0 0 0

D A L 2 0 0 0 A L 2 0 0 5

D A L 2 0 0 5 A L 2 0 1 0

D A L 2 0 1 0 A D O G G I

Se si analizzano le 20 parole significative più frequenti del corpus, è possibile isolare alcuni nuclei fondamentali che quindi influenzano in modo significativo il discorso riapertura del Navigli in maniera complessiva:

1. Il legame con la città. Nonostante emerga chiaramente, come vedremo in seguito dall’analisi dei cluster, un’immagine del Naviglio anche extraurbana, i primi dati legano in modo fondamentale il tema Navigli alla città di Milano: “milano/milanese”, “città”, “cittadino”, “via”, “darsena”.

2. L’elemento acqua. Il Naviglio è un elemento naturale vivo, fresco e che si rigenera, poiché connaturato dall’acqua: “acqua”, “canale” “grande”, “conca”.

3. La propulsione progettuale. La riapertura dei Navigli ha una natura progettuale molto sentita, viva ed attuale, anche se non definita in una precisa direzione progettuale: “progetto”, “Expo”, “recuperare”, “lavoro” “pubblico”.

4. L’aspetto politico-economico. In quanto progetto in divenire, il tema della riapertura dei Navigli non è neutro e si costituisce come tema politico la cui dimensione economica ha un peso considerevole: “comune”, “milione”, “euro”, “referendum”.

Un dato fortemente interessante riguarda la distribuzione nel tempo degli articoli, che non è omogenea, ma via via crescente fino ai giorni nostri. Il grafico che segue evidenzia in modo inequivocabile l’aumento crescente dell’interesse della stampa nei confronti di questa tematica, aumento che diventa di particolare rilievo nel 2008, data in cui si inizia a progettare Expo, e cresce ulteriormente in seguito al referendum del 2011, nel quale si chiede una dichiarazione di interesse per la riqualificazione dei Navigli a partire dall’area Darsena.

Se valutiamo l’incidenza dei termini nell’arco del tempo, le parole più frequenti mantengono per lo più invariata la loro rilevanza nel tempo. Vi sono altri termini però che invece si impongono nelle varie tappe temporali e che, presumibilmente, influenzano l’aumento della popolarità di tale tematica. Per identificarle il corpus è stato diviso per periodi temporali di cinque anni ed è stata calcolata la frequenza delle parole in ogni quinquennio. In questo modo è stata ricavata la frequenza di utilizzo “media” di ogni parola per quinquennio. A questo punto sono state considerate le parole più significative, quelle che maggiormente evidenziano la variazione del lessico tra un quinquennio e l’altro. Il risultato di questa analisi è riassunto nel grafico che segue. Abbiamo utilizzato quindi il software Iramuteq per arricchire l’interpretazione dei risultati attraverso l’analisi degli articoli prototipici di ogni quinquennio, quelli, cioè che meglio incarnano la modalità lessicale tipica di quel periodo.

FIG. 8.3.5.1.3 La distribuzione degli articoli sui Navigli nel tempo.

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0 0,2 0,4 0,6 0,8 1 1,2 1,4

associazione

memoria

antico

bellezza

turismo

recuperare

navigabile

politico

riscoprire

riapertura/riaprire

riqualificazione

2010 ad oggi 2005-2009 2000-2004 1995-1999

Nell’interpretare i risultati che emergono dalla lettura integrata di queste due analisi è possibile fare alcune osservazioni. Negli articoli sui Navigli negli anni Novanta sembra essere dominante il riferimento alla sfera associativa che si interessa a questa tematica urbana e all’interesse verso il loro fascino antico e alla loro bellezza. Per il decennio 1995-1999 viene infatti identificato come prototipico un articolo pubblicato il 4 gennaio 1995 ne Il Corriere della Sera dal titolo " Resuscitare " i Navigli. Un' operazione illusoria la cui frase iniziale recita:

Sarebbe davvero più "vivibile" la Milano così inquinata e caotica che adesso abbiamo sotto gli occhi, se si riaprissero i Navigli, come propongono non solo certi inguaribili nostalgici, ma anche certi modernissimi avversari di questa metropoli, sconvolta da un traffico automobilistico arrivato ormai ai limiti del parossismo?

Successivamente emerge un interesse legato alle potenzialità turistiche dei Navigli, che la lega soprattutto alla navigabilità degli stessi, come sottolineato dalla prototipicità dell’articolo del 3 maggio 2003 il Tevere diventato navigabile scatena l'invidia dei Navigli sempre ne Il Corriere della Sera. Non si caratterizza in modo particolare il quinquennio che va dal 2005 al 2009 se non come trait d’union tra il periodo precedente e quello successivo, dove prevarrà il discorso politico e progettuale vero e proprio. E’ possibile inferire che man mano che l’interesse nei confronti della “riscoperta” e del “recupero” degli stessi oltre che delle sue potenzialità turistiche abbia portato il tema dal panorama associativo all’interesse politico. Sicuramente ha avuto un’influenza determinante lo svolgimento dei cinque referendum cittadini che si sono svolti nel giugno 2011, argomento su cui si concentra l’articolo prototipico di quest’ultimo quinquennio: Election Day il 12 e il 13 giugno i cittadini dovranno esprimersi anche su Ecopass, ATM e Darsena (Corriere della Sera, 2 Giugno 2011).

Queste osservazioni generali ben si integrano con quelle riguardanti l’analisi dei cluster, cioè di quei nuclei lessicali in grado di spiegare la varianza lessicale presente nel curpus di articoli, esposta nel paragrafo che segue.

FIG. 8.3.5.1.4 La variazione del lessico nel tempo.

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8.3.5.2 Analisi dei Cluster

Dall’ analisi testuale con Iramuteq è emersa un’organizzazione del testo basata su sei clusters principali, sei nodi tematici che fanno da sfondo a tutto ciò che riguarda il tema dei Navigli e della loro riapertura. (Fig. 8.3.5.2.1)

Cluster 1: il Naviglio e il degrado urbano

Uno dei temi che evoca il discorso della riapertura dei Navigli riguarda la pulizia delle zone che lo riguardano, anche al netto dei discorsi riguardanti la pulizia della darsena e la Movida della zone Navigli/ticinese (Fig. 8.3.5.2.2).

Questa categoria riguarda la bellezza dei Navigli dimenticata, distrutta, e le emozioni che suscita il vedere al suo posto degrado crescente: “vergogna”, “depressione”, “tristezza”, senso di “abbandono”. Il Naviglio viene dipinto come “discarica” a cielo aperto, simbolo del “degrado” urbano: “plastica”, “bottiglia”, “sporcizia” e “rifiuti” sono una vergogna per il “quartiere”. Il progetto di riapertura viene considerato positivamente qui, come un progetto rivoluzionario volto a non dimenticare, a recuperare l’estetica tradizionale della città, per ridarle la sua “magia”. Tra i segmenti di testo prototipici di questa categoria è possibile leggere:

Ho letto dei tuoi Navigli sozzi e di una fiera di barche ancorate alle tue sponde stanche; in questi mesi ho letto di alberi mancati, di artisti nella piazza a gridare lo scontento e la paura di un futuro senza note, né parole. Di quartieri assediati dai volti del «diverso», di autobus maligni e autisti distratti, di ciclopedisti in gabbia tra le auto, di passeggini spinti da mamme con le maschere sul volto; di musei chiusi nella Notte dei Musei, di feste pagane e forse paesane, tra mobili e design di gente intelligente sotto i riflettori accesi. Ho letto dei vecchi che rimpiangono. E di ragazzi che sognano, desiderano, provano. A scappare da te o a rimanerti addosso […] A Milano non basta più l'interventino inutile da quattro soldi come l'ecopass, servono opere coraggiose come il dissotterramento dei Navigli ora seppelliti sotto il cemento (Il Corriere della Sera, 16 maggio 2010).

FIG. 8.3.5.2.1 Dendogramma dei risultati della classificazione ottenuta tramite il metodo Reinert.

FIG. 8.3.5.2.2 Naviglio e degrado urbano: le 100 parole più ricorrenti.

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Cluster 2: il Naviglio come idrovia regionale

Un secondo tema legato alla riapertura dei Navigli ne restituisce un’immagine meno emotiva e più “operativa”. Si sta parlando dei Navigli come “idrovia”, come patrimonio “regionale” che collega la città con il territorio circostante (“Boffalora”, “Pavia”, “Gaggiano”, “Bereguardo”, “Cassinetta”, “Castelletto”, “Abbiategrasso”, fino a “Varese”, “Mantova” e idealmente fino in “Svizzera”, “Locarno”). Un Naviglio “percorribile” alla “riscoperta” del “territorio” geografico e naturale della zona (“fluviale”, “lago”, “laguna”). Un patrimonio “recuperato” e da “ripristinato” per un rilancio “turistico” di tutta la zona, per rendere Milano come “Venezia”. L’articolo prototipico di questa categoria s’intitola, infatti, Navigare sul Naviglio Pavese. Dopo 88 anni il sogno s' avvera -Restaurata la Conchetta. Le barche tornano in Chiesa Rossa (Il Corriere della Sera, 22 aprile 2006). (Fig. 8.3.5.2.2).

Cluster 3: il Naviglio come rete idrica extraurbana

Questa categoria tiene insieme i diversi elementi che compongono il discorso sulla riapertura del Naviglio inteso come operazione sulla rete idrica extraurbana, non scollegato alla tematica “vie d’acqua” (tant’è che gli articoli scritti nell’anno 2014 sono quelli che maggiormente si prestano a mostrare tale nucleo lessicale). (Fig. 8.3.5.2.3).

Spicca per importanza e rilevanza il canale “Villoresi”, uno dei canali che compongono la “rete” “agricola” dei Navigli. In questo cluster ci sono due nuclei tematici principali collegati tra loro: da una parte vi è un’attenzione al territorio extraurbano ed “agricolo” descritto tramite elementi fisici presenti in esso (notare parole come “alveo”, “roggia”, “cascina”, “torrente”, “idrico”, “attacco”) così come tramite le indicazioni geografiche relavite ad esso (“garbagnate”, “rho”, “panperduto”, il parco di “trenno” e quello di “groane”).

FIG. 8.3.5.2.2 Naviglio e degrado urbano: le 100 parole più ricorrenti.

FIG. 8.3.5.2.3 Il Naviglio come rete idrica extraurbana: le 100 parole più ricorrenti.

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Dall’altra risaltano aspetti maggiormente “istituzionali” e progettuali (“piano” “strategico”). L’ “emergenza” a cui le istituzioni sono chiamate a rispondere riguarda perlopiù il “problema” “esondazione” e coinvolge “comune”, “provincia”, “regione” e “governo”. Attraverso il “pgt” le istituzioni possono porsi in “aiuto” a queste zone e molte parole fanno riferimento alla necessità di un atteggiamento che sia tanto attivo quanto cooperativo (“sociale”): “lavoro”, “condurre”, “avviare”, “valorizzare”, “realizzazione”, “rilancio”, “coinvolgere”, “contribuire”, “riqualificare”, “connettere”, “intervenire”, “dialogo”, “dibattito”, “trattativa”. Un altro aspetto è quello economico: per effettuare i lavori necessari, che riguardano quindi anche la riapertura dei Navigli, sono necessari “finanziamenti”, “risorse”, operazioni sui “bilanci”. La presenza di parole come “esposizione” e “padiglione” richiamano alla tematica Expo che risluta molto rilevante, com’è possibile notare dal titolo dell’articolo prototipico di questo cluster (su La Repubblica, 27 luglio 2014): Maltempo? la città di Expo e dei grandi progetti messa in crisi dalle piogge estive. I troppi «no» dei comuni circostanti: perché Milano non regge.

Cluster 4: il Naviglio come elemento architettonico urbano

Il cluster 4 caratterizza la tematica della riapertura del Naviglio inteso come progetto di trasformazione dell’ “arredo” urbano di Milano.

I Navigli si inseriscono nell’immaginario fisico e “architettonico” della città: “XXVI” maggio, il “mercato”, il “viale”, la “piazza”, le “mura” “spagnole”, il “bastione”, il “codice atlantico”, il “monumentale”, la “basilica”, l’“incrocio”, viale gabriele d’”annunzio”, viale “gorizia”, “ascanio” sforza, san “gottardo”, la “darsena” e così via. La riapertura dei Navigli è un cambiamento che riguarda quindi lo “spazio” urbano anche ad un livello molto concreto ed implica perciò “cantieri”, “transenne”, “chiusure” “stradali”, “occupare” il suolo pubblico, “transenne”, “scavi”, “rifacimenti”, “buchi”, “sopralluoghi” e “soprintendenze”. L’opera richiede un “lavoro” descritto attraverso molte parole che

richiamano un ripristino dell’equilibrio precedente alla chiusura: “restauro”, “rifacimento”, “riportare”, “riqualificazione”, “restituire”, “recuperare”. Tali evidenze trovano riscontro nell’articolo prototipico di questa categoria, intitolato Un concorso per rifare la Darsena (La Repubblica, 29 maggio 2004). In questo articolo è possibile leggere: L' opera, che costerà 20milioni di euro, riguarda un'area più vasta: 17mila metri quadrati che non si limitano alle strisce di terra che si affacciano sullo specchio d' acqua, ma che vanno da viale Gorizia a viale Gabriele d' Annunzio, da piazza General Cantore a piazza xxiv maggio, fino a via Ronzoni e alla Conca di Viarenna. Un pezzo di Milano che cambierà. A partire, però, da alcune linee guida e dalla volontà di rendere il vecchio porto della città un luogo dedicato allo svago e alle attività commerciali. Un progetto che dovrà non solo mantenere, ma anche conservare l’aspetto monumentale della zona […].

FIG. 8.3.5.2.5 Il Naviglio come elemento architettonico urbano: le 100 parole più ricorrenti.

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Cluster 5: il Naviglio come ricordo romanzato

Questa categoria raccoglie le modalità lessicali per descrivere il Naviglio come bellezza storica “scomparsa” che sopravvive nel “ricordo” e nel “racconto” letterario ed artistico (“poesia”, “poeta”, “scrittore”, “manzoni”, “stendhal”, “dipingere”, “ritrarre”, “libro”, “cantare”). La riapertura dei Navigli evoca perciò una “Milano” mitica e “magica”, evocata con “amore” e “nostalgia”: la città delle “osterie”, dei “vicoli” e delle “lavandaie” dove tutto sembrava “sereno”, “allegro”, “affascinante” e “pittoresco”. I Navigli simboleggiano questa Milano perduta, come se alla “copertura” degli stessi corrispondesse una chiusura con questo passato mitologico per lasciare spazio alla Milano di oggi: L' acqua perduta di Milano è il titolo dell’articolo prototipico (La Repubblica, 8 gennaio 2006) in cui è possibile leggere L' ultimo barcone con le bobine di carta per le rotative arrivò sotto il Corriere il 15 marzo 1929. Le cartiere, la Burgo, la Binda, erano oltre le mura, verso Corsico. Ma ancora nel ' 51 alla Darsena di Porta Ticinese si contarono 697.130 tonnellate di merce e questo faceva di Milano il dodicesimo porto italiano, dopo Ancona e prima di Palermo. Parlare di Navigli oggi, a Milano, ha qualcosa di scivoloso. Un po' per l’inevitabile gioco passato-presente (che poi non è un gioco), un po' perché i Navigli non sono due, come molti credono (il Naviglio grande e il Pavese, uniti dalla Darsena) ma cinque.

FIG. 8.3.5.2.4 Il Naviglio come ricordo romanzato: le 100 parole più ricorrenti.

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Cluster 6: il Naviglio nel discorso politico

Questa categoria, caratterizza perlopiù il lessico degli articoli scritti nel 2011 e da questa data in poi. Elemento centrale è la parola “referendum”. Uno dei “quesiti” locali del referendum cittadino svoltosi il 12 e 13 giugno 2011 riguardava infatti la riapertura parziale della Cerchia dei Navigli oltre che la risistemazione della Darsena ancora esistente: Referendum, milano raddoppia. Ai quattro quesiti nazionali si aggiungono i cinque ambientali. Il quorum: il voto sui quesiti milanesi sarà valido se supererà il quorum del 30% e otterrà la maggioranza di sì (Il Corriere della Sera, 2 giugno 2011).

E, da questo momento in poi, la riapertura dei Navigli si caratterizza sempre più come tema di dibattito politico che coinvolge diversi interlocutori: “elettori” da una parte e “PD”, “Milanosimuove”, “centrosinistra”, “centrodestra”, “maggioranza”, “Marco Cappato”, “Edoardo Croci”, “Giuliano Pisapia”, “Enrico Fedrighini”, “Monguzzi” dall’altra. In questo dibattito la riapertura dei Navigli non è una tematica isolata ma si inserisce all’interno di un insieme di temi “ambientali” nella prospettiva dello sviluppo sostenibile, di interesse sia “comunale” che “nazionale”: “ecopass”, “smog” e “antismog”, “pedonalizzazione”, “verde”, “alberi”, “consumo” “gasolio”, “riduzione”, “nucleare”, “mobilità”, “agroalimentare” e così via.

Questo viene evidenziato anche dall’articolo prototipico in cui è possibile leggere: i cittadini riceveranno ai seggi le quattro schede su nucleare, legittimo impedimento e acqua pubblica (due quesiti) e le cinque schede «locali» su Ecopass e ATM, alberi, Expo, risparmio energetico e rinascita della darsena. E’ in questo cluster che il tema Naviglio si confonde maggiormante con vie d’acqua per Expo. I personaggi politici che emergono, se non legati al tema referendum, sono prevalentemente legati a questo tema. La connotazione non è in genere positiva, perché rimanda alla questione economica e alla percezione degli sprechi e della scarsa chiarezza. Temi politici che invece connotano il Naviglio in termini positivi sono quelli legati alle tematiche ambientali e allo sviluppo sostenibile.

FIG. 8.3.5.2.5 Il Naviglio nel discorso politico: le 100 parole più ricorrenti.

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Note Conclusive

L’analisi della stampa ci ha permesso di vedere come il tema della riapertura dei Navigli sia sempre più presente, nell’arco degli ultimi anni, con un crescendo di una duplice rappresentazione:

1- Da un punto di vista extraurbano i Navigli rappresentano una risorsa sia agricola sia turistica. Da una parte la riapertura dei Navigli è una tematica chiamata in causa nei casi di esondazioni per cui le istituzioni sono chiamate a rispondere. La riapertura dei Navigli fa parte in questo caso di un piano risolutivo alle problematiche idriche di Milano e hinterland. Dall’altra la riapertura dei Navigli è legata ad una riqualificazione delle zone extraurbane come aree di potenziale interesse turistico. La riapertura dei Navigli, riqualificando il sistema generale delle vie d’acqua e collegando la città con la provincia e la regione attraverso la navigazione permetterebbe di riscoprire zone naturali oggi dimenticate.

2- Da un punto di vista urbano i Navigli rappresentano la storia, il fascino antico, la cui riapertura viene letta come una possibilità di riscoperta di una Milano più vivibile e più a dimensione d’uomo. Si segue il suo antico tracciato tra le vie, le piazze, i vicoli e i bastioni alla ricerca di segni che mostrino il passaggio. Purtroppo nel seguire queste tracce ci si imbatte troppo spesso nel degrado urbano (il Naviglio-discarica) che cancella il sogno e spegne la magia.

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8.4 DISCUSSIONE COMPLESSIVA DEI RISULTATI: CHE IMMAGINE DEI NAVIGLI?

Sia dal lavoro sui contenuti dei giornali sia dagli altri lavori sono emersi importanti elementi riguardo alle conoscenze che i cittadini hanno sulla rete idrica dei Navigli, sulla storia di Milano, sulla geografia e la struttura della città. Abbiamo potuto raccogliere informazioni sui loro desideri e sulle aspettative. Abbiamo avuto modo di comprendere in quali accezioni si è parlato dei Navigli negli ultimi 20 anni, di come se ne parla ora, a quali altri temi ricorrenti vengono associati e a quali tematiche connesse non è ancora stata data luce.

Riassumiamo di seguito le informazioni di principale interesse sia per il progetto di fattibilità che per la committenza.

x Nell’immaginario collettivo emerge che il tema Navigli milanesi non crea un forte nucleo concettuale a sé, ma emerge prevalentemente quando connesso a temi di più forte valenza e caratterizzazione più circoscritta (a partire dal tema movida/darsena, che è stato volutamente escluso da parte della ricerca perché rischiava di sovrastare gli altri argomenti). Non vi è quindi “un” oggetto “Navigli”, ma molti “oggetti Naviglio”, che cambiano di caratterizzazione di testa in testa, di persona in persona e di esperienza in esperienza. Il Naviglio non è un tema all’attenzione dell’opinione pubblica, quanto una costellazione di temi, che di volta in volta portano l’attenzione verso una delle caratteristiche più salienti o coinvolgenti. Qualunque lavoro di comunicazione necessita dunque di una focalizzazione, di una chiara definizione dell’oggetto di cui si parla, dei suoi confini semiotici, della sua complessità ed irriducibilità ai problemi contingenti. Prima di affrontare un progetto di riorganizzazione territorio di questa entità è dunque necessario creare l’oggetto da comunicare e renderlo visibile alla cittadinanza nella sua completa articolazione.

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x La conoscenza del completo tracciato dei Navigli e della storia dei Navigli sono molto disomogenee nella popolazione cittadina. Variabili significative rispetto a ciò sono di certo l’età e la zona di residenza, come ben evidenziato attraverso le interviste. Non tutti i cittadini milanesi conoscono l’intero tracciato dei Navigli, molti si fermano alla zona darsena con le altre aree aperte, altri li collocano esclusivamente nella zona 1. Pochi sono a conoscenza della complessità della rete idrica con la quale i Navigli si intersecano e si connettono. x Come conseguenza di ciò diviene spesso difficile parlare dei Navigli, soprattutto in termini progettuali, perché si finisce facilmente per essere dirottati in una delle vie comunicative preferenziali delle quali i Navigli sono oggetto insieme ad altro e che in gran parte producono dinamiche conflittuali o reazioni di tipo espolsivo, come accade per il tema darsena/movida, ma anche per il tema emerso dall’analisi dei cluster del degrado urbano, che si connette negativamente alla nostalgia dei periodi storici passati. x Significativa rimane tuttavia la facilità di creare entusiasmo e immaginario intorno all’argomento, se si trova una modalità personale di entrare in relazione con le persone e si propongono tematiche di approccio e riflessione al tema non usurate dalla comunicazione pubblica, come è stato dimostrato dai lavori svolti nelle feste di quartiere e nelle scuole. x Dall’analisi della carta stampata, la quale se da un lato rappresenta più la visione delle elite cittadine che dell’ opinione pubblica nel suo complesso, dall’altro riproduce con maggiore facilità memi e concetti che sono in grado di attirare l’attenzione della popolazione, emerge come nell’arco del tempo si sia passati da una visione puramente nostalgica ad una propulsione verso il futuro che contempla la navigabilità, la sostenibilità, la riqualificazione urbana e paesaggistica anche nell’ottica dell’attrazione di proventi dal turismo. x I sei cluster riportano, come anticipato, visioni diverse e non sempre coerenti del tema Navigli. Gli elementi più critici

emergono relativamente al degrado, alla sporcizia, allo svilimento del paesaggio, alla urbanizzazione spinta e antiestetica della zona. Questa immagine della svalutazione del territorio viene sostenuta emotivamente da quegli elementi semiotici, spesso presenti negli articoli analizzati, che fanno riferimento alla nostalgia del passato. x L’elemento di desiderio di recupero del passato e di valorizzazione del tracciato storico non è per se negativo, ma cambia facilmente di polarità in base a quale altro argomento lo accompagna. Se si affianca alla questione del degrado, della movida, o del fattore economico, l’accenno al passato tende ad appesantire ulteriormente la visione dello stato presente, che divede come insanabile al cospetto di un tempo lontano dove la città era salubre e le acque gorgogliavano alla portata di tutti. Se invece viene utilizzato come una fonte propulsiva per una progettazione futura che riconnetta due epoche della città diviene un elemento che arricchisce una visione di una Milano europea e metropolitana, che sa valorizzare la sua storia. Purtruppo non sono molti gli articoli in cui la storia ed il passato dei Navigli si declinano in queste modalità, nella maggior parte dei casi l’accenno al passato assume una vena nostalgica che congela e immobilizza il confronto sociale e la progettualità. x Un tema che riscuote interesse, non solo per Milano ma anche per l’hinterland e la Regione tutta, è la rivalutazione della Cerchia dei Navigli come propulsore di una riqualificazione del sistema idrico extraurbano e regionale: i fiumi ed i canali che si connettono al Naviglio dalle diverse direzioni avrebbero un grande giovamento da una riapertura della Cerchia, e ne otterrebbero sia un miglior manto della qualità delle acque sia una riqualificazione della portata e dei possibili utilizzi di tutte le vie d’acqua tra loro connesse. Se una parte degli articoli sottolinea l’importanza che questo potrebbe avere per i cittadini locali, per l’agricoltura, per la riqualificazione del territorio ed il successivo miglioramento della qualità della vita delle persone, un’altra parte del corpus ne parla in termini viabilistici, considerando che la

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possibilità di riaprire la navigazione darebbe uno stimolo particolare all’aumento del turismo non solo nella grande città, ma anche e soprattutto in zone limitrofe al momento non toccate dal fenomeno, e che sarebbero quindi agevolate da un incremento di opportunità lavorative. x Un ultimo elemento di particolare importanza, infine, è la connessione che emerge tra il tema Navigli e la politica. Anche in questo caso si ritrova che il tema Navigli non fa nucleo a sé, ma viene violentemente influenzato da tematiche contingenti. Due sono i temi centrali che richiamano la parola “Navigli” all’interno di discussioni di tipo politico. La prima riguarda il tema referendum, ed emerge principalmente subito prima e subito dopo la data referendaria, ed in seguito solo relativamente a situazioni in cui viene criticata la lentezza o la non chiarezza nell’esecuzione dei mandati referendari. Il secondo tema, già dal 2008, è Expo 2015, nei confronti dei quali la critica giornalistica è particolarmente dura, soprattutto riguardo alla questione economica. In questa situazione la questione Navigli viene spesso confusa con il progetto delle “Vie d’Acqua” progettate per raggiungere il sito espositivo di Rho-Pero, e intercetta tutte le negatività che vengono di volta in volta ad esso attribuite. Risulta quindi particolarmente importante fare chiarezza sulla differenza tra i due progetti e prendere autonomia, anche mediatica, rispetto a “Vie d’Acqua”, senza però contrapporsi ad esso come “progetto buono” (cosa che si può essere tentati di fare, ma che non permetterebbe di uscire dall’occhio del ciclone), specificando nel dettaglio cosa fa del tema Navigli una questione completamente diversa. x Unico argomento che mantiene una valenza positiva, nel cluster politico, come anche in quello sulle vie d’acqua extraurbane, è il tema della della sostenibilità, della riqualificazione urbana e paesaggistica, del miglioramento della qualità della vita. Tema che è però piuttosto recente e rimane descritto con modalità ancora piuttosto vaghe. Pertanto diviene necessario, inserendosi in questo canale di comunicazione,

dare elementi concreti, pratici, dettagliati, elencando sia costi che benefici, e descrivendo le migliorie per il territorio e della qualità della vita dei cittadini nei suoi possibili e vari dettagli e non solo in termini generali .

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8.5 IMPLICAZIONI DEI RISULTATI PER LA PROGETTAZIONE DEI PROCESSI COMUNICATIVI: COMUNICARE: COSA? COME?

x Abbiamo affermato che qualunque lavoro di comunicazione necessita che prima si sviluppi una chiara definizione dell’oggetto di cui si sta parlando, dei suoi confini, della sua complessità e non riducibilità, e che è addirittura necessario creare “l’oggetto Navigli” da comunicare e rendere visibile alla cittadinanza nella sua completa articolazione. Per tale motivo nel momento in cui si decidesse di mettere in pratica la riapertura della Cerchia dei Navigli, si renderà necessario produrre materiali e stumenti di comunicazione adatti alle diverse fasce della popolazione, distinte per età, genere, luogo di residenza, stato sociale, luogo di contatto con la committenza, etc. Il processo di comunicazione inoltre dovrà attivarsi, parallelamente in più direzioni e secondo differenti modalità, a partire da almeno un anno prima dell’inizio dei lavori, e dovrà proseguire per tutto il tempo del lavoro sul territorio ed un periodo oltre, fino alla completa attivazione del sistema navigabile. I contenuti e il target del processo complesso di comunicazione dovranno di volta in volta modularsi e affrontare non solo tematiche generali ma anche temi specifici delle varie zone, delle varie fasi, delle diverse fascie di popolazione.

x Sarà necessario programmare attività e manifestazioni dirette alla cittadinanza che superino la logica dei contatti realizzati esclusivamente in ambito politico-amministrativo, al contrario focalizzandosi sulla possibilità di intercettare le persone nei loro luoghi di residenza, di lavoro, nelle scuole, nei luoghi di ritrovo e di svago. Tali manifestazioni, oltre a fornire elementi semplici e

circoscritti di spiegazione del progetto, anche tramite materiale cartaceo, dovranno fin da subito mettere in luce criticità e benefit, in modo da anticipare preoccupazioni e polemiche attraverso un percorso di chiarezza. Dovranno inoltre anche utilizzare una modalità comunicativa quanto più possibile interattiva e visuale, al fine non confinare il dibattito pubblico sulla riapertura dei Navigli in una discussione “tra professionisti” ma, al contrario, contribuendo a una rappresentazione sociale positiva degli elementi focali di progetto. Una strategia comunicativa efficace in questo senso è stata già proposta nelle manifestazioni osservate tramite un costante richiamo fotografico alla bellezza paesistica e scenografica del Naviglio storico, molto apprezzata dai partecipanti, sempre tenendo sotto controllo la tentazione di cadere troppo nel nostalgico, con il rischio di bloccare l’immaginario dei presenti. Un buon esempio di equilibrio tra passato e futuro si può trovare nel testo del bando del concorso per le scuole qui presentato. Bisognerà inoltre interagire non solo sul piano cognitivo ma anche sul piano emotivo e su quello dell’immaginario, attraverso la costruzione di relazioni e di attività coinvolgenti e ludiche per i partecipanti, come nel lavoro con le scuole o con i bambini nelle feste, anche dando l’opportunità di condividere qualcosa mangiando assieme, o progettando insieme opere o elementi artistici che possono divenire parte integrante del progetto e aumentare il legame dei cittadini con il territorio (cfr. case studies).

x Sarà importante rendere possibile ai cittadini una comunicazione attiva, partecipe, compensando i momenti ed i materiali puramente informativi con opportunità di dibattito, scambi comunicativi e narrazioni condivise valide anche nel confronto inter-generazionale, e prestandosi anche a una comunicazione più ampia tramite social network. Ciò sostiene i processi sinergici di oggettivazione e ancoraggio, permettendo alle persone di connettere il

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“nuovo” Naviglio a uno schema ambientale già presente nella memoria iconica collettiva.

x Una strategia comunicativa efficace dovrà focalizzarsi quindi sull’affermazione delle caratteristiche simboliche che la cittadinanza attribuisce alla città del futuro: turistica, sostanzialmente pedonalizzata, sostenibile e green. Per giungere a questo risultato, ci si dovrà avvalere dell’apparato iconografico proveniente dalla storia dei Navigli, ma riattualizzando quest’ultima in funzione degli attuali trend valoriali emersi ed accostandola a possibili soluzioni architettoniche e paesaggistiche che ricordano altre metropoli europee più note alle giovani generazioni. L’affermazione di tali valori nella rappresentazione e nel dibattito pubblico sarà, sul lungo periodo, condizione necessaria per garantire il successo all’intero processo di riconversione, e dipenderà anche, in misura rilevante, da come tali valori saranno declinati nella pratica quotidiana degli esecutori e dei decisori politici. La soluzione ottimale sarebbe che il progetto di riapertura non comunicasse semplicemente tramite questi valori, ma li assumesse come fondanti per la sua stessa esistenza e sviluppasse un modus operandi coerente con essi.

8.6 IMPLICAZIONI DEI RISULTATI PER LA PROGETTAZIONE DEI PROCESSI PARTECIPATIVI: QUALI FINALITÀ ED ESIGENZE PER LA REALE E ATTIVA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI?

Per programmare un corretto ed efficace progetto di partecipazione, esso dovrà essere strutturato parallelamente e contemporaneamente al processo di comunicazione, in quanto l’uno si interseca necessariamente con l’altro. Anche il processo di

partecipazione dovrà iniziare precedentemente all’avvio del progetto e proseguire, nutrito in maniera costante e creativa, durante tutto il periodo di lavoro sul territorio. E dovrà essere direzionato a più fasce di popolazione attraverso attività diverse.

Fondamentale per il processo di partecipazione è però una chiarezza di base tra la committenza e la cittadinanza su cosa in che modo e in che grado si ha la possibilità di partecipare. Deleterio sarebbe infatti chiedere ai cittadini la loro opinione in generale sulla riapetura dei Navigli o su come essa dovrebbe essere svolta, in quanto, pur essendo il progetto di riapertura dei Navigli nato da un interesse della cittadinanza, non è il prodotto di un processo bottom up, e la possibilità dei cittadini di interagire su alcuni elementi (soprattutto di tipo strutturale) è di fatto minima, per motivi di tipo oggettivo. Importante è allora che ai cittadini sia proposto un processo di partecipazione che parta dal coinvolgimento, dall’informazione, dalla presentazione di elementi storici ed internazionali che, anche in termini visuali, permettano alle persone di “immergersi nell’idea”. Successivamente sarà possibile coinvolgere i cittadini, in questo caso in maniera attiva, in ideazioni e progetti per la riqualificazione delle aree comuni dei quartieri già in fase di modifica a causa dei lavori dei Navigli, per la creazione di opera artistiche o collettive che possano abbellire ulteriormente il percorso e creare un’identità con il territorio. La partecipazione pertanto non è vista come raccolta delle esigenze del territorio o condivisione della progettazione, come è possibile fare in altre situazioni di sviluppo di comunità. E’ vista piuttosto come condivisione di informazioni che non sono presenti sul territorio in modo omogeneo, condivisione di una vision per il futuro della città, partecipazione al recupero delle conoscenze e delle competenze storiche e conseguente trasmissione trans-generazionale, partecipazione alla definizione di elementi di limitato valore strutturale ma di significativo impatto paesaggistico e visivo. Significa inoltre il mantenimento costantemente aperto dei canali comunicativi, che permetterà alla cittadinanza di essere aggiornata e

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partecipe delle varie azioni e delle varie fasi di cambiamento che la città subirà di volta in volta.

E’ evidentemente necessario diffondere presso un pubblico più vasto la conoscenza di base, oltre che sulla storia e sulla struttura dei Navigli, sull’esistenza stessa di un progetto di riapertura dei Navigli, non limitandosi ai residenti delle aree interessate né agli addetti ai lavori, ma trasferendo questo tema nello spazio pubblico attraverso esposizioni ed eventi che siano attraversati da ampi strati di popolazione. In questo modo si dissuaderà il progressivo radicarsi di una sovrapposizione con altri immaginari negativi e, allo stesso tempo, si sosterrà la crescita del dibattito pubblico informato sul tema. Questo processo dovrebbe implicare un lavoro di maggior profondità che punti alla riscoperta dei Navigli attualmente invisibili, i quali non fanno più parte dell’immaginario condiviso, in particolare quello dei più giovani. Si tratta, in definitiva, di ridefinire una mappa mentale della città ricollocando virtualmente i Navigli storici al suo interno, ricorrendo alla possibile mobilitazione delle energie del settore turistico e artistico per dare sostanza semiotica a questo intento e costruire un sistema comunicativo integrato tramite mappe, eventi, installazioni, giornate tematiche. Ciò non comporta necessariamente una rievocazione focalizzata sulla dimensione della nostalgia e del ricordo, ma apre la strada al dispiegarsi di nuove forme di creatività urbana che possono prefigurare un immaginario futuribile per Milano.

Ricordiamo che tale processo di riscoperta dovrebbe essere target-oriented, cioè strutturarsi in forme diverse tenendo conto delle differenti conoscenze di base emerse in relazione alle fasce di età intervistate. Dunque, se da un lato è necessario puntare sull’aumento della conoscenza di base di tutta la cittadinanza e sulla ricollocazione generale di Navigli storici al centro dell’immaginario urbano milanese, dall’altra ciò dev’essere sviluppato in forme differenziate e variabili rispetto alle diverse tipologie di cittadini e city users.

Particolare attenzione bisognerà tenere sul tema della riduzione viabilistica, perché non si potrà fare a meno di iscrivere ufficialmente la riapertura dei Navigli tra le strategie di trasformazione urbana che mirano a ridurre la mobilità automobilistica, in favore di quella pedonale e ciclabile. I vantaggi di questa prospettiva, di medio e lungo periodo, dovranno essere costantemente ricordati e apertamente segnalati come uno dei main output dell’intera operazione, ma parallelamente dovranno essere messe in pratica e correttamente comunicate delle strategie alternative per facilitare la viabilità di chi transita quotidiamente nella zona interessata, sia per i disagi temporanei dovuti ai lavori, sia per un più pronto e meno stressante adattamento dei cittadini ai nuovi percorsi e alle nuove strategie di viabilità.

Oggetto di comunicazione e di partecipazione di particolare importanza, anche attraverso raccolta di esperienze, opinioni e ipotesi progettuali da parte dei cittadini, dovrà inoltre essere fin da subito lo stato di mantenimento dei nuovi canali. Esso sarà infatti la vera cartina di tornasole dell’avvenuta riconversione urbana, nonché il principale riferimento visivo e comunicativo a disposizione dei cittadini per giudicare la bontà della trasformazione avvenuta e, conseguentemente, vivere e condividere con gli altri i nuovi Navigli, rendendoli parte intergrante della propria vita quotidiana. Tutti gli elementi fino ad ora esposti portano il luce la necessità di una segmentazione del messaggio comunicativo in funzione delle diverse audience che emergono sul territorio. Nel caso dei residenti in particolare, s’impone non solo un accurato coinvolgimento in tutte le fasi di realizzazione, ma la produzione di un messaggio capace di rispondere puntualmente alle problematiche emergenti e la proposizione di soluzioni preventive che minimizzino l’impatto dell’opera sia nella fase realizzativa sia in seguito, rinforzando allo stesso tempo la visibilità, anche progettuale, dei caratteri che renderebbero la futura riapertura un elemento catalizzatore della vivibilità alla micro-scala urbana.

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8.7 COME PROCEDERE? SPUNTI CONCRETI E CASE STUDIES

Di seguito riportiamo brevemente alcune situazioni reali, italiane ed internazionali, dove un lavoro di coinvolgimento della comunità ha permesso di integrare grandi cambiamenti urbani con l’aumento della qualità della vita dei residenti, una maggiore partecipazione socalie al territorio e la crescita dell’attacamento affettivo e identitario alla propria realtà territoriale.

8.7.1 | LAMBRATE – MILANO – ITALIA

I cambiamenti in corso nel quartiere di Lambrate a Milano risultano particolarmente salienti per il progetto di riapertura dei Navigli, non solo perché hanno luogo nella medesima città ma anche per gli aspetti peculiari che ne stanno determinando l’efficacia. Uno dei fattori che efficacemente fotografa la trasformazione del quartiere è certamente rappresentato dal progetto “Made in Lambrate”, punto di incontro di numerosi soggetti attivi nella zona quali realtà imprenditoriali, professionali e associative, oltre a singoli cittadini. L’obiettivo principale del progetto è la valorizzazione territoriale di Lambrate in termini sociali, culturali ed economici, attuata attraverso la rigenerazione del tessuto sociale e delle risorse presenti sul territorio.

Il primo elemento che contraddistingue tale iniziativa consiste nella scelta di focalizzarsi sull’aspetto produttivo per la ricostruzione dell’identità del quartiere. Infatti, fin dagli anni Cinquanta le grandi fabbriche che si stabiliscono in quest’area ne determinano i tratti in termini urbanistici e sociali, dando vita ad un quartiere di operai che vivono e lavorano in questa parte della città. In questo modo aziende come la Innocenti e la Faema contribuiscono a tratteggiare il profilo della zona, ulteriormente rafforzato da Luchino Visconti che negli anni Settanta ambienta tra queste strade il film “Rocco e i suoi fratelli”. Proprio in quegli anni iniziano le dismissioni

industriali, che progressivamente svuotano Lambrate dei suoi attori economici principali e lasciano un paesaggio post-industriale che caratterizza in modo peculiare l’area. Nei decenni succesivi questi edifici dismessi diventano gli spazi per la rinascita di attività produttive incentrate su architettura, grafica e comunicazione, che negli anni Duemila rappresentano un polo in grado di attrarre eventi come la Design Week. All’interno di questo percorso di trasformazione l’iniziativa Made in Lambrate costruisce la propria narrazione dell’identità del quartiere, incentrata sull’idea di creatività e fertilità.

Tale chiave di lettura influenza innanzitutto la scelta degli interlocutori da coinvolgere. Tra questi vi sono naturalmente diverse realtà associative, focalizzate su tematiche sociali e culturali, e rappresentanti isitituzionali, con una particolare attenzione al governo locale del territorio. Ma una componente fondamentale e peculiare della rete è rappresentata da attori del tessuto produttivo, che costituiscono una quota numericamente significativa del territorio e contribuiscono alla costruzione di una narrazione coerente della sua identità.

A partire da queste premesse è stata costruita una strategia di comunicazione, che ha sfruttato in primo luogo l’occasione della Design Week per poi uscire gradualmente dai confini del singolo evento, mirata a presentare i volti che stanno dietro questa iniziativa. In questo modo si vogliono creare dei legami diretti tra i protagonisti del lavoro creativo che contraddistingue il quartiere e quelle categorie sociali che il quartiere lo vivono, transitoriamente o in modo stabile. Gli strumenti utilizzati per questa narrazione collettiva includono mappe e materiali informativi distribuiti durante eventi di grande rilevanza (vedi figura 3.4.1), oltre all’installazione di totem informativi collocati nei punti di maggiore interesse produttivo, artistico, storico (es. la Cappelletta, via Conte Rosso, la ex-sede dell’azienda Faema, la sede dell’azienda Bombelli,

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Villa Busca Serbelloni e Villa Folli). Un elemento imprescindibile è rappresentato dalla gestione di profili dedicati sui social network, che contribuiscono a mantenere un dialogo costante con la cittadinanza e a cucire tra loro le diverse iniziative sviluppate localmente (es. mostre, manifestazioni culturali, attività aggregative e ricreative) (Fig. 8.7.1.1).

La natura inclusiva del progetto emerge chiaramente in alcune iniziative rivolte alla riqualificazione di Piazza Rimembranze di Lambrate. Da tempo segnalata dai residenti come zona degradata e non più percepita come luogo pubblico di condivisione e incontro, la piazza è stata messa al centro di una serie di giornate dedicate a favorire la conoscenza tra le diverse realtà locali e lo scambio di saperi (es. mercato agricolo locale, baratto di libri, scambio di vestiti, laboratori creativi). Questa riappropriazione di uno spazio sociale rappresenta il primo passo di un progetto che mira anche a una trasformazione dell’architettura urbana della piazza, volta a favorire ed enfatizzare la trasformazione in corso.

In merito a questo caso studio, ciò che ci preme sottolineare ai fini del progetto di riapertura dei Navigli è la necessità di costruire in modo assolutamente complementare la strategia di comunicazione e il coordinamento dei processi parecipativi. Dal punto di vista delle dinamiche sociali, infatti, la forza dell’iniziativa Made in Lambrate risiede proprio nell’avere unito in modo funzionale queste due linee d’azione.

Il coordinamento unico della comunicazione e delle attività di inclusione permette di sfruttare l’ampia risonanza ottenuta durante gli eventi della Design Week, tipicamente rivolti ad un pubblico internazionale ed eterogeneo, per fare circolare in modo più efficacie anche a livello municipale le iniziative locali. Allo stesso tempo la divulgazione delle reti globali attraverso piccoli progetti di quartiere consente anche ai cittadini di quest’area di appropriarsene e riconoscere la vocazione cosmopolita come elemento integrante del quartiere.

FIG. 8.7.1.1 La mappa del progetto “Made in Lambrate” www.weconomy.it

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In quest’ottica comunicazione e inclusione sociale sono elementi inscindibili per favorire l’introiezione di un’identità di luogo e per creare un attaccamento che si rinforzi durante il processo di trasformazione.

8.7.2. | PORTLAND – OREGON - USA

Un esempio significativo di gestione partecipata dei processi di riqualificazione urbana è offerto dalla città di Portland (Oregon, USA), dove è stato avviato, a partire dal 2003, un percorso ecologico di collaborazione tra cittadini, associazioni, enti pubblici e saperi specialistici (psicologi di comunità e progettisti). L’obiettivo dichiarato dell’intero progetto è implementare il capitale sociale e il benessere comunitario attraverso il recupero degli spazi pubblici e delle piazze.

Per raggiungerlo, si è deciso di mettere in relazione tra loro una molteplicità di azioni (vd. fig. 8.7.2.1), che sono andate a comporre un sistema complesso e aperto di relazioni tra le necessità amministrative/gestionali e le tendenze / i bisogni delle comunità:

9 Attività sociali e coinvolgimento comunitario

9 Workshop di progettazione con la cittadinanza

9 Arte comunitaria

9 Progettazione formale

9 Pianificazione urbanistica

Costruire un sistema di questo tipo ha comportato il passaggio attraverso differenti fasi. All’inizio è stato realizzato un lavoro di ricerca non dissimile da quello qui presentato, mappando le esigenze della cittadinanza e degli stakeholder e favorendo una discussione dal basso durante alcuni eventi pubblici e attività sociali allargate in differenti quartieri della città.

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FIG. 8.7.2.1 Il “ciclo sostenibile” del capitale sociale nella comunità (Semenza, March & Bontempo, 2006)

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Tali discussioni sono state poi formalizzate attraverso dei workshop di progettazione aperti al pubblico, ai quali hanno partecipato anche le autorità locali e tecnici specializzati nella gestione dell’urbanistica comunale, nonché esperti di design sostenibile. Le proposte provenienti dai workshops, selezionate in base all’ intensità del bisogno territoriale e dell’interesse partecipativo sviluppatosi nelle diverse comunità locali, sono state approvate e rese esecutive dal locale Assessorato alla Pianificazione.

Le tre opere finora inaugurate, che rappresentano tre nuovi spazi pubblici e d’interazione sociale, sono state realizzate nel concreto attraverso un processo di parziale autocostruzione e, una volta completate, ne è stata affidata la gestione e la conservazione alle associazioni già attive sul territorio.

Trattandosi di un processo “partito da zero”, gli psicologi di comunità della “School of Community Health” di Portland, oltre a coordinare e monitorare l’intero iter progettuale, hanno potuto valutare l’impatto del cambiamento sulle percezioni della comunità locale.

I risultati delle 674 interviste condotte mostrano, nella popolazione, un significativo aumento di alcune variabili prosociali nel confronto pre-post. In particolare, risultano notevolmente rinforzati il senso di comunità, il numero delle interazioni e il capitale sociale, mentre decrescono i valori dichiarati su una scala di depressione.

Tali dati sembrano suggerire che progetti di coinvolgimento dell’intero sistema ecologico, di medio-lunga durata, basati sulla connessione feconda tra saperi locali e conoscenze istituzionali ed accademiche, siano in grado di generare qualità urbana e benessere, generando cambiamenti diretti esulla salute pubblica.

8.7.3. | NEW YORK – NEW YORK - USA

Questo progetto, attivo dal 2000, rappresenta un modello di estrema rilevanza per la possibile riapertura dei Navigli storici, poiché reinventa una parte estesa della città di New York e coinvolge un’ampia zona “acquatica” sulle sponde del fiume Hudson. Tale zona era originariamente occupata da cantieri navali e depositi, ed era soggetta alla sola viabilità automobilistica, risultando di fatto indisponibile ai cittadini.

Attualmente, invece, rappresenta la più estesa area di svago continua della città di New York, attraversa sette quartieri ed ha contribuito efficacemente al rinnovamento di un ambito territoriale degradato, con ripercussioni virtuose sulla qualità della vita percepita e sui valori immobiliari delle aree interessate.

Il progetto, partecipato e finanziato dalle autorità nazionali, statali e locali, nonché da privati, si è costituito fin da subito come una società autonoma, un parco naturale a scala urbana che ha l’obbligo di ricercare fonti di autosufficienza economica e, allo stesso tempo, di reinvestire nel suo sviluppo strutturale gli introiti derivanti dalla gestione delle attività commerciali.

Le suggestioni offerte da questo progetto, che si può considerare una best practice per com’è riuscito a coinvolgere gli abitanti ed entrare a far parte della loro quotidianità, sono molte e tutti di grande interesse per i futuri Navigli. In primis, si segnala un modello di gestione autonomo, che non termina con la conclusione dei lavori di realizzazione ma, al contrario, parte dal rinnovamento urbanistico per continuare, nel tempo, a moltiplicare l’offerta territoriale gestendo attività diversificate e rivolgendosi a target differenti. E’ sufficiente, infatti, visitare il sito del parco per notare la quantità di eventi (culturali, musicali, alimentari, ambientali) ospitati e i differenti pubblici (adulti, bambini, sportivi, artisti) coinvolti. Il cuore del progetto non è, dunque, rappresentato

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dalla sua realizzazione, ma dal continuo sviluppo di nuove attività di coinvolgimento sul breve e lungo termine.

In secondo luogo, si segnala una notevole attenzione alle differenti peculiarità sociali e urbanistiche dei quartieri coinvolti, con l’idea di caratterizzare ogni tratto per funzioni specifiche in stretta relazione con le caratteristiche locali, sviluppando quindi servizi e sub-brands separati per i diversi tratti e quartieri. Ciò genera inevitabilmente un miglior rapporto tra comunità locale e parco, permettendo un continuo scambio di energie e iniziative, e trasformando ogni singolo tratto in un punto di riferimento pubblico per gli abitanti del circondario.

In terzo luogo, si può notare l’importanza attribuita dai gestori all’arte e al design come elementi in grado di riqualificare il territorio e ricostruire le strutture comunitarie. In particolare, il parco realizza landmarks in grado di connotare ogni specifico tratto, curandone la realizzazione a stretto contatto con la realtà locale. In connessione a ciò, il parco si caratterizza anche per la nuova centralità attribuita ai programmi per la comunità, gestiti da associazioni locali e coordinati da psicologi sociali.

Da ultimo, è significativo sottolineare che, pur trattandosi nei fatti di una banchina all’interno di un grande spazio urbano, si è puntato fin da subito sul concetto di “parco lineare”, focalizzandosi con questo su quelle istanze di qualità della vita e benessere richieste dalla cittadinanza e sulla percorribilità dello stesso tramite sistemi di mobilità dolce.

FIG. 8.7.3.1 La mappa dell’Hudson River Park (www.hudsonriverpark.org).

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8.8. CONCLUSIONI

In questo Studio di fattibilità, dove abbiamo interagito con piacere con gli esperti appassionati del progetto e la committenza, è stato possibile per il Gruppo di Ricerca in Psicologia Sociale e Ambientale approfondire l’esperienza e la percezione che una parte dei cittadini di Milano ha dei Navigli, valutare come e cosa si dice di essi, come si rappresentano, come si raffigurano nel bene e nel male. Abbiamo anche avuto modo di sperimentare differenti situazioni di comunicazione e di partecipazione, per comprendere, da un lato, quali siano i target della comunicazione ed i conseguenti stili necessari, e dall’altro quali siano i modelli partecipativi più efficaci a partire dalle esperienze e dagli immaginari della cittadinanza.

A partire dai dati raccolti abbiamo potuto definire gli elementi necessari e quelli auspicabili per la definizione di un piano adeguato di comunicazione e partecipazione che, ribadiamo, per essere funzionale deve essere coordinato e gestito insieme da un unico gruppo di professionisti dedicati al tema partecipazione e comunicazione all’interno del progetto stesso. Non ci è possibile in questa sede entrare ulteriormente nel dettaglio di un possibile piano attuativo, in quanto la sua strutturazione dipenderà in maniera sostanziale dalla forma, dai modi e dai tempi che il progetto di riapertura dei Navigli avrà se dovesse essere attivato. Ricordiamo solamente che il piano di comunicazione e partecipazione dovrà essere la costola viva del progetto prima, durante e dopo la sua attuzione, in modo da poter tenere sempre in contatto committenza e cittadinanza prima che si creino delle situazioni di conflitto o di disappunto. Un piano integrato, anche a lungo termine, avrà sicuramente più benefici che costi, in primo luogo perché eviterà il costo di eventuali problemi che potrebbero nascere a causa del conflitto con la popolazione residente, in secondo luogo perché essendo costi per la maggior parte di personale, e in minima parte di materiale, avranno comunque un impatto ridotto sul budget di

progetto, con una stima probabile dall’1% al 3%. La variabile che inciderà maggiomente sul costo sarà in realtà la durata del progetto, dato che il percorso di psicologia di comunità dovrà seguirlo in tutto il suo iter.

Ci auspichiamo e ci auguriamo che i dati da noi raccolti e le linee guida proposte possano essere un efficace base di partenza per la costruzione di un progetto partecipato e condiviso con la committenza e con i professionisti che dovranno occuparsi dell’attuazione del progetto Navigli.

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