La VedettaStanate le squadre di manutenzione, liberati dalle erbacce il centro e le periferie,...

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La Vedetta Sped. Abb. Post. art. 1, comma 1, del DL 24/12/2003 n. 353, convertito in L. 27/2/04 n. 46 - CPO di Agrigento Mensile Licatese di libera critica, cultura e sport AGOSTO 2015 ANNO 33 - N° 7 - 8 Numero Unico - EURO 1,00 FONDATORE E DIRETTORE: CALOGERO CARITÀ L’EDITORIALE L’EDITORIALE di Calogero Carità C C ome d'incanto, eletta la nuova amministrazione comunale, le squadre di manutenzione sono uscite dal loro letargo e con buona lena, seguendo puntual- mente le direttive del sindaco Angelo Cambiano, hanno fatto sensibilmente sentire la loro presenza non soltanto nel cen- tro storico, dove sono state ripulite le villette e la villa Elena che era diventata campo di battaglia di bande di incivili, il quartiere Santa Maria dove le erbacce ormai la facevano da mesi da padrone, le scale di accesso alla via Guglielmo Marconi che erano diventate il simbolo del degrado, dello squallore e dell'immondizia, ma anche nei quartieri perife- rici dove raramente si incontra un netturbino. È' stata rifat- ta tutta la segnaletica verticale, seppur, come qualcuno ha lamentato, con vernice non sufficientemente idonea, è stato colmato con una pianta diversa il vuoto che era stato lascia- to in piazza Progresso dalla storica palma, messa a dimora nel 1941, aggredita dal micidiale punteruolo rosso che ne ha determinato inesorabilmente, come tante altre, la fine. La Dedalo Ambiente ha ripreso a fare capolino per le strade, tutti gli arenili sono stati radicalmente arati e ripuliti, sono state bonificate dalle immondizie tutte le strade che portano alle nostre splendide spiagge, si sta provvedendo al decoro del nostro centro storico con la posa in opera di cestini per togliere - si spera - agli sporcaccioni ogni possibile alibi e di fioriere per abbellire gli angoli più significativi delle nostre piazze e dei nostri corsi principali, si è ritornati ad abbelli- re ancora una volta - ma in modo più ridondante - il corso Vittorio Emanuele con le adiacenze di via Sant'Andrea e di via San Francesco con centinaia di ombrelli colorati che creano una scenografia davvero unica, è comparsa nel cen- tro anche qualche fontanella che non funziona però a dove- re, si sta cercando di animare con eventi di vario genere il cuore del nostro centro storico per riportarvi, come una volta, la gente a passeggiare indisturbata, grazie all'entrata in vigore della ZTL, che ha però ingolfato il traffico in molte arterie, si sono già attivati i necessari contatti con la Soprintendenza ai BB. CC. di Agrigento per sollecitare la riapertura del nostro derelitto Museo Archeologico, sono stati fatti utili incontri con il direttore del villaggio turistico "Serenusa" per invogliare i loro ospiti a visitare la nostra città, sono apparse per il centro alcune fontanelle di acqua, seppur non potabile, è stata sistemata l'area delle fontanelle di via Palma da tempo nel pieno abbandono, è stata ripulita radicalmente l'area portuale di Marianello. Insomma, è stato dato un segnale tangibile. continua a pag. 6 ALL’INTERNO ALL’INTERNO Pag. 2 - PRIMO PIANO - Oneri concessori porto turistico. Il TAR ha annullato per incompetenza l’ingiunzione di pagamento di Giuseppe Nicoletti Pag. 3 - POLITICA - Carmelinda Callea, prima donna ad essere eletta presidente del Consiglio Comunale Pag. 8 - 9 - STORIA - Dalla “Memoria” di Vincenzo Santoro. 28-29 marzo 1941. Tra Gaudo e Matapàn, la Regia Marina mostra la sua fragilità Basta polemiche, si lavori per Licata Stanate le squadre di manutenzione, liberati dalle erbacce il centro e le periferie, ripuliti ed arati gli arenili, ripulite la villa Elena e le aree verdi, decori e nuovo arredo urbano nelle piazze e nelle vie del centro. Risolte le emergenze, si aspetta ora di conosce- re il vero programma della nuova amministrazione. In consiglio, la “maggioranza-opposizione” sul piede di guerra Politica & Gossip Crocetta, Governatore della “Cicilia” “Nudo” o in “Tutino” comunque... sotto assedio di Francesco Pira S S ono giorni difficili per Rosario Crocetta, e non per il caldo torrido. Il Governatore delle “Cicilia” (come recita perfettamente un suo imitatore indigeno che riscuote un successo senza limiti su whatsapp). Rosario, una carriera brillan- tissima, sindaco, eurodeputa- to, leader del Megafono, Governatore della Sicilia, l’uomo della rivoluzione è sotto assedio. Negli ultimi giorni il colpo più duro lo ha assestato un altro siciliano molto noto, Pietrangelo Buttafuoco, intellettuale di destra, giornalista dalla penna fulminante, scrittore di successo. Dopo aver bom- bardato il Governatore dalle pagine di “Buttanissima Sicilia”, su “Il Fatto Quoti- diano” ha ripreso la vicenda dello scandalo sanità. Ha nar- rato dell’amicizia del Presidente con il suo medico personale Matteo Tutino. Lo ha fatto a modo suo. L’articolo ha fatto il giro del web, tutti lo hanno letto, soprattutto dopo una secon- da pubblicazione su Live Sicilia. A proposito il quoti- diano on line, fondato dal compianto Francesco Foresta, ha addirittura aper- to un dossier su Rosario Crocetta. Racconterà nel det- taglio tutti i fallimenti, dalle origini del suo mandato, quasi tre anni fa ai nostri giorni. Le parole di fuoco dell’ex assessore Borsellino, proprio sulla vicenda Tutino. Ma se da una parte i siciliani si disperano perché mentre la Sicilia affonda e tutti parla- no dello sbiancamento anale, dall’altra giurano di espiare le colpe per aver votato Rosario, per aver creduto in lui. continua a pag. 6 I I l Faro di Licata, per tutti noto in città come A Lanterna”, che con i suoi 40 metri d’al- tezza, è il terzo d’Europa, dopo quelli di Genova ed Amburgo, è da sempre uno delle strutture di maggiore attrattiva e fascino, non solo per i licatesi, ma anche per turisti e visita- tori, tanto da divenirne il simbolo della città. Ora, nell’ambito delle iniziative avviate dalla nuova Amministrazione Comunale, al fine di valorizzare il patrimonio artistico, storico e monumentale della nostra città, il Sindaco Angelo Cambiano, con una nota indirizzata al Comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Licata, Tenente di Vascello Luca Montenovi, ha chiesto alle competenti autorità marittime la possibilità di rendere fruibile e visitabile il Faro. Si ritiene – scrive tra l’altro il Sindaco nella nota – che, insieme ai siti storici, archeologici e monumentali del patrimonio comunale, il Faro di Licata che sin da quando è stato realizzato, nel 1894, è diventato il simbolo stesso della città di Licata, una città che vedeva nella realizzazio ne di un faro di queste proporzioni il suggello di una frenesia economica senza precedenti, meri- ta di essere annoverato tra le mete turistiche di maggiore pregio della Città”. Da ciò la richiesta e la disponibilità a qual- siasi confronto per stabilire le modalità orga- nizzative necessarie ad una possibile e corret- ta fruizione. Progettato dall’arch. Tommaso Cascino, perito comunale e capo dell’Ufficio Tecnico del Comune di Licata, venne costruito, tra il 1892 e il 1894, dall’impresario edile licatese Pietro Davanteri, inbasato sulla roccia a ridosso dello sperone del castel San Giacomo, ormai in abbandono, proprio alla estremità dell’omoni- mo promontorio. Il Faro di Licata, aveva, fino a quando il porto commerciale era nel pieno della sua attività, una visibilità di 21 miglia marine, ritenuto per questo uno dei più importanti punti di riferimento per quanti sono in navigazione lungo la costa centro meridionale della Sicilia. A.C. Il faro inserito nel percorso turistico

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Mensile Licatese di libera critica, cultura e sportAGOSTO 2015ANNO 33 - N° 7 - 8 Numero Unico - EURO 1,00 FONDATORE E DIRETTORE: CALOGERO CARITÀ

L’EDITORIALEL’EDITORIALEdi Calogero Carità

CC ome d'incanto, eletta la nuova amministrazionecomunale, le squadre di manutenzione sono uscitedal loro letargo e con buona lena, seguendo puntual-

mente le direttive del sindaco Angelo Cambiano, hanno fattosensibilmente sentire la loro presenza non soltanto nel cen-tro storico, dove sono state ripulite le villette e la villa Elenache era diventata campo di battaglia di bande di incivili, ilquartiere Santa Maria dove le erbacce ormai la facevano damesi da padrone, le scale di accesso alla via GuglielmoMarconi che erano diventate il simbolo del degrado, dellosquallore e dell'immondizia, ma anche nei quartieri perife-rici dove raramente si incontra un netturbino. È' stata rifat-ta tutta la segnaletica verticale, seppur, come qualcuno halamentato, con vernice non sufficientemente idonea, è statocolmato con una pianta diversa il vuoto che era stato lascia-to in piazza Progresso dalla storica palma, messa a dimoranel 1941, aggredita dal micidiale punteruolo rosso che neha determinato inesorabilmente, come tante altre, la fine.La Dedalo Ambiente ha ripreso a fare capolino per le strade,tutti gli arenili sono stati radicalmente arati e ripuliti, sonostate bonificate dalle immondizie tutte le strade che portanoalle nostre splendide spiagge, si sta provvedendo al decorodel nostro centro storico con la posa in opera di cestini pertogliere - si spera - agli sporcaccioni ogni possibile alibi e difioriere per abbellire gli angoli più significativi delle nostrepiazze e dei nostri corsi principali, si è ritornati ad abbelli-re ancora una volta - ma in modo più ridondante - il corsoVittorio Emanuele con le adiacenze di via Sant'Andrea e divia San Francesco con centinaia di ombrelli colorati checreano una scenografia davvero unica, è comparsa nel cen-tro anche qualche fontanella che non funziona però a dove-re, si sta cercando di animare con eventi di vario genere ilcuore del nostro centro storico per riportarvi, come unavolta, la gente a passeggiare indisturbata, grazie all'entratain vigore della ZTL, che ha però ingolfato il traffico in moltearterie, si sono già attivati i necessari contatti con laSoprintendenza ai BB. CC. di Agrigento per sollecitare lariapertura del nostro derelitto Museo Archeologico, sonostati fatti utili incontri con il direttore del villaggio turistico"Serenusa" per invogliare i loro ospiti a visitare la nostracittà, sono apparse per il centro alcune fontanelle di acqua,seppur non potabile, è stata sistemata l'area delle fontanelledi via Palma da tempo nel pieno abbandono, è stata ripulitaradicalmente l'area portuale di Marianello. Insomma, èstato dato un segnale tangibile.

continua a pag. 6

ALL’INTERNOALL’INTERNOPag. 2 ­ PRIMO PIANO ­ Oneri concessori portoturistico. Il TAR ha annullato per incompetenzal’ingiunzione di pagamento di Giuseppe Nicoletti

Pag. 3 ­ POLITICA ­ Carmelinda Callea, primadonna ad essere eletta presidente del ConsiglioComunale

Pag. 8 ­ 9 ­ STORIA ­ Dalla “Memoria” di VincenzoSantoro. 28­29 marzo 1941. Tra Gaudo eMatapàn, la Regia Marina mostra la sua fragilità

Basta polemiche, si lavori per LicataStanate le squadre di manutenzione, liberati dalle erbacce il centro e le periferie, ripuliti ed arati gli arenili, ripulite la villa Elenae le aree verdi, decori e nuovo arredo urbano nelle piazze e nelle vie del centro. Risolte le emergenze, si aspetta ora di conosce­re il vero programma della nuova amministrazione. In consiglio, la “maggioranza­opposizione” sul piede di guerra

Politica & Gossip

Crocetta,Governatoredella “Cicilia”

“Nudo” o in “Tutino”comunque... sottoassedio

di Francesco Pira

SS ono giorni difficili perRosario Crocetta, e nonper il caldo torrido. Il

Governatore delle “Cicilia”(come recita perfettamenteun suo imitatore indigenoche riscuote un successosenza limiti su whatsapp).Rosario, una carriera brillan-tissima, sindaco, eurodeputa-to, leader del Megafono,Governatore della Sicilia,l’uomo della rivoluzione èsotto assedio. Negli ultimigiorni il colpo più duro lo haassestato un altro sicilianomolto noto, PietrangeloButtafuoco, intellettuale didestra, giornalista dallapenna fulminante, scrittoredi successo. Dopo aver bom-bardato il Governatore dallepagine di “ButtanissimaSicilia”, su “Il Fatto Quoti-diano” ha ripreso la vicendadello scandalo sanità. Ha nar-rato dell’amicizia delPresidente con il suo medicopersonale Matteo Tutino. Loha fatto a modo suo.L’articolo ha fatto il giro delweb, tutti lo hanno letto,soprattutto dopo una secon-da pubblicazione su LiveSicilia. A proposito il quoti-diano on line, fondato dalcompianto FrancescoForesta, ha addirittura aper-to un dossier su RosarioCrocetta. Racconterà nel det-taglio tutti i fallimenti, dalleorigini del suo mandato,quasi tre anni fa ai nostrigiorni. Le parole di fuocodell’ex assessore Borsellino,proprio sulla vicenda Tutino.Ma se da una parte i sicilianisi disperano perché mentrela Sicilia affonda e tutti parla-no dello sbiancamento anale,dall’altra giurano di espiarele colpe per aver votatoRosario, per aver creduto inlui.

continua a pag. 6

II l Faro di Licata, per tutti noto in città come“A Lanterna”, che con i suoi 40 metri d’al-tezza, è il terzo d’Europa, dopo quelli di

Genova ed Amburgo, è da sempre uno dellestrutture di maggiore attrattiva e fascino, nonsolo per i licatesi, ma anche per turisti e visita-tori, tanto da divenirne il simbolo della città.

Ora, nell’ambito delle iniziative avviate dallanuova Amministrazione Comunale, al fine divalorizzare il patrimonio artistico, storico emonumentale della nostra città, il SindacoAngelo Cambiano, con una nota indirizzata alComandante dell’Ufficio CircondarialeMarittimo di Licata, Tenente di Vascello LucaMontenovi, ha chiesto alle competenti autoritàmarittime la possibilità di rendere fruibile evisitabile il Faro.

“Si ritiene – scrive tra l’altro il Sindaco nellanota – che, insieme ai siti storici, archeologici emonumentali del patrimonio comunale, il Farodi Licata che sin da quando è stato realizzato,nel 1894, è diventato il simbolo stesso della cittàdi Licata, una città che vedeva nella realizzazio

ne di un faro di queste proporzioni il suggello diuna frenesia economica senza precedenti, meri­ta di essere annoverato tra le mete turistiche dimaggiore pregio della Città”.

Da ciò la richiesta e la disponibilità a qual-siasi confronto per stabilire le modalità orga-nizzative necessarie ad una possibile e corret-ta fruizione.

Progettato dall’arch. Tommaso Cascino,perito comunale e capo dell’Ufficio Tecnico delComune di Licata, venne costruito, tra il 1892e il 1894, dall’impresario edile licatese PietroDavanteri, inbasato sulla roccia a ridosso dellosperone del castel San Giacomo, ormai inabbandono, proprio alla estremità dell’omoni-mo promontorio. Il Faro di Licata, aveva, fino aquando il porto commerciale era nel pienodella sua attività, una visibilità di 21 migliamarine, ritenuto per questo uno dei piùimportanti punti di riferimento per quantisono in navigazione lungo la costa centromeridionale della Sicilia.

A.C.

Il faro inserito nel percorsoturistico

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AGOSTO 20152 La VedettaPRIMO PIANO

Pagamento oneri concessori di €uro 5,6 milioni porto turistico“Marina di Cala del Sole”

Il TAR ha annullato per incompetenza l’ingiunzione di pagamento

Politica & Gossip

Crocetta, Governatore della “Cicilia”

di Francesco Pira

continua dalla prima pagina

MM i è capitato di parlare ingiro per l’Italia con amicie colleghi, non necessa-

riamente lettori de “Il Fatto” maassidui frequentatori della rete ein tanti mi chiedono se è vera que-sta vicenda dello sbiancamentoanale. E cosa si può rispondere senon quello che tutti abbiamo lettosui giornali.Ma torniamo all’af-fondo di Buttafuoco, cosa avràscritto mai di così grave sullavicenda Tutino e sullo sbianca-mento anale? Questo che vi ripor-tiamo integralmente: "In merito alle recenti vicende siciliane,l’arresto di Matteo Tutino, il medico personale di RosarioCrocetta, c'è un dettaglio rimasto appeso: lo sbiancamentoanale. Tutino, mago del body jet, il trattamento estetico che aPalermo – secondo la Procura – veniva messo in conto alServizio Sanitario pubblico, con questa rifinitura destinata allaclientela vip aggiorna l’immaginario dei retrogradi, apre le fine-stre della mente e scava profonde prigioni al pregiudizio. Undettaglio utile questo – e lo è – non certo per le indagini dei Nasma per l’evoluzione dei costumi. Trattasi di un intervento acolpi di bisturi e suture per ingentilire l’orifizio d’evacuazione –al punto di farne un fodero di candida porcellana – e pare siamolto richiesto dai pazienti più scavallati a conferma di ciò chenei frastornati anni ’80 suonava ancora come profezia: Il culodiventerà la fica del 2000!”.

In poche ore la satira riesce anche a immaginare RosarioCrocetta in un meraviglioso quanto sexy tutino. La foto gira sulweb, fa sorridere su Facebook e Twitter. Ma il Presidente hapreso male l’articolo di Buttafuoco. Lo rivela in una drammaticaassemblea del Partito Democratico dove il Governatore sembraarrampicarsi sugli specchi. La cronaca dettagliata di Repubblicarivela come lo stesso segretario regionale del Pd, Fausto Raciti, èconvinto che il Presidente della Rivoluzione, non abbia convin-to (scusate la cacofonia ma quando ci vuole …ci vuole).

La difesa di Rosario Crocetta è tutta qui: “Sono disposto adassumermi tutte le mie responsabilità se il partito me lo chiede.Ma io ho ereditato una Regione con sei miliardi di deficit.Mettiamo che oggi decida di dimettermi, il tema è questo? Se ilpartito me lo chiede, mi dimetto. Ritengo però irresponsabileandare ora alle elezioni anticipate ma non lo dico perché temo diperdere. Siamo noi a dover agire adesso, con il Pd e gli alleatiabbiamo la responsabilità di salvare la Sicilia dal default. Ma sesiamo delegittimati, se ogni settimana dicono 'cade il governo',la nostra azione non può essere efficace. Potrei anche essere ilcelebrante del mio funerale. Quando mi sono candidato, l'hofatto perché ero convinto di vincere le elezioni. Se domani lasituazione sarà diversa, parliamo, discutiamone, non ho proble-mi".

E poi aggiunge, sempre durante la Direzione Pd un precisoriferimento a potenziali attacchi omofobici: “in questi giorni holetto attacchi riferiti alla mia omosessualità. Roba da medioevo”.

Tutti contestano al Governatore che rivendicare antimafia eomosessualità non basta. In ogni parte dell’isola tutti sono con-vinti che Crocetta sta affondando la Sicilia. Lui si dice pronto adimettersi. Ad essere appunto “il celebrante del suo funerale”.

E se sullo sbiancamento anale, ci dicono ribattezzato nei cor-ridoi della Regione Siciliana S.A. anche sull’antimafia, lo scorsoanno proprio Pietrangelo Buttafuoco non era stato tenero con ilgovernatore. “Di Crocetta si sa – ha scritto – anziché risolvereun problema, lui lo criminalizza. Due sono i tipi di mafia: lamafia e la mafia dell’antimafia…l’unica fabbrica operosa diSicilia è quella dell’antimafia fatta mafia. E’ la madre di tutte leimposture”.

Crocetta si sente forte, spiegano a Palermo ma anche a Gela,per il fatto che i deputati regionali non si dimetteranno mai. Laprossima volta non saranno 90 ma 70. E chi rischia il posto?Meglio tenersi Rosario.

Ma proprio alla Direzione regionale del Pd, un vecchio com-pagno, Mirello Crisafulli ha messo tutti sul chi vive: “Il Pd èostaggio dell'impossibilità di scegliere. E non può essere ancoraostaggio. Possiamo decidere di 'annacarci' ma sarebbe un erro-re. Credo che serva una svolta. Bisogna aprire una fase nuova. IlPd non può essere ancora oggetto degli attacchi del presidentedella Regione. Frasi del tipo: 'Se parlo io...'. Se c'è qualcosa dadire ha il dovere di farlo. Non credo che qualcuno nel Pd abbiascheletri nell'armadio. Io non ho più nemmeno l'armadio".

Tutti giurano che l’idea della fase nuova nel Pd, ex Pds e Ds, siera già sentita ai tempi del Governo Capodicasa, poi Lombardoe ora si ripete.

E anche se un altro notabile del Pd, Cracolici ammette dopo ladirezione regionale: “Ho avuto l'impressione che oggi Crocettasi sia mostrato nudo al partito”. E l’assedio continua.

Nella foto: Crocetta in Tutino

di Giuseppe Nicoletti (*)

I fatti ed i provvedimenti.

II l dirigente di ruolo del diparti-mento urbanistica del Comune diLicata ing. Vincenzo Ortega il 20

ottobre 2006 rilasciò il permesso dicostruire n. 76 per la realizzazione delporto turistico ed opere connesse,senza pagamento di oneri concessoriritenendo prevalenti interessi pubblicialla realizzazione dell’opera.

Con nota prot. 19702 del 6 maggio2011 l’allora Sindaco di Licata AngeloGraci richiese a vari enti Statali eregionali un parere legale sul fatto chefossero o meno dovuti gli oneri con-cessori per gli interventi edilizi com-presi nel porto turistico “Marina dicala del sole”.

L’ufficio legislativo e legale dellaregione rese parere nel senso di dubi-tare che si potesse rilasciare conces-sione edilizia gratuita.

Il dirigente del dipartimento urba-nistica, ritenendo legittimo il proprioprovvedimento, rifiutò l’invito piùvolte rivoltogli dal Sindaco di rivedereil permesso di costruire rilasciato nel2006, calcolare gli oneri concessori erichiederne il pagamento alla società.

La Giunta comunale, con delibera n.43 del 12 aprile 2012 approvò un attodi indirizzo con il quale invitò il diri-gente dei lavori pubblici e l’ufficiolegale a calcolare e richiedere il paga-mento degli oneri concessori. Su taledeliberazione il Segretario comunaleespresse parere negativo evidenzian-do gravi irregolarità amministrativeed illegittimità soprattutto in riferi-mento alla normativa che regola icompiti dei dirigenti.

Ciò nonostante il Sindaco ritenne diavocare a se il provvedimento e diassegnarlo al dirigente a tempo deter-minato del dipartimento dei lavoripubblici arch. Maurizio Falzone ilquale adottò i provvedimenti insisten-temente richiesti dall’amministrazio-ne, calcolò gli oneri ed emise unaingiunzione di pagamento per l’im-porto di € 4.928.865,93 oltre €704.625,27 per interessi.

La sentenza spiegata a miofiglio.

CC ontro tali provvedimenti lasocietà titolare della concessio-ne propose ricorso al Tar Sicilia

che con la sentenza n. 1206 del 21maggio 2015 ha li ha annullati.Questa in estrema sintesi la motiva-zione: “il principio della separazionetra la funzione di gestione, rientrantenei compiti dei dirigenti prepostiall’apparato burocratico degli enti, efunzione di indirizzo e di controllo,devoluta agli organi elettivi, esclude,infatti, la sussistenza di un rapporto ditipo gerarchico tra i primi ed i secondi”il Sindaco, quindi, non ha il potere diavocare a se singoli atti. L’eserciziodel potere di autoannullamento o ret-tifica degli atti ritenuti illegittimi deveessere esercitato dal dirigente dellostesso dipartimento che ha adottato ilprovvedimento riesaminato in auto-tutela.Per dirla più semplicemente, il Tar ha

accolto il ricorso perché la Giunta nonpoteva adottare l’atto di indirizzo del12 aprile 2012, la cui illegittimità erastata segnalata dal segretario comuna-le ed, inoltre, perché il Sindaco nonaveva il potere di togliere la pratica aldipartimento urbanistica ed asse-gnarla al dipartimento lavori pubblici,il quale, infine, non aveva competenzaper i provvedimenti con i quali è statorichiesto il pagamento degli onericoncessori.

Le mie considerazioni.

RR itengo che, nel rispetto deiruoli attribuiti dalla legge,l’Amministrazione comunale,

per ottenere il risultato che si era pre-fissato, avrebbe dovuto disporre larotazione dei dirigenti dei due diparti-menti, mettere a capo dei lavori pub-blici il dirigente dell’urbanistica eviceversa. A quel punto l’arch.Falzone, in veste di dirigente deldipartimento urbanistica, potevariesaminare la concessione edilizia erettificare la parte relativa alla esen-zione dal pagamento degli oneri con-cessori. Per essere chiari questo non significa

che il Tar avrebbe dato ragione alComune ma, semplicemente, cheavrebbe dovuto dire nel merito se glioneri concessori sono dovuti.Quello che è certo è che, si sono persialtri quattro anni (nove in totale)senza ottenere una chiara decisionesul dilemma “sono dovuti o no glioneri concessori per la realizzazionedel porto turistico e delle opere con-nesse, comprese le villette ed il secon-do centro commerciale cittadino?”.

Una morale della favola.

PP er gestire ed amministrare unacittà complessa, bellissima epovera come Licata non basta-

no le migliori intenzioni, bisognaavere capacità politiche ed ammini-strative, comprendere che è determi-nante il rispetto dei ruoli e, quindi,che i dirigenti non devono dipenderedalla politica e vanno selezionati perconcorso pubblico aperto a professio-nalità provenienti dall’esterno, ingrado di affrontare le questioni tecni-che e giuridiche con rigore e compe-tenza nell’interesse della città.Inoltre, la vicenda di cui discutiamo cidice chiaramente che le divisioniinterne tra amministrazione e appa-rato burocratico producono provvedi-menti, segnati in partenza da appros-simazione e contraddittorietà, chenon possono che essere dichiarati ille-gittimi dai giudici.

Un invito alla cittadinanza.

CC ome abbiamo visto, il costo dicerte maldestre decisioni ammi-nistrative ricade su tutti noi ed è

diventato insopportabile, pertanto,tutti i cittadini, in primis coloro chehanno chiesto il voto alle recenti ele-zioni, siamo chiamati a vigilare sull’o-perato di dirigenti ed amministrazio-ne comunale, poiché non possiamopiù permetterci il rischio di politicie/o tecnici non adeguati al ruolo e nonin grado di dialogare tra di loro pertrovare soluzioni legittime e condivi-se.

Una domanda.

LL a nuova Amministrazione comeintende risolvere la questionedegli oneri di urbanizzazione

per il complesso turistico “Marina dicala del sole”, considerato il fatto che ilTar non si è espresso nel merito?

(*) Avvocato

Contro la sentenza delTAR del 21 maggio

Il Comune ricorreal CGA

II l Comune ha proposto ricorso alConsiglio di GiustiziaAmministrativa contro la sen-

tenza del Tribunale AmministrativoRegionale (Prima sezione) che loscorso 21 maggio aveva annullatol’ingiunzione di pagamento deglioneri di urbanizzazione per oltrecinque milioni di euro nei confrontidella “Iniziative Immobiliari”, lasocietà che ha realizzato il Marina diCala del Sole. Il sindaco AngeloCambiano ha, infatti, firmato la pro-cura per continuare il procedimentoe sarà ancora l’avvocato StefanoPolizzotto del foro di Palermo adifendere gli interessi Comune.Abbiamo appreso inoltre che l’avv.Polizzotto che sta curando gli inte-ressi del Comune ha notevolmenteridotto l’onorario a lui spettante pervenire incontro alle difficoltà econo-miche dell’Ente.

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La Vedetta politica 3AGOSTO 2015

Francesco Carità lascia “Il domani” e sidichiara indipendente

Nè con la maggioranza, nè con la minoranza

FF rancesco Carità, terzo elet-to nella lista Il Domani con449 preferenze, lascia il

gruppo. Ecco la nota che ne san-cisce l’abbandono.

“Il sottoscritto avv.Francesco Carità, consigliereeletto nella lista civica iIlDomani, alla luce dello scenariopolitico che si è delineato con leultime elezioni comunali, ritienedi non identificarsi in nessunadelle forze politiche (sia partitiche liste civiche) attualmentepresenti in consiglio comunale, pertanto continuerà il suoimpegno politico a totale servizio dell’amata Licata, in mododel tutto libero ed indipendente.

Per le suddette ragioni, non aderirà ad alcun costituendogruppo consiliare, se non – come ovvio e necessariamente –al gruppo misto, iniziando un percorso politico di alternativarispetto all’attuale scenario.”

Nella foto: Francesco Carità

E’ la prima volta che una donna, dopo Ines Giganti che fu sindaco, arrivi al verticedel maggior consesso del Comune di Licata

Carmelinda Callea, la più votata, tra oltre 400 candidati, è il nuovo presidente del Consiglio Comunale

EE ’ Carmelinda Callea il nuovo presi-dente del Consiglio. L’elezione èavvenuta al primo scrutinio del

Consiglio Comunale appositamente con-vocato lo scorso 6 luglio. Al neo presi-dente del civico consesso sono stati attri-buiti sedici voti, quanti erano i consiglie-ri della coalizione che ha appoggiato lacandidatura di Giuseppe Galanti a sinda-co. Dodici voti sono andati ad AnnaTriglia, eletta nella lista “Insieme perLicata” con 463 preferenze, la competi-tor più accreditata, uno in più rispettoagli undici consiglieri eletti nella coali-zione a sostegno di Angelo Cambianosindaco. Un voto, il suo, è andato aFrancesco Carità, eletto nella lista “ilDomani” con 449 voti e dichiaratosiindipendente, e uno ad Angelo Iacona,eletto con 242 preferenze nella lista“Riprendiamo il cammino”, a sostegnodella candidatura a sindaco di AngeloBiondi che qualche giorno prima delConsiglio Comunale aveva dichiaratoche i suoi due consiglieri avrebberovotato per se stessi. Cosa che non èavvenuta visto che Iacona ha preso unsolo voto, il suo, mentre è mancato ilvoto di Violetta Callea.

Carmelinda Callea, il consigliere piùvotato con 556 non solo nella lista “IlDomani” della coalizione di GiuseppeGalanti, ma in assoluto di tutti i candida-ti al Consiglio Comunale, ha presiedutoanche la prima seduta in quanto consi-gliere anziano, quello cioè con il maggiornumero di voti. Si tratta di un’elezione“storica” in quanto mai nessuna donnain passato si era seduta sullo scranno piùambito dell’aula consiliare. Nel dopo-guerra a raggiungere i vertici dell’ammi-nistrazione comunale era stata Ines

Giganti Curella, eletta sindaco di Licata.Ma dopo di lei e sino a Carmelinda Callea,le massime cariche in comune sono statefeudo indiscusso degli uomini.Vicepresidente, con sedici voti, è un’al-tra donna, Tiziana Sciria, eletta nella listadel PD con 268 preferenze. Come terzacomponente dell’ufficio di presidenza èstata infine eletta Giada Bennici delN.C.D, 347 voti di preferenza nelle ultimeelezioni comunali. Il Pd non ha insistitosu Tiziana Alesci, 172 voti nelle elezionial Consiglio Comunale. In sostanza seGalanti ha perso le elezioni per la suacandidatura a sindaco, la sua coalizione,forte di 16 voti su 30 non solo ha la mag-gioranza in Consiglio comunale, ma con-trolla lo stesso attraverso tre donne dellasua coalizione.

Gli organi comunali, quindi, sonoormai costituiti e possono riprendere afunzionare a pieno regime dopo lasospensione dovuta alle elezioni.

Ecco cosa ha detto dopo il suo inse-diamento la neo presidente CarmelindaCallea: “Signor Sindaco, colleghiConsiglieri, mi ritrovo, per volontà deglielettori, a presiedere questo primoConsiglio e non nascondo la mia emozio­ne. Mi sento lusingata e anche onorata,anche perché è la prima volta che un

donna occupa questo scranno e assume laresponsabilità di dare l’avvio a unaConsiliatura. Una Consiliatura che certa­mente richiederà l’impegno forte di tuttinoi, e dovrà essere innovativa e feconda, esi confronterà con problemi annosi e spi­nosi.

Sarà un sfida per quelli tra noi chesono stati eletti per la prima volta. I citta­dini ci hanno dimostrato fiducia, e noi, aldi là della collocazione in maggioranza oall’opposizione, non verremo meno.Acquisiremo la necessaria esperienza,ma terremo fermi gli obiettivi, gli inte­ressi e i bisogni di questa città, la nostracittà.

Saremo sempre al nostro posto, con lenostre proposte e i nostri contributi, conle nostre idee e i nostri suggerimenti,aperti alla discussione e al confronto.Non faremo sconti nemmeno a noi stessi.

Il momento è sicuramente difficile peril Comune. Le finanze languono, il perso­nale è demotivato, le strutture sono tuttevecchie e fatiscenti. Occorrono interventiincisivi, nei diversi settori di competenza,e ci è chiesto di rimuovere le cause deldegrado che incombe e del declino in cuiquesta città scivola giorno dopo giorno.

Dobbiamo riconquistare la fiducia elavorare uniti, fare squadra, al di là delleappartenenze. Sono personalmente con­vinta che possiamo, e dobbiamo, farcela. Ei cittadini ci aiuteranno a tenere la barradiritta, a scegliere le priorità, a indivi­duare gli strumenti.

Buon lavoro dunque, a tutti, alSindaco e alla Giunta, e al Consigliotutto.”

Nella foto Il nuovo presidenteCarmelinda Callea

Il segretario del Pd Ingiaimo non ha gradito gli interventi di Ferraro, Triglia, Vecchioe Federico che hanno stigmatizzato il duro attacco da campagna elettorale del consi­gliere Sica all’Amministrazione seguito alla elezione del presidente del Consiglio

“Il Pd e la coalizione sono maggioranza in Consiglio, il Sindaco ne prenda atto”

IIconsiglieri comunali Chiara Ferraro e

Anna Triglia e a seguire i consiglieri

Vecchio e Federico hanno stigmatizza-

to il duro attacco del consigliere del Pd Sica

contro l’amministrazione, ricordandogli

che la campagna elettorale e già terminata,

che a vincere è stato il sindaco Cambiano

perché eletto direttamente dal popolo, che

ad amministrare e governare Licata sarà la

giunta presieduta da Cambiano e non certa-

mente l’ufficio di presidenza del Consiglio

Comunale che si dovrà occupare di altre

cose con diverse responsabilità e che la ele-

zione di tale ufficio di presidenza è frutto

dell’apparentamento di più movimenti poli-

tici, elezione peraltro controllata con sche-

de facilmente identificabili. E in ogni caso i

consiglieri hanno ricordato a Sica che è

tempo di lavorare per la città. Tali interven-

ti non ha gradito il segretario del Pd

Massimo Ingiamo che ha voluto replicare

con un lungo comunicato stampa che affi-

diamo di seguito alla attenzione dei lettori.

“L’elezione del Presidente del Consiglio

e dell’intero ufficio di Presidenza del

Consiglio Comunale ha dimostrato una

verità incontrovertibile, ribadita dal

Consigliere Enzo Sica e cioè che la città

legittimamente ha voluto come sindaco

Angelo Cambiano ed altrettanto legittima-

mente ha eletto un consiglio comunale con

una maggioranza diversa, quindi il sindaco

in Consiglio non ha i numeri per imporre a

nessuno la sua volontà. Angelo Cambiano e

le forze politiche che lo sostengono fareb-

bero bene a prendere atto che a loro spetta

di governare ma non hanno la maggioranza

in città. Non esiste una legittimazione mag-

giore per il sindaco e minore per il consi-

glio, la legge elettorale prevede l’istituto

degli apparentamenti, non come l’esercizio

di un dispettoso Archimede, ma proprio per

fare prevalere il principio della rappresenta-

tività al formarsi di una maggioranza diver-

sa da quella del sindaco eletto, chi sostiene

altro farebbe bene a studiare prima di farne-

ticare. Infatti, la politica è proprio l’arte del-

l’aggregare e del mediare, non del comando

- di memoria storica in questa nostra Italia.

Il sindaco, di fronte al responso delle

urne, in occasione dell’elezione del

Presidente del Consiglio aveva due strade:

prendere atto dell’insufficienza dei suoi

numeri e proporre alla luce del sole alla

maggioranza in consiglio di co-determinare

la figura del Presidente; oppure tentare di

conquistare una maggioranza convincendo

i consiglieri eletti in liste diverse dalle sue a

cambiare casacca. Il Sindaco che si vanta di

rappresentare la “nuova” politica ha scelto

la seconda strada, quella della ricerca affan-

nosa degli accordi sottobanco ed ha politi-

camente perso. Noi che, a dire dei suoi

emissari, rappresentiamo la “vecchia” poli-

tica non gli abbiamo sottoposto nessuna

candidatura né individualmente né come

partito né come coalizione per la semplice

ragione che è interesse dell’Amministra-

zione svelenire il clima, facendo seguire

alle parole di disponibilità al dialogo pro-

nunciate nei comizi, i fatti, che, invece, fin

dai primissimi atti hanno dimostrato il con-

trario. Se il sindaco pensa di amministrare

la città con questi metodi: con le forzature,

con la campagna acquisti, tentando di

imporre agli altri i suoi candidati e le sue

proposte, si accomodi, questa non è una

“minaccia” - come dice la sua giovane ed

inesperta consigliera Ferraro - ma un grave

errore politico che danneggia la città.

Il Sindaco si preoccupi di trovare solu-

zione ai gravi problemi dei licatesi, rispon-

da ai rilievi della Corte dei Conti sulla

drammatica situazione dei conti del

Comune e non cerchi scuse in chi lo ha pre-

ceduto, perché lui e i suoi alleati possono

fare solo il mea culpa. Individui politiche di

sviluppo che portano alla reale crescita del-

l’occupazione, ci spieghi quale è il progetto

della gestione dei rifiuti il giorno dopo l’u-

scita dalla Dedalo e quanto costerà ai citta-

dini e venga in Consiglio, troverà una oppo-

sizione ferma ed intransigente sulle pastette

ed i favori agli amici degli amici, ma

costruttiva nell’interesse dei licatesi. Dalle

prime dichiarazioni del Sindaco, purtroppo,

dobbiamo registrare che siamo di nuovo al

fumo negli occhi di ombrellini, piste cicla-

bili a senso unico e senza ritorno, feste e

festini.

Chiaramente, quanto sopra esposto è

pienamente condiviso dai sedici consiglieri

comunali e dai rappresentanti delle forze

politiche che compongono la maggioranza

in Consiglio.

Licata, 9 luglio 2015

Il Segretario Cittadino Massimo Ingiaimo

DIMISSIONI ASS. GAETANO GAGLIANO

Ad un mese dal suo incarico èstato sostituito da Anna Triglia

LL o scorso 13 luglio, ad unmese dall’incarico, si èdimesso l’assessore

Gaetano Gagliano per motiviesclusivamente personali legatialla sua attività professionale.Gagliano aveva avuto assegnatonumerose delegherà: sanità,ambiente, beni culturali, rapporticon le istituzioni, trasporti e viabi-lità, servizi demografici, comitatidi quartieri. L’intero è assuntoper poche dal sindaco Cambianoche ha subito colmato, in data 14 luglio, il vuoto in giuntanominando Anna Triglia che va ad incrementare la presenzafemminile in seno all’amministrazione.

Minacciato di ritirarsi dalla politica

Intimidazione al consigliere Calogero Scrimali

A bbiamo appreso solo dopo l’inse-diamento del Consiglio Comunaleche il consigliere Calogero

Scrimali, eletto nella lista “Licata in cre-scita” (Galanti sindaco), all’indomani delturno di ballottaggio (16 giugno) hasubito una vile intimidazione.All’esponente politico è stata recapitata,infatti, una busta in plastica contenenteuna bottiglia con del liquido infiammabi-le, due cartucce di un fucile da caccia e una lettera minatoria. Labusta è stata trovata da Calogero Scrimali all’ingresso della suaabitazione, in contrada Tuffarello. Scrimali, minacciato di riti-rarsi dalla scena politica, ha denunciato il fatto alCommissariato di Polizia e ha adempiuto agli obblighi politicigiurando regolarmente nella seduta di lunedì 6 luglio scorso cheha sancito l’insediamento del nuovo Consiglio comunale.

Venuto a conoscenza dell’accaduto, il sindaco AngeloCambiano, a nome della Giunta Comunale e della Città tutta, haespresso solidarietà e vicinanza al consigliere comunaleScrimali e ha condannato “fermamente il grave gesto intimidato­rio subito dallo stesso, nella consapevolezza che ad essere minac­ciata è tutta quanta la società civile licatese ed il sistema demo­cratico che regge il governo della Città.” Non posso che ammira­re – ha proseguito Cambiano nella sua nota­ il coraggio dellascelta di portare avanti l’impegno affidatogli dalla cittadinanza,ed esortarlo a continuare nel proprio compito teso al serviziodella collettività, e, a non fermarsi, nella consapevolezza che nonè solo, ma circondato dall’affetto di tutta la società civile licatese.

Al consigliere Calogero Scrimali La Vedetta esprime la pro-pria solidarietà e la propria vicinanza e condanna il ricorso alleintimidazioni per impedire che un consigliere eletto democrati-camente possa espletare il mandato affidatogli dagli elettori.

Nella foto: il consigliere Calogero Scrimali

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La Vedettaattualita’4 AGOSTO 2015

EE ’ in fase di costituzione un nuovo gruppo all’interno delconsiglio comunale di Licata, denominato“Domaninrosa”: ne faranno parte le consigliere Violetta

Callea, Laura Termini e Maria Antonietta Grillo, rispettiva-mente elette nelle liste civiche “Riprendiamo il Cammino”, “IlDomani” e “Licata Rialziamoci”.

“Non si tratta di una scelta avventata, emotiva o irrazionale obasata su questioni personali, pur rimanendo indipendenti elegati ai gruppi politici di provenienza. Si tratta di una decisio-ne maturata nel tempo. Riteniamo opportuno che questo per-corso, che ci auspichiamo possa durare per i prossimi 5 anni,possa continuare unite verso un unico obiettivo: il bene dellanostra città: è necessario precisare che rimaniamo comunqueed indiscutibilmente all’interno dell’opposizione ma questamossa è e sarà utile per riequilibrare gli assetti politici e strate-gici e mantenere una maggiore autonomia tra le forze politicheconfluite nell’opposizione. I cittadini non vogliono più sapernedi litigi e lotte di potere, di lotte tra partiti, di faide intestine, icittadini vogliono delle risposte concrete, vogliono vedere ripa-gata la fiducia che ci hanno dato e noi con questo importantepasso vogliamo dimostrare che, donne, elette in liste prove-nienti da diversi schieramenti politici si sono unite sinergica-mente, con le loro idee, con il loro entusiasmo, con la loro com-petenza ed esperienza professionale e politica nell’esclusivointeresse della nostra comunità.

Ci impegneremo fin da subito affinché a tutti i livelli alledonne possa essere data massima visibilità e responsabilitànella costruzione dei ruoli istituzionali e ci auguriamo che alnostro gruppo col tempo possano aderire altre elette in consi-glio comunale.

Non abbiamo fatto nessun atto di fedeltà nei confronti dipartiti, provenendo tutt’e tre da liste civiche che peraltro prove-nivano da progetti politici diversi e ci auguriamo che tutto inConsiglio Comunale possa essere discusso, proposto, e delibe-rato con i dovuti metodi, nella dovuta trasparenza e soprattut-to nell’interesse del Comune.

Da oggi per noi è un nuovo inizio, è forse la prima volta chenella nostra storia tre consigliere comunali provenienti daschieramenti diversi travalichino i confini ideologici e fannoognuna un passo indietro, per farne in realtà due in avanti, esperiamo di poter collaborare con tutti gli altri consigliericomunali eletti nella pace, serenità e nelle regole che ogni buonamministratore ha l’obbligo di rispettare.

QQ uelle tabelle che la Ditta Aesysdi Seriate (Bg.), aggiudicatariadell’appalto, ha già collocato e

sta continuando a collocare nel centrostorico per indicare architetture civili ereligiose ed in periferia per indicarearee archeologiche, paesaggistiche esedi di importanti architetture liberty,sono in buona parte “ false e bugiarde”.125 mila euro di fondi europei ottenu-ti nell’ambito del programma Por-Fesr2007-2013 per dare a noi licatesi e aituristi indicazioni non esatte circa l’e-poca della costruzione di tanti monu-menti di architettura religiosa e civiledella nostra città. A seguito delladenuncia del prof. Calogero Carità,ispettore onorario ai BB. CC. emeritodi Licata su Facebook e ad una segnala-zione da lui fatta direttamente al sinda-co, il dott. Angelo Cambiano ha urgen-temente convocato il R.U.P. (il respon-sabile unico del procedimento), peravere in merito tutti i necessari chiari-menti e soprattutto ha invitato la ditta arimuovere presto tutte quelle tabelle“bugiarde “perché siano riviste e cor-rette, pena la sospensione dei paga-menti.

Ricordiamo che questo finanzia-mento ottenuto sotto l’amministrazio-ne Graci, ha corso il rischio di essererevocato, ma fu fortunatamente recu-perato dall’amministrazione Balsamo,ma la sua attuazione è caduta sotto lagestione commissariale dell’on.Brandara. Autore di questo interessan-te progetto è l’arch. Giuseppe Ferraroche assicura che i suoi collaboratorihanno trasmesso alla ditta Aesys il filecontenente le esatte denominazioni.Secondo lui è inimmaginabile che l’uffi-cio preposto abbia potuto dare notiziecosì errate che umiliano il progetto alquale ha lavorato con passione. Glierrori, infatti, sono tanti e troppo gros-solani. Non mancavano e non mancanopresso la nostra biblioteca i necessaristrumenti di consultazione, così comesi poteva coinvolgere nella fase attuati-va la Commissione Comunale per laToponomastica dove gli esperti del set-tore sicuramente non mancano.Bastava, alla fine, consultare semplice-mente il sito de La Vedetta per averetutte le notizie necessarie.

Rimane il fatto che nessuno, primache le tabelle venissero poste in opera,si sia preoccupato di controllare il lavo-ro. Onestamente c’ è stata molta super-ficialità, anche nella collocazione delletabelle, lavoro che la ditta Aesys ha affi-dato ad una ditta di Catania che dovevain ogni caso essere assistita da dipen-denti comunali ad evitare ad esempioche davanti alla chiesa di Monserratofosse collocata la tabella riferita invecealla chiesa di Loreto.

Alcuni esempi molto grossolani. LaCappella del Crocefisso della ChiesaMadre è stata attribuita al XV sec., ossiaal 1400, quando, invece è stata realizza-ta tra il XVII e XVIII secolo, ossia tra il1600 e il 1700 e precisamente tra il1635 e il 1705. È evidente al più igno-rante che non si tratti di opera delRinascimento, ma di una squisita operabarocca. La chiesa di Sant’Angelo non èun monumento del XII, ossia del 1100.Chi legge quella tabella pensa di trovar-si davanti ad un monumento norman-no. Invece si tratta di una chiesa baroc-ca, iniziata a costruire nella prima metàdel 600, precisamente a partire dal1639 e venne consacrata nel 1733 e ilavori proseguirono sino alla primametà dell’800 senza che fosse mai com-pletata. Peraltro la chiesa non potevaessere costruita prima ancora cheSant’Angelo venisse martirizzato il 5maggio del 1220. Il convento diSant’Angelo allo stesso modo non è delXII secolo, ma del XVII secolo. I lavorivennero iniziati i primi anni del 600 efurono quasi completati nel 1670. Mal’errore più macroscopico riguarda ilcontenuto della tabella che è stata collo-cata davanti a ciò che rimane della casi-na liberty del geom. Filippo Re Grillo invia Santa Maria, ai piedi dell’omonimachiesa, vergognosamente manomessa

a più riprese sempre sotto gli occhi ditutti negli anni settanta. C’ è stata ancheuna denuncia del prof. Carità allcora,ma nessuno senti il dovere di interve-nire per bloccare quello scempio epunire l’abuso. Ebbene questa tabellariproduce il disegno del Palazzo di Cittàdell’arch. Ernesto Basile e la scritta“Palazzina Grillo sec. XX”. L’esatta deno-minazione doveva essere comunque“Palazzina Re Grillo”, diversamente nonsi identifica il vero progettista.

Il progetto prevede la installazionedi tre tabelle elettroniche con relativisistemi hardware e software, tutta lasegnaletica di indicazioni urbane edextra urbane della città e quelle di loca-lizzazione fissa turistica monumentale,civile e religiosa e ancora: pannelliinformativi relativi agli itinerari turisti-ci e cartelloni per l’indicazione dellespiagge. La prima gara è andata deser-ta. L’unica ditta che si era presentatavenne esclusa per problemi burocrati-ci. La gara venne ancora ripetuta e adaggiudicarsi l’appalto è stata la Aesyscon sede a Seriate nel bergamasco.

Ma non è la prima volta che si cadein tali madornali errori. Infatti, giàqualche anno fa, disattendendo i verba-li della Commissione per laToponomastica, furono messe in operatarghe e paline toponomastiche adindicare vie e piazze farcite di errori. Eallora è chiaro che il problema sta nellamancanza di attenti controlli.

Il prof. Carità si è messo subito adisposizione dell’AmministrazioneComunale ed ha provveduto pronta-mente alla correzione di molte delletabelle incriminate.

Nelle foto le tabelle turistiche dellachiesa di Sant’Angelo e dellaCappella del Crocifisso.

IL CASO TABELLE TURISTICHE ­ Dopo la protesta del prof. Calogero Carità, il sindacoha convocato il Rup ed ha invitato l’impresa a fare tutte le opportune correzioni penala sospensione dei pagamenti

125 mila euro di fondi europei per delle tabelle “bugiarde”

Un gruppo consiliare al femminile

Nasce “Domaninrosa”

Decadono gli incarichi fiduciari prece­dentemente assegnati dal commissariostraordinario

Comune: i dirigenti da cinque scendono a tre

II dirigenti comunali scendono da 5 a 3. Le variazioniriguardano il comando di Polizia Municipale e ildipartimento Finanze. Nel caso dei Vigili urbani, l’in-

carico ad interim è stato affidato al dirigente AffariGenerali, Pietro Carmina. Per quanto riguarda invece laRagioneria comunale, incarico per la dottoressaFrancesca Santamaria già dirigente del dipartimentoServizi Sociali. Gli incarichi, come si ricorderà, eranocoperti da Giovanna Incorvaia che fungeva da coman-dante della Polizia Municipale e da Andrea Occhipinti. Ilterzo dirigente è l’ing. Vincenzo Ortega che mantiene idipartimenti Lavori Pubblici ed Urbanistica.

“Con la fine del mandato del commissario straordina-rio – spiega il sindaco Angelo Cambiano – decadonoautomaticamente gli incarichi fiduciari precedentemen-te assegnati”.

LUTTO IN CASA CELLURALo scorso 17 luglio è mancato, all’età di 77anni, circondato dall’affetto dei propri cari, ilSig. Giuseppe Cicatello, nonno del nostro col­lega e collaboratore Giuseppe Cellura e suo­cero del nostro collaboratore GaetanoCellura. Alla famiglia e ai nostri amici Gaetanoe Giuseppe vanno le più sentite condoglianzedella direzione e della redazione de LaVedetta.

AVVISO IMPORTANTEPER I LETTORI E GLI ABBONATI

Si comunica che è attivo il nuovo conto corrente postale intestato

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TARI ­ Novità per le utenze domestiche eper le attività produttive, ma l’approva­zione slitta a settembre

Ecco il nuovo piano tariffario

LL e tariffe TARI per le utenze domestiche determinate perl’anno 2015, rispetto a quelle praticate per l’anno prece-dente, subiranno un calo che varia dal 35,68%, per i nuclei

familiari composti da una sola unità, al 39,49% per cento perquelle formati da 6 unità, tenendo presente un’abitazione stan-dard di mq. 100.

Il che, in termini ancora più chiari significa che un contri-buente, facente parte di un nucleo familiare composto da unasola persone, residente in un’abitazione di 100 mq, che per l’an-no 2014 è stato chiamato a pagare € 110,56 di Tari, per l’anno2015 ne dovrà pagare 71,11, con un risparmio di € 39,445.Analogamente, per un nucleo familiare composto da 6 unità, latariffa passa da 567,53 a 343,41, con un ribasso di 224,12 €.

L’operazione a favore delle utenze domestiche, in aggiunta aquella già determinata per le attività produttive, -ha detto l’as-sessore al bilancio Sambito nel corso della conferenza stampaappositamente convocata lo scorso 30 luglio- è frutto di unintenso lavoro realizzato nel corso dei 35 giorni di amministra-zione attiva da parte dell’attuale esecutivo, che ha portato intan-to all’individuazione di circa 1000 evasori, ed alla predisposi-zione di un piano economico – finanziario che prevedere unariduzione del costo del servizio.

Una ulteriore riduzione del 18,94%, in aggiunta a quella giàstabilita del 30% circa per l’anno 2014, è stata stabilita ancheper le utenze non domestiche (attività produttive), in rispostaalle proteste registrate sull’argomento nel corso degli ultiminove mesi. Una ulteriore riduzione si prevede anche nel 2016.

Sono state fissate anche le date di scadenza per il pagamentodelle rate della Tari per l’anno 2015:- 30 settembre 2015 il 30%;- 30 novembre 2015 altre 30%; - 31 gennaio 20126 il rimanente 40% di quanto complessiva-mente dovuto.

Il Consiglio Comunale convocato giovedì 30 luglio, in sedutastraordinaria ed urgente, per l’approvazione di tale piano e dialtri punti all’ordine del giorno (i soliti debiti fuori bilancio), difatto però non si è tenuto in quanto il segretario generale LucioGuarino prima dell’inizio della seduta ha riferito che laConferenza Stato-Regioni ha disposto solo per la Sicilia lo slitta-mento al 30 settembre la data ultima per l’approvazione, quindiè venuta meno l’esigenza dell’urgenza e sull’argomento si hapiù tempo per maggiori riflessioni.

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La Vedetta ATTUALITA’ 5AGOSTO 2015

Sant’Angelo di mezz’agostotra storia e leggenda

di Lorenzo Peritore

LL a festa di Sant’Angelo di metà agosto, nonostante si possapensare che sia una replica a quella di maggio affinché neusufruiscano i turisti e i nostri concittadini che vivono fuori

e che tornano per le ferie estive, si collega invece ad un miracoloavvenuto nell’estate del 1625, quando la Sicilia, Licata compresa,era afflitta e decimata dalla peste. Si racconta infatti che nel mesedi agosto di quell’anno Licata veniva miracolosamente liberatadal mortale morbo per intercessione di Sant’Angelo Martire. Ilportentoso miracolo pare abbia contribuito ad acclamare a furordi popolo Sant’Angelo a Patrono della nostra città, il quale succe-dette ai Santi Giacomo e Filippo. Fu costruita una nuova Chiesa suquella già esistente dove vennero sotterrate le spoglie del Santo eil Santuario divenne meta di pellegrinaggio. In onore diSant’Angelo, inoltre, a partire dal 1665, fu istituita la festa di mez-z’agosto, proprio quella che ancora rivive ogni anno. Questa sto-ria mista a leggenda ce la racconta in modo dettagliato il nostroPierangelo Timoneri sul sito: www.santua­riosantangelo.it/santuario/attivita/festamezzagosto. Il consi-glio è di leggerla. Per omaggiarlo, nell’approssimarsi dei festeg-giamenti di metà agosto, la vita del nostro Santo Patrono, del qualeio stesso porto il secondo nome, ve la voglio raccontare a modomio, in rima e in versi dialettali licatesi. W Sant’Angelo.

SANT’ANGILUZZUdi Lorenzo Peritore

Consultannu leggenda e storia e partennu d’assai luntanu vogliu cuntari a vita d’un Frati Carmilitanu U nostru Sant’Angiluzzu Patronu e Protettori

ca tutti i licatisi purtammu dintra u cori Nascia a Gerusalemmi tra Santi e farisei

o millicent’ottantacincu di patri e matri ebrei Ma comu u patri e a matri Angilu era Cristianu

e appena giovanottu si vistia Carmilitanu Appena fattu frati accumincià a viaggiari e sinn’ia da Terra Santa pi giri a pridicari

L’Ordini du Carmelu u dirigia in Italia ca di Santi e di profeti ha statu sempri a balia Di libbra ca liggemmu e di ducumintazioni

si sapa ca stu Frati fu in tri o quattru regioni Fu in Puglia, fu in Campania e di chiddu ca si sapa

di sicuru fu nu Laziu, a Roma, unni vitta u Papa Ma a vita ca si cunta pi certi versi strana

ni parla di Sant’Angilu ni sta terra siciliana Fu a Missina, fu a Palermu, co dicia ca fu a Naru

a Cefalà Diana, e a Sant’Angilu Muxaru E poi l’urtima tappa importanti quantu ingrata

unn’è ca vinna a moriri : nu paisi da Licata A Licata tannu c’era nu riccu disonestu

ca campava senza Diu tra priputenzi e incestu Si ciamava Berengariu, pi nattri Billingheri e tiniva n’ciusa dintra na soru pi muglieri

U Frati u contrastava cu curaggiu e ostinazioni pi luvari a sbinturata du piccatu e a perdizioni

Ma ugn’ornu u Billingheri, pirsuna depravata, ammazzà u Carmilitanu cu cincu corpi i spata

U Frati in fin di vita, pocu prima di spirari, parlà cu sò assassinu e u vosa pirdunari

A morti di stu Frati ca fu comu un martiriu addulurà i fedeli ma i mannà puru in deliriu Fu arrivucatu in Ciesa comu a faricci n’omaggiu

e a Ciesa addivintau meta di pellegrinaggiu I grazi di stu Santu un si ponnu ciù cuntari

e miracula nn’ha fattu ciossà da rina o mari Ma u miraculu ciò ranni incredibili e importanti

fu chiddu in cui sarvà da pesti l’abitanti Fu tannu ca Sant’Angilu senza fari nuddu scippu

fu fattu Protetturi dopu Giacumu e Filippu Na vota dicia a leggenda i viddani da Licata

pi mancanza d’acqua e cielu rischiaru a mal’annata Allura pigliaru a cascia du Santu Protetturi,

a purtaru na banchina cu rabbia e tantua arduri, A misiru nu sbalanzu e sbraitannu comu foddi ci dissiru : Sant’Angilu, o fa cioviri o puru coddi Allura s’apria u cielu, sduvacà na burrascata,

Sant’Angilu fu osannatu e i viddani sarvaru annata Caru Sant’Angiluzzu di quant’hava ca muristi i problemi pa Licata annu statu tanti e tristi

Tantu ca ancora oggi doppu quasi ottucent’anni i problemi su ciossà e cinn’è di nichi e ranni

Pi chissu i licatisi ca un semmu surdi e muti dicemmu: viva Sant’Angilu! E priammu ca Tu n’aiuti.

La soprintendente di Agrigento assicura che il museo aprirà i battenti entro lafine dell’anno. Ancora interdetto il camino di ronda del castel Sant’Angelo

Chiesa di San Francesco: partiti i lavori per il rifacimento del tetto

VILLA ELENA ­ A seguito della denuncia di Francesco La Perna, Ispettore Onorario aiBB.CC., i Carabinieri hanno chiesto chiarimenti al Comune e alla Soprintendenza

Angelo Vincenti: “E adesso chi paga?”

II lavori per il ripristino del tettodella Chiesa di San Francescofinalmente sono partiti e si con-

cluderanno entro ottobre, primadella stagione delle piogge. E’ questala notizia più importante emersa dalconfronto tra il sindaco AngeloCambiano, l’assessore GaetanoGagliano e la Soprintendente ai BeniCulturali di Agrigento, CaterinaGreco. La Chiesa è chiusa al cultoormai da diversi anni e l’incuria, leinfiltrazioni di acqua e i colombihanno provocato danni considerevolialla navata. L’intervento è finanziatocon fondi del Ministero dell’Interno,appartenendo la chiesa al settoreFondo per il culto. Un precedenteintervento ha riguardato il rifacimen-to delle coperture della cappelladell’Immacolata dopo il crollo deltetto. Sarà un intervento radicale cheprevede la sostituzione delle capriatelignee in gran parte marce e quindidell’intera copertura che risultaimbarcata soprattutto nel lato di tra-montana. La Curia Arcivescoviledovrebbe intervenire per il recuperodell’interno e di tutti i decori. Restasempre nel dimenticatoio la bellissi-

ma cappella dell’Infermeria dove sirecavano a dire o sentire messa i fratiammalati. Per quanto riguarda inveceil Museo archeologico di via Dante, èstato assicurato da parte delladott.ssa Caterina Greco che sarà frui-bile entro la fine dell’anno. Speriamonon sia un’altra promessa da mari-naio. Sono infatti trascorsi due annida quando la soprintendente in visitaa Licata nel mese di ottobre del 2013

promise che il museo sarebbe statoaperto nella primavera del 2014, poinell’estate del medesimo anno e poientro la fine del 2014. Da allora sonorimaste le promesse, non mantenute,e il museo chiuso.

Resta ancora interdetto al pubbli-co il camino di ronda del seicentescocastel Sant’Angelo per la inagibilità diuna passerella lunga neppure duemetri. Nonostante i solleciti e ledenunce, la Soprintendenza non èancora intervenuta. Rimane impre-sentabile e colma di erbacce l’interaarea archeologica di MonteSant’Angelo, in preda all’incuria,all’abbandono e alle devastazioni divandali visitatori. Per portare allaluce le domus di quest’area, che dove-va essere il fiore all’occhiello di quel-lo che dovrebbe diventare il parcoarcheologico dell’Imera, si è speso unmare di euro, mentre nessuna risor-se è prevista per la loro manutenzio-ne.

Nella foto: Il monumentale pro­spetto della chiesa di SanFrancesco

RR iceviamo e pubblichiamo unanota del consigliere comunaleAngelo Vincenti sulla villa

Regina Elena.“Esattamente dodici mesi fa la villa

Regina Elena, era fatto oggetto direstyling a cura dell’amministrazionecomunale, tra i vari interventi, pare suindicazione del sindaco, fu deciso diprivarla dalla recinzione metallica cheda sempre ne aveva garantita la con-servazione. In un anno quel polmoneverde è stato mortificato nella suastruttura originaria e ha subito ognisorta di atti vandalici, dalla distruzionedi panchine, cestini, corpi illuminantiall’incendio di piante di particolarepregio.

Tutto questo oltre ad essere preve-dibile, considerata il poco senso civicopresente in città, ha permesso a bulli,ubriachi e tossicodipendenti, di usu-fruire in pieno centro storico, di un’a-rea poco controllata dalle istituzioni eidonea ad azioni non sempre lecite.Tutto questo è stato motivo di dibatti-to che ha diviso l’opinione pubblicasul problema villa libera e aperta sianelle ore diurne che notturne, o villaprotetta dalle recinzioni con orari ecustodi. Un anno di discussione dove ilsottoscritto è stato anche fortementecriticato poiché ritenevo che toglierela recinzione oltre a rendere la villaindifesa, era in contrasto con le normeche regolano i giardini pubblici storici.Fermo restando che a tutti piacerebbe,me compreso, poter usufruire di spaziverdi in qualsiasi momento e senzabarriere, ritenevo, e i fatti di oggi midanno ragione, che non sempre ciòche è bello è giusto.

Da alcune settimane si parla dirilancio della villa Elena, di videosorve-glianza e di manutenzione, ma nessu-no parla della nota arrivata in comunedatata Aprile 2015 dove laSoprintendenza di Agrigento intimal’amministrazione comunale a ripristi-

nare la recinzione della Villa Elena.Naturalmente questo comporterà

la realizzazione di un progetto chedovrà essere approvato dallaSoprintendenza. Poiché la recinzione èstata tolta dal personale comunale,dovrebbe in teoria bastare rimetteretutto come prima, ma poiché pare chedella cancellata originaria una buonaparte sia stata “utilizzata” per altro,presumo che il comune dovrà rifaretutto nuovo. Non sarebbe stato piùfacile, prima di creare tutto questodanno, acquisire pareri e studiare leleggi a tutela del patrimonio? Chi dovràpiangere questa bravata? Un comuneal collasso, pieno di debiti e con unamiriade di priorità, oggi si dovrà sob-barcare di una nuova voce di spesa. Miauguro che chi di dovere accerti even-tuali responsabilità riguardanti ildanno erariale causato.”

Sin qui Vincenti. Abbiamo cercato, quindi, di avere

riscontri in merito alla lettera inviataal sindaco di Licata dallaSoprintendenza ai Beni Culturali edAmbientali di Agrigento. Una primaconferma l’abbiamo avuto dall’ispet-tore onorario ai BB.CC. di Licata, prof.Francesco La Perna, che presentò sul-l’accaduto un dettagliato espostodenuncia sia alla Soprintendenza sia aiCarabinieri di Licata ribadendo chetrattandosi di un giardino storico nondoveva essere privato dalla recinzioneche in qualche modo ne garantiva l’in-columità. Abbiamo chiesto notizie inmerito anche in Comune e ci è statoriferito che a suo tempo gli uffici pre-posti avevano comunicato allaSoprintendenza che sarebbe stata dis-messa la recinzione perché vetusta,pericolosa, e comunque di fatturaincongrua essendo stata realizzatanegli anni 70. E sembra che nessunaobiezione sia stata mossa dallaSoprintendenza, la quale, però, dopo ladenuncia di La Perna e dopo l’apertura

di un’indagine dei Carabinieri, avreb-be scritto al Comune rappresentandoche pur non essendo vincolata la recin-zione, la tipologia della villa richiedeuna collocazione di qualcosa chericonfini l’ambiente, che un interessestorico comunque lo ha. Il comuneavrebbe risposto alla Soprintendenzarappresentando che si sarebbe con-cordata già la progettazione di unaforma di riconfinamento (non neces-sariamente una recinzione) del sito.L’arch. Giuseppe Ferraro sarebbestato incaricato di predisporre un pro-getto che, una volta acquisita la dispo-nibilità finanziaria, potrà essere attua-to. Vedremo alla fine che cosa si inten-de di riconfinamento del sito, visto chenon necessariamente si potrà pensaread una nuova recinzione.

Certo il quesito posto dal consiglie-re Vincenti esige una risposta. Vistoche oggettivamente dei danni sonostati prodotti alla villa, chi pagherà echi si muoverà perché qualcunopaghi?

La villa Elena, comunque, è in unostato pietoso dopo mesi di abbandonoe anni di degrado. Ormai è quasi com-pletamente spoglia delle tante essenzeche ne adornavano i viali. Le zolle sonoaride, avrebbero bisogno di un nuovoumus, di essere concimate, bonificatedai sassi e dalle erbacce secche esoprattutto avrebbero bisogno ditanta acqua. Tutto ciò che i Licatesi delperiodo post unitario avevano costrui-to, dal dopo guerra ad oggi è statodistrutto, smantellato, cancellato. Ilnuovo sindaco si è impegnato perrecuperare la nostra storica villa,vedremo. Speriamo che la doti anchedi telecamere utili ad allontanare daessa tanti personaggi loschi e sbandatie tanti vandali, quelli che più voltehanno anche maltrattato e mutilato ilbusto di Gaetano De Pasquali edhanno distrutto numerose panchine.

L. C.

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continua dalla prima pagina

CC i auguriamo, però, che nonsi tratti di "fuoco di paglia",ma di un nuovo modo di

procedere e di sentirsi al serviziodei cittadini che civilmente sonochiamati - ne dubitiamo - a fareresponsabilmente la loro parte,collaborando per tenere pulita lanostra città sia in centro che inperiferia e le nostre meravigliosespiagge che tutti ci invidiano, mache si è ripreso ad insozzare.L'augurio è che i vigili urbani, e senon possono da soli, con l'ausiliodelle forze dell'ordine presenti incittà, dichiarino guerra senzaquartiere, dando finalmente multesalatissime, ai fracassoni, a quantinon rispettano il codice della stra-da, a chi parcheggia in doppia fila,in prossimità delle svolte e suimarciapiedi, a chi guida senza cin-tura o senza casco, a chi sporca lestrade e le spiagge, a chi riempie lestrade di volantini pubblicitari, achi vende frutta e pesce per i corsi.Insomma bisogna aiutare i nostricittadini a far tesoro delle regolepiù elementari del vivere civile edel rispetto della nostra città.Ovviamente tutto ciò rientra nellafase dell'emergenza. Dalla nuovaamministrazione ci aspettiamo oraben altro e un vero programmaper la crescita della nostra città.Anche perché, in una realtà econo-mica e sociale degradata come lanostra, il "carpe diem" sarebbedavvero molto rovinoso. Ci aspet-tiamo, ad esempio, la revisione delPiano Regolatore Generale cheserva a mettere ordine a ciò chegià esiste, a dare servizi sociali ecivili ai quartieri dormitori con la

costruzione di asili, campi dagioco, parchi attrezzati, centriricreativi e culturali, moderni edifi-ci scolastici. Cioè, si vuole uno stru-mento urbanistico che non siafatto ancora ad arte per i palazzi-nari che di danni al nostro territo-rio ne hanno fatto già abbastanza.Licata ha necessità di valorizzare ilcentro storico. Non servono altrecubature ed altri piani di lottizzo,non serve violentare ancora le areecollinari ubertose che si affaccianosulla strada provinciale SanMichele. A Licata non c'è più mer-cato della casa. Ci sono più vaniche abitanti, anzi ci sono più vanidi quanti ne servirebbero ad unapopolazione sicuramente superio-re al doppio di quella attuale. Etutto ciò è stato dovuto al gonfia-mento fuori ogni misura credibiledelle statistiche di crescita dellapopolazione licatese. Bloccarenuove costruzioni non significamortificare il settore dell'ediliziache invece potrebbe trovare undiverso incremento in una convin-ta politica di riqualificazione degliimmobili del centro storico dellaMarina e dei quartieri alti e di unrecupero e riqualificazione dellemigliaia di case edificate in econo-mia, completate, spesso con solu-zioni di lusso all'interno, ma lascia-te senza prospetto all'esterno.Resta il fardello della demolizionedelle tante case per legge non sana-bili.

Ci aspettiamo una politica dirilancio del nostro porto commer-ciale e della nostra marineria, uni-tamente al settore della cantieristi-ca, una volta uno dei tanti fioriall'occhiello della nostra città. E inquesto contesto può sicuramenterientrare il recupero dei legamistorici e di amicizia che per secoli

hanno tenuto le comunità maltesee licatese, cercando di ripristinareil collegamento turistico con Maltache potrebbe essere propedeuticoper stabilire dei rapporti commer-ciali con l’export di prodotti dellanostra campagna e del nostro arti-gianato.

Ci aspettiamo anche una ener-gica politica di valorizzazione deinostri beni culturali, ripescandodai cassetti l'ambizioso progettodel Parco Archeologico dell'Imera,del Parco delle Ville Liberty, delMuseo dello sbarco, del Museo delMare, della destinazione dell'aulacapitolare del Carmine a sede defi-nitiva della biblioteca comunale,del fondo antico e del preziosoarchivio storico comunale arric-chitosi del fondo archivisticoCannarella, in gran parte ancoranegli scatoloni. Si smetta di pensa-re all'aula capitolare del Carminequale sede dell'aula consiliare.Sarebbe davvero una imperdona-bile cecità e un vero e proprio delit-to nei confronti di una bibliotecacostretta a vivere in un ambientenon a norma e privo di ogni possi-bilità di ampliamento degli spaziespositivi. Per ospitare i trentaconsiglieri sempre al Carmine nonmancano altre soluzioni.

Da questa amministrazione ciaspettiamo un prelievo fiscale piùumano per i Licatesi che pagano lecolpe di chi ha disamministratonegli anni il nostro Comune,costretti per questo motivo a sub-ire delle esose addizionali irpef suiredditi di lavoro e pensione ed unaTari al di fuori dalle possibilità eco-nomiche della stragrande maggio-ranza dei nostri concittadini perservizi non resi. Bene dunque lariduzione del 30% della Tari per leattività commerciali e altrettanto

bene la riduzione della Tari sulleutenze domestiche, ma crediamoche si possa fare ancora di più.Così come ci aspettiamo un inter-vento determinato presso laGirgenti Acque che continua a gra-vare le bollette di un balzello legatoalla operatività di un depuratoreche tutti sappiamo che non solo èfermo e non depura ma qualchevolta inquina anche. Il paradossopiù grande è che i Licatesi devonopagare a caro prezzo a GirgentiAcque la fornitura di un'acqua chepotabile non è, neppure buona percucinare o per pulirsi i denti,ragion per cui le famiglie sonocostrette a ricorrere quotidiana-mente all'acqua minerale, gravan-do ulteriormente sul loro bilanciofamiliare.

Ci aspettiamo anche una durapresa di posizione contro il parcoeolico off shore e le piattaforme offshore per la ricerca di idrocarburi.Un pericolo per il nostro ecosiste-ma e un freno per tutte le comuni-tà a vocazione turistica che vedononel mare una delle fonti principaliper il loro rilancio economico. Ciaspettiamo soprattutto interventidecisivi sul nostro Ospedale che vavalorizzato e non depotenziato, sulmantenimento del punto nascite,la cui chiusura la Regione ha dis-posto già dal 30 settembre prossi-mo, sulla Diga Gibbesi la cui acquasenza dubbio potrebbero risolverei tantissimi problemi della nostraagricoltura, sui collegamenti viari eferroviari con l’hinterland agrigen-tino e nisseno e con l’aeroporto diComiso e sul recupero della nostrastazione ferroviaria, sulla discipli-na e il controllo del plateatico esulle tante strutture che hannoinvaso i nostri marciapiedi e lepiazze trasformate in accampa-menti indecenti.

Da questa amministrazione ciaspettiamo, infine, unitamente airevisori dei conti, maggiore traspa-renza nella gestione dei bilanci nelrispetto dei rilievi recentementefatti dalla Corte dei Conti sul contoconsuntivo del 2013.

Certamente il tutto non puòpesare sulle spalle del sindaco edella giunta comunale, ma è neces-sario che il Consiglio Comunalefaccia pienamente la sua parte,come siamo certi la farà. È neces-sario però convincersi che la cam-pagna elettorale è ormai terminata,che i toni forti ed offensivi nonportano da nessuna parte e che,preso atto che in seno al consigliogli elettori hanno creato una geo-grafia politica che è diversa daquella che hanno voluto per lagiunta di governo della città, ètempo di lavorare alacremente perrisollevare questa nostra bistratta-ta comunità impoverita dalla fugadei giovani e delle intelligenze. Maè anche necessario convincersiche sindaco e giunta hanno unruolo e che il Consiglio ne ha unaltro completamente diverso e pernulla secondario. Le elezioni livince chi a suffragio universalediretto viene eletto primo cittadi-no e quindi è il diretto responsabi-le verso la comunità degli elettori,mentre gli organi di governo delConsiglio discendono da strumentidi democrazia indiretta e da accor-di tra i gruppi. Non si può, quindi,disconoscere oggettivamente il

risultato elettorale. Ed è propriodal bilanciamento dei ruoli istitu-zionali che al Consiglio attengonodelle grandi responsabilità: appro-vare il bilancio di previsione e ilconto consuntivo e attraverso l'a-zione sindacale dei singoli consi-glieri o dei vari gruppi controllaree, se è il caso, censurare l'operatodel capo dell'amministrazionecomunale, della giunta e dei singoliassessori, sino anche ad arrivarealla sfiducia.

Il sindaco, da parte sua, se nonvuole vedere diminuire la mino-ranza che lo sostiene in Consiglio,deve condividere la sue scelte diprogramma con tutti i gruppi chehanno contribuito alla sua elezio-ne. Vogliamo dire che le sue sceltenon potranno essere le scelte diquanti lo sostengono se non ver-ranno discusse, condivise edaccettate. Già le dimissioni dell’as-sessore Gaetano Gagliano ad appe-na un mese dalla sua nomina e ilcui nome era stato peraltro indica-to nella fase delle operazioni per ilballottaggio, hanno gettato ombrasulla sua giunta. I gruppi di oppo-sizione consiliare, infatti, hannolasciato intendere che Gaglianosarebbe rimasto in giunta solo seAnna Triglia fosse stata eletta allapresidenza del Consiglio. Ma ildisegno è fallito e quindi, ad AnnaTriglia una poltrona bisognavagarantirla e così Gagliano, che nelcorso di un comizio in piazzaProgresso aveva con convinzionefatta l’apoteosi di AngeloCambiano e sembrava bencosciente degli oneri che un incari-co assessoriale gli avrebbero com-portato rispetto alle proprie attivi-tà professionali, avrebbe ceduto,sempre secondo le opposizioni, ilsuo posto in giunta al mancatopresidente del Consiglio Comunale.

Non sappiamo quanto questodisegno machiavellico possa esse-re vero, ma se così fosse, qualcunosi sarebbe preso gioco della buonafede degli elettori.

Chiudiamo queste nostre rifles-sioni, riferendo che qualcuno nonha gradito il titolo del nostro arti-colo di fondo dell’edizione di giu-gno. La democrazia è bella perchéognuno possa e debba esprimerein libertà le proprie opinioni, nelrispetto però degli altri. La Vedettain ogni caso, questo quanti cihanno criticato ce lo devono obiet-tivamente consentire, non è “cartada fornacella”. Noi abbiamo cerca-to di essere il più equilibrati possi-bile. Peraltro non apparteniamoalla schiera dei fans di Cambiano,né al cerchio magico che lo sostie-ne. Quindi non accettiamo da per-sone che riteniamo intelligentil’appellativo di “valletti” perché cioffende e noi per costume nonabbiamo mai offeso nessuno. Lanostra autonomia di pensiero è unvalore a cui teniamo più di ognialtra cosa ed è ancora più grandenel momento in cui non portiamola coccarda di nessuno dei gruppi emovimenti che siedono inConsiglio Comunale. Il rispettodelle persone per noi è stato ed èalla base del nostro vivere a pre-scindere da ogni altra cosa.

CALOGERO CARITÀ

BASTA POLEMICHE, SI LAVORI PER LICATABASTA POLEMICHE, SI LAVORI PER LICATALa Vedettaattualità6 AGOSTO 2015

IMMAGINI DI LICATA

“A munnizza” per promuovere il turismo

DDavvero singolare la foto di Angelo Carità, una sintesi di indiscutibili bellezze naturali conuna collinetta fetida fatta di cumuli di sacchetti di pattume. Un paesaggio che tanti ci invi­diano, una veduta davvero da film, ma “a munnizza” nel nostro paese, dovunque ti giri, la fa

da padrona. Certamente immagini del genere non ci aiutano a percorrere la non facile via del turi­smo che non immaginiamo neanche che cosa sia. Se ne parla in libertà, tutti da destra a sinistra alcentro, nei bar e nei circoli dove regna il qualunquismo più assoluto, parlano di turismo, ne par­lano senza ragione e da provetti presuntuosi e magari ignoranti.

Turismo significa collegamenti, pulizia, cortesia, accoglienza, viabilità, rispetto del silenzio,acqua, arredo urbano, verde, musei e monumenti fruibili, aree archeologiche ben tenute e vigila­te, percorsi della salute, vere piste ciclabili, ordine nella circolazione, plateatico regolamentato,prezzi vigilati, parcheggi. In assenza di tutto questo si parla solo perché si ha la bocca e basta.

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La Vedetta 7AGOSTO 2015in primo piano

Inadempienze del servizio idrico e restituzione somme ingiustamente pagate per ilservizio di depurazione che non funziona

L’ex commissario Brandara si è rivolta all’autoritàper l’energia elettrica, il gas ed il sistema idrico

AA lla luce delle gravi e reiterate ina-dempienze rilevate nell’attivitàsvolta dalla Società di gestione del

servizio idrico integrato del Comune diLicata, l’ex Commissario StraordinarioMaria Grazia Brandara, allo scopo di dareun concreto riscontro alle aspettativedella collettività, e tutelare gli interessigenerali, a due mesi dalla scadenza delsuo mandato, alla luce di quanto accertatodagli uffici comunali a seguito degli espo-sti di vari cittadini, ha chiesto ufficial-mente un intervento di verifica e control-lo dell’Autorità per l’Energia elettrica ed ilgas e i servizi idrici, allegando una fittadocumentazione dalla quale si rilevano leinefficienze lamentate nei confronti del-l’ente gestore del servizio idrico, il tuttoin relazione ai rischi per la salute pubbli-ca, i danni ambientali e i pregiudizi causa-ti all’utenza per la negativa gestione deldepuratore comunale, che risulta incertaanche per gli aspetti relativi alla condu-zione. Ha pure ufficialmente chiesto l’in-tervento dell’Autorità d’Ambito diAgrigento, perché avvii l’attività di accer-tamento di eventuali inadempienze daparte del gestore del Servizio idrico, aisensi di quando disposto dal Decretolegislativo 152/60. Di fronte agli interes-si, ma soprattutto alla tutela della salutedei cittadini, chiaramente, non possiamorestare inermi ma chiedere qualunqueforma di intervento previsto dalla leggeaffinché tutto vada secondo i crismi dellaragione, del buon senso, della tutela dellasalute e degli interessi economici di sin-goli cittadini ed enti.

Con precedente lettera del 24 marzo2015, l’ex Commissario Straordinarioaveva scritto all’ATO di Agrigento e perconoscenza all’Assessorato Regionale del

l’energia e dei servizi di pubblica utilità -Dipartimento dell’acqua e dei rifiuti, eall’Autorità per l’energia elettrica, il gased il sistema idrico richiedendo ufficial-mente ai sensi dell’art. 8-sexies del D.L.30.12.2008, n.208, emanato dalMinistero dell’Ambiente e della Tutela delTerritorio e del Mare, avente per ogget-to:” individuazione dei criteri e dei para­metri per la restituzione agli utenti dellaquota di tariffa non dovuta riferita al ser­vizio di depurazione” e in considerazionedelle accertate interruzioni del funziona-mento del depuratore, secondo la defini-zione dell’art.3 del citato decreto, consi-derato il parziale trattamento del flussototale dei reflui, per come dichiarato dallostesso Gestore e per come risultano notealla stessa Autorità d’Ambito, di conosce-re quali iniziative la stessa Autoritàd’Ambito abbia intrapreso per verificarela sussistenza di quanto contestato dalComune e l’adozione degli adempimenticonsequenziali per la restituzione ai citta-dini contribuenti di quanto loro dovuto, invirtù della specifica normativa che preve-de tali adempimenti.

Come si sa, l’Autorità per l’energia elet-

trica e il gas, nell’ambito del suo potere dicontrollo, definisce i livelli minimi e gliobiettivi di qualità del servizio idrico inte-grato, ovvero di ciascuno dei singoli ser-vizi che lo compongono, compresi i servi-zi di captazione e adduzione a usi multiplie i servizi di depurazione ad usi misticivili e industriali, per ogni singolo gesto-re e vigila sulle modalità di erogazione delservizio stesso. Può, altresì, formulareproposte di revisione della disciplinavigente, segnalandone altresì i casi digrave inosservanza e di non correttaapplicazione; tutela i diritti degli utenti,anche valutando reclami, istanze, segnala-zioni.

Si tratta del massimo organo deputatoad intervenire in materia, ai sensi diquanto espressamente disposto dall’art.2 del D.P.CM. del 20/7/2012, in pienaautonomia ed indipendenza di giudizio evalutazione, nel quadro dei principi, dellefinalità e delle attribuzioni stabilite dallalegge 14 novembre 1995, n° 481, a tuteladei diritti e degli interessi degli utenti econ la finalità di garantire una gestionedei servizi idrici in condizioni di efficien-za e di equilibrio economico e finanzia-rio. E per far si che la richiesta di inter-vento del Comune di Licata presso l’unicoorganismo deputato per legge ad interve-nire e mettere ordine in materia possaavere seguito, l’ex Commissario Brandaraaveva ritenuto opportuno, oltre che dove-roso, invitare tutti i sindaci della nostraprovincia, le associazioni, organismi vari,ed anche i singoli cittadini, ad avviareanaloga procedura presso la suddettaAutorità.

Nella foto: L’ex CommissarioStraordinario Maria Grazia Brandara

OFF SHORE – Sindaci e Consigli Comunalisostengano l’iniziativa delle associazioni

I Banchi dello Stretto di Sicilianell’Unesco

SS i sono riunite in data 14 luglio le tre Associazioni NoPeos, (“Difendi Licata No peos”, “No Peos Butera” e“Difesa del Golfo di Gela”), per dare seguito a quanto era

stato convenuto nel convegno, tenutosi a Licata il 19 dicem-bre 2014, dove il Soprintendente del mare, prof. SebastianoTusa aveva dato notizia della richiesta da avanzare all’ Unescoper l’inserimento dei Banchi dello Stretto di Sicilia nel circui-to Biosfera protetto dalla stessa. La richiesta è già stata inol-trata ed adesso occorre che i comuni del litorale meridionaledella Sicilia manifestino il loro sostegno a questa iniziativa condelibere Sindacali e dei Consigli Comunali per dare forza esostegno sociale alla iniziativa e chiudere definitivamente laquestione parchi eolici off shore. I rappresentanti delle treAssociazioni si sono assunti l’impegno di portare la richiestadi delibera alle proprie municipalità per fare in modo che iSindaci ed i Consigli Comunali siano consequenziali rispetto aquanto hanno fatto fino ad oggi. Fatte le delibere, occorreràfarle arrivare al prof. Tusa che provvederà ad integrare ladocumentazione già inviata all’Unesco. E’ questo un ulteriorepercorso che potrà consentirci di mettere una pietra tombalesu impianti off shore che tradirebbero le naturali vocazionidel nostro territorio.

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La seconda edizionedel libro di Calogero Carità

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UN MESE FA LA PREMATURA E DOLOROSA SCOMPARSA

DI AGOSTINO DI SALVO

UU n mese fa, precisamente il27 di giugno, rimbalza a1500 km di distanza la tri-

ste notizia della prematura e dolo-rosa scomparsa del giovaneAgostino Di Salvo. Mai e giammai igenitori potranno accettare cheun loro figlio nel fiore della suapiena gioventù, a 27 anni, possamorire così, improvvisamente.Una scomparsa che a Licata hascosso non solo chi conosceva il giovane Agostino e i suoigenitori, ma anche chi non li conosceva. Grandissima lapartecipazione di affetto e di solidarietà verso la famigliaDi Salvo. Un grande dispiacere, un grande dolore, un gran-de vuoto che solo la fede e l’amore potranno aiutare a col-mare. Data la periodicità di questo mensile, non avendopotuto farlo subito, ricorrendo il trigesimo della scompar-sa di Agostino, partecipiamo con le nostre più sincere con-doglianze, unitamente a quelle dell’intera redazione de LaVedetta al cordoglio del papà di Agostino, Sig. Giuseppe DiSalvo, della mamma, Sig.ra Giovanna Incorvaia, della sorel-la Angela e dei parenti tutti,

C. C.

FOTO CURIOSA

SI STA CONSOLIDANDO L’ARCO O SE NE STA PREPARANDO LA

DEMOLIZIONE?

II l nuovo assessore al turi-smo ha detto che un puntocardine del suo program-

ma sarà la rivalutazione delcentro storico. Ci piacerebbesapere se questo suo concettoriguarda solo la rivitalizzazio-ne della vecchia Marinasoprattutto, ma anche diMangiacasali e dei borghi S.Maria e S. Paolo e del borgoSant’Antonio alle spalle dellachiesa di San Domenico e serivitalizzazione significa solofar progredire la presenza diattività commerciali o anchetutela del patrimonio edilizioantico e all’interno di questo lasalvaguardia degli antichi portoni o portoncini realizzaticon conci pietra scolpita. E sono proprio questi elementiarchitettonici del 600-700 che hanno subito i maggioriguasti del modernismo e dell’abusivismo. Da questi porton-cini passa si e non una bicicletta o un motorino, ma se sivuole invece alloggiare un’auto di piccola o grossa cilindra-ta, cosa si fa? Semplice, si distrugge il portoncino e si rea-lizza una struttura squadrata ed anonima con tanto di bat-tenti di ferro. Cioè si distrugge l’antico, magari senza o conautorizzazione, si aprono portoni per autorimesse. E’ que-sto forse il destino del portoncino che riproduciamo nellafoto? Si sta lavorando per consolidarlo o invece si stacostruendo un’altra struttura per dopo abbatterlo quandomeno tre lo aspetti? E’ una delle tante forme di furberia o“spirtizza” dei nostri concittadini. L’augurio è che i vigilivadano a controllare se tutto è in regola e se il portoncinoad arco esiste ancora.

APERTURA INFOPOINT TURISTICO

AAmetà luglio il SindacoAngelo Cambiano, edalcuni altri componenti

della Giunta Municipale, hannopartecipato ad un riunionetenutasi al palazzo di Città, coni rappresentanti GAL.

Nel corso dell’incontro èstata data comunicazione del-l’avvenuto avvio dei servizi,offerti alla collettivitàdell’Infopoint turistico ospitatoin uno locale comunale di vialeXXIV Maggio, già inauguratonei giorni scorsi, nonché dialtre iniziative quale la realizzazione di percorsi turistici -rurali da programmare assieme ai comuni di Palma diMontechiaro, Campobello di Licata e Ravanusa.

Si tratta di iniziative che, unitamente ad altre program-mate a livello prettamente locale, mirano ad incentivare ildefinitivo decollo del settore turistico della nostra città in unambito allargato ad altri comuni dell’hinterland con i qualiavviare una pratica forma di partenariato.

cell. 328/7221986

e-mail: [email protected]

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ANGELO CASTIGLIONE

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La Vedettastoria8 AGOSTO 2015

Dalla “Memoria” di Vincenzo Santoro, licatese, spunti sulle ultime ore del cacciatorpediniere Carducci el’odissea dei naufraghi

28/29 marzo 1941. Tra Gaudo e Matapàn, la Regia Marina mostra la sua fragilità

di Carmelo Incorvaia

NN elle acque a sud-ovest delPeloponneso, tra capoMatapàn e l’isolotto di

Gaudo, il ventotto e il ventinovemarzo del 1941, si combatté l’ulti-mo grande scontro tra le marineitaliana e britannica. LaMediterranean Fleet di AndrewCunningham, sostenuta dagliaerei dell’aviazione navale e dellaRaf, affondò cinque tra le navi piùprestigiose della squadra italianae altre due gravemente ne dan-neggiò.

Persero la vita 2.331 marinaiitaliani e tre avieri britannici. Tragli italiani cinque giovani licatesi,che vogliamo ricordare: CesareAronica (1917), Salvatore Cafà(1919) e Giuseppe Vecchio(1917) dell’incrociatore Zara;Antonino Cassano (1919) dell’in-crociatore Fiume; e SalvatoreLicata (1918) del cacciatorpedi-niere Alfieri.

Per la Regia Marina fu una tra-gedia infinita, una ordàlia chelasciò il segno, “la più pesantesconfitta di tutta la guerra” (DeFelice 1996, VI, 1, 618, nota 4).

Tra le unità mandate a picco, ilcacciatorpediniere GiosuèCarducci (CD) al comando diAlberto Ginocchio. Vi era imbar-cato, con la qualifica di marò can-noniere, Vincenzo Santoro (Licata1919-2015). Una sua “Memoria”permette di ricostruire, seppurparzialmente, uno dei momentipiù drammatici della battaglia.

La Memoria è stata raccolta dalfiglio, Baldassare, già capitano difregata della Marina Militare, pur-troppo tardi, a distanza di anni,quando i ricordi si sono anneb-biati, e le immagini sbiadivano e sispostavano, o sovrapponevano, inomi e le date.

*****

ÈÈ il ventotto marzo 1941.L’attacco britannico dalcielo riprende nel pomerig-

gio, alle 15:19. È il terzo della gior-nata. La formazione italiana navi-ga a tutta forza verso casa, dire-zione nord-ovest. Il piano dellamissione prevede una scorrerìanelle acque a settentrione e amezzogiorno di Creta, ma qualco-sa è andato storto, e le unità sonostate avvistate ed attaccate.

L’ammiraglio di squadra èAngelo Iachino. Ha alzato le inse-gne sulla corazzata VittorioVeneto del capitano di vascelloGiuseppe Spaziani.

Iachino conosce i suoi equi-paggi. Sa soprattutto che nonsono specificamente idonei alcombattimento notturno, esclusotout court dagli schemi addestrati-vi.

Conosce altresì le sue navi, unaper una. Sa che manca loro ilradar, il breakthrough tecnologicodel tempo, la breccia cioè che fa la

differenza.Sa poi che la Regia Marina non

ha un braccio aereo tutto suo,un’aviazione navale cioè, né tanto-meno dispone di portaerei.

Nutre infine poca fiducia nelservizio di informazioni, che ècarente e lascia al buio.

Intuisce che qualcosa non qua-dra.

La corazzata, fresca di cantiere,linea slanciata e pura, si muove alcentro.

Cinque aerosiluranti decollatidalla portaerei Formidable si avvi-cinano. Sono tre Albacore 5Gdell’829° gruppo e due Swordfish,scortati da due caccia Fulmar eappoggiati da bombardieri BristolBlenheim della Raf, l’aeronauticabritannica, di base a Creta. I cacciasi tuffano in picchiata, e mitraglia-no a volo radente.

Gli Albacore invece, al loroesordio in battaglia, si dispongo-no a ventaglio, contro la prua. Duelanciano da distanza elevata, ma isiluri vanno a vuoto e si perdonoin acqua. Il terzo, al centro, è delcomandante di squadriglia,Dalyell-Stead, capitano di corvettadel braccio aereo. Si infila, basso, ameno di mille metri. Sgancia quin-di, ma l’aereo subito viene abbat-tuto dalle batterie di bordo -novanta millimetri - della corazza-ta.

Dalyell-Stead muore con glialtri due membri dell’equipaggio,il tenente di vascello Roger Cook eil sottotenente George Blenkhorn.

Il siluro, da quarantasei centi-metri, pesa settecentotrenta chi-logrammi (1.610 libbre). A prua,struscia contro lo scafo. Esplode apoppa, all’altezza dell’elica di sini-stra. Sono le 15:29. L’albero moto-re esterno sinistro si spezza,mentre quello interno si fermaper le infiltrazioni. La falla è ditrenta metri per dieci. Si blocca iltimone, e la nave imbarca quat-tromila tonnellate d’acqua, sban-dando di sei gradi, a sinistra.

Pochi minuti però, e alle 15:36l’unità riprende a muoversi, gui-data dal timone a mano. Vira stret-ta, di 360°, e arranca con la solaelica di destra, con velocità cre-scente, fino a quindici nodi.

Iachino se l’è vista brutta.Dispone la formazione attornoalla corazzata, che è al centro delloschermo di protezione. Le cinquecolonne, avvolte in una cortina difumo, modificano due volte la

rotta, poi fanno prua per ponente,verso Taranto.

A dritta muove la 1ª divisioneincrociatori pesanti di CarloCattaneo, salpata da Taranto, conlo Zara, il Pola e il Fiume in fila,nell’ordine, e all’esterno destro icacciatorpediniere Alfieri,Gioberti, Carducci e Oriani checostituiscono la 9ª squadriglia.

A sinistra scivola invece la 3ªdivisione di Luigi Sansonetti,giunta da Messina, con gli incro-ciatori pesanti Trieste, Trento eBolzano, e all’esterno, in linea difila, i caccia Corazziere,Carabiniere e Ascari.L’ammiraglia ha poi, in testa, icaccia Granatiere e Fuciliere e, incoda, il Bersagliere, seguitodall’Alpino (cfr. lo schema inGiorgerini 1978, IV, 1131).

Il sole tramonta alle 18:55. Ilmare è calmo.

Alle 19:50, alla mezza luce delcrepuscolo, in una nuova incur-sione, un siluro dal cielo imbecca apoppa l’incrociatore Pola (capita-no di vascello Manlio De Pisa).L’aereo, che sfrutta un varco nellacortina fumogena, è un Swordfishdi base a Creta.

L’unità si arresta immobile, amotori spenti, praticamente alladeriva, con le sale caldaie inondate.L’ordigno è esploso all’altezza

della sala caldaie numero tre edelle turbìne di sinistra. Ha persoormai il contatto e non è in gradodi difendersi. L’impianto elettricoè saltato e i cannoni – duecentotrémillimetri, corrispondenti a ottopollici - non brandeggiano.

Alle 21:06, in soccorso, vieneinviata tutta la 1ª divisione diCattaneo, con i gemelli Zara eFiume cioè e i quattro cacciator-pediniere della 9ª squadriglia.

Questi ultimi però, dopo la vira-ta, navigano stranamente apoppa, contro ogni regola, anzi-ché davanti, in avanguardia e araggiera. E i cannoni sono in posi-zione di quiete, e non di sparo.Mancano infatti di cariche avampa ridotta. La velocità poi sisviluppa debole, attorno ai sedici

nodi, gradualmente portati a ven-tidue.

Intanto, dalle 21:35 alle 22:00,la flotta di Cunningham, salpata daAlessandria d’Egitto il ventisettemarzo, dopo il tramonto, riuniscei gruppi e raggiunge l’area. Cisono la portaerei Formidable, trecorazzate, incrociatori e caccia-torpediniere.

In zona è già attiva la divisionedel vice-ammiraglio HenryPridham-Wippell, a bordo dell’in-crociatore Orion, che ha lasciato ilPireo. La divisione è forte di quat-tro incrociatori leggeri e di quat-tro cacciatorpediniere.

Per l’ammiraglio britannico,l’occasione è ghiotta, e non biso-gna assolutamente perderla.

Venti minuti dopo, alle 22:20, laformazione si ritrova a quattromiglia e mezzo, compatta e prontaper l’azione, con gli uomini aiposti di combattimento e i canno-ni in posizione di tiro. Ha accosta-

to a destra e si è dispostaparallela alla navi italiane, amuso duro. I radar dellacorazzata Valiant e del caccia-torpediniere australianoStuart le hanno tranquilla-mente individuate, rileva-mento 250°.

La distanza è di appenatremiladuecento metri, point­blank, ravvicinata cioè, conpossibilità di tiro, per le trenavi da battaglia, ad alzo zero,praticamente a bruciapelo.

Alle 22:27, con grande sor-presa, il Fiume (capitano divascello Giorgio Giorgis),mentre l’equipaggio si attrez-za alacremente per il rimor-chio, viene investito da unfascio di luci intense, che illu-mina a giorno, proveniente

dal caccia Greyhound.Appena due minuti e alle 22:29,

dalla Valiant e dalla Warspite,l’ammiraglia di Cunningham, ven-tiquattro cannoni da quindici pol-lici - 381 millimetri - accendono ilcielo della notte con i proietti daduemila libbre (907,2 chilogram-mi).

Trenta secondi e segue unaseconda bordata.

Nella sua “Memoria”, VincenzoSantoro registra: “Sono le salve didecine di cannoni di grosso cali­bro”. E commenta: “È un inferno difuoco, di fumo e di scoppi assor­danti”.

Un attimo e il Fiume, sopraffat-to, si trasforma in una grandepalla di fiamma arancione, men-tre, fuoribordo, esplode la torre dipoppa.

Intanto addosso allo Zara (capi-tano di vascello Luigi Corsi), giun-gono cinque bordate dalla Valiant,e dalla corazzata Barham sei suc-cessive.

Santoro annota: “I due incro­ciatori ripetutamente colpiti, siincendiano con tante esplosioni abordo”.

In pochi minuti, due delle piùmoderne unità italiane si sono tra-sformate in rottami di ferro, irri-ducibilmente in fiamme e conpesante sbandamento. Relittiardenti e fumo denso e acre.

Riprendendosi dallo shock, gliequipaggi dei caccia abbozzanoun lancio di siluri, ma senza esito.Due navi vengono segnate.L’Alfieri del capitano di vascelloSalvatore Toscano, che conduce lasquadriglia, è centrato dal cacciaaustraliano Stuart alle 23:30.

Il Carducci quindi è sventrato,con un siluro da ventuno pollici,dal caccia Havock (H43) deltenente di vascello GeoffreyWatkins, alle 23:45. La prua poisparisce polverizzata da due gra-nate, e l’unità s’immerge, didavanti, capovolgendosi sul latosinistro.

L’Oriani è a sua volta danneg-giato malamente, ma riesce adallontanarsi, manovrando a dritta.

Dell’intera divisione diCattaneo, solo il Gioberti si sottraeindenne al disastro.

Il Fiume, fortemente appoppa-to, ha fatto scuffia ed è colato apicco, alle 23:15, mentre allo Zaraassesta il colpo di grazia, con unsiluro, il caccia Jervis del capitanodi corvetta Mack, alle 02:40 delnuovo giorno, il ventinove marzo.

Il Pola poi è finito poco dopo le03:55 dallo stesso Jervis e dal cac-cia Nubian. L’agonia è durata ore,dalla sera precedente.

*****

MM a torniamo al cacciator-pediniere GiosuèCarducci. Della classe

Oriani, è una magnifica nave evanta un curricolo di tutto rispet-to. I marinai ne sono orgogliosi. Èal comando del capitano di fregataGinocchio, marinaio abile e gene-roso, con secondo il tenente divascello Vito Ninni e direttore ditiro il pari grado Michele Cimaglia,non Cinquemani, come vagamen-te ricorda Santoro.

Impostato nei cantieri navaliOTO di Livorno, è stato varato ilventotto ottobre 1936 ed è entra-to in servizio il primo novembre

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La Vedetta 9AGOSTO 2015STORIA1937. Il dislocamento è di 1.750tonnellate, a pieno carico 2.450,con lunghezza di 106,7 metri, lar-ghezza di 10,25 e 4,3 di pescag-gio.

La propulsione è sviluppata datre caldaie, con due gruppi di tur-boriduttori su due assi, e potenzadi 48.000 cavalli vapore. La velo-cità operativa è di 33/34 nodi,mentre l’autonomia è di 2.190minuti a diciotto nodi.

L’armamento consiste di quat-tro cannoni Ansaldo da 120/50millimetri, modello 1926; duepezzi illuminanti da 120/15; ottomitragliere da 20/65; sei tubi lan-ciasiluri da 533; due lanciatori euna tramoggia, a poppa, per lebombe di profondità.

L’equipaggio comprende due-centoquattro unità.

Il caccia è fatto segno alle23:45 del ventotto.

Santoro puntualizza: “…unproiettile ci prende in pieno, lacoperta è tutta un fuoco tra mortie feriti, poi arriva un altro colpo epoi, credo, un altro ancora” .

Il caccia, colpito a morte,“ancora va a tutta forza”, acco-stando rapidamente a sinistra epoi a dritta. E stende una “densacortina di nebbia artificiale”.Questo aiuta l’Oriani e il Gioberti atornare indietro e sfuggire almassacro.

Ma non c’è scampo per ilCarducci: “Affondiamo velocemen­te, non c’è neanche il tempo diordinare l’abbandono nave. Ci tro­viamo in mare tra le esplosioni….Tanti feriti che gridano e implora­no aiuto, si inabissano con la nave”.

Santoro si ritrova in acqua,scaraventato nel mezzo di unadensa chiazza di olio e oscenanafta nera, un nero di seppia. Neipressi galleggia una delle sei, osette, zattere lanciate in mare. Ѐuna Carley regolamentare, conforma ellittica e bordi tubolari

autogonfiabili. Ricorda: “… nuoto e la raggiun­

go, a bordo alcuni marinai mi aiu­tano a salire, l’acqua è gelida ed iotremo dal freddo”.

Altri marinai salgono sulla zat-tera, “… forse una ventina, troppi,siamo stipati come le sardine, nonce ne stanno più, quelli che restanoin acqua, e tra loro tanti feriti, silamentano e gridano aggrappatiai bordi esterni”.

Il mare, fuori della chiazza, èarrossato dai giubbotti dei morti:“… è zeppo di relitti di ogni genere,di naufraghi vivi che si dibattono eurlano e di morti che non si muo­vono più, ma galleggiano sul sal­vagente”.

Tre cacciatorpediniere nemiciintanto, uno vicino e due più lonta-ni, “con l’aiuto di fanali e riflettori,cominciano a recuperare i naufra­

ghi che si trovano in acqua”, manon si curano delle zattere. Ilmare non è più calmo, ma mosso,con onde corte, e livido. Con le eli-che in moto si rischia di “travolge­re e maciullare” qualcuno.L’oscurità della notte senza lunanon facilita le operazioni.

Solo verso l’alba le tre navi ini-ziano a recuperare anche glioccupanti delle zattere malmesseo troppo piene. Poi, improvvisa-

mente, si dileguano a tutta veloci-tà. Alle 11:00 del ventinove, hannoavvistato degli aerei – bombardie-ri JU 88A-4 provenienti da Catania-. Afferiscono al X Fliegerkorps delgenerale Hans Geisler, il corpoaereo tedesco che ha comando aTaormina.

Cunningham ha dato l’ordinedi allontanarsi e rientrare.

Ha altresì trasmesso ad Arturo

Riccardi, capo di stato maggioredella Regia Marina, un messaggioradio in chiaro, sulla frequenza diemergenza della MarinaMercantile, con le coordinate deinaufraghi ancora in mare.Riccardi ringrazia e invia la naveospedale Gradisca, una vecchiaunità riattata, con grosse crocisulle fiancate. Giungerà in zona iltrentuno marzo, tutta illuminata. Ildue aprile recupererà, tra gli altri,il comandante Ginocchio.

Per Santoro e i sopravvissutidel Carducci è un’odissea: “…iniziail vero dramma, specialmente perchi è rimasto in acqua, mentre lecorrenti disperdono e allontananotra loro relitti e naufraghi. Sullazattera siamo in molti. Il più altoin grado, ci dice che è necessariodare il cambio ogni tanto a quelliche sono in acqua, lui stesso dà l’e­sempio per primo, non lo vedremopiù”.

Passano le ore. Sete, fame, fred-do, gelo. Angoscia fisica e morale.Nessun segno all’orizzonte.

All’alba del trenta marzo,aggrappato fuori bordo non c’èpiù nessuno. Non ce l’hanno fattao si sono lasciati andare: “A bordosei feriti gravi sono già morti, altrimoriranno la notte successiva”. Imorti vengono calati in mare.

Il trentuno, nuvole scure e fortisegnano l’orizzonte. In acqua, divivi non ce n’è, nemmeno uno:“solo cadaveri che galleggiano coni salvagente”.

La zattera tiene. Senza gover-no, sta in panna, cullata dallamaretta, o scivola alla deriva, diqua e di là. La speranza di un sal-vataggio si allontana, sempre piùfievole. Rimangono in pochi.

Il mare fa le bizze, ora liscio,ora rotto, con vento a groppi, o intempesta, rabbioso. E cambia con-tinuamente colore, come il cielo, ea momenti è nero d’inchiostro,con strisce di schiuma.

La fame debilita, ma la sete è“ancora più terribile, disumana”.Si aggiungono “la permanenza inposizioni scomode”, con le gambeimmerse nell’acqua, il freddo dellanotte e il sole di giorno, e le intem-perie. La paralisi sale lenta, artigliai muscoli, avvelena la volontà.

Qualcuno avverte “crisi di verae propria pazzia”, che provocanonausea e vertigini, e spingono aidee, e cose, strane, stranissime.

Sulla zattera, il primo aprile,rimangono solo in quattro. Sonoconvinti di non farcela più, ehanno abbandonato ogni speran-za. Ma i minuti si trascinano lun-ghi, ed essi sono sempre vivi, omeglio vivi-morti, sospesi cioè.Non assaggiano cibo, né bevanda.

Nel pomeriggio, d’un trattoscorgono, dritto davanti, “qualcosache si avvicina”, una macchiaminuta, che prende però sostanza.Lentamente distinguono una naveche dirige verso di loro e arresta imotori. È della marina britannica.Messa in mare, una motolanciapunta e aggancia la zattera, recu-perando i quattro superstiti. Liraccoglie sfiniti e tremanti, eammutoliti, incapaci di pronun-ciare parola. Tra essi VincenzoSantoro, marò cannoniere, che ciha appena lasciato.

Dei marinai del cacciatorpedi-niere Giosuè Carducci, si sono sal-vati in trentacinque. Da Matapàn,gli altri centosessantanove nonsono tornati.

Foto:1. Vincenzo Santoro;2. Cacciatorpediniere Carducci;3. Baldassare Santoro, capitanodi fregata della Marina Militare;4. Cacciatorpedinieri Carducci ­Gioberti ­ Oriani;5. Caccia Havock H43

La lapide di ponte Dirillo ricorda un italo americano ucciso in Sicilia dai soldati italiani

STORIA DI IRON MIKEdi Michele Bellavia

FF ort Bragg in North Carolina èuna base dell’EsercitoAmericano; oggi, come negli

anni della 2ª Guerra Mondiale, è lasede prescelta per l’addestramentodelle truppe aviotrasportate. Al suointerno campeggia un enorme sta-tua di bronzo raffigurante un para-cadutista. Eretta negli anni ’60 edenominata “Iron Mike”, è unomaggio ai paracadutisti. Ma perquale ragione è chiamata così?

Per capirlo, occorre fare un saltotemporale e andare al 9 luglio1943; è notte e centinaia di paraca-dutisti si stanno lanciando sullaSicilia: è iniziata l’OperazioneHusky.

Michael A. Scambelluri, ungiovane americano, di origine ita-liana - appartenente alla compa-gnia C del 505° ReggimentoParacadutisti dell’82ª DivisioneAviotrasportata - si è appena lan-ciato dall’aereo, inconsapevoledella piega che avrebbe preso lasua vita.

Il forte vento di quella notte hasparpagliato buona parte del reggi-mento nella parte orientale dell’iso-la, lontano dalla zona di atterraggio.Scambelluri finisce nel bel mezzo

di una piccola guarnigione italiana.Non ha neanche il tempo di rimuo-vere l’imbracatura del paracaduteche cade subito prigioniero.

Le sentinelle della guarnigioneriferiscono immediatamente del-l’accaduto al comandante, che ini-zia a interrogarlo. Durante l’inter-rogatorio, Scambelluri risponde initaliano, la sua lingua madre. Mal’ufficiale su tutte le furie lo accusadi tradimento. Nonostante il para-cadutista abbia più volte fattoappello alla clemenza, l’ufficiale ita-liano non vuole sentire ragioni e daordine di giustiziarlo.

Scambelluri viene condottofuori dal presidio e, spalle al muro,una sventagliata di colpi all’altezzadello stomaco lo fa stramazzare alsuolo. Tuttavia, una delle guardie,

constatato che eraancora vivo, prendeuna delle granate indotazione al paracadu-tista, tira la spoletta egliela pone tra legambe. La detonazio-ne lo lascia tremenda-mente mutilato eapparentemente privodi vita.

Nel frattempo pic-coli gruppi di paraca-

dutisti, superato lo smarrimentoiniziale, si riorganizzano e mettonoin atto attacchi alle postazioninemiche.

È proprio in tale circostanza cheil soldato scelto Elmo Jones, attrat-to dai gemiti, si imbatte inScambelluri il quale, ancorché allostremo ma ancora lucido, trova laforza di raccontare quanto gli èsuccesso.

Jones appronta i primi soccorsisomministrando la morfina perlenire il dolore; quindi insieme adaltri commilitoni e con l’ausilio diuna barella improvvisata, si adope-ra per riportarlo tra le linee ameri-cane.

Qualche ora dopo, Jones e il suogruppo si imbattono in alcuni pri-gionieri italiani; Scambelluri, che

grazie alla morfina ha ripresoconoscenza, scorge tra questi, l’uo-mo che gli aveva sparato e un altrodella guarnigione che lo aveva fattoprigioniero.

A quel punto Jones e compagninon ci pensano su un istante; deci-dono di “rendere la pariglia” e pas-sare per le armi i due prigionieriitaliani.

Scambelluri viene evacuato suuna nave ospedale inglese. Per lui,gravemente ferito e mutilato, laguerra è finita. Ma tre giorni dopo,la nave ospedale, colpita da aereitedeschi, affonda tra le acque del

Mediterraneo. Il destino sembra ancora una

volta accanirsi contro di lui, ma cio-nonostante, Scambelluri è tra isopravvissuti del naufragio.

Le vicende di Scambelluri desta-no molto scalpore e la rivista Stars& Stripes, decide di raccontarne lastoria affibbiandogli il sopranno-me di Iron Mike per l’eccezionaletempra mostrata.

Tuttavia, il 22 settembre 1943,con l’apparato digerente completa-mente rimosso e un peso di soli 39chili, Iron Mike muore. Quando neldopoguerra le autorità militari vol-lero erigere una statua a ricordodelle imprese dei paracadutisti,decisero di chiamarla Iron Mike inricordo di colui che con la sua fierae tenace scorza, più di ogni altro,ne incarnò lo spirito indomito.

Il suo nome è riportato nellastele commemorativa dei cadutidell’82ª Divisione collocata neipressi di Ponte Dirillo sulla S.S. 115tra Gela e Acate.

Nelle foto: il monumento ad IronMike e e la stele presso il PonteDirillo

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La Vedettain citta’10 AGOSTO 2015

Il Santuario di Sant’Angelo da 66 anni sede del Terz’ordine Carmelitano

Quando Arte significa Cultura e Amoreper le Tradizioni

Flavia Farenella si è laureata conuna tesi sul “Teatro dell’Opera

dei pupi siciliani”

QQ uando Arte significaCultura Ricerca eAmore per le proprie

tradizioni, può succedereanche che si incontrano cittàcome Licata e Ferrara, culturecome quelle del Puparo(Agostino Profeta) e delCuntastorie (Mel Vizzi) conl’Università... e una brava,bella e vincente laureanda chesa mettere tutto insieme inuna splendida Tesi di Laurea:Flavia Farenella (4 punti su 5di voto).

L’argomento e il titolo della tesi è il “Teatro dell’Opera deipupi siciliani: capolavori di un antico mestiere”: Mel Vizzi,pur non essendo un puparo (ma amico e collaboratore diAgostino Profeta) ha messo a disposizione della studentessamolti suoi testi dialettali sull’argomento che, per l’occasionesono stati pubblicati accompagnati dalla traduzione in lin-gua. Motivo per cui Mel Vizzi occupa circa un terzo dellepagine della tesi (quasi 30 pagine su 90). E’ intenzione dellaDottoressa, in Comunicazione Pubblica della Cultura e delleArti, Flavia Farenella cercare un editore per la pubblicazio-ne del suo lavoro, in modo che esso possa raggiungere unpiù vasto pubblico, facendo così conoscere meglio parte deltesoro culturale appartenente al nostro territorio.

Nella foto: Flavia Farenella coronata d’alloro

Il Comune gli assegnato il locale di C.soVittorio Emanuele di fianco al teatro ReGrillo

E’ nata la casa del Cuntastorie

SS abato 11 Luglio inconcomitanza conl’avvio della stagio-

ne estiva e l’inaugura-zione della veste estivadel centro storico diLicata, in corso V.Emanuele 49 di fianco alTeatro Re Grillo, haaperto i battenti (perora in forma ridotta) laCasa del Cuntastorie(piccola casa-museo-laboratorio, un pò botte-ga o “putìa”, un pò teatri-no e piccolo museo dellasicilianità), a cura delCuntastorie Licatese MelVizzi, e in collaborazio-ne con l’Amministrazione Comunale per quanto riguarda ilocali. La scelta del sito non è casuale in quanto oltre a trovar-si nel cuore del Centro Storico, sembra essere un complemen-to del Teatro stesso. Anche se in forma ridotta (avuti i localiancora da qualche giorno) si è voluto comunque contribuirefin da subito al risveglio del centro storico allestendo un’espo-sizione temporanea riguardante le vetrine del locale (che saràcompletato nel suo interno nei tempi necessari) Mel Vizziaccompagnato alla chitarra da Marco Zimmile per l’occasioneha offerto un paio di performances estemporanee “on theroad” sul corso, tra cunti, cartelloni e canti, richiamando l’at-tenzione di tanta gente che ha seguito e applaudito attenta edivertita. Sono stati toccati vari temi, storici, mitologici, favoli-stici e ironici, ma non è mancato un cunto di ispirazioneambientalista “U Cuntu di Centu Cartazzi” che tra il serio e ilfaceto, porta ariflettere su come meglio ognuno può contri-buire a mantenere pulita la propria città. In vetrina invece l’e-sposizione presenta tra pupi e oggetti vari, 2 spazi dedicati a2 tesori culturali del territorio licatese: Rosa Balistreri eMastru Ciaramiddaru Vincenzo Calamita. Oltre al completa-mento della mostra interna con dei brevi ma interessanti per-corsi, Mel si propone di rendere il luogo una fucina e un puntod’incontro culturale, accettando le collaborazioni che manmano si renderanno disponibili sia di artisti ed esperti locali,che provenienti da ogni dove, e creando così eventi tematicioltre che ulteriori performances estemporanee.

Nella foto un angolo della vetrina

di Viviana Gigliadi Viviana Giglia

CC irca 451 anni fa (1564) venneeretta a Licata, sul luogo della giàesistente piccola chiesa dedicata

ai Santi Filippo e Giacomo, per la fortedevozione e volontà del vescovo Mons.Rodolfo la chiesa patronale dedicata aSant’ Angelo Martire Carmelitano.

Dal 1866 al 1992, la chiesa fu offi-ciata dai Carmelitani. Fu infatti nel1992 che con il Priore pro-tempore delconvento, il licatese M.R.P. AntoninoTodaro O. Carm. l’Ordine religioso inquestione, con molto rammarico vistala carenza di frati carmelitani, decise dirimettere alla Curia Vescovile diAgrigento la gestione del Santuario.Dopo alti e bassi e quasi un decennio dichiusura, la chiesa patronale fu restitui-ta ai fedeli nel settembre del 2005 condecreto vescovile di S.E. Mons. CarmeloFerraro, già vescovo della diocesi agri-gentina, nominando il licatese Can. don.Angelo Pintacorona, Rettore della stes-sa chiesa.

Il 5 Maggio 2010 all’apertura del “DECENNIO ANGELANO”, Sua EminenzaMons. Francesco Montenegro Arcive-scovo Metropolita della Diocesi diAgrigento elevava la chiesa a SANTUA-RIO DIOCESANO.

Il Santuario Carmelitano, oltre ad ifesteggiamenti in onore del SantoPatrono a Maggio e Agosto, celebra lafesta liturgica della Beata VergineMaria del Monte Carmelo che fu isti-tuita per commemorare l’apparizionemariana a San Simone Stock, religiosodell’ordine carmelitano del quale nerivestì anche la carica di PrioreGenerale. Nell’apparizione dellaVergine al santo carmelitano di origineinglese, che lo stesso dichiarò essereavvenuta il 16 luglio 1251 (giorno dellasolennità), egli avrebbe ricevuto dallaVergine uno scapolare il quale rimaseper tutti i Carmelitani un segno dellaprotezione materna di Maria.

Lo Scapolare che oggi i membri laicidella famiglia carmelitana indossano, èchiamato anche “abitino”, e rappresen-ta l’abito in miniatura dell’Ordine, ilquale per vivere “nell’ossequio di GesùCristo”, ha scelto l’esperienza spiritualedi familiarità con Maria, sorella, madree modello.

Oggigiorno il Santuario di

Sant’Angelo martire, è tutt’ora sede delTerz’Ordine Carmelitano che attraver-so la guida dell’assistente spirituale delCan. don. Angelo Pintacorona, effettua ilproprio cammino spirituale secondo ilcarisma dell’ordine quale “vivere inossequio a Gesù Cristo”.

Per circa un ventennio, a partire dal1992, a seguito della chiusura del luogodi culto per motivazioni ancora deltutto poco chiare, il Terz’Ordine si eradisgregato, pur mantenendo la propriasede seppur inaccessibile, presso l’allo-ra convento carmelitano.

Fu proprio nel 2010 che un gruppodi fedeli devoti alla B.V.Maria del MonteCarmelo, dopo un’adeguata preparazio-ne fecero la loro prima professionenel’Ordine del Carmelo e ricevetterol’imposizione dello Scapolare dal M.R.P.Carmelo Scellato O.Carm., già Priore delConvento di Sant’Angelo di Licata neglianni 60/70 del secolo scorso, e attual-mente Responsabile Zonale del T.O.C. diSicilia.

Non si fece attendere il plauso delPresidente Provinciale Laico MicheleBonanno e della Presidente ZonaleSicilia Angela Cassarà, la quale insiemeall’Assistente Spirituale Zonale e allapresenza dell’Assistente Spirituale delT.O.C di Licata Can. Don AngeloPintacorona, rettore del Santuario diSant’Angelo, procedevano al Capitoloelettivo per l’elezione degli Ufficialidella Fraternita.

Nel Capitolo elettivo veniva elettoPresidente del T.O.C. di Licata il sig.Giuseppe Caci coadiuvato dalla VicePresidente D.ssa Angela Pendolino.Veniva anche eletto il consiglio formatodal sig. D’Andrea Raimondo, sig.

B o n f i s s u t oGaetano, e dallas e g r e t a r i aProf.ssa NuceraVincenza.

Il Terz’Ordineha sempre parte-cipato agli incon-tri regionali elocali tenutesi indiverse città dellaSicilia qualiCatania, Palermo,Acireale, mante-nendo presentea l l ’ i n t e r n o

dell’Ordine Carmelitano la presenzaattiva dei carmelitani licatesi, e ancor dipiù la rappresentanza attiva relativa alproprio Santo Patrono Angelo cheinsieme a Sant’Alberto di Trapani van-tano il tributo di “Padri dell’OrdineCarmelitano.”

È dal 1949 che il Terz’OrdineCarmelitano di Licata ha sempre datouna grande testimonianza attiva pressoil Santuario di Sant’Angelo in Licata.Non è stato di poco conto l’operato deimembri iscritti nel predetto sodalizionel passare di questi anni all’internodel luogo di culto, nonché l’interesseparticolare per la cura della Chiesa checonserva nell’urna argentea postaall’interno di una cappella al lato sini-stro della navata centrale le spogliemortali del Santo, Patrono della città.

Il primo capitolo elettivo, dopo l’arri-vo dei frati carmelitani a Licata fu svol-to nel gennaio del 1949 e i primi chefurono elette alla cariche del Consigliopreviste dalla regola del Terz’Ordine,furono la Priora signorina DanteFrancesca, seguita dalla signorinaAmato Rosa, prima Maestra delle novi-zie, e dalle signore Liotta La LumiaGiovanna, Bruscia Cellura Giuseppa,Morello Elena e tanti altri che negli anniraggiunsero un numero superiore a300 iscritti. La devozine Carmelitana èsempre più sentita in città e quest’anno,per la prima volta, molti bambini sonostati consacrati alla Madonna delCarmelo oltre ai numerosi adulti. Dopo66 anni d’esistenza il T.O.C di Licatapian pianino vive di nuova luce.B.V. del Monte Carmelo prega per noi.Sant’ Angelo Martire Carmelitano pregaper noi.

I l dott. Giovanni Peritore, Presidentedell’Associazione Pro Gemellaggiodi Licata, è stato nominato lo scorso

20 maggio dal Consiglio diAmministrazione del Comitato delGemellaggio di Cestas, Prèsidentd’Honneur di detto Comitato. A comu-nicarlo al dott. Peritore è stato il presi-dente Claude Thermes che ha colto l’oc-casione per ringraziarlo per l’acco-glienza che ha riservato a lui e al grup-po di cittadini di Cestas recentementeospiti a Licata presso le famiglie dei socidell’Associazione Po Gemellaggio, unaaccoglienza che li ha particolarmentetoccati. Attualmente - come ha scrittomonsieur Thermes - sono tre iPresidents d’Honneur del Comitè deJumelage de Cestas: M. Pierre Docout,sindaco, deputato emerito e consiglieredipartimentale, M.me Helga

Deichmann, membro fondatore e teso-riere del Comitato del Gemellaggio diReinheim, e quindi il dott. Peritore. Unanomina inaspettata che riconosce l’im-pegno, l’entusiasmo e la dedizione da luiprofuse da anni in questa importanteattività senza gravare sull’ente Comune

che anzi è rimasto spessoestraneo, ma unicamente sulcontributo degli iscrittiall’Associazione Pro Gemel-laggio di Licata: “Tale affet­tuoso atto - ha rispostoPeritore a Claude Thermesringraziandolo - rappresentaun riconoscimento di granderilievo per me personalmentee per l’Associazione che rap­presento in quanto testimo­nia il grande valore dellecomuni esperienze che finorahanno proficuamente legato

le città di Licata e di Cestas nel comunerapporto di gemellaggio e, parimenti,costituisce il presupposto per consolida­re sempre di più la nostra comune ami­cizia”.

Nella foto: il dott. Giovanni Peritore

La nomina è stata firmata da Claude Thermes

Giovanni Peritore nominato presidente onorario del comitato del gemellaggio di Cestas

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La Vedetta 11AGOSTO 2015DONNE

PIANETA DONNE ­ “Donne di Mare”

Le pescatrici delle Eoliedi Ester Rizzo

Diverse testimonianze ci traman-dano che in molti paesi di maresolo le donne, tramite la recita di

orazioni tramandate da madre in figlia,erano le uniche in grado di placare letempeste marine. Nonostante questipoteri straordinari, antiche superstizio-ni invece ritenevano le donne a bordo dinatanti portatrici di maledizioni e sfor-tune.

Su questi antichi gesti e riti si potreb-be scrivere un intero trattato ma voglia-mo mettere in evidenza una storia alfemminile delle Isole Eolie che stava peressere fagocitata dall’oblio e che, graziealla studiosa antropologa MacrinaMarilena Maffei, oggi può essere raccon-tata.

Nella storia della Sicilia non c’è trac-cia di donne di mare. A centinaia si rac-contano e si ricordano le storie deipescatori, nessun cenno invece alle sto-rie delle pescatrici. Si è creduto così chele donne siciliane non si fossero maiavventurate per mare. Ed invece sco-priamo che fino al 1950, nelle sette IsoleEolie, c’erano delle donne che anche dasole andavano a pesca fino a quindici-diciotto miglia lontano dalla costa.Affrontavano coraggiosamente il marein burrasca, si spostavano di isola inisola per vendere il pescato, arrivando avolte fino a Milazzo e a Palermo.

La cosa curiosa è che le pescatricidelle Eolie hanno segnato profondamen-te la storia di quei territori, ma nellericostruzioni storiografiche locali non sitrova alcun cenno: inesorabilmente

sono state estromesse dalla memoria, èstato negato loro il diritto del ricordo ditutto quello che sono state capaci di rea-lizzare per la sopravvivenza delle lorofamiglie e delle loro comunità.

Il libro della Maffei “Donne di Mare”nasce con l’unica finalità di strapparle“dal mondo della trasparenza”, di rac-contare la loro vitalità, la forza e le fati-che, l’energia ed il loro patire.Raccogliendo interviste e testimonian-ze, pare di rivederle quando toccavanoterra spossate dalla stanchezza, spessoinzuppate d’acqua salmastra con queilunghi abiti di certo non adatti allo svol-gimento del loro lavoro.

Le pescatrici delle Eolie sono statedonne che hanno imparato a dare ilnome ai venti, ad intuire la pericolositàdelle onde violente, a leggere le ore nellestelle.

E dopo il duro lavoro correvano acasa, ad accudire i familiari, a riordina-re, a cucinare, a lavare i panni e spessoanche a zappare la terra per coglierne i

frutti ed alleviare la miseria.Le pescatrici delle Eolie hanno gene-

rato ed allevato figli e qualcuna li ha par-toriti sulle spiagge, li ha allattati sullebarche sballottate dalle onde.

Raccontare la loro storia significaabbattere uno stereotipo che ci ha sem-pre configurato le donne della nostraisola confinate fra le mura di casa o neilavori agricoli.

A Stromboli la sera le donne si riuni-vano in gruppi formati da tre o quattrodonne pescatrici e “andavano a totani”.Nelle altre isole la maggior parte uscivaall’alba, verso le quattro del mattino.Quelle che avevano figli si portavanodietro un sacco che facevano diventareculla.

Le pescatrici e le donne di marehanno segnato profondamente la storiadelle Isole Eolie e ne troviamo tracciaaddirittura in alcuni scritti dell’arciducaLuigi Salvatore D’Austria del 1894 edello studioso Michele Lojacono Pojero:“A Panarea le donne remano sulle lorobarche e vanno alla pesca”. Ma questetracce sbiadiscono con il passare deglianni, nonostante queste donne possonoconsiderarsi “un’icona straordinaria dicui le Eolie possono fregiarsi”.

Oggi finalmente è emersa la realtà diquesto territorio che ha coinvolto idestini di molte generazioni al femmini-le. Le pescatrici delle Eolie hanno recu-perato, grazie ad un’altra donna, il lorodiritto alla memoria nella storia dellaSicilia.

Nella foto: l’antropologa MacrinaMarilena Maffei

AA l cimitero di Marianello, cono-sciuto come il “cimiteronuovo” rispetto a quello vec-

chio realizzato nel giardino del con-vento dei PP. Cappuccini, poco dopola fine della prima gradinata centrale,sulla destra si impone una artisticatomba dominata da un monumentosul quale si ergeun angelo che tienetra le mani un mazzo di fiori. Il tuttoin pietra dal color rosa. La tombavenne creata per ospitare i resti diuna giovane ragazza, Angela Vecchio,pare morta tragicamente il 17novembre 1926, ad appena 17 anni,che in un primo momento erano statiinumati in una modesta tomba alcimitero Cappuccini. Angelina, cosìveniva chiamata, era nata a Licata il31 agosto 1909 in una casetta di viaCannarozzi da Domenico Vecchio,marinaio, assente alla sua nascita eforse già emigrato a Cleveland, e daGiuseppa Gibaldi, casalinga. Avevaquasi 12 anni quando con la madreraggiunse il padre Cleveland,nell’Ohio. Era partita da Napoli allavolta di New York con il transatlanti-co Regina d’Italia. A Cleveland prese afrequentare la scuola di MadameMarion Summers per studiare cantolirico. Dopo alcuni anni fece ritorno aLicata per far visita ai suoi parenti efu ospitata per vari giorni a casa delnonno paterno del prof. FrancescoLa Perna. Una seconda volta ritornòin Sicilia nel 1926 e questa volta permorirvi giovanissima il 17 novem-bre. La sua promettente carrieraartistica subì uno stop definitivo.Dove morì e come morì non è datosaperlo. Sappiamo solo che è sepoltaa Licata in un artistico monumento

dove campeggia la foto di una elegan-te e bellissima giovane. Nel suo attodi nascita, registrato al n. 762 – parte1a dell’anno 1909 non c’è alcunaannotazione, così come nessunaannotazione particolare è presentenel registro delle sepolture pressol’Ufficio Cimiteriale.

Il sig. Antonino La Perna ricordache a casa sua circolava insistente lavoce secondo la quale la giovaneAngelina sarebbe stata uccisa o fattauccidere da un tale “U Nardu”, unamezza coppola licatese che operava aCleveland. E questa voce all’epoca cir-colava con insistenza nel cuore dellavecchia marina. Le prime cugine diparte paterna non solo non avevanola certezza di come fosse morta, maquando erano costrette a parlarneriferivano vagamente che era dece-duta – così avevano loro detto incasa- per un male alla gola. Ma inogni caso l’impressione è che iparenti di Licata abbiano volutorimuovere dalla memoria l’accaduto.

Ma vediamo di capire chi era que-

sto tale “Nardu”, Ci aiuta a propositoquanto Carmelo Incorvaia ha scrittonel suo interessante saggio, edito daLa Vedetta, “Lungo il piccoloCassaro”. “U Nardu” altro non è cheGiuseppe Lo Nardo, licatese del quar-tiere Marina, un sanguinario, bossriconosciuto dal 1925 al 1927 aCleveland, dove abitava ancheAngelina, inteso “Big Joe” (Giuseppeil grosso) e detto anche “the baron”(il barone). Il Lo Nardo, già sposato epadre di due figli, si trovava sullastessa nave di Angelina e facevaanche lui ritorno a Licata, dichiarata-mente per visitare la mamma,Antonia Vedda e i parenti. Sulla navesembra abbia incontrato la giovaneAngelina che avrebbe rifiutate le sueavances, gesto che le sarebbe costatala morte. Non sappiamo se ad ucci-derla sia stato Lo Nardo o un suoguarda spalle, ne sappiamo se lamorte –sempre che questa ipotesipossa accreditarsi- sia avvenuta sullanave o sulla banchina del porto diNapoli o a Licata direttamente. Lecronache giornalistiche locali taccio-no, I parenti tacciono e allo stato civi-le non c’è alcuna traccia della sua tra-gica fine.

Sappiamo, invece, sempre daCarmelo Incorvaia che il Lo Nardoarrivò a Licata, dove rimase per bensei mesi, e si imbarcò in una relazio-ne con una vedova bianca, sposatanegli Usa per procura - come si usavaallora- con un giovane emigrato aNew York che provvide a far uccide-re dai suoi sgherri. Resa, così, vedovala sua amante se la portò con lui alrientro a Cleveland dove l’attendevaun triste destino. Infatti venne ucciso

il 14 ottobre 1927 nella barberia deifratelli Porrello, licatesi, che inizial-mente vennero accusati dell’omici-dio, ma alla fine vennero discolpatiper mancanza di prove.

La notizia della morte di AngelinaVecchio giunse presto anche aCleveland creando stupore e dolorenello stesso tempo tra le sue compa-gne di scuola e i suoi insegnanti, tan-t’è che per onorarla e ricordarlavenne costituito un Comitato promo-tore per dedicarle un degno monu-mento funebre nella sua città natale.Di questo Comitato fecero parte,come si rileva dal monumento diMarianello, Mr. Wm. R. Hopkns citymanager di Cleveland, MadameMarion Summers, direttrice dellaAccademia Lirica, Mrs Edwin L.Cleason, il cav. Valerio Valeriani RegioConsole d’Italia, Mr Victor Sincen,

Mrs Harrison W. Eving, Mrs G. LuoiseMeade. Il monumento è stato realiz-zato con il ricavato di un concertod’opera tenuto dalle allieve dellaScuola di Madame Marion Summersin memoria di Angelina Vecchio.

Questa notizia abbiamo volutocomunque dare anche se fitte ombrecoprono i fatti che impedirono allabella Angelina di ritornare aCleveland e dedicarsi alla sua carrie-ra lirica, certi che qualche cronacadell’epoca, qualche documento primao poi o in Italia o Cleveland verràfuori.

Nelle foto: Angelina Vecchio e ilbel monumento funebre a lei dedi­cato

Studiava canto lirico a Cleveland. Nel 1927 era tornata in Italia, dove la sua giovane vita si interruppe forse tragicamente. Avevaappena 17 anni. E’ sepolta nel cimitero nuovo dove gli amici americani le eressero un artistico monumento

Angelina Vecchio, una morte avvolta nel mistero

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Ricordo di Rosa Flora Peritore

di Angelo Luminoso

VVerso la fine del decorso anno 2014 è mancata, a Udine, in

età di 95 anni, la professoressa Rosa Flora Peritore, una dei

sette figli di don Nenè, capo di una famiglia di spedizionie-

ri marittimi d’ante guerra, della nostra città. Ricordo le sorelle

Giuseppina, Ida e Bianca che andarono spose ad altrettanti capitani

della marina mercantile, comandanti di navi che frequentavano il

nostro porto e ricordo anche i fratelli Francesco, Enrico e Duilio.

Duilio fu mio compagno al ginnasio e al liceo e anche mio amico.

Nei primi anni del ginnasio lui frequentava la mia casa e io la sua,

in via Principe di Napoli. Desideroso di assaggiare le gallette di

scorta delle navi, riuscii a convincere Duilio a soddisfare il mio desi-

derio: e che cosa poteva fare se non appellarsi al buon cuore del

cognato genovese che comandava il piroscafo LIGURE? Mancando

a Licata, nella metà degli anni ‘30, un liceo, Rosa Flora, concluso il

quinquennio ginnasiale, completò gli studi nel liceo classico di

Ragusa. Successivamente frequentò la facoltà di lettere nell’univer-

sità di Firenze, dove erano in cattedra docenti di alto livello come

Giacomo Devoto e Giorgio Pasquali. Conseguita la laurea, nell’an-

no scolastico 1940-41 Rosa Flora insegnò nel nostro liceo classico

comunale legalmente riconosciuto.

A lezioni terminate, verso la fine di giugno si unì in matrimonio

col tenente carrista Alessandro De Nardi, veneto, e io ho ancora vivo

il ricordo di quella cerimonia religiosa, svoltasi, in una tarda matti-

nata, nella chiesa Madre e ravvivata dalla presenza di un gruppo di

noi studenti. Eravamo in guerra e lo sposo indossava l’uniforme di

campagna. La sposa seguì il marito nel nord-Italia e poco più di

dieci anni dopo mi trovai collega di Rosa Flora nel liceo scientifico

di Pordenone. Il maggiore e poi tenente colonnello e colonnello De

Nardi prestava servizio nel reggimento carri della Divisione coraz-

zata “Ariete”. Essendo impegnati nello stesso istituto, le nostre con-

versazioni erano frequenti, sempre condite di espressioni del nostro

gergo e alimentate dalla sua vivace intelligenza e dalla sua inesauri-

bile briosità. Ricordo le mie visite nella sua villetta, allietata dai fiori

del giardino, il nostro riandare alle comuni conoscenze licatesi, i

connessi commenti. Negli anni ‘80, i coniugi De Nardi si trasferiro-

no a Udine, per stare vicini all’unico figlio, Ferdinando, neuro-chi-

rurgo nel locale ospedale civile. Qui andai a trovarla, di tanto in

tanto, godendo della sua affettuosa simpatia, ma l’incontro più bello

fu quello in cui ci trovammo riuniti, con la professoressa Peritore,

Vincenzo Schezzi, io e le nostre consorti. Ormai carichi di anni, rivi-

vemmo la nostra licatesità senza struggenti nostalgie, ma col ricor-

do della lontana esperienza scolastica e di tante persone incontrate

nei sentieri della nostra vita, nella nostra città. Andai a salutare l’ul-

tima volta la signora Rosa Flora una quindicina d’anni fa, poi affi-

dammo il nostro rapporto al telefono, in occasione delle feste.

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AGOSTO 201512 La Vedettacultura

Settima arte e legalità: progetto itinerante contro le mafie

Passaggio della campana nel Lyons ClubLicata

Nicolò La Perna è il nuovo presidente

LL a cerimonia del passaggio della campana, termine perindicare il passaggio del testimone o della carica diri-genziale del club dal presidente dell’anno in corso,

Marina Barbera al Presidente del nuovo anno sociale 2015-2016 Nicolò La Perna è avvenuta in un noto locale licatesenel mese di giugno.

Alla presenza del Past Governatore Valerio Contrafatto edel Presidente della zona 25 Giuseppe Rubino, la PresidenteMarina Barbera ha elencato le attività svolte dal MemorialRosa Balistreri, al Service QR Code effettuato a Palma diMontechiaro ed a Licata fino alle molteplici attività di servi-zio effettuati nella scuola e nel sociale. Il nuovo PresidenteNicolò La Perna si è posto nella continuità del suo predeces-sore, ha ringraziato la Past President per il lavoro svolto edha dato cenni sul proprio programma presentando la squa-dra che lo collaborerà nel nuovo anno sociale: SegretariaRoberta Berti Grillo, cerimoniera: Santa Seminatore,Tesoriere Antonio Massimo Grillo.

La cerimonia si è conclusa con gli auguri del Presidentedi zona e del past Governatore a Marina Barbera per il lavo-ro svolto ed al nuovo Presidente Nicolò La Perna per il lavo-ro che si accinge a svolgere.

Nella foto: un momento del passaggio della campana

CINEMA E COSTUME. Libero cinema in libera terra

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di Anna Bulone

““ Fatti i fatti tuoi” rappresenta un vec-chio slogan, un leit-motiv che neltempo ha spianato la strada alle

mafie e racchiuso quanto di più subdoloabbia permesso, nei secoli, di allargare inmaniera esponenziale la zona grigia cheviene foraggiata dalle criminalità organiz-zate e che permette a queste ultime diespandersi, come pesticidi che ingrassa-no prodotti commestibili per alcuni e leta-li per tutti gli altri. Al fiancheggiamento,conclamato o borderline, di politici,manager, burocrati, speculatori, manova-lanza comune e sottobosco (in)culturaleda servo encomio, fanno da contraltarecoloro che non nascondono la testa sottola sabbia, che hanno deciso di stare dal-l’altra parte della barricata. Il termineantimafia suona da tempo familiare:Commissioni, Direzione, Pool, Procura,Movimenti e Associazioni hanno esercita-to e continuano ad esercitare un lavoroincessante per il ripristino e la diffusionedella Legalità, là dove qualcuno e qualcosane abbiano minato le fondamenta.Magistrati, Uomini in Divisa, Giornalisti,Editori, Imprenditori, Mondo dellaScuola, Sacerdoti, Professionisti, qualchePolitico e Gente Comune, le forze sane delPaese si battono nel quotidiano affinchèle sopraffazioni dello strapotere mafiosonon continuino ad attecchire nel pantanodella corruzione.

Nel maggio scorso il 23esimo anniver-sario della strage in cui vennero trucidatiil Giudice Falcone, Francesca Morvillo,Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e VitoSchifani. Il 19 luglio la commemorazionedel 23esimo anniversario della strage incui vennero dilaniati il Giudice Borsellino,Agostino Catalano, Eddie Cosina,Vincenzo Li Muli, Claudio Traina edEmanuela Loi, la prima donna poliziottouccisa in un attentato. Questi nomi fannoparte della lunga lista che dal 1893 conEmanuele Notarbartolo arriva fino aigiorni nostri. La prima linea della veralotta alla mafia è lo sradicamento dellacultura mafiosa. Una cultura mafiosa,transitata dai vari Don descritti nei film diLattuada, Rosi, Damiani ai colletti bianchi,che oggi non contempla necessariamenteil rito di iniziazione all’affiliazione, perconnivenze e convenienze, mediante l’in-cenerimento di un santino.

Lo sradicamento della cultura mafiosa,traducibile in forza economica, avviene sene vengono intaccati i capitali, secondo ilmetodo messo in atto negli anni ’80 dallostesso Giudice Falcone: “Le tracce daseguire divengono le orme che i dollari o ildenaro in genere, legati agli affari di CosaNostra, lasciano dietro di sè.... La drogapuò anche non lasciare tracce, il denaro lelascia sicuramente”. Intaccare i capitali

mafiosi significa anche colpirne al cuorel’ingente patrimonio immobiliare acquisi­to illecitamente. “ La legge n. 646, del 13settembre 1982, nota come legge“Rognoni-La Torre”, introdusse per laprima volta nel codice penale la previsio-ne del reato di “associazione di stampomafioso” (art. 416 bis) e la conseguenteprevisione di misure patrimoniali appli-cabili all’accumulazione illecita di capitali.ll 7 marzo 1996 la legge 109 sul riutilizzosociale dei beni confiscati alle organizza-zioni criminali entrava in vigore e segna-va una svolta epocale nel contrasto allemafie nel nostro Paese.

Un successo per lo Stato, per la rete diLibera e per tutti i cittadini che avevanosostenuto con un milione di firme la peti-zione popolare a sostegno della propostadi legge. Ed è proprio l’AssociazioneLibera di Don Luigi Ciotti una delle pro-motrici del Festival Itinerante contro lemafie LIBERO CINEMA IN LIBERATERRA, insieme a Cinemovel, il cuiPresidente onorario è il regista EttoreScola, e con Unipolis. Un appuntamentoimportante giunto alla sua decima edi-zione che si concluderà il 15 ottobre aParigi, dopo avere attraversato tuttal’Italia e fatto tappa anche a Berlino. Dal2006 la carovana itinerante ha percorsooltre 80.000 chilometri, realizzando quasi150 tappe, con la proiezione di film nellezone in cui i beni confiscati alle mafievengono restituiti alla legalità, con unavisione collettiva stimata in 70.000 parte-cipanti.

Da Licata, in collaborazione conl’Associazione A Testa Alta, e dalla Sicilia,dove il festival è nato, che il primo luglioscorso la rassegna ha aperto i battenti,rendendo omaggio a Francesco Rosi, conla proiezione del film di impegno civile espietata denuncia della corruzione e dellaspeculazione edilizia LE MANI SULLACITTA’. Avendo il comune di Licata acqui-stato lo stesso giorno della manifestazio-ne le sedie per attrezzare l’area prece-dentemente richiesta di Piano Quartiere(le vecchie sedie, come le vecchie vetrinedel museo, come le vecchie basole diLargo Carità sono probabilmente disper-

se senza fissa dimora: ombrelli e gazebi aiosa, ma sedie niente!) la location per losvolgimento dell’evento è stata cortese-mente concessa da una nota strutturaturistica privata della Playa. La serata si èaperta con l’intervento “forsenontuttisan-noche” di Sabrina Peritore e MaurizioSalomone, in cui si denunciavano lecarenze e le negligenze della burocraziain merito all’affidamento dei beni confi-scati, attualmente inutilizzati e abbando-nati, appartenenti alle cosche locali e aboss del calibro di Giuseppe Falsone.

A Licata dopo numerose sollecitazionil’elenco di tali beni è stato pubblicato conimbarazzante ritardo ed è attualmenteincompleto, mancano ancora i dodici etta-ri confiscati a Falsone e trasferiti a dicem-bre al comune, che non è stato ancora ingrado di affrontarne la gestione. Inoltre, lamappatura satellitare di tali beni, checostituiscono una grande risorsa, non èpiù consultabile online da qualche setti-mana e manca un regolamento per l’asse-gnazione con specifico bando pubblico.Una gestione corretta dei beni rappresen-terebbe un risparmio per l’Ente, peresempio col trasferimento della sede del-l’ufficio di collocamento, per la quale sicontinuano a pagare 51.000 euro l’anno,presso i locali confiscati di Corso Brasile.E se Vladimiro ed Estragone stannoAspettando Godot, il Comune di Licatanon si sa cosa aspetti a regolare la gestio-ne dell’ingente massa immobiliare, che asua volta aspetta di essere data in conces-sione. Un incontro interessante quello delprimo luglio, che un parterre numerosoha potuto e saputo apprezzare e che havisto gli interventi di Umberto Di Maggio,coordinatore regionale di Libera e diElisabetta Antognoni Presidente diCinemovel Foundation.

La proiezione del film è stata precedu-ta da una performance di Vito Baroncinicon le sue cartoline di MAFIA LIQUIDA.“Un viaggio tra cinema, fumetto e lavagnaluminosa per raccontare l’evoluzionedella mafia e comprendere, forse, che nonè così liquida. Mafia Liquida è un work inprogress, un progetto di arte partecipatache si arricchisce degli incontri, delle sto-rie che Cinemovel incontra sul suo cam-mino e lungo le strade della Legalità. Lanarrazione si sviluppa su più pianimescolando creatività, espressioni e lin-guaggi d’arte per raccontare il quotidianodi piccole e grandi storie di sopraffazionemafiosa”. Di mafia bisogna discutere,contro chi ancora minimizza, contro chiancora non denuncia, preferendo l’omer-tà e la sottomissione. Informazione eCultura sono il terreno fertile dove trovasviluppo il seme della LEGALITA’.

Nella foto Don Luigi Ciotti

La consegna del premio lo scorso 18 luglio aCasa Sanfilippo ad Agrigento

Ad Ester Rizzo il premio“Pergamene Pirandello” 2015

EE ster Rizzo, scrittrice e nostra collaboratrice, ha avutoconferito, assieme ad altre personalità del mondo dellacultura e dell’arte, il premio “Pergamene Pirandello”

2015. La cerimonia di consegna dei premi, condotta daEgidio Terrana con Maria Grazia Castellana, è avvenutasabato 18 luglio ad Agrigento a Casa Sanfilippo, sede delParco Archeologico Valle dei Templi. L’iniziativa rientra nel-l’ambito del programma del Pirandello Festival, diretto daMario Gaziano e Massimo Muglio che si avvale del patrociniodel Parco Archeologico e della sponsorizzazione di PegasoPolo Didattico Universitario.

Ad Ester Rizzo le più vive congratulazioni della Direzionee della Redazione de La Vedetta.

POETI LICATESI. CATERINA RUSSO

MONOLOGO

Lascia che emerga la tua anima,non imbrigliarla,non domarla,non processarla.

Guardalae lascia che si esprima nella libertà.

Ama le sue luci e le sue ombre,le sue certezze,le sue insicurezze,la sua fragilità e la sua forza,i suoi splendori e le sue notti,le sue tempeste,la sua quiete.

Amala così com’è,perchè è la tua anima.

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La Vedetta 13AGOSTO 2015eventi

Il 6 luglio a Licata presso Oasi Osteria del Mare appassionati di vini rosati e foodies

Successo della quarta edizione “Notte Rosé”

AA ppassionati di vini rosati efoodies si sono ritrovati il 6luglio a Licata per la quarta

edizione della Notte Rosé. La Notte Rosé è l’evento che

tinge di rosa l’estate licatese.Consacrato da una terza edizione digrande successo è ormai diventatoun marchio di qualità e di eccellenza.

Nato grazie all’iniziativadi YES!, Oasi Beach, AziendaAgricola G. Milazzo e uovodisep­pia la dispensa di Pino Cuttaia, èdiventato negli anni la festa più rosadell’estate.

A pochi passi dal mare: lo scenariomozzafiato della spiaggia della Playa,reso gradevolmente leggero da unallestimento all pink, ha ospitato ilparty più esclusivo dell’estate.I vini rosati dell’Azienda Agricola G.Milazzo ed un menu rosa, sono statiproposti in abbinamento ad unmenu, tutto in rosa, appositamentecreato da tre grandi chef siciliani.La prima grande novità dell’edizione2015 riguarda proprio la brigata dicucina. Lo chef due stelle MichelinPino Cuttaia e lo staff di cucinadell’OASI Osteria del Mare di Licata,quest’anno sono stati affiancati dadue delle migliori espressioni dellacucina siciliana. Angelo Treno con-siderato il principe dei cuochi sicilia

ni, che dal 1992 è tornato nellasua Piazza Armerina dove ha fonda-to “Al Fogher” che occupa da sempreun posto d’eccellenza tra i ristorantidella penisola. Alla Notte Rosé è statopossibile degustare la sua cucinapiramidale. Alla Notte Rosé anche lacucina stellata di Claudio Ruta chefdel ristorante La Fenice di VillaCarlotta di Ragusa, la sua cucina è unvero e proprio inno alla sicilianità e aisuoi sapori.

Grande spazio ha avuto la gran­de musica con la cantante cataneseAgata Lo Certo, cantautrice e musici-sta catanese, dalle prime esperienzerythm and blues all’incontro con

Carmen Consoli che l’ha iniziata allascrittura, contribuendo alla sua cre-scita artistica. Poi le selezioni musi­cali del dj Alessio Millevoi, diventa­to uno dei Dj più seguiti di RadioBattente. A colorare la serata unaperformance del pittore GaetanoVella, che ha promosso il proget-to Walk in progress che vuole met-tere in movimento chi ama il proprioterritorio.

L’evento è stato organizzato daYES! grazie alla collaborazione diAzienda Agricola G. Milazzo, OASILicata, uovodiseppia ed al sostegnodi diversi sponsor.

AVVISO IMPORTANTEPER I LETTORI E GLI ABBONATI

Si comunica che è attivo il nuovo conto corrente postale intestato

Associazione Culturale Ignazio Spina001021792740

IBANIT73 W076 0116 6000 0102 1792 740

OO perosità immediata da un lato,programmazione dall’altro.Agendo su queste due diret-

trici, l’Amministrazione comunale,presieduta dal Sindaco AngeloCambiano, lo scorso 24 giugno, nelgettare le basi per la programmazio-ne culturale relativa al triennio 2016– 2018, ha incontrato i verticidell’Associazione Culturale Licatese1971, per l’occasione rappresentatadal presidente Pietro Meli e dai sociGiuseppe Cavaleri, Francesco Graci eAngelo Mazzerbo.

Due, in particolare, gli eventi deiquali si è parlato e per i quali le partiintendono mettersi sin da subito allavoro: la celebrazione del 1550°anniversario della nascita di SanCalogero, il cui culto è stato semprevivo nella nostra città, e il 2300°anniversario della fondazione diFinziade, da cui discenderebbe la cittàdi Licata.

Nel 2016, collegandosi alla diffu-sione del cristianesimo a Licata,avvento dovuto anche all’opera dievangelizzatori quali San Calogero,l’Amministrazione comunale, in colla-borazione con la Soprintendenza diAgrigento e l’AAL 1971, intendonoorganizzare un convegno su taletema, ricorrendo il 1550° anniversa-rio della nascita di San Calogero,avvenuta nel 466 d.C. a Calcedonia(Asia Minore) e morto sul MonteKronio a Sciacca il 18 giugno 561.

Il secondo evento in programma èprevisto per il 2018, collegato allaricorrenza dei 2.300 anni dalla fon-dazione di Finziade, avvenuta nel 282

a.C., sarà pure promosso in collabo-razione con la Soprintendenza diAgrigento e l’AAL 1971.

Considerata l’importanza dellaricorrenza, l’Amministrazione comu-nale proclamerà il 2018 “Anno diPhintias – Licata”.

Al fine di dare grande rilevanza aidue eventi, è prevista anche la parte-cipazione di Enti ed Istituti a caratte-re regionale, nazionale, ed interna-zionale.

Riguardo al primo evento, l’AAL1971 intende organizzare un conve-gno sull’architettura rupestre diLicata e il primo cristianesimo nellaSicilia centro-meridionale e conte-stualmente condurre, assiemeall’Università di Messina che ha unaapprofondita conoscenza dei luoghi,una operazione di ricognizione e dicatalogazione delle grotte sulle pendi-ci di Monte Sant’Angelo, già sedi cimi-teriali paleocristiane, anche in pro-

prietà privata, al fine anche di ren-derle visitabili.

Riguardo alla seconda ricorrenza,prevista per il 2018, contestualmentealla organizzazione di un convegnoche coinvolgerà vari istituti universi-tari, occorrerà procedere alla siste-mazione dell’area archeologica diMonte Sant’Angelo e dello stessocastello.

In data 23 giugno scorso ilConsiglio Direttivo dell’AAL 1971 hanominato il Comitato Scientifico nellepersone del prof. Calogero Carità, del-l’arch. Antonino Cellura, del prof.Francesco La Perna, dell’arch. TuriScuto, del dott. Alessio Toscano Raffae del presidente onorario dell’AAL,Filippo Todaro.

Nella foto: il momento dell’incon­tro tra Amministrazione comunalee AAL

Amministrazione comunale ed AAL in sinergia per la creazione di due grandi eventi

Saranno celebrati gli anniversari della nascita di San Calogero e della fondazione di Finziade

Tutta mia la cittàPratiche di conoscenza storico­archeologica

LL ’esperienza ricavata dopo anni di servizio verso l’inte-ra collettività ha portato per il sesto anno consecutivo ilGruppo Archeologico Finziade e tutti i suoi soci ad orga-

nizzare, ancora una volta, l’appuntamento estivo volto allaconoscenza storico-archeologica e culturale di Licata. Inutiledirlo la città in riva al Salso ha potenzialità incredibili in moltisettori, dalla cultura al comparto eno-gastronomico.L’apporto del Gruppo archeologico locale va proprio in questadirezione: provare a creare un circuito virtuoso e collettivoall’interno del quale il cittadino si senta realmente parte inte-grante del contesto e riesca quindi a far apprezzare tutta labellezza che questa cittadina affacciata sul Mare Africanopossiede.

Domenica 5 Luglio è partito per il secondo anno consecu-tivo un servizio che i soci del gruppo archeologico hannodeciso di offrire alla propria città. Un viaggio alla scopertadelle bellezze della città del mare e dei suoi luoghi del cuore: ilPozzo Grangela, la Tholos, i rifugi antiaerei. Una ricerca quasiviscerale nella memoria storica cittadina che parte dal perio-do greco arcaico, fino a giungere all’orrore dei bombarda-menti della seconda guerra mondiale.

La concessione degli spazi da parte dell’amministrazionecomunale testimonia la fiducia che il Gruppo ArcheologicoFinziade si è guadagnato in questi 7 anni di attività grazie allarealizzazione e l’ottima riuscita di iniziative capaci di rende-re lustro ad una città che ha fame di turismo e di cultura. Ilturismo, termine fondamentale per un rilancio economicovero della collettività, collegabile al rilancio di settori storicicome la pesca e l’agricoltura. Licata possiede questi 3 “tesori”i quali vanno assolutamente coltivati e fatti conoscere a tutti.

Manca un’importante tassello a Licata: il museo archeolo-gico della Badia, chiuso per lavori di rifacimento dal 2009; èormai necessario ridonarlo ai legittimi proprietari, i cittadinidi una comunità che ha bisogno di riscattarsi.

Nel tempo dell’attesa per una riapertura così importante èstato allestito, a cura del Gruppo Archeologico Finziade, con lafondamentale collaborazione scientifica della Soprintendenzadel Mare e la disponibilità dell’amministrazione comunale, unpiccolo antiquarium dei ritrovamenti subacquei recuperatinegli ultimi anni dalla sezione subacquea della Finziade, nellasperanza che questo antiquarium possa diventare il nuovoMuseo del Mare.

Con queste splendide prospettive future, guardiamo alpresente con fiducia. Come già detto le visite si protrarrannodal 5 Luglio fino al 30 Settembre, dal Martedì alla Domenica(10-12:30/ 17-19:30), anche nei festivi.

La visita e l’offerta comprende quindi i siti già citati(Tholos, Grangela e Rifugi antiaerei) e tramite la disponibili-tà del personale inserito all’interno dell’ambito di tirocinioformativo avviato da qualche mese, si potrà accedere anche alchiostro ospitante i reperti subacquei, sempre all’interno diqueste fasce orarie.

Una città a misura d’uomo, tutta nostra, di tutti: licatesi,siciliani, italiani, europei e così via. Licata centro del mediter-raneo si riscopre più bella.

Nella foto: visitatori al chiostro Sant’Angelo dove sono ospi­tati i reperti subacquei

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AGOSTO 201514 La Vedettapersonaggi

La strage di via D’Amelio 23 anni dopo

Quella volta che intervistai il giudice Paolo BorsellinoA fuitinadi Alfredo Amato

St’amuri tanti voti maltrattatudi mamma cruda e di patri scuscinziatu

un s’ava a faripirchì i picciotti ca si vonnu maritari

di cosi storti n’annu tanti, quantu è ranni u mari

Ma u’gnornu aggarrannusi li manipi mezzu di coccu amicu ca li voli bbeni

sinni fuinu e giranu tanti littinifinu a quannu i mattuni un su cunsumati

a furia di corpa maludati.

Dopu na dicina di jorna s’arricoglinu suddisfatti da furzata:iddru annaculiannusi e iddra ca para a Madonna dicullata;

I mammi e i patri scunsulati pi forza hannu a diri:sta fuitina un s’aviva a fari

circannu tutti i cosi d’aggiustari.

Muti, muti, si giranu i parenticridennu ca iddri un sannu nenti

ma oramai a futtuta è fatta e basta parlari c’un vicinuca ci dicia quantu voti scrusciu

dru sgangaratu littinu.

U jornu du matrimoniuiddra pisa qualchi chilu superciu

iddru ‘mpacciatu un sapa c’ava a farivistu c’ha sintutu diri

ca a carusa ppi fforza s’ava a maritari.

I patri e i matri futtuti e malupaiatii pranzi hanna ppaiari

pi tutti a ‘mtatica un ficiru nenti pi scansari

dra scassatina di mangiari, viviri e sparlari.

di Francesco Pira

SS ono passati 23 anni da quel 19luglio del 1992. Il giudice PaoloBorsellino era andato in Via

D’Amelio a Palermo a prendere la suamamma per accompagnarla dal medi-co. Alle 16,58 una fortissima esplosioneuccide persone, abbatte case, fa saltarein aria auto.

Tutto per uccidere un simbolo dellalotta alla mafia. Ho avuto il privilegio diintervistare il giudice Paolo Borsellinoper un quotidiano regionale agli inizidegli anni ‘90. Dalla Procura di Marsalastava per tornare a Palermo. Oggi, comespesso mi è capitato da quando non c’èpiù e sento parlare di lui, risento la suavoce. Quel tono pacato con cui riuscivaa pronunciare piccole e grandi verità.

Fui diretto quella volta. Gli chiesi seaveva paura di tornare a Palermo. Lasua risposta fu onesta e sincera, comelo è stata la sua straordinaria vita. Midisse di si. Che la paura era un senti-mento umano. “E’ normale che esista lapaura, in ogni uomo, l’importante è chesia accompagnata dal coraggio. Nonbisogna lasciarsi sopraffare dalla paura,

altrimenti diventa un ostacolo cheimpedisce di andare avanti”.

E’ un episodio che mi ha segnatoperché ci è capitato tanto volte di averepaura ma è difficile immaginare che unuomo come Paolo Borsellino, nonostan-te la paura continuava la sua battagliacontro il male. Un’intervista tra quelleche non dimenticherò mai nella vita.Incancellabile. Piena di vita, anche seannunciava la morte.

Le sue parole non possono e nondevono essere dimenticate: “Politica emafia sono due poteri che vivono sulcontrollo dello stesso territorio: o sifanno la guerra o si mettono d’accordo”.

La paura forse per Paolo Borsellinoera anche la quasi certezza che l’avreb-bero eliminato: “Mi uccideranno, manon sarà una vendetta della mafia, lamafia non si vendica. Forse sarannomafiosi quelli che materialmente miuccideranno, ma quelli che avrannovoluto la mia morte saranno altri”.

Vivere e lottare sapendo che il desti-no era segnato. Ventitré anni dopoancora ci sono misteri che non sonorisolti, legati alla morte di PaoloBorsellino e che mai si risolveranno.Come ad esempio quello che ha scrittoLirio Abate sull’ultimo numerodell’Espresso. Dopo la strage di Capaci,l’uccisione dell’amico e collega delcuore Giovanni Falcone, della moglie edella scorta “Borsellino – scrive l’invia-to del settimanale – spiega che ha moltecose da dire ai magistrati che stanno

indagando sulla morte di Falcone, aiquei giudici di Caltanissetta mandamessaggi attraverso i media per esserechiamato. Ma loro non lo sentirannomai. In 57 giorni non troveranno mai iltempo per ascoltare l’amico di Falcone,l’uomo che avrebbe potuto aiutare nelleindagini. Ancora oggi si chiede cosastessero aspettando a verbalizzarlo. Masoprattutto cosa aveva da svelare”.

Le figlie di Paolo Borsellino nonhanno partecipato alle celebrazioni inonore del padre. Un modo per prenderele distanze. Solo il figlio Manfredi si èpresentato all’improvviso ed ha presola parola. Il suo intervento, un vero attodi accusa verso chi soprattutto non haconsentito alla sorella Lucia di espleta-re il mandato di assessore alla sanità, èstato molto applaudito. Al termine unlungo abbraccio tra Mattarella eManfredi Borsellino.

Ma noi in questa ricorrenza nonpossiamo non trovare il senso dellasperanza, la voglia di pensare che comediceva Paolo Borsellino “la Sicilia ungiorno sarà bellissima”.

C’è un’altra intervista che mi portodentro. Quella fatta al giudice AntoninoCaponnetto Capo del Pool Antimafia.Mi piacevano tantissimo i messaggi cheera capace di lanciare ai giovani:“Ragazzi godetevi la vita, innamoratevi,siate felici ma diventate partigiani diquesta nuova resistenza, la resistenzadei valori, la resistenza degli ideali. Nonabbiate mai paura di pensare, di denun­ciare e di agire da uomini liberi e consa­pevoli”.

Una resistenza che anche PaoloBorsellino oggi vorrebbe gridare. Unprotagonismo che vorrebbe rivendica-re. Se quella paura che mi ha racconta-to non fosse diventata certezza di unafine prematura per un Servo dello Stato.

Nella foto: Paolo Borsellino eGiovanni Falcone

LICATESI CHE SI DISTINGUONO

Tommaso Mongiovì presidentenazionale dell’AGIAI

II più giovani non lo conoscono, mai meno giovani si ricordano benedi Tommaso Mongiovì, licatese

d’oc, uno dei vecchi scout del rifonda-to gruppo Licata 1° in chiesa Madre.Tommaso abitava in via Collegio, cor-tile Celestri, e frequentava l’IstitutoTecnico per Geometri “F. Re Capriata”di Licata, dove ha conseguito il diplo-ma. Credo che abbia lasciato Licatadopo la maturità. E da allora avevamo perso ogni suo contat-to. Eravamo un bel gruppo con Gino Bennici, Roberto Fasulo,Tullio Lanza, Giovanni Peritore. Qualche anno fa ho saputo daCarlo Trigona che Tommaso era residente a Torino, ma nonsapevo di che cosa si occupasse. Abbiamo creato un contattoed eccoci di nuovo assieme. Verrà a Licata il prossimo mesedi agosto per l’incontro annuale dei vecchi scouts. Tommasoappartiene a quella schiera di Licatesi che fuori del ristrettoconfine municipale si sono affermati e anche alla grande. Hosaputo che è presidente nazionale dell’AGIAI (AssociazioneGeometri Italiani Amministratori Immobiliari), l’unicaAssociazione Italiana di Amministratori di Condominio dota-ta di polizza assicurativa per garantire i condomini in caso diammanchi di cassa e l’unica associazione formata da profes-sionisti iscritti ad un albo, l’unica formata da tecnici ed esper-ti - tutti geometri - in amministrazione. Ho chiesto aTommaso qualcosa sulla mission del suo lavoro. “Innanzitutto - ha detto - abbiamo puntato sulla formazione, per crea­re un alto livello di professionalità, un atteggiamento etico euna corretta comunicazione sia con il singolo condomino siacon le assemblee di condominio”. Punti importanti, considera-to che il 70% dei condomini intervistati non nutre molta fidu-cia nei confronti degli amministratori. D’altronde – ha ribadi-to Mongiovì - “Finchè i condomini non capiranno che la sceltadell’amministratore non può avvenire solo per una convenien­za economica, si troveranno sempre spiacevoli sorprese, per­ché non potranno contare su una adeguata professionalità edetica”. Accade, dunque, che quando l’amministratore di con-dominio non riesce a far quadrare i conti, si trova costretto aricorrere a soluzione alternative pur di riuscire a tenere inpiedi il proprio studio.

L.C.

Nella foto Tommaso Mongiovì

Si racconta che...Si racconta che una sera PaoloBorsellino disse a GiovanniFalcone, il suo grande amico disempre, queste parole: “Giovanni,ho preparato il discorso da tenerein chiesa dopo la tua morte: ”Cisono tante teste di minchia: testedi minchia che sognano di svuota­re il Mediterraneo con un secchiel­lo… quelle che sognano di scioglie­re i ghiacciai del Polo con un fiam­mifero… ma oggi signori e signoredavanti a voi, in questa bara dimogano costosissima, c’è il piùtesta di minchia di tutti… Uno cheaveva sognato niente di meno disconfiggere la mafia applicando lalegge”

ADDIO AL MONDO

Laura Antonelli: l’innocente divina creaturadi Anna Bulone

NN on è una coincidenza che chi siritrovi a toccare l’apice del succes-so spesso dia il suo commiato alla

vita in maniera discreta, solitaria ed ano-nima, se non tragica. E’ accaduto a MiaMartini, che ha lasciato i suoi fans orfanidel suo innato talento quel lontano 12maggio del 95 in un piccolo comune delvaresotto. E’ accaduto all’ attrice LauraAntonelli (nella foto), il 22 giugno scorso,trovata nella sua casa di Ladispoli doveviveva già da tempo in solitudine e lonta-na dalla vita patinata che le era primafamiliare, quando giovane e bella rappre-sentava ancora il sogno femminile dell’u-niverso maschile. Come spesso accade,per qualcuno uno dei nemici dell’essereumano è il tempo. Scorre inesorabile elascia i segni del suo passaggio nel corpoe nell’anima. E più si è fragili, più si rima-ne soli, più il tempo riesce a scavare, asvuotare e a trasmettere il proprio dis-agio, con la spietatezza di un giudiceimplacabile pronto a condannare senzapossibilità di appello. Più di quaranta filmall’attivo, una carriera partita dagli anni’60 e continuata fino agli anni ’90, che leha valso un Nastro d’Argento e un Globod’Oro per il film Malizia del 1973. Un filmche l’ha consacrata icona sexy del cinemaitaliano, ma che ha contribuito a stampar-le addosso un cliché difficile da scrollarsianche quando la bravura, oltre che la bel-

lezza, nel ’76 spingono un regista del cali-bro di Luchino Visconti a sceglierla perl’interpretazione del ruolo di Giuliana,nella versione cinematografica delromanzo di Gabriele D’Annunzio: L’INNO-CENTE.

Attrice versatile e professionale, hasaputo spaziare dai ruoli drammatici equelli brillanti della commedia all’italiana,nel senso più cult del termine. Il suo decli-no inizia negli anni 90: l’uso di droghe,che la spingerà in un tritacarne giudizia-rio per un’accusa di spaccio da cui saràprosciolta, e un’operazione di chirurgiaestetica che le provocherà la deformazio-ne del viso per una reazione allergica, lafaranno sprofondare in un baratro senzafondo di insicurezza e apatia, tanto daminarne l’equilibrio psico-fisico.Circondata da personaggi senza scrupoliche hanno sfruttato questa sua fragilità,ma anche supportata da colleghi famosi egente comune, ha trovato conforto e rifu-gio nella fede, allontanandosi da questa

realtà in punta di piedi.Laura Antonelli, come molte donne

fondamentalmente sole e indifese, hadovuto pagare un prezzo troppo alto. Nonle sono stati fatti sconti e non le sono statiperdonati la bellezza e l’anticonformismodi un tempo. Ancora oggi, non ci sonogiustificazioni per una donna che la sfor-tuna ha fatto precipitare in un baratrosenza fine, dopo che il successo le avevainnalzato un piedistallo fatto di lustrini edi paillette che il primo soffio di ventodell’ipocrisia e della cattiveria altruihanno spazzato via. Una donna abusata,in quanto donna deve difendersi duevolte: dai propri carnefici e da coloro che,invece di schierarsi dalla sua parte, sonoalla ricerca di una qualsiasi formula cheriesca a “giustificare” l’aberrante operatodi quei carnefici. Nei casi di violenza fisi-ca si da la colpa all’abbigliamento indos-sato dalla vittima: “tutta colpa della mini-gonna”. Succede nel mondo, succede danoi, quando qualcuno cerca di mettere indubbio la colpevolezza di un orco, non-ostante la sua condanna giudiziaria inprimo grado. Succede da noi quando sifavorisce un orco fornendogli un alibifalso. Succede da noi quando un orcosfrutta la propria condizione per sotto-mette con abusi e violenze ragazze in dif-ficoltà.

Ciò che mi spaventa non è la violenzadei cattivi, è l’indifferenza dei buoni.

(Martin Luther King)

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La Vedetta 15AGOSTO 2015FATTI & PERSONEMISS ­ Era stata eletta miss Sicilia ed aveva partecipato a Rimini al concorso per miss Italia, ma non era entrata nella rosa dellefinaliste. A 15 anni a Licata era stata eletta “reginetta dei goliardi”

Franca Incorvaia nel 1955 a Londra partecipò al concorso di Miss Mondo di Calogero Carità

II giovanissimi non lo sanno,ma i loro nonni certamen-te si ricorderanno, che

Licata ebbe l’onore di rappre-sentare con una sua bellaragazza l’Italia alla 5a edizio-ne del concorso di MissMondo che si tenne il 20 otto-bre 1955 a Londra, al LyceumTheatre, presentato da EricMorley. Ci riferiamo a FrancaIncorvaia, a quell’epocadiciottenne, alta 172 cm, peso59 kg., occhi e capelli nerissi-mi. Abitava nella piazzetta SanGerolamo. Suo papà aveva illaboratorio di falegnameria invia Cannarozzi.

Già nel 1952, quando avevaancora 15 anni, la sua bellezzanon passava inosservata, tan-t’è che venne eletta “Reginettadei Goliardi”. Un anno dopo,nel 1953, nella stessa serata siaggiudicò due distinte fasce,quella di “Miss Valbona” equella di “Miss Licata 53”. Nel1954 fu eletta “Miss Fascino2e da quel momento la sua bel-lezza incominciò ad uscire daiconfini municipali ed essereapprezzata in concorsi di bel-lezza di vero prestigio. Fu cosìeletta “Miss Sicilia” al Lido deiCiclopi di Catania e forte diquesto titolo, partecipò aRimini al concorso di “MissItalia”, dove era stata moltoapplaudita dal pubblico, manon entrò nella rosa delle fina-liste. Tuttavia ebbe la grandesoddisfazione di parteciparealla selezione italiana per la 5aedizione di Miss Mondo chenel 1955 si doveva tenere aLondra. Così il 12 settembre

del 1955, accompagnata dallamamma, ha raggiunto aPalermo il “Mondello Palace”,sede del concorso. 12 le parte-cipanti alla selezione: MadyCiccoletta, Gabriella Palazzoli,Elia Giambanco, LuisaBassani, Lia Cancellieri,Marisa Del Frate, che divente-rà la prima show girl dellatelevisione italiana, FelicianaTocchetto, Anna MariaMazzarini, EmanuelaZampetti, Isabella Candellera,Angela Marcucci e FrancaIncorvaia.

Franca era senza dubbiouna bella ragazza, però non siera fatta eccessivamente nota-re nei giorni precedenti. Alconfronto delle altre concor-renti, era apparsa schiva eriservata. La sera della vigilia,durante la sfilata, nel belmezzo del giardino del“Mondello Palace”, essa simuoveva visibilmente impac-ciata e tutta rossa in volto, tan-t’è che dalla folla una vocegridò: “Annachiti Franca, fatticoraggio”. Quel grido comun-que non giovò a nulla e così gliapplausi più fragorosi andaro-no a Feliciana Tocchetto, unaveneta abitante a Roma, allapugliese Mady Ciccoletta, unastudentessa in legge, e all’altrasiciliana Angela Marcucci. Allasfilata la mamma di Francanon volle assistere. In fondoquella parata le andava cosìpoco a genio che a stento siera decisa a permettere allafiglia di partecipare e chi lechiedeva il perché di questasua scelta rispondeva: “speria­mo che tutto questo finiscapresto e di questa storia, a casa

nostra, non se ne parlerà più”.Fino all’ultimo hanno contesola candidatura a Miss Mondo aFranca Incorvaia Anna MariaMazzarini, una delle più quo-tate, Angela Marcucci eFeliciana Tocchetto.

Ma, alla fine, al termine diaccesissime discussioni tra imembri della giuria che siprotrassero per ben tre giorni,fu scelta Franca Incorvaia perla grazia tutta italiana della suabellezza e per la semplicità delsuo carattere. La proclamazio-ne avvenne nel giardino del“Mondello Palace” domenica18 settembre 1955 e le vennedata da indossare la prestigio-sa fascia con la scritta “Italy”fatto che valse a creare unequivoco che è durato anni e

dura ancora tra i Licatesi chepensavano e pensano, sba-gliando, che Franca fosse stataeletta “Miss Italia”.

Così Franca Incorvaiaparte per Londra a rappresen-tare la bellezza italiana al con-corso di “Miss Mondo” ed èuna delle 21 bellissime con-correnti che rappresentanoaltrettanti paesi. Vinse, però,una bella ragazza sudamerica-na, la venezuelana CarmenSusana Duijm che nel 1953era stata finalista al concorsodi “Miss Universo”. FrancaIncorvaia, con la felicità di suamadre che non vedeva l’orache finisse anche questa para-ta, ritornò nella sua Licatasenza grilli sulla testa e si posecome obiettivo quello di crear-

si una sua famiglia. Così fece,dimenticando quasi completa-mente quella parentesi giova-nile che chiuse senza alcundramma. Semplice ragazzaera e semplice moglie divenneed oggi è felice nonna. La rivi-sta “Oggi” le dedicò la coperti-na dell’edizione del 25 set-tembre 1955, dopo che avevasuperato la selezione per MissMondo, e all’interno (pp. 28-29-30) un ampio servizio, “APalermo ha vinto la più timi­da”, ricco di numerose foto, dicui, una bellissima a tuttapagina. Anche la stampa sici-liana fu molto generosa versodi lei. Ricordiamo, ad esempio,l’articolo di prima pagina del-l’edizione del lunedì de “IlGiornale di Sicilia” del 19 set-tembre 1955, “E’ siciliana lapiù bella d’Italia” con unagrande foto centrale e quellodi Mel Pira (Melino Pira)apparso il giorno dopo, il 20settembre 1955, nel medesi-

mo giornale, in cronaca, con iltitolo “Da Miss Sicilia a MissItaly. Licata in festa per la vit­toria di Franca”. E fu proprioquel Miss Italy che spinse inmeno informati e quindi l’in-tera opinione pubblica licate-se che Franca fosse stata elettaanche Miss Italia.

Concludiamo riferendo cheFranca Incorvaia, dopo che fuselezionata per partecipare aMiss Mondo, firmò un contrat-to per interpretare la parte diuna servetta nel film “Leragazze della domenica” per ilquale ha avuto come compa-gni di lavoro attori famosi,quali Aldo Fabrizi, AlbertoSordi, Peppino De Filippo,Franca Valeri e Giovanna Ralli.

Nelle foto: FrancaIncorvaia con la fascia dimiss Italy

Il C.U.S.C.A. chiude l’anno sociale

In visita alla Chiesa di Maria SS. della Carità

CC on una interessantissi-ma visita alla Chiesa diMaria SS. della Carità il

C.U.S.C.A. di Licata ha conclusole attività dell’anno accademi-co 2014-2015. I numerosiassociati partecipanti sonostati accolti con estrema cor-dialità dal Governatore dell’o-monima Confraternita, pro-prietaria della sopracitataChiesa, Prof. Francesco LaPerna e da alcuni componentiil direttivo. La Perna ha ini-zialmente porto il benvenutoai presenti sottolineando chetra il C.U.S.C.A. e laConfraternita da lui guidata viè un vecchio legame di amici-zia e di collaborazione, fruttodi una condivisione di valoridi rilevante importanza qualila fede, l’amore per la cultura equello per il proprio territorio.Il Governatore ha proseguitoillustrando la storia dellaChiesa di Maria SS. dellaCarità, ricordandone innanzi-tutto le origini risalenti al XVIIsecolo e soffermandosi sullesue interessanti caratteristi-che architettoniche, caratte-rizzate, tra l’altro, dalla pre-senza di un’unica navata. LaPerna ha, quindi, posto inrisalto che la Confraternita di

Maria SS. della Carità, di anticafondazione, dopo un periododi interruzione dell’attività, haripreso vigore negli anni ‘90grazie ad un gruppo di cittadi-ni che con spirito di devozioneed abnegazione si è fatto cari-co non solo di proseguire ilpercorso prima intrapreso daipropri avi ma anche di contri-buire a proprie spese alrestauro degli ambienti inter-ni della Chiesa, i cui lavori ini-ziati nel 2010 hanno avutoconclusione nel 2012. IlGovernatore, inoltre, ha preci-sato che lo status giuridicodella sopracitata Confraternitaè attualmente quello di enteecclesiastico civilmente rico-

nosciuto dallo Stato e che essaprosegue l’attività con incon-tri frequenti a cadenza regola-re. Ha, poi, sottolineato chenella Chiesa di che trattasisono conservati diversi arredisacri, alcuni di rilevante valo-re, mostrandone qualcuno aipresenti. A questo punto èintervenuta la Presidente delC.U.S.C.A. di Licata Ins. CettinaGreco, che ha espresso un vivoelogio al Prof. La Perna ed allaConfraternita da lui rappre-sentata per l’opera meritoriasvolta in favore della comunitàcittadina, di conservazione evalorizzazione di un bene checostituisce per Licata unimportante patrimonio dal

punto di vista storico, artisticoe religioso e di continuazionedi un’esperienza di fede aven-te lontane origini. L’Ins. Greco,nel concludere, ha ringraziatoanche gli associati per l’impe-gno profuso nel corso dell’an-no accademico 2014-2015 el’attaccamento mostratoverso il sodalizio e ricordato lafigura dell’Avv. Giosuè AlfredoGreco, socio onorario delC.U.S.C.A. scomparso alcunianni fa, che oltre a dare parti-colare lustro alla nostra cittàper il suo impegno culturale esociale, ha voluto donare unacospicua offerta a sostegnodel sopracitato sodalizio. IlProf. La Perna, dal canto suo,ha anch’egli reso omaggioall’Avv. Greco, sottolineandonelo spessore morale ed intellet-tuale e ricordando che è statoegli stesso a presentare aLicata un suo libro dedicatoalla nostra città. Infine, unricco buffet offerto dai rappre-sentanti della Confraternita diMaria SS. della Carità ha sug-gellato la splendida giornata diamicizia e di prezioso scam-bio culturale ed umano vissutadai due sodalizi.

Nino Peritore

ERANO TRE E NON DUE I LICATESI AL PRE­MIO INTERNAZIONALE LA “BIGLIA VERDE”

Premio speciale anche allapoetessa Caterina Russo

LL o scorso 27 giugno a Partinico la Giuria del PremioInternazionale “La Biglia Verde”, presieduta dalladott.ssa Maria Prestigiacomo, non ha premiato solo

Francesco Pira e Lorenzo Peritore, ma anche la poetessalicatese Caterina Russo alla quale è stato conferito ilPremio Speciale per Autori Finalisti e dieci sue composi-zioni liriche sono state inserite nel volume in corso distampa da parte dell’Associazione “La Biglia Verde”, presie-duta dall’imprenditore Francesco Billeci che ha provvedu-to a recapitare al domicilio licatese della poetessa CaterinaRusso il diploma e la medaglia. Purtroppo questo dettaglioera sfuggito alla stampa locale, al sindaco Cambiano e alneo assessore ai BB.CC., Vecchio che si erano congratulatisolo con gli altri due premiati e che, a cose ormai fatte,sono stati informati da La Vedetta attraverso l’UfficioStampa del Comune di questo fatto nuovo. Alla premiatapoetessa Caterina Russo le più sincere congratulazioni

della direzione e della redazione de La Vedetta.

Davide Patti si è laureato in Ingegneria informatica

II n data 21 luglioDavide Patti ha con-seguito la laurea

magistrale in Ingegneriainformatica pressol’Università degli Studidi Catania, Diparti-mento di ingegneriaelettrica, elettronica edinformatica, con il pun-teggio di 110/110 conlode, discutendo la tesisu “Sensori softwareper il monitoring e l’i-dentificazione di work-flow in ambienti multi-cloud IaaS”, relatoreProf.ssa A. Di Stefano,correlatori Ing. D. Zito,Ing. G. Morana. Al neo dottor ingegnereDavide Patti, unitamente ai genitori Antonino Patti eWilma Greco Polito e alla sorella Roberta, giungano imigliori auguri da parte della Direzione e della Redazionede La Vedetta.

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AGOSTO 201516 La VedettaSPORT & varie

di Francesco Pira

CC ambia il nostro mododi andare al mare, nelsenso che prima erano

indispensabili teli da mare,abbronzanti, un libro o ungiornale e un costume nuovo,possibilmente firmato.Adesso nell’era della globa-lizzazione e dell’informatiz-zazione, gli accessori appenacitati possono essere super-flui se non andiamo in spiag-gia con smartphone e tablet.

Se lo scorso inverno dagliStati Uniti è arrivata la con-ferma di una ricerca che cer-tificava come in tantissimi lamattina vanno in bagno chesmartphone e tablet per con-nettersi immediatamente suisocial, anche per il mare sipone lo stesso problema delbagno.

Prima dell’inizio della sta-gione dai potenziali bagnantivengono esplorate le zone

per comprendere quale com-pagnia assicura il massimodella connessione. Tuttidevono essere nelle condi-zioni da sotto l’ombrellone difar tutto. Certo non siamo ailivelli della riviera romagno-la, dove in ogni lido c’è il wifigratuito per i clienti, ma tuttidobbiamo poter chattare suwhatsapp, fare foto, pubbli-carle in tempo reale suFacebook, Twitter oInstagram, ascoltare musica,vedere video, inviare mail.

Nessuna operazione deveessere per noi preclusa. Adesempio si aspettava l’estateper poter fare del “sano gos-sip” con il vicino o la vicinadi ombrellone. Oggi puressendo a pochi centimetri ilgossip viaggia su whatsapp osulla posta privata diFacebook. Perché ci puòessere una documentazioneaudio video in tempo reale.Vedete persone rotolarsi

sulla sdraio per registrare unmessaggio vocale, o far fintadi inquadrare la riva perfotografare il nuovo costumeo la cellulite in aumento dialtri bagnanti.

Persino le partite a calcio-ballila vengono riprese e tra-smesse in tempo reale adaltri amici che sono nel lidoaccanto. Quelli che lavoranosenza sosta sono i gruppi suwhatsapp. I nomi sono origi-nali: “tutti quelli che fanno ilbagno alle 11”, “tutte quelleche hanno il costume biancotrasparente”, tutti quelli cheriescono a radersi i peliovunque”,” tutte le mammeche accompagnano i figli alloscivolo”. Ma attraverso isocial e la rete nasconoanche gli amori estivi. Ilfamoso detto: “agosto mogliemia (o marito mio) non ticonosco” ha subito unapiena conferma con l’avven-to di whatsapp. I tradimenti

viaggiano a velocità incredi-bile. Il desiderio aumenta, lapassione pure. Tutto si con-suma virtualmente in attesadegli incontri clandestini.

Ma se gli adulti danno ilcattivo esempio, i bambini ele bambine non possono sfi-gurare in questa corsa versola whatsappata più veloce e lavideogiocata sotto l’ombrel-lone. Niente più palette, sec-chielli, racchette o tamburel-li. Tutto in soffitta.Nemmeno juke box. E’ finitaun’era. Bambini, pre-adole-scenti, e adolescenti sonoperennemente connessi. Lecuffiette sono ben salde nelleorecchie e lo smartphone o iltablet si lascia soltanto perandare a fare il bagno. E’quello il momento in cui igenitori tentano di leggere imessaggi segreti delle figlie odei figli. Ma una password libloccherà nel loro intentoinvestigativo.

La nostra vita on line… anche se siamo al mare

CALCIO ­ Campionato di Promozione

Il Licata affidato al tecnicoMimmo Bellomo

di Gaetano Licata

II l Calcio a Licata ricomin-cia da Mimmo Bellomo.Un tecnico esperto della

categoria che si avvarrà dellacollaborazione di AngeloVecchio. La società ha optatoper un allenatore navigato,con un palmares di tuttorispetto, per puntare diretta-mente alla vittoria del tor-neo. Intanto il direttore spor-tivo Angelo Curella sta lavo-rando intensamente per alle-stire un gruppo competitivoche miri alla promozionechiamando a vestire la maglia gialloblù atleti locali che daanni orbitano in squadre di categoria superiore dell’hinter-land. Il 3 agosto inizierà il ritiro in sede per preparare la sta-gione che dovrà risvegliare tra i tifosi gli entusiasmi sopiti dadiversi anni. Sappiamo che il popolo gialloblù snobba il cam-pionato di Promozione poiché per tanti anni è stato abitua-to a vedere del calcio di qualità, ma sappiamo anche chebasta poco per accendere la fiamma della passione calcisticae su questo aspetto si farà leva per garantire alla squadraquel sostegno che può far rendere il gruppo oltre le propriepossibilità fisiche e tecniche. Si attende la conferenza stam-pa di presentazione per conoscere i nomi dei giocatori checostituiranno la rosa del gruppo e sentire dai dirigenti laconferma degli obiettivi che ci sono stati già anticipati ver-balmente in più occasioni. Se le premesse saranno confer-mate ci si aspetta anche una contro risposta da parte delpubblico e soprattutto dagli sponsor per finanziare questainiziativa che è partita dal basso per maturare strada facen-do, evitando gli errori del passato e basandosi su atleti localie soprattutto giovani che dovranno maturare quelle espe-rienze sportive che saranno fondamentali anche nella vita.Dopo un anno di assestamento, che è servito ad evitare lascomparsa del calcio locale, ci si appresta a vivere una sta-gione ricca di soddisfazioni per lo sport e per la città.

Nella foto il tecnico Mimmo Bellomo

NUOTO ­ Piccoli campioni crescono

Sofia Marche, nove anni, campionessa regionale nei 100 m. stile dorso

NN on capita spesso disegnalare i risultatisportivi che dei gio-

vani locali conquistano indiscipline meno praticate. E’il caso di Sofia Marche, noveanni ancora da compiere,alunna della scuolaLeopardi, che si è laureatacampionessa regionale dinuoto con il tempo di1.25.56 nei 100 metri dorsocategoria esordienti. Nelcorso del campionato regio-nale di nuoto che si è svolto aMessina presso la piscinacomunale Magazzù dal 19 al21 giugno scorsi, che havisto la partecipazione dioltre 800 atleti provenientida tutte le provincie siciliane,la nostra Sofia ha avutomodo di strappare il titolo adatlete più grandi di lei.Infatti, si è piazzata anche alterzo posto nei 200 metridorso e ha migliorato i tempinei 200 metri misti e nei 100metri stile libero. Insieme aSofia c’era anche un altrorappresentante di Licata,Paolo Russello di 10 anni,che si è classificato quartonei 100 metri rana e quinto

nei 200 metri rana. Nelcorso dell’incontro regionaleSofia e Paolo hanno dimo-strato di avere grandi poten-zialità e ampi margini dimiglioramento. Gli atletifanno parte della societàEidos di Canicattì e sonoallenati da Paolo Filorizzo.

Dietro questo successo cisono tanti sacrifici che vedo-no Sofia e Paolo, accompa-gnati dai genitori, trasferirsitutti i santi giorni presso lapiscina di Canicattì per alle-narsi. Sofia e Paolo sono laconferma che la città avreb-be potuto esprimere altreeccellenze regionali nel

nuoto se la classe politicache ci ha governato negliultimi decenni non fossestata distratta da altre emer-genze. Abbiamo una piscinaall’aperto che è stata costrui-ta da più di trent’anni, ma

mai utilizzata per ricorsi giu-diziari. Nonostante l’indiffe-renza della classe politicanell’affrontare e risolvere unproblema che si trascina dadecenni, piace sottolinearela determinazione, la volontàe l’impegno dei nostri giova-ni ragazzi e delle loro fami-glie che si sacrificano ogni

giorno per dare sfogo alleloro passioni sportive e diquesto non possiamo cheesserne orgogliosi nella spe-ranza che si dia finalmentela possibilità a tanti giovanidi poter vivere in una città

con gli impianti sportivi chemeritano.

Gaetano Licata

Nelle foto: Sofia Marchesul podio; i partecipantialle finali regionali assie­me ai loro tecnici

Corso di salvataggio per piccoli aspiranti bagnini

CC orso di salvataggio inmare per piccoli aspi-ranti bagnini in una

delle principali e più frequen-tate spiagge di Licata.

Organizzato dalla localesezione della SocietàNazionale di Salvamento, incollaborazione del gruppo divolontariato Guardia CostieraAusiliaria, e sotto l’egidadell’Ufficio CircondarialeMarittimo di Licata, guidatodal Tv Luca Montenovi, cheha seguito da vicino il corsotenuto da Giovanni Morello,sulla spiaggia del Pisciotto,

una ventina di ragazzinihanno partecipato al piace-

vole incontro, tenutosi allapresenza di numerosi

bagnanti, avente per tema:“Papà ti salvo io. Le 10 regoled’oro, per la sicurezza inmare”.

Alla manifestazione, tenu-tasi nonostante il vento forte,hanno assistito anche diversibagnanti presenti in spiaggia,sicuri del fatto che quantodetto ai bambini sarebbestato utile anche per loro.

a.f.m.

Nella foto un momentodella manifestazione

Prospettive di sana collaborazionesportiva tra Licata e Akragas

SS e son rose fioriranno. Sembra quasi assurdo crederci: madopo lunghi decenni di acerrima rivalità sportiva che, pur-troppo non ha fatto mancare anche strascichi sul piano

giudiziario e penale, tra Licata e Akragas sembrano esserci tuttele prospettive (buone) per sotterrare l’ascia di guerra e tirarefuori la pipa della pace. Il tutto grazie all’iniziativa di tre licate-si: Peppino Tirri e Marcello Giavarrini, oggi ai verticidell’Akragas, seppure con ruoli diversi, e Bruno Vecchio, presi-dente del Licata calcio dall’altro.

Grazie a questo accordo, pare che il Licata abbia messo a dis-posizione della formazione Berretti dell’Akragas il Dino Liotta,dove fare disputare le gare casalinghe; da parte sua la societàagrigentina ha data la disponibilità a fare giocare in prestito nelLicata tre suoi giovani atleti da far maturare nella prima squadragialloblù.

Così come scritto dal collega Giuseppe Alesci sul Giornale diSicilia, si tratta di un evento storico. Un evento che in molti,magari, nel corso degli anni, hanno sperato ma senza mai avvia-re qualche iniziativa concreta.

E in un momento in cui il calcio, a qualsiasi livello continua afar parlare soprattutto di soldi, interessi vari, scandali, incidentitra tifosi, proprio dall’estremo sud arrivino, invece, segnali diuna inversione di tendenza tra due società che sono storica-mente rivali, per la nascita di nuovi e sani rapporti, è sicura-mente un fatto positivo.

Per la verità, già molti anni orsono, il compianto presidenteFranco Licata D’Andrea, aveva pensato ad una società compren-soriale, proprio con l’intento di unire le forze dei vari comuni edare vita ad una grande squadra. Ma, come al solito, anche per ilcampanilismo, l’idea non potè decollare. Ma è meglio pensare alfuturo.

Un futuro in cui ci auguriamo, di rivedere un giorno, il derbyLicata – Akragas, che torni ad essere una festa dello sport, davivere con le famiglie appresso; con quegli antichi sfottò chefacevano colore; rivedere una di quelle partite alla fine dellaquale, al di là del risultato, ognuno possa uscire dallo stadio final-mente mi sono divertito ed ho partecipato ad un a grande festadi sport, di amore, di passione, di allegria.

Che sogno, che bel gesto di civiltà.

Antonio Francesco Morello