La sovversione dell'Evangelo, di Paolo Castellina

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Paolo Castellina La sovversione dell'Evangelo Meditazioni quotidiane sulla lettera dell'apostolo Paolo ai cristiani d ella Galazia (Epistola ai Galati) Edizioni Tempo di Riforma 2009

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Proclamando l'Evangelo in tutta la sua carica rivoluzionaria, la lettera dell'apostolo Paolo ai cristiani della Galazia (l'Epistola ai Galati) combatte un fenomeno ricorrente nella storia del cristianesimo: il tentativo di “addomesticarlo”. “Troppo tagliente” e “pericoloso”, ancora oggi c'è chi vorrebbe “smussare”, “annacquare” l'Evangelo, ridurlo "a più miti pretese”. Un tale “Evangelo riveduto e corretto”, però, non è più l'Evangelo di Cristo, è fondamentalmente una sua falsificazione priva di potenza: non può, infatti, né salvare né trasformare la creatura umana rovinata dal peccato. Sempre di nuovo Iddio, prò, suscita uomini e donne che, leggendo una lettera apostolica come questa, riflettendo su di essa ed applicandone con coraggio i principi, frustrano i disegni di chi vorrebbe neutralizzare la Parola di Dio. E' quanto si propone di fare questo libro di meditazioni quotidiane: incoraggiare una lettura che può diventare davvero dirompente!

Transcript of La sovversione dell'Evangelo, di Paolo Castellina

  • Paolo Castellina

    La sovversionedell'Evangelo

    Meditazioni quotidianesulla lettera dell'apostolo Paolo

    ai cristiani della Galazia(Epistola ai Galati)

    EdizioniTempo di Riforma

    2009

  • ISBN 978-1-4452-4399-3

    Tutte le citazioni bibliche sono tratte dalla versione Nuova Riveduta, ediz. Societ Biblica di Ginevra, 1994.

    Ulteriori riflessioni bibliche, predicazioni, studi ed articoli del past. Paolo Castellina, sono presenti nel sito web http://www.riforma.net

    Email: [email protected]

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    Dicembre 2009

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 2

  • Introduzione

    Le nostre meditazioni quotidiane sistematiche ci conducono ad una lettera apostolica molto impor-tante, quella che Paolo scrive ai cristiani della Gala-zia. Proclamando l'Evangelo in tutta la sua carica rivoluzionaria, essa contrasta un fenomeno ricor-rente nella storia del cristianesimo, il tentativo di addomesticarlo per renderlo pi simile alle religio-ni di questo mondo. Troppo tagliente e pericolo-so, ancora oggi c' chi lo vorrebbe smussare, an-nacquare ridurre a pi miti pretese. Un tale Evangelo riveduto e corretto, per, non pi l'E-vangelo di Cristo, altra cosa, fondamentalmente una sua falsificazione priva di potenza: non pu, in-fatti, n salvare n trasformare la creatura umana rovinata dal peccato.

    La lettera ai cristiani della Galazia (Epistola ai Galati) cos considerata una delle pi importanti dell'apostolo Paolo. Potremmo dire che si tratti del cuore stesso dell'insegnamento dell'Apostolo, l'affer-mazione pi esplicita ed aliena da compromessi del-l'Evangelo che, come egli afferma: Io stesso non l'ho ricevuto n l'ho imparato da un uomo, ma l'ho ricevuto per rivelazione di Ges Cristo (1:12).

    Questa lettera, forse la pi influente del Nuovo Testamento, presenta numerose similitudini con quella scritta ai cristiani di Roma ed stata grande-mente stimata nel corso della storia soprattutto come il cavallo di battaglia della Riforma prote-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 3

  • stante, il manifesto della libert in Cristo, la pietra angolare stessa della Riforma. Lettera favorita da Martin Lutero, stata considerata come il sasso colto dal greto del torrente attraverso il quale, come Davide, i riformatori hanno colpito il gigante Golia del Papato. Martin Lutero si riferiva a questa lette-ra come a sua moglie: L'epistola ai Galati la mia epistola. Ad essa sono come unito in matrimonio. la mia Caterina...

    Si pu veramente dire che Galati incorpori il cre-do fondamentale della libert cristiana, la sua Ma-gna Charta, cittadella imprendibile che resiste ad ogni attacco sferrato contro la libert cristiana, so-prattutto quando proviene da coloro che vorrebbero ridurre la fede cristiana a semplice religione, fatta di regole, cerimonie, feste da celebrare, tradizioni umane ecc. e renderla pari a tante altre. Il carattere rivoluzionario della fede cristiana coerente continua ad apparire, per, in modo sorprendente al lettore di questa lettera (ieri come oggi) quando la studia attentamente traendone le conseguenze.

    La Galazia, la zona dove si trovavano le chiese alle quali questa lettera stata originalmente invia-ta, corrisponde pi o meno al centro-nord dell'at-tuale Turchia ed stata chiamata cos a causa del-l'immigrazione dall'Europa in quella terra di popola-zioni celtiche (Galli) intorno al 287-27 a. C. La Ga-lazia diventa una provincia di Roma nell'anno 25 a. C. Comunit cristiane erano state costituite in Ga-lazia durante il secondo viaggio missionario dell'a-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 4

  • postolo Paolo ed erano formate da convertiti prove-nienti sia dall'ebraismo che dal paganesimo. Questa lettera ai cristiani della Galazia stata scritta dal-l'apostolo Paolo nell'anno 49 o 55 AD durante il suo terzo viaggio missionario.

    I problemi che l'Apostolo affronta in questa lettera erano stati causati dai giudaizzanti, cristiani d'origi-ne ebraica che, in modo militante e legalistico, insi-stevano che tutti i cristiani (anche quelli provenienti dal paganesimo) dovessero sottoporsi alle prescri-zioni cerimoniali della legge mosaica. Essi conside-ravano l'insegnamento di Paolo, troppo facile, li-berale. Gli contestavano di predicare una grazia a buon mercato! Avrebbero voluto che i cristiani, per poter appartenere al popolo di Dio, si facessero cir-concidere. Attaccavano l'Apostolo in tre aree: (1) contestando la sua autorit; (2) affermavano che la salvezza dovesse essere sia per fede che per opere meritorie; (3) sostenevano che la visione di Paolo della vita cristiana conducesse a giustificare com-portamenti licenziosi. Tutto questo era molto simile al Fariseismo che lo stesso Ges aveva combattuto durante il Suo ministero terreno.

    Affidando, cos, questo commentario devozionale alla vostra diligente lettura e meditazione quotidia-na, confido che lo Spirito di Dio possa renderlo effi-cace per la gloria di Dio e il consolidamento dell'E-vangelo nella vostra vita.

    Past. Paolo Castellina, dicembre 2009

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 5

  • Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 6

  • 1

    Inviato speciale

    1 Paolo, apostolo non da parte di uomini n per mezzo di un uomo, ma per mezzo di Ges Cristo e di Dio Padre che lo ha risu-scitato dai morti, 2 e tutti i fratelli che sono con me, alle chiese del-la Galazia; 3 grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Ges Cristo, 4 che ha dato se stesso per i nostri peccati, per sottrar-ci al presente secolo malvagio, secondo la volont del nostro Dio e Padre, 5 al quale sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen (Galati 1:1-5).

    Com' sua consuetudine, anche all'inizio di questa let-tera ai cristiani della Galazia, Paolo si presenta come suo mittente. Egli evidenzia ci che qualifica il suo ministero e legittima il suo autorevole intervento. In questa lettera, specificare come egli sia apostolo, molto pi che una formalit. Difatti, come vedremo pi avanti, fra i cristiani della Galazia la sua dignit ed autorit apostolica era sta-ta contestata. Egli descrive, cos, come sia giunto ad esse-re quel che, per grazia di Dio, diventato.

    Egli apostolo. Bench termine apostolo letteral-mente significhi inviato, messo, per lui e per i 12 (primi di-scepoli di Ges) esso assume una connotazione del tutto particolare. Iddio ha voluto, infatti, che essi, insieme agli antichi profeti di Israele, fossero gli autorevoli, principali, fondamentali strumenti della rivelazione, dell'Evangelo di Cristo. Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Ges stesso la pietra angolare, Nel-le altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conosce-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 7

  • re questo mistero, cos come ora, per mezzo dello Spirito, sta-to rivelato ai santi apostoli e profeti di lui (Efesini 2:20; 4:11). Il loro ruolo insostituibile, imprescindibile per la fede cristiana, inalterabile e non trasmissibile.

    Paolo afferma di avere ricevuto questo suo incarico non da parte di uomini n per mezzo di un uomo. Certo, con Barnaba dalla chiesa di Antiochia egli era stato inviato a predicare l'Evangelo in una particolare zona, ma era stato lo Spirito Santo a guidarli in quel senso (Atti 13:3). La vo-cazione ed il ministero di Paolo non dipendeva da alcuna autorit umana e men che meno ecclesiastica, ma diretta-mente da Ges Cristo (Atti 9:1-43; 26:14-17, Galati 1:15-17) e quindi da Dio Padre.

    Paolo pu essere considerato inviato speciale, aven-do conosciuto il Cristo solo in quanto risorto e non come i 12 durante la Sua vita terrena (Matteo 10:1-42). L'imme-diatezza della vocazione di Paolo non pu essere usata per giustificare le pretese di alcun altro (come spesso avvenuto nella storia) che affermi di aver ricevuto rivela-zioni tali da sovvertire (sottraendo, aggiungendo o scal-zando) quanto stato finalizzato nelle Sacre Scritture del-l'Antico e del Nuovo Testamento.

    Come la Persona e l'opera di Cristo era e rimane spe-ciale, unica, insostituibile ed insuperabile, cos l'esperien-za dell'apostolo Paolo da considerarsi unica nel suo ge-nere. Paolo e i 12 rimangono sorgente perenne e punto di riferimento inalterabile di tutto ci che pu considerarsi Evangelo di Cristo e Parola di Dio. Ad essa dobbiamo at-tenerci diligentemente, consapevoli che nel presente secolo

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 8

  • (o mondo) malvagio ci sono stati e continuano ad esserci falsari dell'Evangelo che producono moneta falsa. Da questo tipo di mondo Iddio ci ha sottratti e dobbiamo bene guardarci, affinch, con le sue incessanti lusinghe, non ne veniamo sedotti ed ingannati. Non tutto, infatti, quel che brilla oro. Come i falsi profeti del tempo di Ge-remia: Tendono la lingua, che il loro arco, per scoccare menzogne; sono diventati potenti nel paese, ma non per agire con fedelt; poich passano di malvagit in malvagit e non co-noscono me, dice il SIGNORE (Geremia 9:3).

    Preghiera. Ti ringrazio di avermi fornito con Paolo e gli al-tri apostoli e profeti un sicuro punto di riferimento per la mia vita. Che io mi attenga ad esso diligentemente non dando cre-dito alcuno alle pretese di chicchessia, per quanto altisonanti possano essere. Amen.

    2

    Diffidate dalle imitazioni

    6 Mi meraviglio che cos presto voi passiate, da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, a un altro vangelo. 7 Ch poi non c' un altro vangelo; per ci sono alcuni che vi turbano e vo-gliono sovvertire il vangelo di Cristo. 8 Ma anche se noi o un ange-lo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi ab-biamo annunciato, sia anatema. 9 Come abbiamo gi detto, lo ripe-to di nuovo anche adesso: se qualcuno vi annuncia un vangelo di-verso da quello che avete ricevuto, sia anatema (Galati 1:6-9).

    Non fa meraviglia che sin dall'inizio l'Evangelo di Cri-sto sia stato oggetto di attacchi d'ogni genere. Esso, infat-ti, potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (Ro-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 9

  • mani 1:16). L'Avversario sa benissimo quanto esso sia ef-ficace, per questo vorrebbe neutralizzarlo e distruggerlo. Se non pu farlo attraverso l'opposizione violenta, cer-cher di insinuarsi nella chiesa sotto mentite spoglie per corromperlo, alterarlo, sovvertirlo. come chi produce moneta falsa o opere d'arte contraffatte. La copia pu es-sere somigliantissima all'originale e trarre in inganno an-che i pi esperti, ma un falso, non ha valore. L'Evangelo pu essere cos bene imitato da confondere anche chi nor-malmente sarebbe considerato persona avveduta. per questo che dobbiamo sempre verificare bene: non tutto ci che fatto passare per vangelo vangelo.

    Il contenuto dell'Evangelo ci stato trasmesso una vol-ta per sempre dal Nuovo Testamento. L'Apostolo scrive: Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato, che voi avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi, mediante il quale siete salvati, purch lo riteniate quale ve l'ho annun-ziato; a meno che non abbiate creduto invano (1 Corinzi 15:1-2). Ciononostante, pure a molti oggi l'Apostolo po-trebbe dire, come agli antichi cristiani della Galazia: Mi meraviglio che ... passiate, da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, a un altro vangelo. Ecco perch lo studio diligente della Parola di Dio e delle dottrine cristiane importantissimo. Solo un ingenuo potrebbe sottovalutar-lo. Ci permette infatti di discernere il vero dal falso, di non essere ingannati e derubati di ci che pi vale.

    L'Evangelo annunzia la grazia di Dio per la nostra eter-na salvezza attraverso il ravvedimento e la fede in Cristo. Si incontra sempre, per, chi questo vangelo vorrebbe

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 10

  • interpretarlo secondo i presupposti di filosofie e tradi-zioni umane, ad esso aggiungere o togliere secondo pre-sunte nuove rivelazioni o autorit. Anche per l'Evangelo valgono cos gli ammonimenti dell'ultimo capitolo del-l'Apocalisse: Io lo dichiaro a chiunque ode le parole della pro-fezia di questo libro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio ag-giunger ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro; se qual-cuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglier la sua parte dell'albero della vita e della santa citt che sono descritti in questo libro (22:18-19).

    Non sorprendono quindi nemmeno gli anatemi (le ma-ledizioni!) dell'Apostolo verso chiunque pretende di alte-rare l'Evangelo: si tratta di questioni troppo importanti per tollerare qualsiasi sua manipolazione, qualunque sia il pretesto che la vorrebbe giustificare, chiunque la pro-ponesse, uomo od angelo che sia. L'Evangelo inalterabi-le. Esso eterno: Poi vidi un altro angelo che volava in mez-zo al cielo, recante il vangelo eterno per annunziarlo a quelli che abitano sulla terra, a ogni nazione, trib, lingua e popolo (Apocalisse 14:6). Non lasciamoci turbare da chi ci propo-ne un cristianesimo riveduto e corretto che non sia con-forme al deposito della fede apostolica.

    Preghiera. Signore Iddio, voglio attenermi diligentemente alla fede trasmessa dagli antichi apostoli e profeti, senza la-sciarmi turbare da discorsi di apparente plausibilit che se ne distanziano. Aiutami a verificare ogni cosa secondo il metro della Tua Parola. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 11

  • 3

    Il favore ed il compiacimento di Dio

    10 Vado forse cercando il favore degli uomini, o quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo (Galati 1:10).

    Il predicatore della Parola di Dio, soprattutto quando considerato un dipendente dell'organizzazione che lo sostiene finanziariamente, pu essere facilmente ricatta-bile. Egli, in qualche modo, deve compiacere le autorit da cui dipende o le persone che lo sostengono. Tende quindi ad evitare di dire ci che potrebbe loro essere sgradito, ci che pur vero, potrebbero essere cose sco-mode. Spesso non pu permettersi, dice, di perdere il posto di lavoro e quindi adatta e compromette il suo messaggio. Un esempio di questo potrebbe essere la con-trapposizione fra i profeti di corte e il profeta Geremia. I primi dicevano solo cose gradite al sovrano da cui dipen-devano e la Parola di Dio li considera falsi profeti. Gere-mia diceva la verit scomoda e sgradita e per questo era stato duramente perseguitato (Cfr. Geremia 26:8).

    Pu anche accadere che pur di conquistarsi l'approva-zione della gente e l'accoglienza dell'Evangelo (e quindi comprovarsi un evangelista di successo), il predicatore semplifichi eccessivamente il messaggio ed eviti di dire tutta la verit, soprattutto eviti di dire ci che potrebbe non essere gradito, oppure non evidenzi l'impegno, le difficolt ed i sacrifici che implica l'essere cristiano. Ges

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 12

  • non teme di allontanare la gente da S dicendo cose scandalose o pretendendo troppo dai Suoi seguaci. Egli non cerca di tenere il giovane ricco fra i suoi seguaci cercando un compromesso. I suoi beni avrebbero pure fatto loro comodo (Cfr. Matteo 19:22). Ges non alletta la gente con le benedizioni dell'essere cristiano senza pro-spettare, nel contempo, la croce dei sacrifici che implica il seguirlo. Chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non pu essere mio discepolo (Luca 14:27).

    Lo stesso fa l'Apostolo Paolo, nel frammento della sua lettera che consideriamo oggi. Le parole dure che poco prima egli ha usato per condannare il falso vangelo pro-posto dai suoi avversari in Galazia, testimoniano come egli non predichi per compiacere la gente e per tenersela buona, ma come egli dica la verit cos come sta, che piaccia loro oppure no, anche quella che li inimica e li al-lontana. Non cerca di conciliarli perch rimangano mem-bri di chiesa e cos facciano numero, numero di cui vantarsi quando si tratta di contare i successi dell'E-vangelo. Perch? Perch egli serve solo ed esclusivamen-te la causa della verit, la causa di Cristo, qualunque ne siano le conseguenze sicuro che la verit trionfer, ma nei suoi termini.

    L'annuncio dell'Evangelo non solo messaggio che promette grazia, salvezza e benedizioni. Esso implica an-che la denuncia del peccato (cosa oggi impopolare), l'ap-pello al serio ravvedimento. Esso non parla solo di para-diso e di salvezza, ma anche di inferno e di perdizione per chi non si affida a Cristo, che la cosa piaccia oppure

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 13

  • non piaccia, che sia popolare o meno, compatibile che sia con la mentalit moderna oppure no.

    L'annuncio dell'Evangelo pu implicare, cos, che la maggior parte dei suoi uditori lo respinga. Ah, ma poi abbiamo le chiese semivuote... poi non abbiamo abba-stanza contributi per pagarci le spese... poi rimaniamo solo in pochi!. Che sia! Certamente accetteranno il mes-saggio coloro che sono destinati ad accoglierlo, pochi o tanti che siano! Ah, ma la predestinazione non un con-cetto conveniente oggi per il successo della chiesa... que-sto offenderebbe la gente!. No, non c' giustificazione che tenga: dobbiamo annunciare la verit, tutta la verit e nient'altro che la verit! Ah, ma c' modo e modo per farlo. No, c' solo il modo che ci stato prescritto nel Nuovo Testamento e che vi vediamo esemplificato.

    Noi non cerchiamo il favore degli uomini, ma il favore di Dio. Noi non cerchiamo di piacere agli uomini, ma di piacere a Cristo, il quale solo noi serviamo. Sono forse questi metodi poco producenti? Certo, non rispondono alle moderne tecniche per guadagnarsi il mercato. Cer-to, magari altri ci supereranno in successo con un mes-saggio pi gradito. Il mondo, magari, rider di noi, perch non siamo abbastanza furbi. Che importa? La-sciamo che rida. Ride bene chi ride ultimo!

    Preghiera. Signore Iddio, voglio compiacere Te ed avere in Tuo favore in tutto ci che faccio. Voglio proclamare la verit che Tu hai rivelato con fedelt, senza compromessi, sicuro che trionfer. Aiutami, te ne prego. Nel nome di Cristo. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 14

  • 4

    L'origine divina del vangelo di Paolo

    11 Vi dichiaro, fratelli, che il vangelo da me annunciato non opera d'uomo; 12 perch io stesso non l'ho ricevuto n l'ho impara-to da un uomo, ma l'ho ricevuto per rivelazione di Ges Cristo (Galati 1:11,12).

    Ancora oggi, in ambienti razionalisti o comunque av-versi alla fede cristiana, al fine di discreditare il cristiane-simo, si afferma che sia stato Paolo, di fatto, l'inventore del cristianesimo. Essi immaginano un Saulo di Tarso ebreo ma influenzato da idee pagane che ambisce a crea-re una sintesi fra religioni misteriche ed ebraismo sulla base dell'originale movimento cristiano, quello che prima era deciso a combattere ma che, dopo una subitanea il-luminazione, si rende conto come sarebbe stato invece pi conveniente sfruttare per i suoi fini. Ecco cos come egli si sarebbe inventato la storia dell'incontro con il Cri-sto risorto, ingannando le comunit cristiane e diventan-done l'incontrastato capo ideologico.

    Altri affermano che la sua esperienza di conversione non fosse altro che la risoluzione allucinatoria di forti conflitti interiori e sensi di colpa. Queste ed altre simili accuse non sono una novit. Anche allora, cristiani d'ori-gine ebraica ancora non avevano compreso le implicazio-ni dell'Evangelo della grazia e, insistendo sulla necessi-t di osservare diligentemente le prescrizioni tradiziona-li del Giudaismo, accusavano Paolo di sovvertire la fede

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 15

  • di Israele. cos che l'Apostolo insiste sul fatto che il messaggio che porta non risultato delle proprie rifles-sioni o idee, e nemmeno che origini dal pensiero di qual-che intellettuale, filosofo o mistico.... ma sia esclusiva-mente frutto di una speciale rivelazione della quale sta-to fatto oggetto da parte di Dio, in piena conformit con il messaggio e l'opera di Ges di Nazareth. Nessuna diffe-renza, quindi, fra il Ges della storia ed il Cristo della fede, ma continuit organica. L'eterna Parola di Dio si incarnata in Ges di Nazareth, ha compiuto l'opera della redenzione vivendo e morendo su una croce, risuscita-to, apparso ai Suoi discepoli e, per ultimo, apparso a Paolo rendendolo uno fra gli strumenti privilegiati del Suo Evangelo. Il mondo tenta sempre di spiegare quanto non comprende o non vuole accettare. L'Evangelo della grazia rivelato da Dio ai Suoi eletti e li conduce al ravvedimento ed alla fede.

    Preghiera. Fa' s che abbia, o Signore, la mente di Cristo per vedere le cose dalla Sua prospettiva. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 16

  • 5

    L'opera imprevedibile dello Spirito Santo13 Infatti voi avete udito quale sia stata la mia condotta nel pas-sato, quand'ero nel giudaismo; come perseguitavo a oltranza la chiesa di Dio, e la devastavo; 14 e mi distinguevo nel giudaismo pi di molti coetanei tra i miei connazionali, perch ero estrema-mente zelante nelle tradizioni dei miei padri. 15 Ma Dio che m'a-veva prescelto fin dal seno di mia madre e mi ha chiamato mediante la sua grazia, si compiacque 16 di rivelare in me il Figlio suo per-ch io lo annunciassi fra gli stranieri. Allora io non mi consigliai con nessun uomo, 17 n salii a Gerusalemme da quelli che erano stati apostoli prima di me, ma me ne andai subito in Arabia; quindi ritornai a Damasco (Galati 1:13-17).

    Ci sono persone delle quali non si penserebbe mai che potessero affidare la loro vita a Cristo, amarlo e ser-virlo devotamente. Diciamo di loro: Sono troppo dure, ostinate, ribelli e persino militanti nella loro avversione alla fede cristiana. Oppure: Non si riuscir mai a scuo-tere la loro indifferenza, o anche: Non sono il tipo. Non dobbiamo mai, per, perdere la speranza. Certo, dobbiamo continuare pazientemente ad essere loro di buona testimonianza con la parola e l'esempio, come pure dobbiamo continuare a pregare, anche spesso con lacrime, affinch il Signore operi su di loro e li chiami ef-ficacemente a S stesso e i salvi: questo il nostro dovere verso di tutti. Se, per, sono stati eletti da Dio a salvezza, dobbiamo aver fiducia che certamente, a suo tempo, essi verranno a Cristo. Potremmo avere la gioia di vedere di utilizzare la nostra stessa testimonianza e preghiere come strumento della divina vocazione. L'incredulit e la ribel-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 17

  • lione a Dio certamente meritano, come dice la Parola del Signore, la Sua condanna, ma, come si dice, finch c' vita c' speranza. Non dobbiamo frettolosamente mette-re qualcuno nella categoria dei perduti. Non sappiamo: potrebbe fare esperienza della conversione persino nel-l'ultimo istante della sua vita. Come afferma la Confessio-ne elvetica posteriore del 1566: Bench Dio conosca quelli che sono suoi e ricordi in alcuni passi il piccolo numero degli eletti, dobbiamo tuttavia ben sperare di tutti ed evitare di porre temerariamente qualcuno nel numero dei reprobi (Cap. X).

    Chi avrebbe mai solo sospettato che uno come Saulo di Tarso diventasse uno dei pi importanti apostoli di Cri-sto? Era fra i peggiori nemici di Cristo! Eppure Dio Dio lo aveva prescelto fin dal seno di sua madre. Quando giunge il tempo prestabilito da Dio, Cristo gli si rivela efficacemen-te e rigenera il suo spirito tanto che, come descrive l'Apo-stolo in questi accenni autobiografici, egli giunge al rav-vedimento ed alla fede in Cristo. Allora la chiesa ricono-sce in lui i segni inequivocabili della conversione e lo in-vita cos a sottoporsi al battesimo come suggello della promessa di Dio di salvezza in Cristo, adempiuta me-diante l'azione efficace dello Spirito Santo. Difatti: Il ven-to soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai n da dove viene n dove va; cos di chiunque nato dallo Spirito (Giovanni 3:8).

    La vocazione di Paolo si rivela davvero stupefacente ed unica. Dio lo chiama direttamente e gli rivela Cristo e l'Evangelo della salvezza senza alcuna mediazione uma-na, nemmeno quella degli originali Apostoli. Certamente

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 18

  • essi, pi tardi confermeranno il carattere genuino di que-sta esperienza e la totale compatibilit del messaggio pre-dicato da Paolo con l'Evangelo che essi hanno udito dalla bocca stessa di Cristo, e riconosceranno come Dio lo chia-mi a portare questo stesso Evangelo ai popoli pagani.

    Preghiera. Signore, Ti lodo e ti benedico perch con la Tua potenza hai rigenerato spiritualmente anche me, cosa che, ma-gari, nessuno avrebbe pensato verosimile. Che io non giudichi prima del tempo e non perda la speranza per alcuno. Amen.

    6

    Quali credenziali per il ministero?

    18 Poi, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per visitare Cefa e stetti da lui quindici giorni; 19 e non vidi nessun altro degli apo-stoli; ma solo Giacomo, il fratello del Signore. 20 Ora, riguardo a ci che vi scrivo, ecco, vi dichiaro, davanti a Dio, che non mento. 21 Poi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia; 22 ma ero sco-nosciuto personalmente alle chiese di Giudea, che sono in Cristo; 23 esse sentivano soltanto dire: Colui che una volta ci perseguita-va, ora predica la fede, che nel passato cercava di distruggere. 24 E per causa mia glorificavano Dio (Galati 1:18-24).

    Prosegue lo schietto racconto autobiografico dell'apo-stolo Paolo con il quale egli vuole sottolineare fortemente il fatto che il messaggio dell'Evangelo di cui portatore proviene direttamente da Dio. Il contatto con i primi di-scepoli di Ges e con l'originale comunit cristiana, infat-ti, era stato molto limitato e la sua esperienza per molti di loro era solo un sentito dire fonte di grande stupefazio-ne e di lode verso Dio, che davvero agisce talvolta in

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 19

  • modo decisamente imprevedibile. Il ministero di Paolo era indipendente dalla successione apostolica.

    Sono molti anche oggi coloro che pretendono di essere ascoltati e seguiti vantando credenziali umane. Potrebbe-ro essere titoli di studio o di merito acquisiti in scuole ri-nomate, oppure certificati che mostrano come essi siano stati ufficialmente consacrati al loro ministero da un'or-ganizzazione religiosa che vanta la continuit di un'inin-terrotta successione risalente agli apostoli stessi. Per loro questo sarebbe garanzia indiscutibile di legittimit alla quale Dio stesso darebbe il sigillo di approvazione. La competenza di ogni autentico ministro di Dio, per, non si fonda sulla legittimazione umana ma su un'auten-tica vocazione divina ed esperienza spirituale. La chiesa pu solo confermare, sanzionare, la divina vocazione di una persona, non determinarla.

    Innumerevoli sono i casi in cui l'uomo ad inviare ma Dio non lo benedice. C' oggi infatti chi predica o addirit-tura dirige una chiesa senza avere mai avuto una reale esperienza di conversione a Cristo ed estraneo ad una vera vita spirituale. Non hanno diritto di predicare e di amministrare le ordinanze di Cristo coloro che Dio non ha inviato, quand'anche fosse l'intera assemblea degli Apostoli ad averli consacrati imponendo loro le mani. Dio non ha mai mandato e non mander mai come stru-mento per la conversione d'altri chi non ha mai avuto l'e-sperienza della conversione. Non invier mai ad insegna-re le virt di Cristo chi svolge il ministero cristiano solo per professione e conserva una mentalit mondana ed

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 20

  • inconvertita, chi pretenzioso, intollerante e volgare. Co-loro nei quali non dimora lo Spirito di Cristo, non hanno alcun mandato a predicare l'Evangelo. Potranno anche vantare l'approvazione di autorit umane, ma Dio se ne prender gioco.

    D'altro canto, nessuno pu presumere di propria ini-ziativa di predicare o di assumere qualche altro ministero senza esserne stato mandato. Quando poi ha ricevuto l'autorit di Dio, dovr pure ottenere la conferma ed il mandato della comunit cristiana, come Paolo che, pur consacrato Apostolo direttamente da Cristo stesso, non ignora la comunit cristiana storica e gli altri Apostoli, ma persegue la loro approvazione conciliando con essi il suo ministero. E come annunzieranno se non sono mandati? (Romani 10:15).

    Preghiera. Che io non presuma di poterti servire senza ave-re avuto una reale esperienza spirituale di conversione, ma nemmeno di farlo senza avere perseguito e ricevuto il mandato di una comunit cristiana. Amen.

    7

    Una questione di principio

    1 Poi, trascorsi quattordici anni, salii di nuovo a Gerusalemme con Barnaba, prendendo con me anche Tito. 2 Vi salii in seguito a una rivelazione, ed esposi loro il vangelo che annuncio fra gli stra-nieri; ma lo esposi privatamente a quelli che sono i pi stimati, per il timore di correre o di aver corso invano. 3 Ma neppure Tito, che era con me, ed era greco, fu costretto a farsi circoncidere. 4 Anzi, proprio a causa di intrusi, falsi fratelli, infiltratisi di nascosto tra

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 21

  • di noi per spiare la libert che abbiamo in Cristo Ges, con l'inten-zione di renderci schiavi, 5 noi non abbiamo ceduto alle imposizio-ni di costoro neppure per un momento, affinch la verit del vange-lo rimanesse salda tra di voi (Galati 2:1-5).

    I contatti fra l'apostolo Paolo e la chiesa di Gerusalem-me erano ben rari. Questo, per, non per malanimo o per-ch i due gruppi (quello di Paolo e quello di Pietro e gli altri) fossero in competizione. Vi era un reciproco ricono-scimento e rispetto, confermato dalla visita che Paolo ren-de loro 14 anni dopo l'inizio del suo ministero evangeli-stico fra i pagani. Questa visita, che il Signore stesso in ri-velazione lo spinge a fare, si era forse resa necessaria per-ch nessuno potesse avere anche solo il sospetto che l'E-vangelo di Paolo fosse diverso da quello degli altri apo-stoli.

    Il problema non era la dirigenza della chiesa di Gerusa-lemme, ma i falsi fratelli che si erano infiltrati nelle comu-nit cristiane costituite da Paolo fra i pagani, i quali, con-testando il suo approccio liberale, insistevano che esse si conformassero alle leggi cerimoniali mosaiche. A Geru-salemme nessuno aveva costretto i cristiani d'origine pa-gana che avano accompagnato Paolo a farsi circoncidere, anzi, i cristiani della Giudea si erano compiaciuti della sua opera esortandolo solo a rammentarsi dei loro poveri con un loro fraterno e benevolo sostegno.

    Ecco, allora, il punto sul quale Paolo non ha intenzione alcuna di fare compromessi o di cedere alle imposizioni legalistiche dei giudaizzanti. L'Evangelo di Cristo ci ha li-berato definitivamente dalle leggi cerimoniali ebraiche.

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 22

  • Non tollerabile alcun asservimento a pratiche religiose che avevano un senso, semmai, solo prima dell'avvento di Cristo: liturgie e cerimoniali, sacrifici, feste comanda-te, circoncisione ecc. Allora esse preannunciavano in modo tangibile ci che Ges Cristo avrebbe realizzato alla Sua venuta. Egli venuto ed ha compiuto ci di cui quelle pratiche erano prefigurazione. Oggi non sono pi necessarie, ne siamo liberi.

    dunque una questione di principio giustificata da un sano ragionamento teologico che i giudaizzanti sembra-vano non capire. Le leggi cerimoniali dell'Antico Testa-mento per i cristiani sono superate. Rimangono in vigore e sono inalterabili solo le leggi morali che riguardano l'e-tica, il retto comportamento dei cristiani., ma tutto il resto non pu essere imposto. In un'altra lettera Paolo dice: Quelle cose hanno, vero, una parvenza di sapienza per quel tanto che in esse di culto volontario, di umilt e di austerit nel trattare il corpo, ma non hanno alcun valore; servono solo a soddisfare la carne (Colossesi 2:23). Ancora oggi vi sono correnti cristiane che vorrebbero assoggettare i credenti a diverse pratiche cerimoniali dell'Antico Testamento op-pure ad altre pratiche inventate di sana pianta. Le uniche cerimonie che devono praticare i cristiani sono le ordi-nanze del Battesimo e della Cena del Signore. Nient'altro pu essere imposto. Siamo liberi dal dover sottometterci a pratiche religiose di qualunque natura esse siano e te-nuti a rispettare in modo responsabile solo la legge mora-le rivelata. Non cediamo alle imposizioni di alcuno. Non lasciamoci rendere schiavi da leggi e regolamenti umani!

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 23

  • Preghiera. Signore, Ti ringrazio della libert che mi hai concesso in Cristo. Che io la viva responsabilmente e con fie-rezza. Amen.

    8

    I rischi dell'adattarsi al nostro uditorio

    6 Ma quelli che godono di particolare stima (quello che possono essere stati, a me non importa; Dio non ha riguardi personali), quelli, dico, che godono di maggiore stima non m'imposero nulla; 7 anzi, quando videro che a me era stato affidato il vangelo per gli in-circoncisi, come a Pietro per i circoncisi 8 (perch colui che aveva operato in Pietro per farlo apostolo dei circoncisi aveva anche ope-rato in me per farmi apostolo degli stranieri), 9 riconoscendo la grazia che mi era stata accordata, Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, diedero a me e a Barnaba la mano in segno di comunione perch andassimo noi agli stranieri, ed essi ai circon-cisi; 10 soltanto ci raccomandarono di ricordarci dei poveri, come ho sempre cercato di fare (Galati 2:6-10).

    con un certo qual fastidio che l'Apostolo si sente co-stretto a giustificarsi di fronte a chi lo contesta. Quello che predica non un Evangelo differente da quello an-nunziato dagli apostoli di Gerusalemme, eminenti primi discepoli di Cristo, come se essi soli fossero i Suoi pi fe-deli interpreti e lui, Paolo, una sorta di eretico che rinne-ga la fede di Israele (cosa che essi non farebbero). Esiste un solo Evangelo e proprio le colonne della fede cri-stiana (Pietro, Giacomo e Giovanni) riconoscono la piena legittimit del messaggio e della missione di Paolo, cosa che essi gli certificano in occasione del suo viaggio a Ge-rusalemme. Quel che li differenzia solo il target, il parti-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 24

  • colare tipo di persone che essi sono chiamati a raggiunge-re attraverso quello stesso Evangelo: Pietro gli ebrei, Pao-lo i pagani, le genti.

    L'Evangelo, dunque, non cambia: non c' un Evangelo dei pagani ed uno degli ebrei. solo il linguaggio che deve essere adattato a coloro ai quali ci rivolgiamo, un linguaggio che essi devono poter comprendere. Paolo co-nosce bene e pratica questo principio quando scrive: Poich, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tut-ti, per guadagnarne il maggior numero; con i Giudei, mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come uno che sotto la legge (bench io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge, mi sono fat-to come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvar-ne ad ogni modo alcuni. E faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri (1 Corinzi 9:19-23).

    Paolo fedele all'Evangelo di Cristo, ma si sente libero di adattarlo al particolare uditorio che incontra anche a rischio di essere frainteso da coloro che non intendono il suo metodo. Con i pagani utilizza categorie che potrebbe-ro essere estranee alla mentalit ebraica, con gli ebrei ca-tegorie ebraiche che gli altri non intenderebbero. Adatta-re il linguaggio senza alterare la sostanza dell'Evangelo un'arte raffinata che dobbiamo apprendere se vogliamo comunicarlo con efficacia. Quanto spesso vero che l'in-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 25

  • successo evangelistico dovuto non alla durezza dell'u-ditorio, ma alla nostra incapacit di parlare il linguaggio della gente adattandoci alla loro mentalit. Parliamo ma-gari nel dialetto della nostra chiesa senza chiederci se gli altri lo capiscano! Non dobbiamo temere di essere in-fedeli se con alcuni utilizziamo un linguaggio diverso. vero: corriamo dei rischi, ma sono rischi che dobbiamo assumerci. Qualcuno potr esserne scandalizzato, pazien-za. Dobbiamo imparare dalla franchezza e dalla determi-nazione di Paolo: evangelizzare, ad ogni costo!

    Preghiera. Dammi, o Signore, la sapienza di comunicare l'Evangelo fedelmente, ma in modo comprensibile! Nel nome di Cristo. Amen.

    9

    Adattamento o compromesso?

    11 Ma quando Cefa venne ad Antiochia, gli resistei in faccia per-ch era da condannare. 12 Infatti, prima che fossero venuti alcuni da parte di Giacomo, egli mangiava con persone non giudaiche; ma quando quelli furono arrivati, cominci a ritirarsi e a separarsi per timore dei circoncisi. 13 E anche gli altri Giudei si misero a simu-lare con lui; a tal punto che perfino Barnaba fu trascinato dalla loro ipocrisia. 14 Ma quando vidi che non camminavano rettamen-te secondo la verit del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: Se tu, che sei giudeo, vivi alla maniera degli stranieri e non dei Giudei, come mai costringi gli stranieri a vivere come i Giudei? (Galati 2:11-14).

    Non c' differenza fra l'Evangelo predicato da Paolo e quello predicato da Pietro, il riconoscimento reciproco

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 26

  • franco ed aperto. Pietro non ha problema a vivere alla maniera degli stranieri e non dei Giudei perch sa che la sal-vezza non dipende dalla conformit alle pratiche cerimo-niali ebraiche, ma dalla fede in Cristo. Il problema era l'incoerenza di Pietro, tanto che Paolo era stato costretto a riprendere pubblicamente Pietro. Pietro, infatti, con gli israeliti, non solo adattava loro il suo linguaggio (cosa le-gittima e necessaria), ma anche, in certe cose, il suo com-portamento, causando cos equivoco e confusione sulla sostanza dell'Evangelo. Agli ebrei, per esempio, era proi-bito di mescolarsi con i pagani ed essi esigevano che i pa-gani che si accostavano alla fede ebraica dovessero farsi circoncidere. La fede cristiana questo non lo richiede, anzi, Non c' qui n Giudeo n Greco; non c' n schiavo n libero; non c' n maschio n femmina; perch voi tutti siete uno in Cristo Ges (Galati 3:28), come pure: in Cristo Ges non ha valore n la circoncisione n l'incirconcisione; quello che vale la fede che opera per mezzo dell'amore (Gala-ti 5:6). Pietro, per, per compiacere gli israeliti (ed attirar-li a Cristo) o per timore, simulava la sua conformit alle prescrizioni cerimoniali ebraiche (che altrimenti avrebbe ritenuto superate). cos che Paolo giustamente resiste in faccia a Pietro, perch era da condannare. Forse Pietro temeva che non facendo come gli israeliti essi si scanda-lizzassero respingendolo e rifiutando Cristo? Su questio-ni di principio, per, non si pu transigere, quale che sia la possibile reazione del nostro uditorio.

    Non si pu fare accettare Cristo a tutti i costi. Non possiamo dire: Basta che accettino Cristo e siamo dispo-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 27

  • sti ad ogni compromesso. Paolo stesso sarebbe stato condannabile se, per attirare i pagani, avesse fatto com-promessi con qualche loro pratica idolatrica. In quel caso Pietro avrebbe fatto bene a riprenderlo in faccia. Nel corso della storia, pratiche idolatriche e pagane sono state di fatto cristianizzate perch fosse pi facile l'accesso dei pagani alla fede cristiana. L'Evangelo, cos, stato compromesso ed alterato tanto da renderlo irriconoscibi-le, tanto da renderlo altro. Sappiamo, per, che non pu esistere un altro Evangelo.

    Oggi, allo stesso modo, c' chi annacqua l'Evangelo per renderlo maggiormente accettabilealla nostra gene-razione, oppure lo mescola con le ideologie o i costumi prevalenti adattandolo per renderlo pi appetibile o attuale. Anche se, cos facendo, riusciamo ad avere le chiese piene, il risultato tragico e fatale non solo per la fede cristiana, ma per la stessa salvezza di chi prende per buono un tale Evangelo, perch non risulta pi quel che dovrebbe essere. Quali sono le cose fondamentali del-la fede cristiana sulle quali non possiamo fare compro-messi?

    Preghiera. Signore, dammi di proclamare e vivere l'Evan-gelo in tutte le sue implicazioni con chiarezza e senza paura, sicuro che porter frutto come e dove Tu cos hai deciso. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 28

  • 10

    Nient'altro che Cristo

    15 Noi Giudei di nascita, non stranieri peccatori, 16 sappiamo che l'uomo non giustificato per le opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Ges, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Ges per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dal-le opere della legge; perch dalle opere della legge nessuno sar giu-stificato. 17 Ma se nel cercare di essere giustificati in Cristo, siamo anche noi trovati peccatori, vuol dire che Cristo un servitore del peccato? No di certo! 18 Infatti se riedifico quello che ho demolito, mi dimostro trasgressore. 19 Quanto a me, per mezzo della legge, sono morto alla legge affinch io viva per Dio (Galati 2:15-19).

    A molti lettori potrebbe sembrare che i problemi che l'Apostolo affronta nelle argomentazioni che sviluppa in questa lettera non siano per loro rilevanti. Di fatto lo sono se ci diamo la pena necessaria di comprenderle e poi di trasporle alla nostra situazione.

    Facciamo allora una parafrasi di quanto Paolo scrive in questo testo: "Noi, che siamo nati in una famiglia ebraica e la cui identit, cultura e tradizione si trova nell'ebrai-smo, ci teniamo lontani dal modo di vivere delle altre genti. Lo consideriamo non solo qualcosa di estraneo, ma anche di peccaminoso, perch non in armonia con la vo-lont rivelata di Dio. Per questo cerchiamo di seguire di-ligentemente quest'ultima. L'Evangelo, per, ci ha inse-gnato che la nostra accettabilit da parte di Dio (l'essere da Lui considerati giusti, "a posto") non il risultato dal-l'osservanza delle prescrizioni della Sua legge, ma della

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 29

  • fede nel Signore e Salvatore Ges Cristo. Nessuno, infat-ti, potr mai, per quanto si impegni, conquistarsi "la pa-tente" di uomo giusto attraverso l'osservanza di queste prescrizioni. Perch? Perch il peccato anche qualcosa che ha corrotto profondamente la natura umana, la no-stra natura, tanto che pretendere di risanare questa con-dizione attraverso la semplice osservanza di leggi e rego-lamenti, solo significherebbe aumentare la nostra colpe-volezza. Significherebbe, infatti, ignorare o sottovalutare la diagnosi che Dio fa della nostra condizione, non pren-derlo sul serio quando ce ne parla. Significherebbe - ed la cosa pi grave - misconoscere e sottovalutare l'opera che il Salvatore Ges Cristo ha compiuto quando ha rea-lizzato Egli stesso, in nostro favore, per grazia, ci che a noi impossibile. Cristo ci darebbe in questo modo licen-za di trascurare impunemente la legge di Dio diventando Egli stesso promotore di peccato? Niente affatto! Cristo ci fa intendere il senso delle antiche prescrizioni cerimoniali della legge di Dio e, di fatto, ci mette in grado di osserva-re le Sue prescrizioni morali, non pi per conquistarci il Suo favore, ma, con la Sua forza, facendo s che la loro os-servanza sia espressione di riconoscenza e di amore verso di Lui. Cristo ha sconfessato come futili le pretese umane di conquistarci da noi stessi la nostra accettabilit da par-te di Dio attraverso l'osservanza della legge. Se noi, con-traddicendolo, torniamo a sostenerle, rinneghiamo Colui nel quale diciamo di credere e, per cos dire, ricostruiamo ci che Egli ha demolito. come se ora io fossi morto alla legge. Chi morto, infatti, non pu guadagnarsi nulla e sono consapevole di essere tale spiritualmente. Ho affida-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 30

  • to, per, la mia vita a Cristo e vivo in Lui, con Lui e per Lui".

    Per la maggior parte fra noi probabile che le prescri-zioni cerimoniali della legge mosaica ci siano estranee e non siano cosa che noi consideriamo importante osserva-re. Quanto spesso, per, sottovalutiamo la radicalit in-validante del peccato sulla nostra vita ed immaginiamo di poterci conquistare il favore di Dio conformandoci ai nostri personali criteri di giustizia. Potrebbe essere la no-stra "rispettabilit borghese" o l'osservanza di pratiche re-ligiose attraverso le quali crediamo di "metterci a posto" con Dio! Cos facendo non solo contestiamo la diagnosi che di noi fa la Parola di Dio, presumendo arrogantemen-te di "cavarcela da soli", magari con qualche "aiutino" o attraverso un perdono a buon mercato da parte di Dio.

    Quel ch' peggio che, cos facendo, noi disonoriamo la Persona e l'opera del Signore e Salvatore Ges Cristo, affidandoci alla quale soltanto noi potremo essere giusti-ficati e riconciliati con Dio per potergli ubbidire di tutto cuore, spiritualmente rigenerati.

    Preghiera. Signore Iddio, che io prenda molto seriamente la diagnosi che Tu fai nella Tua Parola sulla mia disperante con-dizione spirituale, affinch, per la mia giustificazione e salvez-za io mi affidi alla Persona ed all'opera di Ges Cristo soltanto. Nel Suo nome Ti prego. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 31

  • 11

    Morti e viventi con Cristo

    20 "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono pi io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me. 21 Io non annullo la grazia di Dio; perch se la giustizia si ottenesse per mezzo della legge, Cristo sarebbe dunque morto inutilmente" (Galati 2:20-21).

    Chi pretende di imporre ai cristiani, in qualsiasi forma, il sistema legale della legge mosaica (o un qualunque al-tro sistema legale dalla cui osservanza si vorrebbe far di-pendere la salvezza), di fatto annulla e rinnega la grazia di Dio in Ges Cristo proclamata dall'Evangelo. un'ac-cusa grave ma fondata che giustifica le forti ed indignate espressioni che l'Apostolo rivolge ai cristiani della Gala-zia, sviati da insegnamenti eversivi che vanificano l'Evan-gelo di Cristo. Ancora oggi c' chi diffonde, in un modo o in un altro, insegnamenti altrettanto eversivi che pregiu-dicano la sostanza della fede cristiana proclamata dagli Apostoli. In questo testo Paolo dichiara come e perch egli, insieme ad ogni autentico cristiano, debba essere considerato "morto" per la legge mosaica e quindi libero da essa.

    La verit centrale proclamata dall'Evangelo che il Si-gnore e Salvatore Ges Cristo ha amato gli eletti fino al punto di dare per loro S stesso completamente. Cristo, cos, muore in croce pagando in quel modo Egli stesso, al

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 32

  • posto ed in loro favore, la pena che la giustizia di Dio prescrive per averla trasgredita. Coloro che si affidano a Cristo come loro Salvatore possono cos dire, come affer-ma l'Apostolo, che essi siano stati crocifissi con Cristo. "L su quella croce, con Cristo ed in Cristo, io sono mor-to. Il debito che avevo verso la legge di Dio stato paga-to. Io non devo pi nulla alla legge. Essa non pu pi pretendere nulla da me cos come non si pu pi preten-dere nulla da chi morto. La pena stata completamente espiata. Ci che la giustizia prescrive stato soddisfatto".

    chiaro, cos, come chi ripropone la presunta esigenza salvifica di sottoporsi, conformarsi, ai dettami della legge mosaica (o di un qualsiasi sistema legale religioso) non abbia ancora compreso tutte le implicazioni per il creden-te del sacrificio di Cristo. Anzi, riproponendo l'esigenza di sottoporsi dettami della legge, egli, di fatto, vanifica la morte di Cristo in croce, la rende inutile. Se, infatti, per la mia salvezza, io dovessi ancora conformarmi a ci che la legge prescrive, pena la mia dannazione, perch mai Cri-sto sarebbe morto in croce? Forse per S stesso? O forse che Cristo ha pagato solo parte del mio debito verso la legge e io ancora devo risarcirne il resto nei termini di ubbidienza o di parziale condanna? No, "Cristo ha paga-to completamente il prezzo della mia salvezza e io alla legge non devo pi nulla. Essa non pu pi pretendere nulla da me. Con Cristo ed in Cristo, io sono morto".

    C' di pi: con Cristo ed in Cristo io sono risuscitato ad una nuova vita. "La vita che vivo ora nella carne la vivo nella fede nel Figlio di Dio". Cos come per fede io sono morto

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 33

  • con Cristo in croce, cos per fede io vivo con Cristo la vita di risurrezione, una vita nuova, impostata a nuovi princi-pi. L'identificazione di Paolo e di ogni credente con Cri-sto non riguarda, cos, solo la morte, ma anche la vita. Paolo pu cos dire: "Non sono pi io che vivo, ma Cristo vive in me". Affidandomi a Cristo io mi sono lasciato alle spalle, "morto e sepolto", pure il mio vecchio modo di pensare, di parlare e di agire. Ora ragiono, parlo ed agi-sco, secondo nuove categorie, quelle di Cristo, tanto che ora possibile dire che Cristo vive in me. I cristiani, perci, sono coloro attraverso i quali vive il Cristo, tanto che essi legittimamente, calcando le Sue orme e guidati dal Suo insegnamento e Spirito, sono considerati "il corpo di Cri-sto", del quale Egli anima e capo.

    Possiamo allora affermare anche noi con l'Apostolo: "Io non annullo la grazia di Dio"? Presto forse ascolto e do credito a chi vorrebbe tornare a sottoporre il cristiano a dei sistemi legali considerati in qualche modo "essenziali" alla salvezza?

    Preghiera. Signore Iddio, Ti ringrazio che Cristo ha conse-guito, con la Sua vita, morte e risurrezione, tutto ci che vale per la mia salvezza. Che io non mi lasci sottoporre pi ad alcu-na servit, ma viva con fiducia e riconoscenza la libert dei fi-gli di Dio. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 34

  • 12

    Dopo aver scoperto il nuovo, ritornare al vecchio?

    "1 O Galati insensati, chi vi ha ammaliati, voi, davanti ai cui occhi Ges Cristo stato rappresentato crocifisso? 2 Questo soltanto desi-dero sapere da voi: avete ricevuto lo Spirito per mezzo delle opere della legge o mediante la predicazione della fede? 3 Siete cos insen-sati? Dopo aver cominciato con lo Spirito, volete ora raggiungere la perfezione con la carne? 4 Avete sofferto tante cose invano? Se pure proprio invano. 5 Colui dunque che vi somministra lo Spirito e opera miracoli tra di voi, lo fa per mezzo delle opere della legge o con la predicazione della fede?" (Galati 3:1-4).

    L'errore in cui erano caduti a quel tempo i cristiani del-la Galazia era tanto grave da pregiudicare la sostanza stessa dell'Evangelo, quello che era stato inizialmente loro annunciato.

    Che cosa era stato loro predicato? Qualcosa di radical-mente diverso da ogni concezione religiosa allora corren-te e che a tutt'oggi rimane del tutto anticonformista, anzi, qualcosa di scandaloso e folle: "Noi predichiamo Cristo cro-cifisso, che per i Giudei scandalo, e per gli stranieri pazzia" (1 Corinzi 1:23). Ci che era stato "dipinto" di fronte ai loro occhi aveva davvero "tinte forti": "Un Dio crocifisso come il peggiore fra i criminali? Un Dio trafitto e sconfitto? Che insensatezza!". Non solo questo: l'Apostolo aveva loro annunciato la salvezza per la sola grazia di Dio mediante la sola fede in Cristo Ges soltanto. "Come? Non c' nulla da 'fare' per essere salvati? Farebbe tutto Lui? Che assur-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 35

  • dit! Troppo facile!". "Come? Noi saremmo del tutto inca-paci di fare alcunch per contribuire alla nostra salvezza? No, noi non siamo poi cos male... Noi possiamo...". "Come? Dio salverebbe solo chi Lui stesso sceglie ed abi-lita? Ma questo sarebbe ingiusto! Siamo noi (i pi merite-voli) a scegliere, noi ad agire, noi a potere migliorare noi stessi... Abbiamo solo bisogno di qualche incoraggiamen-to...".

    Queste sono alcune fra le tante contestazioni che ven-gono poste all'Evangelo, ieri come oggi. Molti per questo respingono l'Evangelo, altri lo modificano, adattandolo alle umane aspirazioni, "normalizzandolo", riconducen-dolo ai concetti che contraddistinguono le religioni di questo mondo, quelli che ci sono pi famigliari, quelli che ci sembrano "pi logici", in linea con "la tradizione" (qualunque essa sia). Paolo, per loro, aveva proposto, quindi, un Evangelo "insensato", sicuramente da correg-gere, da modificare...

    Ad essere insensati si erano rivelati, per, i cristiani del-la Galazia. Essi, attraverso la predicazione dell'Evangelo, avevano ricevuto uno Spirito diverso da quello che spira in questo mondo: "...lo Spirito della verit, che il mondo non pu ricevere perch non lo vede e non lo conosce. Voi lo cono-scete, perch dimora con voi, e sar in voi" (Giovanni 14:17). Dio li aveva rigenerati spiritualmente ed aveva impartito loro la fede che li aveva innestati in Cristo: questa era sta-ta la loro salvezza. Tutto questo, per, era per loro stato vano? Ora avrebbero voluto ritornare ai concetti tradizio-nali della salvezza per opere? Dopo avere scoperto l'am-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 36

  • bito dello Spirito di Dio, concetti e realt molto diversi da quelli comuni in questo mondo, avrebbero voluto conse-guire "la perfezione" attraverso i metodi tradizionali, "le opere della legge" realizzate con le presunte risorse natu-rali dell'uomo, quelle della "carne"? Dopo aver scoperto l'efficacia del nuovo, avrebbero voluto ritornare alle pre-tese illusorie del vecchio? Questo s che era insensato. Quanti oggi sono altrettanto insensati da tornare sul bi-nario morto delle religioni di questo mondo? Per alcuni l'Evangelo troppo "scandaloso".

    Preghiera. Signore Iddio, che io non diventi altrettanto in-sensato come coloro che respingono l'Evangelo o lo vogliono modificare, perch "non combacia" con le concezioni prevalenti in questo mondo o con quello che riteniamo "migliore" o "pi comprensibile". Che io assorba sempre di pi "la mente di Cri-sto", la realt rivoluzionaria dell'Evangelo. Amen.

    13

    Un rapporto non con un libro, ma con una Persona

    6 "Cos anche Abraamo credette a Dio e ci gli fu messo in conto come giustizia. 7 Riconoscete dunque che quanti hanno fede sono fi-gli d'Abraamo. 8 La Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustifi-cato gli stranieri per fede, preannunci ad Abraamo questa buona notizia: In te saranno benedette tutte le nazioni. 9 In tal modo, co-loro che hanno la fede sono benedetti con il credente Abraamo. 10 Infatti tutti quelli che si basano sulle opere della legge sono sotto maledizione; perch scritto: Maledetto chiunque non si attiene a tutte le cose scritte nel libro della legge per metterle in pratica. 11 E che nessuno mediante la legge sia giustificato davanti a Dio evi-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 37

  • dente, perch il giusto vivr per fede. 12 Ma la legge non si basa sul-la fede; anzi essa dice: Chi avr messo in pratica queste cose, vivr per mezzo di esse. 13 Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poich sta scritto: Maledetto chiunque appeso al legno), 14 affinch la benedizione di Abraamo venisse sugli stranieri in Cristo Ges, e ricevessimo, per mezzo della fede, lo Spirito promesso" (Galati 3:6-14).

    Le argomentazioni dei legalisti, che tanto sembrano condizionare le comunit cristiane della Galazia, non co-stituiscono solo una perversione dell'Evangelo, ma deri-vano da una comprensione errata o inadeguata delle basi stesse della fede di Israele. Paolo pu affermarlo con competenza perch egli non solo pu vantare di essere apostolo di Cristo a pieno diritto, ma perch egli pu es-sere indiscutibilmente considerato esperto interprete e maestro di ebraismo, essendo stato educato nelle migliori scuole teologiche del tempo. "Io sono un giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ... educato ai piedi di Gamaliele nella rigida osservanza della legge dei padri; sono stato zelante per la causa di Dio, come voi tutti siete oggi" (Atti 22:3).

    Paolo, cos, esamina con competenza ed autorit la vi-cenda del "padre" stesso della fede di Israele, Abraamo, la figura di israelita per eccellenza nella quale ogni auten-tico israelita trova suo modello e rispetto al quale pu le-gittimamente definirsi "figlio d'Abraamo". Chi pu defi-nirsi cos "figlio di Abraamo"? Coloro che ricalcano la sua fede, che lo seguono come proprio modello. In che modo Abraamo ha conseguito la condizione di "giusto davanti a Dio"? Non con il metodo e lo spirito dei legalisti che turbano e confondono i cristiani della Galazia, cio trami-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 38

  • te l'osservanza rigorosa della legge morale e cerimoniale di Mos (che al tempo di Abraamo nemmeno era stata formulata come tale) ma tramite la fede, cio accordando a Dio piena ed incondizionata fiducia.

    La religione rivelata, infatti, non consiste tanto nel rap-portarsi ad una legge, a dei regolamenti, a dei libri, ma prima di tutto in un rapporto intimo e personale con il Dio vero e vivente impostato sulla fiducia. Lo stesso vale per tutti coloro che, a qualunque nazione appartengano, si pongono nella prospettiva di Abraamo: quando il Dio vero e vivente si rivela loro e li chiama, essi Gli rispondo-no accordandogli piena ed incondizionata fiducia. que-sto il modo in cui essi Gli possono essere graditi: se c' questa loro fiducia di fondo in Lui, l'ubbidienza alla Sua volont rivelata ne conseguir come naturale e libero frutto della fede. La promessa che Dio fa ad Abraamo, al-lora, davvero una buona notizia: "Da te sorger un po-polo di credenti che sar di benedizione per tutto il mon-do" .Gente in armonia con Dio, infatti, non potr che ri-flettere dovunque il carattere di Dio stesso praticando e diffondendo amore e giustizia, beneficando chiunque, come faceva Ges stesso che, "...unto di Spirito Santo e di potenza ... com'egli andato dappertutto facendo del bene e guarendo tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo, per-ch Dio era con lui" (Atti 10:38).

    Lo spirito di Ges era ben diverso da quello dei Farisei, rigoristi della religione, che addirittura accusavano Ges, il Figlio di Dio, di non conformarsi come loro pensavano fosse necessario, alla legge di Dio! Ges onorava la legge

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 39

  • di Dio conformandosi al suo spirito e non tanto alla lette-ra, tenendo conto delle persone e delle circostanze in rap-porto dinamico con Dio Padre.

    La legge di Dio allora superflua? Non forse Dio che l'ha rivelata? Certo, "Noi sappiamo che la legge buona, se uno ne fa un uso legittimo" (1 Timoteo 1:8). Bisogna, infatti chiedersi quale sia la funzione che essa assolve nella si-tuazione specifica in cui ci troviamo. La legge diventa una vera e propria maledizione se si vive solo in funzione di essa, perch essa esige perfetta (e per noi impossibile) conformit. Nemmeno, infatti, la pi rigorosa conformit alla legge di Dio sarebbe sufficiente per renderci giusti davanti a Dio, ci ritroveremmo sempre manchevoli di qualcosa, perennemente frustrati e quindi inevitabilmen-te condannati. La nostra natura, infatti, radicalmente contaminata dal peccato e non riusciremmo nemmeno a viverla nello spirito giusto, quello di chi in comunione fiduciosa ed amorevole con Dio.

    Il legalista, perennemente frustrato o apparentemente (e quindi ipocritamente) conforme alla legge, in fondo odia Dio e diventa lui stesso per gli altri un fardello in-sopportabile. Solo Ges ci libera dalla maledizione della legge, perch prima Egli prende su di S la condanna che noi meritiamo come trasgressori e la espia, poi ci dona il Suo Spirito affinch, riconciliati con Dio grazie a Lui, vi-viamo il rapporto con Dio e quindi con la legge, come Lui faceva. Non quindi l'osservanza della legge di Dio che ci rende giusti davanti a Dio, ma la fede in Dio il quale, in Ges ci fa uscire dalla situazione di ineluttabile condanna

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 40

  • in cui ci troviamo. Come viviamo noi la religione? Come un rapporto con leggi, regolamenti, rituali ed istituzioni, oppure come un rapporto vivo d'amore e di fiducia con la Persona di Dio?

    Preghiera. Signore Iddio, Ti sono grato perch il mio Si-gnore e Salvatore Ges Cristo, bench non ne fossi degno, mi ha riconciliato con Te tramite la Sua opera permettendomi, cos, di vivere l'amore e la giustizia prescritti dalla Tua Legge nello spirito giusto, in fiduciosa comunione con Te. Che la mia vita sia cos testimonianza di chi vive in comunione con Te per beneficare il mondo. Amen.

    14

    Un dono incondizionato 15 "Fratelli, io parlo secondo le usanze degli uomini: quando un te-stamento stato validamente concluso, pur essendo soltanto un atto umano, nessuno lo annulla o vi aggiunge qualcosa. 16 Le promesse furono fatte ad Abraamo e alla sua progenie. Non dice: E alle pro-genie, come se si trattasse di molte; ma, come parlando di una sola, dice: E alla tua progenie, che Cristo. 17 Ecco quello che voglio dire: un testamento che Dio ha stabilito anteriormente, non pu es-sere annullato, in modo da render vana la promessa, dalla legge so-praggiunta quattro centotrent'anni pi tardi. 18 Perch se l'eredit viene dalla legge, essa non viene pi dalla promessa; Dio, invece, concesse questa grazia ad Abraamo, mediante la promessa" (3:15-18)..

    Le benedizioni del perdono, della rigenerazione e della salvezza in eterna comunione con Lui sono un dono che Dio fa ai peccatori che si affidano al Signore e Salvatore Ges Cristo. Esse sono grazia, espressione dell'incondi-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 41

  • zionata generosit di Dio, non qualcosa che sia "da meri-tare" attraverso l'osservanza della Sua legge. La legge sicuramente buona, ma ha finalit diverse.

    Le benedizioni di Dio possono essere paragonate ad un testamento attraverso il quale un padre esprime la sua volont di lasciare i suoi beni alla sua morte ai suoi figli. Non comporta condizioni e non l'ha mai alterato cam-biando idea sulle sue condizioni. Il patto stato firmato e confermato. Niente e nessuno pu metterlo in questione o alterarne sostanza e le modalit. irrevocabile. Cos il patto fatto da Dio ad Abraamo ed alla sua progenie. In questo testo l'Apostolo ne specifica il beneficiario e la data in cui stato stipulato.

    Chi il beneficiario di questo patto? Abraamo e la sua progenie. Paolo rileva come, nell'originale, il termine "progenie" sia singolare, non plurale. Andrebbe meglio tradotto: "Abraamo e il suo discendente". Beneficiario della promessa di Dio una sola persona, che l'Apostolo precisa essere il Cristo. La questione rilevante perch, a differenza di quanto gli Israeliti credono, il termine pro-genie non si riferisce al popolo di Israele nel suo insieme. Non ha un significato nazionalista come se, per ricevere le benedizioni promesse ad Abraamo fosse necessario ap-partenere al popolo ebraico e quindi fosse necessario sot-tostarne ai requisiti (ad esempio, la circoncisione).

    Cristo, di fatto, il solo erede e canale delle promesse benedizioni di Dio. Non necessario far parte formal-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 42

  • mente della nazione ebraica per poter partecipare a que-ste benedizioni: bisogna essere in Cristo, essere in comu-nione con Lui, appartenere a Lui. Infatti: "Se siete di Cri-sto, siete dunque discendenza d'Abraamo, eredi secondo la pro-messa" (Galati 3:29). Cristo, il discendente di Abraamo, in-clude in s la comunit dei credenti, nella quale non c' alcuna distinzione di nazionalit, razza, condizione socia-le o genere. Proprio come la progenie una sola (v. 16), cos "voi tutti siete uno in Cristo Ges" (v. 28).

    Quando stato stabilito questo patto? Esso porta una data precisa ed essa stabilisce la sua precedenza su ogni altro documento in seguito sopravvenuto che non pu cambiarne i termini. La legge mosaica sopravvenuta 430 anni dopo il patto stabilito con Abraamo. L'Apostolo afferma come i due documenti debbano essere radical-mente distinti e non possano essere confusi. I termini del-l'uno e dell'altro sono diversi. Quanto la legge prescrive al tempo di Abraamo non era n contemplato n c' evi-denza alcuna che fosse implicato. Presupporlo non ha al-cun fondamento n legittimazione. I termini irrevocabili del patto sono stati stabiliti molto tempo prima che fosse-ro stabilite le leggi mosaiche.

    La distinzione fra promessa e legge la stessa che esi-ste fra Evangelo e legge. Essa radicale e nessun compro-messo o distinguo possibile: le benedizioni del Patto ci sono impartire per pura grazia, senza alcun presupposto o condizione. L'eredit promessa dono, grazia, non una ricompensa per aver osservato la legge: "Perch se l'eredi-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 43

  • t viene dalla legge, essa non viene pi dalla promessa; Dio, in-vece, concesse questa grazia ad Abraamo, mediante la promes-sa" (18). L'eredit promessa un dono. Considerare ri-compensa ci che gi stato ricevuto come dono illogi-co ed insensato. Affermare il contrario significherebbe pure offendere il donatore.

    Preghiera. Signore, Ti ringrazio per avermi unito per fede a Cristo e per avermi fatto cos partecipe delle benedizioni pro-messe a Lui ed in Lui. Fa s che mai io vi interponga i miei "s, ma, gi e per"... ma che fiduciosamente io viva di questa Tua stupefacente generosit. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 44

  • 15

    Comprendere la funzione della legge (1) 19 "Perch dunque la legge? Essa fu aggiunta a causa delle tra-sgressioni, finch venisse la progenie alla quale era stata fatta la pro-messa; e fu promulgata per mezzo di angeli, per mano di un media-tore. 20 Ora, un mediatore non mediatore di uno solo; Dio invece uno solo" (Galati 3:19-20).

    L'Apostolo qui interrompe la sua argomentazione e si chiede: Perch dunque la legge (di Dio)? Anche se non sal-vifica, indubbiamente essa ha una funzione. Nessuno po-trebbe accusarlo di promuovere un relativismo etico o, peggio, una vita amorale. Perch Dio ha stabilito, per la condotta dell'essere umano, una legge? La breve risposta che qui Paolo fornisce tocca tre punti: (1) la funzione ne-gativa della legge; (2) il carattere temporaneo della legge; (3) l'origine mediata della legge.

    1. Secondo l'Apostolo, la legge ha una funzione negati-va: "Essa fu aggiunta a causa delle trasgressioni" (19). Paolo ha gi dimostrato ci che la legge non pu fare: non pu rendere giusto alcuno davanti a Dio (v. 11); non basata sulla fede (v. 12); non condizione per essere benedetti da Dio (v. 18). La legge fornisce pure un criterio oggetti-vo secondo il quale si misurano le nostre trasgressioni, il criterio secondo il quale Dio giudica la nostra vita. Dio ha pubblicato la Sua legge affinch noi si sappia quanto sia-mo peccatori, quanto ci discostiamo da ci che Dio ritiene giusto. Il peccato certo esisteva prima che la legge di Dio

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 45

  • fosse pubblicata [cfr. "Poich, fino alla legge, il peccato era nel mondo, ma il peccato non imputato quando non c' legge" (Romani 5:13)], ma dopo la sua pubblicazione, il peccato poteva cosi essere chiaramente specificato e mi-surato (cfr. Romani 3:20; 4:15; 7:7). Ogni atto o atteggia-mento poteva allora essere etichettato come trasgressione di questo o di quel comandamento della legge. Immagi-niamo uno stato in cui vi siano molti incidenti stradali, ma nessun codice stradale. Sebbene molti guidino in modo pericoloso e dannoso, difficile designare quali atti siano da considerare dannosi, fintanto che la legisla-tura pubblichi un codice stradale che definisca in che cosa consista la guida corretta e secondo il quale precisa-re le sue trasgressioni. Il codice stradale permette di iden-tificare e perseguire i cattivi conducenti.

    2. Il carattere temporaneo della legge chiaramente stabilito dalle parole: "aggiunta ... finch venisse la progenie alla quale era stata fatta la promessa" (v. 19). Paolo aveva gi messo in rilievo come la legge mosaica fosse stata data 430 anni prima della promessa ad Abraamo (v. 17). Il ter-mine "aggiunta" implica come la legge non sia per Dio un tema centrale del Suo progetto di redenzione, ma qualco-sa di supplementare e secondario rispetto al patto eterno fatto con Abraamo. Cos come la parola "aggiunta" segna il punto di inizio della legge mosaica, la parola "finch" segna il suo punto finale. Ecco cos come la legge mosaica vada in vigore ad un certo punto della storia e rimanga in vigore (conservi questa sua funzione specifica) fintanto che non sia comparsa la progenie, cio Cristo. La promes-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 46

  • sa ha cos valore permanente e la legge, in questo senso, natura temporanea. La promessa stata fatta molto tem-po prima della legge e rimarr in vigore per lungo tempo dopo il periodo della legge; d'altro canto, la legge stata in vigore per un tempo relativamente breve e limitato in entrambe le direzioni dalle parole aggiunta e finch. Men-tre il Giudaismo ed i giudaizzanti mettevano in rilievo il carattere eterno ed imprescindibile della legge, la pro-spettiva di Paolo che Cristo, non la legge, ha un caratte-re eterno. Cristo il principio, il centro e la fine dei piani di Dio. La legge solo un passo, un gradino, verso l'a-dempimento di ogni cosa in Cristo.

    3. Nella sua affermazione: "fu promulgata per mezzo di angeli, per mano di un mediatore", Paolo designa l'origine della legge. La tradizione giudaica metteva in rilievo come la grande gloria della legge derivasse dal fatto che essa fosse stata proclamata attraverso una serie di inter-mediari, angeli e lo stesso Mos. Di fatto, per Paolo, que-sto dimostra l'inferiorit della legge rispetto alla promes-sa, perch la promessa stata fatta in modo immediato da Dio, da "un unico", dall'Uno, che pi importante dei molti intermediari ("Ora, un mediatore non mediatore di uno solo; Dio invece uno solo" v. 20). Si illudono, sembra dire Paolo, coloro che affermano che attraverso l'ubbi-dienza della legge si possa avere accesso immediato a Dio, perch la legge stessa mediata, passata attraverso degli intermediari. Solo, per, la promessa di Dio che si realizza in Cristo pu farci avere accesso immediato a Dio. Lo testimonia il dono dello Spirito dato a coloro che

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 47

  • sono in Cristo. Cristo, e non la legge, stato strumentale affinch i credenti in Lui potessero essere riconciliati con Dio e facessero esperienza di Dio.

    La legge non aggiunge nulla a ci che gi ci stato con-cesso in Cristo. Il fatto poi che Dio sia uno solo implica un contrasto fra l'universalit di Dio e la particolarit della legge. La legge divide Ebrei e Gentili ed stata data tra-mite Mos, leader di una nazione soltanto. Cristo, per, il mediatore dell'unit di tutti i credenti in Cristo Giudei e greci, schiavi e liberi, uomini e donne. Mentre cos la legge rivolta ad un popolo soltanto, Cristo l'erede di una benedizione che copre tutte le nazioni.

    Preghiera. Signore Iddio, quando la Tua legge mi stata presentata, mi sono reso conto quanto io sia peccatore, condan-nato, impotente a salvare me stesso e quanto io avessi bisogno del Salvatore Ges Cristo. Che io tenga sempre il Cristo al cen-tro della mia attenzione e vita, affinch tramite Lui io abbia co-stante accesso a Te ed alle benedizioni che tu hai promesso. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 48

  • 16

    Comprendere la funzione della legge (2) 21 La legge dunque contraria alle promesse di Dio? No di certo; perch se fosse stata data una legge capace di produrre la vita, allora s, la giustizia sarebbe venuta dalla legge; 22 ma la Scrittura ha rin-chiuso ogni cosa sotto peccato, affinch i beni promessi sulla base della fede in Ges Cristo fossero dati ai credenti" (Galati 3:21-22).

    Per coloro che allora attribuivano valore supremo alla legge di Dio, le affermazioni di Paolo che attribuiscono alla legge, invece, un ruolo limitato e secondario nei piani di Dio attraverso la storia, suonavano come una stupefa-cente e pericolosa svalutazione. Come poteva Paolo "par-lare contro" alla legge in questo modo? Gli contestavano, infatti, "La legge dunque contraria alle promesse di Dio?". "Assolutamente no!", risponde Paolo. Dato che sia la leg-ge che le promesse provengono da Dio, esse debbono es-sere considerate non come contraddittorie, ma come complementari. L'Apostolo, cos, prima presenta le logi-che conseguenze, contrarie ai fatti, del considerare la leg-ge in modo positivo (v. 21) e poi passa dall'ipotesi alla realt del ruolo negativo della legge (v. 22).

    1) "Se fosse stata data una legge capace di produrre la vita, allora s, la giustizia sarebbe venuta dalla legge". La legge non in grado di "produrre la vita", cio non ha la capa-cit in s stessa di farci vivere in modo gradito a Dio, "vi-vere per Dio" (2:19). Come dice il proverbio: "Tra il dire ed il fare c' di mezzo il mare". Se la legge, di per s stes-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 49

  • sa, potesse darci la capacit di vivere in giusto rapporto con Dio, "allora s, la giustizia sarebbe venuta dalla legge". Era quello che dicevano gli avversari di Paolo che pro-muovevano la legge come il modo per vivere per Dio. Erano loro, per, che ponevano la legge in diretta opposi-zione alla promessa, contraddicendo cos, l'Evangelo. Come Paolo, per, gi aveva detto: "Se la giustizia si otte-nesse per mezzo della legge, Cristo sarebbe dunque morto inu-tilmente" (2:21).

    solo quando si d alla legge un ruolo positivo che essa si oppone direttamente alla promessa adempiuta in Cristo. Non forse una contraddizione dire allo stesso tempo che solo affidandoci al sacrificio espiatorio di Cri-sto sulla croce si in grado di vivere in giusto rapporto con Dio e poi anche che solo osservando la legge si pu vivere in un giusto rapporto Dio? Certo. La legge, cos, non ha una funzione positiva, questo escluso, dato che credere nell'Evangelo il solo modo per ricevere vita nel-lo Spirito e giustizia (3:1-18).

    2) La legge non pu impartire la vita perch "la Scrittu-ra ha rinchiuso ogni cosa sotto peccato" (22). Tutti, il mondo intero, sono imprigionati, incatenati, condizionati dal peccato. La legge di fatto comporta solo l'effetto pratico di condannarci tutti quanti. Non dice essa forse: "Male-detto chi non si attiene alle parole di questa legge, per metterle in pratica!" (Deuteronomio 27:26)? Quanti possono real-mente farlo? Nessuno! La legge ci condanna e ci maledice tutti! Chi mai ne potrebbe esserne all'altezza? L'Apostolo,

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 50

  • cos, sottolinea come il peccato contamini radicalmente ogni essere umano e lo renda incapace di ogni accettabile giustizia (rispetto ai criteri di Dio). Identificarsi cos con il popolo giudaico ed osservare a legge di Mos, come gli avversari di Paolo esortano i neofiti a fare, non potr mai rimuovere qualcuno veramente dall'ambito degli "stra-nieri peccatori" (2:15) e portarlo nella sfera della giustizia, della benedizione e della vita. Al contrario, lo consolida ancor pi nel peccato perch gli fa sentire tutto il peso del non potere conformarsi alla volont rivelata di Dio.Non siamo, per, lasciati come peccatori condannati sotto la maledizione di Dio. La legge stata data per mostrare come tutta l'umanit sia tenuta in servit al peccato, "af-finch i beni promessi sulla base della fede in Ges Cristo fosse-ro dati ai credenti" (3:22). chiaro, cos, come la legge e la promessa operino in armonia per adempiere i propositi di Dio. La legge ci sottopone tutti a maledizione, la pro-messa ce ne tira fuori in Cristo. Nella legge che ci con-danna siamo lasciati senza alcuna via d'uscita affinch noi possiamo trovare libert solo per fede in Cristo. La legge imprigiona tutti - sia Giudei che Gentili - sotto il peccato per preparare la strada per includere tutti i credenti in Cristo - sia Giudei che Gentili - nelle benedizioni promes-se ad Abraamo.

    La legge, quindi, non deve essere considerata contrad-dittoria rispetto all'Evangelo. Riducendo tutti al livello di peccatori, la legge prepara la via all'Evangelo. Nessuno, per, ha titolo di considerare la legge sullo stesso piano dell'Evangelo. La legge ha una funzione negativa: farci

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 51

  • prendere coscienza del nostro peccato. Essa non in gra-do, di per s stessa, di liberarci dall'asservimento al pec-cato. La promessa di benedizioni ci proviene solo attra-verso la fede in Cristo.

    Preghiera. Che io veda chiaramente, o Signore, la funzione di ogni aspetto del piano di salvezza che Tu hai rivelato nell'E-vangelo. Che io non equivochi, lasciandomi condizionare dalle pretese del cuore umano, la funzione della Tua legge, come se io fossi in grado, da solo, di guadagnarmi la salvezza solo impe-gnandomi nella via di una religione o di una moralit. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 52

  • 17

    Comprendere la funzione della legge (3) 23 "Ma prima che venisse la fede eravamo tenuti rinchiusi sotto

    la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivela-ta. 24 Cos la legge stata come un precettore per condurci a Cri-sto, affinch noi fossimo giustificati per fede. 25 Ma ora che la fede venuta, non siamo pi sotto precettore" (Galati 3:23-25).

    In questo testo l'Apostolo esemplifica quanto espresso fino a questo punto sulla funzione negativa della legge mosaica personificandola e paragonandola prima ad un carceriere e poi ad un precettore. Al v. 22 la Scrittura di-chiara il mondo intero, "ogni cosa", fatta prigioniera dal peccato. Qui dal generale passa al particolare: Paolo af-ferma che, per un certo periodo di tempo, i Giudei erano tenuti prigionieri, "sotto custodia" dalla legge mosaica che cos limitava, restringeva, confinava, in modo oppressi-vo, ogni aspetto della loro vita, tanto che si poteva dire che la legge fosse stata il loro carceriere (custode). cos che la legge mosaica era stata data non solo come criterio permanente di giustizia per tutta l'umanit, ma anche come sistema temporaneo di supervisione di un popolo particolare, quello israelita.

    Come un carceriere, un complesso sistema di codici e regolamenti teneva strettamente legata la condotta del popolo ebraico. Questa situazione, per, doveva essere solo temporanea. La funzione della legge come "carcerie-re" non era da considerarsi permanente ma limitata solo

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 53

  • ad un certo periodo della storia. Come afferma il v. 23 questo "imprigionamento" sarebbe terminato: "Ma prima che venisse la fede ... in attesa della fede che doveva essere rive-lata", la fede, cio, in Ges Cristo.

    La natura temporanea della legge pure descritta dal-l'immagine del precettore o pedagogo. "Cos la legge stata come un precettore per condurci a Cristo" (24). L'immagine quella di un tutore privato di bambini (funzione antica-mente affidata ad uno schiavo) da distinguersi da quella di un maestro. Allora il pedagogo aveva la funzione di-retta e privata di supervisione, di controllo e di disciplina del bambino, mentre era il maestro ad istruirlo ed edu-carlo. Il precettore controllava in casa il comportamento del bambino attraverso una costante disciplina. Cos era, per Paolo, la funzione della legge come supervisione e di-sciplina del popolo di Israele "in attesa della fede" in Cri-sto. La venuta di Cristo, quindi, avrebbe posto termine alla supervisione della legge. Quale ne era lo scopo? "Af-finch (anche) noi fossimo giustificati per fede" (24b). Sotto la costante disciplina della legge, gli israeliti dovevano im-parare quanto impossibile fosse osservarla appieno. Come un precettore doveva sempre rilevarne le inosser-vanze e mancanze, non farli mai considerare a posto, rim-proverarli del continuo e tormentarli, non farli mai senti-re soddisfatti e compiaciuti di s stessi, farli sempre senti-re in colpa... Certo questo non era fine a s stesso come per castigarli. Questa disciplina doveva insegnare loro che avrebbero potuto solo essere dichiarati giusti da Dio per fede nel Cristo, nel Messia.

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 54

  • Al v. 25 l'Apostolo arriva alla conclusione che demoli-sce ogni argomentazione che sostenga come i cristiani debbano vivere sotto il controllo e la supervisione della legge: "Ora che la fede venuta, non siamo pi sotto precetto-re". I Galati dovevano comprendere come supporre di vi-vere ora, come cristiani, sotto la supervisione e disciplina della legge mosaica sarebbe stato come se Cristo non fos-se mai ancora giunto. Assurdo, insensato: Cristo venuto ed ora, la vita che viviamo la viviamo "nella fede nel Figlio di Dio" (2:20). Vivere per fede in Cristo significa essere li-beri dalla supervisione della legge. Se lo pu dire chi giunto alla fede in Cristo dal Giudaismo, ancora di pi lo pu dire chi proviene dal paganesimo. Hanno ricevuto lo Spirito credendo all'Evangelo, ora vorrebbero forse fare progressi nella vita spirituale osservando la legge mosai-ca? Il loro tentativo di osservare la legge come se fossero sotto la supervisione della legge non voleva dire progre-dire, ma retrocedere al periodo della storia prima che Cri-sto fosse venuto. Davvero folle. La nostra nuova vita in Cristo non da viversi sotto la supervisione della legge, ma sotto il governo di Cristo attraverso il Suo Spirito. La libert in Cristo dalla sovrintendenza della legge mosaica ci mette in grado di "vivere per Dio" (2:19).

    Ancora oggi ci sono raggruppamenti che affermano di essere cristiani, i quali ritengono essenziale per la salvez-za la rigorosa osservanza della legge dell'Antico Testa-mento, di feste e cerimonie giudaiche, oppure di regola-menti religiosi stabiliti ad hoc dalle loro dirigenze. Questo viene in diverso modo giustificato e prescritto come "con-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 55

  • dizione" per la salvezza. Che cosa hanno compreso della grazia in Ges Cristo? Poco o nulla, perch in varia misu-ra contraddicono quanto afferma il Nuovo Testamento.

    Preghiera. Signore Iddio, dammi di comprendere appieno tutte le implicazioni della grazia di Dio in Ges Cristo e la li-bert che in Lui tu mi doni. Proteggimi dalle pretese di even-tuali autorit religiose che vorrebbero di nuovo trascinarmi in schiavit, ma anche dalla tentazione di trasformare questa li-bert in licenze troppo facilmente giustificate. Che io mi sotto-metta volentieri al dolce giogo di Cristo. Amen.

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 56

  • 18

    Le benedizioni d'essere in Cristo 26 "...perch siete tutti figli di Dio per la fede in Cristo Ges. 27 Infatti voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete ri-vestiti di Cristo. 28 Non c' qui n Giudeo n Greco; non c' n schiavo n libero; non c' n maschio n femmina; perch voi tutti siete uno in Cristo Ges. 29 Se siete di Cristo, siete dun-que discendenza d'Abraamo, eredi secondo la promessa" (Ga-lati 3:25-29).

    I cristiani della Galazia non devono prestare ascolto alle pretese dei legalisti che li frastornano con argomenta-zioni insensate: chi unito a Cristo per fede, in Lui ha tutto pienamente: "Voi avete tutto pienamente in lui" (Co-lossesi 2:10). Chi o che cosa mai potrebbe pretendere di darci maggiori benedizioni o di "integrare" quanto gi ab-biamo in Cristo? L'osservanza della legge mosaica? Espe-rienze supplementari? Assurdo: "Benedetto sia il Dio e Pa-dre del nostro Signore Ges Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo" (Efesini 1:3). Che potrebbero volere di pi? La loro comunione con Cristo una realt: la loro fede in Cristo li ha resi figli di Dio (26), sono stati battezzati (immersi) in Cristo, si sono "rivestiti" di Cristo (27), sono uno in Cristo (28), in Cristo sono discendenza di Abraamo ed "eredi secondo la promessa" (29). In Cristo, cos, possono godere di nuovi rapporti, sia di carattere spirituale (26-27) che sociale (28-29) cosa che la legge mosaica precludeva o limitava.

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 57

  • 1) Sotto la legge i Giudei erano considerati figli di Dio e gli stranieri dei peccatori. Ora anche gli stranieri, (le altre genti) per fede in Cristo hanno ugualmente titolo di esse-re considerati figli di Dio, il pi alto onore possibile: "A tutti quelli che l'hanno ricevuto (Cristo) egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cio, che credono nel suo nome" (Giovanni 1:12).

    2) Il battesimo che hanno ricevuto suggello, certifica-zione, della loro unione salvifica con Cristo. Non il bat-tesimo in quanto tale a determinare questa unione con Cristo, ma, preceduto o seguito dalla personale fede in Lui, la certifica. Il battesimo personalizza, certificandole e confermandole, la realt delle promesse di Dio in Cristo.

    3) I cristiani si sono "rivestiti" di Cristo. Questo era an-ticamente rappresentato dalla veste bianca indossata da chi veniva battezzato. Esso indica la giustizia di Cristo che, per grazia di Dio, attraverso la fede in Lui, viene im-putata, attribuita al credente che cos se ne riveste per la propria salvezza. Il credente cos partecipa alle perfezioni morali di Cristo.

    4) In Cristo cadono tutte le barriere razziali, economi-che e sessuali. I nuovi rapporti "verticali" stabiliti in Cri-sto corrispondono a nuovi rapporti "orizzontali". Parte dell'essenza dell'Evangelo l'uguaglianza ,l'unit e la pari dignit di tutti coloro che sono in Cristo. Non si trat-ta solo di una "realt spirituale" davanti a Dio, ma qual-cosa che chiamato a realizzarsi molto concretamente nei rapporti e nelle attivit dei cristiani. Infrangere ogni bar-

    Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 58

  • riera sociale, razziale, sessuale, economica ecc. e realizza-re l'unit e l'uguaglianza di ogni creatura umana in Cri-sto pu essere cosa complessa perch spesso si scontra con cultura, costumi e tradizioni consolidate, ma deve es-sere preciso intendimento e testimonianza dei cristiani che verso quel fine devono lavorare costantemente (...e senza tante scuse!). Escludere, ad esempio, le donne dalla partecipazione significativa nella vita e nel ministero del-la chiesa, significa negare l'essenza stessa dell'Evangelo, tanto quanto la segregazione razziale o la tolleranza di forme di schiavit. L'uguaglianza di tutti i credenti di fronte a Dio deve essere dimostrata nella vita della chiesa se essa vuole esprimere la verit dell'Evangelo.

    Corona l'argomentazione dell'Apostolo l'affermazione del v. 29: "Se siete di Cristo, siete dunque discendenza d'A-braamo, eredi secondo la promessa". I cristiani sono inclusi nelle benedizioni promesse ad Abraamo in quanto appar-tengono a Cristo. Essi sono quindi "discendenza di Abraa-mo", fanno parte del popolo di Dio, sono innestati in Israele e non hanno bisogno di altro, men che meno de-vono sottoporsi alle prescrizioni cerimoniali della legge mosaica.

    Preghiera. Ti ringrazio, o Signore, per le straordinarie be-nedizioni che per la Tua grazia ho ricevuto in Cristo. Che io possa testimoniare al mondo la mia identit manifestandone tutte le conseguenze sia a livello spirituale, che personale e so-ciale, affinch la gloria de