La sottoscritta ROSSELLA DELLAVALLE

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La sottoscritta ROSSELLA DELLAVALLE, nata a Casale Monferrato (AL) il 11/8/1960 e residente in Roma, Via Montagne Rocciose 44 ha conseguito il diploma di Laurea in Scienze Biologiche presso l'Università degli Studi di Roma “ La Sapienza ” in data 30/10/1984 con lode. Ha conseguito il diploma di Terapista della Riabilitazione logopedista in data 7/7/1990 presso l'Istituto di Ortofonologia con votazione di 100/100 e lode. Ha partecipato ai lavori del Seminario “Il bambino disfasico e la sua espressione grafica” e alla tavola rotonda “Il disegno nella scuola” tenutosi a Roma il 5/5/1990. Ha partecipato ai lavori del convegno di Neurologia tenutosi il 4/4/1990 a Roma nel corso delle “Giornate Farmitalia Carlo Erba”. Ha parlato come relatrice in lingua inglese al 2° Congresso Europeo di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-facciale tenutosi a Sorrento il 6-10 giugno 1992 presentando il lavoro “Computerized monitoring in rehabilitation from functional dysphonia”. Ha partecipato al convegno “Il carcinoma della laringe” tenutosi presso l'Ospedale S. Camillo Divisione ORL in data 7/1/1992. Ha partecipato al corso “Diagnosis and management of voice disorders in singers” tenutosi a Sorrento il 7 e 8 giugno 1992. Ha partecipato al corso “Voice and movement therapy” tenutosi a Roma nel giugno 1995. Ha tenuto in qualità di docente un corso sulla voce e il suo utilizzo al Corso Internazionale di doppiaggio nell'ambito del Progetto “BABEL” tenutosi a Firenze nell'ottobre 1995. Ha partecipato al “Corso sulla fisiopatologia della voce professionale” presso il Centro Ricerche e Studi Amplifon Milano 3-5 novembre 1997. Ha partecipato al workshop “Attualità diagnostiche e terapeutiche in fono-Chirurgia “ presso il Centro Ricerche e Studi Amplifon Milano 26-27 Novembre 1999. Ha partecipato in qualità di docente al corso per Adattatori dei dialoghi e sottotitolatori indetto dall'Associazione culturale A.N.C.A.M. VOXVIDEO In collaborazione con la Regione Toscana tenutosi a Firenze il 12-13-14 Aprile 1999. Ha partecipato al corso di Fonochirurgia presso il Centro Ricerche e Studi Amplifon Milano 2-4 ottobre 2000. Ha lavorato presso il S. Raffaele Tosinvest Sanità di Via della Pisana in qualità di tutor per le logopediste del reparto di otorinolaringoiatria per l'utilizzo di softwares riabilitativi dall'ottobre al dicembre 2001. Ha partecipato a Napoli, nel 2002, al XXXIII Congresso della Società Italiana di Neurologia con il lavoro “Digital files of joint neurological and Phoniatric interest”. Ha partecipato a Roma, nel 2001, al XXIX Congresso Nazionale della Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitazione presentando in qualità di relatore Il lavoro “Il computer nella terapia riabilitativa della voce”. Ha partecipato a Modena, nel 2002, al XXXVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Foniatria e Logopedia presentando in qualità di relatore il lavoro “ Analisi spettrografica a lungo termine, nostra esperienza”. Ha partecipato a Modena, nel 2002, al XXXVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Foniatria e Logopedia presentando il lavoro “Monitorizzazione dei principali parametri

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Ha partecipato a Napoli, nel 2002, al XXXIII Congresso della Società Italiana di Neurologia con il lavoro “Digital files of joint neurological and Phoniatric interest”. Ha parlato come relatrice in lingua inglese al 2° Congresso Europeo di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico­ facciale tenutosi a Sorrento il 6­10 giugno 1992 presentando il lavoro “Computerized monitoring in rehabilitation from functional dysphonia”.

Transcript of La sottoscritta ROSSELLA DELLAVALLE

La sottoscritta ROSSELLA DELLAVALLE, nata a Casale Monferrato (AL) il 11/8/1960 e residente in Roma, Via Montagne Rocciose 44 ha conseguito il diploma di Laurea in Scienze Biologiche presso l'Università degli Studi di Roma “ La Sapienza ” in data 30/10/1984 con lode. Ha conseguito il diploma di Terapista della Riabilitazione logopedista in data 7/7/1990 presso l'Istituto di Ortofonologia con votazione di 100/100 e lode. 

Ha partecipato ai lavori del Seminario “Il bambino disfasico e la sua espressione grafica” e alla tavola rotonda “Il disegno nella scuola” tenutosi a Roma il 5/5/1990. 

Ha partecipato ai lavori del convegno di Neurologia tenutosi il 4/4/1990 a Roma nel corso delle “Giornate Farmitalia Carlo Erba”.

Ha parlato come relatrice in lingua inglese al 2° Congresso Europeo di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-facciale tenutosi a Sorrento il 6-10 giugno 1992 presentando il lavoro “Computerized monitoring in rehabilitation from functional dysphonia”.

Ha partecipato al convegno “Il carcinoma della laringe” tenutosi presso l'Ospedale S. Camillo Divisione ORL in data 7/1/1992.

Ha partecipato al corso “Diagnosis and management of voice disorders in singers” tenutosi a Sorrento il 7 e 8 giugno 1992.

Ha partecipato al corso “Voice and movement therapy” tenutosi a Roma nel giugno 1995.

Ha tenuto in qualità di docente un corso sulla voce e il suo utilizzo al Corso Internazionale di doppiaggio nell'ambito del Progetto “BABEL” tenutosi a Firenze nell'ottobre 1995.

Ha partecipato al “Corso sulla fisiopatologia della voce professionale” presso il Centro Ricerche e Studi Amplifon Milano 3-5 novembre 1997.

Ha partecipato al workshop “Attualità diagnostiche e terapeutiche in fono-Chirurgia “ presso il Centro Ricerche e Studi Amplifon Milano 26-27 Novembre 1999.

Ha partecipato in qualità di docente al corso per Adattatori dei dialoghi e sottotitolatori indetto dall'Associazione culturale A.N.C.A.M. VOXVIDEO In collaborazione con la Regione Toscana tenutosi a Firenze il 12-13-14 Aprile 1999.

Ha partecipato al corso di Fonochirurgia presso il Centro Ricerche e Studi Amplifon Milano 2-4 ottobre 2000.

Ha lavorato presso il S. Raffaele Tosinvest Sanità di Via della Pisana in qualità di tutor per le logopediste del reparto di otorinolaringoiatria per l'utilizzo di softwares riabilitativi dall'ottobre al dicembre 2001.

Ha partecipato a Napoli, nel 2002, al XXXIII Congresso della Società Italiana di Neurologia con il lavoro “Digital files of joint neurological and Phoniatric interest”.

Ha partecipato a Roma, nel 2001, al XXIX Congresso Nazionale della Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitazione presentando in qualità di relatore Il lavoro “Il computer nella terapia riabilitativa della voce”.

Ha partecipato a Modena, nel 2002, al XXXVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Foniatria e Logopedia presentando in qualità di relatore il lavoro “ Analisi spettrografica a lungo termine, nostra esperienza”.

Ha partecipato a Modena, nel 2002, al XXXVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Foniatria e Logopedia presentando il lavoro “Monitorizzazione dei principali parametri dell'emissione vocale e dei loro correlati posturali nel trattamento logopedico delle disfonie”.

Partecipa in qualità di docente al corso di doppiaggio e comunicazione istituito presso gli studios di Cinecittà in collaborazione con la Voxvideo doppiaggio e la Nuova Università del Cinema e della Televisione.

Ha partecipato al I livello sul metodo Feuerstein a Milano nel 2003 .

Ha conseguito la Laurea di primo livello in Logopedia con lode nel 2003.

Ha partecipato al corso “La valutazione funzionale del paziente disfonico” tenutosi a Milano nel mese di novembre 2003.

Ha partecipato al corso “Sintomatologia percettiva delle disfonie” tenutosi a Milano nell'ottobre 2004.

Ha partecipato in qualità di docente ad un corso di Public speaking tenutosi a Terni nell'ottobre 2004 in collaborazione con l' ANCAM VOX VIDEO.

Ha partecipato al corso “La logopedia di interesse odontoiatrico” tenutosi a Vicenza nel novembre 2004.

Ha partecipato a Milano nel 2004 al corso sulle alterazioni della deglutizione.

Ha organizzato presso il proprio studio due seminari con un' insegnante pratictioner di metodo Feldenkrais su “Motilità della mandibola secondo il metodo Feldenkrais” e “Il dialogo tra mandibola e cervicale”.

Ha partecipato a Salsomaggiore Terme, nel 2004, al XXXVIII Congresso Nazionale della Società I-

Italiana di Foniatria e Logopedia presentando il poster “Digital files of joint neurological and phoniatric interest”.

Da alcuni anni è docente al corso di recitazione per la materia Logoterapia presso il Centro

Sperimentale di Cinematografia.

Ha partecipato al Congresso Nazionale SIFEL- SIOP tenutosi a Napoli dal 6 al 9 luglio 2006.

Ha pubblicato i seguenti lavori:

Fonologopedia come prevenzione dei disturbi vocali Tribuna Biologica e Medica Dicembre 1991.

Studio computerizzato della disfonia cronica infantile Tribuna Biologica e Medica Aprile 1991.

Studio computerizzato dei parametri vocali (1991)

Studio computerizzato comparativo della funzione vocale normale e dopo cordectomia nella donna Ospedale S. Camillo Vol.2, n.2 1992.

Phonetic rehabilitation after laryngectomy Biomed e Pharmacoter 1993.

Lavora come logopedista presso il proprio studio sito in Viale dell' Arte, 66 dal 1990, in collaborazione con il Dott. Michele Mignano, specialista in Otorinolaringoiatria ed in Foniatria, avvalendosi di ausili computerizzati dei quali vanta una buona conoscenza, in modo particolare utilizza:

SpeechViewer I IBM.

SpeechViewerIII IBM

Spettrografo KAY Mod.4300 B

MDVP Multi Dimensional Voice Program KAY Elemetrics

VRP Voice Range Profile KAY Elemetrics

Sona-Speech II KAY Elemetrics

Principali software riabilitativi della Anastasis, Eriksson, Knowledge

Adventure, Edmark ed altri.

Buona conoscenza della lingua inglese

Ha studiato chitarra classica per cinque anni con il Maestro Angelo Gilardino Presso l'Istituto Musicale Carlo Soliva di Casale Monferrato.

Ha studiato canto lirico con la Maestra Alessandra Serges.

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Nel corso degli anni è sempre andato crescendo il mio interesse verso la riabilitazione delle disfonie, sia dell'età adulta che infantile, nonché verso la riabilitazione e il miglioramento dell'impostazione della voce professionale (cantanti sia lirici che leggeri, doppiatori, attori…), pertanto le mie considerazioni verteranno essenzialmente su tale ambito.

 

Innanzi tutto va ricordato che la voce non è una sorta di entità a sé stante: essa è dal punto di vista acustico, un fenomeno fisico (come tale sottoposto alle leggi della fisica acustica ), è funzione secondaria dell'organo laringeo, mezzo espressivo (usato in un secondo momento a scopo comunicativo), primissima comunicazione postnatale, supporto acustico prevalente del linguaggio verbale, una delle più economiche modalità comunicative, ciò che trasporta nella comunicazione verbale le informazioni sovrasegmentarie di tipo prevalentemente emotivo.

In pratica l'emissione vocale può essere considerata alla stregua di un evento naturale, connaturato allo spirito dell'uomo: l'organo fonatorio è un trasduttore in grado di restituire l'energia dell'aria inspirata sotto forma di vibrazione acustica.

Questo mette in evidenza la necessità di avvicinarsi alla vocalità attribuendole i requisiti di espressione naturale e necessaria dell'uomo, maturata e prodotta in un ambito di equilibrio psico-fisico e di semplice mezzo di espressione di sé, oltre che di azione sull'ambiente e sugli altri individui.

Pertanto il logopedista che voglia occuparsi di voce dovrà in primis prendere in carico la respirazione, la postura e in un secondo momento l'emissione vocale vera e propria nonché l'articolazione. Molto importante diventa l'osservazione del paziente e non solo l'ascolto della sua emissione vocale.

Il paziente è spesso inconsapevole della qualità acustica della propria voce ma riferisce sintomi percettivi: diventa indispensabile osservare l'atteggiamento posturale ed in questo mi è stato di molto aiuto accostarmi al metodo Feldenkreis, utile anche all'approfondimento delle dinamiche respiratorie.

La prima parte del percorso logopedico è necessariamente un percorso di acquisizione di propriocezione da parte del paziente, essenzialmente di propriocezione corporea.

La disfonia è classificabile come una costellazione sintomatica, caratterizzata dalla compresenza di sintomi acustici e non, come la tensione muscolo-scheletrica, l'alterazione della respirazione, del ritmo dell'eloquio,della postura ecc. ma anche come un'alterazione del processo di produzione dell'atto vocale, con un allontanamento dall'ideale di economia ed efficacia; da queste premesse deriva che la terapia delle disfonie deve intendersi come il ritorno ad una economia perduta e non un'acquisizione di competenze mai prima possedute, perciò il compito del logopedista è più un togliere che un mettere (liberare dalla fatica, dalle cattive abitudini, dall'eccesso di funzione).

La difficoltà maggiore che ho incontrato nel corso degli anni è stata quella di “adattarmi” ogni volta al paziente che avevo davanti: infatti se tutti accettano,più o meno di buon grado, di sottoporsi ad un esercizio qualsiasi, le difficoltà sorgono al momento in cui si cerca di passare dall'esercizio all'applicazione alla realtà.

Qui è molto importante conoscere la realtà vocale in cui il paziente opera ed accostarsi il più possibile al suo modo di vivere la propria realtà, lavorativa e non, per capire come e dove poter cominciare a sperimentare la voce che sta recuperando e, prima ancora della voce, la respirazione e gli atteggiamenti posturali corretti.

Un altro grande scoglio è quello di portare il paziente ad avere una corretta percezione della propria voce: il disfonico si è abituato un po' alla volta alla propria voce e va portato gradualmente ad acquisire una propriocezione vocale.

Ciò può essere fatto fornendo un supporto che permetta un feed-back visivo oltre che acustico. Utilizzando software riabilitativi quali lo Speech-viewer IBM (che utilizzo da più di dieci anni sia

nella sua forma I che III) sono riuscita a far visualizzare ai disfonici le proprie tensioni, spesso anche articolatorie, e a far collegare ciò che vedono a ciò che “provano”: solo “sentendo” con gli

organi aricolatori e con il corpo invece che con le orecchie è possibile indurre nei disfonici un sostanziale cambiamento che permetta loro di diventare terapisti di sé stessi, acuendo uno spirito critico nei confronti della propria emissione vocale.

Naturalmente il percorso vocale verte ad un recupero del delicato equilibrio tra naturalità e controllo volontario che si realizza con il raggiungimento dei parametri di economia, efficienza ed eufonia.

Con economia si intende la capacità di ottenere i migliori risultati possibili ai minori costi di esercizio (rapporto costi-benefici). Per efficacia si intende la risultanza adeguata del prodotto vocale ovvero poter riprodurre tale prodotto inalterato nel tempo, per eufonia l'emissione vocale ottenuta secondo criteri di economia ed efficacia risultante nel segnale migliore possibile in relazione alla situazione psico-fisica del soggetto.

Nel recupero di una corretta emissione vocale sono da tenere in carico molti parametri e su ognuno di questi è necessario lavorare in maniera singola ed approfondita.

Ci si concentra quindi su un uso consapevole del volume, del tono, degli attacchi vocali, della prosodia, del colore, del tempo e del ritmo passando da semplici parole alle frasi e quindi a testi foneticamente bilanciati con difficoltà crescenti per arrivare infine al parlato, avendo cura di avvicinarsi il più possibile alla realtà vocale del paziente affinché la terapia non sia solo l'applicazione di una sterile teoria.

Durante il mio percorso lavorativo l'esigenza più pregnante è stata tuttavia quella di oggettivare i risultati ottenuti e di poterli perciò discutere con il paziente e con il foniatra. Infatti tra paziente e terapista è indispensabile che si instauri un rapporto di empatia, che aiuta a motivare il paziente, ma è altrettanto importante che il paziente possa verificare in modo oggettivo se e quanto è migliorato e in quanto tempo.

A questo scopo ho registrato campioni di parlato e di lettura dapprima con lo speech-viewer e poi,

da otto anni a questa parte, con l'ausilio di uno spettrografo digitale (Kay 4300 B) ed in seguito dell'MDVP ( Kay multi dimensional voice program ) e di un fonetografo ( Kay VRP voice range profile)

Tali apparecchiature, se utilizzate unitamente ad un approfondito ascolto percettivo-acustico che permetta una raccolta dati attendibile, consentono una visualizzazione dell'andamento della energia vocale nel tempo e di estrapolare in tempo reale e in maniera semplice i principali parametri di fisica acustica relativi all'emissione vocale.

Da circa un anno ho introdotto anche l'utilizzo del VHI (voice handicap index) che verificato a distanza di tempo dalla conclusione della terapia permette anche un confronto delle sensazioni del paziente relative alla sua voce, perciò del versante soggettivo legato alla percezione.

Anche nel campo delle disfonie infantili valgono i principi fin qui esposti, tuttavia è molto più difficile portare il piccolo paziente ad attuare strategie corrette nella vita di tutti i giorni e nella mia esperienza sono giunta alla conclusione che la disfonia in questo caso non è che uno dei sintomi di un quadro più complesso nell'ambito di un gruppo famigliare che compie usualmente abuso vocale o presenta alterazioni comunicative.

La disfonia è quindi da considerarsi un elemento multifattoriale in cui vanno presi in considerazione gli eventuali fattori di rischio, gli elementi della sfera emotivo-relazionale che aggravano il rischio ed i fattori effettivamente scatenanti.

Non è in questo caso sufficiente osservare ed ascoltare il piccolo paziente, ma bisogna individuare le modalità di interazione verbale e comunicativa della famiglia, conoscere la situazione abitativa, la situazione scolastica e la qualità della interazione con insegnanti e compagni.

Tra l'altro raramente il bambino soffre o si preoccupa della sua brutta voce e va ricordato che solo un bambino consapevole avrà il desiderio di modificare il proprio comportamento vocale.

E' fondamentale non proporre al bambino solo una terapia tecnica, bensì renderlo consapevole delle ragioni dell'intervento logopedico, può essere interessante coinvolgerlo nel commentare lo stile vocale degli adulti, dei personaggi della televisione,dei compagni ecc. per aiutarlo ad acquistare consapevolezza vocale.

A questo scopo è sempre indispensabile individuare le sensazioni fisiche che si accompagnano all'abuso vocale. Va fatto poi l'intervento sull'ambiente individuando le situazioni di abuso e cercando di rimuoverle o almeno ridurle.

La parte che di solito mi crea più difficoltà è quella del coinvolgimento e dell'appoggio famigliare: spesso i genitori tendono a delegare completamente alla terapista la risoluzione del problema, non accettando di farne parte oppure tendono a colpevolizzarsi.

Invece va fatto un percorso di appoggio famigliare in cui spiegare con chiarezza cos'è una brutta voce, quale possa essere il ruolo dei genitori senza colpevolizzare e ponendo dei limiti all'intervento logopedico, vanno individuati e discussi gli eventuali abusi vocali compiuti dagli adulti, vanno responsabilizzati i genitori nella loro funzione di modelli vocali.

I genitori devono imparare l'arte di ascoltare esprimendo le proprie opinioni apertamente, non irritandosi ma facendo chiarezza e mantenendo precise regole comunicative. Dovrebbero invitare i propri figli a contenere gli abusi vocali svolgendo l'importante funzione di moderatori di seduta durante l'interazione famigliare: è fondamentale insegnare a rispettare l'alternanza nella conversazione, ad inserirsi nel momento opportuno riconoscendo i vuoti comunicativi senza dover alzare la voce per farsi valere.

Con la voce professionale è molto importante l'ascolto ma soprattutto un' osservazione attenta: per questo non bisogna incontrare colui che parla o canta in una condizione artificiale ma assistere direttamente alla sua produzione vocale in un momento professionale ed artistico oltre che nella quotidianità.

E' stato per me importante assistere ad anelli di doppiaggio, realizzando come spesso il doppiatore assecondi una postura non corretta legata all'ascolto in cuffia (generalmente solo con un orecchio) ed all'emissione vocale in un microfono spesso posto troppo in alto, che lo costringe alla protrusione del mascellare inferiore ed all'innalzamento del mento.

Così come è stato importante veder recitare brani di Beckett, o la parte di Ariel ne “La tempesta” di Shakespeare, , dove la postura è , per esigenza teatrale, particolarmente impegnativa.

Inoltre i professionisti vocali, quali attori e cantanti, sono quasi sempre pressati da esigenze di lavoro presentando spesso come unica richiesta un sollievo dei sintomi che permetta loro di non interrompere l'attività in palco.

Tra questi il paziente più difficile è l'attore, infatti il doppiatore ed il cantante, specie lirico, si identificano completamente con la propria vocalità, rispettano il proprio organo e vi dedicano molta attenzione, mentre l'attore spesso fronteggia una patologia dell'organo vocale con la propria abilità interpretativa.

Egli è meno preoccupato di avere una “bella voce”, si accontenta e si adatta ad una vocalità in decadenza, sottoponendo spesso la propria laringe ad un carico di lavoro decisamente superiore alle sue capacità di recupero.

Il cantante disfonico accetta di sospendere uno spettacolo, osserva il periodo di riposo consigliato, si impegna negli esercizi proposti. L'attore speso ricorre invece all'uso del microfono senza risparmiarsi e teme che il logopedista voglia “cambiargli” la voce: pertanto è assolutamente restio ad impegnarsi costantemente in un percorso vocale o a ridurre i propri impegni lavorativi.

Per questo è importante intervenire sull'attore al momento della formazione professionale, intervenendo pertanto sul versante preventivo.

Per ciò ho accettato con entusiasmo, insieme al foniatra, di collaborare con una scuola di doppiaggio e dizione che muove quest'anno i suoi primi passi all'interno degli Studios di Cinecittà, in collaborazione con la Nuova Università del Cinema e della Televisione.

Lo scopo è quello di insegnare a chi si accosta a questa professione delle nozioni basilari che permettano di mettersi al riparo da rischi di malmenage e dalla comparsa di patologie organiche.

Il primo requisito che un giovane attore deve possedere è la coscienza ben precisa della diversità esistente tra l'emissione vocale quotidiana e quella che viene effettuata in palco.

Tale seconda vocalità non può essere un'acquisizione spontanea, ma sarà frutto di un addestramento specifico, che sarà prolungato nel tempo e faticoso.

Deve quindi esserci una forte motivazione ad esercitare costantemente le proprie funzioni al fine di acquisire consapevolezza e controllo dell'emissione vocale.

Inoltre l'attore deve applicarsi in un costante lavoro quotidiano che gli permetta di costituirsi degli automatismi sui quali fondare la sua espressione artistica.

Dovrà quindi gestire in automatico la respirazione, la postura, la tensione dei muscoli di spalle e collo, l'utilizzo dei risuonatori in modo da poter dedicare la propria coscienza all'interpretazione creativa.

L'attore deve sviluppare la coscienza di quello che mette a repentaglio il suo organo vocale e di ciò che gli causa danno.

Spesso l'attore tende a sopperire alla mancanza di addestramento aumentando il volume ma oltre a ciò deve imparare a riconoscere tutti i fattori di rischio, quali fumo, alcol, malmenage e surmenage vocali. Egli deve imparare quando fermarsi, cioè a conoscere approfonditamente i propri limiti personali o relativi alle condizioni in cui viene usata la vocalità.

Volendo concludere in relazione alle mie esperienze riguardo alle alterazioni della voce, patologica e nono, in campo professionale e non, le cose più importanti che sono emerse sono la necessità di sviluppare una grande sensibilità percettiva all'ascolto che deve però trovare conforto nell'obiettivizzazione.

E' ormai di fondamentale importanza poter oggettivare le proprie sensazioni percettive e soprattutto poter oggettivare i risultati ottenuti con il trattamento logopedico.

A questo fine sono volti i supporti computerizzati disponibili sul mercato, che sono particolarmente versatili e permettono la visualizzazione in tempo reale dei più importanti parametri relativi all'emissione vocale.

Poter poi ancorare il paziente ad una visualizzazione (feed-back visivo) permette di ridurre i tempi di terapia e di rendere più chiara al paziente la finalità degli esercizi proposti.

Durante il periodo in cui ho svolto attività di training a colleghe logopediste sull'uso di ausili computerizzati mi sono resa conto quanto sia difficile per le terapiste stesse visualizzare la finalizzazione dell'esercizio in un campo più vasto,come sia impegnativo non sottoporre il paziente ad un semplice elenco di esercizi ma conoscerne approfonditamente l'impegno vocale per poterlo aiutare ad applicare in maniera puù vantaggiosa possibile le strategie vocali corrette necessarie ad ottenere un miglioramento vocale stabile e non solo un alleggerimento momentaneo delle proprie sintomatologie.

Il fatto poi che nella stessa struttura in cui le terapie logopediche si svolgono in day hospital, lavorino anche fisioterapisti sullo stesso paziente occupandosi in particolare della parte posturale, ha stimolato in me il desiderio di cercare di studiare i correlati posturali delle alterazioni dei principali parametri vocali nel paziente disfonico.

Tutto ciò è stato argomento di una comunicazione congressuale, ma soprattutto spunto di approfondimento di tecniche posturali, quali il metodo Feldenkreis, che sto ancora seguendo.

Presso il mio studio mi occupo tuttavia anche di altre patologie, ed anche in questi ambiti posso fare alcune riflessioni.

Un altro disturbo nel cui approccio trovo sempre molta difficoltà è la balbuzie, specie con i bambini.

Recentemente ho instaurato un rapporto di collaborazione con una neuropsichiatria infantile e ciò mi è stato di aiuto nella conoscenza più approfondita delle dinamiche di approccio al bambino balbuziente.

Seguendo i suoi consigli il mio intervento è diventato meno tecnico e più attento e mirato ad un coinvolgimento maggiore del paziente.

E' molto difficile coinvolgere le famiglie che tendono a delegare la risoluzione del “problema” al logopedista e che, sollecitate ulteriormente, preferiscono spesso sospendere la terapia.

Bisogna che il bambino in terapia si senta appoggiato ed incoraggiato, il lavoro tecnico sul linguaggio può essere vantaggiosamente accompagnato da un lavoro sulla prosodia, sul timbro e sul colore, proposti al bambino sotto forma di gioco..

Questo aiuta a ridurre la tensione emotiva e spesso consente sensibili miglioramenti.

Il lavoro viene condotto di pari passo a quello della neuropsichiatria infantile, con cui spesso ci si confronta.

Un ultimo argomento di riflessione riguardo al mio percorso come logopedista è inerente il metodo Feuerstein, di cui ho seguito recentemente un corso inerente al programma di arricchimento strumentale di primo livello.

I concetti relativi a tale metodo sono secondo me estensibili a più ambiti del campo logopedico, ed in particolare risultano un valido supporto nell'affrontare i problemi di carattere cognitivo.

L'idea fondamentale di questo approccio è che l'individuo è un partecipante attivo al processo di apprendimento per cui diventa centrale la comprensione dei processi mentali, ossia come il sistema cognitivo elabori l'informazione, quali strategie il soggetto usi per risolvere i problemi e quali siano i suoi stili cognitivi.

Da questo deriva che il processo di apprendimento-insegnamento non è solo un processo di ricezione passiva di informazioni, ma è piuttosto un universo condiviso di significati.

I compiti principali dell'educazione diventano riportare al centro dell'indagine la sfera della soggettività, dell'esperienza vissuta, agire con intenzionalità per favorire la realizzazione completa di ogni persona.

La persona è concepita come un sistema globale in cui il miglioramento cognitivo si pone come un supporto essenziale all'aumento dell'autostima e ad una migliore competenza emotiva.

Le tappe dello sviluppo cognitivo non sono quindi strettamente derivate dal percorso individuale, ma trovano supporto nello scambio che avviene da persona a persona in un determinato contesto.

Il principale strumento di mediazione sarà quindi il linguaggio, inteso non solo come linguaggio verbale ma come codice comunicativo.

Il processo di apprendimento è influenzato da tre fattori chiave che sono il mediatore, l'allievo ed il compito: qualsiasi cambiamento in uno di questi poli determina un'influenza sull'intero sistema.

In questo approccio è di fondamentale importanza il contesto. Il ruolo del mediatore è quello di interporsi tra l'allievo ed il compito strutturando esperienze significative e motivanti, sollecitando la creazione e l'ampliamento delle funzioni cognitive necessarie alla risoluzione del compito.

Il mediatore basa il proprio operare sulla convinzione della modificabilità cognitiva per cui ogni individuo può essere sollecitato a migliorare in un cammino di sviluppo verso l'autonomia.

In questo percorso il mediatore è un facilitatore di processo.

Tutto ciò si svolge in un contesto che avrà le caratteristiche di ambiente modificante, cioè sarà fonte di arricchimento cognitivo, sarà dinamico, improntato a principi di equità, flessibile ed individualizzato.

L'individuo che dimostra carenze indica la necessità di ricevere la quantità e la qualità di mediazione necessaria a creare, rinforzare ed ampliare le funzioni deficitarie: le funzioni cognitive si possono creare e sviluppare anche e grazie soprattutto alla interazione mediata.

Tale approccio, con la figura del logopedista quale mediatore, mi sembra di particolare interesse in tutti gli interventi riguardanti problemi cognitivi, in cui il terapista non è il depositario di una

conoscenza in assoluto ma un selezionatore ed organizzatore di stimoli che aiuta la riflessione sui processi cognitivi messi in atto.

In questo modo il paziente prende coscienza del proprio operato, delle proprie capacità e acquista fiducia in se stesso.

Per questo l'apprendimento mediato si contrappone agli approcci in cui lo sviluppo cognitivo è determinato dalla maggiore o minore esposizione agli stimoli.

In generale il ruolo del logopedista è di fondamentale importanza poiché egli deve valutare il versante espressivo, accertare il livello di comprensione, valutare il livello cognitivo, esaminare la capacità grafica, di leggere e comprendere, non può trascurare le problematiche di ordine psicologico, perciò questa specializzazione richiede doti eterogenee (intelligenza, sensibilità, pazienza, equilibrio, intuito, …..) ma soprattutto una profonda preparazione ed un continuo aggiornamento.

Inoltre egli deve lavorare in equipe, ed in questa le figure devono tra loro avere una profonda intesa ed essere reciprocamente disponibili a discutere con senso critico.

DOCENTE www.voxvideo.it/docenti.html www.cinecitta.it