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Il promontorio di Portofino è ricco d’acqua potabile. A prima vista si stenterebbe a crederlo, vista la natura acci- dentata e a tratti dirupata di questo bastione roccioso che si erge massiccio sul mare. Ep- pure sul monte sono disseminate numerose prove di questo fenomeno. Visitando anche le pendici più scoscese, come ad esempio la Cala dell’Oro, che in poco più di un chilo- metro precipita dai 601 metri del monte di Portofino a livello del mare, è possibile rin- venire, nella parte più bassa, piccole sorgenti, spesso attive anche in piena estate. La stra- ordinaria riserva idrica si manifesta in ma- niera più evidente sul versante orientale del monte. Per questo motivo, in passato, nel- l’entroterra di Paraggi, erano sorti lungo il rio dell’Acqua Viva numerosi frantoi e mulini, FRANCESCO FACCINI * caratteristici per le ruote di grande diametro con piccole pale, adatte a sfruttare le più piccole portate. Ma non è tutto: sulla per- pendicolare di San Fruttuoso, a circa 300 metri di quota, da una frattura del conglo- merato (la particolare roccia caratteristica della parte meridionale del promontorio) sgorgano acque copiose. Appartengono alle sorgenti di località Caselle, che incanalate, un tempo alimentavano l’acquedotto di Ca- mogli. Ma da dove deriva questa insospetta- bile abbondanza idrica? Per scoprirlo nel 2010 è stata avviata una ricerca in collabora- zione tra l’Università di Genova, il Parco di Portofino e la Società Acque Potabili SpA, con la finalità di valutare in particolare i meccanismi di alimentazione proprio delle sorgenti Caselle. PORTOFINO PER TERRA E PER MARE • 11 La sorgente Caselle perenne fonte di acqua potabile * Ricercatore, Geografia Fisica e Geomorfologia, Università di Genova

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Il promontorio di Portofinoè ricco d’acqua potabile. A prima vista sistenterebbe a crederlo, vista la natura acci-dentata e a tratti dirupata di questo bastioneroccioso che si erge massiccio sul mare. Ep-pure sul monte sono disseminate numeroseprove di questo fenomeno. Visitando anchele pendici più scoscese, come ad esempio laCala dell’Oro, che in poco più di un chilo-metro precipita dai 601 metri del monte diPortofino a livello del mare, è possibile rin-venire, nella parte più bassa, piccole sorgenti,spesso attive anche in piena estate. La stra-ordinaria riserva idrica si manifesta in ma-niera più evidente sul versante orientale delmonte. Per questo motivo, in passato, nel-l’entroterra di Paraggi, erano sorti lungo ilrio dell’Acqua Viva numerosi frantoi e mulini,

FRANCESCO FACCINI * caratteristici per le ruote di grande diametrocon piccole pale, adatte a sfruttare le piùpiccole portate. Ma non è tutto: sulla per-pendicolare di San Fruttuoso, a circa 300metri di quota, da una frattura del conglo-merato (la particolare roccia caratteristicadella parte meridionale del promontorio)sgorgano acque copiose. Appartengono allesorgenti di località Caselle, che incanalate,un tempo alimentavano l’acquedotto di Ca-mogli. Ma da dove deriva questa insospetta-bile abbondanza idrica? Per scoprirlo nel2010 è stata avviata una ricerca in collabora-zione tra l’Università di Genova, il Parco diPortofino e la Società Acque Potabili SpA,con la finalità di valutare in particolare imeccanismi di alimentazione proprio dellesorgenti Caselle.

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La sorgente Caselleperenne fonte di acqua potabile

* Ricercatore, Geografia Fisica e Geomorfologia, Università di Genova

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I FATTORI CLIMATICI

Una prima spiegazione si può individuarenel peculiare andamento climatico del pro-montorio. Aperta sul mare, questa area è in-fluenzata da un regime climatico in qualchemodo confrontabile con quelli che si riscon-trano sulle isole. L’azione regolatrice delmare mitiga infatti le temperature estive einvernali. La temperatura media annua sisitua così tra i 12° e i 13° C, con massimoestivo di 23-24°C (luglio) e minimo invernaledi 7-8°C (gennaio). Tuttavia non va dimenti-cato che la posizione geografica del pro-montorio determina importanti varianti mi-croclimatiche. Soprattutto nel periodo in-vernale, i venti dominanti investono il ba-stione roccioso provenendo generalmenteda sud-est. Carichi di ingenti masse d’ariacalda e umida, si scontrano, in quota, conquelle più fresche provenienti da nord e ge-nerano sulla dorsale del promontorio fre-quenti piogge e una generale elevata umiditàdell’aria (che si attesta costantemente tra70% e 80%). In questo modo, se il settoremeridionale del promontorio gode anched’inverno di un clima decisamente mediter-raneo, il settore settentrionale presenta unclima di tipo continentale. Nei mesi tra mag-gio e ottobre, la pioggia eguaglia sostanzial-mente l’acqua che viene persa per traspira-zione da parte delle piante ed evaporazionedal terreno (evotraspirazione). Nell’arco del-l’anno, a seconda delle diverse zone orogra-fiche del territorio, si registrano altezze diprecipitazioni che variano dai 900 mm e glioltre 1400 mm, con un massimo assoluto inautunno (ottobre o novembre) e un minimoassoluto in estate (luglio).

IL RUOLO DELLE FORMAZIONI

GEOLOGICHE

Il clima da solo non basta a spiegare sino infondo la capacità di riserva idrica del monte.Anche la complessa natura del suolo giocaun ruolo decisivo. Bisogna innanzitutto con-siderare che sotto il profilo geologico, il pro-montorio è schematicamente formato dallasovrapposizione del cosiddetto “conglomeratodi Portofino”, che costituisce l’intero versantemeridionale, sulla formazione dei calcari delmonte Antola, che caratterizzano il versantesettentrionale. La linea di demarcazione diqueste due formazioni geologiche si sviluppadal Molino del Moro (a nord di Punta Chiap-pa) sino alla sommità del monte di Portofinoe, attraverso le Pietre Strette, scende alle

acque del Tigullio nei pressi dell’abbaziadella Cervara.

I calcari del monte Antola (dal nomedella montagna omonima situata a circatrenta chilometri a nord di Portofino), risal-gono all’epoca geologica del Cretacico supe-riore- Paleocene, ossia tra i cento e i sessantamilioni di anni fa, e sono costituiti da calcarimarnosi, marne calcaree grigie, con alternanzadi argille marnose, arenarie e calcareniti. Èpossibile farsi un’idea visiva della composi-zione di questa formazione rocciosa percor-rendo via mare il tratto da Camogli a PuntaChiappa: sotto l’abitato di San Rocco sonovisibili i diversi strati della formazione calcarea,che qui assume, per la forza delle spinte oro-genetiche, straordinarie forme piegate.

Il conglomerato di Portofino (un tempodenominato “puddinga”) è invece un depositodi tipo molassico, ossia una sedimentazionedi materiali grossolani, formati per rapida

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A fronte: le principalisorgenti presenti sulPromontorio di Portofino.

Sotto, una particolareinquadratura del Golfodel Tigullio visto dallaValle dei Mulini. In bassoal centro si vede ilCastello di Paraggi.

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erosione dei terreni sollevati dall’orogenesialpina, e cementati tra loro da sostanze divaria natura. Questo tipo di roccia presentasul promontorio giaciture variabili, con laparte occidentale maggiormente innalzatarispetto a quella orientale. L’assenza di fossilinon ne permette una precisa datazione, tut-tavia per analogia con la formazione di Mo-lare, in provincia di Alessandria, si può rite-nere che risalga all’Oligocene, ossia a circa30 milioni di anni fa.

L’analisi geologica ci dice ancora che ilconglomerato di Portofino si è depositatosul calcare del monte Antola, quando pro-babilmente quest’ultimo era interessato daresiduali spinte tettoniche, ossia dalle forzeche originano le deformazioni della crostaterrestre. Nella “puddinga” si possono infattiosservare sistemi di fratture, di faglie, la cuisovrapposizione genera lo smembramentodell’ammasso roccioso in enormi blocchi.Una situazione particolarmente evidente lun-go la fascia di contatto tra calcare e conglo-merato dove enormi blocchi, distaccati dallamassa principale, poggiano sulle rocce piùantiche.

L’ACQUA SI NASCONDE

I sistemi di faglia non solo caratterizzanol’aspetto aspro e tormentato del promontorio

ma permettono anche la formazione diriserve idriche nel sottosuolo. Infatti l’acquapiovana che si infiltra nel terreno in corri-spondenza delle fratture nelle formazionirocciose, rimane separata dalla superficieda notevoli spessori di roccia, non risentedel riscaldamento solare e non subisce eva-porazione. Con il passare del tempo, questariserva segreta, attraverso tortuosi percorsisotterranei, riemerge alla superficie, alimen-tando anche d’estate le numerose sorgentiche si trovano sparse un po’ ovunque sulpromontorio. Nel suo percorso, l’acqua com-pie un ciclo a dir poco perfetto. La pioggiadiscioglie piccolissimi quantitativi di carbo-nato di calcio contenuti nel conglomerato;poi l’acqua, scorrendo in profondità, si ar-ricchisce di altri elementi contenuti nellerocce di contatto; infine quando affiora, peril repentino mutare della temperatura, de-posita nuovamente il carbonato di calcio edaltri elementi, sulle pareti rocciose, sui ciottoli,perfino sugli sterpi prossimi alla sorgente.

Questo ciclo dell’acqua consente la for-mazione e la conservazione degli habitat ne-cessari alla sopravvivenza di piante ed animali,una caratteristica che pone dei limiti all’’uti-lizzo delle sorgenti da parte dell’uomo, ondeevitare un prelievo di acqua tale da provocaredanni irreparabili all’ecosistema. �

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Sorgenti

Conglomerato

Calcare del Monte Antola (CMA)

S. Caselle

S. Coppelli

S. delle Zecche

Gave

Valle dei Mulini

S. del Mulino

S. Vegia

S. di San Nicolò

S. Cala dell’Oro

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� LE SORGENTI CASELLE

Non deve perciò sorprendere se le sorgentidel conglomerato, hanno attirato - si puòdire da sempre - l’attenzione dei potenzialifruitori e degli studiosi. Ovviamente in primopiano, per la sua portata, la sorgente Caselle,da cui si dipartiva, come abbiamo già accen-nato, l’antico tracciato dell’acquedotto cheriforniva di acqua potabile la cittadina diCamogli. I lavori, progettati ed eseguiti dalladitta F.lli Sandrini e Magherini di Firenze,ebbero inizio il primo ottobre 1897 e si con-clusero l’8 ottobre 1899. Un tempo straordi-nariamente breve se si considera la com-plessità dell’opera e i mezzi limitati di cui al-lora si poteva disporre. Ma negli stessi anni,con lungimiranza, ci si preoccupava anchedi valutare con precisione le potenzialitàidriche complessive del promontorio. Nel1901 il geologo Giuseppe Ristori nel suostudio “Il Conglomerato miocenico e il regimesotterraneo delle acque nel Promontorio e

Monte di Portofino” distingueva le sorgentiin tre categorie: emergenze dirette dal con-glomerato, sorgenti che interessano le franedello stesso complesso roccioso e sorgentilungo il piano di contatto con il sottostantestrato calcareo-marnoso. Con specifico rife-rimento alle sorgenti Caselle, il Ristori scri-veva: “Anche qui abbiamo una serie di sorgentiallineate lungo una frattura orizzontale del

conglomerato, che potrebbe magari corrispon-

dere alla discontinuità che si riscontra nella

disposizione degli strati. Ad avvalorare questa

idea concorre la presenza di uno straterello di

argilla e sabbia interposta tra due banchi di

conglomerato; da questa discontinuità sgorgano

in serie lineare sei sorgenti di grande portata.

La sorgente maggiore è più prossima alla ca-

scina delle Caselle, la quale alimenta l’acque-

dotto di Camogli. La portata delle sorgenti

delle Caselle il 10 giugno 1899 dava 12 litri

al minuto secondo, di cui 9 spettavano alla

sorgente principale già ricordata. La tempera-

tura era di 11,9 centigradi. Da misure prese

nell’agosto, in massima magra, risulta una

portata di litri 8, di cui 6,5 spettavano alla

sorgente principale (…). In quest’ultima visita

constatai che due delle più piccole sorgentelle

si erano ridotte a stillicidi, mentre tutte le

altre mantenevano un efflusso importante e

una temperatura di 12 centigradi”.

SVILUPPI RECENTI

Negli anni successivi, altri studi hanno con-fermato sostanzialmente i dati rilevati dal

Schizzo cartografico del 1909 con il progetto della conduttura per San Fruttuoso.

Misure sperimentali di portata della sorgente Caselle.

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Ristori. Recentemente si è tuttavia sentital’esigenza di realizzare un nuovo approfonditomonitoraggio della fonte Caselle per precisimotivi. Intanto le situazioni di utilizzo sonoprofondamente cambiate: l’acquedotto nonserve più Camogli ma rifornisce di acqua po-tabile solo il borgo di San Fruttuoso. Inoltrel’elevato numero di escursionisti nell’area ri-chiede un’attenzione particolare per evitarela possibile contaminazione della sorgente edelle sue fonti di alimentazione. Le statistichefornite dal Parco di Portofino indicano oltresettantamila presenze annue alle Pietre Strettee trentamila passaggi all’anno in corrispon-denza delle sorgenti Caselle.

Le misure sperimentali di portata sonostate condotte con cadenza bisettimanale econtestualmente sono stati acquisiti i valoridegli andamenti giornalieri di temperaturadell’aria, pluviometria, direzione e velocitàdel vento e umidità relativa registrati pressola stazione meteorologica ARPAL “Monte diPortofino” (a 609 m di altezza), ubicata inposizione favorevole per la zona selezionatae installata nel 2009 su specifica richiestadel Parco di Portofino. La ricerca è statacompletata con un rilevamento geologiconel settore di versante sotteso dalle sorgentiCaselle con lo scopo di identificare l’idro-struttura e il conseguente possibile bacinodi alimentazione.

La massa di rilevazioni effettuate ha per-messo di avere una miglior conoscenza deimeccanismi che regolano il ciclo dell’acquadella sorgente. Si è così appurato ad esempiouno sfasamento di circa 2-3 mesi fra i minimidi precipitazioni e i minimi di portata, acausa dal tempo impiegato dall’acqua nelsuolo per effettuare il proprio drenaggioipogeo e dalla lunghezza del percorso insotterraneo che dipende, a sua volta, dall’an-damento delle fratture. Il rilevamento delversante sotteso dalle sorgenti ha inoltrepermesso di tracciare un possibile bacinoidrogeologico di alimentazione la cui super-ficie può essere stimata in 160 ettari, dallaquale si ottengono deflussi tra 4 e 13 litri alsecondo.

Una particolare tecnica di indagine, ossiail bilancio idrogeologico inverso, ha infinedimostrato che il contributo idrico mediodelle sorgenti Caselle, proviene dalle acquedi circolazione del massiccio conglomeraticosoprastante, localizzato nell’alto bacino delVallone di San Fruttuoso e in parte anchenell’alto bacino del Fosso San Siro.

Grazie a questi studi finalmente si disponedegli strumenti per attuare un utilizzo con-sapevole di queste sorgenti. Nel solco diuna millenaria tradizione di reciproca con-vivenza delle attività umane con il territoriodel “monte”.

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La via dei tubiLe sorgenti Caselle sono facilmente raggiungibilipercorrendo il sentiero che congiunge PietreStrette con San Fruttuoso. Gli escursionistipiù esperti però possono raggiungerle attra-verso un itinerario altamente spettacolare, cheripercorre l’antico tracciato dell’acquedotto difine ’800 che riforniva d’acqua la cittadina diCamogli. Il tracciato prende avvio dalla località“Batterie”, sopra Punta Chiappa. A causa dellaforte esposizione, della presenza di tratti ferratie di gallerie che richiedono l’uso della torcia,l’accesso pedonale al percorso è consentitosolo con il rilascio di apposita e preventiva au-torizzazione ad associazioni legalmente rico-nosciute non a scopo di lucro, che devono no-minare un responsabile dell’escursione. Questeautorizzazioni sono valide per una sola giornata;devono essere richieste con un anticipo di al-meno cinque giorni lavorativi; non possonoessere rilasciate nella stessa data nella qualesia prevista un’escursione guidata organizzatadall’Ente Parco.

In alternativa è possibile aderire alle escursioniprogrammate da LABTER, il cui calendarioviene regolarmente pubblicato su questarivista. Per informazioni tel. 0185.289479 –fax 0185.285706.