LA SITUAZIONE CONGIUNTURALE IN LOMBARDIA 3° … Analisi congiunturale... · Informazione economica...
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LA SITUAZIONE CONGIUNTURALE IN LOMBARDIA
3° TRIMESTRE 2010
Unioncamere Lombardia
Informazione economica per lo sviluppo locale
Ottobre 2010
Informazione economica per lo sviluppo locale
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1 INTRODUZIONE: LA CONGIUNTURA MONDIALE ED IL BALLO DELLE MONETE
1.1 Ripresa, rischi e riequilibrio
Se si avesse la pazienza di riconsiderare l’introduzione della precedente relazione, si noterebbe
che il titolo era “Ripresa con rischi”. L’attuale primo paragrafo conferma quella impostazione,
qualificandola con un ulteriore sostantivo:riequilibrio. In altre parole, la ripresa dell’economia
mondiale è in atto, ma è sottoposta, come sempre a rischi. Nelle circostanze attuali, tuttavia, i
rischi sono orientati soprattutto verso il basso e la ragione di questa distorsione sta nella
presenza di forti squilibri che caratterizzano l’evoluzione della congiuntura mondiale. Volendo
sintetizzare con un acronimo lo stato della congiuntura mondiale, potremmo definirla la fase
delle tre R: ripresa, rischi e riequilibrio.
Al fine di contrastare questo stato di cose, il G-20 di Pittsburg ha sostenuto la necessità di
ripristinare una ripresa “forte, bilanciata e sostenibile”: il gap esistente fra la situazione di fatto
e gli obiettivi politici misura, per lo meno in parte, il grado di preoccupazione esistente circa le
sorti dell’economia mondiale ed il livello di incertezza che caratterizza la possibile evoluzione
dell’economia.
1.2 La ripresa in decelerazione?
Se si fa riferimento alle ultime stime contenute nel “World Economic Outlook” del Fondo
Monetario Internazionale di Ottobre, si scopre che l’economia mondiale dovrebbe crescere del
4,8% nel corso 2010. Per porre questa cifra nel giusto contesto, occorre fare due precisazioni,
di segno opposto. La prima (negativa) è che questo saggio di crescita è inferiore a quello
esistente prima dello scoppio della crisi. Questa circostanza, come abbiamo già più volte
ribadito, è fra le cause dell’attuale perdurante crisi sul mercato del lavoro. La seconda,
positiva, è che comunque si tratta di un saggio di crescita che risulta superiore a quello di
lungo periodo, calcolato attorno al 4%, come risulta anche dalla Tabella 1.1.
Tabella 1.1: La crescita dell’economia mondiale (saggio % di crescita)
saggio % di
crescita
2010 4,8
2011 4,2
tasso di crescita pre-crisi (2007) 5,3
Minimo (2009) -0,6
Crescita di lungo periodo 4,0
Fonte: FMI ,Economic Outlook, Ottobre 2010
Considerando entrambe le precisazioni, si arriva alla conclusione che il dato previsto per il
2010 è più che soddisfacente, anche perché quello relativo al 2007 era da più parti ritenuto
non sostenibile, come del resto si è puntualmente verificato. Al fine di comprendere i rischi
legati all’evoluzione dell’attuale fase congiunturale, un primo elemento da considerare è la
velocità di crociera della crescita, aspetto cruciale per ogni analisi congiunturale. La tabella 1.2
offre spunti interessanti a questo proposito.
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Tabella 1.2: I tassi di crescita (trimestrali) nell’area OCSE
Periodo Tassi % di
crescita
trimestrale
II trim. 2008 -0,2
III -0,7
IV -2,0
I trim. 2009 -2,2
II 0,2
III 0,6
IV 0,8
I trim. 2010 0,7
II 0,9
Fonte: OCSE, Settembre 2010
Secondo le stime OCSE, il tasso di crescita congiunturale ha mostrato una tendenza ad
accelerare a partire dal II trimestre del 2009, quando ha cessato di essere negativo. Le
preoccupazioni derivano dal fatto che questa velocità di crociera non sembra essere sostenibile
né per la seconda parte dell’anno né per il 2011.
Questa preoccupazione comporta un duplice processo di revisione delle stime in atto. Da un
lato, si tende ad innalzare la performance del 2010, mentre allo stesso tempo quelle relative al
2011 vengono riviste al ribasso.
A questo stadio dell’analisi, due sono le domande cruciali da avanzare. La prima è se esistono
già segni di questo rallentamento che non siano solo confinati al mondo delle aspettative ma
che siano evidenziati dalle grandezze reali. La seconda riguarda invece per quali paesi è dato
constatare questa tendenza. La risposta alla seconda domanda è che il rallentamento fa
riferimento ai paesi sviluppati, mentre le prove di questo eventuale rallentamento formano
l’oggetto del presente studio. In via preliminare, possiamo far riferimento ad uno dei principali
indicatori utilizzati e cioè il superindice OCSE, illustrato nella Tabella 1.3.
Tabella 1.3: IL superindice OCSE (Variazioni % sul mese precedente): Agosto
Paese Variazione %
USA -0,1
Giappone 0,3
Germania 0,0
Francia -0,1
Italia -0,2
Cina -0,4
India -0,2
Fonte: OCSE
Il “composite leading indicator” sembra lanciare segnali negativi sul tasso di crescita e ciò è
irrobustito da due caratteristiche. In primo luogo non è un episodio isolato ma si sta
protraendo da alcuni mesi. In secondo luogo, sembra essere generalizzato.
Entrambe queste proprietà spiegano l’apprensione sulle sorti della stabilità della crescita, molto
più dei dati effettivi, peraltro non ancora disponibili in tempo reale.
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1.3 Il paradosso della globalizzazione
La Tabella 1.4, che mostra la dinamica della crescita nei paesi emergenti, va messa a
confronto con la Tabella 1.1. Dal confronto, emergono due indicazioni chiave. La prima è che i
paesi in via di sviluppo non hanno conosciuto variazioni negative neanche nel punto più buio
della crisi. La seconda, è che per questi paesi la decelerazione del 2011 avviene su tassi ancora
molto elevati.
Tabella 1.4: Il tasso % di crescita nei paesi emergenti
Periodo Tasso % di crescita
(annuale)
2007 8,7
2008 6,8
2009 2,5
2010 7,1
2011 6,4
Fonte: FMI, ibidem, 2010
Se questa tendenza fosse confermata, ci troveremmo di fronte ad una specie di paradosso
della globalizzazione. Infatti, in un mondo maggiormente integrato dal punto di vista
produttivo, monetario e finanziario, le vicende dei paesi emergenti sembrano aver acquisito
una maggior autonomia (de-linking) rispetto alle vicende mostrate dalle economie dei paesi
sviluppati. Questa tendenza potrebbe costituire un pavimento (floor) molto importante per le
economie avanzate qualora il suo perdurare fosse parzialmente indipendente dall’intensità
della crisi.
1.4 Squilibri
Il diverso andamento del PIL nelle varie aree geografiche non produce solo un processo di
convergenza nei valori delle variabili pro-capite (si pensi, ad esempio, al PIL pro-capite che
deve aumentare maggiormente nelle aree emergenti per accorciare le distanze dai livelli
raggiunti nei paesi sviluppati), ma si accompagna anche a tensioni nella struttura del
commercio internazionale. Si consideri, a questo proposito, la Tabella 1.5 che mostra il saldo
della bilancia dei pagamenti (conto corrente) nelle varie zone.
Tabella 1.5: Il saldo della bilancia dei pagamenti nelle varie aree (in % del PIL)
Aree 2009 2010 2011
Economie avanzate -0,3 -0,3 -0,1
USA -2,7 -3,2 -2,6
Euro -0,6 0,2 0,5
Paesi asiatici di via sviluppo 8,5 7,1 6,9
Fonte : FMI, ibidem, 2010
Gli squilibri fra le varie aree sembrano destinati a perdurare. In che senso questo persistere
costituisce un fattore di rischio per il tasso di crescita globale? La risposta non è semplice
perché difficilmente il processo di crescita è omogeneo, per cui i saldi delle bilancia dei
pagamenti possono assumere segni di natura diversa con una certa frequenza. Semmai ciò che
preoccupa è il persistere degli squilibri unitamente alle terapie per superarli. In questa ottica,
l’aggiustamento del tasso di cambio è la terapia canonica. Il problema è capire se si sta
mettendo in moto e con che intensità si sta materializzando.
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Purtroppo da questo punto di vista l’evoluzione della situazione non sembra per niente chiara.
Le resistenze cinesi a rivalutare lo yuan sono un tipico esempio di queste difficoltà, mentre la
rivalutazione troppo rapida dell’euro potrebbe compromettere la crescita dell’area.
In questo senso c’è un rischio cambi che grava sulle previsioni. Le previsioni, in altre parole,
prefigurano uno scenario in cui i cambi tendono ad aggiustarsi lentamente e nella giusta
direzione, pur in presenza di eventuali accelerazioni che però non sfocino in una vera guerra
valutaria. Oppure in un processo di misure protettive, che sono l’altra faccia della stessa
medaglia.
1.5 L’eterogeneità delle situazioni
Sfortunatamente, la distinzione fra paesi avanzati e paesi emergenti, anche se coglie alcuni
aspetti strutturali della situazione presente, non è in grado di cogliere da sola la complessità
delle vicende dell’economia mondiale. Infatti, da un lato, fra i paesi emergenti vanno
particolarmente bene i cosiddetti GGG, e cioè quelli grandi, globali e giovani. Cina, Brasile ed
India rientrano in questa categoria, come avremo modo di vedere meglio in seguito. Dall’altro,
i paesi sviluppati si differenziano, in questa fase storica, dall’intensità con cui sono stati colpiti
dalla crisi finanziaria. L’esplodere di questa crisi ha comportato due fenomeni. Come risulta
dalla Tabella 1.6, in presenza di una crisi finanziaria, il processo di ripresa è più lento rispetto a
situazioni analoghe, ma in assenza di crisi finanziarie.
Tabella 1.6: Crescita del PIL e del credito dopo 8 trimestri dal minimo della recessione (=100):
Paesi avanzati
Crescita del PIL Credito Bancario
Senza crisi bancaria Con crisi bancaria Senza crisi bancaria Con crisi bancaria
108 104 110 100
Fonte: The Economist, 9 Ottobre 2010
In secondo luogo, la situazione è molto diversa fra i vari paesi all’interno dell’area avanzata, a
seconda dell’intensità della crisi finanziaria che li ha colpiti. Non solo, ma è dato constatare una
diversa situazione fra paesi in cui il rischio finanziario attiene alle strutture private da quelli in
cui è in gioco il rischio sovrano.
Questa eterogeneità di situazioni è destinata ad avere più di un’implicazione.
1.6 L’uniformità delle politiche?
Un primo effetto è che l’eterogeneità delle situazioni esistenti fra le varie aree e all’interno
delle stesse rende particolarmente problematica la scelta del mix ottimale di politiche
economiche da scegliere e questo è un altro fattore di rischio che grava sulle previsioni di
crescita. Infatti, la crescita dipende anche dal successo delle misure di politica economica
messe in cantiere.
Cominciamo dalla distinzione fra paesi avanzati e paesi emergenti. La diversità delle situazioni
deve impedire che questi ultimi possano pensare di avere nel prossimo futuro un processo di
crescita più fragile di quello che effettivamente si materializzerà. Applicare politiche di austerità
a questi paesi sarebbe veramente controproducente. Il loro problema è che il risparmio risulta
superiore agli investimenti e ciò spiega il persistere degli squilibri mondiali. La loro politica
deve semmai portare ad una maggiore spesa interna. In questo modo darebbero sollievo al
mercato dei cambi, senza peraltro danneggiare la crescita economica. Ovviamente questo è un
processo lento, ma necessario se non si vogliono accentuare gli squilibri.
Dall’altro lato, i paesi sviluppati possono commettere l’errore opposto e pensare che la crescita
sia un dato acquisito, per cui le politiche di austerità del bilancio non abbiano effetti sulla
crescita. Come evidenzia The Economist (9 Ottobre 2010), i paesi ricchi stanno programmando
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aumenti di tasse e riduzioni di spese pari al 1,25% del loro PIL collettivo nel 2011, la più
elevata manovra finanziaria di austerità mai registrata. Questa manovra sincronizzata rischia
di compromettere la crescita, come sostiene il Fondo Monetario Internazionale. Non solo, ma
non tutti i paesi, come abbiamo visto, si trovano nella stessa situazione. La zona Euro non è la
Grecia, e gli Stati Uniti non sono la Germania. D’altra parte, la politica tedesca non è detto che
funzioni per l’area dell’Euro.
Questa eterogeneità di situazioni è alla base delle difficoltà che si stanno verificando nell’arena
di politica economica, al di là delle contrapposizioni ideologiche che pur hanno sempre un peso
rilevante in queste questioni.
1.7 L’occhio del ciclone
L’eterogeneità delle situazioni è accentuata, ovviamente, dal ruolo particolare svolto dagli USA.
L’economia americana rappresenta pur sempre il 20% del PIL mondiale, come risulta dalla
Tabella 1.7. Inoltre, la sua moneta, e cioè il dollaro, è pur sempre la moneta internazionale per
eccellenza. Le vicende economiche di questo paese hanno un peso particolare su quelle
dell’economia mondiale. In questa sede, ci preme completare il discorso sul rapporto fra
eterogeneità delle situazioni economiche e politiche da perseguire.
Tabella 1.7: La quota del PIL mondiale delle varie aree nel 2009
Paesi Quota %
USA 20,4
Euro 15,1
Asia Emergente 22,6
America Latina 8,5
Fonte: FMI, ibidem, 2010.
Sulle vicende dell’economia americana per il biennio 2010-2011 pesano in modo particolare
l’esaurirsi di due fenomeni distinti: la fine delle misure di politica fiscale, da un parte, e
l’affievolirsi dell’effetto scorte da parte delle imprese, dall’altro. In questo contesto, è mancata
la ripresa di spese di lungo periodo, e cioè il consumo di beni durevoli e gli investimenti fissi
lordi da parte delle imprese.
Una misura di questo disimpegno è rappresentata dalla percentuale di liquidità destinata a
investimenti fissi di lungo termine. Nella prima metà del 2010 questa quota è scesa al 79% il
dato più basso mai registrato negli ultimi 58 anni. Per converso, le attività liquide sono
aumentate di 1.800 miliardi di dollari. Senza questo storno del cash flow, gli investimenti delle
imprese sarebbero stati doppi di quelli effettivi.
Secondo questa interpretazione l’incertezza sarebbe l’imputata principale di questo
rallentamento e dietro questa incertezza ci sarebbe in modo particolare la politica fiscale
ritenuta insostenibile.
Il problema è che gli Stati Uniti devono affrontare simultaneamente tre crisi: reale, e cioè
crescita ed occupazione, finanziaria e della bilancia dei pagamenti. Pensare di risolverla con un
solo strumento sembra impossibile. Misure macro devono essere accompagnate da riforme che
incidano sulla microeconomia dei mercati e ciò vale non solo per gli Stati Uniti ma per tutti i
paesi al fine di dar luogo ad una crescita che sia forte, duratura e sostenibile.
1.8 Il ballo delle monete
Abbiamo preferito usare questa metafora di natura musicale rispetto a quella più diffusamente
usata di stampo militare anche perché quest’ultima appare, al meno per il momento attuale,
fortemente esagerata. L’altalenante valore delle monete, in un regime di cambi flessibili,
dovrebbe far parte del processo di riaggiustamento degli squilibri mondiali. Nelle vicende
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attuali, tre sono le questioni in gioco. In primo luogo esiste il problema degli squilibri reali fra
USA e Cina. In secondo luogo, esiste il problema della politica monetaria espansiva degli Stati
Uniti che incide sulla scelta finanziaria dei vari operatori. Infine, si pone un problema per le
valute dei paesi emergenti che si vedono invasi da una marea montante di capitali che spinge
alla rivalutazione delle loro monete, se non vengono sterilizzati da un aumento delle riserve.
Pensare di risolvere questa situazione intricata con un accordo stile “Plaza Hotel” di New York,
come avvenne nel 1985, quando gli USA riuscirono a far rivalutare lo yen Giapponese, è una
pura illusione. L’unica strada possibile è un accordo multilaterale che richiede tempo, pazienza
ed abilità. D’altronde, solo un processo di aggiustamento dei cambi può contribuire a risolvere i
problemi reali, ed in primis quelli relativi al mercato del lavoro.
1.9 Il mercato del lavoro
Se nei confronti della produzione si può parlare in modo indiscutibile di ripresa, seppur
sottoposta ai distinguo finora analizzati, nei confronti del mercato del lavoro l’evoluzione
sembra essere ancora caratterizzata da elementi negativi.
Una condizione necessaria, ancorché non sufficiente, per avere un miglioramento in questo
mercato è che i tassi di crescita riprendano i ritmi precedenti lo scoppio della crisi. Per il
biennio 2010-2011 un leggero miglioramento del tasso di disoccupazione è previsto (si veda la
Tabella 1.8), anche se di lieve entità.
Tabella 1.8: Le previsioni sul tasso di disoccupazione
Paesi 2009 2010 2011
USA 9,3 9,7 9,6
Giappone 5,1 5,1 5,0
Area Euro 9,4 10,1 10,0
Aree asiatiche di nuova industrializzazione 4,3 3,8 3,7
Fonte: FMI, ibidem, 2010
La leggera diminuzione è tutta concentrata nel 2011 perché il 2010 dovrebbe vedere il picco
della crescita della disoccupazione che, come abbiamo più volte ribadito, risulta sfasata
rispetto al punto di minimo fatto registrare dalla produzione.
2 LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE
Da un punto di vista strettamente econometrico, due sono le fonti principali di incertezza che
vanno tenute distinte: quella legata alla natura del modello sottostante le stime e quella
dovuta a fattori esterni al modello, chiamati anche esogeni. In generale, i modelli, tranne quelli
esplicitamente internazionali, assumono come dati i seguenti aspetti:
i) la dinamica del commercio internazionale
ii) il tasso di cambio
iii) il tasso di interesse
iv) ed infine il prezzo delle materie prime in generale e del petrolio in particolare
Queste variabili esogene devono essere prese in considerazione in via preliminare perché
l’assunzione di valori poco realistici può portare fatalmente a conclusioni e quindi a previsioni
sbagliate. Non solo, ma già il loro valore ipotizzato può dare un’idea dello stato attuale
dell’economia. In altre parole, queste variabili sono fattori decisivi per capire lo stato
dell’economia e la probabile evoluzione in corso.
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Il grado di incertezza che grava su queste variabili è alla base dei rischi che condizionano le
previsioni economiche di cui ci siamo occupati in precedenza. In base alle considerazioni svolte
in precedenza, in questo momento storico i rischi maggiori sono legati al punto ii), e cioè ai
tassi di cambio delle diverse valute.
2.1 La dinamica delle variabili esogene
Il tasso di crescita del commercio internazionale è certamente una delle più rilevanti variabili
esogene da prendere in considerazione, per lo meno per tutti quei modelli che hanno una scala
di riferimento più piccola dell’economia mondiale. La sua dinamica e la sua probabile
evoluzione per il biennio 2010-2011 sono contenute nella Tabella 2.1.
Tabella 2.1: La dinamica del commercio internazionale
Volume Deflatore
2007 7,4 8,0
2008 2,9 11,2
2009 -11,0 -10,3
2010 11,4 4,7
2011 7,0 1,5 Fonte: FMI, ibidem, 2010
Dopo la profonda caduta fatta registrare dal commercio internazionale nel corso del 2009, la
ripresa del 2010 dovrebbe più che compensarne gli effetti, anche se per il 2011 i dati scontano
un rallentamento. Tuttavia, il tasso di crescita previsto rimane superiore alla media del periodo
2002-2011, pari al 5,2%. Il rallentamento è destinato ad incidere soprattutto su quelle
economie che si fondano su modelli basati sull’esportazione (export-led model). D’altra parte,
la dinamica dei prezzi dovrebbe rimanere contenuta.
In questo contesto internazionale in fase di assestamento ed in presenza di squilibri persistenti
nelle bilance dei pagamenti, i tassi di cambio sono in una fase di turbolenza. Gran parte
dell’aggiustamento sembra scaricarsi sul valore dell’euro che attualmente è in fase di decisa
ascesa, come risulta dal Grafico 2.1.
Grafico 2.1: Cambio euro-dollaro
0,8
1,0
1,2
1,4
1,6
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
CAMBIO Euro-Dollaro(dati medi mensili periodo gennaio 2000 - settembre 2010)
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Ufficio Italiano Cambi
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Come abbiamo sottolineato nell’introduzione, una maggior turbolenza nell’evoluzione del valore
dell’euro potrebbe compromettere la bontà delle previsioni sull’evoluzione del PIL. In questo
senso costituisce un fattore di rischio verso il basso delle stime del PIL.
In questo contesto di incertezza, la dinamica dei tassi di interesse dovrebbe rimanere
sostanzialmente stabile (si veda anche il Grafico 2.2).
Grafico 2.2: Il tasso Euribor
0,0
1,0
2,0
3,0
4,0
5,0
6,0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
tas
so
%
Fonte: elaborazione Unioncamere lombardia su dati BCE
EURIBOR(dati mensili periodo gennaio 2000 - settembre 2010)
Euribor a 3 mesi Euribor a 1 anno
Anche se la BCE non sembra aderire ad una politica di “quantity easing” come annunciato dalla
FED, non per questo ci si deve aspettare variazioni nella politica dei tassi, per lo meno
nell’orizzonte temporale di riferimento.
Infine, l’ultima variabile strategica è rappresentata dal prezzo del petrolio. Recentemente la
sua dinamica sembra essersi stabilizzata. La Banca Centrale Europea ipotizza un valore pari a
79,5$ il barile per il 2010, destinato a salire a 87,7$ per il 2011 (si veda anche il Grafico 2.3).
Grafico 2.3: Il prezzo del Petrolio
0
20
40
60
80
100
120
140
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Do
lla
ri
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati NYMEX (New York Mercantile Exchange)
PETROLIO (Light Crude Oil)
Prezzo al barile - medie mensili(ultimo dato: settembre 2010)
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2.2 Le previsioni per le varie aree
Una volta illustrata la dinamica delle quattro variabili esogene, si può procedere all’analisi delle
previsioni sulla situazione delle varie aree. Al fine di procedere in questa direzione, conviene
soffermarsi sulla situazione attualmente esistente negli Stati Uniti, e cioè il paese più
importante dell’economia mondiale. Come risulta dal Grafico 2.4, i saggi di crescita del PIL
degli USA risultano essere in una fase di decelerazione, pur mantenendo valori di segno
positivo.
Grafico 2.4: La dinamica trimestrale del Pil (dati % annualizzati)
0,9
3,2
2,32,9
-0,7
0,6
-4,0
-6,8
-4,9
-0,7
1,6
5,0
3,7
1,7
-8,0
-6,0
-4,0
-2,0
0,0
2,0
4,0
6,0
2007 II III IV 2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II
vari
azio
ne %
Fonte: Bureau of Economic Analysis
Variazione percentuale annualizzata del PIL USAvalori concatenati anno 2005 - dati trimestrali destagionalizzati
La Tabella 2.2 fornisce gli elementi che stanno alla base di questa decelerazione, mostrando la
dinamica delle varie voci della domanda aggregata.
Tabella 2.2: La struttura della domanda aggregata negli USA: dati congiunturali
Componenti I trim.2010 II trim.2010
Consumi privati 0,3 0,4
Consumo pubblici 0,0 0,1
Investimenti 0,0 0,6
Esportazioni nette -0,1 -0,9
Scorte 0,7 0,2
PIL 0,9 0,4
Fonte: OCSE,2010-10-12
Come si vede dalla Tabella 2.2, la politica fiscale sembra aver esaurito la sua spinta espansiva
e lo stesso dicasi delle scorte. Il processo di accumulazione sembra aver dato segni di risveglio
nel II trimestre, mentre la componente estera ha accentuato la sua negatività.
Il quadro che emerge è abbastanza chiaro. La forte spinta alla ripresa è stata sostenuta da
fattori temporanei, perché il vero motore della crescita, e cioè la domanda di beni durevoli, è
rimasta al palo. Questa caratteristica ha un duplice impatto. In primo luogo, interno perché
non riesce a far decollare la crescita dell’occupazione, come risulta dalla Tabella 2.3 e quindi
mantiene bassa la domanda di consumo.
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Tabella 2.3: L’andamento dell’occupazione negli USA (in migliaia)
Periodo Totale Privata
Gennaio 2010 +10 +10
Maggio +400 +50
Settembre -95 +64
Fonte: Dipartimento del Lavoro
Inoltre, ha un’incidenza esterna sulla dinamica dell’economia mondiale. Anche se le economie
dei paesi emergenti sono diventate meno dipendenti dal ciclo di quelle avanzate, non vi è
dubbio che un rallentamento USA è destinato ad avere effetti globali.
Questi andamenti sono destinati a pesare sull’evoluzione dell’economia USA. La Tabella 2.4
mette a confronto le previsioni di consenso con quelle del FMI per le varie aree.
Tabella 2.4: Previsioni ufficiali e di consenso nelle varie aree
FMI Consenso
2010 2011 2010 2011
USA 2,6 2,3 2,6 2,4
Giappone 2,8 1,5 2,9 1,2
Area Euro 1,7 1,5 1,5 1,3
Fonte: FMI, ibidem, 2010 e The Economist, 9 Ottobre 2010
La decelerazione del 2011 sembra essere un fenomeno generalizzata fra le varie aree messe a
confronto. Inoltre, non è dato osservare uno scostamento rilevante fra previsioni ufficiali e
quelle di consenso.
Infine, per completare il quadro internazionale, occorre far riferimento alla dinamica del PIL nei
paesi BRIC, illustrata nella Tabella 2.5.
Tabella 2.5: La dinamica del PIL nei paesi BRIC
Paese FMI
2010 2011
Brasile 7,5 4,1
Russia 4,0 4,3
India 9,7 8,4
Cina 10,5 9,6
Fonte: FMI, Ottobre 2010
Anche in questo caso, è dato notare una decelerazione nel processo di crescita, con tre
differenze sostanziali rispetto a quanto osservato per le altre aree. In primo luogo, i tassi di
crescita sono destinati a rimanere su livelli molto elevati. In secondo luogo, non tutti i paesi
subiranno questa inversione (si veda la Russia). Infine, nel processo di revisione delle
previsioni questi dati non sembrano subire cambiamenti rilevanti.
La conclusione è che l’economia di questi paesi costituirà un pavimento (floor) alla dinamica
dei paesi sviluppati. Detto in altri termini, impedirà un circolo vizioso della domanda verso il
basso.
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3 L’ECONOMIA NELL’AREA DELL’EURO
Nel Capitolo precedente abbiamo messo a confronto la performance dell’area euro con quella
delle altre grandi aggregazioni mondiali. Conviene, a questo stadio dell’analisi, approfondire
l’osservazione al fine di cogliere gli aspetti congiunturali con maggiori dettagli.
Tre sono comunque le linee guida da tenere presenti per capirne l’evoluzione nel prossimo
futuro. In primo luogo il ruolo di locomotiva dell’economia tedesca che è avviata ad ottenere
una performance molto sostenuta nel corso del 2010. In secondo luogo, la performance dei
paesi maggiormente implicati dalla crisi finanziaria che potrebbe costituire un fattore di rischio
non solo per se stessi ma per l’evoluzione dell’intera area. Infine, l’impatto delle misure di
politica di bilancio che sono al tempo stesso restrittive e simultanee.
3.1 La dinamica congiunturale
Per quanto riguarda la dinamica congiunturale, la Tabella 3.1 mostra i tassi di variazione
(congiunturali) del PIL nei vari trimestri. Come appare evidente dalla Tabella, siamo al quarto
trimestre di segno positivo, dopo i 5 trimestri di segno negativo realizzati nei trimestri
precedenti. Non solo, ma il dato del II trimestre del 2010 si è rivelato essere molto
consistente.
Inoltre, anche per quanto riguarda la dinamica tendenziale, l’intensità è notevole, come appare
dalla Tabella 3.2.
Tabella 3.1: Variazioni (%) trimestrali del PIL nell’area euro
PIL Var.%
2008
II trim. -0,3
III trim. -0,4
IV trim -1,9
2009
I trim. -2,4
II trim. -0,2
III trim. 0,4
IV trim 0,1
I trim. 2010 0,3
II trim. 1,0
Fonte: Banca Centrale Europea, Settembre 2010
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Tabella 3.2: La dinamica tendenziale del PIL nell’area Euro
PIL Var. %
IV trim 2007 +2,2
2008
III trim. +0,4
IV trim. -1,8
2009
I trim. -5,0
II trim. -4,8
III trim. -4,1
IV trim -2,1
2010
I trim. 2010 0,8
II trim 1,9
Fonte: BCE, ibidem
Infine, come risulta dalla Tabella 3.3, la ripresa fatta registrare dalla dinamica congiunturale
del PIL nel II trimestre del 2010 è dovuta a fattori sostanzialmente diversi a quelli manifestati
nel corso del I trimestre. Infatti, se questi ultimi erano essenzialmente legati all’andamento
delle scorte (e con i consumi privati e dinamica dell’accumulazione rimasti in territorio
negativo), nel corso del II trimestre tutte le voci hanno ripreso un segno positivo.
Tabella 3.3: I contributi alla crescita (congiunturale) nel 2010.
2010
I trim. II trim.
Consumi privati -0,1 0,3
Consumi pubblici 0,1 0,1
Investimenti fissi -0,2 0,3
Cambiamento scorte 0,8 0,2
Esportazioni nette -0,5 0,1
Pil 0,2 1,0
Fonte: Banca Centrale Europea, Settembre 2010
Guardando la struttura della domanda, la situazione dell’economia della zona Euro appare
meno fragile di quella USA, commentata in precedenza, nel senso che i fattori di spinta
sembrano essere di natura meno temporanea di quelli che hanno trascinato la crescita negli
USA nei trimestri passati.
3.2 Le previsioni
Anche per l’area dell’Euro si sostiene che questi tassi sono destinati a decelerare. La Tabella
3.4 mostra la probabile evoluzione dell’area Euro per il biennio 2010-2011, secondo le stime
della Banca Centrale Europea.
Informazione economica per lo sviluppo locale
14
Tabella 3.4: L’economia di Eurolandia nel biennio 2010-2011 (Variazioni %: min. e max)
2010 2011
Consumi privati 0,0 0,4 -0,1 1,5
Consumi pubblici 0,3 1,3 -0,1 1,1
Investimenti fissi lordi -2,3 -0,7 -1,6 3,0
Esportazioni 7,4 10,0 2,5 9,3
Importazioni 5,8 8,2 1,6 7,8
Pil 1,4 1,8 0,5 2,3
Fonte: BCE, op. cit., Settembre, 2010
Due osservazioni vanno fatte. La prima è che ,rispetto a Luglio, le previsioni per il 2010 sono
state alzate, mentre quelle relative al 2011 non sono state abbassate, a differenza da quanto
fatto dal Fondo Monetario Internazionale. In secondo luogo, è importante sottolineare lo scarto
che persiste nella forchetta revisionale. Vale la pena sottolineare che l’ampiezza di questo
scarto misura in un certo senso il grado di incertezza che pesa sulle previsioni e che è massimo
per le grandezze relative al commercio internazionale.
Nella Tabella 3.5, queste previsioni sono messe a confronto con quelle di altri enti, sia ufficiali
che privati.
Tabella 3.5: La dinamica del PIL secondo le stime di consenso e quelle ufficiali
2010 2011
Consenso (ottobre, 2010) 1,5 1,3
BCE (Settembre, 2010) 1,4/1,8 0,5/2,3
FMI (Ottobre, 2010) 1,7 1,5
Come emerge dalla Tabella 3,5, le stime sono allineate fra di loro, anche se la varianza rimane
molto elevata.
La variabilità non è legata solamente alla componente internazionale e quindi alle sorti del
commercio internazionale e del tasso di cambio, che pure hanno un ruolo fondamentale, ma è
anche dovuta a fattori interni. Fra questi, l’impatto di una forte politica fiscale restrittiva
condotto in modo sincronico ed il permanere di situazioni a rischio finanziario, come risulta
dalla Tabella 3.6.
Tabella 3.6: L’evoluzione del debito in % del PIL al 2015.
Paesi %
Vulnerabili 115
Altri paesi europei 80
Altri paesi avanzati 70
Fonte: FMI, ibidem, 2010.
Secondo le osservazioni della BCE, è il persistere di queste situazioni il maggiore elemento di
rischio che mina verso il basso le previsioni sulla dinamica del PIL in questa area, l’altro
essendo il tasso di cambio dell’euro. Si calcola che un apprezzamento del 10%, è destinato a
rosicchiare, nel trimestre successivo, uno 0,2% alla crescita del PIL.
3.3 L’occupazione
I dati della Tabella 3.7 relativi all’occupazione (II trimestre 2010) mostrano una variazione
nulla per il complesso dell’economia. Questa variazione è la somma algebrica di variazioni
negative per l’industria e le costruzioni e positive per il terziario.
Informazione economica per lo sviluppo locale
15
Tabella 3.7: La dinamica dell’occupazione nell’area Euro
(saggi % sul periodo precedente, dati destagionalizzati)
2010
I trim. II trim.
Totale economia +0,0 0,0
Agricoltura +0,1 -0,9
Industria in senso stretto -0,9 -0,5
Costruzioni -1,5 -0,4
Servizi +0,4 0,2
-di cui Commercio +0,0 -0,2
Finanza +0,5 0,7
Pubblica Amminist. +0,5 0,2
Fonte:BCE, Bollettino Mensile, Ottobre 2010
Viceversa, il tasso di disoccupazione è salito, come risulta dalla Tabella 3.8, soprattutto nella
componente giovanile. E’ il caso di osservare che questo andamento della disoccupazione è in
linea con le previsioni del FMI analizzate in precedenza).
Tabella 3.8: La dinamica del tasso di disoccupazione nell’area Euro
Periodo Totale Giovanile Femminile
IV trim. 2008 8,0 16,6 8,6
I trim. 2009 8,8 18,2 9,2
II trim. 9,3 19,4 9,5
III trim. 9,6 20,1 9,8
IV trim. 9,9 20,2 10,0
I trim. 2010 9,9 20,2 10,2
II trim. 10,1 20,3 10,2
Fonte: BCE, Ottobre, 2010
Informazione economica per lo sviluppo locale
16
4 L’ECONOMIA ITALIANA
La situazione complessiva della zona euro presenta un notevole grado di dispersione delle
situazioni nel suo interno, dispersione che è andata aumentando nel periodo di turbolenza
dell’economia mondiale. Vale la pena allora iniziare un processo di disaggregazione a partire
dal caso italiano che sarà analizzato più in dettaglio sia sotto il profilo congiunturale sia al fine
di verificare la probabile evoluzione futura.
4.1 La dinamica nel breve periodo
I Grafici 4.1 e 4.2 mostrano l’andamento rispettivamente congiunturale e tendenziale del PIL,
aggiornati al II trimestre del 2010. Da un punto di vista congiunturale, sono in linea con quelli
della zona euro per quanto riguarda il segno, mentre divergono in fatto di intensità, con
alterne vicende nei due trimestri del 2010.
Grafico 4.1: PIL Italia, variazioni congiunturali
0,20,1
0,2
-0,4
0,4
-0,7
-1,1
-2,0
-2,9
-0,3
0,4
-0,1
0,4 0,5
-3,5
-3,0
-2,5
-2,0
-1,5
-1,0
-0,5
0,0
0,5
1,0
2007 II III IV 2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II
Vari
azio
ne %
PIL ITALIA variazioni congiunturali(dati destagionalizzati)
Dati trimestrali Anni 2007-2010
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT
La diversa dinamica delle varie componenti della domanda aggregata spiega il cambiamento
della dinamica. Come appare dalla Tabella 4.1, l’accelerazione della crescita è in gran parte
dovuta al canale estero, mentre fortemente ridimensionato risulta essere il ruolo delle scorte.
Tabella 4.1: Il contributo alla dinamica congiunturale del PIL
I trim.2010 II trim 2010
Consumi provati +0,1 +0,0
Consumi pubblici -0,0 +0,0
Investimenti +0,3 +0,3
Esportazioni nette +0,1 +0,6
Scorte +0,2 -0,5
PIL +0,4 +0,5
Fonte:OCSE, Ottobre 2010
Informazione economica per lo sviluppo locale
17
Anche dal punto di vista tendenziale i dati del PIL mostrano segnali positivi, come risulta dalla
Figura 4.2.
Grafico 4.2: PIL Italia, variazioni tendenziali
2,31,8 1,7
0,2 0,1
-0,6
-1,4
-3,4
-6,9-6,5
-4,0
-2,7
1,0
1,8
-8,0
-6,0
-4,0
-2,0
0,0
2,0
4,0
2007 II III IV 2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II
Vari
azio
ne %
PIL ITALIA variazioni tendenziali(dati grezzi)
Dati trimestrali Anni 2007-2010
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT
Nettamente in ripresa appare anche la produzione industriale, sia da un punto di vista
congiunturale sia tendenziale, come risulta dalla Figura 4.3.
Grafico 4.3: Produzione industriale in Italia
2,5
-0,7
-4,8
-8,2
-11,0
-2,1
2,41,3
2,1 2,3 1,80,9 0,3
-5,8
-10,4
-23,1-23,8
-17,7
-9,8
3,6
8,39,7
-30
-24
-18
-12
-6
0
6
12
2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II III
Va
ria
zio
ne
%
Fonte: Elborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT - Isaedato 3° trimestre 2010: media dato ISTAT luglio-agosto e previsione Isae dato settembre
Produzione industriale Italia
Variazioni Anni 2008 - 2010
Congiunturale Tendenziale
4.2 Le previsioni
Come abbiamo avuto modo di sottolineare nell’introduzione, la sensazione generale è che
questi tassi di crescita sono destinati a decelerare. Sotto questa ipotesi, vanno letti i dati
relativi alle previsioni sia di natura ufficiale che privata.
Informazione economica per lo sviluppo locale
18
Tabella 4.2: Previsioni del tasso % annuo di crescita
Fonte 2010 2011
FMI (ottobre) 1,0 1,0
Consenso 1,0 1,0
DFP 1,2 1,3
Tre sono le principali osservazioni da fare. La prima è che le stime sono abbastanza allineate
fra di loro. In secondo luogo, nessuna di queste stime prevede una decelerazione nel corso del
2011, contrariamente a quanto sembra succedere per le economie avanzate. In terzo luogo, i
dati italiani, purtroppo, sono destinati a rimanere leggermente inferiori a quelli europei.
Come risulta dalla Tabella 4.3, tutte le principali voci della domanda aggregata mostrano un
segno positivo, con l’unica eccezione dei consumi pubblici che, nel corso del 2011, dovrebbero
mostrare una variazione di segno negativo.
Tabella 4.3: La dinamica delle varie componenti della domanda aggregata (var %)
2010 2011
Pil 1,0 1,0
Consumi privati 0,7 1,2
Consumi pubblici 0,2 -1,4
Investimenti fissi lordi 2,2 2,2
Scorte 0,2 0,2
Esportazioni nette 0,2 0,2
Fonte: FMI, ibidem, Ottobre 2010
4.3 Il Commercio estero
Il commercio estero può fornire indicazioni congiunturali molto importanti, data la crescente
apertura verso l’estero del nostro apparato produttivo. La Tabella 4.4 mostra il ranking
mondiale calcolato come rapporto fra il valore delle esportazioni nazionali e valore del
commercio internazionale.
Tabella 4.4: Il peso dei vari paesi nel commercio internazionale - 2009
Paese %
USA 10,0
Germania 8,6
Cina 8,5
Giappone 4,3
Francia 3,9
Gran Bretagna 3,7
Italia 3,2
Fonte: FMI, ibidem, Ottobre 2010
I dati disponibili relativi al II trimestre del 2010 mostrano una fortissima ripresa, e ciò vale sia
per l’intero territorio nazionale che per la Lombardia.
Le stesse considerazioni rimangono confermate quando si fa riferimento alle variazioni
cumulate, come accade nel Grafico 4.5.
Informazione economica per lo sviluppo locale
19
Grafico 4.4
0,3
5,6
2,2
-4,6
-20,5
-27,1
-21,7
-16,0
3,8
15,7
4,6 3,82,9
-8,4
-25,0 -25,3
-21,1
-12,4
7,2
19,0
-30
-20
-10
0
10
20
30
2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II
va
ria
zio
ne
%
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT
COMMERCIO ESTERO SETTORE MANIFATTURIEROVariazione tendenziale delle esportazioni
Dati singoli trimestri. Anni 2008 - 2010 (prezzi correnti)
Lombardia Italia
Grafico 4.5
0,3
3,0 2,70,9
-20,5
-23,9 -23,2-21,5
3,8
9,8
4,6 4,2 3,8
0,6
-25,0 -25,1-23,8
-21,2
7,2
13,2
-30
-25
-20
-15
-10
-5
0
5
10
15
20
2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II
vari
azio
ne %
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT
COMMERCIO ESTERO SETTORE MANIFATTURIEROVariazione tendenziale delle esportazioni
Dati trimestrali cumulati. Anni 2008 - 2010 (prezzi correnti)
Lombardia Italia
Il Grafico 4.6, viceversa, mette a confronto il dato lombardo con quello delle altre regioni
italiane. La posizione relativa della Lombardia rimane abbastanza costante nel tempo, e cioè
sempre molto vicina al dato nazionale. Nel II trimestre del 2010, la performance lombarda è
risultata essere leggermente inferiore rispetto alla media nazionale.
Informazione economica per lo sviluppo locale
20
Grafico 4.6: Commercio estero. Esportazioni totali per regioni
67,6
61,0
37,333,4
27,6 26,5 26,1 25,723,1 22,3 21,6 21,1 20,7 19,7 18,4
15,8 14,6
3,9
-1,7
-10,1-13,4
-20
-10
0
10
20
30
40
50
60
70
80
varia
zio
ne %
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT
COMMERCIO ESTEROEsportazioni totali per regione
Variazione tendenziale - 2° trimestre 2010
4.4 L’occupazione
I dati sul mercato del lavoro non riflettono esattamente i movimenti della produzione, come del
resto la teoria economica ha ampiamente spiegato. Inoltre, come risulta dal Grafico 4.7, è dato
notare una divaricazione fra l’andamento dell’occupazione totale, in aumento, e quella
industriale, che permane in fase calante.
Grafico 4.7
4,5
4,6
4,7
4,8
4,9
5,0
5,1
5,2
2006 II III IV 2007 II III IV 2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II
21,5
22,0
22,5
23,0
23,5
24,0
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro
NUMERO OCCUPATI ITALIADati trimestrali (milioni). Anni 2006 - 2010
Occupati totali scala dx Occupati Industria scala sx
Informazione economica per lo sviluppo locale
21
Questo contrasto trova riscontro nelle variazioni congiunturali (si veda il Grafico 4.8), mentre
quelle tendenziali (Grafico 4.9) mostrano entrambe un segno negativo.
Grafico 4.8: Numero occupati. Variazioni congiunturali.
-1,9
2,2
0,4
-1,9
-2,2
-0,2
-1,9
-1,3
-1,9
-0,7-0,7
1,8
-0,3
-0,7
-1,6
1,0
-0,8
-0,4
-0,7
1,1
-2,5
-2,0
-1,5
-1,0
-0,5
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II
Vari
azio
ne %
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro
NUMERO OCCUPATI ITALIAVariazioni % congiunturali grezze
Dati trimestrali. Anni 2008 - 2010
Occupati Industria Occupati totali
Grafico 4.9
-1,4 -1,3-1,0
-1,3-1,6
-3,9
-6,1
-5,5-5,2
-5,7
1,41,2
0,40,1
-0,9
-1,6
-2,2-1,8
-0,9 -0,8
-7,0
-6,0
-5,0
-4,0
-3,0
-2,0
-1,0
0,0
1,0
2,0
2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II
Vari
azio
ne %
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro
NUMERO OCCUPATI ITALIAVariazioni % tendenziali grezze
Dati trimestrali. Anni 2008 - 2010
Occupati Industria Occupati totali
Inoltre, anche la dinamica dell’occupazione relativa al settore delle costruzioni risulta essere in
fase di leggera ripresa, come viene evidenziato dal Grafico 4.10.
Informazione economica per lo sviluppo locale
22
Grafico 4.10
-2,9
2,9
0,9 0,8
-2,9
-0,9 -1,0
4,1
-2,4
0,8
1,8
1,9
2,0
-5
0
5
10
2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II
Oc
cu
pa
ti (
milio
ni)
Va
r. c
on
g. %
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di Lavoro
OCCUPATI NELLE COSTRUZIONI ITALIADato trimestrale. Anni 2008-2010
Variazione cong. (grezza) Occupati
La Tabella 4.5 mostra la dinamica occupazionale classificata a seconda dello status dei
lavoratori. L’aspetto importante da sottolineare è che, rispetto al II trimestre del 2009, tutte le
voci mostrano variazioni negative, tranne la voce indipendenti.
Tabella 4.5: La struttura dell’occupazione in Italia (migliaia)
2009 2010
II trim III trim IV trim I trim II trim
Dipendenti 17.328 17.320 17.282 16.989 17.083
Tempo determinato 2.214 2.186 2.174 2.047 2.200
Part-time 2.616 2.564 2.612 2.151 2.149
Indipendenti 5.875 5.690 5.640 5.769 5.923
Fonte: ISTAT
La Tabella 4.6 mostra invece la dinamica riferita ai generi. In questo caso, va segnalato che le
forze lavoro hanno registrato variazioni positive per entrambi i sessi (rispetto al corrispondente
periodo dell’anno precedente). Stessa sorte è toccata al tasso di disoccupazione che
complessivamente ha toccato una percentuale pari all’8,3%.
Tabella 4.6: La forza lavoro in Italia (migliaia)
2009 2010
II trim III trim IV trim I trim II trim
Forze lavoro 25.040 24.824 25.066 25.032 25.099
Uomini 14.805 14.773 14.817 14.813 14.817
Donne 10.235 10.051 10.249 10.218 10.282
Popolazione 59.722 59.791 59.877 59.953 60.021
Saggio di attività (15-64) 62,6 62,1 62,5 62,4 62,5
Uomini 73,8 73,7 73,7 73,6 73,6
Donne 51,5 50,5 51,4 51,2 51,4
Tasso di disoccupazione 7,3 7,3 8,6 9,1 8,3
Maschile 6,3 6,4 7,4 8,1 7,6
Femminile 8,8 8,6 10,2 10,5 9,4
Fonte: Istat
Informazione economica per lo sviluppo locale
23
Infine, la Tabella 4.7 mostra la dimensione territoriale del tasso di occupazione. L’aspetto
importante da sottolineare è che la variazione negativa, rispetto al corrispondente periodo
dello scorso anno, ha riguardato tutte e tre le aree che, tuttavia, continuano a mostrare livelli
assolutamente diversi.
Tabella 4.7: Il tasso di occupazione (età 15-64) nelle varie aree
2009 2010
II trim III trim IV trim I trim II trim
Nord 66,1 65,4 65,2 65,0 65,2
Centro 62,5 61,8 61,8 61,2 62,1
Sud 45,0 45,0 44,2 43,4 44,3
Fonte: ISTAT
Informazione economica per lo sviluppo locale
24
5 UN CONFRONTO CON I “4 MOTORI”
Per completare il quadro di riferimento generale che precede l’analisi dei dati della Lombardia e
quindi per concludere il metodo “top down” finora seguito, e cioè il passaggio dall’economia
mondiale a territori sempre più piccoli, occorre prendere in considerazione l’economia dei 4
motori e cioè Lombardia (Italia), Baden-Wurttemberg (Germania), Rhone-Alpes (Francia) e
Catalunya (Spagna).
La logica di questo confronto va ricercata nel fatto che, in situazioni di notevole mutamento
come quelle che stanno attualmente caratterizzando i sistemi economici, conviene tenere sotto
controllo la distanza che separa la Lombardia dalle economie più dinamiche e non considerare
solamente il dato medio che può nascondere situazioni molto eterogenee.
I dati non sono disponibili in maniera completa per tutte e 4 le regioni per cui il criterio seguito
è stato quello di privilegiare la tempestività delle informazioni sulla loro completezza.
5.1 I dati sul PIL e la produzione industriale
In via preliminare è opportuno fare riferimento ai dati nazionali per poi confrontare le
performance delle varie regioni. Esiste infatti una forte correlazione fra la performance
regionale e quella nazionale. In particolare, per quanto riguarda la dinamica del PIL, il grafico
5.1 fa riferimento a variazioni trimestrali, mentre il Grafico 5.2 si riferisce ai dati annuali delle
4 nazioni di riferimento per le regioni che costituiscono i 4 motori.
Per quanto riguarda le variazioni congiunturali, è interessante notare come la negatività del
segno riguardante la Spagna, colpita in modo particolare dallo scoppio della bolla speculativa
nel settore degli immobili, sia scomparsa nei due trimestri del 2010, per cui tutti i paesi hanno
mostrato variazioni di segno positivo. Da notare, inoltre, il grande balzo fatto segnare
dall’economia tedesca nel II trimestre del 2010.
Grafico 5.1: La dinamica del PIL trimestrale in Germania, Francia, Italia e Spagna
-2,9
-0,3
0,4
-0,1
0,4 0,5
-1,5
0,10,3
0,6
0,2
0,7
-1,6
-1,1
-0,3 -0,2
0,1 0,2
-3,4
0,5
0,7
0,30,5
2,2
-2,5
-0,1
0,40,2
0,3
1,0
-4,0
-3,0
-2,0
-1,0
0,0
1,0
2,0
3,0
2009 II III IV 2010 II
Va
ria
zio
ne
%
PIL a prezzi costanti - Variazioni congiunturaliAnni 2009-2010 (dati destagionalizzati - valori concatenati anno 2000)
ITALIA FRANCIA SPAGNA GERMANIA ZONA EURO
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Eurostat.
Per il dato annuale (si veda il Grafico 5.2) la negatività del segno relativo alla Spagna è
destinato a perdurare per tutto il 2010, e a rientrare nella zona positiva solamente a partire dal
2011.
Informazione economica per lo sviluppo locale
25
Grafico 5.2: La dinamica del Pil annuale a prezzi costanti
0,7
2,0
1,5
-1,3
-5,0
0,8
1,4
1,92,2 2,4
0,2
-2,6
1,3 1,5
3,64,0
3,6
0,9
-3,7
-0,4
0,80,8
3,4
2,7
1,0
-4,7
1,21,61,7
3,02,9
0,5
-4,1
0,9
1,5
-6
-4
-2
0
2
4
6
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Va
ria
zio
ne
%
PIL a prezzi costanti - Variazioni annualiAnni 2005-2011 (valori concatenati anno 2000)
ITALIA FRANCIA SPAGNA GERMANIA ZONA EURO
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati EUROSTAT
Questi dati servono da benchmark di riferimento per quelli relativi ai quattro motori, illustrati
nel Grafico 5.3 (dati annuali). Purtroppo, le informazioni sono ferme al 2009, quando tutte le
regioni si trovavano nel pieno della crisi finanziaria. In questo contesto, la Lombardia ha
presentato una variazione negativa del PIL per il 2009 che è attenuata rispetto a quella
mostrata dal Baden-Wurttemberg, un’altra regione a forte vocazione internazionale.
Grafico 5.3: La dinamica del PIL nei 4 motori: dati annuali
1,81,5
-1,7
-6,3
3,6
1,5
0,4
3,73,2
0,2
-4,0
5,2
2,9
0,9
-7,4
-10
-8
-6
-4
-2
0
2
4
6
8
2006 2007 2008 2009
Vari
azio
ne %
PIL a prezzi costanti - Variazioni annuali
Anni 2006-2009 (valori concatenati anno 2000)
Lombardia Rhone-Alpes Catalunya Baden-Wurttemberg
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT, Gencat, Insee, Statistisches Landesamt Baden-WurttembergDati Lombardia 2009 - 2010 stima Prometeia (luglio 2010)
n.d.
Informazioni più aggiornate provengono invece dai dati relativi alla produzione industriale. Il
grafico 5.4 mostra le dinamiche nazionali che, grosso modo, riflettono gli andamenti e le
gerarchie evidenziate dall’analisi del PIL. Tutti i paesi appaiono in ripresa, con la Germania in
evidente posizione di leadership.
Informazione economica per lo sviluppo locale
26
Grafico 5.4 produzione industriale
80
85
90
95
100
105
110
115
120
2007 II III IV 2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II III
Indice produzione industriale, Settore manifatturiero
Base 2005=100 dati destagionalizzati. Anni 2007 - 2010.
Italia Germania Spagna Francia
Fonte: Eurostat (dato 3 trimestre: media luglio-agosto)
Il Grafico 5.5 mostra viceversa gli andamenti regionali. Anche in questo caso la produzione
industriale mostra segni di ripresa, in linea con i dati nazionali.
Grafico 5.5 La dinamica della produzione industriale nei 4 motori
80
85
90
95
100
105
110
115
120
125
20
05 II III
IV
20
06 II III
IV
20
07 II III
IV
20
08 II III
IV
20
09 II III
IV
20
10 II III
Ind
ice p
rod
uzio
ne
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Idescat Catalunja, Statistisches Landesamt B-W
PRODUZIONE INDUSTRIALE
Indici trimestrali (medie mobili a 4 termini). Anni 2005-2010
Lombardia Catalunya Baden-Wurttemberg
5.2 Mercato del lavoro e prezzi
Come abbiamo già avuto modo di osservare, le vicende della produzione non sono
necessariamente rispecchiate in quelle del mercato del lavoro. Se si prende in considerazione il
tasso di disoccupazione, la performance meno negativa è mostrata dal Baden-Wurttemberg,
Informazione economica per lo sviluppo locale
27
con la Lombardia in seconda posizione, mentre la Catalunya mostra il tasso più elevato, anche
se in leggero miglioramento rispetto al trimestre precedente, ma anche il peggioramento più
consistente. Ciò vale sia in termini di percentuali (si veda il Grafico 5.6) sia prendendo in
considerazione i valori assoluti (si veda il Grafico 5.7).
Grafico 5.6 Tasso di disoccupazione trimestrale
5,0 4,95,2
6,4 6,3
5,5
8,08,6 8,5
8,9 8,98,6
16,2 15,9 16,0
17,0
17,9 17,7
4,85,2 5,3 5,1
5,54,9
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
20
2009 II-09 III-09 IV-09 2010 II-10
va
ria
zio
ni %
Tasso di disoccupazionedati trimestrali anni 2009-2010
Lombardia Rhone-A. Catalunja Baden-W.
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Insee.
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Bundesagentur für Arbeit , Insee.
Grafico 5.7: Numero di Disoccupati
224 224 233
294 286
251224 229
245257 256
240
623602 607
643
676 676
270288 299
282306
277
0
100
200
300
400
500
600
700
800
2009 II-09 III-09 IV-09 2010 II-10
mig
lia
ia
Numero di disoccupati Dati trimestrali anni 2009-2010
Lombardia Rhone-A. Catalunja Baden-W.
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Idescat, Bundesagentur für Arbeit , Insee.
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Insee.
Per quanto riguarda i prezzi, gli ultimi dati disponibili mostrano una ricomparsa di un tasso di
inflazione positivo, anche se contenuto.
Informazione economica per lo sviluppo locale
28
Grafico 5.8: Prezzi al consumo (4 motori)
0,3 0,3
0,7
1,11,0
0,8
1,0
1,41,2
1,11,3
2,0
1,6
-0,3
0,1
0,4
0,70,8
0,3
1,31,1
1,4
1,0
1,3
0,9
1,3
-0,5-0,3
0,7
1,21,3
1,1
1,7 1,7
2,0
1,7
2,1 2,1
2,3
-2
-1
0
1
2
3
set-09 ott-09 nov-09 dic-09 gen-10 feb-10 mar-10 apr-10 mag-10 giu-10 lug-10 ago-10 set-10
va
ria
zio
ni %
Prezzi al consumo - Variazioni tendenziali dell'Indice generaleDati mensili grezzi (indice base 2005=100) - Anni 2009-2010
LOMBARDIA BADEN WURTTEMBERG CATALUNYA
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Idescat, Statistisches Landesamt B.-W.
5.3 Il commercio estero
I Grafici 5.10 e 5.11 riportano rispettivamente i dati sulla dinamica delle esportazioni e quelli
relativi alle importazioni.
Grafico 5.10
-24,7
-20,3
-15,8
4,4
15,8
-25,6
-16,6
-2,1
16,2
33,7
-26,9
-23,1
-10,5
8,5
19,6
-21,1
-17,4
-9,5
17,0 16,6
-30
-20
-10
0
10
20
30
40
II-09 III-09 IV-09 2010 II-10
Vari
azio
ne %
Commercio esteroVariazioni tendenziali delle esportazionidati dei singoli trimestri, anni 2009-2010
Lombardia Baden Wurttemberg Rhone-Alpes Catalunya
Fonte: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat-Idescat Catalunja, Minister de l'Economie, Statistisches Landesamt B-W.
Informazione economica per lo sviluppo locale
29
Grafico 5.11
-28,3
-23,3
-6,9
14,9
29,7
-21,1-19,5
-11,5
6,2
22,5
-17,3
-22,2
-18,6
-1,8
9,9
-25,4
-31,3
-22,7
-10,5
4,2
-40
-30
-20
-10
0
10
20
30
40
II-09 III-09 IV-09 2010 II-10
Vari
azio
ne %
Commercio esteroVariazioni tendenziali delle importazionidati dei singoli trimestri, anni 2009-2010
Lombardia Baden Wurttemberg Rhone-Alpes Catalunya
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombarida su dati Istat, Gencat-Idescat Catalunja, Insee, Statistisches Landesamt B-W.
L’aspetto interessante da sottolineare è la forte ripresa fatta registrare dai quattro motori in
sintonia con quanto avevamo già visto per i dati nazionali. Il dato lombardo va sottolineato
perché, mentre è allineato a quello degli altri motori per quanto riguarda le esportazioni,
presenta una dinamica delle importazioni nettamente più sostenuta. Infine, il Grafico 5.12
illustra l’ammontare assoluto delle esportazioni da cui emerge la posizione dominante del
Baden-Wurttemberg.
Grafico 5.12: Commercio estero. Valori assoluti
39,4 39,6
37,2
35,0
30,329,5
31,0
34,235,2
39,4
26,627,3
24,9 25,3
20,4 20,619,8
21,3 21,3
23,8
12,7 13,0 12,5 12,1
9,6 10,2 10,3 11,0 11,3 11,9
12,3 12,2 11,610,7
8,9 8,9 8,9 9,6 9,610,7
0
20
40
2008 II-08 III-08 IV-08 2009 II-09 III-09 IV-09 2010 II-10
Milia
rdi d
i €
Commercio esteroValori assoluti esportazioni (miliardi di €)dati dei singoli trimestri - Anni 2008-2010
Baden Wurttemberg Lombardia Catalunya Rhone-Alpes
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombarida su dati Istat, Gencat-Idescat Catalunja, Insee, Statistisches Landesamt B-W.
Il ritorno alla crescita del commercio internazionale ha dato fiato anche alla ripresa delle
esportazioni dei 4 motori.
Informazione economica per lo sviluppo locale
30
6 Il settore manifatturiero della Lombardia
A questo stadio dell’analisi dobbiamo considerare in modo approfondito la situazione del
settore manifatturiero della Lombardia. Come è noto, la nostra fonte principale di informazioni
è costituita dall’indagine campionaria effettuata su un numero rappresentativo di imprese. Al
fine di cogliere sia il grado di significatività del campione sia la portata degli eventi
congiunturali in atto, conviene soffermarsi su alcuni dati strutturali che caratterizzano il settore
manifatturiero della Lombardia.
Va ricordato che le variazioni campionarie sono ponderate usando come peso il dato
occupazionale.
6.1 Alcuni dati strutturali
Un primo elemento da considerare riguarda la struttura dell’occupazione e delle imprese che
risulta dai dati ASIA, che sono stati aggiornati al 2007 ed illustratati nella Tabella 6.1.
Tabella 6.1 Unità locali ed Addetti industria – ASIA 2007
10-49 50-199 200 e oltre Totale
UL Add. UL Add. UL Add. UL Add.
Siderurgia 456 10.431 165 15.172 41 16.176 662 41.779
Min.non metall. 485 10.334 84 7.782 4 1.547 573 19.663
Chimiche 587 13.295 269 26.437 67 27.701 923 67.433
Meccaniche 6.863 140.515 1.185 106.825 147 61.086 8.195 308.425
Mezzi trasporto 232 5.118 77 7.482 34 15.435 343 28.036
Alimentari 570 12.562 161 15.092 43 15.092 774 42.747
Tessile 1.064 24.343 316 27.449 33 11.630 1.413 63.423
Pelli calzature 192 3.987 25 2.408 0 0 217 6.394
Abbigliamento 429 8.487 73 6.330 9 3.301 511 18.118
Legno mobilio 762 15.429 108 10.135 8 2.107 878 27.671
Carta editoria 1.015 20.470 183 16.478 22 7.866 1.220 44.814
Gomma plastica 1.015 21.470 212 18.546 25 8.523 1.252 48.539
Ind.varie 242 4.556 45 3.964 5 1.628 292 10.148
Totale 13.912 290.996 2.903 264.099 438 172.094 17.253 727.189
Fonte: Istat, ASIA 2007
Complessivamente, l’universo di riferimento è costituito da 17.253 unità locali con un numero
di addetti superiore a 9, che danno occupazione a circa 727.189 persone. Inoltre, ulteriori
aspetti meritano di essere sottolineati. Il settore meccanico rappresenta il 47,2% delle unità
locali che abbiano un numero di addetti superiore a 9. In termini di occupazione, questa
percentuale scende al 42,4%. Il secondo settore è costituito dal tessile con una percentuale
dell’8,7 sul totale, sempre in termini di occupazione. Sotto questo profilo, le imprese maggiori
(e cioè con più di 200 addetti) rappresentano circa il 23,7% dell’intera occupazione.
Informazione economica per lo sviluppo locale
31
6.1.1 I dati di sintesi
Come è ormai noto, i dati relativi al III trimestre mantengono spesso quelle peculiarità del
periodo estivo che anche i più sofisticati filtri statistici non sempre riescono a eliminare. E’ per
questa ragione che al fine di ottenere un quadro sintetico dell’evoluzione congiunturale in atto
conviene far riferimento al confronto fra la Tabella 6.2, dove è illustrata la dinamica
congiunturale (destagionalizzata) delle principali variabili ed in particolare quella fatta
registrare dalla triade produzione- fatturato-ordinativi (unitamente alla dinamica dei prezzi), e
la Tabella 6.4 dove sono riportati gli stessi dati ma valutati in un’ottica tendenziale.
Tabella 6.2: Variazioni congiunturali (dati destagionalizzati) 2009 2010
III trim. IV trim I II trim III trim
Produzione 0,1 0,9 3,3 1,6 -1,2
Ordini interni (1) 1,5 2,0 2,2 1,2 0,3
Ordini esteri (1) 1,7 2,3 2,6 1,1 -1,2
Fatturato totale -0,1 1,3 3,0 2,0 0,2
Quota fatturato estero (%) 35,9 35,6 36,4 34,9 34,4
Prezzi materie prime 0,0 0,4 3,3 3,5 2,7
Prezzi prodotti finiti -0,7 -0,5 0,5 1,2 1,1
Fonte: Unioncamere Lombardia
(1) Ordini, valori a prezzi costanti
La principale osservazione da fare è che la variazione congiunturale della produzione ha fatto
segnare un valore negativo che va probabilmente interpretato più come un segnale di
rallentamento che non come una vera e propria inversione di tendenza. In questa ottica, anche
la dinamica del fatturato è stata poco significativa, mentre gli ordini esteri sono risultati in calo
(la quota del fatturato estero è scesa leggermente). Viceversa, la dinamica dei prezzi è
risultata essere sotto controllo.
Questi dati, come dicevamo all’inizio, vanno messi a confronti con quelli tendenziali, dove il
processo di rallentamento appare confermato, in verità più nel dato relativo alla produzione
che non in relazione al fatturato. Infine, l’ultima colonna mostra la performance dei primi 3
trimestri del 2010 su quelli corrispondenti dello scorso anno ed in questa ottica la triade ordini-
produzione-fatturato marcia ad una velocità di crociera sostenuta.
Tabella 6.3: Variazioni tendenziali (dati corretti per i giorni lavorativi) 2009 var.% 2010
IV trim 2009/2008 I trim II trim III trim Media 3 trim.
Produzione -5,6 -9,5 2,5 5,9 4,8 4,4
Ordini interni (1) -0,6 -9,8 7,8 9,1 4,7 7,2
Ordini Esteri (1) 2,6 -5,4 8,1 7,9 4,8 6,9
Fatturato totale -8,4 -13,3 2,7 8,0 7,5 6,1
Prezzi materie prime -4,0 -2,9 2,4 7,4 10,3 6,7
Prezzi prodotti finiti -4,0 -2,6 -1,8 0,6 2,4 0,4
(1) Ordini valori a prezzi costanti
Fonte: Unioncamere Lombardia
Altre indicazioni congiunturali vengono offerte dalla Tabella 6.5. Dalla Tabella risulta che sia
l’utilizzo degli impianti sia il periodo di produzione assicurata mostrano un leggero
Informazione economica per lo sviluppo locale
32
peggioramento. Viceversa, sia le scorte di materie prime sia quelle relative ai prodotti finiti
continuano a mostrare un segno negativo, foriero di futuri incrementi della produzione.
Tabella 6.4: Altri indicatori congiunturali (Dati destagionalizzati) 2009 2010
IV trim Media
annua I trim II trim III trim Media 3
trim
Tasso di utilizzo impianti nel trimestre 67,3 64,8 70,1 72,1 72,6 71,6
Periodo di produzione Assicurata (1) 44,9 47,5 51,8 51,9 53,9 52,6
Giacenze di prodotti Finiti (2) -0,6 5,6 -0,5 -4,8 -3,3 -2,9
Giacenze di materiali (2) -4,0 -0,4 -3,7 -3,4 -3,5 -3,5
(1) numero di giornate di produzione assicurate dal portafoglio ordini;
(2) Saldo (in %) fra indicazioni di eccedenza-scarsità.
Fonte: Unioncamere Lombardia
I segnali che provengono dal mercato del lavoro sono in sintonia con quelli della produzione.
Mentre le ore lavorate sono diminuite rispetto a quelle fatte registrare nel II trimestre 2010, la
diminuzione dell’occupazione è continuata, seppure ad un ritmo più attenuato. Nei primi 3
trimestri dell’anno la caduta è stata pari al 2,5%.
Tabella 6.5: Gli indicatori del mercato del lavoro 2009 2010
IV trim
I trim II trim III trim Media 3 trim.
Ore lavorate per addetto 5,8 5,9 6,3 5,2 5,8
Occupati (variazioni tendenziali) -3,8 -3,1 -2,4 -2,1 -2,5
Fonte: Unioncamere Lombardia
6.1.2 La produzione industriale
A questo stadio dell’analisi occorre effettuare un’indagine più puntuale delle diverse variabili
prima brevemente illustrate. L’esame della produzione industriale costituisce la mossa
prioritaria da effettuare. Il Grafico 6.1 mostra la dinamica della produzione industriale in
Lombardia, unitamente a quanto avviene in Italia e nell’eurozona. Limitandoci al confronto fra
Italia e Lombardia non si può non sottolineare il contrasto fra il segno negativo mostrato dalla
seconda e quello positivo (stimato) attribuibile al dato nazionale, come risulta anche dal
Grafico 6.2.
Informazione economica per lo sviluppo locale
33
Grafico 6.1: Produzione industriale: Lombardia – Italia – Eurozona
0,0-0,9
-1,6
-3,7
-4,9
-1,8
0,10,9
3,3
1,6
-1,2
2,5
-0,7
-4,8
-8,2
-11,0
-2,1
2,4
1,32,1 2,3
1,81,6
-2,5-3,2
-6,0
-7,6
-2,2
0,5
1,9
3,3
1,9
-12
-10
-8
-6
-4
-2
0
2
4
6
2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II III
va
ria
zio
ne
%
Fonte: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Eurostat, Isae, Indagine congiunturale Unioncamere LombardiaDato 3° trimestre 2010 Italia luglio-agosto fonte Istat, settembre previsione Isae
PRODUZIONE INDUSTRIALE
variazioni congiunturali - dati trimestrali destagionalizzati
Lombardia Italia Eurozona 15 paesi
n.d
Grafico 6.2: dati congiunturali: Lombardia ed Italia
2,5
-0,7
-4,8
-8,2
-11,0
-2,1
2,41,3
2,1 2,31,8
0,0-0,9
-1,6
-3,7-4,9
-1,8
0,10,9
3,3
1,6
-1,2
-14
-12
-10
-8
-6
-4
-2
0
2
4
6
2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II III
Fonti: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Isae, Indagine congiunturale Unioncamere LombardiaDato 3° trimestre 2010 Italia: media luglio-agosto fonte ISTAT, settembre previsioni Isae
PRODUZIONE INDUSTRIALE
Variazioni congiunturaliDati trimestrali destagionalizzati. Anni 2008-2010
Italia Lombardia
Parallelamente i dati tendenziali mostrano che più intenso è stato l’incremento tendenziale
dell’Italia nel complesso (Grafico 6.3) rispetto alla Lombardia, dove appare una lieve
decelerazione.
Informazione economica per lo sviluppo locale
34
Grafico 6.3: dati tendenziali :Lombardia ed Italia
0,9 0,3
-5,8
-10,4
-23,1-23,8
-17,7
-9,8
3,6
8,39,7
0,0
-0,6
-2,5
-6,0
-10,8 -11,1 -10,4
-5,6
2,5
5,94,8
-30
-25
-20
-15
-10
-5
0
5
10
2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II III
Fonti: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Indagine congiunturale Unioncamere LombardiaDato 3° trimestre 2010 Italia: media luglio-agosto fonte ISTAT, settembre previsioni Isae
PRODUZIONE INDUSTRIALE
Variazioni tendenzialiDati trimestrali corretti per i giorni lavorativi. Anni 2008-2010
Italia Lombardia
Questi risultati trovano una conferma anche nel Grafico 6.4 che riassume i dati relativi alla
Lombardia, sia congiunturali che tendenziali, oltre ad indicare il valore assunto dal numero
indice della stessa produzione. Quest’ultimo profilo è importante da considerare per il semplice
motivo che dà un’idea del gap che rimane fra livello della produzione attuale e massima
produzione ottenuta in precedenza. Tra l’altro è proprio questo “gap” ad avere un incidenza
sulla dinamica occupazionale.
Grafico 6.4: Produzione industriale.
Informazione economica per lo sviluppo locale
35
6.1.3 Gli aspetti strutturali
L’analisi congiunturale può essere ulteriormente approfondita mettendola in relazione ai vari
aspetti strutturali che caratterizzano la produzione industriale. Da questo punto di vista, un
primo elemento da prendere in considerazione è la dimensione d’impresa. Il Grafico 6.5,
mostra un leggero riaprirsi delle differenze fra le varie dimensioni.
Grafico 6.5: Variazioni tendenziali per dimensione di impresa
Lo stesso discorso vale anche per i vari comparti produttivi, come mostrato dal Grafico 6.6. In
questo caso, i beni di consumo finale sono quelli che hanno mostrato la dinamica tendenziale
minore.
Informazione economica per lo sviluppo locale
36
Grafico 6.6: produzione industriale. Variazione tendenziale per destinazione economica
Anche da un punto di vista settoriale (si veda il Grafico 6.7), la situazione si presenta
differenziata. Tutti i settori mostrano variazioni positive (meccanica e siderurgia le più
dinamiche), mentre minerali non metalliferi, pelli e calzature ed abbigliamento permangono
nella zona negativa.
Va notato che questa graduatoria viene sostanzialmente mantenuta quando si faccia
riferimento alla media dei primi 3 trimestri, come avviene nel Grafico 6.7 bis.
Grafico 6.7: Produzione per settore (variazione tendenziale)
Informazione economica per lo sviluppo locale
37
Grafico 6.7bis: Produzione per settore (variazione media 3 trimestri)
Al fine di approfondire gli aspetti qualitativi dell’analisi, i settori sono stati riclassificati in base
ai criteri suggeriti da Pavitt. Da questo punto di vista, (si veda il Grafico 6.8),tutti i settori
mostrano una leggera flessione.
Grafico 6.8: Serie destagionalizzata Pavitt
Informazione economica per lo sviluppo locale
38
Grafico 6.8bis: Serie destagionalizzata Pavitt (dettaglio alta tecnologia – tradizionali)
La Tabella 6.6 offre, infine, uno spaccato orizzontale degli aspetti strutturali fin qui esaminati
della produzione industriale. Due sono gli aspetti essenziali da sottolineare. La prima è che,
rispetto al trimestre precedente, la situazione di miglioramento si è leggermente deteriorata.
Inoltre, i settori in cui la percentuale delle imprese con crescita rapida è minore è concentrata
nelle piccole imprese, nei settori tradizionali e nei beni finali.
Informazione economica per lo sviluppo locale
39
Tabella 6.6: I dati strutturali
Produzione industriale
variazione su anno precedente
distribuzione di frequenze %
> + 5 0 / 5 0 0 / - 5 < - 5
Totale 50,1 11,6 10,7 5,0 22,7
Classe dimensionale
10-49 47,7 10,6 12,5 4,5 24,7
50-199 54,1 12,8 8,8 5,6 18,7
200 e piu' 52,1 13,5 4,2 6,3 24,0
Attività economica
Siderurgia 70,3 4,7 7,8 4,7 12,5
Min. non metall. 31,3 8,3 4,2 2,1 54,2
Chimica 45,2 17,9 6,0 6,0 25,0
Meccanica 55,7 8,9 10,6 4,9 20,0
Mezzi trasp. 51,6 12,9 9,7 6,5 19,4
Alimentari 32,3 25,8 17,7 8,1 16,1
Tessile 48,8 13,4 8,7 3,9 25,2
Pelli-Calzature 23,5 5,9 23,5 5,9 41,2
Abbigliamento 25,9 11,1 18,5 11,1 33,3
Legno-Mobilio 44,0 8,0 17,3 6,7 24,0
Carta-Editoria 40,0 21,3 11,3 7,5 20,0
Gomma-Plastica 53,8 11,1 9,4 1,7 23,9
Varie 43,3 16,7 10,0 3,3 26,7
Destinazione economica
Beni finali 40,4 14,4 13,6 6,6 24,9
Beni intermedi 54,7 10,8 8,3 4,4 21,8
Beni di investimento 51,0 9,9 12,5 4,5 22,1
Pavitt
Tradizionali 48,8 12,9 11,8 5,3 21,3
Specializzazione 50,0 11,4 9,6 4,8 24,3
Economie di scala 52,7 9,0 8,2 4,3 25,8
Alta tecnologia 54,7 7,8 12,5 6,3 18,8
Informazione economica per lo sviluppo locale
40
6.2 Altri indicatori congiunturali
Per completare il quadro congiunturale, occorre ripetere l’indagine approfondita nei confronti
delle altre variabili, quali fatturato, ordini, scorte e grado di utilizzo degli impianti.
6.2.1 Il fatturato
Il Grafico 6.10 dà maggior spessore temporale all’esame della triade produzione–ordini-
fatturato non essendo limitato ad un anno, ma facendo riferimento, al contrario, ad una serie
storica più lunga che parte dall’anno 2008.
Grafico 6.10: Fatturato, ordinativi e produzione
Anche questo grafico conferma la relativa tenuta del fatturato e la caduta di produzione ed
ordini.
L’andamento dei prezzi è illustrato invece nel Grafico 6.11, dove emerge che le materie prime
hanno ripreso variazioni congiunturali positive. Come appare dai Grafici 6.12 e 6.13, le
variazioni congiunturali sono minori di quelle tendenziali, segno questo che il fenomeno è in via
di decelerazione.
Informazione economica per lo sviluppo locale
41
Grafico 6.11: Prezzi materie prime e prodotti finiti (var.% congiunturali)
Grafico 6.12: Prezzi delle materie prime
Informazione economica per lo sviluppo locale
42
Grafico 6.13: prezzi dei prodotti finiti
L’indice del fatturato complessivo permane in crescita, sia da un punto di vista congiunturale
che tendenziale, come appare dal Grafico 6.14. (Il Grafico 6.14 bis ne mostra invece la
variazione relativa ai 3 trimestri).
Grafico 6.14: Fatturato totale
Informazione economica per lo sviluppo locale
43
Grafico 6.14bis: Fatturato totale (media dei tre trimestri)
Infine, il Grafico 6.15 mostra la quota dell’export sul fatturato, che si attesta su un valore
vicino al 35%, in diminuzione rispetto al trimestre precedente. La diversa composizione del
campione può avere avuto un impatto su questo dato che pertanto va interpretato con le
dovute cautele.
Grafico 6.15: Quota del fatturato estero
Informazione economica per lo sviluppo locale
44
6.2.2 Gli ordini
Per quanto riguarda gli ordini interni, questi sono in crescita sia da un punto di vista
congiunturale che tendenziale ( si veda il Grafico 6.16). Quelli esteri (si veda il Grafico 6.17 )
mostrano invece una flessione congiunturale.
Grafico 6.16: Ordini interni
Grafico 6.17: Ordini esteri
Informazione economica per lo sviluppo locale
45
Il Grafico 6.18 mostra altri due indicatori congiunturali relativi agli ordini, e cioè la produzione
assicurata dallo stock di ordini esistenti a fine trimestre e quella relativa ai flussi. Le due curve
mostrano variazioni leggermente divergenti.
Grafico 6.18.
6.2.3 Le scorte ed il tasso di utilizzo degli impianti
Infine, dobbiamo far riferimento a due ulteriori indicatori congiunturali, peraltro molto
importanti. Il primo si riferisce alle scorte che, come risulta dal Grafico 6.19, rimangono in
territorio negativo.
Informazione economica per lo sviluppo locale
46
Grafico 6.19: Scorte
Anche l’altro indicatore, e cioè il grado di utilizzo degli impianti rimane in fase di ripresa, come
appare dal Grafico 6.20.
Grafico 6.20: Tasso di utilizzo degli impianti
Informazione economica per lo sviluppo locale
47
7 L’occupazione industriale in Lombardia
Come abbiamo più volte sottolineato nei vari Capitoli in cui abbiamo toccato temi relativi al
mercato del lavoro, le vicende della produzione non sempre si riflettono immediatamente sul
mercato del lavoro, le cui variabili si adeguano con un certo ritardo temporale che varia da
situazione a situazione e che dipende anche dall’assetto istituzionale che lo caratterizza. E’ per
questo motivo che i dati del mercato del lavoro meritano un esame specifico ed approfondito.
In particolare, in questo Capitolo l’enfasi sarà concentrata sulla dinamica dell’occupazione
industriale. Va sottolineato che i dati relativi all’occupazione servono anche a realizzare un
altro obiettivo che è la verifica della rappresentatività del campione usato da Unioncamere, al
di là del semplice calcolo statistico. In quest’ottica, un confronto con i dati regionali, infatti,
riesce nel duplice scopo di mettere a fuoco sia le caratteristiche del nostro campione che la
natura dei dati ISTAT.
Il quadro generale dell’andamento dell’occupazione in Lombardia è rappresentato dal Grafico
7.1, dove sono illustrati i dati di fonte ISTAT che, come è noto, sono il risultato di una nuova
metodologia di rilevazione. L’aspetto interessante da sottolineare è che l’occupazione totale e
quella industriale presentano un andamento dissimile anche per quanto riguarda il II trimestre
del 2010, e ciò in sintonia con il dato nazionale. Infatti, di fronte ad una caduta accentuata
dell’occupazione industriale fa riscontro un leggero aumento dell’occupazione totale. Lo stesso
dicasi per le variazioni congiunturali (si veda il Grafico 7.2), mentre le variazioni tendenziali
(cfr. il Grafico 7.3) mostrano entrambe un segno negativo.
Grafico 7.1: Occupati in Lombardia
1,00
1,05
1,10
1,15
1,20
1,25
1,30
2006 II III IV 2007 II III IV 2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II
4,15
4,20
4,25
4,30
4,35
4,40
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro
NUMERO OCCUPATI LOMBARDIADati trimestrali (milioni). Anni 2006 - 2010
Occupati totali scala dx Occupati Industria scala sx
Informazione economica per lo sviluppo locale
48
Grafico 7.2: Numero di occupati: variazioni congiunturali
-5,2
3,7
0,9
-0,7
-1,5-2,0
1,7
-3,1-3,3
-2,2
-0,5
1,2
0,3
-1,0 -1,1
1,3
-1,5
-0,1
0,1 0,2
-8
-6
-4
-2
0
2
4
6
2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II
Vari
azio
ne %
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro
NUMERO OCCUPATI LOMBARDIAVariazioni congiunturali grezze
Dati trimestrali. Anni 2008 - 2010
Occupati Industria Occupati totali
Grafico 7.3: Numero di occupati: variazioni tendenziali
-1,0 -1,1
-3,0
-1,5
2,3
-3,3
-2,5
-4,9
-6,7 -6,8
1,0
1,81,4
0,0
-0,6 -0,5
-2,3
-1,4
-0,2
-1,2
-8
-6
-4
-2
0
2
4
6
2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II
Vari
azio
ne %
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro
NUMERO OCCUPATI LOMBARDIAVariazioni tendenziali grezze
Dati trimestrali. Anni 2008 - 2010
Occupati Industria Occupati totali
Infine, gli occupati nelle costruzioni appaiono in leggera crescita(cfr. il Grafico 7.4).
Informazione economica per lo sviluppo locale
49
Grafico 7.4: Occupati nelle costruzioni
-2,4
3,9
8,8
-0,2
-5,2
5,6
-2,2
-5,0
4,4
1,1
300
320
340
360
380
-10
-5
0
5
10
2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II
Occu
pati
(m
igli
aia
)
Var.
co
ng
. %
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di Lavoro
OCCUPATI NELLE COSTRUZIONI LOMBARDIADato trimestrale. Anni 2008-2010
Variazione cong. (grezza) Occupati
Ulteriori informazioni sulla struttura del mercato del lavoro lombardo provengono dalle Tabelle
7.1 e 7.2. In particolare, la Tabella 7.1 mostra che rispetto al II trimestre del 2009, i soli
lavoratori dipendenti hanno subito una flessione. Inoltre, la Tabella 7.2 mostra, tra l’altro, che
il saggio di disoccupazione risulta essere in rapida crescita, avendo toccato un valore pari al
5,5% che è maggiore del valore del corrispondente trimestre dello scorso anno, anche se
inferiore al massimo del 6,4%, registrato nel IV trimestre del 2009.
Tabella 7.1: La struttura dell’occupazione in Lombardia (migliaia)
2009 2010
II trim III trim IV trim I trim II trim
Dipendenti 3.354 3.306 3.326 3.309 3.297
Indipendenti 992 976 954 974 998
Fonte: ISTAT
Tabella 7.2: La forza lavoro in Lombardia (migliaia)
2009 2010
II trim III trim IV trim I trim II trim
Forze lavoro 4.570 4.515 4.573 4.570 4.545
Uomini 2.635 2.610 2.644 2.629 2.602
Donne 1.935 1.905 1.929 1.941 1.943
Popolazione 9.692 9.714 9.738 9.759 9.775
Tasso di attività (15-64) 70,0 69,2 69,8 69,6 69,2
Uomini 79,2 78,6 79,3 78,6 77,9
Donne 60,5 59,5 60,2 60,3 60,3
Tasso di disoccupazione 4,9 5,2 6,4 6,3 5,5
Maschile 4,1 4,5 5,6 5,4 5,2
Femminile 6,0 6,1 7,5 7,4 6,0
Fonte: Istat
Informazione economica per lo sviluppo locale
50
Anche i dati che provengono dalle nostre rilevazioni mostrano un andamento
(destagionalizzato) decrescente dell’indice dell’occupazione industriale che, nel Grafico 7.5,
viene messo a confronto con la dinamica della produzione industriale.
Grafico 7.5: Indici della produzione e dell’occupazione manifatturiera
Ulteriori informazioni provengono dai dati di flusso che, anche per il III trimestre del 2010,
presentano un saldo negativo.
Grafico 7.6: Occupazione: tassi di ingresso e d’uscita
Informazione economica per lo sviluppo locale
51
Il Grafico 7.7, mette invece in relazione le ore lavorate con l’indice della produzione industriale.
Nel III trimestre 2010 le ore lavorate sono diminuite di fronte al lieve peggioramento
produttivo. Il Grafico 7.7 bis mostra invece la correlazione fra le due variabili riferita ai primi 3
trimestri dell’anno.
Grafico 7.7: ore lavorate nel trimestre
Grafico 7.7bis: ore lavorate nel trimestre (media tre trimestri)
Da un punto di vista congiunturale, è molto importante fare riferimento alla percentuale della
Cassa integrazione guadagni sul monte ore trimestrale al fine di completare il quadro
informativo relativo al mercato del lavoro. Come appare dal Grafico 7.8, il III trimestre ha visto
un’ulteriore discesa, anche se il livello rimane su una quota elevata.
Informazione economica per lo sviluppo locale
52
Grafico 7.8: Cassa Integrazione Guadagni % sul monte ore trimestrale
Come emerge dal Grafico 7.9, la CIG, ha riguardato in media il 2,8% delle ore lavorate, cifra
questa leggermente inferiore rispetto a quella fatta registrare nel trimestre precedente. Per
quanto riguarda la percentuale dei casi, la graduatoria settoriale subisce alcune variazioni con
il settore alimentare nella posizione migliore e pelli-calzature ed il tessile in quella peggiore.
Grafico 7.9: Ricorso a CIG ordinaria per settore
Il Grafico 7.10 mette a confronto i dati di CIG provenienti dal nostro campione (ore effettive)
con quelli INPS, relativi alle ore autorizzate. Anche se lo scarto fra le due curve è notevole, la
Informazione economica per lo sviluppo locale
53
loro dinamica per il trimestre in corso è simile. In entrambi i casi, si assiste ad una
decelerazione del fenomeno.
Grafico 7.10: Un confronto con i dati INPS
0
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1.000
2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II III
Nu
me
ro in
dic
e
Fonte: Inps, Unioncamere Lombardia
ORE DI C.I.G. TOTALI - LOMBARDIANumeri indice (base 1° trimestre 2006=100) - dati trimestrali
Unioncamere - ore effettuate INPS - ore autorizzate totali
I Grafici 7.11 e 7.12 riportano rispettivamente le variazioni congiunturali e tendenziali delle
due serie, la cui discrasia permane nel tempo, anche se con valori variabili.
Grafico 7.11
40,7
24,9
-22,7
224,6
70,6
54,3
-27,9
-1,1
-15,0
-34,9
-10,8
-27,2
28,7
3,1
70,3
109,6
70,3
19,4 18,1
1,2
-23,4 -22,1
-50
0
50
100
150
200
250
2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II III
vari
azio
ne
%
Fonte: INPS, Unioncamere Lombardia
ORE CIG variazioni congiunturali
Unioncamere - ore effettuate INPS - ore autorizzate totali
Informazione economica per lo sviluppo locale
54
Grafico 7.12
27,69,1
56,3
340,7
434,1
559,9
515,8
87,7
-6,5
-60,5 -51,2
0,1 8,8 21,4
64,4
373,6
526,8
626,0
403,6
143,2
9,4
-28,6
-200
-100
0
100
200
300
400
500
600
700
2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II III
vari
azio
ne
%
Fonte: INPS, Unioncamere Lombardia
ORE CIG variazioni tendenziali
Unioncamere - ore effettuate INPS - ore autorizzate totali
Informazione economica per lo sviluppo locale
55
8 IL NUMERO DELLE IMPRESE
Come è noto, l’analisi campionaria fa riferimento ad un universo bloccato di imprese. In questo
contesto, l’analisi può solo cogliere quegli aspetti che l’economia politica definisce fenomeni
intensivi, che misurano appunto le reazioni delle imprese esistenti. Accanto a questa
dimensione, ne esiste tuttavia un’altra che cerca di cogliere il fenomeno estensivo, che è legato
al cambiamento del numero delle unità di riferimento. Cogliere questa dimensione diventa uno
sforzo essenziale in un periodo di crisi come l’attuale.
Da questo punto di vista, il numero delle imprese è un indicatore senz’altro importante sia ai
fini di un’indagine strutturale sia ai fini congiunturali, anche se il ritardo della disponibilità delle
informazioni ne pregiudica spesso l’uso tempestivo. Tra l’altro, per il 2008 è da segnalare un
cambiamento di tipo amministrativo che ha indotto una crescita “forzata” del numero di
imprese attive e che nei grafici si traduce in una gibbosità, destinata a rientrare nel tempo.
Complessivamente, lo stock di imprese presenti mostra un andamento crescente (dati riferiti al
II trimestre del 2010) sia in Lombardia che in Italia (cfr. il Grafico 8.1).
Questo parallelismo si manifesta anche per i vari settori che però hanno conosciuto vicende
diverse. Infatti, mentre le costruzioni (cfr. il Grafico 8.2) ed i servizi (cfr. Grafico 8.3)
aumentano in entrambe le aree, viceversa, il settore manifatturiero (cfr. Grafico 8.4) mostra
variazioni negative per entrambe le aree.
Grafico 8.1 Imprese attive
5250
5255
5260
5265
5270
5275
5280
5285
5290
5295
5300
5305
5310
5315
5320
820
821
822
823
824
825
826
827
828
829
830
2009 II III IV 2010 II
Mig
liaia
Lom
bar
dia
Mig
liaia
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Movimprese
Imprese attive totaliDati trimestrali
Lombardia Italia
Informazione economica per lo sviluppo locale
56
Grafico 8.2: Costruzioni
817
819
821
823
825
827
829
831
146
146,5
147
147,5
148
148,5
149
2009 II III IV 2010 II
Ital
ia
Mig
liaia
Lom
bar
dia
Mig
liaia
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Movimprese
Imprese delle Costruzioni attiveDati trimestrali
Lombardia Italia
Grafico 8.3: Servizi
2.700
2.710
2.720
2.730
2.740
2.750
2.760
2.770
430,0
431,0
432,0
433,0
434,0
435,0
436,0
437,0
2009 II III IV 2010 II
Ital
ia
Mig
liaia
Lom
bar
dia
Mig
liaia
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Movimprese
Imprese di servizi attiveDati trimestrali
Lombardia Italia
Informazione economica per lo sviluppo locale
57
Grafico 8.4: Imprese manifatturiere
520
525
530
535
540
545
550
555
560
565
105
106
107
108
109
110
111
112
113
114
115
2009 II III IV 2010 II
Ital
ia
Mig
liaia
Lom
bar
dia
Mig
liaia
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Movimprese
Imprese manifatturiere attiveDati trimestrali
Lombardia Italia
Grafico 8.5: Imprese manifatturiere nate
3.500
4.000
4.500
5.000
5.500
6.000
6.500
7.000
7.500
8.000
600
700
800
900
1.000
1.100
1.200
1.300
1.400
2009 II III IV 2010 II
Ital
ia
Lom
bar
dia
Fonte. Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Movimprese
Imprese manifatturiere nateDati trimestrali
Lombardia Italia
Informazione economica per lo sviluppo locale
58
Grafico 8.6: imprese manifatturiere cessate
5.500
7.500
9.500
11.500
13.500
15.500
1.000
1.200
1.400
1.600
1.800
2.000
2.200
2.400
2.600
2.800
3.000
2009 II III IV 2010
Ital
ia
Lom
bar
dia
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Movimprese
Imprese manifatturiere cessateDati trimestrali
Lombardia Italia
Infine va segnalato che la dinamica delle imprese attive nel manifatturiero è diversa a seconda
della forma giuridica considerata. Come risulta dai Grafici 8.7 e 8.8, le varie forme giuridiche
mostrano variazioni divergenti. Società di persone e altre forme mostrano valori negativi,
mentre quelle di capitale segnano variazioni positive e le ditte individuali sono stazionarie.
Grafico 8.7: Le imprese manifatturiere attive per forma giuridica
0,4
0,0
-0,3
0,4
0,2
-0,6
-0,4
-1,0
-1,2
-0,4
-1,8
-0,9
-1,3
-1,8
0,00,0
0,5
-0,3
0,5
-0,8
-2,00
-1,50
-1,00
-0,50
0,00
0,50
1,00
II III IV 2010 II
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Movimprese
Imprese manifatturiere attive per forma giuridicaLombardia - Dati trimestrali, variazioni % congiunturali
Società di capitale Società di persone Ditte individuali Altre forme
Informazione economica per lo sviluppo locale
59
Grafico 8.8: Società di capitali
38.400
38.450
38.500
38.550
38.600
38.650
38.700
38.750
38.800
38.850
38.900
2009 II III IV 2010 II
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Movimprese
Imprese attive Società di capitaleLombardia - Dati trimestrali
In particolare, mentre le società di capitali sono leggermente in crescita, le società di persone
diminuiscono e le ditte individuali ristagnano, come appare dai Grafici 8.9 e 8.10.
Grafico 8.9: Società di persone
28.200
28.400
28.600
28.800
29.000
29.200
29.400
29.600
29.800
30.000
2009 II III IV 2010 II
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Movimprese
Imprese attive Società di personeLombardia - Dati trimestrali
Informazione economica per lo sviluppo locale
60
Grafico 8.10: Ditte individuali
38.500
39.000
39.500
40.000
40.500
41.000
41.500
42.000
42.500
43.000
2009 II III IV 2010 II
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Movimprese
Imprese attive Ditte individualiLombardia - Dati trimestrali
Informazione economica per lo sviluppo locale
61
9 LE PREVISIONI
Per quanto riguarda le previsioni, la saggezza convenzionale consiglia di raccogliere
informazioni da una pluralità di fonti. Nel caso specifico, si utilizzano due fonti che riguardano
rispettivamente le aspettative formulate dagli stessi imprenditori, da una parte, ed una
proiezione quantitativa, dall’altra. E’ il caso di sottolineare che queste fonti sono distinte in
quanto sono di natura diversa. Ad esempio, alcune sono quantitative, mentre altre sono
qualitative. Tuttavia, pur distinte, queste fonti sono fra di loro collegate perché fanno
riferimento allo stesso universo informativo. Vale la pena di passarle in rassegna in modo
dettagliato.
9.1 Le previsioni degli imprenditori
Il primo approccio consiste nel chiedere direttamente agli operatori le loro aspettative. Il
Grafico 9.1 riporta le previsioni per quanto riguarda l’evoluzione della domanda, distinta in
interna ed esterna. L’aspetto importante da sottolineare è che entrambe mostrano un leggero
peggioramento rispetto ai risultati precedenti. Nel III trimestre del 2010 la domanda estera
rimane in territorio positivo, anche se in decelerazione rispetto al trimestre precedente, e la
domanda interna si sposta nel quadrante negativo.
Grafico 9.1: Aspettative sulla domanda
Anche le aspettative degli imprenditori riguardanti la produzione e l’occupazione (Grafico 9.2)
presentano una leggera decelerazione.
Le aspettative degli imprenditori sono una parte fondamentale nella dinamica di breve periodo.
Come risulta anche dal Grafico 9.3, esiste una robusta correlazione fra aspettative della
produzione da parte degli imprenditori e la dinamica della produzione nei tre mesi successivi.
Da questo punto di vista, la correlazione risulta essere confermata e quindi l’ombra di un
qualche rallentamento non è da escludere nel prossimo futuro, coerentemente con quanto
abbiamo sostenuto in precedenza.
Informazione economica per lo sviluppo locale
62
Grafico 9.2: Aspettative su produzione ed occupazione
Grafico 9.3: Aspettative della produzione e indice della produzione
Fonte: Unioncamere Lombardia
9.2 Le informazioni dal fronte dei consumatori
Ulteriori informazioni provengono dalla sfera dei consumatori. Se prendiamo in considerazione i
dati relativi alle immatricolazioni di auto (si veda il Grafico 9.4). Settembre presenta una
dinamica negativa sia da un punto di vista tendenziale che congiunturale (si veda anche il
Grafico 9.5).
Informazione economica per lo sviluppo locale
63
Grafico 9.4: Prime immatricolazioni in Lombardia
4,6 2,9
10,1
0,62,8
7,9
-1,6 -3,3
2,2
-0,9
4,9
-0,5-2,9
-0,9-4,9 -5,6
-8,2
-0,4
0,6 1,7
-1,8
-37,8
-21,2
1,4
-7,9 -8,4
6,8
1,3
6,0
12,2 13,4
31,0
50,1
41,7
22,8
9,6
-7,9
-17,6 -16,8-21,4
-12,8
-17,4
-50
-40
-30
-20
-10
0
10
20
30
40
50
60
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
20
09
Feb
.
Mar
.
Ap
r.
Mag
.
Giu
.
Lug
Ago Se
t
Ott
No
v
Dic
20
10
Feb
.
Mar
.
Ap
r.
Mag
.
Giu
.
Lug
Ago Se
t
vari
azio
ne
%
Mig
liaia
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ACI
PRIME IMMATRICOLAZIONI AUTOLombardia - dati mensili
Variazione Congiunturale destagionalizzata Variazione tendenziale Numero immatricolazioni Numero immatr. destag.
Grafico9.5: Prime immatricolazioni – Lombardia
-37,8
-21,2
1,4
-7,9 -8,4
6,8
1,3
6,0
12,2 13,4
31,0
50,1
41,7
22,8
9,6
-7,9
-17,6 -16,8
-21,4
-12,8
-17,4
-50
-40
-30
-20
-10
0
10
20
30
40
50
60
2009 Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug Ago Set Ott Nov Dic 2010 Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug Ago Set
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ACI
PRIME IMMATRICOLAZIONILombardia - variazioni % tendenziali - dati mensili
9.3 Le nostre previsioni
A questo stadio dell’analisi possiamo presentare il quadro di previsioni che deriva dalle nostre
stime. Prima di procedere a questa operazione, conviene riassumere in modo sintetico le
vicende della produzione industriale nell’ultimo biennio, al fine di distinguere fra la dinamica
che è dovuta all’effetto di trascinamento (e cioè l’eredità che proviene dall’anno precedente)
dalla dinamica che si è prodotta in corso d’anno.
Informazione economica per lo sviluppo locale
64
Come appare dalla Tabella 9.1, il retaggio che il 2009 ha lasciato all’anno in corso è
impercettibilmente di segno positivo, contrariamente a quanto era avvenuto l’anno precedente.
Non stupisce dunque che il tasso di crescita nel 2010 dipenderà fondamentalmente dalle
variazioni in corso d’anno.
Tabella 9.1: L’andamento della produzione industriale dal 2008 al 2010 var. %
Media Annua 2008 -2,3
Effetto trascinamento del 2008 sul 2009 -3,8
Saggio % congiunturale I trim. 2009 -4,9
II trim. -1,8
III trim. 0,1
IV trim. 0,9
Media annua 2009 -9,5
Effetto trascinamento del 2009 sul 2010 0,2
Saggio % congiunturale I trim 2010 3,3
II trim. 1,6
III trim. -1,2
Media 3 trimestri 2010 4,4
Fonte: Unioncamere Lombardia
A questo proposito, Le stime relative alla produzione industriale per il IV trimestre del 2010
sono illustrate nel Grafico 9.7, mentre l’intervallo quantitativo è mostrato nella Tabella 9.2.
Grafico 9.7 Previsione della produzione
90
92
94
96
98
100
102
104
106
108
20
05 II III
IV
20
06 II III
IV
20
07 II III
IV
20
08 II III
IV
20
09 II III
IV
20
10 II III
IV
ind
ice
Fonte: Unioncamere Lombardia
INDICE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE LOMBARDAPrevisione per il 4° trimestre 2010
dati destagionalizzati
min max
Informazione economica per lo sviluppo locale
65
Tabella 9.2: Previsioni della produzione industriale lombarda per il IV trimestre 2010: intervallo
di previsioni.
Variazione Congiunturale
(destagion.)
Indice destagionalizzato
Min Max Min Max
-2,9 -0,6 94,8 97,0
Il segno meno era presente nelle nostre previsioni relative al III trimestre e sempre lo stesso
segno appare anche per quelle relative al IV trimestre, con due differenze di rilievo che
meritano di essere sottolineate. In primo luogo, nel caso presente è tutta la forchetta
revisionale ad essere in territorio negativo e non già quella più pessimistica. In secondo luogo,
il contrasto con il dato nazionale sembra essere più marcato.
Tabella 9.3: Stime ISAE sull’evoluzione della produzione industriale in Italia
Periodo Saggio % di variazione
III trim. 2010 1,5
IV trim 0,3
Fonte: ISAE – previsioni del 11 ottobre 2010
10 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Dallo studio delle varie aree economiche, e cioè passando dall’economia mondiale a territori
sempre più ristretti fino a considerare la dinamica dell’economia lombarda, sono emersi due
dati di fondo: l’eterogeneità delle situazioni ed una tendenza alla decelerazione del processo di
crescita. La presenza di entrambi gli aspetti sembra una contraddizione perché è poco
significativo far riferimento ad un dato medio di tendenza in presenza di una forte variabilità di
situazioni. Questa osservazione è vera solo in parte nel presente contesto in quanto è la più
grande economia mondiale, e cioè quella degli Stati Uniti, a mostrare segni di decelerazione.
Questa eventualità è destinata a produrre una certa apprensione, anche se le sorti dei paesi
emergenti non dipendono più in modo così viscerali dalle sorti di quella economia.
In verità, questi segni di rallentamento sono apparsi più negli indicatori anticipatori che non nei
dati effettivi, sono presenti maggiormente nelle aspettative di imprenditori e consumatori che
non nelle rilevazioni dei fenomeni produttivi. Tuttavia, questa sembra essere la dinamica
latente. Il risultato è che le stime relative al 2010 sono in genere riviste al rialzo, mentre quelle
relative al 2011 subiscono la sorte opposta.
Un aspetto importante che è emerso dalla nostra relazione è che i dati congiunturali relativi
alla produzione industriale in Lombardia già segnano un’inversione di tendenza, contrariamente
a quanto previsto sia per i dati nazionali che per quelli relativi alla zona Euro. Nel corso degli
anni abbiamo sempre cercato di usare particolare cautela nell’interpretare i dati congiunturali
relativi al III trimestre. Infatti, la peculiarità del periodo non viene completamente eliminata
dalle nostre pur sofisticate tecniche statistiche di destagionalizzazione. Questo è il motivo
fondamentale della cautela che ci spinge a privilegiare piuttosto la dinamica riferita ai prime 3
trimestri dell’anno. In questa ottica, i risultati rientrano nell’alveo della positività, anche se
denotano una leggera decelerazione.
Informazione economica per lo sviluppo locale
66
Da entrambi i punti di vista, anche se i rischi di errore variano in direzioni opposte, il
messaggio è identico: il momento dell’accelerazione della ripresa sembra lasciar posto alla fase
della decelerazione, con ciò rendendo particolarmente difficile la situazione sul mercato del
lavoro.
Informazione economica per lo sviluppo locale
67
A. APPENDICE TECNICA
Nell’Appendice tecnica presentiamo alcuni indicatori sintetici che hanno fondamentalmente tre
funzioni:
a) verificare che le serie storiche utilizzate siano coerenti fra di loro;
b) utilizzarle in modo compatto al fine di cogliere lo stato della congiuntura;
c) proiettarle in avanti al fine di cogliere la dinamica del prossimo futuro.
A.1 Gli indicatori sintetici coincidenti
Gli indicatori sintetici forniscono una visione complessiva della situazione e cercano di dare un
quadro unitario alle varie informazioni. Sotto questo profilo, occorre distinguere l’indicatore
coincidente da quello anticipatore.
L’evoluzione dell’indicatore coincidente è illustrata nel Grafico A.1, dove viene messo a
confronto con una variabile definita “ciclo della produzione”. Questa curva, che rappresenta
una versione filtrata della serie storica della produzione industriale, dovrebbe esaltarne il
profilo ciclico, essendo depurata sia da variazioni di lungo periodo sia da quelle stagionali e di
breve periodo. Dal Grafico A.1 emergono con chiarezza due elementi che meritano di essere
sottolineati. In primo luogo, è dato constatare come l’evoluzione dell’indicatore coincidente
(che riassume le informazioni provenienti da 5 serie storiche e cioè la stessa produzione
industriale, il fatturato, gli ordini, l’indice di diffusione e la richiesta di energia elettrica) sia
strettamente correlato con l’evoluzione della produzione industriale stessa, segno questo che le
varie serie storiche danno informazioni coerenti fra di loro. In secondo luogo, entrambi gli
l’indicatori mostrano un leggero peggioramento rispetto al trimestre precedente.
Grafico A.1
85
90
95
100
105
110
-15
-10
-5
0
5
10
20
03 II III IV
20
04 II III IV
20
05 II III IV
20
06 II III IV
20
07 II III IV
20
08 II III IV
20
09 II III IV
20
10 II III
ind
ice
pro
du
zio
ne
Ind
icat
ore
co
inci
de
nte
CICLO ECONOMICOIndicatore coincidente e indice della produzione
(Componenti dell'indicatore coincidente: produzione, fatturato, ordini, indice di diffusione e richiesta di energia elettrica)
ciclo dell'indicatore coincidente indice produzione destag.
Fonte: Unioncamere Lombardia, Terna
Informazione economica per lo sviluppo locale
68
A. 2 ULTERIORI INDICATORI
Ulteriori considerazioni possono essere fatte in riferimento ad altre due elaborazioni. In primo
luogo, il Grafico A.2 mette il ciclo dell’indice di diffusione a confronto con il ciclo della
produzione. Anche in questo caso le due curve mostrano una elevata correlazione. L’indice di
diffusione, dopo un deciso miglioramento, sta infatti decelerando.
Grafico A.2: Ciclo della produzione industriale e indice di diffusione
0
20
40
60
80
100
120
140
85
90
95
100
105
110
20
03 II III IV
20
04 II III IV
20
05 II III IV
20
06 II III IV
20
07 II III IV
20
08 II III IV
20
09 II III IV
20
10 II III
ind
ice
dif
fusi
on
e
ind
ice
pro
du
zio
ne
CICLO ECONOMICOIndice della produzione e indice di diffusione
Dati trimestrali. Anni 2003 - 2010
indice produzione destag. Indice di diffusione
Fonte: Unioncamere Lombardia
A.3 L’INDICATORE ANTICIPATORE
Infine, anche l’indicatore anticipatore mostra una lieve decelerazione e conferma, allo stesso
tempo, l’elevata correlazione con l’indice filtrato della produzione, come si evince dal Grafico
A.3.
Informazione economica per lo sviluppo locale
69
Grafico A.3 Indicatore anticipatore
90
95
100
105
110
60
70
80
90
100
110
20
03 II III IV
20
04 II III IV
20
05 II III IV
20
06 II III IV
20
07 II III IV
20
08 II III IV
20
09 II III IV
20
10 II III
ind
ice
pro
du
zio
ne
Ind
icat
ore
an
tici
pat
ore
CICLO ECONOMICOIndicatore anticipatore e indice della produzione
(Componenti indicatore anticipatore: aspettative produzione, aspettative domanda estera, aspettative occupazione; indice IFO)
Indicatore anticipatore indice produzione
Fonte: Unioncamere Lombardia, Cesifo