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La sicurezza è il suo forte

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 CAMERA DEL LAVORO

PROVINCIALE PERUGIA

Bassi Valter 

Bassi ValterCoordinatore Provinciale della CGIL

Giovedì 19 Febbraio 2015

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COSA VORRESTI FACESSE LA CGIL PER IL TUO RUOLO?

1°) Conoscere i metodi per capire la Valutazione dei Rischi, come leggere il documento nelle parti salienti e saperlo interpretare 80% degli intervistati;

2°) approfondimenti D.L. 81/2008 73%

3°) formazione sui rischi specifici 68%

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Rischio MECCANICOSchiacciamentiTagliUrtiInvestimentiCesoiamentiImpigliamenti

Rischio CADUTECadute dallo stesso livelloCadute da diverso livello

Rischio ELETTRICO

Rischio CHIMICO

Rischio STRESS

Rischio da VDT

Rischio ESPLOSIONE

Rischio TERMICORischio INCENDIO

Rischio RUMORE

Rischio BIOLOGICO

Il RISCHIO si manifesta sotto molteplici forme….

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DALLA LEGGE 626 AL D.lgs 81/08

Negli anni novanta, dopo l'ingresso in Europa e l'emanazione di direttive europee in materia, furono emanati un paio di importanti decreti legislativi: il n° 626 del 1994 e il n° 494 del 1996.

Tali decreti obbligarono le imprese, i committenti e i datori di lavoro al rispetto dei decreti precedenti, a gestire il miglioramento continuo delle condizioni di lavoro, ad introdurre la formazione e l'informazione sui rischi per cui sono state create nuove figure professionali responsabili per la sicurezza.

Con aggiornamento annuale, sono seguiti altri decreti di chiarimento e di miglioramento oltre a leggi regionali.

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DALLA LEGGE 626 AL D.lgs 81/08

Tra le altre novità introdotte dal d.lgs. 626/94 abbiamo:-L'obbligo della valutazione del rischio (risk assessment) da parte del datore di lavoro.-il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS) che deve essere eletto dai lavoratori stessi e deve essere consultato preventivamente in tutti i processi di valutazione dei rischi-Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), nei confronti del quale il datore di lavoro è responsabile.

La valutazione del rischio, quindi, è un processo di individuazione dei pericoli e, successivamente, di tutte le misure di prevenzione e protezione volte a ridurre al minimo sostenibile le probabilità (quindi il rischio) e il danno conseguente a potenziali infortuni e malattie professionali.

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DALLA LEGGE 626 AL D.lgs 81/08

Il D.Lgs. 626 nel corso degli anni è stato più volte modificato, tra i provvedimenti più importanti in questo senso dobbiamo ricordare la legge di delega n. 123 del 2007 conferisce al Governo il mandato entro maggio 2008 di riformare, introducendo:•un'armonizzazione delle leggi vigenti;•l'estensione del 626 a tutti i settori, tipologie di rischio e lavoratori autonomi e dipendenti;•un adeguato sistema sanzionatorio;•l'obbligo di indossare tesserini di riconoscimento, indicanti dati del lavoratore e del datore di lavoro, all'interno dei cantieri e altri luoghi di lavoro, a pena di un'ammenda•un rafforzamento degli organici degli ispettori del lavoro

Viene così redatto il TUSL (testo unico di sicurezza sul lavoro)

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DALLA LEGGE 626 AL D.lgs 81/08

Il d.lgs. 81/2008 (TUSL) propone un sistema di gestione della sicurezza e della salute in ambito lavorativo preventivo e permanente, attraverso:•l'individuazione dei fattori e delle sorgenti di rischi;•la riduzione, che deve tendere al minimo, del rischio;•il continuo controllo delle misure preventive messe in atto;•l'elaborazione di una strategia aziendale che comprenda tutti i fattori di una organizzazione (tecnologie, organizzazione, condizioni operative...)Il decreto, inoltre, ha definito in modo chiaro le responsabilità e le figure in ambito aziendale per quanto concerne la sicurezza e la salute dei lavoratori.

Al testo unico sono stati aggiunti altri 51 allegati tecnici che riportano in modo sistematico e coordinato le prescrizioni tecniche di quasi tutte le norme più importanti emanate in Italia dal dopoguerra ad oggi.

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Il Documento della Valutazione dei Rischi (DVR) è una relazione obbligatoria presente all'interno del luogo di lavoro,

deve essere disponibile per un esame da parte degli organi di controllo (ASL, Ispettorato del Lavoro e degli RLS).

Ha per oggetto l'individuazione di tutti i rischi presenti nell'ambiente lavorativo, nello svolgimento delle mansioni atte a causare un danno alla salute e all'utilizzo di macchinari o di sostanze tossiche.

Predispone e suggerisce le misure adeguate a prevenirli e controllarli come la manutenzione periodica degli impianti delle attrezzature e la predisposizione di un programma d'interventi allo scopo di ridurre nel tempo tali rischi e aumentarne i livelli di sicurezza.

Inoltre specifica come i lavoratori debbano essere muniti dei DPI.

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IL DVRdeve avere data certa.

deve contenere:•una relazione sulla Valutazione di tutti i Rischi per la sicurezza e salute durante l’attività lavorativa dove sono specificati i criteri adottati per la valutazione;

deve indicare:•le misure di prevenzione e protezione attuate e DPI adottati a seguito della valutazione;•il programma delle misure per garantire il miglioramento, nel tempo i livelli di sicurezza;•l’individuazione delle procedure per l’attuazione delle misure da realizzare.

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deve indicare:•i nominativi del datore di lavoro, del RSPP, del RLS o del RLST (rappresentante territoriale), del M.C.; •le mansioni con rischi specifici che richiedono una particolare capacità professionale con adeguata formazione;

deve rispettare le indicazioni previste dalle specifiche norme sulla Valutazione dei rischi contenuti nei successivi titoli del D.L81/2008 (che andremo ad approfondire).

deve essere rielaborata ogni volta che ci sono modifiche al processo produttivo

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L’azienda deve adottare gli obblighi giuridici relativi:• Al rispetto degli standard tecnico-strutturali di legge relativi

ad attrezzature, impianti, luoghi di lavoro, agenti chimici, fisici e biologici;

• Alle attività di natura organizzativa quali: le emergenze, il primo soccorso, la gestione degli appalti, le riunioni periodiche di sicurezza, la consultazione con gli RLS

• Alle attività di sorveglianza sanitaria, d’informazione e formazione dei lavoratori, di vigilanza sul rispetto delle procedure nonché le istruzioni di lavoro in sicurezza da parte dei lavoratori;

• All’acquisizione di documentazioni e certificazioni obbligatorie per legge.

• Alle verifiche periodiche dell’applicazione e dell’efficacia delle procedure adottate.

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• Il modello organizzativo deve prevedere una registrazione dell’avvenuta effettuazione delle attività.

• Deve prevedere un’articolazione di funzioni che assicurino le competenze tecniche, di verifica, la gestione, il controllo del rischio.

• Il modello deve avere un sistema idoneo di controllo, sul mantenimento nel tempo delle condizioni di idoneità delle misure adottate.

• Il modello organizzativo deve essere conforme:

alle linee guida UNI-ENI-INAIL per un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro (SGSL)

o al British Standard OHSAS 18001:2007 (che è la CERTIFICAZIONE del sistema di gestione della sicurezza e salute)

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• Revisioni quadriennali 31/12/2012 e successive eventuali sostituzioni soggetti citati nel D.L.81/2008 Introduzione Norme di riferimento “linee guida” ISPESL.

• Sull’applicazione delle direttive “sistema sicurezza” è sancito dall’art 2087 cod. civ. (tutela integrità fisica e personalità morale dei prestatori di lavoro).

COSTI DI NON-SICUREZZAAmmende, aumento premi assicurativi, stipendio in più, danni ai macchinari, perdita per diminuzione delle competenze, danno di

immagine quindi calo delle vendite,

INVESTIMENTI PER SANARE LA SITUAZIONE PERICOLOSA

(se fatti subito, potrebbere essere l’unica spesa da sostenere)

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Criterio adottato per la valutazione dei rischi

Il livello di rischio globale delle attività viene rappresentato con un modello matematico nel quale gli effetti del rischio stesso dipendono dai seguenti fattori:

P = probabilità che accada un evento rischioso

M = magnitudo Quello che mi potrebbe succedere

Quindi: RISCHIO = P x M M a grave

da lieve

P

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M (quello che mi può succedere)

P (probabilità che

accada un evento dannoso)

Contusione1

Taglio 2

Frattura3

Invalidità 4

Morte5

Anno1 1 2 3 4 5

Mese 2 2 4 6 8 10

Settimana3 3 6 9 12 15

Giorno4 4 8 12 16 20

Turno5 5 10 15 20 25

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  METODO “4 VARIABILI”

è una scheda di valutazione dei rischi sulle linee di produzione dove si intrecciano su una tabella 4 fattori

• 1 Gravità (da1 a 3) del punto della linea preso in considerazione.

• 2 Esposizione (alta bassa) il tempo che si sta su quel punto.

• 3 Probabilità che l’incidente si verifichi (da1 a 3).

• 4 Pericolo evidente (si o no).

Intersecando i risultati si ottiene il punto di:

rischio Basso, rischio Medio, rischio Alto o rischio Estremo.

Una volta definito il tipo di rischio ci devono essere subito prese le contromisure (ES. impedire l’accesso ai potenziali punti di rischio, quali nastri trasportatori, pistoni, pignoni, ecc…Norme UNI-EN 953) sapendo chi deve effettuare il lavoro e quando.

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ELIMINARE

o, se non fosse possibile,

RIDURRE IL RISCHIO ALLA FONTE In nessun caso si deve superare i valori limite

stabiliti dalla legge perciò il datore di lavoro deve adottare tutte le misure immediate per riportare l’esposizione sotto il valore limite e adegua di

conseguenza le misure di protezione e prevenzione.

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NEL T.U. È ESPRESSA LA DISPOSIZIONE DI:

LE NORME UNI-EN RELATIVE ALLA SICUREZZA CI AIUTANO A COMPRENDERE E MISURARE I VALORI LIMITE

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ELIMINARE IL RISCHIO!!!

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ELIMINAZIONE(Rimuovere completamente il rischio)

SOSTITUZIONE(Sostituire una macchina o processo pericolosi con altri non pericolosi)

INGEGNERIA(Protezione, recinzioni, automazione)

AMMINISTRAZIONE(Formazione, procedure, ridurre l’esposizione

al rischio, LOTO, segnali visuali)

DPI(Evitare, dispositivi di

sicurezza, informazione)

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Come è strutturato il Documento della Valutazione dei Rischi

• Dati identificativi dell’azienda o dell’appalto,

Intestazione: società, sede legale, servizio svolto presso..

• Descrizione dell’attività • Descrizione dei luoghi di lavoro• Elenco macchine e attrezzature• Elenco delle sostanze pericolose utilizzate• Mansioni che espongono i lavoratori a rischi specifici

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- Tabella riassuntiva delle fonti di rischio:

- Tabella dei DPI utilizzati.

- Piano di formazione ed informazione del personale: corsi effettuati, gestione delle emergenze, lotta agli incendi, primo soccorso.

- Piano di sorveglianza sanitaria del personale.

- Valutazione dei rischi trasversali (organizzativi o di difficile classificazione).

- Rischi infortunistici suddivisi in: strutturali, meccanici, elettrici, di incendio.

- Rischi igienico-ambientali: fisici, chimici, biologici

- Criteri adottati per la valutazione dei rischi

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Il D.U.V.R.I. è lo strumento attraverso il quale il COMMITTENTE individua e valuta i rischi generati all’interno dei suoi ambienti dalla contemporanea esecuzione di lavori ad opera di APPALTATORI.

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il DUVRIdocumento unico della valutazione rischi d’interferenza

Cerca su internet il metodo LO-TO (Lock out-Tag out)

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SERVE per convenzioni o concessione lavori privati in edilizia; agevolazioni, finanziamenti e sovvenzioni.

È RELATIVO a pagamenti, adempimenti previdenziali, assistenziali e assicurativi.

C’È l’obbligo di segnalazione degli infortuni all’INAIL dal 1°giorno di assenza.

Dal 1°gennaio 2006 è estesa a livello nazionale l’operatività dello Sportello Unico Previdenziale per l’attestazione della regolarità contributiva del richiedente

Viene recapitato esclusivamente via PEC agli indirizzi che gli utenti dovranno obbligatoriamente indicare nella richiesta.

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il DURCdocumento unico di regolarità contributiva

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NEL T.U. VENGONO FISSATI I 13 PUNTI DEL D.V.R.

• Lavori in quota art. 105 del Testo Unico N°81 del 9/4/2008

• Movimentazione manuale dei carichi (MMC) art. 167

• Videoterminali art. 172

• Agenti Fisici: Rumore art 187

• Agenti Fisici: Esposizione alle vibrazioni art. 199

• Agenti Fisici: Campi Elettromagnetici art. 206

• Agenti Fisici: Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA) art.213

• Sostanze Pericolose: Agenti chimici art. 221

• Sostanze Pericolose: Cancerogeni art. 233

• Sostanze Pericolose: Rischio Amianto art. 266

• Agenti biologici art.266

• Atmosfere Esplosive (ATEX) art.287

• Stress da Lavoro Correlato art.2824

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Il testo unico 81/2008, agli articoli 105 e seguenti, ci offre un’importante definizione di lavori in quota, stabilendo che si intende per lavoro in quota: “un’attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta da una quota posta ad altezza superiore a 2 m rispetto a un piano stabile”.

UMBRIA

LEGGE REGIONALE del 17 settembre 2013, n. 16.

«Norme in materia di prevenzione delle cadute dall’alto.»

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1° punto DVR:

LAVORI IN QUOTA art.105

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Dati aggiornati al 31/01/2014

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Misure di sicurezza per i lavori in quota:

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Misure di sicurezza per i lavori in quota:. Nei lavori in quota qualora non siano state attuate misure di protezione collettiva come previsto

all'articolo 111, comma 1, lettera a), è necessario che i lavoratori utilizzino idonei sistemi di protezione, idonei per l’uso specifico composti da diversi elementi, non necessariamente presenti contemporaneamente, conformi alle norme tecniche, quali i seguenti:

a) assorbitori di energia;

b) connettori;

c) dispositivo di ancoraggio;

d) cordini;

e) dispositivi retrattili;

f) guide o linee vita flessibili;

g) guide o linee vita rigide;

h) imbracature.

Il sistema di protezione deve essere assicurato, direttamente o mediante connettore lungo una guida o linea vita, a parti stabili delle opere fisse o provvisionali.

Tutte le attrezzature , in particolare quelle inerenti la sicurezza, vanno mantenute efficienti e regolarmente ispezionate.

Il non eseguire periodici controlli può portare all’inefficacia del sistema di protezione o al decadimento di responsabilità da parte del produttore.

In caso di incidente, se non è stata eseguita correttamente la manutenzione, il titolare del sistema di ancoraggio (proprietario, amministratore di condominio, datore di lavoro, ecc) se ne assume tutte le responsabilità.

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MISURE DI PROTEZIONE:

Linee vita

A Corpo Morto

Reti di sicurezzaDPI

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2° punto DVR:MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI art. 167

Ai fini del presente titolo, s'intendono:a) MMC: le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico, che, per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari;b) patologie da sovraccarico biomeccanico: patologie delle strutture osteoarticolari, muscolotendinee e nervovascolari.

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Movimentazione manuale dei carichiMetodo NIOSH e Peso Raccomandato

L’ indice di sollevamento semplicepermette di valutare il rischio da sovraccarico biomeccanico del “rachide” (la struttura del corpo umano che occupa una posizione dorso-mediale nel torso e che ha funzione di sostegno della testa e del tronco e di protezione del midollo spinale) nel caso di singole attività lavorative.

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Nel metodo NIOSH il peso massimo sollevabile in condizioni ideali è kg 25 per gli uomini e 20 kg per le donne per un lavoro max di 4 ore. Per i lavoratori con più di 45 anni è 20 kg.

Per le lavoratrici con più di 45 anni è 15 kg.

Altezza ottimale per una persona alta cm168/170 (donna cm 5/7 in meno) all’inizio del sollevamento le mani devono essere a 75/77cm da terra.

Distanza verticale di spostamento del peso tra l’inizio e la fine dello spostamento ottimale deve essere cm 25.

Distanza orizzontale tra mani e caviglie distanza massima raggiunta durante il sollevamento ottimale è cm 25.

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La PRESA deve essere salda e possibilmente effettuata con entrambe le mani

La dislocazione del peso in gradi angolari ottimali = 0°

La frequenza dei gesti (N° di atti al minuto continuo) più è alta la frequenza meno peso si dovrebbe spostare

Ulteriori fattori devono essere moltiplicati per calcolare il Peso Limite Raccomandato:

- La precisione dove deve essere collocato il peso - Quando la temperatura e l’umidità dell’ambiente

non è ottimale

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RISCHI DA SOVRACCARICO BIOMECCANICOLAVORI RIPETITIVI DEGLI ARTI SUPERIORI

Le patologie da sovraccarico biomeccanico vengono definite come alterazioni delle unità osteo-muscolo-neuro-tendinee e delle borse legate alla presenza di un

costante impegno funzionale dei distretti dell’arto superiore (spalla, gomito, mano, polso) e di altri distretti corporei quali il rachide e le ginocchia, che se causate o aggravate da movimenti o sforzi fisici ripetuti in ambiente lavorativo, vengono

inquadrate come “lavoro correlate”.

I FATTORI DI RISCHIO PER CTD (Cumulative Trauma Disorders)

•Movimenti ripetitivi

•Alta frequenza e velocità

•Uso di forza

•Posizioni incongrue

•Recupero insufficiente

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RISCHI DA SOVRACCARICO BIOMECCANICOLAVORI RIPETITIVI DEGLI ARTI SUPERIORI

Esempio di approccio valutativo del rischio:

Fase 1 – Identificazione del rischio: fattori di esposizione

Fase 2 – Stima del rischio: CHECKLIST OCRA (metodo semplificato)

Fase 3 – Valutazione dettagliata: Indice OCRA (metodo completo)

Fase 4 – Riduzione del rischio: riprogettazione e rivalutazione

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LAVORATORE VIDEOTERMINALISTA:Il lavoratore che utilizza un’attrezzatura munita di videoterminali, in modo sistematico o abituale, per venti ore settimanali, dedotte le previste interruzioni.

Il Datore di Lavoro, all’atto della valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, deve compiere un’analisi dei posti di lavoro di videoterminalisti al fine di determinare:

– I rischi per la vista e per gli occhi; – I problemi legati alla postura ed all’affaticamento

fisico o mentale;– Le condizioni ergonomiche e di igiene ambientale

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3° punto DVR:

VIDEOTERMINALI art.172

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Il Datore di Lavoro deve individuare ed adottare apposite misure di prevenzione dei rischi:

– Indurre la sorveglianza sanitaria con visite preventive (prima dell’avviamento alla mansione) e periodiche (di norma ogni 5 anni);

– Fornire, a sue spese, i dispositivi speciali di correzione, qualora i risultati degli esami specialistici ne evidenzino la necessità;

– Organizzare le mansioni e i compiti lavorativi comportanti l’uso di videoterminali al fine di evitare il ripetersi e la monotonia delle operazioni;

– Programmare le interruzioni dell’attività lavorativa al videoterminale (almeno 15 minuti ogni 120) quando tale attività è svolta per almeno 4 ore consecutive;

– Elaborare ed attuare un piano specifico di formazione ed informazione per i lavoratori addetti ai videoterminali.

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Corretta postura videoterminalista:

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Il rumore è causa di danno (ipoacusia, sordità) e comporta la malattia professionale statisticamente significativa.Gli effetti nocivi sull'uomo dipendono da tre fattori: •intensità del rumore, •frequenza del rumore, •durata nel tempo dell’esposizione al rumore.

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4° punto DVR:

RUMORE art. 187

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110 dB Martello pneumatico

100 dB treno

90 dB autocarro

80 dB Aspiratore traffico telefono

70 dB Ufficio con più persone

60 dB Normale conversazione

50 dB Ufficio privato

40 dB Sala conferenze

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Scala del rumore in decibel

esempi di rumore

140 dB Soglia del dolore

120 dB Sirena allarme

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I PRINCIPI DELLA PREVENZIONE

1) ridurre i livelli di rumore alla fonte,

2) Limitare la propagazione delle onde sonore, isolando la sorgente sonora utilizzando dei materiali fono-assorbenti per le pareti, i muri, i soffitti degli ambienti di lavoro.3) Limitare il tempo di esposizione del lavoratore.

4) Proteggere il lavoratore con ambienti cabinati o mediante protezioni individuali che devono abbattere l'intensità dello stimolo sonoro dove non è possibile fare migliorie.

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D.P.I. vari tipi di otoprotettori

• In schiuma classici (in PVC = cloruro di polivinile) si può utilizzare un numero limitato di volte. Questi tappi presentano un indice di abbattimento del suono di 21 dB.

• Tappi in cera: rivestiti di morbido cotone aderiscono al condotto uditivo modellandosi proprio come fossero palline di pongo. Questi tappi riducono il rumore di 24 dB.

• Tappi con archetto consentono a chi li indossa di comunicare ed ascoltare agevolmente le voci delle altre persone l'indice di abbattimento del rumore è di 26 dB

• Le cuffie abbattono il rumore di 30 dB • Il casco abbatte un ulteriore10 dB perché isola la parte

ossea.

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Se l’esposizione supera gli 80 dB il datore di lavoro deve mettere a disposizione dei lavoratori DPI dell’udito

Se esposizione è ≥ 85 dB il datore di lavoro fa tutto il possibile per assicurare che vengano indossati i DPI dell’udito anche con sanzioni.

I locali, in cui le lavorazioni comportano un'esposizione personale superiore agli 85 dB, devono essere provvisti di apposita segnaletica e perimetrati per una limitazione d'accesso.

Il lavoratore deve essere sottoposto a sorveglianza sanitaria da parte del Medico Competente.

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Vari tipi di rumoreUn rumore stabile (o continuo) può essere:

- continuo a banda larga (presente ad esempio in una officina meccanica)

- continuo a banda stretta (prodotto ad esempio da una sega circolare).

Un rumore instabile può essere:

• intermittente (ad es. partenze di aerei);

• fluttuante (con lievi variazioni del livello sonoro);

• impulsivo (con brusche variazioni di livello sonoro, anche di 40 dB in 0,5 sec).

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Tabella riepilogativa UNI 7545/22: segni grafici per segnali di pericolo: rumore.

UNI 9432: determinazione del livello di esposizione personale al rumore negli ambienti di lavoro.

Tempo di esposizione giornaliera al rumore:

minimo 80 dB(A) sotto il quale non è necessario alcun DPI e la valutazione si ripete ogni 4 anni

Il datore di lavoro sottopone alla Sorveglianza sanitaria i lavoratori la cui esposizione al rumore supera gli 85 Decibel e deve far indossare i i DPI obbligatoriamenteDPI obbligatoriamente.

Livello di esposizione può essere settimanale al rumore (5 giorni lavorativi, 8 h al giorno, nel caso di esposizione giornaliera variabile): 87dB(A) quindi sono necessari i protettori auricolari individuali, UNI En 24869/1 Valore superiore di azione (giornata lavorativa di 8 h): 87 dB(A) o Superiori UNI 10163 acustica: cabina per il personale in ambiente di lavoro

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Applicazioni utili:

ANDROID

APPLE

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Gli effetti nocivi interessano le ossa e le articolazioni della mano, del polso e del gomito; sono anche facilmente riscontrabili affaticamento psicofisico e problemi di circolazione.La prevenzione deve essere fondata su provvedimenti di tipo tecnico, organizzativo e medico, distinta a seconda se si è in presenza di basse o alte frequenze di vibrazione.

Le misure di ordine tecnico devono tendere a diminuire la formazione di vibrazioni da parte di macchine e attrezzi (primariamente in sede di progettazione, con controlli periodici sul macchinario), e successivamente a limitarne la propagazione diretta e indiretta sull’individuo (utilizzando adeguati dispositivi di protezione individuali).

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5° punto DVR:ESPOSIZIONE ALLE VIBRAZIONI art. 199

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Il D.lgs. fissa i valori limite - Per le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio:

Valore limite di esposizione giornaliero 8 h: 5 m/s2

- Per le vibrazioni trasmesse al corpo intero:

Valore limite di esposizione giornaliero 8 h: 1,15 m/s2

Valore d’azione nella giornata lavorativa di 8 h: 0,5 m/ s2

Il datore di lavoro deve eliminare il rischio alla fonte o lo riduce a livelli non superiori ai valori limite di esposizione

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I lavoratori esposti a livelli superiori,

devono essere sottoposti a sorveglianza sanitaria,

con la costituzione di una cartella sanitaria e di rischio che riporti i valori di esposizione individuali del lavoratore a

vibrazioni.

Norme tecniche armonizzate

UNI ISO 5982 - vibrazioni ed urti, impedenza meccanica di ingresso del corpo umanoISO 5349-86 - vibrazioni meccaniche, linee guida per la misurazione e la valutazione dell’esposizione a vibrazioneISO 8041 - risposta degli individui alle vibrazioni, strumenti di misurazioniISO 2631 - guida per la valutazione dell’esposizione umana alle vibrazioni su tutto il corpo

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Vibrazioni meccaniche trasmesse all’interno del corpo e al sistema mano/braccia se

superiore a 0,50 m/s2 per un’esposizione superiore al 30% della giornata lavorativa

Rischio individuato:

lombalgie e traumi al rachide; disturbi cardiovascolari, osteoarticolari.

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Un campo elettromagnetico (CEM), è caratterizzato dalla presenza contemporanea di un campo elettrico ed un campo magnetico variabili e mutuamente dipendenti

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6° punto DVR:

CAMPI ELETTROMAGNETICI art.206

RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI

-Radiazioni ionizzanti, che comprendono raggi X, raggi gamma ed una parte dei raggi ultravioletti

-Radiazioni non ionizzanti (NIR), che hanno un'energia associata che non è sufficiente ad indurre nella materia il fenomeno della ionizzazione ovvero non possono dare luogo alla creazione di atomi o molecole elettricamente cariche (ioni).

L'INTERAZIONE CON LE NIR, QUINDI, NON PROVOCA UN DANNO DIRETTAMENTE SULLA CELLULA, MA REALIZZA MODIFICAZIONI

TERMICHE, MECCANICHE E BIOELETTRICHE

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POSSIBILI SORGENTI:

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EFFETTI DEI CEM:INTERAZIONE: indica la perturbazione di un equilibrio preesistente.

EFFETTO BIOLOGICO: si manifesta solo a seguito di variazioni morfologiche e funzionali evidenti in un sistema biologico. L'effetto biologico, a sua volta, non comporta necessariamente un effetto sanitario, ossia un danno per la salute.

EFFETTO SANITARIO: si verifica quando l'effetto biologico supera la capacità di riparo ed adattamento dell'organismo.

LAVORATORI ESPOSTI AL RISCHIO:

Rischio generico: per tutti i lavoratori che utilizzano qualsiasi elettrodomestico che funziona a corrente elettrica o lavorano davanti a videoterminali o in luoghi di lavoro situati in prossimità di antenne radiobase o elettrodotti

Rischio specifico: per quei lavoratori che usano giornalmente fonti di emissione di campi elettromagnetici

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PREVENZIONE E PROTEZIONE:- Osservare le procedure di lavoro suggerite dal Servizio di Prevenzione e

Protezione

- Utilizzare i dispositivi di sicurezza adottati e conservarli in buono stato

- Utilizzare materiali schermanti ed assorbenti attorno alla sorgente per ridurre alla fonte le possibili emissioni

- Stare ad almeno 60 cm dal videoterminale e, in presenza di piu` computer, stare ad almeno 1 metro dal retro dello schermo del computer vicino 

- Durante l'attività lavorativa mantenersi alla maggiore distanza possibile dal dispositivo emittente, soprattutto con il corpo, facendo uso ad esempio di attrezzi più lunghi o di lenti di ingrandimento

- Verificare periodicamente lo stato di funzionamento dei dispositivi di allarme a soglia e delle batterie degli stessi

- Verificare che le connessioni elettriche e di trasmissione dei segnali collegate alle apparecchiature emittenti siano in buone condizioni d'uso

- Non trascurare le perdite elettromagnetiche provenienti dalle cattive connessioni di guide d'onda o dalla mancanza di involucri schermanti o dai cattivi collegamenti a terra delle stesse

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Per radiazioni ottiche si intendono tutte le radiazioni elettromagnetiche nella gamma di lunghezza d'onda compresa tra 100 nm e 1 mm. 1000 nanometri (nm) = 1 micron (μm) delle radiazioni ottiche che si suddividono in radiazioni ultraviolette, radiazioni visibili e radiazioni infrarosse.

La metodologia seguita nella valutazione, nella misurazione e nel calcolo deve rispettare le norme della Commissione Elettrotecnica Internazionale (IEC).

Per quanto riguarda le radiazioni laser, devono seguire le raccomandazioni della Commissione Internazionale per l'illuminazione (CIE) e del Comitato Europeo di Normazione (CEN).

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7° punto DVR:RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI art. 213

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La valutazione dei rischi prende in esame:

il livello, la gamma di lunghezze d'onda e la durata dell'esposizione a sorgenti ROA radiazioni ottiche artificiali (vari tipi di saldatura);

• Raggi UV (ultravioletti) provocano lesioni temporanee della cornea.

• Raggi IR (infrarossi) emessi dall’arco elettrico e dai bagni di fusione danneggiano retina e cristallino (cataratta)

• I raggi Visibili provocano effetto abbagliante e colpiscono la vista

• Nella saldatura a gas: ci sono raggi Visibili e IRCon arco elettrico i raggi dipendono da:• Intensità corrente, lunghezza arco, temperatura e la

distribuzione della temperatura nell’ambiente

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• I raggi dell’arco derivanti dal processo di taglio producono raggi intensi visibili e invisibili (ultravioletti e infrarossi) che possono ustionare gli occhi.

• Indossare casco e visiera dotata di filtro con livello di protezione appropriata ai fini di proteggere la faccia e gli occhi durante il taglio; si suggerisce un filtro con livello di protezione N° 9;

• per qualsiasi corrente di taglio inferiore ai 300 ampere protezione N° 8.

CampoIndica il campo di utilizzo dell’occhiale protettivo.- 3. Liquidi, con gocce e spruzzi- 4. Particelle di polvere grossa- 5. Gas e particelle di polvere sottili- 8. Arco elettrico- 9. Metallo fuso e solidi caldi

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È importante ricordare agli RLS di suggerire al datore di lavoro di far utilizzare attrezzature di lavoro alternative, progettate per ridurre i livelli di esposizione alle radiazioni ottiche artificiali;

inoltre, è bene attuare azioni nell’OdL per minimizzare i livelli di esposizione alle radiazioni ottiche;

chiedere ed ottenere informazioni adeguate raccolte nel corso della sorveglianza sanitaria, comprese le informazioni pubblicate in particolare per le sorgenti multiple di esposizione alle radiazioni ottiche artificiali;

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• Arco elettrico (saldatura elettrica) superare i valori limite di esposizione sono dell’ordine delle decine di secondi a distanza di un metro dall’arco. Così come le lampade per foto-indurimento di polimeri la radiazione che può fuoriuscire attraverso aperture.

• La “Luce Nera” usata nei dispositivi di test e controllo non distruttivi Il rischio è riconducibile all’emissione di UVA associata alla radiazione visibile esempio i sistemi impiegati in metallurgia superano il limite per l’esposizione a UVA per tempi dell’ordine di 1 – 2 ore.

• Lampade/sistemi LED per fototerapia La radiazione UV utilizzata per le terapie in dermatologia e la “Luce Blu” utilizzata nell’ambito di attività sanitarie valore limite per poche decine di minuti.

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• Anche le lampade abbronzanti possono emettere sia UVA che UVB, hanno il valore limite per poche decine di minuti

• Mentre le lampade fluorescenti presentano elevate irradianze UVB che possono portare a sovraesposizioni in pochi minuti, soprattutto a distanze ravvicinate.

• Corpi incandescenti quali metallo o vetro fuso, nel corso della colata hanno le esposizioni a IRB-IRC possono superare i valori limite per tempi di esposizione di pochi secondi.

• Laser Molto Elevata/Elevata: classe 4/3B; • Laser Media: in classe 2-3;• Innocui: Laser in Classe 1. • per i Laser in classe 3B e 4 sono obbligatorie specifiche

misure di tutela e specifici requisiti di installazione

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• la classificazione dei laser è stabilita dalla norma I.E.C. in relazione a tutte le sorgenti artificiali che possono arrecare danni simili a quelli di un laser della classe 3B e 4;

• le informazioni fornite dai fabbricanti delle sorgenti di radiazioni ottiche e delle relative attrezzature di lavoro in conformità delle pertinenti direttive comunitarie.

• Se le sorgenti sono “giustificabili” cioè sicure nelle abituali condizioni di impiego non danno luogo ad esposizioni tali da presentare rischi per la salute e la sicurezza.

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Sono "giustificabili" tutte le apparecchiature che emettono radiazione ottica non coerente classificate nella categoria 0 secondo lo standard UNI EN 12198:2009 così come le lampade e i sistemi di lampade, anche a LED, classificate nel gruppo “Esente” dalla norma CEI EN 62471:2009

In caso di dubbi è possibile effettuare una semplice verifica con luxmetro calibrato.

Se le sorgenti non sono giustificabili, la valutazione deve prendere in esame i dati tecnici forniti dal fabbricante (comprese le classificazioni delle sorgenti o delle macchine secondo le norme tecniche pertinenti).

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Gruppo Stima del Rischio

Esente Nessun rischio fotobiologico

Gruppo 1Nessun rischio fotobiologico nelle normali

condizioni di impiego

Gruppo 2 Non presenta rischio in condizioni di riflesso

naturale di avversione alla luce o effetti termici

Gruppo 3/4

Pericoloso anche per esposizioni momentanee

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• DLgs. 27/01/2010 n.17 “Direttiva Macchine” prevede che se una macchina emette radiazioni non ionizzanti (quindi comprese anche le ROA (radiazioni ottiche artificiali) che possono nuocere le persone esposte, il costruttore deve riportare nel manuale di istruzioni le relative informazioni.

• Qualora manchino norme specifiche di prodotto, la norma UNI EN 12198:2009 consente al fabbricante di assegnare alla macchina una categoria in funzione del livello di emissione di radiazioni secondo i valori riportati nella appendice B della suddetta norma.

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• Sono contemplate tre categorie di emissione, per le quali sono previste misure di protezione, d’informazione, di addestramento:

• categoria 0 nessuna restrizione: macchina intrinsecamente sicura ai fini dell'emissione ROA;

• categoria 1: possono essere necessarie limitazioni d'accesso e misure di protezione; il fabbricante deve fornire informazioni su pericoli e rischi anche indiretti

• categoria 2: richieste sempre restrizioni speciali e misure di protezione; il fabbricante ha l'obbligo di fornire informazioni su pericoli e rischi anche indiretti e sull'addestramento necessario ai fini dell'impiego sicuro.

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L’assorbimento delle sostanze tossiche può avvenire per:

1) inalazione

2) ingestione accidentale di sostanze pericolose, tra le norme igieniche da rispettare c’è il divieto di assumere cibi e bevande nei luoghi di lavoro

3) contatto cutaneo, che si può presentare durante le fasi di manipolazione

4) intossicazione

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8° punto DVR:AGENTI CHIMICI art. 221

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L’intossicazione si distingue in tre forme:

intossicazione acuta: esposizione di breve durata a forti concentrazioni con assorbimento rapido del tossico.

Gli effetti sono immediati e si hanno entro le 24 ore con morte o guarigione rapida

intossicazione sub-acuta: esposizioni per un periodo di più giorni o settimane prima che appaiano i primi effetti;

intossicazione cronica: esposizione frequenti e prolungate nel tempo. Gli effetti sono tardivi, fino a diverse decine di anni.

L’intossicazione in questo caso si manifesta:

- perché la quantità di tossico eliminata è inferiore alla quantità assorbita;

- perché la quantità di tossico assorbita a seguito di esposizioni ripetute si accumula su un particolare tessuto e viene rilasciata solo in un tempo successivo.

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La valutazione del rischio È intesa come l’insieme di azioni da mettere in atto per arrivare alla «stima del rischio di esposizione» ai fattori di rischio per la salute e la sicurezza del personale in relazione

alle lavorazioni.

Si procede in modo standardizzato al fine di ottenere i migliori risultati tecnico-economici per ogni ambiente di lavoro e per ogni lavorazione successivamente si dovrà prevedere a:

1. l’identificazione delle sorgenti di rischio presenti nel ciclo lavorativo con il censimento delle materie chimiche;

2. l’esposizione in relazione alla lavorazione

3. l’analisi delle schede di sicurezza

4. l’analisi delle fasi lavorative

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DURANTE IL LAVORO SI CERCHERÀ: • di utilizzare limitatamente gli agenti rischiosi nel luogo di lavoro

e dove possibile sostituirli con altri prodotti o processi non pericolosi oppure meno pericolosi;

• di eliminare tutti i rischi oppure ridurli alla fonte;

• di sviluppare una programmazione di prevenzione.

• di ridurre al minimo la durata e l’intensità dell’esposizione

• di limitare al minimo il numero dei lavoratori esposti

• di regolamentare la manutenzione di: macchine, impianti, dei dispositivi di sicurezza

• di adottare misure tecniche di prevenzione (es: lavorazioni a ciclo chiuso) con priorità delle misure di protezione collettiva (sistemi di ventilazione, di aspirazione localizzata,) rispetto alle misure di protezione individuale

• di far uso dei segnali di avvertimento e di sicurezza

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PROCEDIMENTI E METODI DI LAVORO:

• Stoccaggio minimo, nel luogo di lavoro, della quantità di agenti chimici necessari al ciclo lavorativo.

• Conservare i recipienti in luogo separato, areato, lontano da fonti di calore

• organizzare i depositi in locali idonei • verificare che le sostanze pericolose, inclusi gli scarti, siano

contenuti in recipienti a tenuta, dotati di buona chiusura ed etichettati.

• non utilizzare recipienti per alimenti per conservare o utilizzare gli agenti chimici.

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PROCEDIMENTI E METODI DI LAVORO:

• manipolare i prodotti chimici lontano da fiamme libere, sorgenti di calore e scintille

• gli scarti devono essere smaltiti nel rispetto della normativa sui rifiuti.

• È vietato il versamento in fogna.• Leggere attentamente e seguire scrupolosamente le schede

di sicurezza dei prodotti.

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SOSTANZE PERICOLOSE

ETICHETTA DI PERICOLOETICHETTA DI PERICOLO

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1)1) Obbligatoria da parte Obbligatoria da parte del fornitore scritta in del fornitore scritta in ItalianoItaliano

2)2) Deve essere sempre Deve essere sempre presente in prossimità presente in prossimità di dove si utilizza la di dove si utilizza la sostanza sostanza

SCHEDA DI SICUREZZA A 16 PUNTISCHEDA DI SICUREZZA A 16 PUNTIContiene tutte le informazioni sulla sostanza, tra le quali: frasi di rischio e gli

interventi da adottare in caso di emergenza.

SOSTANZE PERICOLOSE

Scenar

i di e

sposi

zione

Da giu

gno 2015

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SOSTANZE PERICOLOSE

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GAS IN PRESSIONE

Cosa indicaContiene gas sotto pressione; può esplodere se riscaldato.Contiene gas refrigerato; può provocare ustioni o lesioni criogeniche.

Dove è possibile trovarloBombole del gas

Consigli di prudenzaProteggere dai raggi solariUtilizzare guanti termici/schermo facciale/Proteggere gli occhi.Consultare immediatamente un medico.

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SOSTANZE PERICOLOSE

ESPLOSIVO

Cosa indicaEsplosivo instabileEsplosivo; pericolo di esplosione di massaEsplosivo: grave pericolo di protezione;Esplosivo; pericolo di incendio, di spostamento d'aria o di proiezione.Pericolo di esplosione di massa in caso d'incendio.Dove è possibile trovarloFuochi d'artificio e munizioniConsigli di prudenzaProcurarsi istruzioni specifiche prima dell'usoNon manipolare prima di avere letto e compreso tutte le avvertenzeTenere lontano da fonti di calore/scintille/fiamme libere/superfici riscaldate. Non fumareIndossare guanti/indumenti protettivi/Proteggere gli occhi/il visoUtilizzare il dispositivo di protezione individuale richiestoRischio di esplosione in caso d'incendio

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SOSTANZE PERICOLOSE

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OSSIDANTE

Cosa indicaPuò provocare o aggravare un incendio; comburente.Può provocare un incendio o un'esplosione; molto comburente.

Dove è possibile trovarloDecolorante, ossigeno a scopi medici 

Consigli di prudenzaTenere lontano da fonti di calore/scintille/fiamme libere/superfici riscaldate. – Non fumareIndossare guanti/indumenti protettivi/Proteggere gli occhi/il viso.Sciacquare immediatamente e abbondantemente gli indumenti contaminati e la pelle prima di togliersi gli indumenti.

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SOSTANZE PERICOLOSE

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INFIAMMABILE

Cosa indicaGas altamente infiammabileGas infiammabileAerosol altamente infiammabileAerosol infiammabileLiquido e vapori facilmente infiammabiliLiquido e vapori infiammabiliSolido infiammabileDove è possibile trovarloOlio per lampade, benzina, acetone

Consigli di prudenzaNon vaporizzare su una fiamma libera o altra fonte di accensione. Tenere lontano da fonti di calore/scintille/fiamme libere/superfici riscaldate. Non fumareTenere il recipiente ben chiusoConservare in luogo frescoProteggere dai raggi solari

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SOSTANZE PERICOLOSE

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CORROSIVO

Cosa indicaPuò essere corrosivo per i metalliProvoca gravi ustioni cutanee e gravi lesioni oculari

Dove è possibile trovarloProdotti disgorganti, acido acetico, acido cloridrico, ammoniaca

Consigli di prudenzaNon respirare la polvere/i fumi/i gas/la nebbia/i vapori/aerosolLavare accuratamente…dopo l'usoIndossare guanti/indumenti protettivi/Proteggere gli occhi/il visoConservare sotto chiaveConservare soltanto nel contenitore originale

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SOSTANZE PERICOLOSE

RISCHIO PER LA SALUTECosa indicaPuò irritare le vie respiratoriePuò provocare sonnolenza o vertiginiPuò provocare una reazione allergica cutaneaProvoca grave irritazione oculareProvoca irritazione cutaneaNocivo se ingeritoNocivo per contatto con la pelleNocivo se inalatoNuoce alla salute e all'ambiente distruggendo l'ozono dello strato superiore dell'atmosfera

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SOSTANZE PERICOLOSE

Dove è possibile trovarloDetersivi, detergente per bagno, fluido refrigeranteConsigli di prudenzaEvitare di respirare la polvere/i fumi/i gas/la nebbia/i vapori/gli aerosolUtilizzare soltanto all'aperto o in luogo ben ventilatoIn caso di inalazione: trasportare l'infortunato all'aria aperta e mantenerlo a riposo in posizione che favorisca la respirazioneIn caso di ingestione: contattare un CENTRO ANTIVELENI o un medico se ci sente maleIndossare guanti/indumenti protettivi/Proteggere gli occhi/il viso.In caso di contatto con la pelle: lavare abbondantemente con acqua e saponeIn caso di contatto con gli occhi: sciacquare accuratamente per parecchi minuti. Togliere le eventuali lenti a contatto se è agevole farlo. Continuare a sciacquare.Non mangiare, né bere, né fumare durante l'uso.

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SOSTANZE PERICOLOSE

TOSSICITÀ ACUTA

Cosa indicaLetale se ingeritoLetale per contatto con la pelleLetale se inalatoTossico: se ingeritoTossico per contatto con la pelleTossico se inalato.

Dove è possibile trovarloPesticida, biocida, metanolo

Consigli di prudenzaLavare accuratamente … dopo l'uso.Non mangiare, né bere, né fumare durante l'uso.

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SOSTANZE PERICOLOSE

In caso di ingestione accompagnata da malessere:

contattare un CENTRO ANTIVELENI o un medicoSciacquare la bocca.Conservare in un recipiente chiuso.Evitare il contatto con gli occhi, la pelle o gli indumenti.Indossare guanti/indumenti protettivi/Proteggere gli occhi/il visoIn caso di contatto con la pelle: lavare delicatamente e abbondantemente con acqua e sapone.Togliersi di dosso immediatamente tutti gli indumenti contaminati.Lavare gli indumenti contaminati prima di indossarli nuovamente.Non respirare la polvere/i fumi/i gas/la nebbia/i vapori/gli aerosol. Utilizzare soltanto all'aperto o in luogo ben ventilato.Utilizzare un apparecchio respiratorioIn caso di inalazione: trasportare l'infortunato all'aria aperta e mantenerlo a riposo in posizione che favorisca la respirazione.Conservare sotto chiave

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SOSTANZE PERICOLOSE

GRAVE RISCHIO PER LA SALUTE

Cosa indicaPuò essere letale in caso di ingestione e di penetrazione nelle vie respiratorieProvoca danni agli organiPuò provocare danni agli organiPuò nuocere alla fertilità o al feto.Sospettato di nuocere alla fertilità o al fetoPuò provocare il cancroSospettato di provocare il cancroPuò provocare alterazioni geneticheSospettato di provocare alterazioni genetichePuò provocare sintomi allergici o asmatici o difficoltà respiratorie se inalato

Dove è possibile trovarloTrementina, benzina, olio per lampade

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SOSTANZE PERICOLOSE

Consigli di prudenzaIn caso di ingestione: contattare immediatamente un CENTRO ANTIVELENI o un medicoNON provocare il vomitoConservare sotto chiaveNon respirare la polvere/i fumi/i gas/la nebbia/i vapori/gli aerosol.Lavare accuratamente dopo l'uso.Non mangiare, né bere, né fumare durante l'uso.In caso di malessere, consultare un medico.In caso di esposizione, contattare un CENTRO ANTIVELENI o un medico.Procurarsi istruzioni specifiche prima dell'usoNon manipolare prima di avere letto e compreso tutte le avvertenzeUtilizzare il dispositivo di protezione individuale richiestoIn caso di esposizione o di possibile esposizione, consultare un medico.Evitare di respirare la polvere/i fumi/i gas/la nebbia/i vapori/gli aerosol.In caso di ventilazione insufficiente utilizzare un apparecchio respiratorioIn caso di inalazione: se la respirazione è difficile, trasportare l'infortunato all'aria aperta e mantenerlo a riposo in posizione che favorisca la respirazione.

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SOSTANZE PERICOLOSE

PERICOLOSO PER L’AMBIENTE

Cosa indicaMolto tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durataTossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata.

Dove è possibile trovarloPesticidi, biocidi, benzina, trementina

Consigli di prudenzaNon disperdere nell'ambienteRaccogliere il materiale fuoriuscito

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Evitare di confondere i recipientiEvitare di confondere i recipientiConservate le sostanze pericolose solo nell’imballaggio Conservate le sostanze pericolose solo nell’imballaggio

originale.originale.Gli imballaggi devono essere tali da non essere confusi Gli imballaggi devono essere tali da non essere confusi

con prodotti alimentari, cosmetici, cibo per animali o con prodotti alimentari, cosmetici, cibo per animali o medicinali. medicinali.

I liquidi pericolosi non devono mai essere travasati in I liquidi pericolosi non devono mai essere travasati in bottiglie per bevande. bottiglie per bevande.

Il rischio è di confondere le bottiglie!

BUONE PRATICHEBUONE PRATICHE

SOSTANZE PERICOLOSE

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Conservare correttamente le sostanze Conservare correttamente le sostanze pericolosepericolose

Le sostanze pericolose devono essere accessibili solo agli addetti ai lavori. Per sapere come conservare correttamente le sostanze pericolose bisogna attenersi a quanto riportato sull’imballaggio e nella scheda di sicurezza allegata.

Non conservare tali sostanze nelle immediate vicinanze di alimenti, mangimi o medicinali.

SOSTANZE PERICOLOSE

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Smaltire correttamente le sostanze Smaltire correttamente le sostanze pericolosepericolose

Le sostanze pericolose o eventuali rimanenze Le sostanze pericolose o eventuali rimanenze inutilizzate devono essere smaltite correttamente. inutilizzate devono essere smaltite correttamente.

SOSTANZE PERICOLOSE

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MISURE DI PROTEZIONE INDIVIDUALE• USO di indumenti protettivi, DPI per le vie respiratorie• Attuare le misure di emergenza in caso di esposizione

anormale;

MISURE IGIENICHE:• DIVIETO di assumere cibi e bevande, di fumare nei luoghi

di lavoro, lavarsi le mani dopo l’utilizzo del prodotto.• informazione e formazione completa e periodica ai

lavoratori• controllo dell'esposizione dei lavoratori mediante la

misurazione dell’agente.

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Esistono 3 tipi di “classe” per maschere

Protezione contro gas e vapori:

• Classe 1 per un tenore di gas inferiore allo 0,1 % in volume

• Classe 2 per un tenore di gas compreso tra lo 0,1 % e lo 0,5 % in volume

• Classe 3 per un tenore di gas compreso tra lo 0,5 % e l’1 % in volume Filtri di grande capacità (portati in cintura).

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Protezione contro particelle, polveri ed aerosol:

Classe 1 (P1 o FFP1) per proteggere dalle particelle solide grossolane senza una tossicità specifica (carbonato di calcio)

Classe 2 (P2 o FFP2) contro gli aerosol solidi e/o liquidi indicati come pericolosi o irritanti (silice – carbonato di sodio)

Classe 3 (P3 o FFP3) contro gli aerosol solidi e/o liquidi tossici (berillio - nichel - uranio - legno duro)

La “legenda dei colori” e le “sigle” indicano a cosa servono i vari filtri

(FFPx= Filtrante facciale protezione x)

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Maschera classe 1 o FFP1

Protezione da polveri a bassa nocività. 

I Respiratori di classe 2 o FFP2 proteggono contro polveri fini tossiche, nebbie ed aerosol a base acquosa

Non proteggono dalle polveri cancerogene o da gas, vapori e fumi come quelli sprigionati dalla saldatura di acciai rivestiti e alto legati. 

È necessario usare sempre una maschera di classe FFP3

o un filtro P3. I respiratori per polveri fini. Queste però non proteggono dai gas e dai

vapori nocivi e asfissianti.

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MASCHERA PROTETTIVA FACCIALE con 2 filtri

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MASCHERA PROTETTIVA 3M 6000

FACCIALE per vernici con 2 filtri

Facciale Filtrante Pieghevole. Certificato FFP3 (EN 149:2001 + Maschere con valvola di espirazione

FFP11:2009) - Marcatura CE 1024 

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Il datore di lavoro DEVE effettuare una valutazione dell’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni, i cui risultati sono riportati nel Documento di Valutazione dei Rischi.

Il documento di VdR è integrato con:•Le attività lavorative che comportano la presenza di cancerogeni o mutageni, con l’indicazione dei motivi per i quali sono impiegati•I quantitativi prodotti ovvero utilizzati, ovvero presenti come impurità o sottoprodotti•Il numero dei lavoratori esposti ovvero potenzialmente esposti•L’esposizione dei suddetti lavoratori, ove nota, e il grado della stessa•Le misure preventive e protettive applicate e il tipo di DPI•Le indagini svolte per la possibile sostituzione degli agenti

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9° punto DVR:CANCEROGENI art. 233

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Che differenza c’è tra cancerogeno e tossico. Per cancerogeno si intende una sostanza in grado di indurre

mutazione irreversibile del DNA; quindi anche per una sola fibra di amianto ci si può ammalare.

In senso statistico per l'amianto, come per altri cancerogeni, non esiste una soglia di esposizione definita "sicura“; ma è altrettanto vero che il rischio di contrarre le malattie è proporzionale alla quantità di fibre inalate.

Una sostanza tossica causa effetti più o meno gravi in base a quelle che sono le sue caratteristiche, al tempo di esposizione, alla dose assorbita e alla modalità di introduzione. I pesticidi inalati inducono per azione tossica difficoltà respiratorie, irritazione cutanea; ma l’accumulo dei residui del pesticida ha anche azione cancerogena, come è il caso del DDT oggi proibito.

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In generale per i cancerogeni e/o mutageni non è possibile evidenziale una “soglia” di esposizione sicura, anche se bassa o molto bassa.

Quanto maggiore è la quantità di cancerogeno tanto è più probabile la comparsa dell’effetto (relazione di causa- effetto), ma non si conosce la dose soglia al di sotto della quale non si hanno effetti.

Pertanto nasce l’esigenza di stabilire una soglia di esposizione accettabile: l’esposizione tollerabile è quella che ha come limite un valore di riferimento che non garantisce una sicurezza assoluta, ma una sicurezza per la maggior parte degli individui.

Nel caso di sostanza cancerogena non ha senso parlare di turnazione dei lavoratori perché si avrebbe un maggiore numero dei lavoratori esposti, cosa non accettabile in quanto nelle misure tecniche, organizzative e procedurali di cui all’art. 237, titolo IX del Dlgs 81/08 si parla di: LIMITAZIONE del numero di lavoratori esposti o potenzialmente esposti

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Per quanto concerne la classificazione agenti chimici cancerogeni e mutageni, attualmente esistono cinque diverse classificazioni (IARC - EPA - CE - ACGIH - CCTN) di seguito riassunte; una stessa sostanza può rientrare in classi diverse a seconda dell’Ente

ENTI DI CLASSIFICAZIONE:

Comunità Europea (CE)

Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale Italiana (CCTN)

Environmental Protection Agency (EPA)

International Agency for Research on Cancer (IARC)

American Conference of Industrial Hygienists (ACGIH)

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Il datore di lavoro deve evitare o ridurre l’utilizzazione di un agente cancerogeno o mutageno sul luogo di lavoro in particolare sostituendolo, se tecnicamente possibile, con una sostanza o un preparato o un procedimento che nelle condizioni in cui viene utilizzato non risulta nocivo o risulta meno nocivo per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Se non è tecnicamente possibile sostituire l’agente cancerogeno o mutageno il datore di lavoro provvede affinché la produzione o l’utilizzazione dell’agente cancerogeno o mutageno avvenga in un sistema chiuso purché tecnicamente possibile. Se il ricorso ad un sistema chiuso non è tecnicamente possibile il datore di lavoro provvede affinché il livello di esposizione dei lavoratori sia ridotto al più basso valore tecnicamente possibile. L’utilizzo di standard analitici in soluzioni diluite anziché standard concentrati in polvere è per esempio uno delle misure tecniche adottabili per ridurre il rischio.

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I parametri della valutazione del rischio:

La valutazione del rischio deve essere effettuata per singolo lavoratore, tranne che sia possibile, per ragioni di semplicità applicativa, raggruppare i lavoratori in gruppi di lavoro omogeneo in ragione delle attività e mansioni svolte.

La procedura si basa sull’analisi ponderata (scelta pesata) di alcuni parametri ritenuti validi indicatori dell’esposizione (stato chimico-fisico del composto o miscela utilizzata, presenza di dispositivi di protezione collettiva, quantità utilizzata, temperatura di utilizzo, frequenza di utilizzo e tempo di manipolazione).

Tutti i dati relativi agli agenti cancerogeni/mutageni, alle mansioni e alle attività, e dispositivi di protezione collettiva, vengono raccolti sinteticamente in una scheda di rilevazione compilata e firmata dal singolo operatore, e dal responsabile del gruppo di lavoro del laboratorio di cui l’operatore fa parte.

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L’algoritmo di calcolo dell’indice di rischio o livello di esposizione

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I valori ottenuti per ogni sostanza sono sommati fra loro per esprimere l’esposizione totale di quel dato operatore.

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I lavoratori per i quali la valutazione del rischio da esposizione ad agenti cancerogeni e mutageni ha

evidenziato un rischio per la salute verranno:

a)sottoposti a sorveglianza sanitaria;

b) iscritti in un registro nel quale è riportata, per ciascuno di essi, l’attività svolta, l’agente cancerogeno o mutageno utilizzato e, ove noto, il valore dell’esposizione a tale agente.

Il medico competente cura la tenuta del registro e per gli stessi lavoratori istituisce e aggiorna la cartella sanitaria e di rischio.

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La consistenza fibrosa dell’amianto è alla base delle sue ottime proprietà tecnologiche (utilizzo massiccio dagli anni ‘60).

(basso costo, ottimo isolante, alta resistenza a sollecitazioni)

Essa conferisce al materiale anche, purtroppo, delle proprietà di rischio essendo causa di gravi patologie a carico prevalentemente dell’apparato respiratorio.

La pericolosità consiste nella capacità dei materiali di amianto di rilasciare fibre potenzialmente inalabili e inoltre nella estrema suddivisione cui tali fibre possono giungere.

Le fibre penetrano nell’organismo attraverso 2 vie:- per via respiratoria (la più importante)- per via digestiva (mangiando, bevendo, inghiottendo fibre

respirate e intrappolate nel muco)

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10° punto DVR:AMIANTO art. 246

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PIANO NAZIONALE AMIANTO prevede 3 macro aree:

• Tutela della salute; • Tutela dell’ambiente;• Aspetti di sicurezza del lavoro, previdenziali ed il

fondo vittime dell’amianto (40 mlo di € contro i 360 mlo € in Francia che ha indennizzato solo il10% degli aventi diritto)

Tali macro-aree non vanno comunque considerate come compartimenti separati ma come elementi di un “unicum” costituito dal Piano stesso, e

per tale ragione devono essere messe in correlazione e gestite, per quanto possibile, in modo coordinato.

Oggi si sono in Italia 34.000 i siti contaminati da AMIANTO, in 19 regioni Calabria e Sicilia esclusi perché non hanno trasmesso nessun dato.

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Nel 2013 le vittime dell’amianto accertate in Italia sono state 1374 i nuovi ammalati sono 376.

La Campania ha 368 ammalati e 34 vittime.

In Umbria 37 nuovi ammalati e 11 vittime.

Occorrono interventi urgenti di bonifica, incrementare la ricerca, la sorveglianza sanitaria, la loro registrazione e terminare il censimento.

Devono perciò essere messe in atto azioni territoriali di prevenzione dopo che la legge mise al bando estrazione, importazione, fabbricazione e commercio dell’amianto (1992).

Una mappatura puntuale può legare oltre una precisa valutazione anche una mirata prevenzione nonché all’occupazione

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Tutte le malattie da amianto insorgono a distanza di molto tempo dall'inizio dell'esposizione, dopo un periodo (LATENZA) che può variare da 10 a 40 anni.

Le statistiche dicono che il picco si avrà tra il 2015 e il 2024 e che il 25% di questa malattia risulta su coloro che hanno lavorato nell'edilizia o nel campo della manutenzione di edifici.

Il rischio per la salute è direttamente legato alla quantità ed al tipo di fibre inalate, alla loro stabilità chimica, e ad una predisposizione personale di sviluppare la malattia.

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IN UMBRIA

Esiste una mappatura eseguita dall’ARPA degli immobili ed edifici pubblici in Umbria dal 2007 al 2010 e successivi aggiornamenti

IMMOBILI

Il comune di Perugia con pericolo di asbesto = ha 21 siti di eternit riscontrato

Marsciano, Foligno, Gubbio, Umbertide, Città di Castello = 5-7 siti

Terni, Orvieto, Castiglion del Lago, Trevi = 4-5 siti di eternit

Le zone di Città della Pieve, Passignano sul Trasimeno, Sigillo, Gualdo Tadino, Valfabbrica, Assisi, Valtopina, Spello, Cannara, Bettona, Torgiano, Bastia, Deruta, Collazzone, Gualdo Cattaneo, Todi, Spoleto, Montefalco, Massa Martana, Montecastrilli, Amelia, Narni, Stroncone e Norcia = 2-3 siti di eternit riscontrati.

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EDIFICI PUBBILICI Sono 137 i siti censiti pari a 45.500 metri quadrati di eternit.

Umbertide 21 edifici pubblici;

Perugia, Gubbio, Bevagna e Terni 7 siti; Marsciano, Norcia, Costacciaro, Orvieto, Alviano, Pietralunga, Città

di Castello, San Giustino 4 siti;

Con almeno un immobile pubblico da rimuovere troviamo:

Narni, San Gemini, Montecastrilli, Massa Martana, Todi, Monte Castello di Vibio, Collazzone, Deruta, Montefalco, Campello, Preci, Foligno, Valtopina, Castiglion del Lago e Tuoro.

Continua la collaborazione tra INAIL – SSN e Regione UMBRIA per usufruire delle cure anche nelle strutture pubbliche o accreditate

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Le malattie principali provocate dall'amianto sono:

Asbestosi, mesotelioma, carcinomi polmonari, tumori del tratto gastro-intestinale, della laringe e di altre sedi.

L'amianto può rappresentare un rischio anche per i familiari dei lavoratori perché possono respirare le particelle portate a casa con gli abiti da lavoro.

Per questi agenti cancerogeni non esiste una "soglia" di sicurezza perciò l'esposizione va evitata (Organizzazione Mondiale della Sanità ‘86).

La pericolosità dell'amianto è da considerare in rapporto ai seguenti fattori di rischio:

1) La Friabilità della matrice in cui le fibre sono legate

2) La Percentuale di amianto di un materiale

3) L’Integrità del materiale

4) La Modalità di intervento sui materiali che influiscono sull'inquinamento dell'ambiente.

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Le patologie correlate all'amianto sono determinate dall'inalazione delle fibre, significa quindi verificare la probabilità che queste vengano rilasciate dai materiali e successivamente inalate.

Bisogna tenere in considerazione:

la natura dei materiali: i più friabili tendono a rilasciare fibre in aria

lo stato di degrado dei materiali: quelli più deteriorati rilasciano più facilmente fibre

l'accessibilità dei materiali: un materiale confinato è meno a rischio di uno "a vista"

la possibilità che questi siano perturbati: se il materiale è disturbato tenderà a rilasciare fibre.

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Dal 1987 l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha individuato come limite raccomandato per la qualità dell'aria nelle città europee il valore di 1 f/l di amianto. (una fibra di amianto ogni litro d’aria)

A questo corrisponde un rischio di cancro polmonare

pari ad 1 caso ogni 100.000 persone

Si tratta di un rischio non nullo, ma trascurabile rispetto a tutti gli altri fattori di rischio, anche letali, che qualsiasi individuo è inevitabilmente destinato ad incontrare nel corso di tutta la sua vita.

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Da una tettoia in cemento amianto integra ci si aspetta un valore inferiore a 1 f/l, valore che sale a qualche

decina di f/l durante una bonifica di amianto compatto fino a raggiungere qualche migliaio di f/l durante una

bonifica di materiali friabili.

Nelle fabbriche in cui si producevano i materiali contenenti amianto si potevano raggiungere concentrazioni di decine di migliaia di f/l.

La normativa italiana detta il limite di esposizione pari a 100 f/l medie su 8h per tutte le tipologie di fibre applicabile alle sole attività di bonifiche, manutenzioni.

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POSSIBILI INTERVENTI: Rimozione: elimina ogni potenziale fonte di esposizione ed

ogni necessità di attuare specifiche cautele per le attività che si svolgono.

Comporta un rischio elevato per i lavoratori addetti producendo molti quantitativi di rifiuti speciali da smaltire correttamente.

Incapsulamento: è un trattamento dell'amianto con prodotti penetranti o ricoprenti che tendono ad inglobare le fibre di amianto, aderisce al supporto con una pellicola di protezione sulla superficie e non produce rifiuto. E' adatto per i materiali poco friabili di tipo cementizio.

L’inconveniente è la permanenza nell'edificio del materiale di amianto e la necessità di mantenere un programma di controllo e manutenzione.

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Confinamento: installazione di una barriera a tenuta contro gli urti che separi l'amianto dalle aree occupate dell'edificio. Se non viene associato ad un trattamento incapsulante, il rilascio di fibre continua all'interno del confinamento. Occorre sempre un programma di controllo e manutenzione, in quanto l'amianto rimane nell'edificio; inoltre la barriera installata per il confinamento deve essere mantenuta in buone condizioni.

Ci sono 3 fasi di analisi delle fibre d'amianto per la bonifica

1) prima dell’intervento, per valutare lo stato dei materiali;

2) nel corso dell’intervento, per accertare il contenuto di fibre di amianto aerodisperse per la salvaguardia della sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente circostante;

3) alla fine dei lavori, per valutare la restituibilità del sito bonificato.

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La certificazione della restituibilità di ambienti bonificati

Al termine dei lavori di bonifica, dovranno essere eseguite le operazioni di certificazione di restituibilità degli ambienti bonificati. Tali operazioni, dovranno essere eseguite da funzionari della ASL competente al fine di assicurare che le aree interessate possano essere rioccupate con sicurezza.

Le operazioni di raccolta, trasporto, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti contenenti amianto, sono sottoposte alle disposizioni di cui al D. L 3 aprile 2006, n. 152 nonché alla disciplina specifica relativa all'amianto (D.M. 29 luglio 2004, n. 248).

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Le modalità tecniche con cui effettuare il deposito temporaneo devono essere ricondotte nell'ambito del piano di lavoro e/o progetto di bonifica.

Durante il deposito temporaneo e lo stoccaggio, i rifiuti contenenti amianto devono essere raccolti e depositati separatamente da altri rifiuti di diversa natura;

Tutti i materiali contaminati con amianto devono essere raccolti in modo appropriato in sacchi omologati con l'etichetta "Attenzione contiene amianto" ed eliminati secondo quanto stabilito dalla legge.

I rifiuti di amianto classificati speciali/tossici e nocivi, ai sensi del D.P.R. 10 settembre 1982, n. 915, devono essere destinati esclusivamente allo smaltimento mediante stoccaggio definitivo in discarica controllata.

Non è ammissibile alcuna forma di smaltimento se non in discarica controllata.

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I rifiuti di amianto classificati invece come non pericolosi (come ad esempio i materiali da costruzione contenenti amianto in matrici cementizie e resinoidi) possono essere smaltiti direttamente in discarica oppure subire prima dei trattamenti.

Le discariche che accettano rifiuti contenenti amianto (discariche per rifiuti non pericolosi e discariche per rifiuti pericolosi) devono essere coltivate ricorrendo a sistemi che prevedono la realizzazione di settori o trincee.

Le coltivazioni devono essere spaziate in modo da consentire il passaggio degli automezzi senza causare frantumazione dei rifiuti contenenti amianto abbancati.

Entro la giornata di conferimento dovrà essere assicurata la ricopertura del rifiuto con uno strato di terreno di almeno 20 cm di spessore.

Il terreno e gli eventuali materiali impiegati per copertura giornaliera devono avere consistenza plastica, in modo da adattarsi alla forma e ai volumi dei materiali da ricoprire e da costruire un'adeguata protezione contro la dispersione di fibre.

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I metodi di trattamento dei rifiuti contenenti amianto si possono suddividere in due categorie:

1 - Trattamenti che riducono il rilascio di fibre senza modificare la struttura cristallochimica dell'amianto o modificandola in modo parziale. 

(Non sono considerati trattamenti di stabilizzazione-solidificazione il confezionamento in contenitori rigidi o flessibili, nonché i trattamenti usualmente impiegati nel corso delle operazioni di bonifica per la tutela degli operatori e la salvaguardia dell'ambiente.) 

L'incapsulamento non modifica il codice originario del rifiuto.

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Tipologia di trattamento EffettoDestinazione

materiale ottenuto

- Stabilizzazione/solidificazione in matrice organica o inorganica stabile non reattiva.- Incapsulamento- Modificazione parziale della struttura Cristallochimica

Riduzione del rilascio di fibre

Discarica

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2 - Trattamenti che modificano completamente la struttura cristallochimica dell'amianto e che quindi annullano la pericolosità connessa ai minerali di amianto.

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Tipologia di trattamento EffettoDestinazione

materiale ottenuto

- Modificazione chimica- Modificazione meccano-chimica- Litificazione- Vetrificazione- Vetro-ceramizzazione- Mitizzazione pirolitica- Produzione di clinker- Ceramizzazione

Trasformazione totale

delle fibre di amianto

Riutilizzo come materia prima

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Agente Biologico: qualsiasi microrganismo che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni;

Gli agenti biologici sono classificati in 4 gruppi in funzione del rischio di infezione:

1. Poche probabilità di causare malattie nell’uomo.

2. Può causare malattie nell’uomo. Senza propagazione nella comunità, contrastandolo con strumenti di profilassi e cura;

3. Può causare gravi malattie in soggetti umani. Può propagarsi nella comunità ma si può contrastare con efficaci misure di profilassi e cura

4. Può causare gravi malattie nell’uomo. Può presentare un rischio di propagazione elevato e di norma non sono disponibili efficaci misure di profilassi e cura.

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11° punto DVR:AGENTI BIOLOGICI art. 266

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FONTI DI PERICOLO La pericolosità di un agente biologico si valuta in base alla infettività, alla patogenicità, alla trasmissibilità ed alla neutralizzabilità.

Nell’ambito delle attività di ricerca, la esposizione più probabile ad un agente biologico può avvenire:

per ingestione, per inalazione, o attraverso ferite.

MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE Le attività che comportano il pericolo di esposizione ad agenti biologici debbono essere svolte attuando tutte le misure tecniche, organizzative, procedurali per eliminare o ridurre al minimo il rischio di esposizione

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Le norme impongono: di evitare l’utilizzo di agenti biologici nocivi se il tipo di attività lo consente;

di ridurre per quanto possibile il numero di addetti esposti al pericolo;

di adottare le misure per prevenire o ridurre al minimo la propagazione accidentale all’esterno dell’area di lavoro;

di esporre in modo chiaro e visibile i segnali di rischio biologico;

di mettere in atto le procedure idonee per il prelievo, la manipolazione e il trattamento dei campioni di origine animale ed umana;

di definire le procedure di emergenza in caso di incidente;

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di evitare l’utilizzo di contenitori non idonei e/o sprovvisti di indicazione del contenuto;

di adottare idonee misure igieniche. I servizi igienici debbono essere dotati di doccia calda e fredda, di lavaggi oculari ed antisettici;

di controllare i DPI, che siano puliti e disinfettati al termine di ogni ciclo lavorativo.

Nella protezione da agenti biologici i DPI usati sono:

copricapo, visiera, occhiali, mascherina, sovra-camice, guanti, calzari, grembiule e impermeabile.

Deve essere tassativamente vietato fumare, ed assumere cibi e bevande nei luoghi di utilizzo degli agenti biologici.

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Nel caso si verifichino incidenti che possono provocare dispersione nell’ambiente di agenti biologici appartenenti ai gruppi 2, 3 e 4, gli addetti debbono abbandonare immediatamente l‘area ed informare la ASL competente territorialmente, nel più breve tempo possibile in ordine all’evento, alle cause che lo hanno determinato, ed alle misure che si sono adottate, o si intende adottare, per porvi rimedio.

Nelle attività che presentano un pericolo da agenti biologici, gli addetti debbono essere adeguatamente informati e formati, in ordine ai:

a) rischi per la salute dovuti agli agenti utilizzati;

b) alle precauzioni da prendere per evitare l’esposizione;

c) alle misure igieniche da osservare;

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d) alla funzione ed il corretto utilizzo dei DPI e degli indumenti da lavoro

e) alle procedure atte a prevenire il verificarsi di infortuni;

f) alle misure da adottare per ridurre al minimo le conseguenze in caso d’infortunio.

Nel luogo di lavoro deve essere apposto un cartello visibile che riporti le procedure da eseguire in caso di incidente o infortunio, nonché i numeri di telefono di ambulanza ed ospedale più vicino.

I lavoratori esposti al rischio, debbono essere sottoposti a sorveglianza sanitaria, sentito il M. Competente.

Le visite mediche periodiche e gli esami clinici e biologici ritenuti necessari, stabilisce le specifiche misure di prevenzione da adottare, come la somministrazione di vaccini.

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Un’atmosfera esplosiva è “una miscela con aria, a condizioni atmosferiche, di sostanze infiammabili combustibili allo stato di gas, vapori, nebbie o polveri in cui, dopo l’accensione, la combustione si propaga all’insieme della miscela incombusta”.

Eliminando uno dei tre fattori che scaturiscono l’incendio o l’esplosione si riduce sensibilmente il rischio. I fattori necessari allo sviluppo di un incendio (o esplosione) sono:

• il comburente (ossigeno)• l’innesco (la fiamma o la scintilla)• il combustibile (il materiale infiammabile),

cioè gli strati, i depositi,

i cumuli di polvere di farina,

di zucchero, di cereali.

12° punto DVR:ATMOSFERE ESPLOSIVE art. 287

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Il pericolo d’esplosione è strettamente legato ai materiali e alle sostanze trattate all’interno dell’ambiente lavorativo.

Affinché vi sia un’esplosione non basta la presenza della miscela combustibile, ma deve aversi una concentrazione di combustibile e comburente compresa entro determinati limiti d’esplodibilità; si parla in questo caso di “percentuale minima e massima” ricavate sperimentalmente e denominate come “Limite Inferiore d’Esplodibilità” (LEL: Lower Esplosive Limit) e “Limite Superiore d’ Esplodibilità” (UEL: Upper Esplosive Limit).

L’esplosione avviene solo in determinate condizioni. Essa infatti dipende dalla concentrazione (inferiore al LEL o superiore al UEL), dalla temperatura (superiore o inferiore della T d’infiammabilità), dalla forma granulometrica e della quantità del prodotto messo a reagire. 

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I PRINCIPI DELLA PREVENZIONE

-Valutare la possibilità di formazione di atmosfere esplosive-Prevenire la formazione di atmosfere esplosive e, se l'attività non lo consente, evitarne l'innesco-Classificare le aree in cui possono prodursi atmosfere esplosive

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PRESENZA AT EX

GAS, VAPORI

(G)

POLVERI(D)

STRUMENTAZIONE

Permanente(˃1000 ore/anno)

0 20 Categoria 1

Probabile(10-1000 ore/anno)

1 21Categoria 1Categoria 2

Non Probabile(˂10 ore/anno)

2 22Categoria 1Categoria 2Categoria 3

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- Utilizzare nelle aree a rischio impianti e strumentazione marchiata "CE ATEX "

- Segnalare i punti di accesso alle aree a possibile rischio ATEX ed eventualmente dotarli di allarmi di tipo ottico/acustico

- Ottimizzare la ventilazione naturale o forzata delle aree a rischio ATEX

- Limitare gli effetti della possibile esplosione mediante misure di protezione costruttive

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REGOLE DA SEGUIRE in ZONE ATEX:

-MANTENERE L’AMBIENTE DI LAVORO PULITO-SEGNALARE IMMEDIATAMENTE PERDITE O FUORIUSCITE DI POLVERE-DIVIETO DI PULIZIA CON ARIA COMPRESSA.-IMPIEGO DI ASPIRATORI ATEX-DIVIETO DI UTILIZZO DI FIAMME LIBERE-SE SI OPERA IN ZONE 20 UTILIZZARE SOLO UTENSILI ANTISCINTILLA (martelli, cacciaviti, pinze in Berillio-Cadmio) e ATTREZZATURA MARCATA ATEX-IN ZONE 21 e 22 sono AMMESSI UTENSILI IN METALLO (che producono scintille singole)

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Che cos’è lo stress lavoro-correlato?

Lo stress è una condizione, accompagnata

da sofferenze o disfunzioni fisiche, psichiche, psicologiche o sociali, che scaturisce dalla sensazione individuale di non essere in grado

di rispondere alle richieste

o di non essere all’altezza delle aspettative.

Lo stress non è una malattia, ma una situazione prolungata

di tensione che può ridurre l’efficienza sul lavoro e può determinare un cattivo stato di salute

13° punto DVR:STRESS DA LAVORO CORRELATO

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TECNICHE DI VALUTAZIONE OGGETTIVAQuesta fase prende in esame elementi oggettivi e verificabili quali indicatori di stress lavoro correlato e fattori di rischio attinenti l’organizzazione aziendale.

- indici infortunistici,- assenze per malattia,- ricambio del personale,- procedimenti e sanzioni,- segnalazioni del medico competente- funzione e cultura organizzativa- ruolo nell’ambito dell’organizzazione- l’evoluzione e lo sviluppo di carriera,- autonomia decisionale e controllo- rapporti interpersonali al lavoro- interfaccia casa-lavoro- ambiente di lavoro ed attrezzature- pianificazione dei compiti- carichi, ritmi di lavoro- orario di lavoro, turni

TECNICHE DI VALUTAZIONE SOGGETTIVAQuesta fase si propone di interagire con i lavoratori in maniera diretta, utilizzando questionari o interviste sia personali che di gruppo.

Lo Stress da lavoro correlato

sarà trattato Mercoledì 25

Novembre 2015 alle ore 14,30 c/o la

CGIL di Perugia sala “P.Conti”

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Camera del lavoro di Perugia

“il nostro sapere è a vostra disposizione”

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 CAMERA DEL LAVORO

PROVINCIALE PERUGIA

Bassi Valter 

Bassi Valter