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35 La scrittura zapoteca Prima della conquista spagnola era fiorente nel Messico la cultura zapoteca, i cui geroglifici, incisi per lo più fra il 500 a. C. e il 700 d. C., ne documentano passo per passo l'avvento e l'improvviso declino di Joyce Marcus F ra le culture precolombiane del Nuovo Mondo, le civiltà della Mesoamerica - la regione com- prendente la parte più meridionale del Messico, il Guatemala e l'Honduras - si staccarono da tutte le altre per il posses- so di una vera forma di scrittura: una se- rie di geroglifici disposti in colonne verti- cali e in molti casi combinati con numera- li. I segni («glifi») erano connessi almeno indirettamente a un linguaggio parlato. Nonostante l'esistenza di molte varianti regionali, si può dire che i quattro sistemi principali di scrittura fossero quelli dei maya del Messico meridionale, di Belize, del Guatemala e dell'Honduras, degli aztechi del Messico centrale e dei mixte- chi e degli zapotechi del Messico sud oc- cidentale. Fra i quattro sistemi, quello zapoteco è il più antico. Esso apparve forse già nel 600 a.C. nella valle di Oaxaca, circa 550 chilometri a sud di Città del Messico. Il sistema zapoteco è anche quello meno studiato fra i quattro, cosicché manca ancora una comprensione della sua rela- zione evolutiva con le posteriori scritture dei maya, degli aztechi e dei mixtechi. L'antica scrittura zapoteca si trova prin- cipalmente nella forma di iscrizioni su monumenti di pietra e di dipinti sulle pa- reti di sepolcri nella valle di Oaxaca. Se si riuscissero a decifrare le iscrizioni, la loro testimonianza si combinerebbe con l'in- formazione archeologica già esistente, contribuendo a colmare qualche lacuna in una parte della storia altrimenti non regi- strata del popolo zapoteco. Avendo sempre presente questo obiet- tivo, ho lavorato dal 1972 a trascrivere le più di 500 iscrizioni su pietra che sono state rinvenute nella valle di Oaxaca e a inserirle in un contesto generale. Le mie ricerche hanno preso l'avvio dal lavoro pionieristico di due archeologi messicani, Alfonso Caso e Ignacio Bernal, e sono state integrate dal recente lavoro di due miei colleghi negli Stati Uniti: Richard E. Blanton della Purdue University, che ha eseguito un'analisi dell'antica capita- le zapoteca, Monte AlMn, come area urbana, e Kent V. Flannery dell'Univer- 34 sità del Michigan, che sta studiando la successione degli insediamenti anteriori alla fondazione di Monte Albàn nella valle di Oaxaca. Vari studi anteriori sulla scrittura degli zapotechi hanno cercato di interpretare le iscrizioni considerandole non in sé ma con riferimento alle scritture più conosciute degli aztechi, dei mixtechi e dei maya. Questa impostazione non è esente da in- convenienti: benché infatti alcune con- venzioni siano comuni ai quattro sistemi, le lingue che i sistemi di scrittura registra- no appartengono a tre diverse famiglie: lo zapoteco e il mixteco appartengono alla famiglia otomanguea, l'azteco alla fami- glia utoazteca e il maya alla macromaya. L'assegnazione di nomi maya, aztechi o mixtechi a glifi zapotechi non contribui- sce molto a migliorare la nostra compren- sione. In alcuni casi, in effetti, questa impostazione serve solo a oscurare le dif- ferenze interessanti e significative esi- stenti fra i quattro sistemi di scrittura. C ome termini di riferimento per la mia interpretazione ho scelto gli ampi documenti concernenti il popolo zapote- co che furono compilati dai conquistatori spagnoli verso la fine del Cinquecento. Fra questi documenti vi sono descrizioni del calendario zapoteco, dell'organizza- zione politica e della religione zapoteca e della grammatica e vocabolario della lin- gua zapoteca. Gli scribi zapotechi, su ri- chiesta degli spagnoli, redassero anche genealogie e disegnarono carte regionali. Qui tenterò di ricostruire l'evoluzione della scrittura zapoteca e simultaneamen- te di ricostruire la storia politica zapoteca. In questo tentativo combinerò informa- zioni tratte dai documenti storici con quanto conosciamo dalle convenzioni comuni ai quattro sistemi di scrittura mesoamericani e con i reperti archeologi- ci di Oaxaca, in particolare con le iscrizio- ni incise su monumenti. Nel Cinquecento la società zapoteca era divisa in due classi sociali fra le quali non venivano contratti matrimoni. Lo strato superiore era formato dai domina- tori ereditari (coqui) e dalle loro famiglie, oltre che da nobili minori (xoana). Lo strato inferiore era composto da popolani e da schiavi. Grande importanza veniva attribuita all'ordine di nascita dei figli dei nobili: i sovrani venivano spesso scelti fra i primogeniti e i sacerdoti fra i figli minori. Le campagne militari venivano condotte da ufficiali che guidavano soldati appar- tenenti allo strato popolare. I nobili con- traevano spesso alleanze politiche pren- dendo moglie nelle famiglie di élite di altre comunità; la gente del popolo si spo- sava di solito all'interno del proprio vil- laggio. Gli antenati reali erano oggetto di venerazione e si riteneva che possedesse- ro un potere soprannaturale considerevo- le sugli affari dei loro discendenti. Gli zapotechi del Cinquecento avevano due calendari, uno profano e l'altro ritua- le. Il calendario profano di 365 giorni (yza) era diviso in 18 «lune» di 20 giorni ciascuna più un periodo di cinque giorni. Il calendario rituale di 260 giorni (pije o piye) era diviso in quattro unità di 65 giorni chiamate «fulmini» (cocijo) o «grandi spiriti» (pitào). Ogni periodo di Il dipinto zapoteco nella pagina a fronte, eseguito per ordine degli spagnoli 19 anni dopo la conquista del Messico, illustra i limiti del territorio appartenente alla municipalità di Santiago de Guevea sotto forma di un ovale con 18 toponimi: segni geroglifici di località designanti i luoghi di riferimento più importanti. Accanto a ogni segno appaiono due scritte. La prima è il nome del luogo nella lingua parlata zapoteca, trascritto nell'alfabeto spagnolo; il secondo è la traduzione spagnola del nome. Eccone alcuni esempi: «Collina con due picchi» (nella posizione corrispon- dente alle ore cinque su un quadrante d'orologio), «Collina del fuso» (a sinistra delle sei), «Fiume del girino» (sotto le nove) e «Collina del puma» (sopra le nove). Il governatore zapoteco di Santiago de Guevea è raffigurato seduto in un tempio in prossimità del centro dell'ovale. Del dipinto originale, eseguito nel 1540, fu eseguita una copia nel 1820; tale copia, su cui si fonda questa illustrazione, è conser v ata attualmente nel Museo Nacional de Antropologia di Città del Messico.

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La scrittura zapotecaPrima della conquista spagnola era fiorente nel Messico la culturazapoteca, i cui geroglifici, incisi per lo più fra il 500 a. C. e il 700d. C., ne documentano passo per passo l'avvento e l'improvviso declino

di Joyce Marcus

F

ra le culture precolombiane delNuovo Mondo, le civiltà dellaMesoamerica - la regione com-

prendente la parte più meridionale delMessico, il Guatemala e l'Honduras - sistaccarono da tutte le altre per il posses-so di una vera forma di scrittura: una se-rie di geroglifici disposti in colonne verti-cali e in molti casi combinati con numera-li. I segni («glifi») erano connessi almenoindirettamente a un linguaggio parlato.Nonostante l'esistenza di molte variantiregionali, si può dire che i quattro sistemiprincipali di scrittura fossero quelli deimaya del Messico meridionale, di Belize,del Guatemala e dell'Honduras, degliaztechi del Messico centrale e dei mixte-chi e degli zapotechi del Messico sud oc-cidentale.

Fra i quattro sistemi, quello zapoteco èil più antico. Esso apparve forse già nel600 a.C. nella valle di Oaxaca, circa 550chilometri a sud di Città del Messico. Ilsistema zapoteco è anche quello menostudiato fra i quattro, cosicché mancaancora una comprensione della sua rela-zione evolutiva con le posteriori scritturedei maya, degli aztechi e dei mixtechi.L'antica scrittura zapoteca si trova prin-cipalmente nella forma di iscrizioni sumonumenti di pietra e di dipinti sulle pa-reti di sepolcri nella valle di Oaxaca. Se siriuscissero a decifrare le iscrizioni, la lorotestimonianza si combinerebbe con l'in-formazione archeologica già esistente,contribuendo a colmare qualche lacuna inuna parte della storia altrimenti non regi-strata del popolo zapoteco.

Avendo sempre presente questo obiet-tivo, ho lavorato dal 1972 a trascrivere lepiù di 500 iscrizioni su pietra che sonostate rinvenute nella valle di Oaxaca e ainserirle in un contesto generale. Le miericerche hanno preso l'avvio dal lavoropionieristico di due archeologi messicani,Alfonso Caso e Ignacio Bernal, e sonostate integrate dal recente lavoro di duemiei colleghi negli Stati Uniti: RichardE. Blanton della Purdue University, cheha eseguito un'analisi dell'antica capita-le zapoteca, Monte AlMn, come areaurbana, e Kent V. Flannery dell'Univer-

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sità del Michigan, che sta studiando lasuccessione degli insediamenti anteriorialla fondazione di Monte Albàn nellavalle di Oaxaca.

Vari studi anteriori sulla scrittura deglizapotechi hanno cercato di interpretare leiscrizioni considerandole non in sé ma conriferimento alle scritture più conosciutedegli aztechi, dei mixtechi e dei maya.Questa impostazione non è esente da in-convenienti: benché infatti alcune con-venzioni siano comuni ai quattro sistemi,le lingue che i sistemi di scrittura registra-no appartengono a tre diverse famiglie: lozapoteco e il mixteco appartengono allafamiglia otomanguea, l'azteco alla fami-glia utoazteca e il maya alla macromaya.L'assegnazione di nomi maya, aztechi omixtechi a glifi zapotechi non contribui-sce molto a migliorare la nostra compren-sione. In alcuni casi, in effetti, questaimpostazione serve solo a oscurare le dif-ferenze interessanti e significative esi-stenti fra i quattro sistemi di scrittura.

Come termini di riferimento per la miainterpretazione ho scelto gli ampi

documenti concernenti il popolo zapote-co che furono compilati dai conquistatorispagnoli verso la fine del Cinquecento.Fra questi documenti vi sono descrizionidel calendario zapoteco, dell'organizza-zione politica e della religione zapoteca edella grammatica e vocabolario della lin-gua zapoteca. Gli scribi zapotechi, su ri-chiesta degli spagnoli, redassero anchegenealogie e disegnarono carte regionali.Qui tenterò di ricostruire l'evoluzionedella scrittura zapoteca e simultaneamen-

te di ricostruire la storia politica zapoteca.In questo tentativo combinerò informa-zioni tratte dai documenti storici conquanto conosciamo dalle convenzionicomuni ai quattro sistemi di scritturamesoamericani e con i reperti archeologi-ci di Oaxaca, in particolare con le iscrizio-ni incise su monumenti.

Nel Cinquecento la società zapotecaera divisa in due classi sociali fra le qualinon venivano contratti matrimoni. Lostrato superiore era formato dai domina-tori ereditari (coqui) e dalle loro famiglie,oltre che da nobili minori (xoana). Lostrato inferiore era composto da popolanie da schiavi. Grande importanza venivaattribuita all'ordine di nascita dei figli deinobili: i sovrani venivano spesso scelti frai primogeniti e i sacerdoti fra i figli minori.Le campagne militari venivano condotteda ufficiali che guidavano soldati appar-tenenti allo strato popolare. I nobili con-traevano spesso alleanze politiche pren-dendo moglie nelle famiglie di élite dialtre comunità; la gente del popolo si spo-sava di solito all'interno del proprio vil-laggio. Gli antenati reali erano oggetto divenerazione e si riteneva che possedesse-ro un potere soprannaturale considerevo-le sugli affari dei loro discendenti.

Gli zapotechi del Cinquecento avevanodue calendari, uno profano e l'altro ritua-le. Il calendario profano di 365 giorni(yza) era diviso in 18 «lune» di 20 giorniciascuna più un periodo di cinque giorni.Il calendario rituale di 260 giorni (pije opiye) era diviso in quattro unità di 65giorni chiamate «fulmini» (cocijo) o«grandi spiriti» (pitào). Ogni periodo di

Il dipinto zapoteco nella pagina a fronte, eseguito per ordine degli spagnoli 19 anni dopo laconquista del Messico, illustra i limiti del territorio appartenente alla municipalità di Santiago deGuevea sotto forma di un ovale con 18 toponimi: segni geroglifici di località designanti i luoghi diriferimento più importanti. Accanto a ogni segno appaiono due scritte. La prima è il nome delluogo nella lingua parlata zapoteca, trascritto nell'alfabeto spagnolo; il secondo è la traduzionespagnola del nome. Eccone alcuni esempi: «Collina con due picchi» (nella posizione corrispon-dente alle ore cinque su un quadrante d'orologio), «Collina del fuso» (a sinistra delle sei), «Fiumedel girino» (sotto le nove) e «Collina del puma» (sopra le nove). Il governatore zapoteco di Santiagode Guevea è raffigurato seduto in un tempio in prossimità del centro dell'ovale. Del dipintooriginale, eseguito nel 1540, fu eseguita una copia nel 1820; tale copia, su cui si fonda questaillustrazione, è conservata attualmente nel Museo Nacional de Antropologia di Città del Messico.

TEOTIHUACAN•

TUTUTEPEC

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OCELOTEPEC

CUICATLAN• \O

r O SANTIAGO DE GUEVEA•r •

KAMINALJUYÚ•e'

OCEANO PACIFICO

GOLFO DEL MESSICO

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MATATLAN•

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LAMBITYECO•

CUILAPAN•NORIEGA . •

ZAACHILA

MONTEALBAN

sALADO

La Plaza principale domina la più centrale fra le cinque colline su cuisorgeva Monte Albàn: la piazza è lunga 300 metri P brasa I GI1 In nrimn

piano la Struttura J, eretta durante il Periodo II di Monte Albàn. Sullecna muro arcana acpacfa più A; Adì A: conquista» con iscrizioni

65 giorni era ulteriormente suddiviso incinque periodi (cocii) di 13 giorni (cluj).

Ogni giorno del calendario rituale eradesignato da uno dei 20 glifi dei nomi digiorni combinato con un numero compre-so fra 1 e 13. La combinazione dei glifi deinomi di giorni e di numeri dava i 260giorni del ciclo sacro. Ogni giorno aveva ilsuo proprio significato rituale, e sovrani enobili zapotechi prendevano il nome dalgiorno in cui erano nati. Tipici dei nomi dinobili che compaiono su monumenti dipietra zapotechi sono «1 Tigre», «8 Cer-vo», «5 Fiore» e «11 Scimmia».

Il popolo zapoteco usava anche topo-nimi, segni glifici di luoghi, per designarelocalità o punti di riferimento importanti,in particolare montagne. Vari esempi ditoponimi appaiono in un importante do-cumento pittorico, il Lienzo de Guevea(«pittura di Guevea»), che indica i terri-tori appartenenti alla città zapoteca diSantiago de Guevea nel 1540. Attornoalla periferia del disegno sono segni dilocalità accompagnati a scritte in spagno-lo (e in zapoteco, traslitterate nell'alfabe-to spagnolo), indicanti i confini delle cit-

tà: fra gli esempi sono la «collina delpuma», il «fiume del girino» e la «collinadel fuso». Altrove nel dipinto c'è un elen-co genealogico che presenta i governatorizapotechi a Zaachila e sull'istmo di Te-huantepec a partire dall'ultimo secoloprima della conquista spagnola.

Documenti del Cinquecento come que-sto forniscono un sistema di riferimentoragionevole per l'interpretazione degliantichi monumenti con iscrizioni incisenella valle dell'Oaxaca. Per esempio,molte fra le iscrizioni si riferiscono evi-dentemente alle imprese di antichi sovra-ni zapotechi: alle loro conquiste, ai lorosacrifici di prigionieri, alla loro genealo-gia reale, ai loro matrimoni e ai nomi deipiù importanti fra i territori che dipende-vano da loro e fra i loro distretti tributari.I nomi di molti fra i sovrani sono tratti dalcalendario di 260 giorni e i loro territorisono definiti da toponimi, che di solitosono i nomi di montagne.

I lpiù antico fra i monumenti di pietraincisa conservati nella valle di Oaxaca

potrebbe essere stato eretto nel 1000 a.C.

I primi monumenti comprendenti glifirisalgono però solo al periodo compresofra il 600 e il 200 a.C. Questa fu un'epocacaratterizzata da importanti mutamentipolitici. Durante quella che è nota agliarcheologi come la fase di Rosario (fra il700 e il 500 a.C.) fiorirono nella valle uncerto numero di piccole circoscrizioni ter-ritoriali locali, presumibilmente in lottafra loro. Ciascuna di queste unità politi-che comprendeva un villaggio relativa-mente grande con strutture civiche o ce-rimoniali e piccole borgate prive di taliedifici pubblici.

Attorno al 500 a.C. molti di quei piccolicentri di potere della valle scomparvero oridussero notevolmente la loro estensio-ne, e fu fondata una nuova sorta di comu-nità. La nuova comunità sorse sulla cimadi Monte Altún, una collina nei pressi delcentro della valle, rispetto al cui fondo sieleva di circa 400 metri. Lo studio diBlanton dimostra che la comunità, che fudi gran lunga la maggiore dell'intera valle,era divisa inizialmente in almeno tre areeresidenziali separate. La disposizionetopografica suggerisce che la nuova roc-

caforte potrebbe essere stata costruita dagruppi prima in lotta fra loro, riunitisisuccessivamente in una qualche sorta diconfederazione zapoteca.

Nella fase di insediamento iniziale, ilcosiddetto Periodo I di Monte Albn (dal500 al 200 a.C.), gli occupanti della colli-na eressero una cinta di mura difensivelunga tre chilometri. La maggior partedelle mura fu costruita verso la fine delperiodo. Nello stesso tempo gli abitanti diMonte AllAn incisero più di 300 monu-menti in pietra, il numero più grande chesi conosca per un qualsiasi sito della Me-soamerica. In nessuno dei successivi pe-riodi della storia di Monte Albàn fu erettoun numero di monumenti superiore a unquarto di quelli costruiti in quest'epoca. Imonumenti del Periodo I, in accordo conle mura difensive dell'insediamento, raf-figurano principalmente temi militari.

Fra le convenzioni comuni all'interaiconografia mesoamericana alcune fra lepiù diffuse sono quelle concernenti i pri-gionieri. Questi vengono presentati inatteggiamenti umilianti; sono nudi e illoro corpo è raffigurato in positure sco-mode e distorte. I loro vincitori, al contra-rio, vengono presentati in atteggiamentodi solenne dignità, indossano abiti son-tuosi e recano segni del comando. Se unprigioniero è stato sacrificato, viene pre-sentato con gli occhi chiusi e la boccaaperta e in molti casi con volute fiorite,raffiguranti presumibilmente sangue cheesce dalle ferite. Per dare un esempio, imaya costruirono molte gallerie aperte incui i prigionieri erano raffigurati in questomodo; le incisioni venivano eseguite suigradini di scale, così che i vincitori potes-sero «calpestare» metaforicamente «icorpi» dei vinti mentre si avvicinavanoall'edificio alla sommità della scalinata,che di solito era un tempio. Gli aztechicostruirono strutture che assolvevano unafunzione simile: lo tzompantli, una sortadi muro formato dai crani di nemici morti.

Il monumento zapoteco più antico chesi conosca nel quale è rappresentata que-sta convenzione fu trovato una quindicinadi chilometri a nord di Monte AllAn, aSan José Mogote, un grande centro civicoe cerimoniale appartenente alla fase diRosario. Noto come monumento n. 3,rappresenta una figura umana nuda inposizione scomposta. Fra le gambe dellafigura umana un punto decorato (indican-te il numerale 1) è accompagnato dal glifozapotecoxoo, che significa «terremoto» o«movimento». Questa iscrizione è il do-cumento più antico che si conosca a soste-gno dell'esistenza del calendario zapote-co di 260 giorni. Essa registra forse ilnome dell'individuo. Poiché a quantopare San José Mogote fu praticamenteabbandonata alla fine della fase di Rosa-rio, forse in concomitanza con la fonda-zione di Monte Al/An, il monumento n. 3fu costruito probabilmente in epoca im-precisata fra il 700 e il 500 a.C.

T 'agglomerato di Monte AllAn è forma-to da cinque colline interconnesse e

l'insediamento copre un'area di 6,5 chi-lometri quadrati. La cima della collina

I quattro sistemi principali di scrittura geroglifica in uso nel Nuovo Mondo precolombiano eranoquelli dei maya nel Messico orientale, in Guatemala, a Belize, nell'Honduras e in parti di ElSalvador, degli aztechi del Messico centrale, e dei mixtechi e zapotechi del Messico sudoccidenta-le. L'influenza della città messicana di Teotihuaan si estendeva almeno fino a Kaminaljuyú nelGuatemala. La valle di Oaxaca (quadrato in colore) è Wustrata in dettaglio nella cartina in basso.

La valle di Oaxaca, incentrata sulla confluenza del Rio Atoyac e del Rio Salado nella Sierra Madredel Sur, fu la culla della civiltà zapoteca. Poco dopo il 500 a.C. Monte Albàn (in colore) divenne lacapitale della valle unita e tale rimase sino al 700 d.C. Prima e dopo quel periodo nella valleesistettero numerosi insediamenti autonomi.! sovrani di tali distretti, in epoca posteriore, memoridel loro retaggio reale, entrarono spesso a far parte di alleanze per mezzo di matrimoni misti.

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METRI

CORTILE DELLE DANZE

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GALLERIA DEIPRIGIONIERI UCCISISTELE 12

----STELE 13

STELE 5

STELE 6ESTELA LISA

STRUTTURA J

LASTREDELLACONQUISTA

STELE 4\STELE STELE 2

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STELE 7— PIATTAFORMA SUD

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—STELE 8

PIATTAFORMANORD

TUMULO X

"Ilerligl~~11111111W

La pianta della Plaza principale di Monte Alban illustra l'ubicazione delle due principali esposizio-ni monumentali: la galleria di prigionieri uccisi lungo la facciata orientale dell'Edificio L e laquarantina di lastre di conquista della Struttura J. Fra le stele indicate sulla pianta, la 12 e la 13, inprossimità della galleria dei prigionieri, conservano il più antico «testo» zapoteco. Quattro fra lenove stele agli angoli della Piattaforma sud (in senso orario 1,8, 7 e la estela lisa) descrivono unavisita di personalità di Teotihuacan. Un tale contatto è indicato anche su un monumento trovato sulTumulo X. Le stele sono segnate là dove furono rinvenute e non dove sono oggi. L'Edificio L fu co-struito durante il Periodo I di Monte Alban (500-200 a.C.), la Struttura J durante il Periodo"! (200a.C.-100 d.C.), le piattaforme nord e sud furono costruite durante il Periodo III (100-600 d.C.).

centrale è occupata dalla Plaza principale,che misura 150 metri per 300. Le struttu-re principali che sorgono in essa sono laPiattaforma nord, dove si trovavano laresidenza reale e i templi della nobiltàzapoteca, la Piattaforma sud, in cui si tro-vavano altri templi, un grande cortile perle danze lungo il lato est della plaza e unaserie di palazzi e templi perimetrali. Anord-est della Plaza principale c'è ilTumulo X, sovrastato da un tempio. L'E-dificio L, una struttura importante per ilnostro esame, si trova all'angolo sudocci-dentale della piazza. Queste varie struttu-re furono costruite e ricostruite in variecircostanze. Per esempio, l'edificio L fucostruito durante il Periodo I, quando lapopolazione di Monte AltA.n era compo-sta da almeno 10 000 persone. Le duepiattaforme e il cortile per la danza furo-no costruiti in periodi successivi.

Fra i primi edifici pubblici costruiti daifondatori di Monte Albàn, l'Edificio Lrimase parzialmente distrutto e sepoltosotto strati appartenenti alla posterioreattività edilizia zapoteca sino al 1931,quando i suoi resti massicci furono sco-perti per la prima volta dagli archeologiche lavoravano in quel sito. L'edificio furiportato in luce fra il 1931 e il 1936;fotografie e disegni eseguiti a quell'epoca,unitamente alle parti della struttura so-pravvissute, indicano che la facciataorientale dell'Edificio L presentava inorigine una grande galleria di figure dipietra ordinate su quattro file sovrappo-ste, in numero probabilmente di centi-naia. Tali figure rappresentavano esseriumani atteggiati in modi grotteschi con gliocchi chiusi. Alcune di quelle figure pre-sentavano volute di sangue che uscivanoda una o più ferite.

Nella più bassa delle quattro file, ognifigura era in piedi e guardava verso de-stra. Nella seconda fila le figure eranodisposte orizzontalmente. Nella terza filaerano di nuovo disposte verticalmente,ma guardavano verso sinistra. Nella filasuperiore erano di nuovo orizzontali. Lefigure della fila più bassa, quelle più vici-ne all'osservatore, erano anche quellescolpite nel modo più elaborato. Molteerano ornate da collane, orecchini e com-plesse acconciature; sono comuni anche iglifi di nomi. Le figure della fila più alta,quelle più lontane dall'osservatore, sonomeno decorate.

Per quasi un secolo queste figure diMonte AINn sono state oggetto di ognisorta di interpretazione concepibile. Al-cune di esse, asportate in qualche periododall'Edificio L, furono fra le prime scultu-re trovate sul sito. Gli studiosi le hannoindicate con i nomi di «danzatori», «nuo-tatori», «sacerdoti estatici» e anche«anomalie mediche». L'Edificio L vienespesso, di fatto, ancora chiamato LosDanzantes («i danzatori»). Nel 1962Michael D. Coe della Yale University,che ha familiarità con l'iconografia dellarappresentazione dei prigionieri in tuttala Mesoamerica, identificò i «danzatori»dell'Edificio L con prigionieri uccisi o sa-crificati ritualmente. La sua interpreta-zione avrebbe potuto essere raggiunta

prima se l'Edificio L fosse rimasto intatto.Molto prima della conquista spagnola,però, la struttura era andata parzialmentedistrutta e in seguito gli abitanti di MonteAledn avevano usato più di 100 di talifigure come materiali per la costruzionedi edifici nella Plaza e altrove.

Sono stati compiuti tentativi di ordina-re cronologicamente le figure sulla basedello stile di incisione, del crescente gradodi elaborazione e così via. A mio giudiziola documentazione archeologica disponi-bile suggerisce che tutte le figure furonoscolpite press'a poco nello stesso periodoe furono sistemate in origine nella dispo-sizione che ho appena descritto, con lefigure più elaborate nelle file inferiori. Lacomposizione, quale appariva in origine,dev'essere stata una fra le opere più im-ponenti di propaganda militare dell'inte-ra Mesoamerica.

Le figure non erano necessariamentegli unici elementi dell'esposizione. All'e-stremità meridionale della galleria del-l'Edificio L ci sono due pietre incise. Notecome stele n. 12 e stele n. 13, riportanouno fra i più antichi testi glifici noti diMonte A1Nn. Benché la relazione esattadelle due stele con la galleria non sia maistata accertata, alcune fra le fotografieeseguite negli anni trenta ci presentano ledue stele così strettamente unite l'una al-l'altra da far pensare che esse costituisse-ro un tempo quasi certamente una singolaiscrizione su due colonne.

Nell'iscrizione compaiono sia glifi ca-lendariali sia glifi non calendariali. Fra iprimi, alcuni sembrano essere segni digiorni, mentre altri sono forse segni dimesi. Un esempio di un possibile segno dimese è l'ultimo glifo della seconda colon-na (si veda l'illustrazione di pagina 42).Questo glifo appare anche su altri monu-menti di Monte AlNn in associazione anumeri superiori al 13. (Nel calendario di260 giorni, nessun numero di giorno puòessere associato a un numero maggioredel 13, mentre nel calendario profano isegni di mese possono essere associati anumeri fino al 19.) Uno fra i glifi calenda-riali è un segno di anno; all'interno dell'a-rea rialzata che lo circonda si vede quelloche è noto come un portatore di anno.

I glifi non calendariali sulle due stelesono intercalati fra i glifi calendariali. Iterzi glifi dall'alto sembrano essere i sog-getti di frasi o di clausole. I secondi glifidall'alto rappresentano evidentementeparti di mani. Questi glifi sono denominaticomposti di mani. Nei sistemi di scritturadei maya e degli aztechi tali rappresenta-zioni di mani sono parti diverbi; i compostidi mani zapotechi a Monte AllAn potreb-bero essere verbi esprimenti azioni.

T 'analisi dell'urbanesimo condotta da Blanton ha dimostrato che durante ilPeriodo II a Monte Altdn (dal 200 a.C. al100 d.C.) la popolazione dell'insedia-mento crebbe fino a raggiungere appros-simativamente il numero di 20 000 per-sone. Gli abitanti rimasero protetti dietrola cinta di mura di tre chilometri, che rag-giungeva l'altezza di quattro metri lungo ipiù dolci pendii settentrionali e occidenta-

li del sito. Durante questo periodo, lo Sta-to zapoteco estese la sua influenza politi-ca, economica e militare oltre i limiti deltavalle di Oaxaca, introducendosi in territo-ri che in precedenza erano stati autonomi.

Uno fra i maggiori edifici pubblici erettinella piazza durante il Periodo II fu laStruttura J, che è notevole per la sua pian-ta a forma di freccia. All'interno dellemura della Struttura J c'erano più di 40lastre di pietra scolpite. Caso ha suggerito

che ciascuna di queste «lastre di conqui-sta» rappresentasse una località assogget-tata dai sovrani di Monte AltAn nel pe-riodo dell'espansione. Tutte le incisionisu lastra comprendono i seguenti elemen-ti: 1) un glifo di «collina» o di «località»,significante «la collina di» o «il luogo di»;2) un glifo (o combinazione di glifi) al disopra del glifo di collina o di località, rap-presentante evidentemente il nome dellacollina o del luogo; e 3) inferiormente al

Questo prigioniero sacrificato compare sul monumento n. 3 rinvenuto a San José Mogote, unsito a nord di Monte Alban. Il monumento fu eseguito probabilmente fra il 700 e il 500 a.C.L'occhio chiuso, la bocca aperta e le «volute» di sangue dal torace significano che il prigioniero èmorto. Fra le sue gambe appaiono (in colore) un punto ornato (che rappresenta il numerale 1) eun glifo zapoteco che significa «terremoto». L'iscrizione indica forse il nome del prigioniero.

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e

glifo della collina o località una testaumana capovolta, l'acconciatura dellaquale varia da lastra a lastra.

Secondo Caso queste teste rappresen-terebbero i sovrani delle aree soggiogateuccisi e le diverse acconciature servireb-bero a contraddistinguere le varie regioni,rafforzando in tal modo l'indicazione giàcontenuta nei glifi di località che appaio-no al di sopra di esse. Alcune lastre reca-no anche testi glifici. Nella loro forma piùcompleta essi comprendono segni dianno, segni di mese e segni di giorno,unitamente a glifi non calendariali chesono forse connessi al tempo in cui uncerto luogo fu soggiogato.

Io ritengo che l'interpretazione data daCaso delle lastre di conquista sia sostan-zialmente corretta. Quest'opinione è cor-roborata dalla somiglianza esistente fra iglifi di località e le descrizioni zapotechedi luoghi che compaiono in documentiposteriori, come il Lienzo de Guevea. Sul-la base di quest'analogia si potrebbe sug-gerire che le 40 lastre rappresentino peresempio 40 targhe di confine: per esem-pio «collina del coniglio», «collina del-l'uccello» e «collina della pianta di pepe-rone». Tali pietre di confine potrebberoaver segnato i limiti del territorio di Mon-te Alban nel Periodo II. Può darsi ancheche l'ubicazione originaria delle lastre sul-le mura della Struttura J riflettesse la se-quenza di queste pietre di confine lungo lafrontiera zapoteca. Questa ipotesi nonpotrà però mai essere verificata; moltelastre sono state infatti rimosse dalla lorocollocazione originaria prima che Casopotesse studiarle.

Sarebbe ovviamente utile poter ap-prendere la collocazione delle lastre, an-che se è improbabile che si possa maistabilire l'ubicazione esatta di più di un

terzo di esse. Io ho suggerito però la pos-sibilità di ricostruirla in alcuni casi con-frontando le lastre esistenti in loco conl'elenco contenuto in un documento sto-rico, il cosiddetto Codice Mendoza. Que-sto codice è un'opera azteca del Cinque-cento in cui sono elencate 35 località diOaxaca che a quell'epoca pagavano tribu-ti ai signori aztechi. Il codice raffiguramolte località per mezzo di glifi di collinee io sospettai che tali glifi potessero esseresemplicemente versioni azteche di nomidi località zapoteche.

Da quando ho suggerito questa possibi-lità, ho trovato nel codice quattro glifi diluoghi molto simili a certi glifi contenutinelle lastre di conquista. I nomi dei quat-tro luoghi, che si trovano tutti nel raggiodi 140 chilometri dalla città di Oaxaca,sono Miahuapan (l'odierna Miahuatlan),un nome azteco che significa «posto nel-l'acqua delle infiorescenze di mais»; Cui-catlan, nome azteco per «posto della can-zone»; Tototepec (l'odierna Tututepec),nome azteco per «collina dell'uccello», eOcelotepec, nome azteco per «collina delgiaguaro». I glifi contenuti nelle lastre diconquista e i glifi del codice che sono instretto accordo con questi nomi di localitàraffigurano rispettivamente infiorescenzedi granoturco in un canale di irrigazione,una testa umana con una voluta di parolepiumate che le escono dalla bocca, unuccello sulla cima di una collina e un gia-guaro sulla cima di una collina (si vedal'illustrazione di pagina 43).

Una tale correlazione fra un codiceazteco del Cinquecento e glifi zapotechidel Periodo II implica una continuità dicirca 1500 anni nei nomi di località. Il miosuggerimento non è perciò altro che un'i-potesi, soggetta a essere confermata oconfutata da future analisi. Recentemen-

te, però, talune ricerche compiute in pros-simità di Cuicatlan, il «posto della canzo-ne», da Charles Spencer dell'Universitàdel Michigan e da Elsa M. Redmond dellaYale University, hanno fornito un certogrado di conferma. Risulta che, in questaregione in origine autonoma, il controllosia passato in mani zapoteche attorno allafine del Periodo I o al principio del Perio-do II. In un insediamento periferico diCuicatlan, i conquistatori eressero un edi-ficio di crani del tipo tzompantli. Più anord essi fortificarono la cima di una col-lina, chiudendo la strada principale checonduceva da Oaxaca alla confinante val-le di Tehuacan. Spencer e la Redmondtrovarono che la ceramica del Periodo IIdi Monte Alban non si estende oltre que-sto forte collinare. Al di là di esso compa-re solo ceramica nello stile di Tehuacan.

Conferme archeologiche analoghe del-la mia ipotesi rimangono da compiere perle altre tre città. La cosa non dovrebbeperò essere impossibile. Tututepec eMiahuatlan comprendono, in particolare,i resti di consistenti insediamenti del Pe-riodo II di Monte Alban. Sarebbe inco-raggiante scoprire l'identità di altri glifi dilocalità sulle lastre di conquista.

Durante il Periodo III di Monte Alban(dal 100 al 600 d.C.) l'insediamento siestese fino a ricoprire più di sei chilometriquadrati; Blanton stima che la popolazio-ne arrivasse a 30 000 persone. I cinquesecoli del Periodo III si suddividono indue sottofasi (IIIa e Mb), e l'insediamen-to raggiunse la sua massima espansionedurante la seconda sottofase. In tutto ilperiodo, però, pare che l'espansione terri-toriale degli zapotechi sia rallentata, forseperché Monte Alban era ora entrato incompetizione economica con una metro-poli ancora maggiore.

uesta metropoli era Teotihuacan,500 chilometri più a nord, nel baci-

no del Messico. Durante lo stesso periododi cinque secoli, il competitore setten-trionale di Monte Alban aveva accresciu-to la sua estensione territoriale fino a co-prire 25 chilometri quadrati; René Mil-lon, dell'Università di Rochester, stimache la sua popolazione fosse allora di oltre100 000 abitanti. Benché la regione tri-butaria di Teotihuacan non sia ancora ben

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definita, essa dev'essere stata molte voltemaggiore di quella di Monte Alban, eancora maggiore dev'essere stata la suazona di influenza. Per esempio, ci sonoprove dell'influenza di Teotihuacan nelsito maya di Kaminaljuyil, 900 chilometripiù a sud, in Guatemala. Clara Millon,dell'Università di Rochester, ha suggeritoche un tipo particolare di ornamentazionedel capo a Teotihuacan, «l'acconciaturadi infiorescenze», fosse associata con la

funzione rappresentativa di certi perso-naggi, che evidentemente viaggiavanofino a raggiungere lontane località dellaMesoamerica, svolgendo forse compitiassimilabili a quelli di ambasciatori. Que-sto suggerimento troverebbe confermanel sito di Kaminaljuyú in raffigurazionidell'acconciatura di infiorescenze sullaceramica dipinta.

I Millon hanno trovato prove dell'esi-stenza di un rapporto particolare fra Teo-

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La galleria dei prigionieri nell'Edificio L nella Plaza principale diMonte AllAn aveva questo aspetto quando fu scoperta, nel 1931, sotto

livelli di costruzione posteriori. Le serie alternate di rappresentazioniverticali e orizzontali di prigionieri sacrificati comprendevano un tem-

po probabilmente più di 300 figure. Oltre 100 fra le pietre incise furo-no asportate per essere riutilizzate come materiali da costruzione altro-

ve a Monte Albitn. Questa esposizione doveva costituire una fra le o-pere più impressionanti di propaganda militare di tutta la Mesoamerica.

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40 41

Questo testo a due colonne è fra le iscrizioni più antiche che si conosca-no a Monte Albàn. Esso non è mai stato tradotto, ma molti suoi glifipossono essere interpretati (si veda il disegno a destra). A-1 è un glifocalendariale, e precisamente il segno dell'anno «4 Serpente». A-2 è unglifo non calendariale: esso raffigura una mano col pollice prominente,e potrebbe essere un verbo. Il significato di A-3 non è noto. A-4 è unsegno calendariale; la sua lettura è «8 Acqua», e potrebbe essere il

segno di un giorno. B-1 è un segno calendariale; la sua lettura pare sia«10 Giaguaro». Potrebbe essere un glifo di mese o un nome calenda-riale. B-2, una mano che afferra un oggetto, è un segno non calenda-riale; come A-2 potrebbe essere un verbo. B-3, una testa di profilocon un dito al di sotto, potrebbe essere un nome di persona. Una partedella lettura di B-4, un glifo calendariale, è «4»; l'altra parte non èdecifrata. L'uso su altri documenti prova che è un segno di mese.

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Quattro toponimi, glifi che descrivono località geografiche, appaiono a sinistra; essi sono statiscelti dagli oltre 40 gide' del genere incisi sulle lastre della conquista della Struttura J a MonteAlbàn. A destra riportiamo quattro toponimi corrispondenti tratti da un documento aztecodipinto in cui sono elencate località di Oaxaca che pagavano tributi agli aztechi nel Cinquecento. Inomi aztechi associati ai toponimi sono (a) Miahuapan, «posto nell'acqua delle infiorescenze dimais», (b) Cuicatlàn, «posto della canzone», (c) Tototepec, «collina dell'uccello», e (d) Ocelote-pec, «collina del giaguaro». La somiglianza fra i toponimi aztechi e i glifi zapotechi suggerisce che isignori feudali aztechi si siano limitati a tradurre antichi nomi di località zapotechi. Le quattrolocalità, tutte nel raggio di 140 km dalla città di Oaxaca. sono note oggi con i loro nomi aztechi.

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tihuacnn e Monte Albnn. Per esempio,una colonia zapoteca visse a quanto pareper un secolo (press'a poco dal 200 al 300d.C.) alla periferia occidentale di Teoti-huacnn. L'enclave zapoteca aveva un'e-stensione di più di un ettaro; fra i suoiresti sono abitazioni, tombe, urne funera-rie e altri oggetti in ceramica nello stile diMonte Albnn. Lo stipite in pietra di unsepolcro reca inciso un glifo zapoteco.

Nessuna corrispondente colonia diTeotihuacnn è stata trovata da Blanton aMonte Albnn. Alcuni monumenti liticidella fase Tua attestano però l'esistenza direlazioni fra queste due grandi città dellaMesoamerica. Forse la struttura singolapiù impressionante costruita a MonteAlbnn durante la fase Ma è la Piattafor-ma sud della Plaza principale. Essa è unapiramide tronca alta 15 metri, il cui lato dibase supera i 100 metri. Ai quattro angolidella piramide erano collocati un certonumero di monumenti in pietra.

Otto fra i monumenti riecheggiano itemi militari dei Periodi Teli. Sei rappre-sentano prigionieri, evidentemente dicondizione sociale superiore, con le brac-cia legate dietro la schiena. Sotto ogniprigioniero c'è un glifo di collina che neindica presumibilmente il luogo d'origine.Le figure rappresentate sugli altri due

monumenti fanno un forte contrasto con isei prigionieri; indossano eleganti costu-mi e sono armate con lance. Rappresen-tano presumibilmente capi zapotechi.

Quando questi monumenti furono sco-perti, all'inizio di questo secolo, assieme auna nona stele che non presentava alcunafigura e che fu chiamata perciò la estelalisa (stele liscia), non sembrava che recas-sero altre iscrizioni, oltre alle figure uma-ne e ai glifi collinari. Alla ripresa deglistudi sulla Piattaforma sud, negli annicinquanta, si scoprì però che quattro fratali monumenti avevano iscrizioni anchesui bordi e altrove. I quattro monumentierano le stele n. 1 (angolo nord-est), n. 7(angolo sud-ovest), n. 8 (angolo sud-est)e la estela lisa (angolo nord-ovest). Nelcorso dello studio di queste iscrizioni,Jorge Acosta, dell'Instituto Nacional deAntropologia e Historia de Mexico, trovòche scrigni di offerte in pietra erano staticollocati a tre dei quattro angoli dellapiattaforma. Gli scrigni contenevanoconchiglie di mare, giada e ceramica dellostile Monte Albnn Tua.

Tscritte incise sui bordi delle quattrostele presentano tutte informazioni

molto simili. In tutte sono raffigurati ottoindividui, di cui si danno i nomi, divisi in

gruppi di quattro. Essi sono rappresentatiin atto di lasciare una località caratteriz-zata da templi decorati nello stile di undistretto di Teotihuacnn: Tetitla. Tutti iviaggiatori portano il tipo di acconciaturaa infiorescenze identificato da Clara Mil-lon come una possibile insegna della di-gnità di ambasciatori. Gli otto individuistanno arrivando in un posto il cui nome è«collina dell'I giaguaro», dove sono salu-tati da un funzionario che presenta un'ac-conciatura tipicamente zapoteca. In con-siderazione dell'associazione fisica esi-stente fra le stele e gli scrigni di offerte,non è improbabile che la visita degli ottoviaggiatori abbia coinciso con l'inaugura-zione della Piattaforma sud. «Collina del-1'1 giaguaro» potrebbe essere il nome del-l'intero sito di Monte Albnn oppure an-che di una sua parte.

Benché ciascuna di queste iscrizionipresenti la medesima informazione, leiscrizioni variano nei particolari. Peresempio, la stele n. 7 raffigura quattro deiviaggiatori, accompagnati dai loro glifi dinome. Sulla stele n. 8 gli stessi quattroviaggiatori sono presentati in modo diver-so. Ciascuno di essi è rappresentato daun'acconciatura di infiorescenze, un in-censiere nello stile di Teotihuacnn e poiun nome calendariale e un soprannome.Tre dei nomi calendariali possono essereletti come segue. «5 Turchese», «12 Cra-nio» e «7 [?] N». (Il punto interrogativoindica che l'identificazione del numeronon è certa e la lettera N è la designazioneusata da Caso per questo glifo zapoteconon ancora identificato.)

Gli altri quattro viaggiatori sono nomi-nati sulla faccia inferiore della estela lisa.Questi nomi sono più facili da leggersi:«13 Nodo», «9 Scimmia», «i Gufo» e«Triplice voluta». (Quest'ultima designa-zione è un simbolo iconografico comune aTeotihuacnn.) I quattro viaggiatori ven-gono accolti da un governatore zapoteco

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il cui nome è dato come «8 [seguito da unglifo indecifrato]» e la cui residenza è in-dicata come «collina dell' 1 giaguaro».Iscrizioni sui bordi superiore e inferioredella stele n. 1 fanno riferimento aglistessi quattro viaggiatori in forma abbre-viata; si presentano le orme dei viaggiato-ri che si allontanano da un tempio nellostile di Tetitla.

Come hanno sottolineato i Millon, nes-suna raffigurazione di un personaggio diTeotihuacnn su un monumento zapotecoce lo presenta in costume militare o in attodi portare armi. Per esempio, le figure conacconciature a infiorescenze sui monu-menti della Piattaforma sud indossanocostumi cerimoniali e portano borse dicopale, l'incenso che veniva bruciato nelrituale mesoamericano. Se ne potrebbeconcludere che, mentre le relazioni fraMonte Albàn e alcuni altri suoi vicini era-no spesso ostili, la visita di personaggi diTeotihuaOn alla «collina dell'i giagua-ro» rientrava nell'ambito di relazioniesterne pacifiche.

Altre informazioni sulle relazioni esi-stenti fra Monte Albnn e Teotihuacnnvennero in luce nel 1936, quando sulTumulo X, a nord-est della Plaza princi-pale, fu scoperta una lastra incisa in tra-vertino lucidato. Su questa lastra, notacome la Upida de Bazki, sono rappre-sentate due figure. Una figura, quella disinistra, indossa abiti nello stile di Teoti-huacki e tiene in una mano una borsa dicopale. L'altra ha un costume di giaguaronello stile dei signori di Monte AlMn.Caso, che fu il primo a riconoscere nellafigura di sinistra un personaggio di Teoti-huackl, lesse questo nome calendarialecome «8 Turchese». Il nome del signoregiaguaro è «3 Turchese».

Ciascuna figura è accompagnata da unacolonna di glifi. Nessuno dei due testi con-tiene alcun segno calendariale cosicchépare plausibile che le iscrizioni siano so-stanzialmente narrative e che abbianoprobabilmente un carattere storico e poli-tico. Vi si allude due volte a Teotihuacki:con la raffigurazione di un'acconciatura ainfiorescenze (colonna A, glifo 6, in for-ma abbreviata A-6) e con la raffigurazio-ne di un piede che calza un sandalo nellostile di Teotihuacki (B-4). Il viaggio èindicato con orme (A-7 e B-6) e un di-scorso fiorito con volute che escono dauna testa (A-5) e da un «muso di giagua-ro» (B-7). Si osservano inoltre un incen-siere in stile zapoteco (A-8) e una manoche tiene un singolo chicco (A-4). Secon-do esposizioni del Cinquecento, gli indo-vini zapotechi si servivano di chicchi perdecidere problemi importanti. Qui la raf-figurazione di un singolo chicco può indi-care che, dopo la rimozione dei chicchi daun mucchio, a gruppi di due chicchi, diquattro e così via, nel modo prescritto nelCinquecento, il «numero dispari» rimastodecideva la soluzione che si doveva pren-dere. Le iscrizioni comprendono ancheun certo numero di glifi che raffiguranogesti compiuti con mani, del tipo che, se-condo quanto ho già avuto modo di sug-gerire, potrebbe rappresentare verbi diazione. Infine la serie di glifi da A-5 ad

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Le relazioni fra Monte Alban e Teotihuacan si riflettono nell'arte delle due città. La pitturamurale della facciata di un tempio di Teotihuacan nel distretto di Tetitla (a) è elaborata nelladecorazione di una ceramica di Teotihuacan (N. Una facciata di tempio nello stile di Tetitlacompare sulla Stele n. 1 a Monte Alban (si veda l'illustrazione della pagina a fronte). Il glifocalendariale zapoteco «9 Terremoto» (e) compare nello stipite dell'ingresso di un sepolcronell'enclave zapoteca a Teotihuacan; lo stesso elemento compare sul monumento n. 3 a San JoséMogote. Taluni dipinti murali a Teotihuacan (d) forniscono i particolari dell'acconciatura ainfiorescenze associata agli importanti viaggiatori provenienti da Teotihuacan. Questi personaggievidentemente impressionarono i maya del Guatemala, a giudicare da una rappresentazionesemplificata dell'acconciatura (e) su una ciotola rinvenuta nel sito di Kamilaliuy 1-1. Lo stesso stile diacconciatura di Teotihuacan appare a Monte Alban su monumenti come la Stele n. 8 (si vedal'illustrazione della pagina a fronte) e la Lapida de Bazan (f e illustrazione alla pagina seguente).

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aIscrizioni concernenti «visitatori» appaiono su quattro monumenti aiquattro angoli della Piattaforma sud nella Plaza principale di MonteAlban. Le iscrizioni trasmettono la stessa informazione in modi diversi:otto persone sono venute da Teotihuacan per una visita pacifica. L'i-scrizione in alto appare su un monumento noto come laestela lisa (steleliscia). Vi compaiono quattro personaggi, tutti rivolti verso destra. Iloro nomi, segnati in colore da sinistra a destra, sono (a) «13 Nodo», (b)«9 Scimmia», (c) «1 Gufo» e (d) «Triplice voluta». Immediatamenteprima di «Triplice voluta» compare il toponimo «Collina di 1 Giagua-ro» (e). Di fronte ai quattro personaggi è un sovrano zapoteco in abitiregali; il suo nome (f) è indicato come «8 [ignoto]». La secondaiscrizione appare sulla Stele n. 1. I visitatori non sono visibili ma sonoidentificati con i loro nomi; i nomi sono (a) «13 Nodo», (b) «3 [glifo Cdi Caso]» e (e) «9 Scimmia». Un quarto nome appariva probabilmentein fondo a destra, ma tale parte dell'incisione è andata perduta. A «9

Scimmia» sono associati un riferimento a Teotihuacan sotto formadella facciata di un tempio tipica di un distretto della città e un riferi-mento a un viaggio (in basso a destra) sotto forma di orme ascendenti.La terza iscrizione compare sulla Stele n. 8. I nomi ma non le immaginidei visitatori osservati nella quarta iscrizione appaiono nello stessoordine, da sinistra verso destra (in colore). A destra di ciascun nome c'èun incensiere, sormontato da un'acconciatura a infiorescenze. L'iscri-zione comprende il toponimo noto come segno di collina. All'internoc'è il segno della triplice voluta che è ricorrente nell'iconografia diTeotihuacan (si veda d nell'iscrizione in alto); il toponimo potrebberiferirsi perciò alla città. La quarta iscrizione si trova sulla Stele n. 7; vicompaiono quattro visitatori. Tre sono designati con un nome: (a) «7[?] [gufo N di Casol», (b) 5 [glifo D di Caso]» e (c) «12 Cranio». Tuttiportano l'acconciatura a infiorescenze che li identifica come inviati diTeotihuacan; i tre di cui si vedono le mani portano borse di copale.

A-7 potrebbe essere letta nel modo se-guente: «un rappresentante di Teotihua-can venne a conferire».

In attesa di una decifrazione completadella Lapida de Bazan io la consideroprovvisoriamente la registrazione di unaccordo fra rappresentanti delle due città.Secondo la mia interpretazione, i rappre-

sentanti viaggiavano, si incontravano,parlavano, consultavano indovini, e bru-ciavano incenso. Quest'ultima azionedoveva essere destinata a sancire la natu-ra vincolante del loro accordo, collocan-dolo in un contesto sacro. Era probabil-mente grazie a incontri diplomatici diquesto genere che Monte Alban e la sua

vicina molto maggiore Teotihuacan man-tenevano un distacco sociale sano, rego-lamentavano i loro confini tributari e pre-servavano il loro speciale rapporto.

Atorno al 600 d.C. la grande metropoli

di Teotihuacan fu praticamenteabbandonata. Molti fra i suoi templi e i

suoi edifici maggiori furono dati allefiamme. In teoria questa crisi avrebbepotuto dare ai governanti di Monte Albanun'opportunità favorevole per espandereil regno zapoteco. Per ragioni ignote,però, press'a poco alla stessa epoca ancheMonte Alban cominciò a declinare. Ben-ché la capitale zapoteca non venisse maiincendiata e mai abbandonata completa-mente, la costruzione di edifici pubbliciattorno alla Plaza principale ebbe terminealla conclusione del Periodo III, attornoal 700 d.C.

A partire da un valore massimo di30 000 abitanti circa nella sottofase IIIb,la popolazione di Monte Alban si contras-se rapidamente durante i successivi pe-riodi: Periodo IV (dal 700 al 1000 d.C.) ePeriodo V (dal 1000 al 1520). Attornoall'anno 1300 vi restava una popolazionedi soli 4000-8000 abitanti. Che cos'eraaccaduto? Blanton ha suggerito che fra imotivi che hanno contribuito a mantene-re a Monte Alban una grande popolazio-ne durante il Periodo III, deve essercistato il desiderio di fornire un elemento didissuasione contro possibili mire espan-sionistiche di Teotihuacan nella regionedi Oaxaca. In tal caso il crollo di Teoti-huacan deve aver fatto venir meno unofra gli incentivi principali al mantenimen-to di un grande centro urbano a MonteAlban. In ogni caso la confederazione cheper più di un millennio aveva fatto centroattorno a Monte Alban cominciò a dis-gregarsi, man mano che la popolazioneurbana andava spostandosi in vari centricivici e cerimoniali in concorrenza conMonte Alban a fondo valle. Solo all'arri-vo degli spagnoli nel 1529 la valle di 0a-xaca ritrovò la sua unità.

Molti dei vari centri in concorrenza fraloro (Cuilapan, Zaachila, Macuilxóchitl,Mitla, Matatlan, Lambityeco e altri) esi-stevano già come villaggi quando MonteAlban fu fondata in origine. Alcuni di essiavevano ricominciato a crescere verso lafine della sottofase Mb, come se avesseroprevista il declino della città collinare.Durante il Periodo IV tutti questi centriurbani nella valle si estesero rapidamen-te; questo fenomeno fu forse, in parte, ilrisultato di una semplice crescita interna,ma l'espansione dovette essere in parteanche una conseguenza dell'assorbimen-to di immigrati da Monte Alban. Molti frai centri della valle erano ancora importan-ti politicamente, economicamente e an-che come centri di culto, quando gli spa-gnoli redassero le prime estese descrizionidella popolazione zapoteca nel periodocompreso fra il 1579 e il 1581.

Alla fine del Periodo III e all'inizio delIV a Monte Alban si ebbe un'innovazio-ne: la comparsa di una nuova sorta dimonumento in pietra che designerò comeregistro genealogico. A differenza dellegrandi stele in pietra dei periodi prece-denti, che erano chiaramente destinate aessere osservate a distanza, i registri ge-nealogici sono piccoli e possono essereletti solo guardandoli da vicino. Ne homisurato molti, che sono alti solo da 50 a60 centimetri e larghi da 30 a 40. Anzichéessere sistemate in edifici pubblici, pare

che queste piccole pietre venissero instal-late nelle abitazioni dei membri dell'élitezapoteca o (come a Cuilapan e a Lambi-tyeco) collocate nei loro sepolcri. Le iscri-zioni sui registri non riecheggiano i temimilitaristici dei periodi anteriori di Mon-te Alban; esse annotano nascite, antenatie matrimoni dei sovrani e nobili zapotechidel tempo.

Particolarmente comuni sui registrisono raffigurazioni di matrimoni regali.Dopo il declino di Monte Alban, taliunioni furono uno fra i mezzi con cui glizapotechi contraevano alleanze politichefra comunità importanti. I coniugi regalisono collocati di solito l'uno di fronte al-l'altro, seduti su stuoie intrecciate o comesospesi su glifi collinari; in alcuni casisono inclusi anche i loro nomi calendaria-li. La coppia può essere raffigurata nel-l'atto di bruciare incenso o di dividersiuna coppa di cioccolata o di pulque, unabevanda ottenuta facendo fermentaregermogli di agave. Sopra le due figureappare un elemento glifico che Caso hadesignato come «mascelle del cielo», as-sieme ad altri elementi iconografici cheindicano una genealogia regale.

Sui registri genealogici più elaborati si

possono decifrare registrazioni di eventiche riguardano il personaggio reale. Peresempio, il registro può aprirsi col matri-monio dei genitori del soggetto cui si rife-risce, poi proseguire con la nascita delsoggetto e concludersi col matrimonio delsoggetto. Gli eventi sono raffigurati nellaforma di riquadri sovrapposti l'uno all'al-tro. Io credo che vadano letti dal basso,dove sono raffigurati gli eventi più anti-chi, verso l'alto, dove appaiono gli eventipiù recenti. Dovrebbero inoltre essereletti alternativamente da sinistra versodestra e da destra verso sinistra, nel si-stema di lettura noto come bustrofedico(dalla parola greca boustrophedon, a in-dicare che la direzione di lettura cambiada una riga all'altra, come si volge la dire-zione di aratura dei buoi arrivati alla finedel campo).

Tanto l'ordine di lettura di questi regi-stri quanto il loro contenuto sono moltosignificativi. Innanzitutto, può sembraresorprendente che un sistema di letturanoto in Europa al tempo della Greciaclassica sia stato inventato indipenden-temente nel Nuovo Mondo precolombia-no nella registrazione di informazioni dicarattere genealogico. Di fatto nel Nuovo

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La Làpida de Bazàn, una lastra di travertino lucidato, fu riportata inluce nel 1936 al Tumulo X, a nord-est della Plaza principale a MonteAlbàn. La figura a sinistra, «8 Turchese» (glifi in colore), è evidente-mente un visitatore proveniente da Teotihuacan. La figura a destra «3Turchese», nel costume di signore giaguaro, è presumibilmente il so-vrano, o un qualche alto funzionario, di Monte Albàn. Le due colonnedi glifi (A e B nel disegno in alto a sinistra) non comprendono alcunglifo calendariale; sembra perciò plausibile che si tratti di un testo

narrativo. Vi si allude due volte a Teotihuacàn: con un'acconciatura ainfiorescenze (A-6) e con un sandalo nello stile tipico di Teotihuacan(B-4). Il viaggio è indicato con orme (A-7, B-6) e il linguaggio fioritocon due volute (A-5, B-7). Il rituale è suggerito da un incensiere (A-8),la divinazione da una mano che tiene un singolo chicco (A-4). I glifi incui figurano mani (B-I, B-2) potrebbero essere verbi indicanti attivi-tà. Il monumento potrebbe commemorare un'occasione in cui rappre-sentanti delle due potenze si incontrarono per ratificare un accordo.

Mondo c'è un precedente di questo siste-ma fra i mixtechi, che erano vicini prossi-mi degli zapotechi. Nel Quattrocento enel Cinquecento i mixtechi, che vivevanoimmediatamente a nord e a ovest deglizapotechi, dipinsero documenti di carat-tere genealogico e di altro genere su pelledi cervo arrotolate e questi codici dove-vano essere letti in stile bustrofedico. Leorigini della tradizione di questo tipo discrittura mixteca rimangono oscure, ma lapossibilità che anche i registri genealogici

ficato come un segno di anno. La datapotrebbe essere quella del matrimoniodella coppia raffigurata nel riquadro su-periore.

Un secondo esempio è costituito da unfamoso registro genealogico rinvenuto inuna tomba a Noriega, non lontano daZaachila. L'iscrizione vi occupa tre ri-

Un registro genealogico rinvenuto a Zaachila, nella valle di Oaxaca, ritrae due generazioni di unafamiglia reale dopo il declino di Monte Albàn. Una lunga iscrizione occupa tre dei quattro bordi delregistro. La coppia reale nel riquadro inferiore è formata da «11 Scimmia» (glifi colorati superiori)e «6 [o forse 8] Fiore,, (glifi inferiori) a seconda che i due punti numerali dietro le spalle dell'uomosiano o no glifi aggiunti al suo nome. Il riquadro superiore documenta il matrimonio di una coppiaregale. Dalle «mascelle del cielo» (in alto) emerge una figura (acni profilo è marcato in colore) chetiene in mano una collana di perline. I nomi dei due coniugi sono (in colore) «3 Serpente» (a si-nistra) e «6 Terremoto» (a destra) e compaiono anche nell'iscrizione (in colore in alto a destra).

zapotechi, incisi su pietra fra il 700 e il900 d.C., dovessero essere letti in dire-zioni alternate, suggerisce che questo si-stema fosse molto antico nel NuovoMondo.

arà istruttivo esaminare un registrogenealogico zapoteco nei particolari.

Ho scelto come esempio uno di questidocumenti, che è conservato oggi al Mu-seo Nacional de Antropologia a Città delMessico. Si dice che provenga da Zaachi-la, un sito del fondo valle la cui importan-za ebbe un momento di fulgore in coinci-denza col declino di Monte Albàn; pareche tale documento registri due genera-zioni di una famiglia reale. Nel riquadrosuperiore c'è una tipica scena di matri-monio. Un uomo è seduto su una stuoiaintrecciata e una donna è inginocchiatadavanti a lui; ciascuna delle due figureregge un vaso in ceramica. Il nome calen-dariale della donna è «3 Serpente» e quel-lo dell'uomo è «6 Terremoto». (Il glifodel serpente corrisponde al glifo M diCaso; il glifo del terremoto corrispondeinvece al suo glifo L.) Al di sopra dellacoppia sono raffigurate le «mascelle delcielo», affiancate da gusci di conchigliestilizzati. Dalle «mascelle del cielo» di-scende un personaggio, forse ancestrale oforse mitico, il quale tiene in una mano unfilo di perline.

Nel riquadro inferiore si vede una cop-pia più anziana, seduta su segni collinari.Secondo l'ordine di lettura da me propo-sto dovrebbe trattarsi presumibilmente diantenati del marito o della moglie raffigu-rati nel riquadro superiore. Il nome delladonna è «11 Scimmia». (Il glifo dellascimmia è il glifo O di Caso.) Il nomedell'uomo, a seconda se i due punti dietrola sua schiena siano o no legati al punto ealla barra davanti alle sue ginocchia, è o«6 Fiore» o «8 Fiore». (Il glifo del fiore èil glifo D di Caso.)

Un carattere sorprendente di questoregistro è una serie di 13 segni di giorni edi coefficienti numerici che cominciano adestra in alto e corrono lungo il bordodestro della piccola lastra di pietra. Essisono tutti glifi calendariali tratti dal ca-lendario rituale di 260 giorni, ma sonodisposti in un ordine che non dà alcunsenso calendariale. È forse un elenco dinomi di persona? A sostegno di una taleinterpretazione c'è il fatto che la serieinclude il nome dei due personaggi raffi-gurati nel riquadro superiore, «3 Serpen-te» e «6 Terremoto». Io ho avanzato l'i-potesi che la serie verticale registri i nomidegli antenati del marito o della moglie (odi entrambi) che sono raffigurati nel ri-quadro superiore.

Alla serie verticale si accompagnano,nella parte inferiore del registro, due co-lonne più brevi di glifi che non sono com-piutamente interpretabili. Una colonnacomprende l'immagine di una mano de-stra aperta, la quale potrebbe rappresen-tare anche qui un verbo di azione. L'altracolonna deve registrare una data; essacomprende l'espressione calendariale «8[seguito dal glifo N di Caso]», la quale èsovrastata da un glifo che Caso ha identi-

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Registro rinvenuto a Noriega, un altro sito nella valle di Oaxaca. Esso comprende, nel riquadroinferiore, le «mascelle del cielo» (profilo marcato in colore) e due teste di rettili (in colore). Nelriquadro centrale, che va letto da sinistra a destra, una donna, «2 Acqua» (glifi superiori incolore), partorisce un bambino «2 Vaso» (glifi inferiori). Un uomo col capo ricoperto daun'acconciatura è raffigurato al centro; a destra il bambino è ora abbastanza grande da star seduto.Esso guarda verso una figura maschile, forse il padre. Nel riquadro superiore, che va letto dadestra verso sinistra, ricompare la madre del bambino, la quale impugna una sorta di scettro. Alcentro ricompare il bambino, ancora cresciuto; un adulto non identificato gli sistema la bendasulla testa. Il bambino è rivolto verso un uomo in fondo a destra: anche in questo caso, forse, ilpadre (le acconciature sono simili). Al centro in alto si vede una «tartaruga volante» (profilomarcato con colore): la sua testa assomiglia alle teste di rettili nel riquadro in basso. Essa reca ilnome «5 Cranio» (glifi colorati). L'immagine della tartaruga, come le «mascelle del cielo»,rafforzava il contesto genealogico dell'iscrizione: gli ascendenti reali dell'erede nuovo nato.

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quadri. I riquadri superiore e centralesembrano ricostruire la vita di un giovanenobile dalla nascita all'adolescenza. Ilriquadro inferiore riproduce nuovamentele «mascelle del cielo», le quali appaiono

al di sopra di un segno di collina fiancheg-giato da due teste di rettili. In quella chepotrebbe essere una scena ancestrale omitica un uomo di nome «10 Vaso [?]» euna donna di nome «9 Serpente» appaio-

no lateralmente rispetto alle «mascelledel cielo».

Il riquadro centrale va letto eviden-temente da sinistra verso destra. Proce-dendo in tale ordine, si vede a sinistrauna donna, «2 Acqua», che partorisceun bambino, «2 Vaso [?]». Al centro èuna grande figura maschile con un'ac-conciatura caratteristica; quest'uomooffre qualcosa al bambino. A destra ilfiglio, ora abbastanza grande da stareseduto, sta di fronte a una figura ma-schile, forse il padre. Se ora si rovescial'ordine di lettura e si comincia dallaparte destra del riquadro in alto, sivede di nuovo la madre del bambino.Essa tiene in mano un bastone decoratosimile a quelli che compaiono su mo-numenti maya contemporanei. Al cen-tro riappare il bambino, ora molto cre-sciuto; un adulto non identificato glisistema la benda sulla testa. A sinistraappare l'uomo, anche qui forse il padredel bambino, che nel riquadro centralecompariva a destra.

Il riquadro superiore è dominato da unaltro elemento iconografico zapoteco:una «tartaruga volante». Essa ha il nome«5 Cranio». La testa della tartaruga è si-mile per aspetto alle altre teste di rettiliche figurano nel riquadro inferiore. Talu-ni documenti storici suggeriscono che glizapotechi visualizzassero talvolta le «nubisacre» dalle quali i loro sovrani erano di-scesi nella forma di tartarughe volanti.Così entrambi gli elementi iconograficidel registro di Noriega, le «mascelle delcielo» e la «tartaruga volante», si conci-liano perfettamente col concetto di unaregistrazione genealogica.

uesta rassegna di iscrizioni zapotechedei periodi più tardi porta la mia

discussione a un punto in cui è possibileun compendio complessivo. Innanzitutto,credo sia chiaro che tutte le iscrizioni za-poteche, antiche o recenti, siano associate.alla storia politica zapoteca. È possibileidentificare tendenze evolutive? Secondome è evidente un progresso da una fasearcaica, in cui il «messaggio» di un'iscri-zione veniva trasmesso direttamente so-prattutto attraverso figure, a una fase po-steriore in cui segni glifici molto più com-plessi servivano a elaborare il messaggiofigurato.

Per esempio, fu nel Periodo I che furo-no creati il maggior numero di monumen-ti a Monte Albàn, i 300 e più «danzatori».L'impressione generale suscitata da que-sta esibizione dovette essere molto forte,ma i singoli monumenti trasmettevanoun'informazione relativamente limitata.Per il Periodo II si conosce un numeromolto minore di documenti, una cinquan-tina in tutto, ma alcuni di essi recano dop-pie file di glifi, e i singoli monumenti tra-smettono una quantità di informazionemolto maggiore di quella trasmessa daciascun monumento dei «danzatori». Difatto molti glifi zapotechi fecero la lorocomparsa per la prima volta nel PeriodoII. Infine la prima sottofase del PeriodoIII è abbastanza povera di monumenti: inessa furono eretti a Monte AlN..n solo una

quindicina di monumenti. Il numero e lavarietà dei glifi che compaiono in essirappresentano però un altro passo avantisostanziale nella quantità di informazionetrasmessa.

-Per ricapitolare, nella prima fase dellastoria zapoteca i temi comuni dei monu-menti erano scene di prigionieri ed elen-chi di posti conquistati. Il tipo di propa-ganda che si riflette in queste stele è quel-lo che si può associare a uno Stato emer-gente che sta lottando per assumere ilcontrollo su regioni in precedenza auto-nome e vuole scoraggiare le resistenze.Una volta che Monte Alb gn fu diventatoun grande centro urbano, la capitale diquello che era incontestabilmente lo Sta-to più potente negli altipiani del Messicomeridionale, i suoi monumenti comincia-no a presentare attinenza con la diploma-zia. La Lgpida de Bazgn e le quattro steleagli angoli della Piattaforma sud rifletto-no rapporti pacifici degli zapotechi conTeotihuacgn. Con il declino di MonteAlbgn dopo il Periodo III e il progressivosviluppo di centri competitivi minori nellavalle di Oaxaca. una fra le preoccupazioniprincipali della nuova élite zapoteca di-venne l'affermazione del proprio statusregale.

Per quanto concerne le iscrizioni mo-numentali, tale affermazione fu consegui-ta per mezzo dei registri genealogici: do-cumenti che celebravano il matrimonio egli avi del sovrano e che in alcuni casivenivano collocati anche nel vestibolo delsepolcro reale, dove il documento avreb-be potuto essere consultato da futuregenerazioni. Anche dopo la conquistaspagnola, come dimostra il Lienzo deGuevea, la popolazione zapoteca conti-nuò a manifestare grande interesse per gliantenati dei propri sovrani e per le lastredi confine, sulle quali erano incisi i nomidelle rispettive località, che definivano illoro territorio.

Oggi siamo ancora molto lontani dal-l'essere in grado di «leggere» la

scrittura zapoteca nel modo in cui sap-piamo leggere i geroglifici egiziani e an-che quelli maya. Gli argomenti principaliche attendono di essere studiati ulterior-mente sono gli elenchi di luoghi menzio-nati nella forma di pietre di confine im-portanti, i «gesti delle mani» che potreb-bero rappresentare verbi di azione, i glifinon calendariali che appaiono connessi ainformazione politica e rituale, la correla-zione fra i calendari zapotechi e quelloeuropeo, le corrispondenze fra la scritturazapoteca e la lingua parlata zapoteca einfine la relazione evolutiva esistente frail sistema di scrittura zapoteca e quelli deimixtechi, degli aztechi e dei maya. Soloquando si saranno fatti sufficienti pro-gressi nella conoscenza di questi argo-menti sarà possibile valutare a fondo ilcontributo dato da questo popolo notevo-le all'introduzione della scrittura nell'A-merica precolombiana. E si tratta di uncontributo che dev'essere inteso nei suoitermini propri e non semplicemente infunzione di sistemi posteriori e meglioconosciuti.

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