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La saga dei Caimi DI BENEDETTA DE MICHELI Dal capannone con il tornio in lastra del ’49, al laboratorio di prodotti d’avanguardia Così un patriarca e quattro figli continuano a dare lezioni di design per la casa e l’ufficio O GGETTI F AMILIARI C ominciò con una scommessa: un capannone in mezzo alla campagna, qualche «tornio in lastra» e alcune presse meccaniche, pochissimi soldi, molte cam- biali e la materia prima, ossia un mucchio di idee. Era il ’49 e in mezzo alla campagna di Nova Milanese muove- va così i primi passi la Caimi Pentolux, azienda specia- lizzata in articoli per la cucina. Concorrenza, pratica- mente zero, in quella terra di contadini: solo due fabbri e due filande. Registi dell’operazione: Renato Caimi, classe 1926, capostipite della famiglia e il fratello Mario, «novesi» purosangue dal 1300. Chi l’avrebbe mai detto che, più tardi, molto più tardi, sarebbero entrati nell’arena anche i quattro figli di Renato? E che, tempo qualche anno, il piccolo gruppo si sarebbe tra- sformato in una «macchina da guerra» per creare e produrre? La società sarebbe diventata la Caimi Brevetti S.p.A. Oggi il nome vuol dire com- plementi per la casa, arreda- menti per l’ufficio, accessori e tanto altro ancora. Vuol dire design e produzione, invenzione dell’oggetto e in- gegnerizzazione, ma anche esportazione in Europa, nei nuovi paesi della Comunità, e in Oriente (in totale in 50 nazioni). Ogni anno, un giro d’affari di 20 milioni di eu- ro e 1.100.000 pezzi spediti. Miracoli della famiglia pa- triarcale? Sì, anche se oggi il «vecchio» non ne vuol sa- pere di fare il generale «perché — precisa — qui ognu- no è libero di muoversi come vuole e io non ho mai co- mandato nessuno». Eppure la loro avventura nasce da un’organizzazione scientifica e rigorosa del lavoro, viceversa sarebbe stato impossibile partire dal niente e arrivare al tutto, cioè al- la consacrazione sul piano nazionale e internazionale. I 57 anni di attività della Caimi Brevetti, infatti, sono fini- ti alla Triennale di Milano con una mostra dal titolo si- gnificativo Oggi è già domani (fino al 10 aprile). In vetri- na un bel po’ di storia: dalla prima caffettiera con bloc- caggio a molla (1948,) al bollitore in alluminio anodizza- to colorato (1958); dal «posacenere a sacco» (1968), al- l’epoca un must che ha fatto il giro del mondo, al porta- riviste pieghevole (1975); fino alle creazioni di adesso come la seduta monoscocca e i sistemi di schermi divi- sori in acciaio. Organizzazione del lavoro, si diceva: l’ottantenne Re- nato fa il presidente; Franco, 41 anni, coordina; Loren- zo, nato nel ’61, si occupa dell’amministrazione e delle vendite; a Giorgio, del ’68, si devono immagine, proget- tazione e design; Gianni, 47 anni, segue la produzione e la logistica. Lavorano con loro 70 dipendenti, otto dei quali sono impegnati stabilmente nella ricerca dei nuo- vi prodotti (il Caimi Lab). L’attività è frenetica, per i quattro fratelli. Arrivano alle 8 e quasi sempre se ne van- no verso le 22: «Siamo indipendenti l’uno dall’altro — dice Franco — tanto che a volte è veramente difficile vedersi. Ma ci sentiamo in continuazione, l’interscam- bio è continuo». Eccolo, il segreto dei Caimi: non han- no bisogno di riunirsi in consigli di amministrazione, basta una telefonata di uno di loro e si vedono per pran- zo. Così l’attività va avanti come un violino: «Un rim- pianto? Di non avere un fratello in più», dice Lorenzo. Ma torniamo alle origini. A quando in azienda ci si andava con gli zoccoli. Nel ’49 il patriarca è ancora un giovane disegnatore della Saom, una ditta di accessori controllata dalla Bianchi, storica fabbrica di biciclette. L’idea della Caimi Pentolux è appassionante e Renato sopporta il doppio lavoro: di giorno alla Saom, la sera alla Caimi. Non c’è niente che non faccia per la sua so- cietà: forte delle esperienze in fabbrica, progetta, dise- gna sulla carta da pacco, crea stampi e prototipi, pensa alle vendite. La produzione dei primi oggetti è limitata perché i macchinari sono pochi. Ma con il passare del tempo la situazione cambia e la Caimi arriva ad amplia- re il ventaglio dei suoi prodotti. Dagli articoli per la casa si allarga a quelli per fumatori (1960-1970). Sono anni di crescita costante. Poi un giorno si fa avanti Franco. Ha 16 anni: «Papà voglio fare come te». Detto, fatto: la- voro durante il giorno, scuola alla sera (stesso Istituto tecnico superiore del padre). Una passione che finisce per contagiare anche Giorgio, Lorenzo (laurea in econo- mia e commercio alla Bocconi), Gianni. Ogni tanto è necessaria qualche tirata d’orecchi. A quel punto, però, chi li ferma più i Caimi? Agli inizi de- gli anni Ottanta l’azienda passa a occuparsi anche dei complementi per ufficio. Crea appendiabiti, cestini, portaombrelli. È in quel periodo che si evolve il concet- to del luogo di lavoro: addio uffici tristi e anonimi, largo sempre di più a posti a misura d’uomo, dove il colore diventa importante. Ma la svolta, quella vera, in casa Caimi avviene negli anni Novanta, quando l’azienda si dà alla produzione di sistemi per ufficio e inizia a legarsi ai grandi desi- gner. Sui tavoli dei quattro fratelli e del padre arrivano i progetti di De Lucchi, Bellini, Forcolin, Sadler e tanti al- tri. A volte loro propongono l’idea e Caimi la realizza, anche tecnologicamente ; più spesso è la Caimi a pro- porre un oggetto e a chiedere poi al designer di tradurlo in una forma, quando non è la stessa azienda a occupar- sene attraverso i suoi designer: «Cerchiamo sempre di unire l’aspetto tecnologico alla forma dell’oggetto — di- ce Lorenzo —. Per esempio, la sedia Pitagora : siamo sta- ti noi a creare quella particolare scocca in metallo gra- zie alla quale la sedia è autoportante». Diavolerie della ricerca. In via Brodolini (sede del- l’azienda), lo studio delle forme e dell’«anima» degli og- getti è in effetti una vecchia abitudine che ha permesso al gruppo di prendere il largo. Non a caso, design e tec- nica, passione di famiglia, sono spesso oggetto di semi- nari tenuti a turno dai giovani Caimi nelle università e nelle scuole. Lo dice anche il nome dell’azienda che qui si è specializzata in invenzioni: Caimi Brevetti S. p. A.. Per questo esiste il Caimi Lab, un team di architetti, de- signer e tecnici, che passa le giornate a inventare e pro- porre prodotti e sistemi e quindi a decidere le tendenze di domani. Ma non è sempre facile indovinare i gusti che la gente avrà fra tre anni: «Osare, bisogna saper osa- re — spiega Franco Caimi — il segreto sta nell’avere la capacità di rischiare puntando su colori, forme e funzio- ni che ancora non sono entrati nell’immaginario collet- tivo. È fondamentale riuscire ad anticipare i tempi, an- che perché in un mercato sempre più globalizzato, la concorrenza è agguerrita e fortissima». Quanto all’ispirazione, «non è un problema, gli spun- ti per un’idea sono infiniti». Basta notare un oggetto, vi- sitare una fiera, parlare con un cliente e arriva l’illumi- nazione. «Pensi che guardando i binari del treno ci è venuto in mente il progetto di un libreria...». La sedia Senzatempo In filo d’acciaio cromato, con bordi in doppio tondino d’acciaio accoppiato che ne garantiscono la solidità. Design Caimi Lab La lampada Battista Paralume di vetro, con stelo in acciaio cromato, base portaoggetti e particolari in alluminio. Design Michele De Lucchi I P RODOTTI DI S UCCESSO MARCO SCARPA Una mostra alla Triennale rende omaggio all’inventiva del gruppo di Nova Milanese che ha una squadra di «esploratori» di tendenze. «Cerchiamo sempre di unire l’aspetto tecnologico alla forma. Bisogna osare per anticipare l’immaginario collettivo» Il tavolo Jasper La struttura è di alluminio verniciato, con piano in vetro temperato e molato. I piedini sono regolabili. Design Pietro Arosio Il «séparé» Geko Modulo di forma esagonale, in plastica trasparente, che si può assemblare con più pezzi e in vari modi, per esempio per creare una parete divisoria o una tenda. Design Iacchetti + Ragni Aroundesign Studio «Task force » I fratelli Caimi con il padre Renato. Da sinistra, Lorenzo, Gianni, Giorgio e Franco. Insieme, hanno creato un’azienda con 70 dipendenti e un fatturato di 20 milioni di euro, ed esporta prodotti in tutta Europa, oltre che in Oriente Il portacenere Universal Il primo «posacenere a sacco» con coperchio apribile. Inventato e prodotto da Renato Caimi nel 1968, diventò all’epoca uno degli oggetti simbolo del design italiano e fece il giro del mondo. La base è formata da un sacco in tessuto o in pelle riempito di piccole sfere metalliche 27 Mode e Modi Mercoledì 5 Aprile 2006 Corriere della Sera

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La saga dei Caimi

D I B E N E D E T T A D E M I C H E L I

Dal capannone con il tornio in lastra del ’49, al laboratorio di prodotti d’avanguardiaCosì un patriarca e quattro figli continuano a dare lezioni di design per la casa e l’ufficio

OGGETTI FAMILIARI

C ominciò con una scommessa: un capannone inmezzo alla campagna, qualche «tornio in lastra» e

alcune presse meccaniche, pochissimi soldi, molte cam-biali e la materia prima, ossia un mucchio di idee. Era il’49 e in mezzo alla campagna di Nova Milanese muove-va così i primi passi la Caimi Pentolux, azienda specia-lizzata in articoli per la cucina. Concorrenza, pratica-mente zero, in quella terra di contadini: solo due fabbrie due filande. Registi dell’operazione: Renato Caimi,classe 1926, capostipite della famiglia e il fratello Mario,«novesi» purosangue dal 1300. Chi l’avrebbe mai dettoche, più tardi, molto più tardi,sarebbero entrati nell’arenaanche i quattro figli di Renato?E che, tempo qualche anno, ilpiccolo gruppo si sarebbe tra-sformato in una «macchina daguerra» per creare e produrre?La società sarebbe diventatala Caimi Brevetti S.p.A.

Oggi il nome vuol dire com-plementi per la casa, arreda-menti per l’ufficio, accessori e tanto altro ancora. Vuoldire design e produzione, invenzione dell’oggetto e in-gegnerizzazione, ma anche esportazione in Europa, neinuovi paesi della Comunità, e in Oriente (in totale in 50nazioni). Ogni anno, un giro d’affari di 20 milioni di eu-ro e 1.100.000 pezzi spediti. Miracoli della famiglia pa-triarcale? Sì, anche se oggi il «vecchio» non ne vuol sa-pere di fare il generale «perché — precisa — qui ognu-no è libero di muoversi come vuole e io non ho mai co-mandato nessuno».

Eppure la loro avventura nasce da un’organizzazionescientifica e rigorosa del lavoro, viceversa sarebbe statoimpossibile partire dal niente e arrivare al tutto, cioè al-la consacrazione sul piano nazionale e internazionale. I57 anni di attività della Caimi Brevetti, infatti, sono fini-ti alla Triennale di Milano con una mostra dal titolo si-

gnificativo Oggi è già domani (fino al 10 aprile). In vetri-na un bel po’ di storia: dalla prima caffettiera con bloc-caggio a molla (1948,) al bollitore in alluminio anodizza-to colorato (1958); dal «posacenere a sacco» (1968), al-l’epoca un must che ha fatto il giro del mondo, al porta-riviste pieghevole (1975); fino alle creazioni di adessocome la seduta monoscocca e i sistemi di schermi divi-sori in acciaio.

Organizzazione del lavoro, si diceva: l’ottantenne Re-nato fa il presidente; Franco, 41 anni, coordina; Loren-zo, nato nel ’61, si occupa dell’amministrazione e delle

vendite; a Giorgio, del ’68, si devono immagine, proget-tazione e design; Gianni, 47 anni, segue la produzione ela logistica. Lavorano con loro 70 dipendenti, otto deiquali sono impegnati stabilmente nella ricerca dei nuo-vi prodotti (il Caimi Lab). L’attività è frenetica, per iquattro fratelli. Arrivano alle 8 e quasi sempre se ne van-no verso le 22: «Siamo indipendenti l’uno dall’altro —dice Franco — tanto che a volte è veramente difficilevedersi. Ma ci sentiamo in continuazione, l’interscam-bio è continuo». Eccolo, il segreto dei Caimi: non han-no bisogno di riunirsi in consigli di amministrazione,basta una telefonata di uno di loro e si vedono per pran-zo. Così l’attività va avanti come un violino: «Un rim-pianto? Di non avere un fratello in più», dice Lorenzo.

Ma torniamo alle origini. A quando in azienda ci siandava con gli zoccoli. Nel ’49 il patriarca è ancora un

giovane disegnatore della Saom, una ditta di accessoricontrollata dalla Bianchi, storica fabbrica di biciclette.L’idea della Caimi Pentolux è appassionante e Renatosopporta il doppio lavoro: di giorno alla Saom, la seraalla Caimi. Non c’è niente che non faccia per la sua so-cietà: forte delle esperienze in fabbrica, progetta, dise-gna sulla carta da pacco, crea stampi e prototipi, pensaalle vendite. La produzione dei primi oggetti è limitataperché i macchinari sono pochi. Ma con il passare deltempo la situazione cambia e la Caimi arriva ad amplia-re il ventaglio dei suoi prodotti. Dagli articoli per la casasi allarga a quelli per fumatori (1960-1970). Sono annidi crescita costante. Poi un giorno si fa avanti Franco.Ha 16 anni: «Papà voglio fare come te». Detto, fatto: la-voro durante il giorno, scuola alla sera (stesso Istitutotecnico superiore del padre). Una passione che finisceper contagiare anche Giorgio, Lorenzo (laurea in econo-mia e commercio alla Bocconi), Gianni.

Ogni tanto è necessaria qualche tirata d’orecchi. Aquel punto, però, chi li ferma più i Caimi? Agli inizi de-gli anni Ottanta l’azienda passa a occuparsi anche deicomplementi per ufficio. Crea appendiabiti, cestini,portaombrelli. È in quel periodo che si evolve il concet-to del luogo di lavoro: addio uffici tristi e anonimi, largosempre di più a posti a misura d’uomo, dove il colorediventa importante.

Ma la svolta, quella vera, in casa Caimi avviene neglianni Novanta, quando l’azienda si dà alla produzionedi sistemi per ufficio e inizia a legarsi ai grandi desi-gner. Sui tavoli dei quattro fratelli e del padre arrivano iprogetti di De Lucchi, Bellini, Forcolin, Sadler e tanti al-tri. A volte loro propongono l’idea e Caimi la realizza,anche tecnologicamente ; più spesso è la Caimi a pro-porre un oggetto e a chiedere poi al designer di tradurloin una forma, quando non è la stessa azienda a occupar-sene attraverso i suoi designer: «Cerchiamo sempre diunire l’aspetto tecnologico alla forma dell’oggetto — di-ce Lorenzo —. Per esempio, la sedia Pitagora : siamo sta-ti noi a creare quella particolare scocca in metallo gra-zie alla quale la sedia è autoportante».

Diavolerie della ricerca. In via Brodolini (sede del-l’azienda), lo studio delle forme e dell’«anima» degli og-getti è in effetti una vecchia abitudine che ha permessoal gruppo di prendere il largo. Non a caso, design e tec-nica, passione di famiglia, sono spesso oggetto di semi-nari tenuti a turno dai giovani Caimi nelle università enelle scuole. Lo dice anche il nome dell’azienda che quisi è specializzata in invenzioni: Caimi Brevetti S. p. A..Per questo esiste il Caimi Lab, un team di architetti, de-signer e tecnici, che passa le giornate a inventare e pro-porre prodotti e sistemi e quindi a decidere le tendenzedi domani. Ma non è sempre facile indovinare i gustiche la gente avrà fra tre anni: «Osare, bisogna saper osa-re — spiega Franco Caimi — il segreto sta nell’avere lacapacità di rischiare puntando su colori, forme e funzio-ni che ancora non sono entrati nell’immaginario collet-tivo. È fondamentale riuscire ad anticipare i tempi, an-che perché in un mercato sempre più globalizzato, laconcorrenza è agguerrita e fortissima».

Quanto all’ispirazione, «non è un problema, gli spun-ti per un’idea sono infiniti». Basta notare un oggetto, vi-sitare una fiera, parlare con un cliente e arriva l’illumi-nazione. «Pensi che guardando i binari del treno ci èvenuto in mente il progetto di un libreria...».

La sediaSenzatempoIn filo d’acciaiocromato, con bordiin doppio tondinod’acciaio accoppiatoche ne garantisconola solidità.Design Caimi Lab

La lampadaBattistaParalume di vetro,con stelo inacciaio cromato,base portaoggettie particolari inalluminio. DesignMichele De Lucchi

I P R O D O T T I D I S U C C E S S O

MAR

COSC

ARPA

Una mostra alla Triennale rende omaggio all’inventiva del

gruppo di Nova Milanese che ha una squadra di «esploratori» di

tendenze. «Cerchiamo sempre di unire l’aspetto tecnologico alla

forma. Bisogna osare per anticipare l’immaginario collettivo»

Il tavolo Jasper La struttura è di alluminioverniciato, con piano in vetro temperato e molato.I piedini sono regolabili. Design Pietro Arosio

Il «séparé» Geko Modulo di forma esagonale, inplastica trasparente, che si può assemblare con più pezzi ein vari modi, per esempio per creare una parete divisoriao una tenda. Design Iacchetti + Ragni Aroundesign Studio

«Task force »I fratelli Caimi con il padreRenato. Da sinistra, Lorenzo,Gianni, Giorgio e Franco.Insieme, hanno creatoun’azienda con 70 dipendenti eun fatturato di 20 milioni di euro,ed esporta prodotti in tuttaEuropa, oltre che in Oriente

Il portacenere UniversalIl primo «posacenere a sacco» concoperchio apribile. Inventato eprodotto da Renato Caimi nel 1968,diventò all’epoca uno degli oggettisimbolo del design italiano e fece ilgiro del mondo. La base è formatada un sacco in tessuto o in pelleriempito di piccole sfere metalliche

27Mode e Modi Mercoledì 5 Aprile 2006 Corriere della Sera