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La ruota delle stagioni Il ciclo delle vita Il cerchio dello zodiaco Direttore Responsabile Sergio Rassu Via Rio Torbido, 40 - Genova (Italy) Tel. 010 83.401 Genova 2007 40 Paola Muzi Letterario Caleidoscopio ISSN 1120-6756 Direttore Culturale Maria Teresa Petrini www.medicalsystems.it

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Editoriale

Il saggio della collega Paola Muzi, come già si evince dal titolo: “La ruota delle stagioni, il ciclo della vita e il cerchio

dello zodiaco” è intrigante e misterioso.Il titolo non è di fantasia per “etichettare” il libro, ma illustra

il contenuto dello scritto.E’ un saggio importante, dotto ed avvincente; molti dati ed

avvenimenti li abbiamo incontrati nella nostra vita di studenti o di insegnanti, ma mai così equilibratamente e compiutamente esposti.

La scrittrice è riuscita, con arte sapiente, e sottolineo sapiente, a legare: storia, geografia, astronomia, in modo così naturale, da sembrare od essere, l’uno la conseguenza dell’altro.

E’ un andare e tornare nello spazio e nel tempo, i millenni sono manciate di attimi, gli astri, le costellazioni, ornamenti dell’Universo che l’uomo ha studiato “fin da quando viveva ancora allo stato primitivo ed ha sentito l’esigenza di stabilire con esattezza in quale luogo ed in quale periodo temporale stava vivendo”.

Si sarà sentito confortato, il nostro piccolo e spesso solo anti-co antenato, nel guardare le immutabili stelle, così gli saranno sembrate.

Ma il nostro piccolo uomo diventerà un popolo, tanti popoli: gli Accadi, i Babilonesi, gli Assiri, i Sumeri, gli Ellenici, i Romani e tutti subiranno il fascino e studieranno gli astri.

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Per alcuni diventeranno i loro dei; dei ai quali rivolgersi nei momenti difficili della vita e ringraziare quando le situazioni erano meno dure.

Ci prende per mano la scrittrice e ci presenta o ripresenta: Tolomeo, Copernico, Ippocrate, Keplero ed il sommo Poeta Dante Alighieri ed il grande Leonardo da Vinci.

Persino le fiabe ed i loro simbolismi sono mescolate con sapiente alchimia.

Da questo amalgama di popoli, dal distillato del loro sapere, dai loro uomini migliori, dai nostri uomini migliori, è nata una identità culturale, ricchezza comune, trampolino di lancio verso le nuove frontiere del sapere.

Nulla sfugge alla attenta ricerca capillare della scrittrice, nep-pure i Musicals degli anni sessanta, è un modo nuovo e perso-nale di esporre la storia dell’umanità, ma è efficace ed incisivo in modo sorprendente.

Al termine di questa lettura ci ritroveremo: più ricchi, più colti, più saggi e molto, molto orgogliosi di discendere da quel piccolo uomo che osservava le stelle.

Maria Teresa Petrini

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Ringraziamenti

Grazie agli Uomini dell’Era del LeoneGrazie al Popolo degli Accadi

Grazie ai Sacerdoti dell’Antica Babiloniae

Grazie al Prof Mauro Bolognache mi ha permesso di evocarli

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Introduzione

Fin da quando viveva ancora allo stato primitivo, l’uomo ha sentito l’esigenza di stabilire con esattezza in quale luogo e in quale periodo temporale stava vivendo.

Per le genti che vivevano a contatto diretto con la natura, nelle notti limpide, quando il cielo non appariva oscurato dalle luci, le stelle costituivano un importante punto di riferimento, e l’unico marcatore del tempo era rappresentato dall’alternarsi delle stagioni, dal susseguirsi del giorno con la notte, dal variare della posizione delle stelle.

Secondo le concezioni più antiche, la Terra era al centro del-l’universo, sostenuta e circondata da un oceano sotto il quale si apriva una cavità che rappresentava il mondo dei morti; sulle acque dell’oceano poggiava la cupola celeste, nella quale si libravano il Sole, la Luna e i Pianeti. Il governo della Terra era affidato alle divinità del Cielo sovrastante, che si manifestavano attraverso i pianeti e le stelle.

Ben presto gli uomini scoprirono che la vita della natura, degli animali, e la loro stessa vita avevano una certa relazione coi movimenti del Sole, della Luna, dei pianeti e delle costella-zioni.

Gli Accadi, un popolo che viveva in una regione situata a Nord del luogo dove 4500 anni fa sarebbe sorta Babilonia, furo-no i primi a studiare i fenomeni astronomici e a formulare quelle regole che costituiscono ancora oggi il contenuto dell’Astro-logia. In epoche successive, le loro teorie sul movimento dei pianeti, del Sole e della Luna furono codificate dai babilonesi, i quali già quattromila anni fa conoscevano numerose stelle fisse ed alcune costellazioni, tra cui certamente le Pleiadi e Orione alle quali diedero il nome. Quando gli Assiri conquistarono la Babilonia, ne rispettarono la grande civiltà. Il re Assurbanipal, al fine di preservare un così grande patrimonio culturale, lo fece trascrivere ed ordinare su tavolette di creta.

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La tradizionale concezione della corrispondenza tra Cielo e Terra, propria del mondo assiro babilonese, a poco a poco venne completata dal concetto di Uomo e Cosmo. Il pensiero greco svol-se una parte decisiva in questa evoluzione. Per Eraclito, tutte le cose erano il prodotto della tensione tra opposti che si attraggo-no e si respingono. Pitagora, a sua volta, affermava il concetto di armonie universali, di corrispondenza tra meccaniche celesti e musica, tra macrocosmo e microcosmo. La concezione del moto ciclico pitagorico e la teoria della tensione tra gli opposti, propria di Eraclito, trovarono un completamento nelle basi astrologiche gettate dai babilonesi e contribuirono a diffonderle. Una delle prime scuole di astrologia venne aperta nell’isola greca di Cos, ad opera di Berosio, astrologo e matematico caldeo.

I babilonesi utilizzavano l’Astrologia per il benessere dello stato, e non compilavano oroscopi individuali. Gli astrologi Greci e Romani, che chiamavano “Numeri babilonesi” le previ-sioni astrologiche, si rivolgevano invece alle stelle per ricavare informazioni sul destino delle persone, dando inizio in questo modo alle moderne concezioni astrologiche.

Numerosi sono stati, nel corso del tempo, gli studiosi che si sono interessati di Astrologia, e tra di essi non vanno dimenticati il Sommo Poeta Dante Alighieri e il grande Leonardo da Vinci.

La sostituzione del sistema geocentrico di Tolomeo con quello eliocentrico, nato con la rivoluzione copernicana, significò sol-tanto uno spostamento del punto di osservazione, un cambia-mento di prospettiva. Lo stesso Keplero, al quale si attribuisce il merito di aver definitivamente spodestato l’astrologia, era un astrologo appassionato e oltremodo esperto.

In astronomia lo Zodiaco rappresenta la base fondamentale per la misurazione dei movimenti dei pianeti. Secondo l’astro-logia le influenze dei pianeti nei confronti degli uomini e della terra cambiano a seconda del segno zodiacale in cui transita un dato pianeta nel suo viaggio attraverso lo Zodiaco. La posizione del Sole, della Luna, e degli altri corpi celesti al momento della nascita esercitano delle influenze sull’individuo, e sono in grado di conferire al suo carattere una impronta particolare. Il grafico

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che riproduce la situazione del cielo al momento della nascita è il cosiddetto tema natale che, a volte, è impropriamente chiamato “oroscopo”.

Nella fiaba “La bella addormentata nel bosco” si narra che, alla nascita di una principessina, furono invitate al suo cospetto delle fate affinché le facessero dei regali. Queste fate altro non sono che il simbolismo con cui la fantasia popolare ha indivi-duato le influenze che i pianeti hanno sul tema natale di un individuo alla sua nascita.

Anche la storia di Sansone potrebbe essere interpretata in chiave astrologica. Lo stesso nome “Sansone”, nella lingua ingle-se (Sanson), indica la stretta relazione tra il protagonista e il Sole (Sun=Sole son=figlio). Anche la forza di Sansone, che dipende dai lunghi capelli, ha una stretta analogia con quella del Sole che è più forte nei mesi estivi, quando i suoi raggi sono più “lunghi” perchè la distanza dalla Terra è maggiore. Dalila fa perdere la forza a Sansone tagliandogli i capelli ed il Sole la perde ad opera della “Vergine”, segno zodiacale che termina con l’equinozio d’autunno.

È anche curioso notare come, nella Bibbia, i tredici i figli di Giacobbe, una bambina e 12 maschi di cui due gemelli presenti-no una stretta analogia con i segni zodiacali di cui uno è femmi-nile (la Vergine) ed uno è chiamato “Gemelli”.

Dodici furono anche gli Apostoli.Leonardo da Vinci, che non ignorava il concetto secondo cui

l’uomo rappresenta il mondo in miniatura, aveva intenzione di riprodurre, per sua stessa ammissione “la cosmografia del pic-colo mondo in dodici figure” E questo sembrerebbe realizzato nell’“Ultima Cena.” (Tavola 1). Gli apostoli sono raffigurati in quattro gruppi di tre e ad ogni apostolo sarebbe attribuito un segno zodiacale. Gesù, al centro, rappresenta il Sole. All’apostolo Simone seduto a destra, a capo tavola, si attribuisce il primo segno zodiacale, l’Ariete. A Taddeo, seconda figura dello stesso gruppo, quello del Toro, a Matteo, terzo da destra, i Gemelli, e così via. A Giovanni, il primo alla sinistra di Gesù, è attribuito il segno della Bilancia. A Giuda che nell’affresco è raffigurato

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mentre fa inavvertitamente cadere la saliera con il braccio, quel-lo dello Scorpione. Infine il segno dei Pesci, che anatomicamente corrisponde ai piedi, è attribuito a Bartolomeo, che è l’unica figura che ha i piedi visibili.

La cultura arcaica era una cultura prevalentemente basata sulle immagini, e quindi incentrata sui simboli. In tale contesto, ampiamente diverso dall’attuale, l’astrologia era il genere di divinazione più largamente diffuso e aveva valore di scienza.

Oggi, sotto il «governo» del pensiero scientifico razionale, l’astrologia non trova più posto tra le scienze. Essa, purtroppo, viene confusa con gli oroscopi dei giornali o con altre forme di divinazione. Ma chi attende la Luna calante per imbottigliare il vino si serve della astrologia così come colui che, sempre a Luna calante, si taglia i capelli per evitare che gli crescano troppo in fretta. La previsione di momenti favorevoli è da sempre stata necessaria per fare il calendario delle semine, o per conoscere il momento più propizio per talune cerimonie. Anche ai nostri tempi la celebrazione della Santa Pasqua si sposta di anno in anno perché viene fatta cadere nella domenica che segue la prima Luna piena avvenuta dopo l’equinozio della primavera.

La vita dell’uomo, però, è così «snaturata» da annullare la relazione reciproca tra microcosmo e macrocosmo su cui è sem-pre stata fondata l’antica medicina, da Ippocrate a Galeno, fino alla cultura barocca. Questo rende sempre più difficile la consa-pevolezza delle qualità «divine» celate nelle nostre dimensioni di realtà. In tal senso, appare più che mai valido l’insegnamento di Ippocrate, il quale ci ricorda che non si può comprendere la natura del nostro corpo se non si comprende la natura del «tutto».

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Il moto apparente del Sole

Tutto l’universo appare popolato di stelle. In una notte limpi-da e senza luna se ne riescono contare fino a circa 2500. Le stelle vengono classificate in base alla loro luminosità apparente, alle loro dimensioni e al loro colore, che è direttamente collegato alla loro temperatura. Una prima classificazione basata sulla magni-tudine o grandezza risale al II secolo a.C., e si deve a Ipparco, matematico e astronomo nato a Nicea nel 190 a.C. Egli stilò un inventario di un migliaio di stelle, e a lui si devono anche l’in-venzione dell’astrolabio e il merito di aver gettato le basi della trigonometria.

Secondo la visione che gli antichi avevano dell’universo, tutti gli oggetti che brillano nella volta celeste erano considerati “stel-le”. C’erano però diversi tipi di stelle:

• lestellefisse:quellechedaunanotteall’altranoncambia-no posizione perché sembrano fissate alla volta celeste, che le trascina con sé nel suo moto di rotazione, generando il fenomeno del loro sorgere e del loro tramontare. In realtà le posizioni relative delle stelle subiscono alcune piccolis-sime variazioni, dovute al moto proprio di ciascuna stella, che possono essere percepite solo dopo molti secoli.

• lestelleerranti:quellecheogninotteappaionoinunaposi-zione diversa rispetto a quella precedente (si tratta in realtà dei pianeti del sistema solare).

• le stelle comete: caratterizzatedalla“coda”edal fattodiapparire ad intervalli regolari.

• le stelle nuove: quelle che appaiono all’improvviso, bril-lantissime, luminosissime, per poi sparire dopo poche ore o poche notti. Può trattarsi di stelle che scoppiano, oppure di un certo tipo di stelle variabili che, per motivi sconosciu-ti, aumentano all’improvviso la loro luminosità.

• lestellecadentiometeore:frammentidirocciacheappaio-no all’improvviso; esse, entrando nell’atmosfera terre-stre s’infiammano e scompaiono rapidamente, dopo aver lasciato una scia luminosa.

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La classificazione tradizionale si basa dunque su quello che si vede osservando la volta celeste ad occhio nudo. La scienza moderna invece usa una classificazione diversa. Essa fa, innanzi tutto, una distinzione netta tra stelle (globi di materiale incande-scente allo stato semigassoso) e altri tipi di corpi celesti. La dif-ferenza tra stella e pianeta sta nel fatto che la stella brilla di luce propria, mentre il pianeta brilla di luce riflessa. Oltre ai pianeti ci sono i satelliti naturali dei pianeti, gli asteroidi, le meteore e le comete. Oggi nello spazio girano anche, e soprattutto, rottami e immondizia lasciata dalle ormai numerose missioni spaziali. Molti di questi frammenti sono raggruppati in fasce orbitali ben precise. In certi periodi dell’anno la Terra passa attraverso queste zone, e allora si verificano le più famose piogge di stelle cadenti, come quella del 10 agosto (circa 70 stelle l’ora), quando le meteore sembrano provenire dalla costellazione di Perseo, e per questo si chiamano Perseidi; o quella del 15 novembre, quando sembrano provenire dalla costellazione del Leone, e per questo si chiamano Leonidi (20 stelle l’ora). Ma osservando il cielo di notte, come è possibile capire se un certo puntino lumi-noso è una stella o un pianeta?

E’ un pianeta se, notte dopo notte, si sposta e viene a trovarsi in posizione diversa rispetto alle altre stelle; se è molto brillante, se la sua luce non “scintilla” come quella delle stelle (special-mente quando sono basse all’orizzonte o nelle giornate di vento) e se, osservato al binocolo o al telescopio, rivela un certo diame-tro: le stelle appaiono come dei punti anche con un telescopio molto potente.

Osservando di notte un settore di cielo per un certo periodo rispetto ad un sistema fisso, ad es. un lampione, vedremo che le stelle si spostano sempre in un senso. Bisogna immaginare che la Terra si trovi al centro di una sfera dal diametro indefinito che ruota su se stessa: questa sfera è la volta celeste, sulla cui superficie sono poste le stelle e tutti i corpi celesti. La Terra, che è il nostro punto di osservazione, è sempre al centro della volta celeste, anche se si sposta nello spazio. La sfera celeste non ha grandezza: i corpi celesti, infatti, appaiono all'occhio umano

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tutti alla medesima distanza, e la loro posizione è determinata in base a sistemi di coordinate che possono essere misurate indi-pendentemente dalle distanze reali ed esprimono tutto quanto è oggetto delle osservazioni.

La sfera celeste è dotata dunque di un moto apparente lento ed uniforme che va nel senso del moto apparente del sole, da est verso ovest. Un giro completo della sfera celeste si compie in 24 ore, contate da una mezzanotte all’altra. I punti che appaiono immobili sono i poli celesti.

Il movimento apparente degli astri, però, è la conseguenza dei movimenti propri della Terra: il movimento di Rotazione intorno al proprio asse e quello di Rivoluzione intorno al Sole.

Nel movimento di Rotazione, la Terra gira su sé stessa da occidente ad oriente intorno ad una retta immaginaria, chia-mata asse terrestre che passa per i due poli geografici: il polo Nord terrestre e il polo Sud terrestre. Il cerchio perpendicolare all’asse terrestre è l’equatore terrestre, che divide la superficie della Terra in due emisferi, l’emisfero Nord e l’emisfero Sud. Il suo nome deriva dal fatto che all’equatore la durata del giorno è sempre uguale (aequus) a quella della notte.

Per compiere una rotazione di 360° attorno al proprio asse (un giro completo su sé stessa), la Terra impiega circa 23 ore e 56 minuti (giorno siderale), mentre un giorno civile medio è uguale a 24 ore. Il giorno siderale prende come riferimento una stella qualsiasi: dopo 23 ore e 56 minuti circa quella stella ritorna alla stessa posizione che aveva la notte prima rispetto all’orizzonte locale. Il Sole invece “ritarda” e torna alla stessa posizione 4 minuti più tardi, cioè dopo 23 ore 56 minuti + 4 minuti = 24 ore. Questa differenza di 4 minuti deriva dal fatto che, nel tempo impiegato a fare un giro attorno a sé stessa, la Terra si sposta anche nel suo viaggio orbitale attorno al Sole, che è detto movi-mento di Rivoluzione.

Nel movimento di Rivoluzione, la Terra compie un giro com-pleto attorno al Sole (una rivoluzione di 360°) in circa 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 6 secondi con una velocità media nello spazio di 30 km/secondo. Questo periodo viene detto anno siderale: esso

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è il tempo necessario affinché una stella, rispetto ad un nostro qualsiasi punto di osservazione, venga di nuovo a trovarsi nella stessa posizione che aveva l’anno precedente.

Esiste però uno sfasamento tra il ritorno annuale delle stelle e quello del Sole. Il periodo che passa tra due ritorni esatti del Sole nella stessa precisa posizione che occupava un anno prima nella Volta Celeste si chiama anno solare. L’anno civile, invece, è di 365 giorni esatti, tranne che negli anni bisestili, quando è di 366 giorni.

L’orbita descritta dalla Terra in questo suo moto di Rivoluzione non è circolare ma ha la forma di un’ellisse poco eccentrica, in cui uno dei due fuochi è occupato dal Sole mentre l’altro è vuoto.

Nei mesi estivi la Terra si trova alla massima distanza dal Sole (afelio: 152 milioni di km), e la sua velocità è più bassa; nei mesi invernali la Terra è alla distanza minore dal Sole (perielio: 147 milioni di km), e la sua velocità è maggiore.

Noi non possiamo percepire i movimenti della Terra perché ci muoviamo con essa, e ci sembra che tutta la sfera celeste giri in senso inverso intorno alla sfera terrestre, cioè da oriente ad occidente. Benché questa rappresentazione non corrisponda alla realtà, in quanto i moti di rotazione e rivoluzione appartengono alla Terra e non al cielo, e le stelle sono a distanze molto diverse tra loro, tuttavia, il modello della sfera celeste, utilizzato dagli antichi astronomi, ed ancora oggi usato nell’astronomia di posi-zione, si adatta perfettamente a spiegare tutti i fenomeni astro-nomici percepibili dall’occhio umano.

L’asse di rotazione, o asse del mondo è la retta attorno alla quale ruota la sfera celeste. I poli celesti sono i due punti in cui l’asse di rotazione interseca la sfera celeste: il polo Nord celeste è la proiezione del polo Nord terrestre e il polo Sud celeste è la proiezione del polo Sud terrestre (Fig 1).

L’equatore celeste è il circolo massimo della sfera celeste e corrisponde alla proiezione su di essa dell’equatore terrestre.

L’eclittica corrisponde alla proiezione sulla sfera celeste dell’or-bita che la Terra compie attorno al Sole, ed è inclinata di 23°27’ rispetto all’equatore celeste (Fig 2). Il nome “eclittica” deriva dal

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fatto che le eclissi di Sole e di Luna avvengono solo quando Sole, Terra e Luna si trovano tutti e tre allineati su questo piano. In un anno il Sole sem-bra muoversi lungo l’eclittica percorrendola tutta in poco più di 365 giorni. Questo periodo di tempo prende il nome di anno tropico, dal greco tropê, mutamento.

Il cerchio dell’Eclittica e quello dell’Equatore celeste s’incontrano in due punti della volta celeste detti Punti equinoziali o Punti verna-li, o anche semplicemente Equinozi. Il punto in cui il

Sole si trova a transitare durante l’Equinozio di primavera, il 21 di marzo circa, si chiama Punto Gamma o Punto Equinoziale di Primavera. Esso astro-nomicamente corrisponde all’inizio della primavera boreale, e astrologicamente corrisponde all’entrata del Sole nel segno dell’Ariete. Il punto opposto, attraversato dal Sole durante l’Equinozio di autunno, il 23 di settem-bre circa, si chiama Punto Omega o Punto Equinoziale di Autunno e corrisponde all’entrata del Sole nel segno della Bilancia: corrisponde astronomicamente all’inizio dell’autunno boreale (Fig 3). Quando il Sole passa per

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Figura 1. La sfera celeste possiede un moto apparente che va da est verso ovest e compie un giro completo in 24 ore. I punti che appaiono immobili sono i poli celesti.

Figura 2. L’orbita massima descritta dal Sole sulla sfera celeste durante l’anno è chiamata Eclittica. Essa è inclinata di 23°27’ sull’equatore celeste.

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questi due punti la durata del giorno equivale esattamente alla durata della notte.

I due punti in cui l’eclit-tica raggiunge la maggiore distanza rispetto all’equato-re sono invece detti solsti-zi (Fig. 4). Il 21 di giugno circa il Sole entra nel segno del Cancro e raggiunge il punto più alto sull’equatore. E’ l’inizio dell’estate astro-nomica per l’emisfero Nord

e dell’inverno per l’emisfero Sud. Il 21 di dicembre il Sole fa il suo ingresso nel segno zodiacale del Capricorno e si trova nel punto più vici-

no al polo Sud celeste. Esso coincide con l’inizio dell’inverno astronomico per l’emisfero Nord e dell’estate per l’emisfero Sud. Durante i solstizi, in un emisfero del globo terrestre si rag-giunge il minimo di durata del giorno e il massimo di durata della notte, mentre nell’altro emisfero accade l’opposto.

Il meridiano che passa per i due punti equinozia-li è chiamato coluro equi-noziale. L’asse solstiziale coincide invece con l’asse Cancro-Capricorno. Il meri-diano che passa per i due solstizi è detto il coluro solstiziale. Esso raffigura il cammino annuale apparen-

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Figura 3. Punto gamma o punto di Ariete (nodo ascendente): Equinozio di primavera. Punto Omega o punto di Bilancia (nodo discendente): Equinozio di autunno.

Figura 4. Punti Equinoziali e Punti solstiziali.

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te del Sole lungo la traiettoria c h i a m a -ta Eclittica che ha come sfon-do dodici costellazio-ni, che costi-tuiscono lo

Zodiaco astronomico. A partire dalla traiettoria del Sole, viene definita una fascia che si estende di alcuni gradi sopra e sotto l’Eclittica e sulla cui altezza esiste una certa divergenza di vedute sia tra gli astronomi che tra gli astrologi; essa comunque è compresa 4° e 12°. Questa fascia della volta celeste prende il nome di Zodiaco tropico e viene suddivisa in 12 porzioni uguali, di 30° ciascuna, dette “segni zodiacali”, che prendono simbo-licamente il nome delle 12 costellazioni che fanno da sfondo all’eclittica; nell’ordine: Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, Leone, Vergine, Bilancia, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario, Pesci (Fig. 5).

Dal grado zero del cerchio zodiacale che parte, per conven-zione, dal punto gamma o punto vernale di primavera, e cor-risponde al grado zero del segno dell’Ariete, si arriva al grado 360 che segna la fine dei Pesci. Esso prende come riferimento le quattro porte equinoziali e solstiziali. Il passaggio da un settore all’altro avviene esattamente ogni trenta gradi, senza tener conto né delle dimensioni né della posizione reale della costellazione di cui prende il nome. Si tratta quindi di uno Zodiaco fisso, con riferimenti astronomici ben precisi e delimitati. I due punti sol-stiziali, insieme ai due punti equinoziali rappresentano i quattro punti cardinali dello Zodiaco tropico. Essi rappresentano i quat-tro momenti cruciali del gioco di alternanza delle forze di luce e ombra che l’energetica cinese e la filosofia taoista identificano con i nomi di Yang e Yin.

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Figura 5. La fascia zodiacale.

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La precessione degli equinozi

La parola “equinozi” deriva dal latino “aequa nox”, cioè notte uguale al dì perché, solo in quei due giorni dell’anno, su tutta la Terra si hanno 12 ore di luce e 12 ore di buio.

Ma cos’è la “precessione” degli equinozi? Essa è un fenomeno causato prevalentemente dalla forma della Terra.

La Terra non è una sfera perfetta. Per effetto della rotazione attorno al proprio asse, essa appare lievemente schiacciata ai poli. Si tratta però di una differenza minima: il diametro medio della Terra è di circa 6 milioni e 400.000 km, ma quando è misu-rato all’equatore risulta di 21 km più lungo rispetto al diametro misurato tra Polo Nord e Polo Sud. Inoltre, per l’attrazione gra-vitazionale della Luna, la forma della Terra assomiglia a quella di un uovo, con la parte più appuntita rivolta verso la Luna. Questa forma così particolare prende il nome di “geoide”. Proprio per la maggior vicinanza alla Terra, la Luna ha un’influenza superiore a quella del Sole sul movimento dell’asse terrestre.

Quindi il Sole e la Luna esercitano una azione perturbatrice sulla direzione dell’asse terrestre, e con esso dell’asse celeste, che dà come risultante una forza unica, non passante per i poli, che tende a portare il rigonfiamento equatoriale sul piano dell’eclit-tica. Questo provoca una lenta deviazione dell’asse terrestre che descrive, con il suo spostamento, un moto conico che ricorda quello di una trottola quando sta per fermarsi (Fig.6). L’asse terrestre, pur mantenendo un’obliquità pressoché costante (23° 27’) disegna, molto lentamente, un doppio cono nello spazio. Tale fenomeno prende il nome di “Precessione lunisolare” e dà luogo ad un lento spostamento, da Est verso Ovest, dei punti di intersezione tra il piano dell’Equatore e il piano dell’Eclittica, ovvero dei punti equinoziali. Si tratta di un moto che si compie in senso retrogrado e che fa anticipare l’equinozio di primavera di circa 50” l’anno. La precessione degli equinozi è, quindi, la precessione dei punti equinoziali (Fig 7), e questo comporta che il punto vernale gamma, o punto equinoziale di primavera,

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che corrisponde al grado zero del segno dell’Ariete e costituisce il riferimento-base dello Zodiaco tropico, si sposti con moto retrogra-do sull’Eclittica di circa 1° ogni 72 anni, percorrendo dunque 30° ogni 2.160 anni. Questo ciclo, che viene completato in 25.920 anni, è conosciuto come Grande Anno o Anno precessio-nale. Durante il ciclo pre-cessionale, lo sfondo delle 12 costellazioni zodiacali cambia lentamente rispet-to al punto vernale.

Le costellazioni sono molto diverse tra loro, per conformazione ed ampiezza, tanto

che non esiste una delimitazio-ne ben precisa tra una costellazio-ne e l’altra e non c’è nemmeno un accordo comune tra gli astronomi sull’identificazio-ne del punto d’ini-zio dello Zodiaco astronomico. Tra le costellazio-ni zodiacali ce ne sono alcune molto semplici e piccole (come la

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Figura 6. L’asse terrestre ruota secondo una propria orbita, portando a un movimento conico lungo un polo fisso dell’Eclittica.

Figura 7. Con lo spostamento dell’asse terrestre, il punto di intersezione tra l’equatore e l’eclittica si sposta nel tempo da est verso ovest lungo l’eclittica, cioè nella direzione opposta a quella dello zodiaco. Questo movimento retrogrado è noto come preces-sione degli equinozi.

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costellazione dell’Ariete, che è formata da tre stelle disposte a triangolo) e altre molto complesse ed estese, come il Leone, che ha una forma che ricorda grosso modo la Sfinge Egizia o la Vergine che occupa ben 44° dello zodiaco mentre la Bilancia ne occupa soltanto 23°. Alcune forme sono chiaramente ricono-scibili nel cielo, come quella dello Scorpione, altre molto meno, come quella dell’Ariete o del Cancro. Oggi esistono dunque due definizioni di zodiaco: Zodiaco astronomico, basato sull’effetti-va lunghezza angolare delle varie costellazioni, che tiene conto della precessione degli equinozi e Zodiaco tropico, che inizia dal punto vernale e considera convenzionalmente tutti i segni di 30°.

I segni, quindi, non sono le costellazioni ma una struttura cir-colare che ruota lentissimamente rispetto alle costellazioni.

Alcuni testi antichissimi raccontano che agli Dei furono asse-gnati 12 periodi di regno ciascuno di 2160 anni, corrispondenti alle 12 case zodiacali che coprivano in tal modo l’intero ciclo precessionale di 25920 anni. I recenti calcoli scientifici hanno sta-bilito che un grado precessionale corrisponde a 71,6 anni; dato che ogni Grande Era misura 30 gradi avremo 2148 anni per ogni segno zodiacale. In effetti, ogni casa zodiacale misura 2148 anni e non 2160 portando il ciclo ad una durata di 25776 anni.

Benché la precessione degli equinozi fosse già nota ai Sumeri, ai quali si attribuisce l’arrotondamento a 72 anni per ragioni matematiche, essa fu calcolata con grande precisione da Ipparco di Nicea.

Egli, circa un anno prima della sua morte, intorno al 125 d.C., descrisse la precessione degli equinozi osservando che la posi-zione della stella Spica, della costellazione della Vergine, non cor-rispondeva più a quella già descritta 160 anni prima da Timocari che aveva preso come riferimento il punto equinoziale di Bilancia. La prossimità della costellazione della Vergine al segno della Bilancia avvalora la corrispondenza, ai tempi di Ipparco, fra costellazioni e segni zodiacali e dimostra che quando il Sole entrava nel segno Ariete, passando sul punto vernale gamma, si trovava effettivamente proiettato anche contro la costellazio-

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ne dell’Ariete. I due zodiaci quindi coincidevano: dove c’era il segno dell’Ariete c’era anche la costellazione dell’Ariete.

Attualmente il punto equinoziale di primavera, cioè il grado 0 dell’Ariete nello zodiaco tropico, punta sulla costellazione dei Pesci.

Un po’ di numeri

12 = Il numero delle costellazioni dello zodiaco.30 = il numero dei gradi assegnati lungo l’eclittica a cia-

scuna costellazione zodiacale.72 = numero di anni impiegati dal sole equinoziale per

completare uno spostamento precessionale di un grado lungo l’eclittica.

360 = il numero di gradi dell’eclittica.2160= 72 x 30= il numero di anni impiegati dal sole per com-

pletare un passaggio di 30 gradi lungo l’eclittica, ossia per attraversare completamente una qualsiasi delle 12 costellazioni zodiacali.

25920= 2160 x 12= 360 x 72= = numero di anni di cui è com-posto un ciclo completo di precessione o “Grande Anno”.

Zodiaco tropico e zodiaco astronomico

La linea immaginaria percorsa dal Sole sulla volta celeste è chiamata Eclittica. Essa ha come sfondo una serie di costella-

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zioni, ben visibili in cielo, che portano gli stessi nomi dei segni zodiacali e costituiscono lo Zodiaco astronomico. Le costel-lazioni zodiacali sono immagini suggerite da gruppi di stelle che costituiscono lo sfondo dell’eclittica e sono conosciute sin dall’epopea di Gilgamesh, il leggendario eroe dell’epoca sumeri-ca. In essa, però, se ne ritrovano solo 11, perché quella che attual-mente rappresenta la Bilancia era considerata come le chele della costellazione successiva, lo Scorpione. Lo zodiaco che ha origini più antiche è lo zodiaco siderale, ormai scomparso, le cui prime documentazioni risalgono all’era babilonese. Esso consisteva in una suddivisione della fascia zodiacale in 12 settori uguali, di 30° ciascuno, che avevano come particolare riferimento alcune stelle fisse o reggenti. Le «stelle reggenti» piu’ importanti erano le cinque stelle apparentemente piu’ lumonose: Aldebaran, della costellazione del Toro, Polluce, che insieme Castore forma le due teste dei Gemelli, Regolo, nel Leone, Spica che forma le spi-ghe tenute dalla Vergine, e Antares che è la stella centrale dello Scorpione. Un significato particolare venne attribuito a due stel-le reggenti che, per la loro particolare posizione, divennero i più importanti punti di riferimento dello Zodiaco siderale: Antares della costellazione dello Scorpione e Aldebaran della costella-zione del Toro. Ciascuna di esse è situata al centro della relativa costellazione, e la loro posizione è perfettamente opposta nello Zodiaco. Lo Zodiaco venne diviso in 12 parti, o segni, estesi ciascuno per 30°, e aveva come riferimento l’asse Aldebaran/Antares. I movimenti dei pianeti potevano essere osservati sulla base delle loro posizioni rispetto alla fascia di stelle fisse dello Zodiaco. Un pianeta poteva trovarsi ad occidente, ad oriente, al di sotto o al di sopra di una determinata «stella reggente»

Lo Zodiaco siderale continuò ad essere utilizzato fino agli inizi dell’età cristiana, quando Ipparco di Nicea introdusse lo zodiaco tropico. Egli utilizzò come riferimento la posizione del Sole lungo l’eclittica e stabilì come punto fisso, o «punto verna-le», il momento dell’equinozio di primavera. Partendo da questo punto, lo zodiaco tropico si definisce suddividendo il cerchio dell’eclittica in 12 segmenti di 30° ciascuno. Nello zodiaco tro-

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pico i punti di riferimento sono costituiti dagli equinozi e dai solstizi, situati sull’eclittica a 90° di distanza l’uno dall’altro.

Lo zodiaco tropico e quello siderale erano suddivisi entrambi in 12 settori di 30° ciascuno, ma lo zodiaco tropico si basa sul suc-cedersi delle stagioni, mentre quello siderale sulle costellazioni.

L’astronomo greco Claudio Tolomeo, vissuto ad Alessandria, sviluppò ulteriormente la tradizione astronomica di Ipparco e, nell’Almagesto, elaborò il più ampio sistema astronomico dell’an-tichità. Poiché egli utilizzò come riferimento lo zodiaco tropico, tutto il successivo sviluppo dell’astronomia, fondato sul sistema tolemaico, utilizzò lo zodiaco tropico; di conseguenza in occidente lo zodiaco siderale non venne più utilizzato. Tolomeo fu anche autore di un famoso trattato di astrologia in quattro volumi, il Tetrabiblos, anch’esso basato sullo zodiaco tropico. Esso divenne presto l’opera fondamentale dell’astrologia occidentale, che ha gettato le basi per tutta la tradizione astrologica successiva.

La sostituzione dello zodiaco siderale con quello tropico al tempo di Tolomeo fu ulteriormente favorita da una circostanza particolare: nel 138 a.C., quando egli stilò il catalogo delle stelle, lo zodiaco tropico corrispondeva praticamente con la defini-zione spaziale dello zodiaco siderale e non c’era differenza a far uso dell’uno o dell’altro. Per tale motivo lo zodiaco siderale sparì senza lasciare traccia e la maggior parte dei nomi di origi-ne babilonese dello Zodiaco siderale sono stati conservati anche nello Zodiaco tropico.

Il catalogo delle stelle stilato da Tolomeo, e basato su un pre-cedente catalogo di stelle redatto da Ipparco, è ancora oggi il punto di riferimento di ogni atlante stellare. Contrariamente alla suddivisione babilonese della fascia zodiacale in 12 segni uguali, il catalogo delle stelle di Tolomeo definisce 12 costellazioni di grandezza diversa, che costituiscono lo Zodiaco astronomico. In totale Tolomeo ha catalogato 1022 stelle, e tra queste ha defi-nito, accanto alle 12 dello zodiaco, altre 36 costellazioni, alcune delle quali toccano o lambiscono la fascia zodiacale, e cioè i Cani minori, Orione e l’Ofiuco. Quast’ultima costellazione scavalca l’equatore celeste con un arco di circa 40 gradi e viene talvolta

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indicato come la tredicesima costellazione zodiacale, posta tra lo Scorpione e il Sagittario.

Tuttavia lo zodiaco tropico non ha nulla a che fare con le costel-lazioni: i 12 segni partono sempre e comunque dal punto vernale gamma, dovunque esso si trovi in relazione alla volta celeste e alle costellazioni che sulla volta celeste appaiono proiettate.

Attualmente lo Zodiaco tropico e quello astronomico non coincidono, ma tra loro esiste una sfasatura di circa 24°, destinata ad aumentare nei prossimi secoli. Non bisogna stupirsi, quindi, se sulle tabelle astrologiche un pianeta risulta posto in un certo segno, mentre osservando il cielo lo vediamo in una costellazio-ne che non corrisponde a quel segno. Quando qualcuno afferma ad es. che “Giove si trova nei Pesci”, egli dovrebbe specificare se Giove è nella costellazione dei Pesci o nel segno dei Pesci. Se esso si trova nella costellazione dei Pesci, per la precessione degli equinozi, per l’astrologo sarà nel segno dell’Ariete. Se è nel segno dei Pesci, allora per l’astronomo sarà nella costellazione dell’Acquario. I due zodiaci non sono paragonabili ma possono tranquillamente convivere perché formano per l’astronomo e per l’astrologo dei rispettivi punti di riferimento. Non è legit-timo affermare che un riferimento sia giusto e l’altro sbagliato; sono giusti entrambi in quanto entrambi gli zodiaci hanno un senso e un valore dal punto di vista sia astronomico che astrolo-gico. Quello tropico ha come riferimenti i punti equinoziali e sol-stiziali, quello astronomico ha come riferimento le costellazioni. Nella tradizione indiana, la differenza tra lo zodiaco tropico, o sayana, e quello astronomico, o nirayana, (il cui inizio è riferito alla costellazione dello stesso nome) si chiama Ayanamsa. Il cal-colo dell’Ayanamsa è molto variabile, non solo in India dove si utilizza lo zodiaco astronomico, ma anche tra gli astrologi occi-dentali. Questo è dovuto, principalmente, a quale stella fissa si utilizza come riferimento per lo zodiaco nirayana.

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Ere astrologiche e simbologia equinoziale

Per lo spostamento dell’asse terrestre nel suo costante e len-tissimo movimento di precessione, il punto di intersezione tra equatore celeste ed eclittica si sposta a ritroso rispetto alla volta celeste, e durante tale tragitto, ogni 2.160 anni circa, si verifica un cambiamento delle costellazioni zodiacali che sorgono all’oriz-zonte e fanno da sfondo al punto equinoziale gamma. A causa del movimento retrogrado del punto vernale, le costellazioni si susseguono in ordine inverso rispetto al tradizionale ordine zodiacale. Si tratta di un fatto puramente astronomico, poiché, come abbiamo visto, i segni zodiacali non corrispondono alle costellazioni. Tuttavia scoperte archeologiche e racconti mito-logici hanno permesso di constatare che l’Era corrispondente alla costellazione che si trova al punto vernale, cioè che sorge all’orizzonte al momento dell’equinozio di primavera, influenza il periodo con i suoi simboli. Lo “spostamento delle Ere” era un fatto già conosciuto nell’antichità.

Da 2000 anni a questa parte il sole dell’equinozio di primave-ra sorge contro lo sfondo della costellazione dei Pesci.

La “nostra” Era dei Pesci è iniziata all’incirca con l’avvento di Cristo e della sua dottrina, intorno all’anno zero del calen-dario cristiano. Numerosi graffiti e testimonianze pittoriche e letterarie mostrano come sin dall’epoca paleocristiana, il sim-bolo utilizzato per rappresentare Cristo non era la croce ma un pesce. Il termine greco ΙΧΘΥΣ che significa pesce viene inteso come l’acrostico composto dalle cinque lettere iniziali della frase greca: Ιεσυσ Χριστοσ Θεου Υιοσ Σοτηρ (Jesus Xristos Theou Uios Soter) che in italiano suona come: “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”.

Gesù è un pescatore di anime, e quasi tutti i dodici apostoli sono dei pescatori. Ricordiamo inoltre la pesca miracolosa ope-rata da Gesù Cristo e il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Cristo chiama Pietro e Andrea pescatori di uomini; l’attività missionaria era chiamata pesca miracolosa e il fonte battesimale era chiamato piscina (vasca dei pesci).

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L’immagine del pesce si ritrova ovunque, e prende piede in modo particolare dopo la morte di Cristo. Egli fu ricevuto dai pastori come l’agnello di Dio, ma fece suoi discepoli dei pescato-ri. Il simbolo dei Pesci divenne inoltre il segno di riconoscimento fra i primi cristiani, che si configuravano come i pesciolini, e indicava professione di fede nella divinità di Cristo. Esso veniva tracciato sui muri per indicare il luogo segreto delle riunioni. Molto interessante è l’epigrafe di Licinia Amias (dalla Necropoli Vaticana) del III sec. Dopo la dedica ancora pagana "D…M", agli "dei Mani", esordisce con l’invocazione al Cristo (IXTUS), pesce dei viventi, seguita da un’ancora con due pesci. A volte il Pesce è associato ad un cesto con pane e vino e diventa simbolo dell’Eu-carestia (Catacombe di S. Callisto).

Percorrendo il tempo a ritroso per circa 2160 anni dall’inizio dell’Era dei Pesci, entriamo nell’Era zodiacale dell’Ariete (dal 2° millennio a.C. circa). E’ la costellazione dell’Ariete a fare da sfondo all’equinozio di primavera. All’inizio del secondo mil-lennio nasce in Egitto il culto del dio Ammone. La sua prima attestazione risale all'XI dinastia (circa 2150 a.C.) a Tebe, città della quale egli fu il dio principale a partire dal Medio Regno (2064-1797 a.C.). Ammone viene rappresentato come un essere umano, talvolta con la testa di ariete, che porta una corona con due piume, spesso con disco solare alla base. L'ariete (Sft) è una rappresentazione della Sftt, la forza creatrice del Sole che ha come simbolo un Ariete con le corna attorcigliate.

Alessandro il Grande era effigiato sulle monete dell’epoca con corna d’ariete che spuntano dalla capigliatura. Era l’identi-ficazione del sovrano con il sole di primavera nella costellazione dell’Ariete.

Gli ebrei festeggiavano il primo mese di primavera mangian-do l’agnello.

L’Antico Testamento offre abbondanti esempi, sia pratici sia simbolici, delle caratteristiche del segno che maggiormente spiccano in questo periodo. L’Ariete è il primo segno di fuoco e Geova, il Dio di Mosè, si manifesta sempre sotto forma di fuoco. Geova è il fuoco che guida il suo popolo verso la terra promessa.

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I suoi castighi si manifestano sotto forma di fuoco; Sodoma e Gomorra sono distrutte con il fuoco. E’ un dio imperioso quello che ordina ad Abramo di sacrificare il figlio Isacco ma poi lo sostituisce con un ariete. Giovanni Battista, “voce che grida nel deserto”, che maledice e prega, che veste pelli di pecora, è l’ul-timo dei profeti con caratteristiche dell’Ariete. Egli, con l’atto di bagnare con l’acqua il capo di Gesù, sancisce il passaggio dal fuoco che purifica all’acqua che lava: è l’era dell’Ariete che cede il posto all’era dei Pesci. Con l’avvento del Cristo-Pesci, detto il “Buon Pastore” e il “Pescatore di anime”, il Dio che detta le leggi e impone le sue volontà cede il passo a un Dio misericordioso e caritatevole. Si dice che Gesù nacque come primo pesce dell’Era dei Pesci e morì com’ultimo agnello dell’Era dell’Ariete.

L’ultimo richiamo al fuoco purificatore biblico è la discesa dello Spirito Santo sotto forma di fiammelle sul capo degli apostoli.

Nell’Era Toro, tra il 4380 e il 2200 a.C. Il sole sorge contro la costellazione del Toro. In questa costellazione si trovano il famo-so ammasso stellare delle sette Pleiadi, che segna la groppa del Toro, e il piccolo gruppo delle Iadi, altro ammasso aperto noto fin dall’antichità, che è situato vicine alla bocca. La stella princi-pale, Aldebaran rappresenta l'occhio sinistro, e la seconda stella per importanza - Elnath - segna l'apice del corno destro. Il Toro è una delle costellazioni più antiche: si possono trovare riferimen-ti ad essa in fonti egizie ed ebraiche, oltre che greche, ed era nota con questo nome ancora prima della nascita della civiltà greca.

Con l’inizio dell’Era Toro, secondo studi storici e i reperti archeologici, iniziano le coltivazioni agricole in modo program-mato. Nella Genesi, l’apparizione del bestiame sulla Terra viene subito dopo la divisione della luce dalle tenebre e la spartizione delle acque. Si approntano metodi razionali per irrigare i terre-ni: le popolazioni iniziano a raggrupparsi in cittadelle-stato, si codificano le leggi, si dà un’inquadratura all’assetto dello stato, si costituisce la tradizione. Nascono le prime scritture, che hanno un andamento a "boustrofedon", cioè una riga da destra a sinistra e una al contrario, come il cammino del bue che ara i campi.

Considerando l’area del Mediterraneo e i paesi che si affac-

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ciano su di esso, in particolare la civiltà cretese, si hanno nume-rose testimonianze di culti che si ricollegano al Toro e alla sua venerazione dai vasi alle armature, dalle pitture al mito del Minotauro.

Il mito del Minotauro trae origine a Tiro, città di cui era re Agenor, figlio di Poseidone, dio del mare e di Libia, donna mortale. La più celebre la figlia di Agenor e della sua consorte Telefassa, era Europa, una fanciulla particolarmente bella di cui Zeus s'innamorò perdutamente. Per conquistarla, Zeus si trasformò in un toro dalle splendide corna, simili a un quarto di luna, e andò ad accucciarsi ai piedi della fanciulla. Questa accarezzò l'animale e gli montò in groppa. Immediatamente il toro si lanciò verso il mare, con Europa afferrata alle corna, e nuotò attraverso le onde trasportando la fanciulla fino all’isola di Creta, dove si unì a lei.

Da questa unione nacquero tre figli. Uno di questi era Minosse, famoso per la sua severità e giustizia, che regnò su Creta e fu signore del mare.

Minosse chiese a Poseidone di mandargli un toro come segno che l’Olimpo approvava il suo regno. Poseidone inviò a Minosse un toro di un bianco abbagliante, destinato ad essere sacrificato. Ma Minosse affascinato dalla sua bellezza non lo sacrificò; la sua forza era tale che il re di Creta, pieno di ammirazione, decise di utilizzarlo come toro da monta per i suoi greggi.

Quando Poseidone ne venne a conoscenza, volle punire Minosse e trasformò il bel toro in un animale pericoloso; fece anche in modo che Pasifae, moglie di Minosse, se ne innamo-rasse e si unisse a lui. Da questa unione nacque il Minotauro, un mostro con il corpo di uomo e la testa di toro che minacciava la pace ed il benessere del regno. Così Minosse lo rinchiuse in un palazzo a forma di labirinto - il famoso labirinto di Cnosso- che era stato appositamente costruito da un architetto ateniese di nome Dedalo.

Durante l’Era del Toro, presso gli antichi Egizi si affermò il culto del toro Api, incarnazione del dio Ptah, emblema di culto solare, che ingrassava o dimagriva a seconda delle fasi lunari, ed

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era contraddistinto da una macchia bianca a forma di mezzalu-na sulla fronte. Nelle steli egiziane, si nota spesso la figura di un Toro con ai piedi uno Scorpione, costellazione diametralmente opposta a quella del Toro.

Nell’iconografia indù, il dio Siva è rappresentato sul dorso di un toro recante tra le corna la mezzaluna, che per questa religio-ne è simbolo di fede.

Nel culto dei Persiani il dio di Mithra uccide il toro e con il suo sperma e il suo sangue feconda la terra, facendo crescere piante e animali utili all’uomo; nell’Europa nord occidentale il toro era venerato anche dai Celti. Quando il sole entrava nella costel-lazione omonima, i druidi celebravano la festa dei tori. Nasce la tauromachia (corrida). Nell’epopea di Gilgamesh, troviamo l’eroe in lotta con un toro che finirà con l’essere sacrificato.

In Sardegna il culto del toro è ampiamente documentato da statuette in bronzo stilizzate e da monumentali complessi di roccia e caverne raffiguranti l’animale.

Tracce dell’Era del Toro che volge al termine si ritrovano nella Bibbia. Emblematica è l’allegoria di Mosé che sale sul monte Sinai per ricevere le nuove leggi della futura Israele e ne discende con in mano i comandamenti e sulla fronte due giovani corna di Ariete. Quando sorprende gli ebrei intenti ad adorare il Toro dorato, simbolo del vecchio cielo, adirato, lo fa distruggere. Questo simbolismo indicherebbe la fine dell’Era del Toro per far posto alla nascente era dell’Ariete. Quando, con l’Esodo, Mosè lascia la terra del Toro, l’Egitto, per entrare nella terra dell’Arie-te, Israele, una differenza si trova anche nel bestiame allevato: le mandrie dell’Egitto e le greggi di Israele.

Un particolare degno di nota è che al termine dell’era Toro, quando secondo la precessione degli equinozi nasceva l’era Ariete, al sacrificio dei tori subentrò il sacrificio degli agnelli.

L’Era dei Gemelli appartiene alla storia della nostra Terra in un periodo compreso all’incirca tra il 4.000 e il 6.000 a. C.

A quel tempo la Terra aveva un aspetto molto diverso da quello attuale. Essa era coperta di boschi e pianure, ed era ricca di selvaggina e le terre emerse avevano una forma e una dispo-

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sizione diverse da quelle odierne. Per l’uomo di quei tempi la strada verso la civiltà era già aperta; egli si raccoglieva in gruppi, costituendo famiglie o clan; con molta probabilità doveva aver addomesticato il cavallo se consideriamo che i Sumeri, nel 3.000 a.C., lo importavano da un popolo di origine indoeuropea.

Gli uomini a quel tempo già conoscevano rudimenti dell’agri-coltura, ma non erano esperti nella rotazione delle semine e i gruppi si spostavano quando un terreno era esaurito. In questo modo incontravano altri gruppi di persone, effettuavano scambi di merci e di informazioni, forse contraevano con essi matrimoni o alleanze. Sono state trovate pitture rupestri dove il soggetto preferito è la caccia, e questa doveva essere il compito primario degli uomini, mentre le donne probabilmente allevavano anima-li: per esempio, il maiale era già allevato in Cina nel neolitico, circa 8.000 anni a.C.

Come reperti certi dell’epoca dei Gemelli, si hanno manufat-ti in materiale naturale, come osso, avorio, corno e talvolta di ceramica, trovati in zone anche molto distanti tra loro, ma incre-dibilmente simili e decorati con incisioni lineari, in cui alcuni credono di ravvisare la stilizzazione del segno dei Gemelli.

In ogni mitologia, o religione o credenza, si trova traccia di gemelli umani e celesti, (Romolo e Remo, Castore e Polluce) ed esistono prove che la denominazione “Gemelli” del segno zodia-cale fosse comune a più popolazioni e che abbia origine proprio dalle due stelle più brillanti della costellazione omonima.

Quando l’equinozio di primavera cadeva in Gemelli, le stelle Castore e Polluce brillavano vicine alla Luna nuova di primave-ra. L’era dei Gemelli è il periodo in cui inizia la comunicazione, e nascono le prime forme la scrittura, fatte di simboli.

L’Era del Cancro risale all’incirca a 6.000-8.000 anni a.C., e fu durante quest’Era che l’uomo iniziò a costruire degli alloggi per ripararsi, e a dare importanza alla casa e alla vita familiare e anche alla fertilità. In Cina come in India sono state trovate sta-tuette, risalenti a quel periodo, che rappresentano la fertilità.

La Terra era travagliata da sconvolgimenti climatici e geolo-gici che ne alteravano la superficie. I cambiamenti di clima, in

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particolare, provocavano spostamenti di masse d’acqua; mentre alcune terre sprofondavano, altre terre che si sollevavano fino a divenire catene montuose.

Tornando così indietro nel tempo, è pressoché impossibile effettuare una datazione certa dei reperti archeologici. Tuttavia una fonte inequivocabile di conoscenza è costituita dall’analogia di tante leggende, il ritrovarsi di segni, di simboli, di modi di dire comuni a popolazioni diverse, sparse ai quattro angoli della Terra.

Non c’è popolazione passata o attuale, tribù primitiva o popo-lo evoluto, anche in assenza di contatti reciproci, che non narri la propria versione di un diluvio universale e di una coppia che si è salvata e ha avuto il compito di ripopolare il mondo.

Dall’Egitto al Perù, due terre molto lontane tra di loro si tramandava una storia identica, quella dei progenitori dei due popoli che erano giunti in Egitto e in Perù, a bordo di imbarca-zioni, salvandosi da una grossa catastrofe che aveva distrutto la loro patria, un’isola sprofondata nel mare in seguito ad un cataclisma.

L’Era del Leone risale a 8.000-10.000 anni prima della nostra ed è quella più antica cui riusciamo a risalire. Di questa Era così lontana non sono disponibili nozioni certe, ma rimane solo di un enorme retaggio di antiche credenze, agganci nella letteratura e nella mitologia, di culti che fanno del sole un oggetto di adora-zione, e il Sole è in domicilio nel segno del Leone.

Nelle antiche tradizioni indiane, l’era del Leone è ricorda-ta come quella di Sourya, la più bella e felice incarnazione di Visnù. Una leggenda babilonese indica il leone come una tra le prime creature apparse sulla Terra, simboleggiante la forza, la vittoria, lo splendore.

Il Leone è simbolo di creatività e si trovano sue raffigurazioni in grotte dell’età preistorica.

Nella mitologia greca, l’era del Leone si ritrova nei racconti riguardanti Ercole-Eracle. L’uccisione del leone di Nemea che, vittima del semidio, viene posto in cielo a formare la quinta costellazione dello zodiaco fu la prima delle 12 fatiche che per-

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misero ad Ercole di diventare immortale. Il Sole e il Leone sono simboli di grandezza, di potenza anche nelle manifestazioni esteriori.

In Messico, nella misteriosa città di Tiahuanaco si trovano la Porta del Sole ed enormi muraglie che sembrano risalire sempre a quell’epoca, e resti umani che fanno pensare a popolazioni diverse da quelle originarie del luogo. In tutta la fetta di mondo che va dall’Atlantico all’America del Sud e tocca parte del Pacifico, si ritrova lo stesso bisogno di grandezza. Le scoperte nel mare delle Bermude hanno portato al rinvenimento di mura e scalinate immense, apparentemente molto simili alle mura di molte città dell’America del Sud. Alcuni archeologi datano que-sti ritrovamenti a meno di un migliaio e mezzo di anni fa; altri si spingono fino a 10.000 anni; tuttavia le mura rinvenute a Bimini e quelle di Tiahuanaco, che dovrebbero essere separate da 12.000 anni circa, sembrano costruite secondo un identico criterio.

Un altro esempio inquietante è la Sfinge di Giza sulla quale sono sorti numerosi dubbi non solo riguardo la sua funzione ma anche la sua datazione. La geologia non è in grado di fornirci la data esatta della sua costruzione, ma alcune teorie la fanno risa-lire ad un’epoca antecedente all’ultimo periodo glaciale, quan-do, secondo la scienza ufficiale, non esistevano civiltà in grado di compiere un’opera di questo tipo.

Basandosi sul deterioramento del corpo, alcuni studiosi, in particolare John Anthony West egittologo del primo periodo dinastico e Robert Schoch prof. di geologia presso l’università di Boston, esperto paleontologo e stratigrafo si sono spinti ad affermare che la Sfinge doveva essere stata concepita prima del 10.000 a.C., vale a dire 8000 anni prima di quanto sia stabilito dalla tradizione. Tutti gli edifici in pietra della civiltà egiziana presentano i tipici segni dell’erosione dovuta alla sabbia portata dal vento che “scolpisce” le rocce più tenere in modo uniforme, con uno schema orizzontale dando come risultato una successio-ne di sporgenze e incavi. I fianchi e le pareti della Sfinge, invece, sono le uniche costruzioni egizie che presentano un modello di erosione da acqua piovana, formato da canali verticali, con

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forme arrotondate e incise profondamente, tipiche dell’azione continua delle intense precipitazioni che avrebbero investito il colosso millenario rovesciandosi lungo i suoi fianchi durante il periodo postglaciale, a partire dal 10500 a.C.

L’affermazione dei due studiosi fu avvalorata dall’appoggio totale dei paleoclimatologi, i quali confermarono che piogge insistenti, come quelle che avevano eroso la Sfinge, cessarono di cadere in Egitto migliaia di anni prima del 2500 a.C.

Secondo questa ipotesi, Chefren avrebbe soltanto fatto restau-rare il monumento al quale, con l’occasione, avrebbe dato la sua faccia.

Da molti studi archeoastronomici, è emerso che la Sfinge ha il suo sguardo eterno perfettamente rivolto all’est vero, e diven-ta quindi un preciso indicatore equinoziale. Nella nostra era, all’equinozio di primavera il sole che sorge ha come sfondo gli ultimi gradi della costellazione dei Pesci. Il 2500 a.C, periodo in cui gli storici e gli egittologi suppongono sia stata costruita la Sfinge corrisponde all’età precessionale del Toro quindi ci si aspetterebbe di trovare a Giza un monumento con l’aspetto di un toro. L’aspetto della Sfinge invece, ricorda decisamente quello della costellazione del Leone. Con l’utilizzo di avanzati programmi per computer ed inserendo tutti i dati relativi alla posizione della Sfinge rispetto al Sole è stato dimostrato che nel 10450 a.C il Sole sorgeva nella costellazione del Leone così che la Sfinge - costruita con lo sguardo rivolto verso est - nel giorno dell’equinozio di primavera vedeva sorgere, dietro il Sole, la costellazione del Leone, cioè sé stessa. Se essa fosse stata volu-ta da Chefren, per quale ragione egli l’avrebbe posizionata a oriente, dandole la forma di una costellazione che la Sfinge non “vedeva” più da molti secoli?

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Dall’Era dei Pesci a quella dell’Acquario

Le Ere astrologiche prendono il nome dalla costellazione che ospita il punto dell’equinozio di primavera. A causa dello sfa-samento tra segni e costellazioni, dovuto alla precessione degli equinozi, e della differenza di ampiezza tra i segni (che sono esattamente di 30 gradi) e le costellazioni (che hanno ampiez-ze diverse), non è possibile stabilire con certezza il momento preciso del passaggio da un’Era all’altra. Ogni Era presenta un periodo di gestazione, in cui le qualità positive e negative delle due Ere si sovrappongono e si alternano, ma quanto questo sia lungo nessuno può dirlo. Attualmente il punto vernale si trova tra la costellazione dei Pesci e quella dell’Acquario. Quindi siamo agli sgoccioli dell’Era dei Pesci, e quella dell’Acquario si sta manifestando sempre di più. L’Era dell’Acquario inizierebbe nel momento esatto in cui il punto vernale vede la costellazione dell’Acquario dello Zodiaco siderale.

E’ però opinione generale che l’Era dell’Acquario sia già ini-ziata; tale opinione è basata su una serie di considerazioni rela-tive alla situazione attuale dell’umanità. L’Acquario è il segno dell’indipendenza e del cambiamento dei costumi. Lo sviluppo della tecnologia e della scienza, le scoperte rivoluzionarie, i viag-gi spaziali, la rivoluzione delle donne esprimono qualità acqua-riane. Che l’Era dei Pesci stia volgendo al termine lo direbbe la crisi dei valori e delle istituzioni che la caratterizzano, ovvero misticismo, sacrificio, martirio, meditazione, Dio con la D maiu-scola, compassione, devozione, e i loro relativi aspetti negativi, come il fanatismo e l’integralismo religiosi. Se così fosse, gli orrori e le stragi perpetrate nel nome di Dio negli ultimi secoli dovrebbero attualmente dare i loro ultimi colpi di coda.

Nel popolare musical “Hair” della fine degli anni Sessanta, alcune parole della canzone “Aquarius” suonano come un inno alla speranza:

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Then peace will guide the planetsAnd love will steer the starsThis is the dawning of the age of AquariusThe age of AquariusAquarius! Aquarius!Harmony and understandingSympathy and trust aboundingNo more falsehoods or derisionsGolden living dreams of visionsMystic crystal revelationAnd the mind’s true liberationAquarius! Aquarius!»

(Sarà la pace a guidare i pianetie sarà l’amore a guidare le stelleSta sorgendo l’era dell’Acquariol’era dell’AcquarioAcquario! Acquario!Ci saranno in abbondanza armonia e comprensionetolleranza e veritànon più ipocrisia e scherno.I nostri sogni e i nostri ideali diventeranno realiUna rivelazione mistica, limpida come il cristalloed una vera liberazione della mente.Acquario! Acquario!)Dal musical “Hair”, testi di Gerome Ragni e James Rado /

Diritti di Hair: Tams-Whitmark Music Library, Inc. 1969

Il convincimento che l’Era che si avvicina sarà altamente positiva per l’umanità è il presupposto necessario perchè ciò veramente accada.

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ERA DEL LEONE(10.000 AC circa)

-Formazione di gerarchie di gruppo; origini dell’agricoltura - Culto del Sole - Gli dei camminavano sulla Terra. Età dell’oro.

ERA DEL CANCRO(8.000 AC circa)

- Comunità sedentarie, agricole - Matriarcato - Catastrofe (causata dall’entrata della Luna nell’orbita terrestre)

ERA DEI GEMELLI (6.000 AC circa)

- Creazione di mezzi di comunicazione. Attrezzi agricoli. - Migrazioni - Invenzione della scrittura - Culto dei gemelli

ERA DEL TORO (4.000 AC circa)

-Importanza di madre Terra, tendenza a modificarla e dominarla. -Auge dell’agricoltura come mezzo di esplorazione della terra.-Grandi costruzioni. Piramidi. -Tendenza a conservare la materia: mummificazione dei cadaveri - Adorazione del toro.

ERA DELL’ARIETE (2.000 AC circa)

-Spirito pionieristico -Iniziative belliche. Invasioni. -Proibizione di adorare il toro ed accettazione dell’agnello -Adorazione di dei potenti

ERA DEI PESCI( anno 0 circa)

- Spiritualità (Confucio, Lao Tsè, Buddha, Gesù, Zoroastro) - Confusione - Instabilità - Simbolismo del pesce - Acqua come veicolo per la purificazione - Culto della Vergine -all’opposizione dei Pesci- (Madonna) - Dualità, antitesi morale, Cristo ed Anticristo

ERA DELL’ACQUARIO (2.000 circa) Linee che ne anticipano l’inizio:

- Sviluppo del volo - Viaggi spaziali - Organizzazioni per la pace - Conservazione della Natura - Robotica - Navigazioni informatiche - Globalizzazione - Terapie alternative

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Le quattro stagioni e i segni zodiacali

La precessione degli equinozi dà luogo ogni 2.160 anni ad una nuova Era per ritornare allo stesso punto ogni 25.920 anni.

L’anno tropico dunque, ovvero l’orbita apparente del Sole intorno all’eclittica, è di grande importanza perché consente di prescindere dal fenomeno della precessione degli equinozi; infatti il punto gamma è dato sempre dall’intersezione dell’eclit-tica con l’equatore celeste. Il fatto che esso si sposti di un 1° ogni 72 anni, in senso inverso all’ordine della sequenza dello zodiaco, non influisce minimamente sui segni zodiacali perché il loro inizio è dato proprio dal punto gamma, che per definizione con-trassegna il grado 0° del segno dell’Ariete e l’inizio astronomico della primavera (Fig 8).

Le suddivisioni più semplici dello zodiaco sono quelle che derivano direttamente dai circoli maggiori della sfera celeste, l’equatore e il coluro solstiziale.

L’equatore divide il circolo zodiacale in due emicicli: l’emici-clo boreale a Nord e l’emiciclo australe a Sud. La parte boreale nella sua interezza è detta calda, poiché quando il Sole transita nel punto gamma, in questa parte il giorno è più lungo della notte; la parte australe è detta fredda, per il motivo contrario.

Il coluro solstiziale, invece, divide il circolo zodiacale nell’emi-ciclo orientale a Est e nell’emiciclo occidentale a Ovest. La parte orientale, nella sua interezza, è detta umida o ascendente poiché la luce del giorno è in aumento, mentre la parte occidentale è detta secca o discendente poiché la luce è in diminuzione.

L’equatore e il coluro solstiziale generano insieme la divisione dell’eclittica e del circolo zodiacale in 4 quadranti stagionali, i cui punti cardinali sono dati dalle quattro qualità che caratterizzano i quattro emisferi: caldo, secco, freddo e umido (Fig 9). Ciascuno dei quattro quadranti stagionali è, a sua volta, suddiviso in tre segni zodiacali, dei quali il primo è detto “cardinale”, il secondo “fisso” e il terzo “mobile”. Ogni nuova stagione inizia con un segno cardinale, che può essere solstiziale o equinoziale e porta

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con sé le caratteristiche delle stagione cui dà ini-zio. I due segni solstiziali sono il Cancro, che occu-pa i trenta gradi a partire dal solstizio estivo e il Capricorno, che occupa trenta gradi a partire dal solstizio invernale. I due segni equinoziali sono rispettivamente l’Ariete, che inizia con l’equinozio di primavera, e la Bilancia

che inizia con l’equinozio autunnale.

Ogni nuova stagione segna l’inizio di un nuovo

modo di illuminazione, e l’apparire di una nuova qualità (il caldo in primavera, il secco in estate, il freddo in autunno, l’umi-

do in inverno) men-tre l’altra raggiunge il massimo. I segni fissi corrispondono alla parte centrale della stagione, quando le due qualità sono in equilibrio: essi rap-presentano la fissa-zione degli attributi propri del segno car-dinale che li precede. il Toro (primavera), il Leone (estate), lo Scorpione (autunno) e l’Acquario (inver-no). I segni mobili

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Figura 8. Indipendentemente dalle costellazi-oni che fanno da sfondo al sole, l’equinozio di primavera coincide sempre con il punto gamma.

Figura 9. Le quattro stagioni e le quattro qualità che le caratterizzano.

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corrispondono alla parte finale della stagione, in cui una qualità sta per scomparire, mentre l’altra qualità raggiunge il massimo e sono caratterizzati da una instabilità dei caratteri: i Gemelli (primavera), la Vergine (estate), il Sagittario (autunno) e i Pesci (inverno) (Fig 10)

Teoria degli elementi

Nel VI secolo a.C. Anassimene di Mileto aveva introdotto nel pensiero greco la teoria dei quattro elementi fondamentali che costituiscono la realtà:

il FUOCO, o Principio Igneo la TERRA,

o Principio Tellurico

l’ARIA, o Principio Aereo

l’ACQUA, o Principio Umido.

Un secolo più tardi, Empedocle diede corpo a questa teoria sostenendo che tutte le cose che stanno sotto il cielo della Luna ( E l e m e n t a r i s Regio o Regione Elementare), ben-ché siano carat-terizzate dalla mutevolezza, tut-

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Figura 10. In primavera il caldo aumenta, l’umido diminuisce; In estate il secco aumenta, il caldo diminuisce; In autunno il freddo aumenta, il secco diminuisce; In inverno l’umido aumenta, il freddo diminuisce.

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tavia sono composte da elementi immutabili, denominati radici: il Fuoco, la Terra, l’Aria e l’Acqua, che sono a loro volta connessi alle quattro entità cosmiche: il Sole, la Terra, il Cielo e il Mare. Ogni principio eterno della natura risulta dalla combinazione delle quattro qualità fondamentali dei corpi: caldo, freddo, secco, umido. L’Aria sarà di natura calda e umida, Il Fuoco di natura calda e secca, l’Acqua fredda e umida, la Terra fredda e secca. Questi elementi sono costitutivi anche della vita umana: l’embrione si sviluppa in un mezzo acquoso; l’individuo, che è in gran parte costituito di acqua, vive sulla terra e respira aria; è più o meno ricco di fuoco interiore (che si esprime nelle com-bustioni organiche e nelle reazioni psichiche), e non può vivere senza il calore del sole. In numerose culture il numero Quattro rappresenta l’Immanenza, cioè la realtà fenomenica, simbolizza-ta anche dal quadrato.

Ciascun quadrante stagionale possiede le qualità dei quattro elementi: il quadrante primaverile è umido e caldo e corrispon-de all’Aria, quello estivo è caldo e secco e si associa al Fuoco, quello autunnale è secco e freddo e ha analogia con la Terra, quello invernale è freddo e umido e corrisponde all’acqua.

Rapportando un intero anno ad un solo giorno, le quattro stagioni possono essere ridotte alle quattro parti del giorno, ciascuna in media di sei ore: infatti, il mattino come la prima-vera, inizialmente è umido; poi il calore e la luminosità vanno aumentando gradualmente; il pomeriggio è simile all’estate perché il caldo è al massimo e tende a diventare secco; la sera è affine all’autunno perché il calore e il secco vanno diminuen-do gradualmente in entrambi i casi; ed infine la notte è simile all’inverno perché, per entrambi, il calore è minimo mentre è al massimo l’umido. (Fig. 11)

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Teoria degli umori

Dall’assunto ermetico “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso”, l’Uomo è un cosmo nel cosmo, ma è soprattutto è un prodotto della Terra e in quanto tale è sottoposto alle sue stesse leggi.

Quindi, allo stesso modo del ciclo delle stagioni, e della dura-ta del giorno, la vita dell’uomo si può dividere in quattro fasi: giovinezza, età media, età matura e vecchiaia. Ciascuna fase presenta le qualità proprie delle quattro stagioni dell’anno.

Ippocrate, già intorno al 400 a.C., tentò di applicare lo schema quaternario delle stagioni alla struttura del corpo umano, il quale sarebbe governato dall’insieme dei quattro umori, denominati Sangue, Bile Gialla, Bile Nera e Flegma che, nella concezione

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Figura 11. Le quattro stagioni e i quattro elementi rapportati alle fasi del giorno.

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ippocratica, conservano le stesse qualità caratteristiche degli ele-menti di Empedocle. Alla natura di questi umori partecipano i quattro elementi fondamentali o radici. Galeno, (131-201), medi-co nella Roma dell’imperatore filosofo Marco Aurelio, riprese ancora l’argomento, approfondendone alcuni aspetti.

Il sangue, la cui sede è il cuore, è caldo e umido come la pri-mavera e corrisponde all’aria. La bile gialla (detta anche collera), che ha sede nel fegato, è calda e secca come l’estate e corrispon-de al fuoco. La bile nera o atrabile, che ha sede nella milza, è fredda e secca come l’autunno e corrisponde alla terra. Il flegma (o pitùita), che ha sede nella testa, è freddo e umido come l’in-verno e corrisponde all’acqua.

Queste quattro forze, secondo Ippocrate e Galeno, rappresen-tano i “mattoni” della struttura dell’Uomo.

Per le loro proprietà intrinseche, questi umori, che possiedo-no diversi equilibri di caldo, freddo, umido e secco, sono sog-getti a prevalere o a diminuire secondo delle stagioni dell’anno. Il sangue prevale in Primavera, la bile gialla (collera) è associata all’estate; la bile nera prevale in autunno e il flegma in inverno.

Anche durante l’arco della giornata, questi umori possono prevalere o diminuire: nelle prime tre ore del mattino e nelle ultime della sera prevale il sangue, nelle sei ore in mezzo al gior-no la collera, nelle prime tre ore della sera e nelle ultime tre del giorno prevale la melancolia, mentre nelle sei ore centrali della notte domina il flegma. Secondo la medicina classica e medieva-le il principio essenziale del corpo umano è il calore, a sua volta temperato dal freddo.

Nelle diverse età dell’uomo come nelle stagioni, queste qua-lità sono in rapporto reciproco tra loro e si ha prevalenza di un umore rispetto ad un altro. Nella giovinezza (0-30 anni di età), come nella primavera, prevalgono il caldo e l’umido, quindi predomina il sangue; nell’età adulta (30-40 anni di età) come nell’estate prevalgono il caldo e il secco quindi predomina la bile gialla. Nella maturità (40-60 anni di età) e nell’autunno pre-valgono il freddo e il secco quindi si ha prevalenza di bile nera, mentre nella vecchiaia, (dai 60 anni in su) e nell’inverno preval-gono il freddo e l’umido quindi il flegma.

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Come la salute del mondo si identifica con l’armonia tra le quattro radici, (Fuoco, Terra, Aria, Acqua), così il buon funzio-namento dell’organismo si ha quando i quattro umori (flegma, sangue, bile, atrabile) sono in giusta proporzione tra di loro (crasis), sia dal punto di vista della qualità che della quantità. (Fig 12)

Qualsiasi mutamento delle proporzioni degli umori minaccia la stabilità del corpo umano, procurando così la discrasis, cioè la malattia. Le malattie possono essere di vario tipo secondo la pre-valenza di un particolare umore: malattie catarrali per la preva-lenza del flegma, sanguigne per la prevalenza di sangue, biliose per la prevalenza di bile gialla, diatesiche per la prevalenza di bile nera. Secondo questa concezione la patologia non è mai localiz-zata in un singolo organo ammalato, ma è da ricondurre ad uno

squilibrio generale. Secondo la medici-na greca, la dieta a v e v a una gran-de impor-tanza ed era fon-damenta-le anche per rie-q u i l i -brare gli u m o r i con la p re s c r i -zione di al imenti u m i d i ,

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Figura 12. Le quattro stagioni, i quattro elementi e le fasi del giorno rapportati alle età dell’uomo e ai quattro umori che le caratterizzano.

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caldi, freddi, asciutti, a seconda del diverso temperamento del malato oppure a seconda delle caratteristiche della malattia in atto.

Sebbene la scienza moderna abbia ampiamente superato le teorie di Ippocrate, tuttavia è possibile ritrovarne ampie tracce nel linguaggio moderno: il cuore è comunemente indicato come la sede dei sentimenti e in particolare dell’amore che poetica-mente è “alito di vita”; la malinconia è un sentimento di tristez-za; collera e flemma descrivono ancora irascibilità e pigrizia; il collerico “si mangia il fegato” oppure “è giallo dalla rabbia” (l’ittero è sintomo di malattia epatica caratterizzata dalla colora-zione giallognola).

Le ultime ricerche scientifiche inoltre sembrano dimostrare che esiste anche una correlazione tra la stagione della diagnosi di alcune forme di tumore e la loro aggressività. Del 2006 sono alcuni articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali (International Journal of Cancer e Prog. Biophis Mol. Biol) che affermano che la sopravvivenza ai tumori dipende dalla stagio-ne della diagnosi e dall’esposizione alla luce solare.

Teoria dei temperamenti

Se l’alterazione dell’equilibrio tra gli umori o l’eccessivo predominio di uno di essi provoca la malattia, la semplice pre-valenza di ciascun umore determina una mancanza di armonia complessiva e un certo squilibrio caratteriale. Questo conferisce particolari caratteristiche all’individuo e definisce così quattro temperamenti: sanguineus (sanguigno), cholericus (bilioso o col-lerico), phlegmaticus (flemmatico), melancholicus (melancolico).

Un incremento della quota di sangue, che è caldo e umido, caratterizza un temperamento sanguigno, che presenta una ele-vata sensibilità agli stimoli esterni e una scarsa forza interiore.

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L’individuo sanguigno si infiamma facilmente per ogni novità, ed altrettanto rapidamente se ne stanca, distaccandosi dall’atti-vità precedentemente intrapresa. E’ ottimista, conciliante, espan-sivo, intraprendente, e naturalmente predisposto alla bonomia; non disdegna la buona tavola e risulta particolarmente attratto dai piaceri della vita. Possiede delle qualità in stretta analogia con l’elemento ARIA; L’età nella quale si accentua naturalmente la componente sanguigna del temperamento è quella giovanile.

Un eccesso di bile gialla dà un temperamento collerico (o bilioso), che rappresenta il lato “forte” dei temperamenti umani. L’individuo collerico è astuto, generoso e avido di onore, ira-scibile, dai gesti violenti, dall’intelligenza pronta e brillante; presenta aggressività e logorrea, persegue con determinazione i suoi obiettivi e ha numerosi interessi, ma manca di riflessività e possiede uno spirito polemico e competitivo. Le sue qualità sono in analogia con l’elemento FUOCO.

L’età nella quale si accentua naturalmente la componente col-lerica del temperamento è quella adulta.

Nel melancholicus prevale la secrezione di atrabile, che investe le strutture del cervello e attenua le emozioni rendendo il soggetto debole, stanco ed indolente, triste e rassegnato. Il termine “melanconia” deriva dalle due parole greche mélaina (nera) e cholé (bile). Il temperamento malinconico è dotato di grande forza interiore e scarsa sensibilità agli stimoli esterni, il che comporta una grande capacità di tenere fermi i propri pro-positi e di perseguire con tenacia i propri obiettivi, senza farsi distrarre dagli eventi esterni. L’individuo malinconico tende a chiudersi in se stesso, ed ha elevate capacità di introspezione e di riflessione con una ricca vita interiore. Le sue qualità sono in analogia con la durezza della TERRA. L’età nella quale si accen-tua naturalmente la componente malinconica del temperamento è quella matura.

Quando prevale un eccesso di flegma si manifesta il tempe-ramento flegmatico, o linfatico, (phlematicus); esso è torpido ed ozioso, caratterizzato da lentezza nei movimenti, mancanza di reazioni, scarsa forza e scarsa sensibilità agli stimoli esterni.

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L’individuo flemmatico si sente in pace quando riposa, possiede una tendenza alla pigrizia e alla vita vegetativa. Sembra indiffe-rente ma ha una potente immaginazione; è abbinato all’elemen-to ACQUA (fig 13). L’età nella quale si accentua naturalmente la componente flemmatica del temperamento è quella senile.

Ognuno di questi “Temperamenti-limite” può essere tempe-rato dal concorso degli altri umori e può manifestarsi in forma più o meno evidente a seconda delle stagioni, originando dei quadri intermedi che vanno a formare i cosiddetti “tipi misti” (es. neuro-biliosi, in cui predominano la Terra e il Fuoco, linfo-sanguigni, legati all’Acqua e all’Aria, bilio-linfatici, neuro-san-guigni, neuro-linfatici, bilio-sanguigni, ecc).

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Figura 13. I quattro elementi e i quattro temperamenti.

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L’Uomo astrologico

Paracelso (Theophrast Bombast von Hohenheim) medico naturalista, filosofo e astrologo (1493-1541) affermava che “nel mondo vi sono quattro elementi e l’uomo è composto di tutti e quattro, e quello che esiste visibilmente nell’uomo, esiste invi-sibilmente nell’etere che pervade il mondo.” Già nell’astrologia greca, indiana, araba e latina viene descritta una corrisponden-za tra i segni dello zodiaco e le parti del corpo umano. Il corpo umano da un punto di vista astrologico viene suddiviso in dodici porzioni che costituiscono l’uomo cosmico. Ciascuna di esse è sotto il “governo” di uno dei dodici segni dello Zodiaco, a partire dall’Ariete che controlla la testa per terminare con i Pesci, che controllano i piedi. Inoltre, per la completa raffigurazione di ogni uomo devono essere prese in considerazione le influenze che derivano dal Sole, dai pianeti e dalle configurazioni pla-netarie, e la loro relazione con l’insorgenza di alcune malattie. Per definire al meglio in quadro anatomo-patologico di ogni individuo, viene distinta la localizzazione anatomica di una particolare predisposizione (definita dai segni) dall’alterazione delle funzioni fisiologiche (definite dai pianeti e dai loro aspetti). Nel corso dell’esistenza si manifesteranno diverse patologie che saranno determinate dai cosiddetti transiti planetari, ovvero dal ritorno ciclico dei movimenti dei pianeti rispetto a quelli della nascita.

Riportiamo brevemente le localizzazioni anatomiche dei 12 segni dello Zodiaco. Le funzioni fisiologiche saranno descritte con le descrizioni dei pianeti (vedi oltre).

ARIETELe corrispondenze fisiche del primo segno zodiacale nel corpo

umano si riferiscono alla testa in generale, al volto, al cervello, all’arcata dentaria superiore e alle prime due vertebre cervicali. I nati sotto questo segno sono considerati impulsivi, collerici e soffrono spesso di mal di testa nonché di tensione nervosa, cau-

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sati da stati nervosi e scatti d’ira incontrollabili, che derivano dal loro temperamento bilioso.

TOROLe corrispondenze fisiche del secondo segno zodiacale si rife-

riscono al collo, alla nuca e alla gola, alle orecchie ed alla III, IV, V e VI vertebra cervicale. Gli corrispondono inoltre mandibola, faringe, laringe, trachea. Anche la tiroide, la cui disfunzione può causare problemi di peso è correlata con il Toro. Tra le patologie connesse con questo segno vi sono la predisposizione a torcicol-lo, faringite, tonsillite, sinusite, polipi alle corde vocali, squilibri tiroidei, artrosi cervicali, nonché le patologie otorinolaringoia-triche, e le infiammazioni alle prime vie respiratorie, tonsille e corde vocali.

GEMELLILe corrispondenze fisiche dei Gemelli nel corpo umano si

collocano agli arti superiori: questo segno governa le braccia e le spalle (escluso il gomito), i polmoni, i bronchi e l’azione della respirazione nonché l’ultima vertebra cervicale e le prime due toraciche. E’ possibile riscontrare disfunzioni correlate con la parola e la comunicazione, ma anche piccoli incidenti che creano distorsioni o fratture alle porzioni periferiche degli arti, come polsi e caviglie. Le patologie possono interessare anche le vie respiratorie profonde: bronchiti, polmoniti, pleuriti ed asma.

CANCROAl Cancro corrispondono la cassa toracica, in particolare la IV

e V vertebra toracica, le mammelle, l’apparato gastrointestinale, con riferimento specifico allo stomaco, e le mucose e le secrezio-ni interne (il latte, i succhi digestivi, la saliva). L’apparato dige-rente è delicato e quindi possono insorgere problematiche legate ai succhi gastrici e all’ulcera, fino ai calcoli biliari. La tendenza a ritenere liquidi nei tessuti, combinata ad un certo amore per i dolci, può determinare anche la formazione di cellulite, adipe, obesità, sudori abbondanti a mani e piedi e scarsa muscolatura. La tradizione associa a questo segno anche l’occhio sinistro.

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LEONELe corrispondenze anatomiche nel corpo umano sono: il

cuore, l’aorta, la circolazione sanguigna e funzionalità cardiaca, la colonna vertebrale con riferimento alla VI, VII e VIII vertebra toracica, l’avambraccio, sino al polso escluso, il diaframma e il plesso solare. Secondo la Tradizione, il Leone è connesso all’oc-chio destro. Generalmente questo è un segno che gode di ottima salute ed ha costituzione solida, ben equilibrata e resistente, ma vivendo con grande dispendio di energie, dovrebbe rallentare il ritmo verso gli “anta”, per evitare rischio di infarti.

VERGINELe corrispondenze fisiche si collocano all’addome, all’ombe-

lico, agli intestini e alla milza. Riguardano gli organi dell’assimi-lazione e del metabolismo in generale nonchè la IX e X vertebra toracica. Anatomicamente questo segno governa anche la mano e le sue dita. I nativi della Vergine tendono a preoccuparsi per piccole cose, somatizzando ogni problema sull’intestino. Una alimentazione troppo ricca di fibre è da evitare, perché causa fermentazione, con risentimento al colon. Questo segno è por-tato per la sperimentazione di alimentazioni esotiche e macro-biotiche.

BILANCIAA questo segno corrispondono anatomicamente l’apparato

urinario in generale e la vescica in particolare, le ghiandole sur-renali, e la regione lombare nonché l’XI e la XII vertebra toracica. Anche il segno della Bilancia gode in genere di buona salute psicofisica in quanto cerca di evitare ogni estremismo, causa principale di squilibri e malattie.

SCORPIONELe corrispondenze fisiche si collocano agli organi della ripro-

duzione, e agli ormoni sessuali. In particolare sono associati a questo segno il liquido seminale, la prostata, l’uretra, l’intestino crasso il retto e l’ano.

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E’ consigliabile sempre scrupolosa igiene sessuale. Per stare bene sarebbe da evitare qualsiasi repressione sessuale.

SAGITTARIOA questo segno sono collegate le cosce e i femori. Ne risulta

interessato tutto il sistema muscolare e lombare, compreso il nervo sciatico. Il punto focale è la regione sacrale, ma anche quel-la pelvica e le ovaie, persino le arterie della stessa zona possono essere soggette a patologie. A questo segno che in genere gode di un’ottima salute, corrispondono anche il fegato, che risulta molto delicato, e la colecisti. La donna è soggetta agli accumuli di grasso o di cellulite sulle cosce. Gli eccessi alimentari portano ad un accumulo dei livelli di colesterolo e acidi urici.

CAPRICORNOLe corrispondenze fisiche relative sono collegate alla struttu-

ra ossea, i denti, la pelle, i tendini e le cartilagini e le articolazio-ni, con particolare riferimento alle ginocchia. Ne consegue che piccoli incidenti possono produrre fratture, abrasioni, slogature e distorsioni. Tra le patologie del segno sono quindi frequenti le malattie a carattere ortopedico e odontoiatrico, come pure le patologie che limitano i movimenti, ad esempio i reumatismi, l’artrosi e l’artrite. Questo segno dispone di una resistenza fisica e, col passare degli anni si irrobustisce, permettendo di raggiun-gere una certa longevità.

ACQUARIOTradizionalmente le corrispondenze fisiche dell’Acquario si

collocano ai polpacci e alle caviglie. Gli corrisponde anche la cir-colazione sanguigna e sono frequenti le aritmie cardiache origi-nate da stimoli che si verificano alla base dell’atrio destro, in un punto del tessuto miocardico detto “nodo di Keith e Flack”. Non sono rare le vene varicose, e i disturbi circolatori con particolare riferimento agli arti inferiori; le fratture delle caviglie sono assai comuni.

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PESCILa Tradizione attribuisce a questo segno il governo dei piedi

e delle loro dita. Gli arti inferiori sono un punto assai delicato. I nativi del segno accusano disturbi o malformazioni ai piedi e hanno sovente problemi con le calzature.

Sono tradizionalmente poco robusti, soprattutto a livello psichico, dotati di enorme emotività e sensibilità. La tendenza a preoccuparsi eccessivamente per la propria salute porta ad apprensioni ingiustificate, che influiscono negativamente sul funzionamento di tutto l’organismo. Traggono grande beneficio dal mare.

Lo zodiaco Tolemaico

Claudio Tolomeo (II sec. d.C.), famoso astronomo dell’anti-chità, è noto per aver scritto il Tetrabiblos, un’opera in quattro volumi da molti astrologi considerata come la prima fonte di informazioni scientifiche sull’astrologia. I Greci consideravano i quattro elementi, e cioè fuoco, terra, aria e acqua, noti come quadruplicità, come stati della materia che interagivano con l’uomo alla ricerca dell’equilibrio reciproco; a questi quattro elementi furono correlati i 12 segni zodiacali. Essi vennero clas-sificati e suddivisi in gruppi di tre per ciascun elemento della quadruplicità: il Fuoco, che esprime valori di forza, slancio, azione, comando era l’elemento costitutivo dei nati nel segno dell’Ariete, del Leone e del Sagittario. La Terra che esprime valo-ri di concretezza, durata, stabilità, costruttività era l’elemento costitutivo del Toro, della Vergine e del Capricorno. L’Aria che esprime valori di comunicativa, scambio, relazioni è l’elemento dei Gemelli, della Bilancia e dell’Acquario. Infine l’Acqua, che esprime valori di sensibilità, sentimento, immaginazione, ricet-tività, è l’elemento dei Pesci, del Cancro e dello Scorpione.

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In relazione con l’idea di un principio attivo, di uno passivo e di una connessione che opera nell’universo, si creò un altro sottosistema che suddivideva i segni in gruppi di quattro per ciascun elemento della triplicità, costituita dalla distinzione in segni cardinali, fissi e mobili.

elementi cardinale fisso mobile

fuoco ariete leone sagittarioterra capricorno toro verginearia bilancia acquario gemelliacqua cancro scorpione pesci

I segni cardinali furono considerati attivi, quelli fissi descrit-ti come passivi e i segni mobili come segni di connessione. Un’impresa iniziata dai segni cardinali (Ariete, Cancro, Bilancia e Capricorno) sarebbe stata portata avanti dai segni fissi (Toro, Leone, Scorpione e Acquario), e i segni mutevoli (Gemelli, Vergine, Sagittario e Pesci) avrebbero realizzato le condizioni per il cambiamento.

Inoltre i segni di Terra erano definiti pratici, quelli di Acqua emozionali, i segni di Aria intellettuali e quelli di Fuoco di ispira-zione. Ciò corrispondeva ai quattro umori stabiliti da Ippocrate per la definizione dei temperamenti: pertanto il carattere sangui-gno fu attribuito ai segni d’Aria, il collerico ai segni di Fuoco, il melanconico ai segni di Terra e il flemmatico ai segni d’Acqua.

Tolomeo asserì che esiste una connessione tra gli individui e le stagioni, e che gli attributi di ogni segno zodiacale sono la conseguenza delle caratteristiche climatiche “medie” di luce e calore, oscurità e freddo, del periodo dell’anno che gli corri-sponde. Per questo motivo, in tutta l’area mediterranea, ad ogni segmento zodiacale viene associata una tappa del ciclo stagio-nale. Riportiamo pressoché integralmente la descrizione della simbologia stagionale fatta dall’astrologa Lisa Morpurgo nella sua “Introduzione all’astrologia” (Longanesi, 1982)

Ariete: l’inizio della Primavera. E’ il principio, la forza della natura. Gli steli di grano spuntano nei campi, le gemme sugli

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alberi. La natura è condizionata da un grande slancio verso la vita, da profondi fermenti fecondatori. Lo sforzo compiuto da ogni germoglio richiede aggressività e audacia.

Toro: il periodo primaverile della riproduzione. La natura è condizionata dalla necessità di procreare. Il ritmo si fa più pacato perché l’attività frenetica e l’aggressività sarebbero più dannose che utili in questa fase del ciclo vegetativo.

Gemelli: l’apice della primavera; i frutti acerbi. La natura ormai fecondata si concede una pausa nello splendore dell’esplo-sione primaverile. Lo slancio creativo si concentra nella scoper-ta compiaciuta dell’io, che prende forma nei frutti acerbi. Nei Gemelli, dove la stagione incalza dalla primavera all’estate, c’è l’ansia di maturare in fretta, la natura ha una più intensa voglia di vivere perché si avvicina al culmine della vita (alla fine dei Gemelli- inizio del Cancro c’è il Solstizio d’Estate).

Cancro: i frutti maturi. La maturazione dei frutti conclude la prima fase del ciclo vegetale. La raccolta è imminente. La falce del mietitore troncherà la vita delle messi. Nell’attesa di questa morte, il pensiero si ripiega nostalgico verso il passato.

Leone: il raccolto. Il sole è al punto culminante dell’estate. Il ciclo primaverile-estivo è all’apice e raggiunge la piena maturi-tà. Il grano che si accumula sulle aie è simbolo di prosperità e benessere. Consente generosità e magnificenza.

Vergine: la conservazione del raccolto. All’euforia della mieti-tura succede una valutazione attenta del raccolto e si pone il pro-blema della sua conservazione nel tempo. Ecco che quel raccolto che era sull’aia del Leone e che il Leone stesso stava sperperando come un’allegra cicala, la Vergine, come una saggia formica cer-cherà di metterlo da parte per i tempi più duri. C’è la tendenza a fermare il tempo, a conservare tutto quello che è possibile per sopravvivere all’inverno (si preparano molti prodotti conservati: marmellate, salse di pomodoro, ortaggi sottolio e sottaceto).

Bilancia: la preparazione alla semina. Il sole dell’estate divie-ne più mite e inizia la sua fase discendente verso l’altro emisfe-ro. Siamo all’inizio del ciclo invernale e la terra si prepara alla fecondazione che la porterà al ciclo primaverile. Alla Bilancia

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spetta il compito di scegliere il seme migliore per assicurare il raccolto e del terreno migliore cui affidarlo.

Scorpione: la semina. La semina corrisponde alla sepoltura del seme e la morte ha in sé una nuova vita. Sotto le zolle il seme inizia una avventura che lo porterà all’esplosione primaverile.

Sagittario: l’inizio della germinazione. Il seme comincia ad adattarsi all’ambiente circostante e le zolle non sono più tomba ma grembo materno.

Capricorno: la stasi invernale. Il seme sepolto affronta il periodo più difficile, quando tutto sembra allearsi contro di lui. Lotta contro il gelo nemico della vita. Si ha il passaggio dal vec-chio al nuovo ciclo: il sole ricomincia a risalire

Acquario: lo sviluppo delle radici. La metamorfosi del seme, iniziata nel Sagittario riprende slancio. Il seme è ormai una pian-ticina.

Pesci: l’ultima fase della vita sotterranea. La pianticina nata dal seme è quasi completa, e la metamorfosi riguarda un distac-co dalla protezione del grembo terrestre per adattarsi alla vita di superficie.

I pianeti nello zodiaco

Il sistema solare è costituito da una corte di pianeti che ruota-no attorno ad Sole. Anche essi visti dalla Terra percorrono con il Sole la traiettoria dell’eclittica.

In questo schema geocentrico, che poneva l’uomo al centro del cosmo, Claudio Tolomeo considerò le influenze celesti come effetti determinati sulla Terra dalla relazione pianeti-segni. Egli affermò che quando un pianeta attraversa una particolare por-zione dell’eclittica, ovvero un determinato segno, esprime al meglio le sue caratteristiche. Quel segno, pertanto, costituisce il Domicilio di un dato pianeta. Quando esso transita in un segno diametralmente opposto, si dice che il pianeta è in esilio.

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Ad esempio, quando Marte transita in Ariete o in Scorpione sembra stimolare la capacità di azione nelle popolazioni e negli individui, mentre essa si perde durante i transiti nei segni opposti Bilancia e Toro. Le caratteristiche di Giove risultano potenziate durante i suoi passaggi nei Pesci e nel Sagittario, mentre risulta-no meno evidenti durante i passaggi nei segni Vergine e Gemelli. Analogamente, Saturno, costruttivo in Capricorno, mostrerà delle influenze negative se transita nel segno del Cancro.

Per semplicità linguistica, gli astrologi sono spesso soliti chia-mare “pianeti” anche il Sole e la Luna, che sono rispettivamente una stella e il satellite naturale del nostro pianeta Terra.

E’ preferibile comunque utilizzare il termine “luminari”. Il Sole è il Luminare Maggiore, e la Luna il Luminare Minore.

Nella sua descrizione dello zodiaco, Claudio Tolomeo descri-ve una sequenza di domicili dei pianeti nei dodici segni. Ai cinque segni alla sinistra del Leone e ai cinque segni alla destra del Cancro furono attribuiti i domicili dei cinque pianeti cono-sciuti ai tempi in cui egli la descrisse, nell’ordine della distanza progressiva dal Sole, e quindi la sequenza si ferma a Saturno. (Fig.14).

Da questo schema, benché incompleto, emerge che ogni pia-neta ha due domicili che sono paralleli e speculari, ad eccezione dei due luminari, ciascuno dominante in un solo segno: il Leone per il Sole e il Cancro per la Luna.

La tradizione tolemaica riporta i domicili dei pianeti come descritti in tabella. Essa li denomina rispettivamente domicili diurni e domicili notturni e stabilisce anche uno schema delle esaltazioni ma esso risulta incompleto e in alcuni casi errato.

Domicili Planetari secondo lo Zodiaco Tolemaicosequenza Domicilio Diurno Domicilio Notturno sequenza

1 Leone Sole Luna Cancro 122 Vergine Mercurio Mercurio Gemelli 113 Bilancia Venere Venere Toro 104 Scorpione Marte Marte Ariete 95 Sagittario Giove Giove Pesci 86 Capricorno Saturno Saturno Acquario 7

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Lo Zodiaco completo “restaurato”

La astrologa cremonese Lisa Morpurgo, (1923-1988) negli anni ‘70-’80 ha rivoluzionato il pensiero astrologico moderno. La sua principale convinzione era che lo Zodiaco descritto dall’astrologia tradizionale, ovvero quella codificata da Tolomeo nel Tetrabiblos, non corrispondeva allo Zodiaco così come era stato concepito dai suoi creatori originali. Infatti la tradizione astrologica che prende come riferimento l’opera di Tolomeo ha appena duemila anni, pertanto non può coincidere con l’astro-logia delle origini, che ne ha più di cinquemila. Tolomeo, con le sue elaborazioni, contaminate ulteriormente nel corso dei secoli dagli errori di trascrizione delle simbologie dei segni, che si sono susseguite nel tempo ad opera degli scrivani, ha cancellato o quantomeno offuscato il messaggio originale che era stato pro-dotto nelle migliaia di anni precedenti.

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Figura 14. Lo zodiaco tolemaico (riadattato da Lisa Morpurgo: Introduzione all’astrologia. Longanesi & C. Milano, 1982)

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La scuola della Morpurgo ha recuperato quanto di autentico si era salvato della astrologia originale nonostante le contami-nazioni tolemaiche, e con pazienza archeologica ha ripulito e riportato alla luce il tracciato perfetto del labirinto zodiacale. Il merito di aver intuito che la successione dei pianeti alla destra e alla sinistra del Sole non poteva terminare con Saturno va all’astrologo francese André Barbault, 1921-), il quale sosteneva che essa andava proseguita nelle due direzioni con la scoperta dei nuovi pianeti che via via stata avvenendo. La Morpurgo ha ipotizzato, nella costituzione dello zodiaco, una doppia sequen-za di 12 elementi: ad una sequenza di 12 segni dello zodiaco corrisponde una sequenza 10 pianeti più il Sole e la Luna, i cosiddetti luminari, per un totale di 12 corpi celesti. Quindi se a 12 segni corrispondono 12 corpi celesti, ci devono essere ancora due pianeti al di là di Plutone, che lei chiamò pianeta X e pianeta Y, e che, una volta scoperti, andrebbero a completare lo zodiaco tolemaico, che contiene soltanto 7/12 della sequenza planetaria, e a raggiungere la completa armonia dello schema zodiacale.

Attualmente le nostre conoscenze si fermano a Plutone. Il primo transplutoniano è già stato ipotizzato dagli astronomi, mentre con il nome di Sedna un altro pianeta è stato descritto dagli antichi studiosi babilonesi ed è poi scomparso alla nostra vista. Qualcuno sostiene che si tratti di Y, un pianeta con un’or-bita amplissima e che è transitato in prossimità del Sole, durante il suo perielio, circa quattromila anni fa e del quale non è possi-bile prevedere il ritorno non conoscendo la sua orbita.

I 12 corpi celesti sono: Sole, Y, X, Plutone, Nettuno, Urano, Saturno, Giove, Marte, Venere, Mercurio, Luna. Ognuno di essi assume un significato particolare nella simbologia zodiacale (Fig. 15).

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Simbologia planetaria

Sole: l’io attivo. Giro dello zodiaco un anno. In ogni segno permane circa 30 giorni. Il Sole è il nucleo della personalità, è la sintesi dell’Io. Esso dà la misura delle virtù solari e passionali: calore, coraggio, lealtà, generosità. Se queste qualità sono porta-te all’eccesso diventano orgoglio, superbia, prepotenza, dittatu-ra. Anatomicamente il Sole, essendo l’astro della vita, governa il cuore, il plesso solare, le arterie, e la parte destra del corpo.

Luna: l’io ricettivo. Giro dello Zodiaco: 28 giorni. In ogni segno permane 2 giorni e 3 ore. La Luna rappresenta la sensibi-lità dell’Io e i contatti emotivi con il mondo circostante, il sonno e il sogno. E’ in stretto rapporto con il grembo materno, con le funzioni vitali femminili, può dare atteggiamenti deboli o suc-

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Figura 15. Lo zodiaco completo (riadattato da Lisa Morpurgo: Introduzione all’astrologia Longanesi & C. Milano, 1982)

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cubi, ricerca di appoggio, candore, infantilismo. Rappresenta la donna (madre, moglie, amante, figlia per un uomo) mentre per la donna è – oltre alla madre – il suo modo di vivere la sua femmi-nilità, anche i suoi rapporti con le altre donne. Fisiologicamente la Luna corrisponde al seno, allo stomaco, alla parte sinistra del corpo. Regola la digestione e i liquidi sierosi contenuti nel corpo, l’acqua dolce e il latte.

Mercurio: il contatto intellettivo con il mondo esterno. Giro dello zodiaco: 187 giorni. In ogni segno permane 16 giorni. Corrisponde al primo contatto dell’Io con il mondo esterno, all’inizio di una vita cerebrale. Regola gli scambi intellettuali di idee e di opinioni, la capacità di percepire i messaggi e di ripro-durli, e governa gli strumenti tecnici adatti allo scopo (stampa, telefono, radio). E’ il rappresentante tipico dell’adolescenza, con la prontezza di riflessi mentali e con la vivacità e irrequietezza naturali. In un tema natale rappresenta i fratelli, i figli, i coetanei, i compagni di gioco, di studio, di lavoro, anche i connazionali, i parenti prossimi, i vicini di casa. Fisiologicamente è associato al sistema respiratorio, e al sistema nervoso nelle sue connessioni. Ad esso corrispondono le braccia, i polsi, i bronchi, le orecchie timpani.

Venere: il contatto affettivo con il mondo esterno. Giro dello zodiaco: 225 giorni. In ogni segno permane 18,75 giorni. Venere indica la capacità di amare, di gustare il bello, il buono della vita, dà senso estetico, desiderio intenso di pace, armonia, serenità, comodità. Fa apprezzare le gioie semplici della vita. Indica il passaggio dalla curiosità adolescenziale di Mercurio al rapporto sociale, al desiderio di amare e di essere amati. Aiuta le creazioni artistiche, soprattutto manuali (lavori artigianali), Anatomicamente corrisponde alle ovaie, regola il metabolismo e le funzioni renali. Contribuisce al funzionamento armonico dell’organismo.

Marte: il contatto aggressivo con il mondo esterno. Giro dello zodiaco 687 giorni. In ogni segno permane: 57,25 giorni. Dà la misura della forza, della capacità di lottare per la sopravviven-za, conferisce la violenza necessaria per superare gli ostacoli

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senza tener conto di dubbi o esitazioni. Anche dal punto di vista caratteriale, a Marte si attribuiscono gli slanci di impulsività, gli entusiasmi seguiti da scoraggiamenti e depressioni. Può essere responsabile di mancanza di tatto, di riflessione, temperamento collerico. Nel tema femminile può indicare anche l’uomo amato o il tipo d’uomo zodiacale dal quale ci si sente maggiormente attratte. Rappresenta l’uomo primordiale che si salvò perché era quello più aggressivo, in grado di sopraffare i nemici e gli avver-sari, e di uccidere gli animali feroci. Nel corpo umano regola il tono e l’attività muscolare e l’agonismo sportivo. Corrisponde al pene e alla muscolatura. Quando nell’oroscopo di nascita è collocato in posizioni delicate, e soprattutto quando transita su punti sensibili dell’oroscopo è responsabile di patologie acute e virali, stati infiammatori.

Giove: l’inserimento ottimistico nella vita. Giro dello Zodiaco 11,8 anni. In ogni segno permane circa un anno. Giove allarga gli orizzonti, e l’ottimismo che gli si attribuisce permette all’uo-mo di vincere la paura dell’ignoto e andare sempre più lonta-no. Sembra legato all’amore per la filosofia. Da lui dipendono molto la felicità individuale e la serenità. Sempre a Giove si lega la parola, l’oratoria, la capacità di convincere con il sorriso, l’ottimismo, la bonomia (è per questo che si dice: è un tipo gio-viale...). Il temperamento allegro, ottimista e gioviale si esprime con un sano e marcato appetito che inevitabilmente porta ad un certo sovrappeso. Corrisponde alla lingua alla bocca, agli occhi. Pare regoli la circolazione arteriosa, l’espansione, la crescita e lo sviluppo fisico. Giove, seppure considerato pianeta benefico, spesso aggrava, dilatandole, le malattie congenite, oppure dà un trapasso dolce.

Saturno: l’inserimento razionale nella vita. Giro dello Zodiaco: 29 anni. In ogni segno permane 2,4 anni. Corrisponde allo sche-letro e ai denti. Da esso dipendono la calcificazione delle ossa e i fenomeni artritici, reumatici e sclerotici. E’ collegato con la cistifellea, la milza, la pelle, i denti e le ossa. Influisce sul lobo anteriore dell’ipofisi. Saturno rappresenta il tempo (Cronos) ine-sorabile, che porta al processo di invecchiamento del corpo ed

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è responsabile del ripiegamento dell’individuo su se stesso. Le malattie provocate da Saturno sono croniche, o a decorso lento e lungo. La sua natura fredda indebolisce la forza metabolica, consentendo alle tossine di depositarsi e causare danni. Nella simbologia cronologica con la Terra è associato alla apparizione dell’uomo inteso come Homo Sapiens.

Urano: la forza della decisione. Giro dello Zodiaco: 84 anni. In ogni segno permane 7 anni. È il primo pianeta di quelli definiti lenti, che può compiere l’intero giro dello Zodiaco nel corso di una vita umana. È un pianeta molto dinamico, può fare leva su qualunque punto di appoggio per distruggere o creare, secon-do le circostanze. Ma Urano può tornare su se stesso e far fare uno splendido scorcio di vita a dei vecchi privilegiati... Picasso, Pertini... A Urano, corrispondono anatomicamente le mani, e tutto ciò che l’uomo ha creato con le sue mani. I sintomi dovuti ad Urano sono spesso riconducibili a quelle malattie o disturbi difficili da diagnosticare.

Nella simbologia cronologica con la Terra è associato alla apparizione degli ominidi.

Nettuno: la metamorfosi. Giro dello zodiaco 164,8 anni. In ogni segno permane 13,7 anni. E’ legato al mare, dove la vita è nata, e al liquido amniotico, dove con l’inizio dello sdoppiamen-to cellulare, l’embrione umano compirà tutte le metamorfosi necessarie per diventare un bambino. Consente diagnosi sullo svolgimento delle gravidanze. Conferisce creatività ad altissimo livello, genio musicale, una curiosità vivissima verso il lontano più sublime, spinge anche a lunghissimi viaggi in paesi esotici. Nettuno regola la produzione degli anticorpi e la resistenza alle malattie infettive di origine virale e le infezioni, come la tubercolosi, la polmonite e le infiammazioni della gola. Nella simbologia cronologica con la Terra corrisponde alla diversifica-zione delle specie animali e le loro metamorfosi, necessarie per sopravvivere.

Plutone: il grande principio maschile. Giro dello zodiaco 250 anni. In ogni segno permane 20,8 anni segnando con la sua influenza ogni volta una generazione con differenti tendenze.

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Indica la capacità di superare se stessi nelle grandi prove della vita, di ricaricare perennemente le energie vitali. In generale, dà la misura della riserva di possibilità creatrici e la capacità di realizzazione pratica, profonda, nascosta in ognuno di noi. È il signore della fiducia in sé stessi, che sta alla base dell’equilibrio individuale. In posizione negativa, dà una sterile proliferazione dell’io, una ricerca di affermazione fine a sé stessa, in mancanza della quale l’individuo può diventare un mitomane o un frustra-to. Plutone nel corpo umano maschile corrisponde ai testicoli, e completa con Marte (pene) la simbologia maschile. Di recente dall’84 al ‘95, quando ha sostato nello Scorpione, segno collegato alle funzioni sessuali, è stato ritenuto responsabile dell’esplosio-ne dell’AIDS. Nella simbologia cronologica con la Terra corri-sponde alla comparsa della vita animale sul nostro pianeta.

X: Proserpina: il grande principio femminile. Giro dello zodia-co ignoto. Nella mitologia può rappresentare Cibele, Demetra, Persefone, la Grande Dea Madre, l’immenso utero della natura vivente. È la terra fecondata che germoglia. Simbologia cronolo-gica con la Terra: corrisponde alla comparsa della vita vegetale sul nostro pianeta, ed è legato quindi anche alle foreste e al legno. Nel corpo umano femminile corrisponde all’utero. Dà un senso di femminilità possessiva ed avvolgente. Negli uomini e nelle donne, regola i bulbi piliferi. Rarissima la calvizie nelle donne.

Y: Sedna (Eolo) L’inizio del tempo. Giro dello zodiaco ignoto. Y è il pianeta più lontano, è il primo anello della spirale di orbi-te concentriche che si restringono attorno al Sole. Rappresenta i tempi lunghi. E’ il signore delle origini, del tempo che inizia a scandire il ritmo luce/tenebre. E’ il vento divino dell’atmo-sfera, primordiale elemento di vita. Corrisponde ai polmoni. Simbologia cronologica con la Terra: rassodamento della crosta terrestre, formazione dei continenti e degli oceani.

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I doppi domicili dei pianeti

Quello che dallo zodiaco tolemaico era sopravvissuto come distinzione tra domicili notturni e diurni, rappresenta in realtà la distinzione tra domicili base e domicili primari.

Nel “Convitato Di Pietra” (Longanesi, 1990) Lisa Morpurgo ha decifrato quello che era inizialmente lo schema completo dei domicili e delle esaltazioni.

Il cerchio rappresenta una delle figure simboliche più antiche, ed è collegato con lo scorrere del tempo e della vita. Il cerchio dello zodiaco è suddiviso in dodici settori o segni. La sequenza dei segni va da destra a sinistra ed è immobile, fissa. I pianeti sono una serie mobile, perché si muovono intorno al Sole; questi loro spostamenti creano delle combinazioni di estremo interesse per l’interpretazione. Nella valutazione delle influenze planeta-rie, oltre alle cosiddette domificazioni, vanno considerate anche le relazioni geometriche che si formano tra i pianeti durante le loro orbite attorno al Sole. Quando i pianeti, nei 360° del cerchio zodiacale, formano delle particolari angolazioni reciproche, pos-sono dare luogo a delle tensioni o a degli accordi. Le relazioni negative sono quelle che tracciano opposizioni (180°) o quadrati (90°), tra due pianeti, per cui, ad esempio, Saturno (in Ariete) in opposizione a Giove (in Bilancia) o in quadrato a Marte (in Capricorno) costituisce un aspetto negativo. Gli aspetti positivi sono invece rappresentati dai trigoni (120°) e dai sestili (60°).

Il percorso dei domicili primari dei pianeti si misura partendo dal Sole, e proseguendo con il pianeta che possiede l’orbita più ampia. Se ciascun segno zodiacale è racchiuso in trenta gradi, in esso possono essere domiciliati tre pianeti:

Il pianeta che in un dato segno ha il suo il domicilio primario, occupa i primi 10 gradi del segno e qui esprime le sue caratteri-stiche in maniera più marcata

Il pianeta che in un dato segno ha il suo il domicilio base occupa gli ultimi 10 gradi del segno e qui esprime le sue caratte-ristiche in modo evidente

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Il pianeta che in un dato segno ha la sua esaltazione occupa 10 gradi centrali del segno e le sue caratteristiche risultano esal-tate.

sequenza Domicilio Domicilio sequenzaPrimario Base Primario Base

1 Leone Sole Luna Cancro 122 Vergine Y Mercurio Mercurio Y Gemelli 113 Bilancia X Venere Venere X Toro 104 Scorpione Plutone Marte Marte Plutone Ariete 95 Sagittario Nettuno Giove Giove Nettuno Pesci 86 Capricorno Urano Saturno Saturno Urano Acquario 7

Se attorno al cerchio si sistemano i numeri in sequenza dall’1 al 12, in questo contesto essi rappresenteranno lo svolgersi degli eventi nel corso tempo. Se si suddivide il cerchio zodiacale in paralleli, i numeri dall’1 al 12 si sistemeranno alternati, un nume-ro pari e uno dispari, e il numero 1 verrà a trovarsi affiancato al numero 12. Tutta la sequenza dei pianeti da Y fino a Mercurio sia partendo dall’1 al 12, che partendo dal 12 all’uno, si sistema ai due lati del cerchio. Solamente Sole e Luna restano da soli, a simbolizzare la generazione, la vita che si esprime in modo “cir-colare”. Inoltre, è possibile notare che i pianeti occupano a due a due lo stesso parallelo e ogni elemento del cerchio zodiacale appare comprensibile solo se accostato al suo diretto opposto. Questa contrapposizione e questo equilibrio di forze appaiono chiaramente nello zodiaco restaurato: il caldo esiste perché c’è il freddo come astrologicamente al Sole si contrappone Saturno.

Esaminando i paralleli, sui quali sono stati sistemati, a coppie, i pianeti che svolgono funzioni analoghe, in tutte e due le metà del cerchio Zodiacale, che rappresenta l’unità della persona umana, in un segno a est e in un segno a ovest, sono presenti le due funzioni analoghe. Questa legge della circolarità costituisce la vera natura dei simboli zodiacali, che dice che bisogna evitare una presa in considerazione di un elemento solo, staccato dal resto: ciascuno vive perché ha un analogo e un opposto (Fig. 16).

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Il primo parallelo pren-de il nome di “estremo” e c o m p r e n d e l’1 e il 12: esso r a p p r e s e n t a simbolicamen-te l’uomo nella sua interezza. I pianeti presenti in questo paral-lelo sono il Sole e la Luna, da sempre abbi-nati rispetti-vamente alla parte attiva, cioè maschile, e alla parte pas-sivo-ricettiva, e

cioè femminile e svolgono quindi, all’interno dello Zodiaco, la funzione del padre e della madre. Il Sole e la Luna sono situati al polo superiore, ciascuno domina in solo segno, rispettivamen-te il Leone e il Cancro, e rappresentano il caldo, contrapposti a Saturno e Urano al polo inferiore, che rappresentano il freddo. Il Sole e la Luna dunque sono paralleli e analoghi. Quindi l’uo-mo e la donna non sono opposti, ma le due parti dell’umanità: il vero opposto della Luna -Madre è Urano “tecnica”. Infatti, i “luminari”sono l’origine della vita e i due fulcri della persona-lità. Essi sono i più importanti fattori che riguardano la vita, la quale ruota attorno metabolismo energetico che mantiene l’ome-ostasi. Il Sole, la sua energia (prana), i fotoni e la luce, sono vitali non solo per la produzione del cibo (attraverso la fotosintesi), ma anche per la conversione del cibo in energia all’interno delle cellule, secondo il metabolismo naturale.

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Figura 16. I pianeti paralleli e la simbologia zodia-cale. (riadattato da Lisa Morpurgo: Il Convitato di pietra Longanesi & C. Milano, 1990)

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L’interruzione o la soppressione di uno qualsiasi dei cicli corporei, quali l’ingestione (di aria, acqua, luce e cibo), o l’escre-zione (feci, urine, espirazione, sudorazione), rompe il fluire bio-logico dei ritmi del corpo, cioè il tempo rapido e il tempo lento, i simboli sessuali femminili e maschili e così via.

Questo schema traccia tutto quello che può interessare non solo la vita individuale, ma anche l’andamento cosmico della vita universale. La Luna in Cancro prende la simbologia della madre che ha partorito, della puerpera, che è propria del Cancro. La Luna – madre– che come puerpera ha esaurito la sua funzione e nello stesso tempo ha in sé una pienezza, e la soddi-sfazione dall’aver prodotto i frutti, con tutta la trepidazione che la neo-mamma mette nel temere per il neonato, e la cura che mette per sé. Il Sole in Leone esprime una simbologia di patriar-cato: da un lato c’è una madre produttrice dall’altro e un padre amministratore.

Il parallelo successivo (2-11) viene definito “neutro”. Esso svolge una funzione analoga sia negli uomini che nelle donne. Entrambi i pianeti, Mercurio e di Y, assumono il significato di tempo e hanno il loro doppio domicilio rispettivamente in Gemelli e in Vergine. Mercurio è il pianeta più vicino al Sole e compie il suo giro di rivoluzione più rapidamente degli altri pia-neti del sistema solare. Analogamente, Y, che è il più lontano, è di conseguenza quello che ha il tempo di rivoluzione più lungo. Pertanto la simbologia di Y è quella del tempo lento mentre Mercurio rappresenta ritmo rapido, veloce. Nel corpo umano, a Mercurio si legano i bronchi e a Y i polmoni. Entrambi quindi regolano la prima attività “vitale” e indipendente dell’uomo non appena staccato dal cordone ombelicale, quella di respirare.

In Gemelli prevale Mercurio che rappresenta il tempo rapi-do, l’adolescente che ha voglia di crescere in fretta, di diventare adulto. Mercurio è prontezza di captare, di afferrare le notizie, prontezza dell’udito, amore della novità, gusto dell’imitazione. E’ l’individuo con lo sguardo puntato sul nuovo, sulla riforma, sul cambiamento.

Nella Vergine prevarrà la presenza di Y, che indica la capa-

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cità di inserirsi nel ritmo della vita, nell’atmosfera circostante, di avere o meno il senso del tempo. Il rallentamento del tempo diventa cautela, tendenza a conservare. Comuni a entrambi i segni sono la curiosità, la vivacità intellettuale, l’attenzione, la cura del dettaglio.

Con l’allargarsi del cerchio, compaiono le coppie di pianeti sessuali; nel parallelo 3-10 sono collocati i pianeti “femminili”, mentre nel parallelo 4-9 si trovano i pianeti maschili. I paralleli che ospitano i pianeti sessuali devono essere considerati insieme nel loro complesso, perché la loro principale differenza consiste nel fatto che Marte e Plutone in Ariete precedono Venere e X in Toro, mentre Marte-Plutone in Scorpione seguono Venere e X in Bilancia. A questi pianeti sono legati gli organi riproduttori maschili e femminili. Plutone rappresenta i testicoli, il seme che feconda e quindi la riproduzione e l’istinto che la guida. Con Marte sullo stesso parallelo, che corrisponde al membro virile, nei due aspetti di erezione e di caduta si esprime il quadro della simbologia maschile. In Ariete prevalgono la forza e l’energia marziana mentre nello Scorpione emerge il carattere plutonico, legato alla morte e all’occulto.

La presenza di Venere e X nel segno del Toro simboleggia la donna che è stata fecondata da Marte e Plutone, e fa crescere la creatura che porta in grembo. Nel segno del Toro prevalgono le caratteristiche di X, l’utero che si espande, i fermento ormonali e quello stato di grazia in cui vive la donna durante la gravidanza, che la porta ad apprezzare tutti i piaceri della vita. Nel segno della Bilancia prevale, invece, Venere.

Venere in Bilancia rappresenta la donna che attende lo sposo e che si prepara alle nozze. Essa non somiglia affatto alla donna Toro che pensa al figlio e alla famiglia, ma è la donna che deve scegliere, con estremo rigore selettivo, il seme che la feconderà. Si manifestano dunque l’esitazione di fronte alle scelte, il dub-bio e il giudizio. Da questo seme dipenderà il raccolto futuro, la generazione del figlio. Qui troviamo il rigore, il formalismo che nel Toro non c’è. Venere è regina della bellezza, dell’arte, così in Bilancia troveremo l’amore per la giustizia, la legge (è

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il simbolo della Bilancia che troneggia in tutti i tribunali). Così come in Bilancia troveremo le unioni legali, il matrimonio, le associazioni.

Dopo le fasce di pianeti paralleli sessuali, si passa al parallelo (5-8) che corrisponde a Sagittario e Pesci. Esso ospita due pianeti detti “neutri”, e cioè Giove e Nettuno.

Nettuno è il pianeta delle metamorfosi. In questo parallelo è affiancato a Giove che ha la proprietà di conferire un inserimen-to ottimistico nella vita. Se nei due paralleli precedenti è avve-nuta la fecondazione di X e Venere ad opera di Marte e Plutone, questo parallelo può essere paragonato alla crescita nel ventre materno. E’ giusto dunque che ad accompagnare la metamorfosi della cellula e l’accrescimento ci siano Nettuno e Giove.

Giove prevale in Sagittario, dove simboleggia l’accrescimento e lo sviluppo dell’embrione nei primi mesi di gestazione.

Nettuno prevale nei Pesci, dove simboleggia il bambino che si trova alle fine del periodo di vita intrauterina e sta per lasciare il confortevole grembo materno. Negli ultimi mesi di gravidanza il bambino percepisce già quanto succede all’esterno, può sentire i suoni mentre si lascia cullare dal liquido amniotico.

All’ultimo parallelo, per la prima volta, i due segni contigui Capricorno e Acquario, che ospitano entrambi Saturno e Urano, si “oppongono” ai primi due segni contigui, Cancro e Leone. E’ il restringimento del cerchio che si è dilatato nel centro, dove ospita la riproduzione, ed è ridisceso verso i contro-estremi che rappesentano la conclusione della vita. Saturno e Urano si oppongono a Sole e Luna. La Ragione si oppone al Cuore: il punto massimo del freddo si oppone al caldo del Sole. Dopo la forza espansivo-ottimistica di Giove, si manifesta la forza restrittivo-pessimista di Saturno. La fiducia negli altri si contrap-pone alla diffidenza, ambedue indispensabili a garantire la vita. Saturno, pianeta della ragione, è sempre stato abbinato alla vec-chiaia, alla diffidenza, alla prudenza, al distacco dalle passioni, allo stoicismo, alla forza d’animo per superare le avversità.

Urano è la forza di decisione immediata, ha spesso carattere drastico. È la prontezza di riflessi mentali, è incentrato sull’og-

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gi, non guarda al passato e non si cura delle conseguenze per il futuro. Rappresenta l’eliminazione dell’inutile, del superfluo.

Se Sole e Luna rappresentano il Caldo, il Padre e la Madre, quindi gli affetti, il Cuore, Saturno e Urano rappresentano il Freddo, la Ragione opposta al Cuore, la Morte opposta alla Vita data dai genitori. Ma il questa ciclicità, nello stesso momento in cui i controluminari rappresentano questa fine apparente della vita, essi indicano l’uomo che si perpetua nei figli. E nella sua circolarità, la fine si riaggancia al principio.

Nascite nell'emisfero sud

In molti libri di Astrologia, nei capitoli riservati alla descri-zione delle caratteristiche dei 12 segni zodiacali, si trovano spes-so minuziose e spesso convincenti descrizioni delle tipologie zodiacali che dovrebbero dimostrare l’esistenza di un legame tra le caratteristiche dei segni e quelle delle stagioni climatiche. Inoltre la descrizione dei segni viene spesso a coincidere con la descrizione delle persone nate in quei segni. In questo modo, la descrizione di un “tipo Ariete” o di un “tipo Toro” subisce una generalizzazione arbitraria che a volte si estende anche alle caratteristiche fisiche con effetti disastrosi. Ma esiste davvero una correlazione tra stagioni climatiche e segni zodiacali? Si dice ad esempio che il Capricorno è tradizionalmente freddo e calcolatore, perchè il periodo stagionale in cui nasce (pieno inverno) presenta caratteristiche analoghe. Del Leone si dice che è caldo, espansivo ed esuberante perchè a conferirgli queste caratteristiche è periodo estivo nel quale viene al mondo, e via di seguito. Tuttavia, se per alcuni segni queste associazioni posso-no anche sembrare appropriate, per altri esse possono apparire delle autentiche forzature. Ad esempio, come si correla la natura ottimista del gioviale ed espansivo Sagittario con il corrispon-dente periodo di fine autunno-inizio inverno che è senza dubbio

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il periodo più uggioso, cupo e triste dell’anno? Pensiamo poi al casalingo, protettivo e sensibile Cancro che nasce sotto il solle-one di luglio, e che, quindi secondo la stagione dovrebbe essere amante della vita all’aria aperta, muoversi e viaggiare per sfrut-tare al meglio quelle possibilità che solo la piena estate offre.

Già da queste prime considerazioni si capisce che c’è qualco-sa che non funziona nelle associazioni segni-stagioni. C’è poi da considerare che nei due emisferi della Terra esistono delle realtà geografico-astronomiche e astrologiche opposte: le stagioni si manifestano come noi le conosciamo soltanto nelle zone tem-perate dell’emisfero nord, mentre sono esattamente invertite in quelle temperate dell’emisfero sud. Inoltre nelle zone circumpo-lari e nelle zone equatoriali il corso stagionale è caratterizzato dalla presenza di due stagioni soltanto.

Il Sole, osservato dall’emisfero Sud della Terra, il 21 giugno si trova nel punto più lontano dal polo Sud celeste e segna l’ini-zio dell’inverno astronomico. Il 23 di settembre, nella sua corsa di avvicinamento al polo Sud celeste, esso si trova sul punto di intersezione tra l’equatore e l’eclittica chiamato punto omega: nel-l’emisfero australe si ha l’equinozio di primavera; il 21 dicembre il Sole raggiunge il punto più vicino al polo Sud e segna l’inizio dell’estate; Allo stesso modo, il 21 di marzo inizia il suo moto ascendente verso l’emisfero boreale e segna l’inizio dell’autunno.

Uno stesso giorno dell’anno, nei due emisferi, sarà caratte-rizzato da condizioni di luminosità e di calore completamente diverse; quando nell’emisfero boreale la durata del giorno è più lunga, nell’emisfero australe accade il contrario, e risulta più lunga la durata della notte. Quando un emisfero si trova in esta-te, che con il suo calore produce un forte slancio vitale, nell’altro emisfero si avrà il disagio causato dal freddo pungente e dalla scarsa luminosità tipici dell’inverno. Pertanto, due persone che nascono nello stesso istante nei due emisferi si devono confron-tare con ambienti caratterizzati da condizioni opposte di luce e di calore. Di conseguenza, chi nasce in Australia o in Sud America sotto il segno del Capricorno non si troverà in pieno inverno, ma nel bel mezzo del solleone estivo. Tuttavia, mostrerà ugualmen-

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te di avere le qualità e le caratteristiche peculiari del Capricorno. Allo stesso modo, un Leone nato in Argentina non sarà meno espansivo ed esuberante di un Leone nato in Inghilterra solo perchè è nato in pieno inverno anzichè in piena estate.

Dunque, le correlazioni geo-astronomiche per le quali l’inver-no corrisponde a freddo, buio, grigiore, chiusura, preparazione per la rinascita oppure la primavera equivale alla fase di rina-scita, disgelo, calore, freschezza, profumo, ebbrezza eccetera, non sono affatto universali, e sono legate a un ciclo stagionale valido soltanto nel nostro bacino del Mediterraneo. Nei trattati tradizionali, inoltre, la descrizione dei pianeti risulta ancora più vaga di quella dei segni poiché è meno controllabile rispetto alla regolarità data del passaggio del Sole nei segni stessi.

Alcuni astrologi, per risolvere questa contraddizione appa-rente, sono arrivati a formulato una teoria secondo la quale, tenendo conto che le stagioni dell’emisfero Sud sono invertite rispetto a quelle dell’emisfero Nord, diventa necessario invertire anche i segni zodiacali. Poiché, per definizione, viene chiama-to “Ariete” il primo segno della primavera, ne consegue che, nell’emisfero Sud, il Sole entrerebbe nel segno dell’Ariete il 23 di settembre, quando in quell’emisfero inizia la primavera. Allo stesso modo, risalendo verso l’emisfero boreale, il 21 di marzo il Sole entrerebbe nel segno della Bilancia, segnando l’inizio dell’autunno. Secondo i sostenitori di questa proposta, quindi, chi nasce, ad esempio, il 25 dicembre a Sydney non va classifi-cato Capricorno, ma Cancro che è il suo segno opposto, e così via per tutti gli altri segni. Inoltre per coerenza con la loro teoria del capovolgimento del significato solare, gli astrologi classici sostengono che è necessario invertire anche i segni ai pianeti.

Ad opporsi a questa strampalata idea dell’inversione dei segni sono proprio gli astrologi dei paesi dell’emisfero Sud, come Argentina, Cile, Brasile, Colombia, etc. dove essi sono nati, vivono e lavorano. Essi sono tutti d’accordo nel conservare gli stessi segni dell’emisfero boreale perché le caratteristiche dei nativi dei vari segni nel loro emisfero sono le stesse di quelle dei nati nell’emisfero nord, e non quelle opposte.

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Inoltre, anche l’eventuale inversione dei segni a sud dell’equa-tore lascierebbe irrisolto il problema delle zone tropicali ed equa-toriali, che hanno un ciclo stagionale del tutto diverso e per le quali bisognerebbe dunque inventare uno zodiaco appropriato.

L’Astrologia invece dimostra di funzionare su tutto il globo terrestre, ed è dunque molto più universale del linguaggio sta-gionale codificato nella nostra area geografica. E’ del tutto evi-dente che in un qualsiasi giorno dell’anno le porzioni dell’eclit-tica attraversate dal Sole sono esattamente le stesse in tutta la Terra, da nord a sud così come è lo stesso il circolo di illumina-zione va dal polo nord al polo sud della Terra. Le stagioni quin-di non sono una causa bensì sono un effetto dell’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre, e lo stesso vale per le posizioni planetarie nel cielo. Quando un pianeta, nella sua orbita attorno al Sole attraversa una determinata porzione dell’eclittica, essa sarà la stessa indipendentemente dall’emisfero nel quale si trova l’osservatore. Sarebbe paradossale affermare, ad es., che Giove si trova nel segno dello Scorpione per un emisfero mentre si trova nel segno opposto, cioè il Toro, per l’altro emisfero.

Se le caratteristiche dei segni zodiacali non hanno nulla a che vedere con le stagioni, da cosa dipendono allora?

Nei tradizionali testi di divulgazione astrologica, il Sole viene identificato col segno solare del soggetto, e dunque si attribui-sce a un unico elemento, il Segno, ciò che dipende dalla somma di due elementi: il Sole più il Segno. Il rapporto pianeta-segno viene visto in modo superficiale e nozionistico e, salvo brevi accenni alla posizione di esaltazione o di domicilio del pianeta in questione, non si fa mai riferimento ad eventuali affinità o non affinità con la natura dei pianeti signori di quel segno. Si afferma che è la presenza del Sole in un dato segno a conferire a quel segno le caratteristiche che sono descritte nei testi di astro-logia mentre viene ignorata l’importanza delle posizioni plane-tarie, ovvero i domicili, gli esili, le esaltazioni e le cadute, alle quali fa riferimento persino lo Zodiaco tolemaico. Sono i pianeti che producono i segni, e quella che viene chiamata la tipologia Scorpione o la tipologia Pesci è il prodotto di una particolare

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combinazione tra il Sole, Marte, Plutone e Mercurio o tra il Sole, Giove, Nettuno e la Luna. Le caratteristiche dei segni zodiacali non sono dunque dovute alle stagioni ma sono determinate dalla posizione che i pianeti occupano in quei segni.

Esiste un’altra ipotesi a sostegno dell’affermazione che la caratteristica di un individuo nato in un determinato segno non dipende dalla stagione in cui nasce, ma è data dal segno, indipendentemente dalla stagione in cui si trovi (emisfero nord e sud).

Questa ipotesi è sostenuta Adrian Gilbert e Maurice Cotterell, autori del libro “Le profezie dei Maya”. In esso è esposta una teoria, fondata su basi scientifiche, secondo la quale le carat-teristiche dei 12 segni non sarebbero affatto influenzate dalle stagioni, e quindi dalla quantità di radiazione solare dovuta alla diversa inclinazione dei raggi solari, ma dalla qualità della com-posizione della radiazione solare, che varia nel corso dell’anno seguendo un andamento che rispecchia fedelmente l’alternarsi dei 12 segni. Secondo quanto esposto nel libro, la composizione in ioni della radiazione solare (il cosiddetto vento solare) varia periodicamente ad intervalli definiti e ciclici, e sono proprio queste variazioni ad infondere l’imprinting che determina le caratteristiche di chi nasce in un certo periodo dell’anno, indi-pendentemente dal fatto che la nascita avvenga a nord o a sud dell’equatore, e quindi indipendentemente dalla stagione in atto. Le posizioni planetarie a loro volta agiscono come fattore di modulazione dell’energia solare, per cui ne risulta che ogni momento della giornata riceve un’impronta fondamentale dovu-ta alla composizione del vento solare e quindi del segno zodia-cale, modulata e integrata in conseguenza delle posizioni che assumono i pianeti in quel dato momento. Questa teoria appare interessante e degna di essere presa seriamente in considerazio-ne, al contrario di quella stagionale che risulta invece applicabile soltanto nella fascia temperata dell’emisfero boreale.

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Simbologia terrestre:

Lo Zodiaco, secondo la simbologia astrologica elaborata dai suoi autori, è geocentrico non perché, quando fu creato, la Terra fosse considerata il perno del Sistema solare, ma perché le infor-mazioni in esso racchiuse potessero essere comprese dall’ottica terrestre. E queste informazioni nascondono, forse, anche il destino dell’uomo.

In questa ottica, lo zodiaco diventa lo specchio della vita in cui si possono leggere le varie Ere dell’esistenza, a partire dal suo inizio fino alla conclusione prestabilita, sia del singolo indi-viduo che dell’umanità; nonché l’inevitabile susseguirsi dei cicli umani e cosmici e, come ultima speranza, forse, la possibilità da parte dell’uomo di poter sfuggire in qualche maniera un giorno a tale cerchio del divenire.

Se si traccia un parallelo tra le orbite dei pianeti, da Y che è posto ai confini del sistema solare, fino alla Luna, emerge un ritmo di accelerazione che sta diventando sempre più preoccu-pante. I tempi di ciascuna Era planetaria sono sempre più rapidi e il passaggio da un’Era all’altra si fa sempre più veloce.

Y: Raffreddamento crosta terrestreX: Apparizione vita vegetalePlutone Apparizione vita animaleNettuno Metamorfosi specie animaliUrano OminidiSaturno Apparizione dell’uomoGiove Ricerca benessere civileMarte Aggressività possessivaVenere Spirito caritatevole benevoloMercurio ComunicazioneLuna AccelerazioneL’era Planetaria di Y, che rappresenta il raffreddamento della

crosta terrestre, è durata millenni, così come la formazione delle foreste (era di X) e tutto il processo di evoluzione della vita che

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ha portato dalla nascita dell’homo sapiens (dall’Era di Plutone a quella di Saturno). L’evoluzione dell’uomo ha portato con sé una progressiva ricerca del benessere caratterizzato dall’Era di Giove, e successivamente ha scatenato dure lotte per conser-varlo e difenderlo (Era di Marte). Il passaggio dall’era di Marte a quella di Venere potrebbe essere datato intorno alla fine del 1700 con la nascita dei valori contrassegnati dalla frase “liberté, egalité, fraternité” della rivoluzione francese, e con la fine della schiavitù. Che l’attuale Era planetaria sia quella di Mercurio risulta evidente dal principio che regola i nostri giorni: la comu-nicazione portata fino alla prefezione più esasperata. Questa è l’era dei telefonini, di internet, dei satelliti e di tutto quanto occorre per comunicare. Dopo la veloce Era di Mercurio non ci resta che l’ultima Era planetaria, quella della Luna. Se Mercurio rappresenta il tempo veloce, la comunicazione, la Luna rappre-senta la madre e nel cerchio zodiacale è associata al numero 12. E in questo processo di accelerazione, quanto sarà breve l’era planetaria della Luna? Cosa ci aspetta dopo il numero 12 che chiude il ciclo?

Forse la scaramantica paura del numero tredici, indicato spesso come portatore di sventura, nasce proprio dalla sensazio-ne della fine che potrebbe far seguito alla perfezione zodiacale caratterizzata da dodici elementi. E se la Luna rappresenta la Madre, non bisogna dimenticare che la vera Madre dell’Uomo è la Terra, questa Terra, che lui sta progressivamente sfruttando senza rispetto. La fine caratterizzata dalla chiusura del ciclo con il numero dodici, associata alla breve era della Luna, ovvero al breve tempo che l’Uomo forse concede ancora a sua Madre Terra, ci lascia intuire che i margini di salvezza per l’uomo stes-so dipendono da quanto tempo durerà l’era planetaria della Luna, ovvero da quanto tempo di vita egli concederà ancora alla Terra.

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Conclusione

La Terra, e con lei l’Uomo, è legata a una spirale di moti rota-tori: quelli della Terra stessa, dove al giorno succede la notte e all’inverno la primavera; quello delle orbite planetarie; e infine quello del lentissimo spostarsi dell’asse terrestre rispetto alle costellazioni nella precessione degli equinozi.

Per l’occhio che li osservi dalla Terra tutti questi moti si inse-riscono in una circonferenza di 360° chiamata Zodiaco. Questa fascia è suddivisa in 12 settori di trenta gradi, dove ogni settore corrisponde a una tappa di quell’inesorabile processo di luce e tenebre, di estate e inverno, di nascita e morte, di ascesa e decli-no che accompagna tutto quanto esiste sul Pianeta Terra.

Secondo la massima esoterica per la quale «il sotto corri-sponde al sopra», in un sistema in cui l’uomo è assimilato a un microcosmo, la posizione del “sopra”, al momento della nascita di un individuo, si cristallizza nel suo essere, conferendogli determinate caratteristiche. Esse possono essere rintracciate in forma grafica nel cosiddetto tema natale o «oroscopo» la cui compilazione e interpretazione richiedono una profonda e spe-cifica conoscenza.

Per compilare un oroscopo è necessario tracciare “la carta del cielo” ovvero la configurazione che esso ha al momento della nascita dell’individuo, prendendo in considerazione le posizioni del Sole, della Luna e di ciascun pianeta, nonché del segno in cui ognuno di essi si trova, e la rispettiva relazione con gli altri ele-menti. Anche la loro altezza sull’orizzonte diviene un elemento di grande importanza, poiché ciascun pianeta possiede una maggiore forza in prossimità del proprio meridiano (così, ad esempio, il sole è potente a mezzogiorno). Tutto ciò consente di dividere l’oroscopo in quadranti basati sulle linee dei meridiani e dell’orizzonte. I pianeti e i segni che si trovano sull’orizzonte orientale hanno un’influenza particolare, e questo punto viene chiamato «ascendente».

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Secondo l’Astrologia, quindi non devono essere valutati i sin-goli fatti che accadono quotidianamente ad un individuo, ma la vita nel suo insieme, vista come una serie di momenti in cui sono presenti energie più o meno favorevoli. Le eventuali energie disarmoniche che coinvolgono un particolare settore della vita (casa astrologica), sono tuttavia considerate come una sfida tra le energie presenti nella volta celeste e la volontà dell’individuo; quindi rappresentano per lui un’opportunità di crescita, metten-do alla prova la sua forza e la sua l’intelligenza.

Banalizzare l’astrologia è giusto se la conoscenza di tale mate-ria si riferisce soltanto agli oroscopucci giornalieri “senza senso”. L’oroscopo che appare su qualche giornale non è il prodotto dell’Astrologia ma quello della fantasia divinatoria di qualche individuo. L’astrologo serio considera sempre il momento (ora e minuti) ed il luogo di nascita di un individuo prima di fare le sue analisi; le previsioni offerte dagli oroscopi in oggetto non li considerano affatto.

Quindi la vera astrologia non è legata soltanto ai simboli, ma anche all’analisi delle latitudini e longitudini Celesti. Tuttavia essa raccoglie gran parte dei simboli interiorizzate dall’uomo in migliaia di anni, (archetipi). Questa disciplina ruota su un processo di progressiva umanizzazione dell’universo da parte dell’essere umano, attraverso cui egli ha stabilito una relazione con l’infinito.

L’astrologia ha rappresentato uno «specchio» che è in grado di riflettere la realtà collettiva: un sistema di configurazioni sim-boliche costituito da proiezioni, nei cieli, di contenuti dell’incon-scio collettivo o archetipi. Ha una sua logica, una razionalità che può diventare più accessibile alla nostra comprensione se, nei suoi confronti, riusciamo ad assumere un approccio diverso sia dal crudo scetticismo che dalla fede incrollabile. Si tratta, infatti, di una testimonianza della creatività umana che nei millenni ha portato a costruire tra i vari simboli un coordinamento tale da costituire una disciplina che nel corso dei millenni non ha perso il suo fascino.

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Attualmente, riconoscere che gran parte di questa antica conoscenza è stata proiettata nei cieli, la rende uno strumento in grado di aiutarci ad entrare in comunicazione con il nostro pas-sato e a prendere coscienza della nostra «totalità perduta»

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AppendiceAriete: la tradizione - entusiasta, istintivo; è un leader nato

che affronta la vita con allegria e gioia; la realtà- prima spara e poi chiede spiegazioni; affron-

ta qualsiasi situazione a testa bassa e a tutta birra rischiando di rompersi ...le corna.

Toro: la tradizione - tenace, perspicace, parsimonioso casa-lingo; è spesso un eccellente cuoco;

la realtà - taccagno, cocciuto, noioso, criticone e con qualche problema di peso.

Gemelli: la tradizione - versatile, intelligente ammaliatore, irresistibile, con una vivacissima vita sociale;

la realtà - somiglia ad una porta girevole. Interagire con lui è come essere ospiti fissi per il tè dal Cappellaio Matto.

Cancro: la tradizione - dolce come il miele, romantico sensuale e avvolgente come un boa di struzzo;

la realtà - in realtà è un boa costrictor. Se vi afferra non vi molla più e, come il miele, è molto appiccicoso.

Leone: la tradizione - fiero, sicuro di sé, leale, generoso e regale. Splende come il Sole;

la realtà - è teatrale, privo di tatto e proprio come il Sole, da lontano ti scalda, se ti esponi troppo ti ustio-na.

Vergine: la tradizione - pratico, logico, perspicace, meticoloso, preciso e perfezionista;

la realtà - è parecchio rompiballe, molto pignolo e non gli va mai bene niente .

Bilancia: la tradizione - armonioso, imparziale, diplomatico, sempre alla ricerca del bello, della verità e della perfe-zione;

la realtà - è incapace di accettare una opinione diversa dalla sua e vive il dissenso come un affronto persona-le.

Scorpione: la tradizione - intenso, misterioso, sensuale con il dono della rigenerazione come l’araba Fenice;

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la realtà - sospettoso, ossessivo. Non dimentica mai, non perdona mai, non soprassiede mai.

Sagittario: la tradizione - socievole, onesto gioviale, amante del divertimento e della filosofia;

la realtà - casinista privo di tatto con la testa fra le nuvole, pronto a dire cose sbagliate al momento sba-gliato.

Capricorno: la tradizione - tradizionalista determinato propo-sitivo con uno spiccato senso del buon gusto e dello stile;

la realtà - è un grande brontolone. Lui non ha una vita, ha una carriera. Sua frase chiave: non si è mai troppo ricchi.

Acquario: la tradizione - Idealista, determinato originale. Grande fautore dell’uguaglianza del genere umano;

la realtà - E’ un chiacchierone eccentrico che propone ideologie stravaganti a chiunque riesca ad incastrare.

Pesci: la tradizione - Pieno di immaginazione, introspettivo con una naturale, empatica comprensione per il gene-re umano;

la realtà - sognatore credulone disorganizzato peren-nemente angosciato e del tutto indifeso.

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Paoletti Mauro ARCHEOLOGANDO... per Edicolaweb [email protected]

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Rode Vezia: A scuola di astrologia: http//astrologiamorpur-ghiana.it Testi di Vezia Rode Pubblicata sui numeri 2 e 3- Anno I de “L’Eco dei Feaci Copyright © 1997-2006 La Nave dei Feaci - Tutti i diritti riservati - Ultimo aggiornamento: Settembre 2006

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Indice

Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 7

Il moto apparente del Sole. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 13

La precessione degli equinozi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20

Un po' di numeri. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 23

Zodiaco tropico e zodiaco astronomico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 23

Ere astrologiche e simbologia equinoziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 27

Dall'Era dei Pesci a quella dell'Acquario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 36

Le quattro stagioni e i segni zodiacali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 39

Teoria degli elementi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 41

Teoria degli umori. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 43

Teoria dei temperamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 46

L'Uomo astrologico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 49

Lo zodiaco Tolemaico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 53

I pianeti nello zodiaco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 56

Lo Zodiaco completo “restaurato” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 58

Simbologia planetaria. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 60

I doppi domicili dei pianeti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 65

Nascite nell'emisfero Sud . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 71

Simbologia terrestre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 76

Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 78

Appendice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 81

Bibliografia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 83

Indice » . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 87

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Caleidoscopio Letterario

29. Pozzoli R.: La prostituzione nelle società antiche (tra mito, culto e piacere). Settembre 2001.

30. Pagliarin G.: I canti della cicala. Marzo 2002.31. Cusmano F.: Chagall poeta biblico (Poesie dall’angelo sui tetti). Giugno 2002.32. Fiorato S.: Storie di Struppa e del Bisagno. Novembre 2002.33. Morrica A. C.: La generazione confusa. Aprile 2003.34. Melas S.: Poesia Latente. Marzo 2004.35. Alongi E.: Spezzoni di celluloide. Ottobre 2004.36. Fiorista F.: Rime Dovute. Febbraio 2005.37. Giacobbe E.: E il naufragar m’è dolce in questo mare. Giugno 2005.38. Urbano F.: Alle basi del Bioterrorismo: un approccio storico alla Guerra Biologica.

Maggio 2006.39. Mancini C.: L'inganno in medicina. Dicembre 2006.

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Caleidoscopio LetterarioRivista di poesia, narrativa, saggistica e teatro

anno 18, numero 40

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Illustrato, Giornale della Associazione per l’Automazione del Laboratorio, Guida Pratica Immulite®, Journal of Clinical Ligand Assay, Pandora, Tribuna Biologica e Medica.

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Settembre 2007Sped. in Abb. Post. 45%

Caleidoscopio viene anche letto e rilanciato da: “L’ECO DELLA STAMPA”

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RedazioneMaria Speranza Giola

Giovanna Nieddu

EDITORE

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