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pagina 1 L’Editoriale La Rosa di A.B.C. pagina 2 Acquisire la «postura relazionale» Creare armonia nella casa pagina 3 Il posto dei volontari Un’avventura a puntate pagina 4 Dedicato ai bambini: lo spazio di Mister B Come aiutare A.B.C. Carissimi, questo Natale è alle porte e arriva recando un dono veramente speciale per le famiglie e i bambini: una casa. Credo che l’inaugurazione di questo appartamen- to incarni per me proprio l’autentico senso del dono: relazione, ricordo e speranza. La luce del giorno di Natale, Sol Invictus per gli antichi romani, e l’oscurità della foresta in cui lo scorso anno i bambini ci hanno accompagnato per mano, sono entrambe presenti nella vita e nell’e- sperienza delle famiglie, che arrivano a Trieste per migliorare le condizioni di salute dei propri figli. Oggi vogliamo goderci la luce che in alcuni momenti è pro- prio necessa- ria, e scalda e rischiara. Con professio- nalità il dott. Andrea Clari- ci, psichiatra psicoterapeuta responsabile organizzativo del CFR, par- la del percorso formativo of- ferto al perso- nale del Burlo Garofolo di Trieste, Carlotta Ghiliano, l’architetto che ha seguito i lavori in Via Tiepolo 1, racconta con sensibilità le modalità con cui si è accostata al progetto di ristrutturazione dell’appartamento di A.B.C. e della sala d’attesa dell’Audiologia. Chiara De Vita, Rosella Giuliani e Sandra Pelliz- zoni, ci parlano del percorso di crescita a fianco del gruppo dei volontari. Nel ventiduesimo numero de L’AbBeCedario non poteva mancare la testimonianza diretta delle per- sone che vivono il reparto da dentro: Alexia, una ragazza di dodici anni, ci parla della sua espe- rienza in Chirurgia. E non poteva mancare il nostro gigantesco Mister B: anche lui, per stare in tema, e soprattutto per la gioia, ci parla di casa. Cari saluti, buona lettura e buon Natale a tutti! Luca Alberti LA ROSA DI A.B.C. UNA NUOVA CASA PER ACCOGLIERE LE FAMIGLIE DI TRIESTE . Periodico quadrimestrale su attività, progetti e iniziative proposti da A.B.C. Associazione Bambini Chirurgici del Burlo onlus C/O IRCCS “Burlo Garofolo” via dell’Istria, 65/1 34137 Trieste n°22 - dicembre 2016 Luca Alberti e il figlio Riccardo L’Editoriale Il punto 1 «È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante» dice il Piccolo Principe. Oggi la nostra «rosa» è la nuova casa A.B.C., che dopo due anni di grande impegno da par- te di molte persone, è arrivata a compimento. Vorrei poter nominare uno ad uno tutti colo- ro che hanno aiutato A.B.C. a raggiungere questo obiettivo: un grazie di cuore alle persone che han- no generosamente donato un contributo, consape- voli del bene che questo progetto avrebbe genera- to, a coloro che si sono occupati di trovare una casa confacente alle necessità delle famiglie di A.B.C., a chi ha riorganizzato gli spazi con passione, com- prendendo profondamente il senso di questo pro- getto, a chi si è preso cura della ristrutturazione, rispettando i tempi e donando materiali, alle tante aziende, e alle realtà territoriali come la Fondazio- ne CRTrieste che hanno creduto in A.B.C., e infine a Ikea di Villesse che ha donato gli arredi. Oltre alla riorganizzazione degli spazi, infatti, grande rilievo è stato dato all’allestimento degli interni, attraverso cui una casa può trasmettere un senso di accoglienza. Dare calore, sostegno e un punto di riferimento certo nei momenti difficili del ricovero dei propri figli è obiettivo prioritario di A.B.C. Durante i momenti dolorosi della vita familiare, in cui è necessario concentrarsi sul prendersi cura nel modo migliore del proprio bimbo, speriamo che tutti i genitori possano sapere che c’è chi si prende cura di loro, facendoli sentire il più possi- bile «a casa». L’anno scorso Via del Toro e Via dei Giuliani han- no ospitato più di sessanta famiglie; attraverso l’a- pertura di questa nuova casa speriamo di aumen- tare il numero. Tante sono le testimonianze dei genitori che tra- scorrono giorni, settimane o mesi all’interno di quelle mura, e ci lasciano il loro segno attraverso uno scritto: «Per chi come noi deve peregrinare spesso per gli ospedali, sentirsi a casa anche quan- do non lo si è, è veramente importante. Se si perce- pisce affetto e calore ci si sente meno soli, e sentir- si accolti è una spinta per una strada che spesso è in salita!» dicono i genitori di R. F. . Anche in ospedale l’eco dell’accoglienza arriva forte e chiaro, così ci racconta la dottoressa Eva Orzan, direttrice di Audiologia e ORL che, assie- me alle altre strutture complesse della Chirurgia pediatrica, curano i bambini delle famiglie ospiti: «Prendersi cura di un bambino sordo e dei suoi problemi di comunicazione vuol dire soprattutto accogliere la sua famiglia, che è il nostro princi- pale alleato terapeutico. Tante famiglie arrivano da molto lontano, per eseguire gli esami diagnostici o per l’intervento di impianto cocleare. Senza un punto di riferimento, una casa o una voce amica, le famiglie e i loro bambini sono inevitabilmente più irritabili, stanchi, poco collaborativi, quasi sempre spaventati in ospedale. Una casa e un’associazio- ne che offrono loro ospitalità e sostegno sollevano la famiglia dall’affrontare un viaggio così impor- tante per lo sviluppo e il benessere del loro bam- bino dovendo occuparsi di tutte le complicazioni collaterali, anche emotive, legate al cercarsi da soli e poi dover sostenere anche economicamente un appoggio in una città sconosciuta». Speriamo che il saldo senso di vicinanza e di con- divisione che ha ispirato la realizzazione di questa casa possa essere avvertito con forza dalle famiglie che arriveranno a Trieste. A tutte diciamo il nostro benvenuto: che sia come un abbraccio! di Giusy Battain Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale DL 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 NE/PN contiene I/R A CHILD IS BORN Natale ad A.B.C. ha una colonna sonora travolgente! Tre concerti, tre impedibili appuntamenti che alla forza della musica coniugano l’importanza della solidarietà. Un connubio magico tra note e impegno sociale a favore dei bambini nati con malformazioni ha generato “A child is born”. Save the date: Sabato 10 dicembre San Donà di Piave, giovedì 15 Fossalta di Piave presso il palasport e venerdì 23 Dicembre Caorle presso il palasport Walter Vicentini. Dopo aver vissuto, in prima persona, l’esperienza come genitori di Matilda, Maria Dal Rovere e il marito Paolo Prizzon sono nuovamente a fianco dei bambini chirurgici e dedicano ad A.B.C. i loro concerti. Vi aspettiamo numerosi per informazioni e prevendite vi invitiamo a chiamare il 388 6681030.

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pagina 1L’Editoriale La Rosa di A.B.C.

pagina 2Acquisire la «postura relazionale»Creare armonia nella casa

pagina 3Il posto dei volontariUn’avventura a puntate

pagina 4Dedicato ai bambini: lo spazio di Mister BCome aiutare A.B.C.

Carissimi,

questo Natale è alle porte e arriva recando un dono veramente speciale per le famiglie e i bambini: una casa. Credo che l’inaugurazione di questo appartamen-to incarni per me proprio l’autentico senso del dono: relazione, ricordo e speranza.La luce del giorno di Natale, Sol Invictus per gli antichi romani, e l’oscurità della foresta in cui lo scorso anno i bambini ci hanno accompagnato per mano, sono entrambe presenti nella vita e nell’e-sperienza delle famiglie, che arrivano a Trieste per migliorare le condizioni di salute dei propri figli.

Oggi vogliamo goderci la luce che in alcuni momenti è pro-prio necessa-ria, e scalda e rischiara.Con professio-nalità il dott. Andrea Clari-ci, psichiatra psicoterapeuta responsabi le organizzativo del CFR, par-la del percorso formativo of-ferto al perso-nale del Burlo

Garofolo di Trieste, Carlotta Ghiliano, l’architetto che ha seguito i lavori in Via Tiepolo 1, racconta con sensibilità le modalità con cui si è accostata al progetto di ristrutturazione dell’appartamento di A.B.C. e della sala d’attesa dell’Audiologia.Chiara De Vita, Rosella Giuliani e Sandra Pelliz-zoni, ci parlano del percorso di crescita a fianco del gruppo dei volontari.Nel ventiduesimo numero de L’AbBeCedario non poteva mancare la testimonianza diretta delle per-sone che vivono il reparto da dentro: Alexia, una ragazza di dodici anni, ci parla della sua espe-rienza in Chirurgia. E non poteva mancare il nostro gigantesco Mister B: anche lui, per stare in tema, e soprattutto per la gioia, ci parla di casa.

Cari saluti, buona lettura e buon Natale a tutti!

Luca Alberti

LA ROSA DI A.B.C.UNA NUOVA CASA PER ACCOGLIERE LE FAMIGLIE DI TRIESTE.

Periodico quadrimestrale su attività, progetti e iniziative proposti da A.B.C. Associazione Bambini Chirurgici del Burlo onlus

C/O IRCCS “Burlo Garofolo”via dell’Istria, 65/134137 Trieste

n°22 - dicembre 2016

Luca Alberti e il figlio Riccardo

L’EditorialeIl punto

1

«È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante» dice il Piccolo Principe.

Oggi la nostra «rosa» è la nuova casa A.B.C., che dopo due anni di grande impegno da par-te di molte persone, è arrivata a compimento. Vorrei poter nominare uno ad uno tutti colo-

ro che hanno aiutato A.B.C. a raggiungere questo obiettivo: un grazie di cuore alle persone che han-no generosamente donato un contributo, consape-voli del bene che questo progetto avrebbe genera-to, a coloro che si sono occupati di trovare una casa confacente alle necessità delle famiglie di A.B.C., a chi ha riorganizzato gli spazi con passione, com-prendendo profondamente il senso di questo pro-getto, a chi si è preso cura della ristrutturazione, rispettando i tempi e donando materiali, alle tante aziende, e alle realtà territoriali come la Fondazio-ne CRTrieste che hanno creduto in A.B.C., e infine a Ikea di Villesse che ha donato gli arredi.

Oltre alla riorganizzazione degli spazi, infatti, grande rilievo è stato dato all’allestimento degli interni, attraverso cui una casa può trasmettere un senso di accoglienza. Dare calore, sostegno e un punto di riferimento certo nei momenti difficili del ricovero dei propri figli è obiettivo prioritario di A.B.C.

Durante i momenti dolorosi della vita familiare, in cui è necessario concentrarsi sul prendersi cura nel modo migliore del proprio bimbo, speriamo che tutti i genitori possano sapere che c’è chi si prende cura di loro, facendoli sentire il più possi-bile «a casa».

L’anno scorso Via del Toro e Via dei Giuliani han-no ospitato più di sessanta famiglie; attraverso l’a-

pertura di questa nuova casa speriamo di aumen-tare il numero.

Tante sono le testimonianze dei genitori che tra-scorrono giorni, settimane o mesi all’interno di quelle mura, e ci lasciano il loro segno attraverso uno scritto: «Per chi come noi deve peregrinare spesso per gli ospedali, sentirsi a casa anche quan-do non lo si è, è veramente importante. Se si perce-pisce affetto e calore ci si sente meno soli, e sentir-si accolti è una spinta per una strada che spesso è in salita!» dicono i genitori di R. F. .

Anche in ospedale l’eco dell’accoglienza arriva forte e chiaro, così ci racconta la dottoressa Eva Orzan, direttrice di Audiologia e ORL che, assie-me alle altre strutture complesse della Chirurgia pediatrica, curano i bambini delle famiglie ospiti: «Prendersi cura di un bambino sordo e dei suoi problemi di comunicazione vuol dire soprattutto accogliere la sua famiglia, che è il nostro princi-pale alleato terapeutico. Tante famiglie arrivano da molto lontano, per eseguire gli esami diagnostici o per l’intervento di impianto cocleare. Senza un punto di riferimento, una casa o una voce amica, le famiglie e i loro bambini sono inevitabilmente più irritabili, stanchi, poco collaborativi, quasi sempre spaventati in ospedale. Una casa e un’associazio-ne che offrono loro ospitalità e sostegno sollevano la famiglia dall’affrontare un viaggio così impor-tante per lo sviluppo e il benessere del loro bam-bino dovendo occuparsi di tutte le complicazioni collaterali, anche emotive, legate al cercarsi da soli e poi dover sostenere anche economicamente un appoggio in una città sconosciuta». 

Speriamo che il saldo senso di vicinanza e di con-divisione che ha ispirato la realizzazione di questa casa possa essere avvertito con forza dalle famiglie che arriveranno a Trieste. A tutte diciamo il nostro benvenuto: che sia come un abbraccio!

di Giusy Battain

Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento PostaleDL 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 NE/PN contiene I/R

A CHILD IS BORNNatale ad A.B.C. ha una colonna sonora travolgente! Tre concerti, tre impedibili appuntamenti che alla forza della musica coniugano l’importanza della solidarietà. Un connubio magico tra note e impegno sociale a favore dei bambini nati con malformazioni ha generato “A child is born”.Save the date: Sabato 10 dicembre San Donà di Piave, giovedì 15 Fossalta di Piave presso il palasport e venerdì 23 Dicembre Caorle presso il palasport Walter Vicentini.Dopo aver vissuto, in prima persona, l’esperienza come genitori di Matilda, Maria Dal Rovere e

il marito Paolo Prizzon sono nuovamente a fianco dei bambini chirurgici e dedicano ad A.B.C. i loro concerti. Vi aspettiamo numerosi per informazioni e prevendite vi invitiamo a chiamare il 388 6681030.

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Sala d’attesa del reparto di Audiologia del Burlo

Architetto Carlotta Ghiliano

Dott. Andrea Clarici psichiatra psicoterapeuta responsabile organizzativo del CFR

La scienzae la ricerca

Il CFR (Centro di Formazione e Ricerca di Psi-coterapia Psicoanalitica) è un’associazione impe-gnata nella creazione di percorsi formativi a fa-vore di operatori che si occupano di bambini e di famiglie.

Il cammino della nostra organizzazione si è in-trecciato con i progetti promossi da A.B.C. cinque anni fa, proprio su questo importante terreno comune: il benessere dei piccoli pazienti e degli operatori che lavorano presso l’I.R.C.C.S. Burlo Garofolo di Trieste.

L’offerta formativa proposta può essere descrit-ta come la progressiva acquisizione di un metodo e di risorse per comprendere meglio le esigenze individuali di ciascuno dei protagonisti del rap-porto assistenziale: gli operatori, da un lato, e l’assistito, ad esempio il bambino e la sua fami-glia, dall’altro. Chi promuove le attività del CFR, infatti, crede fortemente che l’apprendimento sia un processo «a doppia via», strettamente collega-to ai complessi vissuti emotivi e relazionali degli operatori e dei loro assistiti. Tali aspetti emotivi, legati a situazioni di dolore e malattia, generano negli operatori degli effetti collaterali che possono incidere sulla motivazio-ne lavorativa e, in alcuni casi, sfociare in situazioni di burn-out.

La possibilità di offrire un tempo e un spazio all’ascolto e alla discussione di momenti di difficoltà, emersi nell’ambiente di lavoro, arricchisce l’attitu-dine a «mettersi nei panni» dell’utente e promuove la capacità di prendere le distanze e di osservare il proprio operato. Acquisire nella formazione quella che noi chiamiamo postura relazionale accresce la possibilità di sentirsi più sicuri nel proprio intervento, anche a fronte di situazioni difficili da gestire.

Le parole di Elisabetta Bonini, che ha frequen-tato per tre anni consecutivi il Centro di Forma-zione e Ricerca, ci consentono di entrare nel vivo della formazione. «Sono una fisioterapista e lavo-ro in un ospedale pediatrico. A.B.C. mi ha dato la possibilità di seguire i corsi di sostegno alla rela-zione per operatori sanitari che si occupano dei bambini e delle loro famiglie. Durante il lavoro di gruppo abbiamo approfondito le modalità con cui avviene l’approccio al paziente e ai familiari da un punto di vista professionale, ma con gran-de attenzione al lato umano e solidale. Il conti-nuo confronto con i docenti del CFR, preparati e disponibili all’ascolto, è stato fondamentale per cercare di capire e risolvere i dubbi e le tensioni che si accumulano sul lavoro, in modo da viver-lo meglio personalmente e con gli altri. Deside-ro ringraziare di cuore l’associazione per questa importante opportunità attraverso cui ho potuto intraprendere un nuovo percorso professionale e personale, per avvicinarmi al mio impegno, ma in particolare ai pazienti e familiari, in modo diver-so, cercando di comprendere le loro motivazioni e

i loro stati d’animo nel percorso di cura».Quest’avventura condivisa con A.B.C. ci sta portando lontano, con in mente

sempre il benessere delle famiglie e di tutti gli operatori che, a vario titolo, si adoperano nel processo di cura in ambito pediatrico.

di Andrea Clarici

ACQUISIRE LA «POSTURA RELAZIONALE»IL VALORE DELLA FORMAZIONE PSICOLOGICA PER CHI OPERA IN OSPEDALE

CREARE ARMONIA NELLA CASAAIUTARE LA MENTE A RITROVARE UNA SENSAZIONE DI STABILITÀ.

La nuova foresteria di A.B.C. è diventata realtà grazie a molte persone che hanno pensato, voluto e realizzato questo importante progetto. L’architetto Carlotta Ghiliano è stata la persona incaricata di supervisionare il restauro e l’arredamento dell’appartamento. Oggi abbiamo l’opportunità di conoscerla da vicino.Ciao Carlotta, ci racconti qualcosa della tua scelta professionale?«Devo confessare che la mia, più che una scelta professionale, è stata la

realizzazione di ciò che più profondamente sono! Fin da bambina ho amato disegnare, conoscere la storia, l’arte, vedere e creare armonia in ciò che mi circonda. Dopo la maturità scientifica, ho avuto l’opportunità di realizzare ciò che da sempre sentivo come talento.»Cosa definisci casa? «È il luogo dove il nostro essere viene contenuto nella quotidianità.

Credo che, soprattutto per chi si trova in una situazione di disagio, avere uno spazio “curato” sia una necessità. Trovare negli elementi esterni equilibrio e armonia può, in alcuni momenti, aiutare la mente a ritrovare una sensazione di stabilità. Per far questo non servono cifre esorbitanti, bastano scelte anche molto semplici ma ben pianificate.»Come hai pensato e programmato il tuo lavoro rispetto a Via Tiepolo 1?«Prima di tutto ho ascoltato le persone dello staff di A.B.C., che sono co-

stantemente vicino alle famiglie e alle loro esigenze. Mi sono state date in-dicazioni precise. L’esigenza di privacy, di benessere, di calore, in momenti

della vita dolorosi, sono state le fondamenta del mio lavoro. Ho visita-to l’appartamento e ho cercato di conoscerne il “genius loci”. La luce, la vista aperta, le porte anni Cinquanta-Ses-santa, i pavimenti in graniglia e in parquet, così come tutte le inde-lebili tracce di altre vite sono elementi caratte-rizzanti di questo luogo, non volevo ne sparisse la memoria. Infine, e qui credo stia l’equili-brio di un architetto, ho pensato al miglior progetto possibile e ho cercato funambolicamente di co-niugare l’idea, che andava delineandosi nella mia mente, con i limiti espressi dalla committenza e dalle caratteristiche dell’edificio.»Recentemente ti sei occupata anche dell’allestimento della sala d’at-

tesa dell’Audiologia pediatrica. Come hai organizzato questo progetto?«Si è trattato di un lavoro piccolo ma, contemporaneamente, molto grande.

È stato il frutto di una fine opera di dialogo tra me e A.B.C., la direzione del Burlo, i medici del reparto, col pensiero rivolto ai destinatari finali: i bambini e le loro famiglie. Rispetto a questo incarico il mio obiettivo è stato quello di riuscire a rendere l’ambiente ordinato, pulito, semplice, lavorando sulla luce, sui colori, sulle forme. In fase di allestimento, il contatto umano con le fami-glie è stato il vero compimento morale del mio lavoro.»Ci racconti qualcosa di te, di come sei al di fuori del lavoro? «Sono una persona eclettica e spiritosa, ma al contempo molto emotiva e

sensibile. Non nego la mia difficoltà ad accostarmi a realtà dolorose. Il lavoro per A.B.C. è stata una vera sfida personale, che ha generato in me grande senso di speranza verso il futuro.»

di Sandra Pellizzoni

Senza camice

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UN’AVVENTURA A PUNTATE!ALEXIA: «FIDATEVI DI QUELLI CHE SI PRENDONO CURA DI VOI E CERCATE DI PENSARE POSITIVO»

Alexia con la mamma e, da sinistra a destra, Damiana, Francesco, Erika e Giulia

«...un luogo in cui incontrarsi, formarsi, discutere, avendo chiari gli obiettivi comuni.».

Sandra, Chiara e Rosella

Genitori coi piedi verdi

A 4 braccia

Oggi vogliamo parlarvi di una vera e propria av-ventura a fianco dei volontari, iniziata sin dalla nascita di A.B.C.! Siamo Chiara, Rosella e Sandra e, chi dalle origini dell’Associazione e chi da tem-pi più recenti, abbiamo cercato di essere accanto a coloro che sentono il desiderio di avvicinarsi ad A.B.C. e di conoscerne i valori, gli obiettivi e le sfide. Ognuna con la propria formazione e con la propria esperienza, ci siamo ritrovate a lavorare in sinergia, ritagliandoci momenti di dialogo e di confronto in cui fermarci a pensare, interrogarci, metterci in discussione, cambiare direzione, ride-finire i ruoli e passarci le consegne.

Tutto questo «movimento» interno ad A.B.C. ri-flette lo sviluppo che l’Associazione sta vivendo: come un essere umano, crescendo sperimenta, apprende e amplia i suoi orizzonti. I volontari, che da undici anni a questa parte sono un gan-glio vitale dell’Associazione, in questi ultimi anni sono lievitati nel numero, rendendo indispensa-bile l’organizzazione di momenti di accoglienza, riunioni di pianificazione delle attività e una per-sona, inizialmente Rosella, poi Sandra, adesso Chiara, dedicata a seguire lo sviluppo di questo specifico progetto.

Essere a fianco di un gruppo di volontari non vuole solo dire organizzare turni o spedire calen-dari sugli eventi pianificati; vuol dire conoscersi, condividere pezzi di vita, crescere insieme e, come si sa, i processi di crescita non sono mai semplici

né scontati. Siamo partite pensando, prima nella nostra mente e poi concretamente, a un luogo in cui incontrarsi, formarsi, discutere, avendo chiari gli obiettivi comuni. Sono state, quindi, program-mate le prime riunioni mensili in gruppo, duran-te le quali abbiamo condiviso riflessioni rispetto al trovarsi di fronte alle porte chiuse delle stanze di degenza, a persone che hanno svalorizzato il nostro operato, al letto di bambini appena operati la cui sofferenza fisica era palpabile e lì ci siamo sentiti vicini nelle insicurezze, nella rabbia e nel

dolore, ma anche nella gioia, nel senso di pienez-za e nel calore generato dal contatto umano pro-fondo. Insieme abbiamo letto storie per aiutare i bambini e i genitori ad accostarsi all’idea dell’in-tervento chirurgico, e attualmente stiamo racco-gliendo materiale per far conoscere ai bambini, alle mamme ed ai papà, prima del loro arrivo, le caratteristiche dei nostri appartamenti.

In questi anni abbiamo osato, sperato, sbagliato e imparato insieme ai volontari. Questo progetto ci sta a cuore e ci motiva proprio per la sua na-tura di incontro e di dialogo con altre persone,

con altre emozioni, con altre vite, e proprio per il desiderio che ci unisce di poter trovare un posto accogliente e autentico per essere e stare insieme a favore degli altri.

Da questo percorso sono emerse via via belle novità, come la rubrica «La voce dei volontari», il «post-o» in cui descrivere vissuti e pensieri sul volontariato in A.B.C., il gruppo su whatsapp, le periodiche pizzate e qualcosa di invisibile agli occhi: quel filo rosso impalpabile ma molto re-sistente che ci lega e ci accomuna, il desiderio di conoscere, conoscerci e mettere noi stessi al servizio degli altri.

di Chiara De Vita, Rosella Giuliani e Sandra Pellizzoni

n°22 - dicembre 2016

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IL POSTO DEI VOLONTARIINSIEME, AL SERVIZIO

È difficile iniziare... ma sicuramente è bello rac-contare la fine della mia «avventura».

Sono Alexia e ho 12 anni, dovrei avere già inizia-to la seconda media ma, purtroppo, sono ancora al Burlo.

Quando sono venuta qui era più di tre settima-ne fa, ero abbastanza tranquilla anche perché era la mia prima volta che ero ricoverata dopo essere nata in questo ospedale. Ricordo che, ap-pena arrivata, mi hanno fatto la prima puntura e ho intuito che non sarebbe stata l’unica. I medici, infatti, hanno scoperto che avevo la polmonite con un versamento pleurico, cioè un po’ di liquido nei polmoni che bisognava immediatamente togliere.

In quel momento io non capivo proprio niente, ero confusa e preoccupata. Poi i medici mi hanno spiegato bene ogni dettaglio e io li ascoltavo, ma alla parola INTERVENTO sono rimasta pietrifi-cata, come se un grosso colpo mi arrivasse nello stomaco.

Anche mia mamma e mio papà erano un po’ storditi dalla notizia, non l’hanno fatto vedere ma, forse non davanti a me, qualche lacrimuccia sarà caduta anche a loro.

Il giorno dopo, all’ora di pranzo, mi hanno ope-rato. Ero abbastanza tranquilla, non avevo paura, anzi, ero molto curiosa: vedere per la prima volta una sala operatoria per me era elettrizzante! Ho visto solo poco, in realtà, perché mi hanno addor-mentato. Ricordo che mi hanno riaccompagnato in camera e il primo sorriso è stato per mia mam-ma, anzi, anche per mio papà.

Nei giorni seguenti, il tubo del drenaggio sem-brava inutile perché non usciva nessun liquido, e allora, via il tubo!

Speravo che la mia avventura fosse già termina-ta e invece... C’era un’altra puntata!

Dopo alcuni giorni i numeri delle analisi erano

in salita e allora: digiuno, ecografia, tac e.... di nuo-vo la parola terrificante INTERVENTO.

«Alexia, la sala operatoria è libera, la chirurga è a disposizione, tu sei a digiuno... Tra mezz’ora vai in sala!»

«Ma non potevate aspettare almeno un paio d’o-re che mi riprendessi?! No eh?!» Questa volta ero terrorizzata perché sapevo già cosa mi aspettava.

Tutto come la prima volta, però in questa punta-ta c’erano ad aspettarmi anche molti miei parenti che invece di trovarmi nella stanza, imprevedibil-mente mi hanno atteso fuori dalla sala operatoria. Questa volta il drenaggio ha fatto molto bene il suo dovere e io sono uscita dalla sala pensando e gridando «il tubo, il tubo!».

Finalmente i numeri delle analisi sono scesi e sono in via di guarigione.

Nella mia avventura ho incontrato tanti infer-mieri e tanti medici. Vorrei ringraziare tutti, anche se qualcuno di più, come Mascia che ha cercato

di farmi sorridere anche quando non ero in vena (tanto per restare in tema), Marzia che ha avuto per me un effetto anestetizzante (anche questo per restare in tema), Davide e Luca, due giovani tirocinanti, che hanno sempre trovato il modo per scherzare con me. E ora vorrei ringraziare in modo speciale le due chirurghe che mi hanno operato, le dottoresse Daniela Codrich e Anna Ferreli, che hanno risposto alle mie centomila domande e mi hanno convinta che tutto sarebbe finito.

Bambini e ragazzi che siete ricoverati nel repar-to di chirurgia del Burlo, fidatevi di quelli che si prendono cura di voi e cercate di pensare positivo, anche se io so che è veramente difficile riuscirci quando il tempo passa e i medici dicono che devi restare ancora in ospedale. Quando il tempo non passa mai…!

Alexia

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L’ABbeCedario n. 22 – dicembre 2016Direttore responsabile Cristina BellemoRedazione e coordinamento Giusy Battain, Sandra PellizzoniEditore A.B.C. Associazione Bambini Chirurgici del Burlo onlus, Via dell’Istria 65/1 - 34137 TriesteIscrizione nel registro della Stampa tenuto presso il Tribunale di Trieste, autorizzazione n. 1208 del 17/11/2009Art direction e impaginazione Kora ComunicazioneStampa Grafiche Battivelli S.r.l.

Per questo numero hanno collaborato:Luca Alberti, Giusy Battain, Cristina Bellemo, Andrea Clarici, Chiara De Vita, Carlotta Ghiliano, Rosella Giuliani, Sandra Pellizzoni, Caterina Fabbro e Alexia.

A.B.C. protegge i tuoi dati ai sensi della normativa in materia di protezione dei dati per-sonali (D. Lgs. 196/2003), ti informiamo che i tuoi dati saranno trattati da A.B.C in modo lecito, secondo correttezza e adottando tutte le misure necessarie a garantirne la massima riservatezza, esclusivamente con la finalità di fornire notizie sulle attività svolte dall’As-sociazione. L’art. 7 del D.Lgs. 196/2003 ti dà diritto a far rettificare eventuali errori e a richiedere di essere escluso da ogni comunicazione scrivendo a A.B.C. Associazione Bambini Chirurgici del Burlo onlus, Via Dell’Istria 65/1, 34137 Trieste oppure inviando un’e-mail a [email protected], quale titolare del trattamento.

KORACOMUNICAZIONE.COM

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Cari tutti voi!Ma proprio tutti, uno per uno.Un abbraccio da me.Da me a te.A te che cammini in equilibrio su un muretto.A te che sorridi guardando la luna.A te che annusi il profumo delle pagine.A te che scrivi le lettere con la penna.A te che circondi gli alberi con le braccia.A te che ti alzi coi capelli spettinati.A te che aspetti e non sai cosa.A te che vai lento perché le cose non finiscano troppo in fretta.A te che vuoi imparare. A te che vuoi incominciare.A te che splendi senza saperlo.A te che sogni senza preavviso.A te.A tutti i te. A tutti voi.Ma l’avete sentita la notizia bellissima?A.B.C. spalanca ai bambini e alle loro famiglie una nuova casa a Trieste.Una casa che è stata sognata e immaginata e voluta e completata grazie all’aiuto e all’impegno e alla gioia di tante persone.Una casa per far sentire a casa tante persone, anche nella fatica.Come un abbraccio. Come dentro uno dei miei abbracci giganteschi!E allora io vi saluto, e vi abbraccio, e vi regalo parole sulla casa.A presto, tutti voi meraviglie!

Il vostro FANTASMAGORICO Mister B

Che cos’è per te una casa?Ha chiesto un giorno l’ombrello. Per lui una casa è il vaso portaombrelli, o sotto la pioggia che batte. Che matto!Per me casa è dove sei al riparo.Così ho risposto.

Che cos’è per te una casa?Ha chiesto un giorno la chiocciola. Lei che la casa se la porta sempre appresso, ogni e ogni viaggio. Che coraggio!Per me casa è dove stai al caldo degli abbracci.Così ho risposto.

Che cos’è per te una casa?Ha chiesto un giorno la stella. Per lei la casa è il buio soffice, e la compagnia delle altre stelle. Che belle!Per me casa è dove c’è luce.Così ho risposto.

Che cos’è per te una casa?Ha chiesto un giorno il fiore. Per lui la casa è in mezzo ai fili d’erba, a godersi carezze leggere. Che avventure!Per me casa è dove non sei solo.Così ho risposto.

Che cos’è per te una casa?Ha chiesto un giorno il pesce. Per lui la casa è dentro il blu, nella culla delle onde. Che profonde!Per me casa è dove puoi parlare.Così ho risposto.

Che cos’è per te una casa?Ha chiesto un giorno la bicicletta. Per lei la casa è il mondo, le corse a perdifiato. Che beata!Per me casa è dove si cresce.

Che cos’è per te una casa?Ha chiesto un giorno una foglia. Per lei la casa è l’albero, e poi la terra dell’autunno variopinto. Che incanto!Per me casa è dove si parte.Così ho risposto.

E per te, la casa cos’è?

LO SPAZIO DI MISTER B CHE COS’È PER TE UNA CASA?

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Anche in questi giorni di Fe-sta sono tante le famiglie che stanno affrontando, lontane da casa, il ricovero dei loro bambini.Per loro, in tempo per Natale, si aprono le porte delle nuova Casa di A.B.C..Sarà un luogo di accoglienza e conforto, dove i genitori po-tranno affrontare con più sere-nità questo momento e sentirsi proprio come a casa.Lo scorso anno siamo riusciti

ad ospitare gratuitamente nelle Case A.B.C. oltre 60 famiglie, ma, purtroppo, le richieste sono state molte più.Aiuta ad accogliere tutti i genitori che hanno bisogno di noi nei difficili giorni in cui i loro bambini sono in ospedale.Con una donazione di 50 euro contribuirai all’accoglienza di una famiglia in una Casa A.B.C..Fai la tua donazione con il bollettino che trovi con questo notiziario o sul sito www.abcburlo.itPer questo Natale scegli di stare, con A.B.C., accanto ai bimbi ricoverati e alle loro famiglie.

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