LA RIVISTA DELLA BADANTE N. 01 2013/05

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1 LA RIVISTA DELLA BADANTE Maggio 2013 il giornale per le badanti Consigli utili per l'assunzione Contributi e busta paga APPROFONDIMENTI NOVITA’ PREVIDENZA ALL’INTERNO: LE SCHEDE TECNICHE DI FISCO E PREVIDENZA SULLA REGOLARITÀ CONTRIBUTIVA free press Anno 1 • N° 1 • Maggio 2013

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“LA RIVISTA DELLA BADANTE” È LA PRIMA RIVISTA GRATUITA DEDICATA ALLE BADANTI E ALLE FAMIGLIE CHE HANNO ANZIANI, PERSONE PORTATRICI DI DISABILITÀ PSICOFISICHE O COLPITE DA DIFFERENTI PATOLOGIE E CHE NECESSITANO DI ASSISTENZA CONTINUATIVA.

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1La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

il giornaleper le badanti

Consigli utili per l'assunzioneContributi e busta paga

APPROFONDIMENTI

NOVITA’

PREVIDENZA

ALL’INTERNO: LE SCHEDE TECNICHE DI FISCOE PREVIDENZA SULLA REGOLARITà CONTRIBUTIVA

free press

Anno 1 • N° 1 • Maggio 2013

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2 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

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3La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

LA RIVIsTA DELLA BADANTE Introduzione

Numero 1maggio 2013

la prima per le badanti e per le famiglie«In Italia si nasce sempre di meno e si invecchia sempre di più». Può sembrare scontato dirlo, lo affermano un po’ tutti, ma purtroppo è vero. La popo-lazione italiana sta diventando sempre più anziana. I dati de-mografici mondiali, europei e nazionali confermano il costante incremento della vita media della popolazione e il suo progressivo invecchiamento. In Italia sono circa 12 milioni i residenti di età superiore a 65 anni, di cui circa 3,4 milioni con più di 80 anni. Oggi rappresentano circa il 21% della popo-lazione ma fra 20 anni arriveranno a più del 30%.

In questo nuovo contesto la figura della badante acquista un nuovo significato rispondendo sempre di più al bisogno di sicurezza dei sog-getti non autonomi, occupandosi non solo dell’igiene, dell’alimen-tazione, dei trasferimenti e della mobilizzazione, dell’organizzazio-ne dell’ambiente e delle risorse necessarie a garantire la migliore qualità di vita del proprio assistito ma consentendo soprattutto alla persona anziana o disabile di poter vive-re nel proprio ambiente familiare.

Due sono le doti che vengono richieste e che la badante deve avere. La predisposizione all’a-iuto e al sostegno verso gli altri. Predisposizione naturale che dovrebbe appartenere alla badante in quanto persona che ha deci-so di fare questa pro-fessione. La seconda sono le competenze specialistiche che si acquisiscono con l’esperienza e con lo studio.

È proprio per sviluppare le competenze, la conoscen-za della professione della badante (che non è una professione), che nasce il progetto editoriale de “La Rivista della Badante ”. È

una rivista distribuita gratuitamente che la badante prende, mette nella borsa e leg-

ge quando ha del tempo libero perchè parla della propria pro-

fessione, le offre dei consigli uti-li, la informa su quelli che sono i

propri diritti e doveri e l’aiuta nel quotidiano lavoro di aiuto e soste-

gno all’anziano.

“La Rivista della Badante ” è anche un valido strumento di informazione per le famiglie che devono prendere

in casa una badante. Consigli utili su come scegliere la badante, dove tro-varla e come organizzare il colloquio di assunzione o come inserire a casa una persona estranea e che magari parla un’altra lingua. Frequente-mente la famiglia si trova spiazzata nel reperire le informazioni utili. “La Rivista della Badante” in questo senso fornisce alle famiglie tutte le

informazioni necessarie per non commettere errori o incorrere in

spiacevoli equivoci.

I contributi sono scritti da profes-sionisti riconosciuti quali medici, psicologi, infermieri, nutrizioni-sti, fisioterapisti, commercialisti, avvocati e molti altri ancora che con un linguaggio semplice e com-prensibile (non tecnico) spiegano la loro materia di competenza. Ma non solo... Buona lettura.

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4 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

badantI

onsiderate delle eroine in patria per le rimesse che inviano a casa, in Italia vengono percepite

solo nel loro ruolo di collaboratrici familiari, di cui gli italiani si fidano ma che, di fatto, conoscono poco; l’interesse per le vicende personali della lavoratrice, da parte del datore di lavoro, non va generalmente oltre a dati generici quali l’età, la provenienza e lo stato civile.

Nonostante questa distanza culturale

ed emotiva, alla badante viene richiesto di avere dei requisiti che vanno oltre la mera assistenza: deve essere gentile, disponibile, dare affetto e conforto all’anziano; in un certo senso, infatti, il significato attribuito al verbo «badare» può essere considerato a metà strada tra «lavorare» e «amare».

Il lavoro di cura, d’altra parte, viene de-mandato alle donne immigrate in base allo stereotipo che vorrebbe tale attività connessa alla «femminilità», discono-

scendone, in questo modo, il valore di attività lavorativa vera e propria. Gli an-ziani assistiti condividono gli stessi spazi con le badanti, facendo insieme ciò che è considerato intimo e familiare, pur avendo spesso conosciuto la convivenza solo con parenti molto stretti.

Non c’è generalmente un’abitudine, da parte loro, come invece sarà maggior-mente per la generazione successiva, alla più o meno occasionale condivi-sione della casa con persone amiche

La figura della badante è entrata nell’intimo della vita familiare italiana, inserendosi apparentemente a pieno titolo nelle sue dinamiche

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5La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

badantI

ospiti, e ciò appare spesso come una causa di disagio per entrambe le parti.

È anche per ovviare a queste difficoltà che le badanti assimilano il rapporto con gli anziani a quello con i familiari, considerando gli assistiti come dei non-ni o presentandosi come delle figlie.

L’uso di un lessico familiare è rivelatore del bisogno di affetto, sia da parte degli assistiti che delle badanti, i primi a cau-sa delle condizioni di vita socialmente

come deboli, segnati dall’individuali-smo. Lo spazio da dedicare alla famiglia e ai parenti viene considerato seconda-rio rispetto sia al lavoro che al tempo libero, da trascorrere con gli amici.

La scala delle priorità risulta invertita rispetto alla propria.

La stessa composizione del nucleo familiare è differente da quello delle donne immigrate: la famiglia allargata in Italia praticamente non esiste più,

Migliaia di anziani in Italia sono “accuditi” da persone che non

sono loro familiari

impoverita connesse alla malattia e alla non autonomia, le altre in ragione della durezza dell’esperienza migratoria.

Per le migranti che vengono per lo più da paesi con valori tradizionali, spesso gli an-ziani rappresentano, in quanto depositari della memoria della comunità che tra-smettono le usanze sociali, degli individui cui è dovuto un particolare rispetto.

In generale i legami familiari degli italiani sono visti dalle donne migranti

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Per le dimensioni e le caratteristiche che ha assunto, si tratta di un fenome-no relativamente nuovo. La domanda di assistenza e di cura alla persona non è destinata a diminuire, anzi aumenterà ancora per molto tempo, al pari dell’au-mento vertiginoso della popolazione an-ziana e della quota di persone non auto-sufficienti. L’assistenza familiare quindi risponde, ai bisogni di conciliazione tra

tempi di vita e tempi di cura delle fami-glie e in particolare delle donne su cui, per lo più, gravano i carichi di cura, inol-tre, la trasformazione della composizio-ne della famiglia e l’ingresso di donne nel mercato del lavoro, ha causato il ve-nir meno del tradizionale ammortizzatore sociale: la famiglia, che garantiva anche il lavoro di cura, essenzialmente grazie al lavoro domestico svolto dalle donne.

dalla separazione dalla propria famiglia.

Ciò può avere effetti particolarmente pesanti sull’equilibrio psicologico delle lavoratrici. Nei casi peggiori si crea una totale identificazione tra luogo di lavoro e casa, con una perdita progressiva del proprio spazio privato e un’assenza di di-stinzione tra tempi di lavoro e di riposo.

La Commissione Parlamentare dell’U-craina per gli Affari Esteri, in relazione alle implicazioni del lavoro domestico in co-residenza, ha sottolineato come le donne che lavorano soprattutto nel nostro paese spesso sviluppino la cosid-detta «sindrome italiana» caratterizzata da agorafobia, aggressività e altri stati di turbamento psichico.

Le assistenti familiari rischiano spesso di rimanere segregate a causa della materiale impossibilità di abbandonare la persona assistita per le pressioni che essa stessa esercita in quanto non autosuffi-ciente e per l’indisponibilità dei familiari a sostituirle nei periodi di riposo.

Il lavoro di assistenza familiare può

anche diventare, nel tempo, particolar-mente logorante: secondo alcuni studi, dopo un periodo di circa dieci anni pos-sono insorgere problemi muscolo-sche-letrici che limitano l’attività lavorativa.

La mancanza di strumenti adeguati di supporto al lavoro di cura tra le mura domestiche, e la richiesta di svolgere anche attività non previste dalle pro-prie mansioni, rendono particolarmen-te gravoso il lavoro delle badanti. Non è un caso, quindi, che la maggior parte delle lavoratrici scelga, dopo un perio-do iniziale, di cambiare occupazione o di continuare il lavoro rimodulandolo su base oraria. Tale scelta viene attuata soprattutto quando si verificano ricon-giungimenti familiari.

La co-residenzialità risulta, invece, esse-re preferita soprattutto da chi ha lasciato la propria famiglia nei paesi d’origine.

Date le condizioni di povertà dei paesi di provenienza, queste donne al loro arrivo in Italia hanno, infatti, poche risorse economiche e bassis-sime opportunità di scelta se non di inserirsi in famiglie che offrono vitto e alloggio. Si tratta di una sorta di passaggio obbligato durante la prima fase dell’inserimento, con la quale si pospone temporaneamente la necessità di autonomia e indipendenza

Badanti e famiglie

sostituita da quella cosiddetta mono-nucleare, composta da moglie, marito e figli. La distanza culturale è segnata anche dagli stereotipi che vengono connessi alla figura della lavoratrice im-migrata e che vorrebbero l’esistenza di pretese «vocazioni culturali», secondo le quali le asiatiche, e in particolare le filippine, ad esempio, sarebbero più adatte come collaboratrici domestiche che badanti e, viceversa, le polacche, le centro- sudamericane e le altre donne dell’Est europeo più indicate per l’assi-stenza domiciliare.

La cosiddetta "specializzazione etnica" viene incentivata anche dalle reti relazionali grazie alle quali si è trovata occupazione. I network di connazio-nali, infatti, pur facilitando l’ingresso in Italia, limiterebbero anche il destino professionale delle lavoratrici, con-tribuendo di fatto a confinarle solo in determinate occupazioni.

La segregazione occupazionale è tanto più sentita in quanto spesso si trasfor-ma anche in segregazione fisica: all’in-terno dello spazio chiuso della casa si possono creare delle situazioni di forte squilibrio di potere tra lavoratrice e datore di lavoro.

Tali condizioni di lavoro co-residenziale sono spesso caratterizzate, oltre che da problematiche di natura giuridica, derivanti da contratti di lavoro spesso non regolari, dall’isolamento rispetto all’ambiente esterno, sia degli italiani che dei connazionali, e soprattutto

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5domande e risposte su

Chi è la badante

Il termine “badante” è utilizzato per designare quelle persone che assistono anziani o adulti o minori la cui autosufficienza è compromessa e che hanno bisogno di essere accuditi a tempo pieno per poter restare all’interno dell’abitazione e/o per garantire ai famigliari il proseguo di una vita adeguata fuori dal contesto famigliare. Il lavoro della badante si distingue dalle altre forme attività poiché si tratta di un lavoro di cura necessario per assicurare un adeguato livello di vita alla persona, in un ambiente il più possibile protetto. Proprio in quanto lavoro di cura, c’è chi preferisce utilizzare l’espressione “assistente famigliare” che meglio racchiude in se la complessità e la significativi-tà del lavoro richiesto e svolto.

1) Chi è una badante?

3) Perché si fa riferimento solo alla badante donna?Dalle ricerche svolte in Italia, e dalla tradizione culturale

4) Quali sono le capacità che vengono ri-chieste per svolgere il lavoro di badante? In maniera piuttosto semplificata, si può dire che il lavoro di cura richiede alte capacità organizzative, tempestività nelle decisioni, assunzioni di responsabilità, contem-poraneamente a una estrema disponibilità all’ascolto e all’attenzione nei confronti delle persone di cui ci si occu-pa e che dipendono dalla badante spesso per la propria sopravvivenza fisica e psichica. Si tratta quindi di un lavoro complesso, a volte sottovalutato, ma tale da richiedere un notevole impegno e disponibilità.

Il “lavoro di cura” fa riferimento alla costruzione compe-tente di un sistema di aiuto intorno alla persona che ne ha bisogno. La relazione tra la “badante” e la persona assistita si caratterizza come un rapporto d’aiuto che può essere inteso come “l’atto di promuovere in una persona, che si affida alla professionalità di un’altra, un migliore adatta-mento alla situazione che affronta, per trovare il sostegno necessario a superare le difficoltà e recuperare e con-servare il più a lungo possibile quel grado di benessere psicofisico che è possibile”.

2) Cosa significa “lavoro di cura”?

La badante svolge una serie di attività di tipo assisten-ziale non a carattere sanitario. Vale a dire, in termini piuttosto generali, che la badante si trova a ricoprire ruoli diversi, tutti assai importanti per la persona cui ci si rivolge, passando dal ruolo dell’assistente a quello di collaboratrice domestica, cuoca, etc. Le famiglie si avval-gono dell’aiuto e del sostegno delle badanti, o affidano loro la cura totale dei propri cari, per assicurare il neces-sario sostegno al membro fragile, in modo da garantirne una significativa qualità della vita.

5) Che cosa fa la “badante”?

italiana, emerge che l’attività di “badantato” viene tradizio-nalmente affidata a donne. Le ricerche svolte sul territorio nazionale mostrano che il 99% delle assistenti familiari sono donne e che le famiglie cercano una badante donna per assistere ai propri familiari.

La badante si occupa della cura della persona e degli ambienti in cui l’assistito vive

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psicologia

La Cural’incontro tra famiglia e assistente familiare

verso un patto per

Le famigLie itaLiane, impegnate neLLa cura e assistenza di un anziano sono una reaLtà diffusa, trasversaLe e destinata a un progressivo aumento. nonostante L’unicità di ogni esperienza

e La necessità di affrontare ogni caso come un caso a sé, L’i-ter che porta La famigLia e/o iL caregiver referente a prendersi

cura deLL’anziano che perde progressivamente La sua autonomia, è caratterizzato da aLcuni passaggi paradigmatici

testo di Barbara Leonardi

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a decisione di ricorrere a un aiuto esterno per la cura e l’assistenza di una persona

cara è un momento molto delicato, naturalmente per le sue componenti emotive e affettive, ma anche per le implicazioni logistiche e organizzative. Il primo aspetto da valutare per una famiglia e un anziano che vogliono ricorrere a una badante per l’assistenza è, paradossalmente, determinare se questa è la soluzione più adeguata: cioè mettere in discussione la scelta sulla base di un attenta valutazione del caso specifico. Sappiamo come l’urgenza e il poco tempo a disposizione (oltre che la mancanza di informazioni) portino spesso le famiglie a scelte affrettate e/o poco ponderate.

La badante rappresenta in molti casi una risorsa irrinunciabile per il lavoro di cura ma spesso le famiglie sottovalutano i cambiamenti innescati dalla convivenza. Agli aspetti “tecnici” relativi all’assistenza, si sommano aspetti relazionali, che se non affrontati adeguatamente, possono essere decisivi sul successo o meno dell’incontro. Una delle cose importanti da tenere presen-te è che la badante soddisfa la necessità di mantenere l’anziano domicilio ma non diminuisce il carico di lavoro richiesto ai familiari, semplicemente lo trasforma in altri tipi di responsabilità. La badante risolve molti problemi ma crea una dimensione relazionale da gesti-re, collaudare, mediare costantemente.

La sostenibilità economica è bene valutarla anche in funzione degli aspetti appena citati. La badante è una lavora-trice “debole” che può anche garantire una disponibilità “24 ore su 24”. Dal punto di vista delle famiglie il suo costo è conveniente se paragonato ad altri servizi di assistenza domiciliare 24 ore su 24, ma è bene che ogni famiglia valuti se può far fronte o meno ad un uscita mensile, comunque consistente.

Prima di iniziare la ricerca e la selezione di una persona è bene riflettere su

Bisogno, scelta, inserimento

bisogni e necessità che abbiamo, sulle risorse disponibili, sulle caratteristiche irrinunciabili che riteniamo debba avere la badante. Possiamo ricavare questi requisiti minimi analizzando la situa-zione del nostro anziano e rivolgendo a noi stessi semplici domande: di cosa abbiamo bisogno? Che tipo di necessità richiede il nostro parente? (per esempio se c’è la presenza di specifiche patologie che richiedano competenze particolari).

L’assistente sociale del proprio Comune è il professionista, referente istituzionale a cui fare riferimento per trovare le risposte a queste domande. È indispensabile inoltre che questo cam-biamento sia preparato con gradualità, con il coinvolgimento di tutti e con la partecipazione dell’anziano. Per tutte le persone è importante mantenere la propria autonomia e indipendenza e per gli anziani in particolare, ci vuole tempo allora per accettare un cam-biamento importante e non bisogna rinunciare alla possibilità di esprimere dubbi e perplessità.

Per quel che riguarda il DOVE trovare un nominativo di una persona referen-ziata e fidata, o detta in termini tecnici, l’incrocio domanda-offerta, la situazione in Italia è altamente disomogenea. Alcu-ni Comuni si sono dotati di veri e propri albi, in altri territori i centri per l’im-piego rappresentano un valido punto di riferimento, ovunque il meccanismo del “passaparola”, la fa da padrone.

La selezione e l’accordo sulle cose importanti: alcune note sul primo incontroIl primo incontro è sempre carico di aspettative ed emozioni. La prima impressione è importante ma è bene non lasciarsi troppo influenzare da essa. È bene prendersi tempo e non avere troppa fretta. L’ideale sarebbe incon-trare più persone e poi scegliere, ma spesso il precipitarsi della situazione non lo permette. La presenza o meno della persona bisognosa di assistenza al “colloquio” va valutata in base al grado

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La badante in famiglia

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di autonomia, alla modalità attraverso cui si è pervenuti alla decisione e dal grado di accordo relativamente alla decisione stessa. Certo è che l’anzia-no va coinvolto sia nella decisione di avvalersi di un’assistente familiare che nella scelta di quale sia la persona più idonea. In generale il primo incontro è finalizzato alla conoscenza reciproca.

Può essere comunque utile aver definiti sin da subito alcuni aspetti generali dell’accordo (compenso, orario, disponibilità dell’alloggio o meno) che verranno approfonditi in un momento successivo se entrambe le parti lo riterranno opportuno. Intanto consigliamo di partire invitando i pro-tagonisti a “raccontarsi un po’”. Sapere

da quale paese viene la lavoratrice, che tipo di formazione, da quanto tempo fa questo lavoro, quale è stata la sua

esperienza fino a ora, ecc., può aiutare il famigliare o l’anziano a capire se “quella è la persona giusta”. Allo stesso modo, avere informazioni

sulla storia dell’anziano da assistere, sulle sue abitudini oltre che sulla sua condizione di salute, sulla composizio-ne della famiglia allargata, sugli spazi a disposizione ecc., permette alla lavora-trice di fare già una prima valutazione in merito alla proposta.

A volte nell’urgenza dei bisogni, la famiglia può cadere nell’errore di cercare semplicemente “una persona di buon carattere” o una “brava persona” riducendo il lavoro di cura a una sem-plice attività di controllo e assistenza; la lavoratrice, da parte sua, spinta dal bisogno di trovare un impiego nel più breve tempo possibile, può essere por-tata a sopravvalutare le proprie capacità e a focalizzarsi sugli aspetti economici senza porre sufficiente attenzione ad elementi quali le condizioni psicofisi-che dell’anziano, le richieste della fami-

glia, le condizioni logistiche (colloca-zione dell’abitazione, trasporti pubblici a disposizione, ecc.). È bene ricordare che il lavoro di cura che l’assistente familiare è chiamata a svolgere richiede alte capacità organizzative, tempestività nelle decisioni, assunzioni di respon-sabilità, contemporaneamente a una disponibilità all’ascolto e all’attenzione nei confronti delle persone di cui si occupa e che dipendono dall’assistente spesso per la propria sopravvivenza fisica e psicologica. Si tratta quindi di un impegno che richiede specifiche competenze professionali, ma anche relazionali, e un grado di sensibilità non comuni.

A questi elementi, già di per sé estre-mamente complessi, se ne aggiunge uno ulteriore che ha a che fare con il fatto che l’assistente è chiamata a condividere tempi e spazi dell’anziano e della sua famiglia. È evidente che si tratta di un accordo altamente “fiducia-rio” tra tutte e tre le parti in causa e la fiducia è un bene che si costruisce con il tempo. Partire con il piede giusto significa però sapere/avere piena con-sapevolezza di quanto sia importante il come si fanno le cose, la correttezza e il rispetto reciproco, la flessibilità e la disponibilità nel venirsi incontro, la pazienza rispetto le rigidità degli uni o gli errori degli altri.

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L’inserimento e l’accompagnamento in famigliaLe prime settimane di inserimento del-la lavoratrice in famiglia rappresentano per tutti, specialmente per l’anziano, un momento molto delicato e parti-colare. È del tutto comprensibile che inizialmente si possano vivere situazioni di imbarazzo, incertezza, sospetti e paure che attraverso un atteggiamento di fiducia reciproca dovrebbero col tempo essere superate.

Nella fase iniziale l’anziano può avere, nei confronti della badante, comporta-menti di rifiuto e contrasto. General-mente gli anziani, come tutti d’altra parte, tengono molto alla propria au-tonomia e indipendenza e sono portati a sopravvalutare le proprie capacità e

a sottostimare i rischi dello stare da soli.

Spesso non sono abituati ad avere personale domestico e possono percepire come un’intrusione nella propria intimità l’avere un’e-stranea per casa. Oppure possono avere difficoltà a comprendere i bisogni dei figli o dei famigliari che fino a poco prima si erano presi cura di loro e reagire con senti-menti di delusione o rivendicazione verso questi per non essere stati in grado di far fronte alle loro esigenze in maniera autonoma. È importante

che la famiglia ma soprattutto l’assi-stente familiare non scambino questi atteggiamenti iniziali per attacchi personali o incompatibilità.

L’ingresso nella famiglia richiede a tutti ma in particolare all’assistente fami-gliare una grande prudenza e molta de-licatezza, modi rispettosi e soprattutto la capacità di ascoltare e di mettersi in secondo piano. Nei primi tempi è bene che sia lei ad adeguarsi alle richieste di assistenza, secondo i modi e le forme ritenute più opportune dalla famiglia e dall’anziano; solo dopo che il rapporto si sarà consolidato, potrà esprimere suggerimenti e ipotesi su altri e diversi modi di organizzare il proprio inter-vento. Una conoscenza sufficiente della lingua italiana può essere una condizio-ne essenziale per far partire al meglio

il rapporto. Molte incomprensioni e disguidi (difficoltà a comprendere a pieno i bisogni della persona assistita e le richieste dei famigliari) derivano proprio da questo deficit.

ConlcusioniIn questi ultimi 10 anni qualche passo avanti è stato fatto: da un lavoro svolto nell’assoluta invisibilità e da un’in-tollerabile solitudine delle famiglie, si è passati a considerare l’assistenza a domicilio prestata dalle cosiddette badanti come un pezzo fondamentale del welfare italiano. Alle dichiarazioni di principio non corrisponde però una rete di servizi adeguata, omogenea sull’intero territorio regionale (per non parlare di quello nazionale) che sia in grado di sostenere le famiglie e le lavoratrici nel loro compito. Uno dei bisogni rimarcati con più forza sia dalle assistenti famigliari che dai caregiver è ad esempio quello di avere un unico punto di riferimento pubblico, che non si limiti a dare informazioni (che sono comunque fondamentali) ma che svolga un vero e proprio ruolo di intermediazione, sia per quello che riguarda l’incrocio della domanda con l’offerta, che un accompagnamento e tutoraggio nelle prime fasi del lavoro di cura: dall’inserimento in famiglia alla risoluzione delle problematiche che si possono presentare in tutti i momenti di crisi e passaggio

Un’ulteriore fase critica è quella che investe i primi mesi dell’inserimento dell’assistente famigliare in famiglia, gli accordi, lo stabilirsi di una relazione di fiducia, la gestione di eventuali problemi che possono generarsi se i patti non sono chiari sin da subito.

I passaggi critici nella decisione e ricerca di un’assistente familiare

La famiglia prende consapevolezza che da sola non riesce più a far fronte ai bisogni del proprio famigliare. Inizia la ricerca di risorse esterne e la lavoratri-ce straniera diviene spesso l’unica soluzione possibile per poter mantenere il proprio famigliare a casa.

Individuare la persona giusta e riorganizzare la cura e l’assistenza alla luce di questa nuova presenza sono passaggi complessi e nuovi per il famigliare che non solo deve continuare nel suo ruolo di referente della cura (perché avere un’assi-stente famigliare non significa delegare completamente ad essa la cura dei pro-pri cari) ma deve anche familiarizzare con il nuovo status di “datore di lavoro”.

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PSICOLOGIA L’incontro tra famiglia e assistente familiare

Approfondimenti

Gli approfondimenti dei temi trattati nell'articolo e molti altri spunti li pote-te trovare nella pubblicazione "Affetti Speciali" (Arco Edizioni Sociali 2008). è possibile richiedere la pubblicazione sul sito www.arcopolis.it.

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12 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

La seLezione di una persona che entra neLLa nostra casa coLLaborando a vario titoLo neL ridurre iL nostro carico di Lavoro domestico è un processo deLicato che richiede un certo impiego di energie

affidamento del lavoro di cura di un familiare ad un’assistente familiare, meglio conosciu-

ta come badante, nasce dall’esigenza di far fronte ai bisogni assistenziali sopraggiunti e di poter conciliare la necessità di continuare a condurre la propria vita personale e lavorativa, riducendo le problematiche connesse all’assistenza.

La badante entra nell’intima quotidianità della convivenza giorno e notte, occupandosi anche della casa pulendo, lavan-do, stirando, cucinando.

Spesso si pensa che sia naturale per una donna saper assistere

testo di Giuseppina La BarberaL'

PSICOLOGIA

il CoLLoquIoper l’assunzione della badantee occuparsi della casa, con un po’ di buona volontà.

In realtà un’accurata selezione per l’assunzione della badante consente di partire con il piede giusto, è la base necessaria af-finché si stabilisca una relazione di fiducia che possa garantire una certa continuità assistenziale. La fretta è una cattiva consigliera, quindi occorre ritagliarsi tutto il tempo che serve per la scelta. All’inizio potrebbe sembrare che si stia perdendo tempo, si vorrebbe porre su-bito una soluzione alle problematiche. In realtà, l’accuratezza iniziale darà successivamente i suoi frutti, evitando inutili conflittualità successive. Mettersi alla ricerca della persona

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zione di lavoro in termini logistici (ad esempio, se la badante avrà una camera sua oppure no) ed economici.

Chi si presenta come aspirante badante è generalmente una donna dell’Est, ucraina, rumena, moldava, tra i 40 e i 55 anni, con titolo di studio medio-alto, spesso vedova o sepa-rata/divorziata, con due o tre figli adolescenti o adulti, che lavora per inviare regolarmente denaro o beni materiali alla famiglia rimasta nel suo paese di provenienza. È importante raccogliere le informazioni anagrafiche: la nazionalità di provenienza modifica l’iter burocratico di assunzione.

Anche le informazioni personali sono basilari: qual è la sua

il CoLLoquIoper l’assunzione della badante

La mancanza di chiarezza su come orga-nizzare la ricerca porta a rimandare questo momento fino a trovarsi magari a doverla affrontare in un momento di emergenza che può togliere la lucidità necessaria e portare a fare scelte affrettate affidandosi alla fortuna o al passaparola, ma non sem-pre queste si rivelano soddisfacenti.

Consigli utili

perfetta non sarebbe realistico: quel che si può fare è invece impegnarsi per trovare la più adatta alla specifica situazione familiare.

Per selezionare correttamente, il primo aspetto di un collo-quio è quello di definire in modo il più possibile oggettivo i bisogni e le esigenze: è bene chiarire fin da subito cosa serve, cosa ci si attende dalla persona e quali sono gli obiettivi che si vogliono ottenere (in termini di competenze, ad esem-pio, è diverso cercare una persona che stia con un anziano allettato rispetto ad una generica compagnia). Fin da subito è opportuna la chiarezza sulle condizioni lavorative corrette, spiegando la reale situazione dell’assistito e l’eventuale situa-

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situazione familiare, se è libera da vincoli familiari oppure vicino a lei vivono persone a cui è affettivamente legata e che possono richiedere attenzioni (ad esempio, uno o più figli, il compagno oppure altri parenti). Nel colloquio è fondamen-tale accertarsi quali competenze e capacità ha sviluppato, se ha remore a lavorare con persone di sesso opposto o se ha avuto difficoltà o sente che potrebbe incontrare difficoltà nel gestire particolari tipi di disabilità, fisica o psichica.

Contestualmente si possono acquisire informazioni il più possibile dettagliate rispetto a quanto precedentemente svol-to e riguardo al tipo di relazione instauratasi con la famiglia o con le famiglie presso cui ha lavorato (infatti, se ha cambiato diverse volte lavoro per incomprensioni è probabile che l’esperienza possa ripetersi, mentre è diverso se ha seguito i suoi assistiti precedenti fino al completamento del servizio).

Richiedere referenze alla badante facendosi dare uno o più numeri di telefono può costituire una garanzia di onestà e affidabilità. Alcuni dettagli possono aiutare a capire chi si ha

di fronte, ad esempio: prima di iniziare il colloquio spegne il cellulare? Se non lo spegne, all’eventuale chiamata risponde? In italiano o nella sua lingua? Inoltre, se si presenta il familiare all’aspirante badante, come avviene l’interazione nei primi istanti? Porta rispetto dando del lei oppure tende ad infan-tilizzare dando baci o chiamandolo “nonnina” o “nonnino”? E poi, entra in casa con umiltà chiedendo permesso oppure comincia a dettare le regole e ad imporsi agendo proprio come se fosse a casa sua?

È bene accertarsi che la persona che starà a fianco del nostro caro abbia competenze relazionali di base quali pazienza, calma, dolcezza, gentilezza. Infatti, un atteggiamento che infonda serenità è indispensabile soprattutto inizialmente, nella fase di adattamento, quando l’anziano fatica ad accettare in casa propria una persona estranea alla sua famiglia ed alla sua cultura. L’assistente familiare ha l’importante compito di riconoscere all’assistito la sua identità, la sua storia, dando la possibilità di raccontarsi

PSICOLOGIA Il colloquio per l'assunzione della badante

1La Rivista deLLa Badante Aprile 2013

Villa Altichiero, Casa di Riposo per non autosufficienti, è una struttura residen-ziale extra-ospedaliera già operativa, finalizzata a fornire accoglienza, servizi di recupero, tutela e trattamenti riabilitativi ad anziani in condizioni di non autosufficienza, privi del supporto familiare.

Gli utenti del Centro Diurno sono anziani parzialmente non autosufficienti e totalmente non autosufficienti, che necessitano un'adeguata assistenza a causa delle patologie o per assenza dei famigliari per motivi di lavoro nelle ore diurne.

Residenza "Villa Altichiero" San Marco S.r.l.via Altichiero, 235135 Padova (PD)Tel. +39 049 615111Fax +39 049 600511www.sanmarcopd.it

• Servizi diretti alla persona• Assistenza completa alla persona anche in relazione all'igiene personale;• Servizio di lavanderia (a richiesta);• Somministrazione pasti: prima cola-zione, pranzo, merenda e cena;• Attività culturali e ricreative per mez-zo di animatori;

Residenza "VILLA ALTICHIERO"

CASA DI RIPOSO

CENTRO DIURNO

Villa Altichiero, immersa nel magnifico parco secolare, è una struttura elegan-te e confortevole dedicata agli anziani e alle persone non autosufficienti. Al suo interno uno staff di professionisti garantisce ai propri ospiti sicurezza e sere-nità. Villa Altichiero è casa di riposo, centro diurno ed è in grado di ospitare il proprio caro anche per poche ore eseguendo tutte le terapie previste.

L'eccellenza nell'ospitalità e nell'assistenza

I servizi e le attivita' svolte all'interno del Centro Diurno sono i seguenti:

• Attività di carattere sanitario;• Attività di carattere infermieristico (somministrazione farmaci, ecc.);• Attività di segretariato sociale e di collegamento con altri servizi;• Servizio di trasporto degli ospiti dal proprio domicilio al centro diurno e viceversa.

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tutela e sicurezza

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15La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

badante

La famiglia come datore di lavoro

n bel giorno Luisa riceve la telefonata del Signor Mario che la invita a controllare i comportamenti

della madre, un'arzilla ottantenne che a tutti i costi è voluta rimanere a vivere da sola anche dopo la dipartita del marito e l'espatrio anche dell'ultimo figlio più giovane: dopo l'ennesi-ma situazione d'imbarazzo, si è deciso a suggerire che forse la signora ha bisogno di aiuto.

Dino è stato fermato dall'edicolante del quartiere che lo av-vertiva che ha notato il padre girare in ciabatte e pigiama alla ricerca della propria vecchia casa, sostituita da un condomi-nio negli anni Ottanta.

La signora Giulia, ex campionessa di ballo, si ritrova a letto per una banale caduta che le ha fratturato il femore, ossa fra-gili colpite dall'osteoporosi; e nemmeno un figlio a occuparsi di lei. Soltanto un nipote lontano, che poco può fare se non scambiare due chiacchiere al telefono.

Tutte queste persone, aldilà della professione, del ceto sociale e dei moventi culturali, hanno in comune un grosso dilemma: come gestire l'assistenza del proprio caro che con

L'assistenza famiLiare riguarda tutti. ognuno di noi ha o avrà una

persona anziana da accudire, da assistere. iL ricorso a una

persona esterna, una badante, porta La famigLia a compiere

deLLe sceLte e dei cambiamenti indispensabiLi affinchè

iL nostro caro possa stare bene

U testo di Angela Fragiacomo

PSICOLOGIA

l'età ha perso la salute fisica e purtroppo, sempre più spesso, l'equilibrio mentale. Inizia così il giro di passaparola tra amici, conoscenti e amici, ri-pensando a quelle chiacchierate noiose di chi ci stava passando, una quieta rassicurazione «a me non toccherà, noi non ne avremo bisogno». E invece eccoli lì, a peregrinare da un servizio sociale all'altro, passando per quello sanitario, e perché no, anche in parrocchia, pur di non entrare nel circuito delle badanti.

«Non vogliamo estranei che dormono in casa, niente extra-comunitari che mettano le mani nelle nostre cose. E perché dovremmo pagare?».

Ma eccoci qua, a ciascuno il compito di trovare un aiuto, a tutti può capitare di doversi trasformare in datori di lavoro improvvisati, magari anche senza molto preavviso. Le fami-glie devono, da sole, gestire operazioni e procedure com-plesse (la ricerca, il contratto, l’addestramento) intrecciando passaparola e uffici che si muovono secondo logiche contorte

1La Rivista deLLa Badante Aprile 2013

Villa Altichiero, Casa di Riposo per non autosufficienti, è una struttura residen-ziale extra-ospedaliera già operativa, finalizzata a fornire accoglienza, servizi di recupero, tutela e trattamenti riabilitativi ad anziani in condizioni di non autosufficienza, privi del supporto familiare.

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tutela e sicurezza

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16 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

Conosciamoci: Maria, badante rumena da sette anni in Italia

Mi chiamo Maria e vengo da Roman, una

cittadina di 70.000 abitanti

nel nordest della Romania.

Da sette anni vivo e lavoro in Italia. Ho due figlie: Mioara, che mi ha resa nonna, vive in Italia sul Lago di Garda, mentre Lenuta è rimasta con mio marito Vasile a Roman. Roman è una cittadina storica che trae il nome dal suo fondatore: il principe Roman di Moldavia. Cosa raccontarvi del mio villaggio e delle sue tradizioni? La

Romania rurale offre un modo di vi-vere che nei paesi dell’ovest è ormai scomparso. Vi sono pratiche che era-no in uso quando ero ragazza e che sono sparite con l’evoluzione della società. Ricordo che da bimba, quan-do qualcuno si ammalava, non era il medico a intervenire, ma si interpel-lava una signora che praticava l’antica sapienza della medicina tradizionale. I suoi rimedi, fatti di erbe curative, avevano l’aspetto floscio e smorto della verdura cotta troppo a lungo e avevano un sapore disgustoso. Molti usi invece sono sopravvissuti: nei nostri paesi si dipingono ancora su vetro delle straordinarie icone sacre

e si colorano le uova seguendo gli insegnamenti ereditati nei secoli. I co-stumi tradizionali escono spesso dagli armadi perché, ancora oggi, vengono indossati in molte occasioni. La mu-sica e le danze tradizionali accompa-gnano le nostre feste. La ballata per eccellenza si chiama “Doina”, che come la “hora” e il “brul”, è eseguito da un orchestra dove prevalgono le sonorità del violino, della fisarmonica e del clarinetto. Se verrete a trovarci rimarrete sorpresi dalla nostra ospi-talità. Per noi è un piacere accogliere in tavola l’ospite. Vi coccoleremo con le squisitezze della nostra cucina, innaffiate di “palinca” e “tzaica”.

PSICOLOGIA La famiglia come datore di lavoro

e settoriali. Ci si trova di fronte alla difficoltà di selezionare una persona che, oltre a dimostrare competenza in una lingua che quasi sempre non è la sua e che spesso non conosce bene, deve trasmettere la sensazione di essere collaborativa, paziente, con uno spiccato senso di "umanità". In fondo allaa badante si chiede di essere puntuale, professionale, discreta, affettuosa, di compagnia, paziente.

1Si raccolgono i nominativi e si cerca di stilare men-talmente le caratteristiche necessarie della figura da scegliere; nel frattempo ci si domanda "sarò in grado di trovare la persona giusta?". Quante aspettative!

2Arrivano le candidate, di solito tutte donne anche se l'assistito è un uomo. Da una parte c'è la consa-pevolezza che una figura maschile semplificherebbe il rapporto liberandolo da imbarazzi, dall'altra ci si

augura che non risponda nessuno, perché, per sentito dire, gli uomini spesso sono anche più in difficoltà con la lingua e poi appena trovano un altro lavoro se ne vanno e mollano tutto. Quindi un evviva, se pur a voce bassa, per le badanti donne. Si fanno un sacco di domande, per poi incappare in quelle gaffe subite a nostra volta da meschini possibili datori di lavoro ai tempi della gavetta: "sposata? Figli che potrebbe-ro piombare in Italia? Fumatrice?" In un vortice di ossessività l'intervista rischia di trasformarsi in un terzo grado, con imbarazzo generale da entrambe le parti.

3Affrontare la questione della retribuzione. Dare vitto e alloggio? Solo se lo stipendio è basso. Mettere in regola? Ma in questo periodo è molto difficile e rischioso fare in altro modo, anche se la

tentazione di lasciare tutto così sospeso è forte, un "precario definitivo", senza troppe conseguenze burocratiche, senza responsabilità. Da un lato la consapevolezza di una fatica economica legata a situazioni che spesso si protraggono nel tempo; ma più profondamente soprattutto il potersi concedere la possibilità in qualunque momento di cambiare,

sostituire, ancora meglio tornare alla vita di prima, quando non c'era bisogno di nessun estraneo in giro per casa.

4Mediare il primo incontro tra il parente da assi-stere e la badante, che quasi sempre non hanno la facoltà di scegliersi: augurandosi che l'anziano non decida di "farne fuori troppe" con la sua patologia,

ma più ancora per la sua ostilità. Dino dovrà spiegare al padre che a prendere il pane da oggi ci andrà in compagnia di un donnone dai capelli biondi che a stento parla la sua lingua; a Luisa toccherà di trovare un modo per convincere sua madre a ricevere ordini da questa sconosciuta per casa. Per entram-bi, così come per molti altri, sarà necessario fare i conti con i propri sensi di colpa per la delega, spesso totale, dell'anziano, della sua cura e del legame d'affetto che da sempre ha soste-nuto la presa in carico dei "vecchi della famiglia" da parte dei più giovani.

5Fondamentale: accettare di dover chiedere un aiuto esterno per il proprio caro e di non poter essere in prima persona i fautori della cura del genitore o del parente.

In sintesi è osservabile come per la prima volta nella storia famiglie di tutti i ceti sociali sono costrette a divenire datrici di lavoro con una serie di problemi e contraddizioni non preventivate, agendo nell'emergenza una richiesta di aiuto che sradica i normali rapporti intra famigliari e generazionali di cura. Fortunatamente sempre di più sono le famiglie che si rivolgono da una parte alle agenzie preposte alla ricerca tecnica della figura adeguata per il singolo caso, dall'altra allo psicologo della famiglia. Al professionista viene richiesto un sostegno in questo doloroso percorso di consapevolezza e un aiuto per il coinvolgimento del fruitore ultimo del servizio della badante. D'altronde si è visto come, compatibilmente con le condizioni psicofisiche del paziente, la partecipazione attiva alla scelta della propria cura, prevenga il burnout delle badanti e un maggior benessere dell'anziano stesso

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17La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

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18 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

è un atteggiamento che riscontriamo so-prattutto negli anziani di buona estrazio-ne, che abitano in zone ricche della città e vivono in casa con la famiglia di uno dei figli. Chi soffre di “atteggiamento padro-nale”, più che cercare una badante, va a caccia di una “domestica H24 a 5 stelle”, che indossi la salopette da cameriera, accudisca l’anziano come un infermiere professionale, pulisca la casa come Ma-stro Lindo e cucini con la competenza

Atteggiamento padronaledi Gianfranco Vissani. Il sogno di questo genere di datore di lavoro è di trovare una persona deferente e discreta, che sia felice di servire a tavola l’anziano e i suoi figli per poi cenare da sola tra i piatti sporchi della cucina, che non esca mai di casa se non previa gentile concessione, che esegua gli ordini impartiti senza mai discuterli e che accetti eventuali rimbrotti senza replicare.

Consiglio per chi soffre di “atteggiamento padronale”

Parliamo di quei casi in cui i figli dell’anziano sono costretti a incontrare decine e decine di persone prima di trovarne una disponibile a lavorare per loro o per i loro cari, e di quelle

posizioni lavorative in cui le badanti si avvicendano con una rapidità tale da rendere difficile la memorizzazione dei loro nomi. Se stiamo sperimentando una situazione di questo genere l’unica cosa da fare è “l’esame di co-

Nello svolgere l'attIvItà dI ausIlIo aglI aNzIaNI Nella rIcerca dI

badaNtI cI ImbattIamo (fortuNatameNte NoN troppo spesso) IN

sItuazIoNI che sembraNo “dIsperate”

scienza”. È infatti statisticamente assai improbabile che i “lavoratori sfaticati” si assiepino tutti intorno alle stesse persone e altrettanto raro è che tutti coloro che riuscia-mo faticosamente ad assumere si rivelino poi inaffidabili, pretenziosi, caratteriali o incapaci. Vediamo quali sono gli errori che dobbiamo assolutamente evitare di com-mettere se vogliamo trovare un aiuto nel gestire i nostri anziani e il nostro ménage familiare.

Il datore di lavoro

Atteggiamento bellicoSoffrono di “atteggiamento bellico” so-prattutto gli anziani di estrazione po-polare, che si sono sudati con grande sacrificio ogni briciolina che la vita gli ha offerto. La guerra, per loro, non è mai finita. La penuria e la carestia sono dei mali incombenti. Spendere, anche per il necessario, equivale a sprecare. Ed ecco che la badante che vuole fare una doccia calda tutti i giorni diventa una “mangiapa-neatradimento”; se si compra una fettina

di carne di vitella vuole fare una vita di lus-so alle spalle nostre; per non parlare del telefonino lasciato in carica per ore nella presa elettrica: la bolletta a quel punto va pagata a metà. Dopo qualche giorno di vita al buio e senza riscaldamento, la badante affamata, infreddolita e col te-lefonino scarico, se ne va. “Meno male”, pensa l’anziano affetto da “atteggiamento bellico”, “sennò, nel giro di poco tempo, mi avrebbe mangiato

Pensare di cambiare la testa di mamma o papà è velleitario. Meglio dare in contanti alla badante l’indennità di vitto e alloggio (sono circa 130 euro al mese) e lasciare che al supermercato si compri quello che desidera mangiare. L’anziano avrà l’impressione di averci guadagnato e sarà più conciliante sotto altri profili. La badante avrà l’impressione di aver spuntato un eccellente stipendio e sarà più restia ad andarsene.

Consiglio per i figli di chi soffre di “atteggiamento bellico”

PSICOLOGIA

È necessario pagare molto bene la badante, soprattutto se cerchiamo una persona convivente. Il denaro ci aiuta a ottenere ciò che desideriamo ed è la contropartita che dobbiamo offrire affinché gli altri sopportino il nostro modo di fare. Con stipendi da 7/800 euro al mese non andiamo da nessuna parte: chi soffre di “atteggiamento padronale” deve essere pronto a sborsare dai 1200 euro in su (straordinario escluso), per sperare di trovare una persona all’altezza della situazione.

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19La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

è un atteggiamento che tipicamente si manifesta quando nessuno di due o più figli accetta di assumersi in proprio la responsabilità di cura dell’anziano e ma-landato genitore. In tal caso, cosa c’è di più semplice che “appaltarlo” a un terzo in cambio di compenso? I figli affetti da “atteggiamento delegatorio” lasciano la badante da sola a gestire l’anziano e se questi li sollecita ad offrire supporto o aiu-to, replicano in modo incerto e dilatorio. Ogni decisione è subordinata ad ampie

Atteggiamento delegatorio

La badante non è un individuo con la vocazione al martirio. È necessario imparare a fare tutto ciò che lei fa ed essere periodicamente disponibili a sostituirla per consentirgli di “prendere una boccata d’aria”. I genitori non possono essere integralmente “appaltati” a un terzo né la propria latitanza può essere giustificata da altri doveri familiari. Non possiamo pensare che la condizione di ridotta autosufficienza di un genitore non abbia alcun riflesso sulla nostra vita. Finché il genitore c’è, noi dovremo esserci.

Consiglio per chi soffre di “atteggiamento delegatorio”.

consultazioni tra figli e, nove volte su die-ci, la badante è costretta dalla contingen-za a trovare soluzioni fatte in casa e tran-sitorie. Quasi mai i figli sono disponibili a sostituirsi alla badante in caso di neces-sità, diventano latitanti quando c’è da so-stenere qualche spesa “extra” e quando si fanno vivi assumono l’atteggiamento tipico del “collaudatore”: questo va bene, questo non va bene, questo si fa, questo non si fa. Salvo poi sparire di nuovo.

Quante volte abbiamo detto o pensato “Queste badanti cercano l’anziano che viva da solo così possono fare come gli pare senza avere nessuno che le control-li?” Questo atteggiamento è molto pre-sente nelle figlie femmine e in particolar modo nelle figlie femmine che vivono con la mamma, e che sono costrette ad assumere una badante che le sostituisca durante l’orario di lavoro. La donna è ten-denzialmente più fragile e, di conseguen-

Atteggiamento inquisitorio

Fare la badante è già, di per sé, un lavoro molto duro. Se poi ci siete voi a fare le pulci su ogni cosa che questa fa o non fa, la convivenza diventa insopportabile. L’unica soluzione è quella di arrendersi al compromesso e all’imperfezione dell’essere umano e valutare (se ci sono) gli aspetti positivi della persona che avete in casa. Magari è dolce e sorridente, magari non sbaglia mai gli orari delle medicine, magari fa la spesa con eco-nomia. Insomma, il bicchiere ogni tanto va visto mezzo pieno invece che mezzo vuoto. E se proprio notate qualcosa che non va, fatelo presente con delicatezza e cortesia: non ve ne pentirete.

Consiglio per chi soffre di “atteggiamento inquisitorio”

za, più diffidente e permalosa, vede fre-gature anche dove non ci sono e cerca di imporre la propria autorità in modo talvol-ta scomposto. L’inquisitrice cerca di pre-sentarsi inaspettatamente a casa del ge-nitore e, appena entrata, si mette a caccia di prove che confortino la sua convinzione di essere stata fregata. La reazione di stiz-za è, in genere, immediata. Le dimissioni della badante, in genere, altrettanto.

Il nostro caro è diventato una persona im-possibile? Ci chiama in continuazione sen-za motivo? Si sveglia alle due del mattino e comincia a girare per casa rischiando di cadere? Si strappa improvvisamente il pannolone provocando disastri igienico-sanitari? Se abbiamo risposto di “sì” alla maggior parte di queste domande allora siamo degli eccellenti candidati per “l’at-teggiamento colpevole”. “L’atteggiamen-to colpevole” si manifesta così: “Io non reggo più mio padre (o mia madre o mio

Atteggiamento colpevole

Probabilmente il vostro caro non può essere seguito da una sola persona che stia con lui giorno e notte e lavori dalle 22 alle 23 ore al giorno. Anche le badanti conviventi seguono un orario di lavoro e hanno la necessità (prima ancora che il diritto) di godere di 8/10 ore consecutive di riposo. Se noi non riusciamo a dormire in stanza con il nostro caro, perché mai dovremmo pretendere che una badante lo faccia? È quindi neces-sario garantire alla badante convivente una sua camera privata in cui possa riposare tranquilla e magari assumere un badante per la notte. E se la stanza per la badante o i soldi per pagare due persone non ci sono, non c’è scelta, la notte tocca a noi. L’alternativa a questo sacrificio è solo una: un avvicendamento vorticoso di badanti che alla fine ci stressa ancora di più.

Consiglio per chi soffre di “atteggiamento colpevole”

marito o mia moglie) ma, dato che a lui ci tengo, cerco una badante che faccia quel-lo che dovrei fare io ma meglio di come lo farei io. In questo modo avrò comunque assolto ai miei doveri filiali o coniugali e potrò evitare di sentirmi in colpa”. Quella che si cerca è una sorta di “badante bioni-ca”. Di fronte a badanti in continua fuga, il parente affetto da “atteggiamento colpe-vole” pensa: “Ma queste qui non hanno proprio voglia di lavorare!”

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20 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

medicina e sanità

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21La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

testo di Roberto Bernardi Come sempre l’assistenza domiciliare è preferibile

all’istituto per anziani. Il rischio maggiore è quello legato alla perdita della propria privacy e intimità. Ciò è parti-colarmente vero per coloro che vivendo in una struttura assistenziale sono costretti a condividere la camera da letto con un’altra persona. La privacy è molto importante perché gioca un ruolo chiave nel mantenimento dell’autostima e del benessere della persona anziana. Inoltre, il bisogno di intimità non diminuisce con l’età, e non c’è un’età in cui l’intimità non sia importante.

Per esempio se un anziano, ancora lucido di mente, che è abituato a svegliarsi alle due di notte e leggere un libro fino alle sette del mattino, venisse messo in una stanza con un’al-tra persona, la sua libertà di leggere il libro durante la notte finisce, vincolandolo così a fare ciò che non vuole e privan-dolo della libertà. Così anche per tutte quelle abitudini che una persona può avere ereditato dal proprio passato e che all’interno di un istituto di riposo, dove il personale segue

i centri diurni, una vaLida aLternativa aLL’istituto di riposo

... meglio presso il proprio domicilioinvecchiareMolti ritengono che

quando iniziano i primi segnali di decadimento psico-fisico è giunto

il momento di ricoverare l’anziano in casa di riposo così da sollevare la famiglia dal gravoso compito di assisterlo a casa. Evidentemente, se il proprio caro viene accolto in un istituto per anziani, è un gran sollievo per la famiglia. Ma per l’anzia-no, dal suo punto di vista, è davvero la cosa migliore da fare? Contrariamente a quello che pensano in tanti non è sempre la scelta migliore.

La tendenza oggi è quella di non “ospedalizzare” l’anziano.

La casa, quella propria, rappresenta per tanti anziani ancora il luogo più adatto dove passare il resto della vita. Nonostante tutto, anche in situazioni difficili, il principio di autodetermi-nazione dell’anziano di rimanere dove è vissuto per molti anni, mantenendo una discreta privacy e soprattutto dove sono raccol-ti i ricordi di una vita, deve essere il principio basilare sul quale basare la scelta di un eventuale inserimento in casa di riposo.

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22 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

Il mio nonnino è la persona migliore che io conosca perché ogni volta che torno a casa da scuola lui sta con me e mi racconta le storie di quando lui era piccino. Lui mi infonde sempre un sacco di felicità perché è molto simpatico e molto affettuoso con me e con mio fratello. Spesso ci racconta di quando era giovane, di quando c’era la guerra e di quando lavorava. A me e a mio fratello poi ci racconta della nonna e di quando erano sposati.

programmi, orari e ritmi prefissati, consoni con l’organizza-zione di una comunità.

È vero quindi che nell’invecchiamento ci si trova a dover dipendere dall’aiuto e dalla cura di altri ma permane sempre e comunque il diritto a fare le proprie scelte di vita nel ri-spetto della propria libera volontà e come sempre l’ambiente familiare, la propria casa, garantisce meglio questo diritto. In quest’ottica il punto cardine è sempre la famiglia e l’assisten-za presso il proprio domicilio.

L’eventuale ricovero in casa di riposo inizia dove finisce l’as-sistenza domiciliare e quindi dove la famiglia non ce la fa più o dove addirittura la famiglia non c’è. Sia chiaro, esiste anche un discreto numero di anziani che personalmente richiede di passare il resto della propria vita in casa di riposo perché si socializza di più, si sentono più sicuri, perché vedono il medico con una certa costanza, perché hanno la possibilità di partecipare ad attività di animazione e fanno un po’ di fisioterapia. Però anche in questo caso non è consigliabile e come sempre l’ambiente domiciliare è preferibile.

Diversi sono i servizi alternativi all’istituto di riposo messi a disposizione delle famiglie. Questi servizi sono finalizzati a mantenere quanto più possibile la persona anziana nella propria casa, tra le persone care, sempre nella consapevolez-za che il contesto familiare deve essere il luogo privilegiato di vita e di cura. In questo senso negli ultimi anni si è potenziata

l’assistenza domiciliare con l’intervento di operatori sociali e sanitari, pur in un contesto che assicura, nel momento del bisogno, assistenza puntuale e qualificata in strutture come i centri diurni.

I centri diurni socio-sanitari sono strutture semiresidenziali destinate all’accoglienza di persone anziane non autosuffi-cienti o con ridotta autonomia psico-fisica e relazionale, che vivono nel proprio ambiente familiare.

Il centro diurno è un servizio con funzione intermedia tra l’assistenza domiciliare e la casa di riposo. L’obiettivo è quello di contribuire al miglioramento della qualità della vita dell’anziano e dei suoi familiari e si rivolge a tutte le persone anziane desiderose di creare e mantenere rapporti sociali tramite attività di animazione e socializzazione, nonché biso-gnose di servizi sanitari, socio-assistenziali e riabilitativi, e di sostegno e aiuto nelle attività della vita quotidiana, dall’assun-zione dei cibi e delle bevande, alla cura della persona. Inoltre i centri diurni costituiscono un servizio di “sollievo” al nucleo familiare dell’anziano non autosufficiente.

AttuALMente ne esIstono dI 4 tIPI

1) Centro dIurno dI soCIALIzzAzIone dove l’an-ziano viene portato alla mattina, sta nel gruppo, pranza assieme ad altri, fa due chiacchiere, gioca a carte, legge il giornale o un libro, prende le medicine, fa della ginnastica e la sera torna a casa.

MEDICINA E SANItà Invecchiare... meglio presso il proprio domicilio

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23La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

Adesso la nonna non c’è più e lui si sente molto solo. Per fortuna che c’è Tatiana che gli fa da mangiare e gli pulisce casa. Lei è come se fosse della nostra famiglia e per fortuna che c’è lei. Non sopporterei l’idea che il mio nonnino andasse in un ospedale per anziani. Perché per me e tutta la mia famiglia è importantissi-mo.

L’accesso ai centri diurni socio-sani-tari avviene dopo che la situazione di difficoltà dell’anziano è stata valutata dall’Unità Valutativa Multidimensionale Distrettuale (UVMD), cioè da un’équipe di operatori sociali (assistente sociale comunale) e sanitari (medico di famiglia, infermiere, medico di distretto), attraver-so la scheda SVAMA.

La scheda SVAMA è una scheda di valutazione che viene compilata dal

medico di famiglia, dall’infermiere e dall’assistente sociale del Comune, che riassume tutte le informazioni utili a descrivere, sotto il profilo sanitario e socio-assistenziale nonché delle abilità residue, le condizioni dell’anziano.

Se l’équipe valuta l’inserimento in strut-tura per anziani come “migliore” proget-to di assistenza per la persona, questa, sulla base di un punteggio di gravità determinato dalla condizione sanitaria,

sociale e dall’assenza di alternative all’istituzionalizzazione, viene inserita in una “graduatoria” unica per tutta l’ULSS (Registro unico della residenzialità, gestito per l’ULSS dal Servizio tutela salute anziani), che viene consultata e utilizzata dai centri ogni qual volta si rende disponibile un posto. La lista di priorità considera, inoltre, le eventua-li preferenze espresse dal cittadino nell’individuazione della/e struttura/e di accoglienza.

Modalità di accesso al centro diurno

mento della persona, rallentano il deterioramento delle funzioni cognitive e prevengono la comparsa di disturbi comportamen-tali. L’anziano viene sostenuto e la famiglia viene alleggerita dal peso della malattia dalla mattina fino alle sei di sera.

4) Centro dIurno teMPorAneo dove si va per sottoporsi a dei cicli di cura. Dalla mattina fino alle cinque del pomeriggio. Per esempio per coloro che sono in chemiotera-pia. In questo tipo di centro, durante la cura, c’è il controllo dell’infermiere e del medico e il paziente viene assistito per tutti quelli che sono gli effetti collaterali e i sintomi della cura

2) Centro dIurno fIsIoterAPICo (quello per esempio per gli anziani che hanno avuto delle fratture o che stanno per essere allettati). È un centro dove si fa principalmen-te riabilitazione motoria con palestre attrezzate e fisioterapisti. L’anziano parte la mattina e torna alla sera. Pranza, prende le medicine, viene visitato dal medico e a fine giornata torna a casa.

3) Centro dIurno Per LA rIABILItAzIone

CognItIvA (principalmente per decaduti mentali e malati di Alzheimer). Sono centri con medici geriatri, neuropsicologi, infermieri, educatori, fisioterapisti, logopedisti e operatori socio-sanitari dove si svolgono attività che migliorano l’orienta-

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24 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

GERIAtRIA

Invecchiamento della popolazione, complessità del paziente anziano e nuovo popolo delle badanti

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25La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

L’Italia sembra comunque il Paese in cui questo fenome-

no sarà più evidente. Ciò che più crescerà è il numero di persone in età avanzata o molto avanzata (sopra 80 anni di età) che in secolo diventerà in Italia circa 15 volte quanto era nel 1950 (Figura 2).

L’Italia che agli inizi di questo secolo è stato il primo paese al

ITALIA 12,2

1950

16,2

7,5

5,6

4,0

17,4

1975

18,3

6,9

6,2

4,2

24,3

2000

20,5

10,1

7,6

4,9

35,6

2025

29,6

19,5

12,6

5,7

46,2

2050

36,4

29,7

21,2

11,6

FRANCIA

CINA

INDIA

NIGERIA

0 %

10 %

20 %

30 %

40 %

50 %

Figura 1

ITALIA 1,1

1950

1,7

0,3

0,3

0,2

1,9

1975

2,5

0,6

0,3

0,2

4,0

2000

3,8

0,9

0,6

0,3

7,8

2025

5,9

2,1

1,3

0,5

15,7

2050

11,0

6,7

3,1

1,1

FRANCIA

CINA

INDIA

NIGERIA

0 %

6 %

3 %

9 %

12 %

15 %

18 %

Figura 2

scenari futuri per l'assistenza famigliare

L testo di Valter Giantina popolazione nel mondo sta invecchiando, come lo dimostrano dati che provengono non solo dall’Italia

ma anche da altri paesi europei, da paesi in rapido sviluppo economico come Cina e India, e anche da paesi africani come la Nigeria. Nel 2050 avremo circa 4 volte la percentuale di persone sopra i 60 anni rispetto al 1950, che raggiungeranno circa la metà dei residenti in Italia (Figura 1).

Invecchiamento della popolazione, complessità del paziente anziano e nuovo popolo delle badanti

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26 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

ITALIA

1950 1975 2000 2025 2050

% P 0-19

% P 65 +

% P 80 +

60

45

30

15

0

Figura 3

mondo in cui gli ultra-sessantenni hanno superato in percen-tuale i soggetti con età inferiore ai 20 anni, sarà anche il primo paese al mondo, probabilmente tra il 2030 ed il 2040, in cui gli ultraottantenni supereranno gli under-20 (Figura 3).

Ciò se da un lato è indice di una aumentata speranza di vita, pone anche dei problemi di gestione della non autosufficien-za, molto importanti. Infatti con l’aumentare del numero di anni che mediamente si vive, stiamo assistendo anche ad un aumento del numero di disabilità e di non autosufficienza che la popolazione si trova a vivere.

Se a 60 anni abbiamo solo un 5-6% della popolazione che presenta almeno una disabilità, sopra gli ottant’anni questa percentuale aumenta vertiginosamente a più del 50%, creando non pochi problemi di gestione socio-sanitaria ed economica.

L’invecchiamento della popolazione in Italia è dovuto non solo al miglioramento dello stato di salute e

all’allungamento della vita media, ma anche all’importante diminuzione dei numero

medio di figli per donna (attualmente in Italia circa 1,3-1,4 per donna).

Se nel passato anche recente il numero di figli che andava diminuendo compensava efficacemente il numero di anziani che cresceva, negli anni a venire, vi sarà soprattutto un forte aumento della popolazione anziana, con una alterazione drammatica nei prossimi anni, dell’indice di dipendenza, che rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0-14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15-64 anni); vedi Tabella 1.

Tabella 1: Variazioni dell’indice di dipendenza tra il 1951 e quello stimato nel 2051Censimento 1951 52,3Censimento 1961 51,6Censimento 1971 55,5Censimento 1981 53,1Censimento 1991 45,3Censimento 2001 49,0Censimento 2011 52,3Previsioni 2021 57,7Previsioni 2051 82,7

donne e istruite, le più longeveLa spettanza di vita (il numero medio di anni che una persona può contare di vivere dalla nascita) che attualmente per gli uomini è di 79,5 anni, nel 2065 aumenterà fino a 86,6 anni. Le donne, più longeve, che ad oggi hanno una spettanza di vita di 84,6 anni, nel 2065 potrebbero vivere in media fino ai 91,5 anni.

Una conseguenza del fatto che le donne vivono più a lungo degli uomini è che, ad oggi, circa il 50%

delle donne anziane risultano vedove (spesso più sole), contro il 12% dei maschi, men-

tre la maggior parte degli uomini anzia-ni, circa l’80%, risulta coniugato.

Il grado di istruzione sembra avere un ruolo importante nella durata della vita: è stato dimostrato infatti come la spettanza di vita aumen-ti con l’aumentare del tasso di scolarizzazione, ossia più è istruito

un anziano più a lungo vive. Ciò pare sorprendente se si pensa che è stato invece dimostrato come aumentando la spesa sanitaria per persona, non si osservano gli stessi effetti.

È stato anche osservato che gli anzia-ni che hanno una bassa scolarità sono più spesso dipendenti nel mangiare, vestirsi, lavarsi, andare al bagno, ri-spetto a quelli che hanno frequentato per più anni la scuola.

Censimento 1951 ........................................................... 52,3

Censimento 1961 ........................................................... 51,6

Censimento 1971 ........................................................... 55,5

Censimento 1981 ........................................................... 53,1

Censimento 1991 ........................................................... 45,3

Censimento 2001 ........................................................... 49,0

Censimento 2011 ........................................................... 52,3

Previsioni 2021 ........................................................... 57,7

Previsioni 2051 ........................................................... 82,7

VARIAZIONI DELL’INDICE DI DIPENDENZA TRA IL 1951 E QUELLO STIMATO NEL 2051

Tabella 1

GERIAtRIA Invecchiamento della popolazione, complessità del paziente anziano e nuovo popolo delle badanti

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27La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

Così anche alcune patologie tipiche dell’anziano come la demenza, l’ictus, lo scompenso cardiaco sembrano colpire maggiormente i soggetti con una bassa istruzione.

Si noti come attualmente la maggior parte degli anziani pos-siede una scolarità bassa (molto più le femmine rispetto ai maschi) e hanno come titolo di studio solo alcuni anni della scuola elementare; pochi sono coloro che sono riusciti a studiare fino la scuola superiore (6-7%) e pochissimi posseggono una laurea (2-3%).

Ma quando possiamo definire un soggetto anziano? Diverse sono le definizioni proposte e non vi è una univoca scelta neppure nel modo scientifico. L’anziano è sicuramente un soggetto in cui gli organi e i sistemi hanno una ridotta riserva funzionale e in cui l’organi-smo ha una ridotta capacità di mantenere in equilibrio le proprie funzioni, per cui diventa più suscettibile a diverse malattie.

Anzianità e fragilitàL’invecchiamento della popolazione ha portato ad un im-portante aumento di soggetti considerati “fragili”. La fragilità sembra colpire un’alta percentuale della popolazione anziana, soprattutto di quella più anziana, generando una grande necessità di bisogni assistenziali.

gli uomini vivranno fino a 86,6 anni e le

donne fino a 91,5 anni

2065

GERIAtRIA Invecchiamento della popolazione, complessità del paziente anziano e nuovo popolo delle badanti

Si intende per fragile “un soggetto di età avanzata o molto avanzata, affetto da multiple patologie croniche, clinicamen-te instabile, frequentemente disabile, nel quale sono spesso coesistenti problematiche di tipo socio-economico, quali soprattutto solitudine e povertà” (Ferrucci et al., 2001).

L’anziano fragile è ad alto rischio di ospedalizzazione o istituzionalizzazione (inserimento in un istituto di cura o riposo per anziani).

Nei soggetti anziani, soprattutto se fragili, è comune riscontrare le cosiddette sindromi

geriatriche ossia condizioni patologiche che tendono a presentarsi in maniera ricorrente o

cronica, spesso dovute a molti fattori, ed associate frequentemente a difficoltà nell’eseguire le normali attività

della vita quotidiana.

Esempi di sindromi geriatriche sono le seguenti (secondo la regola della «I»): Immobilità, Instabilità, Incontinenza, Inson-nia, Isolamento e depressione, Impairment (deficit) di vista e udito, Inanizione (malnutrizione), Ipocinesia (allettamento).

Quando una malattia colpisce un soggetto anziano, spesso è molto più complesso gestirla rispetto al giovane-adulto. Anzitutto

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28 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

Un semplice esempio può essere il seguente: una semplice stipsi se diventa ostinata può provocare vomito e scomparsa dell’appetito, per cui è più facile che il paziente si disidrati, e ciò di conseguenza porta a insufficienza del rene ma anche a confusione mentale e disorientamento nello spazio e nel tempo, con rischio di caduta, frattura e allettamento.

Fondamentale è poi ricordare che gli anziani assumono spesso molti farmaci e di conseguenza è più facile che si possano veri-ficare effetti collaterali degli stessi o che i vari farmaci possano interagire tra di loro provocando ulteriori problematiche.

Non bisogna dimenticare come la complessità del paziente anziano è dovuta anche al fatto che spesso presenta problemi di tipo cognitivo, demenza con disturbi del comportamento, dell’alimentazione, insonnia e molto spesso soffre di ansia e depressione.

perché l’anziano tende a sottovalutare i propri sintomi o non li vuole dire alle persone che gli stanno accanto per cui è facile che si arrivi tardi a diagnosticare e quindi a trattare la malattia.

Inoltre anche le malattie stesse si presentano in modo diverso in età avanzata, con segni e sintomi che spesso sono diversi da quelli delle persone giovani-adulte, e talvolta non sono così chiari e vengono confusi con una semplice stanchezza, man-canza di appetito o di voglia di fare, tristezza, apatia, ecc.

Bisogna poi considerare che quando una malattia colpisce un soggetto anziano, colpisce un organismo che spesso ha già al-tre malattie e che ha una riserva funzionale più bassa rispetto a un soggetto più giovane. Per questo motivo è più facile che l’anziano quando si ammala abbia poi delle complicanze a cascata ossia la comparsa di una malattia gli può provocare a sua volta problemi anche in altri organi.

le assistenti famigliari in Italia

744.000

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29La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

LIBRO

GERIAtRIA Invecchiamento della popolazione, complessità del paziente anziano e nuovo popolo delle badanti

Contesti socialiTutto questo, se viene a presentarsi in un contesto sociale dif-ficile, come è frequente che oggi accada, rende la condizione dell’anziano ancora più problematica. Molti sono infatti gli anziani soli anche perché come abbiamo visto aumenta l’indi-ce di dipendenza o perché non hanno familiari adulti a cui fare riferimento, sia per la denatalità nelle decadi precedenti, sia per la necessità sempre più grande de giovani-adulti di dover spostarsi o migrare per trovare un lavoro idoneo al livello di istruzione raggiunto. Se i familiari sono presenti spesso si tro-vano con problematiche di gestione o di adeguata assistenza, anche perché sono sempre più i giovani-adulti che restano single e/o si trovano a dover lavorare fuori casa per molte ore al giorno per guadagnarsi da vivere. Sempre più spesso ciò accade anche alle donne che, oltre ad avere una naturale mag-gior propensione al lavoro di “cura”, in passato svolgevano un ruolo fondamentale di assistenza a livello di nucleo familiare, spesso allargato. Molte ricerche scientifiche dimostrano però che l’anziano vive, guarisce, reagisce meglio alla malattia e all’invalidità se può rimanere nelle propria casa piuttosto che in un istituto. E qui che diventa spesso essenziale il ruolo di una assistente familiare, o badante che dir si voglia, che aiuti la persona non autosufficiente a rimanere nel suo ambiente usuale di vita. In Italia si stima operino oggi complessivamente 744.000 assi-stenti familiari, di cui 700.000 straniere. È cioè presente una assistente familiare (italiana o straniera) ogni 15 anziani. Per avere un confronto, il numero di dipendenti del Servizio Sa-nitario Nazionale è inferiore alla stima del numero di badanti (circa 638.000 dipendenti, in costante calo negli ultimi anni).Ecco quindi che dar vita ad una rivista come questa, che si rivolge specificatamente a questo “popolo” di persone che prestano assistenza a un mondo particolare quale è quello dell’anziano, fragile nella sua complessità, credo sia oggi non solo utile ma ormai doveroso

Un libro che non contiene risposte precostitu-ite, ma aiuta chi si interroga profondamente su come assistere un malato fino agli ultimi mo-menti dell’esistenza, nel pieno rispetto della sua dignità. I temi di bioetica provocano facilmente contrapposizioni irriducibili, in quanto fanno rife-rimento ai valori fondamentali di ogni persona. Quando poi si parla di fine vita, ogni parola, ogni azione acquista un peso e una delicatezza estre-ma. Il caso americano di terry Schiavo o quello italiano di Eluana Englaro sono solo due tra gli episodi più noti della cronaca che hanno posto l’opinione pubblica di fronte ad interrogativi quanto mai problematici. Valter Giantin, geriatra, lavora quotidianamente in questo campo, con la responsabilità di prendere decisioni difficili. Dal-la sua esperienza è nato il volume che affronta il

tema della nutrizione e idratazione artificiale dal punto di vista clinico, psicologico, sociologico, filosofico/teologico, legale, bioetico, attraverso anche nuovi dati scientifici. Mettendo a confronto circa 25 autori, fa dialogare esperienze, ricerche scientifiche, posizioni filosofiche, casi di cronaca, professionalità diverse, dimostrando che è spes-so possibile (e utile) trovare insieme la pista da seguire. Caso per caso. Nel testo sono analizzati alcuni rilevanti casi giudiziari sull’argomento, ap-profondendo anche l’approccio medico-legale. In appendice il documento del Comitato Nazio-nale di Bioetica sull’alimentazione ed idratazione artificiale di pazienti in stato vegetativo persisten-te con il commento inedito del Presidente dello stesso CNB, il giurista Francesco d’Agostino.

QuAndo fInIsCe LA vItA?La nutrizione artificiale tra assistenza di base e accanimento terapeutico

edito da

In libreria

Page 30: LA RIVISTA DELLA BADANTE N. 01 2013/05

30 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

I

BADANtI IN EUROPA

n questo processo che è del tutto naturale, l’invecchiare sano o attivo può fare la differenza. Una

persona che nelle diverse fasi della propria vita si è preparato, vivrà meglio la dimensione di anziano.

Questo approccio, questo tipo di programmazione a “quello che sarà”, permette di realizzare non solo il proprio benessere fisico, sociale e mentale attraverso il corso della vita ma anche di partecipare in prima persona e con responsabilità a una società che gli fornirà la cura più adeguata e protezione. Prima ini-ziamo a prenderci cura della nostra salute, adottando comportamenti salutari e intervenendo diretta-mente sui fattori di rischio, meglio arriveremo a un’anzianità serena.

I principi guida per un invecchia-mento sano e attivo sono contenuti

nella pubblicazione dell’Organizzazio-ne Mondiale della Sanità “Strategia e piano d’azione per l’invecchiamento sano in Europa, 2012-2020” (scaricabi-le da internet all’indirizzo web www.euro.who.int e disponibile tra-

Strategy and aCtIon pLan for heaLthy ageIng In europe, 2012-2020

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S., o World Health Organization, W.H.O. in inglese) è l’agenzia specializzata dell'ONU per la salute. L'obiettivo dell'O.M.S. è il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute, definita come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltan-to come assenza di malattia o di infermità.

Strategia e piano d’azione per l’invecchiamento sano in Europa, 2012-2020

Invecchiare in maniera sana, qualitativamente nel modo

migliore, è un imperativo che riguarda tutti noi e che

presuppone un grande senso di responsabilità per quello che

saremo quando ci ritroveremo ad essere anziani

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31La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

dotto in italiano all'indirizzo webwww.salute.gov.it).

Promuovere un invecchiamento sano, creare ambienti favorevoli e adeguare i sistemi sanitari alle esigenze della nuova popolazione sempre più anziana. Que-ste sono le necessità espresse in questa pubblicazione dell’O.M.S. Europa. Il report a sua volta identifica cinque tipo-logie di intervento e di prevenzione per avere un’anzianità sana e attiva quali:

Malattie non trasmissibili.Temi condivisi che includono obesità e nutrizione, attività ed esercizio fisico, tabacco e alcool.

Disturbi mentali. I bisogni specifici delle persone anziane affette da demenza e la necessità dei prestatori di cure costituiscono un problema di portata intersettoriale.

Prevenzione della violenza, degli incidenti e dei traumatismi. Gli incidenti sono responsabili della maggior parte del ca-

rico di malattie e disabilità delle perso-ne anzianequali i traumatismi riportati in seguito a cadute (come le fratture al femore). I rischi ambientali sono re-sponsabili di una quota oscillante tra un quarto e mezzo delle cadute. Altri fat-tori includono la debolezza muscolare, i disturbi dell’andatura e dell’equilibrio, episodi precedenti di caduta, i farmaci assunti. Ed è proprio in seguito a questi infortuni che vengono richiesti di solito ricoveri in ospedale e interventi costosi, ivi compresa la riabilitazione. Essi infatti sono causa di molte limitazioni funzionali che conducono alla necessità di assistenza a lungo termine, compreso il ricovero in struttura residenziale.

Malattie infettive. Sono sem-pre più conosciuti i benefici che le per-sone anziane possono trarre da adeguate strategie di vaccinazione, rivolte sia a loro stessi che al personale di assistenza sociale che ha contatti con loro.

Rafforzamento dei sistemisanitari. I bisogni assistenziali complessi dei pazienti cronici nelle

Strategy and aCtIon pLan for heaLthy ageIng In europe, 2012-2020

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popolazioni in via di invecchia-mento richie-dono servizi ben coordinati e di alta qualità per le persone anziane, ivi compreso un migliore accesso ai servizi di prevenzione e alla riabilitazione. Preoccupazioni centrali nella strategia di riforma sono il soste-gno all’automedicazione e l’erogazione delle cure il più vicino possibile al domicilio del paziente tenuto conto della sicurezza e del rapporto costo/benefici, attraverso il miglioramento sia dell’efficacia degli investimenti, sia della sostenibilità finanziaria dei sistemi di assistenza sanitaria.

E per concludere, tra i punti di inter-vento prioritari, troviamo anche il so-stegno pubblico all’assistenza informale prestata da famigliari e amici (badanti) e di migliorare la salute e il benessere di coloro che necessitano di assistenza nonché degli stessi prestatori di cure

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32 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

una dieta biLanciata e corretta migLiora La vita nei soggetti anziani e neLLe assistenti famigLiari

distribuzione dei principi nutritivi in modo da supportare il quotidiano

sforzo fisico nella gestione del pro-prio assistito. Coniugare i due tipi di alimentazione, quello dell’anziano e

quello della badante, è più sempli-ce di quello che si pensa.

Nell’affrontare il tema dell’ali-mentazione partiamo dall’acqua che è un nutriente fondamentale per ogni organismo. Nell’anziano come per chiunque altro è essen-ziale il giusto apporto di acqua. Sia per le assistenti famigliari che svolgono lavori fisici in casa, sia per gli anziani i quali sentono meno la sete e spesso si

ALIMENtAzIONE

L'anzianità non è una scelta ma un accadimento della vita. Spesso anche trovarsi a fare le

badanti non è una scelta ma una neces-sità che nasce dentro a un percorso di vita tutto personale. In questo percor-so nutrirsi e nutrire qualcuno è una tra le prime relazioni d’aiuto che l’essere umano compie nei propri confronti e nei confronti degli altri. È un gesto antico, un gesto di sopravvivenza e di riconoscenza, che deve essere svolto con attenzione e consapevolezza.

Un’alimentazione appropriata è un ingrediente essenziale per conservare un buono stato di salute in tutte le età e special-mente in età avanzata. Negli anziani infatti avvengono modificazioni fisiologiche, quali il rallenta-mento del metabolismo e la diminuzione della musco-latura scheletrica, cambia-menti dello stile di vita, come la ridotta attività fisica, che riducono il fab-bisogno energetico ma che richiedono un giusto apporto di nutrienti.

Dall’altra le esigenze alimentari della badante richiedono una giusta

DELL'ANZIANO E DELLA BADANTEesigenze alimentari

come armonizzarle

32 La Rivista deLLa Badante Marzo 2013

Page 33: LA RIVISTA DELLA BADANTE N. 01 2013/05

33La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

ni di peso. Di fronte a queste modifica-zioni vedremo nei prossimi numeri che non servono diete o allenamenti fisici impegnativi, basta mantenere un equi-librio, dare il giusto spazio agli alimenti che hanno tante virtù come le verdure, la frutta fresca, opportunamente pre-parate, e usare con moderazione altri alimenti che invece non sono salutari.

Migliorando la qualità degli alimenti e lo stato nutrizionale si fortifica il siste-ma immunitario e si possono avere dei benefici sull’umore e sulla sensazione di benessere generale. Il cibo è con-sapevolezza e riguarda tutti a tutte le età. Per questo motivo dovrebbe essere adottato il principio “poco ma buono”, una regola alimentare che vale per

gli anziani devono essere stimolati a bere

Le persone vicine a un anziano pre-stino attenzione che egli riceva un ade-guato apporto idrico, ovvero da 1 litro e mezzo a 2 litri di liquidi al giorno. A tal fine sono molto utili, oltre all'acqua, alcune bevande quali ad esempio il latte che rifornisce l'organismo anche di calcio e favorisce il sonno se bevuto caldo, il tè, la spremuta di frutta, il suc-co di frutta, ecc.

Inoltre si consiglia che in un pasto al giorno sia presente una pietanza li-quida, come ad esempio minestre in brodo, minestrone di verdure, creme o vellutate. Infine, a pranzo e a cena devono essere sempre mangiate ver-dure e frutta, perchè anche da questi alimenti, molto digeribili per l'anziano, si ricava una parte dell'acqua di cui l'or-ganismo dei vecchi è spesso carente.

astengono dal bere per paura di incor-rere nell’incontinenza urinaria o per timore dell’accumulo di liquidi.

È necessario bere ogni giorno (durante e fuori pasto) una buona quantità d’acqua per preservare la funzionalità renale, idratare la pelle e ridurre il rischio di stipsi.

Assieme all’idratazione è importante l’alimentazione. Spesso l’anziano si muove poco, assume farmaci che alterano il gusto del cibo e molte volte ha dei problemi di masticazione e di deglutizione che restringono il campo degli alimenti. Questi fattori costringono a una preparazione del cibo poco varia, monotona, e che può porta-re a carenze vitaminiche o di sali minerali.

Spesso si possono verifi-care delle modificazio-

tutti, ma che diventa ancor più vera quando gli anni avanzano e il fabbiso-gno calorico diminuisce, mentre diven-ta fondamentale arricchire la dieta con vitamine, minerali, antiossidanti e tutte le sostanze necessarie a rallentare per quanto possibile l’invecchiamento.

È da privilegiare un alimentazione ricca, variegata, stuzzicante che aiuti a prevenire quelle carenze nutrizionali che a una certa età possono diventare

un nemico temibile. Attenzione però al fabbisogno calorico, che oltre i 40 anni inizia gradualmente a

diminuire: dai 60 ai 70 anni il calo è del 10%, e un'altra riduzione del

10% avviene dopo i 70 anni.

L’apporto nutrizionale deve rimanere equilibrato: farinacei come il pane, pasta o riso, cereali, più ortaggi e frutta restano alla base dell’alimentazione, da integrare con dosi modeste di alimenti proteici, quali legumi, latticini, uova, carne, pesce, e di grassi, preferibilmen-te sotto forma di olio extravergine di oliva da consumare crudo.

Indispensabile per il benessere, il con-sumo di verdure, soprattutto quelle a foglia verde scura come cavoli, broccoli o spinaci che riducono il rischio di tu-mori all’apparato digerente, ma anche altri disturbi come la degenerazione

DELL'ANZIANO E DELLA BADANTEesigenze alimentari

come armonizzarle

33La Rivista deLLa Badante Marzo 2013

Page 34: LA RIVISTA DELLA BADANTE N. 01 2013/05

34 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

consentono un notevole risparmio. Per esempio frutta e verdura acqui-stati ai mercati rionali magari quelli a “chilometro 0” oltre ad essere “genuini” che non provengono da paesi lontani (percui conservati e trasportati per enormi distanze) costano meno, soprattutto a fine mattinata, quando i negozianti temono l’invenduto.

Cambiando argomento ma rima-nendo in cucina, sarà interessante vedere assieme come si gestisce in modo corretto la preparazione del cibo e la sua conservazione. Questa non è cosa da sottovalutare, spesso le conoscenze igieniche ci proteggono da disagi e malesseri che possono catalo-garsi come leggeri, il famoso “mal di pancia”, ad altri molto più gravi come le intossicazioni alimentari che possono portare al ricovero in ospedale.

Nei prossimi numeri della rivista spen-deremo qualche parola anche sul fri-gorifero. Non c’è elettrodomestico più consueto, più diffuso, come il frigorife-ro ma che nel contempo risulta essere anche uno dei più sconosciuti. Ci si infila dentro di tutto, caldo o freddo che sia, in contenitori di fortuna o con tutto l’imballo del supermercato, che poi magari ci si dimentica e che dopo qualche tempo diventa una colonia di batteri. Anche per la conservazione dei cibi bisognerebbe avere maggior

rispetto, informarsi meglio e assumersi qualche responsabilità in più.

A chiudere il cerchio, le modalità e le tempistiche evacuative. Deve essere chiaro che i lassativi sono consigliati, quando prescritti, ed è importante anche prevedere una corretta registra-zione dell’andamento. Anche questo è un aspetto molto importante per il benessere di una persona. Nell’anziano come nel bambino ci vuole regolarità, ritmo e rito. Tutto va pazientemente costruito assieme, nel rispetto, nell’at-tenzione e nell’ascolto.

Come vedete gli spunti di riflessione iniziano a essere molti. Li riprendere-mo singolarmente nei prossimi numeri perché non voglio essere superficiale né approssimativa, gli argomenti non lo meritano, tanto meno le persone

ALIMENtAzIONE Esigenze alimentari: come armonizzarle

maculare che è il principale nemico della vista in età senile, e ai cibi ricchi di fibre che aiutano l’intestino. Da limitare invece il consumo di grassi animali e di sale che può contribuire all’ipertensione. Adottando un simile regime alimentare si prevengono quelle malattie causate dal troppo cibo e si va a stimolare una maggiore soddisfazione sensoriale. Non è la quantità che ripaga, perché sappiamo che chi mangia con ingordigia, rimane sempre con la fame e quando ha finito è pronto per ricominciare. Non solo funzione biologica quindi ma piacere quotidiano: questo dovrebbe significare il mettersi a tavola.

Oltre a combinare e a distribuire con equilibrio gli alimenti, per gli anziani è importante approntare le pietanze secondo i gusti e servirle in modo da rendere la tavola attraente. Il momento del pasto deve essere sempre un’oc-casione per assaporare piaceri sani e genuini, capaci di stimolare l’appetito.

È necessario fare la spesa con atten-zione, essere informati sugli alimenti che acquistiamo, così da difenderci da prodotti scadenti e di scarsa qualità che vivono la popolarità negli scaffali dei supermercati grazie a costose campagne pubblicitarie. Una spesa ben organizzata incontrerà entrambe le necessità, sia quelle della “terza età” sia quelle della badante. Consigli pratici come andare a fare la spesa con un elenco ben preciso di prodotti da comprare e diversificare gli acquisti tra il mercato, supermercati e hard-discount aiutano non solo ad acquistare in modo intelligente ma anche

34 La Rivista deLLa Badante Marzo 2013

Page 35: LA RIVISTA DELLA BADANTE N. 01 2013/05

35La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

dove e come trovare l’assistenza

SANItà

del S.S.n. per gli InterventI a domICILIo

testo di Roberto Greggio

in atto un continuo processo di in-vecchiamento della popolazione. Gli over 65 rappresentano nel

Comune di Padova e Comuni limitrofi circa il 20,5% della popolazione totale e se il trend demografico non subirà modificazioni sostanziali, si prevede che gli over 65, nel 2050, costituiranno ol-tre il 30% della popolazione del Veneto (Dati demografici dell’U.L.S.S. 16).

Ciò che ne consegue è che tale invec-chiamento della popolazione comporta un aumento significativo di persone affette da malattie croniche come demenza, osteoporosi, malattie cardio-vascolari, diabete, bronco pneumopatia

A.d.I. Assistenza domiciliare Integrata

È

L’assistenza domiciliare è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come

"la possibilità di fornire presso il domicilio del paziente quei servizi e quegli strumenti che

contribuiscono al mantenimento del massimo livello di benessere,

salute e funzione"

cronica, ecc. Tutto ciò ha determinato, e continua a determinare, un radicale cambiamento nei bisogni di salute della popolazione, cambiamento al quale l'assistenza socio-assistenziale e socio-sanitaria non può sottrarsi, ma deve adeguarsi modificando i propri modelli organizzativi.

Alla luce di questo sviluppo la politica sociale e sanitaria sta conducendo una linea di azioni verso alcune soluzioni alternative tra le quali il potenziamento delle strutture residenziali o una nuova forma di assistenza socio-assistenziale economicamente più vantaggiosa, ov-vero quella dell'assistenza domiciliare.

35La Rivista deLLa Badante Marzo 2013

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36 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

Il sistema degli interventi e dei servizi domiciliari risulta perciò un'alterna-tiva valida in quanto può soddisfare le esigenze, in maggior parte di carattere sanitario, degli anziani, dei disabili e dei pazienti affetti da malattie cronico degenerative in fase stabilizzata o aventi vari gradi di non auto sufficienza (temporanea/permanente, parziale/totale) che necessitano di essere assistiti in maniera continuativa.

Le famiglie, i cittadini e il nostro Sistema Sanitario Nazionale da anni si stanno orientando verso forme di assistenza che possano contribuire a un miglioramento della qualità della vita, che siano più recettive verso i bisogni e le esigenze individuali, che possano

ridurre le occasioni di ospedalizzazio-ne non indispensabile e, soprattutto, che possano far sì che il paziente non rinunci, a causa della malattia, al suo nucleo familiare.

L'Assistenza Domiciliare Integra-ta (ADI) è un servizio organizzato dalle U.L.S.S. in collaborazione con i comuni che permette ai cittadini che ne hanno bisogno di essere assistiti nel proprio domicilio e nel proprio contesto famigliare, con programmi di assistenza personalizzati, evitando il ricovero in ospedale o in casa di riposo, per un tempo maggiore del necessario.

Questi interventi e servizi socio-sanita-ri offerti a domicilio, si caratterizzano

per l'integrazione e la collaborazione di più figure professionali, quali: infermiere di distretto, medico di medicina generale, medici specialisti ospedalieri, fisioterapisti, e operatori socio sanitari. È un tipo di servizio erogato direttamente a casa dell’utente con prestazioni volte a soddisfare i bisogni dei pazienti affetti da malattie sia temporanee o permanenti, e che possono creare parziale o totale non autosufficienza, e che hanno bisogno di assistenza continuativa secondo un intervento personalizzato definito dall’Unità di Valutazione Multidimen-sionale Distrettuale (U.V.M.D.)

Competenze infermieristiche L'assistenza infermieristica che viene offerta a domicilio si rivolge sia al pa-ziente sia a chi quotidianamente lo assiste (badante e/o familiari).Il suo fine è di mi-gliorare le condizioni di vita del paziente assicurando nel contempo una continua interazione con l'ambiente familiare.

Questo tipo di assistenza si basa sull'approccio relazionale completo e individua le necessità non solo sanitarie dell'utente ma fa anche una valutazione dell'ambiente domiciliare, tenendo conto dei limiti e delle opportunità che può offrire l'entourage casalingo.

L’infermiere domiciliare agisce non diversamente dai colleghi infermieri presenti nei presidi sanitari e ha la responsabilità generale dell’Assistenza Infermieristica (pianificazione, gestione, e valutazione dell’intervento assisten-ziale infermieristico). Per le attività comprese nella sfera di azione specifica ha piena autonomia tecnico funzionale.

Le aree di intervento sono: prevenzio-ne, cura, riabilitazione ed educazione. Gli aspetti peculiari e la natura degli interventi infermieristici sono tecnici, relazioni ed educativi. L'infermiere a domicilio inoltre assicura la corretta applicazione delle prescrizioni diagno-stiche e terapeutiche.

È indispensabile affinché la persona abbia una ottimale assistenza nell’am-bito domiciliare che ci sia un punto di riferimento all’interno della famiglia, e che debba essere presente parecchie ore della giornata. Questo punto di

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37La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

Analizza tutti gli aspetti della vita dell’anziano preso in carico (salute, auto/non autosufficienza, rappor-ti sociali, situazione economica), rappresentando lo strumento di riferimento per decidere le azio-ni più opportune. Vengono qui riportate le parti di S.V.A.M.A., che sono in tutto quattro. Si tratta di sche-de che valutano, ognuna, un certo aspetto della per-sona presa in carico.

Ogni scheda si divide in quattro pagine.1) Cartella S.V.A.M.A. che contiene i quadri per la raccolta/registrazione dei dati identificativi della persona, della valutazione del potenziale residuo, della valutazione dell’efficacia della rete sociale, del profilo di autonomia e del verbale dell’Unità Valutativa Multidimensionale (U.O.D.).2) Valutazione Sanitaria che contiene i quadri per l’anamnesi clinico-farmacologica, per la registra-zione di specifiche condizioni che richiedono as-sistenza infermieristica, per l’analisi del sensorio e comunicazione e l’elenco delle principali patologie potenzialmente causa di disabilità. 3) Valutazione Cognitiva e Funzionale che contie-ne una scala di valutazione cognitiva, una scala di valutazione della situazione funzionale, una scala per la valutazione del rischio di decubiti o di quel-li eventualmente esistenti. È compilata dall'opera-tore responsabile del nucleo in cui è stato inserito l'anziano.4) Valutazione Sociale che contiene spazi per la rac-colta di informazioni sull’attivazione della doman-da, sulle persone coinvolte nell’assistenza, sulla si-tuazione abitativa, socio/ambientale ed economica.

s.v.A.M.A. scheda per la valutazione Multidimensionale dell’Anziano

riferimento può essere un famigliare oppure una badante che hanno il com-pito di soddisfare i bisogni di base della persona quali l’aiuto nella cura (igiene totale o parziale del corpo), nel gover-no e nella pulizia della casa, il disbrigo delle pratiche burocratiche, l’acquisto della spesa e nella preparazione dei pasti, l’attività di lavanderia e l’accom-pagnamento negli spostamenti in città per necessità mediche o personali.

Possono richiedere l'assistenza domiciliare:• persone o famiglie parzialmente o totalmente non autosufficienti, che non sono in grado, anche temporaneamen-te, di gestire le proprie esigenze;• persone, anche minorenni, con ridot-ta o nulla autonomia per handicap, per

Obbiettivo dell’attività dell’U.V.M.D. è la defininizione, in ciascuna area di intervento, del progetto individua-le per la persona in condizioni di bisogno socio sani-tario. Individua la migliore soluzione possibile, in ter-mini di risposta alle esigenze indicando gli stumenti per attuare l’intervento, nell’ambito delle soluzioni previste dal sistema di offerta.

L’U.V.M.D. esamina le necessità della persona in particolari condizioni di bisogno sanitario, sociale, relazionale e ambientale e individua gli interventi personalizzati e appropriati attraverso l’offerta dei diversi servizi territoriali. L’U.V.M.D. valuta i casi com-plessi e per le situazioni previste dai provvedimenti regionali, in sintonia con gli obiettivi del Piano di Zona, del Piano della Domiciliarità e dei Piani per la Disabilità e la Non Autosufficienza. La valutazione viene attuata da più professionisti, per identificare la migliore soluzione possibile per soddisfare i bisogni assistenziali. Il progetto individuale viene rivalutato a distanza di tempo in relazione all’evoluzione del bisogno. L’U.V.M.D. individua un “case manager” nell’ambito degli operatori sociali, sanitari e socio-sanitari che, rispetto alla situazione personale e fa-migliare, è funzionale alla realizzazione del progetto approvato. L’U.V.M.D. è indispensabile per l’accesso alla rete dei Servizi territoriali, come ad esempio le strutture residenziali e semi-residenziali per anziani e disabili, la valutazione dei requisiti per l’attribuzione di contributi economici regionali e per l’attivazione dell’A.D.I.M.E.D. L’U.V.M.D. stabilisce un punteggio e una graduatoria di precedenza per accedere ai vari servizi per i quali sono previsti tempi d’attesa.

u.v.M.d. unità di valutazione Multidimensionale

In merito al sistema di valutazione, nella Regione del Veneto, si utilizza da diversi anni la scheda S.V.A.M.A. (Scheda di Valutazione Multidimen-sionale dell'Anziano) quale strumento di valutazione delle persone anziane in condizione di bisogno per l'accesso ai servizi residenziali, e ai profili di ADI-A e ADI-MED.

L'utilizzo della scheda S.V.A.M.A. ha permesso fino ad ora alle Unità di Valu-tazione Multidimensionale Distrettuali (U.V.M.D.) delle Aziende U.L.S.S. di valutare in modo omogeneo le istanze delle persone anziane non autosuf-ficienti misurandone le condizioni, sociali e socio-sanitarie, e definendone il conseguente profilo assistenziale

1 2

invalidità o per problemi psichici;• persone che vivono in situazioni di isolamento sociale;• anziani ultrasessantacinquenni.

Attivazione dell’infermiere a domicilioL’Assistenza Domiciliare Infermieri-stica deve essere richiesta al Distretto Socio Sanitario di residenza, dallo stesso medico di famiglia, oppure dalla persona interessata, dai suoi famigliari o dagli operatori dei servizi sociali del comune.

La richiesta è valutata da una comis-sione, multiprofessionale composta da medico di distretto, medico di famiglia, assistente sociale, infer-miere, e altre figure professionali.

Conoscenza dei termini tecnici

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38 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

e patologie cardiovascolari co-stituiscono la causa principale di morte nell’adulto e sono respon-

sabili di morte e malattie invalidanti quali l’angina pectoris, l’infarto mio-cardico, l’ictus cerebrale, la nefropatia e la retinopatia. In Italia circa il 15-20% della popolazione adulta è affetta da ipertensione arteriosa. Il controllo della pressione è semplice e soprattutto è una buona norma che ci permette di evitare problemi che possono portare a importanti conseguenze. La pressione arteriosa viene comunemente misurata a livello dell’arteria del braccio. Posso-no essere utilizzati i tradizionali sfigmo-

Come SI mISura

manometri a mercurio oppure le più moderne apparecchiature elettroniche automatiche. Lo sfigmomanometro, lo strumento che generalmente utilizza il medico, è costituito da un bracciale di tela provvisto di camera d’aria, da una piccola pompa con valvola per sgon-fiare la camera d’aria e da una colonna graduata a mercurio dove si leggono i valori di pressione. Il suo utilizzo non può prescindere dall’impiego del fonendoscopio, che è lo strumento che consente di ascoltare i suoni che si pro-ducono nell’arteria mentre si esegue la misurazione. Lo sfigmomanometro a mercurio è tuttora considerato lo stru-

mento più preciso per la misurazione della pressione arteriosa. Va tuttavia evidenziato che l’impiego di questi strumenti richiede una corretta esecu-zione delle procedure descritte nelle istruzioni d’uso dello strumento, oltre che un certo allenamento. Per questi motivi non sono ritenuti appropriati per l’autocontrollo della pressione. Il loro grado di precisione va verificato almeno una volta all’anno. Gli sfigmo-manometri digitali automatici sono semplici e pratici da usare e attual-mente rappresentano gli strumenti più adatti per la misurazione domiciliare della pressione. Questi strumenti sono

prevenzione

L

L’ipertensione arteriosa è una deLLe maLattie a più Larga diffusione nei paesi industriaLizzati e rappresenta uno dei maggiori e più frequenti fattori di rischio deLLe patoLogie cardiovascoLari

La preSSIone arterIoSa

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39La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

costituiti da un bracciale collegato a un misuratore provvisto di monitor; il gonfiaggio della camera d’aria con-tenuta nel bracciale avviene automa-ticamente e, nella fase successiva, lo strumento rileva i valori di pressione massima e minima che vengono visua-lizzati sul monitor. Questi strumenti sono in grado di fornire valori pressori piuttosto precisi: si può affermare che rappresentano un buon compromesso fra la praticità d’uso e l’accuratezza nella misurazione, a condizione che il loro corretto funzionamento venga periodicamente verificato (almeno due volte all’anno).

Da qualche tempo sono disponibili anche misuratori digitali automatici più evoluti, in grado di rilevare la pressione arteriosa non più a livello del braccio, ma a livello del polso. L’accuratezza di questi strumenti è assicurata solo se il dispositivo (che va collocato intorno al polso, come un bracciale) viene tenuto all’altezza del cuore, mantenendo l’a-vambraccio sollevato. Nelle istruzioni d’uso di ogni strumento è comunque indicato il corretto posizionamento dell’apparecchiatura. I dispositivi elettronici che misurano la pressione nel dito indice non sono in grado di fornire risultati sufficientemente accu-rati, pertanto non risultano idonei per l’automisurazione. Sono comunque e sempre sconsigliati apparecchi per la misurazione della pressione lowcost (tipo quelli che si possono trovare nei mercatini o nei grandi magazzini cinesi). Per l’acquisto di tali prodotti si consiglia di rivolgersi in farmacia.

Cosa fare

Dieci minuti prima della misurazione il paziente deve rilassarsi sedendosi in un ambiente tranquillo e con tempe-ratura confortevole, meglio nella sua abitazione e possibilmente seduto su una sedia vicina a un tavolo. Inoltre nell’ora antecedente deve evitare di fumare e bere bevande che contenga-no caffeina. Prima di iniziare bisogna liberare il braccio da indumenti trop-po stretti perché potrebbero limitare la circolazione sanguigna; quindi si infila il bracciale di gomma che deve essere posizionato tra l’ascella e la piega del gomito. Prestiamo molta attenzione alle dimensioni che devono essere adeguate al braccio del pazien-te. Appoggiato il braccio su un ripiano, con il palmo della mano rivolto verso l’altro siamo pronti ad eseguire la misurazione della pressione arteriosa.

della popolazione adulta è affetta da

ipertensione arteriosa

15-20%VALUTAZIONE DEI VALORI DELLA PRESSIONE DEL SANGUE

VALORI NORMALI DELLA PRESSIONE DEL SANGUE ED ETÁ

Ottimale

Normale

Superiore alla norma

Fascia di confine ipertensione

Ipertensione lieve

Ipertensione moderata

Ipertensione severa

Sotto i 18 anni

tra i 18-50 anni

Dopo i 50 anni

VALUtAzIONE

Età

120

120-129

130-139

140-160

140-180

oltre 180

oltre 180

120

140

140-145

MASSIMA (sistolica)

MASSIMA (sistolica)

80

80-84

85-89

90-95

90-105

105-115

oltre 115

80

85

90

MINIMA (diastolica)

MINIMA (diastolica)

Lo “sfigmomanometro” permette di misurare la pressione arteriosa. È costituito da una camera d’aria di gomma che viene applicata attorno a un braccio e che comunica

con un manometro.

Come fare

Conoscenza dei termini

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40 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

Avolte, per stimolare l’anziano al movimento, basterà rispondere con un “no” a una sua richiesta, per in-durlo a eseguire un piccolo compito quotidiano che

altrimenti per indolenza eviterebbe. Come quando seduto davanti alla TV su una poltrona lui ti chiede di passargli il telecomando: rispondendo alla sua richiesta e negandogli di passargli il telecomando lo indurrai a prenderlo da solo e quindi ad alzarsi e a fare quel piccolo sforzo fisico che lo terrà “allenato” a muoversi. Piccoli gesti quotidia-ni aiutano a “tenersi in forma” e a non abbandonare l’uso del proprio fisico.

Un tempo il lavoro impe-gnava fisicamente e alla fine di una giornata era certo che il numero e la qualità dei gesti eseguiti rappresen-tassero una buona base di allenamento per il corpo. Oggi per raggiungere il medesimo obiettivo si frequentano le pale-stre e si fa footing lun-go gli argini. L’anziano che ha una minore capacità di autorganizzazione è, in questo, lasciato a se stesso.

Molti anziani pur manife-stando nell’esecuzione di alcune attività quotidiane dei deficit funzionali, sono in grado di mantenere un buon grado di indipen-denza, altri, i più longevi in genere, richiedono la presenza di

La stimolazione motoria persone che in casa siano loro d’aiuto.

Il tuo compito non è, ovviamente, quello dell’allenatore personale o del fisioterapista: le tue mansioni, nello specifico, saranno solo delle piccole estensioni alle usuali attenzioni che nel tuo lavoro già dedichi all’anziano. Sollecitandolo a correggere le cattive abitudini posturali e ostacolando la na-

turale tendenza alla pigrizia, sarai con poco sforzo di grande aiuto. La tua attenzione avrà ricadute utili perché arginerà gli stati di chiusura psicologici e la tendenza progressiva che condiziona l’anziano ad autolimitarsi nelle azioni.

Molti studi dimostrano come in un anziano stimolato ad essere fisicamente attivo, sia migliore la qualità della vita.

L’obiettivo che ci prefiggiamo stimo-lando l’anziano al movimento

è quello di contenere il pro-cesso di degenerazione

che accompagna l’invecchiamento,

rallentandone il corso e la dinamica

naturale. Preservare le abitudini motorie vuol dire mantene-re l’ampiezza del movimento e un buon grado di libertà delle articolazioni, così che i gesti rimangano più morbidi e la risposta alle sollecitazioni esterne più

armonica e sicura.

Disporre delle proprie risorse motorie consente una migliore percezione del corpo e, con essa, una più valida capacità di controllo e di equilibrio. La migliore perce-zione di sé nello spazio, favorisce un rapporto più efficiente con gli oggetti, le forme e le misure, e ciò aiuta a prevenire le cadute, che negli anziani sono troppo frequen-temente causa di morte.

L'esercizio fisico fa bene non solo al corpo ma anche al cervello degli anziani. Gli ottantenni attivi sono infatti più concentrati e meno inclini alla distrazione rispetto ai coetanei pigri

testo di Gabriele Nalin

«Sono i piccoli gesti quotidiani che aiutano a “tenersi in forma” e a non abbandonare

l’uso del proprio fisico»

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41La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

La stimolazione motoria

Se perseguita in maniera corretta e sistematica, l'attività motoria risulta in grado di ridurre o rallentare i cambiamenti anatomo-funzionali dovuti al processo di invecchiamento quali l’aumento del peso e della pressione arteriosa, la diminuzione delle capacità uditive, visive, respiratorie ed articolari, del massimo consumo d'ossigeno e della frequenza cardiaca massima; la diminuzione di massa, volume e peso dell'apparato muscolare e il decremento delle fibre muscola-ri; il decremento della forza, della flessibilità e della resisten-za; la riduzione della capacità delle ossa di essere elastiche e in grado di assorbire le comuni sollecitazioni (incremento di traumi e fratture).

L'ipocinesi (diminuzione del movimento) rappresenta per molti anziani il pericolo maggiore. Essa, infatti, può dege-nerare in una vera e propria malattia (malattia ipocinetica) e compromettere così efficienza fisica e qualità della vita. L'esercizio fisico influenza anche il benessere psicologico

dell'anziano, stimolando nuovi interessi, consentendogli la ri-appropriazione del proprio corpo, favorendo la socializzazio-ne ed un maggior equilibrio psicologico. Il corpo diventa in questo modo strumento di relazione con gli altri e non viene vissuto esclusivamente come fonte di malesseri e di rimpianti per le capacità perdute. Un'attività motoria opportunamente strutturata può indurre utili modificazioni adattive, incidendo positivamente sul comportamento mediante cambiamenti sia dello stile di vita che delle espressioni affettivo-emotive. Tali variazioni possono favorire il rapporto con l'ambiente e stimolare la sfera cognitiva. L'attività motoria è un mezzo per prevenire o interrompere la condizione di emarginazione in cui spesso versa l'anziano. L'impegno fisico contribuisce, infatti, a sollecitare vantaggi psicologici che influenzano positivamente l'immagine corporea, l'autostima e, più in generale, il concetto di sé. Per quanto riguarda l'ambito relazionale, risulta elevata la correlazione tra la soddisfazione di vita e l'attività fisica

«Molti sono gli studi che dimostrano come in un anziano stimolato a essere fisicamente attivo, sia migliore la qualità della vita»

Per stimolare l’anziano al movimento, basterà rispondere con un “no” a una sua richiesta, per in-

durlo a eseguire un piccolo compito quotidiano che altrimenti per indolenza eviterebbe

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42 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

CONSULENzA

differenti procedure per badanti UE ed

extra UE

regolarità

aspetti pratici sulla

delle badanti

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43La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

a nostra badante vuole ricongiungersi con i propri famigliari? Quali sono i requisiti per fare il permesso di soggiorno di lunga scadenza CE oppure la badante

ha una residenza anagrafica ininterrotta per più di 10 anni, come e quando potrebbe chiedere la cittadinanza italiana? Sono solo alcune delle domande che andremo a rispondere nei prossimi numeri de “La Rivista della Badante”.

Iniziamo a rompere il ghiaccio partendo con l’illustrare la differenza tra “permesso di soggiorno” e “attestato di regolarità del soggiorno” e spiegando a cosa servono.

Per semplicità partiamo con lo spiegare a “cosa servono”. Entrambi attestano la possibilità della badante straniera di soggiornare in Italia e permettono di svolgere ogni attività lavorativa subordinata o autonoma e di usufruire delle pre-stazioni di previdenza sociale, di assistenza sociale, sanitaria, scolastica, di beni e servizi pubblici come per esempio l’ac-cesso alla procedura per l’ottenimento di alloggi di edilizia residenziale pubblica, contributo nel pagamento dell’affitto e delle bollette luce e gas, ecc.

Il “permesso di soggiorno” - lo spieghiamo in maniera più dettagliata - è un documento che ha la validità al massimo due anni. Le tipologie valide ai fini della stipula di un con-tratto di lavoro sono quelle rilasciate per: motivi di lavoro subordinato, anche stagionale, lavoro autonomo, per motivi di famiglia e in attesa occupazione. Può essere considerato valido anche il permesso di soggiorno, per asilo politico oppure protezione sussidiaria. Anche gli studenti possono lavorare per un limite di 1040 ore. Un'altra tipologia di regolarità di soggiorno nel territorio italiano è la cosiddetta “carta di soggiorno”. Questo è un documento che la Questura rilascia ai cittadini non comunitari parenti dei cittadini italiani o comunitari. Di solito ha una validità di cinque anni. Come si può comprendere tutte queste tipologie di documenti vengono rilasciate dalla Questura ai cittadini non comunitari.

Sono documenti soggetti a diversi rinnovi e aggiornamenti a se-conda della tipologia sopraindicata. A tutti i cittadini comunitari viene rilasciato “l’attestato di regolarità del soggiorno” oppure un “attestato di soggiorno permanente” e può essere richiesto dalla badante che arriva da un paese che fa parte dell’UE.

testo di Vojsava Zagali

L

Cosa dobbiamo sapere nel momento in cui viene assunta una badante, quale è l’autorità alla quale rivolgersi per l’assunzione e la comunicazione di ospitalità oppure per dare la residenza presso la nostra abitazione?

come fare

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44 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

CONSULENzA Aspetti pratici sulla regolarità del soggiorno delle badanti

Badante proveniente da paesi non appartenenti all'unione europea

Se si assume una badante non comunitaria che risiede in Italia e dispone già di un permesso di soggiorno per motivi di lavo-ro, oltre al documento d’identità, eventuali diplomi o attesta-zioni professionali, tessera sanitaria, codice fiscale e lo stato di famiglia, è necessario anche farsi dare il permesso stesso.

Bisogna stare attenti che non serve più stipulare il cosiddetto “Contratto di Soggiorno” poiché questo viene fatto tramite la comunicazione obbligatoria all’INPS, che avviene 24 ore prima dall’assunzione. Nel caso in cui invece si vorrebbe assumere una badante extra-comunitaria, che risiede all’e-stero, il datore di lavoro deve presentare richiesta nominativa in forma telematica indirizzata al Ministero degli Interni, ma soltanto ed entro i termini previsti dalla pubblicazione del Decreto dei Flussi Immigratori per l’anno in corso. Il governo ogni anno, come previsto dal TU sull’immigrazione, dovrebbe pubblicare un decreto con il quale si prevedono le quote massime di lavoratori che possono entrare per lavorare in modo regolare.

Bisogna stare molto attenti invece, a non assumere una ba-dante che si trova in Italia in maniera clandestina, in quanto il COMMA 12 dell’art. 22 del TU sull’immigrazione prevede che “ Il datore di lavoro che occupa alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno previsto dal presente articolo, ovvero il cui permesso sia scaduto e del quale non sia stato chiesto, nei termini di legge, il rinnovo, revocato o annullato, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa di 5.000 euro per ogni lavoratore impiegato”.

Il contratto di lavoro che viene stipulato tra le parti potrebbe essere di tempo illimitato o a scadenza, tempo pieno ma anche part time.

Badante proveniente da paesi appartenenti all'unione europea

Se invece la badante è una cittadina comunitaria, deve essere in possesso di un attestato di regolarità di soggiorno che viene rilasciato dal Comune dove viene stabilita la residenza. Infatti con il D.Lgs. 6 febbraio 2007 n. 30 si è data attuazione alla direttiva 2004/38/CE relativa al “diritto dei cittadini dell’Unione Europea e dei loro famigliari di soggiornare regolarmente nel territorio degli Stati membri”.

I cittadini dell’Unione hanno il diritto di soggiornare nel territorio nazionale per un periodo non superiore a tre mesi senza alcun obbligo formale. Questo periodo può essere superiore quando è un lavoratore subordinato o autonomo, per residenza elettiva o per eseguire un corso di studio o di formazione professionale. L’attestato di regolarità del soggiorno ha la validità di 5 anni e viene rilasciato una volta conclusa l’istruttoria dell’iscrizione anagrafica.

Una volta superati i 5 anni di regolare residenza anagrafica il Comune ha l’obbligo, su richiesta del cittadino, di rilasciare un attestato di soggiorno permanente. Quindi, dal punto vista pratico, se si decide di assumere una badante comuni-taria, gli adempimenti da compiere sono piuttosto semplici. L’unico onere da parte del datore di lavoro è quello di verifi-care la validità del documento d’identità, eventuali diplomi o attestazioni professionali, il codice fiscale.

Ma cosa si deve fare se la badante comunitaria non possiede questi titoli? Come detto prima, un cittadino comunitario può stabilire la propria residenza in qualsiasi comune italiano, quando ha già stipulato e sottoscritto un contratto di lavoro di tipo subordinato. In questo caso prima di tutto bisogna accertarsi se la persona si trova nel territorio italiano da meno di tre mesi e dove ha stabilito il proprio domicilio, rispettando l’obbligo di legge della comunicazione alle Autorità di Polizia.

Questo avviene tramite una dichiarazione di ospitalità/ces-sione di fabbricato, secondo le modalità previste dalla legge. Nel caso in cui sarà lo stesso datore di lavoro a ospitare la badante dovrà ricordarsi che la comunicazione dovrà essere fatta entro le prime 48 ore della presenza della badante nella sua abitazione. La sottoscrizione del contratto di lavoro viene fatta da entrambe le parti e deve essere comunicata all’INPS 24 ore prima dell’assunzione

Permesso di soggiorno per lavoro subordinato

Viene rilasciato dalla Questura su richie-sta del lavoratore extracomunitario che, entrato in Italia a seguito di nullaosta al lavoro rilasciato al datore di lavoro, ha sottoscritto apposito contratto di sog-giorno per lavoro presso lo Sportello unico per l’immigrazione. Ha una validi-tà pari alla durata dell’offerta di lavoro e comunque non superiore a 1 anno per contratto a tempo determinato e non

superiore a 2 anni per tempo indetermi-nato, è sempre rinnovabile alla scadenza e consente di svolgere qualsiasi altra attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo. Il datore di lavoro per otte-nere il nullaosta deve rivolgere istanza allo Sportello unico per l’immigrazione, nell’ambito delle specifiche quote d’in-gresso per lavoro stabilite dal Governo con i Decreti flussi.

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45La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

il modelloFOCUS

a crescente necessità di ricorrere a personale per l’assistenza a domicilio è un fenomeno conseguenza del progressivo invecchiamento della popolazione e

dell’aumento delle patologie cronico-degenerative, che, a loro volta, hanno ricadute importanti a livello sociale: basti pensare cosa questo significhi a livello di composizione demografica della popolazione, ma anche in termini di nuove configurazioni familiari e di istanze di benessere che le cosid-dette assistenti familiari pongono ai servizi.

A livello regionale le attuali tendenze hanno portato a una revisione della programmazione sociosanitaria puntando all’affermazione di un “modello Veneto” caratterizzato da un’efficiente ed efficace rete di servizi territoriali, a garanzia di uniformità assistenziale e di superamento delle differenze territoriali ed organizzative.

Nel Piano Sociosanitario regionale si richiamano queste dinamiche sociali, spiegando l’allungamento strutturale della famiglia, “che diventa sempre più verticale e sempre meno orizzontale”. Si impone quindi una riflessione sul ruolo svolto dalla famiglia nel contesto veneto, quale rilevante ammor-tizzatore sociale, in grado di assicurare protezione e cura. Per questo, il Piano Sociosanitario esplicita la necessità di sostegno alla famiglia anche “nel lavoro di cura verso i suoi componenti più deboli attraverso il potenziamento dell’assi-stenza domiciliare, la finalizzazione degli assegni di cura, ecc.”.

Insomma, la scelta assolutamente da privilegiare, in quest’ot-tica, è il mantenimento dell’anziano o della persona disabile nel proprio contesto di vita, che è contesto fisico, sociale, emozionale e quindi elemento imprescindibile per garantire la qualità della vita.

Più precisamente, proprio considerando la modifica della struttura familiare che ha causato una riduzione del numero potenziale e reale di caregiver, l’estensione uniforme su tutto il territorio regionale del servizi socio-sanitari resi a domi-cilio e il consolidamento dei contributi economici e assegni di cura, quale supporto alla famiglia, rappresentano azioni prioritarie della programmazione regionale.

Oltre a queste però, ed è un passaggio degno di nota, nella programmazione regionale si richiama la necessità di promuo-vere “azioni di selezione, formazione e accompagnamento delle persone che assistono gli anziani all’interno delle fami-glie”. Un obiettivo, quest’ultimo, attraverso il quale si esprime un impegno chiaro nei confronti delle cosiddette “badanti”. Esse rappresentano non solo una soluzione irrinunciabile per rispondere alla domanda di aiuto dei soggetti più fragili, ma un fenomeno storico nuovo che noi amministratori siamo chia-mati a “governare”, anche attraverso un’adeguata formazione a chi assiste e un servizio di orientamento per le famiglie, a garanzia delle attese degli uni e dei bisogni degli altri

L

invecchiare bene si puòGià ora si vive molto più di un tempo. Ma la sfida che abbiamo di fronte è avere una

lunga vita che sia anche una buona vita in salute e attività il più a lungo possibile. Per arrivare a questo obiettivo è necessario cambiare il sistema dei servizi sociali così come sono stati impostati fino a ora. Remo Sernagiotto, Assessore ai Servizi Sociali della Regione Veneto, descrive come il modello di welfare veneto viene in aiuto delle famiglie.

Remo Sernagiotto, Assessore ai Servizi Sociali della Regione Veneto

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46 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

3 semplici regole dieconomiadomestica

1) Lavatrice: come risparmiare

zione di energia elettrica, causata dalla chiusura delle attività industriali, in queste ore è pertanto più conveniente fare il bucato. Verificate la presenza delle doppie tariffe nella vostra zona presso la vostra società erogatrice di energia elettrica.

Fare il bucato solo a pieno carico. Utilizzare la lavatrice per carichi parziali vi costerà di più e dovrete comunque effettuare più lavaggi ogni settimana.

Far asciugare i panni sullo stendino. L'asciugatura automatica pesa enorme-

mente sui consumi di energia elettrica. Usate uno stendino al sole o nel bagno. In poche ore i vostri panni saranno co-munque asciutti e la bolletta più bassa.

Evitare il lavaggio a 90° quando è possibile. Le temperature elevate impli-cano un maggiore consumo di energia elettrica, inoltre aumentano il rischio di usura dei tessuti. Passare dai 90° ai 60° consente un risparmio immediato del 30% di energia elettrica. Separate i capi in base alla sporcizia riservando il lavaggio a 90° soltanto per la biancheria molto sporca.

L’energia è sempre più cara e generalmente è l’uso degli elettrodomestici a incidere maggiormente sulla bolletta di casa; la lavatrice in particolare, se utilizzata in modo scorretto, provoca consumi eccessivi di energia e acqua. Alcune accor-tezze aiutano a risparmiare.

Ecco alcuni consigli pratici per risparmiare soldi in bolletta utilizzando al meglio la pro-pria lavatrice. Evitare di eccedere le dosi di detersivo oltre quanto consi-gliato dalla casa costruttrice. Aumenta la vostra spesa al supermercato e il rischio di danni ai tessuti. Ha inoltre un forte impatto inquinante sull'ambiente.

Acquistare lavatrici a basso consumo energetico. Verifi-cate sempre il consumo energetico della lavatrice (da cui dipenderà la bolletta) e la quantità d'acqua che utilizza. Un minore utilizzo di acqua implica una minore energia elettrica necessaria per riscaldarla e una minore quantità di detersivo.

Risciacquo con acqua fredda. Quando possibile fissate il risciacquo con acqua fredda. L'acqua fredda o calda al mo-mento del risciacquo non influisce sul grado di bianco del bucato.

Fare il bucato la sera o la notte. Nelle ore serali si riscontra una sovrapprodu-

un uso attento può far risparmiare

molti soldi

lavatrice

IL LAVORO IN CASA

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47La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

Uno dei fatti di cronaca più diffusi è quello che riguarda le fughe di gas durante il sonno o quando siamo fuori casa. Un problema diffuso che spesso dipende dalla distrazione e che pur-troppo porta a tragiche conseguenze.

Quello del gas dimenticato aperto è uno degli incidenti domestici più diffusi. Alcune semplici precauzioni ci permetteranno di non commettere er-rori fatali che possono causare la morte nostra e del nostro assistito.

In caso di odore di gas Il gas naturale, metano, è inodore,

2) fare la spesa: come risparmiare e mangiare sano

e lettere) che spiega la provenienza e il tipo di allevamento (all’aperto, a terra o in gabbia).

Controllare bene le etichette: rappresentano la “carta d’identità” di un prodotto e sono importantissime. Leggere “prodotto in Italia”, infatti, può trarre in inganno, perché non viene specificata la provenienza delle materie prime. L’etichetta ideale dovrebbe indicare origine ed eventuale importazione, quantità e data di scadenza, ingredienti e valore nutritivo per porzione di prodotto, eventuale marchio biologico.

Organizzare la spesa quotidiana non è semplice: la scelta dei prodotti è influenzata da molti fattori, primo tra tutti il prezzo. Spesso, però, si rischia di accantonare la qualità, senza pensare che un costo molto basso è a volte indice di tecniche produttive non conformi alle norme di sicurezza e rispetto am-bientale. Come risparmiare acquistando prodotti sani e genuini e tutelando le nostre tasche e la nostra salute?

Teniamo a mente questi consigli:Preferire frutta e verdura locali e di stagione: più saporite e fresche rispetto a quelle prodotte in serra o raccolte prima del tempo per affrontare lunghi viaggi. L’autunno, ad esempio, è il periodo giusto per acquista-re uva, pere, mele. Rispettare la stagionalità e non sottovalutare i prodotti del proprio territorio è anche importante per soste-nere l’agricoltura nostrana e ottenere prezzi migliori.

Consumare meno carne e scegliere solo quella d’origine italiana (evitando gli allevamenti intensivi). Come per frutta e verdura, meglio orientarsi su prodotti locali con chiare indicazioni sulla tracciabilità del prodotto e informazioni sulle tecniche di lavo-razione. Le uova, ad esempio, hanno un loro codice (numeri

3) Per evitare le fughe di gasperciò per rilevarne la presenza viene odorizzato per legge: se c’è una fuga quindi si sente. Se si sente odore di gas è necessario seguire esattamente i 6 seguenti punti:

Poi uscire di casa e aspettare che il gas si dilegui. Se la fuga non dipende invece da un rubinetto lasciato aperto, bisogna chiamare immediatamente il Pronto In-tervento Gas o i Vigili del Fuoco (115).

attenzione semprealla data di scadenza

alimenti

in caso di fuga chiama il 115gas

Importante1) non manovrare interruttori della luce;

2) non usare apparecchi elettrici;

3) non usare fiammiferi e accendini;

4) chiudere il rubinetto generale del gas, se è

in casa;

5) areare l’ambiente aprendo le finestre;

6) disattivare il contatore elettrico se è esterno

all’ambiente.

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48 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

!Dottor Volpin, innanzi tutto vorremo sapere quan-to è diffuso l’uso della rete tra le badanti e più in genere tra le persone che raggiungono il nostro paese alla ricerca di un lavoro.«A mio parere l’utilizzo degli strumenti informatici è diffuso in maniera pressoché universale tra le persone che giungono in Italia. La ragione è che chi arriva ha già nel nostro paese dei referenti ai quali rivolgersi. Ogni comunità offre una rete di solidarietà che è in grado di fornire le informazioni fonda-mentali a chi giunge qui per la prima volta. Ogni gruppo ha inoltre una diversa vocazione e differenti specializzazioni. Le strade sono già state battute e dove l’uso della rete è impor-tante, vi è chi è in grado di dare una mano».

Quali sono i raggiri a cui sono maggiormente sog-gette queste persone?«Nelle rubriche di ricerca lavoro spesso vi sono annunci che promettono una sistemazione e che per questo chiedono dei soldi. In genere si tratta di cifre di denaro contenute e per

pesso inserzioni apparentemente interessanti nascon-dono dei tranelli che spesso hanno delle conseguenze fastidiose. Come sempre non è tutto oro ciò che luccica.

Pertanto è importante seguire qualche piccolo accorgimento. Visto l’ambito particolare, delicato e sensibile è bene prestare molta attenzione sia da parte di chi cerca lavoro sia da parte di chi lo offre. Chi offre lavoro non può e non deve chiedere pagamenti in denaro, in natura e in nessun’altra forma. Se questo accade è bene sapere che è un illecito. Fate molta attenzione a proposte e offerte molto allettanti, potrebbe nascondersi un raggiro.

Nella rete di internet esiste sempre il rischio di essere ingannati o raggirati. Soprattutto se si è alla ricerca di lavoro...

InternetLa sicurezza prima di tutto

questa ragione non si conosce il numero esatto di questo tipo di raggiri. Quello che si raccomanda è di non dare mai alcun credito a chi domanda pagamenti offrendo in cambio lavoro. Si deve diffidare poi di chi chiede i nostri dati sensibili. Una volta che ci siamo presentati con il nostro nome e cognome è sufficiente. Non divulgate mai le vostre generalità per intero e meno che mai le vostre coordinate bancarie».

E riguardo alle truffe legate al rilascio dei permessi di soggiorno?«Troppo spesso sono gli stessi connazionali delle vittime a operare questo tipo di raggiro. Non ci stancheremo mai di ripetere che le uniche vie praticabili, per ottenere un permesso di soggiorno, sono quelle legali e cioè stabilite dalla legge, che definiscono anche l’iter da seguire e i soggetti abilitati al rilascio».

Cosa fare quando si sospetta una frode?«La risposta è ovvia. Si deve denunciare il fatto alle autorità

S

A ColloquIo Con GIAnFRAnCo VolPIn, So-STITuTo CoMMISSARIo DEllA PolIZIA PoSTAlE E DEllE CoMunICAZIonI DI PADoVA, SEGRETARIo PRoVInCIAlE CoISP. DA SEMPRE ATTEnTo AllE TRuFFE E AI REATI ChE SI PoSSono VERIFICARE In InTERnET, AllA PRoFESSIonE DI TuToRE DEll’oR-DInE AFFIAnCA un'IMPoRTAnTE ATTIVITà DI SEn-SIbIlIZZAZIonE SuI PERIColI ChE SI InConTRAno nEllA RETE InTERnET.

sicurezza

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49La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

competenti. Ma, a questo, vorrei aggiungere un ulteriore suggerimento. Vi sono molte associazioni che operano in aiu-to degli stranieri ospiti nel nostro paese. Avvaletevi dei CAF e di ogni altro ente che è in grado di orientarvi e informarvi. Quando vi trovate nel dubbio, prima di cadere nella trappola di qualche soggetto con pochi scrupoli, chiedete un aiuto a chi è in grado di darlo».

E la paura? Spesso si omettono le denunce per paura delle ritorsioni.«In effetti in caso di denuncia querela bisogna indicare le proprie generalità e in seguito c'è l'obbligo di testimonianza. Però se nel corso di un'attività investigativa, l'ufficiale di Polizia Giudiziaria viene a conoscenza di un determinato reato attraverso una sua "fonte confidenziale", in questo caso la fonte confidenziale rimarrebbe anonima. Comunque, sempre per non commettere errori, fatevi consigliare da chi opera nelle associazioni e nei CAF a vostra tutela. Non abbiate timore di chiedere aiuto».

SoGGETTI InTERESSATItutte quelle persone che cercano un lavoro da effettuare in casa, per arrotondare lo stipendio o proprio per la necessità di guadagnare dei soldi per vivere.

lA nATuRA DEllA TRuFFAInizialmente c’è l’offerta di lavoro tramite il sito, alla quale biso-gna rispondere lasciando la propria mail. Dopo qualche mese si viene contattati attraverso mail dalla ditta offerente e, dopo diversi contatti, fra i quali anche una telefonata con un respon-sabile che si identifica con nome, cognome e qualifica, si viene convinti a firmare un contratto recante i nostri dati personali ottenuti tramite l’invio della fotocopia della carta d’identità e del codice fiscale (attenzione: il sistema migliore per rubare i dati personali).

In CoSA ConSISTE Il lAVoRoDare la propria disponibilità a ricevere al proprio indirizzo degli elettrodomestici (cellulari, televisioni, ecc.), fotografarli e rispe-dirli agli indirizzi indicati dalla ditta offerente.

lA TRuFFALe persone accettano il lavoro, firmano un contratto e poi lo eseguono. Innanzitutto la ditta di trasporti che recapita la merce emette la fattura a nome del lavoratore e tutti gli oggetti consegnati vengono fatturati a nome del lavoratore. Dopo un mese, durante il quale viene effettuato tutto il lavoro come da accordi e la merce rispedita generalmente all’estero (Lituania, Russia, Inghilterra) lo stipendio tanto atteso non arriva e, quando si contatta la ditta per avere spiegazioni, non risponde più nessuno. Il sito non è più raggiungibile e si viene a scoprire che la sede della fantomatica ditta è in America ed è praticamente impossibile risalire all’indirizzo IP dal quale sono partite tutte le mail.

lE ConSEGuEnZEIn conclusione il malcapitato oltre a non aver trovato lavoro si trova a dover pagare fatture di elettrodo-mestici a suo nome, fatture di spedizioni sempre a suo nome, perché sono stati utilizzati i suoi dati, ottenuti attraverso le copie dei documenti da lui spediti per ottenere il contratto.

Non viene segnalato alcun nome di sito, perché questi siti vengono aperti e cancellati nel giro di pochi mesi. La cosa che viene raccomandata vivamente è che, se vi capita un’offerta di lavoro simile, non accettatela. Risulta che al momento siano state truffate al-meno duemila persone in questo modo e che, con la scusa di avere le fotocopie dei documenti per redigere il contratto, ci siano stati molti furti d’identità.

La truffa del mese

lA RACCoMAnDAZIonE

alle inserzioni di"cerco/offro lavoro"

in Internet

attenzione

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50 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

L'

«una per tutti, tutti per una»cambiano i tempi e cambiano Le forme di coLLaborazione:

La badante sociaLe gestisce più richieste di assistenza

idea è assolutamente nuova e allo stesso tempo rivoluziona-ria. Assumere una sola signora

e poi “dividerla” fra i vari anziani. Così si paga a ore e si risparmia.

La formula è semplice: il palazzo arruola un’energica signora tuttofare parcellizzando il contratto domestico di colf e badanti in quote. Come se fossero tanti singoli part-time. Ogni anziano paga solo l’effettivo “consumo”: 200/250 euro al mese per due ore di lavoro al giorno contro i 1.000/1.200 euro mensili per un’assunzione a tempo pieno (ma si può concordare un impiego ridotto), compresi ferie, permessi e tredicesima. Cinque euro lordi all’ora più contributi e la badante è servita per tutti.

Basta che alcune famiglie in uno stesso condominio si mettano d’accordo e potrebbero impiegarlo per aiutare gli anziani e cucinare, per sbrigare faccen-de domestiche. È sufficiente calibrare le esigenze e suddividerle nell’arco della giornata. Gli altri condòmini non creeranno problemi, perché una delle grandi novità di questa figura è che i suoi costi ricadono esclusivamente su coloro che la utilizzano.

Qualcuno le chiama “nuove forme di

welfare” o di “micro-welfare” ma, in concreto, significa cercare risposte a bisogni crescenti avendo risorse sempre più scarse, un sistema più agile, snello e “giovane” che presumibilmente sarà chiamato sempre più spesso a sostegno del tradizionale modello di welfare.

I vantaggi sono evidenti. Primo tra tutti la lavoratrice può mantenere tutti i suoi rapporti di lavoro in un unico condominio, senza doversi spostare, come accade spesso, in varie parti della città nella stessa giornata, con un evi-dente risparmio di tempo ed energie. Medico di base, infermiere e assistente sociale possono visitare più pazienti in una stessa visita e soprattutto per gli anziani questo tipo di formula permette di vivere in comunità, mantenendo comunque la propria privacy all'inter-no di spazi personali migliorandone la qualità della vita e mettendoli nelle condizioni di vivere al meglio e il più a lungo possibile.

Il format della "badante di condomi-nio" è stato inventato qualche anno fa ad Alessandria, in un condominio del centro storico, dove diverse famiglie combattevano la loro quotidiana e dolorosa battaglia contro malattie come l'Alzheimer o la disabilità di un parente. L'assistente sociale, che frequentava

condominialela badantesc

enar

i

futuri

periodicamente l'edificio, segnalò ai servizi sul territorio questa contigui-tà, questa prossimità anche fisica tra persone con problemi tanto diversi tra loro ma che comunque richiedono attenzione, cura e aiuto.

Nacque così, da un bisogno sociale in qualche modo condiviso, l'idea della badante di condominio, assunta

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51La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

direttamente dagli abitanti dello stabile ma formata e supervisionata da una pluralità di figure come il medico di famiglia, la Asl e l'ente locale.

Fu in quella circostanza che ad Alessan-dria, un giovane laureato e senza lavoro fisso, si è inventato questa figura ed è diventato la persona di riferimento delle famiglie dello stabile.

Da allora questo modello alternativo di assistenza familiare si è evoluto e perfezionato dal punto di vista delle mansioni da svolgere e sotto il profilo normativo.

La “badante di condominio” o “badante sociale” è diventata una delle nuove figure sperimentate in diverse realtà italiane per dare risposte concrete ai

bisogni di salute e di assistenza dei cittadini, integrando l'assistenza sociale e sanitaria e puntando su una responsa-bilità diretta del territorio. Si tratta di risposte ai bisogni della comunità che arrivano direttamente dal suo interno, interventi capillari mirati a sostenere

condominiale

La "Badante sociale"

è una badante qualificata in grado di gestire contemporaneamente più ri-chieste di assistenza per un numero determinato di ore. La badante sociale affiancherà quella tradizionale occupan-dosi di più persone, in base alle esigen-ze delle famiglie e dell’anziano e potrà, così, soddisfare situazioni diverse, dal numero di ore di assistenza al costo ri-dotto per singolo nucleo familiare.

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52 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

ASSISTENZAOSPEDALIERA

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un bisogno che diversamente sarebbe gestito forse peggio, e sicuramente in maniera economicamente più dispen-diosa per gli enti sul territorio.

Ecco dunque questa nuova figura che integra l'assistenza offerta ai cittadini dal Servizio Sanitario Nazionale, dal medico di famiglia e da tutte le strut-ture presenti. In pratica, la badante acquista i farmaci, tiene sotto control-lo e monitora il livello di salute, è una vera e propria “antenna” del medico di famiglia.

A Bologna funziona con successo già in 45 palazzi. Moldave e ucraine vanno per la maggiore, ma qualcosa sta cambiando, tanto che a Bologna tra le new entry ci sono anche le italiane. Per tutte, la giornata si suddivide tra un pianerottolo e l’altro dello stesso stabi-le. Mentre l’inquilino del primo piano schiaccia un riposino, si somministrano i medicinali all’arzilla dirimpettaia. Al secondo piano si prepara una minestra calda, dopo aver fatto la spesa per la signora anziana della scala B. Queste le premesse da contratto. Poi c’è la realtà, quella fatta di esigenze che si sovrap-pongono e concentrano tutte insieme e a seconda dei casi, alla badante istituzio-nale, viene affiancata un’altra badante di supporto.

La mattina ha gli stessi rituali per tutti: la spesa, la passeggiata, i giardinetti, quindi il pranzo e poi la cena; per non

sbarcheranno presto anche a Milano, Firenze, Cagliari, Reggio Calabria, Pra-to, Roma e in tante altre città italiane.

E la “badante di condominio” ci sarà anche a Mestre-Venezia. Con tanto di appartamento per lei. Anzi due appartamenti perché non è detto che una badante sia sufficiente per i 24 anziani presenti. Il progetto che è in via di ultimazione (la consegna dei primi appartamenti è prevista per giugno 2013), prevede che gli anziani siano se-guiti al meglio e consente la possibilità di utilizzare un sistema all’avanguardia per la trasmissione, ricezione e integra-zione dei dati siano essi fonia, internet, rivelazione gas/fumo/allagamento, antintrusione, agenda terapeutica e monitoraggio dei parametri vitali giorno e notte. Ad affiancare i sistemi di controllo elettronici, la badante di condominio che assiste quotidianamen-te tutti gli anziani e assicura una qualità di vita apprezzabile per tutti.

In realtà tutte queste esperienze stanno fungendo da apripista perché in tempi molto rapidi questi modelli verranno applicati in altre città. Teniamo presente che non è solo l’invecchiamento, ma anche la crisi economica che spinge la pubblica amministrazione a fare espe-rimenti di questo tipo. Il costo di una badante è ormai un peso insostenibile per molte famiglie, se invece questo costo viene diviso tra 5/10 famiglie, ecco che diventa sopportabile

parlare dell’ora in cui l’anziano va mes-so a letto. Sono esigenze condivise ma difficilmente sovrapponibili. L’intesa si trova a fronte dell’evidente risparmio. Eppure l’aneddotica sulle liti condomi-niali lascia poco spazio al sogno delle relazioni idilliache tra vicini di casa. I conflitti sull’utilizzo degli spazi con-divisi riempiono i fascicoli degli studi legali, figuriamoci se a essere condivisa è la badante e dietro ci sono anche que-stioni di salute. Sul punto, l’esperienza di Bologna risponde giocando la carta della storia della badante moldava di 43 anni che si è sposata e che ha invitato alle nozze anche le quattro famiglie del condominio che l’hanno assunta. Come a dire: grazie alla badante condominiale si corre anche il rischio di conoscere e persino salutare il vicino di casa.

Esperienze simili a quelle di Alessandria e di Bologna sono state testate anche a Trieste, dove un'equipe di badanti formata da tre persone, assunte in un condominio, ha permesso un aiuto integrato a persone con particolari esi-genze di salute. L'equipe ha colmato un vuoto difficile da coprire per i normali servizi territoriali e che il più delle volte gravava sulle famiglie, cioè un'as-sistenza concreta e continuativa alle persone in difficoltà attraverso anche lo svolgimento di una serie di incombenze concrete come la spesa, la banca, la posta o la riunione di condominio.

Questi progetti di “micro-welfare”

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53La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

FISCO E PREVIDENzA

Contributi e busta pagaLe badanti per essere messe in regola vanno iscritte all’INPS. L’assicurazione garantisce loro la pensio-

ne, l’indennità di maternità, gli assegni familiari, le rendite da malattie professionali e la copertura infor-

tuni. Per metterle in regola si deve comunicare l’assunzione all’INPS. Sarà poi l’INPS a inviare al domicilio

del datore di lavoro i bollettini di conto corrente da utilizzare per il versamento dei contributi. L’obbligo

assicurativo sussiste anche se la badante è già assicurata presso un altro datore di lavoro o per un’altra

attività. I versamenti poi vanno fatti anche se la badante è già pensionata o è di nazionalità estera.

Badanti regole e oneri

La comunicazione di assunzione deve essere presentata all’INPS entro le ore 24 del giorno precedente (anche se festivo) a quello di inizio del rapporto di lavoro. La comu-nicazione è obbligatoria: anche per il periodo di prova, qua-lunque sia la durata del lavoro, anche se il lavoro è saltuario e discontinuo, anche se assicurati presso un altro datore di lavoro, anche se assicurati per un’altra attività; anche se di

Dopo l’iscrizione, l’INPS apre una posizione assicurativa intestata al lavoratore domestico e invia al datore di lavoro un blocchetto di bollettini di conto corrente postale per il versamento dei contributi. L’importo del contributo è legato alla paga effettiva oraria. Se l’orario di lavoro non

Per i rapporti di lavoro domestico inferiori a 5 ore settimanali la misura del contributo orario è legata alla paga oraria. Più alta è la paga più cresce il contri-buto, che per legge è articolato su tre fasce. Quest’anno la prima fascia oraria arriva a 7,54 euro, la seconda a 9,19 e la terza da 9,19 in poi. Per sapere a quanto ammonta la paga oraria dobbiamo tenere conto anche della tredicesima mensilità che si paga a in dicembre. Mentre in tutti gli altri rapporti di lavoro subordinato l’azienda è tenuta a calcolare i contributi anche sulla tredicesima, in pratica raddoppiando la misura dei versamenti dei versamenti all’INPS, nel campo domestico la tredicesima di dicembre è esente da contribuzione, dal momento che viene “spalmata” su ogni singola paga oraria. Il calcolo della busta paga dipende dal fatto se la badante riceva o no il vitto e l’alloggio.

I gironi di festività sono: 1 gennaio (Primo dell'Anno), 6 gen-naio (Giorno della Befana), lunedì di Pasqua, 25 aprile (Festa della Liberazione), 1° maggio (Festa del lavoro), 2 giugno (Festa della Repubblica), 15 agosto (Ferragosto), 1 novem-bre (Festa di Ognisanti), 8 dicembre (Giorno dell'Immacola-ta Convezione), 25 dicembre (Natale), 26 dicembre (Santo Stefano) e il Santo Patrono della città. In queste giornate il

nazionalità straniera, anche se titolari già di pensione. Non è necessario comunicare l’assunzione nel caso in cui il da-tore di lavoro domestico intenda fare ricorso a prestazioni di lavoro di tipo accessorio di natura occasionale. Il rap-porto di lavoro accessorio è regolato mediante la consegna dei cosiddetti "voucher" che contengono la retribuzione e la contribuzione INPS e INAIL.

supera le 24 ore a settimana, il contributo orario è com-misurato a tre diverse fasce di retribuzione; se l’orario di lavoro è di almeno 25 ore settimanali, il contributo è fisso per tutte le ore retribuite.

L’assunzione

I contributi

Paga e contributi

Festività

Paga orariaSi parla di paga oraria quando la retribuzione alla ba-dante è commisurata al numero di ore lavorate. La paga oraria dipende da:

la retribuzione oraria di fatto concordata tra le parti

il valore convenzionale di vit-to e alloggio, ripartito in misura oraria

la tredicesima mensilità (gra-tifica natalizia) ripartita in misura oraria

lavoratore ha diritto al completo riposo e alla retribuzione normale. Se una delle festività sopra elencatecoincide con la domenica o nel giorno di riposo stabilito, il lavoratore ha di-ritto al recupero del riposo in altra giornata o, in alternativa, al pagamento di 1/26 della retribuzione. Se invece è lavorata è dovuto, oltre alla normale retribuzione giornaliera il paga-mento delle ore lavorate maggiorate del 60%.

deLLa Rivista deLLa Badante Aprile 2013iQuaderni

Page 54: LA RIVISTA DELLA BADANTE N. 01 2013/05

54 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

Fino a € 7,77

Oltre € 7,77 e fino a € 9,47

Oltre € 9,47

Lavoro superiore a 24 ore settimanali

La sigla CCNL è l'acronimo di Contratto Collettivo Na-zionale di Lavoro e nasce per disciplinare i rapporti tra lavoratori e datori di lavoro. Collettivo perchè riguarda

All’atto dell’assunzione il lavoratore deve presentare i se-guenti documenti:• copia di un documento di identità non scaduto • tessera sanitaria o altro documento sanitario aggiornato e attestante l’idoneità al lavoro e l’assenza di malattie pre-giudizievoli per il lavoratore o per la famiglia • copia del codice fiscale • eventuale documentazione assicurativa e previdenziale (per esempio numero di iscrizione all’INPS)

Il CCNL prevede due tipologie di rapporto:1) in regime di convivenza • a tempo pieno di 54 ore settimanali• part time fino a 30 ore settimanali per lavoratori dei livelli B, B super, C e studenti (con orario collocato in particolari fasce)

2) in regime di non convivenza • a tempo pieno di 40 ore settimanali• part time con orario settimanale liberamente concordato dalle parti

Tra le parti deve essere stipulato un contratto di lavoro (let-tera di assunzione) in forma scritta. La lettera di assunzione che deve essere consegnata dal datore di lavoro al lavoratore e sottoscritta da entrambi. Deve riportare, oltre ad evenyulai

Quanto costano i contributi

Cos'è il contratto CCnL

Lettera di assunzione (Artt. 6 e 15 del CCnL)

REtRibuzionE EffEttiVa oRaRia IMPORTO CONTRIBUTO ORARIO

senza assegni familiaricon assegni familiari

€ 1,37 (0,35)*

€ 1,55 (0,39)*

€ 1,89 (0,47)*

€ 1,00 (0,25)*

€ 1,38 (0,35)**

€ 1,56 (0,39)**

€ 1,90 (0,47)**

€ 1,00 (0,25)**

* la cifra fra parentesi è la quota a carico del lavoratore ** il contributo senza la quota degli assegni familiari è dovuto quando il lavoratore è coniuge del datore di lavoro oppure è parente o affine entro il terzo grado e convive con il datore di lavoro.

FISCO E PREVIDENzA

indistintamente tutti i lavoratori del settore oggetto del contratto e nazionale perchè vale per tutte le aziende che si trovano all'interno del territorio italiano.

Adempimenti preliminari all’assunzione (Art. 3, Legge n. 339/1958; Art. 4 del CCnL) Il lavoratore può inoltre presentare i seguenti documenti:• certificato penale e certificato dei carichi pendenti che il datore di lavoro può avere la facoltà di esaminare e re-stituire immediatamente al lavoratore, al fine di escludere ogni forma di trattamento di tale di tale categoria speciale di dati personali (normativa sulla privacy)• eventuali attestati o diplomi degli studi compiuti • attestazione di servizio o referenze per il lavoro prestato precedentemente presso altri datori di lavoro.

clausole, i seguenti elementi:

1) data dell’inizio del rapporto di lavoro2) livello di appartenenza, nonché, per i collaboratori fami-liari con meno di 12 mesi di esperienza professionale, non addetti all’assistenza di persone, l’anzianità di servizio nel livello A o, se maturata prima del 1 marzo 2007, nella ex terza categoria3) durata del periodo di prova 4) esistenza o meno della convivenza5) residenza del lavoratore, nonché eventuale diverso domi-cilio, valido agli effetti del rapporto di lavoro; per i rapporti di convivenza, il lavoratore deve indicare l’eventuale diverso domicilio, a valere in caso di sua assenza dall’abitazione del datore di lavoro, oppure confermare a tutti gli effetti lo stesso indirizzo di convivenza

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55La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

FISCO E PREVIDENzA

A) ASSUNZIONE A TEMPO INDETERMINATO, PART TIME, IN REGIME DI CONVIVENZA

Esempi di lettera d'assunzione

6) durata dell’orario di lavoro e sua distribuzione7) eventuale tenuta di lavoro fornita dal datore di lavoro8) collocazione della mezza giornata di riposo settimanale in aggiunta alla domenica, o alla diversa giornata di riposo settimanale considerata festiva per la religione professata dal lavoratore e concessa dal datore di lavoro9) retribuzione pattuita 10) luogo di effettuazione della prestazione lavorativa nonché la previsione di eventuali temporanei spostamenti per villeg-giatura o per altri motivi familiari (trasferte)11) periodo concordato di godimento delle ferie annuali12) indicazione dell’adeguato spazio dove il lavoratore ha di-

ritto di riporre e custodire i proprio effetti personali13) applicazione di tutti gli altri istituti previsti dal CCNL lavoro domestico

È facoltativo l’inserimento di un patto di prova utile a verifi-care il gradimento reciproco.

La collocazione dell’orario di lavoro è fissata dal datore di lavoro, nell’ambito della durata massima, nei confronti del personale convivente a servizio intero; per il personale con-vivente con servizio ridotto o non convivente è concordata fra le parti.

deLLa Rivista deLLa Badante Aprile 2013iQuaderni

Gentilissima Signora ……………………………………………………………..

Oggetto: assunzione a tempo indeterminato, part time, in regime di convivenza

Facendo seguito ai colloqui intercorsi sono lieto di informare la Sua assunzione in qua-

lità di collaboratrice domestica, convivente, a tempo indeterminato. A far data dall’inizio

da………………… Lei presterà servizio presso la mia famiglia, con domicilio e quindi luogo di lavoro

in …………………………….., via ……………………………., n°. ………….. Le mansioni che Le saranno affidate con-

sistono nella cura della casa e nell’attività di assistenza domestica con inquadramento all’in-

terno del livello ……… la retribuzione che Le riconosceremo è per lo svolgimento del Suo lavoro

farà riferimento al contratto collettivo nazionale del lavoro domestico. In particolare il Suo sti-

pendio mensile, che Le verrà corrisposto per 13 mensilità all’anno, sarà di Euro ……...........……….

Il nostro rapporto di lavoro è disciplinato dalla lettera di assunzione, dal CCNL e dalla Legge.

L’assunzione a tempo indeterminato diventa effettiva una volta superato il periodo di prova

che ha la durata di ……………….. giorni di effettiva attività lavorativa. In questo periodo il rapporto

potrà essere risolto da entrambe le parti, senza obblighi di preavviso. L’orario di lavoro è fissa-

to a tempo parziale in ……………………. ore settimanali, con il seguente dettaglio: Lei potrà godere

delle ferie annuali nel mese di agosto.

METTI SCHEDA GIORNI/MATTINA POMERIGGIO

Per quanto riguarda l’alloggio e il vitto Lei avrà a disposizione una camera arredata all’inetrno

della nostra casa e avrà diritto alla consumazione dei pasti familiari o, in caso di consumazio-

ne esterna degli stessi, Le verrà corrisposta l’indennità sostitutiva. Per quanto non previsto

dalla presente si fa esplicito riferimento alle Leggi vigenti in materia nonché al citato CCNL.

La preghiamo di restituirci copia della presente debitamente firmata per accettazione.

Distinti saluti

Luogo e data ………….............................................

Il datore di lavoro ………….....................….......... Firma del lavoratore ………….....................…..........

part time

LuN

MATTINA POMERIGGIO

MAR MER GIO vEN SAb DOM

Page 56: LA RIVISTA DELLA BADANTE N. 01 2013/05

56 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

FISCO E PREVIDENzA

B) ASSUNZIONE A TEMPO INDETERMINATO IN REGIME DI CONVIVENZA

Gentilissima Signora ……………………………………………………………..

Oggetto: assunzione a tempo indeterminato in regime di convivenza

Facendo seguito ai colloqui intercorsi sono lieto di informare la Sua assunzione in qua-

lità di collaboratrice domestica, convivente, a tempo indeterminato. A far data dall’inizio

da………………… Lei presterà servizio presso la mia famiglia, con domicilio e quindi luogo di lavoro

in …………………………….., via ……………………………., n°. …………..

La retribuzione che Le riconosceremo è per lo svolgimento del Suo lavoro farà riferimento

al contratto collettivo nazionale del lavoro domestico. In particolare il Suo stipendio mensile,

che Le verrà corrisposto per 13 mensilità all’anno, sarà di Euro ……………. Il nostro rapporto di

lavoro è disciplinato dalla lettera di assunzione, dal CCNL e dalla Legge. L’assunzione a tem-

po indeterminato diventa effettiva una volta superato il periodo di prova che ha la durata di

……………….. giorni di effettiva attività lavorativa. In questo periodo il rapporto potrà essere risolto

da entrambe le parti, senza obblighi di preavviso.

L’orario di lavoro è fissato a tempo pieno in ……………………. Ore settimanali

- al mattino dalle ore ……........……….. alle ore ………………..

- al pomeriggio dalle ore …………….. alle ore ………………..

Il Suo giorno di riposo settimanale è la domenica cui si aggiungerà il riposo di 12 ore nel

pomeriggio di …………………

Lei potrà godere delle ferie annuali nel mese di agosto.

Come previsto dal CCNL Le potrà essere richiesto del lavoro straordinario o notturno.

Per quanto riguarda l’alloggio e il vitto Lei avrà a disposizione una camera arredata all’interno

della nostra casa e avrà diritto alla consumazione dei pasti familiari o, in caso di consumazio-

ne esterna degli stessi, Le verrà corrisposta l’indennità sostitutiva. Per quanto non previsto

dalla presente si fa esplicito riferimento alle Leggi vigenti in materia nonché al citato CCNL.

La preghiamo di restituirci copia della presente debitamente firmata per accettazione.

Distinti saluti

Luogo e data ………….............................................

Il datore di lavoro ………….....................….......... Firma del lavoratore ………….....................…..........

full time

L'Art. 26 del C.C.N.L. inerente la retribuzione della malattia delle badanti. Come primo dovere, il datore di lavoro, una volta ricevuto il certificato medico entro 2 giorni dall'inizio della malattia fatto emettere dal lavoratore entro il giorno successivo al verificarsi dell'evento, avrà l'obbligo di mante-nere il posto di lavoro per un periodo di tempo variabile in base all'anzianità di servizio della badante, sia questa convi-vente che non convivente. Il periodo di conservazione del posto di lavoro è pari a:- 10 giorni di calendario (incluse le domeniche) in caso di contratto di collaborazione domestica (sia convivente che non convivente) con anzianità inferiore a 6 mesi;- 45 giorni di calendario (incluse le domeniche) in caso di contratto di collaborazione domestica con anzianità di servi-

Malattiazio compreso tra i 6 mesi ed i 2 anni;- 180 giorni di calendario (incluse le domeniche) se l'anziani-tà di servizio della colf è superiore a 2 anni.Oltre l'obbligo di mantenimento del posto di lavoro, il datore di lavoro è poi obbligato a remunerare la malattia garantendo un salario coincidente al 50% della retribuzione globale di fatto per i primi 3 giorni di calendario e pari al 100% della retribuzione globale di fatto per un numero di giorni pari a:- 8 giorni complessivi nell'anno per anzianità di servizio in-feriore a 6 mesi;- 10 giorni complessivi di calendario nell'anno per anzianità di servizio compresa tra 6 mesi e 2 anni;- 15 giorni complessivi di calendario nell'anno per contratti di lavoro con anzianità di servizio superiore a 2 anni

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57La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

"voucher" vengono acquistati all’INPS dal datore di lavoro che li utilizza poi per pagare il lavoratore che potrà riscuotere il compenso consegnando i buoni a un Ufficio

postale. Nel valore dei "voucher" sono già compresi: la quota di contributi pensionistici e assicurativi. In pratica, senza bisogno di sottoscrivere un contratto, è possibile usufruire di una prestazio-ne lavorativa nel pieno rispetto della legge.

i "voucher" o "buoni lavoro" per il lavoro occasionale e accessorio possono essere utilizzati ad esempio per la sostituzione della badante in caso di ferie o assenze tem-poranee. Specie in estate, si può avere necessità di so-stituire la persona che presta assistenza a qualcuno dei tuoi cari. anche se sono brevi, tali prestazioni lavorative devono essere in regola con le disposizioni di legge.

I "voucher", si possono acquistare e corrispondere al collabora-tore in base al numero di ore lavorate. Grazie a questi voucher non si ha la necessità di firmare un contratto, ma a chi lavora verrà riconosciuta la copertura antinfortunistica e i versamenti previdenziali. I "voucher" più diffusi valgono 10 euro lordi: in tasca alla badante ne entreranno 7,50 e il resto sarà suddiviso tra INPS e INAIL.

La legge 92/2012 delinea per questa tipologia contrattuale, nel caso dell’uso da parte di privati persone fisiche, nell’aver individuato un tetto di 5.000 euro massimi di voucher spendibili e ad anno solare, per il singolo lavoratore. È possibile acquistare i buoni lavoro con diverse modalità (telematica, presso le Poste,

i tabaccai, ecc.) e fino al 31 maggio 2013 potranno ancora essere usati i "voucher" comprati prima del 18 luglio 2012 (data di entrata in vigore della riforma), ma in base alle vecchie regole. Una volta terminata l’attività, il prestatore è remunerato con la consegna dei buoni corrispondenti alla prestazione effettuata: ogni buono equivale al valore nominale di 10 euro di cui 7,5 vanno in tasca del lavoratore.

La riforma del lavoro ha chiarito il valore orario del "voucher": salvo migliori intese tra le parti, a ogni ora di lavoro deve corri-spondere un buono. Precisata la corrispondenza "voucher/ora", si può determinare in modo preciso il tempo che ogni lavoratore può dedicare ogni anno al lavoro accessorio: di norma, non oltre le 500 ore.

in ogni caso, è bene ricordare che il semplice acquisto dei "voucher" non esonera il committente dall’effettua-re denuncia preventiva di utilizzo.

Va anche precisato che i "voucher" sono utilizzabili per le attività lavorative di natura meramente occasionale: se infatti la pre-stazione, pur essendo di carattere limitato (si pensi all’apporto lavorativo di qualche ora la settimana), si configura con le conno-tazioni tipiche del lavoro subordinato, il rapporto può scivolare nell’ambito della subordinazione.

Anche i contributi previdenziali inerenti le prestazioni di natura occasionale accessoria, retribuite con il sistema dei "voucher", possono essere dedotti dal reddito del datore

VOUCHERi buoni del lavoroI

I "VOUCHER" O BUONI LAVORO RAPPRESENTANO UN SISTEmA DI PAGAmENTO DEL LAVORO OCCASIONALE ACCESSORIO, CIOè DI qUELLE

PRESTAZIONI DI LAVORO SVOLTE AL DI FUORI DI UN NORmALE CONTRATTO DI LAVORO IN mODO DISCONTINUO E SALTUARIO

il lavorooccasionale e accessorio

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58 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

NORME E FISCO

gli stipendi si pagano con

aSSegnI o bonIfICIe guadagnano dai 1.000 euro in su al mese, non potranno essere pagate in contanti. Infatti non

si possono più effettuare pagamenti con banconote per importi superiori a 999,99 euro. Il “Decreto Salva Italia”, per contrastare l’evasione fiscale, ha vietato l’utilizzo del contante per pagamenti che superano questa cifra.

La legge parla chiaro e basta leggerla per comprenderlo “è vietato il trasferimento di denaro contante o di libretti di deposi-to bancari o postali al portatore o di titoli al portatore in euro o in valuta estera, effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi, quando il valore dell’operazione, anche frazionata, è complessivamente pari o superiore a 1.000 euro”.

Ed è questa norma che ha dei riflessi

giorno di paga per migLiaia di badanti che oggi in itaLia incasseranno dai datori di Lavoro Lo stipendio...

se superano i 1.000 euro

... con una novità

S importanti anche sul pagamento di molte retribuzioni delle badanti. Non più pagamenti con denaro “frusciante”. Per i cedolini paga il cui netto supera 1.000 euro, anche le famiglie che si fanno dare una mano da lavoratrici e lavoratori do-mestici dovranno adeguarsi con bonifici su conti correnti bancari e postali o con assegni (di conto corrente o circolari) sui quali va obbligatoriamente indicato il nome del beneficiario e la clausola “non trasferibile”.

Peraltro non è nemmeno consigliabile dividere il pagamento in tranche setti-manali, che è il primo sotterfugio venuto in mente a molti per aggirare la stretta sul contante delle norme antiriciclaggio. Non si scappa da questa che è una realtà già avviata da diversi mesi. I rischi e la facilità di “essere scoperti” sono molti e

le multe decisamente non convenienti soprattutto in un periodo come questo in cui la nostra economia è un po’ malconcia (conviene starci attenti visto che le multe per i trasgressori partono da tremila euro). Una rivoluzione questa che riguarda soprattutto i lavoratori con paghe più alte (le badanti a tempo pieno) e che ha già avuto un banco di prova sulle retribuzioni dello scorso dicembre le quali superavano spesso la soglia dei 1.000 euro perché comprendevano anche la tredicesima.

Come fare allora? Se il lavoratore non accetta o non può accettare il bonifico perché non ha un conto corrente, la solu-zione che rimane è quella di consegnargli un assegno. Questa scelta obbligata pone, tuttavia, un altro problema. Spesso i dipendenti che vengono pagati tramite

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59La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

ARCO s.a.s. è una società di servizi impegnata da ol-tre 15 anni per la ricerca di soluzioni innovative e di qualità ai problemi sociali. La società fornisce servizi di consulenza, formazione, ricerca e progettazione a gruppi, organizzazioni e istituzioni, enti del privato so-ciale ed imprese, con grande attenzione alla qualità dei processi e per il raggiungimento di soluzioni e prodotti partecipati.

Sin dal suo esordio, Arco ha lavorato in ottica multidi-sciplinare per lo sviluppo locale di partnership e reti ed ha contribuito alla sperimentazione di attività, basate sul coinvolgimento e la partecipazione degli utenti/clienti; attività che oggi sono divenute servizi a tutti gli effetti e patrimonio comune di una comunità.

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Il sostegno della domiciliarità di persone fragili e non autosufficienti, la qualificazione del lavoro di cura attraverso la valorizzazione e il riconoscimen-to formale del ruolo del caregiver e l’attivazione di percorsi formativi “leggeri” e integrati per le assi-stenti familiari, la promozione della sussidiarietà e l’attivazione di reti e partnership locali sono alcune delle proposte più significative.

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Sviluppo di Comunità

Il conto corrente è uno strumento banca-rio indispensabile per la gestione della propria moneta: serve sia ad ammini-strare i propri risparmi sia a organizzare le entrate e le uscite e ha essenzialmente

due finalità:

innanzitutto consentire la gestione del de-naro, incassando i crediti ed effettuando i pa-

gamenti; in questo modo si evita sia di conservare del denaro presso il domicilio (con i rischi che ciò comporta per la sua conservazione) e sia di portare appresso del denaro per regolare gli scambi monetari

in secondo luogo permettere di accumulare una remunerazione sui ri-sparmi depositati presso l’istituto di credito. Il conto corrente consente quindi di ricevere accrediti periodici come lo stipendio o la pensione, e di pagare le cosiddette “utilities”, come fornitura elettrica, gas o il telefono, che inviano mensilmente o bimestralmente le bollette per i servizi che hanno erogato.

In associazione al conto vengono inoltre messi a disposizione importan-ti strumenti di pagamento come assegni, bancomat e carte di credito: in questo modo si può disporre liberamente e comodamente del denaro per saldare i creditori senza dover effettuare continuamente prelievi in filiale.

La banca predispone con cadenza mensile, o trimestrale un'informativa rias-suntiva di tutto ciò che è avvenuto sul conto corrente: versamenti, prelievi, in-cassi, pagamenti e quindi il saldo iniziale e finale del conto (ovvero il saldo di inizio periodo e quello di fine periodo). Questo documento si chiama estratto conto e viene inviato al domicilio (o ad altro indirizzo se lo si desidera).

I documenti necessari per aprire un conto sono solo la carta di identità e il codice fiscale. Al momento di effettuare l'apertura del conto la banca ci farà firmare diversi moduli, di cui comunque è obbligata a rilasciare almeno una copia.

I tempi di attivazione del conto corrente sono quasi sempre immediati, mentre per avere il bancomat e la carta di credito passa in genere qualche giorno, ma mai più di due settimane.

assegni chiedono all’azienda un permesso retribuito per recarsi in banca a cambiar-li. Si ritiene che il datore di lavoro non sia tenuto a riconoscere alcun permes-so orario per il cambio dell’assegno considerando, peraltro, che la forma di pagamento appare obbligata e non più una libera scelta del datore di lavoro. Il lavoratore dovrà utilizzare i permessi a sua disposizione; se non ne dispone, si tratterà di un’assenza non retribuita.

Inoltre l’ulteriore problema del paga-mento con assegno è che molte badanti non avendo un conto corrente, hanno difficoltà a incassarlo perché gli sportelli delle banche sono restii a cambiare asse-gni a chi non è loro cliente.

Anche se con riferimento all’accredito bancario, si ritiene che sul dipendente non gravi né l’obbligo di essere intesta-tario di un conto corrente (per esempio bancario o postale), né quello di comu-nicarne gli estremi al datore di lavoro Alla luce di questa novità è consigliabile attivare un conto corrente.

Dal momento che molte badanti sono straniere all’offerta si aggiungono servizi per inviare rimesse nei paesi d’origine. Ma non solo. Molti istituti bancari per pochi euro al mese propongono oltre ai normali servizi riservati ai titolari di conto corrente tipo il bancomat, carnet di assegni, addebito automatico delle utenze, banca online, carte di credito, anche servizi accessori creati ad hoc per le badanti e per le colf

Il conto corrente

Page 60: LA RIVISTA DELLA BADANTE N. 01 2013/05

60 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

Agenzia Tu è la realtà di UniCredit nata per servire, con un modello di servizio dedicato, i nuovi protagonisti del mer-cato economico e del lavoro: cittadini stranieri e lavora-tori atipici; con prodotti e servizi pensati per soddisfare le esigenze di questa fascia di clientela e per supportarli nel loro processo di integrazione in Italia. Gli sportelli Agen-zia Tu UniCredit rendono più semplice l'accesso al mondo bancario ai cittadini stranieri, spesso vittime di complica-zioni e difficoltà linguistiche e nella comprensione del si-stema bancario italiano.

Agenzia Tu UniCredit infatti consente a molti immigrati di avvicinarsi ai prodotti bancari senza doversi servire di intermediari, trovando all'interno delle agenzie personale che parla la propria lingua e che è in grado di comprende-re al meglio le esigenze e le difficoltà nell’approcciare una Banca - magari per la prima volta - poiché ha vissuto in prima persona l’esperienza della migrazione.

Sono oltre 7.500 le assistenti famigliari già

clienti di “Agenzia Tu” UniCredit e titolari di

un conto corrente “Conto Tu Famiglia”,

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badanti, colf e babysitter straniere

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Conto Tu Famiglia

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Page 61: LA RIVISTA DELLA BADANTE N. 01 2013/05

61La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

Comodi orari di apertura che garantiscono un più facile accesso alla Banca: dal lunedì al venerdì dalle 10.20 alle 14.20 e dalle 15.45 alle 18.15.

Semplicità, trasparenza e fiducia sono i valori declinati sulle vetrine delle filiali come una promessa esplicita che Agen-zia Tu fa ai propri clienti e a tutti coloro che entreranno. Agenzia Tu Unicredit opera in Italia con 12 filiali in Italia.

“Conto Tu Famiglia” è il conto corrente dedicato a ba-danti colf e baby sitter. non è un semplice conto corrente ma un valido strumento di lavoro e per la propria fami-glia. Essere titolari di un "Conto Tu Famiglia" vi aiuta a ge-stire la vostra professione e la vostra vita in tutta serenità e senza preoccupazioni per gli acquisti, il pagamento delle utenze o più semplicemente per avere un prestito. "Conto Tu Famiglia vi permette di accedere a dei servizi apposita-mente studiati per voi.

Utile, innovativo e completo, Conto Tu Famiglia pensa alla tua formazione personale, professionale e alla tua vita quotidiana con servizi extrabancari dedicati offrendo, oltre ai servizi bancari tradizionali di un conto corrente package (carta bancomat, carta prepagata, servizio di online banking) 6 rimesse on line gratuite verso l'estero (bonifici bancari su banche estere convenzionate) e in più dedica programmi di formazione personale e professio-nale ai sottoscrittori del conto come il DVD omaggio mul-

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In più le famiglie clienti di UniCredit possono, con il ser-vizio "Reti Amiche", provvedere al versamento online dei contributi previdenziali trimestrali per i lavoratori dome-stici con un semplice click da casa.

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«L’impegno di "Agenzia Tu UniCredit" nei confronti di badanti, colf e baby sitter è ampio e totalmente ripagato dagli attestati di grande stima e fiducia che loro ci

accordano ogni giorno. Sono tantissimi gli assistenti familiari, principalmente donne, che trovano piena soddisfazione nei nostri servizi»

Cristina Proci, responsabile di "Agenzia Tu" UniCredit

Page 62: LA RIVISTA DELLA BADANTE N. 01 2013/05

62 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

… e infatti di speranza per una vita migliore ne

avevo tanta quando 13 anni fa sono arrivata in

Italia. Da quel lontano anno 2000 di lavori ne ho

svolti molti. Da badante che per andare a lavorare facevo più di

60 chilometri al giorno in bicicletta, a donna delle pulizie dalle

4.00 del mattino alle 10.00, ai tanti lavoretti saltuari che trovavo

come lo stiro, le pulizie e la babysitter.

Fu proprio facendo la badante presso una coppia di anziani, Giu-

seppe 87 anni e Assunta 82, due persone per le quali riassettavo la

casa, stiravo e cucinavo, che una sera, dopo alcuni anni che la-

voravo per loro, proposi per uscire dalla solita routine di provare

una cena russa. Loro accettarono di buon grado. Così quella sera

mi recai in un piccolo negozio che vendeva i prodotti del mio

paese, feci la spesa e tornai a casa a preparare la cena.

Sui fornelli, mentre preparavo, i miei due anziani amici mi chie-

devano cos’erano i prodotti che avevo acquistato. Erano molto

interessati dalle scritte in cirillico sulle confezioni. C’è da dire che

Giuseppe durante la Seconda Guerra Mondiale aveva parteci-

pato alla campagna di Russia e quelle scritte gli ricordavano la

sua gioventù e una certa Lyudmyla (me lo disse in un orecchio,

di nascosto, in maniera che Assunta non sentisse…). Preparai

la “grechka” (grano saraceno bollito) con le verdure e del pollo

tagliato finemente.

Fu entusiasmante. In quei semplici gesti mi sembrò di ritornare

nel mio paese e per loro l'emozione di scoprire la cultura culina-

ria della Russia. Servii i piatti e tutti mangiammo con piacere il

cibo che avevo preparato. Piacque così tanto che me lo chiesero

anche per i giorni seguenti. Per diversi giorni mangiammo la

grechka al posto della più tradizionale pasta e del pane. Dopo

qualche tempo la nostra alimentazione era passata da quella

tradizionale italiana a un mix di cucina italiana e russa.

Un giorno venne a farci visita il medico di famiglia per il controllo

periodico. Fu una sorpresa per tutti quando scoprimmo che la

glicemia di Assunta era scesa. In effetti, non lo sapevo nemmeno

io, il grano saraceno oltre a non contenere assolutamente glutine

e quindi può essere mangiato dai celiaci, ha un valore proteico

simile a quello della carne e sembrerebbe che contenga anche

un principio attivo chiamato chiroinositolo che potrebbe avere

un ruolo fondamentale nella cura del diabete mellito. Il medico

successivamente mi ha confermato che questa sostanza contenu-

ta nel grano saraceno sarebbe in grado di abbassare di quasi un

quinto la glicemia.

In quel momento, visto che ebbi la conferma che quel cibo pia-

ceva anche agli italiani, pensai di poterlo commercializzare. Nella

mia testa si materializzò l’idea di aprire un punto vendita che

vendesse i prodotti della mia Russia e che soprattutto li facesse

conoscere: come prepararli, cucinarli, le qualità alimentari e

come servirli a tavola.

Inseguendo quello che era un mio sogno e che credevo potesse

diventare realtà, mi iscrissi a un corso per ottenere l’abilitazione

REC. Di giorno lavoravo, sbrigavo le solite incombenze per accu-

dire i miei anziani e la sera, durante le ore di riposo, frequentavo il

corso. Dopo quasi cinque mesi di corso, di impegno a frequentare

le lezioni e a studiare le diverse materie, sostenni l’esame e ottenni

la tanto sudata abilitazione. Furono mesi molto impegnativi, lo

riconosco però ero determinata in quello che era il mio progetto.

Successivamente cercai un posto dove poter aprire il punto ven-

dita, Io e mio marito Valentin girammo per settimane alla ricerca

di un luogo, facilmente raggiungibile, dove poter parcheggiare

senza difficoltà l’auto e soprattutto che fosse un punto di riferi-

mento sia per i russi che per gli italiani.

Finalmente dopo tanto girare lo trovammo. Chiedemmo un

piccolo aiuto in banca e lo prendemmo in affitto. Lo arredammo

tutto in modo che fosse un luogo piacevole e soprattutto in modo

che il merchandising fosse comprensibile da tutti.

Lo chiamammo Valmart e da allora, molti sono stati i clienti che

hanno continuato a venire a trovarci e a fare la spesa. Un po’ per

info

rmaz

ion

e p

ub

bli

cita

ria

Arrivare in Italia e svolgere il lavoro di badante, per molte donne dell’Est, rappresenta un punto di partenza per iniziare una nuova vita. È questo il caso anche di Laryssa che a 23 anni è partita da un paesino di una delle repubbliche dell’ex Unione Sovietica ed è arrivata in Italia con due borse della spesa di plastica piene di abiti, 300 dollari e tanta speranza di costruire una nuova vita…

Page 63: LA RIVISTA DELLA BADANTE N. 01 2013/05

63La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

la curiosità di conoscere i prodotti alimentari russi, tutti i cibi e le

ricette delle 15 repubbliche dell'ex URSS, un po’ perché abbiamo

scelto di offrire il massimo della qualità, prodotti tutti selezionatis-

simi, a un prezzo accessibile e davvero concorrenziale.

Per un servizio ancora più completo abbiamo affiancato al punto

vendita un portale internet in russo e in italiano con tutti i nostri

prodotti che possono essere acquistati 24 ore su 24, a qualsiasi

ora del giorno e della notte. Il portale www.valmart.it ha una

grafica elegante e intuitiva e oltre a permettere a tutti non solo di

comporre e acquistare dei menù tipicamente russi ma soprattutto

proietta il visitatore nei gusti, nei profumi, nella cultura e nella

tradizione della “Madre Russia”.

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Arrivare in Italia e svolgere il lavoro di badante, per molte donne dell’Est, rappresenta un punto di partenza per iniziare una nuova vita. È questo il caso anche di Laryssa che a 23 anni è partita da un paesino di una delle repubbliche dell’ex Unione Sovietica ed è arrivata in Italia con due borse della spesa di plastica piene di abiti, 300 dollari e tanta speranza di costruire una nuova vita…

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64 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

Piazza unità d'Italia, trieste

erto fino a qualche anno fa non lo avrei consi-derato possibile: sarebbe stato inimmaginabile pensarmi lontana da loro. Era troppo intenso il legame che mi teneva saldamente vincolata

ai miei figli. Poi è successo, è capitato l’inconcepibile, sono partita, mi sono allontanata, e così ho compreso che tutto è possibile e ciò che cambia è solo la gradazione di dolore che fa da sfondo al destino.

Sono giunta a Trieste in un giorno limpido d’autunno. La bora soffiava fredda sollevando le foglie vorticanti che gli alberi, giorno dopo giorno, rendevano alla terra. Mi guardavo attorno sorpresa di ritrovarmi in una città sconosciuta dove le persone parlavano una lingua che non mi era famigliare, ma dove le foglie staccate dal ramo cadevano a terra com-ponendo gli stessi arabeschi che abbozzavano le foglie che scendevano nel giardino di casa mia. Soltanto i miei pensieri e i miei sogni forse.

A Trieste ero da poche settimane la "badante" della madre di Bice. Una vecchia signora ipoacusica e che parlava poco.

Storia di olgaArrivare in Italia come clandestina, lasciare la famiglia nel proprio paese, trovarsi a ricominciare un nuovo lavoro, una nuova vita, sono i temi di questo racconto a puntate. Nella testimonianza di Olga troviamo le impressioni, i sentimenti, le situazioni di chi giunge in Italia e che sono comuni a tutti coloro che arrivano qui per svolgere il lavoro di "badante".

Usava per lo più i gesti come i sordomuti. Meglio per me che di italiano ne sapevo ben poco.

Bice aveva necessità di parlarmi e allo scopo mi aveva invitata a cena in pizzeria con suo marito. Era la prima volta da quan-do ero giunta in Italia che non cenavo a casa in compagnia di un anziano e che avevo l’occasione di uscire e frequentare un ambiente pubblico.

Considerai questa come un’occasione adeguata per vestire abiti eleganti, ma una volta giunta al ristorante, fu imme-diatamente evidente il mio errore di valutazione. Gli italiani attorno a me indossavano abiti comodi, informali: soprattutto jeans e magliette. Ciò che balzava agli occhi nel confronto con i ristoranti del mio paese era che in Italia la gente sorrideva poco e non dava confidenza ai vicini. Dalle mie parti si andava al ristorante per dimenticare il lato amaro della giornata, la fatica e tutto quanto non andava, e aiutati dalla musica, si scherzava e si rideva, fino a scordare ogni cosa.

Tornai con i pensieri al presente perché mi sentii chiama-re "Olga - mi diceva Bice - che pizza vuoi mangiare e cosa vuoi bere?" La guardai smarrita per un po’ di tempo e poi decisi di chiederle aiuto. "Lei può aiutare me per scegliere?" Pizza Margherita, capricciosa, prosciutto e funghi, diavola... Guardai ancora Bice, poi il menù e infine indicai con la punta del dito quella con il prosciutto e i funghi. Avevo sentito la signora anziana dire a Bice di comprarle del prosciutto al supermercato. L'avevo assaggiato anch’io e mi era piaciuto.

Mangiammo in silenzio. Ognuno di noi solo con sé stesso. Io pensavo a casa e ai miei figli. Mi chiedevo come era trascorsa la loro giornata. Immaginavo la tavola imbandita e il festoso vociare di cinque bimbi riuniti attorno a una minestra fumante. Imma-

C

racconto a puntate

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65La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

Castello di Miramare, trieste

Storia di olgaArrivare in Italia come clandestina, lasciare la famiglia nel proprio paese, trovarsi a ricominciare un nuovo lavoro, una nuova vita, sono i temi di questo racconto a puntate. Nella testimonianza di Olga troviamo le impressioni, i sentimenti, le situazioni di chi giunge in Italia e che sono comuni a tutti coloro che arrivano qui per svolgere il lavoro di "badante".

ginavo il mio posto vuoto e ciò mi strappava ai miei ricordi e mi riportava alla realtà del mio presente. Questa al-talena di sensazioni diverse mi sbatteva ritmicamente, avanti e indietro,

come un’onda sulla spiaggia. Dalle campagne di casa mia, al mare triestino; dall’Est povero da cui provenivo, all’opulenza di un Occidente che non sapeva sedurmi, perché se vi ero giunta non era stato per il piacere di andarmene per il mondo ma per necessità, e allontanandomi da casa mi ero separata da ciò che amavo e che era importante per me.

Il mio nome è Olga e nel vostro paese sono stata clandestina per diversi mesi.

La signora che assisto e che riceve le mie cure mi chiama "Olga" molte volte al giorno, ma quando sento la sua voce nominarmi è come se si parlasse d’altri. D’altronde come potrebbe essere diverso. Vivo in Italia e il mio pensiero, tutti i miei sogni, sono nel mio paese dove vivono i miei figli. Divisa tra il mio lavoro, l'assistere una donna anziana non più autosufficente, che a sua volta pure lei, nella sua vita, ha messo al mondo dei figli, li ha fatti crescere, li ha mandati a scuola e fatti studiare all'università, e che adesso, dopo i tanti sacrifici per i figli, si ritrova a convivere con l'Alzheimer, e i miei figli, con il pensiero per il loro futuro. Io e la mamma di Bice, in questo siamo simili. Entrambe siamo delle donne, delle mamme, che hanno dedicato la propria esistenza per i figli.

Quando sono partita, Victor allora aveva solo tre anni. Mentre dormiva sono andata ad accarezzarlo e a baciarlo, e bagnan-dolo con le mie lacrime l’ho salutato. Da allora sono passati cinque anni e mi sorprende, come dopo tutto questo tempo, il mio bimbo, al telefono, mi chiami ancora mamma.

"Victor, amore, mamma non può ancora tornare a casa".

Quando Victor ha cominciato la scuola gli ho comperato e spedito ciò che serviva e che lo avrebbe fatto sentire orgo-glioso. Papà e mamma quel giorno non c’erano e a fare da supplenti ci hanno pensato i fratelli più grandi. Sono loro che

così come le speranze e le paure. Mi sentivo chiusa come in una botte senza via d’uscita.

Dopo quasi un anno ero ancora senza documenti e senza la possibilità di rivedere i miei figli. Mi sembrava incredibile di aver resistito così a lungo. Non sapevo di essere così forte. Capisco sempre più che solo mettendoci alla prova riusciamo a scoprire i lati nascosti del nostro carattere. Sta-vo cambiando. Stavo imparando da questa gente che niente si può lasciare al caso.

Mi sono affezionata a questo mare, alla collina carsica e ai trie-stini. Mi piace questo loro ordine e mi piace il loro mantenere la parola data. Mi incanta in generale l’organizzazione. Tutte cose che da noi spesso mancano. Ho scoperto che dietro la diffidenza di tante persone si nasconde un carattere generoso e un animo sensibile. Non a tutti facciamo pena per il nostro destino. Spero anzi che anche da noi si possa imparare qual-cosa. Ho nostalgia della mia casa, del mio paese, della pianura che fila liscia fin dove in lontananza riesci a intravedere l’oriz-

hanno registrato, strappandosi vicendevolmente la telecame-rina di mano, il filmino, che non mi stanco mai di rivedere, e che documenta l’orgoglio e la fierezza del mio cucciolo mentre saluta i fratelli e varca la soglia dell’edificio scolastico.

Mentre osservo il mio ometto, già così apparentemente sicuro di sé, affrontare con coraggio le nuove sfide, percepisco sulle mie gote le lacrime della tristezza mescolate a quelle della gioia e lascio che il mio cuore si sfoghi dei suoi crucci. Ciò mi aiuta a tener duro e a non arrendermi.

Non posso negarlo, all'epoca, la lontananza dai miei bambini lacerava il mio cuore, ma cercavo di negarlo. Davanti agli altri volevo mostrarmi fiera e forte. Forte come quando per la prima volta ho camminato per le vie di Trieste e affrontato tutte le novità di una nuova vita in un paese straniero. A quell’epoca tutti i miei pensieri giravano intorno alla ricerca di un lavoro per guadagnare soldi e mandarli ai miei figli rimasti soli. I giorni e le notti continuavano ad andare e venire

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66 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

zonte, qui mascherato dalle colline dell’entroterra.

Nel mio paese sono vissuta in una piccola cittadina di campa-gna. Avevo frequentato la scuola di otto classi nel nostro paese e altre due del liceo in un paese vicino. Mi sarebbe piaciuto proseguire con la scuola per infermieri ma il mio percorso scolastico si è fermato a dieci classi.

Ho iniziato a lavorare prima come operaia in una fabbrica, poi come ausiliaria in una scuola materna. Ho fatto perfino il muratore per due anni e ho venduto biglietti sull’autobus. Ero una ragazza carina, bassa di statura e snella. Nei miei occhi azzurri e profondi penso brillasse l’innocenza di un'adolescen-te con tanti sogni per la sua vita. Quando avevo circa 16 anni i ragazzi del paese cominciarono a corteggiarmi.

Mi sono sposata molto giovane, così com’è tradizione nel mio paese. Il ragazzo scelto si chiamava Vladymir. Era più o meno della mia stessa statura, e quando lo guardavo negli occhi sen-tivo come un formicolio in tutto il corpo. Mi ero innamorata ma poi con gli anni l’amore se n’è andato lasciando al suo posto l’amarezza per un matrimonio che affondava sempre più nel pantano di una famiglia che non è mai stata famiglia.

Mio marito è stato per tanti anni presidente della coope-rativa del paese nell’epoca comunista. Quasi tutta la terra apparteneva allo stato e la gente si doveva accontentare di piccole particelle di terreno dove coltivare un po’ di patate, cipolle, verdure, ecc. Il futuro di una ragazza a quei tempi comprendeva per forza il matrimonio e il crearsi una famiglia. Faceva parte della tradizione e della mentalità ereditata dalla generazione precedente.

Raggiunta la maggiore età, a volte anche prima, la ragazza doveva scegliere il ragazzo che più le piaceva e sposarsi. Io mi ero sposata dopo tre anni di fidanzamento. Un’eccezione alla regola forse, ma di sicuro abbiamo lasciato che le cose andassero da sé. La festa di matrimonio è durata un giorno e una notte, secondo la tradizione. La mattina del sabato siamo andati in muncipio per il rito civile, nel pomeriggio in chiesa per sposarci davanti a Dio. La sera è seguita la grande festa

nel tendone costruito nel recinto di casa di mio marito.

La gran parte della gente è venuta solo la sera, quando si mangia, si beve e si balla, e alla fine si regalano dei soldi, ciascuno secondo le proprie possibilità. Qui interveniva anche l’orgoglio delle famiglie, soprattutto quelle dei parenti, una specie di concorrenza tra chi regalava più denaro. C’era nei nostri paesi, e credo si mantenga tuttora, un orgoglio smisurato in tutte le cose che si facevano. Di fronte agli altri dovevi essere come loro o superiore a loro, altrimenti facevi parte del mondo delle persone anormali. Il ricordo della mia partenza per l’Italia è ancora vivo. Erano tante le donne che se ne andavano in uno dei paesi dell’Occidente. Lo scopo era sempre

quello di cercare un lavoro per poter offrire ai propri figli una vita migliore. Molte donne, specie se separate o divorziate, vivevano in povertà e non potevano offrire ai loro figli la possibilità di vestirsi normalmente, di mangiare cose buone, di proseguire gli studi oltre a quelli dell’obbligo e di sposarsi. Così decidevano di partire e andare lontano a cercare fortuna.

Alla sofferenza per la mancanza dei mezzi di sostentamen-to per i figli si sostituiva quella affettiva con cui dovevano convivere giorno per giorno. Seguivano l’esempio delle altre donne che avevano già imboccato la strada verso l’Occidente, dove si sentiva che si poteva fare il lavoro come badante pres-so le famiglie benestanti italiane e guadagnare dei bei soldini.

L’ostacolo più grande da superare era il pagamento del viaggio. Si ricorreva solitamente alle agenzie di turismo o agli accompagnatori che si facevano pagare un sacco di soldi. Il denaro veniva preso in prestito con interessi enormi. La som-ma addebitata aumentava ogni due mesi del 15%. Il viaggio in Italia poteva costare anche 3.000 euro. Il sogno di guadagna-re qualche centinaia di euro al mese le spingeva a sfidare la paura di ciò che dovevano affrontare.

Il timore si trasformava in coraggio, forza e speranza. Gli ostacoli delle difficoltà iniziali sembravano insormontabili ma lasciavano intravedere lo spiraglio di un futuro diverso. La maggioranza di queste donne metteva la loro fiducia in Dio, soprattutto perchè i sacrifici per intraprendere questa strada erano non solo per aiutare sé stesse ma i loro cari. Per quan-to riguarda il viaggio io sono stata fortunata. Mi aveva aiutata uno dei miei due fratelli che girava spesso all’estero con dei gruppi folcloristici. In uno di questi viaggi aveva portato in Italia anche me.

La mia partenza per l’Italia è stata decisa assieme ai miei figli riuniti intorno al tavolo. Mi avevano incoraggiata a partire promettendomi che avrebbero fatto i bravi e che si sarebbero presi cura di casa e del piccolo Dimitriy. Partii verso l’Italia in una notte stellata nell’estate del 2007. Di giorno andai a salutare mia madre che abitava poco lontano di noi. "E così te ne vai anche tu come tante altre, abbandonando i figli" disse

Castello di san giusto, trieste

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67La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

mia madre. "Mamma - mi venne da urlare - non li abbando-no, voglio solo fare il meglio per loro". "Sì, ma sai cosa vuole dire crescere senza una madre... lo sai vero?". "Sì, mamma - le risposi - può essere crudele da parte mia, ma sai che abbiamo sempre vissuto senza aver abbastanza soldi per vivere decentemente, per finire tutti i lavori alla casa. Poi i figli gran-di hanno bisogno di denaro anche per la scuola. Io sono stufa di questa vita di sofferenza, ti prego di capirmi. E se ho questa possibilità perchè non afferrarla e cambiare qualcosa?".

"Tu non sai a che cosa vai incontro" affermò mia madre. "Sarai sola tra estranei... e più che altro mi fanno pensare questi tuoi figli. Come faranno?". "I miei figli si prenderanno cura l'uno dell’altro. Poi chiedo anche a te di andare a trovarli ogni tanto. Inoltre ci sono i miei due fratelli, in particolare Oleg, mi ha assicurato che li veglierà. E ti ricordo che hanno anche un padre". "Si, un padre che sta perlopiù nella capitale e si gode la sua vita".

"Che Dio ti benedica figlia mia" disse afflitta mia madre. Ri-uscì infine a farmi piangere e non vedevo l’ora di scappare. La baciai sulle guance e tornai a casa sulle vie polverose e piene di buche del paese. Incontrai alcuni uomini anziani e dei bambini che si giocavano davanti all’entrata del cortile.

Salutai il piccolo Dimitriy mentre dormiva. Salutai la casa, la terra, i due gatti, il cane che abbaiava nel cortile. I figli più grandi, tranne Ivan che aveva la febbre, mi accompagnarono alla macchina con cui mio fratello Oleg venisse a prendermi per portarmi al paese da dove si partiva per l’Italia la mattina presto del giorno dopo con l’autobus messo a disposizione del gruppo folcloristico.

Lasciavo alle spalle il mio mondo per andare in un altro total-mente nuovo e sconosciuto. Il vuoto cominciava a formarsi dentro lo stomaco. Era il vuoto che ogni giorno degli anni trascorsi lontana da casa si riempì un po’ alla volta di solitudine e nostalgia.

Arrivai a Trieste dopo una sosta di un paio di giorni a Verona da una mia cognata. Lì mi dissero che era difficile trovare un lavoro perché il mercato era quasi tutto occupato dalle donne venute prima di me. Così ho preso il treno e sono venuta a Trieste per cercare fortuna. Quasi tutto mi sembrava strano.

Nella mia testa si mescolavano spe-ranze e paure, tristezza e gioia...

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68 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

hanno collaborato a questo numero

Psicologa di comunità e formatrice, è socia fondatrice di ARCO, Società di Servizi per i

processi partecipati, che da oltre 15 anni si occupa di welfare e politiche sociali. Dal 2005 si interessa di sostegno, forma-zione e qualificazione del lavoro di cura (sia per quel che ri-guarda le assistenti familiari straniere che i caregiver familiari) e promozione della domiciliarità attraverso l’attivazione e la partecipazione della comunità locale.

Dottoressa Barbara LEONARDI Verso un patto per la cura

pagina 8

Counselor laureatasi in scienze e tecniche psicologiche a Catania e in psicologia speri-

mentale e neuroscienze cognitivo-comportamentali a Padova, esperta in psicologia dell’invecchiamento, è autrice del libro “Anziani, famiglie e badanti”. Da anni collabora con enti e associazioni dedicati alla terza età e all’interculturalità. Attual-mente ricopre il ruolo di responsabile del centro PrivatAssi-stenza di Selvazzano Dentro (PD).

Dottoressa Giuseppina LA BARBERAIl colloquio per l'assunzione della badante

pagina 12

Psicologa Psicoterapeuta, specializzata presso l'Università di Padova in Psicologia del Ciclo di

Vita. Da anni si occupa di sostegno psicologico ed educativo alle famiglie, collaborando col privato sociale ed enti pubblici.

Dottoressa Angela FRAGIACOmOLa famiglia come datore di lavoro

pagina 15

Diplomato ISEF e dottore in Scienze Motorie da più di 35 anni si occuopa di allenamento e

di educazione motoria. Nel corso della sua attività profes-sionale da più di 25 anni opera con gruppi di adulti inse-gnando le attività compensative da posture. Personal trainer, preparatore atletico, allenatore ha sviluppato un programma di preparazione all'anzianità.

Dottor Gabriele NALINLa stimolazione motoria

pagina 40

Medico-chirurgo, specialista in Chirurgia Ge-nerale. Per diversi anni ha ricoperto il ruolo di

dirigente medico del settore sanitario età adulta per l’USL21. Da sempre coinvolto nella medicina territoriale, in particolare come medico coordinatore presso residenze protette, case di riposo, al servizio della tutela degli anziani. Responsabile della Guardia Medica dell'ULSS16 e Responsabile della Struttura Intermedia.

Dottor Roberto BERNARDIInvecchiare: meglio presso

il proprio domiciliopagina 20

Infermiere, coordinatore e docente nei corsi per gli O.S.S. Dopo 18 anni come infermiere in area critica, ha ricoperto i ruoli di Coordinatore Infermieristico A.D.I., Coordinatore Infermieristico in Terapia Intensiva e per oltre 10 anni quello di Coordinatore Infermieristico in R.S.A. All’attività professionale ha sempre affiancato quella di for-matore ricoprendo per oltre 21 anni il ruolo di docente nei corsi O.S.S. in diversi enti formativi, (ULSS 16, Istituto Con-figliachi, I.A.L.) insegnando materie quali i principi generali ed elementi di assistenza, assistenza alla persona nelle cure igieniche, attività domestico alberghiera, nozioni di primo soccorso, orientamento al ruolo e rielaborazione del tirocinio e attività di tutoraggio nei tirocini.

Dottor Roberto GREGGIODove e come trovare l'assistenza

infermieristica del S.S.N. per gli interventi a domicilio

pagina 35

Medico-chirurgo, Specialista in Geriatria, Dottore di ricerca in Reumatologia e Geriatria sperimentali e cliniche, esperto nella cura dell’Ipertensione Arteriosa e in Bioetica. Professore a contratto di Medicina Interna/Bioetica presso la Scuola di Specializzazione in Geriatria (Università di Padova) e Coordinatore Scientifico del Corso di perfezio-namento post-laurea (Università di Padova) “Comunicazio-ne emotiva e relazione terapeutica di aiuto e di cura, nelle professioni sanitarie e sociali”. Docente di Bioetica presso la Fondazione Studium Generale Marcianum (VE), la Fondazione Lanza di Padova, e a Master universitari di I e II livello presso l’Università Sacro Cuore (Roma). Presidente della Associazio-ne “Panthakù”. Responsabile della U.O.S. dipartimentale: “Am-bulatorio Polifunzionale per la gestione dell’anziano fragile” del Dipartimento Interaziendale ad Attività Integrata dell’Anziano. Azienda ULSS 16 - Azienda Ospedaliera di Padova".

Dottor Valter GIANTIN Invecchiamento della popolazione, complessità del paziente anziano e

nuovo popolo di badantipagina 24

Direttore EditorialePier Francesco Rupolo

Direttore Responsabile Dario Tortora

Coordinatore RedazionalePietro Stella

Fotografie Michele Simionato

IllustrazioniRiccardo Stecca

Hanno collaborato a questo numero:Chiara Bassato, Beatrice Doretto, Zina Tiscul, Lyudmyla Vlasyuk, Yuliya Vlasyuk.

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Padova il 11.03.2013 n° 2317

StampaCENTROOFFSET MASTER SRLVia Bologna, 1/235035 Mestrino (PD)

La Rivista della Badanteè pubblicata da

di Pier Francesco RupoloVia Timavo, 1935030 Selvazzano Dentro PD

badantewww.larivistadellabadante.it

Per collaborare scrivete a: [email protected]

Laureata in Ingegneria Forestale, Dottorato di ricerca in Ecologia Forestale, ha frequentato il

Master in Diritto, Economia e Politica del'Unione Europea e diversi corsi di perfezionamento nell'ambito sociologico e dell'immigrazione. Dal 1997 opera nell'ambito dell'immi-grazione e intermediazione linguistica culturale collaborando con enti pubblici, istituzioni e patronati.

Dottoressa Vojsava ZAGALIRegolarità del soggiorno delle badanti

pagina 42

COPIA OMAGGIO E NON IN VENDITA

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69La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

mAGGIO - GIUGNO 2013

Il prossimo numero de "La Rivista della Badante" sarà in distribuzione gratuita a fine giugno...

3 INTRODUZIONE "La Rivista della Badante" la prima per le badanti e per le famiglie

4 BADANTILa badante nella famiglia italiana

7 CHI è LA BADANTECinque domande e risposte

8 VERSO UN PATTO PER LA CURA L'incontro tra famiglia e assistente familiare

12 IL COLLOqUIO PER L'AS-SUNZIONE DELLA BADANTE Il vademecum per la selezione

15 LA FAmIGLIA COmE DATO-RE DI LAVOROCerca badante

18 IL DATORE DI LAVORO ImPOSSIBILE

20 INVECCHIARE: mEGLIO PRESSO IL PROPRIO DOmICILIO I centri diurni, una valida alternativa

24 INVECCHIAmENTO DELLA POPOLAZIONE, COmPLESSITà DEL PAZIENTE ANZIANO E NUOVO POPOLO DI BADANTIScenari futuri per l'assistenza famigliare

30 STRATEGIA E PIANO D'AZIONE PER L'INVECCHIA-mENTO SANO IN EUROPA, 2012-2020L'Organizzazione Mondiale della Sanità parla di anzianità

32 ESIGENZE ALImENTARI DELL'ANZIANO E DELLA BA-DANTECome armonizzarle

35 DOVE E COmE TROVARE L'ASSISTENZA INFERmIE-RISTICA DEL S.S.N. PER GLI

INTERVENTI A DOmICILIO

38 COmE SI mISURA LA PRES-SIONE ARTERIOSA Come fare

40 LA STImOLAZIONE mOTORIA Come tenersi in forma con piccoli gesti quotidiani

42 REGOLARITà DEL SOGGIORNO DELLE BADANTI Aspetti pratici

45 IL mODELLO VENETOInvecchiare bene si può

46 ECONOmIA DOmESTICA Tre semplici regole

48 INTERNET La sicurezza prima di tutto

50 LA BADANTE CONDOmINIALE Scenari futuri

53 FISCO E PREVIDENZA de "La Rivista della Badante"

57 VOUCHER, I BUONI DEL LAVOROIl lavoro occasionale e accessorio

58 GLI STIPENDI SI PAGANO CON ASSEGNI O BONIFICI SE SUPERANO I 1.000 EUROLa retribuzione per le norme antiri-ciclaggio

64 STORIA DI OLGA Il racconto a puntate

70 L'OROSCOPO DELLA BADANTE

INDICE

24Invecchiamento

della popolazione, complessità del

paziente anziano e nuovo popolo di

badanti

iQuaderni

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70 La Rivista deLLa Badante Maggio 2013

della badante

ToroSiete fortemente sollecitate sul piano mentale, con la voglia di sudiare e proget-tare cose nuove. Venere, Sole e Marte vi ricordano che le ragioni del cuore sono sempre presenti. La distanza che vi separa non può diventare un alibi: da qui a giugno avrete bisogno di tutta la tua determinazione.

VergineOgni cambiamento vi mette in agita-zione. Osservate la natura attorno a voi: ciclicamente tutto si ripete, ma pur ripetendosi ogni cosa non è mai uguale a se stessa. Lasciate libero chi amate di poter essere se stesso. non c’è amore che possa durare se costretto entro una gabbia.

CapricornoIl vostro umore, in questo periodo, è molto più positivo rispetto a quello che avevate questo inverno. La Luna è, infatti, uscita dall'opposizione e vi rende molto più sicuri di voi stesse. Riuscirete a essere protagoniste di un rapporto interpersonale che negli ultimi mesi si era mostrato un po' problematico.

GemelliÈ straordinario come in questo periodo ogni cosa si incastrerà armonicamente all’altra donandovi la sensazione di essere baciate dalle fortuna. Fate attenzione però, siate prudenti. Non sempre la dea bendata si rivela attraverso la lotteria e i gratta e vinci. Le vie della fortuna sono spesso imprevedibili e per cogliere l’occasione propizia ser-vono attenzione e intelligenza.

BilanciaQuando vi prende l’agitazione non c’è modo di avere pace e vi appiccicate al telefono più del solito. Le stelle vi sug-geriscono di comunicare il vostro stato d’animo a chi vi è vicino: ai parenti, alle amiche o ai familiari del vostro assistito, se avete confidenza. Quello che conta è che non restiate a macerare nel vostro brodo: incollate al telefono, ma isolate dal mondo.

AcquarioIl periodo si rivelerà sotto il segno proficuo della creatività. Le persone a voi affidate godranno del beneficio di esservi vicine. Sarete stimolanti e saprete rinnovare molti dei gesti quotidiani diventati ormai, dopo tante ripetizioni, frusti e inguardabili. Per quelle tra voi dall’animo più sbarazzino, la fase fertile potrà portare un nuovo eccitante amore.

CancroSe sarete coerenti con quanto avete sempre detto di voi, nessuno potrà rimproverarvi e la vostra strada si rivelerà meno impervia del previsto. Potrà sembrare una questione di poco conto, ma per voi che vivete male ogni separazione, sarà importante la coerenza per poter credere in voi stesse.

ScorpioneFate valere la vostra professionalità. Le vostre doti e le capacità vi mettono al riparo dalla critica superficiale e dal dubbio. osservatevi allo specchio e riconoscete in voi la forza che vi è propria e che non ti ha mai abban-donata. a giugno fate attenzione alla alimentazione.

PesciPeriodo contrassegnato da alti e bassi. A volte le montagne russe possono essere divertenti, ma starà a voi saper trovare nuovo slancio da ogni fase di discesa. Verso giugno sarete chiamate a dover fare una scelta impegnativa. Respirate profondamente e fate appello alla vostra innata capacità di intuizio-ne. Per il resto Marte è con voi.

LeoneFate attenzione. In questo periodo siete circondate dalla diffidenza e l’aria attorno a voi è poco respirabile. Ciò che potete fare è di mantenere un comportamento cristallino, a prova di critica, e di affron-tare ogni prova senza avere nulla da na-scondere. Confidate su voi stesse, ma siate consapevoli che la realtà alle volte è profondamente ingiusta.

SagittarioUn periodo fatto d’incontri e ispirato dal cuore. Da un po’ vi mancava un respiro così ampio, ora finalmente potrete go-dere dei vostri affetti. Tanto avete fatto per loro e tanto riceverete. é il vostro momento. fate attenzione solo agli ultimi giorni di maggio per-ché potreste soffrire per le solite emicranie.

ArieteQuanta diffidenza vi crea la generosità del prossimo. Il vostro orgoglio vi spinge a fare da sole e a cercare in voi stesse tutte le risorse utili a chiude-re un affare che vi sta a cuore e che seguite da tempo. aprite il vostro cuore alla fiducia, non capita tutti i giorni di incontrare dei veri amici.

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