LA RIVISTA DELLA BADANTE N. 06 2014/10

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1 LA RIVISTA DELLA BADANTE Ottobre 2014 GRATUITA numero 6 ottobre 2014 Speciale RICONGIUNGIMENTO FAMILIARE ASPETTI PRATICI L'ASSISTENTE FAMILIARE IN ITALIA DALLA FORMAZIONE AI PROBLEMI SOCIALI E DI INTEGRAZIONE Il "bonus Irpef" di 80 euro anche per le badanti www.larivistadellabadante.it Il voucher universale per i servizi alla persona e alla famiglia FISCO ALLENIAMO ASSIEME LA MENTE animazione a domicilio Appunti

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LA RIVISTA DELLA BADANTE” È LA PRIMA RIVISTA GRATUITA DEDICATA ALLE BADANTI E ALLE FAMIGLIE CHE HANNO ANZIANI, PERSONE PORTATRICI DI DISABILITÀ PSICOFISICHE O COLPITE DA DIFFERENTI PATOLOGIE E CHE NECESSITANO DI ASSISTENZA CONTINUATIVA

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1La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

GRATUITA numero 6 • ottobre 2014

Speciale

Ricongiungimento familiaRe

aspetti pRatici

l'assistente familiaRe in italia Dalla foRmaZione ai

pRoBlemi sociali e Di integRaZione

Il "bonus Irpef" di 80 euro anche per le badanti

www.

lariv

istad

ellab

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te.it

Il voucher universale per i servizi alla persona e alla famiglia

fisco

ALLENIAMOASSIEME LA

MENTEanimazione a

domicilio

Appunti

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2 La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

PISA

BRINDISI

MOLDOVA

RUSSIA

UCRAINA

ITALIA

GENOVA

ALGHERO

CAGLIARI

OLBIA

PALERMOCATANIA

CROTONE

LAMEZIA

BARI

TRIESTE

CHISINAU

MOSCA

SAN PIETROBURGO

MILANO

ROMA

VERONA

KIEV

BOLOGNA

VENEZIA

TORINO

Spre Moldova,Rusia și Ucraina,din toată Italia

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3La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

lazione si è allungata, ciò comporta che settori sempre più ampi di popolazione arrivino ad età avanzate, in Italia ci sono oltre 10 milioni di persone anziane (over 65 anni), di cui molti pensionati con un reddito insufficiente a provvedere alle necessità quotidiane, spesso soli, senza pa-renti, amici o vicini su cui poter contare ed il numero è destinato ad aumentare. Ciò evidentemente implica la necessità, che ancora prima è dovere morale e co-scienza sociale, di conoscere e riconoscere il ruolo delle persone più deboli garanten-dogli il mantenimento delle condizioni di autosufficienza, una discreta indipenden-za, sottraendoli all'isolamento sociale al quale spesso vengono relegate. E così l'at-tività di sostegno delle badanti rappresen-ta molto più di un lavoro assicurando alle persone più fragili dignità ed equità. Papa Francesco conclude con la più semplice delle frasi ma che ha un significato tra i più alti. "Grazie tante a voi!". Il Suo ringrazia-mento a tutte voi significa molto più di un semplice grazie. È il riconoscimento del vostro lavoro e della vostra opera quoti-diana a favore degli anziani e delle persone con difficoltà di autonomia. È il ringrazia-mento per quello che fate costantemente a favore delle persone fragili. È con quel "grazie" che il Papa e tutta la Chiesa vuol far sentire la propria vicinanza a tutte voi/noi. Grazie Papa Francesco

Lo ha detto Papa Francesco, domenica 15 giugno 2014, al termine dell'Angelus in Piazza San Pietro. Un discorso che ci ha gratificati e al tempo stesso riempiti di gio-ia. Ed è proprio su questa frase, sulle pa-role del Santo Padre, che iniziamo questo nuovo numero della rivista perché, anche se quel 15 giugno è già lontano, l'eco di quelle parole riecheggiano ancora adesso a distanza di quattro mesi e ci fanno ri-flettere. Per quello che è il nostro sentire come redazione sono tre i concetti di quel-li espressi che evidenziano la vicinanza del Santo Padre a noi badanti.

Il primo, quello della "provenienza da tante parti del mondo". Sì perché è vero, badanti e colf arrivano da tanti paesi qui in Italia. Arrivano con tante speranze come quella di un lavoro, di uno stipendio, con la speranza di poter sostenere e aiutare i propri figli che rimangono in patria. Par-tono da situazioni spesso svantaggiate con la più sincera delle speranze ovvero quel-la di una "vita migliore". Papa Francesco Bergoglio è anche lui figlio di italiani emi-grati in Argentina. Di padre piemontese e di madre ligure, nato e cresciuto a Buenos Aires, conosce la situazione di tutte voi che avete lasciato i vostri paesi. Anche lui conosce il sacrificio di tante famiglie che sono partite dal proprio paese per andare all'estero a lavorare ed è con queste parole

Il ricongiungimento familiare: aspetti pratici su come farlo

Viaggio nel lavoro di cura. Un'indagine promossa da Acli Colf e Patronato Acli

PISA

BRINDISI

MOLDOVA

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numero6Editoriale«Un pensiero speciale va alle collaboratrici domestiche e badanti, che provengono da tante parti del mondo e

svolgono un servizio prezioso nelle famiglie, specialmente a sostegno degli anziani e delle persone non autosufficienti»

che ha voluto significare la propria vicinan-za a tutte voi.

Il secondo concetto è rappresentato da quel "servizio prezioso" espresso nelle pa-role di Papa Francesco. Il lavoro di badante è importante. C’è chi pensa che le badanti arrivate da altri paesi abbiano tolto lavoro alle donne italiane ma siamo in molti in-vece a credere che queste signore umili e disponibili anche ai servizi più impegnativi risolvano un problema che noi da soli non siamo capaci di risolvere. Il fatto più serio e che sarebbe ingiusto non evidenziare è che in molti casi il ricorso alla badante non è la ricerca di un aiuto a causa di esigenze di lavoro ma una vera e propria consegna del nostro caro a qualcun altro per toglierci di torno un peso. Anche per questo non è un lavoro semplice, per certi versi è una pro-fessione/non professione estremamente dura ma che proprio per la sua specificità è diventata indispensabile per tutta la società italiana. "Tante volte noi non valorizziamo con giustizia il grande e bel lavoro che fan-no nelle famiglie". Un pensiero pieno di gratitudine alle badanti, una categoria di persone che si dedica al servizio degli altri, degli anziani, soprattutto quando sono soli.

Il terzo concetto è il "sostegno degli an-ziani e delle persone non autosufficienti". È indubbio che la vita media della popo-

Segnaliamo in questo numero

Ospedale culturalmente competente: prevenzione e conoscenza

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4 La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

C di Pier Francesco Rupolo

he il lavoro di badante fosse difficile non ave-vo dubbi ma che fosse così "tanto" difficile non me lo sarei mai immaginato. Infatti per

una volta, per una giornata intera, ho provato in prima persona cosa volesse dire fare assisten-

za a un "nonno". Senza dubbio era un'esperienza che mi mancava e per il direttore di una rivista che si inti-tola "La Rivista della Badante" è stata un'opportuni-tà davvero importante.

L'occasione è arrivata quando l'amica della redazione Tatiana, moldava, che da più di 10 anni fa da badante al signor Vittorio, un'anziano ex colonnello dell'esercito, autonomo ma non del tutto, ha dovu-to richiedere una sostituzione per un giorno per andare al Consolato del pro-prio paese a completare delle burocrazie che le venivano richieste. Fu così che un pomeriggio di fine agosto ricevetti la tele-fonata di Tatiana che mi espose la necessità di avere a disposizione una giornata per il rinnovo del permesso di soggiorno del marito e che nessuna delle ba-danti che conosceva poteva sostituirla. Le proposi di sostitu-irla io. A quella mia affermazione si mise a ridere però dopo averne parlato a lungo riuscii a convincerla. Ci salutammo e ci accordammo per la sostituzione. L'appuntamento sareb-be stato il giorno successivo.

Ore 7.00Arrivo di primo mattino a casa del signor Vittorio nella pri-ma periferia della città per ricevere le consegne da Tatiana. Mi lascia un foglio con la lista delle cose da fare. Le discu-tiamo assieme e subito dopo parte per il Consolato. Inizio il mio servizio di assistente famigliare. Il signor Vittorio ha 86 anni, da quasi 20 è vedovo e da circa 10 c'è Tatiana che

gli prepara da mangiare, gli ricorda di prendere le medicine, lo accompagna la fare a spesa, puli-

sce casa e lo aiuta in tutte quelle cose della quotidianità che da solo non riesce più a

svolgere. Ex colonnello dell'esercito in pensione ha un carattere forte e au-toritario anche se con il passare degli anni ha iniziato a dimenticarsi le cose. Da sempre indipendente e amante del-la propria autonomia, da qualche anno

l'artrosi alle ginocchia lo costringe a usa-re un deambulatore per muoversi.

Ore 7.10Seguendo le indicazioni di Tatiana entro in casa del signor Vittorio. Le difficoltà iniziano subito perché mi sono di-menticato di chiedere a Tatiana quale fosse la chiave per entrare nell'appartamento del mio assistito. Piccola di-menticanza che potrebbe essere trascurabile se non mi fosse stato dato un mazzo di almeno cinquanta chiavi.

Un'introduzione diversa dal solito. Il direttore de "La Rivista della Badante"

ha fatto da badante al signor Vittorio per 12 ore: il diario della giornata

Ore 7.00

Ore 7.10

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5La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

Sono in ritardo e per il signor Vittorio (il colonnello) la precisione rimane un obbligo. Provo chiave per chiave.

Ore 7.25 Con 15 minuti di ritardo e dopo aver provato e ri-provato ciascuna chiave del mazzo riesco ad aprire la porta e trovo il signor Vittorio in piedi sul deambulatore e in pigiama che mi guarda con piglio severo. Chiedo scusa e inizio la mia giornata lavorativa. Preparo il caffè, tiro fuori dalla creden-za i biscotti, scaldo il latte e allestisco la tavola. Il signor Vittorio si siede e mentre gli servo la colazione. Gli faccio prende-re le medicine della mattina che Tatiana mi aveva preparato in un blister. Finita la colazio-ne accompagno il signor Vittorio al bagno. Tatiana mi ha assicurato che Vittorio è capace di arrangiarsi da solo in bagno ma vedendo quel bagnetto stretto, pieno di spigoli vivi e con i tappetini per terra non nego che sono un po' preoccupato per la sua incolumità. Mentre Vittorio si lava e si fa la barba io vado in camera da letto per riassettare il letto e preparare i vestiti che Vittorio avrebbe messo. Dalla camera tendo l'orecchio per sentire se va tutto bene in bagno. Ogni rumore sobbalzo e mi dirigo alla porta del bagno chiedendo se tutto è apposto. Lezione n° 1: una badante in casa è sempre preoccupata. Non c'è mai un momento in cui si possa rilassare.

Ore 8.00Vittorio è vestito e pronto. Lavo velocemen-te i piatti e le tazze e usciamo di casa per il nostro giro mattutino. Giornale, poste per pagare una bolletta e supermercato per la spesa. Il tutto in un raggio di 300 metri, un percorso brevissimo, se non fosse per la camminata len-ta di Vittorio. Pazienza. Prima tappa: l'edicola. Sollevata dal piano stradale da un marciapiedi alto 20 centimetri. Troppo

alto per Vittorio. Cerco se lì vicino c'è una rampa dalla quale salire con il deambulatore e dopo un po', non trovandola, ci rinuncio. Acquisto io il giornale lasciando il mio assisti-to praticamente in strada. Tappa successiva: l'ufficio postale.

Oggi è giorno di pensioni e pagamenti e la posta è piena di gente. Inoltre quest'ufficio è molto pic-

colo e non ha la prenotazione con il numero. Confidando che qualcuno di buon cuore ci

faccia passare avanti, aspettiamo in coda il nostro turno. Dopo quasi un'ora riuscia-mo ad arrivare allo sportello e a pagare la bolletta. Terza tappa: il supermerca-to per fare la spesa. Io con il cestino e

Vittorio sempre al mio fianco che mi indica cosa vorrebbe mangiare. Vorrebbe

acquistare molti prodotti ma il budget per la spesa è davvero minimo. Purtroppo non ha

una pensione ricchissima e Tatiana e i suoi parenti si sono raccomandati di spendere al giorno non più di

8 euro (un po' più di 50 euro alla settimana). Un po' pochi ma me li faccio bastare con disappunto di Vittorio che vor-rebbe comprare più prodotti. Prendo verdura fresca al banco dell'ortofrutta e una bistecca di manzo in offerta speciale.

Per il mio pranzo opto per una barretta energetica so-stitutiva del pasto da 40 centesimi. Finiti i nostri

giri, sempre molto lentamente, torniamo a casa per preparare il pranzo. Lezione no. 2 Gli anziani (e i disabili) spesso incontrano delle barriere archi-tettoniche che gli impediscono di fare anche le cose più elementari come ac-quistare un giornale, spesso non hanno corsie preferenziali nei luoghi pubblici

ovvero aspettano come tutti gli altri e le badanti devono fare economia (molta) quan-

do vanno a fare la spesa.

Ore 11.30Faccio accomodare il signor Vittorio in soggiorno a leggere

Ore 7.25

Ore 8.00

Lezione n° 1: una badante in casa è sempre preoccupata. Non c'è mai un momento in cui si possa rilassare.

Lezione n° 2: gli anziani (e i di-sabili) spesso incontrano delle barriere architettoniche che gli impediscono di fare anche le cose più elementari come ac-quistare un giornale, spesso non

hanno corsie preferenziali nei luoghi pubblici ovvero aspettano

come tutti gli altri e le badanti devo-no fare economia (molta) quando vanno

a fare la spesa.

Ore 11.30

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6 La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

il quotidiano sulla sua poltrona preferita mentre io in cucina inizio a preparare il pranzo. Ci vuole molta fantasia: la spesa è davvero minuscola e a preparare un pranzo equilibrato la vedo davvero difficile. Mentre preparo le pentole chie-do al mio assistito di raccontarmi di quando dalla Basilicata è arrivato in Lombardia per fare il militare, di come ha conosciuto la moglie e di quando si è sposato suo figlio. Pur-troppo i ricordi vanno e vengono e mi dice di non ricordare il nome del figlio. In compenso mi racconta dei suoi ge-nitori, dell'infanzia e del periodo della Guerra. Gli pongo altre domande ma sembra che Vittorio preferisca leggere il giornale. Continuo in silenzio la prepara-zione del pranzo e apparecchio la tavola. Lezione no. 3: gli anziani spesso dimenticano gli avvenimenti recenti mentre quelli dell'infanzia e della gioventù no.

Ore 12.30 Tavola pronta e pranzo preparato. Accompagno Vittorio al bagno per lavarsi le mani e pran-ziamo. Pranza Vittorio, molto lentamente, e io mangio la mia tavoletta energetica. Tra il poco e il niente è meglio il poco. Lezione no. 4: se la badante non vuole morire di fame deve farsi la spesa per pranzo e cena con le proprie risorse.

Ore 13.30Dopo il pranzo do a Vittorio le medicine, guardiamo il telegiornale, accompagno Vittorio al bagno e lo preparo per il pisolino pomeridiano. Messo a letto torno in cucina. Spreparo la tavola, lavo i piatti e metto tutto in ordine. La mattinata è stata impegnativa e mi siedo sul divano davanti alla televisione per vedere i titoli di coda del telegiornale. Purtroppo è giovedì e nella lista di Tatiana il giovedì è il giorno della pulizia dei vetri di casa. Tra me e me penso che con questi nuovi pro-dotti per la pulizia della casa farò velocissimo. Invece. Cercando di non fare rumore che possa disturbare Vittorio, inizio dalla fine-stra del soggiorno. Spruzzo uno spray e passo con la pezza umida. Il risultato è molto lontano da quello che immagi-navo. Il vetro è ricoperto di aloni e no so cosa fare. Chiamo al cellulare Tatiana e mi faccio spiegare cosa fare. Dopo più di due ore finisco la pulizia di tutti i vetri di casa. Ho la schiena e le braccia doloranti e puzzo di varechina. Mi brucia il naso e la lingua e avverto dei giramenti di testa. Possibile un'intossicazione dall'inalazione di sostanze chimiche. Lezione no. 5: quando il proprio assistito riposa, la badante

continua a lavorare. Lezione no. 5 bis: aerare sempre gli am-bienti che si puliscono se si usano detergenti chimici.

Ore 15.30Dopo aver rimesso in ordine la casa, pre-

paro la merenda. Té con il limone e tre biscotti di crusca. Vado in camera e sve-glio Vittorio che ancora sta riposando. Alzarsi dal letto e rivestirsi nuovamente è un'operazione lunga e alle 16.00 ri-

usciamo a prendere il tè con i biscotti. Siamo nuovamente pronti per riprendere

la giornata. Inizio a guardare con ansia l'o-rologio per vedere quanto tempo manca al

ritorno di Tatiana. Mancano ancora poche ore.Lezione no. 6: per la badante la giornata non finisce

mai.

Ore 16.30Fuori non fa più tanto caldo e decidiamo di fare una passeg-

giata al parco sotto casa. Camminiamo per un po', sempre molto lentamente lungo il sentierino

del parco pieno di buche e che mi fa temere che Vittorio possa cadere da un momento

all'altro. Dopo un po' ci sediamo su una panchina vicino a delle badanti anch'esse sedute con altrettanti anziani e anziane. Converso con due di loro. Racconto

che sono in sostituzione, di cosa ho pre-parato per pranzo e della pulizia dei vetri.

Loro mi raccontano di come sono arrivate in Italia, che da più di dieci anni fanno le ba-

danti e di come sia difficile assistere gli anziani e contemporaneamente gestire tutte le cose della

casa. Vittorio nel frattempo, completamente avulso dalla nostra conversazione, guarda malinconico un gruppetto di bambini che giocano a pallone nel campetto davanti a noi. Provo a chiedergli qualcosa ma non mi bada.Lezione no. 7: i momenti di socializzazione per le badanti

sono davvero rari.

Ore 18.00Torniamo a casa e prepariamo assieme la cena. È rimasto ben poco di quello che abbiamo acquistato al supermercato la mattina. Sedano, carote e qualche pata-ta così decido di preparare una minestra

di verdure. Nel frigo trovo un pezzo di pollo e così lo aggiungo. Tuttosommato

non dovrebbe andare proprio male come cena. Metto a sedere Vittorio al tavolo della

cucina e gli accendo la televisione piccola men-tre spelo le patate e preparo le altre verdure. Pulisco

le carote e le faccio a pezzettini. Pulisco il sedano e metto tutto assieme in un pentola a pressione. Anche chiudere la

Lezione n° 3: gli anziani spesso dimenticano gli avvenimenti recenti mentre quelli dell'infanzia e della gio-ventù no.

Ore 12.30

Ore 13.30

Lezione n° 4: se la badante non vuole morire di fame deve farsi la spesa per pranzo e cena con le proprie risorse.

Lezione n° 5: quando il proprio assistito riposa,

Ore 15.30

Lezione n° 6: per la badante la giornata non finisce mai.

Ore 16.30

Lezione n° 7: i momenti di socializzazione per le badanti sono davvero rari.

Ore 18.00

la badante continua a lavorare. Lezione n° 5 bis: aerare sempre gli ambienti che si puliscono se si usano detergenti chimici.

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7La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

pentola a pressione si rivela un'operazione difficile. Nel frat-tempo ritento qualche tipo di conversazione con Vittorio ma sembra che non sia molto interessato a parlare. Conti-nuo in silenzio a preparare la cena. Lezione no 8: la badante lavora in silenzio.

Ore 18.45La cena è pronta. Porto Vittorio a lavarsi le mani e lo siedo nuovamente al tavolo. Lo aiuto a mettersi il bavaglio e cena. Avendo finito le mie scorte alimentari della giornata osservo il mio assistito che mangia. Gli chiedo se gli piace la mine-stra che ho preparato e lui annuisce senza dire una parola. Nel frattempo gli preparo le medicine per la sera con un bicchiere d'acqua. Ri-guardo l'orologio. Manca poco. Tatiana dovrebbe tornare tra mezz'ora. Quando Vittorio ha finito di cenare e prendere le sue medicine, spreparo la tavola, lavo i piatti, pulisco tutta la cucina e carico la lavatrice con i panni da lavare. Tatiana mi aveva detto di accenderla la sera così si risparmia sui costi dell'elettricità. Provo ad accenderla ma non riesco a capire come si fa. Cerco il libretto delle istru-zioni e non lo trovo. Visto che sono pochi li lavo a mano nella vasca del bagno. Striz-zati per bene li stendo sullo stendino nel pogiolo. E intanto il tempo passa. Lezione no 9: la badante deve sapere usare gli elettrodomestici di casa (e io non so neppure accendere una lavatri-ce).

Ore 19.15Tatiana dovrebbe essere già arrivata ma non si vede. Provo a chiamarla al cellulare e mi dice di avere pazienza altri dieci minuti perché c'è parecchio traffico e l'autobus va avanti a passo di lumaca. Allora Vittorio inizia a preoccuparsi e mi chiede dov'è sua figlia e perché non torna. Piccolo parti-colare che non avevo considerato per tutta la giornata. Vitto-rio pensa che sia sua figlia a prendersi cura di lui e della sua casa, a preparargli da mangiare e a seguirlo giorno e notte. Piange e si lamenta dell'assen-za di Tatiana. Cerco di rassicurarlo dicen-dogli che sarebbe tornata tra pochissimo ma tutti i miei tentativi sembrano vani. Lezione no. 10: le badanti diventano dei famigliari.

Ore 19.30Arriva Tatiana. Finalmente. Tiro un sospiro di sollievo. Vittorio si rasserena. Le racconto com'è andata la giornata. Le dico che le difficoltà incontrate sono state diverse e tra le più banali. Dall'a-pertura della porta di casa, all'attesa alla posta, al dover fare risparmio quando si va a fare la spesa, alle pulizie di casa se

Ore 19.30

Ore 19.15

Ore 20.30

Lezione n° 8: la badante lavora in silenzio.

Ore 18.45

non si conoscono i prodotti e "come fare". Le confesso che quello che poteva sembrare un lavoro facile è stato per me difficile e impegnativo. Non le nego che pensavo di avere a

disposizione del tempo libero soprattutto quando Vit-torio era andato a riposare nel pomeriggio ma

che in effetti non è stato così. La difficoltà maggiore è stata quella di entrare in sinto-nia con il signor Vittorio. Anche fare due chiacchiere, parlare del più e del meno, scambiarsi due parole giusto anche per farsi semplicemente compagnia è com-plesso con un anziano che vive il pre-sente con il pensiero al proprio passato. Tatiana sorride come a volermi far capire

che lei tutti i giorni, 24 ore su 24, fa quello che io ho svolto in sole 12 ore. Mi confer-

ma inoltre che le uniche occasioni in cui riesce a parlare con qualcuno è quando va al parco e trova

altre badanti per discutere del più e del meno. Le giornate passano, lavorando molto, prendendosi cura di Vittorio e so-prattutto sempre e comunque nel silenzio. In questi anni si è affezionata al signor Vittorio. Effettivamente è come se fosse sua figlia e non nega il fatto che più passa il tempo più vede

il suo assistito indebolirsi e reagire sempre di meno agli stimoli che provengono dall'esterno. Pur-

troppo pur rimanendo sempre indipenden-te, con l'avanzare dell'età lo vede sempre più malinconico e sempre meno disposto a conversare. Le restituisco le chiavi di casa e il foglietto con gli appunti che mi aveva lasciato. Guardo l'orologio per un'altra volta.

Ormai fuori inizia già il tramonto. Le giornate hanno cominciato ad accorciarsi. È il momento

che me ne vada e faccia ritorno a casa. Tatiana prende Vittorio sottobraccio e mi saluta chiudendo la porta di casa. Rimango un altro poco davanti alla porta chiusa e ripenso a tutta la giornata trascorsa con il signor Vittorio e a come pas-serà i prossimi giorni Tatiana. Camminando verso casa non

riesco a non ripensare a quello che ho fatto per sole 12 ore. Alla colazione che ho preparato, alle barriere archi-

tettoniche, a quei silenzi così assordanti dentro quell'appartamento. Ripenso soprattutto a tutte quelle badanti che per scelta o per

necessità svolgono questa professione che ancora ora, anche se la crisi si fa sentire e la disoccupazione avanza sempre più, in poche ancora sono disposte a fare. Tor-nando a casa ne vedo ancora di assisten-

ti famigliari che tornano per preparare la cena presso le abitazioni dei propri assistiti.

Si riconoscono e un po' come loro mi sento anch'io dopo l'esperienza di quella giornata. Sono

arrivato. Apro la porta di casa. Mi guardo indietro e nel mio ultimo pensiero di quella giornata il ricordo di tutte le Tatiana, Lyudmyla, Helena, Alina che domani si sveglieran-no e continueranno a fare le badanti ad altrettanti Vittorio.

Lezione n° 9: la badante deve sapere usare gli elettrodomestici di casa (e io non so neppure ac-cendere una lavatrice).

Lezione no. 10: le badanti di-ventano dei famigliari.

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8 La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

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9La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

ANImAzIoNE A domIcILIo

ALLENIAMO INSIEME LA

MENTEtesto di Barbara Gamba

incontro tra due persone per qualsiasi mo-tivo avvenga rappresenta un viaggio, un viaggio è sempre la ricerca di qualcosa che spesso manca e che non è possibile trovare

se non ci si distacca da ciò che già si conosce lasciando qualco-sa per fare spazio a qualcosa d’altro.

Ogni viaggio, ogni partenza conduce a un ritorno, si parte e si torna sempre, a casa però si ritorna un po’ più ricchi, più consapevoli del pro-prio io e del mondo che ci circonda.

Questo viaggio, interiore e fisico è il percorso che ogni giorno l’anziano e l’assistente familiare compiono per in-contrarsi portando con sé l’essenziale: se stessi con le proprie paure, difficoltà, incertezze e aspettative per essere disponi-bili a vivere l’esperienza che il viaggio e la sua meta, l’incontro appunto offre come la possibilità di provarsi, confrontarsi, vivere insieme la quotidianità trovando risorse per donarle ancora un senso.

Spesso quando si cerca di descrivere la Terza Età l’immagine che ricorre è l’autunno, un tempo dove i colori divengono espressione di ricordi, sensazioni e profumi e dove l’ammira-

zione è legata a come si invecchia, a come si ricorda e a quanto si ama il presente.

L’anziano non nega ciò che è stato il suo agire, non lo riman-da a un futuro che verrà, ma lo penetra profondamente e lo rappresenta quotidianamente. Il passato non è rimpianto

ma ricchezza assoluta e il presente bagaglio del passato è la dimensione privilegiata su cui l’assistente fa-

miliare agisce. Ed è qui nella quotidianità che l’oggi offre, che l’operatore con discrezione e rispetto può trovare strumenti facili ma ugualmente importanti per valorizzare e ricondurre l’anziano attraverso un passa-to non da dimenticare ma da far emerge-re, al suo presente.

Il percorso di "ri-orientamento cogniti-vo", è uno strumento che ha lo scopo di aiu-

tare anziani affetti da demenza senile, "orien-tandoli" nel tempo e nello spazio e stimolando

l'assimilazione di nozioni semplici, che riguardano le persone che li circondano o gli oggetti di uso comune. Si rivolge a soggetti che presentano confusione mentale, diso-rientamento spazio-temporale, perdita di memoria, soggetti che spesso necessitano di assistenza per un decadimento fisico e cognitivo più o meno lento.

L’

Appunti

"Se ricordo chi fui, diverso mi vedo e il passato è il presente della memoria" da “Odi di Ricardo Reis” di Fernando Pessoa

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10 La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

Si ricorda come si stirava una voltae quando ha avuto il suo primo ferro da stiro elettrico?

immagini attuali

Cercare vecchie immaginidella città e contrapporle a

Le funzioni cognitive sono quelle che ci permettono di per-cepire gli stimoli dell’ambiente, di rappresentarli in modo astratto, di riconoscerli e comprenderli, di decidere, in base a queste rappresentazioni, quale comportamento sia meglio mettere in atto. Insomma ci consentono di relazionarci, di or-ganizzare e finalizzare il nostro comportamento, interagendo con la realtà.

Le funzioni cognitive sono l’attenzione, la percezione, la capa-cità di conoscere come muoversi e il farlo in modo adeguato, la memoria. Una delle funzioni che tende a risentire mag-giormente del fattore età è sicuramente la memoria; ciò viene vissuto dall’anziano come un’inevitabile perdita di efficienza e svalutazione della propria persona. La possi-bilità perciò, di mantenere il più possibile abilità residue e individuare nuove strategie per rispondere ancora in modo soddisfacente a problemi quotidiani costituisce un’importante risorsa per l’anziano, che può aiutarlo a sentirsi ancora “vivo”.

Tale percorso di mantenimento comincia intrapren-dendo insieme una sorta di “viaggio ideale”, che inizia dal passato e arriva al presente, all'oggi, condividendo e imparando a conoscere, soprattutto grazie all’aiuto dei familiari, eventi importanti, ma non dolorosi e sofferenti della vita dell’anziano con cui si interagisce.

La rievocazione infatti, di momenti difficili, temi quali lutti, la guerra, ecc. non trattati da personale preposto ed esperto posso-no, portare a una incapacità di gestione dell’emotività dell’assistito con conse-guenze anche gravi. I ricordi e racconti dell’anziano invece supportati da vecchie fotografie, personali e non, ci permette di conoscere meglio la persona con cui ci relazioniamo e aiutarla a differenziare il passato dal presente.

È necessario porre attenzione ad evitare di soffermarsi sol-tanto sulle esperienze passate, perché ciò, rischierebbe di rin-forzare la naturale tendenza delle persone anziane a sentirsi protagoniste solo di quel periodo di tempo agevolando invece la ricerca di differenze, similitudini e connessioni con il conte-

sto storico, sociale attuale.

Cercare vecchie stampe della città e contrapporle a immagini attuali, pensare ad esempio ai giochi dell’infanzia e cogliere l’occasione paragonandoli a quelli del nipote permette di tro-vare insieme similitudini e differenze che aiutano la mente a ritrovare la dimensione del presente. Le stesse differenze cul-turali, di tradizioni o usi tra operatore e assistito rappresen-tano sicuramente un’ulteriore ricchezza di dialogo che deve essere valorizzata.

Argomenti come vecchie ricette, abiti, mestieri di una volta, antiche sagre e feste pae-sane, la scuola, canzoni, permettono di stimolare la memoria autobiogra-fica ed episodica, e soprattutto di cre-are un dialogo, una relazione profon-da di fiducia reciproca.

Esempi1) Nella sua casa aveva il focolare? Cosa si mangiava più spesso e chi cucinava, quali sono i sapori e i profumi che ricor-da?

2) Guardiamo adesso insieme la sua cu-cina, come cuciniamo noi, dove teniamo il cibo?3) Si ricorda come si stirava una volta… e quando ha avuto il suo primo ferro da stiro elettrico?4) Ha mai avuto la Lambretta, la Vespa? 5) Quando ha imparato a guidare e quale

è stata la sua prima auto?6) Adesso quale è l’auto di suo figlio, le piace,

che colore è?

Naturalmente questi sono solo spunti per dialoghi possibi-li, importante è tenere a mente che non si deve sottoporre l’anziano a una serie di domande valutando la risposta più o

Ha mai avuto la Lambretta, la Vespa?

Esempi1) Nella sua casa aveva il foco-lare? Cosa si mangiava più spesso e chi cucinava, quali sono i sapori e

i profumi che ricorda?2) Guardiamo adesso insieme la sua cucina, come cuciniamo noi, dove te-niamo il cibo?3) Si ricorda come si stirava una volta… e quando ha avuto il suo primo ferro da stiro elettrico?

4) Ha mai avuto la Lambretta, la Vespa?

5) Quando ha imparato a guidare e quale è stata la sua prima auto?6) Adesso quale è l’auto di suo figlio, le piace, che colore è?

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11La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

meno corretta o adeguata ma la ricerca di costruire una comunicazione che coinvolga entrambi, e soprattutto sia dettata dal desi-derio di ascoltare e conoscere chi si ha di fronte.

Si può successivamente con pochi strumenti proporre anche a domicilio attività utili per suppor-tare le diverse abilità cognitive: l’orientamen-to nel tempo, l’orientamento nello spazio, l’attenzione visiva, alcune, funzioni logiche e funzioni mnesiche, divertendosi.

Provare a organizzare insieme le attività quotidiane, pensare a ciò che si può fare selezionando le cose e collocarle nei giusti momenti della giornata, aiutan-dosi anche con un grande orologio rappresenta una prima attività utile a scandire il tempo.

EsempioLa mattina dobbiamo andare… a messa, nel po-meriggio… vedremo quel programa, alla sera faremo…”Altra attività possono aiutare a stimolare la me-moria di facce e nomi.

EsempioProvare a chiedere all’anziano che accudite senza che vi stia guardando se ricorda di che colore sono i vostri occhi? o i capelli? nella maggior parte dei casi di certo non lo saprà o sbaglierà, provate allora a mettervi davanti a lui a farvi guardare e poi a girarvi e ripetergli la domanda.

Potete rifarlo con i figli e i nipoti utilizzando fotografie pre-senti in casa… o visualizzando insieme gli oggetti presenti in un ambiente e andando poi a curiosare su chi di voi ha rag-giunto il numero maggiore di oggetti riconosciuti.

Il riconoscimento può essere fatto anche durante la prepara-

zione di qualche pietanza particolare far odorare piante aro-matiche, spezie di uso comune e insieme ricercarne il nome

stimola oltre che la vista, l’olfatto.

Capita spesso che un anziano disorientato non riesca a vestirsi in maniera adeguata alla sta-gione o al tempo esterno. Prima di aiutarlo a

vestirsi è bene insieme ricordare che giorno è, il mese, e guardare dalla finestra se c’è il sole o piove, un altro espediente è quello di realizzare insieme un guardaroba ade-guato alla stagione cercando di evitargli confusione nella scelta degli abiti e scarpe

da indossare relativi a stagioni differenti.

Il tutto nell’ottica della promozione del-la sua autonomia e soprattutto della sua capacità decisionale elemento portante di ogni attività proposta.

Altre attività possono essere fatte ascoltando musica o vecchie canzoni

e ricordando il nome del cantante o autore, o solo trovando insieme categorie di ogget-

ti che possono essere collocati in un determinato ambiente o magari di uno stesso colore. Provare a

creare categorie di oggetti, presenti in cucina, ali-menti suddivisi per colore o cimentarsi in attivi-tà più complesse come indovinelli o vecchi detti popolari può essere davvero utile ma soprattut-

to divertente.

Le attività proposte, mai imposte e di breve durata, meglio proposte al mattino quando l’attenzione dell’anziano è più alta, come sempre devono coinvolgere e per questo piacere ad entrambi.

Ognuno può trovare stimoli condivisibili e proponibili che permettano all’anziano di investire sulle proprie potenzialità, permettendogli di sentirsi vivo e impegnato affinché la vita stessa acquisti un senso nel suo divenire e trascorrere, valoriz-zandolo in primis come persona e non solo come malato, si possono ottenere risultati inattesi e gratificanti che conduco-no a un nuovo viaggio

Usando le foto che avete in casachiedere il nome del figlio, della nuora o dei nipoti...

merenda

messa

pranzo

un grande orologioaiutandosi anche con

le attività quotidianeorganizzare insieme

ascoltandovecchie canzoniricordare il nome

del cantante

EsempioLa mattina dobbiamo andare… a messa, nel pomeriggio… vedremo quel program-ma, alla sera faremo…”

EsempioProvare a chiedere all’anziano che accudite senza che vi stia guardando se ricorda di che colore sono i vostri occhi? o i capelli? nella maggior parte dei casi di certo non lo saprà o sbaglierà, pro-vate allora a mettervi davanti a lui a farvi guardare e poi a girarvi e ripetergli la domanda.

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12 La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

vouchertesto di Attilio Bassetti gio per l’utilizzatore del voucher

(famiglia e impresa) risiede prevalen-temente nella differenza fra il suo valore nominale e il suo costo effettivo inferiore che, di conseguenza, consente di pagare i servizi alla persona nel mercato regolare a costi più bassi rispetto al mercato irregolare.

Cos’è e come dovrebbe funzionare il “voucher uni-versale per i servizi alla persona e alla famiglia”?

Il voucher universale è definibile come un titolo al portato-re, nominativo e non cedibile, per l’acquisto dei servizi alla persona, emesso da società ed enti pubblici e privati auto-rizzati dallo Stato e dalle regioni, sulla base di una disposi-zione di legge, che beneficia di particolari vantaggi fiscali e contributivi a favore sia degli utilizzatori che dei prestatori accreditati. Il voucher universale può essere acquistato direttamente dalle famiglie per pagare lavoratori o imprese che erogano servizi alla persona, oppure dalle imprese per fornire una facilitazione ai propri dipendenti per agevo-lare le loro attività lavorative e migliorare la conciliazione fra lavoro e cura della famiglia, ma anche da parte di enti

Come pagare badanti,

colf e baby sitter a un costo inferiore “al nero” e soprattutto

legalmente

ICos’è e come dovrebbe funzionare il “voucher universale per i servizi alla persona e alla famiglia”?

La propostadi legge

Bianco, nero e grigio

n questo periodo si sente parlare molto di voucher universale per i servizi alla persona e alla fami-glia. Attualmente è solo una proposta di legge ma se ne sta discutendo e sembrerebbe una

risorsa utile per aiutare un po’ le famiglie e un po’ l’Italia a sollevare il Pil, incentivando in maniera semplice e veloce il mercato del lavoro e facendo emergere una buona fetta di lavoro non regolare “in nero” e “in grigio” cioè quello dichia-rato solo parzialmente e svolto con il rispetto solo parziale degli oneri retributivi e contributivi.

Il voucher universale per i servizi alla persona e alla fami-glia così come è stato descritto nella proposta di legge do-vrebbe essere un buono lavoro con cui pagare la badante, la colf o la baby sitter che lavora al di fuori di un normale contratto di lavoro in modo discontinuo e saltuario e senza la necessità di sottoscrivere un contratto di lavoro e tutto ciò che consegue. Chiave di successo per il funzionamento del voucher è costituita dal costo per gli utenti che dovrebbe essere pari o inferiore a quello praticato nel mercato nero. Il vantag-

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13La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

voucherpubblici e privati per l’erogazione dei servizi alla persona nell’ambito delle politiche di protezione sociale.

Il progetto di legge prevede che nel caso di prestazioni occasionali di tipo accessorio rese dal lavoratore nell’ambito di lavori domestici che non danno luogo, con riferimento al medesimo datore di lavoro (impresa, ente, datore di lavoro individuale), a compensi non superiori a 5.000 euro, eleva-to a 6.000 euro in presenza a carico del contribuente di un figlio o di una persona di età superiore a 65 anni e a 8.000 euro in presenza a carico del contribuente di persona non autosufficiente nel compimento degli atti della vita quoti-diana o con invalidità permanente non inferiore all’80% nel corso di un anno solare, la procedura di pagamento con il voucher universale sostituisca il contratto di lavoro e garan-tisca una detrazione fiscale pari al 33% degli oneri sostenuti dal contribuente. Per quanto riguarda i voucher erogati dalle imprese a favore dei propri dipendenti, non si prevede alcuna norma aggiuntiva, ma s’interviene semplicemente stabilendo che le agevolazioni fiscali già previste a favore delle misure di welfare aziendale si applicano anche quando i benefit sono erogati dal datore di lavoro attraverso il voucher universale per i servizi alla persona e alla famiglia. Quindi pagare con il voucher universale conviene perché costa meno del nero.

Ma perché istituire un voucher universale per i servizi alla persona e alla famiglia e quali dovrebbero essere i risultati attesi da questa riforma?

In Italia mancano circa 1 milione di posti di lavoro nel settore dei servizi alle famiglie. I voucher universali per i servizi porrebbero l’Italia al passo con l’Europa, innescando un circolo virtuoso fatto di creazione di nuovi posti di lavoro nei servizi, all’emersione del lavoro nero, all’aumento dell’occupazione (in particolare femminile) e alla conse-guente crescita del Pil. Secondo una ricerca del Censis, il sistema a regime avrebbe un costo di circa 3,6 miliardi di euro che si riduce a 1,9 miliardi tenuto conto dei benefici diretti (emersione del lavoro irregolare, nuova occupazione e minor impiego dell’Indennità di disoccupazione) e a 700 mila euro se si considerano quelli indiretti (occupazione in altri settori, gettito Iva su consumi familiari, imposte su utili d’impresa).

La proposta di legge, alla cui elaborazione hanno partecipa-to l’Istituto Sturzo e il Censis, si propone di:• favorire la costruzione di un sistema di servizi alla persona e alla famiglia più efficiente, di qualità e con costi sostenibili che faciliti la conciliazione fra vita privata e attività professionale al fine di contribuire alla crescita dell’occupazione femminile;• rendere sostenibile un moderno e più equo sistema di welfare a favore dell’infanzia e delle persone non autosuf-

è la detrazione fiscale degli oneri

sostenuti dal contribuente per i pagamenti con il

voucher universale per i servizi alla persona e alla

famiglia

33%Perché istituire un vou-cher universale per i servizi alla persona e alla famiglia e quali do-vrebbero essere i risultati attesi da questa riforma?

ficienti, basato sui principi della sussidiarietà, attraverso la responsabilizzazione, il coinvolgimento e la valorizzazione di tutti i soggetti pubblici e privati del settore sociale e delle imprese al fine di mobilitare risorse aggiuntive a quelle pubbliche;• promuovere la crescita dell’occupazione regolare e migliori condizioni di lavoro nel comparto degli “hou-sehold services”, considerato dalla Commissione europea il settore con il più elevato potenziale di aumento dell’oc-cupazione e del valore aggiunto, anche a causa dell’invec-chiamento della popolazione e alla maggiore domanda dei servizi di cura dell’infanzia da parte delle lavoratrici e dei lavoratori;• far emergere il lavoro nero così diffuso fra i collaboratori domestici e gli assistenti personali anche per consentire il recupero di risorse aggiuntive da destinare ai servizi attraverso il maggior gettito contributivo determinato dall’aumento dell’occupazione regolare nel comparto dei servizi alla persona;• adottare un sistema universale e standardizzato di voucher per il pagamento dei servizi alla persona da parte delle famiglie, delle imprese e delle amministrazioni pub-bliche che sia flessibile, facile da utilizzare e che sia stato già sperimentato con risultati positivi in altri paesi.

E in effetti analogamente a come funziona in altri paesi della Comunità Europea (in Francia ci sono i “Chèque emploi service universel - CESU”, nel Regno Unito i “Childcare Vouchers” solo per le baby sitter e in Belgio i “Titres-services pour les servi-ces et emplois de proximité”) questo nuovo voucher universale introdurrebbe delle age-volazioni fiscali innanzitutto a favore delle famiglie che utilizzano il voucher universale per i servizi alla persona e alla famiglia.

Inoltre, la proposta di legge prevede:• che il voucher sia nominativo e non possa essere ceduto o utilizzato per l’acquisto di servizi diversi da quelli previsti dalla

proposta di legge;• l’istituzione dell’albo nazionale dei collaboratori dome-stici e degli assistenti personali per le persone non autosuf-ficienti, consultabile sulla rete Internet al fine di filtrare le candidature richiedendo alcuni requisiti che escludano le persone con precedenti penali e di offrire alle famiglie la possibilità di selezionare le candidature per il colloquio;• che il sistema telematico di amministrazione del voucher debba consentire ai datori di lavoro e ai lavoratori di gestire tutte le operazioni e le incombenze amministrative esclusi-vamente online;• la creazione di un apposito sportello presso i servizi per il lavoro al quale possano rivolgersi sia i collaboratori disoc-cupati che le famiglie che cercano personale domestico;• la certificazione della qualità dei servizi offerti dalle imprese, organizzazioni non a scopo di lucro e associazioni abilitate a erogare servizi alla persona e alla famiglia, attra-verso il riconoscimento di un marchio di qualità.

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welfare aziendale ai propri dipendenti o le banche in favore dei propri clienti;3) le amministrazioni regionali e locali che erogano servizi alla persona a favore di persone bisognose e svantaggiate o servizi di conciliazione ai destinatari delle politiche del lavoro attraverso i servizi pubblici e privati del lavoro.

Le premesse sono buone ma come si può garantire la soste-nibilità finanziaria del sistema del voucher universale per i servizi alla persona e alla famiglia?L’elemento decisivo di sostenibilità finanziaria del sistema basato sul voucher universale per i servizi alla persona e alla famiglia è rappresentato, come è stato sottolineato anche dalla Commissione Europea, dal saldo tra il minor gettito determinato dalle agevolazioni fiscali a favore delle famiglie e delle imprese e il maggior gettito soprattutto contribu-tivo e fiscale determinato dall’emersione del lavoro non regolare e da altri fattori come l’aumento degli occupati nel settore dei servizi alla persona, la creazione di nuove imprese in questo settore, l’aumento delle donne occupate, la crescita degli anziani non autosufficienti che possono restare più lungo a casa in alternativa ai servizi di assistenza residenziali. Tale saldo consente di contenere in una dimen-sione accettabile gli oneri a carico della finanza pubblica per l’istituzione del voucher universale

Le premesse sono buone ma come si può garantire la sostenibilità finan-ziaria del sistema del voucher uni-versale per i servizi alla persona e alla famiglia?

prestatori di servizi pagati con voucherLavoratori domestici e assistenti, imprese, asili nido e altri servizi per l'infanzia,

associazioni, cooperative sociali, soggetti del Terzo Settore accreditati

beneficiari dei voucherBambini, anziani non autosufficienti, persone con

disabilità

welfare aziendalePrestazioni sociali a favore di

persone bisognose e svantaggiate

welfare famigliareServizi alla persona

welfare pubblicoBenefit a favore dei propri

dipendenti

voucher universale per i servizialla persona e alla famiglia

Ma come dovrebbero funzionare esattamente i voucher I buoni-chèques potranno essere utilizzati da tutti coloro che hanno esigenze di cura per pagare soggetti fisici (baby-sitter, badanti, colf) e non (asili nido, centri per anziani, ma anche associazioni del terzo settore accreditati, ecc.) che erogano servizi di cura rivolti a bambini, anziani non autosufficienti e persone con disabilità. Lavoratori e orga-nizzazioni che forniscono i servizi potranno poi riscuotere i voucher presso gli istituti bancari convenzionati.

I voucher potranno essere di tre diverse tipologie: voucher per famiglie e individui che li “acquistano” online per pagare i servizi di cura; voucher forniti dalle imprese ai propri dipendenti nell’ambito delle proprie politiche di welfare aziendale (e che potranno essere totalmente finanziati dalle imprese o co-finanziati dai lavoratori); voucher erogati dagli enti locali nell’ambito delle proprie politiche di welfare pubblico a favore di persone bisognose e di persone svantag-giate o con esigenze di conciliazione.

Il sistema si basa sostanzialmente su tre pilastri (Figura A), ciascuno dei quali contribuisce in diversa misura a ridurre il costo dei servizi per la famiglia attraverso un unico titolo di credito:1) le famiglie che acquistano a costo agevolato i servizi;2) le imprese che erogano a costi agevolati prestazioni di

Come dovrebbe funzionare esatta-mente il voucher nelle intenzioni dei suoi promotori?

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15La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

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16 La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

F testo di Sabrina Vallettaanno lavori che mettono a dura prova il fisico e la mente, non hanno tempo per l’attività fisica e trascurano di curare l’alimentazione. Così

i migranti che arrivano in Italia in cerca di una vita migliore rischiano di mettere in serio pericolo la propria salute. E non solo: i costi delle patologie dovute a una mancata prevenzione si ripercuotono, poi, sul Sistema Sanitario Nazionale.

Per aiutare i cittadini stranieri, e non solo, a tutelare il benes-sere psicofisico, l’ospedale San Camillo Forlanini di Roma ha aperto le porte al progetto "Ospedale Culturalmente Compe-tente, associazioni, mediatori culturali: sinergie per l’accesso ai servizi e per l’integrazione dei migranti", cofinanziato dal Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini dei Paesi Terzi e dal Ministero dell’Interno (FEI/2012/Az.6/PROG-103656).

Lo scopo dell’iniziativa, che ha preso il via ad aprile 2014 e che si è conclusa a giugno di quest’anno, è far capire che anche le persone straniere possono usufruire dei servizi sanitari e ricevere le cure migliori previste dalla legge italiana, con parti-colare riferimento alle malattie causate dalle attività lavorative e comunque dovute alla condizione di migrante.

Ed ecco, allora, che diventa necessario spiegare, soprattutto alle donne che arrivano dai Paesi dell’ex Unione Sovietica per fare le badanti, o a quelle indiane, marocchine o sudamerica-ne, come accedere ai servizi sanitari e come prevenire alcune

delle patologie più diffuse. Ma anche quali sono le abitudini quotidiane che permettono

di mantenersi in salute a tutte le età. Il progetto “Ospedale Culturalmente Competente” poggia le sue basi su tre pilastri: la mediazione linguistica, gli incontri con i migranti e la colla-borazione delle Associazioni. «Il ruolo di queste ultime è stato fondamentale», spiega la dottoressa Maura Cossutta, medico e delegato per il progetto europeo “Ospedale Culturalmente Competente” per il San Camillo. «I nostri partner - Acmid Donna, Associazione Interculturale Griot e AssoMoldave - sono stati preziosi per la buona riuscita dell’iniziativa, perché rappresentano un ponte tra noi e i destinatari del progetto».

Particolare attenzione è stata rivolta alla salute materna e infantile, ai consultori presenti nella capitale, alla sicurezza sul posto di lavoro, al Pap Test, all’importanza degli screening e alla prevenzione dei tumori. «E proprio il tema della pre-venzione è stato quello che ha riscosso maggiore interesse», continua la dottoressa Cossutta, che sottolinea come «molto poco siano conosciuti i nostri servizi di prevenzione da parte dei migranti. Anche per questo sono necessarie iniziative come questa, che cercano di facilitare l’accesso ai servizi socio sanitari e l’integrazione dei migranti attraverso la giusta informazione distribuita nelle diverse comunità presenti sul territorio».

A confermare il forte interesse per il progetto è Tatiana No-gailic, presidente di Assomoldave, che racconta della grande

operatori sanitari, i mediatori culturali e il territorio

della città di Roma, attraverso il coinvolgimento delle

comunità straniere e delle associazioni

che lavorano con e per i migranti

Formazione alla salute

"Ospedale Culturalmente Competente, associazioni,

mediatori culturali: sinergie per l’accesso ai servizi e

per l’integrazione dei migranti" il progetto cofinanziato

dal Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini dei Paesi

terzi e dal Ministero dell’Interno che mira a creare una

sinergia tra le azioni svolte all’interno dell’ospedale dagli

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17La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

partecipazione in “rosa” agli incontri con gli specialisti: «le migranti non conducono una vita semplice in Italia, e sicura-mente hanno poco tempo da dedicare a se stesse. Spesso vivono rinchiuse tra quattro pareti, non escono per giorni e di certo non possiamo pa-ragonare le pulizie di casa all’attività fisica. Quando si lavora tantissime ore al giorno, come nel caso delle badanti, si dimentica di andare dal medico per il mal di schiena, dovuto, magari, agli sforzi che si fanno per aiutare l’anziano che si assiste ad alzarsi dal letto, e non si pensa a fare le analisi o le visite di controllo almeno una volta ogni anno».

Per questo «gli incontri con gli ortopedici, i ginecologi, i cardiologi, i gastroenterologi e i dermatologi sono stati im-portanti e anche molto interessanti», afferma Tatiana Nogailic. «Sono stati approfonditi argomenti che riguardano da vicino la salute della donna: dalle allergie alla depressione, dalla mam-mografia al prolasso dell’utero, dal mal di schiena alla violenza di genere. Finalmente è stato l’ospedale a “entrare” nelle comunità». E il ruolo «di noi associazioni è stato utile, perché siamo state il megafono dei bisogni della nostra gente».

Di fondamentale importanza, inoltre, aggiunge la dotto-ressa Maura Cossutta, «è il servizio di mediazione cultura-le all’interno della struttura ospedaliera, una buona pratica che non deve assolutamente essere abbandonata, al di là della fine del progetto. La presenza dei mediatori,

che accompagnano il paziente dall’accettazione fino alle di-missioni, rappresenta una sfida a un miglioramento generale della qualità del nostro Servi-zio Sanitario». A completare il quadro, il ma-

teriale informativo tradotto in 11 lingue e distribuito in ospedale. Cartelloni e

depliant sull’importanza della prevenzione e sulla struttura del

Servizio Sanitario Nazionale, con informa-zioni sulla salute delle donne e del bambino e sul

puerperio, ma soprattutto la traduzione dei consensi informa-ti, di fondamentale importanza per la tutela dei diritti di ogni paziente. Il tutto, con il coinvolgimento di medici e infermieri dell’ospedale romano. «Un’iniziativa che ci ha dato molte sod-disfazioni», afferma decisa la dottoressa Cossutta, che annun-cia uno dei suoi prossimi obiettivi: «Potenziare il Forum sulla salute di donne italiane e migranti dell’ospedale San Camillo», una piazza virtuale dove ci si incontra per studiare proposte in grado di migliorare la vita dei pazienti dell’ospedale romano. Qui mediatrici culturali provenienti dal Marocco, dalla Cina, dalla Romania o dall’Egitto si confrontano e aiutano anche i medici e gli infermieri italiani ad accostarsi a pazienti con culture molto diverse dalla loro, aiutandoli a capire cosa c’è alla base di eventuali rifiuti di cure o paure che ai nostri occhi possono apparire infondate.

Insomma, un’attività complessa e molto delicata, che va nella direzione di un ospedale culturalmente competente, capace di accogliere e comprendere pazienti con esigenze diverse, accompagnandoli per mano nel loro percorso di salute

L'ospedale san camillo

forlanini a roma

GLI OPUSCOLI INFORMATIVI SONO

TRADOTTI IN 11 LINGUE

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18 La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

a domanda di ricon-giungimento famigliare viene presentata presso lo Sportello Unico per

l'Immigrazione (SUI), della provincia di residenza dell'interessato.

Inizialmente è necessario spedire una richiesta telematica compilando un apposito modulo che si trova sul sito del Ministero dell'Interno. Per rendere più semplice la procedura l'interessato può chiedere assistenza presso gli uffici autorizzati che of-frono patrocinio gratuito ai cittadini stranieri, che si trovano sul territorio, oppure può utilizzare direttamente la procedura on-line scaricando il programma SUI (https://nullaosta-lavoro.dlci.interno.it/Ministero/download). Il programma può essere scaricato dal sito web del Ministero

dell'Interno all'indirizzo www.inter-no.gov.it nell'area "Immigrazione". Come prima cosa è necessario iscri-versi ed aver ottenuto l’autorizzazione dell’iscrizione. Questo avviene in for-ma strettamente sicura, utilizzando la mail personale oppure la mail indicata dall'interessato. Solo dopo si può en-trare nel sito del Ministero dell'Interno compilando le apposite caselle con le proprie credenziali, ovvero, l'indirizzo della propria posta elettronica e la password scelta durante l'iscrizione/autorizzazione.

All'apertura del programma si propongono diverse procedure/ri-chieste di "nulla osta" che si possono inviare on-line.

Nel nostro caso si entra, cliccando sulla voce "Richiesta nulla osta per ricon-giungimento famigliare - Modello S”

Dopo qualche giorno l’interessato vie-ne convocato presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione (SUI) competente per il territorio munito di tutta la documentazione richiesta: Documenti che riguardano l’in-teressato ed eventuali famigliari che concorrono al raggiungimento del red-dito richiesto (passaporto, permesso, Codice Fiscale, Carta d’Identità); Fotocopia del passaporto dei fami-gliari da ricongiungere. In tal caso basta soltanto la pagina/e che riportato i dati della persona, la validità del documen-to nonché l'ente che lo ha rilasciato; Documenti relativi alla sistemazione alloggiativa (Contratto d’affitto/atto di proprietà, ospitalità e i documenti di

testo di Vojsava ZagaliL

Collegarsi al sito www.interno.gov.it e accedere all'area "Immigrazione" nel menù a sinistra

della home page

Cliccare sulla voce "Sportello unico per l'immigrazione" e successivamente accedere su "procedura informatizzata per le domande di

ricongiungimento familiare"

Nell'area verde in basso cliccare su "scarica programma"

Il ricongiungimento familiare Il ricongiungimento familiare è il diritto a mantenere o a riacquistare l’unità

familiare, nei confronti dei familiari stranieri, concesso allo straniero che vive in Italia.Lo straniero regolarmente soggiornante nel territorio nazionale, titolare di permesso di soggiorno cE per soggiornanti di lungo periodo o di un permesso di soggiorno, in corso di validità, per lavoro subordinato, per lavoro autonomo,

per motivi familiari, per asilo, per protezione sussidiaria, per studio o per motivi religiosi, di durata non inferiore a un anno, può presentare istanza per il rilascio del

nulla osta al ricongiungimento familiare per determinati congiunti previsti dalla legge

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19La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

tutte le buste-paga percepite dall'inizio dell'anno. Anche in questo caso, quanto sopra va presentato in forma completa di tutti i componenti che concorrono al raggiungimento del reddito. Marca da bollo da 16 euro di data recente.

Una volta presentati i documenti, ovviamente, portando sia gli originali e depositando le fotocopie, l'ufficio preposto della Prefettura, valuta la regolarità della documentazione e la presenza dei requisiti previsti dal Testo Unico sull'Immigrazione. Al termine, l'interessato viene convocato presso lo stesso ufficio, e gli viene consegnato il "nulla osta al ricongiungimento famigliare". Questo documento non deve riportare errori di nessuna natura, perciò l'interessato deve essere molto attento a controllare che non ci siano errori di battitura o altro, poiché l'uf-ficio visti del Consolato Italiano all'e-stero, anche se sono avvisati del caso concreto, rilasciano il visto soltanto se i dati inviati dalla Prefettura combaciano con i dati riportati sul nulla osta. Come si può ben comprendere, il nulla osta va portato al famigliare all'estero, e qui l'interessato deve premurarsi di farlo consegnare nel più breve tempo possibile e nella maniera più sicura, il quale poi deve recarsi presso il Consolato Italiano del proprio paese,

quello indicato dall'interessato, che fa capo al territorio di residenza all'estero e specificato in maniera inequivoca sul nulla osta. I tempi e le modalità del rilascio del visto sono diversi da consolato a consolato e questo dipende da tanti fattori di carattere oggettivo e non, ma tutto deve essere concluso entro sei mesi dalla data del rilascio del nulla osta stesso.

È molto importante ricordare che uno dei compiti più importanti dell'ufficio visti del Consolato, è la verifica dei legami di parentela con il richiedente del nulla osta. In tal caso va prodotta la certificazione idonea che viene tradotta in lingua italiana. Ancor prima di essere consegnati, a seconda del paese di provenienza dell'interessato, e questo dipende in quali accordi internazionali lo stesso aderisce, i certificati vengono legalizzati di solito presso la Prefettura e/o Ministero degli Esteri del paese stesso. I timbri devono essere ben leggibili, posti in maniera chiara e inequivocabile. È compito del Conso-lato stesso a verificare la veridicità dei documenti presentati.

Ma il visto può essere rifiutato? Cosa va fatto dopo e come procedere con il rilascio del primo permesso di soggiorno? Questi sono alcuni degli argomenti che verranno trattati nel prossimo numero

Nell'area verde in basso cliccare su "scarica programma"

Scaricare il programma in base alle caratteristiche del proprio computer (processore,

browser e sistema operativo)

aspetti praticiIl ricongiungimento familiare Cosa succede dopo

riconoscimento dell’ospitante compre-so il permesso di soggiorno qualora si tratta di un cittadino straniero). Certificato di idoneità dell'alloggio che viene rilasciato dall'ufficio tecnico del Comune di residenza. Va specifica-to di residenza, poiché tutta la proce-dura è fattibile soltanto se l'interessato dimostra di essere residente presso un Comune italiano dove fa capoluogo la Prefettura alla quale viene indirizzata la richiesta. Ovviamente, com'è stato spiegato anche nell'articolo preceden-te, la casa dovrebbe essere in grado di garantire posti per le persone che stanno per ricongiungersi. Il certifica-to ha la validità di 6 mesi, almenochè non previsto diversamente dall'ente che lo emette. Documenti relativi al lavoro (contrat-to di lavoro, modello UNILAV/comu-nicazione obbligatoria all’INPS oppure il contratto di soggiorno, contratto di lavoro e una dichiarazione recente del datore di lavoro da cui si evince il proseguimento del rapporto stesso). Se l'interessato ha più di un rapporto di lavoro regolare, va presentato copia completa di ognuno. Documenti riguardanti i redditi (l’ultimo CUD o dichiarazione dei redditi, Modello 730, Modello Unico o altro). In alcuni casi, per agevolare la positiva conclusione della pratica, quando il reddito viene calcolato in previsione, è necessario presentare

consulenza

Page 20: LA RIVISTA DELLA BADANTE N. 06 2014/10

ome noto i cittadini irregolari non hanno possibilità di iscrizio-ne al sistema sanitario, a loro sono infatti ricono-sciute, tramite l’assegnazione del codice STP

prestazioni sanitarie di primo livello prestazione di urgenza erogate presso il Pronto Soccorso prestazioni erogate a tutela della gravidanza e della maternità prestazioni di prevenzione (vaccini, screening, prevenzio-ne HIV) le prestazioni erogabili in esenzione

Nel proprio territorio però, la Regione Emilia Romagna, prevede a partire dalla DGR 2099/2013 un’importante deroga a favore dei bambini (0-14 anni) figli di persone immigrate irregolari.Questo provvedimento fornisce infatti la possibilità di

scegliere un pediatra per i bambini di età inferiore uguale a 14 anni presenti sul terri-

torio regionale i cui famigliari, non regolarmente soggior-nanti siano in possesso di codice STP che verrà associato alla tessera sanitaria del minore.

La scelta del pediatra ha valenza periodica annuale e sarà rinnovabile fino al quattordicesimo anno d’età se perma-ne la presenza nel territorio regionale.

In presenza di dichiarazione di indigenza fino al com-pimento del sesto anno di età, le prestazioni sanitarie e l’assistenza farmaceutica concedibile sono erogate senza nessuna spesa mentre dal sesto anno e fino al compimento del quattordicesimo anno di età, le prestazioni sanitarie e l’assistenza farmaceutica concedibile, sono assoggettate alla quota di compartecipazione alla spesa (ticket) e alle tipologie di esenzione in vigore per la fascia RE1.

testo di Cecilia CaselliAnolf FerraraC

assistenZa sanitaRia a minoRi iRRegolaRi

20 La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

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21La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014deLLa Rivista deLLa Badante Ottobre 2014iQuaderni

Gestione del rapporto dilavoro per le badanti

CONSULENZAFISCALE

La lavoratrice domestica è tenuta a fornire la propria pre-stazione con la dovuta diligenza secondo le necessità e gli interessi della famiglia, seguendo le disposizioni impartite dal datore di lavoro. Nel caso di violazione di tali doveri il lavoratore può incorrere in responsabilità per danni, salvo nell’eventualità che essi siano attribuiti a caso fortuito o forza maggiore. Il datore di lavoro invece è obbligato:• a corrispondere alla lavoratrice la remunerazione alle

Doveri delle parti (Articolo 6 Legge n° 339/1958)condizioni stabilite e a periodi non superiori al mese;• a garantire alla lavoratrice che benefici di vitto e alloggio in un ambiente non dannoso alla sua integrità fisica e mo-rale, nonché una nutrizione sana e adeguata;• tutelare la salute del lavoratore;• a concedere il tempo necessario per osservare gli obbli-ghi del suo culto.

Il periodo di prova ha lo scopo di permettere ad entrambe le parti di valutare la convenienza del rapporto di lavoro. Si tratta di un patto facoltativo ma opportuno. Durante il periodo di prova, infatti, il rapporto di lavoro può essere risolto in qualsiasi momento da ciascuna delle parti senza obbligo di preavviso. È in ogni caso dovuto il pagamento a favore del lavoratore della retribuzione e delle eventuali competenze accessorie corrispondenti al lavoro prestato. È richiesta la forma scritta; in mancanza l’assunzione è da considerare definitiva e di conseguenza la risoluzione del rapporto ri-chiede il preavviso. Il periodo di prova è fissato dal CCNL nelle seguenti misure massime:- 30 giorni di lavoro effettivo per i lavoratori dei livelli D e D SUPER;- 8 giorni di lavoro effettivo per i lavoratori degli altri livelli.

È fondamentale che la prova sia concretamente svolta e che si protragga per il tempo necessario all’effettiva valutazione dell’idoneità del lavora-tore; ne consegue che l’eventuale recesso, pur essendo attuabile in qualunque momento, debba essere per opportunità solo dopo un congruo las-so di tempo. Se il lavoratore è stato assunto come prima provenienza da altra regione senza aver trasferito la propria residenza e il licenziamento non avvenga per giusta causa, egli avrà diritto co-munque a un preavviso di 3 giorni o, in difetto, alla retribuzione corrispondente. Questo obbligo non sussiste se la risoluzione è dovuta a mancanze talmente gravi da non consentire la prosecuzione, nemmeno temporanea, del rapporto di lavoro. La badante in prova gode dello stesso trattamento economico e normativo spettante a quello assunto definitivamente; pertanto in caso di licenziamento

Periodo di prova (Articolo 5, Legge n°. 339/1958; Articolo 13 CCNL)

Gentile Signora ............

Oggetto: licenziamento per mancato superamento del pe-

riodo di prova

Con la presente siamo spiacenti di comunicarle la risolu-

zione del rapporto di lavoro in data odierna per mancato

superamento del periodo di prova. Con la retribuzione del

mese corrente le verranno liquidate le competenze finali.

Distinti saluti

Luogo e Data ..........

Il datore di lavoro Firma del lavoratore

.......................................... ..........................................

durante la prova o alla conclusione della stessa, ha diritto al trattamento di fine rapporto, all’indennità sostitutiva delle ferie non godute e ai ratei di tredicesima. La lavoratrice che abbia superato il periodo di prova senza comunicazione di recesso si intende automaticamente confermata. Il servizio prestato durante il periodo di prova va computato a tutti gli effetti nell’anzianità di servizio.

Lettera per la comunicazione del mancato superamento del periodo di prova

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22 La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

CONSULENZAFISCALE

TABELLA MINIMI RETRIBUTIVI FISSATI DALLA COMMISSIONE NAZIONALEDecorrenza 1 gennaio 2013

(Articolo 36 del CCNL domestico del 16/02/2007)

Tabella A

Livelli

Liv. unico

A

AS

B

BS

C

CS

D

DS

606,79

717,12

772,28

827,44

882,62

937,78

1.103,26

1.158,42

163,14

163,14

551,63

579,21

639,88

4,41

5,20

5,52

5,85

6,18

6,49

7,50

7,83

951,56

1.078,44

1.332,20

Lavoratori Conviventi

Valorimensili

Valorimensili

Valoriorari

Valori mensili

Autosufficienti Non autosufficientiIndennità

Tabella B

Lavoratori dicui art. 15,comma 2

Lavoratori non

conviventi

Tabella C Tabella D

Assistenza notturna

Tabella E

Presenza notturna

Valori mensiliPranzo e/ocolazione

Cena Alloggio

Indennità (valori giornalieri) Totaleindennità vitto e

alloggio

Livelli

Liv. unico

A

AS

B

BS

C

CS

D

DS

637,14

1,85 1,85 1,61 5,31

Tabella F

Per i domestici prevede la deroga all’orario normale e alla durata massima settimanale della prestazione lavorativa sta-bilita per la generalità dei lavoratori. L’orario di lavoro è quindi rimesso all’accordo tra le parti.

La contrattazione collettiva fissa per i lavoratori a tempo pieno ha i seguenti limiti massimi: - 10 ore giornaliere non consecutive per un totale di 54 ore settimanali per i lavoratori conviventi;- 8 ore giornaliere non consecutive, per un totale di 40 ore settimanali distribuite su 5 giorni oppure su 6 giorni per i lavoratori non conviventi. I lavoratori conviventi inquadrati nei livelli C, B e B SUPER possono essere assunti in regime

Orario normale di lavoro (Articoli 8 e 15 CCNL)di convivenza con orario fino a 30 ore settimanali.

Il loro orario di lavoro dovrà essere articolato in una delle seguenti tipologie:a) interamente collocato tra le ore 6.00 e le ore 14.00; b) interamente collocato tra le ore 14.00 e le ore 22.00; c) interamente collocato, nel limite massimo di 10 ore al giorno non consecutive, in non più di tre giorni settimanali. A queste lavoratrici deve essere corrisposta, qualunque sia l’orario di lavoro osservato nel limite massimo di 30 ore settimanali, una retribuzione pari a quella prevista nella ta-bella qui sotto riportata.

Indice ISTAT nov. 12/nov = 2,4%

Le prestazioni lavorative eccedenti l’orario effettivo di la-voro concordato nel contratto vanno retribuite - se collocate temporalmente all’interno della fascia oraria concordata, con la retribuzione globale di fatto oraria;- se collocate al di fuori della fascia oraria concordata, con la retribuzione globale di fatto oraria incrementata con le maggiorazioni previste per il lavoro straordinario.Il lavoratore convivente ha diritto a un riposo di almeno 11 ore consecutive nell’arco della stessa giornata e, qualora

il suo orario giornaliero non sia interamente collocato tra le ore 6.00 e le ore 14.00 oppure tra le ore 14.00 e le ore 22.00, a un riposo intermedio non retribuito, normalmen-te nelle ore pomeridiane, non inferiore alle 2 ore giorna-liere di effettivo riposo. È consentito il recupero consen-suale e a regime normale di eventuali ore non lavorate, in ragione di non più di 2 ore giornaliere. Le cure personali e delle proprie cose, salvo quelle di servizio, saranno effettuate dal lavoratore fuori dall’orario di lavoro.

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23La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

CONSULENZAFISCALE

deLLa Rivista deLLa Badante Ottobre 2014iQuaderni

Lavoro notturno (Articolo 15 CCNL)Si considera lavoro notturno quello prestato tra le ore 22.00 e le ore 6.00.Per questo tipo di prestazione è ricono-sciuta una maggiorazione del 20% della retribuzione globale di fatto oraria.

Se prestato oltre il normale orario di

Il datore di lavoro può chiedere una prestazione lavorativa ol-tre l'orario stabilito, sia diurna che notturna, con un preavviso di almeno un giorno (salvo casi di emergenza o di particolari necessità impreviste) che deve essere compensata con le mag-giorazioni retribuite indicate nella tabella di seguito riportata.

La retribuzione è concordata tra le parti, nel rispetto del principio di retribuzione sufficiente e proporzionata alla quantità e qualità del lavoro prestato stabilito dall'articolo 36 Costituzione. Secondo la giurisprudenza livello di re-tribuzione sufficiente è quello fissato dalla contrattazione collettiva: in sostanza occorre quindi rispettare i valori minimi stabiliti dal CCNL. Essi sono aggiornati una volta all'anno da un’apposita commissione paritetica nazionale o, in difetto di accordo, dal Ministero del Lavoro sulla base dell'incremento del costo della vita rilevato dall'Istat.

La retribuzione composta dai seguenti elementi: a) retribuzione minima contrattuale; b) eventuali indennità sostitutive di vitto e alloggio per le presta-zioni che superano le 6 ore giornaliere, rivalutate anch’esse an-nualmente sulla base delle variazioni rilevate dall'Istat;c) scatti di anzianità (articolo 35 CCNL) che maturano ogni due anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro fino a un massimo di 7 e sono retribuiti in misura pari al 4% del minimo;d) eventuale superminimo, cioè retribuzione aggiuntiva su base

lavoro, si deve considerare lavoro stra-ordinario notturno e deve essere retri-buito con la maggiorazione del 50%.

La disposizione non si applica ai la-voratori assunti specificamente per discontinue prestazioni notturne di

cura alla persona oppure per presta-zioni di presenza notturna.

È comunque vietato adibire i minori al lavoro notturno, salvo in caso di forza maggiore (Articolo 25 CCNL).

Lavoro straordinario (Articolo 16 CCNL)

Retribuzione (Articolo 32 CCNL)

La maggiorazione va calcolata sulla retribuzione globale di fat-to, comprendente paga oraria, indennità di vitto ed alloggio e qualsiasi altro compenso continuativo in denaro o in natura non corrisposto a titolo di liberalità.

Le ore di lavoro prestate dai lavoratori non conviventi, ecce-

MAGGIORAZIONI PER LAVORO STRAORDINARIO

Tipologia

Lavoro diurno(dalle 6.00 alle 22.00) 25%

Lavoro notturno(dalle 22.00 alle 6.00) 50%

Domenica e festivitànazionali 60%

Percentualemaggiorazione

denti le ore 40 fino alle ore 44 settimanali, purché eseguite nella fascia oraria compresa tra le 6.00 e le ore 22.00, sono compensate con la retribuzione globale di fatto oraria mag-giorata del 10%.

Il lavoratore può rifiutare la richiesta del datore di lavoro solo in caso di giustificato motivo di impedimento.

Nei casi di emergenza i servizi resi migliorati di riposo nottur-no o diurno sono da considerare di carattere normale (com-pensati con la normale retribuzione) e danno luogo solamen-te al prolungamento del riposo stesso; tali prestazioni devono avere carattere di assoluta episodicità e imprevedibilità.

Nonostante il contratto collettivo non fissi un limite massimo di ore di straordinario effettuabili nell'arco della giornata, del-la settimana, del mese o dell'anno, è comprensibile che esse non possono ripercuotersi sul riposo settimanale o sulle ore di riposo notturno. In caso di controversia l'onere di prova-re di aver effettuato lavoro straordinario spetta al lavoratore, mentre spetterà al datore di lavoro provare l'avvenuto paga-mento dello stesso.

mensile o su base oraria riconosciuta lavoratore. Il CCNL prevede l'obbligo di indicare nel prospetto paga se il superminimo sia con-dizione di miglior favore “ad personam” non assorbibile da futuri aumenti. In ogni caso non è consentito l'assorbimento degli scatti: quindi quando lavoratore matura lo scatto biennale, non è possibile ridurre il superminimo al fine di mantenere invariata la retribu-zione globale.

Comunemente la retribuzione deve essere corrisposta mensilmente ma nulla vieta che possano essere pattuite scadenze diverse (inferiori al mese) per esempio per i la-voratori a ore o ad orario ridotto che vengono retribuiti giornalmente o a settimana.

Il datore di lavoro, contestualmente al pagamento periodi-co della retribuzione, è tenuto in base al CCNL (non per legge) a predisporre un prospetto paga nel quale dovran-no risultare, oltre agli elementi retributivi indicati, anche eventuali ore di lavoro straordinario, compensi per festività e le trattenute per oneri previdenziali.

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24 La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

CONSULENZAFISCALE

Per il lavoratore con registrazione con retribuzione fissa mensile, la paga giornaliera ed oraria da assumere come base di computo delle maggiorazioni e delle indennità previste dal contratto si determinano con i seguenti criteri:- retribuzione giornaliera = retribuzione mensile : 26; - retribuzione oraria = (retribuzione mensile x 12 : 52) : ora-rio settimanale.

Invece nel caso in cui abbia si abbia un lavoratore retribuito a paga oraria la retribuzione giornaliera e mensile si determi-nano con i seguenti criteri:- retribuzione giornaliera = (retribuzione oraria x ore setti-manali x 52 : 12) : 26 - retribuzione mensile = (retribuzione oraria x ore settima-nali x 52) : 12

Quando nel contratto si utilizzano le espressioni:- giorni di calendario, si considerano i trentesimi delle men-silità (ad esempio per malattia) - giorni lavorativi, si considerano i ventiseiesimi della mensi-lità (ad esempio per ferie) - retribuzione globale di fatto, si intende quella comprensiva dell'indennità di vitto e alloggio, se fruite.

La gratifica natalizia o “tredicesima mensilità” corrisponde a una mensilità della retribuzione globale di fatto e viene corrisposta entro il mese di dicembre di ciascun anno in occasione delle festività natalizie.

Nella retribuzione devono essere computate anche le in-dennità sostitutive di vitto e alloggio per i lavoratori che ne hanno diritto.

La tredicesima mensilità si matura per dodicesimi: per-tanto ai lavoratori che non abbiano prestato servizio per intero anno verranno corrisposti tanti dodicesimi quanti sono stati i mesi di attività svolta.

Si computano come mesi interi anche le frazioni lavorate pari o superiori a 15 giorni di calendario.

La gratifica natalizia matura durante i periodi di prova, di malattia, infortunio, malattia professionale e maternità nei limiti del periodo di conservazione del posto e per la parte non liquidata dagli enti assicurativi.

Criteri di calcolo della retribuzione Tredicesima mensilità o gratifica natalizia (Articolo 37 CCNL)

Il prospetto paga va prodotto in duplice copia, una per il la-voratore, firmata dal datore di lavoro, e l'altra per il datore di lavoro, firmata dal datore di lavoro.

Il datore di lavoro, a richiesta del lavoratore, è tenuto a ri-lasciare una dichiarazione annuale dalla quale risulti l'am-montare complessivo delle somme erogate nell'anno.

Al lavoratore tenuto all'osservanza di un orario giornaliero

pari o superiore alle 6 ore, ove sia concordata la presenza continuativa sul posto di lavoro, spetta la fruizione del pa-sto, ovvero, in difetto di erogazione, un'indennità pari al suo valore convenzionale.

Il tempo necessario alla fruizione del pasto, in quanto tra-scorso senza effettuate prestazioni lavorative, sarà concor-dato fra le parti e non retribuito (Articolo 15 CCNL).

Come calcolare la tredicesima

La tredicesima corrisponde a un dodicesimo della retribuzio-ne globale di fatto annua (una mensilità). Se la badante presta

servizio per più famiglie, ogni datore d lavoro è tenuto a effettuare il calcolo della quota di tredicesima sulla base della

retribuzione da lui erogata.

EsempioPer una badante che ha lavorato dal 1° aprile al 31 dicembre

con una retribuzione mensile di E 600 il calcolo è:

E 600 (retribuzione) x 9 (mesi lavorati) : 12 = E 450 (tredicesima)

SCHEMA CALCOLO DELLA TREDICESIMA PAGA MeNsiLe Una mensilità normale in aggiunta quella di dicembre, maggiorata delle indennità sostitu-tive diritto e alloggio per i lavoratori che ne hanno diritto.

PAGA A oreOccorre moltiplicare la paga oraria dell'ultimo periodo per le ore settimanali stabilite da con-tratto, ottenendo la paga settimanale. Quest'ul-tima deve essere moltiplicata per 52 e il risultato (paga annua) dev'essere quindi diviso per 12. Se l'orario non è definito contrattualmente, cioè se le prestazioni della badante sono state richie-ste di volta in volta secondo necessità, occorre sommare tutte le retribuzioni pagate nell'anno e dividere il risultato per i mesi di lavoro.

PAGA A settiMANA Occorre moltiplicare la paga settimanale per 52 e il risultato (paga annua) deve essere di-viso per 12.

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25La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

Rubrica a cura degli specialisti del Caf Cisl

Le AssIsTenTI fAmILIARI hAnno dIRITTo A 36 oRe dI RIposo seTTImAnALI, dI CUI 24 oRe domenICALI. posso ACCoRdARmI Con LA LAvoRATRICe peR spezzARe IL RIposo domenICALe In dUe mezze GIoRnATe?

L’articolo 5 del CCnL stabilisce che il riposo domenicale è irrinunciabile. Durante la domenica è possibile richiedere alla lavoratrice prestazioni lavorative:• solo per esigenze imprevedibili e che non possano in altra maniera essere soddisfatte;• a patto che sia concesso un numero uguale e non inferiore di ore di riposo non retribuito nella giornata immediatamente successiva;• che le ore così lavorate siano comunque retribuite con la maggiorazione del 60% della retribuzione globale di fatto.La sostituzione del riposo domenicale con due mezze giornate non è dunque possibile, è possibile però sostituire l’intera giornata della domenica con altra giornata intera, in modo che alla lavoratrice siano sempre assicurate 24 ore di riposo ogni 7 giorni. Il comma 4 dell’articolo 15 del CCnL prevede infatti che “qualora il lavoratore professi una fede religiosa che preveda la solennizzazione in giorno diverso dalla domenica, le parti potranno accordarsi sulla sostituzione, a tutti gli effetti contrattuali, della domenica con altra giornata”. Quindi grazie a questa disposizione le parti possono accordarsi per la sostituzione dell’intera giornata domenicale con un'altra giornata, che il lavoratore dichiara di solennizzare per motivi religiosi (per esempio per i musulmani il venerdì). In questo caso l’accordo deve risultare chiaramente dalla lettera di assunzione.

sono AssUnTA Come bAdAnTe e mI sposeRò neL mIo pAese dI oRIGIne,

posso ChIedeRe deI peRmessI?Anche le badanti usufruiscono del "congedo matrimoniale retribuito" che l’articolo 23 del CCnL fissa in 15 giorni di calendario. Per questo periodo la lavoratrice percepirà la normale retribuzione, maggiorata, nei limiti in cui ne usufruisce, dell’indennità di vitto e alloggio: la base per il calcolo del congedo è infatti la retribuzione globale di fatto che comprende anche tale indennità. La lavoratrice al ritorno dal congedo, dovrà esibire la documentazione attestante l’avvenuto matrimonio (il certificato di matrimonio per esempio). Il nuovo CCnL entrato in vigore il 1º luglio 2013 ha introdotto la facoltà di fruire di questo particolare permesso retribuito anche in periodo diverso rispetto a quello di coincidenza con la data del matrimonio purché entro il termine di un anno dalla stessa e sempre che il matrimonio sia contratto in costanza dello stesso rapporto di lavoro. La mancata fruizione del congedo a causa di dimissioni del lavoratore non determinerà alcun diritto alla relativa indennità sostitutiva.

1

LAvoRo Come AssIsTenTe fAmILIARe, ho AvUTo UnA GRAvIdAnzA e Con Un bAmbIno pICCoLo voRReI RImAneRe A CAsA e non ToRnARe A

LAvoRARe: CosA devo fARe peR dARe Le dImIssIonI?La Riforma Fornero prevede per le lavoratrici madri dimissionarie un periodo di tutela più lungo, che oltre a comprendere il periodo di gravidanza, si estende fino ai primi tre anni di vita del bambino. Questo riguarda anche le risoluzioni consensuali (quelle in cui il datore di lavoro e la lavoratrice concordano la cessazione del rapporto di lavoro, che secondo certa giurisprudenza invece rimanevano escluse) e si applica anche al padre lavoratore comprendendo tutte le ipotesi assimilate alla nascita, ovvero l’adozione e l’affidamento. In questi casi le dimissioni della lavoratrice madre, nel periodo cosiddetto “protetto” devono essere convalidate dal servizio ispettivo del Ministero del Lavoro competente per territorio. Da questa norma tuttavia rimangono escluse le lavoratrici domestiche. Dal 18 luglio 2012, per effetto della Riforma Fornero del mercato del lavoro, però, è entrata in vigore la norma che stabilisce l’obbligo della convalida delle dimissioni per tutti i lavoratori (e quindi anche per le lavoratrici madri domestiche) che intendono dimettersi o comunque, risolvere consensualmente il rapporto di lavoro con il proprio datore di lavoro. La lavoratrice potrà quindi convalidare le dimissioni, senza obbligo di recarsi presso la Direzione Provinciale del Lavoro ma utilizzando uno dei canali previsti dalla riforma:1) Recarsi presso uno dei soggetti abilitati quali la Direzione territoriale del lavoro o il Centro per l'Impiego competente per territorio oppure il Sindacato che senza particolari formalità istruttorie raccoglieranno la “genuina” volontà della lavoratrice a cessare il rapporto di lavoro con annotazione su apposito registro e rilascio di ricevuta di presentazione.2) Apporre apposita dichiarazione in calce alla ricevuta di trasmissione della comunicazione di cessazione del rapporto di lavoro, con cui viene espressa la volontà di interrompere il rapporto di lavoro.

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domande e risposte5

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26 La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

ho AssUnTo UnA LAvoRATRICe domesTICA Che mI AIUTA neLLA CURA deLLA CAsA poChe oRe ALLA seTTImAnA, sono obbLIGATA A RILAsCIARe LA ATTesTAzIone deI CompensI peRCepITI?

Ai sensi dell’articolo 33, comma 4, del nuovo CCnL sulla disciplina del rapporto di lavoro domestico, stabilisce che «Il datore di lavoro è tenuto a rilasciare un’attestazione dalla quale risulti l'ammontare complessivo delle somme erogate nell'anno». L'articolo non prevede un limite minimo sotto il quale il datore di lavoro può ritenersi esonerato, per cui tutti i datori di lavoro domestici sono tenuti a rilasciare tale attestazione. Essa ha una funzione essenziale di riepilogo delle somme percepite dal lavoratore, che potrà utilizzarla per compilare la propria dichiarazione dei redditi o, più semplicemente, quale documento utile ad attestare il proprio reddito, in occasione, ad esempio, del rinnovo del permesso di soggiorno. Il CCnL non indica quali sono i dati che tale attestazione deve contenere, ma per assolvere alla sua funzione devono essere indicati:- dati anagrafici e codice fiscale del datore di lavoro;- i dati anagrafici e codice fiscale del lavoratore;- l'anno cui si riferisce;- il periodo di lavoro;- la retribuzione “ordinaria” corrisposta (comprensiva di tredicesima, e ogni altra indennità es. ferie, scatti di anzianità, congedo matrimoniale ecc…);- i contributi previdenziali Inps e Cassa Colf eventualmente trattenuti;- il netto corrisposto (differenza tra la retribuzione corrisposta e contributi trattenuti);- l'eventuale compenso per lavoro straordinario (soggetto a tassazione ridotta);- l'eventuale TFR corrisposto (anche tramite anticipi);- firma del datore di lavoro e del lavoratore;Il nuovo articolo 33 del CCnL ha previsto che l’attestazione dei compensi deve essere rilasciata almeno 30 giorni prima della scadenza dei termini di presentazione della dichiarazione dei redditi, o nel momento in cui ci sia la cessazione del rapporto di lavoro.

mIA mAdRe hA bIsoGno dI AssIsTenzA ConTInUA. possIAmo AssUmeRe UnA peRsonA Che sosTITUIsCA LA bAdAnTe dURAnTe Le domenIChe e I GIovedì dI RIposo?Il nuovo CCnL degli addetti ai servizi domestici e familiari entrato in vigore il 1° luglio 2013, ha inserito il nuovo

comma 9 all’articolo 15 proprio per andare incontro all’esigenza da parte delle famiglie di ottenere la sostituzione dei lavoratori conviventi a tempo pieno, durante i riposi, così da assicurare la vigilanza continua su anziani non autosufficienti, senza tuttavia dover sostenere i costi delle maggiorazioni previste dal CCnL per il lavoro domenicale o festivo. Il datore di lavoro che abbia in servizio una o più lavoratrici a tempo pieno, addette all’assistenza di persone non autosufficienti, inquadrate nei livelli CS o DS, potrà assumere in servizio una o più lavoratrici, conviventi o meno, da inquadrare nei livelli CS o DS, con prestazioni limitate alla copertura dei giorni di riposo delle lavoratrici titolari dell’assistenza. In questo caso infatti tali prestazioni saranno retribuite sulla base di una nuova tabella “G”, elaborata appositamente nel corso delle trattative per il rinnovo contrattuale ed aggiornata annualmente dall’apposita Commissione bilaterale. Questa Tabella G indica in effetti delle retribuzioni che sono “maggiorate” rispetto a quelle indicate nella Tabella C, che si applica alle “normali” prestazioni ad ore, ma che sono inferiori a quelle che deriverebbero dall’applicazione della maggiorazione prevista dal Ccnl per le prestazioni festive o domenicali, pari al 60 per cento: per l’assistente familiare a persona non autosufficiente, ad esempio, inquadrata nella categoria CS, la Tabella G prevede una retribuzione oraria di Euro 7,14 (mentre secondo la Tabella C, per lo svolgimento di prestazioni lavorative domenicali o festive “ordinarie” o meglio, non supplenti, avrebbe dovuto percepire una retribuzione oraria di Euro 10,53 pari alla retribuzione prevista alla Tabella C, di Euro 6,58, maggiorata del 60%). Nel caso di ricorso a “lavoratori supplenti”, sarà bene inserire nella lettera di assunzione che trattasi di prestazioni lavorative rese in sostituzione del lavoratore titolare ai sensi dell’articolo 15 comma 9 del CCnL, onde evitare spiacevoli contestazioni successive.

domande e risposte5

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Per i vostri quesiti di materia fiscale potete inviare una mail a

[email protected] oppure potete rivolgervi al Caf Cisl più vicino

Lo spoRTeLLo CoLf e bAdAnTI deL CAf CIsLLo sportello Colf e Badanti del Caf Cisl fornisce alle famiglie tutta l'assistenza necessaria per la gestione del rapporto di lavoro di colf, assistenti familiari, baby sitter, governanti. I servizi offerti dal Caf Cisl, dai costi molto vantaggiosi, riguardano ogni aspetto della regolarizzazione e dell'amministrazione del rapporto del lavoro, garantendo al datore di lavoro, nel rispetto della norma, correttezza, precisione e professionalità, e al lavoratore domestico tutti i diritti e le tutele riconosciuti dal Contratto Collettivo nazionale del Lavoro Domestico.

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27La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

Forte del successo della scorsa edizione, quest’anno l’evento “PREMIILE DIGI 2014” si terrà in Veneto a Villafranca di Verona al Palacover. L’happening è una festa dedicata alla Romania e a tutti i cittadini romeni che vivono e lavorano in Italia. Musica, recitazione e molto altro ancora, il tutto all’insegna dello spettacolo e dell’intrattenimento. L’evento è un talent show , come lo spettacolo “X Factor”, dove ognuno può proporre le proprie doti artistiche e il proprio talento nella musica, recitazione e nell’arte in genere. Anche se alla �ne tutti saranno premiati, l’importante è partecipare, una giuria composta dai rappresentanti della comunità romena in Italia quali l’Ambasciatore della Romania in Italia, il Consolato Generale di Romania a Milano e Trieste, giornalisti romeni, l’Istituto Cultura Romena di Venezia, i rappresentanti delle associazioni romene e la chiesa ortodossa romena nel territorio, sceglierà il più talentuoso degli artisti. Obiettivo del premio è quello di sostenere e promuovere il talento romeno.

Durante la manifestazione si esibiranno il soprano Gabriela Bancila in coppia con con Giovanni Meozzi, il maestro di Andrea Bocelli, e proporranno alcune arie di musica lirica. A concludere la serata ci saranno invece i “Directia 5”, la famosa band pop-rock romena composta da Marian Ionescu, Nicu Damalan, Marius Keser e Cristi Enache.

Premiilor DIGI Mobil Italia 8 novembre 2014 Villafranca di Verona (VR)

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Il concorso è aperto a tutti gli artisti romeni emigrati sul territorio d’Italia (professionisti e non, a prescindere dal talento e dall’età)

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28 La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

Questa è una domanda che da maggio molti caf e commercialisti si sono sentiti rivolgere

da parte lavoratrici e lavoratori domestici; molta confusione si è generata, per cui cerchiamo di ca-pire meglio se e come questa categoria di lavorato-ri ha diritto a tale bonus.

ormai ben sappiamo che il Governo, attraverso il decreto Legge 66/14, ha sancito la corresponsio-ne, dal mese di maggio 2014, di un bonus Irpef a favore dei lavoratori dipendenti e di chi perce-pisce redditi assimilati al lavoro dipendente. Tale bonus consiste in un aumento di 80 euro sulla

«il mio datore di lavoro non mi vuole dare gli 80 euro di bonus di cui parlano

in televisione. come devo fare?»

busta paga mensile ed è per il momento valido per il 2014, quindi per un totale di 640 euro.

Tra i lavoratori dipendenti rientrano anche i lavora-tori domestici, di conseguenza anche loro hanno di-ritto al bonus. La particolarità però sta nel fatto che i datori di lavoro domestico non sono sostituti d’im-posta (in pratica non operano le ritenute sul reddito di lavoro dipendente e non fanno il modello 770) e quindi non sono tenuti a versare crediti di imposta ai propri dipendenti.

ma se non viene corrisposto in busta paga come po-

Il "bonus Irpef" di 80 euro in busta paga anche per le badantiL'articolo 1 del decreto Legge n. 66/2014, noto come "decreto Renzi", introduce il nuovo comma 1-bis all'articolo 13 del TUIR. Tale disposizione riconosce un credito ai titolari di reddito di lavoro dipendente e di taluni redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente. L’importo del credito è di 640 euro per i possessori di un reddito complessivo 2014 non superiore a 24.000 euro; in caso di superamento del predetto limite di 24.000 euro, il credito decresce fino ad azzerarsi al raggiungimento di un livello di reddito complessivo pari a 26.000 euro. Il credito spetta solo se l'imposta lorda, determinata su detti redditi, è di ammontare superiore alle detrazioni da lavoro loro spettanti. In questo caso anche la badante, seppur in assenza di sostituto d'imposta, ha diritto al bonus.

Aggiornamento fiscale

ma se non viene corrisposto in busta

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29La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

Lo sportello Colf e Badanti del Caf Cisl nasce per fornire alle famiglie tutta l'assistenza necessaria per la gestione del rapporto di lavoro di colf, assi-stenti familiari, baby sitter, governanti.

I servizi offerti dal Caf Cisl, dai costi molto vantag-giosi, riguardano ogni aspetto della regolarizzazio-ne e dell'amministrazione del rapporto del lavoro, garantendo al datore di lavoro, nel rispetto della norma, correttezza, precisione e professionalità, e al lavoratore domestico tutti i diritti e le tutele riconosciuti dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro Domestico.

Con il Caf Cisl puoi:• stipulare il contratto a norma del CCNL del lavoro domesticoelaborare i prospetti paga mensili, calcolare la tredicesima ed elaborare il mo-dello CUD• calcolare i contributi previdenziali e compilare i modelli MAV per il versamento all'INPS• tenere il conteggio di ferie, malattia, maternità, infortuniocalcolare TFR e liquidazione• ricevere assistenza per compilare i documenti necessari a beneficiare delle agevolazioni fiscali previste per il datore di lavoro• regolarizzare il rapporto di lavoro per i cittadini extracomunitari

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tranno i lavoratori domestici usufruire del bonus?

In realtà, pur avendone diritto, colf, badanti e bab-ysitter dovranno aspettare l’anno prossimo per go-dere del bonus IRpEf. L’Agenzia delle Entrate ha infatti chiarito con una circolare che tali categorie di lavoratori potranno far valere il diritto e ottenere il credito eventualmente spettante tramite la dichia-razione dei redditi del prossimo anno. In particolare i lavoratori domestici "possono richiedere il credito nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta 2014, secondo modalità che saranno speci-ficate nei modelli delle dichiarazioni dei redditi e, conseguentemente, utilizzarlo in compensazione ... ovvero richiederlo a rimborso"

E quali altre condizioni sono necessarie?

Và specificato che, come per tutti i lavoratori dipen-denti, anche i lavoratori domestici avranno diritto al bonus purchè il loro reddito superi gli 8.000 euro l'anno e non sia viceversa superiore ai 26.000 euro l'anno. Non spetta a quanti hanno un reddito lordo fino a 8 mila euro e quindi già non pagano le tasse, i cosiddetti incapienti. Il governo ha annunciato per questi ultimi un altro tipo di intervento ma per ora non c’è nulla di concreto all’orizzonte.

per i redditi tra 8.000 e 24.000 euro annui, il bonus è

il massimo: 640 euro, mentre per i redditi compresi tra i 24.000 e 26.000, la detrazione viene calcolata in base al reddito: si oscilla da 480 euro fino a 160 euro, mentre non verrà corrisposto nulla nel caso in cui il reddito annuo sia uguale o superi i 26.000 euro oppure se il reddito è inferiore a 8.000 euro annuo. In questi casi si considera il reddito senza l’abitazione principale.

In generale quindi, il momento per vedere se esi-ste il diritto al bonus del governo, e soprattutto a quanto di quel bonus si abbia diritto, sarà la pre-sentazione dell’Unico o del 730 del 2015, in cui si potrà capire se si sono verificate nel 2014 tutte le condizioni che sono alla base del credito indi-pendentemente dall’averlo già ricevuto o meno in busta paga.

Il bonus non dipende dunque dal tipo di datore di lavoro, ma dalla condizione soggettiva del lavoratore.

Ricapitolando, solo chi paga le imposte avrà dirit-to al bonus; così i collaboratori domestici regolar-mente assunti avranno un guadagno ulteriore, ol-tre al fatto di non rischiare sanzioni legate al lavoro nero. Ecco che quindi "regolare" conviene sempre di più. Rivolgendovi presso un caf riceverete tutta l’assistenza al riguardo e potrete esporre e trovare soluzione alle vostre problematiche.

Il "bonus Irpef" di 80 euro in busta paga anche per le badanti

E quali altre condizioni sono necessarie?

paga come potranno i lavoratori domestici usufruire del bonus?

Il bonus non dipende dunque dal tipo di datore di lavoro, ma dalla condizione soggettiva del lavoratore.

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LAdyIN

nne Rand ha divor-ziato da un marito che aveva il vizio del

bere e vive in Estonia con una madre malata. La morte im-provvisa della madre la con-vince ad accettare un’offerta di lavoro a Parigi, dove andrà a fare la badante a Frida, una ricca anziana signora. Frida è figlia di emigrati estoni ma vive a Parigi da quando aveva dieci anni e non ha mantenuto molti rap-porti con la sua terra di origine o con i suoi connazionali in Francia.

A Parigi Anne precipita in un mondo profondamente diverso dal suo, di cui prende le misure passeggiando ogni notte sola e scompagnata. L’incontro con Frida, fiera parigina ostinata a di-menticare le sue origini estoniane, non è dei migliori. Frida, che abita in una casa lussuosa e indossa sempre abiti di grande eleganza, non gradisce la pre-senza di Anne e sarà schietta nel far-glielo capire. Anche se Anne si dimostra volenterosa nell'aiutare Frida, Madame non mostra di apprezzare i suoi sforzi e, nonostante alcuni momenti di confi-denza, continua a lamentarsi di lei.

L'unico amico di Frida è Stéphane, un ex amante di Frida, molto più giovane

di lei, al quale la donna ha donato il bar che era di proprietà del marito.

La convivenza e la reciproca curiosità invitano presto al dialogo e alla com-prensione. Tra un tè caldo e un croissant di pasticceria, Anne e Frida troveranno un sentimento di amicizia vera e pro-fonda, che le spingerà a fare il punto delle proprie esperienze e a riprendere la vita. Tutto il film è giocato sul con-fronto tra due solitudini: quella dell'an-ziana signora padrona di sé da sempre, intelligente, ormai saggia, come sempre autoritaria e capricciosa, che ha difficol-tà ad accettare la propria vecchiaia e i suoi limiti e la badante, donna di mez-za età provinciale, volonterosa, devota e in qualche modo noiosa e annoiata. Ognuna delle due scopre di aver biso-gno dell'altra.

Ispirato dalla biografia materna e dalla

passione per la capitale fran-cese, per il regista di origini estoni Ilmar Raag il film è una vera e propria dichiarazio-ne d’amore a Parigi e a tutte quelle donne che lasciano il proprio paese di origine per arrivare in un altro a fare le badanti e al rapporto che si viene a creare tra queste don-ne e i propri assistiti. «Alla

base del progetto c'è una storia perso-nale, quella di mia madre» racconta il regista. «Vicina ai cinquanta, divorziata, afflitta dalla solitudine dopo che i figli erano andati via da casa, si sentiva de-pressa e inutile. Un giorno ha ricevuto un'offerta di lavoro a Parigi, per pren-dersi cura di un'anziana e facoltosa si-gnora di origini estoni. Al suo ritorno era una persona diversa. Questa è la storia dietro il film»."A Lady in Paris" è un'esplorazione del volto dei suoi personaggi che ne rivela l’anima e ne definisce l’identità in funzione del loro rapporto col passato, coi sogni realizzati e quelli infranti.

Guidato da un’irriducibile Jeanne Mo-reau (attrice francese ormai 85enne tra le più importanti al mondo e famosa per l'interpretazione di "Jules e Jim" di Francois Truffaut), il regista estone passeggia per i boulevard chiarendoci

PArISUne Estonienne à Paris

frida, un'anziana signora estone emigrata in francia molti anni fa. Stéphane è preoccupato e cerca

una donna che le tenga compagnia e possa prendersi cura di lei. Il

lavoro viene offerto ad Anne che lascia l'Estonia per parigi

Un film su una badante

A

A

Il film

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il fascino esercitato da Parigi sugli stra-nieri e sui narratori come lui, che alla maniera di Anne impara a comprare un croissant in boulangerie e a snobbare il museo del Louvre, meta del turista e non di un vrai parisien. Posseduta dal mito di Parigi è pure la protagonista, emigrata e dolente con una vita faticosa e sfortunata alle spalle, che rispolvera la voce "analogica" di Joe Dassin e si perde nelle sue note, ritrovandosi con-sapevole di sé e del suo desiderio dentro l’alba e davanti alla Torre Eiffel.

A Parigi la Anne di Laine Mägi recupe-ra attenzione e senso, innamorandosi finalmente di un uomo gentile e risve-

gliando da uno struggimento nostalgi-co l’anziana signora che pazientemente accudisce. Egoista e ossessionata da un ex amante per cui è ormai troppo anziana, Frida vive sprofondata negli interni del suo appartamento borghese dove mette in scena solo se stessa e l’i-mitazione di una relazione, immemore del mondo che continua a esistere fuo-ri dalla porta. Testimone di un amore sorgente tra Anne e il suo Stéphane, un empatico Patrick Pineau, deciderà per la vita, emergendo da ciò che era latente e calandosi nel presente e una stagione che con gli orrori può ancora promettere splendori.

La bionda e delicata Anne è la trovata

drammaturgica che rompe allora le il-lusioni senili e riporta aria fresca den-tro uno spazio chiuso e una reclusione affettiva, inducendo Frida e Stéphane a scendere di nuovo in strada e a (re)incontrare la città dei loro sogni. Per-ché come sosteneva Humphrey Bo-gart «avremo sempre Parigi», una città che appare un perfetto altrove, pro-messa e già ricompensa.

Il film è stato proposto in anteprima al Festival di Locarno nel 2012 dove ha conquistato il Premio Ecumenico ed è uscito di recente anche in dvd. La repu-tazione di Raag e Moreau dovrebbero garantirgli nuove proiezioni festivalieri, e forse uno o due distributori stranieri in cerca di film per un pubblico anziano.

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Italia nel 1956. Dopo aver insegnato per anni nella scuola pubblica, Ugo Sestieri ha fondato l’Associazione INsensIN-verso, che si occupa dell’accoglienza dei migranti e organizza e svolge corsi d’italiano per stranieri. Proprio a loro è dedicato il romanzo “Estrella”, pubblica-to nel 2011 per la casa editrice Gorée.

«Estrella è una donna reale. Non è un personaggio di fantasia, ma prende vita dal mio rapporto quotidiano con i migranti, con i quali lavoro ormai da dieci anni. Tra loro il lavoro più diffuso, soprattutto per le donne, è proprio quello della badante. È un mondo che conosco fin troppo bene e gli spunti che ricevo ogni giorno sono moltissimi,

così ho deciso di metterli in questo romanzo. Alla base della storia che racconto ci sono due elementi: il diario di Giuseppe, un ebreo italiano emigrato in Uruguay all’epoca delle leggi razziali e Marco, l’anziano uomo italiano per il quale le pagine di quel diario sono vicinissime, lo

riportano indietro nel tempo.

Estrella è il perfetto elemento di raccordo, utile anche a spiegare che la migrazione è un dramma senza tempo, che oggi riguarda chi viene in Italia, ma che in anni non troppo lontani ha ri-guardato anche noi. Solo che lo abbiamo dimenticato».

«Estrella viene dall’America Latina. In Italia è una cosiddetta “irregolare”, che deve adattarsi a fare lavori umili, come lavare i vetri ai semafori. Ma poi sceglie di diventare “un’assistente per anziani”. Così le piace definirsi, perché non ama molto la parola badante, soprattutto se riferita al signor Marco Traversini, l’uo-mo di novantuno anni che assiste e

L'intervista all'autore

Ugo, come nasce il per-sonaggio di Estrella? Parlaci di questa donna

A pronunciare queste poche parole che però dicono tanto è Estrella, una giovane donna uruguaiana che approda a Roma, dove dopo diverse esperienze lavorative diventa una badante. Estrella si affeziona moltissimo all’ultimo anziano che gli è stato affidato, il signor Marco Traversini, e lui adora sentirla leggere. La vita scor-re, Estrella attraversa sentieri inaspettati, fino al drammatico epilogo in un Centro di espulsione.

Ma la storia non deve andare così, e quando tutto sembra perso ha inizio una nuova vita.

A raccontare la storia di Estrella, la pro-tagonista dell’omonimo romanzo, è Ugo Sestieri, nato nel 1946 a Montevideo, in Uruguay (dove il padre ebreo italiano era emigrato nel 1938) e tornato in

Lascio che il signor Traversini ricordi, nessuno ha mai il tempo d’ascoltarlo...

EstrellaEstrella e Giuseppe: storie

parallele di migranti

nell’Italia di oggi e

nell’Uruguay del

secolo scorso

montevideo

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al quale si affeziona molto.

Quello che accade tra Estrella e Marco è quasi un “amore” a prima vista: “que-sto vecchio mi piace, mi piacciono i suoi capelli e i baffi bianchissimi”, pensa Estrella appena conosce l’anziano e di-stinto signore. Ma a colpire la giovane è soprattutto il fatto che Marco le dà del “Lei”, dimostrandole rispetto. Questo elemento è molto importante, perché spesso noi italiani non ci accorgiamo di offendere chi ci sta di fronte, dando del “Tu” a una persona straniera, anche se non la conosciamo, solo perché non è italiana. Il primo a farmi notare questa cosa, anni fa, fu un ragazzo senega-lese. Da allora anche io ci faccio più attenzione».

«Certo. Una storia difficile è quella di Alina, una giovanissima badante mol-dava, che deve “sopportare una vecchia signora tre notti la settimana”, come racconta lei stessa a Estrella quando si conoscono su un autobus. Questa sto-ria vuole raccontare il rapporto spesso difficile che si instaura tra la badante, l’anziano e i suoi familiari, che spesso trattano queste ragazze come delle schiave, sia dal punto di vista economi-co che umano».

«Non molto. L’incontro di Estrella con Giulia, la figlia di Marco, è molto freddo. La giovane uruguaiana è un po’ nervosa, sta per conoscere l’anziano di cui dovrà occuparsi e la sua famiglia. Ma le cose vanno diversamente da come forse lei si aspetta. Giulia è una donna in carriera, “non ha mai tempo”, ripete spesso Marco, forse per conso-larsi. Non trova nemmeno un minuto per presentare la nuova arrivata al padre. Si muove frenetica, le racco-manda di non farlo uscire, di leggergli dei libri e va via.

Estrella si ritrova da sola, in una casa

che non conosce e lì confessa di dete-stare il modo di fare degli italiani, “mi affidano gli anziani come se fossero un pacco”. E su questo ci sarebbe molto da dire.

Lavoro da tanto tempo con gli stranieri, e una delle critiche che più spesso queste persone rivolgono a noi italiani è proprio questa: dicono che nelle nostre famiglie manca l’umanità. Credono, forse a ragione, che per noi gli anziani siano solo un peso.

Effettivamente la solidarietà e l’aiuto sono concetti quasi del tutto scomparsi nella nostra società, questo bisogna ammetterlo».

«La perdita della libertà. Gli orari di lavoro sono disumani, soprattutto per le irregolari e così si annulla tutto il resto. Spesso si soffre di solitudine, per-ché non si ha il tempo di coltivare altri rapporti. A volte ho l’impressione che queste donne non vivano, soprattutto quando si ha a che fare con anziani che hanno problemi seri, come l’Alzhei-mer e la demenza senile. In questi casi

Nel libro però vengono raccontate anche le dif-ficoltà e i rapporti com-plicati di queste donne con gli italiani.

Quali sono i problemi maggiori che emergono dai racconti di queste donne?

Ma ci sono anche storie positive?

Infatti, i nostri conna-zionali non ne escono tanto bene.

“questo vecchio mi piace, mi

piacciono i suoi capelli e i baffi bianchissimi”

si resta confinati in casa, e si esce solo per fare la spesa.

La situazione è ancora più complicata per il badante uomo. Se ne vedono pochi in giro, ma ci sono. Dai loro racconti emerge una realtà ancora più complessa, anche perché spesso, a causa di una cultura che distingue net-tamente il ruolo dell’uomo da quello della donna, si vergognano di questo lavoro. In particolare ricordo la chiac-chierata fatta con un ragazzo egiziano qualche tempo fa. Mi raccontava che in Egitto aveva una vita normale, molte amicizie e aveva studiato. Poi, a causa della difficile situazione politica nel Paese, ha deciso di venire in Italia, dove ha trovato un lavoro come badante. Da quel momento la sua vita è “finita”. Nella casa dove lavora ci sono solo anziani, mentre i figli della persona che lui accudisce lo guardano come uno che deve fare questo lavoro punto e basta: “quasi non ti considerano una persona”, mi ha confessato».

«Sì, e la storia di Estrella ne è la dimostrazione. In alcuni casi, tra la badante, l’anziano e la famiglia si instaurano rapporti di affetto vero e di amicizia sincera.

Ricordo la storia di una badante marocchina, una ragazza giovanissima che ha deciso di restare in Italia e an-dare a vivere nella casa della signora di cui si occupava. Era trattata come una figlia da tutta la famiglia, diciamo che l’avevano adottata.

È anche capitato che alcune badanti venissero ai corsi di italiano, che organizzo con la mia associazione, accompagnate dalle anziane con le quali lavorano. E la cosa divertente è che queste signore partecipano attiva-mente alla discussione, prendendo la parola durante la lezione per spiegare come le donne italiane amano fare la spesa, ma soprattutto come amano fare le faccende di casa, passando il dito sulla libreria per accertarsi che non ci sia nemmeno un granello di polvere. È stato bello vedere le facce divertite delle mie allieve».

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S

Aggiornamento e formazione

i è concluso con la consegna degli attestati di parte-cipazione il corso "Badare Meglio, suggerimenti per prendersi cura di sé e degli altri", organizzato dalla

Associazione Migranti della Venezia Orientale onlus nell’am-bito del progetto “Prevenzione e salute, beni comuni” soste-nuto dalla Fondazione Santo Stefano di Portogruaro.

L’obiettivo dell’iniziativa che ha visto la piena partecipazione di 12 allievi e due uditori provenienti da cinque diversi Paesi (Romania, Ucraina, Moldavia, Colombia e Georgia) è stato quello di sperimentare un percorso didattico in grado di for-nire le informazioni di base per il lavoro di assistenza alle per-sone non auto-sufficienti. Nei 5 incontri programmati sono state infatti approfondite le tecniche per la corretta relazione con il paziente, la sua movimentazione, la deambulazione, la prevenzione del rischio cadute e infine la vestizione/svestizio-ne e l’aiuto durante i pasti.

La docenza è stata affidata alla Dottoressa Renata Maronese che vanta una ampia esperienza di fisioterapista in ambito

A Portogruaro in provincia di Venezia consegnati gli attestati a 12 badanti

pubblico e privato. Come ci dice la Dottoressa Maronese " il corso "Badare Meglio" è stato ideato con una duplice finalità: quella di arricchire la conoscenza delle manovre di movimen-tazione dei pazienti, quali il sollevamento, il trasferimento, il riposizionamento, per consentire alla badante di "accudire meglio" il proprio assistito,e quella di prevenire e ridurre il numero e la gravità dei disturbi muscoscheletrici, come i traumi delle spalle, le dorsalgie e le lombalgie, che tali attività quotidiane e ripetute nel tempo possono causare. Imparan-do quindi come creare una stabile base d'appoggio, il giusto equilibrio, come scomporre il movimento in più fasi, pensare alle giuste prese ed usare gli ausilii correttamente in relazione alle caratteristiche del paziente, si riesce ad ottenere il com-portamento più idoneo sia per una assistenza personalizzata del paziente sia per la salvaguardia della salute della badante stessa, nel modo più ergonomico possibile".

"Il successo del corso - annunciano i responsabili della Mi-granti - ci ha convinti a ripeterlo. L’appuntamento è per il prossimo mese di ottobre".

Il corso, completamente gratuito, è aperto anche ai cittadini italiani, compresi i famigliari delle persone assistite. Per informazioni e per iscriversi si può telefonare al 389 7892077 oppure

scrivere a [email protected].

Il corso "Badare Meglio"

foto di gruppo

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giunto alla sesta edizione il corso gratuito che si è appe-na svolto a Varese e rivolto

ad assistenti domiciliari, collaboratori familiari e badanti di nazionalità italia-na, europea ed extracomunitaria, in possesso di permesso di soggiorno, che prestano o intendono prestare assistenza domiciliare a malati di Alzheimer.

Le finalità del corso sono state quelle di favorire la qualificazione professionale degli assistenti domiciliari in ambito di malattia di Alzheimer e realizzare un registro degli assistenti familiari formati (albo assistenti domiciliari) a cui le fa-miglie possono accedere per ricevere assistenza qualificata.

Tra gli obiettivi formativi:• la centralità dell’assistente domiciliare nella cura del malato di Alzheimer;• apprendere le conoscenze di base sul-la malattia di Alzheimer e le sue proble-matiche;• saper identificare i bisogni e le proble-matiche fisiche, psicologiche, assisten-ziali e curative del malato di Alzheimer• acquisire le competenze comunicati-ve, relazionali e sociali che consentano un adeguato rapporto interpersonale con il malato e con il nucleo familiare; • apprendere abilità finalizzate al mi-glioramento del contesto abitativo e della sicurezza domestica; • acquisire principi di educazione ali-mentare e nozioni di igiene personale e dell’ambiente; • conoscere aspetti di etica e di legisla-zione legati al ruolo di collaboratore familiare.

6o corso di formazione per l’assistenza domiciliare ai malati di AlzheimerOrganizzato a Varese dall'Associazione Varese Alzheimer Onlus

Un corso completo con una prima fase teorica di 10 ore che ha approfondito i seguenti temi: • le demenze e la malattia di Alzheimer: aspetti clinici e comportamentali;• una casa su misura del malato di

è

La malattia di Alzheimer, che causa un profondo

e progressivo deficit delle funzioni cognitive,

soprattutto nelle persone avanti con l'età, è in costante

aumento e si calcola che in Provincia di Varese

siano presenti attualmente circa 8.000 casi. I malati richiedono spesso una

assistenza continuativa ed intensiva per cui anche i familiari e le persone che prestano il loro aiuto alle famiglie sono altamente

coinvolti nel gravoso compito assistenziale

Alzheimer;• la relazione e la comunicazione con il malato di Alzheimer;• l’igiene della persona e della sua casa, elementi di dietisitica e principi di ali-mentazione;• lo stress dell’assistenza.

La seconda fase ha previsto il tirocinio pratico presso il Centro Diurno Inte-grato Alzheimer della Fondazione Mo-lina e il Circolo della Memoria di Casa Alzheimer.

Al termine del percorso formativo è stato costituito un albo assistenti domi-ciliari, composto dai nominativi delle persone che hanno partecipato al corso, al quale le famiglie colpite dalla malattia potranno far riferimento, attraverso Va-rese Alzheimer per instaurare un even-tuale rapporto di lavoro (i nominativi dei partecipanti sono inseriti in un albo pubblicato nel sito: www.alzheimerva-rese.org dove possono essere contattati direttamente dalle famiglie che necessi-tano assistenza).

A completamento degli insegnamenti del corso, nello scorso mese di marzo, nella sala consiliare di Villa Recalcati, sede della Provincia di Varese si è tenuto un convengo "Incontinenza urinaria nel-la malattia di Alzheimer in fase precoce" con la partecipazione degli psicologi di Varese Alzheimer e dei rappresentanti del Comitato Scientifico della Fondazio-ne Italiana Continenza durante il quale sono state approfondite le tematiche le-gate ai disturbi cognitivi e le problemati-che dell’incontinenza nell’età senile.

Varese Alzheimer Onlus c/o Fondazione MolinaViale Borri, 133 (Varese)E-mail: [email protected]

Varese Alzheimer Onlus fornisce sostegno e aiuto ai malati, alle loro famiglie e al personale di assistenza e collabora attivamente con il "Centro di Ascolto" dove i familiari possono prendere contatti con i volontari di Varese Alzheimer, "l'Am-bulatorio della Memoria" che fa la valutazione clinica dello stato di memoria e formula la diagnosi del disturbo (inoltre presso l'ambulatorio viene esercitato un servizio di supporto psicologico per i malati e i loro familiari) e il "Circolo della Memoria" (Comune di Comerio) rivolto alle persone che pre-sentano disturbi della memoria di grado lieve ma che comun-

que causano riduzione della autonomia e difficoltà a gestire la quotidianità. Le attività realizzate sono intese a rallentare il declino cognitivo, a sostenere l'autonomia personale, favorire la socializzazione e le relazioni interpersonali e migliorare la qualità di vita del malato e dei familiari.

alzheimer

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Le trasformazIonI deL Lavoro domestIco neLLa vIta quotIdIana tra quaLItà deL Lavoro e rIconoscImento deLLe competenze

n occasione della Giornata internazionale delle Lavo-ratrici e dei Lavoratori domestici (il 16 giugno scor-so), Acli Colf con il Patronato Acli, ha organizzato il convegno “Viaggio nel lavoro di cura. Le trasforma-

zioni del lavoro domestico nella vita quotidiana tra qualità del lavoro e riconoscimento delle competenze”, presso la Sala Piccola Protomoteca in piazza del Campidoglio a Roma.

Durante il convegno è stata presentata l'anticipazione della ricerca “Viaggio nel lavoro di cura”, un’indagine promossa da Acli Colf e Patronato Acli per comprendere le trasformazioni del lavoro domestico in Italia negli anni della crisi economica. La ricerca è suddivisa in due moduli: il primo preparatorio, realizzato attraverso focus group con le lavoratrici e il secon-do, realizzato attraverso un’indagine con questionario strut-

turato. I risultati del primo modulo sono stati presentati nel novembre 2013. Per l'inizio del 2015 è prevista la pubblica-zione dei risultati definitivi di entrambi i moduli di indagine.

L’indagine con questionario è stata realizzata dall’Istituto di Ricerche Educative e Formative (www.irefricerche.it) con la collaborazione di 30 sedi Acli Colf e Patronato Acli.

Attraverso questa rete sono state contattate 837 badanti re-sidenti in 177 comuni. Le interviste sono state realizzate dai volontari e dagli operatori delle Acli Colf in modalità "faccia a faccia", solo in alcune situazioni il questionario è stato auto compilato dalle lavoratrici. La metodologia dell'indagine non ha previsto un piano di campionamento specifico, l’unico vincolo è stato che le intervistate lavorassero come assistenti

un'indagine promossa da acli colf e patronato acli. realizzata da Iref (Istituto di ricerche educative e formative). In collaborazione con le sedi territoriali di acli colf e del patronato acli

I

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familiari con persone anziane (in termini tecnici, quello analizzato è un campione autoeletto).

Chi è stato intervistatoIl campione raccolto per l’indagine è risultato composto per la quasi totalità (94%) da donne. Al di là del dato più macrosco-pico, la presenza nel campione di un seppur piccolo gruppo di maschi conferma il risultato di altre indagini e mostra che il lavoro di assistente familiare non è esclusivamente femmini-le. Le persone intervistate nella maggior parte dei casi hanno un’età compresa tra i 45 e i 64 anni (rientra in questa fascia il 58% delle intervistate); le giovani donne (under35) sono l’11,7% del totale. Si tratta di persone sposate nel 34,8% dei casi, separate/divorziate nel 34,4%, mentre il 20,3% è single

chi è stato intervistato

e il 10,5% ha perso il coniuge. Nel complesso, le intervistate che non hanno legami matrimoniali sono tre su quattro.

Sotto il profilo formativo, una badante su tre è andata all’u-niversità (nel 21,2% dei casi ottenendo la laurea). Il 54,4% delle intervistate ha comunque studiato per almeno nove anni, soglia che, nell’ordinamento scolastico italiano, corrisponde alla frequentazione della scuola secondaria superiore. A ciò occorre aggiungere che il 22,4% ha avuto un’esperienza for-mativa in campo medico-infermieristico. Inoltre, una su tre ha fatto un corso di formazione specifico in Italia. Considerando entrambe le possibilità, si ottiene un 44,9% di intervistate che ha una qualche esperienza formativa in campo assistenziale. Le credenziali formative delle lavoratrici sono dunque media-mente elevate, sia in termini di cultura generale, sia rispetto

La ricerca è promossa da:

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alla formazione di settore. Ciò spinge a rilevare che il campio-ne considerato dall’indagine appare rappresentativo del seg-mento medio-alto del lavoro domestico di cura, considerazio-ne che appare coerente con il dato sulla durata dell’esperienza professionale nel settore della cura: il 51,3% delle intervistate fa la badante da più di 5 anni.

Sul fronte della provenienza nazionale, sono state intervi-state donne e uomini da 35 nazioni diverse. Una badante su quattro è rumena, un altro 25% è di nazionalità ucraina. L'8,3% viene dal Perù, il 7,4% dalla Moldavia. In ge-nerale le donne dell'est Europa sono il 64,8% del campione, le intervista-te che vengono dall’America Latina il 14,1%, dall’Asia il 6,6%, dall’Afri-ca il 9,2%. Infine, il 5,2% delle lavo-ratrici è di nazionalità italiana. Quan-to alle modalità di svolgimento del lavoro, nel 60% dei casi la lavoratrice coabita con la persona che assiste: è questo un dato da tenere presente perché la coabitazione, quasi sempre, implica delle differenze nella quan-tità e nella qualità della prestazione assistenziale.

In generale, il profilo socio-demo-grafico del campione è molto vici-no alla rappresentazione tipica della badante: una donna matura, prove-niente dall’Est-Europa con un titolo di studio mediamente alto che abita nella casa della persona che assiste. Per completare il profilo, un ultimo dato relativo ai legami con le orga-nizzazioni che hanno promosso l’in-dagine: il 37,4% delle intervistate è iscritta alle Acli Colf, il 18,7% alle Acli. È interessante notare che, pur avendo realizzato l’indagine attraver-so la rete Acli, il numero di lavora-trici con nessun legame formale con l’associazione è consistente: difatti, le iscritte ad almeno una delle due organizzazioni sono, nel complesso, il 51,8%. Al di là di queste affiliazioni, le donne contattate non hanno altre appartenenze socio-politiche: solo il 5,6% è iscritta a un sindacato. Anche i dati sulla partecipazione associativa sono particolarmente bassi: è iscritto a un’asso-ciazione italiana il 3,6% del campione, a un’associazione di connazionali il 5,6%.

Tanto lavoro per pocoLe badanti hanno ritmi di lavoro molto sostenuti: in me-dia lavorano nove ore al giorno per sei giorni alla setti-mana. All’interno del campione ci sono anche lavoratrici che dichiarano di lavorare sette giorni su sette (11,8%); le badanti che dichiarano di lavorare 60 ore, o più, a settima-

na sono il 34,4%. Il 64,6% del campione fa un numero di ore superiore al massimo previsto dal contratto nazionale di lavoro (54 ore settimanali per una lavoratrice assunta full time): in pratica, due lavoratrici su tre lavorano più del massimo previsto dalla legge. Nel 76,5% dei casi il rapporto di lavoro è regolato da un contratto scritto, ma il 51,1% delle intervistate dichiara un qualche livello di irregolarità contributiva, con il 15% che afferma di non aver ricevuto nessun versamento contributivo. Orari di

lavoro lunghi, difficoltà a contrat-tualizzare il rapporto, mancata contribuzione previdenziale sono le spie di una condizione lavora-tiva che, nei casi più estremi, può arrivare a connotarsi in termini di sfruttamento.

Sul fronte delle retribuzioni, la stima ottenuta tramite la combinazione del calendario lavorativo (una serie di domande sull’orario lavorativo nei sette giorni della settimana) e l’am-montare complessivo dello stipen-dio mensile, evidenzia che in media le badanti guadagnano 800 euro al mese, risultato di una retribuzione oraria di 4 euro (valore mediano). Una cifra che, in caso di coabitazione, può essere considerata relativamente soddisfacente, mentre se la lavoratri-ce preferisce o è costretta ad abitare per conto proprio può essere insuffi-ciente, soprattutto nelle grandi città. Continuando a esaminare i dati sulle retribuzioni, è interessante verificare le differenze tra coresidenti e lavora-trici che invece non abitano nella casa della persona assistita. Le prime, al mese dichiarano di guadagnare 700 euro (valore mediano), le seconde, invece, 850 euro. Questa differenza si ribalta se si considera la paga oraria: le badanti coresidenti guadagnano 3,75 euro l’ora, le non coresidenti 4,32 euro. È evidente che il lavoro in coa-bitazione implichi un impegno orario

nettamente superiore, per cui chi coabita guadagna un poco di più, lavorando molto di più.

Questi dati, peraltro, possono essere comparati con quanto registrato in un’indagine similare, realizzata dall’IREF nel 2007 (Il welfare fatto in casa). Il confronto evidenzia una me-diana della retribuzione mensile di 850 euro: in sette anni le badanti hanno quindi perso 50 euro al mese. All’apparenza si tratta di una perdita stipendiale contenuta, tuttavia se si consi-derano i dati relativi agli orari di lavoro si nota una dinamica di compensazione tra stipendio e orario di lavoro. Lo scarto più significativo è difatti nella retribuzione oraria che, nel 2007, era di 6 euro l’ora, nel 2014 solo di 4 euro. In pratica, per

Tanto lavoro per poco

Genere: il 94% sono donneEtà: dai 45 ai 64 anni

Istruzione: 1 su 3 è laureata (1 su 3 ha seguito

un corso di formazione specialistico in Italia)

Esperienza: il 51,3% fa la badante da più di 5 anni

Nazionalità: il 64,8% viene dai paesi dell'Est Europadomicilio: il 60% coabita

Il profilo che emerge dall'indagine

vIaggIo neL Lavoro dI cural'indagine

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mantenere un livello retributivo minimamente soddisfacente le badanti lavorano di più, abbassando il proprio costo orario. La formula è più lavoro, per lo stesso stipendio. A livello ter-ritoriale, ci sono altre differenze significative: se nel Centro-Nord la retribuzione media è di 4,20 euro, nel Meridione si scende a 2,70. Proiettando su un orario di 54 ore settimanali i due dati citati, si ottiene un gap salariale fortissimo: poco più di 900 euro per le lavoratrici del Centro-Nord, 540 euro per le meridionali. Scendendo lo stivale in pratica si perde circa il 40% del salario.

A influire in negativo, sulla retribuzione oraria sono anche altre variabili, come la dimensione della città e, ovviamente, lavorare o meno in co-residenza. Il com-binato di questi due elementi da come risultato che una badante coresidente occupata in un comune non capo-luogo di provincia guadagna 3,86 euro all’ora. Al con-trario una lavoratrice non coresidente che vive in una città metropolitana riesce a portare a casa 5 euro l’ora. Considerando, invece, solo la ripartizione geografica si ha che in un piccolo comune del Sud Italia il guadagno orario è di 2,69 euro, mentre in una grande città del Nord 4,50, con una differenza di 1,80 euro. I dati dun-que evidenziano divari territoriali sia tra Nord e Sud, sia tra città e paese, con la co-abitazione che rafforza, in entrambi i casi, gli scalini retributivi.

Un’altra indicazione di rilievo proviene dal confron-to con l’indagine 2007. Le lavoratrici in coabitazione hanno perso in sette anni 1,25 euro all’ora: nel 2007 la retribuzione oraria era di 5 euro, nel 2014 è di 3,75 euro; una flessione di proporzioni maggiori si riscon-tra, però, tra le lavoratrici non coresidenti: da 6,50 euro l’ora a 4,32 euro, con una perdita di oltre 2 euro. In pratica, il lavoro in coabitazione ha resistito un po’ meglio alla compressione dei salari innescata dalla crisi poiché partendo da una base retributiva più bassa la ri-duzione non è potuta essere così marcata come quella riscontrata nel lavoro senza coabitazione.

Sintetizzando al massimo le indicazioni ottenute dalle interviste, va rilevato che le retribuzioni orarie ap-paiono fortemente schiacciate sui minimi retributivi previsti dal CCNL e, in alcuni casi, sono anche signi-ficativamente inferiori. Per fare un esempio, un lavo-ratore non convivente di livello A (il più basso equiva-lente a un impiego generico e con limitato livello di responsabilità e autonomia) ha un minimo orario di 4,47 euro, una cifra molta vicina a quella percepita da molte delle badanti intervistate per la ricerca. Tuttavia, come si evince con chiarezza dai dati sulle mansioni, le badanti svolgono compiti molto più complessi e che darebbero diritto a retribuzioni orarie superiori.

Qualunque cosa succeda, occupatene tuLe badanti intervistate assistono per lo più persone non auto-sufficienti dal punto di vista fisico e mentale (42,4%): solo il 19,1% lavora per persone completamente autosufficienti. In altre parole, le intervistate si fanno carico di assistere quelle

persone che, per le famiglie, rappresentano un vero “rebus assistenziale” poiché hanno bisogni di cura complessi e co-stanti. Un dato fondamentale per comprendere la situazione lavorativa delle badanti è il supporto di altre figure assisten-ziali come assistenti domiciliari, infermieri/e, assistenti so-ciali. Al riguardo, il 60% delle lavoratrici afferma di occuparsi completamente da sola dell’assistenza. Il dato restituisce uno scenario preoccupante: le badanti che assistono persone con gravi problemi psico-fisici, in un caso su due, sono sole. Nel

Qualunque cosa succeda, occupatene tu

L'anticipazione dell'indagine "Viaggio nel lavoro di cura" è

scaricabile in formato pdf dal sito www.acli.it

Meridione, il dato sale al 67,9%. C’è da aggiungere che nel caso di assistenza a un soggetto completamente non auto-sufficiente, la percentuale di lavoratrici che non riceve alcun aiuto esterno scende solo di dieci punti (50,8%). Specifican-do meglio il problema è opportuno riportare anche il dato relativo al supporto da parte di altre badanti: tra le lavoratrici che supportano persone con scarsa autonomia psico-fisica, solo una su quattro (25,6%) condivide il carico lavorativo con qualche altra collega.

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L’indagine permette di analizzare nel dettaglio le mansioni svolte dalle lavoratrici. Si possono distinguere tre generi di mansioni assistenziali: 1) di base, nel quale rientrano attività come lavare, aiutare la persona nelle funzioni corporali, te-nere in ordine la casa, stirare e cucinare; 2) accessorie, ossia pagare le bollette, andare dal medico, controllare la scadenza di alimenti e farmaci, 3) para-infermieristiche, consistenti nel somministrare medicinali, misurare febbre, pressione, glice-mia, fare iniezioni e medicazioni varie.

Nel complesso, la ricerca ha raccolto informazioni su tutto lo spettro delle attività di cura e gestione della casa, assumendo (e testando con domande ad hoc tale ipotesi) che la badante non sia una figura occupata solo dell’assistenza alla persona, ma colei che entra anche nella gestione di ciò che ruota attor-no alla persona assistita. Rispetto alle mansioni assistenziali di base, il 50,5% delle intervistate afferma di svolgere tutte e sette le attività previste dal questionario, un altro 29% invece dichiara di essere di svolgerne tra le cinque e le sei.

Quando la lavoratrice coabita con la persona assistita è molto più frequente che sia incaricata di svolgere tutte le mansioni assisten-ziali di base (61,3%, contro il 33,7% delle lavoratrici che non coabitano). Sul fronte delle mansioni accessorie, il 90,9% delle intervistate ne svolge almeno una, con il 31,1% che si incarica di assolvere quattro o cinque mansioni accessorie. I dati mostrano che l’espressione mansioni accessorie, per quanto teoricamen-te adeguata, non coglie la concretezza del lavoro: in pratica, la badante è una sorta di factotum alla quale si chiede di espletare compiti eterogenei e non necessariamente connessi con l’assi-stenza alla persona. Basti pensare che il 43,2% delle intervistate afferma di svolgere anche lavori per la famiglia di appartenenza della persona che assiste e, in un caso su quattro, senza che per questi compiti aggiuntivi venga corrisposta alcuna integrazione economica.

A questi carichi lavorativi occorre poi aggiungere una serie di incombenze di tipo para-infermieristico, mansioni che solo il 13,8% delle badanti non svolge. Il 49,8%, invece, ha la responsabilità solo di alcune delle attività para-infermie-ristiche previste dal questionario, mentre il 36,4% dichiara di doversi occupare di tutte le mansioni para-infermieri-stiche. C’è da rilevare che tra le badanti che dichiarano di svolgere tutte le mansioni di piccola assistenza medica, il 33,9% lavora “in nero”. In termini di responsabilità perso-nale e di rischio lavorativo, quest’ultimo è un dato da consi-derare con attenzione poiché senza le tutele contrattuali si perde la possibilità di veder garantita la propria posizione in eventuali situazioni problematiche.

Combinando i tre tipi di mansioni è stato elaborato un indice di carico lavorativo. Quando si assiste una persona in condi-zioni di non autosufficienza psico-fisica si rilevano i carichi maggiori si hanno: in questo caso, il 50,8% delle badanti fa registrare un valore alto sull’indice di carico lavorativo (il dato sul totale del campione è di 14 punti percentuali più basso, 36,4%); una differenza simile si osserva anche in assenza di supporto assistenziale da parte di terze persone (infermieri, assistenti sociali e domiciliari): 49,5% di alto carico lavorativo.

Più di una lavoratrice su due si trova quindi in una situazione lavorativa nella quale la badante è l’unico attore assistenziale. L’assistente diventa un soggetto al quale viene chiesto di in-tervenire su tutto lo spettro dei bisogni di cura della persona. In pratica, in questi casi, la badante riceve una sorta di delega “in bianco”, sulla quale è scritto: “qualunque cosa succeda, oc-cupatene tu”.

Comincio a non farcela piùSecondo le badanti intervistate, negli ultimi anni è diventa-to sempre più difficile lavorare con un contratto di lavoro: il 41,7% si dichiara molto d’accordo con questa considerazione. Allo stesso modo, il 44,3% delle badanti è molto d’accordo con l’idea che negli ultimi anni le famiglie chiedano alle badan-ti di lavorare di più, senza per questo aumentare lo stipendio. Le lavoratrici sembrano dunque avere una chiara percezione di quello che sta accadendo: la crisi economica ha impattato sugli standard minimi di lavoro, in alcuni casi, provocando un peggioramento.

Una trasformazione che non riguarda solo orari e salari. Se si considerano i dati riferiti ai disturbi psico-fisici derivanti dall’e-sercizio della professione, si riscontrano altri segnali negativi. Il 68,6% delle intervistate dichiara che da quando lavora come badante soffre di mal di schiena, il 40,6% riferisce di altri dolori fisici. Fare la badante è, dunque, un lavoro logorante che influisce sulla salute della lavoratrice, soprattutto quando è condotto con ritmi di lavoro così serrati. C’è poi il logoramento psicologico: il 39,4% soffre di insonnia, mentre il 33,9% delle donne intervi-state afferma di soffrire di ansia o depressione. Bisogna aggiunge-re che una badante su tre, nell’ultimo anno, non è mai andata da un medico a controllare il proprio stato di salute, tra le under35 il dato sale al 44,2%. Il tema del logoramento si salda dunque con la questione della qualità del lavoro: il settore assistenziale è strutturalmente "labour intensive", tuttavia i dati su orari e cari-chi evidenziano la diffusione di fenomeni di sovra-occupazione. Per compensare le perdite salariali si lavora di più, peggiorando l’impatto del lavoro sulla vita personale.

Sebbene a causa della crisi, la redditività del lavoro si sia ridot-ta, l’auto-percezione della professione è positiva: l’81,6% delle donne intervistate non ha remore nel dire a chiunque di fare la badante, mentre il 59,5% è dell’opinione che “badante” sia il termine migliore per descrivere il lavoro che fa. Un’espressio-ne per anni considerata squalificante trova l’approvazione della stragrande maggioranza delle lavoratrici. È un dato dall’alto valore simbolico che, però, appare in parziale contraddizione con un’altra opinione espressa dalle intervistate. Alla domanda, “Secondo te la gente sa quanto è importante il lavoro di ba-dante?”, il campione si spacca in due gruppi: il 50,5% afferma che le persone comuni hanno una consapevolezza poca o nul-la della valenza sociale del lavoro di cura; l’altra metà, invece, esprime un punto di vista positivo. Il lavoro di cura non ha, dunque, nelle percezione di chi lo svolge, caratteristiche social-mente stigmatizzanti ma sconta un deficit di riconoscimento sociale: questa sfasatura può essere una fonte di disillusione per le lavoratrici e influire negativamente sulle motivazioni perso-nali, elemento quest’ultimo che, nello svolgimento di un lavo-ro stressante e logorante, conta molto

comincio a non farcela più

vIaggIo neL Lavoro dI cural'indagine

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43La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

i è svolto nei primi giorni di giugno al Policlini-co Universitario "Agostino Gemelli" il convegno "L’assistente familiare in Italia dalla formazione ai problemi sociali e di integrazione". Il convegno or-

ganizzato da Italia Longeva, il network dedicato all’invecchia-mento, creato dal Ministero della Salute, dalla Regione Mar-che e dall’IRCCS INRCA per promuovere una nuova visione dell’anziano quale risorsa per la società, in buona salute, attivo e impegnato in compiti e ruoli adatti che valorizzino l’espe-rienza e la saggezza accumulata negli anni, ma anche fruitore di beni e servizi, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e con il CESPAG (Centro di Ricerca per la Pro-mozione e lo Sviluppo dell’Assistenza Geriatrica) dell’Univer-sità Cattolica del Sacro Cuore, ha fatto il punto sull’assistenza famigliare e sul fenomeno badanti in Italia.

A introdurre il Professor Roberto Bernabei, presiden-te di Italia Longeva e Direttore del Dipartimento di

Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico "A. Gemelli" di Roma «Siamo l’unico Paese al mondo ad avere circa un milione e mezzo di assistenti familiari: un numero incredibile di cosiddetti "badanti". Rivela il tentativo di apprestare un’as-sistenza suppletiva per i nostri anziani, fra i più numerosi al mondo, che altrimenti potrebbero contare su un numero in-sufficiente di letti nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (solo 400mila letti, un record negativo: coprono circa il 3,5% degli over 65, mentre nessun Paese europeo si attesta sotto al 7%), o su prestazioni domiciliari ancora molto inferiori alla media europea (garantiscono servizi a meno del 2% degli ultra ses-santacinquenni: nessun Paese in Europa si attesta al di sotto dell’8%). È un fenomeno socio-sanitario, demografico e cul-turale con il quale siamo a contatto ogni giorno e sul quale, in-credibilmente, nessuno fino ad ora aveva proposto una rifles-sione organica e strutturata. Italia Longeva, che è impegnata a tutto campo sulle problematiche che coinvolgono la Terza Età,

ItaLIa Longeva LI ha rIunItI per La prIma voLta aLL’unIversItà cattoLIca dI roma, per una

rIfLessIone strutturata suI profILI socIaLI, professIonaLI, gIurIdIcI e sanItarI

deLL'assIstenza famILIare

S

Il convegno

politici, professionisti della sanità, demografi, esponenti del sindacato e associazioni familiari

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44 La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

CENTRO CONGRESSI EUROPA Università Cattolica del Sacro Cuore

C E P SA GCENTRO DI RICERCA

PROMOZIONE E SVILUPPO

DELL’ ASSISTENZA GERIATRICA

ROMA, 11 Giugno 2014

L’assistente familiare in Italia dalla formazione ai problemi sociali e di integrazione

che riconosca e certifichi la loro professionalità? Torno a sotto-lineare che parliamo di circa un milione e mezzo di lavoratori, in molti casi stranieri, che quindi impongono una riflessione anche di carattere sociale: quale sarà il destino dei loro figli? E chi assisterà i nostri assistenti familiari, quando a loro volta invecchieranno?». Per rispondere a tutte queste domande, il convegno di oggi "L’assistente familiare in Italia dalla forma-zione ai problemi sociali e di integrazione" ha riunito per la prima volta esponenti politici - fra i relatori il sottosegretario al Ministero della Salute, Vito De Filippo - professionisti sani-tari, rappresentanti dei sindacati ed esponenti di associazioni, sorte spontaneamente proprio per far fronte alle tante que-stioni sollevate dall’assistenza familiare. Un fenomeno tutto italiano, nel quale l’anziano dipende, dal punto di vista delle necessità primarie, dal proprio dipendente: un’iperbole sino-ra quasi del tutto trascurata, a livello istituzionale, nel nostro Paese, capace di generare problemi complessi sui quali Italia Longeva ha deciso di stimolare un dibattito costruttivo.

Di seguito la sintesi degli interventi. L'abstract completo del convegno pò essere scaricato dal sito www.italialongeva.it.

Con il titolo "Anziani, reti di aiuto informali, servizi pubblici e privati" Linda Laura Sabbadini, Diret-tore del Dipartimento per le Statistiche Sociali e Ambientali ISTAT ha evidenziato che «da diversi anni le trasformazioni demografiche e sociali del nostro Paese sono caratterizzate da un’accelerazione del processo di invecchia-mento della popolazione e da una progressiva modificazione della rete di aiuto informale. Il processo di invecchiamento demografico in Italia è particolarmente accentuato». Ed è l'incremento costante del numero di anziani e di persone con problemi di salute di natura cronico-degenerativa quali diabete, tumori, Alzheimer e demenze senili che riconfigura tutto il sistema di assistenza nazionale.

Ketty Vaccaro, Responsabile Welfare e Salute Cen-sis con "Il ruolo dei badanti nel welfare familiare" «gli aiuti interni alla famiglia e tra famiglie rappresentano una rete molto fitta, caratterizzata da un forte interscambio anche rispetto ad altre e diverse situazioni di bisogno, dalla cura dei figli piccoli al sostegno economico. Ma una delle modalità prevalenti in cui si sostanza questa rete di suppor-to è proprio quella del sostegno informale alle persone con problemi di salute ed autosufficienza, a fronte di un’offerta pubblica che appare fortemente deficitaria, soprattutto ri-spetto alle prestazioni sociali in natura, che rappresentano, nel caso le prestazioni di protezione sociale per la disabilità, il 6% del totale della spesa pubblica a fronte del 94% per prestazioni di tipo economico». Ad affiancare le famiglie, per dare sostegno, la presenza dell’assistente famigliare che diventa figura strategica del nuovo modello di welfare, so-prattutto per i parenti affetti da malattie importanti come l’Alzheimer, l’Ictus e il Parkinson.

Giovanni Battista Sgritta, Ordinario Facoltà di Scienze Statistiche "La Sapienza" Università di Roma con "Badanti, Anziani, Welfare" «La badante è

ha quindi pensato di riunire oggi (11 giugno 2014), all’Uni-versità Cattolica di Roma, tutti gli attori coinvolti nell’analisi, nel supporto e nella gestione dell’assistenza familiare. Un fe-nomeno, ripeto, che in nessun altro Paese si presenta diffuso e capillare come in Italia: dalle Alpi alla Sicilia e nella stragrande maggioranza delle nostre famiglie».

Il convegno per la prima volta ha restituito una fotografia ag-giornata dell’assistenza familiare in Italia. «I nonni italiani - ha proseguito Professor Bernabei - nella maggior parte dei casi hanno ancora un’abitazione di proprietà, nella quale i loro fi-gli, anche in risposta alle carenze dei servizi cui accennavo, scelgono di continuare ad assisterli grazie al supporto di un vero e proprio esercito di assistenti familiari, non sempre in regola e non sempre adeguatamente preparati. Riguardato dal punto di vista del sistema è una sorta di servizio socio-

sanitario parallelo, garantito da operatori della cui formazione nessuno sembra preoccuparsi abbastanza. Al contrario, l’U-niversità Cattolica di Roma, attraverso il Centro di Ricerca, Promozione e Sviluppo dell’Assistenza Geriatrica (CEPSAG) ha intrapreso da anni uno sforzo di professionalizzazione della figura dell’assistente familiare: migliaia di "badanti" formati nel cuore del Policlinico "A. Gemelli"; una goccia nell’oceano a fronte del milione e mezzo di assistenti familiari presenti in Italia, e tuttavia sufficiente a ricordare a tutti che le conoscen-ze di un semplice collaboratore domestico non possono essere le stesse richieste a una persona impegnata a prendersi cura di un anziano, magari non del tutto autonomo o comunque affetto da diverse cronicità. C’è poi la questione sociologica e previdenziale: che prospettive hanno i "badanti" che lavorano in Italia, non sempre in regola e spesso sprovvisti di un titolo

di seguito una sintesi degli interventi. L'abstract completo del convegno può essere scaricato dal sito www.italialongeva.it.

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organica alla logica del nostro sistema di welfare, è espressio-ne del suo carattere familista e contribuisce alla sua soprav-vivenza, nonostante i cambiamenti demografici, economici e sociali. In effetti, quella della badante è una soluzione tutta giocata all’interno delle famiglie, una scelta privata che non coinvolge e non impegna il pubblico. Più in generale, le cure e l’assistenza agli anziani non autosufficienti affidate alle ba-danti coinvolgono pressoché esclusivamente la componente femminile: donne che sostituiscono altre donne, estranee che subentrano alle mogli, alle figlie, alle nuore, "supplenti" che sostituiscono le figure "incaricate" per tradizione ad occuparsi della cura e dell’assistenza degli altri membri della famiglia in prima persona. Insomma, una divisione sessuale del lavoro che, a differenza del passato, avviene ora su dimensioni glo-bali, tra paesi che sono costretti a dare e paesi che sono in condizioni di ricevere, sempre lungo una linea di genere che resta immutata.

Fabrizia Lattanzio, Direttore Scientifico IRCCS INR-CA con "Evidenze Scientifiche. Opportunità e nodi da risolvere" L’intervento ha proposto una panoramica del fenomeno delle assistenti familiari in Italia, partendo da un’ot-tica comparata volta ad evidenziare le differenze tra il nostro contesto e quello degli altri paesi industrializzati. «L'Italia è un caso eccezionale per presenza di lavoratori stranieri nel settore dell'assistenza continuativa agli anziani, anche se recentemente questo fenomeno sta crescendo anche in altri contesti, quali il Regno Unito e la Germania, a causa della recente esplosione di domanda assistenziale. Una ricerca dell'INRCA ha dimo-strato come il supporto di una assistente familiare sia l'unico servizio che protegga in maniera significativa dal burnout del caregiver. Dai dati disponibili emerge la durezza delle condizioni di lavoro e la difficoltà (il 36% dei lavoratori riferisce ansia e tensione psicolo-gia, il 23% dichiara di non poter uscire di casa duran-te il giorno), così come i rischi che si celano dietro un'organizzazione di cura basata sull'informalità e la precarietà. Nonostante tutto, oltre il 60% delle assistenti ritiene di voler continuare questo lavoro nel

futuro e questo si riflette anche su una maggiore disponibilità delle stesse di partecipare ad eventi formativi (un lavoratore su due), anche se a pagamento (solo il 13,1%). Questi dati sono diversi da quanto si rilevava dieci anni fa, quando la maggior parte dei lavoratori intervistati riteneva che questo impiego fosse di tipo temporaneo».

Flavia Caretta, Responsabile CEPSAG, nell’interven-to "La formazione: dalle esperienze ai modelli" ha messo in luce come «la complessità dell’assistenza alla perso-na anziana esige una competenza specifica per ogni figura pro-fessionale che opera nei diversi servizi assistenziali, compe-tenza in genere non sufficientemente acquisita nei curriculum formativi delle scuole di formazione biomediche. In questa prospettiva, il CEPSAG ha definito e sperimentato proget-ti di ricerca e programmi di formazione interdisciplinare e multidimensionali, secondo obiettivi graduati, che portano all’apprendimento di capacità operative generali e specifiche nei vari servizi geriatrici: le diverse tipologie dei corsi sono state rivolte a tutte le figure professionali che operano in am-bito geriatrico. Di fronte alle difficoltà crescenti delle famiglie nell’assistenza ai parenti anziani, dal 1999 sono iniziati anche corsi di formazione per assistenti familiari, permettendo di offrire in tal modo persone adeguatamente qualificate. Questi corsi, rivolti dapprima prevalentemente a persone immigrate, hanno rappresentato la prima iniziativa italiana in assoluto nel campo della formazione degli assistenti familiari per anziani e sono divenuti modello e paradigma adottato successivamente

da enti pubblici e privati in tutto il Paese. L’Università Cattolica ha così dato

una risposta reale e concreta a un duplice bisogno: da parte delle famiglie di avere persone pre-parate e selezionate in grado di collaborare all’assistenza dei propri parenti anziani non autosufficienti, e da parte dei cittadini immigrati, fornendo loro una qualificata opportuni-

tà di formazione in ambito universitario, che nella

Il Professor Roberto Bernabei

La Rivista deLLa Badante Settembre 2014

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maggioranza dei casi ha consentito loro di cogliere nuove oc-casioni di lavoro… Si propone infatti programmaticamente l’obiettivo di insegnare "un'arte", cioè di far acquisire ai candi-dati, selezionati sulla base di requisiti minimi di attitudine e di motivazione, quel bagaglio di strumenti teorici e pratici, che ne costruiranno lo specifico profilo professionale». Il percorso didattico si divide in una parte teorica e in un training pratico.

"Il Distretto e le badanti", Gilberto Gentili, Pre-sidente nazionale CARD «Figure quindi importanti e centrali nel welfare, scelte individualmente e nominalmente dal paziente o dalla sua famiglia e quindi assegnatarie di un compito fondamentale: cooperare con i servizi del Distretto al mantenimento del malato al proprio domicilio. Sistematiz-zarle non è un'opzione ma rappresenta un dovere sostanziale che dovrà sempre più vedere un'attribuzione di competenze e responsabilità e una sempre maggiore interazione con tutti i protagonisti della assistenza a domicilio, nodo cruciale dal cui sviluppo dipenderà sostanzialmente la sopravvivenza del Servizio Sanitario Nazionale».

"Come la pensa il sindacato sulle badanti" è stato il contributo di Attilio Rimoldi, Segretario Nazionale FNP CISL. «Il punto di vista del sindacato che organizza sia gli anziani pensionati non autosufficienti e le loro famiglie sia i dipendenti delle strutture protette e gli assistenti familiari che operano a domicilio, non può che essere rivolto a difendere gli interessi, non facilmente componibili, delle due parti. Due parti che nel caso delle badanti si trovano a contrattare nel libero mercato per stabilire una relazione di lavoro "sui gene-ris" nel quale chi dipende ha alle dipendenze l’altro. Questa relazione di lavoro se lasciata libera e senza regole genera rap-porti interpersonali inediti, sia di convivenza feconda, sia di contrasti, sfruttamenti e maltrattamenti da ambo le parti. A questa situazione abbiamo cercato di dare ordine almeno par-ziale. I sindacati di categoria e le associazioni dei datori di lavo-ro FIDALDO e DOMINA, hanno anche recentemente rinno-vano un Contratto Nazionale di Lavoro molto articolato, che vale per colf e badanti, costruito sulla falsariga dei tradizionali

contratti maggiori dell’industria... Nel contratto in vigore sono previste 40 ore retribuite per la formazione, con l’incen-tivo di 300 euro mensili di differenza tra la "badante formata" e quella "non formata". A quanto ci risulta questa norma è largamente disapplicata, anche perché rappresenta un costo in più. Evidentemente ciò non è sufficiente per regolare un rapporto di lavoro individuale che si svolge in una relazione interpersonale, nella quale passano anche simpatie o antipatie, maltrattamenti o cure accurate e rischi di sfruttamento da una parte e dall’altra... La CISL per ovviare a questa carenza ha istituito un servizio badanti a detta degli e delle interessate efficace e competente, al quale si rivolgono molte famiglie e badanti... Di fronte a questo stato di cose ci proponiamo di combattere innanzitutto i rapporti di lavoro irregolari intor-no a cui circolano le cosche criminali, il caporalato, agenzie private di dubbia capacità, ecc. Ma il costo delle badanti in nero, troppo spesso è quello a cui possono arrivare le famiglie facendo grossi sacrifici a volte catastrofici. In prospettiva, se le cose non cambiano, l’aiuto della badante sarà sempre più ri-servato a chi può pagare... Noi insistiamo in questa direzione, ci rendiamo tuttavia conto che da soli avremo molte difficoltà a far mettere all’ordine del giorno del Parlamento una qual-siasi proposta. Già nel passato una proposta di legge popolare sulla assistenza, presentata da SPI-CGIL, FNP-CISL e UILP-UIL è stata messa in un cassetto e lì rimane a dormire. È in-dispensabile prima di tutto l’unità delle Confederazioni e dei sindacati pensionati, ma è necessaria anche la partecipazione e il contributo delle associazioni delle famiglie, del volontariato e delle altre strutture che si curano dei non autosufficienti».

Angelo Chiorazzo, Fondatore della Cooperativa Auxi-lium con "Il ruolo della cooperazione nell’assistenza all’anziano: qualità e prospettive" ha affermato che «la non autosufficienza dell’anziano pone sfide peculiari al sistema dei servizi, per l’intreccio di cui è al centro fra problemi sociali e sanitari, fisici e psicologici, nonché di gestione di risorse eco-nomiche sempre più limitate. Questa condizione è condivisa dai familiari, che sono i principali attori della gestione della "fragili-tà" mentre faticosamente ricercano aiuto sia nei servizi pubblici

Attilio Rimoldi

Vito De Filippo

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che in quelli privati... Il Servizio di Assistenza Domiciliare (SAD) della Cooperativa Auxilium rappresenta una risposta ai bisogni dell'anziano non autosufficiente, in grado di garantire il neces-sario sostegno alle azioni quotidiane che possono risultare mol-to difficoltose in carenza di autonomia. Il raggiungimento degli obiettivi viene realizzato attraverso un insieme di prestazioni e attività, tutte affidate a personale qualificato che, per tramite del coordinatore di servizio, prende visione del progetto di inter-vento specifico per ogni assistito al fine di personalizzare l’inter-vento sulla base degli elementi forniti... Il Servizio di Assistenza Auxilium, riconosciuto a livello europeo, è oggi definito "best practice" dal Ministero della Salute».

Lidia Borzì, Membro del Consiglio Direttivo Forum delle Associazioni Familiari con "Il punto di vista delle Associazioni delle Famiglie" ha concluso «in realtà la figura della badante sorregge il sistema pubblico del wel-fare per gli anziani, costituisce il lavoro per migliaia di donne migranti e non, ed è indispensabile per la vita di migliaia di famiglie italiane. È una professione che si muove tra antiche sapienze e competenze delle donne e moderni sistemi di vita familiare. Cioè, quello che per decenni si è fatto sempre all’in-terno della propria famiglia, adesso viene delegato a terze per-sone. Quello dell’assistenza familiare è un settore importante per l’economia, che oggi coinvolge non solo donne straniere, ma anche italiane. Nei tempi di crisi economica come quello attuale e di espulsione di manodopera da altri settori produt-tivi, molte donne italiane, infatti, stanno ritornando al lavoro domestico, in varie forme, e assistiamo a un loro notevole au-mento di richiesta di lavoro. La famiglia, da sempre, è teatro dell’incontro tra la donna italiana, che delega la cura dei propri cari più fragili (anziani, bambini, disabili) e l’assistente familia-re, nella stragrande maggioranza dei casi immigrata donna che a sua volta ha lasciato i propri cari in Paesi lontani. Nella fami-glia si compiono, inevitabilmente, integrazione e mediazione culturale, a partire dalle quali innescare un circolo virtuoso capace di allargare alle altre sfere della società, una cultura dell’inclusione, creando pratiche sociali innovative, in collabo-razione con altri soggetti della società civile e delle istituzioni».

“Italia Longeva” è il network dedicato all’invecchia-mento, creato dal Ministero della Salute, dalla Re-gione Marche e dall’IRCCS INRCA per promuovere una nuova visione dell’anziano quale risorsa per la società, in buona salute, attivo e impegnato in com-piti e ruoli adatti che valorizzino l’esperienza e la sag-gezza accumulata negli anni, ma anche fruitore di beni e servizi. Beni da inventare e servizi, soprattutto quelli socio-sanitari, da reinventare. L’anziano come elemento centrale di un sistema paese che offra op-portunità di sviluppo economico e sociale, stimoli la ricerca e l’innovazione, favorisca l’implementazione di nuove tecnologie.

“Italia Longeva” sostiene questo “nuovo anziano” per-ché sia parte attiva del Paese e sollecita il mondo delle imprese e dei servizi a lavorare per questo segmento di popolazione e a costruire un laboratorio naturale che produca materiali, manufatti e servizi esportabili in tutto l’Occidente che invecchia. Questa è la sfida che “Italia Longeva” vuole lanciare a livello nazionale, a partire dalla Regione Marche, per il futuro dell’an-ziano: migliorarne la qualità della vita, renderlo il più possibile autonomo, aumentarne gli spazi di autosuffi-cienza, contenere il consumo di farmaci, semplificare le condizioni di vita e infine ridurre i costi del Servizio Sanitario nazionale.

“Italia Longeva” è nata su iniziativa del Professor Fer-ruccio Fazio all’epoca in cui era Ministro della Salute che identificò l’invecchiamento come una delle “zone d’ombra” della sanità del nostro Paese. L’Italia, no-nostante vanti il primato di avere il più alto indice di popolazione anziana, non ha alcun riferimento istitu-zionale che si occupi delle problematiche sanitarie e non, connesse all’invecchiamento/longevità a partire dall’assenza di adeguati modelli organizzativi che non possono più essere "ospedalocentrici".

Per informazioni: www.italialongeva.it

Lidia Borzì

Angelo Chiorazzo

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AssistiAmo è una Cooperativa Sociale onlus che, da tempo, svolge l’importante e attuale servizio di fornire assistenza privata specializzata agli anziani, ai malati e ai disabili. La cooperativa opera sia nell’ambito dei Servizi Domiciliari che in quello dei Servizi Ospedalieri, coprendo tutto il territorio nazionale e avvalendosi di una equipe di personale qualificato che, con dedizione e professionalità, si impegna ogni giorno nella delicata attività di sostegno alla persona. Il valore aggiunto che caratterizza l’operato della struttura è rappresentato innanzitutto da una rigorosa attività di selezione del personale e da una costante attività di formazione e aggiornamento degli operatori (funzioni entrambe gestite e dirette da un pool di professionisti).

· Assistenza Ospedaliera per anzia-ni, malati e disabili, diurna e nottur-na (veglia, igiene, pasti, compagnia).· Assistenza Domiciliare qualifi-cata, diurna e notturna, anche 24 ore su 24.· Assistenza Infermieristica qualifi-cata (prelievi e piccola medicina a domicilio).· Assistenza Fisiatrica e Riabili-tativa a domicilio, con personale competente.· Servizio di accompagnamento an-ziani e disabili.· Servizio Baby-Sitting.· Servizio Colf.· Servizio Governanti di Condominio· Corsi di Formazione qualificati per badanti (con personale docen-te qualificato).

AssistenzA domiciliAre e ospedAlierA diurnA e notturnA Ad AnziAni, mAlAti e disAbili

Per informazioni: 333 6646697045 [email protected]

I servizi offerti da AssistiAmo I vantaggi del servizio AssistiAmo

· Serenità di sapere che l’operatore convivente in famiglia è stato accuratamente selezionato e formato da esperti della cooperativa.· Semplificazione amministrativa: dato che il personale è in carico alla cooperativa e quindi ven-gono meno tutti gli adempimenti obbligatori legati alla gestione di un rapporto di lavoro subordinato.· Flessibilità del servizio: in quanto lo stesso è costantemente garantito, anche nel caso di as-senza per malattia, permesso o ferie dell’operatore; possibilità inoltre di richiedere in qualsiasi momento la sostituzione dell’operatore. · Semplicità degli aspetti contrattuali: non vi sono obblighi particolari per la famiglia e il contratto è revocabile in qualsiasi momento, senza alcun vincolo di preavviso. · Semplicità del pagamento: il pagamento avviene mensilmente in via posticipata, mediante bo-nifico bancario o assegno.· Convenienza economica: perché le spese da affrontare non sono maggiori di quelle relative al tradizionale rapporto di collaborazione domestica.· Recupero fiscale: le fatture della cooperativa sono fiscalmente detraibili in sede di dichiarazione dei redditi.

presenzA cApillAre in tutto il territorio nAzionAle

AssistiAmo, cooperativa sociale specializzata nell’assistenza residenziale, garantisce servizi di assistenza e benessere a casa

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49La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

Direttore EditorialePier Francesco Rupolo

Direttore Responsabile Dario Tortora

Hanno collaborato a questo numero:Cecilia Caselli, Giulio Finotti, Barbara

Gamba, Tatiana Nogailic, Marta Peretto, Sabrina Valletta, Lyudmyla Vlasyuk,

Vojsava Zagali

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Padova il 11.03.2013 n° 2317

StampaEurostampa s.n.c.Via Penghe, 36/A

35030 Caselle di Selvazzano PD

La Rivista della Badanteè pubblicata da

di Pier Francesco RupoloVia Timavo, 19

35030 Selvazzano Dentro PD

badantewww.larivistadellabadante.it

giugno 2014

Indice

03 Editoriale

04 Io badante

09 Animazione a domicilio, alleniamo insieme la mente

12 Il voucher universale per i servizi alla persona e alla famiglia

16 Ospedale culturalmente competente

18 Il ricongiungimento familiare aspetti pratici

20 Assistenza sanitaria a minori irregolari

21 Gestione del rapporto di lavoro per le badanti

25 Fisco 5 domande e risposte

28 Il "bonus Irpef" di 80 euro in busta paga anche per le badanti

30 Il film: A lady in Paris

33 Estrella, l'intervista all'autore

36 Aggiornamento e formazione

Ottobre 2014

49La Rivista deLLa Badante Ottobre 2014

38 L'indagine: viaggio nel lavoro di cura

43 Il convegno "L’assistente familiare in Italia dalla formazione ai problemi

sociali e di integrazione"

50 L'oroscopo della badante

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L'oroscopoVenere e marte vi garantiranno un aiuto prezioso per continua-

re le vostre lotte quotidiane. In questo autunno temperato nonostante le difficoltà avrete innumerevoli soddisfazioni in vari campi, amicizia e amore

bene ma allerta!

Ariete

Segno pieno di energia, combattivo e preparato a

tutto. per voi del Toro solo un consiglio: più diplomazia nelle relazioni personali. Il lavoro va bene e, a metà ottobre, potrete

rilassarvi e coccolarvi nelle vostre soddisfazioni.

Toro

Il periodo burrascoso fortunatamente è finito. Nei

mesi autunnali avrete svariate opportunità di nuovi lavori. mi raccomando calma nell'amore

le cose vanno bene ma non esagerate. per le single nuove avventure amorose in vista.

Gemelli

per voi del cancro buone notizie, finalmente nella vostra

quotidianità splende il sole. Bene al lavoro, ottimo l'amore

e soddisfazioni frequenti vi terranno alto il morale. per le

nate del cancro complimenti e auguri per tutto!

cancro

La Bilancia è anche uno strumento per pesare,

quindi cercate di pesare le persone soprattutto le nuove conoscenze che tenderebbero ad approfittarsi di voi. Amore e

salute vanno bene di pari passo e il lavoro... prendetelo con calma.

Bilanciaè il vostro momento.

finalmente è l'ora del vostro riscatto perciò rimboccatevi le maniche e iniziate a fare

ordine nella vostra vita, il lavoro, la salute e l'amore. Questo

autunno, con un po' d'impegno, vi porterà felicità e benessere.

Acquario

L'autunno, per voi care Vergine sarà fortunato nel lavoro,

anche dell'amore non potrete lamentarvi ma attente alle

amicizie troppo invasive e curiose. per chi è in attesa di una risposta per un nuovo lavoro, tranquille,

arriverà presto e positiva.

Vergine

dolci e amorevoli voi del Leone, siete piene di qualità. per chi

ha trovato l'amore la situazione si consoliderà, per chi ancora

non l'ha trovato, occhi aperti ci siamo, non lasciatevelo scappa-re. Salute e lavoro tutto bene,

continuate così.

Leone

Le nostre capricorno avranno innumerevoli sorprese, la salute è ottima e vi sentirete cariche

per affrontare sfide quotidiane dalle quali uscirete vincitrici,

ma attenzione a non strafare. In amore avrete alti e bassi ma non

mollate e tutto andrà a posto.

capricorno

La scorsa estate non vi è servita per rilassarvi e ora vi sentite

compresse tra la quotidianità e la noia, piccole gite giornaliere

fuori porta sono la vostra soluzione, calma al lavoro, calma

nelle amicizie e l'amore.

ScorpioneLa scorsa estate non vi è servita

per rilassarvi e ora vi sentite compresse tra la quotidianità e la noia, piccole gite giornaliere

fuori porta sono la vostra soluzione. calma nel lavoro,

calma nelle amicizie e amore.

pesci

care nate sotto questo segno per voi l'autunno sarà all'insegna

della semplicità. ormai la montagna l'avete scalata, vi

aspetta una lunga discesa ma attente a non inciampare, ciò che sembra semplice e scontato non

sempre lo è.

Sagittario

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