Internet ci rende stupidi? Una sintesi su Power point del testo di Carr
La rete ci rende intelligenti o stupidi?
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Transcript of La rete ci rende intelligenti o stupidi?
Il web ci rende liberi o ci opprime?
Nell’universo digitale saremo ignoranti o colti, felici,
infelici, soli o pieni di amici?
Facile ridurre le ambivalenze affermando che il
problema sta nell’uso che ne faremo.
Intanto le applicazioni operative delle tecnologie si
muovono con una velocità sconcertante.
La rete ci rende stupidi, afferma Carr (2010), indicando i rischi di
appiattimento che derivano da una superficiale esplorazione della
rete.
Ogni giorno navighiamo nel Web, a caccia di notizie, documenti,
video; controlliamo ossessivamente la nostra casella di posta
elettronica, inviamo messaggi e inseguiamo i social network.
La rete rende più rapida la ricerca di notizie e più stimolante il tempo
libero, ma stiamo sacrificando la nostra capacità di pensare in modo
approfondito?
Nicholas Carr invita a riflettere su come l'uso distratto di innumerevoli
frammenti di informazione finisca per farci perdere capacità di
concentrazione e ragionamento.
Secondo Rheingold la rete è in grado di produrre intelligenza collettiva.
Nell’alfabetizzazione digitale sono in gioco conseguenze sociali assai più
rilevanti che il semplice arricchimento individuale.
Mettendo insieme i singoli sforzi, è possibile costruire una società più
attenta e responsabile: l’uso consapevole del web può renderci più
intelligenti.
Il passaggio epocale da un sistema di massa ad un sistema degli individui
richiede valori di dialogo, critica, tolleranza, apertura. [email protected]
La tecnologia sollecita sempre reazioni contrapposte e
ci pone di fronte ad una discontinuità tale da
richiedere nuovi occhiali per analizzarne le implicazioni.
Il compito che ci proponiamo è, quindi, quello di
mettere a fuoco le questioni cruciali, superando il
semplice confronto con il passato.
Diverse domande investono la vita individuale, la vita
pubblica e le organizzazioni.
Come cambiano le forme della socialità e i linguaggi delle relazioni interpersonali?
Saremo più soli o la rete ci renderà sempre connessi?
Che ne sarà dell’intimità che si gioca ormai in uno spazio permanentemente pubblico?
La rete cambia il modo di scegliere: ciò produce una semplificazione o una complicazione?
Le applicazioni investono ogni sfera (salute, informazione, ecc.).
La rete fa parte della vita quotidiana. È stata spazzata via una delle tante semplificazioni, che Internet fosse una sorta di rifugio per identità anonime e disadattate.
Che forme di rapporto si stanno configurando tra individuo e comunità? Emergono inedite forme di aggregazione e di espressione della cittadinanza.
Tali forme lasciano irrisolto il tema cruciale della cittadinanza, vale a dire il rapporto tra partecipazione e democrazia rappresentativa.
Come si articola il rapporto tra partecipazione diffusa e sintesi?
Come posiamo trasformare l’informazione che circola in rete in conoscenza?
Cosa significa tutto ciò per quanto riguarda i luoghi della formazione?
Le connessioni informali tra individui nelle reti si traducono in nuove forme di collaborazione? Riducono i conflitti personali?
Possiamo immaginare che le reti producano maggiore collaborazione tra persone?
Sul versante delle risorse umane come si può sfruttare il potenziale collaborativo delle reti sociali?
Le pratiche spontanee delle reti danno luogo a nuove forme di appartenenza e, se sì, a quali condizioni?
Come debbono essere ridisegnate, però parallelamente, le funzioni di leadership?
L’innovazione diffusa è vera innovazione?
Il crowdsourcing è diventato rapidamente un termine di riferimento per descrivere nuove vie di innovazione
L’intelligenza sociale può guidare le decisioni? Ma dove sta il confine tra innovazione diffusa e discontinuità dell’innovazione?
I processi di partecipazione ridisegnano il ruolo della leadership? Resta una differenza tra decisione come processo e decisione come assunzione del rischio?
Come si articola il rapporto tra partecipazione diffusa e sintesi?
Come possiamo trasformare l’informazione che circola in rete in conoscenza?
Cosa significa tutto ciò per quanto riguarda i luoghi della formazione?
Qual è l’equilibrio tra velocità e lentezza anche nella costruzione delle conoscenze e delle competenze? Come si controlla l’ansia di perdere informazioni, come si evita la distrazione che deriva da una connessione perpetua, come si mantiene l’orientamento all’analisi critica?
Possono essere messi in evidenza i vantaggi delle reti, ma
anche gli aspetti problematici.
I cambiamenti tecnologici investono i modelli organizzativi e di
produzione e i modelli sociali.
Ma i modelli sociali e organizzativi hanno una vischiosità e una resistenza al cambiamento maggiore di quella che le
tecnologie lascerebbero presumere.
Le tecnologie forniscono risorse e inducono mutamenti
sempre più profondi di quelli funzionali
Innestano adattamenti e «domesticazioni», portiamo
nel nostro spazio quotidiano qualcosa di estraneo, per
questo impieghiamo un po' di tempo per
metabolizzarlo
Le forme e gli usi non sono prevedibili. Molte previsioni si sono rivelate false.
Comprendere il nuovo scenario
Operare le connessioni necessarie per
valorizzarlo
Non ridurre le tecnologie a meri
strumenti applicativi
Coglierne il potenziale di innovazione
per le persone e le organizzazioni
comunicare il vino- Paola Tanzi 13
N. Carr (2010), La rete ci rende stupidi. Come la rete sta cambiando
il nostro cervello, Raffaello Cortina.
M. Franchi, A. Schianchi (2011), Scegliere nel tempo di Facebook.
Come i social network influenzano le nostre preferenze, Carocci.
S. Turkle (2012), Insieme ma soli, Codice.
M. Franchi (2012), Una socialità individuale, La società degli individui,
n. 44
McKinsey ( 2012), The social economy: Unlocking value and
productivity through social technologies, July.
M. Franchi (2013), Social network: risorse per la collaborazione? La
società degli individui, n. 45.
H. Rheingold (2013), Perché la rete ci rende intelligenti, Raffaello
Cortina.