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FRANCESCO BEI ROMA — Lo disse già nel 2003, quando Fini andò in Israele, che lui non era d’accordo con la definizio- ne del fascismo come «male asso- luto». Ma a quel tempo a parlare non era il primo sindaco ex missino della Capitale. Ripetuto oggi, per di più durante un viaggio in Terra Santa, quel giudizio di Gianni Ale- manno, dal sapore revisionista sul ventennio di dittatura, è capace an- cora di infiammare gli animi. Ale- manno lo ha spiegato di nuovo al Corriere della sera e al Messaggero che il fascismo non è stato il «male assoluto» ma «un fenomeno più complesso» e che in quella defini- zione di condanna totale vanno fatte rientrare soltanto «le leggi raz- ziali, volute dal fascismo, e che ne determinarono la fine politica e culturale». I primi a scattare sono natural- mente i rappresentati degli ebrei italiani, rimasti di stucco per il riac- cendersi di una polemica che pen- savano archiviata. Dunque è ne- cessario rimettere le cose a loro giusto posto, ribadire le ovvietà: POLITICA INTERNA 10 LUNEDÌ 8 SETTEMBRE 2008 CHIESA E POLITICA Il Papa sferza i politici cattolici “Serve una nuova generazione” “Troppi divorzi”. Unioni civili, presto il piano del governo DIECI MINUTI Ieri, a Cagliari, papa Benedetto XVI si è intrattenuto privatamente per circa 10 minuti con il premier Berlusconi DAL NOSTRO INVIATO MARCO POLITI CAGLIARI — Giovani politici cattolici cercansi. Competenti e rigorosi. L’ap- pello è di papa Ratzinger, rivolto ai cen- tomila fedeli venuti a partecipare alla messa all’aperto davanti al santuario mariano di Bonaria. In Vaticano è acuta da tempo la preoccupazione per lo sca- dimento della classe politica. Con il go- verno il Vaticano è in buoni termini, ma al pontefice e ai suoi collaboratori non sfugge il diffondersi tra la gente di una sfiducia generalizzata verso l’attività po- litica in quanto tale. Né in Vaticano sono lieti che all’indo- mani delle elezioni non si trovino più esponenti cattolici nei posti chiave go- vernativi. Così, al suo primo intervento in terra sarda, Benedetto XVI ha auspicato una «nuova generazione di laici cristiani im- pegnati, capaci di cercare con compe- tenza e rigore morale soluzioni di svilup- po sostenibile». Il pontefice si è indiriz- zato specialmente ai giovani, «assetati di verità e di ideali», perché non si lascino invischiare nel nichilismo. «Evangeliz- zate il mondo del lavoro, dell’economia, della politica», ha esclamato Ratzinger. Partecipava alla messa il presidente del Consiglio, venuto anche a salutare il pontefice all’aeroporto (mentre Gianni Letta, da «gentiluomo di Sua Santità» viaggiava nell’aereo papale). In cerca di uno spot, che dimostrasse i suoi buoni rapporti con il Vaticano, Berlusconi si era fatto precedere da un’intervista al- l’Unione Sarda in cui affermava che il centro-destra era per la libertà d’espres- sione della Chiesa, mentre solo i comu- nisti sognano una «Chiesa del silenzio». Ma l’incontro con il Papa nella sacrestia del santuario è durato solo pochi minu- ti, mentre Benedetto XVI non lo ha nem- meno menzionato salutando generica- mente le «autorità civili» all’inizio dell’o- melia. Così è nata una guerra dei saluti. Il Pa- pa, a fine messa, ha improvvisato un sa- luto al premier e dimenticando il presi- dente della Regione, scatenando i Il caso scisti: «Ci attendiamo un chiari- mento da parte del sindaco». Va giù pesante anche Pietro Terracina, sopravvissuto al campo di stermi- nio di Auschwitz. «Se non ci fosse stato il fascismo — spiega — non ci sarebbero state le leggi razziali. Il fascismo è stato allora e rimane an- cora oggi una malattia contagiosa». Walter Veltroni non si lascia sfuggire l’occasione e affronta di petto il suo successore rammen- tando i delitti del regime prima del fatidico 1938: «Vorrei ricordare a chi la storia non la conosce che, prima delle leggi razziali, il fasci- smo aveva cancellato la libertà dei cittadini, al Parlamento c’era un solo partito, erano stati cancellati i sindacati, sono stati uccisi Antonio Gramsci e Giacomo Matteotti. Il sindaco della capitale — conclude il leader del Pd — deve rispettare la storia, il dolore della sua città». «La cosa che mi preoccupa — incalza l’ex ministro Beppe Fioroni — è che il sindaco di Roma pensa che le vittorie elettorali possano consen- tire di riscrivere la storia. Con un governo che vuole riscrivere anche i libri di testo questo getta una luce sinistra sui contributi che anche in questi giorni sono stati dati... pen- siamo alle impronte per i bambini rom». Alemanno sceglie di non repli- care alle polemiche, ma a sua di- fesa si schierano i forzisti Gaeta- no Quagliariello e Fabrizio Cic- chitto. Il primo per dire che «nes- suno storico degno di questo no- me si rifiuterebbe di sottoscrive- re la sostanza delle dichiarazioni del sindaco», mentre Cicchitto osserva che «le riflessioni» di Ale- manno «certamente possono essere discusse ma non crimina- lizzate, tranne da parte di chi è al- la ricerca disperata di trovare pretesti polemici per potere risa- lire la china». Totalmente d’ac- cordo con il sindaco è il segreta- rio del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, Luca Roma- gnoli, persuaso che il fascismo abbia significato «anche inne- gabile progresso sociale». Al contrario Francesco Storace, ex camerata di Alemanno nella de- stra sociale, liquida la faccenda con un’alzata di spalle: «Sbadi- glio a sentire lo stesso bisogno di chiedere sempre scusa di quel che non si è commesso». Le tappe IL MANIFESTO Il 15 luglio del 1938 venne pubblicato sul Giornale d’Italia in forma anonima “Il manifesto degli scienziati razzisti”. Fu poi ripubblicato due mesi dopo sulla rivista “La difesa della razza” “I provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista”. LE CONSEGUENZE Bersaglio principale delle leggi razziali furono gli ebrei italiani. Tra questi, molti intellettuali dovet- tero abbandonare l’insegnamento «buuh» di disapprovazione dei cattolici fautori del governatore Renato Soru. Nel pomeriggio, quando Ratzinger ha rivol- to un omaggio al governatore ringra- ziandolo per il generoso contributo al- l’organizzazione della sua visita (sembra un milione di euro), le parole del ponte- fice hanno provocato i fischi dei berlu- sconiani. Per il ceto politico sardo il bre- ve pellegrinaggio è stato considerato un’occasione per posizionarsi in vista delle elezioni regionali del 2009. Il sinda- co Emilio Floris, di onorata famiglia massonica, si è messo a recitare il Pater Noster a braccia alzate come gli antichi cristiani e nel suo benvenuto al pontefi- ce ha elogiato i «principi non negoziabi- li» della Chiesa. Benedetto XVI è rimasto al di sopra del teatrino. Ha pregato in sardo un passo dell’Ave Maria, ha lamentato i troppi di- vorzi e dolori che travagliano le famiglie e ha invitato a pregare per le madri sole. Da Roma intanto, proprio mentre il Papa critica l’equiparazione delle convivenze alla famiglia, con un colpo di scena rim- balzava la notizia che i ministri Rotondi e Brunetta porteranno presto al consi- glio dei ministri la riforma delle unioni civili. Ai giovani il Papa ha riservato le pa- role più appassionate, invitandoli a sco- prire le meraviglie della fede e a costrui- re le famiglie, alimentando l’amore con costanza, responsabilità e senso del do- vere. Non fidando solo sul sentimento. Auspicata la nascita di una classe di cristiani “impegnati e rigorosi” per uno sviluppo sostenibile «Le leggi razziali — scandisce il pre- sidente dell’Unione delle comu- nità ebraiche, Renzo Gattegna — furono emanate dal regime fasci- sta, quindi mi sembra difficile se- parare le due cose: ritengo che quando si tratta di argomenti così importanti sarebbe necessario es- sere molto cauti». Una dichiarazio- ne lapidaria, cui segue la presa di posizione degli ebrei romani, tra- mite il presidente Riccardo Pacifi- ci, che proprio oggi sarà in piazza con Alemanno per le celebrazioni della resistenza di Roma ai nazifa- Il sindaco condanna le persecuzioni ma non il regime. Veltroni: prima uccisi Gramsci e Matteotti Leggi razziali, fascismo e “male assoluto” scontro tra comunità ebraica e Alemanno Schifani e una delegazione bipartisan al Museo dell’Olocausto La visita GERUSALEMME — «Non dimenticare per evitare altre stragi». Con queste parole pro- nunciate nello Yad Vashem, il museo dell’O- locausto, il presidente del Senato Renato Schifani ha concluso ieri il pellegrinaggio di 60 parlamentari italiani giunti mercoledì scorso in Terra Santa. Tra loro il vicepresi- dente della Camera Maurizio Lupi, il mini- stro della Giustizia Angelino Alfano, il sotto- segretario Carlo Giovanardi, l’ex ministro del governo Prodi Livia Turco, e i sindaci di Roma e di Palermo, Alemanno e Cammarata. SINDACO Gianni Alemanno, primo cittadino di Roma Il progetto Rotondi-Brunetta ROMA — Tornano i Dico, ma questa volta a rilanciare sui diritti delle coppie di fatto è il partito di Berlusconi. E’ il ministro per l’attuazione del programma Gianfranco Rotondi a rivelare in un’intervista a Il Tempo che sta preparando, assieme al collega Renato Brunetta, una legge “sorpresa” in materia di diritti civili. «C’è da legiferare in ordine a un fe- nomeno che non è marginale e che riguarda le persone che a vario ti- tolo convivono senza essere sposati. Spesso indipendentemente dal fatto sessuale», spiega il ministro. E aggiunge di pensare a tutele come «l’assistenza in caso di malattia, la successione, i diritti relativi all’allog- gio, insomma tutti i diritti che rendono il convivente prioritario rispetto ai parenti e che per ora non esistono. E ci occuperemo anche delle cop- pie gay». Un’idea non molto diversa dai Dico proposti dal governo Pro- di e poi bloccati dai centristi della vecchia maggioranza. Perciò Roton- di chiarisce che «non si tratta di un’iniziativa del governo», visto che «la materia non fa parte dei programmi dell’esecutivo». E aggiunge che la proposta verrà presentata «di concerto con il mondo cattolico». Tanta prudenza è più che comprensibile a giudicare dalla reazione dell’Udc che considera l’iniziativa «intempestiva e sgarbata» perché, secondo Maurizio Ronconi, oltre a mettere sullo stesso piano «i diritti delle famiglie tradizionali e di chi non ha avuto il coraggio di assumere gli stessi doveri», è stata presentata «nel giorno in cui il presidente del Consiglio ha incontrato il Papa». Non mancano, però, apprezzamenti bipartisan. Si dichiara «contenta» Anna Paola Concia deputata del Pd («la voterò se il contenuto sarà condivisibile») e il presidente dell’Arci Gay Aurelio Mancuso spera che l’iniziativa «produca finalmente qual- che passo concreto per le persone gay e lesbiche anche in Italia». I Dico in versione centrodestra si occuperanno anche delle coppie gay Benedetto XVI “Evangelizzate il mondo del lavoro, dell’economia, della politica”

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FRANCESCO BEI

ROMA — Lo disse già nel 2003,quando Fini andò in Israele, che luinon era d’accordo con la definizio-ne del fascismo come «male asso-luto». Ma a quel tempo a parlarenon era il primo sindaco ex missinodella Capitale. Ripetuto oggi, per di

più durante un viaggio in TerraSanta, quel giudizio di Gianni Ale-manno, dal sapore revisionista sulventennio di dittatura, è capace an-cora di infiammare gli animi. Ale-manno lo ha spiegato di nuovo alCorriere della sera e al Messaggeroche il fascismo non è stato il «maleassoluto» ma «un fenomeno piùcomplesso» e che in quella defini-zione di condanna totale vannofatte rientrare soltanto «le leggi raz-ziali, volute dal fascismo, e che nedeterminarono la fine politica eculturale».

I primi a scattare sono natural-mente i rappresentati degli ebreiitaliani, rimasti di stucco per il riac-cendersi di una polemica che pen-savano archiviata. Dunque è ne-cessario rimettere le cose a lorogiusto posto, ribadire le ovvietà:

POLITICA INTERNA■ 10

LUNEDÌ 8 SETTEMBRE 2008la Repubblica

CHIESA E POLITICA

Il Papa sferza i politici cattolici“Serve una nuova generazione”“Troppi divorzi”. Unioni civili, presto il piano del governo

DIECI MINUTIIeri, a Cagliari, papaBenedetto XVI si èintrattenuto privatamenteper circa 10 minuti con ilpremier Berlusconi

DAL NOSTRO INVIATO

MARCO POLITI

CAGLIARI — Giovani politici cattolicicercansi. Competenti e rigorosi. L’ap-pello è di papa Ratzinger, rivolto ai cen-tomila fedeli venuti a partecipare allamessa all’aperto davanti al santuariomariano di Bonaria. In Vaticano è acutada tempo la preoccupazione per lo sca-dimento della classe politica. Con il go-verno il Vaticano è in buoni termini, maal pontefice e ai suoi collaboratori nonsfugge il diffondersi tra la gente di unasfiducia generalizzata verso l’attività po-litica in quanto tale.

Né in Vaticano sono lieti che all’indo-mani delle elezioni non si trovino piùesponenti cattolici nei posti chiave go-vernativi.

Così, al suo primo intervento in terrasarda, Benedetto XVI ha auspicato una«nuova generazione di laici cristiani im-

pegnati, capaci di cercare con compe-tenza e rigore morale soluzioni di svilup-po sostenibile». Il pontefice si è indiriz-zato specialmente ai giovani, «assetati diverità e di ideali», perché non si lascinoinvischiare nel nichilismo. «Evangeliz-zate il mondo del lavoro, dell’economia,della politica», ha esclamato Ratzinger.

Partecipava alla messa il presidentedel Consiglio, venuto anche a salutare ilpontefice all’aeroporto (mentre GianniLetta, da «gentiluomo di Sua Santità»

viaggiava nell’aereo papale). In cerca diuno spot, che dimostrasse i suoi buonirapporti con il Vaticano, Berlusconi siera fatto precedere da un’intervista al-l’Unione Sarda in cui affermava che ilcentro-destra era per la libertà d’espres-sione della Chiesa, mentre solo i comu-nisti sognano una «Chiesa del silenzio».Ma l’incontro con il Papa nella sacrestia

del santuario è durato solo pochi minu-ti, mentre Benedetto XVI non lo ha nem-meno menzionato salutando generica-mente le «autorità civili» all’inizio dell’o-melia.

Così è nata una guerra dei saluti. Il Pa-pa, a fine messa, ha improvvisato un sa-luto al premier e dimenticando il presi-dente della Regione, scatenando i

Il caso

scisti: «Ci attendiamo un chiari-mento da parte del sindaco». Va giùpesante anche Pietro Terracina,sopravvissuto al campo di stermi-nio di Auschwitz. «Se non ci fossestato il fascismo — spiega — non cisarebbero state le leggi razziali. Ilfascismo è stato allora e rimane an-cora oggi una malattia contagiosa».

Walter Veltroni non si lasciasfuggire l’occasione e affronta dipetto il suo successore rammen-tando i delitti del regime prima delfatidico 1938: «Vorrei ricordare achi la storia non la conosce che,

prima delle leggi razziali, il fasci-smo aveva cancellato la libertà deicittadini, al Parlamento c’era unsolo partito, erano stati cancellati isindacati, sono stati uccisi AntonioGramsci e Giacomo Matteotti. Ilsindaco della capitale — concludeil leader del Pd — deve rispettare lastoria, il dolore della sua città». «Lacosa che mi preoccupa — incalzal’ex ministro Beppe Fioroni — èche il sindaco di Roma pensa che levittorie elettorali possano consen-tire di riscrivere la storia. Con ungoverno che vuole riscrivere anchei libri di testo questo getta una lucesinistra sui contributi che anche inquesti giorni sono stati dati... pen-siamo alle impronte per i bambinirom».

Alemanno sceglie di non repli-care alle polemiche, ma a sua di-fesa si schierano i forzisti Gaeta-no Quagliariello e Fabrizio Cic-chitto. Il primo per dire che «nes-suno storico degno di questo no-me si rifiuterebbe di sottoscrive-re la sostanza delle dichiarazionidel sindaco», mentre Cicchittoosserva che «le riflessioni» di Ale-manno «certamente possonoessere discusse ma non crimina-lizzate, tranne da parte di chi è al-la ricerca disperata di trovarepretesti polemici per potere risa-lire la china». Totalmente d’ac-cordo con il sindaco è il segreta-rio del Movimento SocialeFiamma Tricolore, Luca Roma-gnoli, persuaso che il fascismoabbia significato «anche inne-gabile progresso sociale». Alcontrario Francesco Storace, excamerata di Alemanno nella de-stra sociale, liquida la faccendacon un’alzata di spalle: «Sbadi-glio a sentire lo stesso bisogno dichiedere sempre scusa di quelche non si è commesso».

Le tappe

IL MANIFESTOIl 15 luglio del 1938venne pubblicatosul Giornale d’Italiain forma anonima“Il manifesto degliscienziati razzisti”.Fu poi ripubblicatodue mesi doposulla rivista “Ladifesa della razza”

IL DECRETOAll’inizio disettembredel 1938 un Regiodecreto emanò“I provvedimentiper la difesa dellarazza nella scuolafascista”.

LE CONSEGUENZEBersaglioprincipale delleleggi razziali furonogli ebrei italiani. Traquesti, moltiintellettuali dovet-tero abbandonarel’insegnamento

«buuh» di disapprovazione dei cattolicifautori del governatore Renato Soru. Nelpomeriggio, quando Ratzinger ha rivol-to un omaggio al governatore ringra-ziandolo per il generoso contributo al-l’organizzazione della sua visita (sembraun milione di euro), le parole del ponte-fice hanno provocato i fischi dei berlu-sconiani. Per il ceto politico sardo il bre-ve pellegrinaggio è stato consideratoun’occasione per posizionarsi in vistadelle elezioni regionali del 2009. Il sinda-co Emilio Floris, di onorata famigliamassonica, si è messo a recitare il PaterNoster a braccia alzate come gli antichicristiani e nel suo benvenuto al pontefi-ce ha elogiato i «principi non negoziabi-li» della Chiesa.

Benedetto XVI è rimasto al di sopra delteatrino. Ha pregato in sardo un passo

dell’Ave Maria, ha lamentato i troppi di-vorzi e dolori che travagliano le famigliee ha invitato a pregare per le madri sole.Da Roma intanto, proprio mentre il Papacritica l’equiparazione delle convivenzealla famiglia, con un colpo di scena rim-balzava la notizia che i ministri Rotondie Brunetta porteranno presto al consi-glio dei ministri la riforma delle unionicivili. Ai giovani il Papa ha riservato le pa-role più appassionate, invitandoli a sco-prire le meraviglie della fede e a costrui-re le famiglie, alimentando l’amore concostanza, responsabilità e senso del do-vere. Non fidando solo sul sentimento.

Auspicata la nascitadi una classe dicristiani “impegnatie rigorosi” per unosviluppo sostenibile

«Le leggi razziali — scandisce il pre-sidente dell’Unione delle comu-nità ebraiche, Renzo Gattegna —furono emanate dal regime fasci-sta, quindi mi sembra difficile se-parare le due cose: ritengo chequando si tratta di argomenti cosìimportanti sarebbe necessario es-sere molto cauti». Una dichiarazio-ne lapidaria, cui segue la presa diposizione degli ebrei romani, tra-mite il presidente Riccardo Pacifi-ci, che proprio oggi sarà in piazzacon Alemanno per le celebrazionidella resistenza di Roma ai nazifa-

Il sindaco condanna le persecuzioni ma non il regime. Veltroni: prima uccisi Gramsci e Matteotti

Leggi razziali, fascismo e “male assoluto”scontro tra comunità ebraica e Alemanno

Schifani e una delegazione bipartisan al Museo dell’Olocausto

La visita

GERUSALEMME — «Non dimenticare perevitare altre stragi». Con queste parole pro-nunciate nello Yad Vashem, il museo dell’O-locausto, il presidente del Senato RenatoSchifani ha concluso ieri il pellegrinaggio di60 parlamentari italiani giunti mercoledì

scorso in Terra Santa. Tra loro il vicepresi-dente della Camera Maurizio Lupi, il mini-stro della Giustizia Angelino Alfano, il sotto-segretario Carlo Giovanardi, l’ex ministro delgoverno Prodi Livia Turco, e i sindaci di Romae di Palermo, Alemanno e Cammarata.

SINDACOGianni Alemanno, primocittadino di Roma

Il progetto Rotondi-Brunetta

ROMA — Tornano i Dico, ma questa volta a rilanciare sui diritti dellecoppie di fatto è il partito di Berlusconi. E’ il ministro per l’attuazione delprogramma Gianfranco Rotondi a rivelare in un’intervista a Il Tempoche sta preparando, assieme al collega Renato Brunetta, una legge“sorpresa” in materia di diritti civili. «C’è da legiferare in ordine a un fe-nomeno che non è marginale e che riguarda le persone che a vario ti-tolo convivono senza essere sposati. Spesso indipendentemente dalfatto sessuale», spiega il ministro. E aggiunge di pensare a tutele come«l’assistenza in caso di malattia, la successione, i diritti relativi all’allog-gio, insomma tutti i diritti che rendono il convivente prioritario rispettoai parenti e che per ora non esistono. E ci occuperemo anche delle cop-pie gay». Un’idea non molto diversa dai Dico proposti dal governo Pro-di e poi bloccati dai centristi della vecchia maggioranza. Perciò Roton-di chiarisce che «non si tratta di un’iniziativa del governo», visto che «lamateria non fa parte dei programmi dell’esecutivo». E aggiunge che laproposta verrà presentata «di concerto con il mondo cattolico».

Tanta prudenza è più che comprensibile a giudicare dalla reazionedell’Udc che considera l’iniziativa «intempestiva e sgarbata» perché,secondo Maurizio Ronconi, oltre a mettere sullo stesso piano «i dirittidelle famiglie tradizionali e di chi non ha avuto il coraggio di assumeregli stessi doveri», è stata presentata «nel giorno in cui il presidente delConsiglio ha incontrato il Papa». Non mancano, però, apprezzamentibipartisan. Si dichiara «contenta» Anna Paola Concia deputata del Pd(«la voterò se il contenuto sarà condivisibile») e il presidente dell’ArciGay Aurelio Mancuso spera che l’iniziativa «produca finalmente qual-che passo concreto per le persone gay e lesbiche anche in Italia».

I Dico in versione centrodestrasi occuperanno anche delle coppie gay

Benedetto XVI“Evangelizzate ilmondo del lavoro,dell’economia,della politica”

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LUNEDÌ 8 SETTEMBRE 2008@

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la Repubblica PER SAPERNE DI PIÙwww.vatican.vawww.governo.itwww.pierferdinandocasini.it

DAL NOSTRO INVIATO

GIANLUCA LUZI

CAGLIARI — «Sono molto conten-to, nell’incontro mi sono ancheemozionato». Dieci minuti a tu pertu, Papa Ratzinger e Berlusconi,nella sacrestia del Santuario dedi-cato alla Madonna di Bonaria. So-no le tredici, la solenne celebrazio-ne del Papa è appena terminata e ilpresidente del consiglio incontraBenedetto XVI per la seconda vol-ta dopo la visita ufficiale in Vatica-no il 6 giugno. Anche questa voltalo accompagna il sottosegretario

Gianni Letta. Risuonano ancora leparole che il Pontefice ha detto po-co prima nella celebrazione.

Quel richiamo secco e incisivoalla necessità di un ricambio gene-razionale nella politica ha colpitoil premier e infatti Gianni Letta pri-ma dell’incontro a quattr’occhinon ha mancato di far notare al Pa-pa che quel richiamo era stato pre-so in considerazione con grandeattenzione dal premier: «Santità— ha detto il sottosegretario rivol-to al Papa — non ci è sfuggito il ri-chiamo ai politici». Forse è ecces-sivo affermare che per le parole delPapa è scattato l’allarme a PalazzoChigi, ma la preoccupazione dinon entrare in rotta di collisionecon la gerarchia della Chiesa è

reo di Stato. «Anch’io mi affido al-la Madonna di Bonaria, perchè misento più che sardo», sono state leprime parole di Berlusconi quan-do alle nove e trenta di ieri mattinaha accolto all’aeroporto il Papabaciandogli la mano. Poi il corteodelle macchine di Palazzo Chigi haraggiunto il Santuario già gremitodi fedeli. Sceso dall’auto Berlusco-ni è stato accolto dagli applausi. Esalendo sul palco delle autoritànon ha resistito alla tentazionedella battuta: «Mi applaudono

perché pensano che io sia il Papa».Seduto in prima fila tra Letta e il go-vernatore della Sardegna Soru,Berlusconi ha lottato contro il cal-do soffocante e la stanchezza, haascoltato con devozione la lungaMessa, pregando a tratti e pren-dendo appunti sulle parole del Pa-pa. E — prima della cerimonia —ha conversato amabilmente escherzosamente a lungo con il suoacerrimo avversario Soru controcui in campagna elettorale avevascagliato invettive politiche duris-sime. In un comizio che si era svol-to praticamente nello stesso luogodella celebrazione di ieri. E quan-do dall’altare è partita l’esortazio-ne a scambiarsi «un gesto di pace»,il primo a cui Berlusconi ha strettola mano è stato proprio il governa-tore, attuale editore dell’Unità.

sempre molto presente. Non a caso la presenza di Berlu-

sconi a Cagliari è stata accompa-gnata da un’intervista all’Unione

sarda in cui il premier riafferma unprincipio su cui la Chiesa insistecontinuamente e con grande vigo-re: il diritto di esprimere pareri po-litici. «Quelli che volevano la Chie-sa del silenzio e che ancora gradi-rebbero che i sacerdoti e i vescovifossero confinati dentro le chiese,si sono sempre ispirati a principiopposti ai nostri, alle teorie marxi-ste-leniniste, in parole semplici alcomunismo». E ancora: «Nessunesponente del nostro schiera-mento politico si è mai sognato dimettere in discussione la libertà diespressione sui fatti politici da

parte dei rappresentanti dellaChiesa». Al contrario «siamoprofondamente grati al Ponteficee ai vescovi per i suggerimenti e leparole di incoraggiamento che cihanno riservato in questa primafase del nostro mandato di gover-no». Parole che di sicuro non suo-nano sgradite in Vaticano. E alloraperché quel richiamo del Papa?Forse per un eccesso di liberismo edi scarsa solidarietà sociale nell’a-zione di governo?

Nell’incontro di Cagliari co-munque non si è avvertita nessu-na freddezza. Anzi una certa soli-dità nei rapporti, come testimoniail fatto che il sottosegretario Gian-ni Letta ha viaggiato da Roma a Ca-gliari assieme al Pontefice sull’ae-

Il Cavaliere siemoziona escambia il segnodella pace colgovernatore Soru

Il sottosegretarioGianni Lettain aereocol Pontefice daRoma a Cagliari

Il personaggio

Betori, segretario generale della Ceiverso la nomina a vescovo di FirenzeCITTÀ DEL VATICANO — Potrebbe essere annunciata og-gi la nomina ad arcivescovo di Firenze di monsignor Giu-seppe Betori, dal 2001 segretario generale della Confe-renza episcopale italiana. La voce correva insistente ieri inVaticano. L’indiscrezione legata al sessantunenne Betoriera iniziata a circolare quando, nei mesi scorsi, l’arcive-scovo di Firenze Ennio Antonelli, umbro come Betori, erastato nominato presidente del Pontificio consiglio per la fa-miglia. La data di oggi, 8 settembre, per l’ufficializzazionenon sarebbe casuale, coincidendo col settecentododice-simo anniversario della posa della prima pietra della catte-drale di Firenze. Top secret invece finora il nome del suc-cessore di Betori alla Cei.

Casini: “Ma anche io mi sento chiamato in causa come cattolico dalle parole del Papa”

“Quel monito è proprio per Silviobasta con i miti di veline e calciatori”

L’intervista

“Un richiamo che non ci è sfuggito”Berlusconi, dieci minuti da RatzingerIl premier: solo i comunisti vogliono una Chiesa in silenzio

La curiosità

DEVOTO ALLA MADONNA“Anch'io mi affido allaMadonna di Bonaria,perché mi sento più chesardo”. Berlusconi faprofessione di fededavanti al Papa e allastatua dellaMadonna di Bonaria,specialepatrona di tutta l’isoladella Sardegna eprotettrice dei naviganti. IlCavaliere avrebbe chiestoall’orafo che ha realizzatoil galeone d’oro sistematodal Pontefice sulla manodella statua, insostituzione di quello inlegno, una copia dellaMadonna per la suacappella di Arcore

CLAUDIO TITO

ROMA — «Certo che mi sonosentito chiamato in causa. Pro-prio come ogni cattolico che vaa messa e si sente tirare le orec-chie dal suo parroco». Pier Fer-dinando Casini non nascondedi aver ascoltato le parole diBenedetto XVI «in modo parti-colare»: un richiamo che ha in-vestito anche la sfera «perso-nale». Per il leader dell’Udc,però, l’ammonimento delPontefice riguarda tutti e tuttigli schieramenti, dal Pd al Pdldi Silvio Berlusconi. Allora ri-corda al premier di non poteressere «al di sopra» del richia-mo papale e poi punta l’indicecontro la televisione. Contro chipropaganda la «società delle ve-line e dei calciatori». «Bisogne-rebbe — dice — guardare menola televisione e fare più volonta-riato».

Cosa ne pensa del discorso delPontefice a Cagliari?

«Intanto credo che il richiamodel Papa sia ineccepibile. Chi ri-teneva che la Chiesa dovesse es-sere confinata in un ruolo testi-moniale, ora dovrà meditare sul-le parole del Pontefice. La Chie-sa è una risorsa per la società, unelemento fondamentale».

Però Benedetto XVI sembrabacchettare proprio i cattoliciimpegnati in politica come lei.Tanto da invocarne una nuovagenerazione.

«So bene che nel Dopoguerrac’è stata una generazione di cat-tolici — penso a De Gasperi, Fan-fani, Moro, Andreotti — capacedi impregnare la prima fase del-la Repubblica a cominciare dalladefinizione della Costituzione. Eso bene che oggi, al contrario, si

avverte un deficit dirappresentanza».

Un deficit che toccaanche lei?

«Chi non si sentechiamato in causa, for-se non capisce. Ciascu-no poi cerca di dare ilproprio contributo. Io

difendo un partito che sipoggia sui principi richia-

mati da Sua Santità».Una riflessione che riguarda

solo la politica o anche la sferapersonale?

«Chi è senza peccato scagliprima pietra. E chi è abituato afarlo evidentemente ha poca di-mestichezza con il nostro mon-do. Certo, a partire dal tema deidivorziati, ciascun credente èchiamato a interrogarsi profon-damente. Altri, invece, non sipongono il problema. Ma nel-l’appello del Pontefice c’è del-l’altro».

Ossia?«Ci fa capire che la politica non

è solo pragmatismo, non è soloselezione della classe dirigenteattraverso la cooptazione del ca-po. Non è la spartizione dei postinegli studi notarili: l’esigenzache pone il Santo Padre è di faravanzare una generazione nuo-va che si costruisca sulla idealità

e sui principi».Un modo per dire che anche

Berlusconi non si può conside-rare immune? Eppure il Cava-liere da tempo dice che i cattoli-ci li rappresenta lui.

«Se è per questo, allora mi di-ca: chi non rappresenta Berlu-sconi? Se parlassimo dei musul-mani, direbbe esattamente lastessa cosa. Ma a parte le battu-te, il deficit di rappresentanzaesiste, altrimenti non ci sarebbe

stato bisogno di questo richia-mo. Nessuno può pensare di es-sere al di sopra delle parole di Be-nedetto XVI».

Qualcuno ha letto come unastoccata al Cavaliere anche l’in-vito a non farsi affascinare dachi è ricco e famoso.

«In effetti quel che conta è l’es-sere e non l’apparire. Ma la so-cietà di oggi idolatra veline e cal-ciatori perché siamo tutti schia-vi di un consumismo che merci-

fica ogni riferimento. Penso chei nostri figli dovrebbero guarda-re meno la televisione e frequen-tare di più certe straordinarieesperienze di volontariato e diassistenza ai disabili. Ma forsequesto vale per tutti noi. Le veli-ne e i calciatori non sono dei mi-ti, ma dei finti modelli».

Per recepire l’intervento delPontefice, bisognerebbe torna-re all’unità politica dei cattolici?

«Quella è morta e sepolta datempo. E la Chiesa non ha maicontato tanto come in questa fa-se, proprio perché interloquiscecon tutti. Però è vero che un’a-zione congiunta su alcuni temispecifici — come sulla feconda-zione assistita — ci dovrebbe es-sere».

In che senso?«Su alcune battaglie, sulla “fi-

ne vita” che io non chiamo testa-mento biologico, sui temi eticiinsomma, i cattolici devonouscire dall’infantilismo politico.Al di là degli schieramenti in cuisono eletti, bisogna cercare unatrasversalità. Va recuperata la di-fesa dei valori. Questo è un gran-de disegno cui l’Udc sta lavoran-do da tempo».

E vorrebbe coinvolgere anchei cattolici del Pd?

«Certo, mica sono dei creden-ti di serie B. Le grandi questionietiche riguardano tutti e forse inItalia ce ne accorgiamo soloadesso. Se andiamo negli Usa ve-diamo come tra Obama e Mc-Cain la sfida sui valori etici siacentrale. Dunque smettiamoladi avere complessi di inferioritàverso un certo mondo laicistache vorrebbe confinare i cattoli-ci in “riserve di caccia”. È ora cheanche chi sta all’avanguardia nelcentrosinistra si dia una mossa».

Deficit

Deficit dirappresentanza deicattolici eBerlusconi non lirappresenta

Unità politica

Il partito unico èsepolto da tempo.Lapolitica non è solospartizione di postinegli studi notarili

LEADER UDCPier

FerdinandoCasini, leaderdell’Udc, tra il2001 e il 2006

è statopresidente

della Camera.Nel suo

discorso diinsediamento

si affidò allaMadonna di

San Luca