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SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 2 LO/MI Dick Fosbury e le leggi della fisica dossier: una nuova era per il trattamento della LLC farmacovigilanza: contribuire al buon uso del farmaco tesori nascosti: la Cappella di Sant’Aquilino 024 FEBBRAIO 2014 • numero 024 • anno X Periodico di AMS Onlus · Struttura Complessa di Ematologia Ospedale Niguarda Ca’ Granda • Milano www.malattiedelsangue.org PERIODICO DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE MEDICA DELL'ASSOCIAZIONE MALATTIE DEL SANGUE Eliana Guasconi la regina dei tappi

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SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 2 LO/MI

Dick Fosbury e le leggi della fisica

dossier: una nuova era per il trattamento della LLC

farmacovigilanza: contribuire al buon uso del farmaco

tesori nascosti: la Cappella di Sant’Aquilino 024

FEBBRAIO 2014 • numero 024 • anno XPeriodico di AMS Onlus · Struttura Complessa di EmatologiaOspedale Niguarda Ca’ Granda • Milanowww.malattiedelsangue.org

PERIODICO DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE MEDICA DELL'ASSOCIAZIONE MALATTIE DEL SANGUE

Eliana Guasconila regina dei tappi

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Cinque per mille

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dossier

rubriche

Per il lettOreHai ricevuto Ematos tramite posta in quanto sei tra gli amici e sostenitoridi AMS Onlus. È un modo per dirti Grazie per il tuo aiuto e il tuo affetto,e per tenerti aggiornato sui risultati dell'associazione. Qualora non fossipiù interessato a riceverlo scrivi [email protected] o telefona allo 02 64 25 891

sommario Direttore Responsabile:Michele Nichelatti

Direttore Scientifico:Enrica Morra

hanno collaborato:Marco BrusatiMilena LodolaFlavia MammolitiGiuliana MutiDaniela PetròEster PungolinoAlma Lisa RivoltaChiara RusconiAlessandra TedeschiAlessandra TrojaniElena Zini

Grafica e impaginazioneAndrea Albanese

EditoreAssociazione Malattie del Sangue Onlusper la promozione della ricerca e per il progresso nel trattamento delleleucemie e delle altre malattie del sangueD.L. 04/12/97 n. 460/97 art. 10 comma 8iscritta al Registro Regionale del VolontariatoSezione provinciale di Milano MI-567 – Decreto15/04/11 n. 754

c/o EmatologiaOspedale Niguarda Ca' GrandaPiazza Ospedale Maggiore 320162 – MilanoC. F. 97225150156

telefono e fax 02 64 25 [email protected]

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2 la regina dei tappiintervista a Eliana Guasconi

di Paola D’Amico 3

farmacovigilanzaun nuovo ruolo delleAssociazioni dei Pazienticontribuireal buon uso del farmacodi Giuliana Muti e Ama Lisa Rivolta

focusProtocollo REL-PhilosoPhi34come, quando e perchédi Ester Pungolino

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abc geneticaobesità:

la genetica gioca un ruolo?di Alessandra Trojani 5

tesori nascostiLa Cappella diSant’Aquilino a San Lorenzo

Maggioredi Paola D'Amico

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editoriale

10 lo sport nel sangueDick Fosbury e le leggi della fisicadi Walker

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mieloma multiplodi Daniela Petrò16una nuova era

per il trattamentodella LLCdi Alessandra Tedeschi15

Fortissimamente… ASH!di Chiara Rusconi16

024 FEBBRAIO 2014 sommario

a scuola di scienza .......................................................................................................6in punta di forchetta................................................................................................. 7da rivedere da riascoltare ....................................................................................8letti per voi ....................................................................................................................... 9fumetti .............................................................................................................................. 27giochi per la mente................................................................................................ 28fundraising............................................................................................................. 22-25aziende amiche .......................................................................................................... 26

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Ematos è la rivista di AMS Onlus, l'associazione che contribuisce in modo determinante a rendere l'Ematologia diNiguarda un centro d'eccellenza per la cura di leucemie, linfomi, mielomi e delle altre malattie del sangue.

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Ecosì ci siamo cascati anche noi. L’erro-re, più è evidente, e meno ci fai caso: èuna verità consolidata, e il refuso delloscorso numero lo sta a confermare.

Anzi, forse alcuni di voi non se ne sono nep-pure accorti di quel “un bella storia” checampeggia evidentissimo nella copertinadell’ultimo numero di Ematos, così comenon se n’è accorto chi ha corretto le bozze(che è sempre il direttore). Si tratta comun-

que di un errore che ci sta. Molti (tutti) i gior-nali e i periodici ci cascano prima o poi, ed’altra parte, chi non fa, non falla. L’errore più clamoroso nella storia dellastampa è forse il refuso sulla testata nel pre-stigioso New York Times: un refuso comparsosulla prima pagina del numero pubblicato il7 febbraio 1898, di cui la redazione del gior-nale si è accorta solo il 30 dicembre 1999, eche è stato corretto a partire dal numeropubblicato il 1° gennaio 2000. Un refuso cheè sopravvissuto per 101 anni, 10 mesi e 23giorni sulla prima pagina del quotidiano piùfamoso del mondo: e la cosa più clamorosaè che nessun lettore si è mai accorto né delrefuso, né tantomeno della correzione com-parsa più di un secolo dopo.

Quelli in cui incappano più o meno tutti,sono i refusi alla diavoletto di Maxwell, chesembrano fatti apposta, e che sono gravididi effetti involontariamente comici, e di cuivedete qualche esempio in questa pagina.Ma mi si conceda dire che al confronto dicotanti maestri, noi siamo dei poveri dilet-tanti, quindi non lamentiamoci noi, e nonlamentatevi voi.Ed ora la smetto di scusarmi, e do un consi-glio ai lettori. Nel lontano 1976 avevo spesoben 6300 Lire per acquistare La Storiadell’Arte raccontata da E.H. Gombrich, editada Einaudi. La copertina conteneva un erro-re evidentissimo, e quindi invisibile, di cui miero accorto solo dopo alcuni mesi, e soloperché mi era stato fatto notare da un’altrapersona: bene, per questo libro fallato, anco-ra oggi in mio possesso, dopo 38 anni, uncollezionista evidentemente megalomane,lo scorso anno, è arrivato a offrirmi 450 Euroin contanti (la copertina del mio libro è quiscannerizzata: qualcuno vede l’errore?).Quindi, se tanto mi dà tanto, è bene che ifortunati possessori di una copia cartacea diEmatos 23, se la tengano ben stretta.

editoriale

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L'errore tipografico è una cosa maligna:lo si cerca e perseguita, ma esso se la svigna.Finchè la forma è in macchina si tiene ben celato,si nasconde negli angoli, par che trattenga il fiato.Neppur il microscopio a scorgerlo è bastante, prima;ma dopo esso diventa un elefante.Il povero tipografo inorridisce e fremee il correttor colpevole il capo abbassa e geme,perché se pur dell'opera tutto il resto è perfettosi guarda con rammarico soltanto a quel difetto

(Motto dei tipografi dell'epoca del piombo, valido anche nell'era dei computers).

“ “

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perdere un concorso e tempo e, infatti, so-no ancora precaria. Comunque, ho comin-ciato a studiare e a fare un altro lavoro, che

di fatto continuo tuttora, cioè la consulentesulla sicurezza del lavoro per le aziende.

Donna di carattere!Avevo 26 anni quando mi sono ammalata edè stato un colpo…Eliana si interrompe… ”Mi sembri quel perso-naggio della serie di Harry Potter, con la pen-na magica per quanto scrivi veloce” dice ri-dendo”. Una sera ero a cena con “amici non amici”,non riuscivo più a deglutire acqua, ho dato lacolpa all’ansia di stare con gente che non mipiaceva un granché. Il giorno dopo, a casa, dinuovo quella sensazione. Comincio a girareper medici, trovano la giugulare trombizzata,fino alla succlavia. Poi, scoprono una massasotto lo sterno. Giro per ospedali. Mi fannouna biopsia. Arrivano a dire che è un linfomama quale? Non si capisce. Finché, per fortu-na, un medico di Casalpusterlengo che ave-va letto della dottoressa Morra su una rivistami dice: vai a Niguarda.

per l’insegnamento di matematica e fisi-ca alle scuole superiori. E poi?Beh, questo adesso è il 90 per cento del miolavoro e lo sarà fino ad agosto. Insegno fisicain un liceo di Casalpusterlengo, nel lodigia-no.

Raccontaci il prima.Finita la specializzazione, nonostante la che-mioterapia, al pomeriggio mia mamma miportava in Università. Non ho mai smesso difare le cose che amavo. Certo c’è stato unpiccolo incidente, per una polmonite chem’ha mandato in coma. Andavo in treno,nonostante le difese immunitarie basse, e ingita tutti i sabati. In più, m’ero molto arrab-biata perché mi avevano fatto perdere la fre-quenza e prolungato la scuola di abilitazio-ne, che non è poca cosa, perché significa

Chi è Eliana Guasconi oggi? Un’insegnante. Questo è sempre stato il miosogno e sono riuscita a realizzarlo. Quandom’ammalai, stavo seguendo la scuola per laspecializzazione a Pavia. Continuai, non sen-za fatica, nonostante la frase terribile di un in-segnante: “Se tu fossi stata incinta, ti avrem-mo aiutata per le assenze. Ma il linfoma pernoi non è una malattia, puoi anche fingere diessere malata”.

Cosa gli hai risposto? La mia fortuna è che ho la lingua tagliente eanche senso dell’ironia, quanto basta. Gli dis-si che mi stavo divertendo a fare la ceretta aicapelli.

Eliana, 35 anni compiuti  il 23 gennaio,una laurea in matematica e l’abilitazione

di Paola d’Amico

intervista a Eliana Guasconi

bella storia

la regina dei tappi

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sono andata a visitare i luoghi dove J.K. Ro-wlings ha ambientato le avventure. Ci siamoinnamorati di Edimburgo, della Scozia, ab-biamo ripercorso tutti i luoghi fondamentali,il ponte, il castello, non s’è inventata nulla.Donna straordinaria.

La malattia t’ha cambiata?Sono diventata cattivissima, certo ho anch’ioi miei momenti critici, stanchezza, malinco-nia, la paura che nasce da un doloretto…ma,per esempio, mentre prima di ammalarminon avevo il coraggio di dire cosa penso allepersone, ora non ho freni. Così come non te-mo di perdere i falsi amici. Sono rimasti quelliveri, persone che quando mi han dato dueore di vita erano fuori da sala rianimazione. L’ultima scommessa è la compagnia teatrale.Ho ripreso in mano un altro dei sogni inter-rotti. Ma stavolta è tutto finalizzato ad Ams.Siamo nove attori, papà e mamma sceno-grafi, un trovarobe, io e mio fratello regista eaiuto regia. Gli attori sono i miei colleghi discuola, il mio maestro di musica delle ele-mentari, un bimbo che la mamma porta alleprove fin qui da Pavia. Ci ha adottato il co-mune di Somaglia. Per la Prima, un teatro da100 posti.

Risate?Tante. A crepapelle. Sto filmando le prove, ilbackstage, ci divertiamo da non credere. Imobili di scena sono quelli di casa. Quandosiamo andati alla Siae c’è venuto un colpo:hanno chiesto documenti e documenti e poi90 euro per spettacolo…ha finanziato miopapà, nominato presidente onorario dellaCompagnia.

E poi c’è la raccolta dei tappi.Iniziata sette anni fa, prima li portavo a Mila-no. Poi sono diventati troppi e siamo diven-tati autonomi, con l’auto di papà distruttadurante un trasporto, e infine è arrivato il fur-gone di Ams. Nel 2013 abbiamo fatto il re-cord di 22 mila chili, in aumento, nonostantesi faccia nel lodigiano che è più vicino a Paviache a Niguarda.

E la camminata, che ha raccolto duemilae duecento euro. Ride…di nuovo.Mi chiamano il “mastino della Bassa”. Ci in-ventiamo un po’ di tutto, i mercatini con i la-vori all’uncinetto della mamma.

C’è spazio per nuovi sogni?Come no. Aprire un ristorante con mio fratel-lo, a Edimburgo.

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Quindi?Arrivai con due refertini miseri ma a lei basta-rono. Linfoma non Hodgkin a grandi celluleB, con sclerosi del mediastino… e poi: ‘Staitranquilla, sei arrivata nel posto giusto. Fac-ciamo la chemio e vedrai che guarisci. Mi so-no trovata nel posto giusto al momento giu-sto. Ho ancora le mie celluline staminali con-gelate ma mai usate, perché sono una dellepoche persone che non ha avuto bisogno ditrapianto. Sono passati nove anni e non si èpiù ripresentato.

Raccontaci il dopo.Da quando sono guarita, mi sto dando allapazza gioia: un viaggio all'anno, con mio fra-tello che è più giovane di undici anni e stu-dia lingue, quindi l’ho nominato mio inter-prete. C’è stata qualche rinuncia. Prima diammalarmi facevo tiro con l’arco a livelloagonistico, ero nella squadra regionale easpettavo la convocazione nella nazionale.Ora tiro, ogni tanto, nel cortile di casa, masento subito dolore allo sterno. E così suona-

vo la chitarra, ballavo nonostante la mia mo-le da ippopotamo. Ho ripreso solo a sciare…

Hai sostituito gli hobby con hobby piùgrandi. Come la protezione civile, l’impe-gno con Ams.Vero, ero segretaria provinciale, e quando cifu il terremoto in Abruzzo, nel 2009, nono-stante il divieto assoluto della dottoressaMorra sono partita.

È domenica mattina e mentre parliamo, la fa-miglia Guasconi è al lavoro. La casa è un labo-ratorio e si preparano i costumi per lo spettaco-lo che si tiene tra una settimana a Somaglia,per Ams.Sono rimasta iperattiva, però un pomeriggioalla settimana ora me lo prendo, mi stendosul divano e leggo. Non ci sono per nessuno,ad eccezione del cane e del gatto.

Letture?Romanzi, fantasy…sono una fan di HarryPotter, ho letto tutti i libri. Con mio fratello

intervista a Eliana Guasconi

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Èprincipalmente causata da un eccessivoapporto calorico, mancanza di attività fisi-ca, disfunzioni ormonali, assunzioni di al-cuni farmaci, e predisposizione genetica.E’ raro, ma esistono anche persone che,

nonostante mangino poco, siano obese a causadi un metabolismo rallentato. L’allarme obesità si è sviluppato negli ultimi de-cenni anche in bambini e adolescenti: la scarsa at-tività fisica e la cattiva alimentazione sono assolu-tamente da evitare in questa fascia di età. In Italia,il 12% dei bambini tra i 6 e 11 anni è obeso e il24% è in sovrappeso.E’ noto che l’obesità è il risultato di un’interazionetra fattori genetici e ambientali.Esistono geni, tra cui il gene FTO, che se alteratiinducono la perdita del controllo dell’appetito edel metabolismo, predisponendo un soggettoall’obesità in presenza di un sufficiente apportoalimentare. Un interessante studio condotto dairicercatori della Cambridge University, recente-mente pubblicato sulla nota rivista scientificaCell, dimostra l’esistenza del gene KSR2 chiamato,il “gene della fame”.Studi su DNA di topi hanno dimostrato che l’as-senza del gene KSR2 provocava un appetito stra-ordinario e una forte tendenza ad un incontrolla-to aumento di peso.Le ricerche sono state quindi condotte sul DNA dicirca 2000 soggetti obesi gravi, dimostrando chele mutazioni di KSR2 sarebbero responsabili digrande appetito, metabolismo ridotto cioè di unadiminuita capacità di bruciare calorie da partedell’organismo, con un conseguente aumento digrasso corporeo.Infatti, mutazioni del gene KSR2 rendono le cellu-le incapaci di bruciare zuccheri e altre molecole.Non solo. Alterazioni di KSR2 potrebbero ancheessere la causa dello sviluppo del diabete in etàgiovanile. La scoperta potrebbe aprire orizzonti verso lo stu-dio di nuovi geni coinvolti nello sviluppo del-l’obesità, e molecole in grado di correggere lefunzioni genetiche scorrette, aiutando l'organi-smo a sopperire ai difetti del DNA, ed a interveni-re nei casi di obesità più gravi e resistenti alle at-tuali terapie.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito l’obesitàcome una delle principali cause di morte prevenibile a li-vello mondiale. L’obesità è una condizione patologica tipicadelle società del benessere, comunemente associata adaltre malattie quali diabete, disturbi cardiocircolatori, apneeostruttive del sonno, ma anche ictus e alcuni tipi di tumore.

obesità:la genetica gioca un ruolo?

di Alessandra Trojani

abc genetica

Biologo, Specialista in Genetica Medica - SC di EmatologiaOspedale Niguarda Ca' Granda, Milano

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di Milena Lodola

a scuola di scienza

Da qualche anno, con Alessandra Trojani, come me biologa del Laboratorio di ricerca dell’Ematologia, ho cominciatoun viaggio nelle scuole milanesi, impegnate nella raccolta tappi, per raccontare l’importanza della loro iniziativa. Laraccolta dei tappi permette infatti sia di diminuire la quantità di rifiuti di plastica da smaltire sia di sostenere la ricerca.In questi incontri abbiamo cercato di aprire ai ragazzi una finestra sul mondo della biologica e della genetica, spiegan-do in modo semplice la funzione della cellula e del DNA e il loro ruolo nelle malattie ematologiche.

in classe con i piccoli che raccolgono i tappi

Sapete che si pensa che tantissimianni fa una cellula abbia“mangiato” un batterio che le ha

dato una forza superiore a tutte lealtre cellule permettendo disuperarle in velocità di crescita?Questo batterio si chiamamitocondrio! Il mitocondrio è un organellocitoplasmatico a forma di fagiolopresente nelle cellule di tutti gliorganismi animali e vegetali. Hamolte funzioni, tra cui le principalisono l’essere la centrale energeticae la sede della respirazione nellacellula. I mitocondri trasformanociò che la cellula “mangia”(zuccheri, proteine e grassi) inenergia sotto forma di unamolecola che si chiama ATPutilizzando l’ossigeno edeliminando anidride carbonica. Inogni cellula sono presenti moltimitocondri e ognuno di loroproduce tantissime molecole di ATPdurante la propria vita. Ma come facciamo a dire che questoorganello deriva da un batterio?Perché ha tantissime caratteristicheproprie di questo essere vivente!Innanzitutto il mitocondriopossiede due membrane differentitra loro per struttura e funzione,ma simili alle membrane batteriche.La membrana esterna, che separa e

mette in comunicazione l’interno delmitocondrio con l’esterno, èestremamente permeabile, in grado cioèdi lasciar passare moltissime sostanze. Lamembrana interna si presenta sotto formadi creste, avvolgimenti, rientranze esporgenze che ne aumentano la superficiesu cui avvengono i processi direspirazione.Sono diversi da tutti gli altri organulicellulari perché hanno un proprio DNAche, come quello batterico, ha formacircolare e non ha introni, quelle particioè che non vengono tradotte inproteine. I mitocondri sono proprio degli organellicuriosi: pensate che nelle nostre cellulesono presenti solamente quelli dellenostre mamme perché quelli dei nostripapà sono persi nel momento dellafecondazione della cellula uovo da partedello spermatozoo.

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3 - IL MITOCONDRIO

Schema di un mitocondrio1 Membrana interna2 Membrana esterna3 Cresta4 Matrice

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in punta di forchetta

PlumcAkE AllA FARInA DI sORGO E mARmEllAtA, sEnzA uOvA E lIEvItO

Ingredienti250 g di farina di sorgo, 2 bicchieri di latte di riso, 120 g di burro, 3 cucchiai di marmellata di fra-gola (o altra a piacimento), un pizzico si sale, 2 cucchiaini abbondanti di bicarbonato di sodioPreparazioneTogliere il burro dal frigo e lasciarlo 20 minuti a temperatura ambiente, perché si ammorbidi-sca; ponetelo quindi in una ciotola e aggiungete la marmellata, poi montatelo bene con le fru-ste. Aggiungete metà della farina e metà del latte, continuate a sbattere bene con le fruste perqualche minuto, infine aggiungete la farina restante, il latte e un pizzico di sale. In ultimo, incor-porate il bicarbonato di sodio. Quando l’impasto è perfettamente amalgamato, versatelo inuno stampo che avrete imburrato e cuocete a 180 °C per 40 minuti. Prova stecchino per controllarne la cottura. Ps. Il bicarbonato di sodio riesce a far lievitare bene il dolce solo se c’è una quantità di acidigrassi di diverso tipo. Attenzione, quindi, se variate le quantità

il sorgo

provato per voi

Éil quinto cereale per importanzanell’economia agricola mondiale, do-po mais, grano, riso e orzo. Originariodell’Africa occidentale si è esteso intutto il mondo: anticamente in Asia e

in Europa, più recentemente in America e inAustralia. Cresce, infatti, dove l’ambiente ètroppo secco per il ben altrimenti graditomais, e viene chiamato “pianta-cammello”,perché è capace di sopportare con danno ri-dotto le deficienze idriche. Il Sorghum vulgare Pers. (sinonimo: Sor-ghum bicolor L.) è un cereale che appartienealla famiglia delle Graminacee. Nei paesi invia di sviluppo viene coltivato per produrrela granella da destinare all’alimentazioneumana. Nei paesi industrializzati, invece, hatrovato impiego soprattutto nell’industriamangimistica, ma anche per l’industria carta-ria e per produrre succhi zuccherini per l’al-col. Recentemente si è scoperto che il sorgopuò essere consumato senza problemi an-che dai celiaci (gli intolleranti al glutine). Aproporre in Italia la prima filiera di questo ce-reale, già conosciuto e usato negli Stati Uniti,è stato l’Istituto di genetica e biofisica (Igb) di

Napoli, che ha presentato il suo progetto du-rante il convegno internazionale “Health, Re-search, and Entrepreneurship: Sorghum Fo-od for Celiac Patients”. Negli Stati Uniti sonostati selezionati tipi di sorgo privi di glutine edi quei pigmenti che conferiscono al cerealeil suo tipico colore rosso. Gli studiosi hanno

evidenziato che tali varietà, oltre a essereidonee per i celiaci, presentano un alto con-tenuto di componenti anti-cancro; la semoladerivata dal sorgo possiede poi una elevataquantità di fibre dietetiche che la rendonomolto apprezzata da tutti i consumatori.

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a cura di Gary Baldida rivedere da riascoltare

Quasi si-cura-mentel’albumpiù fa-

moso nella storia dellamusica, certamente lacopertina più celebredi sempre, Abbey Roadè l’ultima incisione daiBeatles (Let it be è usci-to l’anno dopo, ma ibrani erano stati registrati prima), quindi il loro testamento, da-to che sapevano che non avrebbero mai più suonato assieme.non è il migliore album dei Beatles, ma è lo stesso un capolavo-ro assoluto: assieme a celeberrime canzoni impeccabilmentebeatlesiane presenti nel lato A (Come together, Something,Octopus’s garden, Here comes the sun), nel lato B si ascolta unmedley di qualità eccellente, poco noto perché generalmenteignorato dalle antologie postume, ma She came in through thebathroom window (che poi diventerà un grande successo an-che per Joe cocker), e soprattuttoGolden slumbers, Carry thatweight, The end, il trittico di canzoni con cui Paul mccartneychiude tutti i suoi concerti dal vivo, sono dei brani che resteran-no nella storia, come nella storia sono rimasti i Beatles, che a ol-tre 43 anni dallo scioglimento ci mancano ancora maledetta-mente.

con una coperti-na splendida, af-fidata all’artistamarvin mattel-son, Waka/Ja-

waka è il tipico album di quelgenio infinito di zappa, ric-chissimo di note e di generifusi magistralmente. Ascol-tandolo la prima volta, par-tendo dalla title track o daBig swifty, sembra di sentire

dei brani con sonorità vagamente anni 50, da big band jazzistica (al-la stan kenton o alla Woody Herman, per intenderci), ma poi, in mez-zo ai fiati suonati a tutta forza emergono gli assoli lancinanti di chi-tarra del grande Frank, distorti dal pedale wah-wah, e limpidissimi,suonati con grande leggerezza e caparbietà. E merita un ascolto at-tento anche lo splendido It just might be a one-shot deal, un pezzoblues con intrusioni di soul e di scat, e soprattutto con un ecceziona-le assolo di slide guitar che ci ricorda che Frank zappa è stato (anche,ma non solo) un mago della chitarra elettrica, un artista a cui non sipuò non voler bene, e che a 20 anni dalla morte ha ancora un muc-chio di cose da raccontare.

Waka/JawakaFrank zappa (RycODIsc, 1972)

Abbey Roadthe Beatles (APPlE REcORDs, 1969)

Premio Oscar per il miglior film straniero nel 76, è lastoria vera di Dersu uzala, un cacciatore Hezhen,che fa da guida all’esploratore russo vladimirArseniev (capitano dell’esercito zarista, che hascritto i due libri da cui è tratto il film) ed ai suoi uo-

mini, alla scoperta dei territori nella zona dell’ussuri, in siberia.siamo nel 1902, e Dersu è un uomo piccolo, già avanti con l’età,che però si guadagna il rispetto sia del capitano, sia della suarozza soldataglia, grazie alla sua mira infallibile con il fucile. lanarrazione procede a flash-back, e racconta come dal rapportodi collaborazione nasca una profonda amicizia tra il graduatoed il cacciatore, che si rinnoverà quando Dersu sarà ingaggiatocome guida anche per una seconda ed una terza missione di esplorazione,alcuni anni più tardi. nel frattempo, però, il cacciatore è diventato anziano,la sua mira e la sua vista non sono più quelle di una volta, così il capitano lo

porta con sé a chabarovsk, do-ve abita con la famiglia. Dersusi fa apprezzare anche qui, mail richiamo della vita all’aria li-bera gli fa decidere di tornarenella sua foresta, dove poteremorire in armonia con la natu-ra. Il capitano regala a Dersu unfucile nuovissimo dotato di miri-no di precisione, ma proprio quelfucile sarà la causa della morte di Dersu, ucciso da unosconosciuto proprio per rubarglielo. Il film è diretto dal

maestro kurosawa, e interpretato dal grande maksim munzuk nella partedi Dersu e da Jury solomin nella parte di Arseniev: un film da vedere, perriconciliarsi col cinema.

Dersu Uzala – Akira kurosawa - (DAIEI/mOsFIlm, 1975)

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Paul McCartney:Golden Slumbers ,Carry That Weight ,

The EndSU YOUTUBE

VEDI FRANK ZAPPAallo “Steve Allenshow” (1963)SU YOUTUBE

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letti per voi di Michele

Il punto più basso della storia d’Italia è sicuramente la promulgazione delle leggi razziali nel 1938. legginauseabonde, derivate dal Manifesto della Razza, scritto da dieci tra “scienziati” e docenti universitari, mes-se a punto dal regime fascista e firmate da un re da compatire. Il libro racconta la piccola storia ignobiledelle leggi razziali italiane e dei suoi dieci ispiratori (lino Businco, lidio cipriani, Arturo Donaggio, leoneFranzi, Guido landra, nicola Pende, marcello Ricci, Franco savorgnan, sabato visco, Edoardo zavattari),

spiegandole in ogni dettaglio e descrivendone le principali conseguenze economiche, politiche e sociali, tra cuil’esclusione dalle università dei docenti di origine ebraica, e l’istituzione – nelle stesse università – delle “cattedredi razzismo” (quanto a cialtroneria, noi italiani non ci batte nessuno). Il libro contiene in appendice anche l’elen-co completo di tutte le 329 persone che hanno aderito al manifesto della razza, costituendo in pratica l’elitedel razzismo italiano: tra questi,assieme a nomi che non ci stupiamo di trovare (Benito mussolini, Pietro Badoglio, Julius Evola, Pietro tacchi venturi), ne troviamo altri che sor-prendono (Giorgio Bocca, Giovannino Guareschi, Ardengo soffici). Forse, fra quei 329 razzisti, ce ne sono stati alcuni che, finita la guerra, sisono vergognati per la loro firma, o forse no: nel dubbio, leggiamo questo libro, e vergogniamoci noi per loro.

Breviario di estetica/Aesthetica in nuceBenedetto croce(ADElPHI - 11,05 €)

sarà per la fami-gerata riformaGentile del1922, con ilmaggiore spa-

zio dato alle materie uma-nistiche a scapito di quellescientifiche, oppure per ilmodo pedante e nozioni-stico di insegnamento, mal’Italia è tra i paesi con ilminore tasso di alfabetiz-zazione matematica d’Eu-ropa. Allora, leggere que-sto libro, scritto da due in-signi matematici del seco-

lo scorso, il tedesco courant (emigrato negli usA nel ’33 acausa delle leggi razziali naziste) e l’americano Robbins,nell’edizione riveduta ed ampliata da Ian stewart (forse ilmatematico contemporaneo più famoso), è utile proprio inquesta prospettiva, presentando la disciplina in modo rigo-roso ma divertente e informale. non c’è proprio tutto: adesempio, l’algebra è un po’ trascurata, ma l’algebra sta allamatematica come la grammatica sta alla letteratura, quindiè spesso percepita come fredda e un po’ noiosa (e allora ri-durne il peso specifico ha alleggerito il testo), però c’è qua-si tutta la matematica che serve per capire il mondo attor-no a noi, presentata in modo davvero accattivante e allaportata di chiunque. Il libro di courant e Robbins è utilissi-mo a tutti quelli che non hanno mai capito la matematica,oppure a quelli che l’avevano capita ma poi l’hanno dimen-ticata, ma è anche un eccellente sussidiario per gli studentidelle scuole superiori, da usare a complemento dei normalilibri di testo. Acquistatelo o regalatelo: sono soldi spesi be-nissimo.

Che cos’è la matematica?Richard courant, Herbert Robbins(BOllAtI BORInGHIERI - 23,00 €)

I Il libro contiene le letture tenu-te dal grande filosofo (1866-1952) alla Rice University diHouston tra il 1912 e il 1928. E’una introduzione all’estetica

ed alla filosofia in generale, pensataper i giovani, e scritta in un linguag-gio piano e colloquiale da uno deipiù grandi intellettuali che l’Italia ab-bia mai avuto (giusto per dire, nel 29Croce è quello che su invitodell’Università di Oxford, ha redattola voce “estetica” per l’EncyclopædiaBritannica). Era uno studioso talmen-te celebre e stimato (fuori Italia) chedurante l’occupazione, parecchi uf-ficiali americani e inglesi che aveva-no studiato i suoi manuali all’univer-sità si recavano nella sua casa di Napoli solo per avere l’onore di cono-scerlo personalmente. Per quanto riguarda gli italiani, invece, Croce erastato sputtanato dagli interventisti per la sua opposizione all’entratadell’Italia nella I guerra mondiale perché era pacifista, era stato umiliatodalle squadracce fasciste che gli avevano devastato la casa e la bibliote-ca perché era antifascista, era stato insultato dalla chiesa cattolica, chenel 34 aveva messo all’indice tutti i suoi scritti perché era ateo, e infineera stato spernacchiato dalle sinistre alla fine della guerra, perché era an-ticomunista. E all’Italia, invece, quest’uomo ha dato tanti esempi di cor-rettezza e lezioni di stile: da quando rifiutò pubblicamente di rispondereal questionario sulla razza inviato dal regime fascista a tutti i docenti uni-versitari, a quando non accettò né la candidatura a Presidente provviso-rio della Repubblica nel 46 (incarico poi andato a De Nicola), né la nomi-na, due anni dopo, a Senatore a Vita che gli era stata proposta dalPresidente Einaudi. Leggiamo questo libro per riscoprire (o scoprire ebasta) un intellettuale lucidissimo, che tutto il mondo ci ha sempre in-vidiato.

I dieci Franco cuomo (BAlDInI cAstOlDI DAlAI - 14,50 €)

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suolo, e g l’accelerazionedi gravità (che è pari a 9.81m/s2). Dalla formula, si ca-pisce che il massimo del-l’altezza raggiungibile siha quando l’angolo distacco è pari a 90° (dove ilseno quadrato dell’angoloè uguale a 1, e corrispon-dente ad un salto perfetta-mente verticale), per avvi-cinarsi al quale si può ridur-re la velocità di rincorsa,ma non completamente.Data la struttura della mu-scolatura dell’uomo, infat-ti, un salto perfettamenteverticale si può effettuaresolo da fermo, però, a suavolta, un salto da fermo im-pedirebbe di sfruttarel’energia cinetica accumu-lata dall’atleta durante larincorsa. Il compromessolo ottiene Fosbury, che at-traverso una serie di calcoliverifica che con una velo-cità ottimale di rincorsa,per lui fissata a 8 m/s, l’an-golo di stacco deve esseredi 50°. Ma non è tutto; se iventralisti saltano con unarincorsa retta, Dick calcolache la traiettoria ottimale di rincorsa per il suosalto ha forma di una spirale logaritmica a duearchi: il primo con raggio di 12 m, e il secondocon raggio di 6 m, da percorrere con 9 passicomplessivi. La traiettoria così calcolata è ingrado di generare nell’atleta una forza centri-fuga (una forza fittizia) pari alla massa dellostesso atleta, moltiplicata per il quadrato dellavelocità di rincorsa, e divisa per il raggio di cur-

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di Walker

lo sport nel sangue

Nom de plume per onorare il neozelandese John Walker (nomen omen),oro nei 1500 alle Olimpiadi di Montreal

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vecchia tecnica a forbice, in cui l’asticella vienesuperata prima da una gamba, poi dall’altra, siè passati alla più progredita tecnica ventrale, incui il corpo supera l’asticella tenendola “sottola pancia”. Fosbury, invece, inventa e perfezio-na una nuova tecnica con scavalcamento dor-sale, saltando quasi all’indietro, lasciandol’asticella sotto la schiena, e cadendo semprecon la schiena sul materasso. Questa tecnica,tra l’altro, è stata resa possibile proprio dall’in-troduzione del materasso, perché fino a pochianni prima, non esisteva neppure l’abitudinedi utilizzarlo, così che i saltatori in alto doveva-no arrangiarsi ad “atterrare” su mucchi di sab-bia o sacchi segatura, a loro totale rischio e pe-ricolo.

Il compromesso tra stacco e velocitàL’idea è quindi: modificare la postura del cor-po mentre si sta saltando, in modo che il bari-centro stia il più possibile sotto al corpo, e con-temporaneamente utilizzare le nozioni dellafisica per ottimizzare la velocità di rincorsa el’angolo con il quale si deve effettuare il salto.Serve meno energia (si fa meno fatica), e si de-ve cercare solo di raggiungere un adeguatocompromesso tra un angolo di stacco suffi-cientemente elevato ed un velocità di rincorsabastevole a un decollo che consenta prima difare una rotazione sull’asse verticale, in modoche il corpo affronti l’asticella “di schiena”, e poiuna sull’asse orizzontale, quello corrispon-dente all’asticella stessa. L’altezza h che raggiunge il baricentro del sal-tatore dipende infatti sia dalla velocità con cuil’atleta arriva a saltare, sia dall’angolo con cui sistacca dal suolo, secondo la relazione

h= vr sin2(α)/2g

dove vr è la velocità risultante nella direzionedello stacco del salto, α l’angolo di stacco dal

Ogni corpo possiede un centro dimassa, detto anche baricentro: ilcentro di massa è il punto dovepossiamo considerare concen-trata tutta la massa del corpo e

su cui si applicano le leggi della fisica. Il cen-tro di massa di un uomo si trova normalmen-te all’interno dell’addome, più o meno all’al-tezza dell’ombelico, ma la posizione del bari-centro dipende da come un uomo si dispo-ne. Se si mette carponi, il baricentro puòuscire dal corpo per posizionarsi qualchecentimetro “sotto la pancia”.Il lavoro (in senso fisico) per sollevare un corporichiede energia, o meglio, richiede del trasfe-rimento di energia. Facendo l’esempio di unascensore con dentro un uomo con la massadi 70 kg (corrispondenti ad una forza di circa700 newton), e semplificando molto il ragio-namento, il lavoro compiuto dall’ascensoreper sollevare l’uomo al piano superiore (3 m didistanza) è 700 N × 3 m = 2100 joule (circa lametà di una kilocaloria); tuttavia, una volta chel’ascensore è partito, se l’uomo al suo internoabbassa il suo baricentro di circa 50 cm (adesempio, sedendosi sul pavimento), il bari-centro dell’uomo viene sollevato solo di 2.5 m,e il lavoro compiuto diventa pari a 700 N × (3.0– 0.5) m = 1750 joule. E’ un ragionamento più o meno simile quelloche deve aver fatto un giovane studente di in-gegneria civile della Oregon State University:si chiama Richard Douglas Fosbury, ma in fa-miglia tutti lo hanno sempre chiamato Dick,ed è nato a Portland il 6 marzo 1947. Sin daitempi della high school è affascinato dall’atle-tica, soprattutto da una disciplina nella qualeinizialmente non eccelle più di tanto, il salto inalto, ed è strano perché il ragazzo ha un granfisico (196 cm per 82 kg), e in una disciplina delgenere dovrebbe fare faville. A quei tempi sisalta in modo arcaico: abbandonata da anni la

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Dick Fosbury e le leggi della fisicaCi sono stati molti atleti che hanno cambiano “la storia” dello sport,

ma solo in pochissimi casi un atleta è stato capace di cambiare “lo sport”.

Una volta per sempre.

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vatura della rincorsa (quindi la forza è tanto piùgrande, quanto più stretta è la curva). Questaforza ha la funzione di dare origine alla rotazio-ne sull’asse verticale che l’atleta deve esegui-re, al momento dello stacco, per volgere laschiena all’asticella: ma non è ancora tutto,perché durante la rincorsa, la forza spinge il ba-ricentro del saltatore verso l’esterno della cur-va, consentendogli di correre con il corpo in-

Dick Fosbury e le leggi della fisica

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intervista

il salto la finale del salto inalto di Mexico ‘68

Dick Fosbury prima di partire per Città del Messico

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Città del Messico e le sue possibili conseguen-ze sulla meccanica delle varie metodiche disalto. Vengono organizzati dei nuovi Trials asettembre, a South Lake Tahoe, in California,ma anche questa volta Fosbury mostra di es-sere il più forte, superando prima 2.18 e poi2.21, per cui parte per Città del Messico assie-me agli altri due altisti Ed Caruthers e ReynaldoBrown, che saltano con lo stile ventrale.

Il trionfo alle Olimpiadi di Città del MessicoAlle Olimpiadi di Città del Messico si celebra iltrionfo di Fosbury e del suo nuovo stile di salto:sia gli addetti ai lavori, sia il pubblico, passanodall’iniziale scetticismo, alla curiosità, e infineall’entusiasmo per la nuova tecnica. E’ il 20 ot-tobre 1968: Fosbury passa senza sforzo le bat-terie di qualificazione, ed arriva alla finale assie-me a Caruthers ed al sovietico ValentinGavrilov, in quanto i tre sono gli unici ad averesuperato 2.20, per cui Dick si è assicurato alme-no la medaglia di bronzo. L’asticella vienemessa a 2.22, che Fosbury salta al primo tenta-tivo e Caruthers al secondo, mentre Gavrilovmanca tutti i tre tentativi, diventando meda-glia di bronzo; l’oro invece è un affare privatotra i due americani, e verrà deciso con il prossi-mo salto, fissato a 2.24. Entrambi sbagliano iprimi due tentativi, e mentre al terzo Fosburysupera agevolmente l’asticella, Caruthers sba-glia ancora, consegnando l’oro al ragazzo diPortland, che incassa anche il record olimpicoed il record nazionale USA. Il mondiale è dete-nuto dal sovietico Valerij Brumel, con 2.28, enel tentativo di ottenere il nuovo record,Fosbury fa mettere l’asticella a 2.29. I tre saltivanno però a vuoto: la gioia per la grande vit-

toria ha fatto saltare la concentrazio-ne, ma chi se ne frega, sarà per un’al-tra volta…

Lo stile Fosbury trionfa in tuttoil mondoPassate le Olimpiadi, Fosburycontinua la sua attività di atleta,ma nel contempo termina an-che gli studi, ottenendo la laureain Ingegneria Civile, ed inizian-do una professione che pocoalla volta lo assorbirà sempre dipiù, fino a quando abbando-nerà definitivamente le com-petizioni (ma non l’atletica).Nel frattempo, il suo nuovostile attira l’attenzione deisaltatori e degli allenatori,ma anche di una grandeschiera di fisici e matemati-ci: sono moltissime le pub-blicazioni scientifiche e letesi di laurea nate dalleanalisi dei suoi movimentie dalle modellizzazioni

teoriche che li sottendono. A poco a poco, sicomprendono e si mettono in pratica i van-taggi dello stile Fosbury sul ventrale, al puntoche in pochi anni la stragrande maggioranzadei ventralisti si converte: è stato calcolato cheil guadagno medio delle prestazioni dei ven-tralisti passati al nuovo stile è stato di circa 20cm. Ma il vero trionfo dello stile Fosbury lo sivede dai fatti: l’ultimo record mondiale dete-nuto da un ventralista è stato il 2.34 di VladimirYashchenko nel 1978, cancellato nel 1980 dalpolacco Jacek Wszola, un saltatore allaFosbury. Da quel momento in poi, tutti i recordmondiali (ad oggi quello maschile di 2.45 m èdetenuto dal cubano Javier Sotomayor, men-tre quello femminile di 2.09 m è della bulgaraStefka Kostadinova), sono stati sempre e soloconseguiti da saltatori alla Fosbury. Oggi Dick Fosbury, l’uomo che ha cambiatoper sempre il salto in alto, e che la IAAF(Federazione Internazionale di AtleticaLeggera) ha definito “una leggenda dellosport”, è un signore di 67 anni che vive aKetchum, nell’Idaho, dove svolge la professio-ne di ingegnere civile e possiede un’impresache si occupa principalmente di sistemi idro-dinamici, progettazione di ponti e strutturisti-ca. Nel 2008 gli è stato diagnosticato un linfo-ma da cui però è perfettamente guarito, alpunto che ha ripreso sia l’attività di atleta se-nior, che non ha mai abbandonato, sia quelladi allenatore di giovani per vari college. Alcunianni fa, assieme ad altri 53 ex campioni olim-pionici, ha fondato l’associazione Peace andSport, che si occupa di promuovere la pace trai popoli usando lo sport come mezzo di dialo-go e di reciproca conoscenza.

clinato verso l’interno (più o meno comequando si curva in moto). Assolutamente ge-niale!

Il saltatore più ridicolo del mondo Quando Dick comincia a provare il salto dorsa-le (che oggi tutti chiamiamo salto alla Fosbury)è ancora uno studente della high school, men-tre quando riesce a perfezionarlo in tutti i suoidettagli è ormai diventato un bravo studentedi ingegneria, e quindi in grado di usare le sueconoscenze di cinematica, statica e dinamicaper trovare una soluzione fattibile all’ottimiz-zazione del salto in alto. I primi allenamenti ele prime gare sono visti con scetticismo sia da-gli addetti ai lavori, sia dalla stampa sportivaspecializzata. Gli allenatori riconoscono in luidel talento e lo vogliono far saltare con lo stileventrale, ma lui comincia ad ottenere risultatiincoraggianti: prima 1.91, poi 1.97, malgradole stupide ironie dei giornalisti sportivi, chequando Dick ha 18 anni pubblicano una suafoto, ripresa mentre sta saltando, con il titolo“Ecco il saltatore più ridicolo del mondo”, pa-ragonando nella didascalia i movimenti del-l’atleta con quelli che fa un pesce che si dibattequando viene tirato fuori dall’acqua, prima dimorire.Tutto questo a Dick non fa un baffo: perfezionala tecnica, e quando arrivano gli Olympic Trialsa fine giugno del 68, a Los Angeles, li vince allagrande, con il suo nuovo stile, saltando 2.16.Ma questo non è ancora sufficiente per con-vincere le autorità olimpiche USA, che noncredono nella nuova tecnica, e cercano distoppare l’entusiasmo del giovane saltatore,adducendo come scusa l’aria più rarefatta di

lo sport nel sangue - Dick Fosbury e le leggi della fisica

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Eci sono dei veri e propri gruppi dilavoro, le Commissioni di Patolo-gia. Ogni commissione si occupadi una patologia, o gruppo di pa-tologie, ed i membri della com-

missione sono ematologi dei principali cen-tri della Lombardia, che si interessano speci-ficamente di quelle patologie. Un piccologruppo di esperti, che valuta i nuovi indirizzidiagnostici e terapeutici, che discute di pro-blemi organizzativi e di bisogni del territorio,che ricerca soluzioni e proposte da estende-

re poi a tutti i centri del territorio, cercando dinon dimenticare mai il buon governo dellaspesa pubblica.Ed è stato così, in un pomeriggio di giugno,durante una riunione ristretta dellaCommissione Sindromi MieloproliferativeCroniche, in cui si discuteva di “nuove pro-spettive per la leucemia mieloide cronica”,che le idee ed i suggerimenti si sono conca-tenati e ci siamo ritrovati sul tavolo lo sche-ma di uno studio. Era tutti lì: osservazioniscientifiche, quesiti ancora senza risposta,

Risponderemo a tutto, come a scuola, quando non volevi dimenticarti nulla ma non volevi

neppure andare fuori tema. Ma un passo indietro lo dobbiamo fare, per parlare della ReteEmatologica Lombarda. Questa ha lo scopo di collegare tutti i centri che si occupano diematologia sul territorio lombardo in modo che ci sia un continuo scambio di informazionie che si possa lavorare insieme.

come, quando e perchédi Ester PungolinoEmatologo, Dirigente MedicoSC di EmatologiaOspedale Niguarda ca' Granda, Milano

indagini innovative che ci avrebbero potutofornire nuove informazioni sulla leucemiamieloide cronica (LMC). Ed un unico pensie-ro di fondo: cosa possiamo fare per contri-buire a raggiungere l’obiettivo dellasospensione della terapia nella LMC?Così è nato il protocollo PhilosoPhi34 e, lavo-rando d’estate, durante le ferie, con l’aiuto ditutti, in sei mesi (un tempo record non soloper l’Italia) lo studio era scritto ed approvatodal Comitato Etico del Centro Coordinatore(Niguarda).Uno sguardo nello Studio e nellaLeucemia Mieloide Cronica.Molti oggi sanno che la LMC è una patologiaclonale, cioè che nasce da un’unica cellulaalterata, caratterizzata dalla presenza di unpiccolo cromosoma modificato: il cromoso-ma Philadelphia (Ph). Molti sanno anche che,grazie ad una terapia mirata, che si assumeper bocca, chi è affetto da questa patologiapuò avere un’attesa di vita normale. Già, gra-zie agli Inibitori delle Tirosinokinasi (TKI),capostipite l’Imatinib (Glivec) le cellule mala-te del midollo vengono progressivamente

Protocollo REL-PhilosoPhi34

focus

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distrutte e quelle sane riprendono a crescerenormalmente. Una vera rivoluzione incampo medico, che ha portato alla nascita dialtri farmaci della stessa famiglia, Nilotinib eDasatinib (Tasigna e Sprycel), attualmenteapprovati per il trattamento in prima lineadella LMC.Pochi sanno, però, che, nonostante glisplendidi risultati, i TKI non sono molto effi-caci nell’attaccare la cellula staminale (la cel-lula originaria, la cellula mamma) malata eche, anche nei pazienti con le migliori rispo-ste, queste cellule possono rimanere, dicia-mo dormienti ma vitali, nel midollo. Per que-sto motivo i pazienti devono continuare adassumere la terapia.Eppure ci sono studi che ci dimostrano chealcuni pazienti riescono a sospendere laterapia mantenendosi liberi da malattia ocon un piccolissimo residuo stabile. Perché?Perché alcuni si ed altri no, apparentementea parità di risposta? Quali tasselli ci mancanoe cosa possiamo ancora migliorare e come?Un suggerimento ci è venuto da una segna-lazione scientifica: su un piccolo numero dipazienti con risposta precoce a Nilotinib, lecellule staminali della malattia sembranodiminuire drasticamente. Quelle cellule, indi-viduate con il marcatore CD34 (CD34+Lin-) edalla presenza del cromosoma Ph(CD34+Lin-Ph+) che, abbiamo appenavisto, difficilmente si eliminano dal midollo.Da lì siamo partiti per cercare di capire di più.Si è deciso di trattare i pazienti con Nilotinibin prima linea, alle dosi standard, per unanno, sottoponendoli a regolari controlli,così come suggerito dalle linee guida inter-nazionali. Tutto come di routine. E già voi vi starete chiedendo “…ma allora,dov’è la sperimentazione?”. Eccola: andare averificare a 3, 6 e 12 mesi la riduzione nelmidollo dei pazienti delle famose cellulemamme (CD34+Lin-Ph+), verificare se cisono correlazioni con la risposta ottenuta emantenuta, per almeno 24 mesi. Ma c’è dipiù: ci interessa andare a vedere se i pazientiche hanno una migliore, o una peggiore,riduzione delle cellule staminali malate,

hanno magari la presenza, in eccesso o indifetto, di particolari proteine, che potrebbe-ro aiutarci a capire meglio come arrivare adeliminare sempre più staminali patologicheed avvicinarci sempre di più al traguardodella sospensione della terapia.Certo detto così sembra semplice, ma inrealtà è un progetto molto ambizioso ecostoso. Tanto che la bellissima parte nellaquale studiamo l’espressione di tutte le pro-teine della cellula è limitata solo ai primi 30pazienti dello studio. E gli altri? Per tutti loroconserviamo il materiale in modo che, sedovesse emergere qualcosa di importante,da verificare su un numero maggiore dipazienti, saremo pronti. Pronti a meno deifondi, ma ci daremo da fare, magari vi coin-volgeremo tutti e, tutti insieme, cercheremodi fare quel passo in più, quello che può farela differenza.Lo so, lo so, non vi ho ancora detto comemai questo nome, come mai proprioPhilosoPhi34? E con quella P maiuscola inmezzo! Qualcuno di voi lo avrà già intuito: ilmarcatore della LMC è il cromosomaPhiladelphia, e chiamiamo Ph+ le celluledella mieloide cronica. Nello studio analizzia-mo le cellule staminali, cellule CD34+, all’ini-zio ed alla fine di un percorso terapeutico enon ci accontentiamo della semplice rispo-sta al trattamento ma ricerchiamo qualcosadi più, di più profondo, di più intimamenteed intrinsecamente legato alla cellula chestiamo studiando, qualcosa che, per cosìdire, condiziona la filosofia comportamenta-

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le della cellula. E così è nato il PhilosoPhi34,biologia e filosofia di una cellula, di cuivogliamo conoscere sempre meglio.Quanti Centri partecipano allo studio?Compreso Niguarda, siamo 18 Centri dellaLombardia e sono già stati arruolati oltre 30pazienti. La nostra ambizione sarebbe di arri-vare ad arruolarne almeno 90… magari 100.Il primo Centro a trattare un paziente, all’in-terno del protocollo, è stato quello di Desio;non Milano o Bergamo ma un Centro un po’periferico ma dotato di buoni ematologi,sempre legati alla REL e già abituati a trattarepazienti con LMC. Una menzione anche perl’ospedale di Brescia, che sta lavorando tan-tissimo ma, soprattutto, un grazie a tutti: aBergamo, Busto Arsizio, Como, Cremona,Gallarate, Lecco, ai Centri milanesi e aMonza, a Pavia, Varese, a tutti coloro che siimpegnano in modo sempre professionale eattento e non negano mai la loro disponibi-lità.Le principali domande dei pazienti.Se mi chiede di entrare in uno studio, alloraNilotinib è un farmaco sperimentale? No,Nilotinib è un farmaco già studiato edapprovato per la terapia della mieloide cro-nica in prima linea, cioè subito dopo la dia-gnosi. La parte “sperimentale” è quella relati-va agli studi di laboratorio.Ma allora mi deve fare più aspirati midol-lari, rispetto ai pazienti che non entranonello studio? No, lo stesso numero di aspira-ti e con la stessa tempistica, solo si aspirano2 provette di sangue in più.Se lo studio ha una fase “core” di un annoin cui devo assumere Nilotinib ed una fasedi osservazione di altri 24 mesi, significache dopo un anno sospenderò la terapia?No, la terapia andrà sempre assunta. Dopol’anno di trattamento previsto dallo studio,decideremo insieme, in base alla rispostaottenuta e a come ha sopportato la terapia,come andare avanti. I suoi dati di risposta, aidiversi controlli, continueranno ad essereinseriti nello studio, sempre in forma anoni-ma, per altri 24 mesi.

Ci sono studi che ci dimostrano che alcuni pazientiriescono a sospendere la terapia mantenendosi li-beri da malattia o con un piccolissimo residuo sta-bile. Perché? Perché alcuni si ed altri no, apparen-temente a parità di risposta? Quali tasselli ci man-cano e cosa possiamo ancora migliorare e come?

ci interessa andare a vedere se i pazienti che hanno unamigliore, o una peggiore, riduzione delle cellule stami-nali malate, hanno magari la presenza, in eccesso o indifetto, di particolari proteine, che potrebbero aiutarci acapire meglio come arrivare ad eliminare sempre piùstaminali patologiche ed avvicinarci sempre di più altraguardo della sospensione della terapia.

Protocollo REL-PhilosoPhi34 - come, quando e perché

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l’Idelalisib, addirittura lo studio che prevedevaun confronto fra pazienti trattati conRituximab da solo e pazienti trattati conIdelalisib e Rituximab è stato chiuso precoce-mente per chiara superiorità terapeutica dellacombinazione dei due farmaci.Da non dimenticare: entrambi questi farmacipresentano un'ottima efficacia anche nei pa-zienti con i fattori prognostici più sfavorevoli.Ci auspichiamo quindi di avere presto a dispo-sizione un numero sempre maggiore di far-maci che, avendo differenti meccanismid’azione rispetto ai comuni chemioterapici, cipermetteranno di superare la farmaco-resi-stenza che siamo abituati a vedere con la solachemioterapia.

tati più soddisfacenti in tal senso sono:Ibrutinib e Idelalisib.L’Ibrutinib è stato già approvato negli StatiUniti per il trattamento del LinfomaMantellare. I risultati mostrati durante il con-gresso hanno dimostrato che il farmaco è effi-cace anche nella Leucemia Linfatica Cronicasia quando viene utilizzato da solo sia in asso-ciazione a Rituximab con o senza chemiotera-pia. Peraltro l’utilizzo dell’Ibrutinib anche in as-sociazione non ha determinato un incremen-to di tossicità. Siamo in attesa dei risultati dellostudio – cui abbiamo partecipato anche noi –nel quale sono stati arruolati più di 500 pazien-ti.Ottimi risultati anche nei pazienti trattati con

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dossier

Non è sicuramente troppo ottimistico dire che “è iniziata unanuova era per il trattamento della Leucemia Linfatica Cro-nica”. Nel corso dell’ultimo congresso della Società Americana

di Ematologia che si è svolto a New Orleans lo scorso Dicembre

sono stati presentati i risultati di numerosi studi ai quali ab-biamo partecipato anche noi – con arruolamento di numero-

si pazienti – che hanno dimostrato l’efficacia di nuovi farma-ci non chemioterapici.

una nuova eraper il trattamento della LLC

Dal momento che la maggiorparte dei malati che presentaquesta forma di di leucemia hapiù di 65 anni e spesso soffre dipatologie associate tipiche

dell’età avanzata, essere curati per un tumore– sottoponendosi a trattamenti intensivi conpesanti effetti collaterali – può rappresentareun problema. Per anni quindi in questi pazientila terapia ha avuto un intento più “contentivo”che “curativo”. Durante il congresso sono statimostrati i risultati di due diversi studi volti a ve-rificare l’efficacia e la tollerabilità di due nuovianticorpi monoclonali – il GA101 el’Ofatumumab – in associazione al chemiote-rapico storicamente utilizzato in questa pato-logia: il Chlorambucil. Questi due anticorpi,così come il Rituximab, sono in grado di colpi-re esattamente un bersaglio specifico (CD20)posto sulla superficie cellule che si ammalanodi Leucemia Linfatica Cronica. A differenza delRituximab rappresentano però una nuova ge-nerazione di anticorpi, più potenti diRituximab e con maggiore capacità selettiva.In entrambi gli studi si sono raggiunti dei risul-tati soddisfacenti, migliori rispetto alla curastandard, con una tossicità sopportabile daparte di pazienti che hanno altri problemi oltrealla malattia di base. Da anni l’immunochemioterapia rappresental’approccio terapeutico standard per laLeucemia Linfatica Cronica. Attualmente nu-merose nuove molecole in grado di inibire laproliferazione e di stimolare la morte pro-grammata (apoptosi) della cellula leucemicasono in studio.In particolare i farmaci che hanno dato i risul-

Ematologo, Dirigente MedicoSC di EmatologiaOspedale Niguarda Ca' Granda, Milano

di Alessandra Tedeschi

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dossier

Al 55° Meeting annuale dell’Ameri-can Society of Hematology (ASH),che quest’anno si è tenuto a NewOrleans, sono stati presentati studi

sulle patologie che possono evolvere in mie-loma multiplo sintomatico quali la gammo-patia monoclonale di incerto significato(MGUS) e il mieloma multiplo smoldering(SMM). In particolare sono stati indagati di-versi fattori (tra cui marcatori molecolari) chepossono predire il rischio di progressione amieloma multiplo sintomatico.Numerosi studi hanno confermato l’efficaciadi Velcade (inibitore del proteasoma), Talido-mide (IMiD) e Lenalidomide (IMiD) nella tera-pia di induzione dei pazienti con nuova dia-gnosi di mieloma multiplo.Per i pazienti non candidabili a trapianto sisono dimostrate efficaci le combinazioni diMelphalan-Prednisone-Talidomide (MPT),Velcade-Melphalan-Prednisone (VMP), Mel-phalan-Prednisone-Lenalidomide (MPR) eLenalidomide-desametasone a basse dosi(Len-dex).Per i pazienti candidabili a trapianto è racco-mandata una terapia di induzione con regi-mi a 3 farmaci: Velcade-Talidomide-Desame-tasone (VTD), Velcade-Ciclofosfamide-Desa-metasone (VCD), Velcade-Lenalidomide(Re-vlimid)-Desametasone (VRD).Sono in corso studi di confronto tra trapiantoautologo up-front (in prima linea) e delayed(in prima recidiva di malattia).La terapia di mantenimento nel paziente af-fetto da mieloma multiplo è stato sicura-mente un tema dibattuto durante il con-gresso. Sono stati presentati diversi studi sul-la terapia di mantenimento con Lenalidomi-de, tutti con risultati incoraggianti in terminidi sopravvivenza libera da malattia. Buoni ri-sultati anche in studi sulla terapia di mante-nimento con Velcade. Sono stati presentati i risultati di numerosistudi relativi a nuovi farmaci, in diverse fasi disviluppo. Tra essi, due farmaci recentementeapprovati dalla Food and Drug Adminitra-tion (FDA): 1) Carfilzomib (inibitore del pro-teasoma, stessa classe del Velcade) è risulta-

Dopo quattro anni il convegnoematologico più importante eprestigioso, il Congresso dellaSocietà Americana di Ematolo-

gia (American Society of Hematology,ASH) è tornato sulle rive del Mississippi percelebrare a New Orleans la sua LV edizione. La città culla del jazz ha accolto con spiritocordiale e amichevole oltre 20.000 parteci-panti provenienti da tutto il mondo, alle

prese per cinque giorni con un programmacongressuale davvero fittissimo, caratteriz-zato da sessioni plenarie e simultanee a te-ma, workshops e presentazione di posters.A destreggiarci tra lavori congressuali e jazzsession nella chiassosa Barbour street, ca-roselli cittadini per la vittoria domenicaledella squadra di football, i Saints, e miste-riosi e piccanti piatti creoli, c’eravamo an-che noi, medici e biologi dell’Ematologia diNiguarda.Durante la trasferta mi sono chiesta più vol-te se nel terzo millennio, in cui informazionie idee circolano agevolmente grazie alleenormi potenzialità delle nuove tecnolo-gie, abbia ancora senso attraversare l’Atlan-tico per ritrovarsi in un enorme centro con-gressi a discutere di Ematologia. La rispostache mi sono data è decisamente affermati-va. I congressi internazionali, e l’ASH in par-ticolar modo, sono occasioni insostituibiliper confrontarsi, aggiornarsi e presentarele proprie esperienze di ricerca clinica e dibase.L’Ematologia è una disciplina che corre ve-loce, e per chi se ne occupa l’aggiorna-mento è irrinunciabile.Senza addentrarci nelle differenti patolo-gie, direi che questa edizione è stata carat-terizzata da ulteriori nuove scoperte deimeccanismi fisiopatologici che sottendo-no allo sviluppo delle malattie: la nostra co-noscenza del “linguaggio” e dei segnali cheregolano la vita cellulare sta raggiungendolivelli sempre più dettagliati, costituendo labase per lo sviluppo di terapie sempre piùmirate, “intelligenti” e probabilmente me-no tossiche. Per cui… Appuntamento per la LVI edizio-ne a San Francisco!

to efficace in pazienti affetti da mielomamultiplo sia di nuova diagnosi che recidiva-to/refrattario, in diverse combinazioni (+ de-sametasone a basse dosi, + Melphalan-Pred-nisone, + Lenalidomide-desametasone, + Ci-clofosfamide-desametasone, + Ciclofosfami-de-Talidomide-desametasone); 2) Pomalido-mide (IMiD, stessa classe di Lenalidomide) èrisultata efficace in pazienti affetti da mielo-ma multiplo recidivato/refrattario, in diversecombinazioni (+ desametasone a basse dosi,

+ Velcade-desametasone, + Ciclofosfamide-desametasone, + desametasone-doxorubi-cina liposomiale), e quattro tipologie di far-maci attualmente utilizzati all’interno di studiclinici, ovvero: Daratumumab e SAR 650984(anticorpi monoclonali anti-CD 38); ARRY-520 (Ksp inibitore); Ixazomib (inibitore oraledel proteasoma, stessa classe di farmaci delVelcade); Panobinostat (inibitore orale del-l’istone deacetilasi).

Anche quest’anno abbiamo voluto pre-sentare all’AsH gli ultimi aggiornamenti

sugli studi biologici e genetici che si svolgo-no nel laboratorio di ricerca dell’Ematologiadi niguarda. In particolare, dal confronto trala macroglobulinemia di Waldenström(Wm), un linfoma, e la condizione IgmmGus,che può rappresentare l’anticamera dellaWm, è emerso che molti geni e meccanismibiologici che regolano rilevanti funzioni cel-lulari dei linfociti B, quali il ciclo cellulare e larisposta immunitaria, sono diversamente al-terati nella Wm rispetto a IgmmGus. I risultatidella ricerca evidenziano la complessità bio-logica e genetica della Wm, e la comunitàscientifica si prefigge di scoprire i meccani-smi biomolecolari che regolano la progres-sione di IgmmGus a Wm.

flashdi Alessandra Trojani

di Daniela Petrò

di Chiara Rusconi

mieloma multiplo

Fortissimamente… ASH!Ematologo, Dirigente MedicoSC di EmatologiaOspedale Niguarda Ca' Granda,Milano

Ematologo ContrattistaSC di EmatologiaOspedale Niguarda Ca' Granda,Milano

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Ènoto che i trattamenti chemioterapiciutilizzati in ambito oncoematologicosiano ad alto rischio di reazioni avver-se, in gran parte a causa della elevatatossicità di questi farmaci, ma anche

per ipersensibilità individuali, alterazioni me-taboliche congenite o acquisite, interazionifarmacologiche. Molti degli effetti collaterali e tossici sono notie previsti, ma spesso il clinico si trova di frontea tossicità inattese anche gravi, talvolta tardi-ve, per le quali non sempre è facile e immedia-to risalire alla causa, se dovuta a un farmaco oad una associazione farmacologica. Questi eventi sono tanto più probabili in am-bito oncoematologico, in quanto le strategieterapeutiche sono radicalmente cambiate ri-spetto a solo pochi anni fa. Ai chemioterapiciconvenzionali oggi si affiancano nuovi farma-ci biologici, immunomodulatori, terapie a ber-saglio molecolare, biosimilari. Alcuni di questiprodotti possono avere effetti collaterali e tos-sici molto diversi dai chemioterapici conven-zionali, anche severi e potenzialmente letali, e,ad oggi, non ancora tutti noti. La conoscenza del reale profilo di sicurezza deifarmaci nella fase cosiddetta “post-marke-ting”, cioè quando un farmaco ha superato lafase degli studi clinici ed è entrato in commer-cio, e quindi viene utilizzato su un ampio nu-mero di pazienti, è possibile solo grazie alla se-gnalazione delle eventuali reazioni avverse

un nuovo ruolo delle Associazioni dei Pazienti

contribuire al buon usodel farmaco

di Giuliana Muti

e Alma Lisa Rivolta

farmacovigilanza

Ematologo, Commissione Qualità - Risk Management

Farmacista, Direttore del Centro Regionale di Farmacovigilanza- Regione Lombardia

La Farmacovigilanza è la disciplina dedi-cata all’attività di rilevazione, valutazione eprevenzionedelle reazioni avverse a farma-co (ADR), al fine di migliorare il buon usodei farmaci, ridurre le possibili reazioni av-verse, e quindi migliorare la sicurezza delpaziente esposto al farmaco.

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In molti paesi e da molti anni la segnalazionespontanea di ADR da parte dei pazienti è statanon solo consentita, ma incentivata: dal 1965in Canada, dal 1993 negli Stati Uniti, dal 2003in Danimarca, dal 2004 in Olanda, nel RegnoUnito dal 2005. In Italia dal 1997 è disponibileuna scheda per la segnalazione spontanea aduso del cittadino/paziente, ma le segnalazionieffettuate da parte dei pazienti sono ancoraoggi marginali: nel 2012, su 31.318 segnalazio-ni inserite nella Rete Nazionale diFarmacovigilanza, solo 632 (2%) provengonodai pazienti.L’attiva partecipazione dei pazienti è essenzia-le non solo per la tradizionale funzione, pro-pria della farmacovigilanza, di monitoraggiodel profilo di sicurezza dei farmaci nella fasepost-marketing, ma anche per il raggiungi-mento di nuovi obiettivi, relativi alla preven-

zione degli effetti nocivi da farmaco. La farma-covigilanza infatti, nel corso degli ultimi anni,ha sempre più sviluppato una funzione proat-tiva nella promozione dell’uso sicuro e appro-priato del farmaco, obiettivo realizzabile siagrazie a medici prescrittori più aggiornati edesperti, sia attraverso pazienti più informati econsapevoli dei potenziali rischi correlati al-l’uso dei farmaci.Per incentivare la segnalazione spontanea diADR da parte dei pazienti, e per valorizzare laconsapevolezza dei pazienti sul buon uso delfarmaco in un’ottica di prevenzione delle ADRevitabi l i , i l Centro Regionale d iFarmacovigilanza ha programmato per il 2014un progetto che si propone di sviluppare unaalleanza strategica con le Associazioni dei pa-zienti e del volontariato in area sanitaria.Le Associazioni dei pazienti rappresentano

oggi uno stakeholder di elevatacultura e consapevolezza, conuna forte relazione di vicinanzaal paziente e ai suoi familiari, at-tento ai bisogni dei pazienti e almiglioramento delle cure e dellaqualità di vita. Rappresentanopertanto un interlocutore privi-legiato per pianificare interventifinalizzati alla sicurezza delle cu-re, anche in quanto soggetti chegodono della fiducia dei pazien-ti e di ascolto negli interventieducazionali. L’obiettivo primario del proget-to è di promuovere l’attiva e con-sapevole partecipazione del pa-ziente alla gestione sicura delfarmaco e costruire un rapportocol laborat ivo con leAssociazioni dei pazienti, al finedi incentivare la segnalazionespontanea di ADR da parte deipazienti e migliorare l’educazio-

ne al buon uso del farmaco.Il progetto prevede alcune tappe di lavoro im-portanti: incontri formativi rivolti ai compo-nenti delle Associazioni sui temi: farmacovigi-lanza, utilità, sistema di segnalazione sponta-nea, addestramento del personale volontariodelle Associazioni alla gestione (compilazio-ne, raccolta e invio) della scheda di segnalazio-ne di ADR, supporto alle Associazioni nellafunzione educazionale rivolta ai pazienti sulbuon uso del farmaco (interazioni farmacolo-giche, conservazione e gestione domiciliaredei farmaci, e monitoraggio delle segnalazionispontanee inserite da parte dei cittadini di re-gione Lombardia nella Rete Nazionale diFarmacovigilanza.Il progetto di lavoro prevede quindi che leAssociazioni dei Pazienti, con il supporto delCentro di Farmacovigilanza, siano in grado dioffrire ai propri associati una sorta di “sportelloamico e competente” per ricevere informazio-ni, raccogliere eventuali segnalazioni di effettinocivi da farmaco, ma anche per aiutare il pa-ziente a conoscere meglio e usare corretta-mente i farmaci necessari al suo percorso dicura.

che si sono verificate. Le segnalazioni, che pos-sono essere effettuate dal personale sanitario(medici, infermieri, tecnici, biologi, ecc), maanche da cittadini e pazienti, vengono inviatealla Rete Nazionale di Farmacovigilanzadell’AIFA, e quindi inoltrate al sistema europeodi raccolta di tutte le ADR, che centralizza edelabora le informazioni sui dati raccolti, così daaumentare le conoscenze di tutti sulla sicurez-za dei farmaci.Purtroppo è noto che il limite maggiore del si-stema di segnalazione delle ADR è la “sottose-gnalazione”, ovvero la mancata segnalazionepuntuale di tutti gli eventi osservati, che rendeimpossibile una valutazione quantitativa dellafrequenza reale degli eventi stessi e l’eventua-le adozione di provvedimenti finalizzati alla tu-tela della salute del paziente. Si stima infattiche la segnalazione spontanea di ADR da par-

te di professionisti sanitari sia solo di 1 eventoogni 15 che si sono verificati!Da molti anni si assiste ad un progressivo au-mento di interesse per la partecipazione deipazienti alla diretta segnalazione spontaneadelle ADR. I potenziali benefici ravvisati sonomolteplici: conoscenza della personale pro-spettiva ed esperienza del paziente, promo-zione dei diritti dei pazienti, e infine coinvolgi-mento attivo del paziente nel percorso di cura,recente e irrinunciabile conquista qualitativadei processi sanitari e della promozione dellasalute. I pazienti possono fornire, attraverso le loro se-gnalazioni, informazioni rilevanti e differentida quelle fornite dal personale sanitario, inclu-se le sospette reazioni avverse a farmaci “dabanco”, e a prodotti omeopatici o officinali;possono inoltre segnalare una diversa presen-tazione delle reazioni avverse, oltre che un piùampio quadro delle ADR e del loro impattosulla persona. Pertanto aggiungere i pazientialla platea dei potenziali segnalatori di ADRpuò non solo aumentare le informazioni nelloro complesso, ma può consentire una piùprecoce identificazione di importanti ADR.

farmacovigilanza - contribuire al buon uso del farmaco

La conoscenza del realeprofilo di sicurezza dei far-maci nella fase cosiddetta“post-marketing”, cioèquando un farmaco ha su-perato la fase degli studiclinici ed è entrato in com-mercio, e quindi viene uti-lizzato su un ampio nume-ro di pazienti, è possibilesolo grazie alla segnala-zione delle eventuali rea-zioni avverse che si sonoverificate.

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Si pensa che la Cappella, che l’arcive-scovo Carlo Borromeo volle dedicarea Sant’Aquilino, patrono dei facchini,fosse originariamente il mausoleoimperiale, eretto per la sepoltura di

Galla Placidia, sorella dell’imperatore Onorioe madre di Valentiniano III, poi trasformato inCappella dedicata a San Genesio martire. Inorigine, infatti, fu costruita come struttura a

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tesori nascosti

E’ un’analisi con l’esame al carbonio di alcune malte originarie,

spedite negli Usa, a collocare la Cappella di Sant’Aquilino a San

Lorenzo Maggiore tra il 395 e il 410 d.C. La Cappella, meta oggi

di visite di quasi quarantamila turisti ogni anno, è la parte delcomplesso monumentale di San Lorenzo che ha conservato per

intero la struttura originale.

La Cappella di Sant’Aquilino a San Lorenzo Maggiore

sé stante. A confermare l’ipotesi di un mau-soleo imperiale sarebbe anche la stretta so-miglianza poi con il mausoleo di Valentinia-no II, che si trovava dove è oggi la chiesa diSan Vittore al Corpo e noto da un disegnodel 1570. Mentre la pianta ottagonale e lescene sacre giunte fino a noi, “aderenti al te-sto di Sant’Ambrogio, dettato per la costru-zione del Battistero”, sarebbero per altri stu-

di Paola D'Amicofoto: Nicola Vaglia

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diosi la prova del suo utilizzo come battiste-ro, per quanto non sia emerso né dai docu-menti né dagli scavi. Nel IV sec. San Lorenzosorgeva all’esterno delle mura cittadine, nonlontano dall’anfiteatro, dal palazzo imperialee dal circo, lungo la via Ticinensis, che con-giungeva Pavia a Milano ed era la strada diaccesso più importante alla città. Per chi arri-vava a Milano la Basilica si presentava con lasua mole come “il più imponente edificio asimmetria centrale dell’Occidente cristiano”.Oggi nella preziosa Cappella piove, crepe emuffe ricordano stalattiti e macchiano le pa-reti. La Basilica edificata in età romana è statapiù volte oggetto di rimaneggiamenti e re-stauri. C’è un progetto specifico anche per laCappella. Progetto predisposto sin dal 2006,che prevede la rimozione degli intonaci ce-mentizi della Cappella, fatti negli anni Qua-ranta, per liberarla dall’umidità e far respirareil mattone. Don Casolo, il parroco, sogna chevenga un giorno musealizzato il matroneodella Basilica, che custodisce reperti degliscavi fatti nella piazza antistante. Per il re-stauro della Cappella occorrono 500 mila eu-ro. “Contavamo su un finanziamento chenon siamo riusciti ad avere – spiega il parro-co -. Ora contiamo su fondazioni estere”.

Oggi nella preziosa Cappella piove, crepe e muffe ricor-dano stalattiti e macchiano le pareti. La Basilica edifi-cata in età romana è stata più volte oggetto di rima-neggiamenti e restauri

tesori nascosti

nato a Wurzburg, studiò a colonia dovefu consacrato sacerdote. Per non dover

accettare la nomina a vescovo, fuggì a Parigi,dove si dedicò all’assistenza degli appestati,poi a Pavia e a milano dove, per il suo impe-gno contro le eresie, fu ucciso con una coltel-lata alla gola dagli eretici nel 1015. Divenne ilprotettore dei facchini in quanto, secondo latradizione, alcuni di essi trovarono il cadave-re e lo trasportarono in san lorenzo dove fusepolto nella cappella che porterà il suo no-me. Il primo documento su sant’Aquilino ri-sale al 1465 quando è approvata la confrater-nita, a lui intitolata. Il 29 gennaio, festa disant’Aquilino, i facchini si recavano allaBasilica di s. lorenzo con i rappresentanti delcomune, ed il facchino più anziano portava“la baga” la gerla contenente l’olio per la lam-pada che arde dinnanzi all’urna del santo.

Chi era Sant’Aquilino

Esiste un progetto, predisposto sindal 2006, che prevede la rimozionedegli intonaci cementizi della Cap-pella, fatti negli anni Quaranta, perliberarla dall’umidità e far respira-re il mattone.

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Si entra nell’edificio ottagonale, at-traverso un atrio a forcipe (salaquadrata con due pareti absidate),che poi si articola all’interno in nic-

chie semicircolari e rettangolari. La cupolaoriginale ha circa 1600 anni, è perfetta-mente emisferica ed è costruita con unatecnica, usata a partire dal II secolo, chepermetteva strutture sempre più leggere e

raggiunse il suo apice a Ra-venna nel VI secolo.Entrando si notano avanzi dimosaici paleocristiani, raffigu-ranti personaggi biblici. Quel-lo meglio conservato e famo-so rappresenta Cristo con gliApostoli e due patriarchi, an-cora visibili, sono Simeone eZabulon. L’affresco incomple-to della crocifissione pare siadi un anonimo del primo Tre-cento lombardo. Sopra alle decorazioni in la-stre marmoree dell’atrio ci so-no i mosaici che rappresenta-vano forse la GerusalemmeCeleste; in basso, i Patriarchidelle tribù d’Israele, sopra nel-le pareti Nord e Sud gli Apo-stoli su sfondo dorato, nellepareti Est e Ovest i Martiri sul-lo sfondo del giardino del Pa-radiso. Un portale di marmo, smon-tato da un edificio del I sec. eadattato al vano introducevaal sacello. Anche qui l’opus sectile (la-

stre di pietre colorate) decorava la parte in-feriore delle pareti, mentre i mosaici dellacupola esaltavano Cristo, vincitore sullamorte, circondato da Apostoli e Profeti.Quanto rimaneva di queste decorazioni fudemolita nel ‘600, probabilmente sia per-ché in cattivo stato sia perché i temi sacrirappresentati non erano più vicini alla sen-sibilità religiosa della Controriforma, ma cisono pervenuti attraverso gli schizzi di unviaggiatore inglese.Restano i mosaici di due lunette. In quelladi destra, un Cristo giovane e imberbe (se-condo l’iconografia del IV secolo), sedutosu una roccia, attende i giusti alla fine deitempi, circondato dagli Apostoli. Ai loropiedi scorrono due corsi d’acqua, simbolidel Paradiso, così come lo è lo sfondo dora-to (primo esempio noto nell’arte occiden-tale). Nella lunetta di sinistra, la quadriga diCristo, il “vero Sole”, vittorioso sulla morte,rischiara la terra, un paesaggio che è in real-tà l’Arcadia, tema tipico dell’arte funerariaromana e fatto proprio dai cristiani.In alto, i matronei erano affrescati con mo-tivi geometrici e inserti di animali.Negli scavi del 1911 venne alla luce unapiattaforma formata da materiali di reim-piego in parte provenienti dalla demolizio-ne del vicino Anfiteatro romano.

la visitaticket 2,00 €La basilica è apertadal lunedì al sabato dalle 7.30 alle 18.45domenica dalle 9 alle 19

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fundraising a cura di Marco Brusati e Flavia Mammoliti

Perché è importante?Ams Onlus è l'associazione di volontariato nata per coinvolgere attiva-mente i sostenitori (persone singole, famiglie, aziende) nel miglioramen-to delle possibilità di guarigione e della qualità di vita dei pazienti chesoffrono a causa di una malattia del sangue. Questo sostegno, se negli anni passati è stato importantissimo, adesso èdiventato fondamentale: in tempi di spending review i tagli alla spesasanitaria non guardano in faccia nessuno e, se da un lato permettono diridurre gli sprechi, dall'altro rischiano di penalizzare in modo drammati-co proprio le realtà più virtuose. Allo stesso tempo, per colpa della “crisi”, la possibilità di donare rischia didiventare un lusso e spesso rappresenta un impegno non scontato per itanti che desiderano continuare a sostenere l'associazione, malgrado leoggettive difficoltà. In questo scenario difficile il 5 per 1000 rappresenta una risorsa straordi-naria che non costa nulla a chi lo dona e permette ad Ams Onlus di con-tinuare a combattere ogni giorno la sua lotta contro tutte le malattieematologiche.

Cos'è il 5 per 1000?Il 5 per 1000 è una parte delle tasse che va versata obbligatoria-mente, tuttavia sei tu a deciderne la destinazione. Con la tua firmafavore di Ams Onlus metti al centro tutte le persone che si trovanoad aver bisogno di assistenza ematologica: favorisci l'inserimento dipiù medici e infermieri a loro disposizione e investi su una formazio-ne di alto livello.

Che risultati ha portato?Per Ams Onlus il 5 per 1000 è diventato una fonte di supportofondamentale. Nel solo 2011 (ultimo dato disponibile) hannoscelto Ams Onlus 3.174 contribuenti. Tra il 2008 e il 2011, il 5 per1000 ha permesso di raccogliere 681.921 euro, che sono statispesi per la Ricerca, l'Eccellenza assistenziale, la Formazione el'Innovazione terapeutica al fine di migliorare i percorsi di cura eguarigione di sempre più pazienti.

Come funziona?Alla sezione dedicata al 5 per 1000 dei modelli CUD, 730 e Unico2014, occorre firmare nella casella “Sostegno del volontariato edelle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale…” (laprima in alto a sinistra), e riportare il codice fiscale diAssociazione Malattie del Sangue Onlus: 97225150156. Solo cosìsarai sicuro di come sarà speso il tuo contributo: in caso contrariol’imposta sarà comunque prelevata dall’Agenzia delle Entrate edestinata ad altri usi.

le risorse dei cittadini per i pazienti:

Torna l'appuntamento annuale con il 5 per 1000. Anche nella dichiarazione dei redditi 2014 puoi firma-

re per sostenere l'eccellenza assistenziale in Ematologia.

5 per 1000 ad Ams Onlus

PASSAPAROLA!Ritaglia i biglietti da visita disponibili inquesta pagina e distribuiscili ad altrettantituoi amici o conoscenti, aiuterai AmsOnlus a fare davvero la differenza

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La Maratona si terrà il 6 Aprile 2014. Correreper Ams significa correre per una causa im-portante e noi stiamo lavorando per far sì

che tu possa comunicare la tua impresa ai tuoiamici e conoscenti, invitandoli a sostenerti e asostenerci.Sia che tu corra i 42 km dell'intera maratona, siache tu faccia parte di una squadra di quattrostaffettisti, questo è il momento giusto per iscri-verti: basta contattare l'Ams! Con la tua iscrizio-ne devolverai una quota all'associazione senzacosti aggiuntivi sull'acquisto del pettorale, inol-tre avrai la possibilità di da aiutarci a diffonderel'appello a sostenere il progetto “Un campioneper fermare i linfomi!”

e invialo per email a: [email protected], oppure vieni a trovarci e consegnalo alla Segreteria di Ams c/o Ematologia a NiguardaLa quota d’iscrizione per ciascuna squadra va versata direttamente ad Ams e aumenterà inbase al raggiungimento di una predeterminata soglia di iscritti, come segue: € 124 da 0 a800 iscritti; € 144 da 801 a 1600 iscritti; € 184 oltre 1601 iscritti. Di conseguenza prima ci siiscrive e più si risparmia! In base al regolamento di Milano Marathon, Ams tratterrà dallaquota di iscrizione di ciascuna staffetta € 40, a prescindere dagli scaglioni elencati. Attenzione: se apri una pagina personale su www.retedeldono.it a favore del progetto“un campione per fermare i linfomi” e riesci a raccogliere individualmente € 200, il petto-rale ti sarà donato da Ams.

è tempo di iscriversi alla Milano Marathon 2014... con Ams Onlus!

Maria Luisa Pioltelli, medico specializzando ematologo e runner

Runner 1 Runner 2 Runner 3 Runner 4 (frazione 13,5 km) (frazione 10 km) (frazione 10,7 km) (frazione 8 km)

Nome

Cognome

Data di nascita

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Cellulare

Nazionalità

Coupon di iscrizione alla Staffetta - Milano Marathon 2014Nome del Team:

Capo squadra:

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Maratoneti, staffettisti e ti-fosi ci aiuteranno a trova-re i fondi per creare uncampione significativodi pazienti da inserire nel

progetto di studio sulle cause biologi-che e genetiche della Macroglobuli-nemia di Waldenström, linfoma con-siderato raro e ad oggi inguaribile. Peril 2014 il Laboratorio di Ricerca del-l'Ematologia intende attivare un nuo-vo progetto di studio per approfondire le cause dell'insorgenza diquesta malattia, oggi ancora scarsamente conosciute. Per svolgere lo

studio sarà necessario coinvolgerealmeno dieci pazienti. I nostri ricerca-tori isoleranno le cellule malate diqueste persone per capirne i mecca-nismi di sopravvivenza e riproduzio-ne al fine di bloccarli. I fondi raccolti per questo studio co-priranno le spese per i materiali e ireagenti di laboratorio. Tieni d'oc-chio la pagina di Ams Onlus suwww.retedeldono.it e sappi che

ogni volta che si aggiungono 1.000 euro alla raccolta, una persona inpiù potrà essere arruolata nello studio.

fundraising

Anche i tappi hanno un cuore grande!

Eliana Guasconi alla guida del furgone di Ams

Giorgio Furlani e Gino Vecchi effettuano uncarico presso l'Ospedale Niguarda

La raccolta 2013 si è chiusa con un ottimo risultato che permettedi dare continuità alle attività di Ricerca Biologica di leucemie,mielomi e linfomi. Anche quest'anno il ricavato copre intera-mente il finanziamento delle attività di un biologo genetista de-dicato ai più avanzati studi sulle cause non note di queste malat-

tie, al fine di trovare le cure in grado di sconfiggerle. Inoltre il riciclo tracciato e sicuro di un così grande quantitativo di pla-stica selezionata riduce l'impatto dei rifiuti perché li trasforma in nuovamateria prima da reintrodurre nel processo produttivo.E l'impegno a favore della Ricerca e dell'Ambiente continua anche nel2014! Aiutaci a raggiungere risultati sempre più importanti e se hai la possibi-lità di darci una mano unisciti ai nostri volontari... Grazie per il tuo so-stegno quotidiano!

MIGLIAIADI DONATORI ANONIMI

320TRA ASSOCIAZIONI, ORATORI, AZIENDE, ISTITUZIONI, PRIVATI CITTADINI

268SCUOLE

96CENTRI RACCOLTA

11VOLONTARI

Registrati come personal fundraiser su Retedeldono www.retedeldono.it/fundraiser/registerApri una tua pagina personale di raccolta fondi per il progetto Un campione per fermare i linfomi!Dona e invita i tuoi amici a donare.

istruzioni per diventare ambasciatore del nostro progetto

progetto: un campione per fermare i linfomi!

26.800 KM PERCORSI

1.626QUINTALI DI PLASTICA RICICLATI

1CARROZZERIA AMICA

CHE CI SEGUE GRATUITAMENTE

22.383,69EURO RACCOLTI

1 BORSA DI STUDIO FINANZIATA

I NUMERI DELLA RACCOLTA 2013

migliaia e migliaia di Grazie!

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A.A.A. volontari cercansiIl cOntAttO

Se vuoi aiutarci a realizzare le nostre imprese scrivi a Flavia ([email protected]) o telefonale al numero 3477851899. Ti terremo aggiornato sulle date di incontro del Gruppo Vo-lontari Ams.

I vOlOntARI AmsI volontari svolgono da sempre un ruolo fondamentale nella sensibi-lizzazione e nell'informazione dei cittadini: promuovono la culturadella Ricerca, raccontano le complesse pratiche sanitarie e scientifi-che con un linguaggio accessibile anche ai non esperti. Inoltre contri-buiscono in modo prezioso alla raccolta fondi (iniziative, camminatedel sorriso, tornei di burraco, cene benefiche).

MeMBri Del cOnsiGliO DirettivO Di aMs OnlUsenrica Morra, presidente - Direttore del Dipartimento di Ematologia

e Oncologia dell’Ospedale Niguarda Ca’ GrandaPaola D’amico, vicepresidente - giornalistalaura cozzi vitaloni, consulente e sostenitricevincenzo Draisci, medicovalentina Mancini, medico specialista ematologo della S. C. di

Ematologia dell’Ospedale Niguarda Ca’ Grandaangiola tavecchio Ballabio, docentePaolina testa, avvocato

cOlleGiO Dei Garantifranca Buraschi, avvocatoalessandro Maderna, avvocato

Ams Onlus intende costituire ungruppo di persone che sia di suppor-to permanentealle attività di raccoltafondi. Tempo, competenze, energie,

progettualità sono le risorse che cia-scuno di noi può portare, a secondadelle proprie caratteristiche personali e

delle proprie disponibilità.

l'IDEAVorremmo condividere e rafforzare un piano di attività 2014 che per-metta all'associazione di agire in modo sempre più efficace e di esseresempre pronta a rispondere ai bisogni reali dei pazienti. In gruppo daremo un passo diverso alla progettazione della raccoltafondi e saremo in grado di portare avanti in modo più incisivo l'opera-tività delle campagne Ams!

lA PROPOstAIniziamo con una riunione a cadenza bisettimanale, dove condivideree migliorare la progettazione, suddividersi i compiti e coordinare lagestione pratica delle iniziative.

l'EsEmPIOSono tanti i progetti che ci impegneranno nel 2014. Uno per tutti? Uncampione per fermare i linfomi! Con la partecipazione alla Milano Marathon, il 6 Aprile avremo un'oc-casione unica di farci conoscere e di dar risalto alla nostra mission.Tante sono le cose da realizzare: lo stand Ams presso il Marathon Villa-ge, la tifoseria dei Globuli Rossi, la parata finale dove anche i supportersi uniranno ai runner per correre – colorati e allegri – gli ultimi 500 me-tri!

l'ImPEGnOPer aiutarci non è richiesta una disponibilità minima di tempo. Sei tuche ci comunicherai quanto potrai essere presente e quali sono le at-tività che ti interessano di più. Solo – e non è affatto poco - chiediamoa tutti e tutte di portare a termine gli impegni una volta presi. Sarà importante anche la partecipazione alle riunioni di progettazio-ne e coordinamento: per conoscerci, affiatarci tra noi e fare grandi co-se!

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aziende amiche

Axistudio Comunicazione nasce nel 2004dall’incontro di un gruppo di professioni-sti che decidono di fare quello che vera-mente li appassiona: coltivare la sosteni-bilità. La loro filosofia è semplice: instau-

rare un rapporto collaborativo con i clienti grandi epiccoli per dar vita a progetti di comunicazione in-tegrata. Dal packaging alla stampa, dal below the li-ne alla TV. Il modello di lavoro si basa sul principiodella filiera virtuosa: considerando l’intero ciclo divita della comunicazione, studiando soluzioni eco-compatibili, selezionando fornitori certificati e otti-mizzando materiali e costi. L’idea imprenditorialenasce dall’obiettivo di contribuire a diffondere lacultura della sostenibilità, della responsabilità so-ciale, ambientale e con l’idea di affiancare tutte leaziende che credono nella logica della CorporateSocial Responsability. Axistudio Comunicazione na-sce sotto il segnodella multidiscipli-narietà: la società ècollegata, infatti,ad una rete dicompetenze utiliper rispondere inmaniera mirata edefficace ad ogni singolo progetto (professionistidella comunicazione, p.r., ufficio stampa, organiz-zazione/allestimento di eventi e mostre, architetti,esperti di scienze ambientali ed ergonomiche).Axistudio Comunicazione pone tra i suoi obiettiviprimari la ricerca costante di idee innovative unita-mente all’alta qualità della consulenza. Si basa sullagestione personalizzata del cliente, che viene se-guito in prima persona dai soci dal momento delbrief fino alla realizzazione finale e “all’uscita delprogetto finito”. Relazione coltivata costantemen-te anche dopo la conclusione del momento pro-gettuale ed esecutivo. Axistudio Comunicazioneritiene che la comunicazione rivesta un ruolo sem-pre più importante e che gli scenari futuri siano or-mai caratterizzati da una crescita costante dellamultimedialità. Tuttavia, prima di ogni intelligenzaartificiale, è necessaria un’intelligenza umana chela crei. E il fattore umano, proprio per le sue capaci-tà di connessione, avrà sempre rilevanza nel met-tere insieme creatività, marketing, strategia, targetsapendo valutare quale mezzo sia di volta in voltapiù idoneo, cartaceo o web.

tutto quello che avreste voluto sapere su…

Axistudio ComunicazioneAxistudio Comunicazione, nella persona di Maria Cristina De Nigris, cura da sempre l'immagine e la

grafica di Ams a titolo completamente gratuito e volontario.

CONTATTIAxistudio comunicazione è a milano,in via luigi cagnola, 8.tel. 02 33 60 22 26cell. 335 70 67 [email protected]

UN MESSAGGIO A TUTTI I SOSTENITORI E AMICI AMS ONLUS“la vera generosità verso il futuro consistenel donare tutto al presente” (Albert Camus)

IL SEGRETO DI MARIA CRISTINA

la semplicità, l’ironia, l’intuito e

l’immedesimazione.

CHI È MARIA CRISTINA DE NIGRIS

È il direttore creativo di Axistudiocomunicazione. Ha curato clienti comemitsubishi Electric, Rcs-corriere dellasera, Forum Austriaco di cultura, FosterWeehler, Air liquide, Panasonic, DurstPhototechnik, Binova, Alupieve, Jansen,Radio Italia e molti altri... Per mitsubishiElectric ha vinto un leone di bronzo acannes, cioè uno dei massimi riconosci-menti per chi fa pubblicità. Da moltianni attiva nella comunicazione belowthe line e business to business.Appassionata di cinema, cucina, giardi-naggio e attenta alle tematiche legateal mondo dell’infanzia. Adora il suolavoro.

COSA HA FATTO PER AMS

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fumetti

Elena Zini

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giochi per la mente

LA SOLUZIONE SARA'DISPONIBILE NEL SITOAMS CON L'USCITA DELPROSSIMO NUMERO

(M. Nichelatti)CRUCIVERBA

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