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LA RAGNATELA 20/10/2018 N° 1 IIS Cossatese e Vallestrona
La Ragnatela
Avrò bevuto troppo?... ai postumi l'ardua sentenza. Numero 1– ottobre 2018 2
La Ragnatela
Della sua passione per l’a-
stronomia ne eravamo tutti
già a conoscenza. Era suffi-
ciente cercarlo su Facebook,
oppure averlo in classe per
una sola ora per accorgerse-
ne. Ma chi avrebbe mai pen-
sato che Agostino Giampie-
tro, “il Guardastelle”, potes-
se trasferire questo suo gran-
de interesse nelle pagine di
un libro? Così è stato. Lo
scorso luglio la casa editrice
Impremix, di Torino, ha pub-
blicato il suo primo libro,
intitolato “Un due tre…
stella!”.
Scopo principale: incuriosire
il lettore e avvicinarlo al cielo
stellato, definito dall’autore
come “uno specchio nel quale l'uomo, sin dagli albori
della preistoria, ha potuto riflettersi e riflettere su tante
domande che lo riguardano”
Lo abbiamo intervistato per sapere qualche cosa di più di
questa sua creazione.
Ci presenta brevemente il suo libro?
Un due tre...stella! è quello che definisco un "saggio tra-
vestito da racconto". È un libro che ha visto la luce grazie
alla mia innata passione per l'Astronomia. Una materia
che, oltre a quella scientifica, ha una dimensione antro-
pologica, una artistica e una spirituale, che la rendono
varia e affascinante, in grado di stimolare filosofi, poeti e
scienziati di tutte le epoche. L'uomo, senza l'Astronomia,
probabilmente non sarebbe mai diventato "sapiens".
Si tratta solo di un libro destinato a bambini o ritiene
che possa essere apprezzato da tutti?
Il libro è stato calibrato per un pubblico di giovani, seb-
bene si presti, secondo me, a diversi livelli di lettura. C'è
un primo livello, narrativo, godibile, semplice e uno più
profondo, che porta a riflessioni più mature. È un libro
che pertanto può essere letto
da tutti. Mi piace anche sotto-
lineare che le illustrazioni sia-
no state completamente rea-
lizzate da una ragazzina di 12
anni, Allegra Granero, che è
riuscita a convertire le mie
idee in disegni davvero niente
male!
Da cosa è nata l’idea di scri-
vere un libro?
L'idea di scrivere un libro mi è
sempre balenata per la testa.
Da anni raccolgo informazioni,
riflessioni, appunti che riguar-
dano la divulgazione e la di-
dattica dell'Astronomia, di cui
ancora mi occupo compatibil-
mente con il lavoro a scuola.
Mi piaceva l'idea di scrivere qualcosa di mio che finisse
nelle mani di tutti, con lo scopo di condividere il mio en-
tusiasmo e la mia passione per le stelle, che ho sempre
definito "contagiosi".
A chi si è ispirato per il personaggio di Anna, la prota-
gonista del racconto?
Anna è una bambina realmente esistente. Aveva due
anni quando l'ho conosciuta e mi ha stupito quando l'ho
vista indicare col dito la Luna. Ho pensato pertanto di
"farla diventare" una giovane ragazzina di 13 anni e ren-
derla la protagonista insieme al suo mentore, lo zio Lo-
renzo, del racconto.
Nel futuro, pensa di cimentarsi ancora nella scrittura?
Penso di sì. Ho già diverse idee in cantiere ma...ssshhh...
per ora mi godo le avventure di Anna! C'è tempo per
fare tutto. Il ghiaccio è stato rotto!
Fantasia
Ho scritto un libro che illustra le 100 posizioni in cui
oziare meglio. Kalmasutra. Numero 1– ottobre 2018 3
La Ragnatela
L'Italia potrebbe diventare campione del mondo! Si è qualificata per i mondiali FIFA che si terranno in Francia nell'estate 2019 dove troveranno anche gli Stati Uniti, vinci-tori dell'ultima edizione in Canada nel 2015.
A rappresentare il nostro paese non sarà la squadra maschile, ma bensì la squadra femminile di calcio formata dalle migliori calciatrici italiane.
Il calcio femminile non ha mai goduto di molta considerazione: la Federazione Italiana Calcio Femminile e la disputa del primo campionato a due gironi avvenne solo cin-quant’anni fa e il primo mondiale femminile fu disputato in Cina trentun anni fa.
Dalla passata stagione la FIGC ha reso obbli-gatorio per le squadre di serie A avere la squadra femminile, questo ha dato visibilità e nuove opportunità alle nostre calciatrici. Pur rimanendo un campionato cadetto, le squa-dre femminili possono ora contare su tecnici con maggior preparazione, sulle stesse strutture utilizzate dalle squadre maschili e speriamo che a breve siano loro riconosciuti anche economicamente l'impegno e i risulta-ti.
Il campionato italiano 2017/18 si è concluso con la vittoria della Juventus, mentre a livello mondiale i nostri avversari maggiori sono le squadre scandinave, dove il calcio fem-minile è praticato a buon livello da più tempo. La partecipazione ai mondiali è un'occasione per avvicinare le ragazze a questo sport e per tutta l'Italia a tifare per la nostra nazionale.
P er sapere un po' di più com'è essere una calciatrice e cosa significa vivere
nel mondo del calcio femminile abbiamo intervistato Elisa Carravetta, una ragazza di 16 anni attaccante dell’Inter che ha rappre-sentato l’Italia giocando nella Nazionale under 17.
Partiamo dal fondo: com'è stato giocare nella nazionale?
È stato emozionante indossare la maglia azzurra ed è un onore perché alla fine rap-presenti il tuo paese.
Perché hai scelto il calcio e non altri sport?
Ho scelto questo sport perché nella mia famiglia ne sono tutti appassiona e so-prattutto vedendo mio fratello giocare ho voluto in iniziare anche io.
Quanta forza di volontà ci vuole per diven-tare una calciatrice?
Tanta, perché comunque è un impegno serio, comporta molti sa-crifici, ma con il carattere e la forza di volontà si riesce a far tutto.
Quali motivazioni hai trovato per fare uno sport così impegnativo?
E’ vero, si gioca anche sotto la pioggia, ma per me giocare sotto la pioggia è bellissimo: lo è anche sotto la neve o col sole. Diciamo che per me è sempre bello giocare a calcio. E’ il mio sogno, una passione che mi spinge ad allenarmi ogni giorno.
Oltre al tempo che dedichi all'allenamento quanto te ne rimane per fare le cose che fanno i tuoi coetanei: uscire la sera, andare al cine-ma, ecc.?
Durante la settimana è dura riuscire ad organizzarmi per una serata con gli amici, ma nel weekend cerco sempre di stare con loro ; inoltre durante la settimana non è facile conciliare calcio e scuola.
Cosa pensano i ragazzi di una ragazza calcia-trice?
Alcuni pensano sia una bellissima cosa, altri invece pensano che non siamo in grado; in realtà è lo stesso anche tra i maschi, c’è chi è più forte e arriva più in alto e chi è meno forte e quindi rimarrà sempre in squadre mediocri; tra l'altro ci sono ragazze più brave di molti ragazzi.
C'è ancora diffidenza nei confronti di una calciatrice?
In questi tempi sta sempre diminuendo, è molto diffusa tra quelli che considerano il calcio uno sport unicamente maschile e che non hanno mai visto una partita femminile; ma nonostante questo molte persone ci so-stengono.
Consiglieresti questo sport alle altre ragazze?
Sì, assolutamente, oltre ad essere un bello sport ti insegna dei valori, come ad esempio il rispetto, il sacrificio e l'impegno.
Il fatto di fare uno sport considerato maschile penalizza la tua fem-minilità?
No, si pensa che una ragazza che gioca a calcio sia per forza un maschiaccio, ma non è così; io sinceramente mi vesto da ragazza, mi trucco e mi curo tantissimo.
Quali caratteristiche del calcio apprezzi di più?
Il fatto che ti insegna dei valori che servono sempre nella vita.
Grazie a Elisa e in bocca al lupo per il prossimo campionato.
Caterina
Possiamo conoscere il cuore di un uomo già dal modo in
cui tratta gli animali.
Immanuel Kant, Lezioni di etica
La maggior parte degli studenti ha uno o più animali. Li
coccoliamo, li curiamo e soffriamo per la loro scomparsa.
Esageriamo o restiamo nei limiti? Per iniziare ci siamo
chiesti cosa ne pensavano gli studenti e attraverso un
questionario abbiamo indagato la realtà e gli atteggia-
menti verso questi amici a quattro zampe e non.
Le prime quattro domande riguardano la presenza, il
numero, le specie e la provenienza degli animali. Il 77,1%
dei partecipanti al sondaggio ha risposto di aver animali
domestici. Tra questi la maggior parte ne ha uno
(54,8%), una gruppo inferiore due (26,2%) ed il 9,5% tre;
i restanti ne possiedono più di tre. Non è una novità che
cane e gatto occupino i primi due posti delle specie do-
mestiche più quotate, rispettivamente con 58,1% e
46,5%; più distanti incontriamo gli uccelli (8,1%). La mag-
gior parte di questi animali sono stati acquistati (48,8%),
regalati (29,1%) o provengono da canili o strutture offe-
renti adozioni (17,4%). Tra coloro che hanno detto di
non avere animali, circa il 60% ha dichiarato di deside-
rarne. Abbiamo inoltre chiesto chi si occupa di questi
animali e quanto tempo ci dedica. Principalmente se ne
occupano tutti i membri della famiglia (62,8%) ed il
45,9% ha ammesso di farlo per più di un’ora al giorno.
Grazie ai dati di un sondaggio nazionale, secondo cui gli
italiani hanno speso ben 2 miliardi di euro nel 2017 per
le spese animali, siamo riusciti a delineare due differenti
pensieri: i costi sono talvolta eccessivi (54,5%) o com-
plessivamente adeguati (38,6%). Spostandoci verso argo-
menti più critici, quali il consumo di carne e la caccia, il
72,2% dei ragazzi non si pone il problema di consumare
carne, mentre ne mangia il meno possibile il 24,1%; il 63,6% non ne consuma per gusti personali, il 39,4% per motivi etici ed il 9,1% a
causa della dieta. Anche la caccia divide molto il voto tra chi è favorevole solo se ben regolamentata, 62,3%, ed il 35,8% che sostiene di
essere sempre contrario alla caccia; un ininfluente 2,8% si dimostra a favore della caccia.
In conclusione, cosa abbiamo voluto farvi capire? Sicuramente gli animali, soprattutto quelli domestici, sono divenuti una parte molto
importante nei nuclei famigliari. Le persone dedicano loro quantità di tempo maggiori e talvolta, attraverso alcune azioni etiche, provano
a lanciare un messaggio: salvaguardare le loro vite.
Emanuele
Numero 1– ottobre 2018
La Ragnatela
4 La tristezza dei pitoni è che quando stringono
un'amicizia, la perdono.
Secondo i politici "il paese marcia". Marcisce,
si dice marcisce. Numero 1– ottobre 2018 5
La Ragnatela
Circa il 7% degli italiani è vegetariano o vegano, ma al Liceo le cose vanno un po’ diversamente e a dichiarare una scelta di questo tipo è una minoranza davvero esigua. Un quarto circa degli studenti limita sì il consumo di carne, ma neppure la metà di essi lo fa per motivi che definisce “etici”.
Chi vuole riflettere sui motivi che spingono verso questa scelta può guardare “Cowspiracy”, un interessante documentario americano in cui viene ripercorso il cammino che porta Kip An-dersen, uno dei due coregisti, a una scelta vegana.
Il film cita dati e fonti che dimostrerebbero come la scelta di consumare carne animale, latticini, uova e simili sia devastante per l’ambiente e incompatibile con l’obiettivo di sfamare i 9 mi-liardi di persone che presto popoleranno il pianeta.
Nel racconto gli autori si spingono a ipotizzare una specie di complotto globale per impedire che i dati da loro forniti emer-gano perché sarebbero dannosi per gli interessi dell’industria della carne.
Il documentario giunge a sostenere che l’unica scelta etica pos-sibile sia quella vegana. Fa riflettere, ma alcune ricerche svolte su Internet fanno sorgere dubbi sui dati forniti.
In America nel 2014 viene gira-to un film documentario realiz-zato dai registi Kip Andersen e Keegan Kuhn; l’opera, disponi-bile su Internet, ha l’obbiettivo di sensibilizzare le persone su-gli aspetti negativi legati al consumo di carne e informarle su dati che sarebbero tenuti nascosti.
Ma sarà tutto vero o un tenta-tivo di convincere le persone forzando la realtà?
Il documentario si occupa di raccogliere informazioni che dimostrino il forte impatto che ha il consumo di cibo sul nostro pianeta, ma le tesi sostenute nei diversi campi talvolta sono espresse in modo esagerato.
Uno dei tanti argomenti sostenuti dai registi è che l’inquina-mento prodotto dalle mucche sia molto consistente, ma leggen-do il rapporto dell’Ipcc, il comitato di scienziati dell’ONU, si di-mostra che la percentuale di inquinamento dovuto all’alleva-mento sia minore di quella indicata dagli autori.
In secondo luogo: Cowspiracy è in alcuni casi scorretto, poiché denuncia il totale disinteressamento di Greenpeace e altre as-sociazioni rispetto al problema. Se però sfogliate le pagine del sito italiano dell’associazione numerosi sono gli slogan che cer-cano di invitare al consumo di carne sostenibile ed è sottolinea-ta la problematica ambientale che comportano gli allevamenti.
Quindi nulla di nascosto.
I registi affermano, poi, l’im-possibilità a essere animalisti e non vegani nello stesso mo-mento. Sono convinti, infatti, che non si è veramente a fa-vore degli animali se si mangia la carne o altri prodotti che non siano di origine vegetale. Le loro affermazioni finali suo-nano piuttosto unilaterali. “Certo il veganismo va ri-spettato, ma io personalmen-te, nonostante ammiri molto gli animali, non mi sento in dovere di disdegnare il corpo di animali già morti, poiché la
natura umana è anche onnivora”. Ha dichiarato Roberto Pani, specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia dell’università di Bologna.
Dalla nostra ricerca emerge quindi che Cowspiracy fa sì chiarez-za su alcuni argomenti, fornisce dati importanti ma, pur non so-stenendo tesi propriamente errate, per sostenerle espone i dati in modo talvolta esagerato e non sempre oggettivo.
Sara
Rebecca
Rispetto al consumo di carne sei?
Vegano 1%
Vegetariano 1%
Ne mangio il meno possibile 24%
Non mi pongono problemi a mangiare carne 72%
Mangio solo alcuni tipi di carne 1%
Numero 1– ottobre 2018
La Ragnatela
"Dottore, la gente dice che sono stupido, mi puoi aiutare?". "Certo, contaci". "Siamo in 2". 6
Q uello dei diritti degli animali è
un tema discusso, su cui si con-
trappongono schieramenti che
preparano argomenti e affilano le armi.
Non è ancora guerra aperta, ma ogni
tanto lo scontro sale di intensità e gli
animalisti contestano comportamenti ed
eventi della tradizione, dal palio di Siena
alle sagre in cui sulle griglie vengono cu-
cinate costine e salamelle.
La situazione è ancora molto confusa
tanto che, quando si ascolta una discus-
sione sull’argomento, sembra che nella
mente delle persone la domanda: “Quali diritti hanno gli animali?”
preveda varie risposte, a seconda che si tratti di animali di Serie A,
di Serie B, di Serie C e che forse esiste anche la Serie D.
Quelli di Serie A sono gli animali domestici, accuditi, coccolati, cu-
rati, per cui ogni euro uscito dal portafogli dalla nascita alla morte
è giustificato; così si possono spendere dagli 800 ai 1500 € per
comprare un cucciolo di cane di razza, sempre che non si punti su
specie particolari, e dai 100 ai 300 per la cremazione finale, sem-
pre che non si decida per una piramide in granito svedese, che su
Amazon costa un occhio della testa.
Quelli di Serie B sono gli animali che vivono in libertà; per loro sia-
mo pronti a raccolte di firme e anche a tavola le nostre scelte ten-
gono conto dei loro diritti. Non per nulla quasi tutti dichiarano di
essere contro la caccia ed è sempre per questo che il tonno che ho
mangiato oggi sulla scatola vantava di essere stato pescato senza
nuocere a delfini: il problema deve essere globale se recentemente
le tre maggiori marche vendute negli USA hanno concordato di
non acquistare più tonni se non con la garanzia che per catturarli
non siano stati uccisi delfini.
Già, ma e i tonni? I tonni sono di Serie C, insieme a mucche, maiali,
polli e gli altri animali che mangiamo. Loro di diritti non ne hanno.
Nascono e muoiono per soddisfare la nostra fame e l’industria ali-
mentare punta a produrre carne
con minime spese e massimo ren-
dimento. Certo, ultimamente il be-
nessere delle galline è diventato
un po’ più importante e molte ca-
tene, dalla LIDL alla COOP, hanno
annunciato che venderanno solo
più uova di animali allevati a terra.
L’Italia non sembra però pronta a
rinunciare alla carne, ingrediente
base di piatti simbolo della tradi-
zione, dagli agnolotti piemontesi,
alla pasta al ragù, dalla Amatricia-
na alla Carbonara, per parlare solo di primi piatti. Così la maggior
parte dei giovani dichiara tranquillamente di essere onnivoro e se
proprio un limite decide di metterselo lo fa per questioni di gusto o
di linea.
Eppure la questione è complessa e la nostra scelta di consumare
carne non è priva di conseguenze a livello globale e, anche se si
vuol tacere di altri problemi etici, ha ricadute su salute, inquina-
mento, deforestazione, fame nel mondo, consumi idrici e altro an-
cora (vedi l’articolo nella pagina precedente sul documentario Co-
wspiracy).
Ci sono infine gli animali di serie D: pensate ai commenti che senti-
te quando in classe entra per sbaglio una cimice, alle reazioni in ca-
sa alla scoperta che un topolino si aggira tra gli scaffali della cucina
o alle urla che fanno seguito alla constatazione di avere un ragno
che allegramente passeggia sulla nostra maglia. Per qualche moti-
vo ad alcuni animali sono associati sentimenti di disgusto, repulsio-
ne, quando non di vera e propria fobia. La loro eliminazione diven-
ta allora atto meritorio e se non si progetta una “soluzione finale”
è solo perché nessuno sa bene quale funzione svolgano nell’ecosi-
stema.
A proposito: qualcuno sa a cosa serve una cimice?
Ci sono persone che, come me, non mangiano la carne e persone che, invece, non resistono al profumo del pollo arrosto la domeni-ca. Sono vegetariana da buona parte della mia vita e gli interrogativi che le persone si pongono sulla tua alimentazione non mancano mai. “Ma quindi non mangia le uova?” “Può mangiare il formaggio?” “E il prosciutto?”, tutti quei quesiti che diventano dubbi amletici quando qualcuno deve cucinare per me, o per qualche altra per-sona che ha deciso di eliminare la carne dalla propria vita. Cerche-
rò di rispondere a queste domande con un breve vademecum di ciò che potete tenere sulla vostra tavola e cosa invece è bandito. Se il vostro ospite è vegetariano, via libera a uova, latticini e altri prodotti animali, ad eccezione di carne e pesce. Se invece è vegano, eliminate qualsiasi prodotto animale dal vo-stro menù. E se pensate che cucinare per un vegano sia difficile, dimenticate fruttariani, crudisti, che si nutrono i primi di verdura e frutta con-tenenti semi, i secondi solo di cibi vegetali crudi.
In ogni caso, se siete in cri-si, l'insalata è sempre una buona scelta, arricchita con semi e spezie per renderla più sfiziosa. E se queste domande han-no una risposta ben preci-sa, non si può dire lo stesso dell'unica e vera domanda che tutti, una volta dichia-rato che tu gli animali non li mangi, ti pongono: “Ma perché?” “Perché non mangiare un delizioso pol-letto appena sfornato, es-sendo comunque destinato a morire, un giorno o l'altro?” È quell'interrogativo che sta alla base della mia scelta alimenta-re, e di quella del 7,1 % della popolazione mondiale. Ci sono persone che lo fanno per ragioni legate alla salute, soprattutto
gli anziani, altre che, come me, lo fanno per il rispetto degli animali e dell'ambiente. Essere vegetariani è una scelta difficile. Non tanto per la rinun-cia alla carne quanto per riuscire a trovare prodotti di cui ci si serve ogni giorno che non siano testati sugli animali, e per resistere alla pressione di un mondo esterno che ti guarda in modo stranito per il semplice motivo dell'aver scelto un'alimentazione differen-te dalla norma. Ma è anche una scelta che rende immensamente felici, felici di non nuocere ad al-cun essere vivente, e di fare qual-cosa di concreto per l'ambiente e
per la generazione del futuro.
(Continua da pagina 6)
Ora dirò una cosa a tutte quelle persone che in questi anni mi
hanno messo i bastoni tra le ruote: Non ho le ruote.
Numero 1– ottobre 2018 7
La Ragnatela
S iete amanti degli animali ma non potete averne
uno? Sentite il bisogno di ren-dervi utili? L’attività di volon-tariato presso un canile fa proprio al caso vostro.
È vero che la nostra scuola ri-chiede molto impegno, la-sciando quindi poco spazio al-le attività extra, ma non è co-sì impossibile. Si tratta di uno o due giorni alla settimana con orari molto flessibili e poi “se si creano rapporti con gli altri volontari, andarci diven-ta un piacere”. Queste sono le parole di Caterina Morello, per gli amici Katie, studentes-sa della 5D, ormai da quattro anni volontaria presso il canile Consortile Biellese di Cos-sato.
“Questa scelta è derivata dalla mia esperienza personale. Nell’arco di due anni ho perso due cani e ho sofferto mol-to”; racconta Katie, “non ne volevo più altri, ma allo stes-so tempo ne sentivo la mancanza. Il volontariato al canile è stata la mia terapia”. Caterina fa parte del gruppo di volontari attivo nel weekend e si occupa principalmente di pulire i box dei cani e le gabbie dei gatti, cambiare le coperte e dare loro da mangiare e da bere. Queste man-
sioni non escludono però i momenti di “coccole” con gli amici a quattro zampe: “È molto importante dare sem-pre tutte le attenzioni neces-sarie agli animali, facendoli sentire amati”.
A questo punto sorge sponta-neamente una domanda: ab-biamo tra noi una futura vete-rinaria? “Sono cresciuta in Ni-geria, circondata da moltissi-mi animali e questo mi ha portato quindi più volte a pensare di prendere questa strada. Ora come ora però ho cambiato direzione. Non ri-nuncerò mai però a questa attività di volontariato. Fin da
subito mi sono sentita appagata e ora come ora posso confermare di aver ricevuto molto più di quello che ho dato. Al canile circa due anni fa ho inoltre conosciuto Marley. È stato un colpo di fulmine ed è subito diventato my fat dog Marley”.
Fantasia
Ilaria
Non ho mai avuto un animale
domestico, non so come ci si re-
lazioni ad esso o cosa sia meglio
per lui, ma so per certo che la si-
tuazione ci, o meglio vi, sta sfug-
gendo di mano. Sì, mi riferisco a
voi, proprietari di teneri cagnoni
e dolci gattini; proprio voi che
siete affezionati tantissimo al
vostro cucciolo, che vi sacrifica-
te e vi impegnate per curarlo,
che gli date tanto amore e lo
considerate come un figlio: siete
sicuri di non esagerare un tanti-
no? Mi riferisco agli ormai co-
muni e quasi banali vestitini per animali (non solo cappottini,
abiti da sera eleganti, ma anche felpe sportive “Adidog”, o co-
stumi per Halloween), agli oggetti tecnologici d'avanguardia,
come la videocamera wireless per videochiamare il vostro ami-
co a quattro zampe ovunque voi siate oppure la ciotola pro-
grammabile a distanza, con registratore vocale incluso; e non
posso non citare i centri Spa (nei pressi di Pavia o Roma, ad
esempio), che offrono, oltre a terapie "mediche", parrucchieri,
estetisti, piscine e addirittura corsi di yoga appositi per cani. La
colpa tuttavia non è completamente vostra: in primis, ci si
mettono le "dettatrici" di tendenze per eccellenza, le influen-
cer, ognuna delle quali, non appena possiede un cucciolo, non
esita ad aprirgli un profilo Instagram, in cui pubblicare sue foto,
cucendogli addosso una particolare personalità e abitudini.
Un esempio fra tutti é ovviamente "matildaferragni", il bulldog
francese di Chiara Ferragni, che conta 305mila seguaci; legger-
mente diverso, ma con la stessa finalità di divertire e al tempo
stesso di guadagnare tramite sponsorizzazioni. E’ il caso di
"Mensweardog", un adorabile shiba,
che in questo caso, è diventato la
vera e unica celebrità della sua fami-
glia, indossando stilosi abiti da uomo
sui social network (tanto da creare
un brand per umani che porta il suo
nome).
Più nel profondo però, la tendenza
ad umanizzare gli animali domestici
non deriva solamente dal mondo di-
gitale o dai VIP, ma è una questione
prettamente scientifica, di ossitoci-
na, in particolare: questo è infatti
l'ormone delle coccole e dell'amore
materno, che si attiva cioè con i propri figli; eppure un gruppo
di ricercatori giapponesi dell'Azabu University, ha verificato un
incremento della produzione dell'ormone al contatto visivo tra
cane e padrone. Pensate allora di essere giustificati nel trattare
le vostre bestioline come veri e propri figli? Ovviamente no,
non del tutto perlomeno: alla base di questo comportamento
c'è infatti molto spesso l'assenza di relazioni sociali soddisfacen-
ti e non virtuali, che porta quindi ad attribuire al proprio anima-
letto emozioni ed abitudini umane. Detto ció, è assolutamente
apprezzabile includere il proprio cucciolo nella vita famigliare e
cercare di metterlo a suo agio, ma senza trascurare un piccolo
dettaglio: un animale è sempre un'animale, e come tale deve
essere considerato.
Aurora
Numero 1– ottobre 2018
La Ragnatela
8 Ho visto un libro"Come vincere la noia". Beh? Da quando in qua, la noia è un premio così ambito?
Come si camuffano due cerve? Facendo le capriole!
Cerbottana: cervo femmina di facili costumi.
Come si riproduce il riccio? Con molta, molta attenzione.
Se amiamo tutti gli animali perché alcuni li chiamiamo 'amoruccio santo' e altri 'cena'?
OPOSSUM - Marsupiale possibilista.
Io amo tutti gli animali... sia al sangue che ben cotti!
Supertassa: analoga di Wonder Woman tra gli animali.
Un daino dice ad una daina: "Me la dai?" "No".
Amo più gli animali degli uomini... Ho letto tutto sulle be-
stie. Il libro di poesie che amo di più l'ha scritto un cetaceo: Garcia l'Orca.
Il lupo perde il pelo... e sente freddo!
Siamo proprio sicuri che l'ornitorinco sia soddisfatto del nome che gli abbiamo dato?
Ma i gechi ci vedono?
Mi sento confuso come un camaleonte in una vasca di Smarties.
Sembra che gli animali più freddolosi siano le zebrrrre
La fortuna di Tiziano Ferro è che per scaramanzia può
toccarsi ovunque. Numero 1– ottobre 2018 9
La Ragnatela
Mi sveglio. Guardo fuori. An-
cora una volta c’è quel sole
che mi acceca. Ma ho biso-
gno della pioggia, dell’umidi-
tà e del freddo soprattutto.
So che tutti o quasi preferi-
scono il caldo sole ma io so-
no diversa. Ho bisogno di
ventiquattrore in cui poter
pensare e fantasticare sul
mio futuro sapendo che
quando le nuvole mi abban-
doneranno porteranno via
con loro i miei pensieri. Una
giornata in cui stare sul divano a fissare il vuoto esplorando lo
spazio dei miei
pensieri, divagando dal filone principale da cui ero partita e
attaccando pezzi confusi e diversi che magari non c’entrano
nulla, cercando di dare un senso al tempo che scorre. Venti-
quattrore in cui la mia esistenza si blocca e mi lasci vivere tran-
quillamente, senza fretta di
passare al giorno successivo
e di andare avanti. Vorrei vi-
vere una perfetta giornata di
pioggia in cui immergermi
nella lettura di uno splendi-
do romanzo sognando che
un giorno la protagonista
descritta potrei essere io.
Vorrei un po’ di tempo per
me stessa, un po’ per la soli-
tudine, un momento per ca-
pire chi sono, chi voglio es-
sere e che cosa provo in
questo momento.
Laura
Succede. Succede spesso.
Succede che la vita di una
persona, troppo compli-
cata per essere affrontata
di petto, si riduca ad
un’illusoria messa in sce-
na. Sempre uguale, stabi-
lissima. Succede che si
decida di deviare siste-
maticamente ogni oppor-
tunità che ci venga offer-
ta proprio in favore di
questa stabilità, quasi
terrorizzati che qualcosa
possa cambiare, quasi convinti che prima o poi ci si possa
affrancare dal rischio di cadere ancora più in basso. E così, arre-
stando ogni giudizio, sublimando ogni aspettativa e rilegando il
passato nel nozionismo ci si riduce come Zero. Chi è Zero? In
realtà, fino a ieri nessuno. Zero di professione sopravvive ma
vorrebbe fare il fumettista. Sopravvive di ripetizioni, di lavori
occasionali, riempiendo i questionari dei turisti in aeroporto.
Zero è felice? No, ma neanche triste: potremmo dire che è una
granita. Si badi bene: non un drink qualsiasi. Proprio una grani-
ta, in cui ghiaccio e acqua sono indistintamente miscelati e non
li si può scindere in alcun modo. Questo equilibrio di sensi viene
gelosamente custodito fino a sembrare infrangibile. Se non che
una sera, mentre
lavora all’ennesi-
ma illustrazione
che non gli darà
certo di che vive-
re, Zero riceve una
mail dai genitori di
una ragazza, Ca-
mille: Camille è
morta. Camille,
con cui aveva con-
diviso l’adolescen-
za e un inconfessa-
to amore non c’è
più. Tutto ciò smonta anche i più solidi castelli di carte e Zero è
costretto a fare i conti con ciò che da tempo aveva eclissato: la
sua coscienza, sotto forma, niente meno che di un armadillo.
Inizia una battaglia per la ridefinizione dell’io che meriterebbe
l’attenzione di ogni giovane e non solo.
“La profezia dell’armadillo” sarà anche solo un film (e prima an-
cora solo un libro), per giunta noioso, bisogna ammetterlo. Tan-
topiù che probabilmente non risponderà neanche alle vostre
domande. Ma vale la pena: vale la pena arrivare in fondo a quei
99 lunghi minuti per chiedersi: e io?
Lorenzo
Quest’anno saranno due le liste, per un totale di sedici candida-ti, a contendersi la nostra fiducia per conquistare i voti e rap-presentarci in Consiglio d’Istituto.
Come da tradizione ciò che più interessa agli elettori non è tanto il fatto che parteciperanno a riunioni per approvare bilan-ci e ratificare delibere, ma quello che si propongono di fare per promuovere momenti di aggregazione, attività ed iniziative che migliorino la vita all’interno del Liceo. Era impossibile dare voce
a tutti e allora ne abbiamo scelti tre per lista e abbiamo posto a loro alcune domande.
1) Se fossi un animale quale saresti? 2) Perché hai deciso di candidarti? 3) Cosa fanno tre nani in un cassetto? 4) Se dovessi dare un nome ad un ottavo nano, quale sarebbe? 5) Raccontami una barzelletta 6) Perché dovrei votare proprio te?
Sara
Numero 1– ottobre 2018
La Ragnatela
10 Ho chiesto che alberi
sono. Mi hanno risposto: "Salici" e io ci sono salito.
Francesco Zoppello 4B
Se fossi un animale,
anche se è un po’ bana-
le, sarei un cane, perché
incarna dei valori impor-
tantissimi per me come
la lealtà e la testardaggi-
ne. A volte la lealtà la
diamo per scontata, ma
penso sia una caratteri-
stica importantissima
per una persona che si vuole impegnare ad essere rappresen-
tante di una scuola.
Io a questa cosa ci tengo tantissimo, già quando ho fatto rap-
presentate di classe ci davo molta importanza. Sono una perso-
na precisa e mi pongo come priorità quella di essere coerente
con quello che faccio e quello che dico.
Cercano gli altri quattro.
Cicciolo.
Cosa fa uno sputo su una scala? Saliva.
Angela Paluan 4B
Se fossi un animale pro-
babilmente vorrei esse-
re un cavallo perché mi
ci rivedo molto, dal
punto di vista caratteria-
le. Il cavallo è un anima-
le che preferisce stare
libero nelle praterie: a
me non piace essere
rinchiusa nelle mie idee,
nel senso che, sia dal punto di vista fisico che delle idee, non mi
piace essere limitata poiché mi ritengo una mente creativa.
In primis perché penso siano molto valide le idee della nostra
lista. Inoltre, perché credo nel ruolo del rappresentante d’istitu-
to e penso di avere la stoffa per ricoprire questo ruolo; ho mol-
te idee e voglia di fare.
Il nanetto
Tontolo
Il contrario di Bruno Mars? Biondo Twix.
Mattia Guglielmo 4B
Se io fossi un animale sarei
una foca perché è simpati-
ca, carina e goffa.
Perché ho voglia di fare,
cerco di migliorare la scuo-
la in una prospettiva nuo-
va. Cercherei soprattutto
di concentrarmi sull’a-
spetto della serietà piutto-
sto che della simpatia.
Mi spiace non sono così acculturato.
Calzino.
Morto l’inventore dei CD, CDspiace.
La nostra lista cerca di dare un’impronta più significativa alla
voce degli studenti in quanto tra le nostre proposte c’è una
pagina Instagram la quale riuscirà a stabilire un diretto contatto
tra rappresentante e studenti. Inoltre vorremmo promuovere
nuove idee, soprattutto per il recupero ore del pomeriggio: ci
piacerebbe organizzare attività che possano aiutare gli studenti
in vista del nuovo Esame di Stato, come lezioni di attualità e
cineforum.
La gente ti giudica dalle apparenze, dai tuoi sbalzi d'umore, dal modo in cui ti
vesti, da cio' che scrivi su Facebook. Le zanzare no. A loro piaci cosi' come sei.
Numero 1– ottobre 2018 11
La Ragnatela
Gaia
Francesco Daglia 4D
Un leone, perché è deter-
minato, ed è sempre stato
l’animale che ho scelto
come portafortuna
In questa scuola ci sono
cresciuto, ci sono affezio-
nato e mi piacerebbe con-
tribuire a migliorarla
Il colmo di tre nani in un
cassetto potrebbe essere trovare la via d’uscita
Foscolo
Arancia non vuole andare a fare la spesa… manda rino
La mia lista ha 15 proposte che spaziano molto in vari ambiti,
ma l’obiettivo più importante è quello di cercare di creare un
senso di appartenenza tra le persone che frequentano questo
liceo. Il secondo punto invece è quello di far partecipare e coin-
volgere tutti, far in modo che le proposte arrivino dalle varie
classi e dalle singole persone, creando una sorta di dialogo
aperto.
Simone Giroldi
Sarei una tigre perché sarei elegante ma allo stesso tempo de-
terminato
Sono un ragazzo determinato e cerco sempre di mantenere le
promesse che faccio
Entrarci in tre dentro
Apocalistolo
Perché i detenuti che gio-
cano a calcio sono dieci?
Perché manca il libero.
Agostinetto Luca 5V
Un serpente
Alessandro Nicolaci
Si
Due carabinieri davanti allo
specchio: “Guarda due
colleghi! Andiamo a salu-
tarli!” L’altro: “Fermo, non
vedi che stanno venendo
loro?”
Per l’ignoranza e la spen-
sieratezza
NdR Se alcune risposte sono poco comprensibili non è colpa
dell’intervistatrice
D omenica 7 Ottobre si è svolto in Romania il referendum
sulla famiglia. Nel quesito referendario, si chiedeva di
modificare la Costituzione sostituendo il termine generico
“coniugi” con “un uomo e una donna”.
I Romeni hanno risposto disertando i seggi in segno di protesta
contro una campagna anti-omosessualità nei confronti dei gay.
L’aggressività che ha contraddistinto la campagna per il “Sì”, il
tentativo di fomentare l’odio contro una minoranza ha spinto
molti Rumeni a non votare infatti, solo il 21,10% dei cittadini si
è recato alle urne. La scarsa partecipazione al voto ha invalidato
il referendum, non essendo stata raggiunta la percentuale mini-
ma del 30% dei votanti. Di conseguenza, l’articolo della Costitu-
zione, secondo cui “la famiglia si costituisce sul matrimonio
liberamente contratto tra sposi”, non verrà modificato con la
formula che sostituisce “sposi” con “un uomo e una donna”.
I pregiudizi sono purtroppo duri a morire e nel 2018 siamo an-
cora costretti a parlare di omofobia e di bullismo omofobico,
due fenomeni negativi molto diffusi soprattutto ( ma non solo)
nell’età adolescenziale quando c’è chi tende a fare gruppo
prendendo di mira chi viene visto come “diverso”, in questo
caso perché omosessuale o ritenuto tale.
L’omofobia è la paura nei confronti delle persone LGBT
(Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender). Spesso questo pregiudi-
zio viene giustificato secondo pseudo motivazioni sociali, reli-
giose e morali e spesso avvallato dal fatto che le persone LGBT
costituiscono una minoranza.
Secondo l’agenzia dei diritti fondamentali dell’Unione Europea
questi atti di bullismo danneggiano la salute e la carriera di
quasi 4 milioni di persone in Europa, con l’Italia che si classifica
(Continua a pagina 12)
Orizzontali 1. Programma software per creare altri programmi 11. Termine che non ammette repliche 12. Parte di tragedia o commedia 13. Complesso musicale 14. Metà pera 15. Tra due e quattro 16. Re della Frigia 17. Fratello di Sem 18. Pari in noni 19. Venuta alla luce 20. Illumina di notte
21. Regione della Francia 23. Matita 24. Dai suoi frutti si estrae l'olio 25. Soldati 26. Passeggiate fuori città 27. C'è quello al bersaglio 28. Targa di Enna 29. Seconda moglie di Atamante 30. Le hanno i mulini 31. Questa tronca 32. A noi 33. Residuo della trebbiatura dei cereali 34. Golda, ex premier d'Israele
35. Piccolo fabbricato indipendente 37. Affermazione di una dottrina diversa da quella formulata dall'auto-rità religiosa Verticali 1. Ortaggi sott'aceto 2. Importante nodo ferroviario del viterbese 3. Il nome del sor Patacca 4. Iniziali di Noiret 5. Antica lingua della penisola anato-lica 6. Comprensiva di tara 7. Può essere ... fritta 8. Lo zio degli Spagnoli 9. Un tipo di farina 10. Mendicare 11. Morbose, anormali 14. Fondata su un principio di parità 16. Estensione del braccio 17. Ci sono d'accusa e di vestiario 19. Scende dal cielo come ovatta 20. Fuoco acceso all'aperto 22. Cerimonia religiosa 23. Sono state sostituite in Italia dall'euro 25. Capoluogo lombardo 27. Scialle di lana bianca nella liturgia ebraica 30. Cantante e presentatore 31. Baie, insenature 33. Preposizione semplice 34. Motoscafo d'assalto della Regia Marina italiana 35. Tra Teresa e Sio 36. Direttore Sportivo
Sara
Batteri: la sola cultura che alcune persone
possiedono. Numero 1– ottobre 2018 12
La Ragnatela Tania
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prima in UE per quanto riguarda
il maggior tasso di omofobia
sociale, politica e istituzionale.
Tra i casi famosi della storia non
bisogna dimenticare Alan Turing
(creatore della macchina che
decifrò il codice Enigma, utilizza-
to dai nazisti durante la 2° Guer-
ra Mondiale), che si suicidò a
causa dei farmaci imposti dallo
Stato per limitare la sua attrazio-
ne verso gli uomini.
Di fronte a questi fenomeni non
si può che reagire. È compito
degli studenti, dei genitori, e
degli insegnanti non restare in-
differenti di fronte a qualsiasi
atto di bullismo, incluso quello di
stampo omofobico. Se rimania-
mo indifferenti, siamo anche noi
colpevoli.
(Continua da pagina 11)