LA RAGNATELA · Intervista a Ezio Greggio Volto noto che non necessita di presentazio-ne è Ezio...
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LA RAGNATELA
Giornalino dell’IIS Cossatese e Valle Strona - ANNO XXIII - N. 4—Febbraio 2019
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Pagina 2 LA RAGNATELA Ho letto sul giornale che in Italia il
47% della gente è analfabeta
funzionale. Interessante, ma che cosa
vuol dire?
ons invece possono fare di tutto: schiantarsi
al suolo e rialzarsi senza alcun danno, far
parlare gli animali, inventare mondi e storie
fantastiche. Credo che proprio per tutte
queste qualità si appassionino, anche facil-
mente, persone di ogni età.
Spesso i cartoni animati ci fanno pensare
che vorremmo essere come i loro protago-
nisti. Hai mai desiderato, nella tua infanzia,
di poter diventare come qualche personag-
gio animato?
Se devo essere sincero, desiderato no. Al
contrario, in alcuni momenti mi sono identi-
ficato in alcuni di loro: alle volte sono stato
un po’ Paperino, altre volte Pluto o Willy
Coyote, e perché no il Principe Azzurro.
Intervista a Ezio Greggio
Volto noto che non necessita di presentazio-
ne è Ezio Greggio. Il conduttore per eccel-
lenza di Striscia La Notizia, il tg satirico pre-
diletto dagli italiani, si è reso disponibile a
rispondere ad alcune domande, che spazia-
no da una dimensione personale ad una di
opinione di fronte al tema trattato in questo
numero del giornalino, i cartoons.
Come sei entrato nel mondo dello spettaco-
lo?
È una passione che avevo sin da piccolo, e
ho coltivato tutti i giorni, guardando al cine-
ma i film con Sordi, Manfredi e Tognazzi. Mi
piacevano anche quelli con la partecipazione
di Fernandel, Gino Cervi, Laurel and Hardy,
Chaplin, Buster Keaton e Jerry Lewis.
Desideravi sin da piccolo ricoprire un ruolo
di questo genere?
Certamente, era un sogno che avevo sin da
ragazzo. Fortunatamente si è realizzato.
Quanto è stato importante il sostegno della
tua famiglia per l’inizio ed il proseguimento
della tua carriera?
All’inizio diciamo che la mia famiglia tollera-
va questa scelta. Indipendentemente da ciò,
chi ha una passione deve lottare a prescin-
dere dal sostegno o meno della famiglia;
bisogna combattere per raggiungere il pro-
prio obbiettivo.
Sei uno tra i personaggi televisivi italiani
più conosciuti a livello nazionale ed inter-
nazionale. Cosa comporta nella vita di tutti
i giorni?
È molto importante usare un minimo di
attenzione altrimenti rischieresti di passare
intere giornate a scattare selfie, a risponde-
re a chi tenta di contattarti e vuole cono-
scerti. Personalmente mi ritengo sempre
molto disponibile ma allo stesso momento
difendo la mia privacy.
Striscia la notizia è da qualche anno il tg
satirico più seguito in Italia. Richiede tanto
lavoro la preparazione di ogni singola pun-
tata?
Sì, Striscia La Notizia è da 30 anni ai vertici
degli ascolti e del gradimento popolare.
Tutto questo è frutto del lavoro di oltre 100
persone che compongono il gruppo di lavo-
ro: autori, conduttori, troupe interne ed
esterne, tecnici della produzione, pubblicita-
ri e tanti altri incaricati. È un’azienda
nell’azienda.
Se dovessi dare consigli ai ragazzi che vo-
gliono ricoprire un ruolo come il tuo, cosa
diresti?
Sicuramente serve preparazione in questo
mestiere, ma sono altrettanto determinanti
talento, fantasia ed una buona capacità di
trovare ed intraprendere la propria strada.
Un piccolo consiglio: chi può frequenti corsi
di recitazione.
In questi ultimi anni le persone amano
guardare nelle sale cinema i cartoons. Per-
ché secondo te queste produzioni appassio-
nano spettatori di tutte le età? Lanciano
messaggi particolari o si tratta di semplice
divertimento?
Il mondo dei cartoons è un mondo fantasti-
co che si è evoluto molto, dai primordi della
Walt Disney alla Pixar. Fantasia, tecnica,
genialità e innovazione si fondono in un mix
che permette di raccontare storie che sareb-
bero irrealizzabili dal genere umano. I carto-
Emanuele
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Pagina 3 LA RAGNATELA Lo sai che fumare ha un effetto
positivo sull'ambiente? Riduce
il numero di esseri umani?
Fumetti, passione senza tempo
Tra Manga e Anime vi è una differenza: con
il primo termine vengono definiti tutti i fu-
metti giapponesi, mentre con il secondo si
intendono tutti i cartoni animati giapponesi,
di solito gli Anime sono tratti dai Manga.
I Manga si affermano nel nostro Paese agli
inizi degli anni Novanta; l'esempio più im-
portante che noi tutti conosciamo è Dragon
Ball che arrivò in Italia nel 1995 e di cui furo-
no pubblicati 62 volumi.
Gli Anime arrivano nel nostro Paese tra il
1959 e il 1975: si trattava principalmente di
lungometraggi distribuiti spacciandoli per
americani. Il primo Anime mandato in onda
in Italia ufficialmente furono i Barbapapà su
Rete 2 (oggi Rai 2).
Di manga ne esistono vari tipi :
Manga per ragazzi “maschi” (ma possono
ovviamente leggerli anche le ragazze) sono i
"Shonen manga"; un esempio molto cono-
sciuto è Naruto. All’interno sono spesso
presenti combattimenti e possono avere
trama positiva o negativa come molti fu-
metti. I Manga per ragazze i quali sono spes-
so incentrati su love story di ogni tipo si
chiamano "Shojo manga", ad esempio Sailor
Moon. I Manga per bambini si chiamano
Kodomo e sono indirizzati a bambini dai 5
agli 8 anni circa; infatti Kodomo significa letteralmente bambino/i: un esempio è
Doraemon.
Io, Cosplayer per passione Abbiamo intervistato una nostra coetanea:
Gaia C.; che è Cosplayer e una grande aman-
te della cultura nipponica.
Perché ti piacciono i Manga?
Mi piacciono innanzitutto per una disposi-
zione personale verso la cultura nipponica.
Ma per me personalmente quello che si
sente quando si legge un Manga non si rie-
sce a sentire nella maggior parte dei comics
americani.
Dove li hai conosciuti?
Sono partita da YouTube, sentendo molti
Youtuber che raccontavano delle trame e
così mi sono incuriosita e alla fine mi è pia-
ciuto.
Li consiglieresti ad altre persone? Perché?
Si, li consiglierei tantissimo, perché ciascun
Manga trasmette qualcosa di diverso pro-
prio come un libro; infatti secondo me non
sono solo fumetti, ma l’insieme di grafica e
narrazione di una storia e questo insieme fa
sì che si creino storie avvincenti e appassio-
nanti, suscitando diverse emozioni traspor-
tandoti in un altro mondo. E inoltre li consi-
glierei perché c’è n’è una vastissima scelta.
Sei una Cosplayer? Qual è il tuo personag-
gio preferito?
Si, sono una Cosplayer ma non ho un perso-
naggio preferito. Penso che tutti i personag-
gi di cui ho fatto il Cosplay mi piacciano. Il
Cosplay per me è anche un modo per vivere
una giornata come se fossi in un altro mon-
do e aiuta anche le persone timide come ero
io ad aprirsi e parlare di più con gli altri per-
ché magari interpretiamo un personaggio
molto estroverso e quindi parliamo facciamo
scherzi e ci troviamo a contatto con altre
persone con cui si ha una passione in comu-
ne. Ed è molto divertente. Caterina
La parola Cosplay è l'insieme tra due parole
inglesi “costume"( costume) e “play”(gioco).
In questi raduni che attirano migliaia di per-
sone i ragazzi si travestono dal loro perso-
naggio preferito dei fumetti, dei manga, o
degli anime e lo interpretano anche negli
atteggiamenti e nel carattere per tutta la
giornata diventando così, anche solo per un
giorno, le star dei loro anime preferiti.
Dal Sol Levante la Rivoluzione del Fumetto
Chi da piccolo non ha avuto un fumetto
preferito alzi la mano. Nessuno vero?
I fumetti ci hanno aiutato a sognare, abbia-
mo giocato ad interpretare i loro protagoni-
sti, ci hanno aiutato a viaggiare con la fanta-
sia e, più spesso di quello che siamo di quel-
lo che pensiamo, ci fanno ancora compagnia
ed ispirano.
In questo numero raccontiamo alcune sfac-
cettature di questo mondo legato ai ricordi,
ma non solo.
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Pagina 4 LA RAGNATELA Un uomo è morto
mangiando una mozzarella.
Ah no, era una bufala.
I Peanuts—Ilaria
scene di questo fumetto sia cambiata radi-calmente.
Consiglio la lettura di questo fumetto a tutti: i Peanuts vanno letti almeno una volta nella vita, che sia per farsi una risata o per riflet-tere sugli innumerevoli risvolti psicologici e sociali delle storie dei protagonisti.
Impossibile non aver mai sentito parlare dei Peanuts o non aver mai letto qualche vignet-ta a loro dedicata: questo fumetto, tra una testata di giornale e l’altra, vanta una storia editoriale di 50 anni, terminata nel 2000 con la morte dell’autore. Un tempo lunghissimo durante il quale Charles Monroe Schulz non ha mai smesso di far sorridere i propri lettori con le avventure di Charlie Brown e del suo celeberrimo amico a quattro zampe, Sno-opy.
Con il tempo si sono aggiunti tanti altri per-sonaggi, quelli originali si sono evoluti e hanno cambiato il proprio aspetto, ma senza mai perdere il loro fascino. Quel fascino che, qualche anno fa, mi ha fatta innamorare di questo fumetto. Ho ricevuto la mia prima copia di un volumetto dei Peanuts con il giornale La Repubblica, e forse é stata la noia di quel pomeriggio a farmi iniziare a leggere le avventure di Charlie Brown, che fino a quel momento era sempre stata per
me una figura mi-s t e r i o s a , qualcosa di cui avevo s e m p r e s e n t i t o parlare, ma che non avevo mai conosciuto di persona. Sono rimasta immediatamente affascinata da quelle tavole dai tratti semplici e lineari, in bianco e nero, proprio come i fumetti di cui mio padre mi aveva sempre parlato, che nella loro semplicità racchiudevano inizial-mente solo un forte umorismo.
Crescendo, e rileggendo i Peanuts, mi sono resa conto di quanti dettagli mi siano sfuggi-ti ad una prima lettura e di come, con qual-che anno in più, la mia visione di alcune
Sara
svelati molti evidenti punti deboli (in questi
attacchi è decisamente evidente l’opinione
del creatore). Passano 22 minuti ma la do-
manda rimane: la soluzione a tutto questo
dove si nasconde? A noi la riflessione!
Potrei andare avanti per pagine e pagine
citando esempi analoghi e consigliandovi
episodi illuminanti ma spero che ciò che ho
detto finora possa bastare a rendere l’idea
del perché, dopo anni, ed anni questa ec-
centrica serie possa ancora suscitare in me
profondo interesse.
Ilaria
Lorenzo - I Simpson di mettere a
segno sul debo-
lissimo uomo
medio, america-
no e non solo:
religione, politica
(celebre è la
profetica puntata
in cui, ben 19
anni fa, Donald
Trump veniva
rappresentato
come inquilino della Casa Bianca), istituzioni,
etica, ingiustizie sociali.
Certo si può pensare: cosa c’è di speciale? È
pieno il mondo di programmi che puntano il
dito contro la società moderna!
L’eccezionalità sta nella perversa raffinatez-
za dei modi. Mi spiego: quando ad essere
attaccato è l’eccentrico ramo della Chiesa
Protestante diffuso a Springfield, la cui spiri-
tualità non sembra essere mai esistita, la
contropartita è affidata a una militaresca
chiesa cattolica. Questa sembra inizialmente
più vicina all’idea generale di religione ma
scendendo nel profondo ecco che vengono
Trenta stagioni, 669 episodi e una varietà di
personaggi che fa impallidire le più grandi
saghe fantasy. Questi i numeri straordinari
de “I Simpson”, celeberrimo cartoon nonché
figlio prediletto del fumettista statunitense
Matt Groening. Non penso che sia necessa-
rio presentarveli: bene o male avete tutti
presente, anche solo vagamente, la famiglia
più gialla d’America. Piuttosto, vorrei cerca-
re di spiegarvi perché sono stati così speciali
per me. Spudorati, volgari, irriverenti, pun-
genti ma ve lo assicuro: hanno anche dei
difetti! Al di là delle battute di cattivo gusto
il motivo per cui hanno sempre suscitato in
me molto interesse è ben altro. A 12 anni,
con il telecomando in mano e ben sicuro del
numero da digitare, non cercavo altro che
un momento di ilarità davanti alle parados-
sali disavventure di Homer, costantemente
sopraffatto dalla sua stessa stupidità e da tre
figli iperattivi. A 14 iniziavo a cogliere l’ironia
nel tentativo, necessariamente destinato a
fallire, di elogiare un uomo pigro, opportuni-
sta e completamente sprovveduto. Ma è dai
16 in poi che ho iniziato a cogliere le infinite
stoccate che il disegnatore non smette mai Lorenzo
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Scooby Doo
Pagina 5 LA RAGNATELA Ti desidero come una birra ghiacciata dopo un pacco di pistacchi
Sotto il segno delle Winx
C'era una volta un gruppo di amiche molto legato. Tutte frequentavano la stessa scuola, ed erano nella stessa classe, quindi passava-no davvero tanto tempo insieme. Ognuna di loro peró era particolare: c'era la capetta, la coccolosa, la bionda, la scura, la futura infor-matica. E, soprattutto, ognuna di loro aveva un potere magico, diverso, ma importante tanto quanto quello delle altre. Si facevano chiamare "le Winx", ed ora non so più se sto parlando del cartone animato o della mia vita. Già, perchè sin dall'asilo ho avuto la conferma di quanto un cartoon, un film o un fumetto possano influenzare l'esistenza: nel mio caso è stato, tra le centinaia seguiti, il cartone "Winx Club", creato dalla Rainbow, studio di animazione fondato da Iginio Straf-fi.
I colori brillanti e “luccicosi” dei vestiti e delle ambientazioni, le canzoni accattivanti delle trasformazioni e specialmente le av-venture delle fate protagoniste, tra le lezioni nelle scuole di Alfea e Torrenuvola, i com-battimenti con le nemiche Trix e le storie d'amore con gli Specialisti mi hanno fatto appassionare alla loro storia sin da quando
avevo circa 4 anni. Blo-om, Stella, Flora, Musa, Tecna e Aisha erano forti, indipendenti, di carattere, alla moda e imitarle dava una sen-sazione di potenza; erano peró soprattutto unite, e sapevano quan-to importante fosse il lavoro di squadra, per salvare non solo loro stesse, ma tutta la di-mensione magica, le compagne, i professori, il che comportava gran-di responsabilità.
Ancora oggi il cartone viene trasmesso in televisione, con nuovi personaggi e storie, e ancora oggi esso influ-enza la mia vita. Io avevo il ruolo di Stella, la mia beniamina e la causa della mia frustra-zione di non avere più i capelli cosí biondi come allora; ma sopra ogni cosa, due di quelle bimbe che giocavano insieme a me all'asilo sono, ancora oggi, due delle mie
migliori amiche. Chissà, forse la nostra storia finisce così: e vissero per sempre felici, unite sotto il segno di Winx.
Da piccoli tutti almeno una volta abbiamo guardato una puntata di Scooby-Doo. Era sempre una grande emozione provare l'eb-brezza del mistero e della scoperta durante le indagini ricche di suspence e colpi di sce-na che ci tenevano incollati per ore alla TV.
Era incredibile come, nella semplicità dei suoi disegni realizzati a mano, quel cartone sapesse, catturarci completamente tanto da farci diventare noi stessi detective e, sospet-tando dell'uno piuttosto che dell'altro perso-naggio, lasciandoci quasi sempre stupiti allo scoprire del vero colpevole e del suo piano iniziale architettato fin nei minimi dettagli con il quale: "l'avrebbe anche fatta franca se non fosse stato per loro e per il loro stupido cane".
La cosa che lo rendeva unico era che la squadra fosse fuori dagli schemi: dai ragazzi; che fra loro non avevano nulla in comune, ma erano tutti appassionati dal mistero e formavano una squadra tanto unita quanto bizzarra. Fred, che architettava sempre piani
per catturare i nemici, Daphne, bella e molto attenta nel trovare gli indizi, Welma, la più intelligente del grup-po, Shaggy, distratto e dinoccolato e Scooby il cane parlante fifone e sem-pre affamato che avrebbe fatto di tutto per gli scooby snacks; alla loro macchina, la mistery machine, un furgone verde e azzurro a fiori aran-cioni; passando per i loro piani, sem-pre molto elaborati ma non sempre funzionanti. Senza contare i cattivi, mostri sempre molto strani e invero-simili che terrorizzavano le città.
Insomma, Scooby-Doo é stato uno dei cartoni che ci ha accompagnato nella nostra infanzia e che resterà sempre uno dei cartoni più belli di sempre anche se cresceremo.
Aurora
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Pagina 6 LA RAGNATELA Che sport fai? Pratico shopping a livello
agonistico.
Cartoni al cinema
Da Biancaneve ad Inside out, passando per
Shrek, fino alla Città incantata. Questi sono
solo alcuni dei film che hanno reso spensie-
rata ed incredibile la nostra infanzia e hanno
tutti una cosa in comune: sono cartoni ani-
mati. Come dimenticarci dei momenti in cui
costringevamo i nostri genitori a portarci al
cinema per vederli? Ma quale è la causa di
tutto questo interesse? La risposta è sempli-
ce: la facilità ad immedesimarci in quei fan-
tastici mondi e la semplicità con cui ci erano
mostrati. I film di animazione hanno definito
epoche, partendo dai classici Disney, fino
agli emozionanti film Pixar.
Ovviamente, non solo i bambini, ma anche i
ragazzi e persino gli adulti si sono appassio-
nati a questo genere, che non smetterà mai
di stupirci.
Un fattore che indica l'interesse che la gente
ha per i cartoni animati è determinato dal
costante successo al botteghino che porta
titoli come Frozen e Gli Incredibili ai vertici
delle graduatorie stagionali.
Non dobbiamo dimenticare che questo
mondo è nato dalla mente di un uomo, Walt
Disney, un genio che ha saputo credere nei
propri sogni e ha dato vita a quelle favole su
schermo, che ognuno di noi ha visto almeno
una volta.
Vorrei concludere questo articolo con una
frase di questo mostro del cinema: "Tutti i
nostri sogni possono realizzarsi se abbiamo il
coraggio di inseguirli".
3 – Telefonare quando c’è pieno campo (tutte le “tacche”) altrimenti il cellulare au-menta la potenza delle emissioni. Per lo stesso motivo evitare le chiamate nei mezzi in movimento auto, treno, autobus, ecc.).
4 – Durante la notte non tenere il cellulare acceso sul comodino o, peggio, sotto il cusci-no.
5 – Non tenere il cellulare acceso negli ospe-dali o dove sono presenti apparecchiature elettromedicali, sugli aerei ed in presenza di persone con dispositivi quali pacemaker o apparecchi acustici.
6 – A scuola tieni il cellulare spento e utilizza l’opzione segreteria.
I rischi dei telefonini
La notizia è uscita sui giornali a metà gen-naio: le scuole dovranno informare sui rischi dei telefonini.
La sentenza, secondo il sito di “Repubblica” delibera che “I ministeri dell'Ambiente, della Salute e dell'Istruzione, entro sei mesi, cia-scuno per il proprio ambito di competenza provvedano ad adottare una campagna informativa, rivolta alla intera popolazione, sulle corrette modalità d'uso di telefoni cel-lulari e cordless e sui rischi per la salute e per l'ambiente connessi ad un uso improprio di questi apparecchi. E' quanto ha deciso il Tar del Lazio accogliendo sul punto il ricorso dell'Associazione per la prevenzione e la lotta all'elettrosmog”.
Notizia molto allarmante, visto che l’uso dei cellulari coinvolge non solo adolescenti e adulti, ma anche bambini appartenenti ad una fascia di età tra i 5 e i 9 anni.
Come quasi tutti sappiamo sono apparecchi che funzionano grazie a onde radio che, per una persona che ne fa un uso eccessivo, possono provocare danni alla salute più o meno gravi. È anche vero che però per pro-teggerci sono sufficienti semplici azioni quo-tidiane: per esempio, è sbagliato prendere il nostro telefono prima di andare a letto o quando ci siamo già; perché pensiamo possa rilassarci e invece il continuo aggiornamento di alcuni contenuti risveglia la nostra atten-zione e causa problemi di insonnia. Un’altra
sua conseguenza è la sindrome della vibrazione fantasma: consiste nell’ immaginare che il telefono vibri sem-pre, cosa che porta a guardarlo e ricon-trollarlo con eccessiva frequenza.
Questi problemi sono sicuramente reali, ma non bisogna credere, come fa ancora una piccola minoranza, che tra i numerosi problemi di salute causati dal telefono, ci sia anche il tumore e can-cro al cervello.
Gli ultimi studi dell’ ”Australian Radiation and Nuclear Safety Agency”, dopo aver sot-toposto ad analisi 16.800 casi di cancro al cervello, sono arrivati alla conclusione che non vi sia alcun legame con l’uso del telefo-nino. Nonostante la Scienza quindi non si sia pronunciata in modo definitivo, il TAR ha imposto una campagna preventiva.
Se quindi ogni eccesso di allarmismo è fuori luogo, la prudenza invita a rispettare alcune regole.
1 – Usare l’auricolare per diminuire l’effetto delle onde elettromagnetiche sulla tua testa (no blue-tooth) oppure usare il viva voce: l’intensità del campo elettromagnetico dimi-nuisce rapidamente con l’aumentare della distanza.
2 – Evitare telefonate chilometriche e alter-nare spesso l’orecchio durante le conversa-zioni
Francesco
Giulia
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to, considerato il più difficile fra tutti, arrive-
rà solo nelle ultime settimane quando ormai
si è abituati agli allenamenti e risulta quindi
meno faticoso.
Le schede di stretching servono solo come
preparazione agli allenamenti e a distendere
i muscoli per evitare eventuali stiramenti.
L’allenamento dura complessivamente dura
12 settimane e, unito alla parte dedicata alla
sana alimentazione, renderà davvero il cor-
po più sodo e tonico.
Come tornare in forma dopo le feste Le vacanze natalizie e le grandi abbuffate
sono ormai un lontano ricordo, è giunto il
momento di far diventare reali i buoni pro-
positi per l’anno nuovo e perdere peso sen-
za ricorrere a diete assurde che puntual-
mente smettiamo di rispettare.
Il segreto per rimettersi in forma è abbinare
a una corretta alimentazione e a uno stile di
vita salutare l’attività fisica che, oltre a farci
perdere i Kg in eccesso, fortifica i muscoli
facendo apparire il corpo più tonico.
Un allenamento completo e efficace è quello
creato da Kayla Itsines, una ragazza austra-
liana che ha deciso di svelare i suoi segreti di
personal trainer in una serie di ebook chia-
mati “Bikini Body Guides”. I libri in questione
dividono gli allenamenti in tre tipologie sud-
dividendoli in varie schede: allenamento
intensivo, allenamento cardio e stretching.
L’allenamento intensivo si concentra preva-
lentemente su gambe, addominali e braccia
e le schede con i rispettivi esercizi andrebbe-
ro ripetute tre volte a settimana, con
l’accortezza di fare non più di una sessione
di questi al giorno. All’interno delle schede
sono presenti due circuiti, ciascuno formato
da quattro esercizi differenti. Ogni serie
dovrebbe durare sette minuti, ma nel caso si
finiscano prima gli esercizi, bisogna ripetere
il circuito fino al raggiungimento dei minuti
previsti. La pausa è solo tra i circuiti e dura
dai 30 ai 90 secondi. Alla fine delle serie c’è
un’altra sosta e bisogna poi ripete gli esercizi
un’altra volta. La durata complessiva
dell’allenamento è quindi di mezz’ora. Per
quanto riguarda l’allenamento cardio i cir-
cuiti sono di tipo LISS e HIIT. Gli esercizi del
LIIS (low intensity steady state) prevedono
di camminare a una velocità costante e so-
stenuta per 40 minuti circa, o in alternativa
andare in bici sempre per la stessa durata di
tempo. Invece l’allenamento HIIT (high in-
tensity interval training) consiste nel correre
sul tapis roulant per 10/15 minuti alternan-
do ogni trenta secondi la corsa veloce alla
vostra massima velocità. Questo allenamen-
Io e i miei calzini
A chi non capita di svegliarsi al mattino e,
due minuti prima di uscire dalla porta di
casa, non aver ancora deciso cosa indossa-
re? Probabilmente almeno una volta ci sia-
mo passati tutti. Se vi dicessi che mi succede
esattamente lo stesso con le calze mi pren-
dereste per scemo, ma alcune volte è davve-
ro così.
Le calze sono un dettaglio da non sottovalu-
tare. A casa, in due dannati cassetti del co-
modino, ci sono quasi cinquanta di paia di
calzini, così ribattezzati per non confonderli
con le normalissime calze di tutti i giorni; eh
già, perché vi sto parlando di calzini disegna-
ti e molto colorati. Ce ne sono per tutti i
gusti. Così, quando un giorno ti senti partico-
larmente affamato indossi quelli con ciam-
belle, ananas o popcorn; il giorno dopo po-
tresti trovarti artisticamente ispirato quindi
ripieghi su paia con le forme geometriche, e
perché no, tenere in considerazione quelli
con i quadrifogli, le rose e le
margherite per cercare un
contatto con la natura. Dun-
que ogni mattina, prima di
iniziare una nuova giornata,
cerchi l’ispirazione in qualche
angolo della tua mente anco-
ra addormentata, o più sem-
plicemente scegli a caso sen-
za porti domande
sull’abbinamento adeguato o
meno.
Detto ciò, vi domanderete il
perché di questa stranezza.
Bene, non lo so nemmeno io
in realtà, è un’attrazione che
ho sin dalla prima superiore e
credo che andrò ancora avan-
ti a collezionare articoli di
questo genere. Lo considero
un tocco artistico al mio stile personale.
Alice
Emanuele
Pagina 7 LA RAGNATELA Cercare di farti ragionare
è accanimento terapeutico.
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Pagina 8 LA RAGNATELA Come si chiama l'animale
pennuto più intelligente?
L'oca capito.
Una vita per i bambini dell’Africa Il libro della prof .ssa Claudia Ghiraldello sulle lettere di Maria Bonino Il libro scritto dalla dottoressa e professo-ressa Claudia Ghiraldello parla, attraverso le lettere inviate dall'Africa alla famiglia, della vita di Maria Bonino, pediatra bielle-se volontaria in Africa per il Cuamm (Collegio universitario aspiranti medici missionari) per aiutare i bambini. Morì proprio in Africa, a Luanda per il morbo di Marburg (1953-2005). L'intervista all'autri-ce del libro: Lei ha pubblicato anche altri libri ma tutti legati all'arte. Perché invece questa volta ha scelto questo argomento? In realtà anche questo libro è legato all'ar-te. Nel 2015, nell'occasione del decennale della morte della pediatra Maria Bonino, la Fondazione intitolata a tale medico mi chiese di curare una mostra d'arte al Mu-seo del Territorio Biellese, una mostra i cui proventi sarebbero andati in beneficenza a favore dei bambini dell'Africa, quei bambi-ni per i quali Maria aveva dato persino la vita essendo stata colpita dal Morbo di Marburg durante il suo servizio medico. Il pittore prescelto era Valentino Bellucci, un artista ligure che avrebbe creato opere da mettere in vendita appunto a scopo bene-fico. Si realizzò la mostra e ne scrissi il catalogo per i tipi di Amadeo di Chiusanico di Imperia. In tale catalogo affrontavo la figura di Bel-lucci e la sua arte, ma anche la figura della pediatra, cui la mostra era dedicata. Così cominciai a conoscere tale donna, il suo impegno nel curare i bambini di un conti-nente tanto tormentato. Per conoscere meglio Maria chiesi alla fami-glia di leggere le tante lettere che di lei era-no rimaste. Finita la mostra, si decise di pubblicare proprio quelle lettere. L'incontro con la Casa Editrice Paoline ha fatto scattare la molla ed è nato questo libro.” In breve, chi era Maria Bonino? Maria è nata a Biella da Alberto Bonino e Gabriella Orioli il 9 dicembre 1953. Si è lau-reata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Torino nel 1978. Nell'autunno del 1980 ha cominciato a fre-quentare i corsi di preparazione come medi-co volontario in Africa presso il CUAMM di Padova e nel luglio 1981 è partita per il Con-solata Hospital di Ikonda, in Tanzania, con il progetto CUAMM, come responsabile del Reparto di Pediatria e del Servizio "Mother and Child Health" sul territorio; in questa occasione ha cominciato il suo rapporto preferenziale con i bambini malnutriti. Nel
1984 ha conseguito il Diploma in Medicina Tropicale ad Anversa. Molti i suoi periodi di servizio in Africa. Ha lavorato in Burkina Faso, in Tanzania, in Uganda, in Angola. In quest'ultima realtà ha contratto il morbo di Marburg che l'ha por-tata alla morte il 24 marzo 2005.” Cosa l'ha particolarmente colpita nei docu-menti e nelle testimonianze riguardo alla vita di Maria Bonino? Sono stata davvero colpita dall'entusiasmo con cui Maria affrontava il suo lavoro, dal suo quotidiano sacrificarsi per il prossimo, in prima battuta per i suoi bambini africani. Quella di Maria è un'Africa complicata, dove l'acqua e la corrente elettrica sono forte-mente razionate, dove non ci sono strutture attrezzate per operare dal punto di vista sanitario, dove la magia spesso prende il posto della scienza, dove il tasso di mortalità infantile è altissimo. Sono stata anche colpi-ta dal coraggio dimostrato dalla pediatra nel denunciare lo sfruttamento dell'Africa da parte dei Paesi ricchi, quei Paesi europei che in questo continente hanno attuato forme di speculazione crudeli, a svantaggio ovvia-mente della povera gente. Quale messaggio vorrebbe restasse a colo-
ro che leggono questo libro? Questo libro parla di un medico che dona la propria vita per il prossimo. Una pedia-tra che muore sul campo mentre sta cu-rando i suoi bambini. Il libro vuole essere, dunque, un'occasione per meditare sulla figura di tale donna, ma anche inevitabil-mente sulla realtà africana, sui suoi enor-mi problemi. Si tratta di un libro che non vuole, però, essere una mera constatazio-ne dello stato delle cose, bensì uno stimo-lo forte a seguire l'esempio di tale medico per far in modo che la situazione migliori. Dunque è un libro rivolto anche e soprat-tutto ai giovani, ai giovani di oggi, che sono calati in una società che vive una forte crisi esistenziale. Ebbene, seguire Maria potrebbe essere una buona occasio-ne per fare del bene agli altri facendo del bene anche a se stessi, raggiungendo un'autentica realizzazione personale. Maria, pur gracile di costituzione, è stata una roccia nello spirito. Estremamente devota a Dio, convinta dell'esistenza della Provvidenza, non aveva troppo tempo per pregare. La sua preghiera quotidiana era porsi al servizio del prossimo, vegliando per ore ed ore i suoi bambini ammalati, combattendo contro i topi che infestavano
l'ospedale, lottando contro il caldo sfinente, le micidiali zanzare ed i terribili serpenti. Sempre con il sorriso. Il sorriso di Maria è contagioso. È il sorriso di chi è in pace con se stesso nel prodigarsi per gli altri.” Sta lavorando ad altre pubblicazioni? Per scaramanzia preferisco non parlare del futuro, ma ringrazio per la fiducia sui miei prossimi progetti. Adoro l'Arte e la Storia... chissà...
Davide
tel:19532005
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Pagina 9 LA RAGNATELA Italia-Polonia 1-1. Roberto Mancini: "I ragazzi hanno fatto bene, nel
complesso". Ma perché, suonano?
La finestra sul lago Il libro della prof .ssa Franchini nato dall’amore per la Lirica Quando nasce il suo interesse per la lirica?
La lirica ha sempre fatto parte della mia vita. Il mio nonno, che viveva con noi, era un appassionato e me la faceva ascoltare quan-do ero molto piccola. Ho cominciato a fre-quentare i teatri al tempo dell’università: il Regio di Torino, dove studiavo e, qualche volta, la Scala di Milano
E in particolare cosa le ha trasmesso Ettore Bastianini attraverso le sue doti liriche?
Ettore Bastianini era stato dotato da madre natura di una voce bellissima, morbida, este-sa, appassionata, supportata da una tecnica perfetta. Una collega, Giulietta Simionato, l’aveva definita “una voce di bronzo e di
velluto”.Attraverso il canto, riusciva a inter-
pretare i sentimenti primordiali dell’uomo: amore, dolore, passione, gelosia, senso della morte. Ebbe una carriera purtroppo breve, ma sfolgorante, nei maggiori teatri del mon-do, particolarmente La Scala di Milano – il suo teatro – lo Staatsoper di Vienna e il Me-tropolitan di New York.
Lei ha avuto modo di ascoltare il Baritono dal vivo o era troppo giovane per frequen-tare i teatri?
Purtroppo non ho potuto ascoltare Bastiani-ni in teatro: quando ha messo fine alla sua carriera, nel dicembre 1965, avevo undici anni. Fortunatamente aveva inciso molto e sono disponibili varie interpretazioni sia registrate in studio che live, in teatro. Perso-nalmente, sono quelle che preferisco.
Del cantante Bastianini si sa quasi tutto, mentre della figura privata si conosce mol-to poco. Cosa ci svelano queste lettere?
Una rivista di lirica ha definito Ettore Bastia-
nini “enigmatico baritono del ‘900”.
Un’infanzia difficile aveva determinato la sua personalità introversa ed estremamente riservata. Amici e colleghi conoscevano po-chissimo della sua vita privata. Manuela era una ballerina del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala. Quando si incontrarono, lei aveva 17 anni e lui 35. Cinque anni dopo, al massi-mo della carriera e alla soglia del matrimo-nio, gli venne diagnosticato un linfoepitelio-ma alla faringe, che lo portò alla morte all’età di 44 anni. Queste lettere inedite, scritte alla ragazza che amava durante i suoi viaggi, rivelano un uomo sensibile e passio-nale, con improvvise malinconie e grandi fragilità, ma profondamente nobile, nei suoi sentimenti. Un “giusto”, mi viene sempre da
pensare.
La lirica fa parte della nostra storia, ospitia-mo alcuni templi del bel canto come la Sca-la e l’Arena di Verona e arrivano turisti da tutto il mondo per assistere alle rappresen-tazioni operistiche, ma tra i giovani italiani il 2018 è stato l’anno del RAP e della musica TRAP. Pensa che la lirica nel futuro avrà ancora uno spazio?
La lirica può sembrare una manifestazione
artistica “di nicchia”, ma, quando vado alle
rappresentazioni, vedo in teatro molti giova-ni. Probabilmente, come nel mio caso, è determinante il messaggio proveniente dall’ambiente familiare.
Come invoglierebbe un ragazzo ad avvici-narsi a questo mondo per lui lontanissimo?
Gli chiederei di fare un viaggio in macchina con me e gli farei ascoltare i miei CD, che mi accompagnano sempre. Poi lo porterei con me a teatro. Mia figlia era lontanissima da quel mondo e da quel tipo di musica. Oggi non si perde una rappresentazione.
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccola o ne ha preso coscienza nel corso della sua vita?
La scrittura è la modalità espressiva che mi è più congeniale. Ho sempre scritto molto, anche se è la prima volta che ho avuto l’occasione di pubblicare un libro.
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Manuela ed io non avevamo nessuna inten-zione di scrivere un libro. Rispondendo ad una sua esigenza, le avevo proposto di rac-cogliere i suoi ricordi su Bastianini perché non andassero perduti. Un po’ per volta questo materiale si è strutturato in capitoli. Ricorderò sempre la sera in cui le ho detto: “Volevo solo avvertirti che qui sta venendo fuori un libro” e la risata con cui mi ha rispo-sto. Il fatto incredibile è che Manuela mi
raccontava la loro storia utilizzando Wha-tsapp. Tutto la nostra comunicazione ha avuto luogo secondo questa modalità Oggi ci chiediamo come abbiamo fatto.
Il lavoro del curatore ha un ruolo fonda-mentale nella stesura del libro, infatti il suo compito è quello di affiancare l’autore. Lei come ha conosciuto l’autrice Emanuela Bianchi Porro, e come si è evoluto il vostro rapporto nel corso della stesura del libro?
Ho conosciuto Manuela a Sirmione, a un evento organizzato dall’associazione di cui entrambe facciamo parte, per ricordare i 50 anni dalla morte di Bastianini. Lei mi confidò la sua tristezza all’idea che un domani non sarebbe rimasta alcuna traccia dell’uomo, ma solo dell’artista e io mi sono offerta di raccogliere e di trascrivere i sui ricordi. A 50 anni dalla morte di Ettore, Manuela mi ha messo a disposizione, oltre ai suoi ricordi, tutte le lettere, le fotografie e i filmati in suo possesso, che costituivano un materiale assolutamente inedito. Il nostro rapporto è stato caratterizzato, fin dall’inizio, da un’istintiva intesa e da una fiducia assoluta e totale. Non sarebbe stato possibile, altri-menti, scrivere questo libro. Oggi siamo amiche. Dopo la pubblicazione del libro, le lettere sono state donate alla Biblioteca Musicale “Donizetti” di Bergamo, dove sa-ranno conservate e messe a disposizione degli studiosi e degli appassionati.
Sara
Il libro riguarda un grande Baritono del
‘900. Non tanto la sua carriera e i suoi
successi, ma la sua vita privata raccon-
tata a partire dai ricordi di Manuela
Bianchi Porro, una donna che fu legata
all’artista.
Il libro è arricchito da lettere e foto
inedite.
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Il Personaggio - prof . Giuseppe Paschetto
Quando abbiamo scoperto che quattro stu-
dentesse del Liceo erano le protagoniste del
film tratto dal libro del prof. Paschetto A-
nanda avevamo deciso di parlarne, poi però
la cronaca ci ha superato e il prof. di Mosso
è diventato protagonista di articoli su gior-
nali nazionali e servizi televisivi. Il motivo? Il
prof. è stato selezionato tra i 50 finalisti del
Global Theacher Prize, una specie di Nobel
per gli insegnanti. Se dovesse essere scelto
tra i 10 finalisti parteciperà alla cerimonia
finale a Doha, dove al vincitore verrà asse-
gnato il premio da 1 mln di $.
Nel frattempo sono stati presentati il libro e
il film su un’altra operazione che ha visto il
prof. Paschetto tra i promotori, quella del
salvataggio dell’isola di Budelli.
Un’iniziativa che ha portato uno studente
(sorteggiato a nome di tutti i compagni) di
Mosso ad essere premiato come Alfiere
della Repubblica dal Presidente Mattarella.
Una grande avventura di sperimentazione
diretta di cosa sia la partecipazione civile e
di come questa ormai passi anche attraverso
strumenti moderni come il Crowdfunding.
Pagina 10 LA RAGNATELA Polka: Ballo tipico
delle “maiale” cinesi.
Il prof . Paschetto e il “Metodo Mosso”
lettere personalizzate per ogni alunno che
indicano specificatamente quali sono i pro-
pri punti di forza, in cosa si è carenti e come
si può migliorare. A poter dire la loro sono
anche gli studenti che possono valutare i
professori e dire la propria opinione sul me-
todo di studio e sulla strutturazione delle
verifiche. Grazie a questa relazione di fiducia
e rispetto che si crea tra studenti e insegna-
ti, si creano progetti quali creare fontanelle
d’acqua ad energia solare, andare in Nuova
Zelanda o tenere una lezione a studenti
universitari riguardo il salvataggio dell’isola
di Budelli. Tante piccole cose che, pensate in
grande fanno la differenza e trasformano la
scuola in un posto dove non soltanto si im-
para ma ci si diverte anche e si diventa citta-
dini del mondo. E tu la tua scuola come la
vuoi trasformare?
Giovedì 17 gennaio a Lessona il prof. Pa-
schetto ha presentato quello che chiama il
"Metodo Mosso . Ecco in cosa consiste
l’impostazione che lo ha portato ad essere
candidato al prestigioso premio internazio-
nale.
Banchi ad isole, laboratori matematici, com-
piti non obbligatori e uscite notturne. Que-
ste sono solo alcune delle innovazioni del
“metodo Mosso”, nate dalla voglia di speri-
mentare e mettersi in gioco dei professori e
dei ragazzi della scuola media di Mosso.
Giuseppe Paschetto, insegnante di scienze
naturali e matematica, è stato il principale
promotore di tali sperimentazioni e
quest’anno, presentando due video sulla
didattica ad una commissione di Londra
(dell’ente organizzativo Varkey Foundation),
si trova tra i 50 candidati come miglior pro-
fessore a livello mondiale. Ma cosa distingue
la scuola media di Mosso dalle altre? Innan-
zitutto il loro è un approccio che combina
didattica con giochi di movimento e usufrui-
sce molto delle risorse del territorio. Ciò
permette di poter adottare il metodo scien-
tifico per imparare le leggi fisiche e matema-
tiche a partire dalla pratica. In questo modo
i ragazzi si sentono pienamente coinvolti e
memorizzano con più facilità le materie. Il
professor Paschetto inoltre ha deciso di
seguire l’esempio della scuola di Maurizio
Parodi, abolendo l’obbligatorietà dei compiti
a casa, poiché ritiene sufficienti le ore scola-
stiche per svolgere le attività. Un’altra carat-
teristica che contraddistingue la scuola di
Mosso è l’assenza di libri scolastici. Questa
rinuncia adottata dal professor Paschetto,
nasce dalla contraddizione tra la dinamicità
ed evoluzione delle materie con la staticità
di queste sui libri scolastici. Le informazioni
vengono allora ricavate dalle riviste scientifi-
che e dal web e vengono rielaborate dai
ragazzi che così facendo creano il loro libro
personale. Inoltre la scuola di Mosso ha
deciso, quando possibile, di adottare un
orario compatto, vale a dire che un docente
con più materie anziché suddividerle setti-
manalmente, si concentra per un determina-
to periodo solo su una materia e quello suc-
cessivo sull’altra. Questo consente di non
frammentare le spiegazioni e concentrarsi al
meglio su ogni argomento. In questa scuola
tale didattica funziona anche grazie al ridot-
to numero di studenti per classe. Questo
permette ai docenti di creare una relazione
con ogni singolo studente. In questo modo
le valutazioni numeriche si trasformano in
Sara P.
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Il libro - Ananda
Protagoniste sono quattro amiche vivono in
un paesino, Imland, in una valle che assomi-
glia molto alla val Sesia.
La loro è un’età di passaggio, all’inizio del
libro sono ancora bambine, ma alla fine del
racconto sono ormai cresciute.
Amanda, Beatrice, Lhasa e Adele si trovano
coinvolte in un’avventura che ha uno sfondo
impegnativo, quello della lotto contro il
cancro. Il racconto inizia con la morte di un
anziano a cui sono legate e ruota intorno
alla scoperta delle straordinarie proprietà di
un rimedio naturale di cui però si dovrà rin-
tracciare l’origine.
Durante il loro percorso le protagoniste
dovranno affrontare viaggi, avventure, capi-
re di chi potersi fidare, incontrare nuovi
amici e sfidare pericolosi nemici.
Il racconto è pensato principalmente per un
pubblico coetaneo delle protagoniste e non
vuol solo divertire, ma anche far riflettere,
avvicinando la ricerca scientifica, l’amore
per la natura e quello per gli altri.
prima occasione che ci si è presentata da-
vanti l'abbiamo colta al volo e lui, prestan-
dosi a farci da regista, ci ha soddisfatto ap-
pieno come ogni volta!
Cos’ha di speciale il Prof. Paschetto che gli
altri prof non hanno?
Prof Paschetto non ha qualcosa che lo rende
speciale, è lui ad essere speciale: è sempre
in movimento, sia con la testa che con i pie-
di, ha una forza e un'energia pazzesca che ti
trasmettono voglia di fare e passione in ogni
cosa, ha sempre nuovi obbiettivi da raggiun-
gere ed impiega tutto il suo tempo e le sue
forze per realizzarli. Lo invidio molto, soprat-
tutto perché i suoi sogni sono dei sogni che
portano del bene anche al resto del mondo,
oltre che a se stesso: un esempio è il proget-
to "Non si sbudelli l'Italia" che non gli ha
portato soldi o premi, ma solo una bellissi-
ma esperienza per i suoi alunni, un bene per
l'ambiente ed una fama riconosciutagli per
la sua immensa generosità. È una persona
meravigliosa, sempre pronta a dare una
mano e sempre positiva. Ma la cosa migliore
è che oltre ad essere un insegnante, è un
amico su cui sai di poter sempre contare.
Quattro studentesse del nostro liceo hanno
fatto parte del film creato dal Prof. Paschet-
to prendendo spunto dal libro “Ananda”.
Ecco cosa pensa una di loro, Alice Ronzani,
del professore e dell’esperienza fatta con
lui.
Avresti mai detto che il prof. Paschetto
sarebbe stato nominato tra i migliori prof
al mondo?
Ti dirò che ho sempre pensato che Paschet-
to fosse un professore eccezionale, sia per i
suoi metodi di lavoro e di insegnamento,
che sono unici e sempre innovativi, sia per la
sua grande personalità, che ogni giorno che
passa non smette mai di sorprendermi con
nuovi obbiettivi da raggiungere, con nuove
esperienze da svolgere e una voglia di fare e
crescere che ti coinvolge appieno in tutto.
Tutti i progetti e gli esperimenti che io e la
mia vecchia classe delle medie abbiamo
realizzato insieme a lui mi sono ritornati utili
ancora oggi e mi sono rimasti impressi nella
testa come li avessi svolti ieri! Per questo
non ho mai avuto dubbi sul fatto che potes-
se rientrare tra i 50 professori migliori al
mondo e tanto meno che possa vincere. È
unico e lo dimostra ogni giorno!
Come ci si sente ad essere stata sua alun-
na?
Essere stata una sua alunna è un privilegio,
un vero onore. Ma questo non lo penso
soltanto ora perché è stato candidato tra i
50 migliori professori al mondo, è un dato di
fatto quello di sentirsi onorati ad averlo
avuto come insegnante, con o senza i suoi
riconoscimenti. Sicuramente, adesso più che
mai mi sento davvero fortunata e privilegia-
ta per essere stata una sua allieva, poiché un
riconoscimento del genere non lo si riceve
tutti i giorni, ma mi sono sempre sentita al
settimo cielo anche solo per averlo cono-
sciuto come persona.
Quando hai saputo che aveva scritto un
libro, come hai reagito? E come è nata
l’idea del film?
La prima volta che mi disse di aver scritto un
libro non ci credetti, non la ritenevo una
cosa da lui! Poi quando lo tirò fuori dallo
zaino lo guardai strabiliata e incredula. An-
cora una volta era riuscito a sorprendermi
con le sue infinite capacità e con la sua men-
te totalmente fuori dagli schemi!
Per quanto riguarda il film, è stato proposto
da me e da altre tre amiche (e sue ex alun-
ne): volevamo realizzarlo basandoci sull'av-
vincente storia del suo libro. Ci mancavano
talmente tanto i suoi progetti che abbiamo
svolto durante i tre anni di medie, che la Sara N.
Pagina 11 LA RAGNATELA Il suo cuore di anziano monarchico non fu
in grado di reggere l’esito del referendum
istituzionale. Le sue ultime, drammatiche
parole: “Mi manca il re, spiro”.
Il prof. raccontato da un’ex allieva Un insegnante eccezionale sia per i metodi, sia per la personalità
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no)
– Vorrei ‘Braccobaldo’ (Marcovaldo, Calvi-
no)
– “Avete una lista di tutti i libri scritti in
lingua inglese?”
– Cliente: “Sto cercando un mappamondo“.
Libraio: “C’e’ un modello da scrivania
laggiu’”. Cliente: “Uhm no, non è abbastan-
za grande. Non ne avete uno a grandezza
naturale?”. Libraio (pausa): “Uhm si’, ma al
momento lo stiamo…. utilizzando”.
RICHIESTE IN LIBRERIA
Strane ed incredibili richieste in libreria do-
verosamente annotate da un libraio...
- Vorrei “Alla ricerca del tempo perduto” di
Alain Prost (Pseudonimo di Marcel Proust
quando saliva su una Formula Uno?)
– Tenete le Pistole di Cicerone? (O forse le
Epistole?)
– Vorrei un libro di cui non mi ricordo
l’autore. S’intitola: “Tutte le poesie”.
– Vorrei un libro che…aspetti un momento,
eh, che me lo sono scritto… (si fruga freneti-
camente nelle tasche per qualche minuto, poi
estrae un bigliettino spiegazzato, l’apre e
legge) Ah, ecco, sì, dunque, la Bibbia!
– Mi scusi, ma di questi libri da 1 euro non
hanno ancora fatto le edizioni economiche?
– Mi serve un metro e mezzo di libri, non
importa di che tipo, l’importante è che abbia-
no tutti lo stesso colore.
– Vorrei un libro di cui non ricordo l’autore,
e nemmeno la casa editrice. Il titolo? Adesso
come adesso non mi viene.
– Vorrei un libro di cui non mi ricordo nè il
titolo nè l’autore. Non so neanche di cosa
parla, ma so che è piccolo e rosa.
– Vorrei un libro di fotografie del periodo
medievale.
– Vorrei ‘Le palle di Malaparte’ (La pelle, di
Curzio Malaparte)
– Vorrei ‘Il fu Matia Bazar’ (Il fu Mattia
Pascal, Pirandello)
– Vorrei ‘Edipo a Cologno’ (Edipo a Colono,
Sofocle)
– Vorrei ‘E dico re’ (Edipo re, Sofocle)
– Vorrei ‘Sequestro un uomo’ (Se questo è
un uomo, Primo Levi)
– Vorrei ‘Mandovado’ (Marcovaldo, Calvi-
Pagina 12 LA RAGNATELA Come diceva il mio amico
Adamo: "Se devi fare un
peccato fallo originale!"
42. Ricovero per animali esotici VERTICALE 1. Ripetizione di suono 2. A voi 3. Segue il tac 4. Calda e umida 5. Frutti del rovo 6. Le prime due dell'alfabeto 7. Cibo che scese dal cielo 8. Un cantante non può permettersela 9. Precede la pratica 11. Ente radiotelevisivo di Stato 13. Concessa in uso 14. Industria che si occupa della pubblicazio-ne 16. Ci sono bianchi e bruni 19. Ente Autonomo 20. Sì tedesco 22. Riposo ... messicano 23. Composizione melodica 24. Scritto in versi 26. Gran Turismo 27. Simbolo del nanolitro 28. Si può scordarla aperta 29. Vi si corre un famoso palio 30. Comunità Economica Europea 31. Hanno dato prova di straordinario corag-gio 35. Ucciso per errore da Adrasto 36. Aggettivo possessivo 38. Avanti Cristo 40. Il più grande fiume italiano per lunghez-za
ORIZZONTALE 1. La prima donna 3. Mezzo di comunicazione senza fili 8. Uno sport invernale 9. Amore smodato per una ... squadra 10. Punto di ritrovo 12. Sigla di Torino 13. Mammiferi ruminanti domestici 15. Sigla di Napoli 16. Non lo è tutto ciò che luce 17. Ortaggi dalle grosse costole 18. Fabbrica di candele 21. Una strada statale che inizia da Roma
22. Vale questa abbreviato 25. Andata 26. Periodo di ventiquattro ore 29. Non fertile 30. Sfilate di gruppi di persone 32. Concessione 33. Inizio d'errore 34. Ben ventilata 36. Nota musicale 37. Alle donne non si chiede 39. Ignominia da lavare 40. Donna timorata di Dio 41. Leghe metalliche di ferro e carbonio
1 2 3 4 5 6 7
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