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I l mese di giugno L stato carat- terizzato da un pressante dibat- tito pubblico con diverse asso- ciazioni rappresentanti la societ civile sul tema della gestione del Sistema Idrico Integrato. La con- ferenza dei sindaci e del presidente della Provincia ha scelto come mo- dello di gestione una societ mista a prevalente capitale pubblico con un socio privato di minoranza. Per alcune associazioni questa scelta ha voluto significare la privatizzazione dellacqua. Unaffermazione che ho forte- mente contestato perchØ ho ritenu- to, e ritengo, lacqua un bene pub- blico La scelta di una societ mista a prevalente capitale pubblico per la gestione del Sistema Idrico Integrato significa mantenere il controllo in mano pubblica. Chi parla di privatizzazione e di tariffe esose lo fa solo per fini strumentali e politici. Ai comitati di cittadini che parlano impropriamente di un aumento ver- tiginoso del canone, dicendo che lacqua potrebbe aumentare del 300-400% rispondo che lAto idrico di Ragusa ha un suo piano dambito approvato nel quale la tariffa iniziale di gara soggetta a ribasso dasta L di euro 0,99 al mc e che questa ta- riffa potr, nei 30 anni previsti, rag- giungere un massimo, al 13 anno, di 1,45, per arrivare alla fine dei 30 anni a euro 1,18 al mc. Per di piø lAssemblea dei Sindaci ha previsto una tutela per le fasce piø deboli e agevolazioni per le ca- tegorie di reddito minimo. Queste tariffe, previste dal Piano dAmbito, valgono sia se la gestione L quella prevista a capitale misto pubblico- privato sia nel caso di societ ad intero capitale pubblico. Invito questi cittadini che si preoc- cupano giustamente di preservare il bene acqua a riflettere sul fatto che le nostre reti idriche ed i nostri impianti fognari e di depurazione sono completamente obsoleti e che la met circa dellacqua che sgorga dalle sorgenti o prelevata da altre fonti, si perde prima di arrivare nei nostri rubinetti. E giusto ed etico tutto questo? E ammissibile di- sperdere un bene pubblico come lacqua? Proprio per questo, nei prossimi tre anni L previsto un piano dinvestimento di 50.205.560 per la realizzazione di nuove reti idriche e per impianti fognari. Questa somma complessiva sar finanziata per 31.074.130 (a fronte di 19.131.428 che dovranno essere apportate dal socio privato o pubbli- co), solo se si arriver ad attivare le procedure entro il 31 luglio 2006. Davanti a questo quadro chiaro, che per posizioni ideologiche L stato strumentalizzato, vi L stata la scelta della maggioranza della Conferenza dei Sindaci (i primi a dover essere interessati ad una oculata gestione del patrimonio idrico e finanziario delle loro comunit), che hanno deliberato la costituzione della so- ciet mista pubblico-privata per avviare un ammodernamento delle reti idriche e assicurare alle cate- gorie deboli canoni misurati ai loro redditi. E con una scelta comune si potrebbe pensare anche di fornire gratuitamente lacqua alle categorie piø povere. In tutta questa vicenda qualcuno ha tentato di farmi passare come il paladino del modello di gestione scelto per il Sistema Idrico Integrato ma voglio qui ribadire che non sono affezionato a nessuna particolare forma di gestione, nØ ho alcun par- ticolare interesse nella vicenda visto che la Provincia non gestisce nØ reti idriche nØ impianti fognari, ma ho solo portato avanti, democratica- mente quanto allunanimit o a maggioranza ha deciso la conferen- za dei sindaci. Questo Presidente della Provincia ha affermato chiaramente piø volte che non pu decidere da solo poichØ ha lesclusivo compito di coordinare la conferenza dei Sindaci. Svolgendo questo ruolo senza alcuna prevaricazione, ma anche senza alcun atteggiamento pilatesco, non vuole assumersi la responsabilit di far perdere alla provincia 31 milioni di euro di finanziamenti che in altre province della Sicilia sono gi stati utilizzati affidando la gestione dellacqua totalmente ai privati. Questa L stata la mia posizione sin dallinizio. Ho agito in conformit d’azioni e unioni d’intenti prima di tutto con il mio Consiglio Provinciale e poi con tutti i sindaci della Provincia, adottando un metodo d’azione chiaro e preciso. Nessuno pu affermare il contrario. > < la provincia di ragusa 1 Acqua Lettera aperta ai cittadini iblei < > di Giovanni Franco Antoci

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Il mese di giugno è stato carat-terizzato da un pressante dibat-tito pubblico con diverse asso-

ciazioni rappresentanti la societàcivile sul tema della gestione delSistema Idrico Integrato. La con-ferenza dei sindaci e del presidentedella Provincia ha scelto come mo-dello di gestione una società mista aprevalente capitale pubblico con unsocio privato di minoranza. Peralcune associazioni questa scelta havoluto significare la privatizzazionedell�acqua.

Un�affermazione che ho forte-mente contestato perché ho ritenu-to, e ritengo, l�acqua un bene pub-blico La scelta di una società mistaa prevalente capitale pubblico per lagestione del Sistema IdricoIntegrato significa mantenere ilcontrollo in mano pubblica. Chiparla di privatizzazione e di tariffeesose lo fa solo per fini strumentalie politici.

Ai comitati di cittadini che parlanoimpropriamente di un aumento ver-tiginoso del canone, dicendo che

l�acqua potrebbe aumentare del300-400% rispondo che l�Ato idricodi Ragusa ha un suo piano d�ambitoapprovato nel quale la tariffa inizialedi gara soggetta a ribasso d�asta èdi euro 0,99 al mc e che questa ta-riffa potrà, nei 30 anni previsti, rag-giungere un massimo, al 13° anno,di � 1,45, per arrivare alla fine dei30 anni a euro 1,18 al mc.

Per di più l�Assemblea dei Sindaciha previsto una tutela per le fascepiù deboli e agevolazioni per le ca-tegorie di reddito minimo. Questetariffe, previste dal Piano d�Ambito,valgono sia se la gestione è quellaprevista a capitale misto pubblico-privato sia nel caso di società adintero capitale pubblico.

Invito questi cittadini che si preoc-cupano giustamente di preservare ilbene �acqua� a riflettere sul fattoche le nostre reti idriche ed i nostriimpianti fognari e di depurazionesono completamente obsoleti e chela metà circa dell�acqua che sgorgadalle sorgenti o prelevata da altrefonti, si perde prima di arrivare neinostri rubinetti. E� giusto ed eticotutto questo? E� ammissibile di-sperdere un bene pubblico comel�acqua? Proprio per questo, neiprossimi tre anni è previsto un pianod�investimento di � 50.205.560 perla realizzazione di nuove reti idrichee per impianti fognari. Questasomma complessiva sarà finanziataper 31.074.130 (a fronte di19.131.428 che dovranno essereapportate dal socio privato o pubbli-co), solo se si arriverà ad attivare leprocedure entro il 31 luglio 2006.

Davanti a questo quadro chiaro,che per posizioni ideologiche è statostrumentalizzato, vi è stata la sceltadella maggioranza della Conferenzadei Sindaci (i primi a dover essereinteressati ad una oculata gestione

del patrimonio idrico e finanziariodelle loro comunità), che hannodeliberato la costituzione della so-cietà mista pubblico-privata peravviare un ammodernamento dellereti idriche e assicurare alle cate-gorie deboli canoni misurati ai lororedditi. E con una scelta comune sipotrebbe pensare anche di forniregratuitamente l�acqua alle categoriepiù povere.

In tutta questa vicenda qualcunoha tentato di farmi passare come ilpaladino del modello di gestionescelto per il Sistema Idrico Integratoma voglio qui ribadire che non sonoaffezionato a nessuna particolareforma di gestione, né ho alcun par-ticolare interesse nella vicenda vistoche la Provincia non gestisce né retiidriche né impianti fognari, ma hosolo portato avanti, democratica-mente quanto all�unanimità o amaggioranza ha deciso la conferen-za dei sindaci.

Questo Presidente della Provinciaha affermato chiaramente più volteche non può decidere da solopoiché ha l�esclusivo compito dicoordinare la conferenza deiSindaci. Svolgendo questo ruolosenza alcuna prevaricazione, maanche senza alcun atteggiamentopilatesco, non vuole assumersi laresponsabilità di far perdere allaprovincia 31 milioni di euro difinanziamenti che in altre provincedella Sicilia sono già stati utilizzatiaffidando la gestione dell�acquatotalmente ai privati.

Questa è stata la mia posizionesin dall�inizio. Ho agito in conformitàd'azioni e unioni d'intenti prima ditutto con il mio Consiglio Provincialee poi con tutti i sindaci dellaProvincia, adottando un metodod'azione chiaro e preciso. Nessunopuò affermare il contrario.

><la provincia di ragusa 1

Acqua

Lettera apertaai cittadini iblei< >di Giovanni Franco Antoci

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La Provincia di Ragusa

Sommario<

DirettoreGiovanni Franco AntociPresidente Provincia Ragusa

Direttore responsabileGiovanni Molè

RedazioneGiovannella Criscione, Clara Damanti,Vincenza Di Raimondo, Pina Distefano

Segreteria di RedazioneEnrico Boncoraglio, Guglielma Giacchi

FotografieFranco Assenza, Tony Barbagallo, Francesco eStefano Blancato, Sergio Bonuomo, Giovanni Cian-cio, Giuseppe Leone, Andrea Maltese, AlessandroMigliorisi, Giuseppe Moltisanti, Luigi Nifosì, MimmoPedriglieri, Lorenzo Salerno, Domenico Schembari.

Hanno collaboratoGiuseppe Areddia, Franco Antonio Belgiorno,Gianna Boccadifuoco, Giovanni Cintolo, DanielaCitino, Giuseppe Croce, Cettina Divita, SofiaForciniti, Giuseppe La Barbera, Giuseppe La Lota,Antonio La Monica, Vincenzo La Monica, CarmeloLauretta, Giorgio Liuzzo, Nunzio Longhitano, AnnaMalandrino, Gina Massari, Gianni Nicita, SalvatoreOcchipinti, Giuseppina Pavone, Rossana PoggiSalemi, Silvia Ragusa.

Direzione e RedazionePalazzo della Provincia - Viale del Fante, 97100Ragusa - Tel. 0932.675322 - 675240Fax 0932. 624022Registrazione Tribunale di Ragusa n. 4 del 24aprile 1986 - Spedizione in abbonamento postalePubbl. inf. al 50% - Autorizzazione n. 220 dellaDirezione Provinciale P.T. di RagusaSito internet: www.provincia.ragusa.itE-mail: [email protected]

[email protected] scritti esprimono l�opinione dell�autore.Chiuso in tipografia il 30 giugno 2006

In copertinaProdotti tipici iblei. Foto di Lorenzo Salerno

Impaginazione e stampaC.D.B. - Zona Ind.le III faseTel. e Fax 0932.667976 - 97100 RagusaE-mail: [email protected]

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Acqua. Lettera aperta ai cittadini iblei di Giovanni Franco AntociEditoriale. Il paradiso del gusto di Giovanni MolèNuovi sindaci. Nello Dipasquale, voglia di grandezzaNuovi sindaci. di Giovanni MolèNuovi sindaci. Nicosia inaugura la stagione del dialogoNuovi sindaci. di Giuseppe La LotaEnti pubblici. Bilancio di genere ovvero più equitàEnti pubblici. di Giuseppina PavoneAgricoltura. Maledetta crisiCheese Art. Continente del gusto di Gianna BoccadifuocoCheese Art. Prime bottiglie di Cerasuolo DocgAgricoltura. Il miele a caccia del marchio IgpAgricoltura. di Giuseppe CroceAgricoltura. L�iter per la definizione dei mieli ibleiAgricoltura. di Nunzio LonghitanoCucina. In piedi, entra Ciccio Sultano di Franco Antonio BelgiornoImprese. I giovani ci credono di Salvatore OcchipintiGiovani. Sbalzi di arte di Antonio La MonicaGiovani. Sallustio secondo Chiara BorgeseOrientamento. L�ora delle scelte di Daniela CitinoOrientamento. Un disegno per la festa della GdFViabilità. Otto e mezzo di Giorgio LiuzzoViabilità. Venticinque: Ministro, si ricordi di Ragusa Anniversari. La repubblica in bella mostra di Silvia RagusaCerimonie. Un auditorium di nome Morgante di Daniela CitinoCultura. Corrado Arezzo, non solo libri di Silvia RagusaUrbanistica. Ragusa, tutelare il centro storico di Giovanni CintoloArchitettura. Vittoria, in nome del vino e della viteArchitettura. di Giuseppe AreddiaChiesa. La passione di Padre Damaso di Silvia RagusaLetteratura. L�inedito Bufalino di Silvia RagusaLibri. La luce dell�anima di Carmelo LaurettaScuola. Ricordo di un educatore di Anna MalandrinoMusica. A tutto jazz di Daniela CitinoArcheologia. Se Camarina alza i calici di Daniela CitinoArte. Chiaramonte Gulfi, tavolozza naturale di Cettina DivitaArte. Vola colomba vola di Daniela CitinoAmarcord. I due figaro di Ragusa di Cettina DivitaAmarcord. All�ombra di un milicuccu di Rossana Poggi SalemiGiornalismo. Inchiesta nel segno di Maria Grazia CutuliGiornalismo. di Salvo La LotaPremio Cutuli. Lucian, storia di un clandestino di Sofia ForcinitiSolidarietà. Chiedo asilo, trovo famiglia di Vincenzo La MonicaCiclismo. Il fascino antico del Cannarella di Gianni NicitaCiclismo. Minardi: Evento sportivo di prestigioCiclismo. Tamburello/Ragusa conquista la stellaTennis. La prima volta di Vittoria in B di Giuseppe La Barbera

Album. Ville rurali iblee di Giuseppe La Barbera.Album. Foto di Tony Barbagallo e Luigi Nifosì

Periodico d�informazionedella Provincia Regionaledi RagusaAnno XXI - n. 3Giugno 2006

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Editoriale

><la provincia di ragusa 3

Volendo usare un�iperbole (ma non troppo) riteniamo il nostro territorio unautentico paradiso del gusto, un�isola felice dei sapori. Argomenti persostenere questa metafora non ne mancano. Basta guardarsi attorno e

verificare la crescita economica dell�agroalimentare ibleo, nonché il riverbero chealcuni prodotti d�eccellenza hanno sul tessuto sociale e culturale.

Questa riflessione ce l�ha suggerita l�ultima edizione del Cheese Art, la manife-stazione sul formaggio, promossa dal Corfilac al Castello di Donnafugata. Anchenella più profonda e meridionale provincia italiana si nota con soddisfazione la tim-ida nascita di iniziative da parte di enti, consorzi e associazioni finalizzate ad indi-rizzare una piccola fetta di risorse ad operazioni di recupero e mantenimento dellamemoria storica e contadina del territorio. In tal senso Cheese Art ha acquisito lesembianze di un evento. Da distratti visitatori in un pomeriggio di febbre calcisti-ca mondiale ci siamo resi conto dell�interesse, forte e convinto, che ruota attornoai prodotti tipici del nostro territorio. Siano essi formaggi, vini, oli. Una curiositàquasi morbosa da parte degli operatori stranieri che guardano con invidia aquest�inestimabile valore e ci invitano a difenderlo senza preoccuparci troppo delleetichette e dei marchi per non far torto alla genuinità dei prodotti. Un giornalistafiammingo, paradossalmente, si augurava che i nostri prodotti non perdessero laloro originalità e il loro inconfondibile sapore, a costo anche di rinunciare ad unmarchio di qualità riconosciuto dall�Europa! Insomma, c�è una nuova consape-volezza nel consumatore straniero: conta soprattutto la tipicità. I prodotti tipicisono, dunque, una risorsa non solo economica, ma anche culturale e turistica davalorizzare, da sostenere, da salvare. Un piacere non solo per il palato, ma pureper lo spirito. Ecco perché la provincia di Ragusa, che ha già alcuni prodottiriconosciuti dall�Europa col marchio Doc (ora c�è pure la Docg del vino Cerasuolo),Dop e Igp, come il vino, il formaggio �Ragusano� e l�olio d�oliva Monti Iblei, hamesso sulla rampa di lancio altri prodotti che aspettano di ricevere il sigillo daparte di Bruxelles (la carota di Ispica e il miele degli iblei). Si tratta di piccoli tesorida tutelare che garantiscono il produttore ma anche il consumatore. Il produttoreche deve produrre secondo determinati standard qualitativi e il consumatore chepuò dirsi certo della freschezza, della genuinità e della sicurezza del prodotto.

La scelta del marchio �cestobarocco� s�inquadra in questo contesto ed è unosforzo non comune per la valorizzazione dei prodotti tipici perché tende a conferirevalore al prodotto, riesce a trascinare un intero territorio, a dare un logo, un�im-pronta, un sigillo di autenticità e di gusto. I prodotti della nostra terra sono unarisorsa che, secondo moderne politiche di marketing, vanno valorizzati appienocercando di creare attorno ad esso un vero e proprio sistema. Alla Provincia diRagusa non mancano picchi d�eccellenza nello sviluppo della piccola e mediaimpresa, ma la sfida del futuro è quella di integrare il settore produttivo col patri-monio artistico culturale di cui abbondiamo, le attività legate alla new economycon i percorsi enogastronomici, i luoghi di incontaminata bellezza ambientale conuna adeguata recettività turistico-alberghiera. Occorre essere, insomma, sistema.

Il fatto che le istituzioni locali siano giunte a riconoscere l�alto valore culturale diqueste esperienze di vita mi pare degno di nota e di lode. Anche perché in molticominciano a chiedersi che cosa potranno raccontare i giovani di oggi ai propri figlie nipoti riguardo a quest�immenso patrimonio che la civiltà contadina ha lasciato.Come potremo garantirci un cibo buono e sostenibile senza questi saperi?Altrimenti la strada del Paradiso (del gusto) sarà sbarrata�

Il paradisodel gusto< >di Giovanni Molè

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Nuovi sindaci

Il suo sogno si è avverato. Daquando è entrato in politicamuovendo i primi passi nel movi-

mento giovanile della DemocraziaCristiana ha lavorato per costruirsiun futuro da� primo cittadino. Orach�è diventato sindaco di Ragusa a37 anni sa delle responsabilità che loaspettano. Ma Emanuele, �Nello�,Dipasquale è preparato perché,nonostante la sua giovane età, hagià acquisito importanti esperienzeamministrative. Prima come asses-sore ai Servizi Sociali del comune diRagusa dove ha svolto anche le fun-zioni di vice sindaco, poi da presi-dente del Consiglio Provinciale.

�Il nuovo incarico non mi cam-bierà: resterò per tutti Nello. Essereil sindaco della città capoluogo è unagrande responsabilità: ma il nuovoruolo non mi spaventa perché perarrivarci ho fatto una lunga trafilapolitica e amministrativa, eppoiconosco perfettamente i miei limiti.So perfettamente sino a dove miposso spingere. Nessun atto di pre-sunzione se dico che posso ammini-strare questa città perché la conoscotroppo bene: dalla frazione di Marinaa quella di San Giacomo (sue roc-caforti elettorali) ad Ibla, ai quartierinuovi. Il mio motto è un pizzico diintelligenza, un mare di prudenza eun mondo di pazienza. Senza questetre doti è impossibile ricoprire inca-richi istituzionali�.

Nello Dipasquale è diventato sin-daco di Ragusa ottenendo 19.922voti, a fronte dei 17.753 voti delsuo sfidante Franco Poidomani.Determinante la valanga di voti chesono arrivate dalle due frazioni. Nona caso il neo sindaco, dopo l�ingres-so a Palazzo dell�Aquila, si è recato aSan Giacomo e Marina di Ragusa perringraziare i residenti delle duefrazioni. Il primo pensiero è per loro,

anche per i primi provvedimentiamministrativi da assumere.�Occorre intervenire subito suMarina perché la stagione estiva ègià iniziata e bisogna dare subito iservizi alla cittadinanza. E poibisogna seguire passo dopo passo ilavori per la costruzione del nuovoporto turistico. Sarà un volano disviluppo per Ragusa e per tutta laProvincia�.

Dipasquale ricaccia indietro ladiagnosi di �città in crisi�, semmaisposa il suo slogan elettorale�Ragusa, grande di nuovo�, nelsenso di farla ripartire. �Non dimen-tichiamoci che Ragusa è il capoluogodi una provincia che mantiene alcunistandard positivi, nel difficile con-testo siciliano. A cominciare da quel-lo dell�occupazione, ma anche dellavivacità di alcuni settori specifici del-l�economia. Penso alle piccole emedie imprese del settore agricolo ezootecnico, ma anche a qualchevivace gruppo industriale. Insomma,

non c�è crisi strutturale, bisogna solofar ripartire il governo della città.Ragusa resta quella che potremmochiamare un�isola nell�isola�.

Isola che non deve restare isolatadal resto della Sicilia e del Paese perle carenze infrastrutturali. Ecco suquesto versante Dipasquale havoglia di spendersi.

�E� un punto nevralgico per unanuova stagione di sviluppo diRagusa, ma credo di poter dire chepassi avanti su questo fronte nesono stati fatti. Presto potremoraccogliere frutti importanti.Innanzitutto sono sicuro di poterrealizzare già nel giro di questa le-gislatura il più importante porto tu-ristico di questa area, cioè quello diMarina di Ragusa. Sarà una grandeconquista per un bacino che stascommettendo su una risorsa che sichiama turismo. Poi a maggio delprossimo anno dovrebbero essereconsegnati i lavori del nuovo aero-porto di Comiso, mentre accelerere-mo quelli per il grande porto diPozzallo da utilizzare per le merci.C�è, poi, il raddoppio della Ragusa-Catania, vitale non solo per le duecittà, ma fondamentale per l�interosistema dei trasporti di mezza Sicilia,ma anche di un�area come quella diVittoria fortemente vocata all�agri-coltura. Il governo Berlusconi eraarrivato ad un ottimo punto persbloccare completamente i lavori efinanziarli. Adesso speriamo che nonci siano impedimenti, perché questastrada è davvero vitale per lo svilup-po del nostro territorio�.

Dipasquale, peraltro, ha un grandeprogetto in mente: per lui Ragusa,dovrà essere il balcone del bacino delMediterraneo quando nel 2010 l�areadi libero scambio sarà un grandemercato internazionale. Un sogno?Può darsi, ma a volte i sogni�

Nello Dipasquale,voglia di grandezza< >

><la provincia di ragusa4

di Giovanni Molè

<Nello Dipasquale, neo sindaco di Ragusa>

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Nuovi sindaci

Giuseppe Nicosia, 43 anni,avvocato, è il nuovo sinda-co di Vittoria. E� stato

assessore e vice sindaco dellaGiunta Aiello nell�ultimo decennio.

Fra il primo e il secondo turno ilcandidato del centrosinistra haraddoppiato le preferenze perso-nali. Dai 7.617 voti del primoturno è arrivato a 14.772 voti,mentre, il candidato della Casadella Libertà Saverio La Grua, puravendo aumentato i suffragi per-sonali del primo turno (11.080) èarrivato a 12.418 voti, ma non glisono bastati per vincere. Nicosia,esponente della Margherita, alprimo turno ha battuto l�altrocandidato del centro sinistra, EnzoCilia, per soli 417 voti di diffe-renza.

La giunta Nicosia è composta da4 assessori �tecnici� e da 6amministratori, espressione deipartiti e nominati dopo il primoturno e in seguito agli apparenta-menti con le altre coalizioni. I tec-nici sono Rosanna Meli, GiovanniRandazzo, Elio Amarù, AngelaLombardo. Di chiara estrazionepolitica invece gli altri assessori:Giuseppe Malignaggi (Italia deiValori), Giovanni Cirnigliaro e LivioMandara (Mpa), Giulio Branchetti(Margherita), Salvatore Avola eLuciano D�Amico (Democratici diSinistra).

La carriera politica di GiuseppeNicosia comincia nel 1992, dopo ildissolvimento dei partiti tradizio-nali a causa del ciclone �Manipulite�, l�attuale sindaco diventacoordinatore cittadino e poiprovinciale della Rete, il movimen-to fondato da Leoluca Orlando. Hafatto parte del coordinamentoregionale dei Democratici e oggi èuno degli esponenti provinciali di

spicco della Margherita.Dalle prime dichiarazioni rila-

sciate alla stampa, il neo sindacoha annunciato che fra le prioritàdel suo programma c�è quella dimettere ordine in tutti i settoridella macchina burocratica.

�Il Comune sarà la casa di tuttie io sono disponibile a dialogareanche con le minoranze e i parla-mentari del centrodestra se il dia-logo servirà a realizzare il benedella città. E� mio obiettivo instau-rare buoni rapporti, individuare iproblemi di Vittoria e cooperaresinergicamente in tutte le sedipolitico-istituzionali�.

L�altra piaga che da anni costi-tuisce una zavorra per l�entelocale è la ristrettezza del bilancio,perennemente in rosso, tanto chespesso la giunta è dovuta ricor-rere ad ingenti anticipazioni daparte della Banca che ha il serviziodi tesoreria.

�Ci sarà un taglio drastico alle

spese inutili - annuncia il sindaco- e il rigore economico non miconsente il lusso di avere esperti econsulenti. Tutte le collaborazionisaranno a titolo gratuito�. Scelteimpopolari e dolorose, ma utili sesi vuole correggere i precedentivizi della spesa pubblica.Personale, bilancio, e ordine nelsettore dei Tributi, anello cardinedell�Ente locale che paga anni diimprovvisazione nell�accertamen-to e nella riscossione dei tributi alcentro dei suoi primi provvedi-menti.

�Avevo preso l�impegno - ricordail sindaco - di rivedere l�accerta-mento al fine di fare pagare gliutenti per consumo di acqua espazzatura e non per utenza enucleo familiare. Daremo vita aduna nuova stagione dei tributiseguendo quest�impostazione�.

Nell�agenda del sindaco anche lacrisi del mondo agricolo e i pro-blemi della frazione di Scoglitti:�L�agricoltura merita parecchiaattenzione - continua Nicosia - eper le nostre competenze locali sidovrà fare molto per potenziare ilmercato ortofrutticolo e il settoredella commercializzazione. La crisiè strutturale e globale, ma ilComune deve porre le condizioninecessarie per alleviare le crisi deiproduttori locali.

Fra le opere pubbliche cheattendono un�immediata solu-zione, quella del completamentodel molo di ponente del porto diScoglitti e l�entrata in funzione apieno regime del servizio metani-fero. Sono tanti i problemi chedeve risolvere Vittoria. Uno allavolta li affronteremo tutti, acominciare dalla pavimentazionedi alcune strade che ormai sonoal limite della praticabilità�.

Nicosia inaugura lastagione del dialogo< >

><la provincia di ragusa 5

di Giuseppe La Lota

<Giuseppe Nicosia, neo sindaco di Vittoria>

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Bilancio di genereovvero più equità< >

><la provincia di ragusa6

Enti pubblici

Da qualche anno e sempre piùfrequentemente diverseamministrazioni pubbliche

elaborano e diffondono la propriarendicontazione contabile collocan-dola all�interno di una corniceesplicativa che mira a considerarela dimensione sociale come signi-ficativa chiave di lettura. Tale orien-tamento definisce il cosiddetto�Bilancio Sociale�, strumento inno-vativo che permette di render contodelle scelte fatte, degli interventieffettuati e del rapporto risorseimpiegate/risultati raggiunti.

Destinatari sono i cittadini e idiversi portatori di interessi diffusi,ai quali vengono così garantitetrasparenza informativa e parteci-pazione sociale. L�obiettivo è l�incre-mento dell�accountability (respon-sabilità) delle amministrazioni ed ilrafforzamento del rapporto con icittadini.

La valenza democratica dellaredazione del bilancio sociale è evi-dente: significa sia programmarepartendo da razionali e reali indica-tori sociali, sia, conseguentemente,tener conto delle esigenze parteci-pative e comunicazionali dei porta-tori di interesse, in diversi settori econdizioni. Proprio per sottolinearel�importanza di un simile strumento,il Ministro della Funzione Pubblicaha emanato la direttiva sulla rendi-contazione sociale nelle ammini-strazioni pubbliche contenente lelinee guida per la relativa redazione(G.U.- Serie Generale n. 63 del 16marzo 2006).

Le �Linee guida� sono state elabo-rate dal Formez, nell�ambito delprogetto �Governance�, su incaricodel Dipartimento della FunzionePubblica, con l�intento di indivi-duare principi condivisi e obbliga-tori in termini ordinatori e positivi;

ciò al fine di evitare che il bilanciosociale, redatto ad oggi su basevolontaristica e sperimentale,venga riduttivamente connotatocome strumento di mera opera-zione comunicativa, ma diventi unapratica rigorosa ed efficace. Senzavoler analizzare l�articolata dispo-sizione, si ritiene opportunoriportare in questa sede ladefinizione di bilancio sociale intesocome il documento, da realizzarecon cadenza periodica, nel qualel�amministrazione riferisce, a bene-ficio di tutti i suoi interlocutori pri-vati e pubblici, le scelte operate, leattività svolte e i servizi resi, dandoconto delle risorse a tal fine utiliz-zate, descrivendo i suoi processidecisionali e operativi, nella con-vinzione che le ricadute positive, intermini di miglioramento, si regi-streranno sul piano contabile,comunicativo, della responsabilitàpolitica, di funzionamento, strategi-co-organizzativo, professionale.

Il bilancio di genere (GenderBudget).

La considerazione del persisteredelle condizioni di disuguaglianza

tra donne e uomini nei diversi siste-mi organizzativi suggerisce lanecessità di introdurre concreti cor-rettivi che tengano conto di nuovecoordinate di analisi e nuove chiavidi lettura del fenomeno. Un ambitodi studio che si presta egregia-mente a valutare le prospettive dicambiamento è rappresentato dal-l�insieme dei presupposti (linee-guida, variabili, parametri) che sot-tendono le scelte relative all�investi-mento di risorse economiche nellepolitiche pubbliche.

In tale prospettiva, il salto diqualità può essere rappresentatoda un significativo cambiamento diparadigma nel modo di intendere lePolitiche Pubbliche, da quelle socio-economiche in senso lato, a quellespecifiche relative alle politichefiscali, abitative, dell�istruzione, nonsottovalutando l�analisi degli aspettiche caratterizzano i processi di�decision making� nel contesto deimondi vitali di donne e uomini(dalla famiglia al lavoro, all�ambitopolitico, culturale).

Ci si chiede: quali risultati sipotrebbero avere se tali politiche

di Giuseppina Pavone

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Enti pubblici

venissero pensate, pianificate, programmate, gestitesecondo una prospettiva di genere? Si possono utiliz-zare strumenti di pianificazione che consentano dimodificare dei modelli che, a ben vedere, produconosemplicemente una cristallizzazione di interventi, risul-tando inadeguati e inefficaci?

Sono domande che altri si sono posti e, mettendosiin discussione, stanno tentando di sperimentare nuovipercorsi. Un esempio per tutti è l�attivazione del cosid-detto �Gender Budget�, cioè il bilancio costruito proprioin relazione a prospettive di genere.

Si tratta di un importante e innovativo strumento chein concreto permette appunto di passare dagli enun-ciati ai fatti e che, applicando il principio di �gendermainstreaming� nelle scelte amministrative, evidenzial�impatto delle politiche economiche su donne e uomi-ni. Si basa su un presupposto incontrovertibile: nes-suna decisione di politica economica si può definireneutrale rispetto al genere, in quanto sono differenti ibisogni espressi da donne e uomini nella società, comesono diversi i ruoli rivestiti da donne e uomini nell�am-bito del sistema economico locale.

Amministrare secondo una prospettiva di �genderbudgeting� rappresenta un orientamento che, sostenu-to da disposizioni previste da alcuni decenni in variPaesi compreso il contesto comunitario, in questi ultimianni viene seguito e sperimentato concretamenteanche in Italia a livelli comunale e/o provinciale (adesempio Genova, Torino, Milano, Modena, Ferrara).

Ulteriore elemento propulsore è rappresentato dallaProposta di risoluzione del Parlamento Europeo sulgender budgeting, la costruzione dei bilanci pubblicisecondo la prospettiva di genere [2002/2198 (INI)], lacui relazione è stata presentata nel giugno 2003 dallaCommissione per i diritti della donna e le pari oppor-tunità.

Nel documento si evidenzia che �i bilanci pubblici nonsono meri strumenti finanziari ed economici, ma costi-tuiscono il quadro di fondo entro il quale si delinea ilmodello di sviluppo socio-economico, si stabiliscono icriteri di redistribuzione del reddito e si indicano lepriorità politiche�. Ciò che si chiede agli Stati membri èdi analizzare e monitorare l�impatto delle politiche diriforma economica e macroeconomia su donne e uomi-ni, e l�attuazione delle strategie, dei meccanismi e dellemisure correttive finalizzate ad affrontare le disugua-glianze tra i sessi al fine di creare un quadro socio-eco-nomico più ampio all�interno del quale il gender bud-geting possa essere attuato positivamente. Le strategieche connotano il gender mainstreaming ed il genderbudgeting sono finalizzate a perseguire nelle politichepubbliche i principi di equità, efficienza e trasparenza.

E� opportuno ribadire che politiche apparentementeneutre (come ad oggi sono state considerate lepolitiche di bilancio) hanno poi ricadute diverse sudonne e uomini: se non viene valutata in via preli-minare la specificità differenziale sia delle entrate che

delle uscite in settori importanti (istruzione, salute,trasporti, interventi per il sociale e l�occupazione,distribuzione del tempo di lavoro/tempo di cura,disponibilità delle risorse materiali e immateriali e rela-tiva accessibilità), la conseguente applicazione dellepolitiche difficilmente potrà mantenersi su un piano diequità. Preme sottolineare in questa sede che tenerconto della prospettiva di gender budgeting nell�am-ministrazione delle politiche pubbliche non comporta lastesura di un bilancio separato per la definizione degliinterventi e delle azioni a favore di un genere: non si-gnifica produrre bilanci separati per donne e uomini. Ilgender budgeting, infatti, riguarda donne e uomini epersegue l�obiettivo di ridurre le ineguaglianze socio-economiche tra entrambi i generi attraverso l�utilizzo diun metodo diversificato e complesso che deveprevedere aree, metodi, azioni e misure precise. Ciòcomporta l�avvio di processi che consentano di operaredelle scelte razionali per poterne poi valutare lericadute in termini di efficacia, considerando indispen-sabile un percorso che preveda almeno quattro fasi: a)studio delle diversità e delle asimmetrie tra le donne egli uomini nella comunità; b) raccolta dei rispettivibisogni ed esigenze; c) progettazione degli interventinell�ottica di genere; d) valutazione dell�impatto di talipolitiche su donne e uomini.

A titolo di esempio e facendo riferimento, seppuresinteticamente, alla citata relazione del PE, si possonoindicare alcune misure ritenute appropriate: la valu-tazione disaggregata per genere delle priorità di bilan-cio e dell�erogazione dei servizi pubblici; l�analisi disag-gregata per sesso della distribuzione di benefici dellaspesa; la valutazione in base al sesso delle spese perle diverse politiche di settore all�interno del bilancio;l�analisi complessiva del bilancio secondo la prospettivadi genere, valutando come la spesa pubblica totale esettoriale risponda alla necessità di ridurre le disu-guaglianze tra i generi; l�integrazione della prospettivadi genere nella definizione delle politiche economiche eper l�occupazione di medio e lungo periodo; l�analisidell�impatto degli interventi di spesa pubblica sull�usodel tempo.

Si tratta, in definitiva, di considerare le ricadute dellepolitiche economiche e di bilancio sui generi non sem-plicemente in termini monetari, ma in particolare intermini di qualità della vita, nel quadro complessivodella dimensione della �responsabilità� da parte di chiha il compito di amministrare le politiche pubbliche.

L�orientamento al gender budgeting nella PubblicaAmministrazione, come si può notare, è coerente congli intenti che sembrano trasparire dall�impegno perl�elaborazione del Bilancio Sociale, strumento privile-giato per un�Amministrazione pubblica che voglia razio-nalizzare le risorse in funzione di interventi di qualità.

Specialista in Programmazione e Gestione Politiche SocialiDocente Università di Catania

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Agricoltura

Parola d�ordine: organiz-zazione. Ecco come far ripar-tire il settore ortofrutticolo in

provincia di Ragusa dopo il crollodei consumi degli ultimi anni. Afotografare lo stato di crisi del set-tore agricolo lo studio che laProvincia Regionale di Ragusa hacommissionato all�Arpes. Uno stu-dio completo che affronta la criti-cità del settore ma anche leprospettive. Due confronti pubblicipromossi dall�assessore alloSviluppo Economico SalvatoreBocchieri hanno permesso di discu-tere della crisi del settore ortofrut-ticolo in terra iblea. Ecco diagnosi eterapia secondo l�esperto GiovanniPosani, già consulente del Ministerodelle Risorse Agricole.

Partiamo dalla diagnosi. E� in attoun ridimensionamento strutturaledei consumi. Se nel 2000 in Italia sisono consumati 5036 tonnellate difrutta e 4.485 di ortaggi, nel 2004vi è un vero proprio crollo. Il con-sumo di frutta è sceso a 4528 ton-nellate e quello degli ortaggi a

3750. I dati riferibili al 2004mostrano un segno inequivocabiledi crollo dei consumi, ma questasituazione era già visibile negli ulti-mi anni. Rispetto agli andamenti diconsumi apparenti, tra il 1999 ed il2003 si perdono più di due milionidi tonnellate di frutta e, tra il 2000ed il 2002 altri due milioni di ton-nellate di ortaggi. Questi dati sonoancora più gravi, se si consideranogli aumenti intercorsi storicamentenelle importazioni. Tra il 1996 ed il2003 le importazioni di frutta sonoaumentate di circa un milione ditonnellate, mentre gli ortaggiimportati sono aumentati di 7-800mila tonnellate. In valore i dati nonmostrano gli stessi andamenti, maè ben nota l�ampiezza dei fenomenispeculativi scatenatisi nella distri-buzione al dettaglio sui prezzi uni-tari dei prodotti, ortofrutticoli inparticolare, ma più in generale ali-mentari. Le esportazioni di fruttacrescono in termini di volumi sino al2000, poi cominciano a decrescereinesorabilmente e le informazioni

riferibili all�ultima annata confer-mano questa tendenza di fondo.Invece, per quanto riguarda gliortaggi, l�inizio di questo trend ne-gativo sembra ritardato sino al2003, ma da quella data la situa-zione sembra sia analoga a quelladella frutta.

La produzione, invece sembracontinuare a crescere, nel 2004 del9% rispetto al 2002. Questo datoriguarda quasi tutta l�Europa.Addirittura per le pesche nettarinetra Italia, Spagna, Grecia e Francia,si assiste ad una crescita delle pro-duzioni, in quattro anni, del 15%,senza trovare sbocchi adeguati dimercato. Tra il 2001 ed il 2004, invalore, la nostra bilancia commer-ciale per la frutta peggiora del40%. Quella degli agrumi, addirit-tura, del 286%, mentre quella degliortaggi peggiora del 70%. Per il2005 la tendenza sembra essereconfermata, solo per gli agrumi siavverte una ripresa.

L�Italia ortofrutticola ha persouna fetta consistente del mercato

Maledetta crisi< >

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In uno studiocommissionatodalla Provincial�espertoGiovanni Posanianalizza la crisidel settoreortofrutticolo eindica le stradeper farloripartire

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Agricoltura

interno, mentre questo si stava già contraendo, ma,contestualmente ha perso anche quote importanti suimercati esteri più tradizionali (Germania in testa),mentre non sembra essere stata in grado di appro-fittare dell�apertura di nuovi mercati.

�Quella che attraversa l�ortofrutta italiana e il suo si-stema - afferma Posani - non é una crisi congiunturale,e neppure una crisi di taluni prodotti, si tratta piuttostodi una crisi di sistema. Non esistono prodotti, o grup-pi di produzioni, che complessivamente nei sette anniconsiderati abbiano sostanzialmente migliorato le loroposizioni sull�export. Tutti perdono posizioni o, al mas-simo, mantengono le posizioni precedenti. Nessunprodotto, nessun raggruppamento di prodotti, parteci-pa al grande dinamismo internazionale. Secondotalune proiezioni nel 2006 l�export mondiale diortofrutta dovrebbe superare i 120 miliardi di dollari equindi il volume complessivo dell�export, tra il 2000 edil 2006 dovrebbe quasi raddoppiare. Le cause dellacrisi italiana sono molteplici e spiegazioni semplici-stiche (perdita di competitività dovuta agli alti costiproduttivi rispetto ai competitor) rischiano di portarefuori strada. I costi del lavoro italiani sono alti, ma lostagionale marocchino che raccoglie le fragole aHuelva non costa molto di più del senegalese che rac-coglie pomodori nell�agro nocerino sarnese. I costi delgas per alimentare il riscaldamento delle serre inOlanda sono più alti del costo del gas in Italia. Quindisi sta verificando che la strategia del basso costo dellamanodopera, da sola, non paga. Insomma non sonoi costi produttivi (o non solo questi) che determinanoil gap�.

Di fronte a questo quadro davvero allarmante, comeripartire allora? Posani ha una sua ricetta.

�Proprio perché la crisi ha un carattere profonda-mente strutturale, come si è cercato di dimostrare intutto lo studio, non si tratta di superare semplicementela crisi, ma proprio di ripartire dalla crisi per impostarecomplessivamente le basi di un sistema che, final-mente, possa competere ed anticipare (e non solosubire) anche le crisi che sicuramente verranno nelprossimo futuro. Il presupposto, le fondamenta diquesta rifondazione del sistema, si collocano nell�orga-nizzazione. Organizzazione della produzione, in primoluogo, organizzazione dei rapporti economici, organiz-zazione sul territorio per ridurre i costi di transazione.Ripartire dal punto più debole, la cooperazione tra pro-duttori, perché lì si situa, contemporaneamente, ilmomento più debole e la potenzialità maggiore del ter-ritorio. Una cooperazione che, però, superi i limiti chesino ad oggi l�hanno contraddistinta e, superando i li-miti ponga le basi dello sviluppo. La cooperazione nondeve appiattire, ma deve liberare le potenzialità. Lacooperazione non deve deresponsabilizzare, ma incen-tivare la patrimonializzazione. La cooperativa non è ilmagazzino, il centro di lavorazione e d�imballaggio; lacooperativa sono gli imprenditori agricoli; il magazzi-

no, il centro sono solo degli strumenti, non sono il corebusiness, il centro dell�interesse�.

Lo studio prevede un indice ragionato delle proposteche punta sull�innovazione di mercato, del processo edel prodotto e su quella organizzativa Nel capitolo del-l�innovazione di mercato sono raggruppate quattroproposte specifiche: i nuovi mercati, nuove forme di-stributive direttamente controllate dalla produzione,una promozione mirata ed integrata: la salute, unapromozione mirata per l�export. La prima si riferisceall�innovazione di mercato, ovvero alla ricerca ed alposizionamento sui nuovi mercati che si vanno apren-do nel mondo. Questo capitolo fa specifico riferimentoal progetto Contratto per l�Internazionalizzazione diBuonitalia spa. La seconda proposta afferisce alle pos-sibilità di costruire una rete di distribuzione da parte disocietà costituite tra varie componenti della pro-duzione agricola ed agroalimentare. La terza propostariguarda la possibilità che, a livello nazionale, si possasviluppare una campagna mirata alla salute dei con-sumatori, ma che, nel contempo, incentivi al consumoi prodotti ortofrutticoli nazionali. La quarta propostanasce dall�esigenza di promozioni mirate, su specificimercati da penetrare, in collaborazione con catenedistributive della GDO estera già presenti su questispecifici mercati. Tutte queste proposte, comunque,necessitano di un livello organizzativo della pro-duzione, capace di investire e di rappresentare, ancheper interlocutori esterni un punto di riferimento credi-bile sia sul piano commerciale che finanziario�.

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Cheese Art

La quinta edizione di CheeseArt, biennale di cultura escienza delle tradizioni

casearie e agroalimentari delMediterraneo, ha conosciuto davicino l'affascinante ContinenteNero. Ma ha conosciuto ancheaspetti inediti del suo alto valoresalutistico. Si racconta cheCleopatra, la regina d'Egitto, man-giava formaggio per sedurreAntonio. Riteneva che la rendessepiù bella. Non era un elisir, ma ilformaggio dava vigore e, assiemeai bagni di latte, rendeva la pellepiù vellutata. L'ha raccontato ildocente egiziano Mohamed ElHofi, intervenendo ad uno deitanti convegni promossi all'internodi Cheese Art.

"Il formaggio - ha detto il pro-fessore - è stato sostanzialmenteinventato dagli arabi che hannomesso del latte all'interno di unbudello per consentirne iltrasporto. Il latte ha cominciato acondensarsi. Così è nato il formag-gio che, tra l'altro, è molto salatoe nel nostro Paese viene usatoanche contro la disidratazione,piuttosto che bere il latte. In Egittoil formaggio è molto usato per lacolazione mattutina. Lo si mangiacon le olive e, d'estate, anche conil melone. La terra dei faraoni hauna divinità che volgarmente èchiamata "testa di mucca". E' unadivinità sacra - ha spiegato ancoraEl Hofi - si chiama Hatho ed è deadell'amore, del piacere e dellabellezza."

La "mucca sacra" rappresenta ilcielo sotto cui il sole e le stelle illu-minano la terra e poggia su quat-tro zampe, identificative dei quat-tro punti cardinali.

In Europa, a causa di unapestilenza, si incrementò la pro-

duzione casearia - ha detto la pro-fessoressa Irma Naso, docenteall'Università di Torino -. Perché laproduzione casearia prima e dopola metà del Trecento era modestama l'arrivo di un'epidemia dipeste, in Nord Italia, ridussenotevolmente la presenza deibraccianti per lavorare la terra. Sipensò così di intensificare gli alle-vamenti presso le aziende agri-cole, con la presenza di bovini.Fino ad allora erano state utilizzatele capre. Nascono così le grandimandrie a cui provvedono non piùle donne ma i casari specializzatiche lavoreranno il latte e produr-ranno formaggi. In Italia meri-dionale, ma anche in Grecia e inSpagna resterà invece la prevalen-za degli allevamenti ovocaprini".

Una prima mappa dei formaggifu realizzata, nel Quattrocento,attraverso un vero e proprio

"atlante dei formaggi" realizzatoda un medico vercellese,Pantaleone da Confienza, uomo difiducia di Casa Savoia e consiglierepersonale del duca. "Era unappassionato gourmet - ha spie-gato Naso - e all'interno del suoSumma Latticinorum, suddiviso intre trattati, raccontava con doviziadi particolari la variegata pro-duzione di formaggi, diversificatiper denominazioni, specie e biodi-versità. Un primo strumento perconoscere crosta, colore, pasta,prima di avviare l'analisi senso-riale."

L'edizione di quest'anno delCheese Art, organizzata dalCorfilac, Consorzio per la Ricercasulla filiera lattiero casearia, in col-laborazione con l'assessoratoregionale all'agricoltura e laPresidenza della Regione e ilpatrocinio della Provincia

Continentedel gusto < >

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di Gianna Boccadifuoco

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Cheese Art

Regionale di Ragusa, ha toccatonumeri da capogiro. Oltre millepersone al giorno hanno parteci-pato all'iniziativa.

"E' stata un'edizione straordi-naria - ha commentato GiuseppeLicitra, presidente del Corfilac -sicuramente, l'edizione più qualifi-cata e con una forte improntasociale, considerato il tema scelto:le donne dei Paesi emergenti".

Protagonisti assoluti dellarassegna sono stati gli oltre 200formaggi in mostra, provenienti da22 Paesi di 4 continenti.L'immenso universo casearioesposto e assaggiato al castello diDonnafugata ha conosciuto unmondo di creazioni, dalle piùtradizionali alle più bizzarre che havisto alternarsi ricotte, formaggi alatte vaccino, a pasta filata, a lattemisto, dagli erborinati ai vegetari-ani, dagli ubriachi agli ovini ecaprini. A sedurre il palato dei vi-sitatori, il gotha della ristorazionesiciliana e nazionale che si è datoappuntamento al Parlamento delgusto, dodici appuntamenti d'au-tore che hanno visto sulla scena lapasticceria di Corrado Assenza, delCaffé Sicilia di Noto, lo "streetfood" dell'Antica Focacceria San

Francesco di Palermo, i menu ispi-rati al cacio di CarmeloChiaramonte del Katane Palace diCatania, fino alle straordinariecreazioni di Ciccio Sultano, chefstellato, del "Duomo" di RagusaOspite d'eccezione è stato DavideOldani, del ristorante 'D'O", di SanPietro all'Olmo (Milano), uno deipiù promettenti giovani chefd'Italia che ha presentato la sua"cucina cucinata".

I prodotti tipici iblei hanno fattocapolino al Cheese Art con la pre-sentazione del marchio diriconoscimento "cestobarocco" aduna nutrita delegazione di giorna-listi italiani e stranieri. L'assessoreallo Sviluppo Economico SalvatoreBocchieri e il consulente agro-nomo Antonio Belmonte hannoillustrato il percorso seguito, fruttodi una grande concertazione contutte le categorie produttive, perpervenire alla sintesi del marchio"cestobarocco". Il progetto diriconoscimento dei prodotti tipiciiblei, avviato già da qualche anno,intende raccogliere e promuoveredietro questo marchio una serie diprodotti realizzati e commercia-lizzati all'insegna della "cultura edella salute".

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Il Cheese Art ha messo a battesimo anche il Cerasuolodi Vittoria Docg, le cui bottiglie hanno fatto il loro ingres-so sugli scaffali delle enoteche alla fine del mese di giu-gno. Si tratta delle prime bottiglie, riconoscibili da unapiccola fascetta gialla sotto il tappo che testimonia ladenominazione d'origine controllata e garantita, che ven-gono fuori dalla vendemmia del 2005. Quella delCerasuolo di Vittoria è la prima Docg siciliana che nasceda uve coltivate nel territorio ragusano in alcune zone delcatanese e del nisseno. Secondo i dati delle Camere diCommercio di Ragusa, Catania e Caltanissetta, nel 2005sono stati raccolti 10.964 quintali di uva per vino adenominazione d'origine controllata e garantita da cuisono scaturiti 7.135 ettolitri di prodotto. Si tratta di datiben diversi da quelli registrati nel 2004, quando si rac-colsero 19.232 quintali di uve, pari a 12.500 ettolitri. Sono35 le aziende che fanno parte del Consorzio per la tuteladel vino Cerasuolo di Vittoria Docg, che rappresenta il 90per cento dei produttori delle province di Ragusa, Cataniae Caltanissetta.

"Esportare il cuore della propria terra in una bottiglia èstata la grande scommessa vinta dai produttori - affermaGiusto Occhipinti, produttore di Vittoria - perché la Siciliaha voluto guardare alla qualità ed è riuscita nell'intento,ma la Docg non è un punto di arrivo, bensì un incentivoper i produttori, nonché un'ulteriore responsabilizzazione".

Anche altri produttori di vino credono nelle potenzialitàdel Cerasuolo: "In Sicilia le Doc sono numerose, oltre 20,e quelle maggiormente legate al territorio hanno triplica-to la loro produzione - ha detto Alessio Planeta, uno deimaggiori produttori siciliani -. Nel panorama nazionale laSicilia imbottiglia come Doc e Docg solo il 3 per cento delvino, ma bisogna partire dal fatto che soltanto qualcheanno fa la produzione era dimezzata rispetto ad oggi". "Ilriconoscimento ottenuto dal Cerasuolo è importante, inquanto dà delle garanzie ulteriori al consumatore".

Dello stesso parere l'enotecario ragusano SalvatorePresti: "Abbiamo un importante ruolo, cioé quello di darerisposte al consumatore che, spesso confuso nella sceltadel vino, si affida a noi con massima fiducia".

<Prime bottiglie di Cerasuolo Docg>

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Agricoltura

Al via l'iter per ottenere ilriconoscimento di marchio diindicazione geografica pro-

tetta (Igp) per il miele degli iblei.La Provincia Regionale di Ragusaha scelto di mettersi in buone maniaffidando tale studio al docente dibotanica all'Università di Catania,Nunzio Longhitano.

Longhitano è un perfetto cono-scitore del miele ibleo, un prodottotipico che studia ormai da 25 anni.Una volta terminato lo studio ditipicità di base toccherà agli asses-sori delle tre province iblee(Ragusa, Siracusa e Catania)proseguire l'iter burocratico chel'Unione Europea giustamenteimpone per potersi fregiare delladenominazione Igp.

L'Igp, infatti, è il riconoscimentodell'Unione Europea che garantiscesicurezza, tipicità e genuinità. Ilprodotto che lo ottiene deveessere originario della regionegeografica di cui porta il nome, equindi possedere caratteristicheche lo rendono unico e non ripro-ducibile al di fuori di essa. A normadel regolamento Cee n. 2081/92 ladenominazione Igp "tutela controqualsiasi usurpazione, imitazione oevocazione, nonché indicazionifalse o ingannevoli relative all'ori-gine, alla natura o alle qualitàessenziali dei prodotti". Normalequindi che per ottenere la denomi-nazione Igp sia necessario com-missionare uno studio scientificosul prodotto, creare un consorziotra i produttori con un regolamen-to interno a garanzia dei consuma-tori, ideare un marchio ed un logo.Un cammino iniziato dallaProvincia Regionale di Ragusa l'an-no scorso con l'incarico affidato aLonghitano e che durerà almenoaltri tre anni.

Il miele a cacciadel marchio Igp< >di Giuseppe Croce

La flora apistica iblea, in base ai dati attualmente disponibili, annoveranel suo complesso circa 1080 taxa specifici ed infraspecifici (Brullo,

Grillo & Guglielmo 1996). Numerose sono le specie endemiche esclusivedel territorio e vi sono inoltre molte altre specie rare o comunque di note-vole interesse fitogeografico. Sulle base degli studi fatti e che dovrannoessere ulteriormente confermati dall'esame di nuovi campioni, successivial 1997, i mieli monoflora sono stati così classificati: Monoflora di Eucalipto(Eucalyptus sp.), Monoflora di Timo (Tymus capitatus), Monoflora di Sulla(Hedysarum sp.), Monoflora di Cardo (Galactites et al.), Monoflora di Edera(Hedera helix), Monoflora di Carrubo (Ceratonia siliqua).

<I mieli monoflora del territorio><Antonino Mariotta, produttore di miele di prima generazione>

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Agricoltura

Nel caso del miele ibleo lo studiodi tipicità si concentra in partico-lare sull'analisi del territorio al finedi realizzare una "carta dei pascoliapistici", cioè una mappa chedescrive la flora dell'area in cui leapi si nutrono.

"A caratterizzare quest'area -afferma Longhitano - è la diffu-sione del timo, il cui intenso profu-mo si ritrova nel prodotto finito, ilmiele dei monti iblei".

Oltre a proteggere i consumatoridai falsi e dalle imitazioni, però,l'Igp fa anche di più: imponendol'invasettamento direttamentenella zona di produzione, stimola lacreazione di un'industria di base di

trasformazione agroalimentare nelterritorio ibleo, con una immediataricaduta occupazionale.

La vera differenza tra le denomi-nazioni Igp e Dop risiede nella par-ticolarità che nell'Igp è sufficienteche una sola delle fasi di pro-duzione venga praticata nel luogodi provenienza, pertanto, la qualitàè interpretata come valore cultu-rale per tutelare quei prodotti dipregio che assumono una grandeimportanza a livello economico ecommerciale, mentre, un prodottoDop deve essere prodotto total-mente nella zona di origine. Inrealtà il miele ibleo avrebbe tutte lecaratteristiche per ricevere anche

la Dop, poiché è prodotto comple-tamente nelle tre province ibleesenza essere, ad esempio, miscela-to con mieli provenienti da altrearee. La scelta per l'IndicazioneGeografica Protetta è stata causa-ta dalla possibilità per i mieli Dopdi essere venduti anche in fusti,per poi essere invasettati altrove.Una scelta politica, quindi, chetoglie un pizzico di prestigio aquest'ottimo prodotto, solo perrestituirne altrettanto ai suoi pro-duttori che avranno la pienaresponsabilità della qualità delmiele che arriva sulle tavole deiconsumatori. In ogni caso per laDop c'è ancora tempo�

La Provincia Regionale di Ragusa nel 1994 diede formal-mente l'incarico al Dipartimento di Botanicadell'Università di Catania, di eseguire lo "studio per la

definizione dei mieli Dop e/o Igp del territorio ibleo. Talestudio fu affidato, per competenza, al Laboratorio diMelissopalinologia del Dipartimento, da me coordinato. Ilregolamento Cee n.2081/92 del Consiglio del 14 luglio 1992relativo alla protezione delle "indicazioni geografiche e delledenominazioni d'origine" dei prodotti agricoli ed alimentaristabilisce le norme relative al conseguimento di dettedenominazioni. Pertanto stabilisce che per "denominazioned'origine" s'intende il nome di una regione, di un luogodeterminato che serve a designare un prodotto agricolo oalimentare originario di tale regione o luogo, le cui qualità ole cui caratteristiche siano dovute essenzialmente o esclusi-vamente all'ambiente geografico comprensivo dei fattoriambientali ed umani e le cui produzioni, trasformazione edelaborazione avvengano nell'area geografica delimitata. Per"indicazione geografica" s'intende il nome di una regione, diun luogo determinato che serve a designare un prodottoagricolo o alimentare originario di tale regione, luogo deter-minato, di cui una determinata qualità, reputazione o un'al-tra caratteristica possa essere attribuita all'origine geografi-ca e la cui produzione e/o trasformazione e/o elaborazioneavvengano nell'area geografica determinata. Poiché solo leassociazioni sono autorizzate a inoltrare una domanda diregistrazione è opportuno che la Provincia Regionale diRagusa si faccia promotrice di tale iniziativa.

Come più volte ribadito nelle sedi scientifiche, la caratte-rizzazione dei mieli di una regione passa attraverso unasequenza di momenti riassumibile in: 1) Censimento dellaflora apistica. Redazione di un elenco di tutte le specie na-turali e coltivate visitate dalle api, distinguendone il loro usoper polline, per nettare o per entrambi; 2) Censimento deimieli. Raccolta di una massa di campioni di mieli tali da

essere rappresentativa dei tipi noti, nonché dei luoghi diproduzione. Di ogni tipo di miele ricostruirne il palinogram-ma (elenco delle specie e incidenza percentuale di ognuna),mettendo in evidenza le specie guida (ossia gli indicatoribiologici e geografici necessari ai fini della tutela da frodi esofisticazioni); 3) Definizione dei caratteri dei mieli al fine distabilire il disciplinare per la produzione dei mieli Dop e/oIgp o di Specificità alimentare. La legge 753 del 12/10/1982(G.U. n. 283) recepisce la direttiva Cee del 22-7-74 e il D.M.20/7/82 (G.U. n 282) e stabilisce le metodiche ufficiali dianalisi per il miele. I nuovi regolamenti Cee (n.2081/92,2082/92 e 1848/93) stabiliscono le norme relative alledenominazioni, pertanto, sorge il problema di definire imodelli da disciplinare per singolo tipo di miele uniflorale omultiflorale. Per essere piuttosto chiari e nello steso temposintetici, la differenza tra il marchio Dop e quello Igp sta neldiverso momento di confezionamento del miele, all'internodell'area di produzione per il Dop; fuori dall'area di pro-duzione per l'Igp.

Nel corso dei lavori di proposta del marchio "Mieli diSicilia" da parte della Regione Sicilia, gli apicoltori iblei sisono dichiarati più favorevoli ad un marchio Dop, essendoprevalsa tra tutti gli apicoltori, commercianti e associazioni,la volontà di preferire un marchio Igp per i mieli siciliani; siè aperta, pertanto, la possibilità di creare un marchio Dopper le aree siciliane a maggiore vocazione apistica.

A questo punto è prioritario che le tre province cheinsistono sul territorio ibleo, Ragusa, Siracusa e Catania,prendano gli accordi del caso e diano l'incarico agli esperti,per predisporre tutta la documentazione necessaria aottenere il marchio in sede siciliana, italiana ed europea.

Nunzio LonghitanoDocente di BotanicaUniversità di Catania

<L'iter per la definizione dei mieli iblei>

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Cucina

E� come Re Mida. Tutto quel-lo che tocca diventa oro(arte). E� un momento magi-co per Ciccio Sultano, chefplurimedagliato del risto-rante �Il duomo�. La suafama è cresciuta negli ultimimesi. Il presidente dellaProvincia Franco Antoci havoluto testimoniare il suc-cesso del cuoco ragusanocon un pubblico riconosci-mento per il suo ruolo diambasciatore nel mondodella cucina iblea. Sulla suacucina che si fa arte, FrancoAntonio Belgiorno ha scrittoqueste illuminate righe.

Se la cucina siciliana puòdiventare arte? Nel senso visivo,quindi, sacrificando il gusto, i

sapori di una terra in cui nei millennivi sono state poche variazioni nelcibo? E se questa cucina moderna,come quella di Ciccio Sultano, chefdel ristorante Il Duomo, ricordi un po�quella nouvelle cucina francese (nou-velle per excellence!) di qualchedecennio fa, quando Bocuse sistancò di imitare i giapponesi e disseche il cibo doveva parlare in dialetto?Domande che il gourmand potrebbefarsi inevitabilmente a tavola di uncosì simpatico e competente chef. Ele domande, alla fine, si esaurisconosubito se si fa una visita al ristoranteaccanto a quella chiesa zuccherina(per il colore della sua pietra,ma per-fettamente barocca per i suoi moduliarchitettonici) che è San Giorgio,attribuito al Gagliardi. Il fatto è cheprima di entrare per le porte diquesto ristorante, di cui i balconi set-tecenteschi famosi per le figure che lisostengono, avrebbero senza dubbiobisogno di una rinfrescata, ci si lascia

dietro il barocco nella sua purezza.Verrebbe da dire che qui la stessagente è settecentesca, diversa daquella che si potrebbe trovare in unaqualsivoglia città del mondo. Saràquella piazza che sale, a partorire lastupenda chiesa, sarà il Circolo diConversazione isolato nella sua ari-stocratica solitudine, saranno anchegli altri circoli, dove gli uomini stannofuori, seduti come nelle fotografie diRobert Capa quando sbarcò anche luiin Sicilia? II fatto comunque c�è. Ed èquello che il barocco vive, si muove,anche sotto il sole terrificante del-l�estate, o nella solitudine di sacrestiadurante l�inverno. Uscendo da questomondo, si penserebbe di trovare unristorante con incredibili, bui piattidove l�opulenza potrebbe ricordare letavole sicule di Apicio. E ciò, benintesi, significherebbe il tempofermo, l�aria barocca sul tempo, tuttoantico. Invece Ciccio Sultano hamosso tutto. Per prima cosa ha sta-bilito di utilizzare, per quanto possi-bile, i prodotti iblei. Ne parla come sesi trattasse di �cose di casa�, e siintuisce una sorta di amore per ilsapore. Non antico, in quanto non vi

è antichità davanti al gusto, macomunque risaputo, nel ricordo col-lettivo. Volete dire che la ricotta, ilcaciocavallo ragusano, l�olio d�oliva,le verdure e gli ortaggi possano rin-novarsi? E, capendolo, voleterimanere dell�idea che bisogna man-giare come facevano gli antichi?Sultano lo fa, con perizia. Solo chelui, da questi prodotti, tira fuori laluce, li compone in maniera nuova,che non ha nulla da vedere col baroc-co di cui sopra. Sui piatti, che rapp-resentano la scena vuota prima chesi riempia della vivacità della suacucina, si ritrovano le stesse cosedegli �antichi� ma così moderne, cosìbelle, così interessanti, da sembraregrandi invenzioni. Ma allora, ci sichiede, vi è dentro un po� di sushimi,il brillare dei piatti giapponesi, il ricor-do della grande cucina di Lyon? Cisarebbe qualche ricordo, non si puònegare, ma del tutto casuale. Lacucina di Sultano danza sotto gliocchi, prima di finire nel palato di chiha il piacere di gustarla. E la suacompletezza, per intenderci, sta pro-prio nella misura delle proporzioni (esiamo di nuovo al barocco?), labellezza con cui questa misura svolgeuna funzione evocativa, il gusto dellastessa. Non parlo di ricette qui, per-ché sarebbe il luogo sbagliato esuonerebbe assurdo. Le ricette, perchi ha avuto il piacere di vederglielecomporre, devono scoprirsi nel risto-rante stesso. Ma la meraviglia diquesta cucina, e ben vengano lestelle!, sta nell�armonia del ricordolontano con il gusto del futuro.Avviene così poco da noi, dove tuttoè finta tradizione, finto folclore, fintameraviglia! Andate a meravigliarvi daSultano, si fa per dire, ma almenoscoprite quanto affascinante è met-tere un nuovo vestito alle nostre pre-libatissime cose!

In piedi, entraCiccio Sultano< >

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di Franco Antonio Belgiorno

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Imprese

Il servizio di informazione econsulenza sui finanziamentiagevolati, promosso dall'As-

sessorato alle Politiche Comu-nitarie in favore delle Piccole eMedie Imprese della provincia diRagusa, dopo 8 mesi di attività,evidenzia risultati di indiscussovalore. I numeri parlano chiaro:24 giornate di sportello informati-vo, 4 seminari e 1 help-desk online 24 ore su 24. Il 75% degliutenti prenotati per un consultorisultavano giovani disoccupati delterritorio provinciale.

Le opportunità finanziarie allequali poter accedere riguardano,soprattutto, il Decreto Legislativon. 185 del 21/04/2000: incentiviall'autoimprenditorialità (Impren-ditoria Giovanile) e autoimpiego(Lavoro Autonomo e Microim-presa), con bando sempre attivo.Altro Decreto Legislativo come iln. 215 del 1992, riguardante l'im-prenditoria femminile, è stato pro-posto dai responsabili del servizio,anche come tema di discussionedi un seminario, con un positivoriscontro di interesse da parte digiovani donne imprenditrici.

Il servizio front-office mediantesportello, fortemente voluto dalvice presidente della ProvinciaSalvo Mallia, ha messo a dispo-sizione gli strumenti legislativinecessari alla richiesta di finanzia-menti agevolati, indirizzando tantiutenti alla realizzazione delle pro-prie idee d'impresa ed alcuni,oggi, sono diventati titolari diattività nei svariati settori dell'eco-nomia locale.

Per citare alcuni esempi, dopoaccurato monitoraggio dei respon-sabili dell'assessorato compe-tente, abbiamo avuto modo diverificare che Giuseppe Battaglia,

residente a Comiso, ha apertoun'attività, denominata "Fiorirà",come fiorista scenografo nella suacittà; mentre Maria GiovannaGuastella, residente a Scoglitti, ètitolare di un negozio di abbiglia-mento per bambini 0-14 anni,denominato "Melagiò"; MarcoD'Aparo, residente a Ragusa, harealizzato la sua agenzia di disbri-go pratiche amministrative;Gianluca Rizzo, residente aComiso, è pronto ad aprire unacreperia a Ragusa Ibla. Gli utenticitati in sei mesi hanno ricevuto ladelibera di ammissione alla misura"Lavoro Autonomo" (ex prestitod'onore) ed il relativo finanzia-mento, che, ricordiamo, ammontaad un massimo di 25.823 euro pergli investimenti e 5.165 euro perla gestione del primo anno d'atti-vità, da parte dell'Ente erogatoreSviluppo Italia. Altri utenti, dopo ilcolloquio istruttorio, sono in atte-sa di ricevere la delibera per ilfinanziamento: in particolare sonorichieste risorse agevolative, conla misura Microimpresa per inve-

stimenti fino a 129.114 euro, perattività di ristorazione e ricettivitàturistica.

"L'obiettivo dell'assessoratoalle Politiche Comunitarie - affer-ma il vice presidente Salvo Mallia- è di perseguire una politica disostegno a favore dei giovanidisoccupati o in cerca di primaoccupazione offrendo loroopportunità informative e met-tendo a disposizione esperti delsettore. I dati sulla natalità delleimprese fanno di Ragusa laProvincia che ha avuto il migliortrend in Sicilia e dove il livello dioccupazione è pari alla medianazionale. Un dato in controten-denza rispetto al resto delMeridione, a conferma dellalaboriosità della gente iblea maanche della voglia di fare impre-sa. E un Ente Pubblico come laProvincia vuole spingere ancorail piede della ripresa favorendola possibilità di fare impresa eoffrendo opportunità di finanzia-mento ai giovani che voglionoscommettersi".

I giovanici credono< >

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di Salvatore Occhipinti

<Il vicepresidente Salvo Mallia>

Lo sportelloinformativo perfavorire lanascita dinuove impreseha dato ottimirisultati dopootto mesi diattività

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Giovani

Tutti in piazza per la giornatadell'arte. Giunta alla suaottava edizione, l'iniziativa

patrocinata dall'assessorato pro-vinciale alla Pubblica Istruzione èormai divenuta un appuntamentoatteso e vissuto con intensità daigiovani studenti della provincia.Una grande festa di arte, musicae incontro. Per l'occasione PiazzaLibertà si è riempita di stand doveogni istituto ha offerto prova delproprio impegno.

L'assessore Giancarlo Cugnatanon nasconde la propria soddi-sfazione per un'iniziativa chepone al centro la vena creativa edartistica degli studenti. "La gior-nata dell'arte è un momentoimportante che travalica l'aspettoricreativo per proporsi comeun'occasione di crescita reale e diconfronto. I ragazzi sono prota-gonisti assoluti, ma lo sono in uncontesto altamente educativo. Lagiornata dell'arte rappresentaun'occasione di aggregazionesociale e un momento proficuo discambio culturale".

Oltre i banchi di scuola,dunque, ma con il cuore e lamente proiettati in un orizzonte dicrescita. "Oggi - prosegue l'asses-sore - la scuola scende in piazzaper mostrare i valori nei qualicrede. Oltrepassando la didatticatradizionale gli studenti hannol'occasione di liberare il proprioestro, la loro passione e creati-vità. Da parte nostra è viva lavoglia di aiutarli e spingerli inquesta direzione. Non c'è cresci-ta, infatti, senza libertà e senzaeducazione".

A chi può pensare che la gior-nata dell'arte esaurisca il propriocompito in una semplice mattina-ta, Cugnata risponde: "Questo

evento non si consuma nell'arcodi poche ore. Innanzitutto perchéè la rappresentazione di un lavorosvolto in classe nell'arco di unlungo tempo, poi perché da qui èpartito il concorso "Dai un voto altuo gruppo musicale" che perme-tte ad una giovane band ragu-sana di farsi conoscere edapprezzare in tutta Italia. Infineritengo che ogni esperienza posi-tiva porti con sé un valore chetravalica i limiti di tempo e ciaccompagna come prezioso ricor-do per tutta la vita".

Durante la giornata si sono esi-biti 28 gruppi musicali. Proprio traquesti i migliori dieci, che hannoraccolto il maggior numero diconsensi dagli studenti stessi,avranno la possibilità di produrreun Cd dimostrativo da diffonderein tutta Italia. Tra la colorata folladei ragazzi, movimentata da ritmiallegri di batteria anche SimoneCirnigliaro, vicepresidente dellaconsulta provinciale studentesca

Sbalzi di arte< >

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di Antonio La Monica

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<Il presidente della Provincia Franco Antoci e il dirigente del Csa di Ragusa RoccoAgnone inaugurano l�ottava edizione della giornata dell�arte. A destra l�assessoreregionale all�agricoltura Innocenzo Leontini e l�assessore provinciale Cugnata>

Happening dimusica ed arte per gli studentidegli istitutisuperiori dellaprovincia chehanno avutol�occasione diliberare l�estroe la creatività.Sul palco 28gruppi musicalie i migliori 10entreranno insala d�incisione

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Giovani

e Fabio Boccadifuoco, capo giun-ta. Per loro la giornata dell'arte èsenz'altro riuscita. "Questa volta,rispetto agli anni passati, abbia-mo aggiunto delle novità come lapossibilità, per i dieci gruppi piùvotati, di produrre un Cd evenderlo in tutta Italia, oltre allaproiezione di alcuni cortometrag-gi, e alla scelta di aver dato lapossibilità di giocare a basket conl'installazione di alcuni canestri".

Interessante notare come tra igiovani si siano confusi adulti cherapiti dal clima euforico e allegrosi sono intrattenuti ad osservare ipropri figli magari incoraggiando,da sotto il palcoscenico, con unapplauso in più i ragazzi impe-gnati a suonare.

La massiccia presenza diragazzi, il clima prevalentementefestoso e la musica non hannoperò offuscato i messaggi impor-tanti che alcuni studenti si sonopreoccupati di veicolare. Dalrispetto per l'ambiente, al recu-pero della memoria storica. Edancora chiari segnali per ricor-dare l'importanza del rispetto perla vita e per incoraggiare al dialo-go interculturale perché indubbia-

mente l'arte è sempre il terreno diincontro tra i popoli e contiene inse un messaggio di pace.

Un successo pieno che merita diinserirsi tra le migliori tradizionidell'anno scolastico. "E' nellenostre intenzioni - conferma

l'assessore Cugnata - fare diquesto progetto una tappa fonda-mentale per i nostri ragazzi. Sitratta di un investimento preziosoperché la loro crescita e la loromaturità assicurerà per domaniuna società migliore".

><la provincia di ragusa 17

<Ragusa. Piazza Libertà - Grande partecipazione degli studenti alla festa dell�arte>

Una studentessa del Liceo Classico �Carducci� diComiso, Chiara Borgese, ha ottenuto la men-

zione speciale al terzo concorso internazionale dilatino �Certamen Sallustianum� promosso dal CentroStudi Sallustiani e dall�Istituto d�Istruzione Superiore�Domenico Cotugno� di L�Aquila per la particolare edoriginale esposizione alla traduzione di un branotratto dal �Bellum Iugurthinum� di Gaio SallustioCrispo.

La prova di Chiara Borgese, accompagnata aL�Aquila, dalla sua docente di latino Teresa Noto, hatrovato il favore della commissione giudicatrice pre-sieduta dal professor Emilio Gadda, Accademico deiLincei, presidente del Centro Studi Sallustiani. Unpremio che, oltre a gratificare una studentessaimpegnata e motivata, ripropone con forza il proble-ma dello studio dei classici in una società sempre piùvolta al modernismo fino a se stesso. Questi con-corsi invece danno il segno di un impegno verso glistudi classici sempre attuale e di grande formazione

ma che favorisce altresì lo scambio culturale conaltre realtà e il confronto con studenti di tutt�Italia.

�E se è vero - come scrive Marina De Marco nellapresentazione del concorso - che la capacità di leg-gere, interpretare, comunicare il reale passa attra-verso la �cura delle parole�, segno indiscutibile diciviltà, è altrettanto vero che la lettura di Sallustiopuò rappresentare per le nuove generazioni unostrumento per riflettere sull�importanza della forza edella pregnanza del linguaggio soprattutto oggi, difronte alla generale tendenza a porre questo valorein secondo piano in vari contesti, non ultimo quellotelevisivo. Studiare i classici può avere una doppiarilevanza in una società come la nostra esposta alduplice rischio di aspre contrapposizioni tra diversitàculturali da un lato e di un processo di omologazionedettato dalle leggi di mercato dall�altro�.

Chiara Borgese con la partecipazione al concorso�Certamen Sallustianum� ha colto quest�esigenza. Enon è cosa da poco� (gm).

<Sallustio secondo Chiara Borgese>

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Orientamento

Legge e medicina rimango-no le mete universitariepiù ambite per gli studen-

ti dell'ultimo anno delle scuolesuperiori della provincia. Unascelta che per molti di loro èvissuta come definitiva, anchese mettono in conto di poteralternare lo studio al lavoro; glialtri, ovvero gli indecisi, losono perché non sentonoancora l'urgenza della decisio-ne o perché, in ogni caso, pre-feriscono essere indipendentieconomicamente dai loro geni-tori. Una voglia di emancipa-zione "precoce" come motiva-zione di fondo ad un ingressotardivo, o comunque incertonel mondo universitario, cheinsieme ai dati sopra descritti,è emersa dall'analisi condottadal team di orientatoridell'Associazione in Urbe per ilprogetto "Orientamento, lapreparazione alla scelta" volutodall'Assessorato alla PubblicaIstruzione della ProvinciaRegionale di Ragusa.

"Cerchiamo di dare motiva-zione - spiega Carmelo LaRosa, uno degli esperti orien-tatori - ai giovani circa le attivi-tà delle professioni o dei per-corsi di studio che possonointraprendere dopo la maturitàtrasferendo in loro sia unamaggiore conoscenza delmondo delle professioni cheindicatori e strumenti utili allaricerca. Una bussola dunqueper non smarrirsi nella "selva"di memoria dantesca comeoggi può essere simbolicamen-te rappresentato il mercato dellavoro. Siamo abituati a pensa-re al mondo del lavoro comead un vero mercato dove si

costituisce un luogo d'incontrotra la domanda e l'offerta. Ledinamiche sono molto com-plesse e conoscerle è già unottimo modo di iniziare la pro-pria ricerca".

Uno dei punti dibattuti dagliorientatori è stato quello difare passare l'idea che il "mer-cato" delle professioni cambiaa ritmo impressionante e che,spesso, sussistono delle veresfasature tra i canali di forma-zione e le professioni emer-genti.

Il "pacchetto" di strumentiutili all'autorientamento è statofornito dal team dell'Associa-zione in Urbe a ben 680 stu-denti della provincia iblea cheprima della fine dell'anno sco-lastico sono stati chiamati araccolta dall'assessore Gian-carlo Cugnata per la consegnadegli attestati. Una certificazio-ne della raggiunta competenza

di sapersi orientare, elementoindispensabile in una societàdove l'intelligenza non si misu-ra più sulla base del quozien-te intellettivo ma sulla capacitàdi sapersi adattare all'am-biente.

"Abbiamo dato agli studenti -sottolinea Giancarlo Cugnata -un supporto importante perevitare che si intraprendanopercorsi di vita, di studio e pro-fessionale abbastanza infrut-tuosi. Autorientarsi è dunquela carta vincente per non usci-re distrutti da una società alta-mente competitiva che sembraavere cancellato negli ultimidecenni modelli professionali,un tempo dati per scontati. Uninvestimento che abbiamo rite-nuto indispensabile se voglia-mo fornire agli studenti delquinto anno che ovviamente sitrovano "in uscita", gli stru-menti necessari per poter pia-

L�ora della scelte< >di Daniela Citino

<Comiso. L�assessore alla Pubblica Istruzione Giancarlo Cugnata illustra agli studenti degli istitutisuperiori della provincia il progetto sull�orientamento scolastico, preparazione ad una scelta>

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la provincia di ragusa 19><

Orientamento

nificare in piena consapevolez-za e maturità il loro percorsoformativo e professionale. Lestatistiche ci dicono di unnumero crescente di studentifuori corso e di abbandoni sco-lastici prematuri e, dunque,per le recenti riforme che toc-cano il mondo del lavoro ènecessario dotare i nostriragazzi delle competenze perpotersi autorientare".

L'orientamento è un supportoimportante che può metter alriparo lo studente da sceltesbagliate.

"L'uomo giusto al posto giu-sto non esiste più - commentaGrazia Baudo dell'Urbe - un'i-dea, a quanto pare, messa insoffitta insieme alla concezionetemporale del "mai" e del"sempre". Due coppie polariche ormai sono state sostituitedalla dimensione temporaledella precarietà. Il futuro nonesiste, o meglio esiste comeinizio di un nuovo presente. Igiovani debbono acquisire unastruttura mentale di flessibilitàche non sia deformata dallecertezze".

Unica certezza è la fiduciaestrema nelle proprie capacità,nel sapersi riconoscere, valu-tando al contempo desideri ereali aspettative.

"Portare gli studenti versol'assunzione delle proprieresponsabilità è stata la nostramission - precisa l'orientatoreFabio Calì - favorendo una per-cezione del proprio sé chedeve trovare riscontro anchenella percezione del proprioterritorio perché dall'unione dientrambe nasce la possibilitàdi fare impresa. E il feedback dirisposta è stato positivo. Neglistudenti c'è piena consapevo-lezza delle potenzialità econo-miche della loro terra che, delresto, un rapporto statisticopiazza all'83° posto per pro-duttività tra tutte le provinceitaliane attestandosi come laprima dell'isola".

Massimo Denaro del Liceo Scientifico "Enrico Fermi" di Ragusa e IleniaModica dell'Istituto d'Arte di Comiso hanno vinto ex aequo il primo pre-

mio del concorso promosso dalla Provincia Regionale di Ragusa e dallaGuardia di Finanza per l'elaborazione dell'immagine della Festa Provincialedella Guardia di Finanza in programma il 23 giugno a Santa CroceCamerina. La commissione giudicatrice ha deciso di assegnare il primo pre-mio ex aequo a Massimo Denaro per il suo bozzetto scelto come manifestoper la festa provinciale delle Fiamme Gialle, mentre, l'opera litograficaselezionata è quella della studentessa Ilenia Modica dell'Istituto D'Arte"Salvatore Fiume" di Comiso. Ai due studenti è andato un premio in denarodi 250 euro a testa. Alla cerimonia di premiazione sono intervenuti il pre-sidente della Provincia Franco Antoci, l'assessore alla Pubblica IstruzioneGiancarlo Cugnata e il Tenente Colonnello Vincenzo Raffo, i quali hannoribadito la bontà dell'iniziativa che ha registrato la massiccia partecipazionedegli studenti che hanno saputo trasmettere nella forma grafica il messag-gio della festa e dell'impegno della Guardia Di Finanzia sul territorio.

"L'immagine della Festa Provinciale della Guardia - ha detto il Ten. Col.Vincenzo Raffo - non può prescindere da un'illustrazione grafica che conimmediatezza ne individui, anno dopo anno, caratteristiche e particolarità.D'altra parte, l'elevato significato sociale della manifestazione e dei valoriche la Guardia di Finanza impersona merita di poter contare in ogni edi-zione sul supporto di una efficace interpretazione artistica. La celebrazionedell'Anniversario di Fondazione rappresenta, per ogni finanziere, unmomento importante per ricordare le proprie origini, la storia e le tradizionidel Corpo, ma soprattutto per rinnovare i principi ed i valori fondantidell'Istituzione, guardando al futuro con sempre maggiore consapevolezzae determinazione. La manifestazione è da sempre un'occasione per far sen-tire il Corpo come un'Istituzione vicina e al servizio dei cittadini, per farconoscere meglio alla gente i compiti e le funzioni della Guardia di Finanza,impegnata nella tutela del bilancio dello Stato, delle Regioni, degli Entilocali e dell'Unione Europea e nelle sue altre attività di polizia economica efinanziaria".

<Premiazione del concorso Provincia-Guardia di Finanza. Da sinistra Massimo Denaro,l�assessore Cugnata, il presidente Antoci, il tenente colonnello Vincenzo Raffo e Ilenia Modica>

<Un disegno per la festa della GdF>

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Viabilità

Otto milioni e mezzo di euro per la manutenzionestraordinaria delle strade provinciali e pocomeno di un milione e mezzo per un progetto

interprovinciale con la provincia di Caltanissetta, cheriguarda la Scoglitti-Alcerito. Finanziamenti chearrivano dal Por 2006 e che permetteranno di rimodu-lare la pianificazione dell�Ente che in forza di questisoldi ha la possibilità di rinegoziare i mutui con laCassa Depositi e Prestiti e destinarli alla realizzazionedi nuovo opere.

Un grande risultato, non c�è dubbio. Ed infatti il pre-sidente della Provincia Franco Antoci e l�assessore allaViabilità Giovanni Venticinque esprimono una forte sod-disfazione. Il finanziamento non è nell�aria, o siamo inpresenza di una promessa, ormai c�è pure il decreto giàvistato dalla Corte dei Conti. 8 milioni e mezzo di euroche potranno cambiare il volto delle strade provinciali.

�Si tratta - rimarca il presidente Antoci - di fondiimportanti perché si evitano di accendere mutui. Tral�altro, questi finanziati sono tutti progetti esecutivi,per cui dobbiamo essere molto veloci nel bandire lesingole gare�.

Gli interventi riguardano l�intera provincia. L�elencodelle strade è pubblicato nella tabella a fianco col re-lativo finanziamento ma la manutenzione delle stradeprovinciali è una azione qualificante dell�Ammini-strazione Provinciale.

L�assessore Venticinque ha tenuto a rimarcare che�su 21 progetti presentati (perché anche quello inter-provinciale è stato redatto dai nostri uffici) ne sonostati approvati 21. Ciò dimostra la professionalità degliuffici, cui va il mio plauso. Con questi interventi di

Otto e mezzo< >

><la provincia di ragusa20

di Giorgio Liuzzo

<I 20 nuovi cantieri>

<Due delle strade provinciali interessate dai lavori di manutenzione straordinaria finanziati con i fondi Por.>

Lavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.104Cinquevie-ScrofaniLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.124 circon-vallazione di S. Croce CamerinaLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.45Bugilfezza-PozzalloLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.83 Modica-Cava Ispica-IspicaLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.57Giarratana-PalazzoloLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.15 Piombo-Pace-CammaranaLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n. Beddio-Tresauro-PiomboLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.5 Vittoria-Cannamellito-PantaleoLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.44Pozzallo-SampieriLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.100Pantano-GerardoLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.94 CimiteroModica-Cuturi-MangiagessoLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.75 Scicli-San Giovanni al PratoLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.60 RagusaMalavita-S. CroceLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.56S. Marco-Cava d�AligaLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.32Rocciola-ScrofaniLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.14Castiglione-TresauroLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.10Annunziata-MaltempoLavori di manutenzione straordinaria nella s.p. n.11Monterosso-BuccheriLavori di completamento dell�impianto di illuminazione del-l�incrocio fra la strada del viadotto di Modica Alta e la s.s.115Lavori di consolidamento dei muri di sostegno della s.p. n.8Maltempo-Chiaramonte dal km.1 + 460 al km.2 + 320

PROGETTO IMPORTO

234.000,00

216.000,00

178.000,00

315.000,00

180.000,00

480.000,00

565.000,00

1.250.000,00

504.000,00

180.000,00

360.000,00

350.000,00

800.000,00

220.000,00

405.000,00

285.000,00

500.000,00

500.000,00

180.000,00

960.000,00

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Viabilità

L'assessore alla Viabilità Giovanni Venticinque hainviato una lettera al Ministro delle InfrastruttureAntonio Di Pietro per porre con forza i ritardi del

Governo sulla realizzazioni di alcune opere pubbliche.

Egregio Ministro,certo della non indifferente mole di lavoro che ha in carico

per le nuove responsabilità, Le rassegno la preoccupazionemia e della collettività che rappresento, nella mia qualità diassessore provinciale alla Viabilità per le continue notizieriguardanti il blocco dei cantieri per le grandi opere pubblichegià programmate.

Le rappresento il desiderio di programmare un incontroistituzionale, insieme ad altri amministratori locali, compati-bilmente con i suoi impegni istituzionali, per avere contezzadello stato dell'arte delle opere in itinere che interessano laprovincia di Ragusa. Perché fino a questo momento gliannunci di chiusura di alcuni cantieri rischiano di avere ununico effetto immediato: fermare i progetti locali di sviluppo,avviati da tempo, con immensi sacrifici. Oltre ad accrescerela sfiducia dei cittadini verso le Istituzioni e verso l'idea di unosviluppo socio-economico vero e non assistenzialistico chefaticosamente abbiamo cercato di promuovere in questi anniper la nostra Provincia.

Mi creda, onorevole Di Pietro: chi, a torto o a ragione,ritiene di essere stato abbandonato, di essere stato dimenti-cato per decenni; chi ritiene che un aiuto concreto sia neces-sario per avviare la macchina dello sviluppo, difficilmente puòaccettare che promesse fatte, ai diversi livelli istituzionali,vadano in fumo dall'oggi al domani. Come ben sa un motovirtuoso si lega sempre alle infrastrutture che ad una comu-nità vengono offerte.

Le notizie giornalistiche che invece vengono quotidiana-mente diramate, fors'anche allarmistiche, creano però unasituazione di enorme tensione e di forte preoccupazione.Alcuni esempi.

L'autostrada Siracusa-Gela, di cui si parla da decenni, concantieri aperti fino alla città di Rosolini, che permetterebbe diannullare un enorme gap infrastrutturale per il nostro terri-torio, secondo alcune voci sarebbe tra le opere da bloccare oaddirittura mettere in secondo piano. A fronte di unaProvincia che non ha un solo chilometro di autostrada, larealizzazione di quest'opera sarebbe un volano per lo svilup-

po del nostro territorio. Stesso discorso per il raddoppio dellaS.S. 514 Ragusa-Catania, unica arteria di collegamento conCatania e quindi "corridoio" privilegiato per l'export delle pro-duzioni agricole locali e di "import" per il turismo. Se ilGoverno Nazionale non manterrà gli impegni presi, rischia diessere cancellata anche la viabilità a supporto del costruen-do aeroporto di Comiso (i cui lavori saranno ultimati entro ilmese di maggio del 2007), rendendo così inutile lo sforzocompiuto anche dalla Provincia Regionale di Ragusa che haelaborato il progetto di massima per la realizzazione diqueste opere (è pronto altresì il bando di gara per l'elabo-razione del progetto esecutivo). Un colpo pesante alla pro-grammazione e pianificazione dell'Ente che finirebbe perannullare le ipotesi di sviluppo attorno al movimento di mercie persone che il nuovo aeroporto inevitabilmente creerà.

Il blocco, o peggio, la cancellazione di tali opere, riget-terebbe indietro la Provincia di Ragusa di decenni, rimarcan-do violentemente la differenza tra un Centro-Nord capace diattrarre risorse ed essere quindi centro autonomo di svilup-po ed un Meridione accusato di essere capace solo di lagnar-si per essere dimenticato e destinato solo a mendicare assi-stenzialismo. Se dovessi trovare un motivo, anche uno solo,per supportare in maniera forte la mia richiesta di manteneregli impegni per il completamento della Siracusa-Gela, del rad-doppio della Ragusa-Catania, delle varianti alla viabilitàstatale a servizio dell'aeroporto di Comiso, vorrei riuscire atrasferirLe questa sensazione di frustrazione da un canto e diriscatto dall'altro.

La provincia di Ragusa si sta sviluppando, dopo decenni didepressione, grazie agli investimenti pubblici che ne hannoagevolato l'ingresso in un circuito virtuoso. La piccolaimprenditoria riesce ad essere volano di sviluppo, il turismocomincia ad essere un valido supporto di sviluppo integrato,ecco che si può pensare al domani in maniera meno pes-simistica, a patto che lo Stato assicuri le necessarie infra-strutture. Ma per sorreggere questa tendenza è opportunoche lo Stato non manifesti un netto disimpegno nella suaduplice veste di fornitore di servizi e di infrastrutture pri-marie. Auspico pertanto che su questi temi che Le ho pro-posto si possa avere un franco e sereno confronto, certocome sono del suo concreto intervento nel dare risposteadeguate alle nostre istanze.

Con fiducia e stima, la saluto cordialmenteGiovanni Venticinque

><la provincia di ragusa 21

<Venticinque: Ministro, si ricordi di Ragusa>

manutenzione straordinaria �aggiunge Venticinque � daremolavoro a 21 imprese, quindi occu-pazione e ossigeno per le imprese.È una notevolissima soddisfazionefare il pieno dei finanziamenti inforza dei progetti presentati e ciòdimostra ancora una volta che lanostra politica di qualificazionenella progettazione per la messa insicurezza della rete stradale provin-

ciale è attenta ed efficace. Questilavori riguarderanno l�intero territo-rio provinciale, con interventi cali-brati in tratti stradali che necessita-vano da tempo di una seria messain sicurezza. Possiamo dire tran-quillamente che dal mare alla mon-tagna, dai piccoli comuni montani aquelli del litorale, riusciremo adintervenire su una rete stradaleprovinciale che era abbandonata

da anni e, soprattutto, con fondiche non graveranno direttamentesul bilancio della provincia.Vogliamo continuare energica-mente su questa azione ammini-strativa che sta portando la retestradale della Provincia di Ragusaad alti livelli qualitativi contribuen-do concretamente ai progetti disviluppo socio-economico dellaprovincia�.

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Anniversari

><la provincia di ragusa22

Isessanta anni della RepubblicaItaliana sono stati ricordati inprovincia di Ragusa con un

fitto programma di iniziative emanifestazioni. L'Archivio di Statodi Ragusa ha promosso unamostra per ricordare l'evento.

"Una mostra molto ben organiz-zata perché completa, che partedapprima della campagna elet-torale cioè nel momento in cui siritenne necessario gettare il pas-sato alle spalle e riprendere la vitanormale. Ci sono delle particola-rità, dei manifesti, dei giornali chesono ormai un po' fuori dal nostroclima. Riguardare indietro fa sem-pre bene, ci fa capire tante cose.Un momento importante e decisi-vo nella storia italiana perchésiamo quello che siamo oggipoiché ci fu quello che ci fu allora".

Così il prefetto di RagusaMarcello Ciliberti commenta, dopoaver attentamente osservato ledocumentazioni esposte, la mostradi materiale bibliografico e docu-mentario "Dal referendum allaCostituzione" divisa in cinquesezioni (la vigilia elettorale, ilReferedum e l'AssembleaCostituente, dalla Monarchia allaRepubblica, il 1° Anniversario dellaRepubblica e la Costituzione),allestita dall'Archivio di Stato nel-l'ambito delle iniziative di cele-brazione del 60° anniversario dellaRepubblica, coordinate dalla stes-sa Prefettura di Ragusa.

Un arco temporale di due anni -dal gennaio del 1946 al gennaiodel 1948 - testimoniato da mani-festi, documenti, fotografie,carteggi e ritagli di giornali,memoria della straordinaria svoltaistituzionale, in esposizione attra-verso la ricerca condotta sugliarchivi della Prefettura, del

Comitato di Liberazione Nazionalee della famiglia Bruno di Belmontedi Ispica.

Un momento irripetibile quelloche sessant'anni fa visse il Paese,nel lontano 2 giugno 1946. Allora,infatti, il 54,3% degli elettoriscelse la Repubblica, con un mar-gine di appena 2 milioni di voti,decretando la fine della monarchiae l'esilio dei Savoia. Venne elettaanche un'Assemblea Costituente,con il compito di eleggere il capoprovvisorio dello stato e scrivere lanuova carta costituzionale. Cosìsulle pareti della prima sezionefanno mostra i "Contrassegni dilista depositati presso il ministerodell'Interno da partiti o da gruppipolitici organizzati" (59) in vistadelle elezioni ma anche manifestidi propaganda elettorale di varischieramenti (monarchici, repub-blicani, socialisti, comunisti,movimento per l'indipendenza

della Sicilia, fronte dell'Uomoqualunque) le norme elettorali e imanifesti di convocazione deicomizi da parte dei sindaci di tuttii comuni della provincia di Ragusa.Come anche un telegramma delmarzo 1946, inoltrato dall'alloraprefetto di Ragusa OsvaldoFontanelli al prefetto di CataniaVitelli in cui si desume il numero di140.677 elettori nella provinciaiblea divisi nelle seguenti sezionielettorali: 3 ad Acate, 8 aChiaramonte Gulfi, 15 a Comiso, 3a Giarratana, 28 a Modica, 4 aMonterosso Almo, 7 a Pozzallo, 29a Ragusa, 7 a Santa CroceCamarina, 15 a Scicli e 24 aVittoria per un totale di 148sezioni. Indi accanto al protocollospeciale istituito dalla Prefetturaper le elezioni del 2 giugno 1946, irisultati del referendum che certo,anche nella provincia iblea, videuna prevalenza della monarchia, e

La Repubblicain bella mostra< >di Silvia Ragusa

<Ragusa. Il prefetto di Ragusa Marcello Ciliberti e la direttrice dell�Archivio di StatoAnna Maria Iozzia all�inaugurazione della mostra �Dal referendum alla costituzione�>

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Anniversari

però mentre la Sicilia diede allacorona il 64% dei voti, nellaprovincia di Ragusa la monarchiaottenne 60.144 voti a favore(50,95%) contro i 57.891 voti afavore della repubblica (49,04%);un margine piuttosto ristrettodovuto al fatto che la monarchiavinse solo in quattro - Acate,Chiaramonte Gulfi, Ispica eRagusa - dei dodici comuni. Nellediverse sezioni le operazioni divoto si svolsero senza fare regi-strare incidenti di rilievo, eccettoper le città di Vittoria e Modica. Perquest'ultima i dati furono incom-pleti perché mancarono i risultatirelativi alla sezione 18, i cui verbalifurono sequestrati dal Presidentedella Corte d'Appello di Catania.Quindi la mostra prosegue con irisultati delle elezioni dell'Assem-blea Costituente relativi a tutti icomuni della provincia di Ragusa,gli eletti del Collegio elettorale diCatania (di cui faceva parte laprovincia di Ragusa), i risultati didiverse province siciliane, i nomi-nativi degli eletti (556), collegioper collegio, all'Assemblea Costi-tuente e i commenti della stampa.

"La documentazione esposta -rivela la direttrice dell'Archivio diStato di Ragusa, Anna MariaIozzia, è stata integrata confotografie e documenti gentil-mente forniti dagli eredi dei depu-tati dell'Assemblea Costituentedella provincia di Ragusa: GiovanniCartia (del partito Socialista ita-liano di Unità proletaria),Emanuele Guerrieri (del partitodella Democrazia Cristiana) eGiuseppe Lupis (del partitoComunista italiano)".

Alla terza sezione è stata dedica-ta la delicata fase di passaggiodalla monarchia alla repubblicacon documentazioni relative adalcune problematiche quali il per-sistere della bandiera e degliemblemi monarchici e la costi-tuzione di Comitati per la difesadella Repubblica. Così il martedì11 giugno successivo alla procla-mazione dei risultati l'allora sinda-co di Ispica protesta perché al

Palazzo comunale sventola labandiera tricolore con lo stemmasabaudo mentre altrove si vieta ilsuono della marcia reale. Allaquarta sezione appartengonodocumenti relativi alla cele-brazione del 1° anniversario dellaRepubblica in provincia di Ragusa.Infine la quinta sezione con docu-menti relativi alla promulgazionedella Costituzione, firmata dalcapo provvisorio dello stato, in

seguito primo presidente dellaRepubblica Enrico de Nicola, edocumenti, tra cui il testo deldiscorso del prefetto di RagusaU. Mondio e il testo del messag-gio inviato dal presidente dellaregione siciliana, Alessi, riguar-danti la cerimonia di conse-gna della Costituzione, avvenutail 31 dicembre 1947, da partedel prefetto di Ragusa ai sindacidei comuni della Provincia.

><la provincia di ragusa 23

<La mostra �Dal referendum alla costituzione� divisa in cinque sezioni ed allestitadall�Archivio di Stato, in occasione dei sessanta anni della Repubblica Italiana>

<Il Vescovo di Ragusa Paolo Urso visita la mostra del 60° della Repubblica>

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Cerimonie

Filippo Morgante come GesualdoBufalino, non solo perché dueprofessori, non solo perché due

intellettuali, accomunati dalla duplicepassione della "conoscenza" masoprattutto perché rappresentanti diuna stirpe, decisamente inestinzione, che si erge a difesa della"scuola come luogo dell'utopiasociale per la costruzione del suofuturo". Lo aveva affermato con luci-da convinzione Gaetano Bonetta,preside dell'Università di Lettere diChieti-Pescara, in occasione dellapresentazione di "Cultura classica escuola", un saggio-studio dedicato alpatrimonio letterario di Morgante, acura della ricercatrice universitariaElsa Maria Bruni.

"Era un uomo solo - aveva ribaditoil preside Bonetta - perchè lottava da"isolato" contro il progressivo einesorabile imbarbarimento sociale.La solitudine dello studioso Morganteè infatti la stessa di chi si erge a pa-ladino della cultura come strumentodi emancipazione sociale". Parole"dure", che sono riecheggiate inoccasione dell'anniversario dellamorte del preside Filippo Morgante,proprio nell'auditorium dell'IstitutoMazzini. Ma è proprio partendo daquesto luogo simbolo che la "solitu-dine" intellettuale di Filippo Morgantesarà per sempre condivisa con tuttala comunità educante nel segno tan-gibile della memoria foscoliana. Periniziativa del collegio dei docenti delliceo Mazzini l'auditorium è stato inti-tolato alla memoria del presideMorgante, "scelto" come monitoesemplare per le future generazione.Una scelta, condivisa con tutte lerappresentanze istituzionali sia citta-dine che provinciali, che nella ceri-monia svoltasi nello stesso audito-rium nei primi giorni di giugno haavuto la sua consacrazione ufficiale.

L'evento è stato "inaugurato" con lascopertura dell'opera scultorea raf-figurante l'effige del preside che èstata realizzata dall'artista GiovanniPuglisi, su commissione dell'Asses-sorato Provinciale alla PubblicaIstruzione.

"Un segno di riconoscimento allavoro di un preside modello - com-menta l'assessore alla PubblicaIstruzione, Giancarlo Cugnata - nel-l'assoluta consapevolezza che la for-mazione è lo strumento primario peril decollo civile e economico di unasocietà che nel caso di quella ragu-sana trova la sua ricchezza nell'ope-rosità della profondità delle suetradizioni e nello spessore dei suoiuomini di cultura".

Il dirigente del Csa di Ragusa,Rocco Agnone, ha parlato della"pietas" di Morgante. "Un sentimentospeciale - ha detto - che ha racchiu-so tutta la sua sensibilità umana,espressione di una pedagogia basatasul "volere bene" ai propri studenti,alla capacità di condivisione e dicomprensione dei loro temi. Un sen-tire straordinariamente moderno mainsieme strettamente legato ai valoriclassici della sua cultura umanistica".

Una classicità letteraria che il pre-

side Morgante, guidato da un'im-postazione romantico-storicistica,ritrova sia nei modelli greci cheromani, ma anche cristiani e ebraici.La ricercatrice Elsa Bruni, citandoItalo Calvino, spiega che classico eciò che persiste come "rumore di sot-tofondo" all'attualità che la fa da pa-drona. Una definizione che, a dettadella Bruni, sarebbe di certo piaciutaa Morgante perché avrebbe volutofare della classicità la protagonistaassoluta dei processi di formazione.

"E in questo - ha detto la ricerca-trice - il preside Morgante è stato unmaestro considerato che nella suainterpretazione dei fatti l'attualità hasempre predominato, spingendo cosìidee in qualche modo rivoluzionariema alla luce di una tradizione saldaed antica". Della difficoltà delmestiere di preside ha parlato il diri-gente scolastico dell'Umberto I diRagusa, Vincenzo Giannone.

"Un mestiere - ha detto - fatto ditante pulsioni e tante contraddizioni.Gli esiti non possono essere scontatie Morgante, uomo speciale di culturae sensibilità, ha saputo lasciare ilsegno, dare indicazioni precise, a chiimpegnato nella complessa gestionedi un istituto".

Un auditorium dinome Morgante< >

><la provincia di ragusa24

di Daniela Citino

<Cerimonia di intitolazione dell�auditorium del �Mazzini� di Vittoria al preside Morgante>

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Cultura

Omaggio al poeta, al politico, almelomane, al filantropo, al cul-tore e collezionista d'arte, ma

anche all'appassionato di scienze. Per-ché lui era davvero un personaggioeclettico, dinamico che contribuì in pri-ma persona alla produttività di Ragusa.

Corrado Arezzo de Spuches, uomo diprimo piano nella vita politica dellaSicilia del XIX secolo in qualità di depu-tato al Parlamento siciliano, direttore diuna rivista satirica antiborbonica, asso-ciato al Comitato rivoluzionario, eletto,con l'unità d'Italia, nella prima legi-slatura del nuovo Regno, più volte sin-daco di Ragusa e consigliere dellaprovincia di Siracusa e senatore delRegno per suffragio, lo si ricorda così,tra le carte e i testi antichi, restaurati acura del servizio bibliografico.Un'esposizione, dal titolo "Gli ultracen-tenari", diretta da Carmelina Prestipinoe voluta dalla Sovrintendente ai BeniCulturali ed Ambientali di Ragusa, EnzaCilia Platamone. Sul tavolo, in bellamostra, in una delle rare volte, sisfogliano manoscritti e testi risalentiperfino al XV secolo. Aristotele, Orazio,Terenzio, Seneca, Cicerone ma ancheTommaso D'Aquino e Bonaventura daBagnoregio, così come l'Encyclopédie diDiderot e D'Alembert del 1770-79. Eancora autori inglesi, francesi e spagno-li a conferma della versatile lettura e deipoliedrici interessi del barone. Perchéaccanto ai volumi di letteratura e di sto-ria, molti sono i testi, come affermaCarmelina Prestipino, di carattere tecni-co-scientifico, "dai testi di ricerca stori-ca locale ai molti saggi sull'agricoltura,come ad esempio la coltivazione delbaco da seta o del gelso, o l'intensifi-cazione della produzione del carrubo. Eancora riviste su macchinari agricolicome la trebbiatrice o la macchina chesoffiava il grano. Ma anche testi sul-l'elettricità, sulla salute, sulla botanica,sui viaggi. Alla biblioteca appartiene poi

la progenitrice dell'enciclopedia Utet edelle raccolte di libri d'arte del Seicentoo delle cinquecentine dedicate alla gal-leria Pitti. Ma anche la raccolta di poe-sia, scritta dallo stesso Arezzo, e pub-blicata nel 1859, in occasione dellastrenna di Natale".

Circa seimila volumi, infatti, prevalen-temente dell'Ottocento ma ancherisalenti al Cinquecento e al Seicento,molti dei quali stampati a Ragusa daeditori come Piccitto e Antoci oCriscione, adesso sono in fase di cata-logazione. Un processo lungo e dispen-dioso ma che restituirà un importantepatrimonio librario al pubblico, notevoleesempio di amore per la cultura, per laricercatezza e per l'ampiezza degliargomenti dei volumi raccolti. Un modoper valorizzare non solo la realtà deltempo, la vivacità di Ragusa, ma anchela spigliatezza intellettuale e l'intrapren-denza economica del barone.

"C'è una fortissima commistione tra ilmateriale che il barone Arezzo leggevae raccoglieva nella sua biblioteca e lasua vita - commenta la Prestipino - eccoallora che tale corrispondenza prendevita nei luoghi, nelle splendide sale del

castello, come quella degli specchi, dellucernaio, della musica, muta testimonedi un Arezzo violinista e collezionista distrumenti musicali, nella pinacoteca enel bellissimo giardino, ricco di compo-nenti architettonici e vegetali. Ma anchenella costruzione della linea ferroviariaSiracusa-Licata a ridosso del castello,voluta con fermezza, o della filanda, ali-mentata dal fascino prorompente delneo-industrialesimo, il cui fabbricatoesiste ancora nel quartiere ibleo degliArchi, nella discesa San Leonardo.

"Quest'esposizione era stata pensatada tempo - spiega la soprintendenteEnza Cilia Platamone - perché ci facevapiacere valorizzare uno degli aspettidella personalità poliedrica del mar-chese Arezzo. Ritengo che sia un attodella soprintendenza, doveroso nelrispetto di una realtà importante comequella della presenza e del ricordo delbarone nel territorio ibleo e speriamodi continuare su questa strada nei varisegmenti di competenza della soprin-tendenza per valorizzare non soltantol'opera ma anche il lascito di quest'uo-mo, un lascito morale che va onorato erispettato in tutti i suoi aspetti".

Corrado Arezzonon solo libri< >

><la provincia di ragusa 25

di Silvia Ragusa

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Urbanistica

La Provincia Regionale diRagusa ha diffuso un volumeche riassume le strategie e

gli interventi del Piano TerritorialeProvinciale approvato con decreto1376 del 24.11.2003.

I programmi riguardanti i beniculturali si rifanno al principio che"le modalità di intervento devonoessere ispirate alla tutela dei beni,sia al fine della loro trasmissibilitànel tempo, sia al fine della loro va-lorizzazione come opportunitàrivestenti anche un ruolo economi-co e culturale".

Il centro storico di Ibla/RagusaSuperiore, "emblema di una con-dizione insediativa straordinaria�deve ritrovare un uso proporzionatoalla eccezionalità delle sue caratte-ristiche architettoniche".

Il Piano propone, quindi, un"Osservatorio di progettazione conla finalità di attivare un sistema per-manente di studio sulle modalità diintervento che sia di ausilio allanecessità della conservazione" e un"centro di formazione in manuten-zione e restauro dei beni culturaliintesi come risorsa economica eculturale". Quanta distanza dalprogetto di Piano Particolareggiatodel centro storico redatto nel 2005,ma, per fortuna, non ancora adot-tato dal Consiglio Comunale.

Questo progetto considera il cen-

tro storico non più un "bene cultu-rale, sociale, economico da salva-guardare e recuperare medianteinterventi di risanamento conserva-tivo" come prescrive la leggeregionale 7.5.76 n. 70, bensì un"bene produttivo" ed il piano"uno strumento di investimenti".Secondo questo Piano il centrostorico dovrebbe venire reso"appetibile ai costruttori" con previ-sioni invitanti, mentre i monumentiandrebbero confinati "nella dimen-sione archeologica" come se fos-sero una cosa morta, un accidenteda isolare per dare libero corso agliinvestimenti. Partendo da questipresupposti, il Piano prevede diassoggettare tutto il tessuto storicoad eccezione delle chiese e diqualche decina di palazzi a ristrut-turazione urbanistica da attuaremediante comparti edificatori. Leimprese, acquisendo un gruppo dicase, avrebbero la possibilità didemolirle e di utilizzare il volumeper costruire palazzine condominialiin cemento armato alte fino a 12metri (15 m. in alcuni quartieri),oltre al sottotetto alto abbastanzada potere venire utilizzato comeattico. Le case disabitate potreb-bero venire espropriate, sempreche il proprietario non accetti divenderle o di adire ad una permutanel nuovo edificio condominiale

pagando la differenza tra il vecchioceduto ed il nuovo: un programmaragionato di espulsione dal centrostorico della compagine sociale piùdebole. Sarebbe possibile soprele-vare tutte le case a piano terra,anche quelle che nel Piano sonoclassificate come "qualificate",senza tenere conto dello sky-line,cioè dell'assetto tradizionale deiquartieri disposti a gradoni constrade di limitata larghezza, neiquali le case a monte ricevono ilsoleggiamento perché le case avalle hanno il solo piano terra.Sarebbe possibile anche demoliree ricostruire singole case e realiz-zare ampliamenti nei giardini e neicortili retrostanti, con una normati-va generica, indifferente alletipologie, che non tiene conto delvalore aggiunto di giardini, cortili edorti. Tutto il Piano è impostato suprincipi pseudo-regolatori tesi aconsentire ogni tipo di intervento, iquali lasciano spazio ad inammissi-bili discrezionalità, come se il centrostorico di Ibla/Ragusa Superiore,per la sua eccezionalità architetton-ico-ambientale, non fosse balzatoall'attenzione della cultura inter-nazionale tanto da venire dichia-rato dall'Unesco "Patrimoniodell'Umanità".

Questo Piano non mostra alcunaattenzione per le preesistenze

Ragusa, tutelareil centro storico < >

><la provincia di ragusa26

di Giovanni Cintolo

La dichiarazione di "Patrimonio dell'Umanità" nonriguarda soltanto i 18 monumenti elencati, bensì ilcentro storico di Ibla e parte del centro storico diRagusa Superiore (linea interna), e, per maggioretutela, è stata creata una "zona di salvaguardia" cheinteressa anche il tessuto storico adiacente (lineaesterna).

La struttura delle due città, Ibla ricostruita sull'anti-

co impianto medioevale, Ragusa Superiore su unimpianto ortogonale, riveste secondo l'Unesco granderilevanza per la qualità dell'edificato e la singolaritàdell'ambiente circostante. Appare, quindi, in tutta lasua enormità la previsione della ristrutturazioneurbanistica e delle sostituzioni edilizie estese a tutto iltessuto storico ad eccezione delle chiese (consideratereperti archeologici) e di alcune decine di palazzi.

<L'Unesco ha salvaguardato anche i centri storici>

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Urbanistica

storiche, ambientali ed architettoniche, dai percorsiche collegavano Ibla con Ragusa Superiore, a quelliche collegavano la città con le vallate S. Domenica e S.Leonardo in gran parte interrotti o inagibili. La vallataS. Domenica, anch'essa un luogo storico al pari di Ibla/ Ragusa Superiore, caratterizzato da un singolaresistema di sorgenti, saie, mulini, orti, latomie, percor-si, verrebbe spezzettata in verde pubblico, verde agri-colo e verde di protezione ambientale, negando ognivalenza come organismo dotato di una sua specificità,per cui si è operato da decenni per farne un parco pub-blico. Manca la necessaria correlazione tra gli interven-ti edilizi previsti e quelli legati al consolidamento anti-sismico, per il quale, secondo i recenti orientamentinormativi, va affermato il principio dell'utilizzo delletecnologie tradizionali collaudate da secoli. Questo ilprogetto di Piano. Balza all'attenzione la tendenza acambiare la tipologia edilizia tradizionale del nostrocentro storico con la palazzina condominiale in cemen-to armato e, in generale, il vasto programma didemolizioni e ricostruzioni, soprelevazioni, ampliamen-ti indiscriminati, cioè lo stravolgimento della sua strut-tura urbanistica e sociale. Va rimarcato il mancatorispetto della legislazione urbanistica regionale, laquale prescrive che "i Piani Particolareggiati dei centristorici devono perseguire la conservazione, riqualifi-cazione e valorizzazione del patrimonio storico, monu-mentale ed ambientale" e "il mantenimento degliattuali abitanti" (l.r. 7.5.76 n. 70); prescrive che "gliinterventi dovranno inserirsi nell'ambiente circostanterispettandone la tipologia e le caratteristiche" (l.r.27.12.78 n. 71); prescrive che la Regione intende"perseguire il risanamento, il recupero e la salva-guardia della integrità dei valori storici, urbanistici,architettonici ed ambientali del centro storico di Ibla-Ragusa Superiore (l.r. 11.4.81 n. 61).

Ma c'è di più. La Convenzione sottoscritta conl'Unesco impegna a "proteggere, conservare e valoriz-zare il patrimonio culturale per poterlo trasmettere allegenerazioni future", e la nostra città non ha alcuninteresse ad entrare in conflitto con l'Unesco, Ente conil quale va invece attivata una stretta collaborazione.Voglio ricordare che in una intervista pubblicata sulsettimanale Panorama n. 39 del 29.9.05 l'architetto

Ray Bondin, incaricato di monitorare le città del Val diNoto inserite nella World Heritage List, ha dichiarato aproposito delle trivellazioni per ricerche petrolifere inatto sul nostro territorio: "Noi prepariamo ogni anno unelenco dei siti in pericolo, atto che precede la cancel-lazione del bene, e c'è il pericolo che il Val di Noto fini-sca in questa lista". Ogni persona di buon senso sirende conto che Ragusa non si può permettere di cor-rere questo rischio perché il centro storico e ladichiarazione di Patrimonio dell'Umanità si sono rivelatiuna grande risorsa culturale ed economica.

Il Piano Particolareggiato va pertanto rielaboratonella sostanza e nel metodo.

Nella sostanza non si può proporre semplicistica-mente di sostituire la struttura edilizia storica connuove costruzioni, si deve invece cercare la metodolo-gia più opportuna di come adeguarla alle esigenzedella modernità senza stravolgere i valori che il centrostorico esprime.

In questo contesto può inserirsi anche l'interventodei costruttori i quali sono chiamati a riconvertire leloro aziende al modo diverso di intervenire in un cen-tro storico dichiarato Patrimonio dell'Umanità. Nelmetodo, dal momento che questo Piano riveste uninteresse generale che coinvolge anche le generazionifuture, ritengo che la rielaborazione non possaavvenire nel chiuso del palazzo e che è indispensabilecoinvolgere la città e gli ambienti culturali che essaesprime, come è avvenuto nel 1981 quando vennelanciata l'idea del recupero del centro storico e venneelaborata la legge 61. Si pone anche l'esigenza dicoinvolgere l'Unesco che giustamente sollecita unPiano di Gestione del centro storico per porre unfreno all'improvvisazione con la quale andiamo inter-venendo, per cui appare opportuno che vengarichiesta la segnalazione di esperti di alto profiloprofessionale e culturale, come consente laConvenzione sottoscritta.

La nuova Amministrazione Comunale è chiamata adare risposte corrette a questi problemi perché sipossa sperare nel superamento in positivo dell'impasseculturale nella quale questa città sembra piombatadopo decenni di progressi che hanno prodotto risultatilusinghieri.

><la provincia di ragusa 27

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Architettura

Da qualche anno, finalmente,la vite ed il vino sono risorti anuova vita nell�area vittoriese

con una visione peraltro di tipo alta-mente qualitativa ed inquadratasulla peculiarità unica del prodottoche questa terra generosa riesce adoffrire. La prospettiva appare digrande doveroso riscatto di un pa-trimonio così esclusivo e di grandevalore ovviamente economico oltreche culturale. Anche se oggi è quasitutto cambiato, non va per questodimenticata la matrice, che fu scuo-la e maestra della nostra vocazioneagricola, e che è la fonte dalla qualetraggono vantaggio tutte le attualinostre attività legate preminente-mente alla terra. Quasi tutto, del-l�antico, va scomparendo seguendol�evoluzione dei tempi: l�acqui-sizione di moderne tecnologie, lacreazione di moderne �case vini-cole� e cantine sociali con sofisti-cate attrezzature; hanno soppianta-to le vecchie metodologie colturalidella vite, della vinificazione, e ditutta l�oggettistica. Manufatti,attrezzi di lavoro, accessori, che neerano parte integrante, si potrannoraccogliere a futura memoria in unadeguato spazio museale! Ma quel-la originale qualità iconografica pre-sente nelle architetture di questacittà (modeste o importanti chesiano) � spesso oggi misconosciute,trascurate o addirittura ignorate -ha estremo bisogno di approfondi-mento e conseguente tutela e valo-rizzazione quale �bene irripetibile epatrimonio di interesse pubblico�.

La storia parallela da un lato dellaesclusiva produzione agricola delproprio territorio (il vino) e dall�altrodelle materiali invenzioni formali(leggi: architettura e sue deco-razioni), che caratterizzano la cittàspecialmente negli ultimi due seco-

li, è talmente integrata e connessache merita veramente di essereattentamente scoperta e diffusa frale generazioni future.

Nell�architettura della città diVittoria c�è una chiara e precisacontinuità iconografica e storica. Leorigini e l�evoluzione della vitivini-coltura di Vittoria sono precise neisuoi contorni e si ha una storia riccadi documentazione.

E� infatti cosa certa che con lafondazione della città come aggre-

gato urbano, si origina una attivitàagricola orientata quasi esclusiva-mente sulla vitivinicoltura in tutto ilsuo territorio (quella orticola eralimitata alla vallata dell�Ippari);scarsa quella cerealicola; ed olivi,mandorli e carrubi erano associatiai vigneti stessi.

Intorno agli anni del dopoguerra(siamo nel 1945) nasce nel vitto-riese un nuovo orientamento agri-colo �inventato� dalla bravura deiproduttori, ossia la coltivazione deiprimaticci in serra. A seguito deigravi danni prodotti dalla fillosserae di altri malanni, che colpirono ivigneti, comincia lentamente lariduzione delle aree coltivate avigna, che si ridurranno sempre piùcol passare del tempo. Ma questa èstoria recente a tutti nota che hadeterminato il grande successoeconomico della cosiddetta �fasciatrasformata�. Tuttavia non possia-

Vittoria, in nomedel vino e della vite< >

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di Giuseppe Areddia

<Vittoria. Casa Mandarà. Decorazione di Vito Melodia sul tema della vite e dell�uva>

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Architettura

mo dimenticare, anche perché oggi è rinato l�elementoche ha costituito e costituisce la radice più rigogliosa evitale per questa nuova città, iniziata ben presto aprimeggiare - dopo la sua fondazione - nel Val di Notoe nella Contea, e che senza ombra di dubbio è stato ilvino. La vera profonda e feconda radice di Vittoriainnegabilmente è il vino ed il suo frutto d�origine: l�uva,tanto che ne diventa il vessillo. I grappoli d�uva li ritro-viamo fra gli artigli dell�aquila con sul petto la torre cherappresenta lo stemma della città; ma li ritroviamo poidiffusi in maniera incredibile in una enorme quantità -e non esagero - di elementi decorativi esterni ed interniche i vittoriesi hanno voluto per le proprie case, dalpalazzo nobiliar-borghese delle famiglie dominanti, alpalazzetto del piccolo proprietario, fino alla più mode-sta chiave dell�arco d�ingresso della casa terranea del-l�umile coltivatore diretto. Tale costante e singolarescelta decorativa, deliberatamente �simbolica� e pro-fondamente motivata, esplode alla fine dell�Ottocento,continua con l�eclettismo e raggiunge il massimo con ilmodernismo (usando comunque il termine con ladovuta circospezione) o, come meglio si usa definire,con il Liberty. Quel Liberty che, in modo tanto originalee massiccio rispetto ad altre città del circondario, aVittoria trova terreno tanto fertile.

In quel periodo la comunità vittoriese viene infatti atrovarsi in una condizione particolarmente favorevoleperché questo movimento d�avanguardia (sia pure neimodi e nei tempi ritardati con cui le �novità� da sem-pre si sono diffuse nel �profondo sud�) trovi, soprat-tutto presso le classi dei piccoli e medi proprietari ter-rieri, dei borghesi di recente formazione, dei numerosicommercianti, terreno fertilissimo per la sua diffusionee perché sia profondamente acquisito a livello di �gustocorrente� nella concezione del bello di queste classi.Appare chiaro quindi come e perché, superati il neo-classicismo e la tendenza eclettica, le forme florealicominciarono prepotentemente a farsi spazio in questocontesto sempre d�avanguardia a partire dal primodecennio del Novecento per raggiungere il massimodel proprio livello artistico nel trentennio successivo. Lebasi economiche generali risultavano felicemente pre-disposte all�attecchimento di idee che rifiutavano i con-venzionalismi ed i tradizionalismi - peraltro inesistentinella giovanissima comunità - verificandosi una fase dipieno sviluppo della città e del territorio per la impor-tante produzione proprio del vino, di alta qualità,esportato in grande quantità all�estero. Risultadimostrato altresì che a questa crescita economica siaccompagnò una buona crescita civile e culturale, chesi manifesta nell�orgoglio tutto vittoriese di trasmettereall�esterno la �ragion d�essere� di una realtà architet-tonica rinnovata per merito dell�eccellente produzioneviti-vinicola.

La tutela e valorizzazione quale �bene irripetibile epatrimonio di interesse pubblico� non solo culturale,ma anche economico, della qualità originale delle

architetture di questa città (modeste o importanti chesiano) è diventata improcrastinabile. Le iniziativeintraprese allo scopo sono fino ad oggi rimaste solo�segnali di buona volontà�. Concretamente architetturepregevoli sono state liberamente sostituite con palaz-zine di speculazione in un contesto urbano che conti-nua a perdere la sua identità originaria di città storica-mente d�avanguardia trasformandosi in anonimoagglomerato che rinnega le proprie coerenti origini.

Il messaggio è rivolto alla rinnovata classe dirigentesoprattutto politica (locale e regionale) perché siimpegni una volta per tutte a portare a termine,analogamente a quanto doverosamente si è fatto e sicontinua a fare per il vino Cerasuolo � possibilmenteentro il quarto centenario della fondazione della città(24 aprile 2007) � quei concreti provvedimenti di sal-vaguardia e tutela rimasti da oltre diciotto anni merachimera (v. delibere Consiglio Comunale di Vittoria edisegno di legge di iniziativa parlamentare all�Arsriguardante interventi normativi e finanziari a tutela del�Liberty�).

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<Vittoria. La volta di Palazzo Iacono>

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La passione diPadre Damaso< >

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Chiesa

�Inostri occhi sono velati dilacrime perché il nostro amiconon è più con noi - afferma

affranto nell'omelia il vescovo diRagusa Paolo Urso - Pensavamo che lamalattia fosse stata definitivamentesconfitta e invece come un fulmine aciel sereno abbiamo saputo della suaterribile insorgenza. L'ho sentito perl'ultima volta giovedì scorso: una setti-mana ieri, la sua voce riusciva anascondere la commozione ma erasereno, era il giovedì santo, avevamocelebrato la messa degli oli, vivevamoun momento di grande fraternità pre-sbiterale e ci siamo sentiti all'ora dipranzo, quasi a condividere una cenacomune, un pranzo comune, unbanchetto comune che il Signoreaveva preparato per noi. Ci preparava-mo alla Pasqua. Dopo averla celebrataqui in terra, il Signore gli ha chiesto dicelebrarla con Lui in Cielo. Abbiamopregato, abbiamo chiesto la guari-gione, ma il Signore ha deciso diversa-mente. Sia fatta la sua volontà".

Era il 19 aprile quando, dopo unalunga battaglia contro la leucemia,Padre Giorgio Damaso, priore delConvento dei Carmelitani scalzi diRagusa, moriva, nel suo amato"Santuario del Carmine". Giornidolorosi quanto densi di intima com-mozione non solo per i confratelli e iparenti ma anche per i molti amici efedeli che, in una lunga fiumana, stet-tero in preghiere per un ultimo salutoal feretro esposto. Di lui rimangonovicende inverosimili, sguardi fedeli,anime frantumate che a più di duemesi dalla sua dipartita ne elogiano laspiritualità. Uno dei primi chierichettidel Carmine e uno dei primi aspirantiinviati nel Collegino di Carlentini. Cosìlo dipinge padre Gaudenzio, commis-sario del Carmelo teresiano di Sicilia, ecosì soleva dipingersi. Discolo come glialtri bambini del circondario. Poi quat-

tordicenne il suo cammino divocazione che lo vedrà a Verona e adAdro frequentare la scuola Media e ilGinnasio per poi iniziare la vita reli-giosa a Mantova col Noviziato e con la

"Professione" dei voti temporanei.Prosegue gli studi di propedeutico aTrento e di Teologia a Venezia pergiungere, dopo la Professione solennedei voti e il Diaconato ad essere con-sacrato sacerdote a Ragusa, dalvescovo Mons. Pennisi, il 25 giugno1967. Trascorre ben 17 anni a Trieste,come vice parroco, insegnante di Liceoe in Seminario e come valido maestrodel coro oltre che compositore, a te-stimonianza della sua spiccata sensi-bilità umana, artistica e spirituale,finché sarà trasferito come Priorepresso una "Casa di spiritualitàcarmelitana" in un piccolo paese vicinoUdine: "Ci siamo conosciuti a Risanonel 1991, ero novello sacerdote, mi hainsegnato tante cose; a cominciaredalla sua umanità - racconta padreSanto Sessa, suo successore alCarmine - e come non ricordare l'espe-rienza di Risano, fatta di conflittualità,di stima, di aiuto reciproco, di vitavissuta e sudata, ci ha educato aconoscerci e a vivere una tappa impor-tante, indelebile e fondamentale per lanostra amicizia e comunione fraternanonostante la nostra diversità caratte-

di Silvia Ragusa

Una sua preghiera composta edettata per telefono per la viacrucis del venerdì santo, 14 aprile2006:

�Ti ringrazio, Signore, perl'onore e per la grazia che mi con-cedi di vivere accanto a tuo Figlioquesta storia della sua vita, che èla Passione, e della mia vita, cheè la mia malattia. Ti offro tuttoquesto per il Papa, per la Chiesa,per l'Ordine carmelitano, per ilmio caro Santuario e per tutti ifedeli che lì si rivolgono fiduciosiall'intercessione della Madonna.Gradisci, o Signore, questa offer-ta, uniscila allo strazio di Cristo edi tutti i Santi e fai piovere su dinoi e su questo Santuario le tuepaterne benedizioni. Amen.�

<La sua preghiera>

<Padre Giorgio Damaso in udienza con Papa Giovanni Paolo II>

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Chiesa

riale, di temperamento: un'intesacostruita non certo senza fatica manella verità e nel rispetto reciprocodelle nostre persone, divenendo l'unoil sostegno dell'altro, perché amavamoil Signore e quel luogo dove ci avevaposto per servirlo".

Indi, dopo tre anni trascorsi comeSuperiore a Venezia, padre Damasoritorna in Sicilia, a Ragusa. Saranno glianni della maturità umana e spirituale.Una costante presenza nel Santuariodel Carmine in veste di direttore e con-fessore di anime.

"Devo a lui il mio felice matrimonio -ricorda Gabriella - fui lasciata dopocinque anni, nell'aprile 2003, e mi sen-tii privata della luce vitale, della gioia edella speranza. Pregai tanto perchéincontrassi una persona che misapesse ascoltare e consigliare epoiché nella vita di ogni uomo o donnac'è sempre un "Kairos", cioè unabuona occasione regalata da Dio, lamia fu quella di incontrare padreDamaso. Quando entrai nel confes-sionale per la prima volta mi sentiiaccolta da quest'uomo dallo sguardoperspicace e profondo, dalla vocemelodica e ferma, sempre sorridente.Riusciva a darmi sempre i giusti con-sigli su come gestire la mia relazione,ancora appesa ad un filo di speranza.Non incontrò mai il mio lui, ma eracome se lo conoscesse da sempre.Capitava spesso che dopo la confes-sione il mio ragazzo chiamasse al cel-lulare; Damaso diceva sempre:"Prendi il telefono, è lui che ti cerca".Aveva sempre ragione".

Il ricordo dei studenti di teologia èprofondo: "A noi studenti che cipreparavamo al difficile compito delsacerdozio - sospira uno studente -diceva di vivere una profonda amiciziatra sacerdoti restando uniti in Cristo enella preghiera". E ancora un'altra gio-vane fedele medita con commozionesu un momento singolare trascorso incomunione:: "Eravamo nella cappellet-ta del Santuario del Carmine, eravamoseduti sulla panca e lui, guardando ilgrande crocifisso, mi parlava del sacra-mento del matrimonio e dell'amoreche unisce i coniugi; fu come se padreDamaso parlasse contemporanea-mente con Gesù e con me, quando adun tratto mi sentii riscaldare il petto,

una gioia mi pervase e un calore fortecome il fuoco attraversò per qualcheminuto il mio essere. Non so cosafosse, so solo che tornai a casa colcuore pieno di amore e di gioia".

Poi nel dicembre del 2004 l'avventodella malattia che lo costringe ad unprimo ricovero a Taormina: inizia il suo"calvario". Dapprima la paura, indi laforza spirituale che l'aiuterà adaffrontare il "mostro" - così chiamavascherzosamente la chemio - .

"Negli ultimi giorni di ospedale -ricorda padre Gaudenzio - più di noiaveva compreso la realtà della suamalattia e preferiva subito parlare diDio, della sua fede, ora più spoglia,della vita vera, dei cambiamentiavvenuti in lui in quest'ultimo periodo,anche se mai l'abbandonava la spe-ranza della guarigione perché avevatanti progetti belli per il santuario, perla sua comunità. Si era affidato tutto

alla Beata Madre Candida che eraandato a salutare prima di rientrareall'ospedale, ed era già d'accordo con imedici e gli infermieri del reparto diEmatologia dell'ospedale di Taorminaper dedicare il reparto proprio allaBeata, una volta concluso il secondociclo di chemioterapia".

Perché padre Damaso era Postulatorea Ragusa per la causa di canonizzazionedi Madre Candida dell'Eucarestia e congrande passione aveva presentato lavita, la spiritualità e la dottrina dellamonaca, fin quando, alla cerimonia dibeatificazione, il 21 marzo del 2004,insieme ad altri confratelli carmelitaniscalzi, era stato accolto in udienza dallostesso Pontefice. Dimesso a maggio,con una sorprendente ripresa, sarànuovamente ricoverato nel febbraio diquest'anno e successivamente, dopouna breve convalescenza, ad aprile.Dopo la Pasqua il trapasso.

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Letteratura

La partita di scacchi, quella della vita, affascinantecompetizione truccata, in cui l'uomo non è altro cheuna pedina manovrata. Già spiazzata, già mangiata.

La storia, quella raccontata dai ventinove fogli dattilo-scritti inediti, appartiene a Gesualdo Bufalino. Una storiadella partita dall'esito inevitabile, racchiusa nei due capi-toli del romanzo incompiuto "Shah Mat. L'ultima partitadi Capablanca", adesso edito dalla Bompiani, con lacollaborazione della Fondazione Bufalino, in uno di queivolumi fuori commercio che tanto piacevano alloscrittore.

Nunzio Zago, docente di Letteratura italiana nella sededi Ragusa della Facoltà di Lingue, direttore scientificodella Fondazione Bufalino, nonché massimo studiosodello scrittore, racconta, proprio tra le mura della sedeaccademica, il suo primo approccio al romanzo, di cui ècuratore.

"La prima constatazione di questo lavoro l'ebbi subitodopo la morte di Bufalino, nel luglio del 1996, quando lafamiglia mi chiamò per ispezionare tra le carte delloscrittore. Mi accorsi allora di questo romanzo ineditointerrotto che consegnai prontamente alla moglieGiovanna. Ed è stata proprio lei che, in occasione deldecennale, ha voluto affidarmi questi fogli dattiloscrittiche ho deciso di pubblicare per cercare di riaccendereuna curiosità che non è mai venuta meno, né da partedegli studiosi, né da parte dei lettori appassionati. Delresto i due capitoli hanno una loro leggibilità così dasoli".

Scritto probabilmente subito dopo "Tommaso e ilfotografo cieco ovvero il Patratac", il romanzo s'incentrasulla figura di un grande campione di scacchi, il cubanoJosé Raúl Capablanca. Una figura affascinante, cam-pione del mondo intorno agli anni '20, anche se moltosingolare.

"Certamente lo scrittore scelse di parlare di uno scac-chista perché fu anche lui un appassionato del giocodegli scacchi. Si sa che da giovane fu provetto giocatorein ambito provinciale. Ma anche perché Capablanca,oltre ad essere un gran giocatore, era una persona colta,uno dei campioni più geniali che eccelleva in conoscen-ze di musica, di cinema. Lui stesso aveva preso parte adun film di Pudovkin, nel 1925, intitolato "Chess fever".Questo personaggio sicuramente affascinava lo scrittore.Tuttavia la ragione più importante ruota attorno allametafora degli scacchi. Metafora esistenziale con sfuma-ture metafische, ma anche metafora di conflittualità e dimorte, perché alla fine c'è sempre qualcuno che subisce

lo scacco matto - spiega Nunzio Zago - e Bufalino vedela vita come una partita truccata dall'esito già stabilito.Ecco allora la metafora ludica, passionale che non puònon avere un esito tragico, ma che non per questo pre-clude al fascino della vita stessa. C'è da dire che Bufalinonon fu certo il primo ad aver operato questa metafora -pensiamo ad esempio a Borges -, e non è nemmeno laprima volta che il gioco degli scacchi compare nelle sueopere con questo significato simbolico. AlloraCapablanca, in qualche maniera, diventa proiezione disé, suo alter ego. Lo scrittore si era documentato conmolto rigore, conducendo svariate ricerche storico-biografiche. E molti elementi nel testo, infatti, richia-mano al personaggio storico. Eppure lo scrittore giocatra realtà e invenzione, introducendo molto di sé, dellasua visione del mondo, del suo disincanto che negli ulti-mi anni si era particolarmente accentuato". Ambientatoa New York nel 1942, "Shah Mat" narra l'ultima fanta-siosa giornata di vita del giocatore che, sul corridoio diun albergo, aspetta l'ascensore che lo condurrà entrouna grande dimensione metropolitana. Un po' comeTommaso a Roma (e Bufalino - ricorda Zago - negli ulti-mi anni si era particolarmente interessato a questavisione metropolitana). Fino a ritrovarsi seduto in un

L�ineditoBufalino< >

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di Silvia Ragusa

<Gesualdo Bufalino con la pittrice Laura D�Andrea Petrantoni>

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Letteratura

cinema a guardare un musical disecond'ordine che ricorda tanto lasua Avana. "Scatta allora il mecca-nismo della memoria. - continua lostudioso - Capablanca si lasciacullare dall'onda dei ricordi; un con-forto al suo disincanto attuale, lega-to ad un rapporto matrimoniale incli-nato, alle barbarie della guerra chehanno stravolto tutti i valori umani,ma anche alla sua stessa profes-sione". E non solo. Capablanca portacon sé un ricordo che lo tormenta.La galante avventura con una gran-duchessa russa - ben accertata stori-camente - diventa per Bufalinol'escamotage per immaginare unastoria parallela che il giocatoreintrattiene con la giovane figlia dellagranduchessa, Irina. Una relazioneche, scoperta, portò la giovaneamante al suicidio. Eppure "non si sadove finisce la realtà e dove inizia lamenzogna". Capablanca, assillatodal ricordo, comincia un gioco di so-stituzione con una nuova ragazza,Claudet (personaggio costruito cherichiama elementi cinematograficifrancesi) dalla sfrontatezza inequivo-cabile, conosciuta al cinema, chediverrà l'interlocutrice ideale - "testi-mone assente" perché addormenta-ta - della sua storia.

"Un romanzo che ci riconduce aisuoi grandi capolavori, come "Lemenzogne della notte". - aggiungeZago - perché ancora una volta econ grande sapienza Bufalino ripro-pone tutti i suoi temi, come il fascinodella vita e dell'amore ma anche loscacco che ognuno di noi è costrettoa subire. C'è un bisogno di raccon-tarsi perché in fondo la letteratura èil modo per aggiungere un filo albreve ordito della vita, e raccontarsisignifica ricordarsi ma anche rein-ventarsi. Ecco perché il gioco trarealtà e invenzione".

Ecco perché lo scrittore vive per laletteratura. Fin quando, ad un certomomento, qualcuno bussa allaporta. "Non sappiamo chi - dice ilcuratore - né è possibile azzardaredei probabili snodi sul seguito dellastoria. Tuttavia è possibile dire che ilromanzo si presenta in maniera piùtradizionale rispetto agli scritti pas-

sati, meno sperimentale sia dalpunto di vista linguistico che dellastruttura narrativa, almeno per quel-lo che si può ricavare da questi dueprimi capitoli. C'è sempre questo lin-guaggio alto, sontuoso, ma il tono

introverso, direi sapienziale, esisten-ziale di questo Bufalino, mi sembramolto seducente e affascinante, sulsolco della grande scrittura novecen-tesca".

Zago, che ha corredato il testo diuna nota filologica e di una post-fazione, scherzosamente richiamaalla memoria l'ossessivo labor limaedi Bufalino. "In lui c'era il gusto arti-gianale del fare letterario, appar-teneva ad una civiltà che aveva i va-lori del fabbro; la civiltà della botte-ga dell'area iblea, dai significatiumanistici liberi, creativi, rigorosa-mente contro i nuovi linguaggi. Eracome un baluardo di valori umanisti-ci convinto che la bellezza servisseanche alla buona vita, al viverecivile".

Certamente, pur avendo inseritopoche varianti, probabilmenteBufalino avrebbe voluto ancora permolto cesellare il suo testo. "Ma -argomenta Zago - non è da escluderenemmeno che già avesse compiutouna prima revisione per far pubbli-care i primi capitoli del romanzo pres-so alcune riviste, come d'altronde erasolito fare. Adesso a dieci anni dallasua scomparsa, Bufalino costituiscesempre più una presenza necessarianel secondo Novecento, menoeffimera, proprio per questa suacapacità di dar voce ad un disagio ead un'inquietudine esistenziale che fudell'ultimo scorcio del secolo scorsoma che è anche dei nostri anni".

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A dieci annidalla mortedello scrittorecomisanopubblicato unromanzopostumo di duesoli capitoli.E' la storia diuna partita discacchi conprotagonista ilcampionecubanoCapablanca:ennesimametaforadella vita

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Libri

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Il nuovo saggio di Emanuele Giudice "Prima che arrivila notte" annuncia nel costrutto ipotattico-allegoricodel titolo un nucleo incandescente di pensieri dagli

adombramenti provocatori di saggezza e di sfida.In esso l'autore aggiusta il tiro su una vasta area esplo-

rativa di argomenti, dalla emigrazione al razzismo, allacorruzione politica, allo snaturamento dei valori, al laici-smo, al cristianesimo anemico e impoverito, a quanto,cioè, di falsato, di servile, di illogico e provvisorio vorrebbeoggi farci vivere la terra "aiuola che ci fa tanto feroci"come stigmatizza l'Alighieri.

Ogni argomento Giudice lo indaga non dall'esterno, daun punto di vista puramente speculativo-dialettico, mabensì dall'interno lo approfondisce come problema di vitache coinvolge ed impegna se stesso, alla maniera diPascal. Ed in ciò si evidenzia una caratteristica della suapersonalità, nota in campo nazionale, che è quella di chinon si rassegna passivamente dinanzi agli aspetti di unarealtà radicalmente pragmatica e contraddittoria, ma liaffronta decisamente per imporvi, come scrive il grandeRosmini, "una redenzione etica di ordine e di razionalità".E la sua ultraventennale attività di poeta, di narratore, disaggista, di critico, ne è una testimonianza e concorre va-lidamente a focalizzare le sue tappe meditative dal puntodi vista ideologico-metafisico e a vitalizzarle dal punto divista stilistico-espressivo. In ogni argomento è visibile unpreciso "modus disserendi" che è quello di porre un cen-tro introspettivo alle sue analisi e di irradiare da esso unsusseguirsi di rilievi, di precisazioni, di confutazioniumane, sociali, storiche per approdare, infine, alla libe-razione della verità tradita ed insidiata da incrostazioni diogni genere e dare il giusto senso e valore alla vita.

A corroborare le sue tesi Giudice, nella seconda partedel saggio, passa dalla sfera argomentativa a quella stori-co-documentaria offerta dal vissuto di credenti che ven-gono considerati "pietre miliari di una esperienza apo-stolica": "Dossetti, La Pira, Teresa di Calcutta, e dalcrogiuolo esistenziale dell'opera narrativa di GesualdoBufalino orbitante con i suoi avvincenti tappeti stilistici indrammatici interrogativi e nel rimpianto "di una luce atte-sa e mai arrivata". I messaggi profetici dei primi tre hannoscavato "sentieri imprevedibili di solidarietà, di sfida allapace, di redenzione dei più poveri in ogni angolo delmondo" con il fuoco della loro fede.

Significativa è la chiusura del saggio con la sublime rilet-tura del Pater Noster, che sembra suggerita dall'affer-mazione di Bernanos nei Dialogues des Carmelites "Lasola preghiera giustifica la nostra esistenza". Il Pater è

segmentato da Giudice in undici sequenze: due monosil-labiche e nove monosintattiche: tutte vengono magistral-mente parafrasate in una precisa ermeneutica psicologicameditativa, che apre nella nostra anima una sinfonia diamore e di speranza e la consegna a "nuovi percorsi didialogo con l'Eterno".

In tutto il saggio eccelle la coerenza del pensiero con lescelte formali del linguaggio: la parola è sempre alservizio di una coinvolgente "plenitudo mentis et cordis",sfugge alle tentazioni del didascalico e della retorica deiriscatti, libera gli aggettivi da attributi facili e vaganti edevita arbitrari accomodamenti semantici per manteneresempre il suo ruolo di sfida e scoprire nell'anima le viedella luce "prima che arrivi la notte".

La lucedell�anima< >di Carmelo Lauretta

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Semplice ed autenticamentecristiano, il professor Giu-seppe Giannone seppe coniu-

gare la sua passione educativa conuna evangelica visione della vita, lasapienza di uomo con la ricchezzadi tanti studi. Uomo di dottrina fer-missima e senza cedimenti, spesetutta la sua vita nell'educazione deigiovani, la scandì con discrezione,riservatezza e tradusse nel quoti-diano la carità cristiana. Si trattavadi qualcosa di più di sempliceumanitarismo: era rispetto e amoreper l'uomo profondamente radicatonel rispetto e nell'amore per Dio;era carità che sgorgava dalla forzadi una fede che lo rendeva ad untempo presente e distaccato conuno stile vagamente monacale.

Schivo e riservato, pieno di garboe persino di delicate attenzioni,umile e portato al dialogo con i gio-vani, non temeva il confronto conle ultime tendenze, con l'affacciarsidi nuovi valori e orientamenti cul-turali, ma esigeva dagli interlocu-tori un grande rispetto per il patri-monio del passato.

Spese la sua vita nella gratuitàper la promozione umana nelsegno dell'esperienza educativa dalui ritenuta assolutamente centrale.

Per lui era normale pensare chel'uomo, la società, la cultura e ilmondo possono vivere e crescerenell'impegno mondano, sociale,politico, culturale, ma solo se vi èla presenza di Dio che li produce eli autentifica in continuazione. Perlui la vita non era un nostro pro-getto, ma un dono di Dio e, inquanto dono non poteva esserespiegato che con l'Amore.

Nacque a Modica il 15 febbraio1913 e si laureò in lettere pressol'Università di Catania. Insegnòpresso l'Istituto Magistrale "G.

Verga" di Modica e questo magi-stero gli consentì di trasmettere aigiovani del dopoguerra l'entusia-smo per la vita.

Alla fine degli anni '50 intraprese

la carriera politica e nel 1958venne eletto Sindaco di Modica.Svolse il suo ruolo con umiltà, di-gnità e consapevolezza, senza maiscendere a compromessi.

Questo ruolo gli permise divenire a contatto con le personebisognose della città. Di fronte atanta miseria decise di devolvere ilsuo stipendio di Sindaco ai povericon discrezione e riservatezza.

Nel 1960 continuò la sua attivitàdi educatore presso l'IstitutoTecnico Commerciale "Archimede"di Modica fino alla fine della suacarriera scolastica. Fu sempredisponibile con i giovani, anchefuori dall'orario scolastico, per dareconsigli e suggerimenti su comeaffrontare le prime difficoltà dellavita.

Ebbi la fortuna di conoscerlocome professore di italiano e storiae non nutrivo dubbi sulla suapreparazione intellettuale e profes-sionale, ma ebbi la certezza del suospessore di educatore in uno degliultimi incontri avuti con lui, primadella sua dipartita. Fu quelladiscussione, nel ricordo degli annidella scuola (e ne erano passatitanti!), e la constatazione dell'af-fetto del Professore verso i suoistudenti che mi fece riflettere eapprezzare la sua figura di grandeeducatore. Lui si ricordava conlucidità i nomi di tutte le mie com-pagne, il posto che ciascuno occu-pava nella classe e ciò che la vita ciaveva riservato. Ha lasciato in chilo conobbe una testimonianza fattadi lavoro e di concretezza, di sobri-età e di generosità, di dialogo e difiducia. Sono passati tanti annidalla sua morte, ma il sorriso dellasua intelligenza, la sua umanità ela sua disponibilità mi mancanoancora.

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Scuola

Ricordo di uneducatore< >di Anna Malandrino

GiuseppeGiannoneè stato anchesindaco diModica ma ilsuo ricordoè legatosoprattutto allasua alta figuradi educatoree docentedi lettere

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uattro incontri musicali suonando solo a tempo dijazz. Da febbraio sino a maggio le atmosfere del jazzpiù classico,quello per intenderci in puro stile "NewOrleans", sono approdate al teatro "Vittoria Colonna"

sulla scia delle note di ben quattro celebri band. Dalla "LinoPatruno Jazz Band", conosciuta anche al grande pubblico, alduo Paolo Fresu e Giovanni Mazzarino, al Quartet di RosarioGiuliani sino alla "Sweetwater band" guidata dal solistaMichael Supnick. I quattro gruppi hanno galvanizzato einfiammato il pubblico in sala, a conferma della validità dellaformula della manifestazione "Jazz time", promossadall'Associazione Amici della Musica "Rosario Lucchesi" diVittoria che, avvalendosi del supporto della ProvinciaRegionale di Ragusa e della Città di Vittoria ha cercato di"sprovincializzare" il palco del Colonna puntando su "nomi"internazionali del jazz classico. Uno per tutti: Lino Patrono. Ilmusicista, vera icona del jazz italiano, insieme alla sua foltaband, composta da un quintetto di cinque elementi, tra cuispiccava la cornetta del trombettista americano MichaelSupnick, ha stregato il folto pubblico conducendolo in unostraordinario viaggio musicale dentro la storia stessa del jazz.E' stato uno strepitoso omaggio al jazz puro, quello della"tradizione", come lo stesso Lino Patruno ama definirlo.

"Bisogna riconoscere che il jazz - afferma Patrono - è unfenomeno culturale e il suo ascolto presuppone la conoscen-za delle sue storiche origini". Accontentati. E per incanto ilmusicista Patruno si trasforma anche in un autentico "prof"del jazz. Intenti didascalici di una "missione" che ogni sera,fa ribaltare la ritualità del concerto e conduce lo storico jaz-zista a raccontare la storia del jazz. Così cala il buio in sala,uno schermo bianco copre la quinta occupata dagli strumen-ti e viene trasmesso il filmato "Dedicato a New Orleans".

Un reportage di trenta minuti e più con immagini e inter-viste fatte dallo stesso Patruno a protagonisti del jazz di casanostra, come Renzo Arbore e Pupi Avati, per immortalare lastoria del jazz.

"Dobbiamo salvare il jazz classico - commenta Patrono -purtroppo trasformato in una moda musicale. Ma non è cer-tamente questo il jazz".

Il jazz di Lino Patruno è una magia che fa suonare insiememusicisti che si conoscono appena e che non hanno spartitoma solo un tema musicale da ricreare. Il jazz è figlio di unamusica suonata e vissuta nei quartieri multietnici di NewOrleans dove nel 1917 Nichy La Rocca, figlio di un ciabattinodi Salaparuta, decise che era arrivato il momento di scriverele note e di incidere il primo disco. Sarà per questo che laSicilia ama il jazz? "E' la Regione - rivela Patrono - dove sisuona di più".

Jazz altrettanto vibrante con la Sweetwater. Il quintettocapitanato dal trombettista e cornettista, nonché voce delgruppo Michael Supnick, si è esibito con la tradizionale divisaDixie, ovvero pantaloni neri, camicia bianca, bretelle rosse ecappello. Un autentico omaggio al più grande dei jazzisti:Luis Amstrong e al genere musicale interamente proposto ilDixieland.

"Contrariamente alle credenze comuni - spiega FrancescoMaria Cancellieri del comitato artistico della Rosario Lucchesi- il jazz non è stata mai una prerogativa degli uomini di co-lore benché le origini del genere vanno ricondotte a musicistiafro-americani, erano tantissime le band di bianchi che suo-navano per le vie di News Orleans. La differenza tra i due jazzbianco, denominato Dixieland, e quello afro-americano stavanella maggiore razionalità del primo e in una più sensibileistintività del secondo. Per intenderci chi suonava Dixielandpreferiva una più marcata individualità e manifestava unamaggiore conoscenza della musica. In ogni caso allaSweetwater band va l'onore di aver fatto conoscere in terraiblea una vera icona del jazz".

A tutto jazz < >

la provincia di ragusa36

di Daniela Citino

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Musica

<Il quintetto della Sweetwater protagonista della rassegna Iazz Time>

Quik

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Archeologia

Camarina e il mare. Il mare e ilvino. Un gioco di evocazioniche può suggerire più di una

suggestione sino a ipotizzare che almitico Dioniso possa venire inmente di arrivare sino a Camarina.E se l'�incanto� per fortunaaccade� ecco che le porte delmuseo si possono persino aprire alvisitatore notturno e condurlo in unintrigante percorso di conoscenzadove l'archeologia si mescola allealtre arti, come la musica e la poe-sia, perché si è lasciata inebriaredai fruttati aromi provenienti daicalici ricolmi di rosso vino.

"Dioniso è arrivato sin qua e sem-bra volerci rimanere peraltro moltobene". La felice battuta è di GiuliaFalco, archeologa al Museo diCamarina, una delle anime di"Dioniso a Camarina" ovveroArcheologia nella notte, manifesta-zione organizzata dalla Direzionedel Museo Archeologico Regionaledi Camarina con l'ausilio, di patroci-ni istituzionali, come la ProvinciaRegionale di Ragusa e del Comunedi Ragusa, e di sponsor privati.

"Un'idea nata - commenta l'ar-cheologa - per i legami strettissimiche la struttura museale ha con l'ot-tocentesco baglio di un'aziendavinicola rimasta in produzione sinoagli anni sessanta e che si ponecome la superba espressione e te-stimonianza della vitalità di culturavinicola fortemente presente nelterritorio". Antichissima città diCamarina, dal cui promontoriomozzafiato si domina la frazionerivierasca di Scoglitti.

"La città costiera con il suo portoche un tempo è stato rinomato peri suoi commerci di vino - sottolineaLuigi Messina, direttore del Museo -ha sicuramente suggerito un'altrasuggestione".

Camarina, dunque, da vivereanche sotto le stelle lasciandosiguidare dai ritmi suggestivi delleballate musicale degli Antikantusche con le loro medievali strumen-tazioni e attingendo al repertoriodei Carmina Burana hanno resoomaggio all'accattivante binomiomusica e vino. Un tripudio artisticoall'arte del buon bere che gli attoriMassimo Leggio e Gianni Battagliahanno reso possibile con la letturarecitata di versi "rubati" a passiclassici, come le opere di antichipoeti come Omero o il rinascimen-tale Lorenzo il Magnifico.

"L'ebbrezza - suggerisce il registaBattaglia - può fornirci l'abito men-tale per frequentare la "follia"erasmiana, da considerare comemetafora di una rigenerazione cul-turale che, sebbene sia ancora affi-data ad un'elite, trova nell'aspi-razione alla libertà la sua miglioreforma espressiva".

I calici sono stati così levati in altoper un tripudio alle plurimi com-mistioni: quella dell' arte e della let-

teratura con la storia gastronomicae produttiva di una civiltà. E i brin-disi, virtualmente evocati dalleparole di poeti greci e latini, sonodiventati anche una realtà. Coppecolme di vino sono state donate alvisitatore per la degustazione gui-data dal Consorzio di tutela delCerasuolo di Vittoria.

"Scelti - spiega Giombattista Cilia,presidente del consorzio di tuteladel vino Cerasuolo - i vini del ter-roir: il Cerasuolo di Vittoria, il Nerod'Avola e ormai l'immancabileFrappato. Una triade di vini che cirimanda ai legami della terracamarinense alla cultura vinicolaquando dal porto di Scoglitti parti-vano bastimenti carichi del nostrovino. Produzioni vinicole anche allo-ra ricche di struttura e di qualitàma, purtroppo, senza identità,anonime a servizio dei vini francesi.Celebriamo, dunque, anche il viag-gio che nella storia economica èstato fatto dai nostri vini e che stan-no conoscendo una stagione digrande successo".

Se Camarinaalza i calici < >

la provincia di ragusa 37

di Daniela Citino

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Arte

uando l'arte si sposa conl'amenità dei luoghi nonpuò che scaturire lamigliore ispirazione. Ha

prodotto questi risultati l'esperien-za di full-immersion nella pitturadal vivo condotta da un gruppo distudenti del college "Mcast" diMalta che con pennelli e cavallettisottobraccio si sono spostati tra gliscorci più suggestivi del territoriodi Chiaramonte Gulfi per trarre ilmeglio del proprio estro pittoricodalla piacevolezza degli ambienti.La cittadina chiaramontana haofferto, infatti, scenari di suggesti-va bellezza per il corso di disegnoe pittura estemporanea di 30 oreguidato da Salvatore Montanucci,artista contemporaneo di pregio,stregato dal paesaggio dellaridente cittadina fin dal '97, quan-do gli venne commissionata larealizzazione di tele che duplicas-sero gli interni delle principalichiese della città. Il risultato delsuo accurato lavoro di riproduzionefu dato da quattro capolavori distraordinaria fattura artistica e dal-l'impronta iperrealista. Tele cheoggi la città custodisce conorgoglio negli interni del museodelle Arti Sacre. Il pittore siculo-maltese, dunque è tornato neiposti che lo hanno maggiormenteispirato e questa volta lo ha fattonei panni di insegnante a fiancodei suoi allievi che hanno datoprova anche loro di aver tratto gio-vamento della bellezza dei postiper migliorare la qualità del toccopittorico. Oltre 50 tele sono statepoi esposte ai giardini comunalil'ultimo giorno del corso, tuttilavori prodotti durante il soggiornoibleo.

"E' stata - spiega SalvatoreMontanucci - un'esperienza molto

significativa per gli artisti che mihanno seguito. Le prime duelezioni sono state rivolte allo studiodella natura e dei suoi colori nelpaesaggio naturale-campestre, poici siamo spostati nelle campagnedel chiaramontano per ritrarrenelle loro forme e sfumature di co-lore gli ulivi saraceni con i lorotronchi secolari intrecciati in me-ravigliose sculture naturali chefanno da scenografia al paesaggio.Mentre l'ultima lezione è stata,invece, dedicata al paesaggiourbano e architettonico del paese.L'iniziativa, che ho voluto chiamare"La Sicilia nel pennello dei maltesi"- prosegue l'artista - nasce daldesiderio di creare un corso di stu-dio intensivo all'estero per gli stu-denti, ma è stata rivolta anche atutti gli allievi iblei che hanno volu-to aderire, nell'ottica di un'espe-rienza di scambi interculturali tra ledue isole che per secoli sono statelegate da molteplici interessi.

Questo progetto ha inteso anchefar conoscere le bellezze naturali eartistiche di questa cittadina a co-loro che sono alla ricerca di unatranquillità e di benessere per ipropri occhi e per il proprio spirito.E in effetti, lo studente ha avutodavvero la possibilità di stare acontatto con la natura, ed il pae-saggio campestre e architettonicodel luogo per studiarne meglio lesue caratteristiche di forme, colorie luci. Tutto ciò è servito, e la qua-lità dei lavori svolti lo testimonia,ad una migliore concentrazionenello studio e ad accendere unapiù luminosa ispirazione artistica ingrado di dare un forte stimolo almiglioramento e al perfezionamen-to delle tecniche".

La stessa spinta verso il deside-rio implacabile di affinare eperfezionare le tecniche e ilproprio stile che ha attraversatoanche l'evoluzione artistica diMontanucci.

Chiaramonte Gulfi,tavolozza naturale < >

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di Cettina Divita

<Salvatore Montanucci ad un allievo maltese illustra le tecniche di pittura>

Quik

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Una �colomba�, simbolo di pacee di �concordia populi�, persiglare un universo artistico

fantasmagorico e ricco di solarità.Accanto alla firma nitida e chiara ilpittore Franco Virgadaula mette ilsegno grafico, altrettanto riconosci-bile e intuibile, della colomba. Unaserena �ossessione� pittorica cheaccompagna, come tema ricorrente,il colorato patrimonio artistico del pit-tore vittoriese che, ormai sulla scenada dieci lustri, è deciso più che mai asperimentare il dono dell�estro e dellafantasia. Le sue colombe, tenera-mente dipinte, fanno capolino neiricorrenti giardini fioriti che l�artistaama rappresentare come espres-sione di simbolici �eden�, paradisiterrestri, dove alle �donne� diVirgadaula, in quanto dee dellafecondità e insieme della creatività, èconcesso il piacere del vivere, intesocome pienezza panica e rapportosimbiotico e esclusivo con la natura.

�Ancora una volta sono le donne -illustra Gaetano Bonetta, presidedella facoltà di Lettere di Chieti-Pescara - le protagoniste assolutedelle tele di Virgadaula. Sono im-magini femminili che hanno perso laloro iniziale pericolosa mondanità, laloro sinuosa e minacciosa seduttivitàe ora per Virgadaula esprimono lavita, regine di fertilità e di creatività�.

Donne voluttuosamente sensualiche ben accettano di introdurre nelloro spazio pittorico proprio le�colombe�, pronte a spiccare unnuovo volo per altre artistiche speri-mentazioni. Ed è così che le�colombe�, simboli dichiarati di pacecosmica per quel ramoscello d�ulivoportato in dono all�umanità, sioffrono all�estro artistico diVirgadaula per farsi plasmare daun�altra �materia�: la ceramica diCaltagirone che così si presta a

esprimere ancora una volta la �dolceossessione� di un pittore, definito damolti come �uomo del Sud alla ricer-ca di un mondo spirituale in continuaprogressione, espresso sempre intinte forti e solari�.

�Le colombe di ceramica sono soloquaranta e sono uscite dal conio diun ceramista una per una.Virgadaula centra un binomio per-fetto. Colombe dipinte e colombescolpite che insieme ancora una voltaalla donna danno un tandem perfet-to di beatitudine cosmica ed appro-dano nell�etichetta di una bottiglia divino dei Marchesi dei Cantari.Perfette testimonial di uno dei donid�eccellenza di una terra ricca, gene-rosa e solare proprio come le fanta-stiche donne di Virgadaula.

Vola colomba vola< >

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di Daniela Citino

Arte

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<Franco Virgadaula e le sue colombe in ceramica>

Il pittoreFrancoVirgadaulaha coniato 40colombe diceramicadipinte con itipici colorie i decori diCaltagirone.

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Amarcord

I due figarodi Ragusa< >

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di Cettina Divita

Fu uno dei saloni maggiormente in voga della città diRagusa e per ben 40 anni acconciò le chiome delle�teste� più importanti della provincia. �Nte Barbè

Milanes� per i tanti clienti, non rappresentò soltanto unasemplice sala per tagliare barba e capelli, ma ebbe permolti il ruolo di un vero e proprio centro di aggregazione escambio culturale. Quando il 31 dicembre del 2004 ilsalone di Piazza del Popolo chiuse i battenti, per tantiscompariva una fetta importante di storia del passato,fatta di buone e salutari chiacchiere e di bei ricordi legatiai due �artigiani illuminati�, che dietro il richiamo ricercatoe milanese dell�insegna del loro negozio, nascondevanol�animo di genuini chiaramontani. Tra le schiume e i pen-nelli da barba di Paolo Buonfine e Mario D�Amato, pas-sarono i professionisti e le persone più raffinate dellaRagusa perbene dagli anni Sessanta in poi. Una bottega dibarbiere che divenne presto una vera istituzione in città.Un ambiente raccolto e accogliente dove il rito del tagliar-si i capelli, diveniva l�occasione per fare quattro chiacchierein tutta tranquillità con l'affabile e amichevole discrezionedei titolari.

�La nostra sala - raccontano i due titolari - si distingue-va non solo per la qualità del lavoro, la serietà e la fiduciache eravamo riusciti a conquistare nei nostri clienti, masoprattutto perché il nostro salone era divenuto un luogodi ritrovo che siamo certi manca a tanti. Diversi clienti pas-savano dal salone per scambiare quattro chiacchiere,dimenticare i problemi di casa e per leggere i giornali chenon mancavano mai sul tavolo del nostro salotto. Si com-mentavano le notizie del giorno e si scherzava con granpiacere�.

Un�istituzione, dunque, la sala dei due esperti �coiffeurs�chiaramontani che nacque nell�agosto del �66, quando tor-nati da un�esperienza di lavoro al Nord Italia decisero dimettersi in società. Come tanti al quel tempo, avevanoimparato a rubare il mestiere nelle botteghe diChiaramonte all�età di soli nove anni.

La Barbè Milanes aperta a Ragusa, si distinse subito perlo stile del taglio dei capelli e per la qualità dei servizi offer-ti, e ben presto arrivarono anche i primi clienti di prestigio,tra cui diverse autorità politiche e militari.

�La nostra attività - racconta Buonfine - fu segnata dauna clientela particolare ed esclusiva. Da noi si servivanoprefetti, colonnelli, esponenti dell�alta borghesia, uominipolitici, professionisti, funzionari di banca e medici�.

I due titolari del salone all�epoca sbarcavano il lunariosenza grandi patemi.

�L�attività del nostro salone andò a gonfie vele fin dal-

l�inizio - aggiunge D�Amato � perché con 350 lire offrivamoil taglio di capelli e la rasatura della barba. Pagavamo 12mila lire di affitto al mese e ci dividevamo in due ilguadagno giornaliero di 7 mila lire circa. Da Viale TenenteLena, dove abbiamo aperto nel �66 , la sala si è spostatain via Dante e poi al numero 3 e 4 di Piazza del Popolo,dove abbiamo lavorato fino alla chiusura offrendo il megliodei servizi�. Trattamenti esclusivi contraddistinguevanol�attività del salone, come i prodotti, gli oggetti di barberiae la novità portata da Milano dei �panni caldi�, cioè i panniriscaldati in acqua bollente da adagiare a fine rasatura perrinfrescare il viso, prima del massaggio. E alle cure meti-colose dei due �figaro� del capoluogo, si è affidata lamiglior fetta della società ragusana, dal prefettoGiorgianni, al sindacalista Silvestre Bognanni, al sindacoRoccaro, dal deputato Nello Rosso, ai giornalisti.

�Era un ritrovo simpatico, un crogiolo di conoscenze, incui ci si sentiva come a casa � racconta Giovanni Pluchino,cronista del quotidiano �La Sicilia� - per me passare dal sa-lone era come attingere ad una miniera di notizie e infor-mazioni preziose. Quando ho saputo della chiusura di que-sta attività - aggiunge - ho provato una stretta al cuore,perché con essa veniva a sparire un pezzo di Ragusa, l�ulti-ma espressione di una consuetudine sociale di scambio diopinioni in un ambiente schietto, in un salotto e un �gaz-zettiere� di paese dove la chiacchiera veniva modulata sem-pre con garbo e stile, senza scendere mai nel pettegolezzo�.

<Paolo Buonfine e Mario D�Amato nel loro salone da barba>

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La tua ombra è diventata mitica �pi �mia� come laterra sulla quale affondano le tue radici. Neglianni si sono ramificate oltre misura e metaforica-

mente sono giunte ad afferrare il mio animo che,nostalgico, si rivolge adesso, alle ore trascorse sotto iltuo cielo, recuperabili solo con il tuo ricordo, Sicilia!

Ecco sfogliando le tante fotografie che abbiamo fattoin tutti quegli anni accanto ad una casetta di cam-pagna, affittata dal padre di Michele (è il marito del-l�autrice di questo articolo ndr), in contrada Trapani diModica. Sordo troneggiava questo immenso albero dalgrande tronco, il �Milicuccu� appunto, che dava un�om-bra freschissima ed estesa, sotto il quale mangiavamoattorno a un lungo tavolo rustico. Mi aveva tanto col-pito, perché era un gigante, capace di dominare l�in-tensa calura del mezzogiorno. Rivedendolo, sono statapresa da un�emozione intensa, viscerale che mi haspinto a iniziare queste pagine-rimpianto, in cui oltre acondannare la mia indifferenza-ostilità di anni passati,trasborda il desiderio mio odierno di ritornare all�om-bra di quell�albero �magico� nelle cui vicinanze siestendevano schiere di fichidindia polverosi.

Purtroppo, temo che non ci sarà più. Chi?Naturalmente quel milicuccu!

Penso a lui come se fosse una persona che sepotesse parlare, ci inviterebbe a non abbattere quelloche non si deve abbattere perché è un prezioso patri-monio per ognuno di noi. Gli alberi, oltre che nido pertanti uccelli forniscono le radici che cementano la terraimpedendo il verificarsi delle frane, costituiscono parteimportante di un micro-habitat, che scomparirebbecon la mancanza di uno solo dei suoi elementi. Al loroposto sorgono e sorgeranno, sempre più numerosi,nuclei di cemento, nei quali scomparirà la bellezza delcreato e la nostra identità.

Voglio ricordare qui a proposito l�opera pittorica chediventa linguaggio filosofico di un grande artista scicli-tano, Piero Guccione, che ho conosciuto a Roma inoccasione di alcune vernissages alla Galleria �IlGabbiano� e del quale conservo un cofano grandecontenente dodici suoi pastelli. Poi, su testo diGesualdo Bufalino, un libro da lui illustrato �Senso�.Inoltre un libro �Dopo il vento d�occidente� checontiene altri pastelli con l�intervista condotta daPaolo Nifosì, dopo il ritiro di Guccione nella cam-pagna di Scicli. Avete appena festeggiato i suoisessant�anni ed io voglio chiudere questo mioscritto menzionando quelli che lui chiama, nella

citata intervista di Paolo Nifosì, �bollettini di guerra�.I carrubi, vittime di questa guerra assunta dall�uomo

contro la natura: �Carrubo a Scicli�, �La luna si leva�,�Fu il bosco dell�amore�, �L�albero cavo dopo il tra-monto�, �L�albero tronco di Serrauccelli�, �Grande tron-co sul cielo�, �Carrubo mozzato� e �Grande carruboferito�. Questi i titoli dei suoi pastelli-bollettini. Riportoinfine la risposta che più mi ha colpito nell�intervista.Nifosì: �Una domanda strana per finire, cos�è per te laluna?�. Guccione: �Un incanto che si rinnova ogni 28giorni�.

È consolante, a questo proposito, sapere che il piùgrande dei futuristi, Boccioni, confessò a un amico diessere un �pentito� per l�omicidio del pallido astro cheinsieme a Martinetti e agli altri, inutilmente tentarono.Inoltre - perché no - è lecito supporre che quella lon-tana, tremula traccia di grido, di spavento, che affiorasul rotondo volto di cipria trasparente e che ci arrivacome un antico e perenne ammonimento, comeun�eco visiva del nostro stesso destino, forse ha resomeno orribile il già sanguinoso percorso degli umanifino ad oggi, �e così sarà ancora per millenni�.

All�ombra diun milicuccu< >

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di Rossana Poggi Salemi

Amarcord

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><la provincia di ragusa42

Giornalismo

La Fidapa di Vittoria ha pro-mosso anche per quest'annol'edizione del premio giornali-

stico "Maria Grazia Cutuli" riservatoagli studenti degli Istituti Superioridella provincia di Ragusa e patroci-nato dall'assessorato provincialealla Pubblica Istruzione. Un premioper ricordare la memoria della gior-nalista catanese uccisa 5 anni fasulla strada che da Jalalabad portaa Kabul. Era il 19 novembre 2001.Maria Grazia Cutuli avevatrentanove anni e si trovava in unAfghanistan in cui si combattevaper liberarlo dal regime talebano.Uccisa a colpi di kalashnikov da uncommando terroristico, era lì perraccontare ai lettori del "Corrieredella Sera" quanto accadeva inquella terra disastrata. Sono pas-sati 5 anni da quel triste giorno e ilricordo della giornalista sicilianavive ancora attraverso mille inizia-tive, premi, convegni e targhe dauna regione all'altra dell'Italia.Eletta ad esempio, a regola di vita:una giornalista che è caduta rac-contando i disastri del mondo. AVittoria anche quest'anno l'omag-gio a Maria Grazia si è ripetuto,senza enfasi e senza retorica, allapresenza del papà. A testimoniare ilsuo impegno i giornalisti ElisabettaRosaspina del Corriere della Sera,Francesco la Licata della Stampa eAngelo Di Natale della Rai.

Il concorso intende premiare unostudente che prova a fare giorna-lismo alla Maria Grazia Cutuli.Quest'anno la scelta della commis-sione giudicatrice presieduta dallapresidente della Fidapa di Vittoria,Maria Rita Ristagno, è caduta suuna studentessa del Liceo Classicodi Vittoria, Sofia Forciniti. Il suo"pezzo" di raro effetto è stato unreportage sul caporalato degli

extracomunitari nel territorio diVittoria. Un viaggio nella realtàextracomunitaria di Vittoria, la cittàdelle primizie, dove la manodoperauna volta affidata ai "jurnatari" oraè di esclusiva competenza degliimmigrati.

Un servizio d'inchiesta come rarevolte ormai capita di leggere. Non a

caso l'inviato della Stampa,Francesco La Licata, ha rimarcatol'esigenza di fare informazione sulterritorio privilegiando l'inchiestaper far emergere le contraddizionidella società in cui viviamo: "Se siprivilegiano le notizie e si raccon-tano i fatti emergono palesi vio-lazioni di diritti come ha raccontato

Inchiesta nel segnodi Maria Grazia Cutuli< >di Salvo La Lota

<Vittoria. L�assessore Giancarlo Cugnata premia la studentessa classificatasi al secondoposto del Premio Cutuli. A sinistra la presidente della Fidapa Maria Rita Ristagno>

<I giornalisti Elisabetta Rosaspina, Francesco La Licata e Angelo Di Nataleinsieme agli studenti classificatisi ai primi tre posti del premio Cutuli>

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><la provincia di ragusa 43

Premio Cutuli

la studente liceale di Vittoria che havinto il premio giornalistico Cutuli.Mi sforzo di credere - ha aggiuntoLa Licata - che i giovani faccianoquesta professione mantenendointatta la voglia di raccontare maanche di indignarsi".

Alla cerimonia di premiazionehanno partecipato il presidentedella Provincia Franco Antoci el'assessore alla Pubblica IstruzioneGiancarlo Cugnata.

"Maria Grazia - ha detto Antoci -è stata una testimone importante diun giornalismo d'inchiesta. Se visarà, come tutti ci auguriamo, unfuturo di convivenza civile fra etniee religioni diverse dovremoringraziare anche i giornalisti che,sparsi nel mondo, lungo le moltefrontiere dell'odio, ci raccontanocon onestà e indipendenza quelloche vedono. La tolleranza nascedalla conoscenza e dal confronto,

ma anche dalla verità"."Il premio giornalistico 'Maria

Grazia Cutuli' - afferma l'assessoreGiancarlo Cugnata - oltre a volerincentivare gli studenti a misurarsinella scrittura e a sentirsi per ungiorno giornalisti è un momentoaltamente educativo perché ci aiutaa riflettere sui valori portati avantidalla giornalista catanese uccisa sulfronte di guerra che inseguiva ivalori della verità e della libertà".

Sofia Forciniti, studentessa del Liceo Classico�Stanislao Cannizzaro� di Vittoria con un reportagesul fenomeno dell�immigrazione a Vittoria ha vinto

il premio giornalistico intitolato alla memoria diMaria Grazia cutuli. Pubblichiamo di seguito il

testo dell�articolo vincitore del premio.

Vittoria, Piazza Senia: Lunedì 3 Aprile 2006, ore 5.00.Gruppi di persone si accalcano speranzosi davanti alle

macchine che si fermano: sono stanchi, tristi, rassegnati."Quanto vuoi essere pagato al giorno?", chiede il proprie-

tario della macchina; "30 Euro", risponde uno degli uominiaccalcati. "No, è troppo caro", replica il proprietario del-l'auto, volgendo lo sguardo verso un altro uomo. "Tu quan-to vuoi?", gli chiede: "20 Euro", risponde l'uomo. "E' trop-po caro anche questo", ribatte violentemente il suo inter-locutore, che, sicuro di poter trovare prezzi più bassi,chiede ad un altro uomo: "Quanto vuoi tu?", e l'uomorisponde: "15 Euro, non lavoro da cinque giorni ed hofame". L'uomo sale in macchina, andrà a lavorare per il suonuovo padrone, 15 Euro per dodici ore di massacrantelavoro in serra, senza assicurazione, senza garanzie, senzadiritti: è il mondo degli immigrati, esseri umani, uominicome noi, con un bagaglio di fantasia, sofferenze, stenti,sacrifici, persone invisibili, spogliate di tutto, in possessosolo di pochi, logori stracci e della speranza in un futuromigliore. Uno di essi, Lucian, accetta di parlare con me; èun rumeno di ventuno anni, arrivato in Italia tre anni fa, inmacchina, pagando 250 Euro; in Sicilia pensava di trovaredegli amici, che lo avrebbero ospitato per qualche giorno,ma alla stazione di Caltagirone non ha trovato nessuno adaspettarlo; così ha preso il primo treno ed è giunto aVittoria, pensando di trovare un lavoro, una casa, unafamiglia.

Adesso lavora saltuariamente in campagna, vive in uncentro di accoglienza allestito dalla chiesa: piccole stanze-dormitorio, nelle quali sei persone devono contendersi unosquarcio di muro sul quale attaccare le poche foto dei pro-pri cari; un unico bagno comune; uno spazio di cinquantacentimetri tra un letto e l'altro; un debole raggio di soled'aprile apre una breccia tra le grate dell'unica piccola

finestra presente, combattendo, timido, la straziante e ma-linconica oscurità che ivi regna; manca anche la più sem-plice e naturale forma di intimità e pudore. In RomaniaLucian ha conseguito un diploma, che non riesce asfruttare, sa parlare quattro lingue, ma questo non serve amigliorare le sue probabilità di trovare un lavoro adeguatoalle proprie competenze: è un rumeno, un clandestino, èfeccia per i nostri concittadini, capaci solo di erigere murisu difficoltà inesistenti. Lucian spera soltanto di rivederesua madre, che vive ancora in Romania, e di tornare a casasua tra i suoi miseri, ma cari oggetti; parlando della propriapatria, i suoi magnifici occhioni azzurri catturano la miaattenzione, dipingendo interminabili distese di cielo limpi-do, avvolgendomi in una sfera di suoni, odori e colori, chehanno il sapore di casa, di libertà. Lucian è solo uno deitanti, un numero; ci sono centinaia, migliaia di "Lucian"nella nostra città; li vediamo ogni giorno, dovunque, il lorosguardo perso nel vuoto, la loro mente impregnata di ricor-di; camminano accanto a noi, respirano la nostra stessaaria, vivono sotto il nostro stesso cielo, guardano le stessestelle che guardiamo noi; ma conducono un'esistenza cherasenta l'incredibile, che segna il confine tra l'umano e ildisumano, che scivola sul limite della sopportazione, chesconvolge e distrugge la dignità umana, che fa sentirecome una colpa il solo fatto di essere nato, di essere almondo, di esistere; si accontentano di lavorare comebestie, di essere sottopagati, sfruttati, umiliati, di vivere incase diroccate, disabitate, pericolanti, senza servizi igieni-ci, acqua, corrente elettrica, ma rimangono, comunque,emarginati, non riescono ad integrarsi, a penetrare nellemaglie del nostro tessuto sociale, accentuando, così il pro-prio stato di disagio. Il razzismo guida e condiziona il no-stro modo di relazionarci con chi ha una cultura diversadalla nostra; il grado di integrazione socio-culturale, rag-giunto dagli immigrati residenti nella nostra città, è tra i piùbassi in Europa; l'ignoranza spinge i nostri concittadini adichiararsi più civili rispetto agli extracomunitari; in realtà,i veri selvaggi siamo noi, uomini liberi eppure schiavi deipregiudizi, che, invece di costruire una società multietnica,ne alimentiamo i dislivelli già presenti.

Sofia Forciniti

<Lucian, storia di un clandestino>

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Nel 2003 sono sbarcati inSicilia 14.008 migranti.Uno di loro è Jean

Jacques Akuku Mbilo, unrichiedente asilo, fuggito dallaRepubblica Democratica delCongo dove era perseguitatoper motivi politici. Quella diJean Jacques potrebbe essereuna tra le tante storie che lachiesa ragusana incontra quo-tidianamente nel suo servizio diaccoglienza ai richiedenti asilo.Ma nel bagaglio di JeanJacques, oltre alla sofferenza eal ricordo del paese lontano,c'era anche il pensiero costanteper i cinque figli rimasti in patriaed affidati ai parenti.

Dopo il riconoscimento dellostatus di rifugiato, la Caritas diRagusa coordina una vera garadi solidarietà per consentire a

questo padre di riabbracciare ipropri figli che, per varie vicissi-tudini, non vedeva da cinqueanni. Si distingue soprattutto laParrocchia di Santa Maria diPortosalvo a Marina di Ragusa.I parrocchiani della cittadinamarinara raccolgono per interola cifra necessaria a coprire lespese di viaggio per i cinquefigli, di cui possono a buon dirit-to sentirsi come genitori adot-tivi. Nel febbraio del 2005, dopovarie vicissitudini burocratiche, i5 ragazzini congolesi arrivano aRagusa, accolti dalla simpatia edall'emozione di tutta unacomunità.

L'integrazione della famiglia,in questo anno e mezzo, non èstata facile a causa del cambia-mento di ambiente e di situ-azione familiare. La rete messa

in campo per inserire i ragazzinella realtà ragusana ha interes-sato diverse realtà, con ungrande impulso arrivato dalleSuore Francescane, daiSalesiani, dagli Enti pubblici edalla scuola. Oggi i ragazzi sonostati promossi alla prima mediae giocano, da futuri campionicalcistici, nei campionati gio-vanili della squadra dell'Orsa.Don Ignazio Grillo, direttoredella Caritas diocesana, nonnasconde, però, le sue preoccu-pazioni: "Abbiamo toccato conmano quanto sia difficile il per-corso dell'integrazione e la con-ciliazione di due culture moltodifferenti fra loro. Abbiamopotuto contare sul cuore dellerealtà del volontariato, sullagrande esperienza maturata nelcampo dell'accoglienza dalla

Chiedo asilotrovo famiglia< >

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di Vincenzo La Monica

Solidarietà

<Jean Jacques Akuku (a sinistra), due dei suoi figli (al centro) con il loro allenatore e don Ignazio Grillo (a destra) direttore della Caritas Diocesana>

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nostra diocesi, ma anche sul-l'impegno educativo dei sale-siani e delle insegnanti scolasti-che. Siamo contenti del lavorofin qui svolto, ma tutto il nostroimpegno rischia di essere vanifi-cato dalla difficoltà a trovareun lavoro stabile per JeanJacques".

Per Jean Jacques, infatti,potrebbe avverarsi lo stessodestino che interessa moltiuomini e donne che vivono nellanostra isola: la scelta dell'emi-grazione in qualche grande cittàdel nord per trovare condizionidi vita più favorevoli e maggioripossibilità occupazionali.

Una vera sventura, soprattuttoper i ragazzi che dovrannosubire un ulteriore sradicamen-to da una realtà a loro ormaifamiliare. Un'eventualità che itanti amici di questa famigliastanno tentando di scongiurare,pur consapevoli che spesso leragioni del cuore, non sonoquelle dell'economia e del mer-cato del lavoro.

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Solidarietà

La storia di Jean Jacques Akuku si riverbera anchenello sport perché i suoi figli sono stati adottati

calcisticamente dall'Orsa Ragusa, la società dei sale-siani fortemente impegnata nei campionati giovanili.Il più grande dei figli, Jean Jacques junior, porta lostesso nome del padre, gioca nella squadra allievidell'Orsa Ragusa e di recente ha disputato un torneogiovanile con la maglia del Catania che lo sta seguen-do ed è probabile che possa tesserarlo per la prossi-ma stagione. Jean Jacques, dicono i suoi tecnici, èuna vera e propria forza della natura. Fisico aitante,come ruolo è un esterno di centrocampo, bravo nellacorsa e diligente in campo.

I suoi fratelli minori sono i gemelli Francoise e Guyde Guy di 12 anni e Orly di 10 anni. All'oratorio deisalesiani di Corso Italia sono ormai di casa perché laloro integrazione è sfociata in modo naturale, favoritaanche dai ragazzi locali che li hanno abbracciati comefratelli senza preoccuparsi troppo del colore della loropelle. Il padre di questi 4 moschettieri è felice: "ARagusa ho trovato ospitalità e lavoro. La Caritasdiocesana mi ha dato una forte mano per far arrivarein Italia i miei figli. Il fatto di vederli giocare e andare

a scuola insieme ai loro coetanei di Ragusa mi riem-pie di gioia".

L'Orsa Ragusa è la società dei salesiani di Ragusa dauna vita impegnata a formare giovani calciatori. MarioOcchipinti è il presidente di questa società dopo cheper anni è stato anche un allenatore. Per lui il calcionon è lo schifo di Moggiopoli ma rappresenta unostrumento educativo di crescita sociale. Così quando i4 fratelli Akuku si sono presentati all'oratorio per gio-care al calcio il primo obiettivo è stato quello diinserirli nelle rispettive categorie di competenze.

"Non ci interessava sapere - dice Mario Occhipinti -se sapevano giocare al calcio o no, la nostra missioneera un'altra, ovvero farli sentire a casa loro. Non èstato difficile perché i nostri ragazzi li hanno messosubito a loro agio. Li hanno incoraggiati e sono oraparte integrante dell'oratorio. E' bello vedere come iquattro fratelli vengono aiutati anche a fare i compitie a favorire la conoscenza della lingua italiana. Il piùgrande è bravo calcisticamente, potrà finire al Cataniao restare con noi, fatto sta che nella nostra società hatrovato una famiglia e tanti compagni che gli voglionobene. (gm).

<In gol con l�Orsa>

<I gemelli Francois e Guy de Guy Akuku insieme all�altro fratello Orly con lamaglia dell�Orsa impegnati a giocare nella squadra esordienti dei salesiani>

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Il rito si è ripetuto. Il MemorialCannarella ha il fascino anticodella corsa ciclistica. Sarà per-

ché ricorda un dirigente illuminatocome Giovanni Cannarella, saràperché sta assurgendo a classicadel ciclismo italiano per la categoriajuniores, sarà perché si corre lungoun tragitto duro e selettivo ches�inerpica alla fine sui tornanti deiMonti Iblei, sarà perché richiama ilmeglio del ciclismo giovanile ita-liano; fatto sta che acquisisce dianno in anno un richiamo semprepiù forte.

La gara ciclistica nazionale riser-vata ai migliori juniores italiani haavuto il suo epilogo nella terra diGiovanni Cannarella. Monterossoera la sua patria, oggi è la patria diun ciclismo in grande salute che hapotuto fregiarsi anche della presen-za del presidente nazionale dellaFederazione Renato Di Rocco, oltreal vicepresidente Giovanni Duci, alconsigliere federale Barbara Baratto

e al presidente provinciale del ConiSasà Cintolo. Avere ospite il presi-dente Di Rocco è stato un grandemotivo di soddisfazione per il fatti-

vo presidente provinciale SalvatoreD�Aquila. La gara sin dalla partenzadalla piazza del Popolo di Vittoria èstata contrassegnata da un ritmo

Il fascino anticodel Cannarella< >di Gianni Nicita

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Ciclismo

Il presidente della Commissione d�Appello Federale dellaFederazione Ciclistica Italiana, avv. Salvatore Minardi,

sottolinea l�importanza del Memorial Cannarella, una garaciclistica che dà lustro alla Sicilia e alla Provincia diRagusa.

�Far sì che il �Memorial Cannarella� giunga alla quartaedizione - afferma Minardi - è uno sforzo non da poco chepremia i sacrifici degli uomini di questa terra che tantohanno dato allo sport delle due ruote: mi riferisco ai cam-pioni del passato, ai campioni del presente, con il vitto-riese Danilo Napolitano e le sue poderose volate, ed allegiovani promesse che ogni giorno faticano sulle nostrestrade certe di successi da conquistare. Bisogna altresìriconoscere il grande lavoro e l�impegno che profonde aSalvatore D�Aquila, patron di questo eccezionale eventosportivo che organizza una gara d�altri tempi per sforzologistico, tecnico e sportivo, il quale vuole onorare ungrande uomo di sport, l�indimenticato ed indimenticabile

amico Giovanni Cannarella che ha lanciato il ciclismo sici-liano e tanti suoi appassionati alla ribalta nazionale,

Il �Cannarella� ha assunto un ruolo di primo piano nellegare ciclistiche juniores nazionali, ed è d�esempio per tutticoloro che vedono il ciclismo come un meraviglioso sportdi sacrifici, di sudore e di fatica pulita.

Gli sforzi in tal senso della Federazione CiclisticaItaliana, si possono certamente riassumere nella sceltadel presidente Di Rocco di passare da �una formula diguida sanitaria esclusivamente repressiva ad una soprat-tutto preventiva� che, per la mia esperienza al verticedella giustizia federale, ha visto diminuire il contenziosoconseguente a fatti di doping.

Mi preme sottolineare, infine, che ancora una volta labicicletta diventa un mezzo per scoprire il territorio e perpermettere a tanti atleti, appassionati e semplici simpatiz-zanti provenienti da tutta l�Italia di conoscere la Provinciadi Ragusa e di apprezzarne la cortese ospitalità.

<Minardi: Evento sportivo di prestigio>

<Vittoria. Piazza del Popolo. Partenza della gara ciclistica �Memorial Cannarella�.Da sinistra Salvatore D�Aquila, il giudice di gara Vernuccio, il presidente della

Feder Ciclismo Di Rocco e il presidente della Caf Salvatore Minardi

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Ciclismo

elevatissimo che ha messo a dura prova la resistenzadei 110 partenti. Le rampe che dal bivio di Santa Crocehanno portato fino a Ragusa hanno determinato laselezione, propiziata dagli attacchi di Bertolami,Taraballa, Cicciari e Cipolla. Sono stati comunque i tor-nanti che hanno portato sino a Monterosso Almo adeterminare l�azione decisiva. Quando mancavano 30km all�arrivo è stato Marco Bertolami della Nial Nizzolia rompere gli indugi e ad avviarsi in beata solitudine

sul traguardo. Alle sue spalle si è piazzato il vincitoredella scorsa edizione Adriano Malori che ha interpreta-to perfettamente il ruolo di scudiero completando l�ot-tima performance della squadra del vincitore. Al terzoposto Matteo Durante. Ottima la direzione di gara affi-data al veneto Fabbretto e alla giuria composta da DiNoia, Vernuccio, Molino e Di Bella. Archiviata la quartaedizione, il vulcanico D�Aquila pensa già al prossimoanno�

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<Monterosso Almo. Il presidente Di Rocco premia il vincitore Bertolami><Monterosso Almo. L�arrivo solitariodel vincitore Marco Bertolami>

Itamburellisti iblei possono fregiarsi della stella sullapropria maglia, grazie alla conquista del decimo

scudetto. Nella gara due della finale nazionale imoschettieri iblei Marco Accardo, Sergio Battaglia,Salvatore Occhipinti e Giancarlo Firrincieli, allenati daClaudio Farruggio, hanno conquistato il loro decimoscudetto, grazie al pareggio per 12-12 contro il FulgorBagnacavallo ma forte del successo della gara d�an-data hanno potuto cucirsi al petto la stella.

Nella gara di andata, infatti, in terra di romagna, iragusani avevano ottenuto una importante vittoriaassicurandosi due importantissimi punti, in vista delritorno, tra le mura amiche, che avrebbe potuto riser-vare qualche sorpresa, soprattutto dal punto di vistaemozionale.

�Finire in parità la gara-due - dice Marco Accardocapitano della squadra - è stato forse il modo più belloper concludere questo lungo e faticoso campionatoitaliano, che ha evidenziato un grande equilibrio tra lesquadre partecipanti alla fase finale e perché ha resoonore ad una squadra, quella ravennate, che è la no-stra avversaria di sempre e con cui si è stabilito unforte rapporto di amicizia�.

Il Tamburello Ragusa vanta quindi 10 titoli italianied è curioso notare che due di questi, il primo, nel

1987 ed il decimo, nel 2006, sono stati conquistati aRagusa; Gli altri titoli sono stati vinti nel 92, 94, 96,2001, 2002, 2003, 2004, 2005. Ma il Gruppo SportivoTamburello Ragusa è anche internazionale avendovinto quattro coppe d�Europa.

�Sono soddisfatto di questa squadra - affermaClaudio Farruggio � perché non si vincono facilmentedieci scudetti�� (gn)

<Tamburello/ Ragusa conquista la stella>

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�Un sogno che diventa realtà"è stato il primo e immedia-to commento di tutti i com-

ponenti del Virtus Tennis Club diVittoria dopo lo strepitoso successoriportato in trasferta sul Catanzaroche ha permesso alla squadra fem-minile di conquistare la meritata pro-mozione nel campionato nazionale diserie B.

"Per la prima volta - spiega il pre-sidente Angelo Marangio - la città diVittoria e l'intera provincia raggiun-gono un traguardo così prestigiosoche porta il nostro circolo tennisticoalla ribalta nel tennis che conta. Unapromozione fortemente voluta datutti i componenti il circolo e ampia-mente meritata dalle atlete che sisono sempre impegnate al massimoper raggiungere tale obiettivo".

Dopo anni di grande lavoro e diimmani sacrifici, questa promozionetestimonia soprattutto la grandecrescita che il movimento tennisticoha avuto negli ultimi anni a Vittoria eche pone senza dubbio la città ibleatra le realtà emergenti del panoramasportivo siciliano e costituisce sicura-mente il coronamento di anni di serioe intenso lavoro di tutti i componentidel circolo che hanno creduto fin dal-l'inizio nelle loro potenzialità e nellaloro tenacia. Un successo ampia-mente meritato per il circolo vitto-riese che si è presentato all'impor-tante appuntamento con una squadraben selezionata e collaudata compo-sta da Carmen Pinto di Bari, SimonaPorchia di Siracusa, Raffaella Coffa diCatania, Francesca Guastella diRagusa, Adriana Re di Comiso, l'au-striaca Bianca Kamper, l'olandeseDominique Van Boekel, la croataIvana Sokac e la tedesca SaskiaMonien, guidata dal maestroSalvatore Pluchino.

L'importante passaggio nella serie

B è stato celebrato, nella sede del cir-colo tennistico, alla presenza del-l'assessore provinciale allo sport Pie-tro Barrera e del commissario straor-dinario del comune di Vittoria Salva-tore Campo che hanno premiato lasocietà sportiva non solo per questosuccesso, ma anche per la grandeserietà con cui vengono diffusi attra-verso questo sport quei valori di leal-tà, intelligenza, sportività e onestà.

"Adesso - conclude il presidenteMarangio - cercheremo di prepararcial meglio per affrontare il non facilecampionato nazionale di serie B, raf-forzando ancora la squadra, ma per ilmomento stiamo pensando all'orga-nizzazione del secondo torneo inter-nazionale femminile che si terrà afine agosto".

Una promozione che si affianca aglialtri successi ottenuti dal circolo ten-nistico durante la appena trascorsastagione sportiva, come gli altri duepassaggi di categoria conquistati conle altre squadre del circolo: la serieD1 maschile con Gabriele Bosco,Marco Stracuzzi, Giuseppe Zisa,Marco Impoco e Giovanni Cassibba, e

la serie D2 femminile con AngelaScifo, Chiara Cabibbo ed EricaGelsomino, che rappresentanoanch'essi importanti attività agoni-stiche per il Virtus Tennis Club checonta su un crescente vivaio di gio-vani e che tra i suoi obiettivi si ponedi far crescere il numero dei pratican-ti in questo sport, migliorando ulte-riormente la struttura sportiva e l'of-ferta formativa.

Un risultato che si aggiunge allagrande attività agonistica ed organiz-zativa che il circolo tennistico e lacittà di Vittoria in questi ultimi annihanno dato vita, recitando un ruolo diprimo piano nel panorama tennisticosiciliano, e creando nelle strutturedella Villa Comunale una piccola cit-tadella del tennis, i cui campi in terrarossa hanno visto di recenteaffrontarsi atlete provenienti dallediverse parti del mondo negli impor-tanti tornei internazionali organizzaticome l'Open Nazionale femminile nel2003, il torneo delle Nazioni nel 2004e il primo torneo internazionalefemminile ITF da diecimila dollarinel 2005.

La prima voltadi Vittoria in B< >di Giuseppe La Barbera

Tennis