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LA PROVINCIA DI GORIZIA DALL’AGGRESSIONE ALLA JUGOSLAVIA AI PRODROMI DELLA GUERRA PARTIGIANA (1941) * Il contributo italiano alla guerra d’aggressione contro la Jugoslavia nell’aprile del 1941, le vicende relative alla spartizione del vecchio regno SHS, la guerra antipartigiana in cui per quasi due anni e mezzo furono coinvolti centinaia di migliaia di soldati italiani dislocati nella penisola balcanica, ebbero, nel quadro complessivo della condotta politico-militare del regime fascista durante la seconda guerra mondiale, rilievo e conse- guenze che debbono ancora essere studiati e valutati nel loro peso ef- fettivo. Qui possiamo soltanto richiamare alcuni aspetti generali di quell’in- tervento italiano nell’area balcanica, e nei paesi jugoslavi in particolare, successivo al disastroso esito della campagna di Grecia dell’autunno-inverno 1940-1941. La presenza armata dei tedeschi dalla primavera del 1941 nel settore che corrispondeva ad una delle direttrici fondamentali (e tradizionali) della politica estera e dell’imperialismo italiani, veniva a smentire e avrebbe smentito definitivamente nei mesi successivi fino all’8 settembre 1943 il criterio che pareva acquisito nel quadro dell’alleanza nazifascista: « È stabilito che la questione jugoslava dovrà essere risolta in senso italiano » \ La cosiddetta « guerra d’aprile » contro la Jugoslavia in cui l’Italia fu coinvolta quando il suo debole potenziale bellico appariva già logorato, diventa più chiara nelle premesse e negli esiti quando si ricordino anche i precedenti della nota esigenza « E ». Era questo il piano d’aggressione studiato dal comando supremo italiano nei suoi particolari operativi du- rante l’estate del 1940, dopo la conclusione dell’armistizio con la Francia. Il piano fu sostanzialmente abbandonato nel settembre successivo quando divenne chiaro che la Germania era contraria, tra l’altro, al previsto * Il presente lavoro rientra nelle ricerche promosse dal gruppo CNR sulla storia regionale che fa capo all’Istituto di storia medioevale e moderna dell’Università di Trieste. La documentazione che pubblichiamo di seguito proviene dagli archivi del Vojnoistorijski Institut di Belgrado (più avanti cit. AVII). Ringraziamo i dirigenti e il personale di quell’istituto per la cortese collaborazione che ci hanno offerto. I documenti riportati seguono l’ordine cronologico. 1 Rodolfo Mosca, L’Europa verso la catastrofe. 184 colloqui... raccolti da Galeazzo Ciano (1936-1942), vol. Il, Milano, 1964, p. 117.

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LA PROVINCIA DI GORIZIA DALL’AGGRESSIONE ALLA JUGOSLAVIA AI PRODROMI

DELLA GUERRA PARTIGIANA (1941) *

Il contributo italiano alla guerra d’aggressione contro la Jugoslavia nell’aprile del 1941, le vicende relative alla spartizione del vecchio regno SHS, la guerra antipartigiana in cui per quasi due anni e mezzo furono coinvolti centinaia di migliaia di soldati italiani dislocati nella penisola balcanica, ebbero, nel quadro complessivo della condotta politico-militare del regime fascista durante la seconda guerra mondiale, rilievo e conse­guenze che debbono ancora essere studiati e valutati nel loro peso ef­fettivo.

Qui possiamo soltanto richiamare alcuni aspetti generali di quell’in­tervento italiano nell’area balcanica, e nei paesi jugoslavi in particolare, successivo al disastroso esito della campagna di Grecia dell’autunno-inverno 1940-1941.

La presenza armata dei tedeschi dalla primavera del 1941 nel settore che corrispondeva ad una delle direttrici fondamentali (e tradizionali) della politica estera e dell’imperialismo italiani, veniva a smentire e avrebbe smentito definitivamente nei mesi successivi fino all’8 settembre 1943 il criterio che pareva acquisito nel quadro dell’alleanza nazifascista: « È stabilito che la questione jugoslava dovrà essere risolta in senso italiano » \

La cosiddetta « guerra d’aprile » contro la Jugoslavia in cui l’Italia fu coinvolta quando il suo debole potenziale bellico appariva già logorato, diventa più chiara nelle premesse e negli esiti quando si ricordino anche i precedenti della nota esigenza « E ». Era questo il piano d’aggressione studiato dal comando supremo italiano nei suoi particolari operativi du­rante l’estate del 1940, dopo la conclusione dell’armistizio con la Francia. Il piano fu sostanzialmente abbandonato nel settembre successivo quando divenne chiaro che la Germania era contraria, tra l’altro, al previsto

* Il presente lavoro rientra nelle ricerche promosse dal gruppo CNR sulla storia regionale che fa capo all’Istituto di storia medioevale e moderna dell’Università di Trieste. La documentazione che pubblichiamo di seguito proviene dagli archivi del Vojnoistorijski Institut di Belgrado (più avanti cit. AVII). Ringraziamo i dirigenti e il personale di quell’istituto per la cortese collaborazione che ci hanno offerto. I documenti riportati seguono l’ordine cronologico.1 Rodolfo Mosca, L’Europa verso la catastrofe. 184 colloqui... raccolti da Galeazzo Ciano (1936-1942), vol. I l, Milano, 1964, p. 117.

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passaggio delle truppe italiane che attraverso i territori ex austriaci avreb­bero dovuto avvolgere e investire da nord la frontiera jugoslava s.

Nella primavera del ’41 l’intervento italiano contro il vicino stato divenne subalterno rispetto all’offensiva tedesca, di fronte agli esiti della campagna greca e alla situazione internazionale profondamente mutata in cui faceva spicco il capovolgimento di tendenza avvenuto nella politica interna ed estera jugoslava alla fine del mese di marzo 1941 riguardo alla adesione al patto tripartito e all’atteggiamento nei confronti delle potenze dell’asse.

Già le disposizioni impartite il 31 marzo 1941, in previsione dell’ag­gressione, dal capo di stato maggiore dell’esercito, Roatta, al comando della II Armata dislocata a ridosso della frontiera orientale, chiarivano a suffi­cienza i limiti della partecipazione italiana alla nuova campagna rispetto alle primitive ambizioni di un’offensiva autonoma e concorrenziale nell’area balcanica:

I compiti assegnati alla II Armata: a) assicurare la difesa della frontiera giuba; b) sviluppare in un secondo tempo un’azione offensiva in concorso alle truppe tedesche agenti sul tergo dello schieramento jugoslavo che fronteggia la II Armata. L’azione delle nostre truppe sarà iniziata al più presto, ma non prima che si sia fatta sentire quella delle truppe del nostro alleato 2 3.

Direttive sostanzialmente analoghe valevano anche per lo schieramento sui confini albanesi-jugoslavi, secondario comunque rispetto a quello della frontiera orientale rinforzato tra l’altro con l’assegnazione della divisione corazzata « Littorio ».

Apparivano quasi patetici in quelle circostanze gli ordini di Mussolini di passare per le armi chiunque non avesse « tenuto il suo posto » e le raccomandazioni sempre del duce che i generali « si facessero vedere in linea » *.

In quel momento ci si preoccupava di mettere in rilievo con ordini specifici i fondamentali interessi di casa Savoia:

Superesercito con fonogramma 5717 ordina che unitamente alle truppe, che per prime entreranno in Cettigne vi siano anche delle sezioni di CC RR con ordine di prendere possesso del palazzo reale, della Chiesa e degli archivi in

2 Per la « guerra d’aprile » è importante la raccolta Aprilski rat 1941, a cura del Vojnoistorijski I nstitut, Beograd, 1969. In questi cenni introduttivi riportiamo soltanto alcuni essenziali richiami bibliografici.3 Era il foglio 4262, Direttive per le operazioni contro la Jugoslavia, riportato nel diario storico della II Armata (più avanti cit. Diar. stor.), bimestre l / I I - 31/III/1941, sotto la data 31 marzo 1941, in AVII, K. 51-1/2 (63). Vengono richiamate in nota la provenienza e la collocazione dei documenti non pubblicati in questa sede.

La nomenclatura geografica è quella adottata ufficialmente dallo stato italiano prima della guerra.* Diar. stor., sub 6 aprile 1941, in AVII, K. 53-1/1 (118-119).

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quanto il tutto, oltre ad avere un valore storico, interessa la Casa reale ed imperiale italiana '.

Di fatto comunque la partecipazione italiana all’aggressione contro la Jugoslavia pareva voler raggiungere ancora una volta a buon prezzo i fini lungamente perseguiti di espansione « coloniale », politica ed economica, nella penisola balcanica; concretamente però essa si traduceva in un valido contributo alla penetrazione tedesca in tutta l’Europa sud-orientale

Dissoltesi rapidamente la forza armata e la stessa compagine statale jugoslava tra il 6 e il 17 aprile, da quel momento gli interessi italiani nel settore dovettero fare quasi quotidianamente i conti con la presenza tede­sca. Nella delimitazione, ad esempio, delle aree di influenza e dei territori destinati alle annessioni.

In Slovenia —■ dirà Mussolini a proposito della neonata « provincia » di Lubiana — « ci siamo trovati sulle braccia la metà d’una provincia e bisogna aggiungere la metà più povera. I germanici ci hanno comunicato un confine: noi non potevamo che prenderne atto » 7. In Adriatico, l’Italia, con l’annessione di gran parte del litorale e delle isole dalmate8, pareva aver realizzato il vecchio sogno dei « lago italiano ». Ma le vicende interne dello stato ustascia croato, in cui si fece sentire con forza crescente la penetrazione germanica, costituirono di per sè una pesante ipoteca sulla presenza italiana lungo le coste adriatiche.

Deve essere ancora chiarito un aspetto fondamentale delle occupazioni italiane in Jugoslavia e cioè l’opera di spoliazione delle risorse e la politica di penetrazione economica attuate nei territori in vario modo controllati. Anche in tal campo, e forse soprattutto in esso, si manifestarono acuti contrasti d’interesse tra italiani e tedeschi. Sarà interessante, ad esempio, esaminare le condizioni in cui nel settore minerario poterono operare di fronte all’invadenza germanica alcuni grossi complessi pubblici e privati italiani, complementari evidentemente fra loro, quali TIRI e la FIAT.

L’utilizzazione in funzione anticomunista delle formazioni cetniche e delle varie milizie « volontarie » (MVAC), a cui tentarono di ricorrere tra il 1942 e il 1943 le autorità italiane di occupazione, costituì un altro spe­cifico motivo di attrito e talora di aperto dissidio con l’alleato, special- *

* Ibid, sub 16 aprile 1941, in AVII, K. 53-1/1 (163).‘ V. Enzo Collotti, La politica dell’Italia nel settore danubiano-balcanico dal patto di Monaco all’armistizio italiano, in L’Italia nell’Europa danubiana durante la seconda guerra mondiale (« Quaderni de II movimento di liberazione in Italia »), Milano, 1967, pp. 68-71.7 Ugo Cavalleko, Comando supremo. Diario 1940-43 del capo di SMG, Bologna, 1948, pp. 297-298.8 Ingrandita la vecchia provincia di Fiume. Create, nelPambito di un governatorato della Dalmazia, le nuove « province » di Spalato e Cattaro, accanto a quella preesistente di Zara, anch’essa ingrandita con le annessioni. Incerto lo status del Montenegro sotto l ’occupazione italiana: governatorato civile prima e militare poi, dopo la prima rivolta popolare del luglio 1941. Annessa all’Albania la costa di Ulcinj.

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mente nel territorio croato « indipendente », situato a ridosso più o meno profondo della costa e sottoposto al controllo militare dell’asse per fronteg­giare le conseguenze della rivolta popolare.

La nascita e l’affermarsi del movimento partigiano, per il logoramento a cui sottopose la macchina bellica nazifascista costretta a tenere immobiliz­zata nelle regioni jugoslave una gran quantità di uomini e di mezzi, e per il contenuto politico che aveva contro la sopraffazione fascista, contro il « nuovo ordine » nazista e contro le stesse vecchie sistemazioni delle borghesie europee, complicarono enormemente il rapporto di forze italo- tedesco a tutto svantaggio del debole, violento ma velleitario, alleato ita­liano.

L’aggressione all’Unione Sovietica, nel giugno del 1941, costituì un momento fondamentale nello sviluppo del movimento partigiano special- mente nell’area balcanica per il significato ideologico che la guerra defini­tivamente assumeva e per il ruolo organizzativo e direttivo che vennero spiegando i movimenti comunisti soprattutto nei paesi jugoslavi occupati.

La lunga guerriglia nella penisola balcanica (il discorso vale in situazioni specifiche diverse anche per l’Albania e per la Grecia) ebbe altre conse­guenze non secondarie nel quadro complessivo dell’evoluzione della società italiana durante la guerra: pensiamo al contributo che la guerriglia diede al logoramento psicologico e in molti casi alla maturazione politica delle truppe italiane coinvolte in una guerra troppe volte lontana dai canoni delle operazioni condotte in campo aperto su un fronte definito. Quella guerra era divenuta per i soldati italiani una grande, estenuante, spietata, operazione di polizia. Spesso i giovani alle armi conobbero la realtà del regime fascista vedendone l’applicazione nelle « province » annesse. Il con­tadino piemontese, toscano o siciliano si trovava di fronte all’ordine di « far fuori » non un altro « soldato nemico », ma casa, raccolti e persone fisiche componenti la famiglia di un altro contadino sloveno, montenegrino o croato le cui responsabilità personali nell’attentare alla vita dei soldati italiani nella gran parte dei casi erano tutt’altro che immediatamente evi­denti. Evidente invece era la disperata volontà di quella gente nel reagire contro la pregiudiziale prevaricazione dell’invasore. Così l’evoluto operaio croato della Dalmazia — di Spalato, ad esempio — con cui il fante, l’arti­gliere o il marinaio italiani si trovavano a dover fare i conti, era nelle condizioni di rivolgere la sua propaganda alle truppe stesse d’occupazione incitandole alla ribellione e a individuare il vero nemico nei padroni e nei capi fascisti e nazisti. Anche qui dovremmo studiare meglio (oltre che sulla documentazione specifica, sulle carte, ad es., della censura militare) la rile­vanza e le conseguenze di quella propaganda partigiana diretta ai soldati italiani. Ma devono anche essere studiati forme e contenuti della propa­ganda rivolta dalle autorità di occupazione alle popolazioni locali e quella

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degli alti comandi militari alle truppe italiane impegnate nel settore bal­canico.

Analogo grave rilievo ebbe il movimento di liberazione jugoslavo in un altro settore delicatissimo dello stato fascista: nei territori di frontiera compresi entro i vecchi confini, l’esito della guerra d’aprile e la solleva­zione dei popoli jugoslavi contribuirono direttamente e indirettamente a suscitare la rivolta armata delle popolazioni slovene e croate, sottoposte per oltre vent’anni all’azione più o meno violenta di snazionalizzazione condotta dallo stato italiano.

Nella Venezia Giulia, tra il 1941 e il 1942, si sviluppò un vero e proprio secondo fronte partigiano che immobilizzo in quantità notevole le forze dell’apparato militare e di polizia italiani: ciò avveniva nell’ambito stesso del territorio nazionale in zone in cui la compenetrazione di popo­lazioni etnicamente diverse rendeva particolarmente pericolosa, anche per la sua evidenza, la diffusione dei metodi di lotta partigiana. Il bilinguismo diffuso nelle campagne e nei centri urbani agevolava il compito della pro­paganda antifascista e di quella comunista in particolare nei confronti della stessa popolazione di lingua italiana. Soprattutto nelle concentrazioni ope­raie della costa tra Muggia, Trieste e Monfalcone, nei centri industriali di Pola e Fiume, nel comprensorio minerario dell’Arsa in Istria — zone in cui non si era mai spenta nella clandestinità l’organizzazione di classe — lo sviluppo della rivolta e dell’azione partigiana rischiava di creare e di fatto creò nuovi concreti punti di riferimento ideologici e operativi.

La serie di documenti pubblicati di seguito — meno il primo — si riferisce alla situazione della provincia di Gorizia per un arco di tempo che va da gennaio a dicembre dell’anno 1941. Due documenti commentano aspetti più generali della situazione bellica e politica italiana di quel pe­riodo: si tratta di una circolare del sottosegretario alla Guerra, Guzzoni, che sollecita la propaganda fra le truppe dopo le sconfitte italiane in Grecia. Un’altra circolare, poi, diramata agli organi periferici dal capo della polizia, Senise, il 3 luglio 1941, dopo l’inizio della guerra d’aggressione contro l’Unione Sovietica, detta norme generali per la vigilanza sulle attività del partito comunista: essa ebbe ampia diffusione nelle province di frontiera.

Relazioni di questura e della Confederazione fascista dei lavoratori dell’industria di Gorizia vanno evidentemente collocate nel clima politico­ideologico e nel quadro amministrativo specifico del regime. Esse risentono delle distorsioni proprie degli apparati che le compilavano in base all’am­piezza e alla qualità delle informàzioni di cui potevano disporre e in relazio­ne ai fini che si volevano perseguire sia che ci si rivolgesse alle dirigenze centrali sia che si intendesse richiamare l’attenzione di altri organi respon­sabili.

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Va anche detto che gli sviluppi della situazione politica nel Goriziano non possono essere isolati da quelli di tutta la fascia confinaria e da ciò che avveniva in particolare nella vicina provincia di Trieste e nella nuova « provincia » di Lubiana. I documenti raccolti riescono tuttavia a delineare con sufficiente chiarezza le premesse ambientali su cui si sviluppò la lotta partigiana in un settore del vecchio confine. Risultano anche evidenti le preoccupazioni politiche e i primi provvedimenti adottati dall’apparato dello stato di fronte alla nuova situazione.

Il territorio goriziano fu investito dal clima di guerra già prima del­l’intervento italiano. Alla fine del mese di ottobre del 1939 nel capoluogo si trasferì il comando della II Armata tenuto dal gen. Ambrosio. Lo stan­ziamento e il passaggio delle unità militari nelle province nord-orientali ebbe conseguenze di vario tipo che, per quanto riguarda specificamente il Goriziano, coglieremo meglio in seguito e soprattutto in occasione del conflitto contro la Jugoslavia nell’aprile del 1941.

La struttura economica della provincia era rimasta nettamente agricola (gli addetti a tale attività rappresentavano il 52,4 per cento della popola­zione attiva secondo il censimento del 21 aprile 1936) con prevalenza assoluta della piccola e piccolissima proprietà a conduzione diretta; il 23 per cento della superficie lavorabile era di proprietà imprenditrice-capita­listica (appoderata a mezzadria o ceduta a quasi-affitto colonico) presente soprattutto nella pianura confinante con la provincia di Udine e nella parte collinare del Collio e del Vipacco 9. Occorre ricordare che la pres­sione tributaria effettiva sul reddito agrario complessivo era considerata una delle più alte d’Italia. Sviluppato il settore zootecnico (Gorizia pos­sedeva il maggior numero di bovini rispetto alle altre province della re­gione) specialmente nelle zone compattamente slovene di Caporetto e di Tolmino.

Le attività industriali assorbivano il 26 per cento della popolazione attiva. Le aziende più importanti erano quelle estrattive di Idria (mer­curio), la SAFOG (fonderia e macchine) di Straccis, il cementificio di Salona d’Isonzo, il « Cotonificio Triestino » di Piedimonte.

Slovena in maggioranza la popolazione della provincia — in modo omogeneo fuori del capoluogo — essa aveva subito l’intervento snaziona- lizzatore del fascismo specialmente in campo economico, politico-ammini­strativo e scolastico.

La relazione trimestrale del questore sulla situazione politico-econo­mica della provincia nel primo trimestre del 1941 traccia un quadro elo­quente degli sviluppi locali a nove mesi dall’intervento italiano nel con-

“ Dati tratti da L'economia della Venezia Giulia, a cura delPIsTiTUTO di Statistica dell’Università di Trieste, Trieste, 1946.

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flitto. All’inizio del 1941 a Gorizia si fanno ancora sentire i riflessi nel­l’opinione pubblica delle sconfitte italiane sul fronte greco e in Africa set­tentrionale. Anche in questo caso le dimissioni di Badoglio avevano reso di pubblica ragione le contraddizioni esistenti all’interno del regime.

Ma il fatto di maggior rilievo nel Goriziano, come del resto nella provincia di Trieste, è lo spostamento dell’opinione pubblica slovena su posizioni cospirative di più radicale intransigenza nei confronti del fasci­smo. Erano in corso in quei mesi a Gorizia, come nel resto della Venezia Giulia, le operazioni defl’Ovra che avrebbero portato alla cattura dei due gruppi clandestini sloveni, quello democratico-borghese e l’altro facente capo al giovane organizzatore comunista Pinko Tomaèic.

Degna di particolare rilievo la situazione religiosa: il sinodo diocesano doveva discutere e approvare in quel periodo le nuove costituzioni che avrebbero regolato la vita ecclesiastica locale in tutti i suoi aspetti. Anche in questo campo il problema della nazionalità, « dei diritti naturali delle minoranze » (come riferiva puntualmente il questore) si poneva con forza dal momento che il clero sloveno rivendicava nei confronti del principe- arcivescovo, mons. Margotti, e dell’esiguo clero italiano, questioni fonda- mentali quali l’uso della lingua e la diffusione della stampa, negando nel contempo l’introduzione nelle parrocchie delle organizzazioni dell’Azione cattolica italiana (a cui si voleva contrapporre l’Associazione mariana sio- vena) .

La posizione dell’arcivescovo di fronte ai fedeli di lingua slovena, per il suo caldo appoggio al regime, sarebbe divenuta più difficile nei mesi successivi quando, con l’aggressione alla Jugoslavia, molti avrebbero ri­cordato la lettera pastorale con cui mons. Margotti aveva salutato dieci mesi prima l’ingresso in guerra dell’Italia. L’agenzia Stefani aveva dato rilievo all’intervento dell’arcivescovo che esortava i fedeli a « riposare tranquilli » sulla « parola decisiva del duce ». Mussolini voleva « soltanto la vera gloria d’Italia ed il benessere di un popolo sano e forte che ormai non può più contenersi entro gli angusti limiti della penisola ».

Va notata d’altra parte proprio nel primo trimestre del 1941 una maggiore cautela dell’arcivescovo nel trattare le questioni che interessavano il clero e i fedeli sloveni. Ciò risulta dalla relazione del questore che si sofferma sulle posizioni del Margotti mettendole in rapporto con l’« atteg­giamento assunto dalla S. Sede ».

L’arcivescovo intervenne personalmente presso Mussolini per il pro- 10 11

10 Le nuove costituzioni « che tanti contrasti avevano prodotto » entrarono in vigore11 15 agosto 1941. Nel secondo trimestre dell’anno era risultato alla questura che l’arcivescovo riteneva opportuno rinviarne sine die la stampa e la diffusione. Il contenuto delle costituzioni comunque non fu accolto con favore dal clero sloveno « in quanto l’arcivescovo non ha in esse accolto in pieno alcuna [...] richiesta [...] per quanto riguarda l’uso della lingua slovena, nelle funzioni religiose e nella corrispondenza con la curia, con il rispetto di pretesi usi e tradizioni secolari sloveni ».

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scioglimento dal confino di due parroci perseguiti « per manifestazioni ostili alla Germania e all’Italia ».

Durante tutto il corso dell’anno, come viene messo in luce dalle rela­zioni della questura, le condizioni delle classi popolari peggiorarono conti­nuamente: per l’aumento del costo della vita, per la rarefazione degli stessi generi di prima necessità e per il connesso fenomeno della borsa nera, per il pessimo funzionamento dei servizi di razionamento. Le « buone massaie » messe a « dura prova » (secondo le notazioni del primo trime­stre dell’anno) sono le stesse che nel mese di maggio 1941 (a « vittoria » conseguita nella campagna contro la Jugoslavia) daranno vita a manife­stazioni pubbliche di protesta a Gorizia, a Gradisca, a Cormons, a Merna.

La disoccupazione, serpeggiante soprattutto nell’industria, era dimi­nuita nel 1941 in confronto al 1939, anno di massima incidenza rispetto al decennio precedente. Ma l’attenuarsi del fenomeno era connesso per quanto riguarda il settore dell’edilizia ai lavori contingenti di fortificazione militare (sospesi nell’agosto del 1941)11 e, per il settore metalmeccanico in particolare, alla politica favorita dal regime di reclutamento di mano­dopera destinata alle industrie tedesche. In base alla selezione operata da una commissione di tecnici tedeschi tra giugno e novembre del 1941 furono avviati in Germania almeno 320-340 lavoratori dell’industria secondo le stime peraltro imprecise della Confederazione fascista del settore 11.

L’inizio delle ostilità contro la Jugoslavia non solo vede estendere a gran parte della provincia di Gorizia le comuni restrizioni derivanti dallo stato di guerra in zone d’operazioni (« coprifuoco, divieto di circolazione assoluta sulle posizioni assunte da truppe e artiglierie o nei loro pressi; divieto di circolazione da località a località senza salvacondotto » 11 12 13 * * * * 18 ), ma provoca anche un vero e proprio esodo forzoso di nuclei consistenti di popolazione sia pur provvisorio e cautelativo (ma di lì a non molti mesi, in una situazione diversa, le deportazioni sarebbero riprese con intenti esplicitamente repressivi). Oltre diciottomila persone — se è esatta la cifra riportata dalla questura — furono inviate per alcune settimane in località dell’Italia centrale. Si trattava evidentemente nella massima parte di con­

11 La Confederazione fascista dei lavoratori dell’industria denunciava nel settore 1.374 disoccupati al novembre 1941. La popolazione attiva dedita ad attività secondarie com­prendeva, secondo il censimento del 1936, 14.777 unità; 51.328 gli addetti all’agricoltura. V. L ’economia della Venezia Giulia, cit., pp. 49-65 e le relazioni mensili della Confe­derazione fascista dei lavoratori dell’industria, in AVII, K. 883-33/5 (1) e 40/5 (1).12 V. relazioni mensili, cit., in AVII, K. 883-33-39/5.13 Comando della II Armata, Ufficio Operazioni, f. n. 2154 del 4 aprile 1941, Misure di sicurezza, in AVII, K. 883 - 2/1 (1-2). La circolare si preoccupava che lerestrizioni fossero portate a conoscenza in particolare « delle popolazioni delle località alloglotte retrostanti alla fascia delle operazioni ». Essa avvertiva che « cetnici intro­dottisi d’oltre confine o individui civili che comunque compiano atti di ostilità, disabotaggio o di ribellione saranno passati immediatamente per le armi ». L’uso dellaparola cetnici qui non ha ancora il significato politico che assumerà nei mesi successivi.Qui vale per « gruppi di franchi tiratori addestrati alla guerriglia ».

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tadini sloveni: in numero rilevante se si tiene conto del totale assoluto della popolazione residente nella provincia (203.100 unità, secondo i calcoli al 30 giugno 1939) e soprattutto della sua distribuzione (105.683 residenti in centri inferiori ai cinquemila abitanti secondo il censimento del 21 aprile 1936).

Gli sfollati trovarono in Italia « affettuosa assistenza » ma molti

ebbero però a subire, durante l’assenza, danni negli averi sia per avere do­vuto abbandonare precipitosamente la propria casa ed il bestiame, sia anche per furti e saccheggi nelle abitazioni rimaste incustodite, da parte anche di elementi appartenenti a reparti di truppe in cammino verso la fronte.

I danni subiti dai contadini, specialmente per il bestiame abbandonato o requisito, dovettero essere sensibilmente gravi se la questura precisava a parte:

Le requisizioni da parte di commissioni militari del bestiame appartenente alle famiglie sfollate dalla fascia di frontiera, nell’imminenza delle operazioni belliche contro la Jugoslavia, sono state condotte in maniera affrettata e som­maria per l’urgenza, per l’impossibilità di collocamento in capaci stalle e di adeguato rifornimento di foraggio. Molto bestiame ne ha sofferto ed altro è stato abbandonato.

Su richiesta delle autorità militari, la questura, allo scoppio del con­flitto, provvide anche « al fermo di duecento individui ritenuti politicamen­te pericolosi » 14.

Le annessioni in Slovenia e la proclamazione della cosiddetta « pro­vincia » di Lubiana, la concessione di una pseudo-autonomia che rivelava dall’inizio i suoi contenuti propagandistici e mistificatori, crearono per il governo italiano una rete inestricabile di contraddizioni che avrebbe avuto incidenza diretta proprio sulle terre del vecchio confine. Era diffìcile, ad esempio, anche sul piano puramente formale, spiegare agli sloveni residenti a Gorizia o a Trieste perchè — divenuti « cittadini italiani » gli abitanti di Lubiana — soltanto nella nuova « provincia » potesse essere consentito l’insegnamento nella madrelingua. Secondo gli organi della polizia di Go­rizia soprattutto gli ambienti cattolici erano sensibili a questo argomento.

La nascita del « Fronte di liberazione » rompe le contraddizioni sul piano della lotta armata e già nell’estate la questura, con le prime ma­nifestazioni di aperta ribellione nella « provincia » di Lubiana, coglie i sintomi di una continuità cospirativa che tende a dilagare in tutti i paesi sloveni a partire dalla stessa regione occupata e annessa dai tedeschi. Lì, subito, la violenza snazionalizzatrice non conosce limiti e immediatamente alle deportazioni in massa risponde la violenza della rivolta.

14 R. Questura di Gorizia, f. 0013 Gab. del 3 maggio 1941, Attività di elementi contrari al Regime - ordine pubblico - relazione mensile, in AVII, K. 883-19/2 f1).

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Nelle province della Venezia Giulia chiaramente confluiscono elementi cospirativi vecchi e nuovi: l’aggressione all’Unione Sovietica rende scottante il problema della presenza comunista nella regione.

Quando fu deciso di tenere a Trieste ai primi di dicembre del 1941 il processo davanti al tribunale speciale contro i gruppi clandestini sloveni catturati tra il 1940 e il 1941 16 fu chiaro che il governo fascista voleva dare una dimostrazione di forza e rivolgere un monito repressivo a tutto il movimento sloveno al di qua e al di là del vecchio confine (se ne coglie l’eco nell’ultima relazione trimestrale del 1941 compilata dalla questura di Gorizia).

Il « processo Tomazic », come viene generalmente chiamato per ricor­dare la figura preminente del giovane comunista fucilato, contribuì invece ad accelerare ulteriormente nel 1942 il processo di sviluppo dell’insurrezione slovena.

Teodoro Sala

DOCUMENTI

1. L’agenzia « Stefani » di Gorizia alla sede centrale di Roma. Gorizia, 15 giugno 1940, t.AVII, K. 905-17/3.

Gorizia 14 - Il principe arcivescovo di Gorizia mons. Margotti ha indirizzato al clero e al popolo una nobile lettera pastorale nella quale premesso che la no­stra patria è scesa in campo a fianco della grande nazione amica, per affron­tare col valore dei generosi suoi figli l ’avvento di una pace giusta e duratura aggiunge: Sulla parola decisiva del Duce, che guida con mano ferma e sicura noi possiamo e dobbiamo riposare tranquilli. Egli ha ciò che vuole; egli vuole soltanto la vera gloria d ’Italia ed il benessere di un popolo sano e forte che ormai non può più contenersi entro gli angusti lim iti della penisola e cerca sul suo mare lo sbocco e la vita verso le mete segnategli dalla provvidenza. I l vostro arcivescovo nell’ora storica che volge vi dice solo una parola, vi fa questa raccomandazione: ubbidire fiduciosi, ciascuno faccia il proprio dovere con gene­rosità e prontezza agli ordini dei capi con quella serenità che rende facili e gioiose le imprese più ardue. Dopo aver inviato la benedizione ai forti ed eroici soldati di terra, di mare e dell’aria e alle loro famiglie, l ’arcivescovo così termi­na la sua lettera pastorale. Elevando riverenti il pensiero alla maestà del re e imperatore sempre vittorioso ed al duce invitto cui sono affidate le sorti dei nostri eserciti e di tu tta la nazione. Dio lo protegga sempre e lo benedica!

ls V. generalmente E lio Apih , Italia fascismo e antifascismo nella Venezia Giulia, Bari, 1966, pp. 380-83 e Mario Pacor, Confine Orientale. Questione nazionale e Resistenza nel Friuli e Venezia Giulia, Milano, 1964, pp. 169-73.

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La provincia di Gorizia nel 1941 25

AVII, K. 51-7/1 (1).

I motivi che, dopo lungo pazientare, hanno indotto l ’Italia ad iniziare le ostilità contro la Grecia sono stati ampiamente noti al popolo italiano dalla stampa nazionale e, soprattutto, dal discorso pronunciato il 18 novembre us dal duce davanti alle gerarchie provinciali.

Sarà tuttavia opportuno che alla massa dei militari alle armi siano ricordate e spiegate in modo particolare le origini prossime e remote del conflitto, accen­nando:1 ) alla politica di assoluta complicità con l’Inghilterra seguita dal governo

greco, politica che si traduceva da tempo in atti di continua e subdola ostilità verso il nostro paese;

2) alla necessità — da parte dell’Italia — di impegnare forze inglesi, disto­gliendole da altri fronti e battere l ’Inghilterra anche in questo settore del Mediterraneo.Sarà altresì opportuno spiegare alla truppa che l ’Italia non ha mire terri­

toriali in Grecia, nè intende distruggere il popolo greco; essa vuole semplice- mente combattere e sconfiggere l ’avversario inglese, dovunque esso ordisca rancore e macchinazioni pregiudizievoli per il vittorioso esito della guerra in corso.

I comandi in indirizzo dispongano pertanto che presso i corpi sia subito iniziata una opportuna azione chiarificatrice nel senso suindicato. 3

2. Il sottosegretario di stato al ministero della Guerra, Guzzonl, a« indirizzi omessi »: « Conflitto italo-greco ». Roma, 13 dicembre 1940

3. Il questore dì Gorizia al ministero dell’Intemo, direzione generaledi ps: « Relazione sulla situazione politico-economica ». Gorizia, 27 marzo 1941AVII, K. 883-8/2 (1-7).

Con riferimento alla nota n. 441/03406 del 10 corrente, si comunica a codesto Ministero che dal 23 dicembre alla data odierna non si sono dovuti lamentare che i consueti sporadici episodi di manifestazione sovversiva da parte di individui, nella generalità dei casi in preda ad ebbrezza alcoolica.

Comunque nessun fatto o manifestazione ha prodotto ripercussioni apprez­zabili sull’ordine pubblico.

Gli sfortunati fatti di arme in Libia e specialmente in Albania, hanno profondamente percossa l ’opinione pubblica, suscitando ovunque viva commo­zione. Infatti mentre non si è mancato di apprezzare l’altissimo valore dei nostri soldati su tu tti i fronti, si è però avuto l’impressione di una certa imprepara­zione e disorganizzazione, specie per quanto riguarda l ’attrezzatura bellica ed i vari servizi di informazione militare.

Le dimissioni del maresciallo Badoglio e la breve ostile propaganda svolta da gerarchi fascisti, contro l ’opinione dominante nell’ambiente militare, avevano suscitato aperte disapprovazioni e commenti sfavorevoli.

Ufficiali specialmente dell’aviazione, valorosissimi combattenti in Libia, rientrati dopo avere assistito quasi impotenti ai gravi insuccessi, si sono mostrati esacerbati, lamentando pretesi tradimenti da parte di personalità che già al governo, avrebbero tutta la responsabilità dell’impreparazione, causa prima delle

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nostre sfortunate azioni belliche. Vi sarebbero stati anche degli ufficiali che, in preda ad intenso dolore, vorrebbero che fossero oggi rilevate le singole respon­sabilità per esemplari sanzioni.

Malgrado qualche incomposta riservata agitazione di animi in tal senso, la fiducia nel Duce e nella vittoria è sempre profondamente e generalmente sentita.

Il discorso del Duce del 23 febbraio scorso al Teatro Adriano, vivamente atteso e seguito, ha giovato molto per risollevare gli animi e ravvivare la fiducia sull’esito vittorioso deU’immane lotta, che il popolo proletario e fascista ha ingaggiato contro il più potente impero.

La partecipazione al patto tripartito da parte della Romania e della Bulgaria è stata appresa con vivo, generale giubilo.

Il recente rafforzamento di difesa alla frontiera orientale, ove sono stati fatti affluire rapidamente diversi reparti per motivi di sicurezza, aveva prodotto, da principio, qualche sgomento, ma l’adesione della Jugoslavia al patto tripartito è valsa ad allontanare ogni motivo di preoccupazione.

Sono stati disposti opportuni servizi sia per limitare l ’uso delle tessere di frontiera in armonia con le superiori disposizioni, sia per controllare il movi­mento dei forestieri, specie verso l ’arco di frontiera, onde eliminare dalla circo­lazione elementi comunque indesiderabili.

Il 25 febbraio scorso alcuni individui, in maggioranza fascisti, hanno fatto circolare tra di loro' e fatto leggere anche ad un ufficiale, che l ’ha ritenuta senz’altro apocrifa, una circolare dattilografata attribuita al maresciallo Badoglio contro i noti attacchi mossi nel Regime Fascista allo Stato maggiore dell’esercito dall’eccellenza il ministro Farinacci.

Dalle indagini prontamente esperite si è potuto stabilire che detta circolare pervenuta, pare per posta, al capitano Villa Luigi, allora addetto alla censura militare di Udine, venne passata all’avvocato Filla Pietro che, riprodottala, ne consegnò copia al fascista Fantuzzi Giuseppe e questi, a sua volta, al conte Colloredo-Mels Reginaldo. Costui la consegnò poi al fascista e milite Furlani Antonio, il quale ne fece per ultimo prendere visione al fascista Venturini Enrico.

È stato provveduto ad arrestare i responsabili della diffusione di detto libello. Essi sono stati colpiti anche da provvedimenti disciplinari fascisti.

Si è in attesa delle determinazioni del Ministero in merito ai provvedi­menti da adottare a loro carico.

I numerosi arresti operati anche nella provincia di Gorizia dall’Ovra, per attività spionistica e terroristica ai nostri danni, avrebbero suscitato, almeno apparentemente, l ’approvazione da parte degli elementi culturali e dello stesso clero sloveno, contrari in genere a sintomi di violenza.

Nonostante la calma esteriore da parte delle stesse famiglie, alle quali appar­tengono gli arrestati, si deve rilevare uno stato di dolorosa ansia per la sorte specialmente dei maggiori responsabili. I parenti, certi ormai che tu tti coloro pei quali è stato mantenuto l ’arresto, saranno giudicati dal tribunale speciale, vanno adoperandosi per impegnare difensori di fiducia.

È da rilevare che qualche voce, ancora non controllabile, vorrebbe far ritenere che la polizia non avrebbe messo mano su tu tti i depositi di armi e di esplosivi. Si sta indagando al riguardo con ogni alacrità ed impegno.

Diversi elementi, arrestati dall’Ovra solo per appartenenza ad associazione irredentistica slovena, e rimessi già in libertà, sono stati sottoposti in buona parte ad adeguati provvedimenti di polizia.

Finora si è dovuto lamentare solo qualche raro caso di espatrio da parte di qualche allogeno per sottrarsi al richiamo alle armi.

II clero di lingua slovena ha continuato a mantenersi estraneo alle vicende

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della nostra guerra, il cui esito vittorioso esso si guarda bene dall’auspicare, nonostante l’atteggiamento altamente patriottico e l’aperto incitamento del­l’ordinario. I sacerdoti allogeni, in fondo, si sono quasi sempre appartati dalla vita nazionale, anche nei momenti più importanti e delicati.

L’ambiente ecclesiastico della diocesi è tuttora in viva agitazione per la formazione delle costituzioni sinodali, attraverso le quali i preti di lingua slo­vena, sempre compatti, ed intransigenti, vorrebbero riconosciuti i pretesi diritti naturali delle minoranze allogene e le tradizioni locali ultrasecolari, che si risol­vono praticamente e sostanzialmente in pregiudizio della pacifica convivenza dei fedeli di lingua slovena con quelli di origine italiana e quindi contro la nostra pacifica penetrazione.

Recentemente sono state tenute riunioni per la discussione di proposte da presentare all’arcivescovo, che, nelle bozze già presentate, modificando l’atteggia­mento risoluto e deciso altra volta assunto, ha mostrato di accogliere parecchi dei desiderata dei preti sloveni, specie in seguito all’atteggiamento assunto dallaS. Sede. Il clero italiano, sebbene in minoranza, si è impegnato contro la ten­denza dei confratelli di origine slovena.

Non si è mancato anche da parte dell’eccellenza il prefetto di mantenere continui riservati contatti con lo stesso arcivescovo spiegando su lui azione diretta a far mantenere ferma ogni norma per l’italianizzazione del clero di questa delicata provincia.

Ieri, come già in precedenza stabilito, si sono svolte funzioni religiose nella Chiesa metropolitana per la promulgazione delle predette costituzioni e per la nomina delle cariche nella curia arcivescovile.

La disciplina imposta dallo stato di emergenza viene generalmente osser­vata con giusta comprensione e rassegnazione. Si continua però a lamentare l’insufficienza dei grassi e dell’olio, la cui distribuzione, almeno fino a qualche settimana fa, è stata in misura inferiore a quella stabilita dal razionamento.

La produzione di burro e l’allevamento assai diffuso di suini per uso anche familiare hanno largamente compensato anche in questi ultimi periodi di tempo siffatte deficienze.

L’aumento del costo della vita, che incide fortemente sulle magre risorse della classe degli impiegati e degli operai, mette a dura prova le buone massaie ed in genere le famiglie meno abbienti.

Le condizioni economiche della provincia sono abbastanza buone, mante­nendosi sempre alto e molto redditizio il prezzo della legna da ardere ed anche quello del tavolame, la cui industria è qui cospicua e quello di tutti i prodotti caseari, ai quali sono interessati larghi strati della popolazione.

Il lavoro in vari stabilimenti industriali si mantiene tuttora in buona efficienza.

Il Cementificio di Salona d’Isonzo, però, non potendo collocare e quindi produrre il cemento, in misura adeguata, ha anche di recente dovuto licenziare altri operai. Il Cotonificio Triestino ha dovuto ultimamente ridurre — anche per insufficienza di materie prime —• i turni di lavoro.

La SAFOG — Società an. fabbrica ed officina Gorizia — lavora in pieno per commissioni di carattere militare. Altre piccole industrie — ad eccezione di quella delle fornaci di Cormons, quasi inattiva — continuano a lavorare discre­tamente.

Il fenomeno della disoccupazione, che in atto è alquanto elevato, non desta ad ogni modo preoccupazione per il continuo assorbimento di mano d’opera in lavori stradali e militari e per l’invio in Germania di numerosi operai.

L’andamento dei lavori agricoli procede abbastanza bene, nonostante i mumerosi richiami alle armi e l’inclemenza del tempo, di frequente piovoso.

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In complesso, si può affermare che la situazione economica della provincia è soddisfacente: quella politica va attentamente seguita in relazione anche agli avvenimenti balcanici e particolarmente a quelli del vicino stato jugoslavo.

4. Lo stesso al prefetto di Gorizia: « Attività di elementi contrari al Regime. Ordine pubblico. Relazione mensile ». Gorizia, 3 giugno 1941AVII, K. 883-20/2 (1-2).

Durante il mese di maggio scorso si sono avute nel capoluogo e nei comuni di Gradisca Cormons e Merna da parte esclusivamente di piccoli gruppi di donne del popolo, manifestazioni di protesta contro la scarsità di alcuni generi, quale particolarmente la farina di polenta di cui fanno largo consumo le classi meno abbienti, e l’esiguità e l’irregolare distribuzione delle razioni dei grassi.

Dette manifestazioni, che sono state mantenute in limiti tollerabili, non hanno originato incidenti di sorta.

Contro l’eventualità di ripetersi di simili proteste collettive sono state prese adeguate misure diffidando le donne ritenute più accese. È necessario, però, che dette misure siano opportunamente integrate con altre anche di propa­ganda e di assistenza a mezzo delle organizzazioni del partito, per rimediare, nei limiti del possibile, alle deficienze lamentate in relazione anche agli usi alimentari di questa provincia o quanto meno spiegare le necessità del momento.

Sono stati lamentati numerosi furti in danno di famiglie sfollate dalla fascia di frontiera nell’imminenza delle operazioni belliche contro la Jugoslavia e, subito dopo la vittoriosa avanzata delle nostre truppe, fatte rientrare. Le denunce al riguardo durante il mese scorso sono state più numerose che in aprile. I danneggiati hanno avanzato anche domanda per ottenere l ’indennizzo di guerra.

Durante il mese non si sono verificati episodi individuali di insofferenza e di sovversivismo.

L’annessione all’Italia dei territori recentemente occupati e costituenti la provincia di Lubiana è stata, tra la grande maggioranza della popolazione allogena, favorevolmente commentata e solo da alcuni si lamentano le tempo­ranee restrizioni per recarsi nelle terre annesse ove molte famiglie allogene hanno parenti colà definitivamente stabiliti da tempi più o meno recenti.

La Commissione provinciale per i provvedimenti di polizia riunitasi nel Palazzo del governo il giorno 24 ha assegnato al confino di polizia, per anni uno, Fabian Filippo fu Leopoldo di anni 30 da San Daniele del Carso per aver nell’aprile scorso pronunciato frasi disfattiste.

La situazione dell’industria si mantiene stazionaria, perdurando le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime necessarie.

La disoccupazione non desta, però, preoccupazioni.La vigilanza annonaria continua ad essere attuata con ogni impegno.Durante il mese sono state elevate 34 contravvenzioni per maggiorazione di

prezzi; 14 per omissione di cartellini indicanti i prezzi dei generi esposti e sono' stati adottati a carico di 10 esercenti provvedimenti amministrativi [...] .

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5. Lo stesso al ministero dell’Interno, direzione generale di ps: « Re­lazione sulla situazione politico-economica nella provincia di Gorizia ». Gorizia, 27 giugno 1941AVII, K. 883-9/2 (1-7).

Con riferimento alla nota n. 441/03406 dell’8 corrente si comunica quanto appresso:

Agricoltura. Le continue abbondanti piogge ed il freddo hanno prodotto gravi danni alla fioritura e maturazione dei frutteti, il cui raccolto, di solito abbondante, è invece quest’anno abbastanza scarso.

Le semine dei cosiddetti frumenti marzuoli e quelle del granoturco hanno subito un notevole ritardo, senza però comprometterle.

Tutte le altre culture non hanno subito danni sensibili.Zootecnica. La requisizione da parte di commissioni militari del bestiame

appartenente alle famiglie sfollate dalla fascia di frontiera, nell’imminenza delle operazioni belliche contro la Jugoslavia, sono state condotte in maniera affret­tata e sommaria per l’urgenza, per l’impossibilità di collocamento in capaci stalle e di adeguato rifornimento di foraggio. Molto bestiame così ha soSerto ed altro è stato abbandonato.

La moria nei maiali e nel pollame ha prodotto seri danni, determinando sensibili aumenti nel prezzo specialmente delle uova.

Industrie. Generalmente le poche industrie nella provincia sono attive. Il Cementificio di Salona d’Isonzo, che aveva dovuto licenziare maestranze, da circa due mesi ha nuovamente ripreso la propria attività in pieno, riportando il numero degli operai a circa 800. La Società macchine industriali di Straccis lavora in pieno. Il Cotonificio di Piedimonte lavora invece a turni ridotti, impegnando circa 1.500 operai su 2.000 dei tempi normali, per deficienza di materie prime.

In compenso in provincia sono in atto occupati molti operai in lavori mili­tari ed in quelli per il carbone da legna.

Commercio. Il commercio che in gran parte riguarda legname, burro, formaggio e latte abbondantemente prodotti nella provincia è sempre attivo e molto redditizio. I trasporti soffrono della crisi determinata dalla rarefazione degli automezzi, provocando continui sensibili rialzi nel costo dei generi.

Disoccupazione. La disoccupazione, limitata agli operai delle industrie, è ben contenuta e non desta preoccupazioni anche per la possibilità di impiego di mano d’opera in altri lavori, pei quali non occorre una specializzazione.

Costo della vita e vigilanza annonaria. Il caro-vita è in continuo aumento, nonostante tutte le provvidenze e la vigilanza per infrenarlo. Si nota un serio disagio economico specie nelle famiglie degli operai e degli impiegati a basso stipendio.

Le difficoltà negli approvvigionamenti, per la rarefazione di molti generi anche di largo consumo, che aggravano le limitazioni imposte col razionamento, cominciano ad avere serie ripercussioni sullo spirito pubblico. In qualche piccolo centro si sono lamentate manifestazioni di insofferenza da parte di piccoli gruppi di donne, preoccupate in particolare di non poter ottenere sufficiente farina di polenta, costituente il più comune alimento, e la razione intera di grassi. Va notato che la razione dei grassi negli ultimi due mesi ha subito

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impreviste gravi riduzioni perchè, nonostante ogni buon volere e diligente cura della competente sezione dell’alimentazione, non sono pervenuti tutti i riforni­menti assegnati in base al razionamento. D’altra parte non arrivano puntual­mente ed interamente nemmeno le assegnazioni della farina per pane e della pasta: ciò che determina indesiderabili inconvenienti e che sarebbe opportuno eliminare.

Non si è però verificato alcun serio disordine.Le organizzazioni del partito hanno di recente cominciato a spiegare proficua

propaganda ed assistenza, con utili risultati.La squadra annonaria ha svolto e svolge, con ogni alacrità e cura, azione

di controllo e di vigilanza.Attività delle organizzazioni cattoliche e del clero. Il clero allogeno continua

a mantenersi, come pel passato, intransigente alla nostra pacifica penetrazione, disinteressandosi all’organizzazione della « Azione cattolica italiana » che per­tanto accoglie solo cittadini di lingua italiana, in numero modesto.

Lo stesso clero invece ha continuato a spiegare cospicua attività per la for­mazione e continuità della « Associazione mariana slovena » attraverso la quale vorrebbe svolgere attività che sono proprie dell’« Azione cattolica italiana ». Esso infine continua a diffondere giornali cattolici ex jugoslavi per mantenere fermo l’amore alla lingua slovena ed indirettamente così ostacolare la nostra assimi­lazione.

L’arcivescovo ha ritenuto opportuno rinviare sine die la stampa e la divul­gazione delle nuove leggi sinodali, che tanti contrasti avevano prodotto pochi mesi fa in sede di formazione e specie per le eccessive ingiustificate pretese del clero sloveno.

Attività protestante o di sette pseudo religiose. Nessuna.Attività degli ebrei. Nessuna.Repressione dell’illecito traffico di valuta. Nessuna.Attività sovversiva ed antifascista. Si sono dovute lamentare sporadiche ma­

nifestazioni antifasciste o contro la guerra da parte di elementi di solito in preda ad ebbrezza alcoolica. Ogni volta sono stati adottati adeguati provvedi­menti di polizia.

Censura civile e militare. Funziona abbastanza regolarmente, nonostante la difficoltà principalmente per le deficienze di personale.

Spirito pubblico in relazione alla situazione attuale. In generale la situazione politico-economica nella provincia, nel periodo dal 27 marzo scorso ad oggi, risente fortemente degli ultimi avvenimenti militari.

All’atto delle operazioni militari contro la Jugoslavia, venne provveduto al­l’allontanamento immediato delle popolazioni lungo la fascia di frontiera. Così circa 18.150 persone vennero sfollate ed inviate in località dell’Italia centrale, ove ebbero affettuosa assistenza e da dove ritornarono dopo poche settimane, in seguito alla vittoriosa avanzata delle nostre truppe. Molte fra esse ebbero però a subire, durante l’assenza, danni negli averi, sia per aver dovuto abbandonare precipitosamente la propria casa ed il bestiame, sia anche per furti e saccheggi nelle abitazioni rimaste incustodite, da parte anche di elementi appartenenti a reparti di truppe in cammino verso la fronte.

La vittoria delle nostre armi in Jugoslavia ed in Grecia e particolarmente l’annessione della provincia di Lubiana, hanno avuto profonde favorevoli riper-

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cussioni sullo spirito pubblico anche dei cittadini italiani di lingua slovena, alcuni dei quali però non farebbero mistero dei loro desideri di ottenere an- ch’essi identiche concessioni di ordine culturale e politico come per gli sloveni di Lubiana. Essi così dimostrano di non volersi tuttora rendere ragione della inderogabile necessità che il territorio di questa provincia mantenga una im­pronta italiana per preminenti esigenze di ordine politico e militare.

Con l’annessione di Lubiana sono sorti, peraltro, situazioni e problemi delicati che dovranno essere risolti prossimamente. Sembra molto interessante regolare il riconoscimento della cittadinanza italiana degli ex jugoslavi qui dimo­ranti fin dalla nascita, solo se originari di detta provincia; mentre sarebbe necessario mantenere fermo il provvedimento di respingimento a carico di tu tti gli allogeni che hanno acquistato la cittadinanza jugoslava fuori dei termini dei trattati.

Si soggiunge che l ’economia in provincia ha potuto subire in detto periodo qualche pregiudizio e danno più o meno sensibile, a seguito degli ultimi avveni­menti, che hanno determinato in alcuni casi, anche il temporaneo abbandono di terreni e di parte del bestiame, maggiore rarefazione di provviste di numerose famiglie. D ’altra parte il continuo rincaro della vita, nonostante tutto preoccupa specie le famiglie dei meno abbienti che ritengono così estremamente aggravate le possibilità di provvedersi di quanto è indispensabile alla vita.

Il raddoppiamento degli assegni famigliari agli operai recentemente accor­dato dal Duce ha prodotto favorevoli impressioni ed ha ridotto, in qualche modo, il disagio.

Sarebbe desiderabile che le organizzazioni del partito continuino a svolgere in questa provincia la propria attività fra organizzati e popolazione, per spiegare le necessità del momento e neutralizzare eventuali voci tendenziose che allar­mano ingiustificatamente e possono determinare stati di animo contrari alla disci­plina di fronte ai bisogni prodotti dalla guerra.

E sarebbe molto opportuno che lo stesso segretario federale anziché inca­ricarne i propri collaboratori come ha fin qui praticato intervenisse personal­mente e non si sottraesse più oltre, come generalmente viene lamentato, a venire, almeno nei centri più importanti, a diretto contatto con la popolazione della provincia per incitarla alla resistenza ed alla disciplina, onde eliminare il pericolo di indesiderabili manifestazioni.

In tal senso sono state da questa questura fatte segnalazioni all’eccellenza il prefetto.

Il rilascio di molti individui già arrestati allo scoppio delle ostilità contro la Jugoslavia, quali elementi politicamente e moralmente pericolosi, ha prodotto favorevole impressione.

In generale lo spirito pubblico, nelle attuali contingenze, appare abbastanza soddisfacente.

6. La direzione generale di ps alle prefetture del regno, alla questura di Roma, agli ispettori generali ps delle zone Ovra, ai dirigenti delle zone di frontiera, ai commissariati compartimentali ps: « Vigilanza e provvedimenti contro il partito comunista ». Roma, 3 luglio 1941AVII, K. 883-6/1 (1-4).

L’entrata in guerra dell’URSS, contro le potenze dell’Asse, ha fatto cessare improvvisamente le ragioni di quella stasi di attesa nell’attività del partito comu­nista, nei riguardi del nostro paese, che si era andata manifestando dall’inizio

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dell’attuale conflitto europeo, per segrete istruzioni che doveva avere impartito il « Comintern » agli organi dipendenti, come ora appare evidente, allo scopo di non scoprire il doppio giuoco della politica dell’URSS e per la conseguente mancanza di direttive alla massa dei gregari. Tanto ciò è vero che in altri stati coinvolti nella guerra sia prima che dopo l ’Italia, ma verso cui l ’URSS non aveva interesse a mascherare il proprio indirizzo politico, il partito comunista non ha mai rallentato ed ha anzi intensificato, malgrado le contromisure delle au­torità statali, la sua attività legale prima, fino a quanto è stata resa possibile dai rispettivi governi, ed illegale dopo, con la diffusione clandestina della stampa di propaganda, anche a carattere periodico, con persistenti tentativi di organiz­zare le masse popolari sotto le proprie insegne e con l’eccitamento a tu tte quelle agitazioni che sono la preparazione spirituale dei popoli alle sommosse contro i poteri costituiti.

La chiarificazione dell’atteggiamento dell’URSS non solo ha tolto di per se stessa da ogni incertezza tu tti i comunisti, tanto dichiarati quanto per ten­denza, ma ha reso indubbio che i dirigenti del partito hanno ripreso la loro attività organizzativa ed anche, si noti, cospirativa, sembrando che si siano ora verificate, se non tu tte, almeno in parte, quelle condizioni per le quali il partito si era sempre riservato di passare dalla propaganda all’azione.

Le rapide vittorie della Germania contro l’URSS potrebbero affrettare l ’at­tuazione di questo programma, per cercare, con rivolgimenti interni dei paesi nemici, di rivalersi delle sconfitte belliche.

Sono da attendersi, quindi, non solo un ritorno alla più intensa propa­ganda comunista, sotto ogni forma, di cui del resto si sono già avuti chiari sintomi, ma anche atti di sabotaggio, attentati, complotti terroristici e tentativi di sobillazione contro le autorità, con riferimento specialmente alle forze armate, alle opere e alle fabbricazioni di guerra.

È noto quanta importanza abbia sempre dato il partito comunista, per l ’azione di propaganda, alla diffusione di manifestini con succinte, spesso bre­vissime argomentazioni e anche con semplici invettive contro il fascismo, la guerra, il capitalismo, ecc. Subito dopo l ’aw enuta partecipazione dell’URSS al conflitto europeo, che ha acquistato così un più netto carattere ideologico, sono stati affissi in alcune province dei talloncini ed eseguite iscrizioni murali con frasi inneggianti all’URSS, contro la guerra e contro i personaggi più rappre­sentativi del fascismo e del nazismo. Queste manifestazioni, fatte con mezzi di fortuna, sono però molto al di sotto di quelle attuate tante volte nel passato, il che potrebbe far pensare ad una decadenza dell’organizzazione comunista cau­sata dalle attuali circostanze. Senonchè è da notarsi che il governo dell’URSS credeva di essersi riservata l’iniziativa della propria entrata in guerra da esso preparata per una data notevolmente ritardata su quella in cui è avvenuta e quindi parallelamente il partito comunista doveva avere preparato la ripresa della propria azione in Italia per la data fallacemente prevista per lo scoppio della guerra. Il precipitare degli avvenimenti dovrebbe avere sorpreso, in una certa misura, anche i dirigenti del partito comunista, ma sarebbe pericoloso confidare che questa sorpresa possa avere un effetto permanente.

Per rintuzzare rapidamente ed energicamente qualsiasi manifestazione di vitalità del partito comunista, è necessario che le autorità di ps mettano in opera e con ogni accuratezza tu tti i mezzi preventivi di cui possono disporre. Si raccomanda pertanto di fare eseguire un ’accurata e costante vigilanza su tu tti gli elementi comunisti noti per la loro passata azione, ricorrendo anche ad abili fiduciari per conoscerne le mosse, scoprirne le prese di contatto a scopo organizzativo, identificarne eventuali nuove reclute, insospettabili per il loro passato, alle quali, secondo la nota tattica comunista, verrebbero affidati im­

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portanti incarichi, di segnalarne eventuali spostamenti in altre province alle autorità interessate, di fare controllare alla frontiera, con ogni accortezza, gli individui provenienti dall’estero, allo scopo di impedire l ’infiltrazione nel regno di emissari comunisti coi noti abili camuffamenti, di fare verificare costante- mente, specialmente con la rigorosa applicazione del servizio anagrafico, il movi­mento dei viaggiatori nell’interno del paese, di fare intensificare il controllo postale particolarmente nei confronti delle persone politicamente sospette, di fare sorvegliare gli stabilimenti, le fabbriche, le miniere, i depositi ecc. che abbiano relazione con le forniture di guerra, le ferrovie che servono per trasporti militari, gli uffici statali e le opere di pubblica utilità il cui danneggiamento potrebbe causare nella popolazione crisi di timor panico, come dighe di sbarramento di laghi artificiali per le centrali idroelettriche, importanti centri ferroviari, depo­siti di generi alimentari ecc. Per queste ultime misure di vigilanza si dovrà provvedere soltanto nel caso che non vi abbia provveduto il Comando della difesa territoriale, alla cui opera però l’autorità di ps dovrà sempre concorrere con servizi di informazione, soprattutto fiduciari.

Particolare attenzione dovrà essere rivolta ai connazionali che, da quando è scoppiata la guerra, sono rimpatriati e tuttora rimpatriano dopo avere lunga­mente dimorato all’estero, tanto più se conosciuti di idee sovversive, i quali potrebbero servire di collegamento tra i comunisti dell’interno del regno ed i centri direttivi del partito all’estero. Ogni prefettura inoltre dovrà tenere pre­senti tu tti quei sovversivi fuorusciti che si sono messi in evidenza per avere avuto qualche carica nel partito comunista o per essere stati sempre attivi gregari, per il caso che in un dato momento il partito ritenesse di inviarli in Italia a prepa­rare e dirigere movimenti sediziosi. Da parte sua questo Ministero procurerà con ogni mezzo di seguirne i movimenti all’estero, dove però molti, a causa delle attuali contingenze, si sono resi irreperibili.

Un servizio di osservazione dovrà poi essere disposto nei confronti di tu tti gli individui che hanno avuto contatti con i sudditi sovietici già dimoranti in Italia, anche con incarichi ufficiali e diplomatici, salvo naturalmente, in questo ultimo caso, che tali contatti non siano stati tenuti per stretti doveri di ufficio.

Occorre tener conto inoltre che la recente presa di posizione del partito comunista, nella lotta gigantesca che si va sempre più estendendo nel mondo, incoraggerà anche gli altri partiti sovversivi ed antifascisti di ogni gradazione, nonché gli anarchici, ad intensificare la loro propaganda e ad attuare i criminosi propositi che da tempo perseguono.

Alcuni attentati che si sono verificati da qualche tempo sulle linee ferroviarie adibite a trasporti militari e in fabbriche di guerra, attribuiti a diretta azione nemica, non è da escludersi che siano stati compiuti anche da torbidi elementi antifascisti o, più probabilmente, con la loro complicità.

Sono quindi da riprendersi in esame tutte le segnalazioni di complotti per compiere attentati che sono state fatte da questo Ministero, aggiornando gli elenchi degli individui ritenuti capaci di attuare azioni criminose.

Un’efficace azione preventiva contro il partito comunista può essere subi­to esercitata col fare arrestare e proporre per l ’internamento o per l’assegnazione al confino, a seconda che l ’uno o l’altro di tali provvedimenti sarà ritenuto più opportuno, i comunisti più pericolosi, per la loro capacità organizzativa e pro­pagandistica e per la loro tendenza al delitto politico. Si raccomanda però, in proposito, di agire con ogni oculatezza perchè il peso dei provvedimenti stessi sia fatto ricadere su individui effettivamente pericolosi, anche se si tengono calmi e riservati, e non già su individui che hanno subito provvedimenti per avere dato luogo a volgari e sia pure chiassose manifestazioni di idee sovversive e che per la loro rozzezza, leggerezza di carattere, mancanza di ogni preparazione

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politica e deficienza intellettuale non potranno essere mai scelti dal partito co­munista per compiti organizzativi ed esecutivi di qualsiasi genere. Si prendano invece di mira principalmente gli operai e gli elementi della classe media, sui quali il comuniSmo maggiormente agisce, noti per il loro passato politico, che si sono formati una cultura di partito, attraverso un ’assidua lettura della stampa comunista e di opere di carattere sociale con tendenza estremista in genere, sono attivi ed intelligenti, hanno facilità di parola ed abilità dialettica e tu tte quelle altre qualità che formano l’uomo politico, perchè sono essi che esercitano un certo ascendente sui loro compagni di lavoro e possono insinuare nel loro animo le proprie convinzioni, divenendo così, insensibilmente, centri di raggruppamenti di sovversivi e di malcontenti. Per quanto riguarda le classi più elevate ed intel­lettualmente più progredite, si rivolga l’attenzione, di preferenza, agli studenti e agli ebrei.

Nel caso di movimenti od agitazioni di massa dovrà essere cura dell’autorità di ps di individuarne subito i caporioni e i loro segreti ispiratori, provvedendo senz’altro ad arrestarli.

Se l ’attesa vittoria sull’URSS eliminerà l ’attuale centro propulsore del co­muniSmo, non per questo si dovrà considerare senz’altro eliminato anche il partito comunista il quale, sebbene diminuito nella sua potenza ed estensione e nelle fantastiche speranze dei suoi seguaci, potrà continuare a sussistere come tu tti gli altri partiti sovversivi che non hanno conquistato il governo di uno stato. D ’altra parte il partito comunista ha ripetutamente e pubblicamente af­fermato che una guerra fra le grandi potenze avrebbe preparato le condizioni più favorevoli per l ’estensione del comuniSmo a tu tti i popoli ed è quindi da ritenere che, anche dopo la sconfitta dell’URSS, se pure indebolito nella sua compagine, farà uno sforzo supremo per divenire il centro di riferimento di tu tti coloro che per i disagi, i dissesti economici, i lu tti dolorosi, gli ostacoli ad una sistemazione professionale e familiare, inevitabili conseguenze di qual­siasi guerra, cadono in uno stato d ’animo di irrequietezza e di malcontento, per lanciarli contro i regimi politici dei paesi belligeranti e soprattutto contro il fascismo.

Sono noti gli accorgimenti usati dai comunisti per organizzarsi clandesti­namente e diffondere la stampa di propaganda, nonché la loro illusione di co­stituire una grande forza capace di abbattere qualsiasi ostacolo ed è pertanto necessario contrapporre ad essi costante accurata vigilanza, abilità nelle indagini per scoprirne le trame ed energia nell’azione per reprimerne gli eventuali conati di violenza.

7. L’Unione provinciale di Gorizia della Confederazione fascista dei lavoratori dell’industria al questore di Gorizia: « Relazione mese di luglio XIX ». Gorizia, 6 agosto 1941AVII, K. 883-35/5 (1-2).

Situazione generale. Indubbiamente i recenti miglioramenti economici hanno avuto favorevoli ripercussioni sul morale dei lavoratori i quali hanno ripetuta- mente manifestato la loro soddisfazione per i concreti benefici ricevuti dall’ap­plicazione dei provvedimenti in parola.

L’Unione, dopo aver svolto una intensa opera di propaganda e di divulga­zione dei contratti interconfederali, sta attualmente svolgendo una continua, vigile azione di controllo tendente ad evitare casi di evasione o di erronea

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applicazione dei contratti stessi. Il numero delle ditte, specie dell’edilizia e artigiane, che hanno tentato e tentano ancora di non corrispondere o di corri­spondere in parte il premio di operosità, è abbastanza elevato, tuttavia il nostro pronto intervento presso l ’Unione degli industriali è valso a risolvere favorevolmente la maggior parte delle questioni. Non mancheremo di intensi­ficare l ’azione intrapresa, per far sì che tu tti gli operai isontini dell’industria usufruiscano integralmente delle provvidenze economiche disposte dai contratti interconfederali.

È voce generale che esiste una specie di « borsa nera » per i generi razionati (lardo, olio, burro), ma risulta impossibile avere elementi concreti per accertare tali perseguibili evasioni per una certa solidarietà creatasi tra fornitore e con­sumatore.

Pervengono anche lamentele per il continuo aumento o per la rarefazione di alcuni oggetti di stretta necessità (mercerie come saponette, filo da cucire, elastico ecc.). La mancata distribuzione della razione di pasta del mese di luglio ha sollevato qualche lagnanza ma generalmente le maestranze operaie si rendono perfettamente conto che lo stato di guerra comporta sacrifici e inevitabili restri­zioni.

Andamento della disoccupazione. Il numero dei disoccupati è ridotto ed è formato, in linea generale, da elementi minorati o che hanno rifiutato la siste­mazione offertagli.

Durante il mese sono partiti per la Germania 40 manovali e 4 cementisti.La Commissione di tecnici germanici è stata due volte a Gorizia per il

reclutamento di operai meccanici metallurgici. Sono risultati idonei circa 120 operai che saranno avviati nel prossimo mese presso aziende del Reich.

1 lavori edili a carattere militare continuano a ritmo accelerato.

Vertenze. Sono state instaurate nel mese di luglio n. 97 vertenze. Sono state definite in sede sindacale n. 25 vertenze con il recupero a favore dei 110 lavo­ratori interessati di L. 13.312,45.

Contratti. Nessun contratto è stato stipulato nel mese di luglio.

Propaganda. Riunioni: Direttorio sindacato prov. fase, operai meccanici e metallurgici - Gorizia; Comitato direttivo dell’Unione - Gorizia;

Assemblee: Operai ditta Ercoli - lavorat. legno - Gorizia; Impiegati tessili - Gorizia; Operaie addette calzificio Moser - Gorizia; Personale spettacolo - Gorizia; Lavoranti legno ditta Crocetti - Gorizia; Assemblea plenaria lavoratori Cormons; lavoratori edili ditta Tacchino - Gorizia; lavoratori fornaci Ranziano; lavoratori edili - Gradisca; lavoratori calzifici e filande - Gradisca; minatori di Idria; Assemblea plenaria lavoratori zona Aidussina; Assemblea plenaria lavo­ratori zona Tolmino; Assemblea plenaria lavoratori zona Caporetto.

Andamento delle principali industrie. Nel mese di luglio si è rilevata qual­che contrazione nel ritmo produttivo di alcuni stabilimenti industriali. Infatti la « Cementi Isonzo » di Salona ha licenziato 80 operai (70 uomini e 10 donne) per riduzione di lavoro dovuta a scarsità di carbone, mentre per assoluta man­canza di tale combustibile la ditta De Mulitsch ■—- fabbrica attrezzi agricoli — ha completamente sospeso l’attività del proprio stabilimento di Battuglia (35 operai).

Presso la SAFOG — stabilimento ausiliario — l’andamento lavorativo è normale nelle fonderie acciaio e ghisa; nell’officina meccanica invece si è veri­ficato un passaggio di lavorazione che ha causato il licenziamento, per il mo­mento, di cinque operai e tre apprendisti. Ciò perchè, essendo cessata l’esporta­

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zione in Bulgaria e Romania di macchine tessili, la SAFOG ha iniziato la lavora­zione di culle per cannoni che richiede un minor lavoro di montaggio. La dire­zione prevede di dover procedere ad ulteriori licenziamenti, però il nostro inter­vento è valso a far sospendere ogni provvedimento al riguardo in attesa della partenza per la Germania degli operai meccanici reclutati dalla Commissione di esperti tedeschi che in questi giorni è stata a Gorizia ed ha ritenuto idonei per le industrie del Reich circa 60 operai della SAFOG.

Il « Cotonificio Triestino » — stabilimento ausiliario — lavora 40 ore settimanali nel reparto tessitura; nel reparto filatura è stato aumentato l ’orario a 40 ore settimanali ma non per tu tte le sezioni. La maestranza è ridotta di circa 300 unità, che non possono essere riassorbite perchè il ritmo produttivo per scarsità di fiocco non lo consente.

8. Il questore di Gorizia al capo della polizia: « Relazione sulla situa­zione politico-economica della provincia ». Gorizia, 26 settembre 1941AVII, K. 883-10/2 (1-7).

Con riferimento alla lettera n. 441/03406 dell’8 corrente si comunica quanto appresso nei riguardi della situazione politica economica nella provincia dal 27 giugno ad oggi:

Agricoltura. La produzione dei frutti è stata molto scarsa, a causa delle continue precipitazioni atmosferiche e principalmente per le ondate di freddo anche a primavera inoltrata.

I l raccolto del grano, limitato al territorio poco esteso della pianura, è stato scarso, ma non al di sotto della media dell’ultimo quinquennio. I l raccolto in corso del granoturco e delle uve è assai promettente. I salari degli operai addetti all’agricoltura sono in continuo aumento per la scarsità della mano d ’opera influendo così sensibilmente sul costo di produzione.

Zootecnia. La persistente moria dei suini e dei polli ha spopolato sensibil­mente il patrimonio della provincia, che già aveva subito danni anche in conse­guenza del parziale sfollamento dei paesi verso l’arco di frontiera nell’imminenza delle operazioni belliche dell’aprile scorso. Sono in corso provvidenze per il ripopolamento.

Intanto si lamenta una certa diminuzione nella produzione del latte e delle uova.

Industrie. In generale le poche industrie nella provincia si mantengono abba­stanza produttive, impegnando nel lavoro una notevole parte delle maestranze.

In particolare tra le più importanti industrie, il Cementificio di Salona d ’Isonzo nonostante una certa contrazione negli affari continua ancora a mante­nere gran parte della propria attività, fino a che durerà la provvista di carbone e potrà ottenere il rifornimento di amianto.

La Società Macchine (SAFOG) di Straccis lavora con orario normale e con andamento produttivo stazionario; il Cotonificio Triestino, ha dovuto provvedere dall’agosto scorso all’eliminazione di un turno nel reparto filatura, ove si effet­tuano 40 ore settimanali di lavoro, mentre nel reparto tessitura ha continuato nell’orario normale. Difettano le materie prime e si lavora quasi esclusivamente per forniture militari; infine la miniera di mercurio di Idria ha un andamento produttivo normale."

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Nell’occasione di Ferragosto sono state concesse agli operai le ferie annuali.In provincia sono state finora impegnate numerose maestranze in lavori

stradali e militari, nella produzione del legname e del carbone.La Società anonima EIE R di Roma — assuntrice dei lavori di sistema­

zione della strada nazionale Gorizia-Godovisi, appaltati dall’autorità militare — a seguito di accurata inchiesta condotta dalla questura di intesa con l’Unione provinciale lavoratori delle industrie, è stata segnalata all’Ispettorato corporativo di Trieste, perchè sia denunziata in base alle prove acquisite, per inosservanza dei patti contenuti nel contratto collettivo di lavoro, e principalmente per mancate corresponsioni agli operai di salari e premi.

Commercio. I l commercio in generale e quello del legname e dei prodotti caseari, molto più interessante nella provincia, è sempre prospero, con prezzi sempre molto alti e remunerativi.

Si osserva che il prezzo della legna da ardere in conseguenza delle nume­rose cospicue richieste anche da parte di commercianti di altre province, è notevolmente aumentato, specie a seguito del provvedimento che fissa il prezzo nazionale, con uno sbalzo di circa il 30 per cento (da L. 25,50 a L. 36).

Per iniziativa dell’eccellenza il prefetto sono stati impegnati notevoli quan­tità di legna per sopperire ai bisogni della provincia e particolarmente, dei poveri che potranno così beneficiare di un prezzo di favore.

Disoccupazione. Il fenomeno della disoccupazione è limitato e non preoc­cupa anche per il facile assorbimento di mano d ’opera, specie nel settore del­l ’agricoltura, ove si risente maggiormente la mancanza di braccia, per i richiami sotto le armi.

Costo della vita e vigilanza annonaria. Il caro-vita tende sempre all’aumento. Le diverse provvidenze pel controllo e vigilanza intesa ad infrenarlo non hanno, di solito, effetti duraturi.

L ’azione della Federazione fascista diretta a mantenere nel settore del commercio dei prodotti ortofrutticoli prezzi calmierati, ha realizzato certamente benefici notevoli a favore dei consumatori. Ma sia che essa non è che limitata ad una parte sola degli scambi, sia che, come in sordina vien lamentato, non verrebbe tenuto nel debito conto il costo di produzione attuale, in relazione anche agli aumenti nei salari, provocherebbe piuttosto danni e pregiudizi alla classe degli agricoltori. Pertanto vengono invocati per l’avvenire provvedimenti di una più equa perequazione dei costi di produzione e dei lucri e quindi, in definitiva, dei prezzi di vendita in modo che, pur eliminando rigorosamente ogni manovra per indebito sfruttamento e guadagni ai danni dei consumatori, si trovi però da riconoscere un più adeguato compenso alla classe dei produttori e dei commercianti ortofrutticoli.

Ad ogni modo, man mano, il segretario federale agendo di intesa con il prefetto e con gli organi tecnici ed amministrativi va eliminando in parte incon­venienti ed incongruenze, anche in relazione a quanto vien praticato nelle pro­vince limitrofe.

Le difficoltà degli approvvigionamenti si vanno aggravando in relazione alla maggiore rarefazione anche dei generi di più largo consumo non soggetti a razionamento, come salumi, prosciutti, uova, generi di scatolame, marmellate etc. che in vero sono quasi completamente spariti dai negozi ed il cui costo nei rari scambi tra privati è giunto a cifre esorbitanti.

È da rilevare che le famiglie dei militari sono ammesse a prelevare dalla sussistenza generi anche razionati, tra cui la carne per ben quattro volte alla

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settimana ed in quantità superiore a quella di solito assegnata alle altre famiglie.

Aggiungasi che gli ufficiali in congedo ed i loro familiari, anche se stabil­mente residenti nel sito, possono consumare i pasti presso le mense dei circoli militari ed hanno così la possibilità di mangiare anche due volte al giorno piatti di carne con una spesa assai modesta.

T utto ciò che ha creato una disparità di trattam ento che dà luogo a sfavo­revoli commenti.

La locale prefettura ha interessato i competenti comandi per conoscere i nominativi dei familiari degli ufficiali che godono di siffatti benefici, al fine di privarli della possibilità di prelevare generi tesserati dai negozi privati.

L’inconveniente merita, nell’attuale delicato momento, in cui conviene eli­minare privilegi non perfettamente giustificabili, attento esame per un più adeguato generale regolamento.

Le disposizioni relative al divieto del commercio e dell’esportazione degli ori e dei preziosi in genere e quelle relative alla disciplina della vendita di oggetti di abbigliamento sono state generalmente apprese con viva soddisfazione, dopo una breve perplessità che ha indotto molti ad affollare i negozi per acquisti.

Per quanto infine riguarda il tesseramento e la distribuzione dei generi razionati, devesi far presente che anche in questi ultimi mesi la distribuzione dei grassi è stata inferiore al razionamento mentre solo di recente è pervenuto il quantitativo di pasta assegnato pel mese di agosto.

In generale però la popolazione si è mantenuta nel periodo di che trattasi abbastanza disciplinata.

La squadra annonaria ha svolto anche in questi ultimi tre mesi attenta e provvida opera di prevenzione e di repressione degli atti comunque diretti ad illecite maggiorazioni di prezzi oppure ad incette ingiustificate, collabo- rando in stretta intesa anche con l’organizzazione del partito, nel controllo dei prezzi stabiliti per i prodotti ortofrutticoli.

In complesso, pur non essendo state compiute operazioni di polizia per reprimere gravi fenomeni di incetta ed accaparramento illeciti, sono state però elevate dal 1° luglio ad oggi:1) 109 contravvenzioni per maggiorazione di prezzi2) 83 contravvenzioni per omissione di cartellini3) 62 per somministrazione di vivande senza la carta annonaria.

Attività delle organizzazioni cattoliche e del clero. Il clero allogeno sem­pre compatto ed intransigente sotto lo specioso pretesto di andare incontro ai bisogni spirituali dei fedeli adoperando in tu tte le cerimonie religiose la lingua slovena, cosiddetta « materna », ha mantenuto fermo il consueto atteggiamento che si risolve in una indiretta ed invincibile opposizione alla nostra pacifica penetrazione. Esso ha continuato ad astenersi da qualsiasi attività a favore del- l ’« Azione cattolica italiana » appunto perchè non « slovena ».

H a continuato invece a prodigarsi a favore della associazione « Figlie di Maria slovene » che a differenza dell’« Azione cattolica italiana » non può svol­gere attività di apostolato laicale.

Il 14 corrente è stata tenuta in Gorizia una riunione agli iscritti alla Azione cattolica, sezione femminile, per diretti contatti con un incaricato della Commis­sione cardinalizia che nell’occasione ha tenuto una conferenza per tracciare un programma di attività organizzativa e spirituale.

Ma, mentre vi hanno partecipato molti preti italiani, presente l’arcivescovo, solo mons. Toro Michele è intervenuto per gli sloveni, di fatto come semplice osservatore.

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Il 15 corr. per iniziativa di diversi parroci sloveni, una folla di fedeli, inscritti in maggioranza all’associazione delle Figlie di Maria slovene, si sono recati a gruppi al Santuario di Montesanto, in pellegrinaggio.

Aggiungasi che il clero allogeno, nonostante la chiara parola patriottica ed incitatrice dell’arcivescono Margotti, si è ancora astenuto da manifestazioni a favore della nostra guerra, lasciandosi sfuggire solo e con cautela il desiderio di vedere estese anche alle popolazioni allogene di Gorizia, le concessioni culturali e di stampa accordate agli sloveni della provincia di Lubiana.

E mentre ha assistito indifferente al crollo della ex Jugoslavia, mostra però d ’interessarsi alla sorte degli sloveni delle provincie annesse dalla Germania, lamentandone il preteso inumano trattamento.

La stessa indifferenza mostra nei riguardi della guerra della Germania e degli alleati contro la URSS atea e comunista, volendo considerare solo i vincoli di sangue, che lega i diversi popoli slavi fra di loro, al di fuori di qualsiasi regime politico.

Il 27 luglio il Duce, accogliendo analoghe premure rivoltegli di persona dall’arcivescovo Margotti, ha ordinato il proscioglimento dei parroci don Kovac Giovanni e don Bandelli Ernesto, dal confino, al quale erano stati assegnati per manifestazioni ostili alla Germania ed all’Italia.

In questi ultimi mesi i preti di lingua slovena non hanno dato luogo ad altri particolari rilievi, ad eccezione di don Kretis Giovanni parroco di Chiapovano, che nell’occasione di una predica sull’episodio evangelico della moltiplicazione dei pani, trovò modo per lamentare la triste situazione attuale dei popoli « privi anche del pane ». È tuttora in corso un’inchiesta per i provvedimenti del caso.

Il 15 agosto scorso sono andate in vigore le nuove norme sinodali che da ora in poi dovrebbero regolare la vita ecclesiastica nella archidiocesi. Il clero di lingua slovena non ha naturalmente accolto con favore le nuove costituzioni, in quanto l’arcivescovo non ha in esse accolto in pieno alcuna loro richiesta nè per quanto riguarda l’uso della lingua slovena, nelle funzioni religiose e nella corrispondenza con la curia, circa il rispetto di pretesi usi e tradizioni secolari sloveni, specie in merito all’uso dell’abito talare corto.

In verità, se da una parte l ’arcivescovo, manovrando con molto accorgi­mento, non ha creduto di secondare i desideri del clero allogeno, alieno anche da compromessi per una pacifica convivenza, non ha però nemmeno soddisfatto completamente il clero di lingua italiana, il quale auspicava un complesso di chiare e precise norme, che potesse essere fecondo ai fini della graduale pacifica penetrazione e convivenza fra i cattolici di qualunque origine.

Attività protestante o di sette pesudo religiose. Nessuna.

Attività degli ebrei. Nessuna.

Repressione per illecito traffico di valuta. Nessuna.

Attività sovversiva ed antifascista. Anche in quest’ultimo periodo non si sono dovuti rilevare sintomi di propaganda e di costituzioni sovversive, ma solo sporadiche individuali manifestazioni antifasciste o contro la guerra da parte di umili elementi in istato di ubbriachezza a carico dei quali sono stati prontamente adottati adeguati provvedimenti. Gli elementi noti per aver, in altre epoche, svolto attività sovversiva mantengono almeno apparentemente condotta riservata senza dar luogo a rilievi. Essi vengono attentamente vigilati. I più pericolosi, com’è noto, sono tuttora internati: qualcuno però è stato prosciolto, in consi­derazione delle attuali buone condizioni dello spirito pubblico e delle particolari situazioni individuali.

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Spirito pubblico in relazione all'attuale situazione. Le popolazioni anche di lingua slovena, nel periodo di tempo dal 27 giugno ad oggi, si sono mostrate in generale disciplinate, laboriose e sobrie. Esse, nonostante i sacrifici per le limitazioni sui generi alimentari, hanno con alto senso di disciplina consegnato integralmente agli ammassi le produzioni di grano e denunziato i generi, in conformità alle prescrizioni in vigore.

Dal controllo eseguito al riguardo dalla polizia, con alacre accurata opera, ben pochi sono risultati contravventori. E, nonostante che la distribuzione dei grassi tesserati avvenga in misura insufficiente od irregolarmente, non si è verificato alcun turbamento dell’ordine con manifestazioni di pubbliche proteste. È indubbio peraltro che le popolazioni soffrano e si lamentino in sordina, come non sembra dubbio che, pur essendo tuttora radicata la fede nella vittoria, siano generali le apprensioni per una lunga durata della guerra e dei maggiori conse­guenti sacrifici e rischi dei propri parenti alle armi.

Le più recenti provvidenze del regime per regolare alcune vendite ed i prezzi di generi anche non tesserati, hanno prodotto buona impressione.

Il continuo e quasi incontenibile aumento del costo della vita, d ’altra parte, tiene sempre in istato di imbarazzo e di allarme la generalità dei cittadini, specie delle classi meno abbienti e particolarmente della classe impiegatizia.

L’azione di governo del prefetto, in perfetta intesa col segretario federale, viene svolta in questo delicato momento con ogni vigile cura in ogni settore per risolvere i continui delicati problemi del momento, interviene per eliminare inconvenienti ed attenuare ad ogni modo tutto ciò che può creare situazioni più gravi.

La guerra contro l ’URSS ed i grandiosi successi conseguiti dalle truppe tedesche ed alleate hanno avuto vivissime ripercussioni su tu tti e consolidano la fiducia nell’immancabile vittoria.

D ’altra parte, l ’attività del presidente degli SU di America per un più deciso ed aperto intervento al fianco dell’impero britannico e della stessa URSS desta le più vive apprensioni nei riguardi della durata della guerra, resa così non facilmente prevedibile, ed in conseguenza suscita, in relazione anche alla delicata situazione attuale, qualche ondata di sgomento e di perplessità nei diversi strati della popolazione.

Gli avvenimenti interessanti i territori ex jugoslavi, ove si lamenterebbero agguati anche contro nostri militari ed atti terroristici ad opera di cetnici e di elementi comunisti al soldo dell’« Intelligence Service » vengono seguiti con molta attenzione da parte anche delle popolazioni di lingua slovena di questa provincia.

Gli atti di dura rappresaglia da parte specialmente della polizia tedesca, anche in paesi prossimi alla frontiera, hanno aumentato l’odio che queste popo­lazioni nutrivano, tuttora memori della soggezione austriaca.

I numerosi elementi anche culturali originari di questa provincia, che, ripudiata la cittadinanza italiana, avevano acquistato la naturalizzazione jugo­slava, con la pertinenza a paesi ora occupati dai tedeschi, sono stati internati oppure costretti, specie se dimoranti in quei territori successivamente al 1914, ad allontanarsene.

Molti di essi, come fu segnalato con la precedente relazione, sono riusciti a rifugiarsi a Lubiana, e tentano di raggiungere i comuni di origine in questa provincia, desiderosi di riacquistare la cittadinanza italiana, che hanno da tempo ripudiato per insofferenza politica.

Si tratta in prevalenza di elementi politicamente indesiderabili ed indegni di ottenere un qualsiasi trattamento di favore anche se pertinenti a Lubiana.

Pertanto non si è mancato di opporsi al tentativo di invasione di questa

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provincia e deU’immancabile inquinamento dell’ambiente, respingendo, in con­formità dell’analogo provvedimento pel quale essi sono inscritti in RF quanti anche se muniti di lasciapassare della questura di Lubiana si sono avventurati, presentandosi alla frontiera per rientrare ai paesi di origine e per trovarvi una situazione più comoda.

Sarebbe molto consigliabile che la legge, in corso di elaborazione, per la concessione della cittadinanza agli ex jugoslavi di territori annessi escludesse siffatti elementi per indegnità.

Devesi a questo punto far presente che è indispensabile che la provincia di Gorizia mantenga assoluta indipendenza politica ed economica da quella di Lubiana e quindi tu tta la sua fisionomia italiana.

A tale scopo sarebbe necessario che il territorio della provincia, per altro assai angusto ed insufficiente per sviluppi agrari ed industriali, venga esteso ed arricchito verso la feconda pianura del Friuli, in modo da aumentare non solo le risorse naturali, che tanta importanza hanno anche nei riflessi politici, ma anche le popolazioni di lingua italiana, al fine di controbilanciare meglio l’attuale maggiore densità delle genti slovene.

La locale prefettura a varie riprese, in passato, ha prospettato tale necessità, sentita anche in tempi normali ed il segretario federale avrebbe compiuto dei passi ed anche intrattenuto sulla questione l ’eccellenza il sottosegretario al ministero dell’Interno.

L ’attività della federazione fascista e delle organizzazioni dipendenti è stata svolta intensamente e proficuamente, anche per quanto riguarda l’assistenza morale e materiale specie verso i combattenti ed i degenti negli ospedali.

In complesso, la situazione politico-economica nella provincia è abbastanza buona. Essa però richiede ogni vigile cura da parte di tu tti gli organi del regime.

9. Lo stesso allo stesso: « Relazione sulla situazione politico-econo­mica della provincia ». Gorizia, 27 dicembre 1941AVII, K. 883-27/2 (14).

Con riferimento alla nota n. 441/021479 del 6 corrente, si comunica quanto appresso nei riguardi della situazione politico-economica della provincia dal­l’ottobre ad oggi.

Agricoltura. Il raccolto del granoturco è stato abbondante e superiore a quello dell’anno scorso. Quello di seconda cultura detto « cinquantino » è stato però in qualche zona colpito dai primi geli.

La vendemmia ha dato risultati soddisfacenti sia per quanto riguarda la quantità che la qualità dei vini. Il mercato vinicolo che in un primo momento era calmo, in quanto i produttori, non molto soddisfatti dei prezzi fissati, atten­devano dei miglioramenti, va ora normalizzandosi.

La produzione delle patate è stata quest’anno buona in pianura; al di sotto del normale in montagna.

Zootecnia. L ’allevamento dei suini, pur avendo inevitabilmente risentito della deficienza dei mancini [sic], può dirsi soddisfacente. Si effettuano nella provincia con regolarità i raduni del bestiame da macello. Si lamenta tuttora una scarsa produzione di uova.

Industria. La situazione dell’industria nella provincia si mantiene stazionaria

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a causa anche della difficoltà di approvvigionamento di materie prime. Quello che maggiormente risente le conseguenze del presente disagio è Ü cementificio di Salona d ’Isonzo il quale lavora a turni ridotti data la grave deficienza di amianto.

Commercio. Il commercio del legname e dei prodotti caseari, particolarmente fiorente in questa provincia risente delle presenti difficoltà. Per quanto riguarda il legname si lamenta, in particolare, la deficienza di mezzi di trasporto.

Disoccupazione. La disoccupazione nel ramo dell’industria non desta preoc­cupazioni; nel campo agricolo si risente la mancanza di braccia per i richiami alle armi.

Costo della vita e vigilanza annonaria. Il costo della vita, molto elevato, è fonte di gravi preoccupazioni specie per le classi meno abbienti. La vigilanza annonaria prosegue con ogni impegno da parte degli organi di polizia al fine di stroncare qualsiasi attività speculativa da parte di commercianti ingordi e di cittadini indisciplinati.

Il mercato orto-frutticolo e quello vinicolo, dopo le prime resistenze da parte dei produttori che ritenevano i prezzi fissati non sufficientemente remu­nerativi, va normalizzandosi.

Si lamenta tuttora una grave rarefazione di generi di più largo consumo non soggetti a razionamento, come generi di scatolame, marmellate ecc. Anche il quantitativo di uova (finora, uno al mese a persona) e di patate (un kg. e mezzo al mese a persona) assegnato è ritenuto assolutamente insufficiente ai normali bisogni.

In complesso, pur non essendo state compiute operazioni di polizia per reprimere gravi reati di accaparramento, sono state elevate dal 1° ottobre ad oggi numerose contravvenzioni per maggiorazione di prezzi, omissioni dei car­tellini indicanti i prezzi dei generi esposti e per somministrazione di generi ali­mentari senza il ritiro dei tagliandi della carta annonaria.

A ttività delle organizzazioni cattoliche e del clero. Il clero allogeno continua a mantenere il suo consueto atteggiamento riservato che si risolve in un serio ostacolo alla nostra opera di pacifica penetrazione tra le popolazioni allogene.

I sacerdoti di origine slovena persistono nel sistematico uso della lingua slovena nelle funzioni religiose e svolgono, sia pure circondandosi di infinite cautele, attiva propaganda per una sempre maggiore diffusione della stampa re­ligiosa slovena che viene edita a Lubiana.

Per quanto una costituzione sinodale faccia obbligo a tu tti i parroci di promuovere la costituzione, presso ogni parrocchia, di una sezione dell’Azione cattolica italiana, i preti allogeni si astengono nella maniera più assoluta dallo svolgere alcuna attività a favore di detta associazione. Continuano, invece a prodigarsi a favore dell’associazione slovena delle Figlie di Maria.

Atteggiamento di estrema riservatezza il clero allogeno mantiene anche nei riguardi della guerra che la giovane Europa sta combattendo contro le potenze anglo-sassoni e la Russia atea e comunista.

II clero italiano, poco numeroso, lotta arditamente per non essere sopraf­fatto e mantenere le posizioni faticosamente conquistate.

A ttività protestante o di sette pseudo religiose. Nessuna.

Repressione dell’illecito traffico di valuta. Nessuna

A ttività degli ebrei. Nessuna.

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Attività sovversiva ed antifascista. Anche in quest’ultimo periodo non sono stati raccolti sintomi di propaganda e di costituzione di associazioni sovversive, ma si è dovuto lamentare soltanto qualche sporadica manifestazione antifascista o contro la guerra da parte di elementi in preda ad ebbrezza alcolica a cui carico sono stati adottati adeguati provvedimenti. In qualche comune sono state rilevate iscrizioni sovversive vergate da ignoti nelle ore notturne, con gesso o carbone.

Censura di guerra. Il servizio della censura funziona regolarmente. L ’esame della corrispondenza, pur non rilevando, in genere, un grande spirito di patriot­tismo e di entusiasmo per la guerra in corso, non rivela d ’altra parte sfiducia o depressione. Sembra generalmente diffuso un vivo senso di rassegnazione per la durata imprevedibile del conflitto e per i disagi che inevitabilmente comporta.

Spirito pubblico in relazione all’attuale situazione. Le popolazioni della provincia, sia di lingua italiana che di lingua slovena, hanno continuato a dimo­strarsi in quest’ultimo periodo generalmente disciplinate e, ad onta dei gravi disagi che la guerra apporta, non hanno compiuto alcuna manifestazione di protesta collettiva.

L ’entrata in guerra del Giappone a fianco delle potenze dell’Asse e l’an­nuncio delle strepitose vittorie riportate, specie sul mare, contro gli anglo-sassoni hanno rialzato un po’ il tono dello spirito pubblico alquanto depresso in conse­guenza dei dolorosi avvenimenti in Africa settentrionale. L ’annuncio dato dal Duce della dichiarazione di guerra agli Stati Uniti d ’America è stato accolto con soddisfazione e ha determinato vibranti manifestazioni patriottiche.

La celebrazione a Trieste del processo, dinanzi al tribunale speciale, contro terroristi e comunisti responsabili di gravissimi reati, conclusosi con l’esecuzione capitale di cinque di essi, è stato attentamente seguito dall’elemento allogeno ma non ha avuto particolari ripercussioni.

La concessione della grazia sovrana a quattro condannati ha avuto favore­vole risonanza specie tra l ’elemento moderato sloveno.

Gli avvenimenti interessanti i territori ex jugoslavi, ove si lamenterebbero tuttora, specie nella zona occupata dai tedeschi, atti terroristici ad opera di ribelli vengono seguiti con attenzione. In questi ultimi giorni segnalazioni pro­venienti da fonte tedesca secondo le quali bande armate di comunisti ex jugo­slavi, discretamente numerose e bene equipaggiate, si aggirerebbero nei pressi del nostro confine, hanno consigliato l’adozione di particolari misure sia da parte degli organi militari che da quelli di polizia. Ad ogni modo non si ha sinora notizia di alcuna infiltrazione di elementi ex jugoslavi in questa provincia.

In complesso la situazione politico-economica di questa provincia di fron­tiera può ritenersi soddisfacente per quanto la sua posizione geografica e la sua composizione etnica la rendano molto sensibile e delicata.

10. L’Ufficio di ps di confine di Idria alla questura di Gorizia, al com­missariato polizia frontiera 4a zona di Bolzano. Idria, 22 dicembre 1941AVII, K. 883-10/4 (1).

Il posto controllo CC RR di Bresenza segnala quanto segue:« N. 126 Segreto. Si apprende da oltre frontiera che i movimenti dei giorni

scorsi nelle terre occupate dai tedeschi non si riferivano a terroristi come in un

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primo tempo si credeva ma bensì ad una ribellione della popolazione perchè doveva essere internata. Corre voce a Ziri che l ’incendio del ponte avvenuto nei giorni scorsi a Fusine, km. 6 da Ziri, non è stato effettuato per atto terroristico ma per ritardare il giungere degli automezzi che dovevano prelevare gli inter- nandi in modo da poter dare tempo alla popolazione di fuggire.

Si apprende pure che in caso di riattivazione di detto ponte da parte delle autorità tedesche, sarà nuovamente bruciato dagli stessi abitanti di Ziri e paesi vicini.

Corre pure voce che al podestà di Skofja Loka le autorità tedesche hanno chiesto 45 uomini da fucilare dicendogli che egli doveva essere a conoscenza dei componenti la squadra dei rivoltosi e che questi ha risposto ’Uno sono io, gli altri cercateveli’.

I rinforzi che dovevano giungere a Ziri non sono ancora arrivati. La popo­lazione di Ziri è molto allarmata per paura di una vendetta da parte germanica F.to v.brig. Anglesio ».